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Anno X — N. 17. 11 SERIE 15 Skithhbriì 18«l
NOVELLA
GIORNALE DEI.LA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
-W\AAOXA/Vv>—
Sugiieado ta rerttà nella cai'itù. ^ Efas. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE i LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione].... £. 3 00 j In ToRiMoairUflazio del Giornale, via del Principe
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25 J Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per l’Inghilterra, id................... „ 5 50 ; Nelle Provincie per mezzo di firaneo-botU po
Per la Germania id................... „ 5 50 ' ftali, chc dovranno essere inviati franco al DI
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. < rettore della Buona Novella.
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis,* rue_ Rivoli,
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra, dal signor S*. Muller ;
General Merchant, 26, Leadenhall Street. E. C.
SOMMARIO
Cosa occorre all’ Italia — Meditazione biblica, Un legato — Polemica, Lettera cVun corrispondente
delU Suona Novella al Redattore di « Seligione e Patria ” — rorieid, Traffico delle Messe — Notizie rdiffio$e, Valli Taldesi, Italia, Francia.
COSA OCCORRE ALL’ITALIA
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Sei mesi fa veniva pubblicato in Parigi un eccellente opuscolo
intitolato : “ Ce quii faut à la France ” opera dell’egri^l
sore Kosseuw Saint-Hilaire, che fu accolta con amrair '*^
pubblico evangelico francese e lodata tanto per la scienjí
cni fa prova, quanto^er i sensi di fede, e di zelo che vi
Non è nostra inteAfcione d’imprenderne qui l’esame benó^è j
riamo di farla conoSeere ai nostri lettori il che sj^riamo
altro numero. \
Per oggi vogliamo solo esternare alcune riflessioni sull’Italia ispirateci dalla lettura di detto opuscolo.
L’Italia a molti riguardi è nella stessa posizione morale della
Francia. Epperò anche per essa può addimandarsi: “ Cosa occorre
all’Italia ?” — Per liberarla da Eoma e dalla perniciosa sua influenza, dalla superstizione e dall’ incredulità, dal materialismo e
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(lall'ateisino, dalla morte morale e spirituale insomma in cui giace
la infelice. Cosa le occorre ? A nomare il vero rimedio converrebbe
poter misurare tutta l’estensione del male, e chi può dire il male
che ha fatto Koma ? Tre sono i campi del religioso pensiero : Dottrina, Chiesa e morale... essa non ha corrotto solamente la dottrina
colla sua tradizione, (1) e la Chiesa col suo mal governo, ma eziandio la moi’ale colle sue massime gesuitiche.—Tre sono le rivelazioni
di Dio. La Legge mosaica, l’Evangelo e la Coscienza : Essa non ha
alterato solo il Decalogo togliendone il secondo comandamento, e
l’Evangelo disprezzando il solo Mediatore che vi sia tra Dio e gli
uomini (2) per inventarne mille altri;... ma alterò persino la coscienza colle sue pratiche scandalose e4 il suo infame commercio
delle cose di Dio.
Tre sono le virtù teologali; la Fede, la Speranza, la Carità. Essa
non cercò solo di rovinare in Italia la Fede, col proporre Lei medesima alla credenza ed all’adorazione del popolo il che come abbiamo
visto produsse l’ateismo ; non cercò solo di distrugger la speranza di
una vita futura col ridurre la Eeligione ai limiti di questa terra il
che generò il materialismo, ma tentò la Deicida, di uccidere nei
cuori la Carità, persino la carità naturale, persino gli affetti di famiglia, persino l’umanità, la pietà, il sentimento della gioia e del
dolore.....persino la natura,., quelle sacre vestigia della divina immagine in noi, quegl’infiniti bisogni che abbiamo di pace di vita e
di santità, quei frammenti della primitiva nostra beltade che il gran
Platone (un pagano!) riconosceva e contemplava nell’uomo, quando
paragonava quelle celesti reliquie a’ pezzi d’uno incrinato specchio
che riflettono confusamente i lineamenti della divina sembianza, ma
pur li riflettono !...
Sì. morale, coscienza e natura, Eoma tutto si studiò di annullare,
e se non vi riuscì ciò da Lei non dipende. Dipende, che la natura
(intendi la natura nostra primitiva) la coscienza e la morale sono
eterne ed imperiture. Ecco dove Eoma lia sbagliato. Ha creduto di
potere abolire ciò che non passa... Tutti i suoi conati, le sue astuzie,
le sue violenze e le sue turpitudini sonosi compendiate nel gemitismo
che oggi regna sull’orbe cattolico. Far di più non si poteva! Ebbene
il gesuitismo stesso è vinto e cade. Perchè ? perchè la coscienza se
per un poco la si può ingannare, ben presto si rialza dairavvilimento
e richiede ai suoi bisogni piena soddisfazione. —Ma ecco per l’ap
(1) Matteo XV, 6.
(2) 1 Timoteo n, 5; Gìot. xit, G.
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punto ciò che manca alFItaha. La coscienza del poiwlo non s’è risvegliata, essa dorme tutt’ora. L’intelletto, la fantasia possono essersi
destati adiscoprire gli errori, gli abusi, nonché a concepire un nuovo
stato di felicità per l’Italia, ma la coscienza morale, ma i bisogni
primordiali della nostra natura, son tuttora assopiti. Da ciò proviene
che il bisogno di riforma non è generalmente nè potentemente sentito, quindi che la riforma non può scoppiare. — D’onde apparisce
chiaro, che se occorre qualcosa all’Italia: le occorre anzitutto nn
risveglio della coscienza! La coscienza! pietra fondamentale del morale e religioso edifizio, guida dei popoli e lume dell’individuo !...
la religione ognor partecipe ai suoi destini, langue se ella vien meno,
rivive se ella si ridesta. La religione e la morale in quanto alle loro
manifestazioni nel mondo, riposano sulla coscienza, e quella religione
che disprezzasse un tale appoggio, condannerebbesi alla sterilità.
L’Italia disgraziata, ha sacrificata la coscienza sua religiosa. Essa
l’ha offerta sull’altare, lua Iddio non vuol di cotali offerte. Egli non
la diede perchè veni.sse solfocata, anzi sviluppata, ed è una ribellione
il calpestarla quanto l’abusarne per la colpa. Il prete fu quello che
approfittò di questa debolezza per tiranneggiare il popolo. Giusta
punizione ! imperciocché chi- sacrifica la coscienza non è degno di
libertà, no di nessuna libertà!... E così avvenne che il popolo s’avvilì, s’infiacchì, si corruppe al punto che si poteva dire: Egli ha
perduto la coscienza!... 0 Italia dove sei caduta!... Come hai potuto rinnegare così te stessa !... E come potrai tu rialzarti da tanto
abbassamento ?l II risveglio della coscienza ! ecco il rimedio al tuo
male, ecco quanto ti occorre!
II
Ma questa coscienza chi la risveglierà? Per poter rispondere convien cercare come ella si è addormentata. La coscienza sempre si
assopisce allorquando le si toglie l’oggetto infinito e celeste del suo
culto, ed in cambio le si presenta un’oggetto finito e materiale. L’oggetto solo degno dell’umana coscienza, e che solo può rispondere
all’alte sue aspirazioni è il Cristo. Egli è il sosjiirato delle nazioni,
l’amico dell’uomo, il pane deH’anima, perchè unisce in sè nella sua
persona la divina e l’umana natura, perchè riconcilia il cielo colla
terra, perchè offre al cuore l’ideale supremo dell’amore e della santità. Or bene, si è tolto alle coscienze questo vero ideale per poi presentar loro l’ideale ristretto e basso di una religione mondana. S’è
strappato all’anima questo vero infinito dove potevano spaziarsi e
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bearsi d’amore e di vita, per sostituirgli il finito cioè la creatuiii e
la materia. Naturale cpiindi che la religione siasi tutta materializzata I Naturalissimo che la coscienza dorma ! Fuori di Cristo, non
havvi nè luce, nè verità, nè vita ! Potrebbe la coscienza vivere senza
codeste cose? — Fuori di Cristo non havvi per l’individuo, ne vera
conoscenza, nè amore, nè santità ; che può la coscienza individuale
esser priva di tanto e non morire ? — Fuori di Cristo infine non
havvi per un popolo, nè vera grandezza, nè vera dignità, nè vera
prosperità. È egli possibile che la coscienza di un popolo sia orbata
di codesti beni, e non perisca...?— La vita della coscienza risiede
adunque tutta in Cristo, perchè in Lui si compendia quanto v’ha di
santo di vero e di bello, quanto v’ha di proprio a colmare gl’infiniti
nostri indestnittibili bisogni. Togliete Cristo ad un uomo, la sua
vita non ha più ne.=;Rnno scopo, la sua attività nessun fine, il suo
cuore nessuno oggetto degno di lui. Togliete Cristo ad un popolo, la
sua storia perde ogn’ interesse, le sue opere ogni genio, il suo avvenire, ogni speranza di progresso. Or bene Koma tolse all’Italia il
suo Redentore. Lo tolse neH’insegnamcnto perchè non insegna Cristo, nella salvezza perchè non offre il perdono di Cristo, nella preghiera perciocché non prega in nome^li Cristo, nella consolazione
perciocché non consola per i meriti di Cristo, — in tutto perciocché
invece ài presentar Cristo all’anima, offre la creatura, le dottrine
duella creatura, il perdono della creatura, la consolazione della creatura. — E non dirmi che le vostre chiese son piene di Cristi!...
questa parola basterebbe a condannarvi, stante che pixi son piene le
chiese di Cristi di legno, più è vuota la Chiesa del vero Cristo, quello
che siede alla destra del padre ed è vivente nei secoli dei secoli —
0 figliuol di Dio, noi abbiamo cercato di contemplare la tua faccia,
e di saziarci del tuo amore, ma ci hanno nascosto il tuo volto e negate le tue promesse. 0 Cristo tu eri la gioia e la vita delle nostre
anime, ma ora non ti riconosciamo più, e non sentiamo più l’ardente
bisogno di te, che prima in noi ardeva. 0 Redentore ! tu fosti la
gloria e la forza del nostro popolo, ed ora ei più npn ti adora, anzi
tuttodì ed ad ogni istante ti bestemmia.
Volete voi risvegliare le assiderate coscienze dal letargico sonno
di morte che le opprime ? Presentate loro Gesù Cristo. Egli stesso
le riscuoterà. Sì, Colui che poteva dire : “ Io son la vita, ” le vivificherà stantechè sta scritto nel Libro : “ Risvegliati tu che dormi e
risorgi d’infra i morti e Cristo ti risplenderà. ” (1) Al Cristo la salii) Efesi V, 14,
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vezza delle auime, l’avvenire del popolo, la paco della famiglia, il
j>rogre.sso della civiltà; al Cristo il perdono dei peccati, la consolazione nelle pene, il dono della felicità. — A Lui adunque il bramato
risorginaento della coscienza che sarà pegno e principio di vera e feconda Eiforma !
Ili
Ma il Cristo, il Cristo \’cro chc si c i^erduto, dove lo si potrà rinvenire ?
Ultima e non meno urgente questione a cui convien dare sufficiente risposta per sciogliere il problema: “ Cosa occorre all’Italia ! ” — Eispondiamo ; — Se si possedeva Cristo lo si possedeva per
mezzo del suo Evangelo che rende testimonianza di Lui (1). — Se
si perdette ne fu cagione la perdita, l’abbandono di quel medesimo
Evangelo. — Se inconseguenza si vorrà ritrovarlo, converrà cercarlo
in quella Parola di cui egli disse : “ Essa è la verità!! ” (2).
Ecco infatti il primo principio, quello che sta a capo di tutti gli
altri, perocché decide qual sarà la sorgente dove noi attingeremo le
nostre conoscenze e le nostre convinzioni, quale sarà la regola delle
nostre credenze, l’autorità in materia di fede. Eoma ben s’accorse
che da questo problema dipendono tutti gli altri, epperò troncò imperterrita la questione mettendo da banda la Parola di Dio, predicandola oscura, misteriosa ed inintelligibile, e proibendone la lettura
al popolo sotto pretesto che questi non può intenderla e ne ricaverebbe anziché istruzione, funestissimi frutti. Ma siccome tolta questa autorità conveniva sostituirgliene un’altra, Eoma usurpando il
posto di Dio decretòssi infallibile, e vantassi non solo interprete ma
unica depositrice del vero.
E non s’avvide la superba che se il popolo non è tanto capace da
comprendere il linguaggio della Parola di Dio la quale é fatta per i
fanciulli (3), non,lo sarà neppure per comprendere lo stile scolasticp
e pedantesco dei sottili dottori in teologia..., e neppure s’avvide la
stupida (ed in vero nulla v’ha, di più stupido che l’orgoglio) che il
popolo bea presto riderebbe di sì stolida pretesa e calpesterebbe ignominiosamente l’idolo col quale gli si volle mascherare la sublime
semplicità del Vangelo, la quale vien confessata in modo stupendo
persino dagl’increduli, come da un Eousseau nelle sue confessioni.
(1) S. Giov, V, 30.
(2) ti. Cìiov, XVII, 17,
(■ì) Deiit, VI, 7 ¡ II Timot, in, 1-5,
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E così han tolto al popolo il solo hbro che sia fatto per tutti... e
che tutti dovriano leggere... Così hauno strappato alla Chiesa la sua
caria, il codice divino delle sue leggi... Così hanno negato ai figli il
testamento del loro padre cele-ste... dov’egli lasciò scritta la sua volontà ! 0 inaudita infamia!... e pur troppo universale ! — Ecco perchè si perdette Cristo, ecco perchè s’ottenebrò la coscienza, ecco perchè si materializzò la religione! Quello è il primo male padre a tutti
gli altri !... Imperocché colla parola di Dio ritiravasi lo Spirito divino che la ispirò e che la infonde ne’ cuori. Qui tocchiamo all’apice
del nostro ragionamento. Autore della vita è lo Spirita di Dio; Nessun risveglio operòssi mai senza di Lui, ed ogni vero risveglio è una
ripetizione della prima Pentecoste perchè opera della sua pi’esenza
nei cuori. Egli diede la Parola, Egli la infuse nei sacri autori. Egli
la tramandò ai secoli,’ Egli la interpreta all’anima bramosa di verità,
Egli la fa germogliare e compire opere maravigliose nel mondo, Egli
la benedice per i popoli per le famiglie e per gl’individui.
Egli adunque ci farà rinvenire in questa Parola il Cristo che abbiamo smarrito, e riscuoterà le nosti’e coscienze per l’eterna vita. Egli
farà il risveglio — Passi adunque sull’Italia il possente suo alito rigeneratore, e vi produca una di quelle profonde commozioni come le
produsse iu altri paesi, ed allora assisteremo ad una vera radicale
riforma. Ma ripudiamo ogni snervante dottrina stantechè lo Spirito
di Dio non mai agisca senza la Parola d.i Dio... e quanto fa, lo
faccia per mezzo di quella. Ecco la suprema regola, la parola d’ordine dei cristiani “ alla Legge ed alla Testimonianza ; se non j>arlano secondo questa Parola, in essi non havvi Luce ” (1).
Reduce il popolo israelita dalla cattività di Babilonia duce il prudente Neemia, e mentre si stava rialzando le mura della santa città
con in una mano la spada e nell’altra la cazzuola., operòssi un profondo
risveglio in quei discendenti dei profeti. Sapete come e perchè? Perchè dopo lungo ingrato oblìo riaprirono il libro della Legge, e lo
lessero e rilessero per molti giorni consecutivi, dalla mattina alla
sera, tutto il popolo, uomini, donne e fanciulli, ed ecco tutti ne furon tocchi, tutti piansero le loro peccata, e tutti fecero ritorno al
loro Iddio! (2)—Così si avverarono tutti gli altri risorgimenti dalla
Storia registrati— Così si avvererà quello d’Italia se ella riapre il
Libro divino da tanti secoli chiuso e suggellato per Lei. — L’Evangelo, la Bibbia sparsa dovunque e da tutti letta... la Bibbia unica
(1) Isaia vm, 20.
(2) Neemia viii.
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regola di fede: “ la Bibbia, tutta la Bibbia e niente altro che la
Bibbia ” ecco il solo mezzo di operare nella nostra patria nna vera
e profonda Riforma.
[V
Quel* che ci vuole adunque per l’Italia, si è X Evangelo. NcU'Evangelo essa ritroverà lo Spirito di Dio, il Cristo, la Coscienza e con
essi la rigenerazione, la riforma, la vita. Datele la Bibbia nelle mani,
cd avrà quanto le occorre ! — Non mezze misure, non riforme di
forme, si richiedono a sanar le sue piaghe... ma efficaci rimedii, è
quale additeremo noi piii efficace della Parola di Dio ? Lode adunque a quelle società che tanto hanno fatto per la disseminanione
delle S. Scritture nel mondo, e si studiano di spanderle pure in Italia ! Lode a coloro che la predicano al popolo e l’insegnano pazientemente alla gioventiì. Lode a chi colla parola e più ancora coll’esempio rende coraggiosamente testimonianza a quella Verità nel
nostro paese. Essi tutti saranno benemeriti dell’Italia e della Chiesa
universale di Cristo, Il popolo aprirà quel libro, leggerà quelle pagine divine, sentirà l’amore che vi palpita... e vedremo se all’aura
benefica e salutare che vi si respira, non si ridesterà dal lungo e
mortifero sonno. Esso in quelle pagine troverà il Cristo, e vedremo
se la persona del Cristo non varrà a far risorgere le coscienze dal
sepolcro. Il popolo lo ha già letto e come lo diceva il signor Roberti)
d’Azeglio, egli ha ormai conosciuto che questo libro è una solenne
condannazione dei principii e delle pratiche di Roma (1). Il popolo
lo leggerà viepiù, e viepiù si convincerà che se si \Tiole avere una
Religione conviene avere quella di Dio, e che la Religione di Dio è
quella del Vangelo. Sì, il popolo comprenderà che per la salvezza
delle anime, per la consolazione degli afflitti, per la santità dei costumi, come pure per il progresso della coscienza, il tiionfo della
civiltà e la gloria della nazione, ci vuole il Vangelo; e sentirà il peso
di queste parole dell’uomo il più popolare d’Italia, di Garibaldi...
che “ a far l’Italia non bastano i cannoni, e che la Bibbia farà più
per la nostra vera indipendenza e grandezza di quello che han potuto
e potranno fare i cannoni stessi (2). ” Ma se nutriamo tale fiducia,
gli è perchè la riponiamo tutta zieM'Evangelo, il quale è sempre
stato, è tuttora ed ognor sarà “ la potenza di Dio in salute ad ogni
credente ” (3).
(1) Opuscolo Roma ed il Vangelo.
(2) I.K;ttcra di Garibaldi a suo figlio. (.3) Kom. i, 1«.
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■f
Chi rivolge il pensiero all’indipendenza politica della nostra nazione, dice : Italia e Vittorio Emmanuele.
Chi contempla la grandezza storica del paese e vuole esprimere le
sue glorie scientifiche, artistiche e militari dice : Italia e Roma.
Chi vede nel Papato la chiave dell’unità italiana e la condizione
del Primato e dell’impero universale dice; Italia e Chiesa.
Ma chi oltrepassando i limiti del finito, innalza il guardo al cielo
e pensa alla Religione ed all’avvenire religioso della patria convien
che dica : Italia e Vangelo !
^ 0. C.
MEDITAZIONE BIBLICA
UN LEUATO
To vi lascio pace, vi dò la mia paco ; io non ve la dò
come il mondo ve la dà.
Giov. XIV, 27.
Quale tesoro sono per noi le ultime parole di un moribondo che
ci è oltremodo caro! Quanto ci sono preziosi gli ultimi accenti suoi,
e gli estremi suoi sguardia! Ebbene, ecco le ultime parole, il sacro
legato d’un Salvator morente ; “ Jo vi dò la mia pace ! ”
E qual’è questa pace di cui qui si tratta ? di quella ch’egli ci acquistò, di quella che viene dal perdono gratuito per mezzo del prezioso sangue suo. E si è questa la pace di cui facevano festa nei
loro cantici gli angeli quando dicevano : “ Sia gloria a Dio nel piiì
“ alto de’cieli, pace sulla terra, buona volontà verso gli uomini. ”
Si è questa J:a pace che ponno dare soltanto l’amore infinito e la
potenza eterna. L’anima dell’uomo ha bisogno di pace: l’esistenza
istessa altro non è che un continuo aspirare ad una tranquillità, che
non si trova se non nel sangue della croce : “ essendo giustificati
dalla fede, noi abbiamo la pace con Dio. — Egli concede la tranquillità a’ suoi diletti. ”
E questa pace sì dolce oh quanto la è differente da quella falsa e
ingannatrice sicurezza in cui vive e muore la maggior parte del genere umano ! La pace del mondo è buona solo per il tempo che dura
la prosperità, buona solo finoachè il ruscello scorre limpido sotto un
cielo puro ; ma non appena succede jina catastrofe, nn ui’agano,
9
ecco che sotto d csaa svanisce ; dunque non si può calcolare sulla
sua durata ; e quantunque l’anima gridi “ pace, pace ” tuttavia ciò
non impedisce che, al pari dei caratteri tracciati sulla sabbia, questa
pace non isvanisca al primo soffio dell’avversità : laddove la paco
di Gesiì non è simile a quella che ci offre il mondo: questa pace ò
pel credente profonda, calma, solida, eterna. Il mondo con tutte le
sue delizie e seduzioni non può procurarcene una eguale, e non può
neppur rapircela quantunque ci assalga colle sue dolorose vicende :
anzi essa brilla ancor più d’un novello splendore di mezzo alle prove, e
ci illumina l’oscm'a valle della morte “ osserva l'uomo puro, e diritto,
giacché ìa sua fine è la pace. ” Infatti, quante volte il letto di morte
del cristiano non fu desso tranquillo come il più bel cielo d’una sera
d’estate, quando tutto riposa nel silenzio ! Quante volte l’anima nel
volarsi al cielo non disparia come il sole al suo tramonto, per brillare di un nuovo splendore in un emisfero più bello? “ Sembrami,
dicea un pio cristiano al letto di morte, non aver altro a fare che di
attendere : tutto è pace, dolce pace ! ”
Lettori, conoscete voi questa pace che supera ogni intendimento?
potete voi sentire internamente, e ripetere ogni mattino quando vi
risvegliate; “ io sono in pace con Dio? ” Potete voi contemplare
colla fede il vero Aronne, il Sommo Sacrificatore, che esce dal
Santo de’ Santi per la pace al suo popolo? Possono bensì le onde
deU’avversità muggire intorno al figlio di Dio, ma esse non lo toccheranno giammai, essendo egli al sicuro e nascoso nelle fenditure
della rocca, donde noi potranno trarre le più violenti tempeste.' Oh
non aspettate già all’ultim’ora per far la pace con Dio ! Giacché
come mai sarà possibile addolcire le angosce di quell’ora solenne,
se non avete cercata la pace di Dio prima di quell’istante ? Siate
sicuri sin d’ora che Gesù, vero Melchisedecco, è al tutto disposto
di venire a voi col pane e col vino, emblemi delle bene^Jizioni e della
pace che il Vangelo ci offre; ed ogni parola di Gesù sono altrettanti
ruscelli destinati ad ingrossare il fiume della vostra pace. — Lo disse
egli medesimo : Vi dissi queste cose onde abbiate la pace in me.
lo ascolterò ciò che il Dio forte, VEterno dirà: giacche eglipar-^
lerà di pace al suo 'popolo e a’ suoi diletti.
10
POliEMlCA
Lelteni d’un corrispondente della Buoxa Novell.4. al Redattore di
« Religione e Patria »
II
Palermo, 23 agosto 1861.
Kev. Siguore,
La mia seconda lettera deve volgere sull'argomento della tradizione.
Vero è che dopo aver scritta la prima, mi è capitato nelle mani l'intero
vostro libretto intorno a ciò che chiamate la nostra prima disputa, e forse
dovrei almeno aggiungere qualche nuova rettificazione. Non credo che
abbiate avuto l'intenzione di svisare il pensiero mio, e dichiarate ehe « la
sincerità della vostra esposizione non può incontrare verun appunto da
parte del vostro avversario ; » pure quando lasciate da parte le continue
interruzioni colle quali ora l'uno ora l’altro mi costringevate di lasciar il
discorso principiato, per riprendere da più alto un argomento diverso dal
primo, quando dichiarato che il di.scorso fu, per colpa mia, « sempre più
iutricato, confuso, frastagliato in cento guise, » dimenticate che eravate
tre opponenti, e che il giovane N. palermitano, vedendomi così spesso interrotto, vi riprese con una certa vivacità dicendo ; lasciatelo almeno parlare ! » Quando sviluppate ampiamente il vostro pensiero che conoscete, e
troncate il mio discorso che v’ò sfuggito; o quando da un lato siete obbligato di dire : « io non mi ricordo per minuto di tutto il diverbio..... »
e dall’altro date i particolari sino ad introdurvi la pantomima ed i gesti; —■
io dirò che la mia idea della sincerità va ancor un poco al di là d’un tale
reso-conto, e domanderò a chiunque ha senso comune se mal si può fare
un tale processo-verbale d’una discussione che sia degna di fede. Non nego
che quel modo di presentar i fatti produca un certo effetto pittoresco e
drammatico per chi vede qui una guerra di partito, ma in una pacata
discussione, per uomini che ponderano le cose, l’impressione sarà l’opposta.
Lascio dunque ad altri la cura di discutere sopra un preteso documento
che avrebbe bisogno d’essere riveduto in tutti i suoi dettagli ; e vengo all’argomento stosso della discussione. Per voi, signore, la fonte prima d’ogni
sicurezza uon è la parola di Dio, ma l’autorità della Chiesa cattolica romana; e siccome una buona parte delle sue dottrine e pratiche non è contenuta nella Bibbia, dovete per forza ricorrere alla tradizione. Quando diciamo : la parola di Dio bastn... « acciocché l’uomo di Dio sia compiuto ,
appieno fornito per ogni bviona opera » (2 Timot. m, 17); voi ri.=ipondete
11
chc da questa fonte si sono ricavate per mezzo di false spiegazioni tutte le
eresie del mondo, cd il padre Turano ripetè più volte che « la parola di
Dio può iudui-re un uomo in errore, » c per provarmelo, aficrmaste che
i nostri padri, specialmente (nel secolo xii) Pietro Valdo, indotti in errore
dal detto di Cristo: « è più facile che uu camello passi per la cruna d'un
ago, che uu ricco entri noi regno di Dio » (Matt. xix , 24), insegnavano
che la povertà era necessaria alla salvezza. A che io risposi, citando il
passo parallelo di S. Marco (x, 24), il «juale basterebbe a prescindere da
ogni falsa spiegazione, dicendo che per ricchi si debbono intendere « coloro
che si confidano nelle ricchezze ». Affine di non ammettere con noi la sufficienza della parola di Dio, mettete innanzi la pretesa impos.sibilità per il
semplice fedele d'intenderla, i libri santi essendo scritti in lingue antiche
0 sconosciute e richiedendo ogni specie di conoscenze storiche, geografiche,
filosofiche, archeologiche, ecc......., cercate poi, come fece il padre Turano,
di rendere dubbiosa ed incerta ogni specie di prove della verità della
Bibbia per esaltare l'autorità del cloro, la quale, come la spada d'Alessandro taglia ogni nodo. « Chi mi dice, ripeteva egli, che dei tanti Evangeli
che furono scritti, io non ne debba accettare che quattro ? » Come se ne
esistesse un solo autentico fuor dei nostri evangeli canonici. Per concutero
poi la fiducia dovuta alU Antico Testamento, indipendentemento dalla
Chiesa, parlò delle varianti o dell'incertezza del modo nel quale i santi
libri fui-ono trascritti dai caratteri samaritani in caratteri ebraici, •— come
se le varianti non esistessero per voi, e che non si conoscessero le differenze
che passano tra il testo greco del codice ’V'^aticano pubblicato testò da Vercellone e la Volgata, o tra le diverse edizioni della medesima, quella di
Sisto V, per esempio, e quella di Clemente Vili! Checchenesia del valore
di tali argomenti, essi hanno per efletto di creare spauracchi agl’idioti : la
buona gente, temendo di perdere terreno e di essere abbandonata senza
bussola nel mare tempestoso delle opinioni, prende il suo comodo rifugio
nell’autorità del clero, e non si dà cura d'ubbidire al comandamento del
Signore: « investigate le Scritture » (S. Giov. v, 39).
Se siete veramente sinceri sarete obbligati di riconoscere almeno che
tali non furono i sentimenti dei padri della Chiesa, d'un Sant’Agostino per
esempio, il quale diceva : « In illis quae aperte in Scripturis posita sunt,
« inveniuntur illa omnia quae continent fidem morosque vivendi ; » « nelle
« cose chiaramente deposte nelle Scritture si trova quanto appartiene alla
« fede ed alla morale » (De Doctr. Christ. lib, ii, cap. 9). — Ma per ogni
difiicoltà avete un rifuggio , e questo si chiama : la tradizione ; da questa
arca di Pandora fate uscire tutto ciò che volete: supremazia del papa, autorità degli apocrifi, immacolata coneezioue, e chi sa ciò cho ne uscirà ancora?
Dovrei domandare ora ai nostri dottori cosa sia questa misteriosa potenza,
ma lasciamo pel momento ognuno farsene l'idea chc verrà . un tal quale
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significato si darà sempre al detto vocabolo. Io desidero anzi tutto farvi
osservare come, trattandosi d’una ricerca storica, dobbiamo essere sinceri
dell’imparzialità dei nostri avversarli, poiché l'imparzialità è la prima qualità richiesta da uno storico.
Io non dico che si debba fai’c « tabula rasa;, » mettere ogni cosa in
dubbio come l’incredulo, e dire di ogni verità: « provatemela con dimostrazione matematica s. Fra tutti i Cristiani: cattolici romani, cattolici greci,
protestanti, ecc....... v’è un principio comune, che chiamerei volentieri il
fatto cristiano : Dio ha mandato in terra il suo figlio unigenito, affinchè per
mezzo della sua vita, morte e risurrezione salvasse l’umanità decaduta; se
vi pare più convenevole si potrà esprimere quel fatto in altri vocaboli, o
con qucUi del « credo, » poco importa; il fatto cristiano 6 sempre il punto
di pai-tenza della Storia ecclesiastica. Questa a guisa di ton-ente, partendo
dalla fonte, va sempre allargandosi, avviluppando nella sua benefica attività un popolo dopo l’altro, e corre tra i secoli verso la consumazione dei
tempi; or bene por conoscere questo torrente noi prendiamo il nostro
punto di partenza dalla sorgente, voi dalla foce. Noi studiamo il fatto cristiano nei documenti apostolici, o dopo aver bene conosciuta la sorgente ,
seguitiamo l'intero corso, cercando ogni volta donde previene l'acqua nuova.
Voi invece dichiarate anzi ogni discussione come assioma che la dottrina
della chiesa primitiva c la stessa che professate voi, il risultato della ricerca
storica è fissato come quello della spiegazione biblica. « Noi non cerchiamo
la verità, l’abbiamo, » mi avete detto, questo vale per la storia quanto per
l’esegesi. Perciò il padre Grima non vuole nemmeno che si parli di ricerca
storica, la vuole chiamata tradizionale. Con tali premesse, l'imparzialità
storica non è possibile, perchè posti alla foce del fiume storico, là dove
sbocca per così dire nel presente, cioè dichiarando che la dottrina attuale
della Chiesa romana è assolutamente la vera, risalite poi col pensiero, dalla
foce alla sorgente, dichiarando fermamente che tutte le acque del torrente,
cioè tutte le dottrine, tutto le pratiche attuali di Eoma nascono dalla fonte,
ed invece di giudicare i fatti della storia per mezzo dei principii eterni
della parola di Dio, interpretate i secoli passati e la stessa parola di Dio
col vocabolario ecclesiastico moderno.
Leggendo nel Tertulliano, neH’Ironeo, o in Origene che i caduti c scomunicati facevano nel secondo e terzo secolo una pubblica penitenza, la
quale, secondo Tertulliano, checché ue dica l’autore del « Riscontro » non
potea farsi se non una volta, direte : C( ecco il sagramento della confessione! »
Così volendo un’autorità per il culto delle reliquie e dei santi, citate la
bella epistola degli Smirnesi, e pure si giudichi dal testo se quei cristiani
pregavano i santi: « (I pagani) non sanno, dice l'Epistola, che noi nou
« possiamo abbandonare quel Cristo morto por salvare il mondo doi crc(Í denti, nè venerarne un altro. Quello, lo adoriamo come figliuol di Dio;
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« quanto a' inaiiiii li amiaim, come lo meritano, per eagion del loro uia
« raviglioso amore, per il loro re e maestro, desiderando di essere i loro
« condiscepoli e compagni......... Abbiamo preso le ossa di Policarpo che
« sono piii preziosi di oro e di gioielli, e li abbiam deposti in un luogo
« convenevole, e Dio ci farà la grazia di radunarci colà con gioia e giubilo
« per celebrar la festa della sua nascita nel martirio per rammentarci i
« combattenti ornai partiti, e formare quelli che aspettano ancor la lotta ».
Come se non andasse ogni cristiano con rispetto alla tomba d'un padre ,
d’un benefattore, d'un amico per infiammarsi del suo esempio nella virtù o
nella fede ! !
Trovo la stessa prevenzione nell'uso che fate del passo di Sant'Ireneo
citato da Sant’Agostino intorno al paragone di Èva e di Maria; e quando
nell’opera vostra sopra S. Cipriano vi persuadete ch’egli riconosceva la su
premazia del papa nel senso vostro, mentre, come ve lo feci osservare, nell.-i
sua Epistola G8 egli ricusò senza nemmeno farne gran caso, il giudicio del
vescovo di Eoma intorno a Basilides e Martialis vescovi di Spagna, dicendo ; « l’ordinazione dei loro successori non può essere resa invalida dal
« fatto che B. 6 andato a Eoma, ed ha ingannato il nostro collega Stefano,
« che sta lontano ed era ignorante dello stato vero delle cose. Cosicché
« quello che fu legittimamente deposto potò ottenere, con artificio di essere
« redintegrato per un’ingiustizia » (cioè del papa) (Epist. di S. Cipr. 68).
Questo è poco favorevole alla supremazia del papa, c perciò gli editori romani 0 l'abate Migne (nella sua grande edizione) hanno trovato più comodo di cancellar quost’epistola come diverse altre. Ma un’altra volta parlerò della falsificazione della tradizione , basti per oggi aver riconosciuto
che il risultato della ricerca deve necessariamente essere affatto diverso ,
secondochè prendiamo per punto fisso la parola di Dio unica sorgente infallibile e comune a tutti i Cristiani o le dottrine e pratiche speciali di
una frazione della Chiesa cvi.stiana ehe si pretende essere il tutto !
G. A.
VABIETA
TRAFFICO DELLE MESSE
Tl tribunale correzionale di Parigi, nella sua udienza del 24 p. p. agosto,
condannò por manovre fraudolenti, a tre anni di carcere, 500 fr. di multa
e cinque anni d’interdizione, un certo abate Vidal, prete interdetto ; ecco
uno dei isuoi addebiti. L’abate avea raccolto e s’6ra fatto pagare piii di
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trenta mila intenzioni di messe a 1 franco caduna. Ne aveva fatte eseguire
6,634 ; ue restavano da eseguirsi circa 24,000 clie erano state pagate all'abate. Ecco quanto si logge in proposito nella Gazzetta dei Trihunaìi :
« Per l'intelligenza della parte deirinterrogatorio e delle disposizioni relative alle messe ed intenzioni di messe è necessario dar qualche spiegazione.
Una chiesa di Parigi che prima apparteneva ad una società divenne poi proprietà dello Stato. Quando si fece la liquidazione di detta società si trovarono
delle obbligazioni di messe da dii’si in quantità enorme, circa 20 o 80,000
messe ohe erano state, secondo l’uso, pagate anticipatamente e non mai
cantate. L’impossibilità di eseguire tali impegni diede nascita al commercio
di che si tratta in questo caso. Basterà per l’intelligenza della cosa attenerci
alla difesa deU’avvocato Cresson, Ecco quanto disse l’onorevole avvocato
difensore ;
« Esistono in Parigi parecchie case di libreria, i cui direttori hanno unito
al commercio dei libri un’industria che lo favorizza. Dessa industria consiste
a farsi gl’ intermedii dei preti depositarli di quelle ingenti somme di messe
pagate anticipatamente. — Una persona, a mo’ d’esempio, lascia, morendo,
al curato della sua parrocchia il prezzo di 200 o 500 messe da dirsi per il
riposo dell’anima propria, oppure è un parente che depone la somma per
messe da dirsi in favore del defunto, poco importa, — Il prezzo di ciascuna
messa è generalmente di 1 franco. Sono dunque 200 o 500 franchi versati
in mano al parroco, A rigore un prete protrebbe, in poco tempo, dire 500
messe, ma prima vi sono queUe persone che lo caricano di dirne 2.000 ,
3,000, 4,000; poi, sovente accade cbe il prete riceve quest’incombenza da
10, 20, 30, 50 individui e giunge così a contrattare l’obbligo di dire 10,000
0 12,000 messe, compito che nou può da se solo eseguire e che è costretto
di dividere con altri preti, È la difficoltà di questa divisione del lavoro che ha
dato nascita airindustria di che parliamo esercitata in genere dai librai. Uno
di questi speculatori sa, a cagion d'esempio, che tale o tale ecclesiastico è
carico d’un numero straordinario di messe, va a trovarlo e gli dico : a. Yi ò
impossibile di cantare tutte queste messe; avete ricevuto 1,200, 1,500,
3,000 franchi......., datemi quella somma ed io m’impegno a fare eseguire
le intenzioni di messe, e a voi vi do in premio per 50, 100, 200 o 300 fr,
di libri ». Il libraio deve fornir prove dell'esecuzione, ben inteso !•—Stretto
il patto, il libraio da il premio convenuto, poi scrive a tutti i preti e curati
di campagna una, lettera in cui loro offre un certo numero di messe da dirsi
per il riposo di tale o tale, messe pagabili al comune prezzo di 1 franco, ma
che saranno pagate con libri. — Si vede facilmente qual debba essere il
lucro del libraio, il quale, invece di danaro dà dei libri, su cui guadagna il
40, 50 o 75 per 100. In quanto al prete egli trova in ciò l’occasione di
fornire la sua biblioteca senz’aprir borsa ».
Resta adunque provato il traffico delle messe.
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NOTIZIE RELIGIOSE
Valli Valdesi, — Abbiamo omesso nel numero antecedente di accennare a due fatti che nella corrente dello spirato agosto hanno servito alla
edificazione di quella chiesa; il primo fu la consecrazione al Santo Ministerio di due nuovi candidati i signori Alberto Revel e Giulio Jalla ambedue sortiti dalla Scuola Teologica Valdese. — II secondo fu l'annua Festa
sulle montagne avvenuta com’è solito addì 15 agosto, e che fatta.si questa
volta sulla cosidetta Vachère, riuscì interessantissima per gli astanti il cui
numero ascendeva a parecchie migliaja.
Italia. — Si scrive da Gubbio alla Gazzella dell’Umbria :
« Da parecchi giorni vociferavasi ne’ dintorni di Pietralunga come nella
parrocchia di S. Benedetto Vecchio apparisse l’immagine della Madonna
in cima di una quercia, E difatti quando le donne, i monelli ed i vecchi si
appressavano alla sacra quercia vedevano un non so cho di bianco apparire
e sparire in cima della stessa, onde la fantasia aveva tempo di figurarsi la
Madonna in quella forma che meglio le fosse piaciuto. Quindi incominciarono gli andirivieni dei villani che recavano doni di denaro, di pii simboli
e di cento altri oggetti di superstizione, e di buon pro per chi intendeva
lucrarne. Ai meno gonzi però, ed ai giovinetti di cittii e dei paesi non era
dato vedere la sacra effigie, di cui già il chiericume ed i creduli predicavano le grazie ed i miracoli. La cosa, insomma, prendeva proporzioni gigantesche, perchè da ogni dintorno, da Gubbio, distante 12 miglia, da città
di Castello 1G, correvano a vedere questa quercia in modo, da esser giunto
il concorso a circa 400 persone, le quali e giorno e notte inginocchioni
gridavano ed accendevano lumi a cera e ad olio ; cd afiiggevano Madonne in sessnntaquattresimo, II capitano Luigi Gulmanelli, di guarnigione
a Gubbio, secondo gli ordini ricevuti, si recò sul luogo con una compagnia
di soldati e fece atterrare dai contadini stessi la quercia. Si trovò questa
perforata con entro una pertica avente in cima un’immagine della Madonna
impressa sulla carta. Pensò bene a tal vista il capitano di fare scoprire il
suolo presso la quercia, e vi trovò (ecco il miracolo!!!) un contadino celato
in una buca ricoperto dì pelliccie, il quale, come i giocolieri di burattini, o
come i cacciatori con la civetta, giocava con la pertica per chiamare ed
allucinare i gonzi. Il capitano fatto il tutto raccogliere, il prestigiatore, la
Madonna, la pertica e gli altri devoti bagagli, si avviò con essi a Gubbio,
dove si fece l'ingiesso trionfale fra i fischi c le risa della popolazione ».
Francia, — Avanti la fine dello scorso mese le scuole evangeliche del
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dipartimento della Haute-Vienne vennero finalmente riapeite, per virtù di
una risoluzione di quel Consiglio dipartimentah, dietro avviso conforme
del Ministero dell’Istruzione pubblica e del Prefetto.
Questa riapertura, dopo nove anni di chiusura, prova che non si deve
mai disperare della riuscita di una causa giusta.
Ci rallegrò la notizia che l’imperatore Napoleone ha fatto costrurre al
campo di Chàlons, un tempio per l’uso dei militari protestanti, e per il culto
evangelico. (Archives du Christianisme).
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à Turin.
Le premier chapitre de LA GENÈSE, exposé dans une suite de leçons
pour une école du dimanche....................................prix F. 1 »
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l’anglais, 1 vol. in-8°, avec figures...................................» 4 »
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«yCCe que dit l’ARBRE DE NOËL, par Félix Bungener............ » 2 50
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théologie évangelique, 1 vol. in-16°................................. » 2 »
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