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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Wetodi intei
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■SCUOLA
itodi interculturali
I LEONE DE GIOSA
Spedizione in a. p. 45<i^ ■ art. 2 comma 20/B legge 662/96 • Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
rRAPIANTII
Il valore della vita
di ALBERTO TACCIA
Anno Vili - numero 17-28 aprile 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
lERITREAl
L'impegmt della Chiesa evitngelicd
di C. MILANESCHI E L. ZERABRUK SAHLE
■ECO PELLE VALLIi
La politica e I cittadim riK v*
di MARCO ROSTAN
■ BIBBIA E ATTUALITÀ!
FARE FESTA
«La gioia di Gerusalemme si sentiva
da lontano»
Neemia 12, 43
Ripreso perché ama divertirsi
sballandosi e poi, quando si tratta di portare avanti un impegno serio, è appunto sballato. Luigi mi
guarda un po’ con commiserazione,
un po’ con stupore e poi mi chiede:
«Ma lei, scusi, come si diverte?». Divertirsi per dimenticare, s’intende.
La strada che dovremmo fare Luigi e
io sarebbe lunga; sarà già molto se,
in pochi mesi, riuscirò a sep.iiare il
tempo dello sballo dal icmpn in cui
gli offro una spcci.ili//.i/ione in
campo professionale. A Luigi però
vorrei far capire che tutto quello che
facciamo per lui e insieme a lui è la
celebrazione di una festa: la festa per
la ricostruzione della nostra integrità. Intanto pensa che se mi occupo di lui, avrò pure un tornaconto.
-A celebrazione della festa della
■esurrezione, Pasqua, che si Gonza in progetti e scelte quotidianè da realizzare insieme ad altri, mi
ha ricordato una festa più antica. La
festa per la ricostruzione delle mura
di Gerusalemme al ritorno dall’esilio
da Babilonia significa la gioia per la
restituzione all’integrità di ciò che
era stato distrutto. Infatti una città
senza mura non era più da considerarsi una città, non era più un luogo
sicuro per viverci, non aveva più
confini, la sua identità era compromessa. Gerusalemme era diventata
ormai parte della provincia di un
impero straniero. Eppure la festa
non è una festa privata: tutta la popolazione nelle sue diverse componenti è integrala. E il rumore della
festa si sente da lontano, supera i
confini delle mura.
Anche noi all’indomani della resurrezione abbiamo un motivo
di festa: ciò che era stato distrutto è
stato ricostruito. In Gesù Cristo il
rapporto con Dio è stato da lui .stesso
riannodato; ora abbiamo ricevuto in
dono l’uomo nuovo ricostruito da
Dio .stesso. Tutta la nostra diaconia e
la nostra predicazione sono perciò celebrazione della fe.sta per la ricostruzione dell’essere umano da parte di
Dio. Certo questa festa è strana: noi
annunciamo infatti questa ricostruzione, mentre tutto intorno a noi ci fa
dire che la no.slra gioia non ha molto
senso, perché niente è come dovrebbe
essere. Ma queste azioni diaconali che
celebrano la ricostruzione dell’essere
umano possono essere momenti di
identità: tutti sono accolti e si ricono-scono reciprocamente. Al Servizio
cristiano di Riesi lo si vive quotidianamente: siamo insieme in un progetto perché da soli non si può fare
una festa. Anche nelle chie.se è co.sì.
Ruttavi A questa festa deve su
perare i confini della chiesa o del
le opere diaconali. Riconosciamo di
essere stati ricostruiti da Dio, nella
nostra possibilità di negare il peccato;
facciamolo proprio in que.sto mondo
>n cui affronteremo critica, opposi
■^lone, in cui dovremo resistere e per
Severare. Questa è la base che tiene
insieme chi si dedica al .servizio degli
^tri e quando lo fa con professionalità, e non solo con buona volontà,
l'azione diaconale e la predicazione
®ono fatti da spendere in pubblico affinché tutti possano partecipare alla
festa della ricostruzione dell’essere
Untano.
Erika Tomassone
Le chiese si interrogano sull'uso della forza nnilitare per difendere i diritti umani
Quali interventi umanitari?
Come agire nel corso di una grave crisi? L'uso dello forza armata aiuta veramente a
ricostituire un governo legittimo e democratico? Sono possibili soluzioni alternative?
LUISA Nini
SI dice «interventi umanitari»,
espressione entrata ormai nell’uso comune, e ci si riferisce all’uso
della forza militare allo scopo di proteggere la popolazione civile di un
determinato paese da gravi violazioni dei diritti umani. Ultimo in ordine
di tempo, l’intervento Nato nell’ex
Jugoslavia ha posto ancora una volta
sotto gli occhi della comunità internazionale il dilemma fra la necessità
di rispettare il principio della sovranità nazionale di un paese e la necessità di intervenire, in qualche forma, nel caso in cui un governo non
sia in grado o non sia intenzionato a
preservare la popolazione civile da
gravi forme di violenza. .
La domanda su quale sia la reazio
Immigrati evangelici
A Roma sono
venticinquemila
La Caritas di Roma e l’ufficio romano della Fondazione Migrantes
hanno pubblicato l’edizione 2000
della guida «Immigrati a Roma. Luoghi di incontro e di preghiera». La
guida (che aggiorna quella del 1999)
è pensata come un sussidio per chi
desidera «prendere coscienza della
variegata presenza cristiana stabilitasi a Roma in provenienza da tutti i
continenti» e «scoprire la dimensione interreligiosa della capitale e, superando pregiudizi e incomprensioni, aprirsi al rispetto degli altri culti».
Dalla guida emerge che in provincia
di Roma su ogni 10 cristiani immigrati 6 sono cattolici, 2 protestanti e
2 ortodossi. Gli immigrati protestanti
sarebbero quindi oltre 2.5.000. La
guida censisce oltre 150 luoghi di
culto, di cui 20 protestanti. (nev)
ne appropriata da parte della comunità internazionale di fronte alle «crisi umanitarie» è una di quelle questioni radicali che segnano la società
civile e anche separano le coscienze.
Una prima questione, che tocca tanto i laici quanto i credenti, è appunto
la tensione fra condivisione della responsabilità nei confronti della vita
di ogni uomo e ogni donna e l’imperativo di opporsi a ogni forma di violenza, cosa che implicherebbe il dare
priorità a tutti gli altri mezzi che possano prevenire una crisi umanitaria.
Le chiese non sono esenti da questi interrogativi: in contesti di crisi
devono saper rischiare le proprie parole, in termini di analisi politica e di
visione: è questa una delle idee guida
che ha spinto il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) a organizzare un
seminario, dal 6 alT8 aprile all’Istituto ecumenico di Bossey (Ginevra),
sulle questioni etiche e teologiche legate ai cosiddetti interventi umanitari, allo scopo di aiutare le chiese a
comprendere le domande fondamentali e le possibili risposte. Un seminario che si inserisce nella scia di
un processo di riflessione avviato dal
Cec già da tempo, che avrà un ulteriore sviluppo a gennaio 2001, quando il Comitato centrale si riunirà a
Berlino e lavorerà a una possibile
bozza di documento sul tema degli
interventi umanitari.
Il seminario di Bossey ha toccato
il cuore del problema, offrendo fra
l’altro una panoramica ampia delle
situazioni di crisi nel mondo, e ha
Segue a pag. 10
Culto a Roma
2000 anni dalla
nascita di Gesù
Un culto di ringraziamento delle
chiese evangeliche italiane per ricordare i 2.000 anni dalla nascita di Cristo avrà luogo domenica 14 maggio
alle ore 16, nella chiesa valdese di
piazza Cavour a Roma. L’iniziativa è
partita dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), che ha
rivolto l’invito a tutte le chiese evangeliche italiane, anche quelle non
aderenti alla Fcei: «Non abbiamo intenzione di fare un “contro-Giubileo” - ha dichiarato il presidente della Fcei, pastore Domenico Tomasetto - ma non possiamo neanche far
passare il 2000 come se niente fosse,
per paura di essere omologati a coloro che festeggiano l’Anno Santo». La
predicazione del culto è stata affidata al prof. Paolo Ricca, della Facoltà
valdese di teologia. (nev)
Valli validesi
Riqualificare la
vai Germanasca
Un progetto pubblico che con una
serie di interventi mirati sulla seg
giovia, sull’innevamento artificiale
sul completo recupero del centro
più antico di Frali potrebbe riqualificare turisticamente la località della
vai Germanasca. Questo, come è sta
to spiegato in un incontro pubblico
che si è tenuto a Pasquetta a Frali, è
uno dei primari obiettivi della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca ma anche del Comune
e della società 1.3 Laghi gestore degli
impianti sciistici pralini. Nel corso
dell’incontro tra l’altro la 13 Laghi ha
dichiarato l’intenzione di aumentare
il capitale sociale attraverso una
sottoscrizione per cercare di porre
rimedio al bilancio negativo.
A pag. 11
QUANTO VALE
UN BAMBINO
Esiste una tradizione di serietà
nell’amministrazione americana della
giustizia che a volte si traduce in atteggiamenti duri, ma che è lineare e coerente. Per questo non stupisce più di
tanto l’intervento con cui il piccolo
Elian è stato sottratto ai familiari della
madre, profuga cubana anticastrista,
deceduta in un tentativo di immigrazione clandestina. Certo, fa inorridire
che agenti con il mitra spianato si siano presentati di fronte al bambino, ma
inquieta anche che quest’ultimo fosse
stato nascosto dentro un armadio. Il
padre lo vuole con sé a Cuba; i parenti
della mamma lo volevano trattenere
negli Stati Uniti. Ora si aspetta un pronunciamento definitivo, ma intanto
non può stupire che la vicenda abbia
sollevato tanta attenzione: il caso di
taa bambinq^L^tq più se orfano di-1 v madre, suscita partecipazione; inollffe, I
gli Usa si avviano a. «^a4unga'éafnpa'
gna elettorale, e|;è'4TOSÌ'scontato che I
commentatori e ' *
dei politici facciano sentire la loro.
Ancora: è comprensibile che la comu
nità degli oppositori a Castro, che hanno validissimi motivi per sentirsi sempre mobilitati contro il regime, prendano le loro iniziative di fronte all’ipotesi c|jé..un minore debba, come tanti
altri, crescere in uno stato visto come
criminale. Altrettanto ovvie d’altronde
sono le ragioni del padre.
Su tuttaquesta materia*prendono
posizione anche le chiese: il Consiglio
nazionale delle chiese degli Usa e la
Chiesa luterana degli Usa, oltre ovvia
mente alle chiese cubane, chiedono
l’affidamento di Elian al padre. Ma ciò
che mi sembra più preoccupante è la
costrizione, quasi ineluttabile, a
«schierarsi». Tutti si schierano, tutti
sulla pelle del bambino. I credenti de
vono osare qualcosa di diverso. Essi
hanno un ruolo importante in molte
situazioni di crisi (guerre, controversie locali, tentativi di riconciliazione,
come avvenuto in Sud Africa), ma pri
ma di tutto debbono avere la forza per
trovare, dietro alle azioni, ai compor
tamenti, alle prese di posizione appa
rentemente più ideologiche e interessate, da qualunque parte esse provengano, un barlume di buona fede.
Almeno in via di principio non pos
siamo non credere alla mamma di
Elian quando cercava negli Usa una vi
ta migliore; né possiamo negajre la
buona fede del padre che lo vuole con
sé in un paese sotto regime e povero,
ma che è pur sempre la sua terra; né si
può negare che gli oppositori a Castro
abbiano la consapevolezza di dover
condurre una battaglia di libertà per
tutti. Pensiamo a casi di casa nostfa: ci
sono drammi umani in cui sembriamo
obbligati a schierarci con una delle
parti in causa: con la donna che «ospita» nell’utero il figlio in formazione
dell’amica (e quindi con quest’ultima)
oppure con il nascituro? Con la single
che vuole un figlio a ogni costo o con
quest’ultimo che non conoscerà padre?
A ognuno di noi è lecito avere la pro
pria idea; a tutti è fatto obbligo di non
considerare le posizioni altrui come
frutto della sola convenienza: essa esiste, e purtroppo infiniti casi ci portano
in primo luogo a diffidare e sospettare;
ma allora l’immagine che abbiamo del
mondo è davvero senza speranza. Più
faticoso, ma alla fine, anche solo una
volta su dieci, più gratificante poter di
re di aver trovato della sincerità anche
in chi fa di tutto per nasconderla.
Alberto Corsani
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2
PAC. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 28
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^^RIU 200(i
«‘E io, fratelli,
quando venni da
voi, non venni ad
annunziarvi la
testimonianza di
Dio con
eccellenza di
parola o di
sapienza; ^poiché
mi proposi di non
sapere altro fra
voi, fuorché Gesù
Cristo e lui
crocifisso.
^lo sono stato
presso di voi con
debolezza, con
timore e con gran
tremore; Ha mia
parola e la mia
predicazione
non consistettero
in discorsi
persuasivi
di sapienza
umana, ma in
dimostrazione
di Spirito
e di potenza,
^affinché la vostra
fede fosse fondata
non sulla
sapienza umana,
ma sulla potenza
di Dio.
^Tuttavia,
a quelli tra di voi
che sono maturi
esponiamo una
sapienza, però
non una sapienza
di questo
mondo né dei
dominatori
di questo mondo,
i quali stanno per
essere annientati;
'ma esponiamo la
sapienza di Dio
misteriosa e
nascosta, che Dio
aveva prima dei
secoli
predestinata a
nostra gloria (...)
^Ma com’è scritto:
“Le cose che
occhio non vide,
e che orecchio
non udì, e che
mai salirono nel
cuore dell’uomo,
sono quelle che
Dio ha preparate
per coloro che lo
amano”.
‘M noi Dio le ha
rivelate per
mezzo dello
Spirito, perché
lo Spirito scruta
ogni cosa, anche
le profondità
di Dio»
(1 Corinzi 2,1-10)
IO E TE DIVENTIAMO NOI IN CRISTO
Chi ascolta ogni giorno la parola d'amore dei Cristo, chi prega ogni giorno
diventa forte e sapiente in Cristo, perché si sa amato. Chi si sa amato ama
WINFRID PFANNKUCHE
ALL’INIZIO del testo leggiamo «...e io, fratelli», e alla
fine: «...a noi Dio», anzi, «le
profondità di Dio». Un «io»,
come me e come te, che vive la
sua vita tra fratelli e sorelle, diventa un «noi» di Dio, vive nella comunione della vita di Dio.
Io e tu, fratello e sorella, diventiamo noi nelle profondità
di Dio. Questa è la dinamica
del testo, questa è la dinamica
della sapienza del Dio d'amore. Io e te diventiamo noi nelle
profondità dell’amore di Dio.
La sapienza di Dio è così semplice, quella dell’uomo invece
è complicata. Il cuore di Dio è
semplice, ma il cuore dell’uomo è complicato. È difficile far
entrare le cose semplici nel
nostro cuore. È più facile aiutare che lasciarsi aiutare: la fede dice: «Non ce la faccio da
solo, aiutami tu».
È più facile perdonare che
lasciarsi perdonare. È più facile amare che lasciarsi amare. È
più facile fare che pregare. È
più facile fare qualcosa insieme che pregare insieme. Pregare è il più duro lavoro quotidiano del cristiano. Non è che
pensiamo il contrario? Pensiamo che il nostro cuore sia
semplice, e quello di Dio complicato. Pensiamo di essere
semplici noi, e che Dio sia difficile (bisogna aver studiato...).
La nostra sapienza complicata
non accetta la semplice sapienza di Dio. 11 nostro cuore
complicato non accetta la
semplicità del cuore di Dio.
Perché lo spezzerebbe. Ma solo in un cuore spezzato l’amore di Dio può entrare. Lasciamoci dunque dire dall’aposto
lo, passo per passo, come io e
te diventiamo noi nelle profondità di Dio, per acquistare
un cuore saggio, cioè un cuore
radicato nell’amore di Dio.
«E io, fratelli...»
Preghiamo
Signore,
Dio onnipotente.
Tu ci hai chiamati
a essere tuoi figli.
Ti ringraziamo per la tua bontà.
E se ci allontaniamo da te,
riportaci presto sulla retta via,
rendendoci ubbidienti
alla tua santa croce.
Fa’ che si veda
che Tu ci hai chiamati
e che sei il nostro Signore.
Giovanni Calvino
CHI sono io? Sono forte? debole? sapiente? stolto?
Giudizi degli altri, che m’importa? Giudizi miei, che m’importa? L’apostolo dice poco
più avanti: «Non mi giudico
neppure da me stesso» (1 Cor
4, 3). Ciò che ci rende difficile
la vita è quel giudice interiore
che si infila sempre fra me e il
trono di Dio, e mi dice: «Hai
fatto bene!», nutrendo il mio
orgoglio, o «hai fatto male!»,
nutrendo la mia disperazione.
«Che c’è fra me e te, o donna?»
{Giov. 2, 4) chiede Gesù a sua
madre alle nozze di Cana. Che
c’è fra me e te? Qualcuno o
qualcosa c’è sempre. Qualcuno o qualcosa si infila sempre
tra l’io e Dio. Qualcuno o qualcosa mi intimidisce, mi toglie
la parola, cerca di tenermi lontano dalla Parola della vita, e
fa sì che non mi lasci aiutare,
perdonare, amare. Qualcuno o
qualcosa, insomma, impedisce il mio e il tuo diventare noi
nelle profondità di Dio. Quel
qualcuno o qualcosa è il mio
orgoglio. E Gesù Cristo lo ha
spezzato. Che c’è fra me e te?
Gesù Cristo. Se qualcosa nelle
tue relazioni umane non va,
chiediti come va la tua relazione con Cristo. Non è forse che
ho vissuto un po’ senza di lui?
Ho forse dimenticato di pregare? Che c’è fra me e te, Gesù?
L’apostolo Paolo, nelle difficoltà della chiesa di Corinto,
spezzata in tanti «io» orgogliosi, arriva subito al punto: «Mi
proposi di non sapere altro fra
voi, fuorché Gesù Cristo». E tu?
Cosa ti proponi di sapere fra
coloro con cui condividi la tua
esistenza? Fra noi c’è:
«Gesù Cristo e lui crocifisso»
VEDO la croce: due travi,
spesso soltanto due assicelle o due bastoni. Ciò che è
rimasto del Golgota, i chiodi,
le grida, il sangue e il soffocare
è un simbolo, un segno. Siamo
rimasti segnati. Noi dove eravamo a questo punto? I Vangeli hanno il coraggio di raccontarlo francamente, di guardare
negli occhi del proprio passato, del proprio fallimento, del
la propria debolezza: l’abbiamo rinnegato, tradito, abbandonato. Il crocifisso è una croce per il mio spirito. Perché?
Perché non sopporto la debolezza, il Dio col corpo, il Dio
che soffre.
Non lo voglio, non lo posso
soffrire. Ecco, non voglio soffrire, perciò prendo calmanti.
Non voglio soffrire, perciò lavoro troppo. Non voglio soffrire, perciò parlo troppo. Non
voglio soffrire, perciò mangio
e bevo troppo. Non voglio soffrire, perciò divento superbo.
So che senza soffrire non c’è
gioia, sofferenza e dolori fanno
parte della vita. Ma così non
voglio, non posso vivere. La
mia vita comincia a passare
soltanto per la mia testa. Non
partecipo più. Non mi lascio
più coinvolgere. Rinnego, tradisco, abbandono. La Bibbia
diventa un libro della mia testa. Dio diventa un dio della
mia testa. Il Dio sofferente lo
penso soltanto, ma non lo sento. Invece sono coinvolto nella
vicenda della crocifissione con
tutto il mio corpo. Dio è riconoscibile, visibile alla croce,
nella sofferenza. Non nella
croce, non nel simbolo, ma alla croce come il crocifisso, il
sofferente, l’amante. Questa è
l’immagine della sua sapienza.
Inaccettabile per le nostre teste dure, ma altrettanto inaccessibile per le nostre mani, il
nostro potere: crocifissi da
marcare il territorio.
Ecco, Dio consegnato, rinnegato, tradito, abbandonato
nelle mani d’uomo. La sapienza di Dio che supera ogni ragione e sapienza umana, è il
crocifisso. Spezzato dal dolore
e solo, di fronte a noi, con amore. Questa è forza. Mai siamo stati così tanto amati. Alla
fine non abbiamo bisogno
d’altro che essere semplicemente amati. Quando mai sono stato amato? Chi altro mi
ha mai amato come mi ama'
«Gesù Cristo e lui crocifisso»?
Chi ascolta ogni giorno la
parola d’amore del Cristo, chi
prega ogni giorno, diventa forte e sapiente in Cristo, perché
si sa amato. Chi si sa amato
ama, e chi ama non può fare a
meno di parlare con e del suo
amore. È più forte di me. Chi
ama osa. È chi osa viene a sapere che cosa significano debolezza, timore e tremore.
Non sono la nostra sapienza,
né la nostra forza, né la nostra
cultura, né le nostre opere che
testimoniano ma le nostre ferite. Le ferite nel nostro orgoglio. Le ferite dell’apostolo caduto dal cavallo orgoglioso.
Dio resiste ai superbi. Non la
nostra forza, ma le nostre ferite testimoniano Cristo. Le ferite nelle sue mani testimoniano al discepolo che dubita.
Dopo ogni preghiera tutto è di
nuovo come prima? Sì, nulla è
cambiato; salvo la ferita dove
il tuo cuore si è aperto. Ed essa testimonia la sapienza dell’amore di Dio.
La sapienza di Dio
misteriosa e nascosta
UN segreto. Spesso trattiamo la nostra fede come
un segreto. Paesi sconosciuti
rivelano il loro segreto quando
uno viaggia. Persone rivelano
il loro segreto quando si fidano. 11 crocifisso rivela il suo segreto quando ti fidi di lui. Ed è
questo: io e te diventiamo noi
nelle profondità di Dio. Nulla
si può mettere fra di noi, perché lì c’è già «Cristo e lui crocifisso». Nulla ci può separare
dall’amore di Dio in Cristo Gesù. Quell’amore manifestato
alla croce. La crocifissione non
era un incidente o un atto improvviso dovuto alla pressione
delle potenze di questo mondo alle quali Dio avrebbe dovuto cedere, ma la sua libera
decisione, la superiorità di Dio
contro tutte le forze maligne,
la superiorità del suo amore.
Quale superbia, quale dominatore, quale cancro ci può
separare se stiamo diventando
noi nelle profondità di Dio?
Ecco il segreto: mentre io e te
stiamo diventando noi in Cristo, le forze maligne di questo
mondo si stanno annientando. Quand’anche le forze del
nulla cercano di attaccarti,
sappi che già sono state abbattute da Ge.sù alla croce; tu
sei qui e oggi, perché Cristo è
risorto. Tu stai nel tuo mondo
come un piccolo Davide davanti al grande Golia; ma sappi che alla luce del Cristo risorto ogni avversario è soltanto l’ombra di te stesso, lo, tu,
noi siamo qua per sola grazia.
In Cristo Gesù.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Corinzi 2, 1-io è
ifiseri.
to nel contesto 1, 10.4
nel quale Paolo pre^
posizione riguardo alle d'
visioni della chiesa di c'
rinto. Dopo alcune rifu
sioni generali sul sorgeri'
dei vari raggrupparne '
nella comunità (1,
segue la meditazione
croce come pazzia e sa
pienza di Dio (1, i8-2 51!
I H i r^ + öri*s i~l i - ' n
a
Evonge
chiese (
all'interno di questa
argo.
mentazione, si susseguoni,
tre parti: la prima generai»
sulla morte del Cristo alla
croce come manifestazione
della sapienza di Dio (1,13,
25), seguita da due e'spe^
rienze esemplari: quella
dell'elezione dei membri
della chiesa di Corinto (1
26-31), e quella dell'apo!
stolo con la comunità (2, i5). La prima parte del lostro brano è dunque inserita nel suo contesto come
ultimo elemento di unaca'
tena di argomentazioni
che scende nel personale
fino all'io dell'apostolo.
La seconda parte (2,6
10) tratta l'annuncio della
sapienza di Dio degli eletti
del Signore, È importante
cogliere la dinamica intrin'
seca di questo testo che
parte dall'io e arriva a Dio,
che scende alla croce e risale alla gloria di Dio; è un
testo predicato «in Cristo»,
ispirato dallo Spirito, Paolo parte dall'esortazione
«ad avere un medesimo
parlare e a non aver divisioni tra di voi» (1, 10), e
IsaLacerdi
^antico F
in chie
¿«giovani
stimoniaiii
loro esperi
a
fignificatit
nocchio si
Q|nilingu{
Ä
ß-'f
i
arriva a dire: «Ora noi abbiamo la mente di Cristo»
(2, 16b). In questo movimento del testo stesso deve entrare il predicatore
per far partecipare la comunità tutta a questa dinamica dello Spirito.
Alcuni consigli per la meditazione di questo testo:
va considerato soprattutto
che Paolo non rinuncia alla
sapienza per l'annuneiodi
Cristo; bisogna liberarsi
dalla tentazione di voler
giocare la «vita» contro la
«teologia». Paolo è un teologo, così come il predicatore di questo brano. Il
contenuto dell'annuncio di
Cristo non è il proprio entusiasmo, ma la crocifissione di Gesù. Questa sapien-j
za fa parte del disegno di,
Dio, che è diventato realtà!
storica nella risurrezione di |
colui che pur essendo inno-j
cente è stato condannato. |
Alcune domande perla
preparazione del sermone: I
voglio predicare il crocifis-1
so o la croce? Voglio predi- '
care la croce senza la sapienza di Dio (la sapienza
della sconfitta) oppure la
sapienza senza la croce di
Cristo (la felicità della conoscenza)? Temo la comunità perché non potrò evitare lo scandalo? Voglia
predicare lo scandolo perché mi sono scandalizzato
della comunità? Pregherò.
Signore, io predico, aiutai
mio non predicarei
Penso che i «dominatori
di questo mondo» (L
che continuano a crocifi9
gere Gesù non sono potei)
ze terrestri o extraterrestn,
ma sono dentro di noi. 1
capacità di soffrire.
degno di essere chiamaw
teologo colui che ^
pia le perfezioni inv
Dio nelle sue opere,
Venir
AB
Adora
re alla
dargli la j
con un c
gioia, di :
cuore ape
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del Salmo
adottate c
ceno. Infa
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si fa adori
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mento e le
n rispeti
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espressior
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L'intendir
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tribuito a
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dette, ben
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posteriora Dei), e
zìoni e nella eroce» ( ,
ro. La disputa di Hef
berg 1518, tesi 19e2Uf
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Per
approfondire
- Christian Wolff,
ste Brief des Paulus a"
Korinther, Eva Leipzig,
- Giorgio Tourn, W p
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nella storia. Dottrina
troversa. di
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353-354. in: Emidio C J,
Protestantesimo ne
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Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
La lode e l'adorazione a Dio nella sensibilità di cristiani di diverse culture
1, 10-4,21
Pi-etide
rdo alle d¡.
Ilesa di Co
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I due espeari: quella
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uTi celebrerò fra i popoli, o Signore»
Evangelici provenienti da altri continenti, in Italia per ragioni diverse e inseriti nelle nostre
chiese o in quelle formate da famiglie immigrate o nomadi, testimoniano lo fede comune
La lode delle nazioni
' Le riflessioni sulla lode e l’adorazione raccolte in questa
pa^a esprimono la sensibilità personale e culturale di crie cristiane di diversa provenienza: Ana Maria Garbonetti è italo-argentina, i pastori Martins e Bonsra sono ri.jpettivamente nigeriano e ganaense, Jihong Kim è coreano,
Isa Lacerda è brasiliana, mentre Cesare Levak appartiene
{¡l’antico popolo dei Rom. Tutti loro sono ora in Italia inscio in chiese evangeliche italiane o miste, oppure formate
da giovani e famiglie immigrate o nomadi. Queste brevi testìtnonianze sono un piccolo esempio della ricchezza della
Jaro esperienza e vita di fede in Dio. La nostra lode si espriine a Dio anche per la loro presenza in mezzo a noi, piccola
significativa anticipazione di quel giorno in cui «ogni ginocchio si piegherà nei cieli e sulla terra, e sotto terra, e
ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore, alla gloDio Padre» (Filippesi2,10-11). (AnnaMaffei)
Il mio cuore è ben disposto, o Dio,
io canterò e salmeggerò con riverenza.
Destatevi, salterio e cetra,
io voglio risvegliare l’alba.
Ti celebrerò fra i popoli. o Signore,
e a te salmeggerò fra le nazioni.
Perché la tua bontà giunge fino ai cieli
e la tua fedeltà fino alle nuvole.
Innalzati o Dio, al di sopra dei cieli,
risplenda su tutta la terra la tua gloria!
Salmo 108,1-5
Venire alla presenza di Dio
ABU BONSRA
Adorare significa venire alla presenza di Dio e
dargli la gloria; avvicinarsi
con un atteggiamento di
gioia, di rispetto e con un
cuore aperto. Le parole contenute nei primi sette versetti
del Salmo 95 vengono bene
adottate dall’adoratore africano. Infatti, per tradizione,
l’africano è facilmente portato ad adorare Dio che è un
grande re su tutti gli dei. I
quattro fattori importanti ai
quali far riferimento quando
si fa adorazione in un contesto africano sono il rispetto,
Fintendimento, l'atteggiamento e le aspettative.
Il rispetto è quel valore che
diamo a un re, a un leader, o
aliiostro Dio. Attraverso le
nostre parole, i canti e le
espressioni del corpo dobbiamo far sentire a Dio quanto
egli vale per la nostra vita.
L’intendimento è il significato
più importante che viene atIribuito all’adorazione. L’intendimento è il conoscere il
veto significato dell’adorazione e farla bene. Non consiste
nella esecuzione dei canti, né
nella quantità delle parole
Inette, bensì neH’intento puro
e sincero di glorificare e innalzare Dio. Il Salmo 95, 6 di«Venite in ginocchio adotiamo, inchiniamoci all’Eterno che ci ha creati». Questa
nzione fatta dal corpo, che
scaturisce dai cuore puro, è
un modo di adorare. C’è chi si
inginocchia, chi si prostra, chi
si inchina e chi resta in piedi o
seduto con le mani alzate.
Tutto ciò per esprimere che
Dio è una grande guida per
noi. Ci sono casi in cui la gente si toglie i vestiti e li getta a
terra perché il re viene a calpestali, e altri gesti simili.
Parole di adorazione; le
azioni e altre espressioni
chiare di un tipico africano
sono un buon miscuglio per
rendere al Signore le proprie
ricchezze nel cuore. Questi atti possono sembrare rumorosi
0 poco formali per un estraneo, ma sono graditi a Dio. I
batteristi, i cantanti, i musicisti tutti lavorano per la gloria
del Signore. Parole, rivolte
all’onnipotente, meraviglioso, nostro Signore, rappresentano ciò che è insito nel
cuore della gente che adora.
L’aspettativa: più innalziamo
il nostro re più il suo cuore si
rivolge a noi. Ci aspettiamo da
lui sostegno, pace e amore.
Adorare significa dare al Signore il rispetto dovuto al suo
nome mentre egli provvede
amorevolmente ai bisogni del
suo popolo. Dio dimora nella
lode della sua gente. Se ne
compiace e si avvicina a loro
per amarli di più. L'adorazione non richiede una specifica
posizione del corpo, ma ci
vuole un cuore aperto, ci
vuole appartenenza.
òndirc
La gioia nel canto
IIHONC KIM
La lode è una cosa grande.
Vuol dire felicità, gioia.
^dfUentezza. Si può esprime^ pienamente solo con il
La lode scaturisce dal
ostro cuore, esprime le noeemozioni, la nostra soffemostra fede e la noa preghiera. Tutto il mio
essere credente.
Ou*' cantante lirico.
Vitando interpreto un brano
•tiusica da camera o
^opera lirica di Verdi, Puc®^?olesi, ecc.. impersoando ora Rodolfo in La
M _ mmetmnc«
Claudiana
¡¡i8 Princip
011-66898
! Tomaso, 1 - Torino
)4-fax 011-6504394
boheme, ora il Riccardo di Un
hallo in maschera, canto per
gli altri. È il mio lavoro intrattenere il pubblico, facendolo
divertire, suscitando in chi
ascolta gioia o tristezza.
Anche nel momento della
lode sono sempre io che canto, ma allora è il cuore che
canta; è proprio la lode che
mi fa cantare col cuore, con
una emozione e una gioia immensa. perché canto al Signore e non per degli spettatori.
Cantare al Signore è come
pregare con la melodia. Alcuni cantano bene, altri meno,
ma nessuno deve avere vergogna, non ci sono problemi,
perché il Signore ascolta il nostro cuore. Quando cantiamo
un inno che esprime la lode al
Signore siamo sempre felici.
Ti loderò Signore!
Una lode dall'Argentina
ANA MARIA CARBONEni
SONO Ana Maria e sono
nata e cresciuta in Argen
tina da padre italiano e madre argentina; ma sono tornata in Italia («al posto» di
mio padre) nel 1987. Molti
anni fa, nel 1974 circa, ho ricevuto il Signore Gesù come
mio Salvatore personale e da
allora solo lui sa quante cadute e quante rialzate! In
molti aspetti del mio carattere assomiglio molto all’apostolo Pietro: sono «sanguigna», estroversa (ma «all’argentina»!, non come Pietro
certamente), impulsiva, soprattutto con la lingua: incostante per quanto riguarda
il mio rapporto con il Signore, ma non così per quanto riguarda la mia fede. Essa
ha attraversato ormai molte tempeste, procurandosi
qualche contusione e qualche brutta ferita ogni volta,
ma rimanendo in piedi. Ho
infatti scoperto, non senza
sofferenze credetemi, che io
(proprio io!) posso tutto in
Cristo che mi fortifica.
Ed eccomi qua adesso, a
«spiegare» che cos’è per me
la lode, come la vivo io. Mi
vergogno a confessarlo, ma
anche la mia lode si esprime
in modo «sanguigno»! E cioè,
quando il mio stato d’animo
me lo permette, allora faccio
la cosa che so fare meglio:
cantare; e per il Signore canto a squarciagola (quando sono in casa); ma canto anche
nella mia chiesa, e anche allora concentro tutta me stessa nella mia voce, e così, non
importa se con parole altrui,
10 posso gridare a lui il mio
amore, la mia adorazione, la
mia riconoscenza, la mia
consapevolezza di essere talmente piccola dinanzi alla
sua amorosa grandezza. .
Più tardi, alla fine del culto,
qualcuno mi dice che il mio
canto è giunto fino al suo
cuore, e allora so che a lodare
11 Signore siamo stati almeno
in due. Altre volte trovo il
modo di lodarlo condividendo una mia esperienza che
può aiutare qualcuno; altre
volte ancora, mi capita di
consolare una persona sia
spiritualmente che materialmente, e quando posso verificare che quel mio intervento ha sortito un effetto concreto, allora torno a lodare il
Signore ma in silenzio. Infine; anche adesso sto lodando
il Signore, perché posso condividere una parte di me
stessa, perché lo posso fare
«in lui» con qualcuno che è
mio fratello e mia sorella,
concretamente. Che Dio sia
lodato! Amen.
Sottomettere a Dio
la nostra natura
TAIWOTAIWO MARTINS
L<
sottomissione di tutta la
nostra natura a Dio, è il risveglio della coscienza attraverso la sua santità, il nutrimento della nostra mente
con la sua verità, la purificazione della nostra immaginazione attraverso la sua bellezza, l’aprirsi del cuore al
suo amore, l’arrendersi della
nostra volontà ai suoi proponimenti. Tutto ciò è racchiuso nell’adorazione. Lode e
adorazione sono il sentimento più altruista di cui la no
L'adorazione come riflesso del cuore
ISALAaUDA
IL libro dei Salmi ci invita a
lodare il Signore. Ma cosa
lodare il Signore,
comporta veramente tale gesto? Lodare significa esaltare
con elogi colui che riconosciamo grandioso, potente,
unico e, soprattutto, colui
che amiamo. Ci viene così
spontaneo lasciarci guidare
dalla melodia dei canti che a
volte noi perdiamo di vista il
vero senso della lode; spesso
facciamo del culto di domenica un punto di incontro, un
momento di relax, una fonte
per il nostro rinnovo psicofisico o soltanto un atto dettato dalla tradizione. Ma Dio
vuole di più; non accetta la
lode da chiunque: la vuole
dai suoi figli, da quelli che
egli stesso ha separato per la
sua gloria.
Che responsabilità la nostra! Possiamo presentarci
alla sua presenza in qualunque modo? È il nostro atteggiamento che rende insignificante o grandiosa l’adorazione a Dio; essa è il riflesso
dell’intento del nostro cuore.
Il culto alla domenica deve
essere l’apice della lode di
ogni giorno, frutto di un profondo e sincero rapporto
con Dio. Il salmo 150 dice:
«Lodate Dio nel suo santuario, nella distesa ove risplende la sua potenza». Il creato,
il giorno, la notte, la vita
stessa: tutto riflette la sua
potenza ed essi, giorno dopo
giorno, esultano il suo nome.
Facciamo riflettere anche
noi, ogni giorno, ia grandezza di Dio nelle nostre vite e,
la domenica, nel suo santuario, in mezzo al suo popolo,
la sua gloria.
Dedicare più tempo alla preghiera
CESARE LEVAR
CHE cos’è la lode? Vivere
la lode significa vivere
Gesù. È molto bello la domenica mattina, al culto, quando ci riuniamo per lodare il
Signore. Ognuno aspetta con
ansia il suo turno per leggere
un salmo, dare una testimonianza, pregare o cantare insieme agli altri.
Mi ricordo di una signora
che durante una campagna
di evangelizzazione fu raggiunta dal messaggio dell’
Evangelo. Diventò subito
molto attiva, partecipava assiduamente ai culti e agli studi biblici che si tenevano in
un campo nomadi nella zona
di Treviso. Sprizzava gioia da
tutti i pori; partecipava attivamente ai volantinaggi e ai
raduni evangelistici. Poi le
roulotte partirono e noi la
perdemmo di vista. Tempo
dopo chiesi di lei e mi dissero
che era piombata in una forte
crisi depressiva, e non riusciva più ad uscirne. Come mai?
Eppure era sempre la prima a
lodare e a magnificare il Signore. Che cosa le era accaduto? Poi riflettendo mi convinsi che la sua esperienza
con il Signore, la sua lode,
molto probabilmente, si era
fermata al livello emotivosentimentale e non aveva
raggiunto uno stadio più
profondo. La lode non può
essere solo un fatto emotivo!
D’altro canto ci sono credenti che sono tali da anni o
anche da decenni, che vivono
la lode solo la domenica mattina. Probabilmente non
hanno ancora sperimentato
una vita di preghiera, una
completa disponibilità per il
Signore che si traduce in un
impegno attivo nell’ambito
della comunità e nella predicazione dell’Evangelo, non
hanno sperimentato una vita
di lode al Signore.
L’unico momento in cui
siamo in comunione con Dio
è quando preghiamo, ma il
tempo che dedichiamo alla
preghiera è spesso troppo
poco, bisogna pregare di più.
A Treviso abbiamo avuto
un raduno organizzato dal
Dipartimento di evangelizzazione dell’Unione battista e
dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei. Non potrò
mai dimenticare il calore che
i nostri fratelli e sorelle africani mi trasmettevano attraverso le loro preghiere e la loro lode.
I Rom, il mio popolo, esprime la lode in maniera diversa
dai popoli stanziali. Noi viviamo nelle roulotte, spesso
ci troviamo ad essere 10-12
famiglie che si dispongono in
cerchio. Al mattino ciascuno
invita l’altro per il caffè, e così cominciamo a condividere
i nostri problemi, ognuno
cerca di essere aiuto per il
fratello. Siamo uniti, ci aiutiamo, forse anche perché al
di fuori dell’accampamento
spesso siamo rifiutati. Non ci
sono recinti o muri che ci separano, si sente l’odore del
pranzo o della cena del vicino, che condivide il pasto
con molta naturalezza. La sera ci raccogliamo intorno agli
anziani per stare insieme e
ascoltare i vecchi racconti.
Al mattino ci alziamo per
pregare Gesù, ringraziandolo
di ciò che ci ha dato. Gli chiediamo di darci la forza di magnificare il suo nome nella
coerenza e nel dare una buona testimonianza. Gli chiediamo di vivere manifestando la gloria di Dio, gli chiediamo di farci ricordare che
noi portiamo il suo nome, di
farci avere sempre il sorriso
sulle labbra, e di accogliere il
nostro prossimo gioiosamente. Chiediamo a Dio di saper
ascoltare, di darci la forza di
portare il suo giogo e tutti i
problemi che ne seguono.
Così esprimono la lode i
Rom. Essi non vogliono dimenticare che sono stati
adottati da Dio e devono
comportarsi come suoi figli.
stra natura è capace, è perdo
il principale rimedio per
l’egocentrismo che è il nostro peccato d’origine e la
fonte di ogni peccato.
Eppure domande sulla lode
e sull’adorazione generano
spesso dibattiti accesi all’interno del corpo di Cristo. Come avviene? Come si svolge?
È di tipo tradizionale o contemporaneo? Che cosa si
pensa del gesto di alzare le
braccia verso l’alto, del battere le mani o di altre espressioni fisiche? Quali sono le componenti cruciali della lode e
dell’adorazione? Quando alla
fine di una riunione in chiesa
vai a casa, come fai a sapere
se hai veramente adorato?
Queste non sono questioni
banali. Abbiamo bisogno di
saperne di più sulla lode e
sull’adorazione, quello che
sono e quello che non sono.
Ma alla fine, lode e adorazione non hanno a che fare con
qualcosa che conosciamo, ha
a che fare con Qualcuno che
conosciamo. Il Catechismo di
Westminster afferma che la
ragione primaria per la quale
esistiamo è conoscere Dio e
goderne per sempre. Giovanni Calvino scrisse che il nostro principale scopo è di essere conteggiati fra gli adoratori di Dio. Non c’è bisogno
di appartenere a una particolare espressione del corpo di
Cristo per condividere appieno affermazioni come queste. Noi siamo stati creati per
amare, servire e adorare lui
(Apocalisse 4, 11). Lode e
adorazione rimandano a Dio
e al modo in cui noi rispondiamo a lui. Perciò, le nostre
convinzioni e pratiche riguardanti l’adorazione devono venire da Dio stesso. L’adorazione, dopo tutto, è un’
idea di Dio, non viene da noi.
Lode e adorazione dovrebbero essere l’attività suprema e
la sola indispensabile nelle
nostre chiese.
Anche come individui e
come famiglie, non abbiamo
bisogno di aspettare la domenica per lodare e adorare
il Signore. Devi lodarlo e
adorarlo tutti i giorni. Si può
rispondere con la lode e
l’adorazione al Signore come
famiglia in molti modi, e se si
loda il Signore insieme si può
esperimentare una vera unità di spirito. Puoi anche lodarlo in qualsiasi luogo e
qualsiasi tempo, cantare inni
e canti di lode mentre sei in
automobile, a casa, prima
dei pasti, lavorando in cortile, giocando con i bambini.
Per fare che il culto al Signore sia una realtà, bisogna fare
della lode una parte delle nostre preghiere e leggere le lodi del Signore contenute nella sua Parola. Fa’ che la lode e
l’adorazione riempiano la tua
vita. Rendile una delle cose
più naturali che fai.
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4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene s
VENERDÌ 28
La Cevaa svolge un ruolo importante di sostegno e di contribuzione economica
La Facoltà di teologìa di Yaoundé
La decisione di fondare una Facoltà di teologia in Camerún fu presa nel 1958 da un gruppo di
chiese protestanti presenti nei diversi paesi francofoni Oggi ospita 168 studenti di cui 11 donne
ELISABETTA RIBET
PRIMA del 1963, anno in
cui la Facoltà di teologia
di Yaoundé, capitaie del Camerún, iniziava i suoi lavori,
chi in Africa voleva studiare
teologia doveva necessariamente recarsi fuori dal continente. La decisione di fondare una Facoltà di teologia era
stata presa nel 1958 da un
gruppo di chiese protestanti
presenti nei diversi paesi
francofoni del continente. La
realizzazione del progetto vide la cooperazione di diverse
chiese non solo africane, ma
anche europee e nordamericane. Sin dal 1960, anno della
proclamazione di indipendenza dei paese, il governo
riconobbe la nascente università, la prima dei Camerún.
Al funzionamento e al mantenimento deiia Facoltà oggi
contribuiscono, non solo economicamente, diverse chiese
e comunità: Togo, Repubblica
democratica del Congo, Camerún, Costa D’Avorio sono
aicuni dei paesi di origine di
diverse denominazioni protestanti che partecipano al progetto. A fianco delle comunità
iocali, ia Cevaa ha un ruolo
importante di sostegno e di
contribuzione economica, insieme alla Federazione luterana mondiale, alla Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti e a
quella metodista inglese. La
facoltà di Yaoundé è dunque
il frutto di collaborazioni intemazionali e interdenominazionali al cui mantenimento,
dal punto di vista economico
e gestionale, contribuiscono
chiese e associazioni.
Il piano di studi
La Facoltà di teologia di
Yaoundé propone un ciclo di
studi composto di due momenti, secondo lo schema
francese: i primi tre anni di
frequenza (obbligatoria) approdano alla licence, una sorta di laurea breve. Il quarto
anno si conclude con l’ottenimento deila maîtrise, la
laurea vera e propria.
Durante il primo triennio
le discipline sono piuttosto
numerose: oitre alle lingue
bibliche e alle discipline caratteristiche a una Facoltà di
teologia, vengono insegnate
materie specifiche del contesto africano: dallo studio deile religioni del continente alia musicologia. Il ventaglio di
materie proposte si amplia
ulteriormente grazie a corsi
che danno un’importante integrazione alla preparazione
tipicamente teologica: comunicazione, sociologia, gestione e semantica. Il quarto
anno propone cinque rami
di ricerca e specializzazione:
la teologia biblica (Antico e
Nuovo Testamento), la storia
della chiesa e dei dogmi, la
sistematica (dogmatica ed
etica), la teologia applicata
(teologia pratica ed etica) e la
particolarità delle scienze religiose (studi africani e storia
delle religioni).
È prevista anche la possibilità di formazione per il
conseguimento di dottorati,
dopo un periodo previsto di
cinque anni ulteriori tra corsi di approfondimento, ricerche e redazione vera e propria deila tesi.
Il logo della Facoltà di teologia protestante di Yaoundé
Gli stabili della Facoltà
Il luogo
Il Camerún, con i suoi 15,5
abitanti per kmq su una superficie di 475.000 kmq, non
ha una densità di popolazione troppo diversa degli Stati
Uniti (32,6 abitanti per kmq
rispetto ai 29 degli Usa). Il
reddito medio degii abitanti,
pur essendo bassissimo rispetto a quelli dei paesi del
Nord del mondo, è tra i medio-alti in Africa: 610 dollari
l’anno per persona, contro i
29.340 statunitensi o i 24.940
francesi oppure i 100 etiopi, i
90 in Mozambico. I problemi
che il Camerún si trova ogni
anno ad affrontare non sono
molto diversi dal resto dell’Africa centro-settentrionale:
povertà e corruzione. Si lotta
per la costruzione, o ricostruzione, di uno stato democratico. Il paese, ex colonia francese, è indipendente dal 1960
e repubblica unica solo dal
1972 (prima era repubblica
federale nord-sud, unificazione di territori ex francesi
ed ex inglesi).
Yaoundé è una città mediamente grande: conta circa
200.000 abitanti e si trova a
700 metri sul livello del mare,
il che rende più mite il suo clima sub-equatoriale. La sua
importanza si nota immediatamente, guardandone la posizione: è situata all’incrocio
di molte importanti strade
dell’Africa equatoriale. Questo spiega anche la scelta di
fondare proprio qui la Facoltà
di teologia: in effetti il bacino
di utenza di Yaoundé va da
Abidjan fino a Kinshasa. La
Facoltà, immersa nei verde,
offre, oltre ai locali di lezione
e una fornita biblioteca, anche una grande sala per i culti
e una serie di stabili in cui sono alloggiati gli studenti, singoli o con le loro famiglie, e i
professori. In altri termini, attorno allo studio della teologia in quanto tale, attorno alle
aule è nata una piccola comunità. Dagli ultimi dati forniti
dalla Cevaa, a Yaoundé vivono attualmente 168 studenti
(di cui 11 donne) così ripartiti:
23 nel primo anno; 40 nel secondo; 30 nel terzo; 50 nel
quarto; 25 nel dottorato. Il
tutto con 8 professori a tempi
pieno e 13 a tempo parziale.
È morto in Germania all'età di 90 anni
Eberhard Bethge, amico di Bonhoeffer
FULVIO FERRARIO
EBERHARD Bethge nasce
a Warchau, nei pressi di
Magdeburgo, nel 1909, in
una famiglia pastorale. Dopo
gli studi universitari di teologia, partecipa nel 1935 al primo corso del seminario di
Finkenwalde, nel quale la
Chiesa confessante prepara i
propri pastori. Diviene collaboratore e amico del direttore dei corsi, Dietrich Bonhoeffer e con lui e alcuni altri
inizia un esperimento di vita
comunitaria, in cui la concentrazione nella preghiera e
nella meditazione biblica è
vista come preparazione al
ministero della parola, in
tempi drammatici. Negli anni seguenti, fino alla morte di
Bonhoeffer nel 1945, Bethge
è colui con il quale il teologo
condivide sentimenti, progetti e pensieri. Allo scoppio
della guerra Bethge, come
Dietrich, è esonerato dal servizio militare perché chiamato da Hans von Dohnanyi,
cognato di Bonhoeffer, a collaborare con lo spionaggio,
che è anche un centro della
cospirazione contro Hitler.
Nell’aprile 1943 Bonhoeffer e
Dohnanyi sono arrestati; dopo alcuni mesi inizia una corrispondenza clandestina tra
Dietrich e Bethge, buona parte della quale sarà raccolta
nel volume «Resistenza e Resa», l’opera più nota di Bonhoeffer.
Frattanto Bethge sposa una
nipote dell’amico. Renate
Schleicher; in occasione del
battesimo del primo figlio,
Dietrich Wilhelm Rüdiger,
Bonhoeffer invia dal carcere
una meditazione che costituisce un documento teologico, spirituale e culturale tra i
più significativi della sua produzione. Bethge viene nel
frattempo arruolato nell’esercito, prestando servizio anche in Italia. Dopo il fallito attentato contro Hitler dei 20
luglio 1944 e la scoperta del
ruolo decisivo di Dohnanyi
nel complotto antinazista.
l’intera famiglia finisce nel
mirino della Gestapo: Klaus
Bonhoeffer, Rüdiger Schleicher (cognato di Dietrich e
Klaus e suocero di Bethge) e
più tardi lo stesso Eberhard
sono arrestati: quest’ultimo
sarà l’unico a sopravvivere:
Dietrich e Dohnanyi vengono
uccisi il 9 aprile 1945, rispettivamente a Flossenbürg e a
Sachsenhausen, Klaus Bonhoeffer e Schleicher cadono a
Berlino, sotto le raffiche delle
SS, il 23 aprile.
Dopo la guerra Bethge si
dedica a rendere nota l’opera
di Bonhoeffer, pubblicando
dapprima VEtica, poi le lettera dal carcere: è grazie a queste ultime che Dietrich diventa celebre anche al di fuori della corporazione dei teologi. Nel 1967 esce in tedesco
la monumentale biografia
che Eberhard Bethge dedica
all’amico e che costituisce
ancora l’opera più importante tra le migliaia nel frattempo dedicate alla vita e alla
teologia di Bonhoeffer.
Perché questo articolo?
L’idea di raccontare la facoltà di Yaoundé è nata a
metà gennaio, in occasione
dell’incontro del Comitato
italiano per la Cevaa: ci sembra importante che nelle comunità itaiiane ogni tanto arrivino notizie dai diversi organismi in cui siamo impegnati. Nel budget annuale
della Cevaa, della quale la
Chiesa valdese italiana figura
tra i membri fondatori, rientrano spese di ordinaria amministrazione, come ad esempio i finanziamenti alla Facoltà di teologia di Yaoundé.
Ma questa è solo una delle voci in registro, e l’impegno che
si è preso è importante.
Per questi motivi mi pare
anche importante informare e
chiedere ogni tanto un po’ di
attenzione nei confronti di
questi organismi internazionali: da un lato è verissimo
che il contesto mondiale è
troppo ampio e lontano perché ce ne possiamo occupare
tutto il tempo, esclusivamente; ma dall’altro credo che sia
invece profondamente arricchente e formativo per ognuno di noi come persona e come parte di una comunità
avere «una finestra aperta sul
mondo», per utilizzare una
immagine nota. Vedo questo
tipo di impegno come un gesto di investimento nel futuro
delle chiese di domani, in un
contesto, quello italiano protestante, che si muove, volente 0 nolente, verso una comunione con sorelle e fratelli che
arrivano da altre regioni del
pianeta. Ricominciare a guardare a ciò che si fa e che si è
fatto in questi ambiti è dunque a mio parere di importanza fondamentale per ognuno
di noi, in un’ottica di costruire una chiesa insieme.
DAL MONDO CRISTIANO
Il segretario generale dell'Onu a Roma
Il «iviìllennium Report» di Kofi Annan
ridurre del 50% la povertà nel mondo
ROMA — Mercoledì 5 aprile, a Roma, il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, ha parlato al Senato alle Camere riunite, al governo, al corpo diplomatico e ai rappresentanti della
società civiie. Il segretario generale ha presentato i punti centrali del suo «Millennium Report»; ridurre dei 50% la povertà
nel mondo con due strumenti: la riduzione del debito e il
rafforzamento del rispetto dei diritti umani. Ha affrontato
inoitre la questione della sicurezza della popolazione mondiale. Temi già trattati in un precedente incontro con il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
Konrad Raiser, e che coincidono con il programma del Cec
per il «Decennio contro la violenza». In risposta il presidente
della Camera, on. Violante, ha proposto di completare la legistazione internazionaie, introducendo accanto alla Carta dei
diritti umani una «Carta dei doveri degli stati». Era presente
all’incontro Annemarie Dupré, vicepresidente del Consiglio
italiano per i rifugiati e per il Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia. (nev)
Macedonia
Difficoltà per il presidente metodista
SKOPJE — Momenti difficili per il neopresidente della
Macedonia, Boris Trajkovski, predicatore laico deila Chiesa
metodista, che si vede attaccato dall’opposizione sia sul
piano religioso che su quello politico. In Macedonia su 2
milioni di popolazione, meno dell’1% è protestante, il 2%
cattolico, il 30% musulmano e il 66% ortodosso. Forti di
questa maggioranza, gli oppositori (socialdemocratici, in
gran parte ortodossi) sostengono che un presidente protestante non può rappresentare «la vera religione e la più genuina cultura macedone». «Io servo le religioni - replica
Trajkovski - e la mia elezione è stata la dimostrazione che
in Macedonia c’è una vera democrazia». (nev/eni)
Canada
La Chiesa unita compie 75 anni
OTTAWA — Grandi ceiebrazioni organizzate in Canada
quest’anno in occasione del 75° anniversario della fondazione della «Chiesa unita del Canada», la più grande denominazione protestante del paese (3 milioni di membri), nata dalla
fusione delle chiese congregazionaliste, metodiste e presbiteriane nel 1925. Unico neo, il rifiuto del ministero delle Poste
di dedicare un francobollo alla commemorazione dell’evento. Con disappunto, e poiemicamente, ia Chiesa unita del Canada ha reso noto che nel corso dell’anno verranno emessi
francobolli commemorativi per l’assemblea quinquennale
della Chiesa awentista del 7° Giorno e per il centenario della
presenza della religione Sikh in Canada. (nevleni)
Repubblica ceca
IVIorto un pioniere dell'ecumenismo
PRAGA — È morto sabato scorso a Praga il pastore Jaroslav Ondra, pioniere ceco deH’ecumenismo. Fu segretario
generale della Conferenza cristiana per la pace e, alla fine
degli Anni 60, fu perseguitato dal regime cecoslovacco e costretto ad abbandonare il ministero. In seguito tornò a svolgere le sue funzioni ecclesiastiche come docente alla Facoltà teologica protestante «Comenio» di Praga. (nev)
Repubblica ceca
Eletto il nuovo arcivescovo ortodosso
PRAGA— Dopo la morte del metropolita Dorotej, Praga
ha finalmente un nuovo arcivescovo ortodosso. Dopo tre
mesi di acceso dibattito e di contrastate votazioni è stato
eletto alla carica l’arcivescovo Krystof, 46 anni, consacratola
settimana scorsa nella cattedrale dei santi Cirillo e Metodica
Praga, alla presenza anche di rappresentanti della Chiesa
cattolica e delle chiese riformate della Cechia. (nevleni)
Brasile
La croce dei «conquistadores» non
piace al Consiglio missionario indigeno
RIO DE JANEIRO — Un’enorme croce (17 metri di altezza,
1.500 chili, su un basamento di granito verde, giallo e blu come la bandiera brasiliana) è stata eretta a spese del governo
del Brasile nella riserva degli indigeni Pataxo nel luogo dove
500 anni fa sbarcarono i «conquistadores» portoghesi.
L’inaugurazione è avvenuta il 26 aprile alla presenza del presidente del Brasile, del presidente del Portogallo e del re ni
Spagna. Immediata la protesta del Consiglio missionario indigeno (Cimi) che, anche se legato alla Chiesa cattolica, trova strano che un governo laico e democratico «unisca i color
della sua bandiera a un simbolo religioso e celebri un evento
che non fu altro che una sanguinosa invasione». (nevlaw
America Latina
La fiaccola dei giovani battisti
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LIMA — È arrivata in Perù la fiaccola che una staffetta
giovani battisti sta portando attraverso il Sud America per c
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battista, che si terrà dal 25 al 30 luglio a Valencia, nel Y®’’
zuela. La fiaccola, simbolo della luce dell’Evangelo, ha già 4^
traversato la Colombia e l’Ecuador e, dopo il Perù, uttrave
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Un incontro interconfessionale organizzato il 20 marzo dal Sae a Reggio Calabria
Attualità della riforma cattolica
Pnmo di Lutero ci furono altri tentativi di rinnovamento della chiesa: sarà peculiarità
del primo Riformatore, tuttavia, incarnare la dottrina nella cultura del proprio tempo
BANIEIE FORTUNA
ItNTERESSANTE e coinvolieente rincontro che si è
fitto il 20 marzo a Reggio
rSabria su «La Riforma cat.j. storia e attualità», pro►o’dal Sae al teologo cattoHeo Giovanni Cereti come
Lomento del secondo inatto di un percorso annuale di conoscenza fra i cristiani
ji diverse confessioni (il primo sulla Riforma protestante,lo ha tenuto Paolo Ricca; il
terzo presenterà la Chiesa ortodossa). Il relatore ha trattali tema considerando l’intera storia della chiesa come
una perenne chiamata a rinnovarsi, come una storia di
continua riforma: a partire
lai Nuovo Testamento, dove
ià si invitavano le giovani
comunità cristiane a riformarsi secondo Gesù Cristo e
poi attraverso le esortazioni
dei Padri al rinnovamento
personale e comunitario, le
decisioni dei vari Concili (che
spesso mutavano gli ordinamenti precedenti) e lo stesso
monacheSimo, con il suo invito a una radicale fedeltà al
Vangelo, già tutto il primo
millennio cristiano era stato
pervaso da questa continua
istanza di riforma.
Ma è sul secondo millennio
che don Cereti ha voluto soffermarsi nella sua analisi, con
una tesi ben precisa; Lutero
non è stato tanto l’iniziatore
di una Riforma della chiesa
(egli stesso voleva solo fare
una riforma nella chiesa),
quanto, piuttosto, colui che
più di tutti è stato capace di
interpretare e coagulare, nel
suo tempo, quelle istanze di
riforma che sin dall’inizio del
millennio erano state avanzate aH’interno della chiesa
d’Occidente in maniera quasi
ininterrotta, senza però aver
ricevuto fino ad allora una risposta adeguata. Ld ecco così
apparirci, già dall’XI secolo,
un nugolo di testimoni che,
riscuotendo la chiesa da un
lungo torpore, si sono decisamente impegnati per rinnovarla: papa Gregorio VII e la
sua riforma («gregoriana»),
che se da un lato ha liberato
la chiesa da una certa soggezione all’autorità civile dall’altra ha avuto come esito un
forte sviluppo dell’autorità e
del centralismo papale; gli ordini mendicanti, soprattutto i
Francescani, che proponevano un ritorno integrale al
Vangelo: così anche Pietro
Valdo, Caterina da Siena, lo
stesso Dante Alighieri... tutti
animati dal vivo desiderio di
una riforma della chiesa,
all’interno di una società che,
dalla struttura agricolo-feudale, stava passando alla
struttura urbana con lo sviluppo progressivo dei commerci e delle arti.
Questa istanza e lo stesso
termine «re-formare» furono
accolti da diversi Concili
d’Occidente fino al XVI sec.,
primo fra i quali, e non solo
in ordine di tempo, il Lateranense IV (1215). Qui si giunse
a prendere chiaramente coscienza di come il cambiamento della situazione socio
culturale richieda un impegno incessante per adattare
la stessa disciplina ecclesiastica alle nuove situazioni.
Inoltre si riconosceva la legittimità di riti, culture e tradizioni diverse, insomma di un
armonico pluralismo, all’interno della stessa comunione
ecclesiale. Un altro grande
Concilio di riforma fu quello
di Costanza (1415), che pose
fine al grande scisma di Occidente. Il Concilio di Firenze,
del 1439, giunse perfino a
sancire l’unità con la chiesa
d’Oriente, ammettendo un
pluralismo anche dogmatico
(la questione del «Filioque»).
Purtroppo tutte queste decisioni non vennero attuate
dalla chiesa di allora e si
giunse così al Lateranense V
(1512) che, pur volendo essere anch’esso un Concilio di
riforma, non riuscì a dare
quella svolta alla vita ecclesiale che i tempi esigevano.
Pertanto, nello stesso anno
della sua conclusione, ebbe
inizio la Riforma protestante.
A differenza del mondo cattolico di allora, che concepiva
la riforma della chiesa come
un ritorno alla tradizione, alle
condizioni di un’epoca più
felice, come una restaurazione della disciplina decaduta e
corrotta, Lutero intuì che bisognava guardare avanti. Egli,
inserendosi nella tradizione
medioevale cattolica, che
tanto insistentemente aveva
chiesto una riforma, seppe
incarnare la dottrina cristiana
nel linguaggio adatto e nella
cultura a lui contemporanea.
Irrigiditesi le posizioni e consumata la rottura con Lutero,
i fermenti di rinnovamento
del mondo cattolico vennero
successivamente raccolti e
codificati nel Concilio di
Trento. Compiutasi con esso
la cosiddetta «Controriforma», l’argomento fu considerato ormai chiuso, a tal punto
che invocare ancora una
qualche riforma all’interno
della chiesa sembrò per molto tempo una tendenza...
«protestante».
È soprattutto in questo secolo che si è risvegliato ed
espresso con convinzione nel
mondo cattolico l’anelito di
rinnovamento, un risveglio
anticipato da grandi pensatori del secolo scorso come Rosmini o Newman. Il movimento biblico, quello liturgico, lo sviluppo della catechesi e diversi fermenti nei vari
settori della vita ecclesiale,
nonché personalità profetiche come Yves Congar, oltre
che le aperture dei papi a tali
innovazioni, furono i precursori di un Concilio che, questa volta, ha saputo veramente rispondere alle attese di
molti. Finalmente il Vaticano
II torna a parlare di riforma
nella chiesa, riprendendo così un discorso da tempo interrotto e accogliendo diverse tesi dello stesso Lutero. Si
veda, per esempio, il Decreto
Unitatis Redintegratio al n. 6;
«La chiesa peregrinante è
chiamata da Cristo a questa
continua riforma di cui, in
quanto istituzione umana e
terrena, ha sempre bisogno».
Lutero in preghiera in una stampa d’epoca
[RIVISTE
«Servitium»
Il secolo
trascorso
Il numero 126-127 della rivista Servitium-Quaderni di ricerca spirituale è dedicato al secolo trascorso con il titolo
«Che cosa resta. Questioni ed eventi del Novecento». Biblisti,
teologi e saggisti si confrontano con la storia ma anche con le ideologie, con i diritti
umani e la scienza, e nella seconda parte
con eventi emblematici come le guerre
mondiali, la Shoà e il Concilio Vaticano II,
le guerre nei Balcani. Fra gli autori dei saggi Armido Rizzi, Goffredo Lofi, Luigi Bettazzi, Gianfranco Bettin, Piero Stefani. L’indirizzo della rivista è via Fontanella, 24039
Sotto il Monte (Bg), tei. 035-791227.
Mass media
Come cambia
l'immagine
■ Una interessante mostra a Firenze
a Bibbia nelle edizioni
del XVI secolo
I
La Biblioteca nazionale di
Firenze offre un'interessante
mostra sulle edizioni della
Bibbia nel XVI secolo, che
'mette in particolare evidenza
Il'influenza della Riforma nella
Iffiusione delle Sacre Scrittule.Con l’Umanesimo si ebbe
un’intensa fioritura degli studi filologici che portò alla ri'«istruzione dei testi degli anIdchi autori e non mancarono
[lineili delle Sacre Scritture; ta|itfioritura fu portata al centro
dtU’attenzione dai movimenti
.liformatori. L’invenzione del'Instampa fu determinante
Ipstla circolazione di questi
(*tudi e la mostra fiorentina
|fncalizza il suo interesse sulla
I Bibbia con schede didattiche
I sintetiche ed esaurienti, e un
catalogo a cura di Antonella
I Lumini per i tipi di I.eo S. 01I *hki, che illustra i 247 volumi
Imposti (tratti in gran parte
I dal fondi della Biblioteca).
I 11 percorso della mostra
Bitte con le edizioni in linBta originale: ebraica, siriaI®; greca; si indicano i centri
I principali di produzione (Velirazia per l’ebraico); i testi più
I '’riportanti (il Salterio di Cteil testo diglotta del
Nuovo Testamento di Lra"ro; la Bibbia Plaiitiniana
I “Unsiderata la più grande im' tipografica del XVI seti n' P^®r>a alla traduzione
nile lingue volgari sotto la
la della Riforma. Mentre
chiesa cattolica contrastò
questo processo dichiarando
aut • testo autorevole e
V ®dzzato, passando a nuotraduzioni latine (di Sante
-nl'^irii, domenicano del
di San Marco di FiMal»’ Caietano e altri).
Po 'ttcalzare della Riforma
dalla prima traduzione
Erasmo Da Rotterdam
tedesca di Martin Lutero del
Nuovo Testamento che in
due anni ebbe 80 edizioni, alla traduzione in francese (J.
Le Fèvre d’Etaple, Olivetano),
a quella inglese di W. Tindale, in castigliano, in gè-ez (lingua della chiesa etiopica), in
arabo (con i tipi della Tipografia medicea di Firenze), fino alla poliglotta del teologo
protestante Elia Hutter, professore di ebraico a Lipsia: siriaco, ebraico, greco, latino,
tedesco, ceco, italiano, spagnolo, francese, inglese, danese e polacco. Con questa
edizione poliglotta in 12 lingue la mostra si chiude.
Per l’italiano (sono esposti
109 volumi provenienti dal
Fondo Guicciardini) si ha
una traduzione dalla vulgata,
già del secolo precedente, del
fiorentino Malerbi, mentre
nel 1630 un altro fiorentino
pubblica con i tipi di Giunti
di Venezia una traduzione
dai testi originali. La mostra
allestita alla Biblioteca nazio
naie centrale di Firenze, in
piazza Cavallegeri, è aperta
fino al 20 aprile con orario
i 0-18,30. Dal 20 aprile, visite
su prenotazione tei. 055
24919277, 055-24919286. (c.r.)
Una novità della Claudiana
Con Paolo ci scopriamo
vicini al testo biblico
LUCA ANZIANI
Nella scelta di articoli redatti in seguito alle visioni televisive di film e attualità (come la guerra del Golfo), il critico e
teorico del cinema Serge Daney {.Cinema, televisione, informazione, e/o, 1999, pp. 153, £ 16.000) si
sofferma sui problemi della comunicazione per immagini e trova il modo di accostare Witness - Il testimone (P. Weir, 1984),
con la sua raffigurazione del villaggio amisi! in Pennsylvania (con tanto di barbe,
nonviolenza e comportamenti coerenti)
alla spiritualità del western alla John Ford
(innervato di cultura puritana) e alla «radicalità elegiaca» del cinema di Dreyer.
Religioni
Gli dei
degli egizi
La grandezza di un esegeta
di certo sta nella sua capacità di farsi piccolo. Non
certo nella complicata successione di termini incomprensibili, né nell'abbondanza di pagine ripetitive. Il professor Bruno Corsani ci ha
abituati da tempo, con la sua
semplicità ma anche con la
completezza del suo dire e
del suo scrivere, a un’analisi
profonda ma non astrusa né
lontana della Bibbia. Chi, come tanti di noi pastori, ha seguito i suoi insegnamenti alla
Facoltà valdese di teologia sa
che prima di tutto dal suo dire e scrivere sorgeva come
oggi ancora, nell’ascoltatore
e nel lettore, la gioia e l’amore per la Scrittura. Così è con
gioia che accogliamo questo
nuovo lavoro del prof. Corsani: un breve e intenso saggio
d’amore per la Bibbia e per le
comunità che l'accolgono:
così mi è parso il commento
alla il Epistola ai Corinzi’*.
Un pregio che questo testo
mi pare abbia è, da una parte, la semplicità, pur nell’esigenza di commentare un testo alquanto difficile, e dall’altra l’immediatezza, la vicinanza che ognuno di noi può
trovare tra la propria vita, la
propria fede e il testo biblico.
Ancora, questo è un testo utile. Non è affatto scontato trovare un commento che sia
contemporaneamente denso
e scientificamente valido ma
anche semplice e utilizzabile
dalle nostre comunità.
Il libro inizia con una chiara spiegazione di che cosa ci
sia dietro alla li Corinzi, con i
problemi storici ed epistolari
tra l’apostolo e questa comu
nità, così divisa in sé e problematica. Segue un commento al libro biblico, che |
vuole essere uno stimolo per
i singoli, come per le comunità, a prendere in considerazione prima di tutto il testo j
biblico per confrontarsi con
la Parola. La conclusione
apre uno spazio all’attualizzazione e alla responsabilità
nostra davanti alla parola di
Dio. Questo ancora è un pregio: portare per mano il lettore attraverso i secoli fino alla
comunità dell’istmo per chiedere a lui o a lei o alla comunità; tu qui dove ti poni? Tu
che cosa fai?
«La II Epistola ai Corinzi ci
invita a far risplendere nel
nostro oggi e nelle nostre situazioni la luce dell’Evangelo, perché abbia anche in noi
e nelle nostre comunità l’effetto dirompente che secondo Paolo aveva (o doveva
avere) nella comunità di Corinto» (p. 170). Così siamo richiamati ad affrontare un
cammino che ci porta pian
piano fino all’Evangelo, cioè
di nuovo al principio di tutto
e alla fine di una nostra fede
unicamente in noi stessi. Ciò
che preoccupa Paolo è l’annuncio deH’Evangelo, affinché questa sia sempre anche
la nostra preoccupazione;
«I.a predicazione di Paolo potrà essere ascoltata da noi
con profitto e con riconoscenza» (p. 173) e - perché
no? - questa riconoscenza
vada anche all’impegno e
all’amore per la Scrittura che
ci trasmette il nuovo libro del
prof. Corsani.
(♦) Bruno Corsani: La seconda
lettera ai Corinzi. Guida alla lettura. Torino, Claudiana, 2000,
pp. 186, £24.000.
Quello di Gilberto Galbiati [Origini e storia della religione
egizia, Atheneum, pp. 136, £ 26.000) è un libro di uno studioso protestante (esperto in Antico Testamento e Islam) scritto
per tutti, al fine di documentare carattere e tendenze della
religione degli antichi egizi, le cui origini si perdono nella
notte dei tempi e nella cui complessità (fatta di dei, riti, dottrine di non facile interpretazione) l’autore riesce a introdurre anche il non specialista. Questi viene
condotto dentro una giungla inestricabile
compresa in un arco temporale di circa tre
millenni, nella quale si incontrano la teoria del potere regale (il faraone e lo stato),
il culto ufficiale e la religiosità popolare, i
metodi di sopravvivenza dopo la morte, il
mito di Osiride, antiche origini mitiche del
mondo, ma anche medicina, astronomia,
filosofia, poesia e diritto, (s.r.)
Nella collana «Studi storici» è uscito:
Laura Ronchi De Michelis
Eresia e Riforma
nel Cinquecento
La dissidenza religiosa in Russia
256 pp., 8 tav. ili. a col. e 4 tav. ili. b/n f.t.
L. 38.000, Euro 19,62, cod. 333
Il riesame meticoloso delle fonti e
un’esegesi innovativa delle testimonianze pervenute permettono
di proporre una rilettura radicale
della “eresia russa” del XVI sec.,
ridisegnando in maniera significativa il quadro del dibattito religioso
di quel secolo. La ricca documentazione iconografica, quasi tutta
nuova per l’Italia, consente un riscontro diretto con i temi toccati
dalle tonti.
fresia
® Riforma
nei
Cinquecento
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
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6
PAG. 6 RIFORMA
-V' Un convegno internazionale del dipartimento di filosofia dell'Università di Pavia
Gli ideali repubblicani nell'età moderna
Crozie all'ottima regia di Fiorella De Michelis, la riflessione si è svolta con dodici interessanti
relazioni che hanno spaziato do Brutti e Savonarola fino a Diderot II contributo protestante
MARIO NICOLAI
Lf IMPORTANZA di Pavia
I non deriva dal primato
che per otto secoli la vide capitale d’Italia, quando Roma
e Milano venivano a pagare il
loro vassallaggio aH’Impero,
ma dalla sua Università che,
nel secolo oramai chiuso della Rinascenza, muovendo dal
Valla, attraverso il libero pensiero deH’Agrippa e l’insegnamento di Celio Secondo Curione, aveva lanciato alla scolaresche plaudenti il grido
della riscossa dello spirito e
trovava il proprio sostanziale
alimento nelle opere dei riformatori, acquistate dal libraio Francesco Calvi presso
l’editore Froben di Basilea e
diffuse in Pavia fin dal 1519.
La Riforma in Italia non è entrata nel popolo, per le ben
note e risapute ragioni, ma
ha esercitato un influsso importante nella vita universitaria e nel pensiero del tempo
con le élites di giuristi, letterati e filosofi dell’Ateneo ticinense che rendevano giustamente famoso lo studio pavese del tempo.
Un’atmosfera e un ambiente non molto dissimili da
quei lontani momenti sono
stati ricreati, come per uno
straordinario prodigio, nel
corso di un convegno internazionale di studi organizzato dal dipartimento di Filosofia dell’Università di Pavia
(con l’inappuntabile regia di
Fiorella De Michelis) che si è
svolto nei giorni 23-25 marzo, in un’aula del Collegio
Ghisleri, fondato dal papa
Pio V, il papa dell’Inquisizione e di Lepanto. Pura casualità o segno dei tempi? Il tema del convegno, quanto
mai attuale e intrigante. Ideali repubblicani in età moderna, è stato svolto con dodici
relazioni; dalla «Tradizione
repubblicana di Bruni e Sa
vonarola» fino a «Diderot e il
paradigma repubblicano»,
passando attraverso gli ideali
repubblicani della Ginevra
del Cinquecento, gli ideali repubblicani della Zurigo riformata e il federalismo in Giovanni Althusius. Gli atti del
convegno saranno pubblicati
prossimamente. Accenniamo
qui e a fianco agli studi che
hanno costituito la parte centrale del convegno e hanno
suscitato particolare interesse per il rigore, la puntualità e
l’attualità dei temi trattati.
Mario Turchetti, dell’Università di Friburgo, con la relazione su «Poteri rappresentativi e ideali “repubblicani”
nella Ginevra del Cinquecento» ha confrontato (dopo una
necessaria premessa d’ordine
metodologico circa il contenuto semantico del termine
repubblica che non deve essere inteso nella sua attuale
corrente accezione ma riferito al disegno della polis e della civitas) la Ginevra prima
della Riforma con quella riformata. La Ginevra prima di
Calvino, pur nella sua piccolezza, non discordava troppo
nella sua vita e nel costume
dai paesi dell’Italia meridionale, cattolica com’era, e anzi
città ecclesiastica con un vescovo-principe che la governava per conto dei duchi di
Savoia, con trentadue canonici con undici cappellani
Maccabei e con cinque monasteri, dove si adoravano reliquie famose, come un pezzo del cervello di san Pietro e
un braccio di sant’Antonio,
sul quale era solito il prestare
giuramento. La popolazione
era festaiola e i sobborghi in
vivace ricambio con la città.
Con il vento della Riforma,
nel corso di pochi anni, tutto
ciò era sparito. Politicamente
la città si era fatta indipendente sia dal vescovo che dai
duca di Savoia, che pur con
trastando tra loro se ne dividevano prima il dominio. Ginevra era diventata una repubblica con le sue tre assemblee o Consigli dei Duecento, dei Sessanta e dei Venti. Accanto a questo potere civile un potere ecclesiastico
rappresentato dal Concistoro,
formato dai pastori e da dodici anziani, due del Consiglio
stretto, quattro dei Sessanta e
sei dei Duecento. Potere civile e potere ecclesiastico procedevano d’accordo. Lo stato
è giusto quando, messo a
confronto con la parola di
Dio, ne risulti obbediente
esecutore e la chiesa è giusta
e santa quando, disciplinata
secondo la parola di Dio, risulti sua fedele interprete.
Nelle Istituzioni del 1536 il
pensiero politico di Calvino è
con la democrazia, alla quale
vanno le sue simpatie anche
se tale posizione assume toni
più mitigati nelle successive
edizioni e ammette che l’aristocrazia abbia una sua utile
funzione, e cioè quella di richiamare il popolo ai suoi
doveri, correggerne le passioni e renderlo più sereno nella
valutazione dei veri bisogni,
avvertendo tuttavia che la
monarchia può facilmente
degenerare in tirannide, l’aristocrazia in oligarchia.
L’essenza delle istituzioni
ginevrine, laiche ed ecclesiastiche, si realizza e si concretizza mediante sostanziali e
radicali innovazioni: la nomina delle magistrature civili
attraverso l’elezione popolare, l’introduzione dei principi di collegialità e responsabilità, con la conseguente
necessità di rendere conto
dell’operato. Nelle Istituzioni
(libro IV, cap. XX, 31-32) è introdotto un nuovo e originale motivo che si inserisce
nella coscienza politica ed è
suscettibile di portare in futuro imprevedibili e radicali
mutamenti. «Ai magistrati
istituiti per la tutela del popolo e per porre freno alla
eccessiva licenza e cupidigia
dei sovrani (...) sarei lungi dal
proibire, secondo i compiti
del loro ufficio l’opposizione
e la resistenza alle intemperanze e crudeltà del sovrano,
che anzi li giudicherei spergiuri, se constatando che i
sovrani disordinati opprimono il popolo non prendessero posizione, perché, così facendo, verrebbero meno al
compito di tutelare la libertà
del popolo cui sono stati preposti da Dio».
Le 74 edizioni, in nove lingue differenti, delle Istituzioni che si ebbero nel giro di un
secolo bastano a dimostrare
l’importanza esercitata sul
pensiero politico del XVI e
XVII secolo e gli avvenimenti
che si maturarono. Sul robusto tronco del pensiero del
riformatore sono poi germogliati gli sviluppi di un nuovo
orientamento impresso al
problema politico dagli allievi e continuatori; già con
Teodoro di Beza, l’allievo migliore e suo erede spirituale,
si prospetta la differenza tra il
re e la corona e spunta un accenno alla teoria contrattuale
dello stato; sovrano e sudditi
sono sullo stesso piano, e al
re non spettano altri diritti se
non quelli conferiti dalla collettività, la quale chiede una
corrispettiva somma di doveri da parte del sovrano. Calvino e i calviniani hanno dunque saputo inserirsi prepotentemente nella vita politica
del loro tempo e la nostra coscienza moderna è debitrice
di una imponente somma di
motivi; gli stessi che avevano
spinto il gentiluomo napoletano Galeazzo Caracciolo a
rinunciare agli splendori della corte aragonese per battere, nel giugno 1551, alle porte
di Ginevra.
Gli argomenti affrontati dalla relazione di Emidio Campi
Ideali repubblicani nella Zurigo riformata
Degli «Ideali repubblicani
nella Zurigo riformata dell’
età proto-moderna» ha trattato Emidio Campi con una
approfondita e rigorosa ricerca. Analogie e sostanziali
diversità contrassegnano Ginevra dalla Zurigo repubblicana. In entrambe sono presenti nell’epoca della Riforma gli ideali della polis e della civitas ma Zurigo, con la
rivoluzione del XIV secolo
(Zunftrevolution), condotta
secondo l’esempio italiano,
aveva affidato il governo della città a un Consiglio, a durata semestrale, guidato da
un borgomastro e formato da
13 rappresentanti della nobiltà e della borghesia (Constaffel) e da 13 priori (Zunfmeister) che reggevano altrettante corporazioni (Zünfte)
della classe artigiana.
Con l’inizio del movimento
di Riforma, Zwingli pone il
problema della «comunalizzazione o territorizzazione»
dèlia chiesa; è infatti il Consiglio della città a consentire la
pubblica disputa del 29 gennaio 1523, nella quale Zwin
gli presentò le «67 tesi», esponendo il suo pensiero riformatore in polemica con gli
ordinamenti ecclesiastici.
Non è più l’autorità ecclesiastica ma l’autorità civile che
convoca la disputa, sono i
Consigli cittadini che sanciscono lo ius-reformandi e il
dibattito pubblico avviene in
volgare. La situazione in Zurigo riformata era diversa rispetto a Ginevra; qui la comunità civile aveva non assorbito ma accolto in sé la
comunità ecclesiastica. Tuttavia anche qui, come a Ginevra, il riformatore proclamava qual è la volontà di Dio
nella vita politica ed economica della città e anche qui
l’atteggiamento del riformatore delimitava il limite dell’obbedienza dei cittadini alle
autorità e rendeva corresponsabile il popolo della difesa della propria libertà religiosa, ma anche della libertà
civile e politica.
Zwingli sentiva fortemente
la responsabilità politica nella vita della città e la sua concezione lo aveva portato a in
II prof. Emidio Campi
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
novare radicalmente anche
negli istituti e nella struttura
sociale. In almeno tre settori
della vita sociale il suo intervento ha prodotto irreversibili trasformazioni; nel campo
dell’assistenza ai bisognosi e
ai poveri, sottraendo all’apparato ecclesiastico l’esclusiva prerogativa e affidando a
dei comitati di laici (diaconi)
l’attuazione e l’esercizio dell’assistenza pubblica: con la
creazione di un tribunale per
le cause matrimoniali e per i
costumi (precursore del coincistoire ginevrino) attribuendo al Consiglio, cioè all’autorità civile, il compito di vigilare non solo sulla legislazione matrimoniale ma anche
sulla disciplina morale e costituendo così la prima forma
di uno stato civile: con la istituzione della Prophezei, la
scuola teologica protestante
realizzata sulla base dei nuo
vi principi mediante la trasformazione degli istituti precedentemente esistenti.
Zwingli, di profondi sentimenti repubblicani, ammiratore dei suoi antenati che
avevano combattuto per la libertà del paese, si esprimeva
in questi termini: Tyrannidem ergo omnibus prohibet
Christus. Così come si verificherà a Ginevra, anche a Zurigo l’azione di consolidamento degli ideali e dei principi del riformatore è affidata
ai suoi allievi e successori.
Henrich Bullinger, suo diretto
successore che nell’arco di 44
anni si adoperò il rafforzamento delle strutture della
nuova civitas ed è conosciuto
e considerato quale autore di
opere importanti, come la
Confessio Helvetica Posterior
e la Storia della riforma, merita di essere ricordato in
questa sede per una opera
minore: la commedia Lucrezia e Tarquinio, in cui si ricollega alla tradizione dell’abolizione della monarchia secondo la quale Bruto, dopo l’oltraggio da parte di Sesto (figlio del re) a Lucrezia, convocò il popolo e gli fece giurare la deposizione del re Tarquinio. Giunio Bruto viene
così esaltato come il campione e il modello di conquistatore della libertà contro la tirannide e l’oligarchia, il tutto
in perfetta sintonia con i
principi e i sentimenti repubblicani del suo predecessore e
maestro, (m.n.)
donata le
Ulrich Zwingli
L'intervento d\ Mario Miegge
La Riforma e la storia
degli Stati federali
In questi tempi si discute
del declino della «sovranità»
dello stato nazionale e si dibatte sul modello di costruzione dello stato federale. È
d’obbligo una premessa metodologica sulla differenza tra
la confederazione, che è una
alleanza revocabile, fra stati
totalmente sovrani, e lo stato
federale che è un’unione di
stati in cui si ha la coesistenza
di due corpi statali su di un
unico territorio: lo stato federale, i cui poteri sòno definiti
e concernono la sfera dei rapporti esteri, e gii stati membri, sovrani negli ambiti la cui
competenza non è espressamente delegata alla Federazione. Poiché i primi stati federali, gli Stati Uniti d’America e la Svizzera, nati da precedenti unioni confederali, sono paesi nei quali la Riforma
ha avuto un peso determinante, è lecito domandarsi se
e quale influenza essa possa
avere esercitato.
Alla domanda ha cercato di
dare una risposta Mario Miegge, con un originale e interessantissimo studio su «11 federalismo di Johannes Althusius». Giovanni Althusius si è
formato come pastore e teologo alla scuola dell’Accademia
ginevrina, il cui primo rettore
era Teodoro di Beza, e successivamente è passato all’insegnamento consacrando parte
del suo tempo allo studio della filosofia e soprattutto della
politica. La sua opera principale, la Politica methodice
digesta (1610), è stata per lungo tempo ignorata ed è stata
ripresa dopo due secoli di emarginazione dal saggio di
Otto von Gierke e dagli americani Carney (1964) e C. J. Fiederich (1969).
Lo studio di Mario Miegge
non si limita alla semplice
riesumazione e attualizzazione di un importante testo,
che non è mai stato tradotto
né in francese né in italiano,
ma ci presenta la differenza qualitativa dell’impianto
althusiano rispetto alle definizioni del campo della politica che i teorici dello «stato
moderno» hanno dato. Per
Althusius la politica è un’atti
vità consociativa, consensúa-1
le (ars consociandi) che gli]
uomini svolgono per costituì-1
re, coltivare e conservare la i
vita sociale. Il fine dell’arte ci
governo non risiede nell’eser- ''
cizio della sovranità ma la po-1
testas gubernandi è intesa come un patto simbiotico, una
mutua communicatio che si
realizza mediante attività, oggetti e diritti comuni perii
migliore e più adeguato soddisfacimento dei bisogni
pubblici e privati.
Siffatta attività non può e
non deve essere ancorata alla
realtà comunitario-corporativa del Medioevo né può trovare corrispondenza nelle
odierne regressioni «comunitaristiche». Il disegno politico
in Ahhusius è sempre inserito su un piano di procedimento pratico-operativo e la
communicatio non è identica
alla communio, ma è esplicitamente e senza ambiguità
definita come «prassi comune» (koinopraxia) ed è sempre legato e determinato giuridicamente nei patti e nella
communicatio juris sottostanti. La novità e l’attualità
del progetto althusiano risiedono nel configurare lo stato
come una consociano publica
imiversalis nella cjuale città e
regioni diverse si associano
con il patto federale delle
communicatio juris attraverso il quale reinvestono parte
della loro sovranità.
Questo disegno e progetto
politico ci sembra, ancora
oggi, di una sconcertante attualità e autorità, ramrnentandoci e ammonendoci che
l'unico mezzo per ottenetela
kantiana pace perpetua non
può essere la creazione di
una variegata comunità cosmopolita confederata ma
«una condizione giuridica di
federazione internazionale
sulla base di un diritto stabilito in comune» o, per dirla
con Althusius, in forza di un
patto consociativo di federalismo internazionale in un
unico corpo formato con
l’accordo di diverse consociazioni unite in simbiosi s
raccolte sotto uno stesso diritto. (m.n.)
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Il prof. Mario Miegge
7
APRILE 2(Ki, ^erdI^28 aprile 2000
- Scuola
PAG. 7 RIFORMA
I La soglia ineludibile dell'interculturalità sfida la società e le religioni
Farsi carico delle generazioni future
Da un convegno tenutosi a Malta per iniziativa delIVnesco giungono indicazioni
su come affrontare nella didattica i problemi del dialogo fra le culture diverse
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^^^NATALEONE PECIOSA
Studiosi ed esperti provenienti dalla Bulgaria, da
toazia- Israele, Italia, Libalo,.Marocco Svizzera e Turchia, in rappresentanza delle
(je grandi religioni, ebraistnOrCristianesimo e islamico, si sono interrogati sull'giedità culturale da lasciare
jllg generazioni future alla
luce del rimescolamento generalizzato di popolazioni
che un tempo si ripartivano il
pianeta in zone relativtimente omogenee. I popoli migranti, tra i caratteri delle loro culture, portano anche
quelli della loro ricchezza rehgiosa: rappresentano per la
pedagogia, per la dichitlica,
per la cultura in genere, oltre
che per la trasmissione della
fede, una soglia critica da
non poter eludere. Nel mutevole e movimentato scenario
sociale di etnie, culture e religioni diverse, hi prima agenzia deputala a preparare
uno spazio politico europeo
cher^forzi da un lato l'identità dell’alunno e dall’altro lo
educhi alla relazionalità,
aU’interculturalità è senz’altrola scuola.
, Superare il pregiudizio attraverso la conoscenza è stata la frase chiave che ha accomunato molti interventi.
Qualcuno ha obiettato: come
mai gente dotta, eductUa nelle università europee, ha potuto sostenere rOlocaustoV
Forse la conoscenza non è
sufBcienfe se non educa a discri0naxe fra il bene e il male; à livello conoscitivo occorre accostare giudizi di valóre e dedurne un conseguente comportamento. In
«L’istruzione libera l'individuo e la società dall ignoranza
che alimenta il pregiudizio e rintolleranza, ci insegna a
esplorare quei valori universali che uniscono e non a stigmatizzare quelle differenze che ci separano»: queste le parole
con cui il presidente della Repidiblica di Malta, Guido De
Marco, ha concluso il meeting «Farsi carico delle generazioni
future: un progetto educativo interreligioso» (La Vailetta 2729 gennaio). L'Università maltese sta affrontando il problema dell'educazione interreligiosa dal 1986 da quando ha ricevuto daU’Unesco la delega a curare il progetto mirante a
tutelare i diritti delle generazioni future. La Declaration on
thè responsibilities of thè present generations towards future
generations, adottata il 12 novembre 1997 dalla Conferenza
generale dell'Unesco ed emanata in occasione del 50" anniversario della Dichiarazione univer.sale dei diritti ¡¡mani ha
costituito il documento base su cui si impernia la ricerca.
L'incontro di fine gennaio si è prefisso dunque come obbiettivo operativo l’elaborazione di ini testo .scolastico interculturale e interreligioso la cui adozione potrebbe essere proposta
a tutte le scuole dei paesi del Mediterraneo accomunate da
forte presenza di cristiani, ebrei e mussulmani.
tale linea la proposta didattica dell’ebreo Yaacov Iram si
struttura in laboratori finalizzati al superamento degli stereotipi e dei pregiudizi attraverso la presa di coscienza di
stereotipi relativi alle altre religioni. Secondo Iram infatti
gli stereotipi, sebbene inconsci, prevalgono e impediscono il dialogo fra gruppi.
Non stupisce che tra i circa venti progetti didattici internazionali presentati a
Maita quattro fossero della
Puglia, sia perché essa è terra
di continui approdi di migranti, sia perché dal 1992
ITrrsae ha progettato e sperimentato nella scuola dell’obbligo una serie di percorsi didattici interculturali. Quello
presentato da Donala Leone
(Bari) fa suo un invito di Ernesto Balducci: «Le alterità
non si annullino, né si assimilino, ma restino nel gioco
del reciproco scambio, in
vista di intese sempre più
ampie». Così compito della
scuola è di creare nell’alunno
un’identità «dialogale», un
pensiero flessibile e aperto,
capace di guardare da diversi
punti di vista uno stesso problema, di distinguere e differenziare, ma anche di individuare i caratteri di connessione e di integrazione. Nel
delicato rapporto religionereligioni il docente dovrà fare
attenzione a non confondere
ciò che compete alla famiglia, alla sinagoga, alla chiesa
e ciò che tocca alla scuola
(approccio cognitivo, elemento che rafforzerà nell’alunno credente e praticante l’identità religiosa di appartenenza, mentre consentirà all'alunno di altre religioni di aprire una finestra su
un altro paesaggio).
L’approccio interreligioso
«per problemi» pone sul tappeto argomenti ineludibili
per le religioni monoteiste,
come quelli evidenziati dai
proff. Castrignanò e Montemurro dell’Istituto agronomico sperimentale deH’Università di Bari, che hanno affrontato il discorso ecologico
dello «sviluppo sostenibile»
dal punto di vista del «rispetto del creato, opera di Dio»,
criticando l’atUtale modello
di soggettività nei rapporti
con il mondo naturale. Qui
l'elogio della diversità da un
lato diventa constatazione
della mirabile biodiversità in
natura e dalTaltro evidenzia
la sapiente interdipendenza:
gli ecosistemi rivelano l’importanza di un atteggiamento responsabile verso il creato e non di dissennato sfruttamento. È stato anche presentato dai due docenti un
Cd-rom sulla simbologia religiosa delle piante mediterranee e proposto di potenziare
gli orti botanici inserendovi
come a Gerusalemme e a Perugia, la porzione relativa di
piante «simbolo» delle varie
religioni.
Anche la problematica della pace ha tenuto campo a
Malta: Tintervento di Anna
Portoghese, dell’Irrsae Puglia, propone di cercarne i
contenuti dell’educazione
nella profondità dell'anima
profetica delle tre religioni
monoteiste, piuttosto che
nelle tradizioni e negli apparati. 11 rispetto dei diritti
umani vi è strettamente congiunto, come hanno messo
molto bene in rilievo le unità
didattiche di suor Marija
Martina Koprivnjak, croata,
che si occupa anche di tema
è in via di pubblicazione una storia delle religioni concepita per l'uso scolastico
Le vie delle fedi passano attraverso il nome di Dio
_________ ____________________ la cor-r,nri;i nartp I tnììnra- riguarda il batte
NICOLA PANTALEO_______
Annuncia ta in vari convegni e sperimentata in
12 scuole da una quarantina
di docenti di varie discipline,
è alle stampe per la Progedit
di Bari (e-mail: progedit@teseo.it) una collana multidisciplinare di percorsi didattici interculturali in 7 volumetti, diretta dal presidente
dell’Irrsae di Puglia prof. Pioto Minerva, che verrà presentata nel maggio prossimo nel
corso di un convegno internazionale. I volumi, che fanno riferimento a una comune
■Dipostazione pedagogicooulturale, si occupano rispettivamente di lingua italiana
tome L2, storia, musica, reli8)oni, scienze, matematica.
Mass media e sono corredati
da una «Storia dei percorsi
insae» e da un Cd-llom che
ne contiene le esemplificazioni didattiche.
Fermo restando l'interesse
globale fondato sulle necessarie interconnessioni della
collana, il volumetto sulle redgioni intitolato / nomi di
^‘Oha indubbiamente una
utevanza speciale in quanto
« cala opportunamente nel
dibattito sul destino dell’in*®gnamento religioso nella
scuola pubblica in Italia, fornendo al tempo stesso un’ineialatura teorica credibile e
fornata e degli strumenti
Aerativi direttamente utilizzili nella pratica scolastica,
j^utori, Anna Portoghese e
^cello Vigli, sono convinti
jjAÌduibi della necessità di
j ,,®su^amento della storia
stat '‘d^oni nella scuola di
pL ® per tutti gli alunni, anse poi si dividono sulle
prospettive concrete di ap
plicazione: Vigli infatti lo
considera a tutti gli effetti
potenzialmente sostitutivo
delTattuale «ora di religione
cattolica» e trasversale rispetto agli insegnamenti curricolari, mentre la Portoghese ne vede un’utilizzazione
immediata per gli alunni che
non si avvalgono dell’insegnamento cattolico concordatario e uno sbocco possibile per progetti di educazione interculturale.
Nella prima parte, intitolata Le problematiche, si affrontano le questioni nei loro
termini generali e nel loro
farsi storico nella realtà scolastica italiana, ripercorren-,
do le tappe del «Progetto di
educazione interculturale»
perseguito dalTlrrsae di Puglia nella seconda metà degli
Anni Novanta. Si identificano poi le ragioni di fondo del
progetto in una nota del
Consiglio d’Europa del 1994,
che raccomandava l’avvio di
un insegnamento delle religioni «a carattere culturale,
storico e sociale, improntato
alla tolleranza, multilaterale,
esente da ogni clericalismo e
da qualsiasi indottrinamento
ideologico» e, più localmente, nel dibattito fiorito tra il
1996 e il 1997 (Convegno di
Firenze, Convegno di Torino,
i numeri 3 e 5 di Confronti
del 1997) attorno alla riconosciuta opportunità di introdurre «un insegnamento delle religioni in prospettiva laica e aconfessionale», capace
di offrire elementi di conoscenza e chiavi interpretative
della cultura, della spiritualità e dei riferimenti identitari dei popoli di oggi.
La seconda parte, 1 laboratori, vede una scansione
dell’argomento per distinti
ordini scolastici, dove per
l’appunto si presentano i temi interreligiosi nelle forme
più adatte all’età degli allievi,
ai loro interessi, alle componenti psico-pedagogiche che
ne caratterizzano la fase evolutiva. Si inizia con la scuola
materna che svolge il tema
«Un giorno per fare festa», in
cui vengono offerte attività
grafiche e’iudiche (giochi,
danze, mini-drammatizzazioni) incentrate sulle grandi
festività religiose occidentali
e orientali. Per le scuole elementari si prevedono tre nuclei tematici: «luoghi di culto», «pasqua ebraica, pasqua
cristiana e “grande festa”
islamica», «simboli principali delle religioni cristiana, ebraica, islamica».
Anche qui la metodologia
della presentazione è giocata
su una dimensione in larga
misura extraverbale (iconica,
mimica ecc.). Nella scuola
media l’orizzonte tematico si
allarga e specifica includendo ricerche sul battesimo e i
riti di iniziazione, sulla simbologia del sangue nelle tre
grandi religioni monoteiste,
sulla posizione del bambino
nelle diverse culture, sulle figure istituzionali, sull’incontro con «l’altro», esemplificato in un confronto con i coetanei delle regioni del mondo
dove imperversano conflitti e
si producono grandi calamità
naturali: il Salvador, l’Algeria,
l’India. Sono anche tracciati
per questa fascia d’età incontri con l’anglicanesimo e con
l’induismo.
Vi è da dire che per quanto
tiche «nuove» quali aborto,
sesso, divorzio, eutanasia.
Così anche la preoccupazione del docente marocchino
Ahmed Meziani di accostare i
diritti ai doveri, mentre il
progetto della prof. Franca
Cicoria propone in didattica
laboratoriale, come fattori di
pace e interscambi, la conoscenza di alcuni aspetti «ludici» dei paesi mediterranei relativi a giochi dei ragazzi, alle
musiche, alle danze...
A fronte sia dei grandi movimenti migratori spesso dis
riguarda il battesimo non ci
si limita a confrontarlo con
pratiche consimili in altre
religioni su una indiscussa
base pedobattista, identificata tout-court con il «battesimo cristiano», ma si fa un
onesto discorso che mira anche a presentare le ragioni
del battesimo degli adulti e
ciò, per un’iniziativa di matrice essenzialmente cattolica, è cosa davvero inedita e
lodevole. Per le medie superiori infine si propongono allargamenti verso le grandi
religioni e le grandi elaborazione etiche-filosofiche dell’Oriente attraverso «Tre temi per un breve percorso induista» di P. Zeller e un’indagine su «Il buddismo: tra
religione e filosofia», curata
dallo studioso di religioni
barese Leo Lestingi.
È da ricordare che l’intero
materiale sulle religioni contenuto ne I nomi di Dio è
passato attraverso il vaglio di
un’ampia sperimentazione
nel corso dell’anno scolastico
1994-1995, subendo correzioni di tiro, includendo contributi dal basso, registrando
reattività e ipotesi di lavoro
ulteriore, che ne fanno in definitiva un work in progress,
un manuale aperto e flessibile, che non si propone cioè
come testo finito e circoscritto ma piuttosto come modello di lavoro e come pccasione
di maturazione di una sensibilità interculturale: un obiettivo meglio perseguito se
si distribuisce lungo la gamma degli insegnamenti e
dunque facendone un uso interdisciplinare, favorito dall’adozione di tutti gli altri volumetti della collana.
solutori di radici e identità
«locali», sia dei crescenti processi di globalizzazione e occidentalizzazione del mondo
che rischiano di azzerare tale
identità, il progetto Unesco
vuole porre nella scuola in un
dialogo rispettosamente convergente anche le religioni.
Gli studiosi intervenuti continueranno la loro collaborazione a distanza, facendosi
carico del futuro dei giovani
del Mediterraneo, espressione che ci rimanda all’«/ care»
di Don Milani.
Polemica in una scuola di Bologna
La preghiera della
bambina musulmana
Il quotidiano «La Repubblica», nella sua edizione del 12
aprile riportava, nelle pagine
locali di Bologna, la notizia
che in una scuola elementare di Monghidoro (Bo) è stata negata la possibilità a una
bimba musulmana di compiere la sua preghiera quotidiana. Il pastore metodista
Giovanni Anziani, segretario
della Consulta delle comunità religiose (Ccr) di Bologna, ha così commentato la
notizia: «Innanzitutto desidero sottolineare i termini
della questione. Si tratta di
concedere un breve permesso a un’alunna (intorno ai 10
minuti) di essere assente dalle attività scolastiche per una
attività religiosa individuale.
Non vi è la richiesta di avere,
nella scuola e in orario normale, un’attività pubblica di
culto religioso. Credo che
non si debba fare confusione
in questo campo e per tale
motivo non posso accettare
il clima di intolleranza sorto
in quella scuola. Fatto ancora più preoccupante è che tale intolleranza coinvolge una
bambina la quale si sentirà
discriminata nella scuola
della Repubblica rispetto a
un aspetto importante per la
propria identità di persona
credente».
«In secondo luogo - prosegue il pastore Anziani - vi è il
tema della libertà religiosa
dell’individuo, che non può
essere soffocato da un clima,
oggi molto pericoloso, di totale incapacità a capire e a
costruire forme nuove per
organizzare la convivenza ci
vile. 11 tema della libertà religiosa è fondante ogni libertà
ed è qualcosa di più della tolleranza verso la diversità religiosa. Per molti anni le minoranze cristiana evangelica ed
ebraica hanno dovuto "tollerare” l’ingerenza nella scuola
di forme egemoni del culto
cattolico: dalla preghiera prima delle lezioni ai "precetti
pasquali”, al crocifisso nelle
aule. Il tempo della tolleranza delle minoranze e della intolleranza della maggioranza
deve essere chiuso. Al suo
posto vi è oggi la possibilità
del tempo della libertà come
un cammino da costruire
con fatica, ma importante e
unico per la crescita della nostra umanità».
Alla Consulta delle comunità religiose di Bologna aderiscono evangelici, ebrei,
musulmani, ortodossi e il
centro «Poggeschi» dei padri
gesuiti. (nev)
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Principe
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religiosa piazza Cavour, 32;
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II
8
PAC. 8 RIFORMA
Vita
JL^
LE
Visita del Consiglio del 14° circuito alle chiese valdesi di Orsara di Puglia e Foggia
Comunità attive e presenti nella società
L'attività nel capoluogo della provincia pugliese, con la preparazione di uno mostra sulla
Bibbia, e quella nel paesino sull'appennino Dauno, con problemi antichi di emigrazione
LEONARDO CASORIO
UNA rappresentanza del
Consiglio del 14“ circuito
delle chiese valdesi e metodiste ha visitato sabato 8 aprile
la comunità valdese di Foggia
e domenica 9 quella di Orsara
di Puglia. Un incontro dovuto
non solo per ufficio istituzionale ma soprattutto per vivere alcuni momenti fraterni
con le rispettive comunità
che hanno voluto stringersi
intorno ad Anna Marinelli e
Vincenzo Anelli, membri del
circuito che, mossisi da Corato con i rispettivi consorti,
hanno celebrato il culto della
sera del sabato a Foggia e la
mattina del giorno seguente a
Orsara, predicando su I Giovanni 4, 7-21 e Luca 19, 1-10,
con esortazioni all’impegno
personale. Le presentazioni
della pastora Patrizia Pascalis, che cura le due comunità,
hanno rinfrescato i ricordi in
quanto la sorella Marinelli e il
fratello Anelli conoscevano
già numerosi presenti. E quest’occasione sembra smentire
quanti si sono detti convinti
che le due comunità siano in
via di estinzione.
Sia a Foggia sia a Orsara le
comunità sono attive e presenti: certo, perché trainate
dal dinamismo e dalla gioia
di Patrizia, accettata e amata
non solo dagli evangelici: con
passione e competenza copre
due, tre volte la settimana {o
forse più) la distanza di oltre
40 chilometri che separa le
due comunità, per assicurare
la scuola domenicale a un
gruppetto di bambini e bambine, che si cimentano anche
con l’apprendimento di alcuni canti in vista della ricorrenza pasquale, lo studio biblico a un gruppo di adulti
che sta riscoprendo la bellezza e l’utilità nel leggere e meditare la Bibbia per rafforzare
la loro fede, visitare sorelle e
fratelli isolati e infermi. Inoltre rispondere alle richieste
di notizie sulla chiesa valdese
in genere e sulla validità e attualità del messaggio evangelico: a Foggia si sta approntando una mostra sulla Bibbia e le incombenze sono
tante, ma il tempo stringe ed
è sempre poco. Inoltre, da ol
I partecipanti aii’incontro conviviaie a Orsara di Puglia con i rappresentanti del Consiglio di circuito
tre un mese, alcuni fratelli residenti a San Severo richiedono (e quasi pretendono)
una presenza valdese più costante, per conoscerne meglio i fondamenti storici e per
sentire le meravigliose consolazioni e il conforto della
parola di Dio.
In particolare a Orsara la
comunità, elettrizzata dalla
riuscita manifestazione del
17 febbraio per celebrare anche il centenario della presenza della Chiesa valdese locale, si sta mobilitando per
un’altra iniziativa che si svolgerà il 28 maggio prossimo
per approfondire il senso di
una vocazione che ha inciso
profondamente, in passato,
su un diverso modo di rapportarsi con la società, con i
singoli e con se stessi. Ma soprattutto oggi, in un mondo
caratterizzato dalla onnipresenza della Chiesa cattolica
romana, in cui si pongono
nuove sfide di altre religioni
monoteiste che si evidenziano con una massiccia presenza di immigrati, è importante
interrogarsi su cosa significhi
ancora, dopo la nostra storia
dolorosa dell’emigrazione,
essere rimasti una quarantina
di valdesi a Orsara e un’altra
quarantina a Foggia, chiesa
fondata da orsaresi negli Anni
40. E allora la ferma volontà
di ridisegnare il progetto di
ristrutturazione dell’ormai
scadente prefabbricato servito un tempo come asilo infantile, per un più funzionale
centro polivalente di incontri, dibattiti, non può non incuriosire gli organismi ufficiali della chiesa.
Sarebbe anche possibile offrire ospitalità a famiglie per
un soggiorno fra il verde e la
pura e fresca aria di collina di
una Puglia assolata e caratteristica, fra gente che conduce
ancora una vita diversa dalle
dinamiche industriali delle
città. 1 rappresentanti del circuito hanno udito le accorate
discussioni dei membri di
chiesa, li hanno esortati ad
essere più presenti alle assemblee istituzionali, e hanno constatato il rinnovato
spirito di partecipazione e di
impegno nella comunità, im
pegnandosi a riportarne le
passioni per una valutazione
nelle giuste sedi, per iniziare
a parlare anche di finanziamento, non sottovalutando
l’importanza dell’iniziativa
che potrebbe essere assunta
quale alternativa, o complemento, di un progetto di
evangelizzazione nel IV distretto. Per la realizzazione
materiale, potrebbe essere
utilizzata anche una quota
parte dell’8 per mille?
Tuttavia, come ha auspicato Adelina De Angelis, presidente del Consiglio di chiesa
di Orsara, è indispensabile
che la Tavola non pensi già a
sostituire il 40“ pastore di Orsara: tanti infatti sono già stati i conduttori di chiesa che
sono transitati e si sono succeduti in Orsara per «imparare il mestiere», in questi 100
anni. In ultimo, in serena fraternità, si è consumato il pasto che le sorelle e i fratelli locali hanno offerto in numerose e saporite varietà, facendolo accompagnare con il buon
vinello originario di queste
colline assolate e ventose.
Una costruttiva assemblea di chiesa e una serata interconfessionale
A Torino si studia il testo della «Charta oecumenica»
GIUSEPPE PLATONE
Suddivisa in 4 gruppi di
studio, l’assemblea della
chiesa valdese di Torino di
lunedì 17 aprile ha analizzato
la bozza della «Charta oecumenica» per la collaborazione tra le chiese in Europa. 11
documento varato dalle chiese membro della Conferenza
delle chiese d’Europa (Kek) e
dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee)
è da alcune settimane al vaglio delle chiese in vista di un
futura revisione e di ulteriori
sviluppi del cammino ecumenico. In breve spazio non
è possibile riassumere le osservazioni dei relatori dei
gruppi di studio. Diremo solo, in linee generale, che il
documento è stato valutato
un po’ generico anche se
l’idea che Tha ispirato, ossia
avere un quadro dei diritti e
dei doveri ecumenici, è considerata valida. Sicché con alcune modifiche la Charta potrebbe essere accettata, si è
detto, dalle nostre chiese.
Ma le modifiche proposte
sono tante. Ne cito alcune:
non si capisce bene chi do
vrebbe decidere chi è una
chiesa e chi una setta. Non si
capisce perché non si dovrebbe «invitare le persone a
cambiare la loro appartenenza ecclesiale». Si può essere
contrari tutti al proselitismo
e a pressioni psicologiche,
ma non a invitare compagni
di strada a condividere il nostro percorso ecclesiastico.
Non piace inoltre, nel documento, l’idea che le chiese
dovrebbero non solo «dare
un’anima all’Europa» ma anche «custodirla». È un po’
presuntuoso. Sarebbe già
molto se le chiese riuscissero
a vivere con credibilità e coerenza il loro cammino di fede. È giusto invece nel documento il rilievo che lo stato
non debba immischiarsi nelle questioni ecclesiastiche
ma vale anche il viceversa:
anche la chiesa non deve interferire con le prerogative
dello stato salvaguardandone
la laicità. Il modello chiesastato non aiuta certamente il
cammino ecumenico.
È stata ritenuta carente,
inoltre, la riflessione, menzionata di sfuggita nella Charta,
sulle responsabilità in mate
ria ecologica delle chiese.
Non è una questione a parte,
essa deve diventare sempre
più uno stile di vita. È inaccettabile inoltre che il rapporto con Israele venga messo
sullo stesso piano del rapporto con le altre religioni. L’ebraismo è la radice del cristianesimo. Gesù era ebreo. 11
cristianesimo ha un rapporto
qualitativamente diverso con
l’ebraismo rispetto alle altre
religioni. Tra queste ultime
urge, si è notato, impegnarsi
nella conoscenza dell’Islam
nei cui confronti si nutre una
certa diffidenza non solo di
natura teologica ma di rispetto dei diritti umani. 11 valore
pratico della «Charta oecumenica» sta nel rispettare gli
impegni descritti; si tratta
certamente, una volta che
sarà definita attraverso una
ampia consultazione tra
chiese ortodosse, cattoliche
ed evangeliche, di un programma che, se applicato,
darà maggiore concretezza
alla cultura ecumenica ristretta a piccole élites.
A tradurre in atti le intenzioni della Charta, martedì 18
aprile nel tempio di corso Vit
torio, si è svolta una partecipata serata ecumenica di preghiera, digiuno e solidarietà.
Tema: «Noi oggi di fronte alla
croce». Attraverso un collage
di testi evangelici si sono individuati sette diversi atteggiamenti delle persone che
hanno visto morire Gesù in
croce: opportunismo, indifferenza, incomprensione, pietà,
ostilità, conversione, glorificazione. Sette gruppi ecclesiastici diversi (due evangelici, tre cattolici e due ortodossi, romeno e russo) hanno
presentato un commento attualizzante per ogni atteggiamento descritto nei testi biblici della passione. La corale
evangelica di Torino, diretta
da Flavio Catti, ha intervallato i vari interventi con inni
della tradizione riformata. Infine il dono: ciascuno è stato
invitato a portare al tavolo
della Cena la propria personale offerta per le vittime della recente alluvione in Mozambico. La cifra raccolta
(due milioni e 300.000 lire) è
stata inviata alla Federazione
delle chiese evangeliche che
ha promosso una sottoscrizione tuttora aperta.
VENERDÌ 28 aprile 2onn
CRONACHE DALLE CHIESE
PRAROSTINO — 11 concerto che la corale valdese di Torre
Penice ha tenuto nel tempio di San Bartolomeo l’8 aprile
scorso ha avuto molto successo. Calorosi gli applausi per
il direttore Giuseppe Maggi e per Ferruccio Corsani che
ha accompagnato alcuni brani all’organo. Il gruppo di vq.
ci di Prarostino, sotto la direzione di Miriam Avondet Vinti, ha eseguito dei canti da solo e a cori riuniti. La chiesa
ringrazia la corale di Torre Pellice per questa iniziativa
che ha permesso di raccogliere altri fondi per la ristrutturazione dell’organo.
• Hanno confermato il loro battesimo o lo hanno ricevuto
Annalisa Combe, Ramona Salvai, Daniele Paschetto, Simone Avondetto, Fabio Godln e Michele Fornerone.
SAN GERMANO — Chiediamo a Dio di benedire la piccola
Alessia Martinat di Marco e Isabella Massello sulla quale
è stato posto il segno del battesimo domenica 9 aprile. Ci
rallegriamo con i genitori per la nascita di Rebecca Gönnet di Franco e Donatella Beux, di Gabriele Jahier di Piero e Monica Garetto, di Barbara Bounous di Giorgio e Silvia Brighi e di Matteo Baret di Guido e Katia Porello.
• I nuovi membri di chiesa sono Valentina Bounous, Irene Fornerone, Valerio Mondino, Isabella Balmas, Stefano Bounous, Luana Ferrler, Simone Lupino, Elisa
Maero, Daniele Meytre, Isabella Micol, Luca Sappé.
ANGROGNA — Sono stati ammessi in chiesa Roberta
Bonnet, Alice Porporato, Samanta Rivoiro, Lisa Sappé,
Micael Sappé e Loredana Odino.
BOBBIO PELLICE — Tre ragazzi hanno confermato il battesimo: Valeria Artus, Roberto Cairus, Giulia Pontet.
LUSERNA SAN GIOVANNI — I nuovi membri di chiesa: An
drea Avondet, Valerla Bertin, Debora Bulla, Alan Bertra
mino, Stefania Bounous, Alex Catalin, Demis Chiavia
Sara Gamba, Simone Jourdan, Davide Malan, Nadia Pa
schetto. Jeannette Peyrot, Priscilla Pozzi, Samuele Revel,
Davide Rivoira, Josephine Rivoira, Stefano Rivoira, Jenny
Tourn.
PERRERO-MANIGLIA — Sono stati ammessi quali membri
di chiesa Alessandro Ghigo e Marco Pavan.
POMARETTO — Sono stati battezzati o hanno confermato il
proprio battesimo Hammond Combe, Alice Pacchierotti,
Andrea Ribet, Valentina Richard, Gabriele Verdoja, Cinzia Baret, Luana Breuza, Daniele Coucourde, Patrick
Grill, Marco Macagno e Marco Ribet.
PRALI — Sono stati ammessi in chiesa Manuela Rostan, Simone Rostan e Ramona Pascal.
PRAMOLLO — Domenica 16 aprile Federica Long ha confermato il suo battesimo e ha chiesto di entrare a far parte
della comunità.
RORÀ — I nuovi membri di chiesa ammessi nella Domenica
delle Palme sono Cesare Durand, Luca Albarea, Alessandra Rei, Emanuele Tourn Boncoeur.
SAN SECONDO — I nuovi membri di chiesa ammessi la Domenica delle Palme sono Diego Avondetto, Boris Piola,
Fabrizio Ricca, Giovanni Englen, Manuela Beux, Elisa
Gosso, Elise Monnet.
TORRE PELLICE — 1 nuovi membri di chiesa sono Daniele
Bertalot, Naike Gamba, Federico Gonin, Simone Odino,
Paolo Rovara, Giorgia Bles Savoia, Federico Bleynat,
Alessandra Cesan, Maurizio Concas, Simona Gay, Andrea Panero Geymet, Valentina Pedani.
VILLAR PELLICE — Sono stati battezzati o hanno confermato
il proprio battesimo Federica Baridon, Miriam Catalin,
Dimitri Charbonnler, Andrea Davit, Elisa Garnier, Annette Pascal, Marco Verné, Stefano Volpe.
VILLAR PEROSA — La Domenica delle Palme sono stati ammessi mediante la confermazione o il battesimo Fabio Pagel, Luana Massel, Davide Bertetto e Simone Pascal.
VILLASECCA — Sono nuovi membri di chiesa Serena Chiaramello, Fabio Clot Varizia, Claudio Ferrerò, Consuelo Peyronel, Daniel Peyronel, Mara Peyronel e Alex Sfragaro.
Un seminario teologico a Catania
Cattolicesimo e pluralismo
PAWEL GAJEWSKI
NOI non possiamo comprendere perché Dio abbia permesso la rottura della
chiesa visibile. L’esistenza
della chiesa romana, accanto
alla nostra, rimane un doloroso enigma, come deve essere la nostra esistenza per la
chiesa di Roma. Non ci è possibile e neanche permesso risolvere questo problema», dichiarava nel 1950 il Sinodo
generale della Chiesa riformata dei Paesi Bassi. Queste
parole sono diventate il motto del laboratorio storico-teologico «Pensare il cattolicesimo in una società pluralista»,
inaugurato il 1" aprile nei locali del Centro protestante di
cultura «Bernardo La Rosa»
di Catania. Il pastore Italo
Pons, ideatore del progetto,
ha citalo le parole del Sinodo
olandese nella sua presentazione del laboratorio, ribadendo la necessità di affrontare il fenomeno cattolico in
modo scientifico e obiettivo.
Il pastore Fulvio Ferrario,
conduttore del primo seminario, ha affrontato il problema
della giustificazione mediante
la fede. Secondo Ferrario, la
dottrina della giustificazione
in sé non è mai stata il vero
fattore di divisione del cristianesimo; il vero problema sono state le conseguenze ecclesiologiche di questa dottrina.
«La sacramentologia e la dottrina della chiesa-mediatrice
sono i principali campi nei
quali le chiese devono trovare
formule di consenso», ha concluso Ferrario.
Il 14 aprile il laboratorio ha
ospitato il prof. Salvatore Pricoco dell’Università di Catania. uno dei maggiori esperti
italiani della storia del cristianesimo antico, che ha fissato
le basi per una corretta periodizzazione dell’antichità cristiana. In questa proposta
metodologica assume un
ruolo particolare l’opera
VENERDÌ28
del
papa Damaso I (366-384) che
fu il primo a chiamare la
chiesa di Roma sede apostolica. Egli diede luogo a una tipologia dei fondatori (Romolo e Remo, Pietro e Paolo)
che riuniva insieme la Rotno
ceterna e la Roma ChristianaI prossimi laboratori sono
previsti per i giorni 5 e 1
maggio e 9 giugno.
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venerdì 28 APRILE 2000
Vita Delle Chi
Con 1 giovani, con la scuola donnenicale e il terzo per l’accoglienza di una sorella
A Torino tre culti un po' speciali
/ giovani hanno offerto una bellissima mattinata con preghiere incisive e uno eccellente
predicazione, con i bambini la comunità ha cantato ritmi nuovi con chitarrate trascinanti
RENZOTURINETTO
Nell’annuale domenica delia Federazione giovanile (Fgei), ragazzi e ragazze hanno condotto i culti nei
quattro luoghi torinesi. Non
si vuole fare torto a nessuno
se qui si riferisce di ciò a cui
si è partecipato il 2 aprile in
corso Principe Oddone. 11
gruppetto era guidato da Oliver Fischer, di Berlino, 26 anni, nel 1997 alla Facoltà valdese di Roma e questa volta
mandato dalla sua chiesa per
uno stage di sei settimane a
Torino, affidato al past. Mauro Pons come tutor e ospitato
dalla famiglia Di PasqualeCassetti. Oliver ha tenuto anche due culti a Prali; ora è
rientrato in patria per l’ultimo anno di teologia alla preI stigiosa Facoltà di Heidelberg. I giovani ci hanno dato
I una bellissima mattinata, con
preghiere chiare e incisive ed
eccellente commento al reaI listico testo di Ecclesiaste 3
(con il suo intrigante versetto
i 11). a. A essi, a Oliver che ha
anche presieduto la Cena del
Signore, e a chi ha lavorato
con loro per noi, un grazie
fortissimo.
• Strofe e chitarrate trascinanti nel culto del 9 aprile a
cura della scuola domenicale
e coordinato dal past. Eugenio Bernardini. Abbiamo
cantato con i ragazzi, ritmato
Il gruppo che ha animato il culto dei giovani in corso Oddone con Oliver Fischer (primo a destra)
il tempo con le mani perfino
dondolandoci seguendo le
melodie, probabilmente come nessuno di noi l’ha mai
fatto in discoteca, pastore
compreso. Alla fine l’applauso affettuoso e riconoscente
ha salutato tutti loro con monitori e monitrici e chiunque
abbia messo mano (e cuore)
alla deliziosa creazione del
«pesce Guizzino», felice metafora di un vivere comunita
rio ispirata a Luca 5, 1-11 (i
primi discepoli «pescati e pescatori») e Marco 3, 31-33 (la
vera famiglia di Gesù).
• Infine, domenica 16, Vittoria Grande Pelazzo è entrata a far parte della Chiesa valdese, di cui sono già membri
il marito Ferdinando e il figlio maggiore Dario. Ferdinando è fijnzionario di banca
alla rappresentanza di Mosca, da dove invia corrispon
denze su aspetti economici,
politici e religiosi dell’odierna Russia. 11 nostro benvenuto a Vittoria non può eguagliare l’accoglienza di Dio alla sua nuova figlia, tuttavia si
aggiunge a essa con affetto e
calorosa fraternità. Se nel
corso déU’anno fossimo capaci di ripetere domeniche come queste, saremmo non soltanto incoraggiati ma ri-creati
per lodare il Signore, (r.t.)
È uscito «Rete di liturgia» di marzo
Invocazione e preghiere
per l'apertura del culto
MARTA D'AURIA
I g stato recentemente pub
blicato il numero 9 (marzo 2000) di Rete di liturgia,
pubblicazione di testi, idee,
proposte per il rinnovamento
del culto a cura della Commissione spiritualità e liturgia
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
Il numero, curato dal pastore Luca Maria Negro, raccoglie un’ottantina di invocazioni, preghiere, responsori e narrazioni per T«apertura» del culto. Tale scelta nasce da una provocazione del
teologo riformato Laurent
Gagnebin che, nella sua recente introduzione alla liturgia del culto riformato («Le
cuite à choeur ouvert», Ginewa-Parlgi 1992), scrive: «È altamente significativo che la
tradizione latina e occidentale abbia scelto, per designare
il culto, il termine di messa
(missa), la cui origine (dirnittere, dimissio) corrisponde a
itn verbo che esprime la dislocazione di una riunione,
la dispersione e il rinvio di
Un'assemblea».
Dunque è stata la conclusione del culto ad aver dato il
ttome al tutto, perché il senso primo di esso è proprio
'uscire dagli angusti edifici
Por ritornare al mondo. Il
OUlto è il tempo e il luogo pri''llegiato dove si compie un
“Tiene e va»: la comunità dei
^redenti «viene» a Dio e «va»
si niondo, dove il discepola
FRATELLI
• ^»FIORINI
ARREDAMENTI
F.lll FIORINI
ARREDAMENTI tnc
di David« e Pietro Fiorini
Via Camillo Berneri. 15
54031 Avanza Carrara (MS)
Tel. 0585 856262
«“«¡A»» Fax 0585 50301
to cristiano va vissuto. Pertanto l’invito, rivolto da Gagnebin e riproposto da Rete
di liturgia, è di considerare
l’importanza che le prime
parole con cui si inizia un
culto hanno all’interno dell’intera liturgia.
Naturalmente, come per
altri momenti liturgici, anche
per le formule iniziali occorre
considerare che è in atto un
rinnovamento del linguaggio.
Nella prima sezione del numero 9 di Rete di liturgia, ad
esempio, vengono proposte
una trentina di invocazioni
che rispecchiano un linguaggio liturgico «nuovo», al tempo stesso poetico e in «lingua
corrente», pur ispirandosi a
testi biblici e formule note.
Invece la quarta sezione,
«Raccontare una storia», raccoglie una serie di racconti a
partire dalla riscoperta del
valore della narrazione in
campo teologico, omiletico e
liturgico.
Per ricevere Rete di liturgia
è sufficiente versare un contributo spese di £. 10.000 (per
tre fascicoli) sul ccp. n.
38016002 intestato a Federazione delle chiese evangeliche in Italia via Firenze 38,
00184 Roma, specificando
nella causale: Rete di liturgia.
Un'esperienza torinese
Servizio evangelico
per operatori di polizia
Il 7 aprile si è svolto un culto evangelico presso il Provveditorato delTAmministrazione penitenziaria Piemonte
e Valle d’Aosta con sede in
Torino. All’adunanza hanno
partecipato credenti evangelici appartenenti alla Guardia
di finanza. Polizia di stato.
Arma dei carabinieri. Polizia
penitenziaria e Polizia municipale. La riunione è stata rallegrata anche dalla presenza
di alcuni pastori e anziani di
comunità: Alberto Ricchiardino (pastore della Chiesa
evangelica di via Ellero a Torino), Giovanni Cipriani (anziano della Chiesa evangelica
di via Spontini a Torino), Armando Pizzo (pastore della
Chiesa evangelica di Cambiano): era pure presente Francesco Pinto in rappresentanza dei Gideons International.
L’incontro ha visto pure la
partecipazione di appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria che per la prima
volta assistevano a una celebrazione evangelica.
La parola di Dio è stata annunciata dal pastore Carlo Di
Maddalena (Chiesa evangelica di strada del Lionetto, Torino): la Scrittura è stata commentata poi dal pastore Salvatore Civiletto ((iihiesa evangelica di via Caluso) il quale
ha annunciato ai presenti
l’importanza della resurrezio
ne; «Cristo è veramente risorto, il suo è stato l’unico corpo
che non ha subito la decomposizione perché risanato e
ristorato dalla potenza appunto della resurrezione: tale
evento provoca oggi non solo
la presenza di Gesù accanto al
Padre sul trono ma anche il
suo vivere spiritualmente in
mezzo al popolo di Dio: la sua
resurrezione ha provocato infatti la discesa dello Spirito
Santo che vivifica i nostri corpi mortali».
Dopo la predicazione è stata la volta delle testimonianze: i colleghi e fratelli Sergio
Gentile (Polizia di stato) e
Bruno Contu (Polizia penitenziaria) hanno apertamente
confermato come il Cristo risorto ha cambiato le loro vite
ponendole su un piano completamente diverso dalla vita
vissuta precedentemente senza la salvezza. Tra gli ospiti
era presente anche il cappellano militare delTistituto penitenziario «Le Vallette» di
Torino che ha apprezzato notevolmente la testimonianza
evangelica resa dai componenti le forze dell’ordine. La
corale «David» ha organizzato
la parte musicale: alla fine ci
si è tutti ritrovati per un frugale rinfresco che ha consolidato ulteriormente la comunione fraterna che si era già
instaurata durante l’incontro.
Il Centro di Ecumene
ricerca
personale volontario evangelico (necessaria la maggiore età)
per il periodo dal 15 maggio al 22 ottobre 2000 con
esperienza nel lavoro di cucina o manutenzione.
Le persone interessate possono scrivere a Ecumene, contrada
Cigliolo, 00049 Velletri o inviare fax al n. 06-9633947 (tei.
06-9633310).
La disponibilità per l'intero periodo costituisce titolo preferenziale.
Inquadramento Associazione evangelica di volontariato.
PAG. 9 RIFORMA
AGENDA
28 aprile
PALERMO — Alle ore 17, al Centro evangelico di cultura «G.
Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di lezioni su «Riforma e
riforme», il pastore Paolo Spanu parla sul tema: «L’ala radicale della Riforma: gli anabattisti».
29 aprile
bari — Alle 18, nella chiesa battista (c. Sennino 25) si tiene
l’assemblea costitutiva del Centro evangelico di cultura.
29-30 aprile
MEZZANO INFERIORE — Con inizio alle ore 10 del sabato si
tiene, al Centro studi per il cristianesimo sociale, il seminario sul tema: «Legalità, libertà, sicurezza». Fra i relatori Sergio Aquilante, Piercamillo Davigo, Biagio De Giovanni, Valdo
Spini, Franco Becchino, Elena Bein Ricco, Piero Trotta. Per
iscrizioni rivolgersi al pastore Massimo Aquilante, borgo
Riccio 13, 43100 Parma (tei. 0521-238551).
SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù si tiene il X
Congresso della Federazione femminile valdese metodista
su: «“Una sola è la vostra guida, il Cristo” (Matteo 23,10».
r maggio
TRAMONTI DI SOPRA (Pn) — A partire dalle ore 10, al Centro evangelico «Luciano Menegon» si tiene un raduno delle
chiese evangeliche del Nord-Est.
2 maggio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), si tiene il primo incontro di un ciclo dedicato all’annuncio cristiano della risurrezione dei morti nel
Nuovo Testamento e oggi, a cura del Centro culturale protestante. Il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «La problematica storica della risurrezione di Gesù».
CARPI (Mo) — Alle 21, nella sala congressi di viale Peruzzi, si
tiene una tavola rotonda sul tema: «Che cosa significa essere
protestanti oggi?» condotto da Giuseppe Ferrari con interventi di Lidia Maggi, Ermanno Genre, Pietro Bolognesi.
3 maggio
TORINO — Alle ore 17,30, all’Antico Macello di Po (via M.
Pescatore 7), si tiene un incontro sulla persecuzione nazista
delle minoranze religiose organizzato dai Testimoni di Geova. Intervengono Sergio ALbesano, Giorgio Bouchard, Federico Cereja, Carlo Ottino, David Sorani, Franco Rizzo.
4 maggio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza
un dibattito sul tema: «Il Sud Africa dopo l’apartheid. L’esperienza della Commissione per la verità e la riconciliazione».
Partecipano Marcello Flores e Paolo Naso.
MESTRE — A partire dalle 15,30, al liceo scientifico «G. Bruno» (v. Baglioni 26) si tiene un convegno alla cui organizzazione partecipa il Centro culturale Palazzo Cavagnis sul tema: «Prospettive bruniane, oggi». Presiede Umberto Curi, intervengono Fiorella De Michelis Pintacuda, Giuseppe Goisis,
Carlo Sini, Michele Ciliberto.
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (primo piano), il past. Giorgio Bouchard parla sul
tema: «Chi ha orecchio ascolti - capp. 2-3» per il corso di
formazione sul tema: «Chiarezza dell’Apocalisse».
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al teatro Marconi, si tiene
una presentazione del libro curato da Emanuele Fiume «1 salmi della Riforma». Sarà presente l’autore e verranno eseguiti
brani da parte delle corali valdese e metodista di Milano.
5 maggio
TRIESTE — Alle ore 16,30, al Centro cullurale «A. Schweitzer» (piazza San Silvestro 1), i proff. Kaled Fuad Allam, Maurizio Pagano, Stelio Zeppi e Sergio Rostagno discutono il tema: «Il male morale come problema teologico».
CATANIA — Alle ore 18,30, al Centro protestante di cultura
(via Cantarella 6), si tiene un seminario sul tema: «Aggiornamento o riforma della chiesa?». Relatore il pastore Winfrid
Pfannkuche: introduce il prof. Antonio Coco.
6 maggio
TORINO — Alle 21, nella Chiesa ortodossa romena S. Parascheva (v. Cottolengo 26), si tiene un incontro ecumenico di
preghiera in continuità con l’Assemblea di Graz 1997 sul tema: «Riconciliazione dono di Dio e sorgente di vita nuova».
7 maggio
TORINO — A partire dalle 15, nel tempio valdese di corso
Vittorio, si tiene la Festa di canto delle corali evangeliche.
SALVARANO (Re) — Le riviste «Confronti» e «Qol» organizzano a partire dalle 9,30 all’Eremo di San Michele, un convegno sul tema: «Il mosaico della fede. Se gli italiani cambiano
Dio». Intervengono Brunetto Salvarani, Paolo Nasi, Ali
Schutz, David Bidussa.
8 maggio
MILANO —Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza
un incontro con Carlo Formenti, autore del libro «Incantati
dalla Rete: immaginari, utopie e conflitti nell’epoca di Internet» (R. Cortina editore). Interviene Romano Madera.
MILANO — Alle 18, in piazza S. Fedele 4, il Sae organizza
l’ultimo inconro del ciclo «Una Bibbia molte letture». Padre
Adalberto Piovano parla sul tema: «La “Lectio divina”».
TRIESTE — Alle 18 al Centro Verltas (v. Monte Cengio 2), Timotheos Eleftheriou parla sul tema: «L’Apocalisse nella tradizione ortodossa».
I
10
PAG. 10 RIFORMA
COMMENiri
VENERDÌ 28 APRILE 2000
IFOR3ÍAI
Í'À- j ,>E'
TRAPIANTI E VALORE I «W'"«"''
DELLA VITA
ALBERTO TACCIA
Sembra che nel nostro paese
vi siano oltre 8.000 pazienti in
attesa della sostituzione di un
organo. Si tratta di persone che
stanno vivendo una esistenza
dimezzata, se non addirittura
compromessa, in attesa di un
«organo nuovo» che li liberi
dall’angoscia e restituisca speranza di vita. Chi ha conosciuto
0 è stato in contatto con tali situazioni, ha potuto misurare
l’intensità della tensione vissuta
e condivisa da tutta la famiglia
in attesa di una chiamata che
non arriva. Comprendiamo le
resistenze alla donazione, di tipo ideologico o genericamente
religioso, o le riserve che possono emergere su
questioni mai
sufficientemente chiarite di na
In Italia più di 8.000
funzioni. Sapere per esempio
che, a causa di lacunosi meccanismi di coordinamento, nel
1999 oltre 130 organi siano stati
sprecati non è certo rassicurante, senza contare il sospetto,
sempre in agguato, di traffici interessati e operazioni non del
tutto trasparenti.
Tutte queste considerazioni,
se da un lato devono condurre a
una sempre più vigile attenzione, dall’altro tuttavia non devono giustificare atteggiamenti di
rifiuto. La tutela dell’integrità fìsica del cadavere non dovrebbe
in nessun modo essere considerata più importante della possibilità di salvare una vita umana.
La resurrezione
dei corpi, affermata nel Credo,
nulla ha a che fa
tura giuridica, perSOnC attendonO di re con l’identità
organizzativa,
burocratica ma
spesso in questi
dibattiti si dimentica l’obiettivo fondamentale che è restituzione di quaIr'tà di vita a chi rischia di perderla. La tutela del cadavere
sembra essere di gran lunga più
importante della tutela di un essere vivente che vede progressivamente ridurre le sue possibilità di esistenza, quando invece
la fruizione di un organo, fatalmente destinato a una rapida
decomposizione, potrebbe restituire speranza e vita.
Il ministero della Sanità ha
proposto che, in concomitanza
della consegna delle schede per i
referendum del 21 maggio (se si
terranno), sia distribuito a ogni
cittadino un certificato su cui sia
dichiarata la propria disponibilità o meno ad autorizzare il prelievo di organi dopo l’accertamento della morte. L’applicazione di tale proposta dovrebbe
preparare il terreno in vista
dell’attuazione del meccanismo
del silenzio-assenso informato,
intorno al quale si addensano
ben più forti e non del tutto
infondate riserve. Si pone intanto la necessità di sviluppare una
forte azione di sensibilizzazione
fondata su precise informazioni,
mentre deve essere assicurata
ogni garanzia sulla modalità di
attuazione delle procedure in
modo da rimuovere ogni ragionevole dubbio sulla sua correttezza, trasparenza ed efficacia,
nonché sull’assoluto rispetto
della volontà dei soggetti e delle
loro famiglie. È noto quanto gli
italiani siano diffidenti verso la
burocratizzazione e l’inefficienza insiti spesso nelle pubbliche
vedersi restituita una
speranza di vita. Il
consenso informato
--«ei
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna E 1.800 Economici: a parola £ 1.000
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
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n, 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 16 del 21 aprile 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19 aprile 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
fisica degli esseri
umani, destinati
a «tornare alla
terra da cui sono
stati tratti». Gli
organi prelevati
non trasferiscono
la vita da un morto a un vivo, ma sono mantenuti
artificialmente vitali perché possano ricevere vita dall’essere
umano in cui verranno innestati
e, a loro volta, contribuire a dare
vita. Donare i propri organi non
è atto di generosità, secondo
l’enfatizzazione che vi viene data a scopi falsamente propagandistici. La generosità si realizza
nelle donazioni tra viventi. Autorizzare un prelievo che non ci
costa nulla, per organi che dopo
la nostra morte sono privi per
noi di ogni utilità, diventa un
semplice dovere di solidarietà
umana e civile, priva di merito.
La possibilità del trapianto di
organi sottolinea il valore di
una vita umana, ma rende anche sempre più profondo l’abisso che separa i popoli ricchi, che
se lo possono permettere, dai
popoli poveri. È inutile farci
complessi di colpa o procurarci
momentanei travagli di coscienza, dovremo invece saper trasformare il nostro privilegio in
atti concreti di assunzione di responsabilità e di risarcimento
morale verso gli e.sclusi. Questo
significa accettare di vivere la
nostra preziosa esistenza in modo non egoistico, cercando le
vie per rendere effettiva la condivisione dei doni che abbiamo
ricevuto affinché altri ne possano partecipare. La nostra vita,
agli occhi di Dio, ha lo stesso valore di quella di un qualsiasi
abitante di un paese sottosviluppato. Anche della sua vita il
Signore ci chiederà conto.
messo allo scoperto varie
questioni irrisolte. Prendiamo la testimonianza di Elizabeth Arcinegas, della Colombia: «11 mio paese ha una lunga storia di interventi. Raramente questi interventi sono
stati “umanitari”. Una risposta appropriata ai problemi
economici e politici della Colombia sarebbe la solidarietà globale delle chiese, una
campagna internazionale sulla questione del debito, nuovo impulso al commercio e
sostegno ai movimenti popolari». E evidente che un altro
problema con cui fare i conti
è la tensione fra intervento e
conseguenze di tale azione: le
domande sono semplici e sono state poste più volte in
questi anni, anche dalle chiese: dopo un «intervento umanitario» i diritti umani avranno maggiori possibilità di essere garantiti? L’intervento
militare aiuterà o meno la ricostituzione di un governo legittimo ed efficace? Quali alternative ci sono agli interventi militari? Allo scoppio
della guerra in Kosovo, un anno fa, il Cec, insieme ad altri
organismi ecumenici, scriveva in un appello pasquale per
la pace: «Noi lamentiamo la
mancanza di immaginazione,
volontà collettiva e spirito
umano, che si manifesta nell'incapacità di affrontare le
cause del conflitto attraverso
mezzi pacifici».
Altra questione da considerare è l’attenzione «selettiva»
della comunità internazionale, che a volte non ritiene
prioritarie determinate situazioni di gravi violazioni dei
diritti umani. Perché intervenire in alcuni casi e non in altri? La domanda è stata posta,
alla consultazione di Bossey,
soprattutto da parte di rappresentanti di paesi africani.
Troppo spesso, è stato detto,
la scelta di intervenire è legata a interessi politici ed economici delle nazioni più potenti: anche su questo punto
le chiese devono essere vigili,
segnalando di caso in caso le
contraddizioni politiche e
umane che un intervento militare sempre comporla.
È possibile stabilire dei criteri per regolare e limitare gli
interventi militari a sostegno
di obiettivi umanitari? È quello che sta tentando di fare, fra
gli altri, il Consiglio ecumenico, e la consultazione organizzata a Bossey ha posto alcuni riferimenti per la discussione futura, il cui obiettivo di
fondo è limitare le possibilità
di intervento militare a casi di
estrema crisi. La possibilità di
fornire criteri, da parte delle
chiese, sembra essere una sfida importante, ma forse anche una «tentazione»: quella
di rendere obiettivo ciò che
per definizione è affidato alla
Urta rifugiata del Kosovo
(foto Acnur/Vacca)
valutazione politica e cambia
di situazione in situazione.
«L’uso della forza militare - si
legge in uno dei documenti
conclusivi del seminario non è ammissibile nel caso in
cui una determinata situazione presenti ancora possibilità
di risoluzione attraverso vie
diplomatiche»; il documento
afferma quindi che «l’intervento militare, limitato esclusivamente al proposito di porre fine alla \iolenza e ristabilire il rispetto per i diritti umani, va sospeso non appena vi
siano sufficienti moti'vi per ritenere che siano stati raggiunti gli obiettivi, e in ogni caso
l’uso della forza dev’essere
proporzionato ai crimini che
si vuole contrastare».
Colpisce positivamente il
fatto che i rappresentanti riuniti a Bossey abbiano voluto
dare una certa enfasi alla
questione del linguaggio. Mi
pare uno stimolo importante
per la prosecuzione del dibattito affermare che vi è una
responsabilità per le chiese
anche nella scelta delle parole e delle espressioni da uti
lizzare: la consultazione ha
infatti rifiutato energicamente l’uso del termine «intervento umanitario», in quanto, è stato detto, l’esercizio
della forza militare non può
mai dirsi un atto umanitario.
In modo imprevisto anche
l’uso dell’espressione «diritti
universali» ha suscitato dibattito: il prof. Yoshikazu
Sakamoto, dell’università di
Tokyo, ha osservato che in alcune società dell’Asia la nozione di diritti universali.viene rifiutata. 1 diritti civili e
politici sarebbero «individualistici e occidentali, opposti
all’armonia collettiva e alla
coesione sociale». Come trovare consenso quando parole
così scontate per la cultura
occidentale vengono messe
in questione? Un’ultima osservazione riguarda quindi
l’opportunità e la necessità
che la riflessione delle chiese
su questo argomento avvenga in ambito ecumenico. È
infatti «l’altro» che capovolge
le nostre parole e, pur nella
difficoltà del dialogo, può
aprire nuove strade di intesa.
FACOLTA VALDESE
DI TEOLOGIA
Sessione intensiva in Facoltà
(22), 23, 24, 25 giugno
Indirizzo: Biblico
responsabile: prof. Daniele Garrone
Esame
Teologia dell’Antico Testamento
Teologia del Nuovo Testamento
Unità: «Vita, morte e resurrezione nella Bibbia e oltre»
Programma: giovedì 22: arrivo, cena e sistemazione in convitto
Inizio lezioni: venerdì 23: ore 9-12,30 e 15,30-19;
sabato 24: 9-12,30 e 15,30-19; domenica 25: 9-12,30
Convitto: pensione completa da giovedì 22 cena a domenica U
colazione £ 150.000. Pensione completa da venerdì pranzo a
domenica U colazione £ 140.000. Supplemento camera singola,
cad. notte £ 30.000 pasto £ 15.000. iscrizione: studenti iscritti
al corso a distanza £ 20.000 uditori non iscritti £ 50.000
Mi iscrivo, pensione completa da giovedì cena
Mi iscrivo, pensione completa da venerdì mattina
Mi iscrivo, richiedo la camera singola (se disponibile)
Mi iscrivo, solo pranzo venerdì e sabato
Le campane di questa
mattina ci hanno ricordato che oggi è Pasqua. Ma che
cos’è diventata la Pasqua per
questo mondo occidentale
ipersecolarizzato se non un
motivo per le prime vacanze
di primavera? Che differenza
fa sapere o meno che Cristo è
veramente risorto? Poche verità cristiane sono state tanto
contestate come l’annunzio
della resurrezione di Gesù.
Già gli intellettuali della chiesa di Corinto. 2.000 anni fa
circa, replicavano alla predicazione dell’apostolo Paolo
sostenendo che non esiste la
risurrezione e quindi neppure Cristo è risorto dai morti. E
attraverso i secoli, nelle più
svariate formulazioni, c’è
sempre stato chi ha sostenuto die la risurrezione di Gesù
è un’invenzione, in buona fede, dei discepoli i quali, dopo
PIERO bensì
la Croce, erano talmente ansiosi di proseguire l’avventura iniziata con il Maestro, da
non accettare la sua morte e
da credere che egli fosse ancora in mezzo a loro. Perciò
lo avrebbero «visto», ma con
gli occhi della loro illusione,
del loro desiderio.
In realtà i racconti evangelici ci dicono esattamente il
contrario: i discepoli, dopo la
Croce, sono amareggiati, delusi, stanchi, senza speranza.
smarriti. Gesti risorge non
nella fede dei discepoli, ma
nonostante l’incredulità e la
disperazione dei discepoli,
fant’è vero che le prime parole di Gesù risorto agli undici riuniti sono un rimprovero
per la loro incredulità e durezza di cuore. E Paolo dirà
più tardi: «Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede. Se abbiamo sperato in
Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili
SUI GIORNALI 9
LA STAMPA
Politica e religione
In un commento del lo
aprile, Claudio Gorlier affronta il rapporto tra cultura religiosa e politica negli
Usa: «Negli Stati Unitiscrive - la separazione tra
Chiese e Stato è un punto
fermo da sempre; eppure la
religione diviene con sempre maggiore intensità o
persino animosità un terreno di scontro». 'Vengono citati due episodi; la controversa scelta di un cappellano per la Camera; scelto
dapprima un pastore presbiteriano, sono seguite le
polemiche di esponenti del
Partito democratico «con
l’accusa di pregiudizio anticattolico». Dopo la rinuncia all’incarico del pastore
Wright, è stato nominato
padre Coughlin, «primo caso in assoluto di un cattolico chiamalo a coprire il posto». Altre polemiche riguardano le preghiere prima dell’inizio delle lezioni
nelle scuole. Rilevante poi
l’aspetto religioso nelle rivendicazioni delle minoranze etniche. Conclude
Gorlier; «Le ombre dei puritani e dei Padri Pellegrini,
da un lato, e daH’altro dei
laici Jefferson e Franklin
continuano ad aleggiare. Si
aggiungano i cattolici (oggi
in maggioranza; 65 milioni), gli ebrei e i seguaci dell’Islam per capire che davvero negli Stati Uniti la religione è più che mai politica
o magari viceversa».
Chiesa e mercato
Sul primo numero del.
magazine mensile del Sole24 ore, Giorgio Rumi riflette
sulla collocazione della
Chiesa cattolica rispetto
afl’industria e aH’economia.
«Mentre il lavoro agricolo
seguiva i ritmi naturali,
consacrati fin dalla creazione e ben leggibili nelle Sacre Scritture, la macchina
era addetta a forgiare l’inesistente e (...) a|ipariva animata dalla tentazione di sostituirsi all’opera divina». E
più avanti: «Ancora piti ])rohlematica risultava la formazione della classe operaia, di questi servi ilella
macchina sottratti all’orizzonte, caro e consueto, dei
campi non lontani dalla
chiesa, protetti dalle insidie
del male da un’infinità di
segni religiosi (le “maestà"
o cappellette, i campanili,
le croci dei monti) (...). La
fabbrica ignorava questa
antica cultura e declinava le
relazioni umane in termini
razionali di interesse, di forza...». Inoltre in Italia l’imprenditoria era legata alle
«radici culturali liberali» e al
Risorgimento.
di lutti gli uomini». Sì, perché
se Gesti non è realmente ri'
sorto, parole come giustizia,
verità, pace, amore non hanno alcun senso; ingiustizia e
menzogna avranno sempre u
il
I
sopravvento. Se (iesù non e
risuscitato i vincitori saranno
sempre Erode, Caiafa, Pilato
e i loro successori fino ai nostri giorni. «Ma Cristo è risuscitato» grida l’apostolo Paolo e quindi davanti al Risorto
1 vincitori del Venerdì Santo
appaiono come omuncoli
senza vita; e la nostra speranza che alla fine la giustizia e
l’amore trionferanno si trasforma in una certezza che
trasforma la nostra vita.
(Rubrica «Un fatto, un coin-^
mento» della trasmissione di
dinnno «Culto evangelico» curai
dalla Federazione delle chics
evangeliche in Italia andata »
onda domenica 23 aprile)
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Un'occasione per rilanciare i valori
1 " Maggio, Festa del lavoro
Lunedì prossimo, 1° maggio, si rinnova l’appuntamento con
la Festa dei lavoratori. È un’occasione per stare insieme, fare
davvero festa: ovunque sono in programma pranzi, concerti. A
Villar Perosa c’è la messa, un corteo ai cippi dei caduti, discorsi vari; a Torre Pellice, più «laicamente» sarà il segretario del
sindacato pensionati Cgil, Sergio Pasetto, a dare il suo saluto; a
Pinerolo l’Alp promuove una manifestazione in piazza Roma
con interventi di rappresentanti dalle fabbriche e dei disoccupati. Si potrebbe riflettere su molti temi: il lavoro che c’è ma è
sempre meno garantito, il lavoro che non c’è perché mancano
le fabbriche o perché non si è saputo crescere come formazione personale o come capacità imprenditoriale.
Un pulnnino per valorizzare il dialogo
Fgei: dalle Valli alla Sicilia
Teshuvà in ebraico significa «ritorno», inteso come movimento per un inizio sempre nuovo. Teshuvà è anche il nome
del viaggio del pulmino organizzato dalla Fgei che, partito dalle
Valli dopo la cena di sabato 22 aprile a Villa Olanda, percorrerà
tutta l’Italia per raggiungere il Centro giovanile di Adelfìa, in Sicilia, a fine mese. Scopo dell’iniziativa è l’incontro con le comunità e i gruppi giovanili: ogni sera sono previsti una festa e
un momento di dialogo con le chiese. Fra queste il pulmino
sarà ospite di Intra e Omegna, Dolo, Pisa e Mottola. Il pulmino,
prestato dall’Asilo dei vecchi di San Germano, è guidato dai
giovani della Fgei e contiene diversi materiali preparati dai
gruppi, come testi di culti, animazioni e spunti di riflessione.
E Eco
J
Fondato nel 1848
A Pasquetta, per antonomasia giornata del turismo, Prali cerca di decidere sul futuro
Dieci anni per promuovere lo sviluppo
Una maggiore competitività turistica di Prali e dei suoi impianti per gli sport invernali pare essere
l'unica ricetta per lo sviluppo dell'Intera valle. «Sponsor» i Comuni, Comunità montana e Regione
DAVIDE ROSSO
Lf IDEA vincente che
I potrebbe essere utile per trovare uno sbocco all’ormai annosa crisi
del comprensorio turistico di Prali è quella di un
massiccio intervento
pubblico che attraverso
una serie di progetti mirati sulla seggiovia, sull’innevamento artificiale
ma anche sulla viabilità
e sul completo recupero
del centro più antico di
Frali riqualifichi turisticamente la località della
vai Germanasca. Questo,
come è stato spiegato in
un incontro che si è tenuto nel salone valdese
di Prali nel pomeriggio
del lunedì di Pasquetta, è
uno dei primari obiettivi
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca ma anche del Comune e della società 13
Laghi che gestisce attualmente gli impianti
sciistici pralini.
Nel corso dell’incontro
è toccato al sindaco di
Prali, Franco Grill, presentare ai numerosi presenti il piano di rifacimento della seggiovia
Malzat-Pian dell’Alpe!,
«primo tassello di un
progetto turistico globale
che presumibilmente
partirà il prossimo anno
e che toccherà anche gli
impianti di innevamento
artificiale e l’arredo urbano della cittadina» e
che nelle intenzioni della
Comunità montana e del
Comune dovrebbe concludersi se tutto andrà in
porto nell’arco di una
decina di anni dando
Maggiore competitività
^ristica a Prali favorendo lo sviluppo dell’intera
)jahe. La nuova seggiovia,
a cui progetto è già stato
presentato in Regione
dove pare abbia inconhato pareri positivi, sarà
^ostruita sul tracciato di
quella attualmente esiJJante, sarà biposto e poha trasportare 1.300 persone l’ora contro le 300
dall’attuale impianto.
.Costerà, ha spiegato il
®>ndaco, 4 miliardi e 800
dillioni di cui il 50% do'^bbe arrivare dalla Repdne, mentre per coprire
® differenza si sono già
^ssi il Comune di Prali,
be attiverà un mutuo
^rSOO milioni, il Comuedi Perrero (100 milio*16 la Comunità montadche tra l'altro ha già
deliberato un intervento
di più di 400 milioni e
conta di poter accedere a
ulteriori finanziamenti
regionali e provinciali.
«Il programma finanziario - ha spiegato Marco Bourlot, vicepresidente della Comunità montana - per la costruzione
della seggiovia, che sarà
di proprietà degli enti
pubblici ma che verrà
data in gestione con
molta probabilità a un
privato, prevede poi anche un intervento di 100
milioni da parte della società 13 Laghi. L’intervento qualificherebbe
maggiormente il progetto nella graduatoria regionale arrivando da un
privato e potrebbe essere
determinante per la decisione finale dei funzionari regionali in merito
al progetto». La società
per parte sua, pur accettando di buon grado di
aderire finanziariamente
all’iniziativa dopo gli ultimi inverni non certo
prodighi di neve, prevede un bilancio in negativo anche per quest’ànno,
così come era già capitato per le passate stagioni,
e proprio per questo ha
dichiarato la sua intenzione di voler aumentare
il capitale sociale attraverso una sottoscrizione
rivolta soprattutto ai pralini e a quanti hanno una
seconda casa a Prali.
«La nostra situazione
di liquidità - dice Carlo
Raviol, amministratore
delegato della 13 Laghi è al momento difficile ma
va risolta per poter mantenere aperta la possibilità di accedere ai contributi regionali e provinciali e un aumento di capitale ci sembra l’unica
via percorribile non essendo praticabili ulteriori
tagli sulle spese».
Da parte del pubblico è
giunta approvazione sull’operato sia degli amministratori pubblici che
della 13 Laghi. Rimane
da vedere quanti seguiranno la strada di aderire
alla sottoscrizione, decisione già presa peraltro
da alcune realtà locali
come quella dei commercianti 0 della scuola
di sci. «È importante che
il territorio partecipi in
questo momento - dice
ancora Marco Bourlot perché un fallimento
della società sarebbe un
danno enorme per l’intera valle. Se da un lato,
come abbiamo anche
evidenziato nel testo del
progetto presentato in
Regione, porterebbe alla
perdita di circa 80 posti
di lavoro dall’altra un fallimento comporterebbe
un sequestro degli immobili che potrebbe protrarsi per alcuni anni
rendendo nullo lo sforzo
che tutti insieme, enti locali e società, stiamo
compiendo per ridare
slancio turistico a Prali e
all’intera valle».
Luserna San Giovanni
La variante al
Piano regolatore
Luserna San Giovanni
avrà un nuovo Piano regolatore che non sarà
una variante del Piano
regolatore intercomunale. Lo ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Paolo
Gardiol, nell’incontro
pubblico di martedì 18
aprile: «La decisione era
già stata presa dalla vecchia amministrazione
con l’intento di soddisfare le esigenze interne del
più grande Comune della
vai Pellice: con queste
riunioni e attraverso il
confronto con i cittadini
e le categorie professionali interessate, vogliamo
evitare la realizzazione di
un piano già vecchio».
Il progetto preliminare
era stato consegnato il 29
aprile dello scorso anno,
ma «il cambio di amministrazione ha rallentato le
operazioni». Le dotazioni
di aree a servizi risultano
ridimensionate rispetto
al piano adottato dalla
Comunità montana, rispettando la normativa
vigente che per il Piemonte prevede almeno
25 metri quadri per abitante dedicati ad aree a
servizi. «Sul Comune di
Luserna - ha spiegato
l’architetto Caramellino,
responsabile della stesura
del progetto preliminare
- gravano attualmente le
esigenze di tutta la valle:
il nuovo piano prevede
comunque 35 metri quadri per abitante».
Il piano sarà più accessibile e facilmente interpretabile: sono state individuate zone e aree specifiche, differenziate per
destinazione d’uso. «Caratteristica fondamentale
del nuovo plano - ha detto ancora Caramellino - è
l’abolizione della densità
edilizia relativa alla volumetria, utilizzando invece la superficie lorda di
pavimento; c’è anche il
superamento della vecchia idea di esproprio».
Particolare curioso è la
presenza sulla planimetria del tracciato dell’asse
di valle: «La viabilità - afferma Gardiol - rimane
uno dei maggiori problemi del territorio: io sono
favorevole a un sistema
di più strade che permetta così di decongestionare la provinciale».
ICONTRAPPUNTOI
POLITICA NON E SOLO
AMMINISTRAZIONE
MMCO ROSTAN
Proseguiamo la riflessione sul voto alle Valli, È già
stato notato, sullo scorso
numero del giornale, che
esso registra una parziale
diversità con l’esito nazionale: il centro-sinistra con
la Turco prevale, a volte di
poco, sul centro-destra di
Ghigo a Angrogna, Bobbio,
Inverso Rinasca, Luserna,
Massello, Pomaretto, Prali,
Pramollo, Prarostino, Rorà,
Torre Pellice e
Villar Pellice.
Non è la prima
volta che il voto nelle valli è
profondamente diverso
da quello delle zone confinanti, quando non addirittura dai resto d’Italia. Ed è
stato così in passato anche
su referendum di grande
interesse sociale come
quelli sull’aborto o il divorzio, quando si raggiunsero
percentuali di consenso su
quei temi molto più alte
che altrove. Questa volta,
per altro, sempre nei Comuni a maggioranza valdese, si registrano le più basse percentuale di votanti
con punte ad Angrogna
(47,6%, nel 1995 73,6%) e a
Villar Pellice (50,7% contro
il 76% di cinque anni fa). È
ora di riconoscere che le
ragioni di questo non voto
sono profonde e altrettanto
degne di quelle degli altri:
non servono colpevolizzazioni, occorre che cambi il
modo di essere della politica, anche sul nostro territorio. Anzi forse bisognerebbe dire: occorre che anche
alle Valli si ricominci a discutere e fare politica in
modo diverso, soprattutto
da parte della sinistra che è
comunque la grande sconfìtta di queste elezioni.
Nella ricerca delle colpe
molti hanno individuato le
responsabilità di D’AIema
a partire dal dopo-Prodi fino alia sua personalizzazione dello scontro con
Berlusconi, in qualità di capo del governo, il che sarebbe comunque frutto di
una difficoltà endemica.
Ma questo schiacciamento
del governo sulla politica,
questa priorità data sempre e comunque al governare e al mantenere i posti
in qualche modo conquistati non è certo soltanto
da criticare a Roma, vale
anche da noi. Uno dei primi problemi che dovrebbero essere affrontati sul nostro territorio, e proprio da
parte della sinistra, è che
da tempo ormai la politica
non ha praticamente alcuna sede al di fuori dei Consigli dei Comuni e delle Comunità montane. Anzi delle
giunte, perché ormai anche
le assemblee consiliari sono
private della possibUità che
una discussione produca
qualche decisione; le decisioni sono assunte prima, i
Consigli ser
/ «luoghi della
politica» sono
sempre più elitari
e inaccessibili
a! cittadino
vono solo a
ratificarle. I
partiti sono
praticamente
inesistenti (e
contrariamente a quello che si pensa questo è
del tutto negativo), l’associazionismo sembra per lo più interessato alla propria attività, la politica si sveglia
venti giorni prima del voto
ma poiché è assorbita nell’amministrazione sembra
diretta unicamente a impedire che il Comune o la Comunità montana non cada
nelle mani dell’opposto
schieramento. A loro volta
i finanziamenti possibili
sono legati a progetti, e
questi dipendono dai piani
europei e dalle capacità
tecniche degli assessori, ma
in più di un caso si è visto
che essi non hanno alcuna
vera ricaduta positiva sulle
necessità locali.
In particolare il centrosinistra, che pure alle Valli
governa in quasi tutti i Comuni e nelle due Comunità
montane, dovrebbe riflettere, proprio anche sulla base
di questo risultato elettorale, sul fatto che da tempo
non esiste più nessun luogo
pubblico di riflessione e di
discussione sui problemi
veri che la gente vorrebbe
vedere risolti o comunque
affrontati e sul futuro del
nostro territorio, che non
sta certo soltanto nella Crumière, nello Scopriminiera
0 nelle Olimpiadi del 2006.
E neanche, per parlare di
casa nostra, nei musei e nei
luoghi storici valdesi. È un
vecchio difetto della sinistra, dove vince, quello di
far coincidere governo e
partito, amministrazione e
politica, occupazione de)
potere e ideali: ma non era
anche lo stile della vecchia
democrazia cristiana?
Quanto alla casa delle libertà, ci auguriamo che il
tanto declamato liberismo
non soffochi del tutto la libertà vera, quella che abbiamo ricordato ancora
una volta in questi 25 apri
le e 1° maggio.
Riè
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12
PAG. 12 RIFORMA
Delle "\älli "\âldesi
VENERDÌ 28 APRILE 2000
Una veduta di Bobbio Peiiice
CRONACHE
4“ FIERA DEL RISO A BARGE — Mentre a livello europeo si discute del futuro delle produzioni di
riso e l’area più tradizionalmente vocata del
Piemonte, il Vercellese, subisce i contraccolpi di
un mercato sempre più «globale» ecco a Barge
la quarta «Fiera del riso». La manifestazione,
nata in zona «Crociera» come contorno e promozione dei nuovi piantamenti di riso, sta assumendo una dimensione che va oltre il solo Saluzzese. Per una settimana, fino al 1° maggio,
stand, dimostrazioni, mostra mercato faranno
da corona ai campi che si stanno allagando: sono ormai 150 gli ettari coltivati a riso ai piedi del
Monviso, per una produzione di circa 12.000
quintali. Buona parte del riso bargese viene destinato alla produzione di sementi in quanto ottenuto senza l’ausilio di antiparassitari.
«MARETTA» ALLA PRO LOCO DI LUSERNA — Dimissioni djrjnassa alla Pro Loco di Luserna San
Giovanni; il direttivo presieduto da Leonardo
Fumai, in carica da pochi mesi, si è dimesso dopo varie polemiche derivanti da presunta mancanza di chiarezza nei conti dell’associazione. Il
Comune, che è rappresentato in questa fase dal
consigliere Enrico Delmirani ha chiesto di vederci chiaro, anche perché annualmente versa
un cospicuo contributo per la Pro Loco. È stata
indetta una nuova assemblea per mercoledì 3
maggio; in quella sede dovrà esser fatta luce sui
conti; se così sarà potrebbe esserci un ripensamento del direttivo uscente o almeno di una
parte e lo stesso Fumai potrebbe rioffrire la sua
disponibilità ad assumere il molo di presidente.
TEMPO DI FIERE — Pienone alle fiere di Pasquetta
a Pinerolo e Torre Pellice dove, malgrado la concomitanza di giornata, si è registrato una notevole affluenza di visitatori. Anche il clima alla fine è
risultato favorevole. Lunedì 1° maggio intanto si
svolgerà la fiera di Luserna San Giovanni.
FALLITO ASSALTO AL BANCOMAT — Hanno usato
anche la fiamma ossidrica nel tentativo di forzare la cassaforte del bancomat del Banco di Roma
a Pinerolo; nella notte di venerdì i fuorilegge sono entrati in banca ma al momento di scassinare la cassafgorte hanno fatto scattare l’allarme
collegato al serivizio di vigilanza privato e alla
caserma dei carabinieri. 1 mancati ladri sono
riusciti a fuggire prima delTarrivo dei militi.
PRIMO INCONTRO TRANSFRONTALIERO SUGLI
ANZIANI — Si svolgerà giovedì 4 maggio per tutto il giorno, presso la sede della comunità montana vai Chisone a Perosa un convegno su «L’anziano soggetto di cultura e risorsa di comunicazione transfrontaliera». È il primo incontro
nell’ambito di un progetto Interreg fra Italia e
Francia; intervengono da parte italiana, il presidente Pinzio, l’assessore Ponsat ed il responsabile di area dell’Asl Vigna.
CAMBIANO I SEGRETARI — Valzer per i segretari
comunali della vai Pellice: il pensionamento del
don. Carmelo Gurrieri, da anni segretario a Villar Pellice, prima in concorzio con Bobbio Pellice e più di recente con Angrogna, ridisegna la
mappa dei segretari comunali. Così nel volgere
di pochi gioni sono convocati i consigli di Torre
Pellice. Bobbio, Villar, Angrogna, Bricherasio e
Garzigliana. In sostanza si amplia l’incarico di
alcuni segretari: Villar Pellice si unirà al consorziò con Bobbio e Torre Pellice mentre Angrogna
sarà consorziata con Bricherasio e Garzigliana.
UN PATENTINO PER VENDERE I FUNGHI — Vendere i funghi spontanei che crescono nei nostri
boschi è da secoli un’attività per molte persone.
Dal 1993 sarebbe necessaria un’autorizzazione
comunale che può essere rilasciata solo a persone che abbiano ottenuto una particolare abilitazione da parte dell’AsI di competenza. L’abilitazione, ovvero un «patentino» viene rilasciato
dall’Asl alle persone che hanno seguito un corso
di micologia per riconoscere le principali specie
commerciate e quelle velenose. Lo scorso venerdì si è concluso con l’esame il primo corso
promosso daU’AsI 10: una quarantina i partecipanti, quasi tutti dal basso Pinerolese.
PROGETTO GIOVANI A LUSERNA — Il recapito
«Progetto giovani» torna in piazza Partigiani a
Luserna e precisamente nell’ex ufficio della Pro
Loco. La struttura sarà utilizzata principalmente come sede delTlnformagiovani e come punto
di riferimento del progetto «Stazioniamo». Dal
mese di maggio sarà possibile avere informazioni «in tempo reale» su opportunità di lavoro, di
vacanza, di studio e di divertimento con un orario preciso: martedì e giovedì pomeriggio dalle
15 alle 18 e mercoledì e venerdì mattina dalle 9
alle 12. Sarà inoltre possibile navigare in internet. Per quanto riguarda «Stazioniamo» va ricordato che si tratta di un punto di incontro tra
ragazzi e con gli adulti; vengono organizzati laboratori, spettacoli, concerti, mostre e un giornalino chiamato «Stazione zero».
Il traffico e polizia urbana nel Pinerolese
Non solo autovelox
/ limiti di velocità e i carichi di lavoro per i vigili urbani
Non tutti i Comuni scelgono espedienti di tipo punititvo
DANIEU GRILL
AUTOVELOX; una parola temuta anche
dalTautomobilista più
prudente, visto che è capace di fotografare la minima infrazione ai limiti
di velocità con conseguenti salatissime multe,
e ben lo sa chi se ne è vista recapitare una a casa.
Tuttavia sono pochi, in
realtà, i Comuni che utilizzano questo sistema di
controllo e di contravvenzione: da una rapida
indagine, infatti, è emerso che, a parte Pinerolo
che lo possiede dal ’93,
soltanto San Secondo ha
comprato l’autovelox,
dopo averlo affittato per
un periodo, e lo tiene in
funzione giorno e notte.
Villar Perosa l’aveva utilizzato nelT83 come deterrente, soprattutto nel
centro del paese, ma il
lungo lavoro di compilazione dei verbali aveva in
seguito convinto il Comune a rinunciare al suo
impiego. Perosa Argentina, secondo i vigili, non
Tha neanche mai preso
in considerazione, nonostante il Comune sia caratterizzato da traffico
intenso. Inverso Pinasca
l’ha utilizzato per due
anni consecutivi durante
il periodo estivo, ma ora
non intende ripetere
l’esperienza; troppe lamentele da parte di automobilisti e cittadini.
Un’altra questione sul
tappeto in fatto di sicurezza urbana è la discus
Prarostino ribattono che
più che di un vigile urbano, avrebbero bisogno di
un impiegato cbe svolgesse il lavoro d’ufficio.
Villar Perosa, Inverso Pinasca e Bricherasio non
prevedono accorpamenti, mentre Roure spera di
poter realizzare presto
questa possibilità.
E in vai Pellice? Sicuramente d’accordo è il sindaco di Bobbio Pellice,
Aldo Charbonnier, favorevole all’accorpamento
è anche il sindaco di Villar Pellice, Bruna Frache;
«Se ne è parlato durante
la conferenza del sindaci
e penso che per Torre
Pellice, Villar e Bobbio
potrebbe essere una buo
na soluzione, ma per ora
è soltanto un’ipotesi di
studio. Sono più scettica
sulla possibile realizzazione di un accorpamento a livello di Comunità
montana». DelTautovelox, invece, Villar Pellice
non ha bisogno, vista la
particolare conformazione della sua viabilità;
«Non Tabbiamo mai utilizzato, perché le strada
ha delle strozzature che
inducono a rallentare, o
almeno dovrebbero - aggiunge Bruna Frache piuttosto bisognerebbe
prevedere degli attraversamenti pedonali rialzati, che costringerebbero
a procedere a velocità
moderata».
sa possibilità per i Comuni di avere la gestione
accorpata dei vigili urbani. Una soluzione cbe
potrebbe essere un vantaggio soprattutto per i
Comuni più piccoli perché ridurrebbe le spese
senza rinunciare alla necessaria copertura del
territorio. San Secondo e
Prarostino hanno tentato
l’esperimento per alcuni
mesi; ma evidentemente
non ha riscosso il successo previsto perché a San
Secondo dicono che non
si prevede di ripetere
l’esperienza in futuro. A
Negli ospedali valdesi alle Valli
Medicina in vaile
dibattito di «addetti»
Seconda iniziativa organizzata dalla Ciov per
«Medicina in vai Pellice»;
si è tenuta a Torre Pellice
martedì 18 aprile una tavola rotonda che ha visto
la partecipazione di Giorgio Scagliotti, dell’ospedale San Luigi Gonzaga
di Orbassano. «Scagliotti
è uno dei maggiori esperti italiani ed europei in
materia di tumore polmonare - ha affermato
Aldo Cottino, primario di
medicina all’ospedale
valdese di Torre Pellice oltre a lavorare nella cli
Ricerche a Villar e a Torre Pellice
studiare i castagni
Lo scorso 14 aprile più di 80 studenti del corso di
laurea in Scienze forestali della facoltà di Agraria
dell’Università di Torino hanno visitato alcuni impianti di castagno da frutto nel territorio di Villar Pellice e Torre Pellice; l’esercitazione aveva lo scopo di
illustrare alcuni aspetti fitopatologici tipicamente
connessi alla presenza del castagno.
Per l’occasione è stato visitato un terreno a Villar
Pellice dove il dipartimento di Patologia vegetale della facoltà di Agraria, in collaborazione con la Gomunità montana vai Pellice, ba avviato una sperimentazione per la ricerca di ceppi di Cryphonecrria parasitica (cancro corticale del castagno), per poter poi disporre di un metodo biologico di contenimento della
malattia nonché del monitoraggio della presenza in
vai Pellice della Phytophtora, crittogama molto pericolosa e agente del letale «mal dell’inchiostro».
nica universitaria egli fa
parte di numerosi gruppi
di lavoro sul tema; abbiamo scelto questo argomento perché soltanto
qualche anno fa il malato
di tumore polmonare
aveva una sopravvivenza
pressoché nulla: adesso
molto è cambiato proprio grazie alla ricerca e
alle recenti scoperte in
campo scientifico».
11 dottor Cottino è soddisfatto del risultato della serata: «Questi momenti di incontro - spiega - sono molto importanti per gli addetti ai lavori e, anche se c’era meno gente che alla tavola
rotonda sulle aritmie,
materia che è ormai pane quotidiano di tutti,
martedì 18 sono comunque intervenuti una trentina di medici». Le tavole
rotonde sono rivolte al
personale medico e sanitario e dimostrano «resistenza dei nostri ospedali come presenza fattiva».
Si ripeteranno queste
esperienze? «Certamente
sì - promette Cottino -; è
attraverso queste iniziative che si incrementano
e si vivono la collaborazione e la discussione fra
chi lavora fuori dalle
strutture e sul territorio: i
nostri ospedali vogliono
dimostrare l’importanza
della loro presenza nel
Pinerolese».
lASan Germano Chisone
Sarà presto pronto il
palazzetto dello sport
DAVIDE ROSSO
Al punto di vista
tecnico prevedia
mo che entro brevissimo
tempo il palazzetto dello
sport di San Germano
sarà in grado di operare.
Il nodo principale ora
però è la gestione». Con
queste parole, lunedì 17
aprile, il sindaco di San
Germano, Clara Bounous, ha aperto l’incontro indetto dall’amministrazione comunale con
la cittadinanza sangermanese proprio per fare
il punto e per avere un
confronto sul futuro del
palazzetto il cui progetto
iniziale risale ormai al
lontano ’87.
La struttura, che è stata
inaugurata 10 mesi fa, in
realtà finora non è ancora stata utilizzata per
eventi sportivi ed è giunto il momento, appena la
ditta incaricata avrà installato le attrezzature
necessarie alle differenti
discipline sportive, di avviare l’attività; almeno
questo è quanto si augura il Comune; «Esclusa la
gestione esclusivamente
comunale dell’impianto
- ha detto il sindaco l’alternativa è o la cogestione unitamente a una
o più associazioni sportive locali o, nell’eventualità non sia raggiunto un
accordo, indire una gara
di appalto per l’assegnazione in gestione del palazzetto a privati». Per
parte loro i rappresentanti delle associazioni
sportive presenti hanno
sollevato obiezioni in
meritò alla praticabilità
della proposta di una loro
gestione. 1 problemi sono
legati soprattutto, come
ha ammesso peraltro anche la stessa Bounous, ai
costi elevati che la struttura comporta non avendo la possibilità di ammortizzare parzialmente
le spese e il probabile deficit di gestione (stimato
intorno ai 20 milioni annui) con un’attività parallela come un bar.
Proprio su quest’ultimo punto sono arrivate
diverse proposte dal
pubblico e c’è chi ha avanzato Tipotesi di una
sottoscrizione pubblica
per garantire i fondi necessari alla costruzione
del bar e rendere quindi
più appetibile, o almeno
più praticabile, l’assunzione della gestione da
parte delle associazioni
sportive o di un eventuale privato interessato.
La scrittrice Marisa Musu
«Come diventai
partigiana a Roma»
FEDERICA TOURN
E stato appena commemorato il 55" anniversario della Liberazione e ancora una volta
si è ricordato il valore etico-politico della Resistenza, fondamento della
Repubblica e della ritrovata libertà nel paese.
Se da noi, nelle zone
del Pinerolese, è noto il
ruolo svolto dalle formazioni di Giustizia e Libertà nelle valli valdesi,
meno conosciuta è forse
la storia della Resistenza
nel centro Italia; eppure
il contributo di quei partigiani non è stato indifferente, se si pensa che
nel solo Lazio in 9 mesi
hanno operato 28 bande
con circa 9.500 effettivi.
Tra i partigiani troviamo
diverse donne e, a Roma,
una forte presenza di
bande di carabinieri. A
raccontare questi e altri
episodi della Resistenza
romana è la gappista
Marisa Musu, in un libro
uscito di recente da Teti
editore che l’ex partigiana ha scritto con Ennio
Polito, Roma ribelle. Durante il suo soggiorno nel
Pinerolese, dove è venuta a presentare il libro, la
scrittrice ha affrontato
volentieri alcuni dei nodi
della storia della Resistenza e della sua esperienza personale.
L oreficeria TcSÌ & DclmaStrO
Ricorda che le croci ugonotte di sua produzione
si possono trovare presso
le librerie Claudiana di Torre Pellice, Torino, Milano
e la Libreria di cultura religiosa di Roma
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Irache
- Che cosa riia spinta a
entrare nelle file elei partigiani?
«Il rastrellamento dei
tedeschi nel ghetto di
Roma del 16 ottobre del
1943, in cui sono stati deportati 1.800 ebrei, lo a
vevo allora 17 anni e a
quell’età non si possono
accettare la violenza e
l’oppressione».
- Quale è stata la reazione elei cittaelini eli Roma nei coììfronti elelle
banele?
«Di fondamentale supporto. Se la popolazione
romana fosse stata indifferente, la resistenza nella città sarebbe stata
spazzata via. Se siarno
riusciti a contrastare in
qualche modo i nazifascisti lo dobbiamo alla
rete di solidarietà che ci
circondava: chi ci apriva
le porte quando scappavamo, chi gettava i chiodi a quattro punte per
rallentare il nemico, chi
portava messaggi».
- Che ruolo ha giocato
il Vaticano durante I occupazione, soprattutto m
merito alla deportazione
degli ebrei?
«Le posizioni sono controverse: c’è chi dice che
se il Vaticano fosse intervenuto la notte della deportazione dal ghetto gl’
ebrei catturati non sarebbero partiti, e poi gasati
nelT80% dei casi, ma altri
sostengono che è stato
pili utile per la Chiesa
cattolica non esporsi i
prima persona e manovrare per via diplomatiC‘
nei mesi successivi. Se
vero che questa pohtic
di prudenza ha salva
circa 3.000 ebrei, è pero
altrettanto vero che la
più grande preoccup
zinne del papa non era
nazismo ma il comu
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A colloquio con lo scrittore Younis Tawfik, autore de «La straniera»
La letteratura per il dialogo tra le culture
Iracheno, residente a Torino, riflette sul bisogno di memoria degli immigrati
____FEDERICA TOURN
SCRITTORE e poeta
iracheno, immigrato
a Torino vent’anni fa,
Younis Tawfik è autore di
un fortunato romanzo in
italiano. La straniera*,
uscito lo scorso ottobre
per Bompiani e subito ristampato. Di recente anche vincitore del premio
Grinzane Cavour, Tawfik
sarà a Pinerolo nel Salone del cavalieri di viale
Giolitti 7 il prossimo 2
maggio, alle ore 20,45,
per concludere la rassega «Le giornate della solidarietà». Il libro raccontala storia d’amore tragicafra un architetto arabo
ormai integrato nella società italiana e una ragazza appena arrivata
dal Marocco e costretta a
prostituirsi per soprawi
vere. Sullo sfondo una
Torino notturna e multietnica.
- Come mai ha scelto
proprio questo soggetto?
«E una storia che andava raccontata, la vita
di una donna calpestata che è riuscita a rimanere sempre se stessa;
in qualche modo è un
omaggio a tutte le donne
immigrate. L’incontro
con Amina, la protagonista, diventerà devastante
per l’architetto perché lei
è la sua terra, la memoria
che ha seppellito per farsi accettare nel nuovo
paese e che ora torna alla
luce con tutta la sua forza. Nel rapporto con
Amina lui ricompone
l’identità perduta e per
questo alla fine non sarà
capace di sopportarne la
scomparsa».
- Perché il romanzo è
ambientato a Torino?
«Torino è un laboratorio in cui si moltiplicano
le iniziative multiculturali, una città ideale in
cui convivono religioni e
confessioni diverse: basta pensare al quartiere
di San Salvario che vede
a pochi metri Tuna dalle
altre la parrocchia cattolica, il tempio valdese, la
sinagoga e tre locali adibiti a moschea».
- Nel nostro paese sono
ancora pochissimi gli
scrittori stranieri che
hanno adottato la lingua
del paese d'accoglienza
nelle loro opere; come
mai ha deciso di abbandonare la sua lingua madre per l’italiano?
«Ho impostato il romanzo secondo lo stile
arabo: ho puntato sullo
8^ edizione delle Giornate di solidarietà a Pinerolo
Le frontiere dell'immigrazione
Dal 27 aprile al 2 maggio si svolge a
Pinerolo l’ottava edizione delle «Giornate della solidarietà», che quest’anno
hanno per tema «Le nuove frontiere
dell’immigrazione». Giovedì 27 aprile
alle ore 20,45 il Salone dei Cavalieri di
viale Giolitti 7 ospita una tavola rotonda su «Mondi a parte. Gli immigrati fra
di noi», titolo anche del libro della storica delle migrazioni Ada Lonni; tra gli
altri sarà presente, oltre all’autrice.
Snida Ahmed Ali dell’Alma Mater. Venerdì 28 aprile, alle 15, nella sala di
rappresentanza del municipio, si tiene
il seminario di studio rivolto agli operatori «L’immigrato e la legge»; parte
cipa la consulente del ministero di
Grazia e giustizia Sued Benkhedim.
Sempre il 28 aprile, alle 20,45 al teatro
Incontro di via Caprilli 32, viene riproposto lo spettacolo «Ghador e altri foulards» della compagnia Alma Teatro.
Sabato 29 aprile in piazza San Donato
alle 16, la Cooperativa teatro laboratorio di Brescia presenta lo spettacolo di
animazione «Sotto la tenda vi racconto
il mio Marocco», per la regia di Mario
Gumina. Martedì 2 maggio infine, alle
20,45 nel Salone dei Cavalieri lo scrittore Younis Tawfik presenta il suo libro La straniera-, sarà presente il pastore Giuseppe Platone.
Younis Tawfik
stile perché non ho ancora la perfetta padronanza della lingua da potermi permettere giochi
linguistici; l’italiano è
stato in sostanza solo
uno strumento per poter
mettere la mia cultura di
provenienza al servizio
della letteratura italiana.
Una sfida, insomma, che
spero di riuscire a continuare nel nuovo romanzo che sto scrivendo».
- La letteratura svolge
un ruolo importante nel
processo di integrazione
fra culture?
«Da sempre è la letteratura che fa conoscere i
popoli fra loro. Ma anche se oggi le possibilità
di contaminazione fra le
culture sono moltiplicate rispetto al passato, bisogna ricordare che
quanto a integrazione
siamo soltanto all’inizio
e abbiamo ancora un
lungo cammino da fare».
{*) Younis Tawfik: La
straniera. Bompiani, Milano, 1999, £ 25.000.
i Confermazioni
Versetti
«a perdere»
Una piccola ma significativa innovazione nel
culto della Domenica delle Palme a Luserna San
Giovanni: infatti il Concistoro offriva sempre un
libro ai confermati, con
un versetto per ciascuno
letto dal pastore. «Ci siamo accorti - ha detto il
pastore Claudio Pasquet
- che negli ultimi anni distribuivamo troppi versetti a perdere, versetti
che non tornavano indietro. Da quest’anno perciò
offriamo il libro ai confermati, con un impegno: il
versetto non è scritto, ma
ogni confermato se lo deve trovare per conto suo
entro un anno. Se vuole
tornerà, alla fine di un
culto, per farselo scrivere
dal pastore».
Un po’ di stupore fra i
presenti, e sicuramente
non mancherà qualcuno
per il quale questa è l’ultima trovata del pastore,
qualcun altro per il quale
era naturalmente meglio
prima, perché così il pastore sceglieva un versetto adatto a ognuno dei
confermati. Si tratta di
una modesta responsabilità affidata subito a coloro che dichiarano di voler
far parte della nostra
chiesa; una responsabilità che, con l’aiuto della
Bibbia sfogliata dal confermati e forse anche dai
loro genitori, il che non è
male, può incoraggiare,
forse, la partecipazione
alle attività e fortificare
quell’impegno, fondato
sull’Evangelo, l’unico che
può dare un senso autentico alla nostra vita. (m.r.)
Il cittadino invitato a esprinnersi
È giunto il tempo della
donazione di organi
Con il certificato elettorale dei prossimi referendum riceveremo anche
una tessera su cui segnare il nostro assenso o dissenso al prelievo degli organi. «Saremo invitati a
dare il nostro sì o no, scrive Jean-Louis Sappé,
sindaco di Angrogna, sul
bollettino comunale scegliendo se il nostro
cuore, i reni, i polmoni, il
fegato, le cornee, il pancreas debbano seguirci
nella fossa alla nostra
morte, o possano invece
servire per ridare una migliore qualità di vita a
persone attualmente ridotte a organismi assistiti. È l’attuazione di una
legge approvata poco più
di un anno fa dal Parlamento, che ha lo scopo di
incentivare anche nel nostro paese la donazione
degli organi ancora rara e
difficile rispetto ad altri
paesi pure simili al nostro
per livello culturale, sociale ed economico (13,7
trapianti per milione di
abitanti, contro i 19,8 della media europea). La tessera è per ora da custodire, come il codice fiscale
o la carta di identità: sarà
comunque possibile registrare il proprio consenso
anche in futuro presso le
Asl, i medici di hase e forse le farmacie. Se una
persona non si esprime si
intende comunque donatrice, sempre che sia stata
chiaramente informata.
Forse la procedura è un
pochino macchinosa,
frutto del difficile compromesso tra le diverse
forze politiche. Ma questà legge rappresenta comunque una scelta di civiltà, il simbolo di una società che intende finalmente fare della vita il
suo punto di riferimento.
Il mio augurio è che la
popolazione dica di sì,
con entusiasmo e serenità, a questo progetto alto, civile e solidale».
Ricordiamo che JeanLouis Sappé è personalmente coinvolto dalla
questione, essendo da
tempo in attesa di un trapianto di rene; recentemente ne ha parlato, insieme ad alcuni medici
dell’ospedale civile di Pinerolo, in una trasmissione di Protestantesimo.
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Tel. 0121.909667
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LUSERNA S. GIOVANNI-TO
informazione pubbiicitaria
Un’iniziativa dell’Acea destinala ai più giovani per incentivare la raccolta della carta
«Gioca la tua carta» per alleggerire i’accumuio dei rifiuti
La separazione dei materiali e il loro successivo recupero costituiscono Tunica valida strategia per lo smaltimento
per questo sarà penalizzato il conferimento alle discariche, mentre si incentiverà Tutilizzo dei compostatori
Venerdì 5 e sabato 6 maggio tonerà a Pinerolo «Gioca la tua carta»,
la seconda edizione dell’iniziativa organizzata dall’Acea per incentivare la
raccolta differenziata. Visto il successo dello scorso anno però la manifestazione raddoppia e propone ai cittadini del bacino Acea due giorni di laboratori, mostre sui prodotti e le possibilità del riciclo dei rifiuti, consegna
della carta usata e tanti simpatici premi a chi vorrà partecipare. Lo scorso
anno la quantità di carta raccolta ha
raggiunto livelli inimmaginabili. Tonnellate e tonnellate di materiale cartaceo a dimostrazione di come oramai
la maggior parte dei cittadini sia consapevole dell’importanza di effettuare
la raccolta differenziata, permettendo
così di riciclare materiale che altrimenti finirebbe in discarica.
La differenziazione dei rifiuti e il
successivo recupero, infatti, sono
Ofamai una strada obbligatoria. Lo
dicono le nuove norme, il cui orientamento è chiarissimo; penalizzare,
anche economicamente, lo smaltimento dei rifiuti in discarica e impedire che si effettuino nuove discariche per lo smaltimento tal quale,
cioè dei rifiuti non ulteriormente diftarenziabili. Gli sforzi dell’Acea per
tfovare soluzioni ottimali al problema
dello smaltimento dei rifiuti sono
biolteplici e vanno a coprire i diversi
ambiti di azione.
. Nelle ultime settimane, sono state
'aaugurate altre due nuove eco-isole
a Cumiana e Piscina, che si vanno
aggiungere a quelle di Torre Penice, Luserna, Pinerolo e Frossasco.
^Ilre ancora, nelle prossime settimaa®i verranno attivate, prima fra tutte
MUella di None. Le eco-isole, aree
^vracomunali attrezzate di tutti i
^ssonetti per i diversi materiali, permettono ai cittadini di smaltire comodamente in modo differenziato.
_ Nelle eco-isole infatti si trovano i
cassonetti per il vetro, la carta, la
plastica, poi ancora per il cartone,
per i materiali ferrosi e per quelli legnosi, per gli sfalci verdi e per gli
inerti, per le pile e i farmaci. In queste aree, inoltre, si possono conferire gli oli usati, i pneumatici, le batterie d’auto, i rifiuti ingombranti e i frigoriferi, elettrodomestici particolarmente pericolosi se smaltiti in discarica perché contenenti un gas dannoso per l’ozono; in queste aree, invece, ogni frigorifero viene svuotato
del gas refrigerante da gna ditta
specializzata e poi inviato al canale
di recupero più idoneo.
Tra le altre iniziative dell’Acea, troviamo le piazzole ecologiche, piccoli
siti inseriti nel contesto urbano dei diversi paesi, dove si possono trovare i
più comuni cassonetti della raccolta
differenziata (carta, plastica, vetro,
indumenti usati). Il progetto globale,
che prevede più di 40 piazzole ecologiche, è in via di completamento.
Ma non è finita qui: l’Acea sta realizzando, nei pressi del depuratore di
Pinerolo, un impianto di compostaggio di elevata tecnologia per la produzione di compost di qualità. Questo materiale è particolarmente apprezzato dal mercato perché più puro sotto l’aspetto biochimico e decisamente più fertile degli altri prodotti.
Il compost di qualità, infatti, è prodotto con materiali provenienti da utenze selezionate, da sfalci verdi e fanghi. Accanto all’Impianto di compostaggio, nelle prossime settimane
verrà avviata la costruzione dell’impianto per la valorizzazione dei rifiuti
in frazione Secco e Umido, il fiore
all’occhiello dell’Acea.
Quest’impianto, unico in tuta l’Europa del Sud e di cui si contano pochi esempi n tutto il mondo permette, da una parte, di effettuare la digestione anaerobica (senza ossigeno) dei rifiuti di natura organica e
dall’altra la produzione di Cdr (combustibile da rifiuti) della frazione secca. Il tutto senza produrre cattivi
odori, esalazioni nocive o inquinamento acustico. Con questo impianto l’Acea si impone a livello internazionale per una scelta di elevata tecnologia e eccellente impatto ambientale. Allo scopo di «testare» la separazione dei rifiuti in frazione Secca e frazione Umida, che i cittadini
del bacino Acea dovranno compiere
a impianto ultimato, è stata avviata a
Frossasco una fase sperimentale. I
cittadini hanno ricevuto dall’Acea nel
corso nel mese scorso i sacchetti
rossi, con la relativa pattumiera, in
cui dovranno depositare il materiale
organico, che poi devono essere
smaltiti normalmente nei cassonetti
dei rifiuti. In questa fase sperimentale i tecnici Acea provvederanno ai
controlli su campioni di sacchetti
rossi, per verificare eventuali errori
compiuti dai cittadini e difficoltà inerenti l’organizzazione del sistema di
suddivisione.
Come si può vedere, l’Azienda
Acea ha intrapreso una forte azione
per la soluzione del problema rifiuti.
Sforzi che peraltro stanno trovando
un’importante risposta: nel giro di
due anni la raccolta differenziata,
dal 5% è salita al 20. Un bel risultato, che però non deve allentare l’impegno: l'obiettivo finale del decreto
Ronchi prevede infatti una percentuale pari al 50% di raccolta differenziata.
«Gioca la tua carta», la manifestazione del 5 e 6 maggio, si inserisce
proprio in questo obiettivo, un ulteriore stimolo nella sensibilizzazione dei
cittadini in merito alla raccolta differenziata. La manifestazione prevede,
al venerdì, laboratori con «R. come
rifiuti», destinati ai ragazzi delle scuole del Pinerolese, net corso dei quali
impareranno a costruire oggetti sim
patici con materiali di recupero (stoffa, carta, cartone, plastica, vetro,
ecc.). Sempre da venerdì, inoltre,
verrà allestita una mostra con oggetti
costruiti in queste settimane dai ragazzi delle scuole materne, elementari e medie dei comuni del Bacino
Acea; una commissione, giudicherà i
lavori e premierà i migliori con materiale didattico per gli istituti di appartenenza. Sabato, ancora laboratori
ma soprattutto, dalle ore 9, inizio della raccolta della carta con distribuzione di fiori in quantità proporzionale
alla carta conferita. I cittadini sono
tutti invitati a partecipare.
14
r
PAG. 14 RIFORMA
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SPORT
TERZA EDIZIONE DI «PORTE APERTE»
Giunta alla sua terza edizione la manifestazione
«Porte aperte allo sport per tutti 2000», che si terrà
domenica 7 maggio, quest’anno vede l’adesione di
ben 106 Comuni della Provincia di Torino che apriranno i loro impianti sportivi, un centinaio circa, gratuitamente al pubblico. Nel corso della giornata chi
vorrà potrà cimentarsi nelle varie discipline sportive
conoscendo sul campo sport che non sempre sono
abbordabili a tutti. Per partecipare alla manifestazione, che ha fra i propri obiettivi quello di diffondere
presso il grande pubblico le diverse discipline sportive, è sufficiente, informano alla Provincia che è promotrice della manifestazione, «recarsi agli impianti
dei Comuni che aderiscono all’iniziativa, e dopo aver
compilato la scheda di partecipazione, “provare a fare sport’’». Nel Pinerolese, dopo che nei primi anni
furono assai pochi i comuni ad aderire all’iniziativa,
quest’anno sono numerosi i Comuni che hanno aderito: l’offerta di pratiche sportive che sarà possibile
provare è notevole non solo in Comuni grandi come
Pinerolo dove le discipline «provabili» sono circa una
cinquantina ma anche in diversi degli impianti dei
Comuni delle valli Chisone e Pellice ci si potrà cimentare in diverse attività sportive con una scelta che andrà dalle bocce, al tennis tavolo, dal beach volley al
basket, dalle arti marziali all’equitazione per fare solo
qualche esempio. A tutti i partecipanti verrà dato un
ricordo della manifestazione.
HOCKEY GHIACCIO
Mentre iniziano la prossima settimana i mondiali
in cui è impegnata l’Italia a San Pietroburgo, per il
prossimo fine settimana è annunciata una riunione
di Lega più società per definire la formula del prossimo campionato di serie A. Il condizionale è d’obbligo, poiché siamo purtroppo abituati, da tempo , a
veder mutare le decisioni già date per certe, anche a
pochi giorni dal via del campionato. La soluzione
che si sta ipotizzando è comunque quella di un massimo campionato a dieci squadre, con quattro stranieri per formazione: è una soluzione che non entusiasma l’ambiente del Valpellice soprattutto perché
la griglia delle squadre al via potrebbe ridursi a dieci:
le prime otto di questo campionato più Milano e Varese. Anche rivali storiche come Como e Auronzo
starebbero fuori col rischio concreto, per il Valpellice, di trovarsi a disputare un campionato tutto in salita. Potrebbero infatti essere poche le avversarie abbordabili e molte le partite contro le stesse avversarie. D’altra parte una scelta diversa pare oggi difficile: non c’è alle viste una serie A2 a girone unico e la
proposta di disputare la serie B a due gironi rischierebbe di portare al palaghiaccio di Torre Pellice uno
spettacolo davvero poco entusiasmante.
Pinerolo
Riunione
di insegnanti
Da alcuni mesi si è costituita l’associazione «31
Ottobre», promossa dagli
evangelici per una scuola
laica e pluralista. È convocata, nei locali del tempio di Pinerolo, martedì 2
maggio alle 18, una riunione aperta a tutti ma
raccomandata agli insegnanti, per la presentazione dell’associazione
da parte della presidente
Ciappa e per raccogliere
le adesioni (quota minima L. 20.000). Si sollecita
vivamente la partecipazione. Saranno a disposizione copie dello statuto.
Villar Perosa
Incontri
sulla natura
«Serate natura 2000» è
il titolo di una serie di incontri promossi dal Comune di Villar Perosa in
collaborazione con la Biblioteca dove si svolgeranno gli incontri previsti, a partire da venerdì 28
aprile, alle ore 20,45.
«L’ambiente non è soltanto l’Africa o l’Amazzonia» dicono gli organizzatori ma anche casa nostra, il suo territorio, gli
animali, la flora ed i fiumi. Ci si confronterà, nel
primo incontro, con la
«Leggenda dei tre fiumi»
e con le «storie di paperi».
E Eco Delle Yalu mcDESi
VENERDÌ 28 APRILE 20nn ' VENERDÌ
NELLE CHIESE VALDESI
AGAPE — Dal 28 aprile al 1° maggio, week-end teologico su «Provare per credere».
2° CIRCUITO — Venerdì 12 maggio, alle 20.30, assemblea del 2° circuito a San Germano.
BOBBIO PELLICE — Domenica 30 aprile culto in
francese: bazar organizzato dall’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 30 aprile
culto, a seguire assemblea di chiesa sull’Asilo per anziani. Riunioni quartierali, tutte alle 20,45: martedì 2
maggio ai Gonin, giovedì 4 maggio a Fondo San Giovanni, venerdì 5 ai Boer.
MASSELLO — Domenica 7 maggio assemblea di
chiesa: in seguito i culti si svolgeranno regolarmente
tutte le domeniche.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 30 aprile assemblea di chiesa, alle 10, con presentazione della relazione morale, elezione dei deputati alla Conferenza
distrettuale e ai Sinodo. Martedì 2 maggio, alle 14, incontro dell’Unione femminile.
POMARETTO — Giovedì 27 aprile studio biblico alle 20,30, all’Eicolo Grando. Incontro dell’Unione femminile venerdì 28 marzo all’Inverso. Riunione quartierale venerdì 28, alle 20,30, a Perosa. Il gruppo visitatori si riunisce il 28 , alle 16,30, all’Eicolo Grando.
Venerdì 5 maggio, alle 16, culto al Centro anziani.
PRAMOLLO — Giovedì 27 aprile, ore 20.30, riunione quartierale alle Garde. Domenica 30 aprile, ore 10,
culto con assemblea di chiesa.
PRAROSTINO — Domenica 30 aprile, alle 10, nel
tempio di San Bartolomeo, assemblea di chiesa, con
all’odg l’elezione di tre anziani e dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo.
RORÀ — Giovedì 27 aprile, alle 20,45, quarto incontro mensile da Fredina e Robert Morel, sul tema
«L’aborto». Domenica 30 aprile, alle 10, culto con battesimo, a seguire assemblea di chiesa sull’elezione
dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Martedì 2 maggio incontro del Gruppo donne.
TORRE PELLICE — Martedì 2 maggio, alle 15, alla
Casa unionista, incontro mensile del gruppo Cevaa.
VILLAR PELLICE — Martedì 2 maggio, alle 21, incontro del gruppo partecipante al viaggio in Francia.
Mercoledì 3 maggio, alle 21, ultimo incontro sui problemi etici. Riunioni quartierali: martedì 2 maggio, alle 20,30, ai Garin, venerdì 5 maggio, alle 20,30, al Ciarmis, lunedì 8 maggio, alle 20,30, al Teynaud. Martedì
9 maggio, alle 20,30, nel tempio, assemblea di chiesa
su: relazione morale, elezione dei deputati/e al Sinodo e alla Conferenza distrettuale, situazione dei lavori
per la sala, prospettive prossima situazione pastorale.
VILIASECCA — Da domenica 7 maggio, alle 9 ripresa dei culti a Combagarino, ogni 1 e III domenica.
27 aprile, giovedì
PINEROLO: Alle 21, al teatro Incontro, per la stagione musicale dell’Accademia di musica, concerto
della «Orchestra sinfonica giovanile del Piemonte».
Musiche di Mozart e Haydn. Ingresso lire 25.000.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, per l’Unitrè, conferenza della prof. Bruna Laudi Terracini su «Usanze ebraiche».
PINEROLO: Alle 20,45, nel salone dei Cavalieri, tavola rotonda su «Mondi a parte. Gli immigrati tra di
noi», con Ada Lonni, docente di Storia sociale all’Università di Torino, suor Maresa, missionaria della Consolata di Torino, Saida Ahmed Ali, dell’associazione
Alma Mater: introduce il sindaco Aldo Barbero.
28 aprile, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
ultimo appuntamento della stagione con «I venerdì
del Gorelli», concerto del «Quintetto per clarinetto e
archi», con Fabrizio Fantino, Paola Fantino, Elena
Fratti, Sergio Origlia, Marco Robino. Ingresso libero.
29 aprile, sabato
FRALI: Alle 20,45, nella sala valdese, la filodrammatica di Villasecca presenta la commedia «Paese piccolo, gente mormora».
FENESTRELLE: Alle 21, al Forte, l’Assemblea teatro
presenta «Il deserto dei tartari». Lo spettacolo viene
replicato il 30 e il 1" maggio.
BRICHERASIO: Alle 21, nel salone della scuola media, il Gruppo teatro Angrogna propone lo spettacolo
«Fort village».
VILLAR PELLICE: Alle 20,45, nel tempio, concerto
di un coro giovanile tedesco.
30 aprUe, domenica
VILLAR PEROSA: Dal mattino, al parco Flische, festa dell’Aib con pranzo e giochi vari.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17, ai Bellonatti,
partenza della 1“ edizione del «Gir del Chiamogna». Il
ritrovo è fissato per le 15,30 in piazza XVII Febbraio, il
percorso è di circa 6 cbilometri per gli adulti, e di circa
2 per le categorie giovanili. La Polisportiva villarese,
che organizza, invita a una cena a offerta libera, nel
Centro anziani di via Volta 7, al termine della gara.
VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefest., festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
DOMENICA 30 APRILE
Villar Perosa: De Paoii - via
Naz. 29, tei. 51017
LUNEDÌ 1^ MAGGIO
Rinasca: Bertorello - v. Na
zionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: 81000
Croce Verde, Porte: 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefest., festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
DOMENICA 30 APRILE
Torre Pellice: Muston - Via
Repubbiica 22, 91328
LUNEDÌ MAGGIO
Villar Pellice; Aiiio - Piazza
Jervis, tei. 930705
Ambulanze;
CRI - Torre Pellice, 953355
C. V. - Bricherasio, 598790
SERV. INFERMIERISTICO
daile ore 8 aile 17 ai distretti.
ELIAMBULANZA
telefono 118
2 maggio, martedì
PINEROLO: Alle 20,45, nel salone dei Cavalieri, il
pastore Giuseppe Platone e lo scrittore iracheno Younis Tawfik introducono un dibattito sulla realtà degli
stranieri in Italia.
4 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
casa valdese, concerto con Paola Flora, pianoforte,
musiche di Schumann e Beethoven.
S «La beidana»
Una gita
a Tenda
«La beidana» e il Centro culturale valdese di
Torre Pellice organizzano una gita a Tenda (alta
valle Roya) sulle tracce
protestanti dal XVI al XX
secolo, e al santuario Notre Dame des Fontaines,
a Briga, per domenica 14
maggio 2000: partenza
da Torre Pellice, davanti
al Centro culturale. Costo L. 30.000 da versare al
momento dell’iscrizione:
pranzo al ristorantefacoltativo. Le adesioni si ricevono entro il 5 maggio
presso il Centro culturale, tei. 0121-932179.
Una pubblicazione in vai Chisone
Passeggiate attraverso i boschi
LILIANA VICUELMO
OLTRE all’amore per
il territorio e per le
passeggiate in montagna,
un’amicizia nata sui banchi di scuola ha unito Luca Aimetti, medico, e Sergio Bonino, consulente
musicale al Teatro Regio
di Torino, fornendo loro
lo spunto per un’interessante iniziativa. Dopo
aver girato in lungo e in
largo strade e sentieri intorno a Villar Perosa, Aimetti e Bonino hanno
pubblicato, con il concorso del Comune, un dépliant che segnala tutti i
possibili itinerari da per
correre sia camminando
che in bicicletta da montagna per un’escursione
nella natura, rilassante e
alla portata di tutti. 11 titolo stesso, A passo d'uomo.
Itinerari nei boschi di Villar Perosa, fa capire che
sono state privilegiate le
escursioni a piedi, anche
se non mancano percorsi
sulle strade carrozzabili.
La montagna di Villar
Perosa, come si può osservare dal versante opposto, ha una zona alta
di soli boschi, mentre la
parte più bassa è punteggiata da borgate e case
sparse. Un tejnpo i campi coltivati coprivano
una gran parte dei terreni intorno ai villaggi,
mentre ora i boschi sono
sempre più invadenti.
Per questo, il dépliant
parla di passeggiate nei
boschi e consiglia come
stagioni ideali l’autunno
e la primavera, quando la
vegetazione più rada
consente una visuale migliore. Gli autori del dépliant a un anno di distanza hanno ricevuto
consensi da più parti e si
propongono di aggiungere altri percorsi, magari sconfinando nella vicina vai Lemina. I dépliant
si trovano alla biblioteca
comunale di Villar.
CINEMA
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in pro- I
gramma, giovedì 27, ve- |
nerdì 28 e sabato 29, alle 1
21.15, Giovanna d’Arco;
domenica 30 e lunedì T
maggio, ore 16 e 18, Inspector gadget, di Walt
Disney: domenica ore j
20.10 e 22,20, lunedì ore
20.10 e 22,20, martedì 2,
ore 21,15, Le regole della
casa del sidro.
BARGE — II cinema
Comunale ha in programma, venerdì 28, ore
21.15 II tempo dell’amore: sabato 29, ore
21.15 Le ceneri di Angela:
domenica, ore 15,15,
17.15, 19,15, 21,15, Mikey
occhi blu; lunedì ore 16,
17,30 e 21,15, martedì ore
21.15 e giovedì, ore 21,15,
Il talento di mr Ripley.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Luserna S. Giovanni |
0121-900245
informazioni su |
0
sport, scuola, lavoro, |
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14-17
Presentato un video realizzato dal Gruppo teatro Angrogna
Un boomerang tra la storia le generazioni
ALBERTO COREANI
STABILIRE un parallelo tra le vicende che portarono alla scelta
della Resistenza nel 1943 e cementare un ponte tra le diverse generazioni: questi due assunti danno
corpo al video che il Gruppo teatro Angrogna ha realizzato su proposta dell’assessorato alla Cultura
della Provincia a partire dalla rievocazione della vicenda di un partigiano. Il lavoro, le cui riprese sono state effettuate principalmente
l’estate e l’autunno scorsi, ha messo in dialettica la compagnia, forte
di una propria consolidata identità, con il regista e «videomaker»
Enrico Venditti che ha dalla sua
invece, oltre alla tecnica e all’uso
di un linguaggio visivo spregiudicato e in grado di coinvolgere i più
giovani, la militanza pacifista spesa anche a filmare le iniziative di
pace a Sarajevo negli anni scorsi.
Il risultato di questa collaborazione è il video Effetto boomerang,
destinato soprattutto alla visione
nelle scuole medie superiori: la
protagonista, dovendo studiare per
l’esame di maturità (ora esame di
stato) la storia recente (come si auspica), viene a conoscere la vicenda
del nonno partigiano e, accompagnata dai tg sul Kosovo e la Serbia
bombardata, trova poi nel volontariato in quelle zone difficili un senso per i primi mesi dopo la scuola.
L’accostamento con i giovani di allora (compare anche Jacopo Lombardini a spiegare loro le ragioni
profonde di quella scelta) può
sembrare forzata, come è stato
detto nella prima presentazione il
19 aprile a Torre Pellice, ma serve a
far riflettere; così come fa riflettere
che si stabilisca, nella famiglia della ragazza, un legame ideale fra le
diverse generazioni: è questo, probabilmente, il dato su cui occorrerà tornare e su cui tutti (cultura,
scuola, anche le nostre chiese) dovranno impegnarsi per ridare tessuto a una società sfilacciata.
Jean-Louis Sappé in una inquadratura dei video
Prosegue a Villar Perosa l'itinerario di Cantavalli
«Bonifica emiliana-veneta»
La rassegna Cantavalli
2000 propone per sabato
29 aprile alle ore 21,15 a
Villar. Perosa. nel parco
della società operaia, il
concerto della «Bonifica
emiliana-veneta». Si tratta di un quintetto costituitosi un paio di anni fa
dalle ceneri del gruppo
emiliano «La piva dal
carnèr»: ai tre dei quattro
componenti emiliani superstiti de La piva, originari della zona di Reggio
Emilia, si sono aggiunti
due musicisti veneti (Luciano Giacometti e Alessandro Mottaran) per una
formazione il cui repertorio abbraccia la fascia
centrale della pianura padana, dall’Appenino emiliano alle Prealpi venete.
Un’area dove nel tempo
si è sedimentata una tradizione culturale che sul
piano musicale è caratterizzata da danze etniche
come le manfrine, le furlane e le gighe e che trova
nei canti il suo veicolo
espressivo principale.
Il gruppo si distingue
per la ricchezza e la compattezza dell’impianto
strumentale e per la riproposta dei brani cantati, come si vede nel loro
primo album, pubblicato
l’anno scorso,
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ma alla tradizione di aF
porre sui muri delle c
dell’Appennino regg'
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venerdì 28 APRILE 2000
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
POSTAI
i Stili di
scrittura
Se la direzione e la redazione di Riforma me lo consentono, vorrei esternare qui alcune mie osservazioni circa
l’uso di certi termini riguardanti il mondo cattolico romano, che con qualche frequenza riscontro sul nostro
settimanale e che per lo meno mi lasciano molto perplesso, se non addirittura
sconcertato. Mi riferisco a
quei termini che si trovano
correntemente sui libri e sulla stampa non evangelici, anche su quelli cosiddetti «laici», ma che mi sembrano stonati 0 in contraddizione con
la nostra professione di fede,
che non ammette affatto certe pretese del cattolicesimo
romano e che di conseguenza non dovrebbe attribuirgli
col linguaggio ciò che in
realtà non gli riconosce.
Per esempio, parlando del
papa, della sua sede, dei suoi
viaggi, secondo me un giornale evangelico non dovrebbe usare termini come «santa
sede» 0 «sede apostolica» o
«pellegrinaggio apostolico»,
perché noi non riconosciamo
nessuna santità speciale a lui
0 alla sua carica, né alla sua
sede, né alla sua attività, e
nemmeno pensiamo che lui,
la sua sede, i suoi viaggi e il
suo ministero abbiano un
particolare carattere «apostolico», ben sapendo che questo termine secondo il Nuovo
Testamento si applica solo ai
testimoni diretti del Signcie
Gesù Cristo risorto i quali, secondo l’esegeta Oscar Culimann, in quanto testimoni
diretti, non hanno successori.
Quindi, neanche Pietro, come
apostolo, ha dei successori e
nessuno può mettersi al suo
posto. «Apostolica», secondo
il Credo, è definita tutta la
chiesa, perché è edificata sul
fondamento degli apostoli,
cioè della loro testimonianza,
essendo Cristo Gesù la pietra
angolare (Efesini 2, 20) ed essa stessa è testimone e annunciatrice nel mondo di
questa Parola vivente.
In quanto poi al termine
«chiesa», usiamolo nel senso
neotestamentarlo ed evitiamo di adoperarlo in senso
assoluto, cioè senza aggettivi,
come molti fanno, intendendo con tale parola la Chiesa
cattolica romana, come se
essa fosse l’unica espressione
legittima del cristianesimo o
della sua parte più valida e significativa. Dato che la Chiesa universale storicamente si
è divisa e si distingue in tante
chiese o ramificazioni particolari, aggiungiamo l’aggettivo che corrisponde alla chiesa specifica di cui vogliamo
parlare, a meno che non intendiamo riferirci alla chiesa
nella sua totalità. E, soprattutto, non diciamo e non
scriviamo «chiesa» quando
dobbiamo invece dire o scrivere «gerarchia ecclesiastica»
o addirittura «papa», perché
la «chiesa» è «l’ecclesia», cioè
l’insieme dei credenti in Gesù Cristo e quindi è il popolo
di Dio. Perciò ricordiamoci
che il senso di questa parola
è «laico» (da «laos» = popolo)
e non clericale o curiale.
Attenzione dunque alle parole che adoperiamo, parole
che usano molti altri, ma che
noi non possiamo fare nostre, per non sconfessare
inavvertitamente quello che
invece vogliamo professare!
Fraterni saluti.
La mia
candidatura
Agostino Garufi-Mestre
Regala
un abbonamento
Anche se lo fanno «molti» Riforma non ha mai usato il termine
chiesa se non, appunto, nel senso
di «ecclesia». Quando citiamo una
specifica confessione (o culto)
sempre usiamo e abbiamo usato il
termine Chiesa (maiuscolo) seguito
dall’aggettivo qualificativo (cattolica, battista, pentecostale ecc), salvo quando citiamo un testo che in
questo caso viene adeguatamente
virgolettato. Per quanto riguarda
invece il termine «Santa Sede» lo
usiamo di rado come sinonimo di
Vaticano anche perché fa parte
della terminologia ufficia' e non vi
riconosciamo alcuna le ittimità
teologica. Naturalmente quwcosa
può sfuggire ma è l’eccezione che
conferma la regola.
Quanto ai termini «apostolo» e
«apostolico» lo utilizziamo normalmente in senso neutro. Per esempio definiamo Martin Luther King
«apostolo della nonviolenza», per
cui un pellegrinaggio anche del papa pensiamo che possa essere definito, per i suoi contenuti spirituali,
«apostolico» e non, per esempio,
«politico» senza con questo riconoscere la sua pretesa di essere il vicario di Cristo in terra, (e.b)
Passatempo
(D. Mazzarella)
23. Testate di missili
26. Antica lingua provenzale
27. Quella settentrionale oggi si chiama Zambia
30. Poeta, vate
31. L’autore del Salmo 27 ricerca quello di Dio
Verticali
1. Un passeggero dell’arca
2. Conoscitrici dell’animo
Orizzontali
Commissione Permanente
• Lo è anche il limone
• Uno dei figli di Giacobbe
in ?^®Pnsizione semplice
• Suffisso che indica
.. niigiiaia
• Ler gli ebrei Gerusalem’no è quella santa
13. Accordo per fini illeciti
14. Lo è stato Marin Fallerò
15. Articolo
16. Mezzo giro
18. Nome d’uomo
19. Commissione Luoghi
Storici
20. Sigla di Bologna
21. Appetitosa quella del
pollo arrosto
umano
3. Così viene definito Labano, il suocero di Giacobbe
4. Molto fine nei cani
5. Nome maschile inglese
7. Alcuni sono funebri
9. La quarta nota
11. La Bibbia afferma che va
reso solo a Dio
12. Se ne fa uno quando si
elimina qualcosa
14. Profetessa e giudice in
Israele
17. E’ ricordato nella Bibbia
come il figlio della promessa
19. Consiglio di Circuito
21. Comunità Economica
Europea
22. Lo indossa il frate
24. La più piccola lettera
dell’alfabeto ebraico
25. Pari in Ovidio
28. Sigla di Savona
29. Preposizione articolata
Caro direttore, in riferimento alle vicende elettorali
che hanno coinvolto la mia
persona e alle relative notizie, in gran parte false e diffamatorie, apparse sulla stampa locale e nazionale secondo cui io sarei una specie di
«voltagabbana» perché, come
aderente Ds e presidente del
Consiglio comunale a Rivoli
(Torino) ho anche accettato
la candidatura da Rifondazione comunista per le elezioni regionali abruzzesi, vorrei chiarire quanto segue.
Prima considerazione: come tutti i comunisti unitari,
ho aderito ai Ds con il Congresso di fondazione di Torino dello scorso gennaio: non
sono iscritto ad alcun altro
partito; ho accettato una candidatura come indipendente,
per la Regione Abruzzo, nella
lista di Rifondazione comunista, facente parte della coalizione di centro-sinistra «Abruzzo democratico», di cui
pure i Ds abruzzesi fanno parte. Mi pare che le norme statutarie siano perfettamente
rispettate e che il mio comportamento sia del tutto corretto sotto il profilo formale.
Vi sono poi le considerazioni politiche. Anche come
evangelico battista non considero la politica, condividendo
una affermazione del filosofo
Gianni Vattimo, una questione di adesione ideologica,
bensì una scelta razionale
ispirata da valori, che un militante deve affermare con impegno personale diretto. Ora,
i valori, se non sono principi
astratti, si incarnano nelle
persone e, con queste, nelle
vicende umane individuali e
collettive, nella realtà sociale
e culturale che determinano i
fatti e caratterizzano la storia
in un determinato luogo e in
un determinato tempo. Può
così capitare che in contesti
culturali e sociali diversi, a
fronte di problemi diversi,
con esperienze diverse, con
uomini diversi, si possa trovare maggior affinità con gli uni
piuttosto che con gli altri.
Sono abruzzese, di Gissi.
Gissi è anche il paese di Remo
Gaspari, l’uomo più potente
della De dopo Andreotti, ed è
il «capoluogo» del suo feudo
abruzzese. Sono sempre rimasto molto legato alla mia
terra e ne ho vissuto e subito
(con l’emigrazione della mia
Accade anche in Italia, non solo nel Terzo Mondo
I bambini sono spesso senza diritti
ERIKA TOMASSONE
Desidero reagire brevemente a proposito di un aspetto marginale della lettera di Giuliana Gay Eynard, pubblicata sul n.
15. Naturalmente, essendo madre e in questi
anni coinvolta nel settore educativo del Servizio cristiano, ho reagito in maniera particolarmente negativa alla sua affermazione
secondo cui oggi si parla dei diritti dei bambini e non dei loro doveri. Questa mi sembra
un’affermazione troppo massimalista e per
questo superficiale. Dover parlare oggi dei
diritti dei bambini e dover mettere così tanta
enfasi su questo aspetto non è certo un segno di progresso sociale, e neppure il segno
di una moda; è piuttosto la conseguenza del
fatto che il passaggio dalla concezione del
bambino come proprietà della famiglia e futuro adulto che avrà diritti e un valore per la
collettività quando sarà adulto e produttivo,
a quella del bambino come persona, non è
ancora stato assimilato nei comportamenti
sociali e dall’economia mondiale. Ancora
oggi spesso i bambini sono nei fatti senza diritti, non solo nei paesi cosiddetti del Terzo
Mondo ma anche in Italia.
Quando ad esempio un Comune investe
in iniziative a favore delle fasce elettorali
della popolazione, ma non a favore di una
città vivibile in sicurezza per i bambini, fa
una scelta non compatibile con il fatto che
nella popolazione sono compresi anche i
bambini. Non bisogna però confondere l’assenza di regole date ai bambini con una esagerata affermazione dei loro diritti. Anzi, un
comportamento incapace di mettere dei limiti, di stabilire delle regole per i bambini
non va contro unicamente ai doveri dei
bambini, ma a lungo andare lede anche i loro diritti. I bambini non hanno di fronte degli adulti responsabili, ma delle figure incoerenti ed evanescenti.
Le scuole, statali e non, in molte regioni
d’Italia sono impegnate nel sostenere il diritto-dovere allo studio dei bambini nell’età
dell’obbligo scolastico, anche per evitare che
ì bambini divengano facili strumenti per
azioni criminose. Nelle scuole del Servizio
cristiano e non solo, il discorso dei diritti
congiunti ai doveri, senza i quali non è possibile una società civile, è regolarmente portato avanti. Nei corsi per genitori cerchiamo
a esempio di far passare che un limite messo
alla sfrenatezza, delle regole coerenti fanno
bene ai bambini. In assenza- di questi comportamenti non è rispettato né il diritto né il
dovere. Questo tipo di azioni fanno parte
dell’educazione alla legalità, progetto cui
tutte le componenti sociali, pur in ruoli diversi, dovrebbero collaborare, non solo in Sicilia dove questi progetti sono molto diffusi.
Quindi la questione dei diritti e doveri dei
bambini è in questa epoca un po’ più complessa di quella che sembra trasparire dalla
lettera di Giuliana Gay Eynard.
famiglia e mia) le diverse e avverse vicissitudini. In Abruzzo, e soprattutto nella provincia di Chieti e a Gissi, Gaspari
ha instaurato, e mantiene tuttora in piedi, un sistema di vera e propria sudditanza, che
condiziona e determina i
comportamenti dei singoli.
Gaspari non sta con i Popolari, né con il Cdu, né con il
Ccd, non sta né a destra né a
sinistra: Gaspari è unico, sta e
basta: elargisce consigli, suggerisce strategie, sostiene i
suoi amici con ugual disinvoltura nel centro-destra e nel
centro-sinistra, sempre ex democristiani doc.
Chi più di altri (più dei Ds
locali) si è battuto e si batte
con fermezza contro la politica e lo strapotere gaspariano
sono i vecchi compagni; una
battaglia che reca sul volto
delle compagne e dei compagni i segni delle umiliazioni e
delle offese e che ha portato
nelle loro case (negli Anni 80
e 90, non nell’immediato dopoguerra) le incursioni dei
carabinieri. È per questo che
quando Rifondazione comunista di Gissi, a quasi 1.000
km dalla realtà rivolese e torinese e a molti anni di distanza dalla civiltà dei diritti e
della democrazia, hanno insistito perché accettassi di candidarmi come indipendente
nella loro lista, non ho potuto
fare a meno di assecondarli e
di sentirmene anche, in qualche modo, onorato.
Ho cercato di tenere in riserbo la mia scelta non perché avessi qualcosa da nascondere, ma semplicemente
perché ritenevo che essa potesse costituire (come i fatti
hanno poi dimostrato) oggetto di morboso pettegolezzo
dentro e fuori il partito, in
una fase in cui invece tutte le
energie dovevano essere dedicate alla campagna elettorale. E ho anche pagato di
persona questo impegno in
quanto ho chiesto e ottenuto,
come nel mio diritto, un periodo di aspettativa non retribuita dal lavoro.
Una chiesa
accogliente
Dialogo fraterno
Spett. Redazione di Riforma, nella rubrica «Vita delle
chiese» del n. del 31 marzo si
trova un articolo a firma Leonardo Casorio che riguarda
la visita effettuata dalla nostra scuola elementare di
Sassetta a Livorno, per seguire un percorso religioso attraverso le molteplici testimonianze di fede ancora
presenti nella città toscana.
La scolaresca che noi insegnanti abbiamo condotto a
Livorno, oltre alle comunità
ortodossa, cattolica, israelitica e musulmana, ha toccato
anche la comunità valdese di
cui si riferisce nel pezzo citato. Con la presente vorremmo esprimere la nostra graditissima sorpresa e un sentito ringraziamento per aver
suscitato l’attenzione di un
articolo e per aver ricevuto a
Livorno, da parte della
dott.ssa Laura Casorio, una
accoglienza in chiesa gentile
e di grande comunicativa. Ci
è sembrato che i bambini abbiano molto apprezzato sia
l’esperienza nel suo insieme
che la particolare attenzione
riservataci dalla comunità
valdese. Nel ringraziarvi ancora esprimiamo l’augurio
che questa positiva esperienza fruttifichi a dovere nei
bambini che abbiamo condotto in questo breve percorso attraverso i luoghi di culto, così come l’articolista si
augura. Vivissimi saluti.
Le insegnanti
della scuola elementare
di Sassetta
Facendo parte dell’Ufficio
per l’ecumenismo e il dialogo
interreligioso della diocesi di
Sansevero (Foggia) vi comunico che ogni mese ci incontriamo per meditare un brano
delle Sacre Scritture e per conoscere la realtà delle chiese
sorelle. Anni fa abbiamo avuto il piacere di avere fra noi il
pastore Paolo Ricca in occasione di una mostra sulla Bibbia e il pastore Martin Ibarra
per la Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani.
Quest’anno fra i vari incontri sono stati nostri ospiti fraterni un pastore e una pastora della Chiesa awentista; il
12 aprile (non avendo potuto
intervenire a gennaio) abbiamo avuto con noi anche la
pastora della chiesa valdese
di Orsara di Puglia Patrizia
Pascalis, che ci ha tenuto una
meditazione su Efesini 1, 1112; «per primi abbiamo sperato in Cristo perché noi fossimo a lode della sua gloria».
Alla fine la pastora ha condotto la preghiera finale. Ci
siamo lasciati con la speranza e l’augurio di continuare
questa reciproca conoscenza
nel nome del Signore. L’incontro si è svolto in un clima
di profonda spiritualità che ci
ha lasciati tutti con gran gioia
in quanto abbiamo sperimentato la presenza di Gesù
in mezzo a noi.
Raffaello Carli
Sansevero (Fg)
PARTECIPAZIONI
Pina Batistini, Giovanna
Cappai, Alessandro Rizzacasa,
Angela Rossi, Simona Ureni
«Nei mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo:
io ho vinto il mondo»
Giovanni 16, 33
Personalia
Avernino Di Croce - Rivoli
La comunità di Pordenone
si congratula con Elena De
Mattia che ha conseguito la
laurea in Lettere classiche
con 110 e lode presso l’Università di Venezia.
Commossa e riconoscente per
la fraternità e solidarietà dimostratele nella triste circostanza
della dipartita del papà
Camillo Tupone
Fiorella ringrazia le colleghe di lavor, la direzione, i «nonni» e il
Comitato della Casa Miramonti, il
pastore Gianni Genre e il diacono
Dario Tron.
vaiar Penice, 15 aprile 2000
abbonamenti 1999
interno
estero
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Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
li
n
16
PAC. 16 RIFORMA
Villaggio globale
VENERDÌ 28 APRILE 2000
Intervista al presidente della Chiesa, pastore Ogbanebi Hibtes
Eritrea: Timpegno della Chiesa evangelica
«Il popolo eritreo cammina con un progetto unitario: lo pace, la giustizia e lo sviluppo
Le chiese e le moschee sono unite nella ricerco della pace, in pieno collaborazione»
CESARE MiLANESCHI
LEMLEM ZERABRUK SAHLE
Raggiunta rindipendenza nel 1991, l’Eritrea
si impegnò subito in un intenso programma di ricostruzione: sviluppo agricolo, nuove vie di comunicazione, irrigazione di nuove aree per
colture e piantagioni... Da circa due anni però, la tensione
al confine meridionale con
l’Etiopia ha bloccato questo
processo. Il costo della vita è
aumentato notevolmente, e
circa 52.000 eritrei ed etiopici
di origine eritrea sono stati
espulsi dal governo di Addis
Abeba. Senza contare il numero difficilmente calcolabile
dei morti negli scontri bellici.
In questo contesto, mentre
l’Eritrea ha già firmato un
progetto di pace che l’Etiopia
non sembra ancora accettare,
le istituzioni religiose si impegnano per la pace e la ricostruzione del paese con un
atteggiamento di collaborazione e di solidarietà che può
essere additato ad esempio
anche al lavoro ecumenico
che viene attivato in Europa.
Fra queste si è sempre distinta la Chiesa evangelica,
nata oltre un secolo e mezzo
fa, per iniziativa della Chiesa
luterana svedese. Allorché il
fascismo rese obbligatoria la
lingua italiana nelle scuole, la
missione svedese chiese il
contributo della Chiesa valdese, la quale inviò degli insegnanti di cui si conserva
tuttora un vivo ricordo.
Il presidente della Chiesa
evangelica, il pastore Ogbanebi Hibtes, ha accettato di
rispondere alle nostre domande.
- Quale ruolo svolge la
Chiesa evangelica dell’Eritrea
nella ricerca della pace con
rErio pia?
«11 ruolo della Chiesa evangelica dell’Eritrea è stato
sempre quello di diffondere
l’istruzione e lo sviluppo insieme al Vangelo, e perciò
anche di adoperarsi per raggiungere una pace responsa
La chiesa evangelica di Asmara
bile. Per ottenere questo, ci
siamo occupati anche dei
problemi economici legati alla vita quotidiana della popolazione. L’attuale conflitto
con l’Etiopia ci ha messo davanti all’emergenza, che ci ha
costretti a provvedere soccorsi di prima necessità nei
settori alimentare, sanitario,
nel vestiario... Tante persone
espulse dall’Etiopia non hanno potuto portare nulla con
sé. La Chiesa evangelica dell’Eritrea fa di tutto per alleviare le loro sofferenze, e
opera sempre in stretta collaborazione con la Federazione
luterana mondiale».
- La Chiesa evangelica dell'Eritrea è sostenuta dalla Federazione luterana mondiale
nel suo sforzo per contribuire
alla pace con l'Etiopia?
«La Federazione luterana
mondiale aiuta notevolmente nell’ambito dello sviluppo
e della ricostruzione, mentre
nella ricerca della pace si è
impegnata soprattutto la
Chiesa luterana della Norvegia: dall’inizio del conflitto, i
massimi responsabili religiosi deH’Eritrea si sono già riuniti tre volte, e fra breve terranno una quarta riunione,
per avanzare insieme delle
proposte di soluzione del
conflitto. Recentemente, i
leader religiosi eritrei ed etiopici, cristiani e musulmani
insieme, hanno pubblicato
una dichiarazione in cui
esprimono la loro volontà
che il conflitto in corso si risolva con la pace. Questo è
avvenuto in una riunione tenutasi lo scorso anno in Norvegia. In quella dichiarazione
congiunta i leader religiosi,
all’unanimità, auspicavano
che il conflitto si fermasse e
si raggiungesse la pace con
un criterio di giustizia; e motivavano la loro richiesta con
l’osservazione che dalla guerra non si ricava mai del bene,
ma solo distruzione. Inoltre i
responsabili religiosi dell’Eritrea hanno invitato ad Asmara i responsabili religiosi
dell’Etiopia per approfondire
il dialogo sulla situazione
creatasi, e attendono il loro
arrivo. A loro volta, si aspettano di ricevere un invito
analogo dai leader religiosi
dell’Etiopia, per continuare
ad approfondire il dialogo ad
Addis Abeba. Perciò, le autorità religiose dei due paesi
non hanno difficoltà a lavorare insieme per la pace: al
contrario, desiderano sfruttare tutte le occasioni possibili
a questo scopo».
- DaU'indipendenza a oggi,
quale è stato il contributo più
significativo che la Chiesa evangelica ha dato alla popolazione e allo stato dell'Eritrea?
«Il ruolo della Chiesa evan
--Jt ■
L'impegno delle chiese nella lotta per lo sviluppo sociale
Promuovere un'economia giusta e morale
Gli obiettivi fissati nel 1995
dal Vertice mondiale di Copenaghen per lo sviluppo sociale non potranno essere
raggiunti se non saranno apportati cambiamenti fondamentali al funzionamento
dell’economia mondiale: è
quanto sta spiegando in queste settimane un’équipe ecumenica ai delegati che si
stanno preparando al vertice
di valutazione che si terrà a
Ginevra dal 26 al 30 giugno.
La povertà, dicono i membri
dell’équipe, è cresciuta nel
corso degli ultimi cinque anni dopo che i responsabili
politici del mondo avevano
assunto l’impegno di ridurla
in occasione del Vertice di
Copenaghen: inoltre l’abisso
tra ricchi e poveri continua
ad allargarsi.
11 Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e la Federazione luterana mondiale (Firn)
hanno inviato un’équipe
ecumenica intemazionale di
25 membri a New York per la
riunione del comitato preparatorio del Vertice die si è
svolta dal 3 al 14 aprile. Rogane Mshana, segretario esecutivo del Cec incaricato delle
questioni di giustizia economica, e Gail Lerner, rappresentante del Cec presso le
Nazioni Unite a New York,
assistono i membri dell’équi
pe che incontrano i delegati
governativi, comunicano loro
il punto di vista delle chiese e
raccolgono informazioni che
trasmettono poi alle chiese
del loro paese.
Mshana e Lerner hanno
detto che l’accento prioritario
sarà posto sul primo dei dieci
impegni del piano d’azione
adottato a Copenaghen, ovvero la creazione di un «contesto ambientale che permetta alle popolazioni di giungere allo sviluppo sociale». Secondo loro, un fattore essenziale alla creazione delle condizioni quadro necessarie
consiste nell’abbandonare
l’approccio «neoliberista» alla
sviluppo e nel sostituirlo con
l’impegno a edificare una
«economia centrata sulle persone». Secondo Mshana e
Lerner, è «illusorio» pensare
che l’economia di mercato sia
«libera» quando di fatto è
sempre controllata in certi
punti: l’esperienza vissuta dai
paesi poveri dopo Copenaghen dimostra che il neoliberismo non funziona.
Essi affermano che anziché
parlare di ridurre la povertà,
il mondo dovrebbe adottare
una strategia per eliminarla.
Essi chiedono un potenziamento dell’aiuto allo sviluppo a favore dei paesi poveri.
Ritengono che una «tassa sul
le transazioni di valute», la
cosiddetta «tassa Tobin» (dal
nome dell’economista James
Tobin che ne ha proposto
l’idea nel 1978), potrebbe
aiutare le economie deboli limitando la speculazione sulle valute e liberando somme
sostanziose per lo sviluppo.
L’équipe ecumenica sottolinea inoltre l’urgenza della
questione del debito. Chiederà l’annullamento totale
dei debiti dei paesi poveri anziché la rinegoziazione di
nuove scadenze di rimborso.
I debiti dovrebbero essere
annullati senza esigere «aggiustamenti strutturali» da
parte del Fondo monetario
internazionale (Fmi).
L’équipe si è sforzata di ottenere che si prendessero in
considerazione le questioni
etiche fondamentali e che si
affrontassero i bisogni delle
popolazioni africane e autoctone. Ritiene essenziale esigere un cambiamento di atteggiamento da parte di coloro che dominano l’economia mondiale, per promuovere «un’economia giusta e
morale in cui tutte le risorse
siano equamente ripartite e
in cui le istituzioni pubbliche
e private vengano ritenute
responsabili delle conseguenze sociali ed ecologiche
dei loro atti». (Cec info)
gelica dell’Eritrea è quello di
aver cura dell’assetto globale
della società: non solo l’aspetto spirituale, ma anche il
benessere della popolazione.
A questo scopo, con il contributo della Federazione luterana mondiale, la Chiesa evangelica dell’Eritrea ha offerto un insieme di servizi: ha
creato scuole, ha aperto casefamiglia per gli orfani di
guerra, ha distribuito medicinali e cancelleria... È stato un
insieme ampio di servizi, nei
quali le iniziative più grandi
vengono gestite dalla Federazione luterana, e la Chiesa
dell’Eritrea si impegna con
prestazioni di manodopera e
con opere di minore costo
economico».
- Come è stato vissuto il
rapporto con le altre chiese
cristiane e con i musulmani
dall'indipendenza ad oggi?
«Cristiani e musulmani lavorano sempre uniti. Il popolo eritreo cammina con un
progetto unitario: la pace, la
giustizia e lo sviluppo. Non si
deve pensare che le chiese
cristiane vogliano la pace e il
popolo voglia la guerra. Le
chiese cristiane con i loro
membri, come le moschee
con i loro fedeli sono uniti
nella ricerca di pace, in piena
collaborazione fra loro».
- In particolare con i musulmani, si è lavorato insieme
sempre in maniera costruttiva, o c’è stato afiche qualche
momento di difficoltà?
«Già prima della liberazione, c’era un comitato unitario di cristiani e musulmani
finalizzato ad aiutare la popolazione nei momenti di
difficoltà. Quindi, si lavorava
insieme. Dopo la liberazione,
questo legame si è rafforzato,
e continuiamo a lavorare insieme, fianco a fianco, in modo gioioso e costruttivo, per
sollevare il nostro popolo dai
molteplici problemi che ha di
fronte nella situazione presente. Questo non significa
che i cristiani e i musulmani
cedano nei loro principi, ma
che nel rispetto reciproco cristiani e musulmani hanno in
comune l’amore verso il popolo. E questo ci aiuta a lavorare con gioia e con forza,
con tutti i mezzi possibili, sia
nelle cose più piccole che in
quelle più grandi. E c’è in tutti la viva speranza di poter
continuare con questo spirito
positivo anche nel futuro».
- Ha un messaggio da comunicare alla Chiesa valdese
e a chi leggerà le sue dichiarazioni?
«Vorrei comunicare alla
Chiesa valdese e alla popolazione italiana alcuni aspetti
del dramma che vive l’Eritrea, che non sono molto conosciuti al di fuori dei nostri
confini. Anzitutto il fatto che
il conflitto che stiamo vivendo è un fatto totalmente inaspettato e assolutamente indesiderato dal popolo eritreo.
Quindi chiediamo la preghiera di tutti i credenti perché
questa guerra micidiale e indesiderabile abbia fine. Inoltre voglio ricordare gli enormi disagi causati da questa
guerra: migliaia di persone
senza tetto, migliaia deportate e altrettante migliaia fuggite dalla zona di combattimento, che si trovano sotto le
tende, in campi di raccolta,
dove hanno bisogno di tutto.
Ho visitato personalmente
alcuni campi, dove singole
persone e intere famiglie vivono nella più squallida miseria. Sebbene ci impegniamo con il massimo delle forze e delle risorse, i nostri
sforzi non sono affatto sufficienti per dare un po’ di sollievo a queste persone».
M Intervista al muftì dell'Eritrea
«La nostra gente non dà
ascolto ai fondamentalisti»
Prima di rispondere per
iscritto alle domande che
gli abbiamo rivolto il muftì
dell’Eritrea, Shaik Alamin
Osman Almin, si è brevemente presentato: «Ho fatto i miei
studi superiori aH’Università Alahzar del Cairo e sono
tornato nel mio paese come
rappresentante di quella
scuola, in qualità di khadi
(magistrato) della sharia (giurisprudenza islamica); sono
stato membro del Tribunale
supremo e poi presidente del
medesimo. Quando sono andato in pensione, ho prima
insegnato alla scuola jalia
(coranica) sempre come rappresentante della scuola egiziana e poi sono stato a capo
del corpo docente. Dopo la
liberazione sono stato nominato muftì dell’Eritrea, carica
che ricopro tuttora».
-1 responsabili della comunità islamica eritrea hanno
preso contatto con i musulmani dell'Etiopia allo scopo
di spingere i governi dei due
paesi a concludere una pace
stabile?
«I responsabili religiosi musulmani e cristiani, etiopici ed
eritrei sono coinvolti nel processo di pace fra i due paesi
fratelli; vi abbiamo dedicato
molto impegno e fatica e continuiamo ad incontrarci».
- Dall’indipendenza ad oggi, quale contributo ha dato
la comunità islamica alla rinascita dello stato eritreo e allo sviluppo della sua economia?
«Tutti gli eritrei, sia i responsabili religiosi che altri,
nella misura delle proprie
possibilità non hanno mai
cessato di adoperarsi per il
progresso del paese».
- La condivisione degli impegni di governo fra esponenti cristiani e musulmani è stata serñpre pacifica o ha conosciuto momenti di difficoltà?
«Nel nostro paese non ci
sono compromissioni; il diritto di vivere la propria fede
e praticare il culto è garantito j.
e rispettato. Quanto alla gui- r
da politica del paese, è la responsabilità, la capacità, i
doni e l’esperienza delle persone che ne giustificano l’accesso. La diversità di fede
non influisce negativamente
su tutto ciò».
- Nella comunità islamica
eritrea, ci sono rischi che si
creino gruppi di fondamentalisti?
«Il fondamentalismo religioso, razziale e ideologico
crea atteggiamenti errati. Nel
nostro paese tuttavia non siamo preoccupati per questo
pericolo. La nostra gente non
presta ascolto alle idee fondamentaliste e questo perché
ha una lunga esperienza delle colpe e sciagure arrecate
(in passato) da diversi governanti. L’unità del paese, capace di liberarci dagli invasori, è ritenuta un bene supremo».
- Come giudicano i paesi
arabi la collaborazione fra
cristiani e musulmani che si è
verificata in Eritrea?
«Tutti i paesi e in modo
particolare quelli arabi sono
meravigliati dell’unità e dei
rapporti pacifici che regnano
fra la nostra gente e questo
modo di vivere è additato come esempio».
(Intervista a cura
di Cesare Milaneschie
Lemlem Zerabruk Sahle.
Traduzione di Bruno Tron)
Per le vie di Asmara
L'arcivescovo del Kenia in Giappone
«Rimettere il debito è
una questione di giustizia»
L’arcivescovo anglicano del
Kenia, David Gitari, ha criticato il Giappone che, a suo
parere, non ha risposto adegtiatamente al messaggio lanciato da Jubilee 2000 per la
cancellazione del debito dei
paesi più poveri. Accompagnato da due colleglli della
Tanzania e dell’Uganda, l’arcivescovo si è recato a Tokyo
per chiedere al governo giapponese di ammorbidire la sua
posizione sul debito. A luglio
infatti, il Giappone presiederà
il Vertice annuale del G8.
Di passaggio a Londra, Gitari ha ammesso che la delegazione ha ottenuto uno scarso successo durante gli incontri con i rappresentanti dei
ministeri delle Finanze e degli
Esteri. I giapponesi, ha detto
Gitari, hanno fatto notare che
avevano già annullato circa la
metà dei prestiti bilaterali fatti ai paesi più indebitati. Gitari ha elogiato gli Usa e la Gran
Bretagna che hanno annulla
to il 100% del debito bilaterale
a certe condizioni. lubilee
2000 ha sottolineato che diversi paesi industriali occidentali hanno promesso una
qualche forma di annulUmento del debito al 100% dei
paesi più poveri anche se, per
Jubilee 2000, questo non significa «ranmillamento totale
del debito dei paesi poveri».
La Tanzania, ha detto Gitari, spende di più per rimborsare l’interesse del debito
estero che non per l’istruzione e la salute messe insieme e
in Kenia il debito rappresenta
circa 85 dollari per persona.
Nel frattempo 500
muoiono ogni giorno di Ai ■
Gitari ha detto che i ginPP”;
nesi hanno rimesso in
sione il principio dell a
nullamento puro e semp i
dei debiti. Ora, ha aggiunto,
«per noi è una questione
giustizia, dato l’effetto sui p
veri. Abbiamo chiesto 'tf o .
«Lo
nostro
ripensarci».