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Anno 116 - N. 10
7 marzo 1980 - L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
I giornali hanno dato risalto
alla notizia della « banca dello
Sjjerma » istituita in California
per la produzione di superintelligenti mediante il seme di premi
Nobel, e l’hanno in genere deplorata. Alle varie argomentazioni che abbiamo lette, possiamo aggiungerne un paio basate
su attermazioni dei protagonisti
della vicenda. Il dott. William
Shockeley, uno dei Nobel che
ha fornito il suo sperma, ha affermato: «Siamo molto, molto
avanti rispetto alla coscienza
che il mercato ha per questo prodotto ». Da queste parole si desumerebbe cne tra le possibilità
di questa nuova scienza e le sue
realizzazioni non ci sia lo scarto
della ricerca incompleta, dei costi ancora proibitivi o della soluzione ottimale ancora mancante (pensiamo per esempio alla fusione nucleare), ma ci sia
unicamente lo scarto costituito
dalla « coscienza del mercato ».
Si tratta di una semplificazione
della realtà o di una diagnosi
realistica? Se ciò che si oppone
alla realizzazione di elaborazioni genetiche è unicamente ii fatto che l’umanità non ne ha ancora scoperto i vantaggi in termini economici, allora non c’è
alcuna speranza: prima o poi
assisteremo ad una escalation
di follie genetiche. Se invece ciò
che si oppone è ancora una coscienza si, ma etica e non puramente economica, allora si può
sperare che la barriera sia ancora robusta e capace di erigere valori alternativi al puro interesse economico. Ma il nostro
secolo, profondamente malato di
materialismo, è ancora in gradò'
di elevare di queste barriere?
Per parte sua Robert Graham,
l’imprenditore della « banca », ha
dichiarato: « L’umanità ha bisogno di intelligenze eecezionali. È
la nostra salvezza ». Qui siamo
sul piano non più dell’etica bensì della fede-fiducia, e a maggior
ragione c’è da interrogarsi sull’alternativa: riporre la fiducia per
la salvezza dell’umanità nella
« carne» ( secondo l’espressione
dei profeti dell’Antico Testamento che qui acquista un senso
molto letterale) è l’aberrazione
di qualche singolo esaltato o la
caratteristica di un’epoca e di
una umanità che non conosce
altra speranza di salvezza che le
proprie ciarlatanerie?
Nel primo caso non avremmo
gran che da temere; se invece
la nostra generazione da-vvero
non sa vedere altro — per la
salvezza di un mondo che è sempre più sull’orlo del disastro —
se non questa ed altre soluzioni
che hanno in comune l’incapacità di guardare in faccia i mali della nostra umanità con la
disponibilità al ravvedimento, allora sta davanti a noi la prospettiva che il profeta traccia con
una immagine da n.ltima spiaggia: un albero che sta in una
pianura sterile, nel deserto, in
terra salata, senza abitanti.
Sulla « banca dello sperma »
possiamo anche scherzare; è una
difesa anche questa. Ma dobbiamo anche prendere estremamente sul serie questo «segno dei
fe.ìipi » per rendere più forte,
consapevole e irrinunciabile la
nostra responsabilità di credenti che hanno da confessare con
umiltà ma con fermezza la loro
decisione di resistere ponendo la
propria fiducia nell’Eterno che
chiama gli uomini al ravvedimento.
Franco Giampiccoli
PROMUOVERE L’ECONOMIA DEL DONO E DEL CONDIVIDERE
Contro la tentazione della violenza
La tentazione del potere, della sopraffazione e della violenza è in contrasto radicale con
la Parola di Dio che non strumentalizza mai gli uomini, ma stabilisce con loro un patto
Gesù sta per iniziare il, suo
ministerio, sta per proclamare
il Regno di Dio, cioè una vera e
propria rivoluzione rispetto all’ordine esistente nella società
in cui si trova, e come tutti i rivoluzionari che hanno un progetto globale di cambiamento radicale della società, egli è fortemente tentato di scegliere la via
più rapida, è fortemente tentato
cioè di vedere realizzato subito
il suo obiettivo. È la tipica impazienza rivoluzionaria. In altre
parole, vuol dire che è tentato
di rifiutare la via della croce.
Questo dimostra la profonda
umanità di Gesù, la sua carnalità se vogliamo. Gesù non fa
finta di essere uomo, lo è fino
in fondo. E soggetto, come noi,
alle stesse tentazioni, agli stessi
tormenti, alle stesse contraddizioni. E, come noi, è tentato di
prendere delle scorciatoie.
Però, anche se il suo fine è il
Regno di Dio, anzi proprio perché il suo fine è il Regno di Dio,
cioè un mondo realmente e radicalmente nuovo, il fine non può
giustificare l’uso di mezzi sbagliati che siano ig contraddizione con questo fine. Gesù è chiamato a entrare profondamente
nella storia degli uomini e a confrontarsi con essa, non a passa-'
re accanto, o sopra, o peggio ancora a ignorarla. Perciò la tentazione del potere, della sopraffazione e della violenza è in contrasto ' radicale con la Parola di
Dio la quale non strumentalizza mai gli uomini, ma stabilisce
con loro un patto; una relazione fondata sull’amore e sul dono.
Ma la tentazione della violenza è così legata alla natura del
l’uomo che Gesù vi sarà confrontato per tutta la sua vita. Il
testo dice infatti: « Allora il diavolo, finita che ebbe ogni sorta
di tentazione, si partì da lui fino
ad altra occasione y>. É infatti
sono numerosissime nel vangelo
le situazioni in cui Gesù è sempre di nuovo tentato di ricorrere alla maniera forte, alla violenza, e a volte lo fa, come nel famoso episodio della cacciata dei
mercanti dal Tempio che, checché se ne dica, è stato un atto
tipico di violenza politica, un at
to esemplare. Non dimentichiamo infatti, che così facendo egli
colpiva il centro stesso del potere in Israele, potere politico,
economico, religioso, ideologico.
Le tre tentazioni di Gesù, riferite da Luca, sono — mi sembra — da mettere in relazione
con almeno tre episodi paralleli
successi durante il suo rninisterio: la moltiplicazione dei pani,
l’indubbio seguito di massa che
ha avuto Gesù, le ^arigioni miracolose e il camminare sul mare. In queste situazioni, Gesù
La comunità di Piossasco
. i... :
Un nuovo locale di culto per la chiesa in formazione
nella pianura pinerolese. (Vedi il servizio a p. 1).
RIUNIONE DEL COMITATO ESECUTIVO DEL CEC
Due importanti dichiarazioni
Due importanti dichiarazioni
hanno caratterizzato la riunione biannuale del Comitato Esecutivo del Consiglio Ecumenico
delle Chiese che si è tenuto a
Liebfrauenbérg, vicino a Strasburgo, daini al 15 febbraio.
Afghanistan
La prima, riferisce l’agenzia
di stampa del CEC, ha chiesto
al governo britannico di «prendere tutte le misure necessarie
per garantire lo svolgimento di
elezioni libere e oneste » nello
Zimbabwe. Tra le misure specificate, la revoca della legge marziale, il controllo e il disarmo
delle forze di sicurezza e degli
eserciti provati ausiliari, il rafforz.rmento delle forze di sorveglianza, la garanzia del ritiro dalla Rhodesia/Zimbabwe di tutte
le truppe sudafricane, l’applicazione degli accordi di Lancaster
Hci’.se sul mantenimento dell’ordine e della tregua e l’accelerazione del rimpatrio dei rifugiati
per permettere loro di votare.
Nefia dichiarazione il CE attira l’attenzione delle chiese su
«avvenimenti inquietanti... davanti all’applicazione degli accordi
di Lancaster House » e sottolinea l’importanza che il governo
britannico agisca senza indugio a
causa del rischio di un colpo di
stato militare da parte delle forze armate rhodesiane e di un
intervento del Sud Africa o di
altra potenza esterna.
In una lunga dichiarazione sulle « minacce alla pace », il CE
esprime poi la sua « profonda
inquietudine davanti all’intervento militare deU’Unione Sovietica in Afghanistan che costituisce l’intervento armato più recente e diretto di un paese in un
altro ». Ciò fa parte, secondo il
CE di una serie di avvenimenti
che, all’inizio degli anni ’80, creano « una situazione nuova ». Tra
questi fatti sono menzionati l’uno accanto all’altro la crescente
e allarmante violazione del diritto internazionale, la decisione
della NATO di installare in Europa 500 missili tattici, l’illusione
sempre più diffusa che una guerra nucleare — sia pure limitata
e controllata — possa essere vinta, ma anche l’allarmante deteriorarsi delle relazioni economiche tra paesi industrializzati e
paesi in via di sviluppo.
Di fronte al brusco deteriorarsi delle relazioni internazionali,
soprattutto tra gli Stati Uniti e
l’Unione Sovietica, il CE ha fatto
appello alla comunità ecumenica
per incoraggiarla a « gettare dei
ponti tra le nazioni » ovunque
ciò possa essere fatto.
Il CE ha esortato anche le
chiese a levarsi chiaramente contro « ogni tattica pericolosa che
giochi col fuoco » e contro le
compie delle azioni simili a quelle suggerite da Satana e che, allora, aveva rifiutato. Come si
spiega questo? Non vi è contraddizione?' Ebbene sì, sono
azioni simili ma nello stesso
tempo di segno radicalmente diverso. Nell’episodio delle tentazioni, si trattava proprio del peccato originale dell’uomo, come
nel caso di Adamo ed Èva, o di
Caino: era la tentazione dell’egoismo, deH’egocerttrismo, dell’individualismo, dell’orgoglio
personale, del potere fine a se
stesso. L’uomo come Dio. Questo è il peccato biblico. Durante
il suo ministerio invece, Gesù
compie azioni simili hion per
se stesso, ma per gli altri, non
per sentirsi uguale a Dio ma per
salvare e guarire degli uomini.
Agisce per la vita degli uomini,
non per la loro distruzione.
Gesù e gli zeloti
pretese di qualsiasi nazione a
voler « diventare ad ogni costo
la più forte ». È anche compito
delle chiese attirare l’attenzione
sulle cause della guerra che vanno dall’ingiustizia economica alla violazione dei diritti umani.
Il documento insiste molto sui
mutamenti dei rapporti di potere
che avvengono tra le nazioni m
questo tempo e sull’interdipendenza che esiste tra povertà, corsa agli armamenti e crisi energetica.
È da notare il fatto che questo documento è stato approvato
all’unanimità dai membri del
Comitato che provenivano da
Argentina, Canada, Francia, Germania federale. Repubblica Democratica tedesca, Ghana, Kenia. Corea del Sud, India,
Pakistan, Romania, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Stati Uniti, Zaire. Il documento si basa sul lavoro di
una importante commissione del
CEC, quella sugli Affari internazionali che aveva svolto una riunione di lavoro a fine gennaio
a Budapest.
Oltre a queste due questioni il
CE si è occupato delle prossime scadenze : Melbourne, maggio
’80, conferenza mondiale missionaria; Amsterdam, giugno ’80,
consultazióne internazionale sulla lotta contro il razzismo;
Vancouver, luglio ’83, Assemblea
mondiale del CEC.
Abbiamo detto che Gesù hon
sta al di sopra della storia ma
è profondamente immerso in essa. Non potrebbe essere diversa^
mente dato che la stìa preoccupazione essenziale è l’uomo, Tuomo concreto, con i sùoi problemi. Perciò non è un caso che
egli abbia fortemente solidarizzato con gli oppressi, i nullatenenti, gli emarginati, cioè con
quell’umanità che più aspira alla liberazione. Qra, al tempo di
Gesù, c’era un movimento politico che lottava contro l’occupazione imperialistica dei romani,
per la liberazione del popolo e
per la salvaguardia del Tempio:
erano gli zeloti. Era un movimento di liberazione nazionale
che potremmo paragonare ai
partigiani in Italia oppure ai vari movimenti di liberazione africani o palestinesi di oggi. Ed era
un movimento che usava metodi
terroristici. Così ne parla lo storico giudaico Giuseppe Flavio:
« Qgni giorno succedeva un delitto, la paura era peggiore del
male: ognuno, come in guerra,
aspettava la morte ad ógni momento. Qgnuno sorvegliava da
lontano i propri nemici; non ci
si fidava neanche degli amici Che
si avvicinavano; ma benché si
moltiplicassero i sospetti e le
dilfidenze, il pugnale compiva la
sua opera, talmente gli assassini erano pronti e abili nel nascondersi... ». Sembra di leggere
la stampa di questi giorni, eppure questo è stato scritto 2000
anni-fa.
Gesù certamente n<m era zelota, però è indubbio che c’era
una forte affinità tra lui e gli zeloti: Le masse dei braccianti e
degli schiavi accorrevano a lui
perché vedevano in lui il Messia,
il leader politico che avrebbe liberato Israele. D’altronde, due
almeno dei suoi discepoli erano
zeloti o ex-zeloti: Simone detto
lo zelota, e Giuda Iscariota (altro termine usato per zelota), e
forse lo stesso Pietro, chiamato
da Matteo Bar Iona, « figlio di
Giona », appellativo tipico degli
zeloti. E non dimentichiamo che
Gesù è stato arrestato e crocifisso in quanto sovversivo zelota,
sullo stesso piano di Barabba che
era un terrorista zelota. L’affinità tra Gesù e gli zeloti stavà nella stessa profonda solidarietà
con le masse dei diseredati.
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pctg. 10)
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7 marzo 1980
DIBATTITO SULL’EVANGELIZZAZIONE
XI CIRCUITO - LAZIO
Èssere più vicini aiia gente
Decisioni operative
Le riflessioni che cercherò di
esprimere, nascono dal terreno,
molto concreto, di una esperienza che assieme a Lucilla Peyrot, anch’essa studentessa in
Teologia, portiamo avanti, nelle
comunità di Colleferro e Ferentino nell’ambito della cattedra di
Teologia Pratica del prof. Paolo Ricca.
Una lezione di
semplicità e fraternità
Quello che colpisce,, un credente abituato agli schemi formalistici e borghesi delle comunità
cittadine, è la spontaneità di questi fratelli; per loro non è tanto
importante come ti presenti, ma
' quello che, con l’aiuto del Signore, cerchi di essere giorno
dopo giorno; nel Nuovo Testamento è scritto che dobbiamo
portare « i pesi » reciprocamente, e questi fratelli ci hanno mostrato « concretamente » la loro
solidarietà fraterna, pur sapendo - che hanno a che fare con
dei poveri « studentelli in teologia », che hanno da prendere,
prima della licenza in teologia,
la « laurea » a voti più o meno
pieni che l’esperienza di vita
ti dà.
Per parlare di « evangelizzazione », ho l’impressione che si
debba partire proprio da queste nostre « piccole comunità »,
che non hanno « voce », che vivono il «dramma » dell’emarginazione non solo civile, ma anche
ecclesiastica.
È facile, o almeno si pensa
che sia più facile, essere « minoranza significativa », a Roma,
Torino, Milano e forse anche alle Valli, dove essere « valdesi »
ha comunque una sua « valenza »; ma cosa significa esspre
protestanti (leggi riformati-calvinisti) in un paese del sud?
Per questo, a mio modesto
avviso, non basta elogiare que
sti nostri fratelli e intanto conservare intatte e fresche le « nostre energie »i per le chiese del
Nord. Ho vissuto nel Sud dai
12 ai 18 anni, ero più povero come possibilità di « arricchimento culturale », ma più ricco in
umanità.
Se si vuole veramente testimoniare agli altri «Gesù Cristo»,
bisogna riacquistare questa semplicità e vivere in modo fraterno, anche « i doni » che il Signore ci dà; ed è in questa linea
che buona parte degli studenti
in teologia intende muoversi.
«Teologia accademica
per pastori
intellettuali? »
Se, parlando dell’evangelizzazione, si parte dalle «comunità»,
bisogna anche intendersi sul ministero pastorale, o meglio sulla
preparazione e sulla funzione
mediatrice che il pastore è chiamato a svolgere nella comunità.
Anche qui, partiremo dal dato
di fatto: c’è una certa insoddisfazione anche neH’ambito dei
professori e della Fgei, nei confronti degli studenti; si dice che
studiamo poco e che, per formazione, visto che molti di noi,
sempre a proposito di « evangelizzazione », sono dei « convertiti », non rispecchiamo più il
classico modello dello studente
della Facoltà Valdese di Teologia.
Il tutto sarà anche vero: non
tutti siamo brillanti alle prove
di un esame che rimane la verifica della «supposta quantità »
del nostro sapere teologico (sic!)
come è vero che, alcuni di noi,
non hanno avuto la fortuna, a
13-14 anni di vivere una esperienza significativa come quelle
che si possono avere ai campi
cadetti di Agape o di Ecumene o
Santa Severa.
Ma, - dobbiamo chiederci che
cos’è la « Teologia »? Sin dai manuali della scolastica protestante la teologia viene iscritta tra
le « scienze pratiche »; e tale la
si intende nelle chiese valdometodiste sulla scia del rinnovamento teologico barthiano.
Quindi, e qui le comunità di base del Piemonte e della Lombardia, hanno veramente qualcosa
di «protestante» da ricordarci,
non esiste né teologia, né teologo, senza un rapporto vivente e dialettico con le comunità
al servizio delle quali dobbiamo
essere sempre!!!
Le nostre chiese hanno bisogno
non di inteilettuali, non dei «filosofi delia religione», ma dei
teologi che sappiano entrare in
comunicazione con le persone
che li circondano!!!
In definitiva, se si vuole « evangelizzare veramente » devono
« cambiare » non solo le cornunità, ma anche un certo tipo di
pastorato deve essere messo in
discussione, se si vuole che
«avanzi il Regno di Dio»; se
fosse come disse il vecchio Gangale (vi è un futuro in Italia
solo per le chiese di tipo pentecostale), sarebbe un triste bilancio per una chiesa che ha
otto secoli di storia!!!
Gangale, prima di morire, in
fondo ci ha dato proprio questo
messaggio: o testimoniate dell’Evangelo di Gesù Cristo o permanete in una sterile « riproduzione biologica »!!!
Certamente nell’amarezza, come amaro era l’ultimo Gangale,
vi è sempre un calcare le cose,
in toni aspri e forti; ma questo non ci esime dal prendere
sul serio e di petto la gravità
della nostra crisi.
Io mi auguro che nella nostra
chiesa, vi sia la possibilità, accanto al modello tradizionale, di
esercitare vii - ministero pastora>le in modi più semplici e immediati.
Eugenio Stretti
Il 27 gennaio si è tenuta a Roma un'assemblea straordinaria
deirXI Circuito dedicata all’esame del problema dell’evangelizzazione. La relazione introduttiva redatta da una commissione
composta da Osvaldo Pisciai, Aurelio Sbaffi, Giorgio Girardet,
Piero Suman, Luca Negro (una
sintesi di essa sarà pubblicata
prossimamente su l’Eco-Luce) affrontava i problemi dell’evangelizzazione in un contesto di società secolarizzata e indicava alcune linee di lavoro per le comunità (comunità aperte alla realtà
sociale, iniziative concrete, identità protestante).
Dopo l’approfondita discussione avvenuta nell’assemblea, si è
tenuto il Consiglio di Circuito
che ha reso operative le decisioni dell’assemblea.
Tra l’altro il Consiglio sottolinea:
a) Necessità di una ulteriore
riflessione sui problemi dei contenuti facendo però attenzione
che tale riflessione non divenga
alibi alla nostra incapacità di
evangelizzare o non intralci tentativi portati avanti da altri.
b) Agire all’interno delle singole Chiese affinché le varie attività ecclesiastiche, che di solito
sono condotte in vista della edificazione della comunità, vengano ripensate ed impostate in funzione evangelizzatrice, cioè siano
volte verso l’esterno.
c) Formazione di gruppi
attivi impegnati all’interno delle
singole Chiese, in alcuni settori
di interessi specifici, ad esempio:
1) rapporto tra Chiesa Locale e
città o quartiere e regione, 2) culto e liturgia, 3) fatti politici concreti, 4) ecumenismo, 5) colportaggio, 6) visite e studio biblico
a domicilio.
d) Ripensamento sul senso
del termine conversione cioè se
intenderlo soltanto come passaggio dalla Chiesa Romana alla
Chiesa Evangelica ovvero come
cambiamento di mentalità che
non implica necessariamente il
mutare confessione.
e) Valore positivo dell’invitare con coraggio e chiarezza gli
altri nelle nostre Chiese.
f) Riscoperta e rivalutazione
dello specifico apporto che il protestantesimo può e deve dare alla società.
g) Sperimentazione di metodi di evangelizzazione diversi senza pregiudizi aprioristici (es.
apertura dei nostri locali in ore
diverse da quelle del culto, volantinaggio, presenza in piazza,
ecc.).
h) Necessità di riflessione
sulla differenza tra presenza ed
evangelizzazione.
i) Rilancio del Centro Evangelico di Cultura di Roma.
Il Consìglio di Circuito ha poi
incontrato i concistori di Piazza
Cavour e Via 4 Novembre che si
sono impegnati a lavorare subito in queste direzioni:
— Piazza Cavour: continuare l’apertura infrasettimanale del
Tempio con accoglienza e testimonianza ai visitatori; creare un
gruppo di ricerca sui « contenuti » e sulle iniziative di evangelizzazione a Roma; proseguire il lavoro dei gruppi di studio su antimilitarismo e problema energetico in preparazione del prossimo convegno a livello distrettuale. Si pensa anche ad un impegno di colportaggio per il nuovo
anno ecclesiastico.
— Via 4 Novembre ha deciso di ritentare l’apertura del
tempio in settimana, sia spostando nel tempio aperto al pubblico l’attività di studio biblico e
di discussione di problemi vari
che oramai da tre anni si svolge
ogni mercoledì poni»iggio, sia
creando un gruppo di evangelizzazione che in altri giorni accolga quanti entreranno.
DALLE CHIESE
I giovani essenziali per il rinnovamento
NAPOLI — Non c’è davvero
una sola ragione al mondo per
cui quattro ragazzi sotto i venti
anni, che vivono pienamente e
senza riserve la loro esperienza
umana, con la «grinta » che i
giovani sanno mettere neH’impegno, debbano poi decidere con
altrettanta fermezza di «fare la
confessione della fede cristiana»,
di entrare a far parte di una comunità. È sempre una cosa sbalorditiva, che sembra non avere
logica.
Domenica 17 febbraio — questa è stata una coincidenza del
tutto casuale — la comunità
valdo-metodista del Vomere ha
ricevuto l’impegno di fede di
Katia, Debora, Cristina e Tullio.
Un impegno e una promessa che
prendevano a prestito le parole
di Paolo ai Romani: « Io sono
sicuro che né morte né vita, né
angeli né altra autorità o potenza celeste, né il presente né l’avvenire, né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno
ci potrà strappare da quell’amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore» (8:
38).
Su due punti i giovani si sono
fermati in modo particolare: il
cambiamento della vita, personale e collettivo, e il senso della
comunità cristiana.
Questa generazione sembra per
fortuna sensibile al tema del
cambiamento: trasformare la
vita, rovesciare i rapporti tra gli
uomini, costruire «l’uomo nuovo », è poi questa, deH’esperienza
esistenziale cristiana, la linea di
ricerca lungo cui essi si muovono.
E l’esperienza dell’esistenza
cristiana, essi dicono, si vive
nella comunità. È un punto solidamente acquisito, senza velleità di esperienze alternative, ma,
anche, per chi conosce solo un
poco questi ragazzi, con forti
punte polemiche che coinvolgono insieme gli aspetti istituzionali, liturgici, organizzativi, oltre
che dell’impegno e della coerenza di questa comunità. Secondo
una buona tradizione, «l’esame
di fede » è consistito nella richiesta di essere ammessi in una
comunità di cui fortemente si
avverte l’esigenza del cambiamento, e per questo ci si impegna.
Dicevo prima che la scelta del
17 febbraio è stata una coincidenza occasionale: devo aggiungere che si è rivelata una buona
occasione. Ci siamo ritrovati nel
pomeriggio con la Comunità di
Via dei Cimbri, ed eravamo veramente numerosi, per assistere
ad una drammatizzazione, preparata dal past. Vicentini, di un
processo dell’Inquisizione contro alcuni Valdesi nel trecento,
e partecipare a un’agape fraterna.
In una comunità come quella
del Vomere, dove, se mai c'è
stata, non c’è più la « politica
che divide »; dove invece la stanchezza e il disimpegno dell’oggi
hanno assunto le forme sottili
della resistenza passiva, del borbottio silenzioso senza costrutto, si è sperimentato che occasioni come queste danno senso
allo stare insieme, cancellano la
stanchezza. Le cose del passato,
il 17 febbraio, le persecuzioni ai
Valdesi, acquistano senso perché
c’è un presente che le riprende,
perché il legame di continuità è
dato da questi quattro ragazzi
che fuori da ogni logica hanno
deciso di confessare la fede proprio in questa comunità. E allora ci si ritrova, le generazioni
passate e quelle nuove, anche
sulle parole di un vecchio inno
di sapore un po’ retorico, « Fino
alla morte saremo fedeli... », e
non si ha paura della « celebrazione ».
Naturalmente solo qualche anno fa, in occasione dell’ultima
confermazione, il presente irrompeva più drastico nella confessione di fede, con un’urgenza
densa di segni di rottura. E anche oggi, sarebbe bastato esigere che l’impegno per la pace,
per fare un esempio, fosse il
contenuto che la fede cristiana
richiede, per non avere una così
larga unanimità di consensi.
Ma la fede stessa si dà i suoi
tempi e le sue occasioni. È stupido misurare col metro del passato, o peggio col metro della
propria esperienza, l’impegno
delle generazioni presenti.
Casa comunitaria
in campagna
FIRENZE — Centro Sociale
Evangelico: La Casa Comunitaria in campagna è una realtà!
L’Assemblea straordinaria dei
soci del 5 gennaio 1980 ha approvato a stragrande maggioranza l’acquisto della casa situata
nella zona di Montespertoli (Firenze) località Tresanti.
Scopi di questo nuovo servizio sono i seguenti: a) ospitare
gruppi di persone che non possono permettersi villeggiatura
costosa; b) ospitare — mediante
precisi programmi di servizio
sociale — persone bisognose di
assistenza particolare; e c) membri delle chiese evangeliche fiorentine per convegni, incontri
ecc.; d) organizzazione di campi di lavoro, incontri giovanili;
e) ospitalità a gruppi di persone
che visitano la Toscana con scopi turistico-culturali, provenienti da Chiese all’estero o da altre
parti d’Italia; f) creare un punto d’incontro per gli evangelici
di tutta la Toscana e dell’Emilia.
Questa casa andrà ad integrare
opere già esistenti e molto distanti dalle Regioni Toscana ed
Emilia.
La casa è ubicata nel Comune
di Montespertoli, a 35 chilometri
dal centro di Firenze. È situata
su un poggio ventilato ed ha un
piccolo appezzamento di terreno attorno, nel quale potranno
essere ricavati giardini e area
a giochi. Consta di n. 26 vani, di
cui una ventina agibili per stanze da letto, cucine, soggiorni e
due grandi stalle trasformabili
in saloni comunitari.
Poiché gran parte deH’immobile è in ottime condizioni, me
diante alcuni campi di lavoro primaverili, si potrà già rèndere
agibile tutto per la prossima
estate 1980.
Dalle finestre della casa si gode un magnifico panorama e le
Torri di San Gimignano sembrano a portata di mano. Le culture agricole intorno sono: oliveti
e vasti vigneti, con abbondanza
di fattorie a carattere industriale. Le strade di accesso, che partono da Montespertoli e quelle
poderali, sono tutte in ottime
condizioni.
La costruzione sembra risalire al 1750 (dati rilevati da una
iscrizione su un embrice del vecchio tetto).
17 febbraio
FELONICA PO -— La piccola
chiesa era gremita di fedeli “giunti anche da Mantova, Cremona,
Ferrara e paesini vicini, dovuto
anche al fatto che coincideva col
giorno festivo.
Il pastore Bruno Costabel ha
centrate il suo breve sermone
sul Salmo 136: 1 e le 4 giovani
catecumene hanno molto bene
rievocato il periodo storico in cui
avvenne l’emancipazione. Dopo il
canto del Giuro tutti indistintamente si sono avvicinati al Tavolo della Santa Cena.
Il Pastore ha ricordato la busta per la « settimana di riconoscenza» (una volta chiamata di
« rinunzia ») spiegandone il significato affinché tutti possano
esprimere tangibilmente la riconoscenza a Dio per questa libertà così duramente conquistata
dai nostri Padri.
Il costume valdese messo per
la giornata è stata l’occasione per
molti di vedere dal vivo quello
che avevano visto solo in cartolina.
L’agape fraterna ha raccolto
oltre 70 persone nella piccola
sala per un pranzo semplice, ma
genuino, preparato dalle sorelle
dell’Unione Femminile.
Nel pomeriggio si è proiettato
il film sonoro delle Cevenne girato nel 1976 in una gita organizzata dalla Società di Studi
Valdesi, e che ha fruttato lire
50.000 per il fondo di solidarietà
dell’Asilo Valdese di Luserna S.
Giovanni.
Settimana
di preghiera
per l’unità
VERONA — Il consiglio di
chiesa, in più riunioni, ha preso
in esame le proposte che erano
state fatte per gli incontri. Ha
ritenuto opportuno fare delle
diverse proposte che sono poi
state accettate. Abbiamo così avuto una tavola rotonda cui hanno partecipato da parte cattolica
Mons. L. Sartori e la Dott.ssa
Bianchi, da parte valdese, il Pastore Aldo Sbaffi e il fratello R.
Mica. Si è trattato di un dialogo franco e positivo. Il secondo
incontro ha avuto carattere di riflessione biblica sui testi indicati. Il sac. G. Gottardi ed il Pastore hanno tenuto due studi biblici. Il Pastore ha tenuto inoltre
conversazioni sul movimento
ecumenico sia agli studenti delle
medie superiori (S. Pietro Incarnario) sia agli studenti in teologia dei Camilliani.
A Rovereto, è stata messa a
disposizione della piccola comunità locale la sala del centro Rosmini, per il nostro culto con
Santa Cena. La partecipazione è
stata davvero notevole. Noi siamo davvero grati per l’ospitalità
e per lo spirito ecumenico che
si è manifestato. Ha partecipato
alla liturgia anche il Past. Felice
Bertinat unitamente ai coniugi
Sfredda.
ERRATA
L’età dell'Eco delle Valli, come
talvolta succede per quella delle
signore, ha continuato ad essere
la stessa anche dopo il compleanno. Per i primi otto numeri dell’SO si è continuato ad indicare l’anno 115 invece del successivo. Ci scusiamo con i lettori per questa svista.
3
■m
7 marzo 1980
GLI EFFETTI INATTESI DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
Ridiventare più protestanti
Dal « nev» riportiamo un significativo intervento del prof.
Georges Casalis, della Facoltà di teologia di Parigi, apparso sul
settimanale « Notre Combat ».
È noto che il primo significato della parola « ecumepismo »
(o meglio del sostantivo greco
« oikouméne » da cui è derivato)
non si riferisce alla riunione in
un solo corpo della famiglia
cristiana divisa, un problema assurdo all’epoca della chiesa primitiva, ma aH’unità della « terra
abitata », la riunione di tutti gli
uomini nella pace. Si può dunque parlare di un ecumenismo
in senso ampio e... in senso stretto, quello cioè che riguarda i
rapporti tra le diverse confessioni cristiane. Per ben comprendere il rapporto tra questi due
ecumenismi bisogna che il secondo significato sia subordinato al primo e non sia fine a se
stesso.
Papa da un anno, Giovanni
Paolo II ha un’idea molto chiara
della prima e della seconda specie di ecumenismo (...).
Repubblica di Santo Domingo, Messico, Polonia, Stati Uniti, ONU, aspettando Gerusalemme, Lourdes, Brasile; il rituale
di questi grandi viaggi spettacolari comincia ad essere noto:
l’aereo e l’uomo bianco, il bacio
alla terra visitata, i bambini e le
medaglie benedette, i grandi santuari e le loro immagini venerate, le folle scatenate, i giovani sopraffatti, i discorsi e le omelie lungamente commentati e
analizzati frase per frase, le
messe immutabili. I registi della
televisione e i giornalisti specializzati si danno alla pazza
gioia. Ci viene servito il papa ad
ognuno dei nostri pasti fino al
momento in cui cadiamo dal sonno. Si comprende Hans Kiing
quando scrive: «Si potrebbe immaginare Gesù di Nazareth che
agisce in questo modo, lui che
le folle volevano fare re, come
si sa, e di cui il papa pretende
di essere il vicario? Tutto quello che il papa proclama con tanta forza è realmente fondato sul
messaggio di Cristo? » (Le Monde, 17.10.’79).
Un tradizionalismo
senza sorprese
Le folle non si ingannano
quando trovano in lui « un papa
felice », che assume pienamente
la sua funzione e dotato di una
straordinaria capacità di contatto, di modo che anche quando questo contatto è stato rapido, ciascuno ha l’impressione di
essere stato veduto, ascoltato, conosciuto, incontrato...
Quanto a ciò che egli dice, è
di un classicismo e di un tradizionalismo senza sorprese. Recentemente ho esaminato con un
gruppo di militanti il più originale dei suoi discorsi, quello che
ha pronunciato spontaneamente
di fronte alle folle indiane di
Cuilapan: è sempre la stéssa di
Mediazione
mariana
« Tutto questo, per Marlam.
A lei ho affidato gli inizi de)
mio pontificato, e a iei ho portato nel corso dell'anno l'espressione della mia pietà filiaie, che
ho imparato dai miei genitori.
Maria è stata ia stella del mio
cammino, nei suoi santuari più
celebri o più silenziosi; la Mentorella e Santa Maria Maggiore,
Guadalupe e Jasna Gòra, Knock
e il santuario nazionale della
Immacolata a Washington, Loreto, Pompei, Efeso. A lei affido
me stesso. A lei affido la chiesa tutta, al versante ormai di
un anno che finisce e aH'alba
del nuovo. Con Maria, prendiamo insieme la via di Betlem ».
(Giovanni Paolo II, dal discorso « In difesa della dignità dell’uomo » del 23.12.’79).
stanza verso i. problemi strutturali, l’affermazione del diritto
fondamentale della proprietà privata delle terre, dei limiti del
bene comune, Tappello timido ad
una migliore organizzazione delle azioni contadine: per il resto
c’è l’esortazione ai potenti a iniziare le riforme urgenti e alle
masse di astenersi dall’odio e
dalla violenza. Non si è molto
più lontani da quello che Paolo
VI aveva detto nel 1968 a Medellin quando parlava della «necessaria pazienza dei poveri» .nell’attesa della generosità dei ricchi... Questo ecumenismo rischia
davvero di apparire di corto respiro, fonte di delusione (...). I
governi dittatoriali deH’America
latina non si sono ingannati
quando hanno reagito piuttosto
favorevolmente al viaggio messicano di Giovanni Paolo II.
«Con lui ci sentiamo ridiventare più cattolici. È vero che
siamo impressionati da questi
raduni immensi... È una star?
Non lo è. È il leader dell’occidente? Non lo è. Che cosa è allora? La risposta allora è semplice: è colui che crede in Dio.
È il discepolo di Gesù Cristo.
È il testimonio. E’ Pietro, la roccia. È questa tranquilla solidità che sostiene la fede dei suoi
fratelli. In una parola è il papa. E noi crediamo al papa».
Questo è lo stile e il tono generale dell’omelia pronunciata dal
cardinale François Marty in occasione del primo anniversario
del pontificato di Giovanni Paolo II il 21 ottobre 1979 a Nôtre
Dame di Parigi. Da parte mia
ho la tranquilla tentazione di
rispondere: non soltanto la persona e l’azione di questo papa,
ma anche questa stupefacente
soddisfazione dell’episcopato e
di molti cattolici contemporanei, entusiasti dell’idea di dovergli obbedire, fanno in modo
che, senza averlo né desiderato
né previsto, ci sentiamo ridiventare più protestanti. Tanto peggio per l’ecumenismo nel senso
stretto del termine: quando è
troppo è troppo! Lo dico spassionatamente: ho avuto un tuffo
al cuore quando alla televisione
l’ho ascoltato e l’ho visto, a Nôtre Dâme della Guadalupe, nel
Messico, parlare per venti minuti — orologio alla mano —
alla seconda persona del singolare alla Santa Vergine per
dichiararle che le offriva un diadema (...).
Una regressione
Non c’è dubbio che il grande
Slancio cristologico del Concilio
Vaticano II è in fase di piena
regressione a favore di un ritorno alla venerazione mariana nei
suoi aspetti più popolari e an
___________IL PROTESTANTESIMO NELLA STAMPA ITALIANA
Il Vangelo è la sola speranza
Madre di Dio è una rivista
« mariana » che nel suo numero
di febbraio polemizza col nostro
setlimanale per aver noi pubblicato una protesta della Chiesa di
Bordighera-Vallecrosia contro la
« peregrinatio » della madonna
pellegrina che si sta svolgendo
in molte regioni d’Italia. Non
varrebbe la pena di rilevare le
argomentazioni con cui viene difeso il valore educativo (?) di tale peregrinatio, se non fosse per
il fatto che viene rievocata una
professione di fede del Concilio
di Trento per la « dovuta venerazione » delle immagini cosiddette sacre. Siamo dunque ancora
alla Controriforma, con buona
pace del Vaticano II?
* * ★
Anche Vittorio Messori, scrivendo su Jesus di Febbraio sulle
conferenze tenute in Italia da
Jean Delumeau (di cui questo
settimanale ha già parlato) cita
La Luce per l’affermazione fatta
che non bastano « nuove strutture e nuovi ministeri », come invocati dal Delumeau, « per dare
nuova vita alle Comunità ». E ricorda anche la diffidenza di Subilia verso irrazionali « entusiasnii ecumenici ». In sostanza il
rilancio vero del cristianesimo,
per tutte le Chiese che a questa
qualifica si richiamano, sta in
una vera opera di evangelizzazione non riducibile a velleitarie
modifiche di strutture, ma fondata sul fatto che in questo mondo permeato di paure di ogni genere « la fede nel Cristo è il solo
antidoto credibile » e il Vangelo
« è la sola speranza che ci sia
rimasta ». Non quello predicato
dalle varie « democrazie cristiane », di cui Delumeau auspica la
pronta sparizione, ma quello vero e reale che a noi spetta, non
solo di riscoprire, ma di vivere
giorno dopo giorno.
* Vf *
Sullo stesso numero di Jesus.
G. Zizola intervista Harvey Cox,
il noto teologo battista americano il quale riafferma la sua convinzione che la teologia di oggi
non può non essere che politica,
e politica socialista interpretata
non con Lenin ma con Gramsci,
così come, secondo il Cox, stava
decisamente cominciando a fare
Martin Luther King quando fu
assassinato. Nelle sue conclusioni il Cox afferma anche che « la
sfida buddista negli Stati Uniti
è positiva », il che per un teologo
cristiano politicamente impegnato, sembra a prima vista curioso
se si considera che il buddismo,
così come il suo derivato Zen,
sono fughe dal mondo in un
astratto spiritualismo.
* Vf *
DelTecumenismo si occupano
varie pubblicazioni ricordando
manifestazioni cui hanno partecipato esponenti protestanti. Su
Evangelizzazione di gennaio (rivista cattolica delle Edizioni Dehoniane di Bologna) appare un
serio studio sulla posizione cattolica di fronte all’ecumenismo,
nel quale viene contrapposta al
fervore protestante la lentezza e
che più pagani. Se vi si aggiunge l’irrigidimento sul celibato
dei preti, i freni messi alla « riduzione allo stato laicale », il rifiuto di ogni cambiamento della condizione delle donne riella
chiesa romana e le condanne
senza appello della sessualità al
di fuori del matrimonio, della
omosessualità, del divorzio, dell’aborto, ma soprattutto la ripresa dei processi per eresia,
non si può fare altro che constatare che Tecumenlsmo istituzionale, già molto rallentato negli ultimi anni del pontificato
precedente, è stato portato da
Giovanni Paolo II in un vicolo
cieco, senza altra uscita che un
brusco dietro-front, del tutto
improbabile, dello stesso papa (...).
Giovanni Paolo II irrigidisce
vigorosamente una chiesa che
tendeva ad ammorbidirsi; ma il
vigore delle proibizioni che riguardano la vita privata dei fe
deli e le condanne rivolte ai
teologi del movimento non stanno al servizio di audaci prese
di posizione sociali. Ciò che da
un anno rinasce è una chiesa potente e autoritaria, quella che il
cardinale Wojtyla aveva strutturato di fronte ad uno stato polacco staliniano e che pretende
estendere a tutta la comunione
cattolico-romana. Questa « polonizzazione » non è favorevole a
nessuno dei due ecumenismi:
essa non mi sembra neppure favorevole all’avvenire dell’evangelo in questa fine del ventesimo
secolo. È per altri cammini che
siamo chiamati a seguire « il
Gesù della storia e il Cristo della fede ». Sta a noi di trovarli insieme, cristiani di diverse confessioni, noi che non riconosciamo l’azione dello spirito nelle
pretese e nelle contro-pretese
istituzionali nelle quali ci si vorrebbe rinchiudere.
Georges Casalis
echi dal mondo cristiano
a cura di BRUNO BELLION
la difficoltà con cui si é mossa la
Chiesa cattolica; precisando come essa dimostra ancora oggi
esitazioni ad accettare la via indicata dal Vaticano II, secondo
la quale il rapporto con i « fratelli separati non dovrebbe più
essere impostato sul « ritorno all’unico ovile », ma come « unità
che Cristo vuole per la sua Chiesa, con i mezzi che lui vuole, donata come, quando e dove lui
vorrà ». Nel che appare evidente
una diversa apertura i cui sviluppi continuiamo ad attendere.
Il Centro Lombardini di Cinisello ha indetto in novembre una
riunione su « Le tendenze attuali del cattolicesimo italiano ».
L’iniziativa ha avuto larga eco
nella stampa locale, in particolare su Città Nostra, organo democristiano, che ha attaccato l’ideologia marxista, secondo lui presupposto del convegno stesso e
di tutti gli interventi. Lo stesso
giornale tuttavia non ha ritenuto
di pubblicare la replica del Centro Lombardini che precisava finalità e impostazione del Convegno nel senso di critica a tutte
le ideologie, comprese quella
marxista e quella cui spesso è ridotto il cristianesimo a favore di
una prassi di vita che eviti associazioni a strutture di potere che,
qualunque sia la loro matrice
ideologica, impediscono rapporti
di libertà e di amore tra gli
uomini.
Niso De Michelis
La chiesa metodista
nella RDT
Allorché si pose, alla fine degli anni ’60, il problema dell’autonomia delle chiese della Repubblica Democratica Tedesca
rispetto a quelle della Germania
Federale, anche le comimità
metodiste si riunirono nella
Chiesa Evangelica Metodista. Era
il 1970.
Essa comprende attualmente
320 comunità locali con oltre
30.000 membri, la cui cura è
affidata a 120 pastori in attività
di servizio. Tuttavia sono attivamente impegnati nella predicazione anche 30 pastori emeriti e 50 predicatori locali. La maggior parte dei pastori hanno ricevuto la loro formazione teologica in un seminario fondato
nel 1952 in Turingia.
Particolarmente attivo è il movimento giovanile che organizza
regolarmente incontri regionali
con la partecipazione massiccia
degli aderenti. Si hanno cosi incontri da 500 a 1.000 partecipanti.
Ha anche un servizio diaconale
molto apprezzato, con quattro
cliniche specializzate e circa 250
collaboratori. Il tutto è completato da sette case per ferie ed
incontri, oltre a quattro sale di
incontro.
Esiste anche un servizio stampa che cura la pubblicazione di
libri e opuscoli di cui la chiesa
ha bisogno, oltre ad un giornale
di comunicazioni ufficiali ed un
bollettino di informazioni in lingua inglese, il «Methodist News »
con un forte accento ecumenico,
e che viene spedito in 60 paesi.
Per l’uso interno delle chiese
viene pubblicato un quindicinale
dal titolo « la campana della
pace », con una tiratura di 10
mila copie.
La responsabilità della Chiesa
Metodista nella RDT è stata formulata nel 1978 nel modo seguente: « È volontà di Dio che
noi siamo testimoni con la sua
forza, là dove Egli ci ha posti.
Ciò significa anche accettazione
consapevole del dialogo col marxismo, dialogo che deve essere
condotto in maniera non dogmatica e in lieta consapevolezza
di fede. Questa posizione deve
essere dimostrata dalla disponibilità a fattiva collaborazione ».
Johannesburg: in 2000
lasciano il funerale
In una cittadina della periferia
di Johannesburg circa duemila
persone hanno abbandonato la
chiesa dove si erano riunite per
un servizio funebre. Ciò è avvenuto al momento in cui il pastore
ha preteso che tutti i negri e gli
indiani abbandonassero il tempio, e solo i bianchi vi potessero
rimanere. La moglie del defunto
ha precisato che si trattava di
colleghi di lavoro di suo marito
che avevano voluto testimoniare la stima di cui aveva goduto
il defunto. « Qualcosa è esploso
in me alla dichiarazione del pastore ed ho abbandonato il tempio! » ha dichiarato. Il suo esem
pio è stato immediatamente seguito dai tre figli e da tutti gli
altri che erano convenuti per
udire l’annuncio della risurrezione.
Madagascar: aiuti
per l’alfabetizzazione
La Chiesa Evangelica del Madagascar (Eglise de Jésus-Christ)
ha deciso di venire in aiuto alle
difficoltà che incontra lo stato nel
campo della istruzione-alfabetizzazione. Il problema si è fortemente acuito da quando, con
l’indipendenza, si è fatto un
grande sforzo per stampare il
materiale necessario in lingua
locale. Le poche tipografie hanno
difficoltà a produrrò tutto quanto
sarebbe necessario. È per questo
motivo che la chiesa evangelica
ha chiesto e ottenuto consistenti
aiuti da chiese sorelle (in particolare dall’opera diaconale delle
chiese riformate svizzere) per
poter riattivare, dopo averla convenientemente rimordernata e attrezzata, una sua vecchia tipografia che potrà rendere un servizio prezioso in quésto campo
allo stato malgascio.
San Gallo: chieste le
dimissioni del pastore
Una comunità evangelica della
Svizzera, in un quartiere della
città di San Gallo, è stata recentemente chiamata ad esprimersi
con una votazione della sua assemblea su una proposta firmata da 2.539 membri di chiesa su
un totale di 6.220 elettori. La petizione chiedeva le dimissioni
immediate del pastore Gerd Zikeli, accusato di non nascoste
simpatie per il nazionalsocialismo hitleriano. Alla votazione
hanno partecipato 1.120 elettori,
1.072 dei quali si sono pronunciati per l’accettazione della petizione. Il pastore aveva fatto
leggere una sua dichiarazione
in cui lamentava che si fossero
usati nei suoi confronti metodi inquisitoriati e che si attentasse alla sua libertà di predicazione. Il presidente del Consiglio
di Chiesa ha invece dichiarato
che il pastore aveva sottovalutato la sensibilità dei membri
di chiesa sul probema del nazionalsocialismo.
Le fonti di informazione riferiscono che sarà impossibile per
il pastore Zikeli continuare a lavorare in Isvizzera, mentre l’interessato ha lasciato intendere
che cercherà una nuova comunità nella Repubblica Federale
di Germania.
Hanno collahoralo a questo
numero: Domenico Abate Niny Boér - Rosanna Ciappa
Nitti - Renato Coisson - Giovanni Conte - Dino Gardiol Ermanno Genre - Adriano
Longo - Daniele Rostan - Aldo Rutigliano - Leopoldo Sansone - Aldo Sbaffi - Giovanni Scuderi - Mario Sibille Franco Taglierò - Marcella e
Alberto Bellora.
4
7 marzo 1980
UNA CONFERENZA DI JUERGEN MOLTMANN
AGAPE
La salvezza è liberazione Fede cristiana e
omosessualità
La libertà è un grande problema e non solo in teoria ma nella
pratica; siamo noi uomini moderni fermamente convinti che
la libertà fa parte della sostanza
della nostra umanità; o siamo
uomini liberi o non siamo uomini, ma lo siamo davvero? Che
cosa fa di noi degli uomini liberi o che, cosa ci impedisce di esserlo véramente? La ricerca dei
nostri figli piena di sbandamenti e di inquietudini è ricerca di
una libertà autentica ed il dramma dei popoli è quello di dover
conquistare sempre di nuovo una
libertà che non sia solo formale.
Ma se l’uomo si realizza nella
libertà da che parte sta Dio? È
conciliabile con la nostra libertà
o è il suo maggiore ostacolo? Se
Dio esiste non ci può essere libertà e se dobbiamo essere liberi bisogna che Dio non esista?
È questo il dilemma della vita
moderna. Gli uomini veramente
liberi sono gli atei, i credenti sono degli uomini interiormente
schiavi, lo abbiamo sentito dire
molto spesso ma più che dire lo
sentiamo vivere attorno a noi a
livello di percezione inconscia
da tanti, uomini della nostra generazione.
Su questo tema Juergen Moltmann hà dato una serie di conferenze in alcune delle nostre
maggiori città, iniziando da Torino la sera di venerdì 22 febbraio. In una esposizione lineare, densa di contenuto teologico
ma accessibile nella forma anche
ad un pubblico non teologico,
egli ha riproposto alcune delle
maggiori tematiche dei suoi saggi precedenti che lo hanno reso
celebre.
Anzitutto il concetto biblico di
Dio come il liberatore di Israele e Padre che risuscitando Gesù dalla morte riapre il discorso
della vita. È un dato teologico
acquisito ormài, questo, ma
quanto poco percepito dalla nostra fede lo si constata ogni
giorno; continua a prevalere fra
noi il concetto di Dio come la
volontà anonima che decìde tutto nella vita, un Destino personalizzato, al massimo con una
accentuazione di bontà paterna
rna il Dio di molti credenti è
una sorta di Gran Regolatore
dell’universo previdente o bizzarro che ben poco ha da fare con
Gesù Cristo.
E la riscoperta della salvezza
come libertà, cioè come vita, non
è da poco! Quanto spesso sentiamo ancora la salvezza come
una legge migliorata, come un
dovere, come una costrizione.
Illuminante è stata altresì nella conferenza di Moltmann la
parte centrale in cui egli ha tracciato una sorta di storia culturale della libertà. Per l’antichità
l’uomo libero è quello che non
è schiavo, che non dipende da
altri, che vive però sulla schiavitù degli altri, a spese dei pro
pri simili, la libertà della borghesia moderna è una libertà antica temperata; sono libero quando non calpesto l’altrui libertà
ma il mio simile è sempre un
limite alla mia libera espressione.
Con questa linea di pensiero
si intreccia una seconda, più profonda e significativa: quella che
vede la libertà come comimione di esistenze; si è liberi solo
nel superamento delle barriere,
nel ricongiungersi ai fratelli nel
dono di sé.
La fede cristiana oltrepassa
naturalmente la concezione egoista della libertà, ma anche quella solidale, è non solo accettazione dell’altro ma apertura al
futuro, alle nuove possibilità che
Dio realizza per noi, è apertura
DARTOLI ______________
Diapositive
a disposizione
Il TRANSTUDIO CRISTIANO biblitek (via Luigi Colla 20, 10098
Rivoli) informa che sono disponibili delle serie di diapositive
per la scuola domenicale, gruppi
biblici, evangelizzazione. Il prestito dura 3 giorni al costo di L.
500 per ogni foglio di diapositive
ed è comprensivo di libretto di
accompagnamento e nastri per la
sincronizzazione audio-video.
Le serie a disposizione sono:
4 serie sulla risurrezione (dai 4
evangeli) e una sulla passione secondo Giovanni (edizioni LDC);
4 serie del « Gesù di Nazareth »
di Zeffirelli (Ed. LDC, RAI - ICT);
tre programmi non sonorizzati
sulla Passione (Ed. Church Graft
e Concordia Films).
alla risurrezione ed alla vita
eterna.
Nell’ultima parte Moltmann ha
calato queste riflessioni nella situazione dell’oggi ammonendo
la chiesa ad assumere pienamente questo messaggio di liberazione e di dono della grazia nella
scoperta della speranza che potrebbe definirsi, con espressione
marxiana «il plus valore della
storia ». La chiesa deve vivere
questa libertà in Cristo che è
dono di Dio in modo più vivo,
partecipe, gioioso, convinto di
quanto l’ateismo viva la sua libertà illusoria sapendo che la
libertà atea non sarà mai libertà autentica perché non è liberazione. Ma la, chiesa è anche
chiamata ad accogliere il grido
che sale dal profondo della storia umana, da tutti coloro che
non conoscono libertà: i prigionieri, affamati, handicappati, nella consapevolezza che la nostra
libertà è connessa con la loro,
la nostra vera libertà di uomini
e di credenti dipende dalla loro
liberazione. Finché tutti non saranno liberi non lo saremo neppure noi.
Tutto da discutere sotto molti
aspetti: si può comunicare oggi
il messaggio evangelico a livello
di conversazione dotta, di conferenza? Che messaggio « passa »? È evangelizzazione? La teologia espressa in questi termini
è certo stimolante e valida, come
calarla nella vita della chiesa?
Che chiesa dovrebbe stare dietro a questi concetti?
Questa teologia è riduttiva del
• messaggio evangelico o lo traduce appieno? Tutto da discutere diciamo, ma ringraziamo il
prof. Moltmann per questo sforzo non lieve di mediare una teo■ Ipgia evangelica e biblica in una
cultura come la nostra fatta di
retorica, di sofismi e di astrattezze e nella sostanza distaccata
e scettica. G. Tourn
Su questo, tema. Agape organizza dal 13 al 15 giugno prossimi un incontro intemazionale,
con le seguenti lingue: italiano,
francese, inglese e tedesco.
La condizione di omosessuale
è motivo di dibattito delle chiese in Europa e nel Nord-America. Mentre il Consiglio Ecumenico nel 1978 pubblicava un’inchiesta sul tema, le cui conclusioni
erano quelle di chiedere alle chiese di accostarsi in atteggiamento di giustizia e di comprensione
al problema, nel ’79 la Chiesa
Cattolica, per bocca di Giovanni Paolo II, pronunciava una decisa condanna degli omosessuali.
Agape con questo incontro
vuol permettere una riflessione
seria sull’argomento.
Il programma prevede:
Venerdì 13 giugno: arrivo ad
Agape ; sabato 14 : riflessione
sulla condizione omosessuale, riflessione biblica, il gruppo omosessuale: croce o liberazione? la
integrazione : quale? conversazióne del pastore Joseph Doucé,
di Parigi; domenica 15: celibato,
coppia, matrimonio, culto, conclusione del campo.
La quota è di L. 20.000 per
tutti i partecipanti. Per informazioni scrivere a: Agape, Centro Ecumenico - 10060 Prali (Torino) - Italia. Tel. (0121)8514.
Il lavoro e la vita
L'incontro per operai italiani e
francesi si terrà quest’anno^ a
Entressens (zona di Marsiglia)
tra il 1° e il 4 maggio. Costo lire
45.000, Le iscrizioni vanno inviate ad Agape, 10060 Prali al più
presto. I posti sono limitati a 25.
TRIBUNA UBERA
Ancora sul terrorismo
Vorrei muovere alcuni rilievi
critici ed, osservazioni all’articolo di fondo del numero 3 di EcoLuce Armato da F. Becchino, sul
tema del terrorismo, per la sostanziale ambiguità dell’analisi in
ordine alle «radici » del fenomeno, nonché sui rimedi suggeriti
intesi a fronteggiare questa orribile piaga che da troppo tempo insanguina il nostro Paese.
Sostiene l’autore dell’articolo
che il terrorismo va combattuto
senza dare tregua ai criminali
Taccuino
pastorale
Non lo conoscevo; non sapevo affatto della sua esistenza,
ma quand’è morto sono venuti a chiamarmi per il funerale.
Pare infatti che una volta frequentasse la nostra comunità
evangelica, ma poi, forse gradatamente assorbito dall’ambiente familiare cattolico, non s’era più visto. È la storia di
uno, ma potrebbe essere, anzi è, di molti. Dispiace un po’ conoscerli solo da morti; uno preferirebbe poter avere con loro
un contatto da vivi! Dopo tutto Dio non è un dio dei morti,
ma dei vivi: che senso ha fare alla fine un bel funerale in
chiesa evangelica? Uno si domanda se non sia visto solo come
una bella « funzione », anziché una ricerca di udire Tevangelo
della nostra resurrpzione in Cristo.
Ma evidentemente continuiamo a prestarci per tali cerimonie, nella speranza che, comunque sia, esse costituiscano
« un’occasione di testimonianza ». Anche se, come questa volta, uno ha spesso l’impressione di parlare nel vuoto assoluto.
Ma la cosa più conturbante è venuta alla fine: la bara esce
dalla chiesa, viene deposta a terra, i parenti si schierano intorno ad essa a semicerchio e scattano i flashes del fotografo!
Una bella foto di gruppo! Immortalati per sempre nel proprio dolore.
E così dopo i matrimoni e i battesimi fatti in funzione
della macchina fotografica ora cominciamo ad avere anche
i funerali. Certo una promettente e lucrosa iniziativa dei fotografi, che viene però incontro ad un inconscio desiderio nos’^ro, quello di rimanere nel nostro dolore, rimirandolo narcisisticamente, e rifiutando la consolazione delTEvangelo che
in questo caso più che mai ci propone la vita.
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale vissuto nelle
chiese evangeliche.
che barbaramente uccidono ecc.
D’accordissimo. Osservo però
che deprecazioni e condanne, per
quanto vibrate, stanno diventando mere esercitazioni retoriche,
tant’è vero che ne fanno larghissimo uso soprattutto coloro che
— per decenni! — hanno fatto
del loro meglio per costruire —
forse inconsciamente?! — la piattaforma di lancio del terrorismo,
fomentando la violenza politica .
(e non solo a parole) contro il
« sistema », nelle fabbriche, nelle scuole, nelle piazze e sollevando poi con tutti i mezzi disponibili, altissime proteste ogniqualvolta qualche « dimostrante »
veniva colpito dalla legittima reazione della forza pubblica, continuamente vilipesa, sputacchiata,
additata all’odio e al disprezzo
delle masse sotto l’accusa di essere... « bieco strumento della repressione »!
Il nostro « fondista » afferma
anche che « non si conosce la vera identità dei terroristi. Non
sappiamo — spiega — chi arma
la loro mano ».
E invece lo sappiamo benissimo! Basta leggere le cronache
di questi mesi, e i nomi e professioni e qualifiche dei protagonisti di esse per rendersene conto,
a meno di voler essere ciechi e
sordi.
E — sebbene non si possano
esibire prove giuridicamente valide — si sa benissimo quali « centrali esterne » abbiano concorso
ad « armare queste mani ». (Ma
crede davvero F. Becchino che il
K.G.B. e suoi confratelli siano
disponibili a fornirci queste
« prove »?!).
Per quanto concerne l’addebito mosso al Proc. Gen. di Roma
per aver chiesto di « cambiare
la Costituzione », ritengo che B.
sia incorso in errore di interpretazione... per eccesso. Il magistrato romano da lui citato ha
semplicemente proposto che il
Parlamento provveda — se necessario — a modificare quelle
norme costituzionali che si sono,
nella realtà, dimostrate nocive
SUI G.B.U.
per eccessivo garantismo in favore degl’imputati di crimini terroristici. Non si tratta, dunque,
di cambiare la Costituzione, ma
di adeguarla alla realtà.
Ed è quello che il Parlamento
sta facendo proprio in questi
giorni approvando i provvedimenti speciali proposti dal Governo, nonostante il dissennato
ostruzionismo dei « giullari » del
Partito radicale (cito, con questi termini, un articolo del Senatore Leo Valiani).
D’accordo, infine, con B. sulla
necessità ,di rendere sempre più
moderne ed efficienti le forze di
Delizia: egli deve convenire, però, che quest’opera si compie
solo in « tempi lunghi » e — purtroppo — la lotta per debellare
il terrorismo è sempre più urgente e indilazionabile.
Concludo osservando che le
« fasce d’ingiustizia e d’ineguaglianza » che certamente ancora
esistono in Italia, NON sono la
causa del fenomeno terroristico,
tanto è vero che i componenti
del « partito armato » vengono
reclutati, in massima parte, nel
ceto borghese medio-alto, fra le
classi agiate e perfino fra i miliardari (il caso Feltrinelli insegna). Lasciamo quindi da parte
la « povera gente » che è innegabilmente la parte migliore, più
sana e più diffìcilmente contagiabile.
E poi. come mai questo fenomeno alligna oggi in Italia e non
trent’anni fa quando le condizioni socio-economiche del Paese
erano infinitamente peggiori di
ora?
Un giornale milanese ha pubblicato — giorni fa — una vignett-> umoristica cbe raffigura un
nnrnn... « doublé face » (una specie di Giano bifronte) che grida
simultaneamente: «no al terrorismo» e «no alTantìterrorismo»!
Ne ho ricevuto impressione analoga leggendo il fondo sul nostro giornale. E la cosa mi rattrista profondamente.
Aldo Long, Roma
Cari fratelli.
nel numero del 4 gennaio u.s., a pag.
3, nella rubrica « Notizie dall’Italia
Evangelica » sono riportate diverse interessanti notizie riguardanti le Assemblee dei Fratelli. Mi permetto di
far notare che il redattore, A. Ribet,
è incorso in una imprecisione quando
ha citato La Salsicaia come sede di
convegni estivi organizzati appunto
dalle Assemblee. La Salsicaia infatti è
una località presso Castiglione della
Pescaia (Grosseto) dove non le Assemblee ma i Gruppi Biblici Universitari (G.B.U.) organizzano periodicamente incontri, campi evangelistici, studi
biblici ecc.
I G.B.U. costituiscono un movimento che ha come scopo l’evangelizzazione de) mondo studentesco e in tale
servizio i G.B.U. vogliono esortare ed
impegnare tutti gli studenti cristiani
siano essi delle Assemblee dei Fratelli 0 di altre chiese evangeliche. I
G.B.U. quindi, anche se innegabilmente hanno finora gravitato soprattutto
nell’ambiente dei Fratelli, si pongono,
su chiari basi di fede evangeliche, come un movimento interdenominazionale.
Ringraziando la Redazione se vorrà
accogliere questa precisazione, invio
fraterni saluti.
Or. Roberto Frache
Presidente Comitato G.B.U.
RITARDI POSTALI
Caro Direttore,
Rinnovo volentieri anche quest’anno
l’abbonamento alla ■< Luce ».
Tengo a dirle che leggo sempre con
attenzione queste pagine; esse mi tengono informata sulla vita delle nostr.e
chiese e penso che negli ultimi due
anni il giornale ha fatto notevoli progressi: è diventato più ricco in notizie e commenti. Mi rallegro sempre •
della meditazione in prima pagina; quella non deve mai mancare in un giornale evangelico!
Rimane solo un pùnto oscuro: i ritardi nell’arrivo del giornale. Questo è
proprio un guaio. A volte ne ricevo
due copie insieme, altre volte passa
un mese e non arriva niente, eppure
stiamo a Milano. Come si può ovviare a questa situazione che rlgchia di
« invecchiare » il nostro giornale? Augurando buon lavoro a tutti loro ringrazio per l’attenzione.
Albina Ferrare, Milano
Sappiamo che gran parte degli
sforzi che facciamo — redazione,
collaboratori, tipografia — per la
preparazione è la stampa del
giornale sono vanificati dalla distribuzione. Purtroppo le poste
sono quello che sono. Milano poi,
pur così vicina a Torino, sembra essere in una condizione simile a quella del Sud. Stiamo
studiando un sistema diverso di
invio per Milano e provincia, cosa che purtroppo non potrà essere estesa ad altre zone. Ci ri^ promettiamo di ritornare su questo argomento (F.G.).
ARCHEOLOGIA
Uua scoperta
interessante
Una équipe di archeologi dell’Università di Tel-Aviv, Bar-Ilan
Ben Gurion, unitamente ad alcuni studiosi della Pennsylvania
e del Texas, dopo lunghi e pazienti scavi ha scoperto una comunità risalente aH”VIII sec.
a. C„ costruita dai Re di Giuda
a Tel Ara sulle pendici meridionali di Hébron. Della città restano dei ruderi; risulterebbe che
essa fu costruita sulle rovine di
altra cittadina della Cananea al
tempo del Re Ezechia, figlio di
Acaz, che regnò in un periodo
tormentato soprattutto per l’oppressione assira, e di Manasse
la cui tribù occupava una zona
fortificata, successivamente distrutta e i cui abitanti vennero
passati a fll di spada. Gli avanzi di quelle località fortificate,
in Tel Ara, sono stati scoperti
dai predetti studiosi. Tel Ara fu
completamente abbandonata poco dopo la conquista degli Arabi
nel VII sec. a. C.
5
7 marzo 1980
INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
L’Evangelo della gioia
nella rabbia degli anni ’80
Pubblichiamo le parti essenziali dell'intervista che il pastore Philip Potter ha rilasciato alla rivista del C.E.C. « One
World» (gen.-feb. 1980).
— Negli ultimi dieci anni è emerso
un tema ecumenico specifico: l’insistenza sui legami fra l’unità della
chiesa e dell’umanità. Agli inizi di
questi anni ’80, come pensate che
questa tematica si potrà sviluppare?
— D’accordo, lo scopo primario
del CEC è di lavorare per l'unità della chiesa: ha cominciato a fare questo fin da prima che fosse creato ufficialmente. Grazie a questi sforzi
siamo oggi giunti a dichiarazioni di
consenso sul battesimo, sull'eucarestia e sul ministero ecclesiale. Inoltre, le conversazioni bilaterali fra
diverse confessioni cristiane stanno
per giungere egualmente a dichiarazioni di consenso. Questa è la questione che ci viene proposta per gli
anni '80.
Ma quale accoglienza fanno le chier
se a tali dichiarazioni? Quali relazioni vengono stabilite fra di loro, in
ogni luogo, nel momento in cui esse
prendono in mano quelle dichiarazioni? Su questa base, come sapranno definirsi in relazione al regno di
Dio e quindi in relazione aH’unità
deH’umanità, che deriva dalla nostra unità in Cristo e che abbraccia
l’intera creazione?
Sono tutte cose che devono essere affrontate tenendo conto dell’influenza sempre più sensibile delle
forze esterne. Ciò che temo è che
noi siamo più influenzati da tali for-ze esterne piuttosto che da quello
che abbiamo realizzato insieme sul
piano ecumenico.
~ Che cosa intende per « forze
esterne » ?
— Penso alla collera dei poveri,
alla loro collera crescente. Essi rappresentano due terzi della popolazione mondiale e sono perfettamente consapevoli della loro condizione,
che non vogliono più subire. Vede,
in tutti i paesi le chiese sono spesso
associate strettamente ai ricchi e,
nel terzo mondo, sono considerate
legate alle chiese ricche dei paesi ricchi. A causa di questi legami esse divengono, come avviene ai ricchi, il.
bersaglio della collera dei poveri.
Così vanno incontro alla tentazione
di unirsi per un riflesso di autodifesa, e non per rispondere ad una vocazione cristiana.
-- E per quel che riguarda le
« forze interne » ?
— Mi domando con preoccupazione se le chiese sapranno reagire alle
pressioni interne che nascono da
tutto quello che abbiamo realizzato
insieme e dal consenso al quale siamo giunti nel Consiglio ecumenico;
poiché tali pressioni nascono proprio
dalla nostra fedeltà aH’evangelo.
— Che relazione c’è fra queste
cose e l’unità dell’umanità?
— Una relazione molto diretta,
nella misura in cui tale unità dipende dal tipo di comunità che sapremo
realizzare. Se le nostre chiese continueranno ad essere organizzate gerarchicamente, se gli uomini e le
donne continueranno a trovarvisi in.
conflitto, se le donne vi saranno oggetto di discriminazione e i giovani
e i vecchi vi saranno trattati in mo^
di differenti; se infine il clero rimarrà il superiore gerarchico dei laici,
non saremo in arado di contribuire
a realizzare una società che sia realmente fondata sulla partecipazione.
Cosa significherà
evangeiizzare
— A partire da questo contesto
e da queste tensioni, cosa significherà negli anni ’80 evangelizzare?
— Tutto. Intendo dire che le chiese non hanno esistenza se non hanno una dimensione evangelistica, se
non proclamano la signoria regale
di Dio riunendo tutti e tutte le cose
in Cristo. La vita intera della chiesa
deve essere evangelistica e nelle parole e nell’azione deve riferire la
Buona Notizia alla vita nella sua totalità.
Il nostro tempo è un tempo di terribile confusione, di paura, di rabbia e di disperazione. La domanda
che ci troviamo davanti è:, potremo
portare la gioiosa Buona Notizia alla gente negli anni a venire?
— E come pensa si possa, cominciare a rispondere a questa domanda ?
— Per usare una frase famosa,
possiamo rispondere alla voce di
Cristo solo con la voce delle nostre
culture. L’unico modo efficace di comunicare la fede a un’altra persona
è di farlo nel linguaggio di quella
persona (e linguaggio vuol dire l’intero modo di pensare, di vivere) e di
farlo in modo tale che nello stesso
tempo la fede sia purificata, riaffermata e offerta ad altri. Il mio appello è per un dialogo universale delle
culture, perché attraverso quel dialogo Dio sta parlando e si sta servendo di noi e ci sta aiutando perciò ad arricchirci reciprocamente.
Ciò che spero è che riusciremo a
ritrovare sempre più l’integrità e la
spontaneità della nostra fede: come
possiamo essere spontanei con la
gente e cioè vivere con spontaneità
e parlare con naturalezza su chi siamo e cosa crediamo. Per parlare della nostra fede non abbiamo bisogno
di buttare il petto in fuori, mettere
il vestito della domenica e cambiare
tono di voce.
La nostra fede deve
metterci nei pasticci
— I diritti umani sono un altro,
punto centrale: tensione tra diritti
personali e diritti sociali, e l’intera
questione della libertà religiosa. Lei
si aspetta che le pressioni limitative
di questa libertà aumenteranno negli anni ’80?
— Sì, per le ragioni che ho già
detto. Prenda la rabbia dei ■'overi:
è sfruttata da vari poteri e la prima
vittima sono i diritti umani. C’è poi
un altro fatto. La libertà religiosa
— come libertà di tenere culti tradizionali o di comportarsi in un modo che non incide minimamente su
ciò che accade intorno a noi — non
pone grandi problemi.
Ma la vera libertà religiosa consiste nella libertà di parlare e di agire
in modo radicale in riferimento alla
nostra fede e questo incide su tutta
la vita. E’ questo che ci mette sempre nei pasticci. E deve metterci nei
pasticci, ovunque. Per questo la lotta che sta davanti a noi sarà estremamente difficile soprattutto per i
cristiani, ma anche estremamente
sistnificativa.
— E quale deve essere la risposta
del movimento ecumenico?
— Dovremo essere molto più vigilanti di quanto non siamo stati negli anni '70. Ma abbiamo il diritto di
essere vigilanti sui diritti umani e
sulla libertà religiosa solo se noi
stessi impersoniamo i diritti umani
e la libertà religiosa come comunità
cristiana; non limitandoci a unirci
al coro di quelli che attaccano le violazioni che avvengono altrove invece di affrontarle in ciascuna delle
nostre società; essendo disposti ad
ascoltarci a vicenda e ad essere ripresi gli uni dagli altri per ciò che
riguarda i nostri fallimenti nell'affermare i diritti umani con le nostre
vite stesse. Diciamolo chiaramente:
l’inizio dei diritti umani deve trovar
luogo nella vita delle chiese stesse.
— Ha detto prima che il parlare
e agire ovunque in base alla nostra
fede dovrebbe metterci nei pasticci.
Cosa intende dire con questo?
— Intendo riferirmi a quella fedeltà all’Eyangelo che ci obbliga a
preoccuparci del povero, dell’oppresso, del marginalizzato e di altri simili a loro e che questo significa opporsi al potere delle tenebre. Queste
cose ci metteranno nei pasticci, ci
obbligheranno a caricarci la croce.
Secondo me essere cristiani è una
gioia straordinaria, ma è una gioia
che sgorga in noi attraverso il travaglio di una testimonianza impavida e sofferta resa alla pienezza dell’Evangelo nella nostra società.
Stiamo ridiventando
dinosauri
— La società giusta, vivibile e fondata sulla partecipazione: ecco una
ricerca che ha investito tanti settori
diversi del movimento ecumenico.
E’ stato considerato un compito gigantesco e sproporzionato alla realtà ecumenica. Eppure i problemi
che stanno dietro questo slogan continuano ad emergere. Dove pensa
che questa ricerca si dirigerà nei
prossimo decennio?
■ — Il fatto che questa ricerca ci
abbia investiti e sopraffatti penso sia
già di per sé una giustificazione di
questa ricerca. Non neghiamo le difficoltà. E’ tanto difficile far fronte a
questo complesso di problemi proprio perché abbiamo mantenuto tante cose in altrettanti compartimenti
stagni.
Prenda le due parole principali:
« partecipazione » e « vivibile ». Sono cose che vanno insieme, malgrado tutti gli sforzi fatti per dimostrare il contrario. Per esempio, la popolazione mondiale sarà di 6 miliardi alla fine del secolo. Questo vuol
dire che avremo enormi risorse umane, mentre le nostre risorse naturali
saranno progressivamente limitate.
E allora? Come usare e distribuire
queste risorse naturali? Chi decide?
Oggi pochissimi hanno parte nel processo decisionale e pochi sono quelli che godono delle risorse naturali.
E ciò che più conta, queste risorse in
gran parte sono usate per scopi distruttivi. A questo punto non potremmo essere più folli.
Certe volte penso che stiamo ridiventando dinosauri. I nostri corpi
sono terribilmente potenti con gli
artifici della scienza e della tecnica,
ma i nostri cervelli stanno diventando sempre più piccoli e così stentiamo a trovare come dirigere i nostri
corpi in modo intelligente e coordi
nato. Gli anni '80 mostreranno se i
nostri cervelli — il nostro equipaggiamento spirituale e morale — saranno proporzionati ai nostri corpi
immensi.
— Che ne pensa della divisione, .su
cui molto si discute, tra spiritualità
e azione? Che posto avrà questo
problema nel programma della prossima Assemblea generale?
— Si dice che nel movimento ecumenico si procede con andamento
pendolare. Ad Uppsala, nel 1968, l’accento era posto sull’azione, ora è posto sulla spiritualità, e via di seguito. Ma la nostra fede cristiana non
parla questo linguaggio. Prenda quel
passaggio basilare che è costituito
dai capitoli 12-14 della I lettera ai
Corinzi. Questi tre capitoli, come dice Paolo, riguardano le cose spirituali. Ma a che cosa si riferisce? Certo parla del nostro battesimo nello
stesso Spirito e del nostro essere il
corpo di Cristo. Ma poi procede dicendo che il corpo ha diverse parti
la cui identità è rispettata perché
esistono in funzione del corpo, le
une per le altre, mosse dalla dinamica dell’amore. E’ un amore che opera con una certa razionalità, con un
determinato ordine, in cui esiste reciproca comprensione, possibilità di
comprensione, partecipazione e tuttavia un amore che attivamente è
volto verso quella pienezza che è la
finalità di Dio.
Questo è il contenuto della sezione e questo è ciò che significa spiritualità, questo è ciò che significa la
vita nello Spirito. E’ creatività, è comunione di vita, ed è una vita orientata verso il futuro, verso il futuro
di Dio. Così per me il grande motto
della prossima Assemblea dovrebbe
riguardare la grazia (charia), l’amore di Dio in azione, il suo amore che
dona se stesso, e la gioia (chara),
quell’èspressione piena dell’essere
che è dominata e fusa insieme dalla
grazia.
Rallegratevi sempre
nel Signore
—C’è chi potrebbe chiedersi come
può parlare di gioia in un tempo
come questo.
— Appunto. Nella sua lettera ai
Filippesi Paolo parla di rallegrarsi
nel Signore. Lo fa dopo che, alludendo al suo incontro col Cristo, ha parlato della nostra disponibilità a rinunciare a tutte le cose che consideravamo importanti così che possiamo guadagnare Cristo,, conoscerlo
nella potenza della risurrezione e
nella comunione delle sue sofferenze. Da notare l’ordine: si parte dal
potere creativo della risurrezione,
poi si parla del condividere le sofferenze di Cristo. E’ questo l’ordine in
cui viviamo la vita risorta e crocifissa.
Allora possiamo prendere la nostra croce, e possiamo farlo con la
gioia che ci è posta di fronte, con la
gioia che già abbiamo. Cosi possiamo dire « Rallegratevi sempre nel
Signore ». E’ questa la mia speranza
mentre ci prepariamo alla prossima
Assemblea.
6
7 marzo 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Elogio
del
mercato
C'è un indice sicuro per capire la differenza tra campagna e
città: il mercato. Organizzato carne un reparto di alimentari all’aperto di qualche grosso complesso industriale, in città, esso
si presenta, apparentemente, come il mercato dei paesini di provincia. Ma l'apparenza inganna.
Se ci passeggi dentro, ti accorgi
subito che tutto è piti freddo,
sfuggente e impersonale. Non ci
si conosce, si corre, si contratta
alla veloce tra volti e personaggi
che cambiano di settimana in
settimana. In sostanza il mercato cittadino è lì solo per spendere, per comperare. Qui da noi
è diverso. Al mercato di Torre
Pellice, che si snoda ogni venerdì per tutto il paese, con le sue
zone fìsse in cui tradizionalmente- gravitano angrognini, bobbiesi o torresi, non si viene solo
per comperare. Si viene, certo,
anche per vendere come fanno
alcuni. Ma accanto ai bisogni del
rifornimento settimanale si viene al mercato soprattutto per
parlare e per vedere. La festa
settimanale, qui, è il mercato. E
per alcuni il venerdì conta molto
più della domenica. Dai monti
si viene al mercato per avvisare
il commerciante di venire a
prendere le bestie, si viene per
andare dal parrucchiere o per
comperare una nuova motosega
e poi magari per finire in gloria
dall’« ostu » la giornata con una
mezza « duca ».
Questa funzione del mercato
come luogo d'incontro sociale
non è stata ereditata dalla città
industriale ma dalla città medioevale, dove appunto mercato e
chiesa erano luoghi sociali per
eccellenza: lì si imparava a conoscersi, D si contrattava, si litigava, ci si fidanzava o magari
si giocava ai dadi. Poi i tempi
sono cambiati e sono cambiati
soprattutto per la chiesa che ha
finito per cedere la sua socialità
al mercato (e di conseguenza la
teologia ha delegato la sua funzione profetica ai giornali e alla
TV} che la mantiene e la sviluppa.
Mentre nella città moderna si
tenta faticosamente di recuperare uno spazio umano attraverso la salvaguardia dei centri storici, che ricacciano solo di pochi
nretri l'abnorme sviluppo della
realtà industriale, il paese di provincia ricostruisce, senza sforzi,
un suo spazio di umanità attraverso il mercato settimanale. La
città per guadagnare spazi a misura d’uomo deve conciliare la
civiltà urbana del passato con la
civiltà industriale del presente.
Ma quest’operazione sinora sembra essere fallita. La città industriale sembra ormai aver inghiottito per sempre la città
chiassosa, mediterranea, proiettata nella piazza e nei mercati
del rione. La città moderna ha
finito col diventare un agglomerato irrazionale, privo d'identità
. e di un preciso progetto di vita.
E non mi si venga a dire che i
suoi guai sono dovuti soltanto
ad una mancanza di strutture
(autobus, scuole, spazi verdi etc.).
In realtà la sua crisi è più profonda. È crisi di socialità, di partecipazione. In una parola di civiltà. E allora ragion di più per
conservare gelosamente quei rari spazi d’umanità che sopravvivono nella provincia. Conservarli non per un desiderio egoistico
di preservare l’isola felice della
partecipazione e del dialogo tra
persone — di cui il mercato è
appunto simbolo — ma per mantenere viva una misura di umanità che, domani, possa servire
a ricostruire la città del futuro,
ovvero una città più umana. E
per renderla vivibile essa dovrà
comunque assomigliare sempre
meno alla fabbrica e ai suoi imperativi ma modellarsi su quel
che di più umano ancora rimane
dell’antica civiltà contadina.
G. Platone
SERRE DI ANGROGNA
Foyer per anziani
Sabato 1° marzo si è ufficialnaente inaugurato il « Foyer » per
anziani al Serre d’Angrogna di
cui s’è già parlato su questo giornee. Come si è giunti a questo
pfegetto?
E' stata per prima TamminiStrazione comunale di Angrogna
nel 1973 a prendere contatti con
il concistoro valdese per affittare lo stabile, — ha detto l’arch.
Congo presidente della C. M.
inaugurando il « Foyer » — proprio per venire incontro ad una
serie di esigenze espresse dalla
popolazione anziana che richiedeva una sistemazione meno disagiata almeno per il periodo invernale. Nel suo breve discorso
l’arch. Congo ha anche accennato alle numerose difficoltà incontrate nel portare a termine questo progetto e alla grande fiducia che vi era negli amministratori di allora in quanto non si
sapeva ancora dove si sarebbero
presi i soldi per risistemare questo edificio. Ca spallata finale infatti, è giunta solamente a metà
dello scorso anno quando la Regione Piemonte nel varare il
« Progetto Anziani » aveva individuato questa C.M. come uno
dei territori ove avviare la sperimentazione con lo stanziamento di una somma di denaro che
in parte ha potuto essere utilizzata per la sistemazióne del
Foyer. Ha quindi ringraziato
quanti si sono adoperati per la
realizzazione di questa opera: la
Sig.ra Mariena Gaietti a capo dei
servizi sociali della C.M. per la
sua instancabile operosità, e, soprattutto, per l’entusiasmo con
cui ha lavorato a questo progetto; i muratori, i decoratori, coloro che hanno restaurato e risistemato i mobili, per l’impegno
e la celerità con cui hanno portato a termine i lavori. Il dott. Danilo Rivoira assessore ai servizi
sociali della C.M. ha ricordato la
validità di questa struttura e come essa si collochi nella nuova
ottica dei servizi sociali: non più
strutture chiuse e alienanti ma
aperte e soprattutto autogestite.
Per il funzionamento è infatti
prevista una sola cuoca in quanto saranno direttamente gli ospiti nel limite delle loro possibilità
a provvedere al funzionamento
della casa. Ha auspicato che altre strutture simili possano nascere negli altri comuni per dare
una risposta concreta alla popolazione anziana, soprattutto a coloro che sono costretti a trascorrere l’inverno in case isolate. Ha
ancora preso la parola la prof.
Franca Coisson quale sindaco
del comune di Angrogna che ha
ricordato il lungo travaglio che
ha subito questo progetto prima
di vederne la sua concreta realizzazione. Ha ricordato anche
che di questo progetto se ne era
già occupata quando ancora non
era impegnata nell’ amministrazione del comune e della C.M.
Con un gruppo di volontari aveva condotto un’indagine per sondare le effettive esigenze della
popolazione anziana sparsa nelle
borgate più lontane e non sempre tutte raggiungibili con mezzi
motorizzati. Una di queste esigenze era la possibilità di trascorrere almeno il periodo invernale, quando le nevicate causano
i disagi maggiori, in un ambiente
più confortevole che non le loro
baite senz’acqua e, talvolta, senza luce elettrica. La Sig.ra Gaietti ha voluto ricordare il dramma
che sta vivendo un funzionario
dell’A.A.I. al quale pochi giorni
fa, a Roma, è stato ucciso
il figlio sotto gli occhi, invitandolo a trascorrere alcuni giorni nella serenità di questo ambiente
familiare. Questo funzionario era
stato a suo tempo interpellato
ed era venuto di persona a fare
un sopralluogo per poi. fare avere un finanziamento per la realizzazione del progetto. Il past.
Platone ha poi concluso la serie
degli interventi dichiarandosi
soddisfatto di vedere finalmente
realizzato questo progetto dopo
anni di difficoltà e discussioni.
Ha anche voluto sottolineare le
scelte che ha fatto il concistoro
di Angrogna mettendo a disposizione l’ex-casa pastorale del Serre per là realizzazione di questo
Foyer, mentre questo edificio
avrebbe anche potuto essere utilizzato per ricavarne una casa di
vacanze realizzando forse di più
dal lato economico. Ma la scelta
è andata in favore delle persone
più anziane e isolate della Valle.
M. S.
BRICHERASIO
I primi'passi
di Tele-Pinerolo
Con una vivace presentazione
« in diretta » sul video, cui hanno partecipato rappresentanti di
forze politiche (FRI, PCI, PSDI,
PLI) e testate di periodici locali
(Cronache del Pinerolese, Eco
delle Valli Valdesi, Pellice) TelePinerolo, venerdì 28 febbraio, ha
dato ufficialmente il via, dopo
mesi di faticosi preparativi, a
regolari trasmissioni che vanno
in onda tutte le sere, dalle 19 alle
22, sui canali UHF 49-50-56. Nel
corso della presentazione-dibattito, condotta negli studi di Bricherasio da Mauro Mario (vicepresidente della Cooperativa che
gestisce la nuova rete), si è sottolineato il carattere pluralista
dell’informazione che TelePinerolo vuole trasmettere insieme
alla validità di questa prima iniziativa nel comprensorio del Pinerolese. Nella sua prima programmazione ufficiale TelePinerolo accanto ad un quotidiano
notiziario sul comprensorio prevede una serie di rubriche, film,
concorsi (cui si può partecipare
attraverso il telefono) e dibattiti
di carattere culturale e politico.
Il programma è in distribuzione
gratuita nelle edicole del pinerolese. Qui ci limitiamo a segnalare, per ragioni di spazio, la « rubrica religiosa protestante » che
va in onda ogni sabato alle 20,25.
Al momento, in mancanza di sufficienti ripetitori, le trasmissioni giungono solo a Pinerolo e
nelle sue immediate adiacenze,
ma è previsto, da parte dei soci
della Cooperativa televisiva, un
prossimo allargamento dell’area.
Comunque ognuno può tentare di sintonizzarsi con le immagini di TelePinerolo (sembra che
da Luserna San Giovanni sino a
Torino e Moncalieri qualcosa si
veda) ruotando il sintonizzatore
del II canale nazionale.
g-P
Incontro ecumenico
a Famolasco
Nello splendido pomeriggio di
domenica 24 febbraio un piccolo
gruppo di membri della Chiesa
di Luserna San Giovanni, si è recato a Famolasco, borgata del
Comune di Bibiana dove, su invito di George e Anna Ritz, ha
avuto luogo la seconda riunione
di studio biblico presieduta dal
Past. Taccia a cui hanno partecipato una quarantina di persone rappresentanti di gruppi diversi, cattolici e valdesi provenienti da Torino, Villafranca, Famolasco e Luserna S. Giovanni.
Prima di iniziare lo studio ogni
rappresentante si è presentato.
In seguito è stata letta la Parola
del Signore in Atti 2: 37-47, testo
che era stato scelto per lo studio
in comune.
Il Past. Taccia ha introdotto lo
studio mettendo in rilievo le
quattro caratteristiche fondamentali della Chiesa primitiva:
l’ascolto della Parola, la comu
nione fraterna, il rompere il pane e la preghiera. I partecipanti
sono stati suddivisi in gruppi
per un confronto e una riflessione comune su come queste realtà sono vissute oggi nelle chiese.
L’esperienza tratta da questo
incontro molto fraterno è stata
indubbiamente edificante sia sotto il profilo ecumenico, sia per
l’interesse che ha destato in tutti.
Siamo rimasti favorevolmente
colpiti dal fatto che questi no
stri fratelli, per lo più giovani,
abbiano scelto liberamente di dedicare parte della domenica per
leggere insieirie la Bibbia e ricercare insieme il significato per
l’oggi. Queste riunioni vengono
organizzate ogni ultima domenica del mese dal gruppo cattolico di Famolasco e sono aperte
a chiunque desideri parteciparvi.
m.a.b.
Mario Alberto Rollier
Mario Alberto Rollier sarà ricordato domenica 9 marzo alle
ore 15 pel tempio dei Coppieri,
dove la famiglia saluterà amici
e conoscenti che vorranno intervenire.
POMARETTO
Incontro con
la redazione
Lunedì 10 marzo alle ore
16.45 presso il Convitto di
Pomaretto si svolgerà un
incontro con la redazione
dell’Eco delle Valli Valdesi. Introdurrà il pastore
Franco Giampiccoli.
PEROSA ARGENTINA
Al Comune
l’Asilo nido
della Filseta
Il Consiglio Comunale, che
nei giorni scorsi, non si era potuto tenere per la mancanza del
numero legale, in seguito all’abbandono della seduta, . da parte
della minoranza democristiana,
ha avuto luogo venerdì 22 febbraio.
Sul problema della gestione
comunale dell’asilo nido, si sono
potute quindi prendere importanti decisioni riguardanti la nomina dei rappresentanti sindacali e dei consiglieri comunali in
seno alle commissioni giudicatrici di concorso per il posto di
puericultrice e di vigilatrice di
infanzia.
Si 'è inoltre accettata la donazione della struttura di proprietà della Filseta, sede dell’asilo nido e della scuola materna, e si è autorizzato il sindaco a procedere alla richiesta
di contributi per la gestione
1980 dell’asilo nido.
Nonostante la decisa opposizione della minoranza democristiana che su tutte le questioni
ha scelto di non votare, anche a
Perosa Argentina ci si sta finalmente avviando ad un corretto
e buon funzionamento dei servizi pubblici per l’infanzia.
D. R.
Brevi dalla
ValGermanasca
Guardie
ecologiche
Sabato 23 febbraio primo incontro delle guardie ecologiche.
In attesa della ratifica dei nominativi da parte della Prefettura, le guardie hanno provveduto a designare i loro responsabili per ogni paese o raggruppamento di paesi; in più sono
stati eletti tre coordinatori generali Sig. M. Botto (Pomaretto), prof. M. Maurino (Perosa),
Sig. M. Zampieri (Villar).
In questa prima seduta si è
costituita la commissione che
ha il compito di individuare
quali sono i fiori che sul territorio della Comunità Montana
dovranno essere sottoposti a
protezione speciale o limitata.
Nelle prossime sedute mensili le guardie affronteranno sia i
temi organizzativi (materiale,
ordini di servizio, formazione
squadre ecc. sia quelli relativi
alle azioni promozionali, e divulgativi nei confronti delle scuole,
dei turisti, e della popolazione.
Guardia medica
festiva
Con lettera del 14 febbraio u.s.
l’Assessore Regionale alla Sanità
Enrietti autorizza la Comunità
Montana (Unità Locale N. 42)
ad istituire il servizio di guardia
medica prefestiva e festiva a
partire dal prossimo 1° aprile,
assorbendo le competenze sino
ad ora a carico dell’INAM.
C’è da augurarsi che nel breve lasso di tempo rimasto possano essere superati i non pochi problemi organizzativi (assunzione dei medici, sede con recapito telefonico) che sono stati oggetto di dibattito in sede
di Comitato di Partecipazione.
Consiglio
comunale
di Pomaretto
Al Consiglio Comunale di Pomaretto sono state approvate le
nuove tariffe valide dal 1° gennaio 1980 relative alla tassa occupazione spazi ed aree pubbliche ed alle imposte sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche
affissioni (D.L. n. 662 del 30 die.
1979).
• Per quanto riguarda l’I.M.
V.IM. (l’imposta che colpisce l’incremento di valore degli immobili) con decorrenza dal 1°
luglio 1980 le aliquote saranno
aumentate di 2,5 punti pertanto per i nuovi valori saranno
7,5, 12,5, 17,5 22,5, 27,5.
® Infine ai dipendenti Comunali è poi stata riconosciuta la
trimestralizzazione degli aumenti dell’indennità integrativa speciale. (Legge 609 del 6.12.’79).
A. L.
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91334).
PINEROLO — Concerto. Presso la
Chiesa del Varano di Abbadia Alpina
si' terrà sabato 8 marzo alle ore 21 un
Concerto delle Corali Valdesi di San
Germano e Pinerolo, con la partecipazione dei Coro di Abbadia Alpina e del
Gruppo Flauti di Torre Pellice.
VAL CHISONE E GERMANASCA —
il Comitato di Partecipazione deii'Unità Locaie dei Servizi n. 42, promuove
un incontro in coliaborazione con i tecnici del Servizio « Unità di Base » per
ia prevenzione e ia tutela sanitaria
nei luoghi di lavoro, che hanno provveduto alla costruzione di una prima
« mappa grezza » dei rischi lavorativi
esistenti sul territorio delle Valli Chisone e Germanasca.
La riunione si terrà: mercoledì 12
marzo 1980 alle ore 20.30 presso la
sala consiliare del Comune di Pomaretto.
PINEROLO — Mostra del Giocattolo
povero. La Mostra, dato l'interesse
suscitato, rimarrà aperta fino a sabato
8 marzo, anziché fino al 2 come preannunciato. L'orario delle visite rimane
fissato dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle
17.
7
7 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
PRESENZA EVANGELICA IN ITALIA: PIOSSASCO
Verso una nuova chiesa
nella cintura torinese
Alcuni membri del gruppo di evangelici che attualmente si ritrova nella nuova sala di Piossasco, vi risiedevano già nel 1969,
quando il Concistoro di
Pinerolo decise di instaurare contatti regolari mediante riunioni nelle famiglie.
Non bisogna però dimenticare che negli anni precedenti il pastore Deodato
si recava da Pinerolo a
Bruino presso una famiglia per istruire una ragazza che seguiva il corso di
catechismo.
Negli anni 1970-1973 i nuclei familiari che si insediarono nella zona attorno
a Piossasco erano così distribuiti:
Tavernette - Cumiana: 7
famiglie provenienti da Milano, Torino, Prali, Pomaretto e Pinerolo. Alcune di
queste famiglie abitavano
in nuove costruzioni e lavoravano a Torino. I ragazzi inferiori a dodici anni erano 7.
Bruino, Rivalla, Gerbole,
Volverá, Piossasco: 17 famiglie provenienti da Rodoretto, Pomaretto, Torre
Pellice, Pinerolo e Torino.
Tutti questi nuclei traevano il loro sostentamento
dal lavoro dipendente. I ragazzi inferiori a dodici anni erano 13. Uno dei problemi di allora, ancora attuale, era quello di evitare
la dispersione di questi fratelli costretti a stabilirsi
con sacrifici non lievi là
dove il lavoro veniva loro
offerto. Si trovavano così
sradicati dal loro ambiente di origine e costretti a
vivere in una situazione
nuova e sconosciuta, spesso spersonalizzante, come
possono essere i nuovi centri industriali, nati senza
tener conto del fattore
umano.
Da questa situazione è
nata quindi l’esigenza di
allargare gli incontri, che
precedentemente avevano
luogo esclusivamente in
case private. Alla fine del
1974 infatti si riuscì a trovare (dopo aver invano
cercato altri locali) una
cappella non più usata dai
cattolici e concessa provvisoriamente agli evangelici della zona dal parroco
locale. In essa si sono tenuti due tipi di incontri.
Nel primo, per i ragazzi,
si svolgeva il programma
della scuola domenicale
con incontri quindicinali
presieduti da una monitrice di Pinerolo con la partecipazione di 5 bambini.
Nel secondo, per gli adulti,
venivano organizzati studi
sull’Evangelo di Marco
coordinati dal past. Tourn
e da un membro del Concistoro di Pinerolo, ad essi
partecipavano una dozzina
di persone. Poi si sono
avuti contatti con mernbri
della Chiesa di Fratelli di
Torino abitanti nella zona.
Si decise di comune accordo di presiedere alternati
vamente le riunioni con la
partecipazione sia dei Vaidesi che dei Fratelli.
AlTinizio del 1975 si è
anche sperimentalmente
tenuto un culto la prima
domenica di ogni mése per
quattro mesi consecutivi,
ma la frequenza era scarsa perché le famiglie tornavano nei loro paesi di
origine per il fine settimana.
Nell’autunno del 1975 la
cappella non fu più agibile
a causa dello scardinamento della porta da parte di
ignoti. Grazie all'interessamento dei Fratelli e di alcuni Valdesi si era quindi
affittato un piccolo locale
(negozio) nel centro di
Piossasco e lì si sono potuti continuare gli incontri
per gli adulti e per i ra^
gazzi. Le riunioni per gli
adulti, a cui partecipavano i Fratelli e i Valdesi, sono continuati negli anni
successivi, mentre la scuola domenicale è stata gestita da monitori locali
(Vanda Bleynat e Sergio
Fraschia).
Nell’autunno del 1977, incaricato dalla Tavola, ha
iniziato a coordinare l’attività il pastore Ruben
Artus. Tale attività è pro
seguita soprattutto con i
bambini e i ragazzi (scuola domenicale e catechismo). Si sono fatte sistematicamente visite alle famiglie, durante le quali si
veniva a conoscenza di altre famiglie già residenti.
Continuavano anche gli
studi biblici quindicinali.
Nell’anno 1978-79 l’attività principale riguarda sempre la formazione evangelica di 5 ragazzi e 13 bambini, cercando anche di
coinvolgere i genitori in
alcuni incontri come a Natale e qualche fine di settimana, come quello realizzato con i catecumeni
nella vai Pellice.
Oltre a continuare i nostri studi biblici con la
partecipazione dei Fratelli,
si sono avuti contatti con
la Comunità di Base locale, i membri della quale
non soltanto hanno fatto
uso della nostra saletta per
le loro attività per qualche mese, ma anche hanno partecipato per un ternpo ai nostri studi biblici:
tré comunità diverse unite
in Cristo.
Nella tarda primavera
del 1979 ci siamo resi conto che i bambini sarebbero aumentati di numero
nelTanno successivo e quindi si decise con la consultazione di tutte le famiglie
di cercare un’altra sala più
spaziosa.
La nuova sala
Nel settembre del 1979
la sala ricercata viene tro. vata con i requisiti di spazio prefissati, ma le sue
condizioni di conservazione non permettevano l’uso
immediato, perciò si chiese
un aiuto alla Tavola presentando anche le nuove
esigenze della comunità.
La Tavola dopo un incontro a Piossasco con alcuni
membri della comunità decise di acquistare la sala
per poter compiere con
più efficacia l’opera di predicazione nella zona. Sono
stati necessari circa tre
mesi per sistemare l’interno della sala, con un notevole lavoro volontario da
parte dei membri della comunità. Nel frattempo sono continuate le attività
con i bambini e i ragazzi.
Gli studi biblici di quei mesi si trasformavano in vere e proprie riunioni di
« Consiglio di Chiesa » con
annesso un lavoro di informazione di tutti gli altri
membri.
« Chiesa
in formazione »
Il primo incontro comunitario nella nuova sala
avvenne il 22/12/19 con la
presenza del vice moderatore e alcuni membri del
Concistoro di Pinerolo. Dopo quell’incontro si è fatto un programma fino alla
fine del prossimo giugno
fissando anche un culto domenicale una volta al mese
e un incontro comunitario
conviviale ogni due mesi.
Al momento abbiamo effettuato un primo culto domenicale il 10 febbraio con
la partecipazione di 31 persone ed una cena comunitaria con una buona presenza. Questi momenti comunitari nella nostra nuova sala ci hanno spinto,
con il consiglio della Tavola e del Concistoro di
Pinerolo, a riflettere la
possibilità di diventare una
« chiesa in formazione ».
Qi rendiamo conto che non
sarà facile se non ci sarà
la partecipazione di tutti
i membri della comunità.
Attualmente, inoltre, si
continuano ad avere buoni contatti con i Fratelli e
con la Comunità di Base
locale, con i quali sono già
previsti degli incontri e attività in comune.
I problemi continuano
A colloquio con Ila comunità
Sul senso della presenza valdese a Piossasco abbiamo fatto alcune domande a membri della comunità.
LORIS FENOUIL
— Che cosa significa per
lei questa sala?
• La nuova sala di Piossasco mi ha dato l’occasione di ritrovare una comunità per educare alla fede
in Cristo i miei figli.
Poiché per ragioni fami-'
liari 10 anni fa abbiamo
lasciato Torino dove per
tanti anni avevamo frequentato la chiesa di Corso Oddone e Corso Vittorio, è stato un vivo piacere poterci ritrovare con
compagni di fede. Sentiamo pertanto la necessità di
poter portare il nostro contributo a questa unione fraterna che qui abbiamo trovato viva e sentita. Penso
che tutti i fratelli valdesi
dispersi nella diaspora abbiano gioito con me nel
vedere realizzata la nuova
sala. Questo ci permette
anche di poter testimoruare la nostra fede nel Comune di Piossasco.
SERGIO FRASCHIA
____Quali sono le motivazioni di fondo che ti hanno spinto a partecipare alla formazione di questo
nuovo gruppo evangelico?
• Sono un credente dall’età di vent’anni e, dal
1969, vivo a Piossasco con
la mia famiglia per motivi di lavoro. Dopo la visita di un anziano responsabile della diaspora pinerolese sono stato invitato a
distribuire « Il Vincolo »
(Notiziario Comunitario)
ed a tenere i collegamenti
tra i membri evangelici
della zona. Dopo diverse
riunioni fatte nelle case di
famiglie riflettendo sulla
Parola del Signore, mi sorse il gran desiderio di testimoniare ai ragazzi la fede in Cristo. Così con
l’aiuto di persone di Pinerolo abbiamo potuto iniziare la scuola domenicale
con 5 bambini. Questo è
stato l’inizio di un lavoro
che abbiamo portato avanti fin’oggi.
ROSETTA JANAVEL
( responsabile dell’insegnamento dei cantici ai
ragazzi)
— Quali sono attualmente i momenti d’incontro
per i ragazzi?
• Attualmente ci riuniamo con i ragazzi e i bambini solo quindicinalmente
a causa delle difficoltà di
trasporto date le distanze
fra le singole famiglie e
la nostra sala. Inoltre molti genitori lavorano e non
è facile per loro portare i
bambini. Questo fa sii che
procediamo non molto regolarmente poiché gli inni
richiedono delle prove costanti. Malgrado ciò la fre
Alcuni dati sul Comune
Il comune di Piossasco, fino agli anni sessanta
era un piccolo comime, agricolo, gravitante nell’area pinerolese. Con la costruzione degli stabilimenti Indesit a Orbassano e soprattutto con Tinsediamento Fiat a Rivalta, con le fabbriche collegate, ha cambiato fisionomia: la popolazione è in
gran parte composta da immigrati dalle valli del
pinerolese e dal mezzogiorno italiano.
La superficie agricola coltivata è passata tra
il ’70 e il ’78 da 2.150 a 1.350 ettari.
Ha attualmente una popolazione di circa 14.300
abitanti (4.250 famìglie) e nonostante l’immigrazione massiccia si sia arrestata da qualche anno,
il tasso di incremento annuo della popolazione si
è assestato sul 3-4%.
Questa rapida crescita pone problemi di urbanistica (occorre fornire un alloggio adeguato
agli abitanti) e di servizi sociaL Inoltre la violenza teppistica e la mafia si sono installate nella
città e costituiscono uno dei problemi più gravi
da affrontare. Negli scorsi mesi vi sono stati attentati incendiari contro i mezzi pubblici (scuolabus) e il Comune ha organizzato iniziative insieme con la Regione e la Magistratura per denunciare questa grave situazione.
Il comune è amministrato da ima giunta di
sinistra comprendente PCI, PSI, ULD e indipendenti.
ad esistere, le distanze non
sono facili da superare, i
turni di lavoro creano problemi di coordinamento (la
immensa maggioranza dei
membri sono operai), e
d’altra parte è difficile superare, per molti, l’attaccamento alle Valli, ma a
poco a poco si sta formando una coscienza comunitaria.
Le forme e i metodi di
lavoro comunitario sono
diversi da quelli « tradizionali » perché la situazione
lo richiede, ma si può notare una grande apertura
da parte dei membri ed
una responsabilità sempre
più concreta.
Sappiamo che da soli
non avremmo potuto arrivare al punto in cui siamo. la, vicinanza e l’aiuto
del Signore è stato sempre il centro del nostro
ringraziamento e della nostra fiducia per il futuro.
Abbiamo bisogno ppò
di non rimanere isolati e
quindi chiediamo ai nostri
fratelli vicini il loro sostegno e la loro comprensione verso questo piccolo
gruppo che vuole essere
una voce in più dell’an
nunzio del Regno di Dio
in questo mondo.
Ruben Artus
La nuova sala è ubicata
in Via Magenta, 26, aU’interno del vecchio nucleo
abitato della città. I locali, che sono stati costruiti
con destinazione a negozio,
consistono in una grande
sala con una capacità massima di 80-100 posti, di una
saletta sottostante, di un
cucinino e dei servizi. Vi è
quindi una possibilità di
utilizzo non solo per il culto e riunioni ma anche per
agapi fraterne.
La comunità di Piossasco, unitamente a quella di
Coazze, è curata attualmente da Ruben Artus che, in
attesa di reperire un alloggio a Piossasco, risiede
a Pinerolo, via dei Mille 1,
tei. 0121/74.041.
Al fine di determinare
con esattezza a quale circuito la comunità faccia
capo, prossimamente si dovranno incontrare i responsabili del II e IV circuito per definire i rispettivi confini.
quenza è stata quest’anno
molto soddisfacente : tra
la scuola domenicale e il
catechismo riuniamo una
ventina di ragazzi con i
quali stiamo riflettendo
sugli Atti degli Apostoli,
con loro vivo interesse.
Speriamo di poter in futuro riunirli più frequentemente in modo da avere
più tempo disponibile per
la loro formazione evangelica.
VALDO FRASCHIA
— Quale testimonianza
potrebbe dare il gruppo
evangelico di Piossasco?
• Per me, personalmente, la comunità valdese di
Piossasco assume un ruolo molto importante nel
senso che mi fa sentire
partecipe in una società
sempre più dissestata e in
cui i giovani come me non
riescono sempre, anzi purtroppo sempre di meno, a
trovare una collocazione
consona alla propria personalità. Il ruolo principale di una comunità come
la nostra è quello di aiutarsi a vicenda, di discutere sui problemi, che non
mancano in questo paese,
e cercare nei nostri limiti
di aiutare il maggior numero di persone sqnza
chiuderci nel nostro ghetto ma aprendoci sempre
di più ad altri gruppi, aventi anche ideologie diverse
ma con scopi affini ai nostri.
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
marzo 1980
CONDIZIONE FEMMINILE ALLE VALLI — 1
PINEROLO: elezioni amministrative
CC
marito è bravo, ma in casa Questionario del PCI
lui in poltrona e io ai fornelli”
Laura ha ail’incirca 30
anni, è sposata ed ha un
bimbo piccolo; è stata assunta in fabbrica a diciotto anni.
perché ha paura che gli
facciano male._
— Hai scelto tu di fare
questo lavoro?
—No, avevo frequentato
un biennio per segretarie
d’azienda e speravo proprio di trovare un posto
in qualche ufficio. Ho cercato un bel po’, rispondendo anche alle inserzioni ma
poi ho dovuto arrendermi
ed entrare «alle macchine».
— Quanto è durata questa tua caccia all’impiego?
— Due anni circa.
— E in tutto quel tempo non hai trovato nulla?
— Beh, qualcosetta ci sarebbe stata; una volta ricordo che mi avrebbero
assimta in im’agenzia di
assicurazioni a Torino, la
paga era buona e in quell’ufficio c’era gente allegra;
giovane. Mi sarebbe piaciuto andarci a lavorare,
ina l'idea di quel viaggio
così lungo tutti i giorni mi
ha scoraggiata.
— Se la paga era decente, non potevi abitare a
Torino?
— Ero minorenne, allora.
I miei iion ammettevano,
e non lo ammetterebbero
neppure, oggidì, che una
donna viva . sola in una
grande città specialmente
se può lavorare al suo paese.
— Così sei andata in fabbrica. Anche tuo marito è
un operaio?
— Sì, anche Aldo fa più
o meno le stesse cose che
faccio io.
— Avete lo stesso orario?
— No, proprio per questo sto cercando di cambiare «squadra ». Quando
io entro alle due del pomeriggio luì esce perché ha
cominciato alle sei del mattino, abbiamo i turni contrari, capisci? Quando ho
qualcosa di urgente da dirgli gli lascio un biglietto
sul tavolo, in cucina. Lo
vedo pochissimo.
— E il bambino?
Maurizio lo tiene mia
mamma tutto il giorno.
— Ne sei contenta?
— Beh... Non so. Certo
mia madre adora li nipotino, ma vorrei che fosse
meno ossessiva con lui,
meno attaccata. Figurati
che non vuole neppure che
giochi con gli altri bimbi
— Non era meglio l’asilo?
— Ci avevo pensato, ma
mio marito dice che non
ha senso portare il bambino all’asilo dove si paga
finché mia madre lo tiene
gratis.
— Aldo sta volentieri col
bambino?
— Sai, quando toma
dalla fabbrica è stanco,
snervato, non sopporta il
bambino che strilla, vuol
giocare e gli salta attorno
tutto il tempo. Maurizio
ha tre anni ed è vivacissimo, ci vuole pazienza; forse andranno d’accordo
quando sarà più grandino.
— Passate le domeniche
tutte e tre assieme?
— Di solito la domenica
faccio tutti i lavóri che
ho rimandato in settimana
e alla sera sono stanca
morta, non me la sento
più di uscire. Aldo invece
è pieno di interessi: frequenta un gruppo culturale, gioca a bocce, va a caccia con gli amici. A volte
resta fuori per tutto il
week-end.
— Perché non lasci le
faccende e non ti unisci a
lui in queste spedizioni?
— Non sopporterei di
andare in giro senza aver
prima pulito a fondo la
casa e poi il bambino è
piccolo, dovrei lasciarlo dì
nuovo a qualcuno e non
lo vedrei più neppure la
doménica.
— Quando ti ammali è
Aldo che cura la casa?
— No, di solito mia
mamma si trasferisce da
noi.
— Se tu potessi smettere di andare in fabbrica lo
faresti?
— Se trovassi un lavoro
meno estenuante, sì; per
fare la casalinga, no. Vedi,
quando prendo la paga sono tutta contenta perché
quei soldi sono miei, posso
comprarmi qualcuna di
tutte quelle piccole cose
che fanno meno scialba la
vita: un disco, un foulard,
un profumo. Se dovessi
chiedere i . soldi al mio uomo mi risponderebbe che
sua madre di certe frivolezze ne faceva a meno,
che sono storie. E poi in
fabbrica ho qualche amica,
posso parlare un po’ dei
miei problemi durante le
soste, alla mensa, mentre
si fa la strada assieme; mi
sento meno sola.
— Ti capita di leggere, di
andare al cinema o a ballare, magari con altre donne?
— Non ho mai tempo
per queste cose. Sono anni che non leggo una rivista. Pensare che da t&gazza facevo certe scorpacciate di libri!
— Aldo legge?
— Oh, lui è sempre , stato
molto intelligente; è abbonato a un mucchio di riviste. e .^ai a disturbarlo
quando è sprofondato in
poltrona per la lettura.
Non hai mai pensato
di far cambio, almeno per
una sera alla settimana?
tu in poltrona e lui in cucina Col figlio?
— Mi direbbe che sono
matta! È bravo, lavora
molto, ma non dirgli di
mettersi mtorno ai fornelli. Dice che sono cose da
donne.
— Quali sono le cose
che apprezzi di più in tuo
marito, quelle che ti hanno
spinta a sposarlo?
— Da giovane era un
gran bel ragazzo — arrossisce un po’, compiaciuta
— e poi è sempre stato
un lavoratore, da quando
è entrato in fabbrica non
ha mai fatto una giornata
di mutua o di permesso;
e non sciupa un centesimo.
Non fa mancare niènte a
me e al bambino e poi...
So che non mi tradirebbe
mai con un’altra donna,
anche questo per me è importante.
intervista a cura di
Edi Morini
Il PCI pmerolese annuncia grosse novità nel modo di costruire il programma elettorale per le prossime elezioni amministrative.
Il segretario del PCI di
Pinerolo, Alberto Barbero,
e il capogruppo consiliare, Sandro Buffa, le hanno
illustrate alla stampa locale, martedì scorso. Sarà
distribuito un questionario-intervista a 1000 cittadini di Pmerolo scelti in zone della città che sono state oggetto di iniziative da
parte della attuale amministrazione o che invece
sono state un po’ dimenticate.
Tra il 28 febbraio e il
16 marzo, chi avrà ricevuto il questionario potrà ricevere la visita di un militante del PCI (quindi ovviamente dei consiglieri comumsti) che gli porrà 20
domande sui problemi della città. Più che un questionario si tratterà di una vera e propria intervista e
di una discussione col cittadino interessato. Tra le
domande del questionario:
«è importante il risanamento morale delle istituzioni? »; « le giunte di sinistra sono efficienti? »
«è utile la partecipazione
del PCI alla guida della
città? »; « quali sono i problemi più importanti per
la città? »; « quali caratteristiche di un buon amministratore? »; « esiste la
crisi in Italia? ».
Le risposte a queste domande dovrebbero permettere alla sezione del PCI
l’elaborazione di un programma elettorale adeguato alle esigenze dei cittadini e avvicinare alla politica quanti, magari brontolando, non fanno sentire la loro opinione.
Una iniziativa nuova, su
cui è troppo presto per
dare una valutazione.
Probabilmente oltre a
Pinerolo l’iniziativa sarà
anche presa dalla sezione
del PCI di Luserna. gg
INCONTRO TRA IL COMITATO PROMOTORE E LE COMUNITÀ’ MONTANE
Per la Grande Traversata delle Alpi
Convocata dagli assessori alla Montagna ed allo
Sport della Provincia, martedì 12 febbraio u.s. si è
svolta a Torino una riunione tra il Comitato Promotore della Grande Traversata delle Alpi ed i rappresentanti delle Comunità
Montane della Provincia di
Torino (era assente la Val
Penice) interessate a questa nuova iniziativa turistica.
Era presente un funzionario dell’Assessorato alla
Sport e Turismo della Regione Piemonte.
La seduta è stata presieduta dall’assessore Baridon che, in apertura, ha
illustrato il valore dell’iniziativa, i suoi scopi, gli effetti positivi che può produrre nelle valli alpine con
un turismo di massa non
rivolto solo allo sci dì pista, ma indirizzato alla riscoperta dei valori ambientali ed umani, dei luoghi
storici, dei piccoli musei
etnografici, ecc.'
Ha poi preso la parola il
presidente del Comitato
Promotore della Grande
Traversata delle Alpi. Il
suo intervento si è articolato in tre punti:
a) Breve rendiconto su
quanto è stato finora fatto
L’angolo di Magna Linota
Cara Magna Linota,
come tutti gli anni, anche quest’inverno sono venuti nelle nostre valli i
soldati per le loro esercitazioni militari. Vanno un
po’ di qua e im po’ di là
sulle montagne e passano
anche la notte ad alta quota dormendo in buche scavate nella neve. Non sono
abbastanza competente per
dare un parere sull’utilità
di queste esercitazioni, dalle quali però qualcuno torna sempre mezzo congelato, ma mi domando perché i soldati debbano perdere tanto tempo a scavare nella neve buche e trincee che non servono a
niente.
In tutti _i paesetti di
montagna ci sono persone
anziane^ che si trovano in
difficoltà quando devono
togliersi la neve dal tetto
della casa o rompere il
ghiaccio intorno alla fontana, oppure aprire dei
passaggi fino alle cataste
di legna.
Non potrebbero i baldi
alpini adoperare il piccone e la pala in questi esercizi che avrebbero il merito di servire a qualcuno?
E strano come l’esercito
sia. sempre lì a salvare la
gente della montagna nelle grandi occasioni; ma al
di fuori delle circostanze
eccezionali, aiutare il prossimo non interessa proprio
nessuno? In fin dei conti
le spese militari le paghiamo di tasca nostra!
{lettera firmata)
Cara amica,
credo che tu abbia ragione e che dovrebbe esserci il modo di mettere
insieme le esercitazioni militari e Un vantaggio per
i vecchi rimasti nei loro
paesetti isolati. Ma non ti
pare che dovremmo abituarci a chiedere le cose
prima di protestare perché
non ce le danno? È un po’
come per le visite del pastore: in moltissime case
si brontola perché non si
è fatto vedere da tanto
tempo, ma quanti sono
quelli che gli mandano a
dire che avrebbero bisogno
di una visita pastorale?
Certe volte poi facciamo
ancora peggio: quando ci
sarebbe la possibilità di
ottenere qualcòsa di utile,
sappiamo solo mettere i
bastoni fra le ruote.
Ricordo una volta, poco
prima dell'ultima guerra:
Un ufficiale del genio, intelligente e gentile, siccome doveva far costruire ai
SUOI soldati un ponte sul
Penice, avvertì i Comuni
interessati che, se gli avessero fornito il legname,
una volta finita l’esercitazione l’avrebbero lasciato
sul posto. Vennero fuori
tante difficoltà che alla fine dovette costruirlo con
il materiale dell’esercito.
Così, dopo essere passata
alcune volte su un bellissimo ponte-alto, largo e
solido, lo vidi smontare e
rimase solo il vecchio ponte che fu portato via qualche tempo dopo da una
piena.
' dal Comitato stesso e valutazione dei risultati acquisiti grazie all’apertura
del tratto-campione Crissolo-Salbertrànd attraversò le Valli Valdesi.
b) Presentazione del lavoro che si sta portando
avanti in vista dell’apertura del tratto SalbertrandOropa che si prevede pronto per il giugno prossimo
grazie anche all’apertura
di numerosi posti-tappa
allestiti con il finanziamento delle Comunità Montane (Bassa Val di Susa,
Valli di Lanzo, Val Chiùsella, Valli Chisone e Germanasca).
c) Infine ha prospettato
l’assoluta necessità di aprire in Torino, già dalla
primavera prossima, un
ufficio (con recapito telefonico, tipo Servizio valanghe) che sia in grado di
fornire in qualunque momento tutte le indicazioni
relative a percorribilità,
agibilità dei posti-tappa,
prenotazione posti, condizioni del tempo, informazioni logistiche, ecc. agli
utenti della GTA che ne
facciano richiesta.
Il Presidente ha sottolineato il fatto che la mancata apertura di questo
ufficio (che dovrebbe reggersi, almeno per ora, col
contributo della Regione
Piemonte) potrebbe compromettere l’iniziativa proprio nel delicato momento del decollo.
Sono seguiti alcuni interventi da parte di rappresentanti delle Comunità Montane, che hanno ribadito la validità dell’iniziativa, e del funzionario
della Regione che ha sottolineato la disponibilità
dell’Assessorato allo Sport
e Turismo. Alcune Comunità, non toccate dall’itinerario principale, hanno
dichiarato di essere interessate alla GTA ed hanno
chiesto al Comitato Promotore di studiare delle
varianti che coinvolgano il
loro territorio.
Infine ha ripreso la parola l’assessore Baridon
che, dopo aver fatto il
punto sulla situazione, ha
predisposto, seduta stante,
la convocazione delle Comnaissioni alla Montagna ed
al Turismo della Provincia
di Torino affinché valutino
la possibilità di erogare
al Comitato Promotore un
contributo che gli permetta di predisporre l’apertura- dell’ufflcio in Torino in
attesa che la Regione si
assuma le sue responsabihtà facendo sua questa
iniziativa che rappresenta
la più grande azione promozionale mai intrapresa
a livello di massa nel campo del turismo estivo.
erregi
SCUOLA: ORA DI RELIGIONE
Dossier sulle leggi
Signor direttore,
leggiamo sul settimanale
da Lei diretto, nell’articolo « una battuta d’arresto
nei rapporti ecumenici »
che sul bollettino parrocchiale di Ferrerò si parla
di « impennata degli insegnanti valdesi al Consiglio
dei Docenti contro l’insegnamento religioso nelle
scuole ».
Siccome, appunto, si fa
riferimento al Collègio dei
docenti del Circolo Didattico di Villar Perosa, vorrernmo fare alcune precisazioni al fine di chiarire
a chi deve essere attribuita l’iniziativa di proporre
una discussione (e di discussione si tratta, non di
« impennata ») sull’argornento del Concordato e,
di^ conse^enza, in modo
più specifico, visto che a
discuterne erano gli insegnanti, sull’insegnamento
della religione cattolica
nella scuola di stato,
I membri della sezione
Notizie utili
Lavorare alla programmazione agricola
L’Esap (Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte) ricerca per 1 suoi uffici: 1 economista agrario (8° livello)
2 economisti agrari (7" livello); 1 informatico (7° livello)'
1 procuratore legale (7“ livello); 1 laureato m economia
LneTfn eletteoScn S
esperto m elettromca (7° livello); 1 ragioniere (5“ livello)
3 autìsB livello); 3 dattilografi (4» livello);
(2MiveÌìo^^ ** * stampa (3» livello); 2 uscieri
sindacale del nostro Circolo Didattico sono partiti da una constatazione di
fatto: la presenza all’interno dei vari plessi di numerosi alunni che chiedono l’esonero dalla religione ed altresì di numerosi
insegnanti che dichiarano
per fondati motivi di non
volerla insegnare, póne
una serie di problemi di
non facile soluzione. Abbiamo pertanto ritenuto opportuno discutere di questi problemi all’interno del
Collegio dei Docenti e di
non continuare ad ignorarli come si è fatto fino ad
ora (es.: per quanti bambini che hanno chiesto l'esonero esso è effettivamente praticabile e praticato?). La sezione sindacale
ha perciò raccolto in un
documento tutte le disposizioni • di legge vigenti in
materia ed ha dichiarato
di voler proporre tale documento alla discussione
del Collegio in modo che
anche chi ignorava resistenza di tali leggi potesse conoscerne il contenuto onde attenervisi o dissentirne a ragion veduta.
Il documento è stato messo agli atti ed è consultabile da chiunque ne voglia
prendere visione. Non di
« insegnanti valdesi » si è
dunque trattato, ma di insegnanti della scuola di stato che hanno ritenuto che
le leggi riguardanti i contenuti e le modalità dell'insegnamento nella scuola statale vadano conosciute e discusse.
Magna Unota
dei Codini
C31i interessati possono chiedere informazioni all’ammimstrazione dell’Esap - via Trecate 34 - Torino Le domande relative ai concorsi scadono il 19 marzo.
Per la sezione sindacale del Circolo Didattico di Villar Perosa
Cordialmente
Lucia Dainese
9
7 marzo 1980
CRONACA DELLE VALU
XVII Febbraio
IN CIRCUITO
PRAMOLLO
Proseguiamo in questo numero
la cronaca parziale delle celebrazioni del XVII febbraio.
Pomaretto:
Facoltà
di Teologia
Molto numerosi quest’anno i
falò, ve n’erano alcuni anche nella zona del Podio. Accanto ai
falò, purtroppo, anche razzi e
petardi, che molti non apprezzano.
Il corteo, con le due bande di
Inverso e Pomaretto, è stato ripreso dalla équipe di Protestantesimo per la rubrica televisiva.
Molto frequentato il culto e
non tutti hanno potuto entrare
in chiesa. Il pastore Coisson ha
predicato su Galati 5: 1-13 sostenendo che la libertà è un dono
di Dio e perciò è una vocazione
da far vivere ogni giorno. La libertà è infatti la cosa più difficile da realizzare, non è mai acquisita, sempre da riscoprire e
sempre nel rischio di perderla.
Cristo ci invita a vivere la libertà nell’amore e nel servizio.
Nel corso del culto il prof. Bruno Corsani ha poi parlato del lavoro della Facoltà di Teologia
che vuol essere un servizio per
le nostre chiese e anche fuori di
esse.
Era presente al culto anche
una delegazione della Chiesa del
Grand Lancy (Ginevra) con il
pastore Duckert che ha portato
11 saluto della chiesa madrina.
La giornata comunitaria è poi.
proseguita col pranzo e con la
recita della filodrammatica.
Circa 250 commensali hanno
fatto onore al pranzo comunitario preparato nei locali del convitto da un buon gruppo di fratelli e sorelle della comunità. La
grande fatica è stata premiata
dal successo.
La Pilodrammatica ha presentato il dramma di Arthur Miller
« Erano tutti miei figli », dramma che ha richiesto un notevole
impegno agli attori e che è stato
molto apprezzato per il valore
del contenuto.
Chiotti-Villasecca
il Centro
Lombardini
di Cinisello
La sera del 16 sono stati accesi oltre una decina di falò nella sola comunità di Villasecca. È
molto opportuno che la comunità continui a riflettere in maniera nuova e critica sul significato
dei falò e dei petardi usati in
queste occasioni.
Oltre un centinaio di persone
erano presenti nel vecchio e suggestivo tempio di Villasecca al
culto del XVII con Santa Cena.
Il predicatore è stato Marco Rostan che ci ha rivolto un messaggio molto apprezzato.
Un egual numero di persone
ha poi partecipato all’agape preparata da alcuni membri del
concistoro, coadiuvati da altri
validi collaboratori, tutti condotti da Anna Mussano Cabrini.
La zuppa valdese, centro di un
ricchissimo menù, è stata apprezzatissima. Durante l’agape Marco Rostan e la moglie Roberta
ci hanno dato interessanti notizie con l’ausilio di diapositive
sulle origini, sul lavoro e sugli
scopi del Centro « Jacopo Lombardini » di cui dividono con altri la responsabilità.
Domenica 24 u. s. il tempio di
Villasecca è stato nuovamente
luogo di incontro della comunità per assistere alla recita di un
dramma di Ibsen : « Casa di
bambola », lavoro lungo e fortemente impegnativo. Ma i nostri
ragazzi hanno fatto molto per
rendere il significato di questo
dramma che tratta del processo
di emancipazione della donna.
Dobbiamo dire che in gran parte ci sono riusciti.
Vogliamo ringraziare tutti, piccini ed adulti, che hanno collaborato col pastore ai grossi lavori di ampliamento e trasformazione del palco di Villasecca.
Inoltre ringraziamo la comunità
che ha dimostrato la propria
partecipazione alle spese attrayerso una lusinghiera colletta
■’che ha in gran parte « tappato »
il grosso buco finanziario.
Arrivederci a domenica 9 marzo alle ore 14 per la recita del
dramma in un atto ; « Paul
Thompson per sempre » e della
farsa pure in un atto : « L’erede
universale ».
Anche la colletta di questa
prossima occasione andrà a favore delle spese del palco. Grazie!
$. Germano:
«Un coro parlato»
• La Giornata Valdese ha avuto una bella preparazione coi
falò, particolarmente numerosi
ed imponenti che hanno illuminato tutte le alture circostanti.
Abbiamo visto con piacere che
anche a Malanaggio vi è stata
quest’anno una bella fiammata
gioiosa. I sedici giovani ospiti
ginevrini erano già con noi. Essi
hanno poi partecipato pienamente alla giornata del 17. Il corteo
si è recato Ano alla Casa di Riposo dove banda, corale, ragazzi e svizzeri hanno cantato e suonato per gli ospiti. Al culto, il
testo della predicazione è stato
quello scelto dai pastori del circuito : « Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi». La predicazione era stata preceduta da
due canti e da un breve messaggio di uno dei nostri ospiti. La
Corale ha cantato «Dieu très
saint » ed il canto dell’assemblea
compatta ed attenta ci ha fatto
realizzare ancora una volta con
riconoscenza che le voci capaci
di lodare il Signore non mancano.
L’agatte, fraterna, con duecen■ to commènsalL< si è pròtràtta fino a pomeriggio avanzato, dandoci l’occasione di seguire un
« coro parlato » preparato dai
ginevrini ed una simpatica conversazione della signora Clara Boùchard Bounous, sul lavoro di ricerca e di redazione che
sta compiendo in vista di un futuro libro su San Germano e su
uno dei tanti episodi « pre-emancipazione » che hanno caratterizzato in modo amarognolo anche la vita della nostra comunità.
• Una parola di particolare
apprezzamento per i nostri attori che hanno presentato a due
riprese i tre atti di Enrico Bassano « Uno cantava per tutti ».
Abbiamo avuto due belle serate
seguite da un pubblico attento
e che ha dimostrato di sapere
apprezzare la cura con cui i
membri della filodrammatica (alcuni dei quali alle prime armi;
bene!) hanno messo in scena
quest’opera che costituisce un
atto d’accusa contro la violenza,
ma anche un’affermazione di
speranza per chi dalla violenza
è stato asservito. Ci auguriamo
che i nostri attori costituiscano
un’équipe stabile e capace di un
lavoro continuativo lungo tutto
l’arco dell’anno.
• Vogliamo dire la nostra riconoscenza ai molti che hanno
permesso che la comumtà vivesse insieme una giornata tutt’altro che sterilmente rievocativa.
Purtroppo questo periodo è
stato rattristato da tre decessi:
Margherita Revel ved. Plavan
(Malanaggio), Elio Griot (Bagna, Casa di Riposo), Paolina
Comba in Bleynat (Bert). Diciamo a quanti sono nel lutto
la nostra viva speranza in Colui
che consola e vivifica chi vuole.
V DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo al presbiterio di Luserna San
Giovanni lunedi 10 marzo
con inizio alle ore 9.15.
Mattino: Riflessione biblica (Marco Ayassot); Schede di catechismo; Battesimo e Santa Cena
Pomeriggio: Cattolicesimo;
Questioni organizzative.
È stato proposto di orgamzzare un pullman per recarsi a
Torino a visitare la mostra
« Valdesi in Piemonte ». Come
giorno si suggerisce il giovedì
13 marzo, -per' poter, partecipare
ancHe alla Mezione storica » organizzata dalla chiesa di Torino.
Soltanto se le prenotazioni saranno sufficienti potremo organizzare il pullman. Chiediamo
pertanto a quanti fossero interessati alla cosa a mettersi m
contatto con il past. Coisson
(tei. 81288) a Pomaretto.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il secondo incontro di Studio biblico avrà luogo venerdì
sera 7 c.m. alle ore 20.30 al presbiterio ed avrà come tema: « I
racconti della creazione » dai capitoli 1“ e 2° del libro della Genesi.
L’invito è esteso a tutti i membri della comunità.
• Esprimiamo la nostra simpatia fraterna ai familiari di
Gogne Enrichetta Erminia in
Chiavia deceduta improvvisamente nella sua abitazione ai
Prassuit, all’età di anni 52.
POMARETTO
Sabato 8 marzo si riumsce il
Cotìcistoro alla Sala Lombardini. All’o.d.g. Relazione della commissione culto, programma di
Pasqua, finanze, stabili.
• Le riunioni quartierali della
prossima settimana saranno:
martedì 11 ai Pons e mercoledì
12 alla Paiola. Il tema esaminato
sarà; Pentecoste ’80 perché una
festa delle comunità del Circuito.
RORA’
Domenica 9 marzo il culto sarà presieduto dal gruppo dei
gióvani con una riflessione sul
testo di Matteo 5: 13-16 alla luce
della predicazione del moderatore « costruire una minoranza
significativa» (vedi Eco delle
valli n. 7). La colletta è per la
Federazione giovanile.
• La prossima riunione quartierale alle Fucine, martedì 11
sarà ancora sul «primo documento per una riflessione comune
sulla situazione delle chiese battiate, metodiste e valdesi».
• Mercoledì 12 marzo: Unione
femminile al Centro.
• Domenica 16 marzo assemblea di chiesa: all’o.d.g. il parere dell’assemblea sul documento
di cui sopra e reiezione dei deputati alla Conferenza ed al Sinodo. Raccomandiamo la partecipazione per questo incontro.
• Venerdi 29 febbraio si sono
sposati Ilda Revel e Roberto
Malan. Agli sposi che si stabiliscono agli Airali ma restano
membri della chiesa di Rorà
vanno i nostri vivissimi auguri
e la speranza di rivederli spesso fra di noi.
SAN SECONDO
• Sabato 1° marzo si sono uniti in matrimonio nel tempio di
San Secondo Franco Ferrerò
(Grotta) e Marina Salvai (Porte). Agli sposi che si stabiliscono a Miradolo giunga ancora il
nostro sincero augurio. Un fraterno béfivenuto a Elide Baudissard che, nello stesso giorno, si
è unita in matrimonio a Pomaretto con Mauro Gardiol (Cavoretto).
• Domenica prossima 9 marzo si rinnoverà la giornata degli
anziani con la partecipazione di
un gruppo di ospiti della Casa di
Riposo di S. Germano. Gli anziam della nostra comunità sono particolarmente invitati a
prendere parte a questo incontro. Esso avrà inizio alle 10,30
con la partecipazione al culto e
continuerà con l’incontro pomeridiano organizzato dall’Unione
Femminile alle ore 14,30.
Al pranzo, con gli Ospiti di
S. Germano, invitiamo i membri anziani della nostra comunità, pregandoli di confermare subito la loro adesione.
A tutti auguriamo una giornata serena e lieta.
• La comumtà ringrazia ancora i pastori Paolo Marauda e Alberto Ribet che hanno, presieduto i culti delle domeniche 10 e
24 febbraio.
TORRE PELLICE
Assemblea
di chiesa sulla
evangelizzazione
• Domenica 9 marzo avrà luogo al centro il culto con riflessione comunitaria. L’argomento
che verrà presentato nella predicazione e proposto per la successiva discussione sarà quello
della Evangelizzazione. Questo
tema, che è al centro della riflessione di tutte le comunità, verrà
poi ripreso ancora nel corso della Assemblea di Chiesa convocata per il 16 marzo (ore 10), in
modo che la comumtà di Torre
Penice potrà portare il proprio
contributo di idee alla Assemblea di circuito che si terrà nel
pomeriggio dello stesso giorno
ad Angrogna.
• I catecumeni di quarto anno hanno avuto im incontro con
il Gruppo Giovanile e hanno riflettuto insieme su alcuni aspetti della loro ammissione in chiesa. I 22 catecumeni presenteranno le loro domande e motiveranno le loro scelte davanti al Concistoro, in una riunione che
avrà luogo sàbato 15 alle 20,30 e
che sarà aperta a tutti i membri
della comimità.
• Il gruppo filodrammatico
giovanile, visto l’interesse suscitato da « 2003, guardiamoci indietro », presenterà il suo lavoro
in alcune comunità del distretto.
• Sono deceduti Rosina Coisson ved. Bouvier, Roberto Ricca e Arturo Davit (originario di
Bobbio). Alle famiglie colpite
dal' lutto là comunità è vicina
con simpatia fraterna.
• Nella cronaca del 17 febbraio
sono stati involontariamente
omessi i saluti del prof. Augusto Armand-Hugon. Ne facciamo ammenda e ci scusiamo.
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze amministrative di
fatturazione, chiunque invia un
annuncio da pubblicare (economico, mortuario, ecc.) è pregato
di indicare il numero di codice
-fiscale,^ personale, della chiesa,
délVazienda, a cui la fattura va
intestata.
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Augusto Armand-Hugon
di anni 64
Ne danno il triste annuucio la moglie, ì figli e ì parenti tutti.
Il funerale avrà luogo mercoledì
5 marzo alle ore 16 presso il Tempio
valdese di Torre Pellice.
« UEterno fa morire e fa vivere;
fa scendere nel soggiorno dei
morti e ne fa risalire. UEterno
fa impoverire ed arricchisce.
Egli abbassa ed anche innalza sk
(I Samuele 2: 6-7)
«Non vi fate tesori sulla terra.,.»
(Matteo 6: 19)
Torre Pellice, 4 marzo 1980
La Direzione dell’Ospedale Evangelico di Napoli dichiara aperta la disponibilità di due posti di assistenti nel
reparto di ginecologia ed ostetricia.
Tutti coloro che fossero interessati
sono invitati a presentare la domanda,
corredata da un curriculum, entro il
30 marzo p.v.
La Direzione
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o diplomato in agraria per assistenza
tecnica alle aziende. Scrivere Publiman 38 - 10064 Pinerolo.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia ed i familiari
del compianto
Roberto Ricca
profondamente commossi per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, nell’impossibilità di
farlo singolarmente, ringraziano tutti
coloro che con la presenza, fiori, scritti
e parole di conforto hanno partecipato
al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al
dott. Delleani, a tutto il personale delrOspedale Valdese, al pastore Zotta, ai
dottori Avanzi e De Bettini, ai sig.ri
Bianciotto e Detachetis, al gruppo Alpini di Torre Pellice e alla famìglia
Rivoira.
Torre Pellice. 28 febbraio 1980
La redazione dell’Eco-Luce, addolorata per la scomparsa del suo valente
e costante collaboratore, esprime la sua
sin^>atia alla famiglia Armand-Hugon.
Gli operai della Coop. Tipografica
Subalpina sì uniscono al dolore dei familiari.
RINGRAZIAMENTO
Il figlio, il nipote ed i parenti tutti
della compianta
Rosina Coisson ved. Bouvier
ringraziano, profondamente commossi,
tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Sigg.ri Medici ed al personale infermieristico dell’ospedale Valdese dì Torre Pellice, al Pastore Sig. Severino Zotta ed ai vicini di casa che tanto si
sono prestati nella dolorosa circostanza.
Torre Pellice, 23/2/1980
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i parenti tutti del compianto
Emilio Griot
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte in qualsiasi modo a.1 loro
dolore.
Un ringraziamento particolare alla
Direttrice ed al personale della Casa
Valdese di Riposo dì San Germano
Chisone, al Dott. De Clementi, al pastore G. Conte.
San Germano Chisone 26/2/80
RINGRAZIAMENTO
La sorella Laura Monastier e tutti i
parenti, angosciati per l’improvvisa separazione, ringraziano il Pastore Taccia, il Dott. Gardiol, la Signorina Gelso, direttrice di Villa Elisa, il signor
Geraldo Mathìeu, la Sig.ra Velia e tutti
quelli che, vicini e lontani, hanno dato
prova del loro affetto verso la cara
Linette
e mostrato di apprezzare le sue doti
morali e intellettuali, la sua modestia
e la sua bontà.
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché VEterno ti ha
colmata di bene »
(Salmo 116, vers. 7)
Torre Pellice, 21/2/1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Giovanni Luigi Richard
ringraziano tutti coloro che con la
loro presenza, scritti o parole hanno
preso parte al loro dolore, ed in modo
particolare i medici e tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
«Io dico alVEterno: Tu sei il
mio rifugio e la mia fortezza, il
mio Dio, in cui confido! ».
(Salmo 91: 2)
Frali, 19 febbraio 1980
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA -, TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
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DairS al 14 marzo
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Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
10
10
7 marzo 1980
8 MARZO - GIORNATA DELLA DONNA
L'impegno del movimento
Contro la tentazione
della violenza
L’otto marzo del 1908 in una
fabbrica tessile a New York centoventinove lavoratrici persero
la vita in un incendio che distrusse l’ediflcio che occupavano per sciopero.
La celebrazione dell’8 marzo
in Italia quest’anno prenderà varie forme quanto sono vari i
contenuti del movimento femminista. C’è chi sente la necessità ed il diritto di celebrare
con una festa; sono previste
mostre, opere teatrali, assemblee, cortei, scioperi.
I contenuti sono diversissimi
fra di loro ma purtroppo sono
quelli di sempre. Diciamo «purtroppo » perché sembra che non
si possa mai parlare di conquiste: il movimento che, come altri, è stato duramente colpito
dalla grave crisi politica che
pervade il paese da almeno tre
anni, si trova impegnato su
molti fronti. I temi, in gran parte, non sono diversi da quelli
del lontano 1908: le donne e il
lavoro (vedi discussioni in corso sulle leggi della parità e del
part-time), le donne e la famiglia (proposta per il salario alle casalinghe - eterna mancanza dei servizi sociali), le donne
e la salute (in molte parti d’Italia non ci sono ancora i consultori - la legge sull’aborto non è
ancora funzionante ed è ancora
sotto durissimo attacco da parte dei cattolici oltranzisti) ed
ancora i diritti civili (vedi recente sentenza della Corte Costituzionale sulla reversibilità della
pensione).
Violenza
Un altro tema, vecchio come
il movimento femminista stesso, quello della violenza sulle
^onne, vede il movimento impegnato in una fase offensiva. Con
la proposta di legge di iniziativa popolare del Movimento di
Liberazione delle Donne e dell’Unione Donne Italiane (vedi
Eco-Luce del 9 novembre 1979),
la raccolta delle firme e soprattutto i numerosi dibattiti organizzati sul tema della violenza,
abbiamo visto che non si può
affermare che crisi del movimento femminista equivalga a
crisi del femminismo. La raccolta delle firme (ne occorrevano 50.000 — ce ne sono già
più di 150.000) avrà senz’altro
raggiunto l’obiettivo prefisso: il
codice Rocco che ancora attualmente regola i processi per stupro e violenza carnale sarà discusso in Parlamento. Molta
gente ha discusso; le denunce
per stupro si fanno più numerose e dunque anche i processi.
I precessi diventano più pubblici e i collettivi cercano di organizzarsi come parte civile.
Ma ci sono almeno due problemi: 1) non risulta che gli stupri siano diminuiti, 2) risulta
che gli stupratori continuano
ad essere assolti (specie se pub
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gav, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffl, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
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intestato a « La Luce ; fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N, 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (’Torino)
blici ufficiali). Dunque è necessario continuare la raccolta di
firme e soprattutto il dibattito
sulla violenza che la donna subisce e non solo quella sessuale. Inoltre si sta discutendo sul
ruolo che dovrà avere il movimento durante la discussione
della commissione parlamentare
sulla legge. La consegna delle firme raccolte è stata fissata per
il 29 marzo nel corso di una
manifestazione nazionale (c’è ancora tempo per chi non ha firmato — presso il segretario comunale in orario d’ufficio).
Consultori
Prendendo ora in esame alcuni
dei temi accennati prima vorremmo mettere in evidenza il
perché dell’affermazione che non
si può parlare di conquiste. Parliamo dei consultori: il movimento delle donne si vede impegnato da anni nella richiesta
di un servizio pubblico, luogo
d’incontro delle donne, della liberalizzazione dei contraccettivi,
per una maternità desiderata ed
una sessualità non legata alla
procreazione o alla paura di essa. Questa lotta sfocia in una
legge (n. 405 approvata il 29 luglio 1975) basata sull’ambiguità
ed il compromesso ideologico e
politico che caratterizzano il nostro paese. Il modello a cui si
guardava era quel^ dei .consultori prematrimoniàli e matmftoniali già esistenti per « iniziativa
privata». Lo stesso titolo manifesta l’indirizzo che avrebbero
dovuto avere: « Istituzione dei
consultori familiari ». Ma si spera ancora nell’ampia libertà data
alle regioni di completare e rendere attuabile questa legge quadro in corrispondenza alle esigenze delle donne. A circa cinque anni dall’approvazione, molte regioni non hanno ancora
latto né l’una né l’altra cosa. Là
dove i consultori esistono, molti
si sono trasformati (o sono sempre stati) dei semplici ambulatori come tanti altri. Soltanto una presenza continuativa da parte dei collettivi femministi o la
buona volontà di qualche operatore ha impedito che questo
spazio (ambiguo e compromesso finché si vuole — ma spazio)
non venisse totalmente, rimangiato in molto meno tempo di
quanto c’é voluto per «conquistarlo ».
Aborto
Un altro esempio analogo:
quello della legge sull’aborto. Ca
ratterizzata dalle stesse ambiguità e compromessi è stata approvata una legge (n. 194) che
in realtà non accetta il principio
stesso per cui la si è voluta : il
diritto della donna di decidere
quando avere figli. Ma una legge c’è. Poi vediamo che manca
il personale ospedaliero, quelli
che non si sono dichiarati obiettori di coscienza si trovano sovraccarichi di lavoro, in reparti
sovraffollati, senza la necessaria
attrezzatura. Come se non bastasse il ritardo della riforma
sanitaria, la mancata riorganizzazione delle strutture ospedaliere per rendere possibile l'attuazione della legge — c’è chi
pensa bene in nome della « vita» di toglierla e ritornare agli
aborti clandestini. Mentre la Corte Costituzionale si appresta in
questi giorni a emettere una sentenza sulla rispondenza della
194 al dettato costituzionale, il
Cardinale Benelli e altri 4 vescovi scrivono che bisogna «operare con i mezzi costituzionali a
disposizione per ottenere che le
leggi ingiuste, come quella dell’aborto, siano superate e sostituite con disposizioni totalmente
rispettose dei diritti inalienabili
dell’uomo » (Osservatore Romano del 29.2). E così, quella che
in altri paesi, è passata come
una legge, che sancisce un diritto umano, in Italia viene approvata nel compromesso, difesa
coi denti e poi....?
Parità
Gli esempi potrebbero continuare. Le donne hanno il ,diritto
di lavorare (in certi settori) ma
a quando la parità dei salari, a
quando gli asili nidi adeguati, a
quando la corresponsabilità dei
coniugi nella cura dei figli e
della casa? Le donne possono
divorziare ma la Corte Costituzionale ha appena deciso che se
la colpa è loro non avranno diritto alla reversibilità della pensione dell’ex-coniuge anche se
inabile al lavoro o non abbiente
— decisione che va a colpire soprattutto le casalinghe.
Scusateci se sùlla bilancia
non abbiamo messo dei fatti positivi, delle vere conquiste, ma
non ci vengono in mente. Celebriamo l’8 marzo nella, speranza
che fra altri 72 anni la situazione della donna sia realmente e
concretamente diversa.
Judith K. Elliott
Graziella Tron
La strategia di Gesù
Ma affinità non vuol dire identità. La strategia di Gesù era
profondamente, radicalmente diversa da quella degli zeloti, ed
è per questo che, alla fine, tutti
lo abbandoneranno. Questa diversità si manifesta man màno,
durante l'impegno e la lotta di
ogni giorno. Non sì tratta infatti
di una differenza di principi posti a priori, ma di una convinzione che nasce dalla lotta stessa
e da una coscienza acuta della
situazione reale del popolo. Anche se è stato più volte tentato
di farlo, Gesù ha capito, in modo sempre più chiaro, che una
rivoluzione che non nascesse da
una presa di coscienza collettiva
delle masse non era una vera
rivoluzione, e una rivoluzione
che non rendesse realmente liberi tutti gli uomini era una rivoluzione monca, incompleta,
che avrebbe ricreato a sua volta
una situazione di ingiustizia e di
violenza. Per questo, anche se è
spesso tentato dalla soluzione
violenta, Gesù la rifiuta perché
la ritiene sbagliata, cioè inconcludente e incoerente rispetto all’obiettivo finale che è quello
della salvezza universale dell’uomo, di tutti gli uomini che sono
tutti creature di Dio, anche i nemici. I mezzi usati da Gesù si
fondano sempre su un profondo
rispetto degli altri, anche quando non ne condivide le idee e i
comportamenti, come nel caso
dei farisei.
La non-violenza di Gesù non è
un principio morale, non è una
teoria astratta da applicare ovunque e in qualsiasi situazione.
Perché se così fosse, non si spiegherebbe la violenza usata contro i mercanti del Tempio, né la
violenza verbale usata contro i
farisei, o nelle imprecazioni contro Gerusalemme e contro le altre città di Israele. La non-violenza di Gesù non è una filosofia (come- quella buddista, per
esempio) di superamento individualistico della violenza che pone l’uomo fuori dalla realtà’. Non
è un’ascesi. È invece una lotta
che, come tutte le lotte, è soggetta a errori, a contraddizioni,
a tentazioni. Ma la specificità del
rifiuto della violenza da parte di
Gesù è la costante compassione
per l’uomo. Gesù lotta fino alla
fine per l’uomo, non per un ideale. Ed è in questo che si differenzia nettamente e sempre di
più dagli zeloti: non cade mai
nella tentetzione più grave, che è
la tentazione ricorrente di ogni
rivoluzione, quella dell’ideologia.
Gesù non si lascia guidare da_
un’idea, ma solo dalla preoccupazione per l’uomo. Però, que
PROFILI
Vittorio Bachelet
Vittorio Bachelét, il vice-presidente del Consiglio superiore
della magistratura ucciso il 12
febbraio dalle Brigate Rosse, è
stato una singolare figura di credente e uno dei protagonisti del
movimento cattolico nella fase
storica culminata nel Concilio
Vaticano II e nella sua attuazione.
Egli era cresciuto culturalmente in un settore del mondo cattolico (PUCI, Laureati Cattolici)
di tradizione liberale-democratica, a lungo minoritario e poi venuto fuori durante il Pontificato
di Montini e il Concilio. Proprio
Paolo VI, nel 1964, chiamava Bachelet alla Presidenza dell’Azione
Cattolica Italiana, perché ne curasse il rinnovamento secondo
l’ecclesiologia conciliare e ne
mettesse a punto la scelta religiósa.
L’Azione Cattolica era stata,
nel dopoguerra e sotto la Presidenza di Gedda, una associazione potente per numero di tessere, massiccia, usata spregiudicatamente come forza di intervento e di pressione ( attraverso il suo braccio secolare, costituito dai Comitati civici). Bachelet impose durante i nove anni
della sua Presidenza un radicale
cambiamento di rotta, accettando un grosso ridimensionamento
quantitativo della organizzazione per una scelta dello spirituale. Egli fissò, all’Azione Cattolica tre compiti: attuare il Concilio nella Chiesa italiana ponendo alla base del suo lavoro i temi della Parola, di Dio, dell’Eucarestia e della carità; puntare
sui valori essenziali dell’annuncio evangelico e della vita cristiana, rinunciando a pretese di oondizionamenti politici; riscoprire
il senso e la responsabilità di
una scelta as'sociativa di servizio
e comunione nella Chiesa. La
si’.a Presidenza rappresentò un
EostTnziale capovolgimento di
ogni residua tentazione di clericalismo, di qualunque specie,
presente ancora (allora e oggi)
nel mondo cattolico.
Il medesimo rispetto per l’autonomia rispettiva della sfera del
politico e di quella del religioso
caratterizzò poi l’opera di Bachelet quando, tre anni fa, divenne vice-presidente del Consiglio
superiore della magistratura. In
lui si percepiva una totale testimonianza di cristiano, attraverso l’accettazione piena dei valori
civili. In un periodo di profonde
lacerazioni della magistratura,
fu paziente mediatore, valorizzando ogni energia, rispettando
le diversità e riconducendole a
sintesi. Era persona schiva, mite,
in rispettoso ascolto della parola
altrui, sereno, sempre sorridente, possedeva una grossa carica
umana, un ottimismo naturale.
Queste caratteristiche umane gli
venivano da una profonda fede.
Ricordando, v'ari anni or sono,
il pastore Martin Luther King
« ucciso a tradimento a càusa degli ideali di giustizia e di fraternità che egli difendeva», affermava — con espressioni che appaiono premonitrici — che Ogni
cristiano, pur fatto segno di ostilità e di odio, dà la sua vita per
i frstelli nell’amore e nella pace,
partecipa in qualche modo al sacrificio redentore di Cristo». E
aggiungeva: «Il dovere che ci
è chiesto, il dovere che ci è fatto
di spenderci totalmente per i
fratelli resta vano se non è la
semplice testimonianza di un atto di fede della potenza redentrice del Signore e un’umile obbedienza alla sua Parola di salvezza ».
Moltissimi si sono stupiti della preghiera e del perdono per
gli uccisori del padre da parte
del figlio Giovanni al funerale;
eppure questa preghiera e perdono sono stati l’espressione
naturale e spontanea di quella
fede che Vittorio Bachelet aveva
vissuto profondamente e trasmesso attorno a lui.
Piercarlo Pazè
sta preoccupazione per l’uomo
non è di tipo assistenziale, va alla radice delle cose. È dettata
dall’agape, cioè da quella forza
dell’amore che riconcilia l’uomo
con se stesso, con gli alti’i, e ^on
Dio.
La vocazióne
della chiesa
Noi, come comunità e come
singoli, cerchiamo di essere i discepoli di Cristo. Il che vuol dire
che di fronte ai problemi specifici del nostro tempo e della società ingiusta, disumana e violenta in cui ci troviamo, dobbiamo cercare di seguire la stessa
lineà di Gesù che ha per fondamento una profonda solidarietà con l’uomo, considerato sempre
come persona amata e salvata
da Dio.
Violenza o non-violenza: il problèma non sta in una scelta teorica a priori. Se Cristo stesso è
stato tentato dalla violenza, tanto piq lo siamo noi, anche se
non sèmpre ne siamo coscienti.
Evitiamo dunque facili moralismi sulla violenza degli altri.
Inoltre vi sono delle situazioni
■ in cui l’amore per il prossimo,
se è preso sul serio, ci costringe
a passare oltre ai principi e alle
leggi che ci sembrano giuste (vedi esempio del Buon Samaritano). Non c’è vero amore che non
sia profondamente incarnato nella vita e nella storia degli uomini. Quello che ci indica Gesù non
è una teoria bensì una prassi
concreta di splidarietà attiva con
gli uomini, innanzitutto con gli
oppressi e gli emarginati, cioè
con le non-persone sacrificate
da un determinato sistema economico-sociale. Questa solidarietà attiva che dovrebbe sempre
caratterizzare la comunità dei
credenti esige da noi un impe-,
gno serio e costante, una partecipazione attenta ed attiva alla
storia che stiamo 'vivendo e quindi àlla politica. Cosa significa
l’invito rivoltoci da Gesù di prendere la nostra croce e di seguirlo se non che il nostro compito:
di cristiani non può che essere
una lotta quotidiana molto concreta che ci Chiede di. prendere
posizione ogni qualvolta l’uomonon è trattato come una persona ad immagine di Dio ma come
un oggetto, o peggio ancora come una merce, e questo indipendentemente dal sistema in cui
si trova inserito. Questo vuol dire che non possiamo certo accettare la violenza cieca, bestiale e fine a se stessa, delle B.R.,
ma non possiamo nemmeno accettare leg^ liberticide per tutti. né possiamo accettare licenziamenti strumentali di operai,
né la mancanza cronica di posti
di lavoro, né la violenza dei rap-.
porti economici e sociali, né
quella delle strutture di'potere
della nostra società. Tutto questo è violenza. Per questo, dobbiamo impegnarci, sostenuti dalla speranza che è in noi — che
è quella della certezza del Regno
che viene — per costruire una
società fondata su nuovi rapporti economici e sociali, promuovendo, anche nel nostro piccolo,
quell’economia del dono, del
condividere, che è stata quella
di Gesù e della prima comunità
cristiana. Va da sé che il terreno di prova, e di verifica, di que. sti nuovi rapporti fra gli uomini, dovrebbe essere proprio la
comunità dei credenti, la chiesa, non per creare isole felici
staccate dal mondo (questa è
un’altra tentazione che Gesù ha
rifiutato), ma per costituire dei
nuclei di azione e di testimonianza nella realtà concreta che
ci circonda, al fine di cambiare
radicalmente tale realtà. Questa,
credo, è la vocazione della chiesa.
J. J. Peyronel
Nel prossimo
numero
Inizia col prossimo numero una serie di pagine mensili
sul tema » Le droghe che uccidono ». Il dott. Marco Ricca
Cura la prima di queste pagine
su l'EROINA.
• Inizia inoltre una nuova rubrica mensile sui problemi della
pace e della lotta contro gli armamenti. Si intitola « Costruire
la pace » ed è curata da Roberto
Peyrot.