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Roma, 4 Luglio 1908
Si ptjibbliaa ogni Sabato
ANNO 1-N. 27
Propugna gl'interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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A.BBONAN1KNTI
Italia : Anno L. 2,50 Semestre L. 1,50
Estero ; » » 5,00 — - ‘ 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restituiscono
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9lgli amici coi|at>oratori
Il giornale è ristretto ; lo spazio manca. Perdonate
se non pubblichiamo tutto subitó subito, come sarebbe nostro vivissimo desiderio.
Uobbiam mirare a rendere il nostro periodico sempre più leggibile e piacevole: a tal fine occorrono
molte idee, molli fatti, cioè molti articoli, ma redatti
il più brevemente possibile. . ^ k
Difficile r arte di dir molto in poco ; ma ci dobbiamo arrivare ! Dinezione
NOTBREIvJ^E
Mentre i tatti tragici di Parma e di Genova e gli
sciòperi generali di questi ultimi giorni ci dimostrano
quanto in Italia siamo ancora lungi dalla soluzione
di uno dei più scottanti problemi delPeta nostra ;
mentrè fervono nella Galabrià 1® latte fraticide fra le
folle eccitate dalla miseria e la forza pubblica costretta a difendere la propria vita a costo delle vite
altrui ; mentre da tutte le parti ci giungono gli echi
di suicidi, di ferimenti, di vendette atroci, e 1 animo
nostro addolorato grida : • pace, pace 1 » fanno davvero uno strano effetto le conclusioni presentate ultimamente dalla Commissione d’inchiesta per Partiglieria di Campagna. In esse si dimostra la necessita
d’uno stanziamento di L. 2.130.000 per provvedere il
nostro esercito di 600 mitragliatrici indispensabili in
tempo di pace ! ! Ahimè! E chiamiamo noi la nostra
un’epoca di pace ? Dov’è 16 spirito dèll’Evangelo, che
■affratella, che perdona, che ama ? Abbiamo la guerra
civile in casa, e con tanto ardore andiamo procurandoci i mezzi per prepararci ad una guerra ipotetica
cogli stranieri ? Quando, quando comprenderemo noi
le sublimi parole di Cristo ; . Ip vi do un nuovo
comandamenb, che voi vi amiate gli imi gli altri. »
Al Senato si sono discussi i problemi dell’Istruzione
**'E’*^que^to un argomento „ veramente interessante e
che dovrebbe esser studiato con grande serietà.
Per non parlare che delle scuole medie, diremo,
d’accordo col Senatore Tassi che i programmi di queste scuole sono quanto vi può essere di più irrazionale. La farragine delle materie d’insepamento produce nella mente dei giovani una confusione d idee
dannosissima allo sviluppo deinntelligenza e all'acquiBto del sapere. Epoièhè è innegabile che senz ordine
non c’è scienza, possiamo, senza tema d ingannarci,
assicurare che i nostri giovanetti escono dalle nostre
scuole medie senza idee chiare o liippide sopra nessuna disciplina, e sòlq infarinati di un sottile strato
di sapienza enciclopedica, che sparisce al primo soffio
^ NT^parliamo poi deìraltra piaga terribile che affligge le nostre scuole, e vogliam dire dei « dottori
uenìa dottrina * a cui pure saviamente accenno il
Quanti professori che non Sono all altezza del oro
mandato ! Quanti profeJlorì che non fanno il loro
dovere come maestri, trascurando le lezioni, insegnando svogliatamente, addormentando scoi««
Lveoe di entusiasmarli all’amore della venta ! Quanti
professori che son costretti ad arrossire dinanzi agli
allievi, perché pon conoscono àfibastanza la materia,
che devono insegnare ! E peggid^eora: quanti professóri che scandalizzano i gio^^pi colla loro condotta
immorale, col parlare sconvenientei colla propaganda
ex catedra dello scetticismo più-sfacciato !
Ed è per questo , che, mentre |' Senatori deplorano
in alcuni professori la mancans^ di istruzione e di
preparazione didattica, noi deperiamo pure e a piu
forte ragione la mancanza assolata di coscienza per
cui essi non comprendono l’eiorme responsabilità
che pesa sopra di loro. Ben diiffiè il Senatore Tassi
parlando di programmi scolastili: * Kitorniamo al’antico », volendo con ciò intendere che s’imparava
di più quando si doveva studi®- meno. Ma, oltre al a
riforma dei programmi, s’impope a parer nostro la
riforma degli insegnanti. Le nostre scuole non saranno
mai centri di educazione morale, finche anche le coscienze degli insegnanti non saranno tornate all antico, vale a dire allo studio e alla pratica di quelle
verità morali ed evangeliche che sole possono formare Tuomo morale integro e giusto, il professore
amato, ascoltato, rispettato.
-- '
L’amation est en mareke ^ fea detto Faman il
celebre
Certo se vivremo ancora qhàTcho poco dite^po,j^ ..Hin nmclama
spesa a piacere nell’aria, immobile come se niente
fosse ! . . +*•
A pensarci un pòco c’è da domandarsi se si tratti
d’un sogno, o se davvero il secolo ventesimo sia destinato a farci strabiliare.
Chi vivrà, vedrà ! •
Un’altra notizia non meno strabiliante, ma che ci
riconduce a quattro secoli indietro, sarebbe questa:
La pace europea esisterebbe solo in virtù di una superstizione dell’Imperatore di Germania, al quale un
astrologo qualunque avrebbe profetizzato che egli
morirà non appena scoppi una guerra fra due o più
dazioni europee. Egli avrebbe dunque iimassimo interesse a mantenere la pace.
Che tali .superstizioni potesser-p -albergare, nel eer
vello di Luigi XI nel quindicesimo secolo non stentiamó a. crederlo ; ma che possano albergare nel beiirello di Guglielino II nel secolo-dèi più àvanzato progresso, è cosa davvero da... fa» ridere anche i polli
mentre girano, sullo spiedo!
La rivolta in Persia ha raggiunto proporzioni straordinarie. Il parlamento bombardato dalle truppe, i
deputati massacrati e dispepsii Í cittadini uccisi, per
liW *3V/ V * T *. V.;*** vr -- -i •“
dromo attuarsi anche il miracolo deU’uomo che vola,
vincendo ancora una volta le leggi della natura.
Intanto dinanzi a questi primi esperimenti di Delagrange a Roma ,e a Milano, noi ricorriamo involontariamente col pensiero alle prime ascensioni di
Montgolfier, quando il Monti ammirato cantava :
’ Il gran prodigio immobili
' I riguardanti lassa,
E di terrore un palpitò
In ogni cor trapassa.
Come allora anche oggi dinanzi ai voli ben più
meravigliosi del « più pesante dell aria ».
Stan mille volti pallidi
,E mille bocche aperte.
E l’uomo, che constata ogni giorno i miracoli a cui
la scienza può giungere, non si piega ad ammettere
i miracoli di cui ci parla la Parola di Dio ?
Non è Dio più possente degli uomini? Non e la
nostra intelligenza un riflesso dell intelligenza divina ? "" . , . ,
I senatori D’Ovidio, Blaserna e Scialoja hanno presentato al Senato il seguente ordine del giorno:
. Il Senato, considerando il grave danno prodotto
dall’attuale ordinamento deU’ammissione alle scuole
secondarie con l’esame di maturità, invitali Ministro
a provvedere prontamente le opportune riforme. »
II Senato ha appoggiato tale ordine del giorno, e
noi di tutto cuore applaudiamo, sperando che davvero
il Ministro voglia provvedere. Abbiamo tutti potuto
constatare che la maggior parte dei fanciulli, che entrano nelle scuole secondarie dopo aver terminata la
quarta classe elementare è sostenuto il così detto esame
di maturità, .sono affatto immaturi per gli studi supsriori a cui devono accingersi. Anche per questo i
Senatori gridano : « Torniamo all’antico,
Se la scoperta del signor Tatarinof, della quale ci
parlano i giqrnali assicurandoci della veridicità delta
notizia, pòtrà èssere tradotta,in pratica, assisteremo
fra pochUanni ad uno spettacolo ben più meraviglioso
che non sìa quello dei voli di Delagrange. Pensate !
Uri’ahéonave della forma d’nn vagone tramviario col
suo rispettivo imperiale^ tWÌta di acciaiOj che potrà
sollevare pesi enormi, che avrà una rapidità grandis‘simà di movimento, e che potrà anche rimaner so
as
sedio proclamato in tutto, il paese !...
Si assicura che i residenti europei sono sani e salvi,
e che il corpo diplomatico ha tenuto una riunione
per* concordare un’azione collettiva. Auguriamoci che
gli orrori della rivoluzione abbiano presto , fine.
Quanto deve essere pesante la responsabilità di chi
li ha provocati !
Fa sempre piacere il sapere che i nostri compatrioti
sono apprezzati all’estero. La soéiètà medico-fisica di
di Erlangen (Germania) ha nominato come suoi soci
onorari la Regina Margherita di *Savoia, il senatore
Blaserna, e iL prof. Dohrn di Napoli. Il prof.,Volterra
di Roma fu nominato membro corrispon-dente.
A Londra una gran folla di signore si reca a visitare una esposizione dì merletti e dì ricami eseguiti
nella scuola di Casamasella in provincia di Lecce.
Tale esposizione si è aperta con l’iniervento dell’ambasciatore italiano a Londra ed è molto ammirata.
Le signore inglesi vi fanno numerosi acquisti. ^ ^
Un’altra esposizione di lavori femminili artistici vi
è pure in Oxford Street, ammiratissima al pari del
l’altra. ^ N. N.
H piè del Garizìm
t "
Un manoscritto samaritano _del lihi o di Oiosiiè è
stato testé rinvenuto dai dottò orientalista Sig. Moses Gaster nella sinagoga samaritana di Aaploiisa,
l’antica Sichem, alle falde dei monti Garizim ed
Hebal. Qoesto prezioso documento è stato acquistato
con non molti danari. Molti viaggiatori palestinesi,
hanno asserito che i Samaritani non esistevano più
e che le loro vestigia si perdevano del tutto dopo
il sec..XVl, Questa scoperta del Ur. Gaster prova
il contrario ed invero parecchie piccole comunità
samaritane ancora a’ dì nostri si rinvengono in Siria, in Samaria ed in Egitto. Il celebre Stapfer as-
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LA LUCE
serisce che il sec. XIX- ha visto la morte dell’nltimo samaritano j eppure un capo di sinaa^oga tuttavia vive-colla, sua congregazione: ma è tanto povero da vendere per alcune lire turche un prezioso
cimelio del suo popolo che il giudeo odiò ma che
il Redentore di .tutti gli uomini amò d’ intenso amore a segno di far campeggiare un samaritano nella
sublime parabola dell’ amor del prossimo. Fino a
pochi anni or sono si credeva pure da tutti gli
studiosi che i samaritani non venerassero e non
seguissero nel loro rito imperfetto che i 5 libri di
Mosè, detti « il Pentateuco » e ciò assei irono, oltre
al citato Stapfer, anche il Pelman ecc.; ma ecco che
la scoperta e la fortunata compera del JJr. Gaster
ci provano che oltre ai cinque libri di Mosè possedevano pure il libro di Oiosuè e forse altri della
storia del loro popolo e del popolo d’Israele, loro
rivale accanito.
Il rabbi samaritano di Naplousa (la Neapolis di
Vespasiano) povero ed assai ignorante forse non era
in grado di leggere il manoscritto arameo conservato in un angolo della sinagoga, ma il sno ricupero sarà certo di un gran valore per gli studiosi
di sacra letteratura. Il testo di questo « libro di
Giosuè » è assai differente del testo massoretico
quale noi lo possediamo nel Canone dell’Antico Testamento e pare che sia simile al codice di cui si
valse il celebre storico ebreo Giuseppe Flavio nei
suoi capitoli sulle antichità giudaiche. L’ esistenza
di questo manoscritto di cui la copiatura risale al
IL secolo prima di Cristo era conosciuta dai dotti
per mezzo di una citazione araba del secolo XII e
per tanto si stimava che il manoscritto fosse ornai
perduto.
Strano popolo il samaritano ! Oggetto di disprezzo
e d’odio inestinguibile pur conservò la legge di
Mosè nel sno principio assolutamente monoteista e
nella riprovazione pure assoluta del culto delle immagini.
L’idolatria non penetrò nei suoi costumi ed in
mezzo alle tenebre del paganesimo e di un cristia, nesimo pagano monacale qual era quello delle crociate, .conservò pure le dottrine déll'immortalità dell’anima e della risurrezione dei morti.
Essi aspettano la venuta del Messia per 1’ anno
6000 del mondo... ma forse allora non esisteranno
più nelle ridenti e fertili valli dell’antica Samarla.
Per essi il Messia non deve essere che un nuovo
Mosè, legislatore ; non hanno, come i Farisei e gl’israeliti neppure l’hanno, profondo il sentimento della
loro decadenza morale e per tanto non sentono il
bisogno di un Salvatore. Il formalismo li uccide.
Voglia il Signoré che qualche missionario evangelico, e ve ne sono parecchi nelle contrade palestinesi, arrivi ancora a far loro sapere, leggendo loro
il cap. IV- di San Giovanni ed il cap. X di San
Luca, quanto Gesù li ama e come pure per essi è
aperto ancora il « Regno di Dio ».
P. II.
I bambini degli scioperanti
Ritaglio da uno dei nostri grandi giornali quotidiani
la seguente uoterella di cronaca :
« Ci telefonano da Genova :
La lega par la moralità ha diretto al Ministro degli
Interni un telegramma col quale protesta per il fatto
dell’invio di molti figli minorenni degli scioperanti
parmensi in tutta l’Italia, senza che i genitori abbiano
alcuna garanzia della loro educazione e della loro
sorte, ed invita il Governo a provvedere affinchè i
figli, già disseminati per l’Italia siano riportati in seno
alle rispettive famiglie, oppure siano ricoverati in istituti, ove sia curata la loro educazione ed istruzione ».
Sono rimasto alquanto perplesso. Se conoscessi un
po’ più da vicino la Lega genovese, i fini palesi e
sopratutto reconditi ch’essa si propone, dico tra me
che forse sarebbe un po’ il caso di ripetere il vecchio
timeo damos ma non la conosco affatto; non mi muovono dunque a priori nè antipatie nè simpatie e posso
essere perciò obbiettivo ed imparziale a tutta prova.
Ad ogni buon fine Io dico schietto, per conto mio approvo e ci sto. Mi sia lecito addurne i motivi.
Ricordo che nell’Aprile dello scorso anno ebbe luogo
proprio vicino a me un esodo di bimbi di scioperanti
veramente impressionante. Erano venuti dal Càpoluogo
con fanfara e bandiere i compagni della Camera del
Lavoro. Ci furono gran battimani e gran discorsi
tanto alla partenza dei bambini che al loro arrivo, ci
fu un « entusiasmo indescrivibile », quello solito in
simili casi, si sentirono inni commoventi alla solidarietà operaia, la resistenza durò più a lungo che non
si credesse e malgrado ciò, a dispetto di lutto il mio
buon volere, non rima«! gran fatto convinto.
Non mi edificò un bel niente la facilità, la disinvoltura colle quali le famiglie degli scioperanti si rasse
gnarono alla privazione dei loro figlioli consegnati ai
compagni che erano reputati averne cura fino alla seconda consegna a chi li aveva da ritirare. Che dico
rassegnarsi ? Molti genitori erano troppo contenti di
avere tante bocche di meno cui provvedere, paghi di
avere a quando a quando dei loro rampolli qualche
notizia. Anziché frementi, addolorati per quella necessità imprescindibile quasi direi di guerra, erano ben
felici della inattesa risorsa, L’espediei^te ingegnoso è
diventato nn mezzo normale ora di difesa e d’offesa
nei conflitti sociali. Dispensati dall’obbligo dell’alimentazione? Ma è una vera fortuna.
Accanto a quello elementare ce n’è un altro : quello
dell’educazione. Dispensati anche da quello : come le
disgrazie anche le fortune qualche volta non vengono
sole.
Seguito il mio soliloquio : e gli affetti domestici e il
sentimento della responsabilità, anzi, in questo caso,
della dignità personale ? Intendiamoci : sono certo una
cosa eccellente, pigliando le cose proprio dal principio,
i brefotrofi, poi gli asili d'infanzia colla relativa refezione ; una luminosa pensata quella li della refezione
scolastica che tante amministrazioni comunali hanno
inscritto nel loro programma ed io ci sto, ma come
un concorso largo quanto si voglia ma nient’altro che
nn concorso in favore dei meno abbienti, nulla che li
autorizzi a credersi dispensati dai loro obblighi naturali.
Certuni aggrotteranno il ciglio ma l’ho aggrottato
prima di loro quando ho sentito certuni affermare sul
serio che a’ loro rampolli aveva a pensare la Società
e che quando essi li avevano messi al mondo avevano
fatto abbastanza. Chi conosce certe regioni del nostro
bel paese ha potuto, rabbrividendo, troppe volte constatare come il pensiero, la preoccupazione dei figli
non trattenne la mano del malvagio dal perpetrare
perfin gravi reati : ad essi avrebbe poi, volente, nolente
provveduto la Società. Cose sentite con i miei orecchi
e toccate con mano. Non vorrei dunque nulla al mondo
che corresse il rischio o di indebolire gli affetti della
famiglia o il sentimento della propria responsabilità.
Conosco ciò che si suole dire che le famiglie che
assumono la cura di bambini sono riconosciute dalle
Camere del Lavoro di specchiata onestà, di mezzi
sufficienti perchè il sacrificio che esse s’impongono
non sia loro troppo gravoso, ne so di quelle che in
modo veramente degno di lode hanno disimpegnato i
loro obblighi, so persino di casi di solidarietà intesa
sul serio e praticata in modo commovente ; vidi lettere
nelle quali gli adottanti temporanei dicevano : quel
che ora facciamo per i vostri figli sappiamo che, occorrendo, quando sarà venuto anche per noi l’ora del
oimento farete ancora voi per i nostri, ma nel complesso è poi cosi?
Temo assai che passata l’ora dell'entusiasmo — fa
tanto presto a trascorrere — accanto a quel po’ di
bene che si può aver conseguito, non abbiano a spuntare guai maggiori se non poi irreparabili danni. So
che il mio modo di vedere da molti non è condiviso,
ho creduto però debito di coscienza il farlo chiaramente manifesto e se i fatti mi daran torto io sarò il
primo a rallegrarmene.
]Slemo
I
Bambine...
NUOVA AURORA
Qaesto rolametto, che ha arato al sao apparire
ana cosi lasinghiera accoglienza, è posto in vendita per- L. 1,75 la copia ; 10 copie per L. 12,50
La spedizione è a carico de’ committenti.
Il titolo non è mio, è di Renato Simoni, che sai
«, Corriere della Sera » del 15 Giugno spezza una
lancia in favore di quelle due mogli infedeli, la quali
per giustificare la lotta che hanno scatenato intorno
ad esse non trovano altre parole se non queste....
— Sono una bambina.... —
Mi sia permesso di citare un breve brano della
ricca prosa di Renato Simoni :
— L’una e l’altra — egli dice — sono fatte
della stessa sostanza ; d’amore, direi quasi d’amore
dinamico. Amano naturalmente, come il fringuello
vola e canta. Non sanno altro, si potrebbe persino
dire che non c’è il nero del peccato nella loro colpa,
certo non c’è il dolo...
Sorvolo su questa maniera di rivestire il peccato
di colori smaglianti, sulla difesa che Renato Simoni
fa per diminuire la responsabilità delle due « eroine»,
come egli le chiama. Mi arresto solo su quest’affermazione — Non c’è il nero del peccato nella loro
colpa, certo non c’è il dolo.... — Possibile che in
due tragedie di sangue queste due « eroine » non
abbiano alcuna responsabilità, non materiale, ma
morale del fatto ? Ma se domani un bambino colla
sua inesperienza provoca un disastro, o colla sua
spensieratezza uccide un altro fanciullo, forse che
non vi sono dei responsabili ? non sono forse chiamati in giudizio i genitori o i tutori di quei ragazzi ?
Ebbene, anche quelle * bambine », anche per
quelle due mogli infedeli, che, scherzando col fuoco,
incoseie del pericolo che correvano, si sono scottate,
provocando delle tragedie di sangue, anche per esse,
dico, vi devono essere delle persone responsabili ;
oh, non materialmente, ma moralmente, Responsabili della leggerezza di quelle due fanciulle, che ignare forse di tutto, hanno creduto che il preferire
l’amante al marito, non fosse che una scappatella da
bambini facilmente perdonabile.... Responsabili di nn
fatto simile, sono coloro i quali hanno lasciato che
mentre l’aitante persona di quelle due fanciulle si
sviluppava e fisicamente diventava perfetta, il loro
animo, la loro educazione, la loro esperienza della
vita restassero quelle di due bambine, d tutto ignare,
incoseie dei loro doveri, ignoranti dei pericoli che
le circondano...
La maggior parte delle fanciulle italiane non sono
forse educate in tal modo ? Quante non vengono
allevate in un monastero, lontane dalla vita, lontane dal mondo. Come fiori di serra che vengono
coltivati con cura, esse con grande precauzione, sono
riparate dal minimo soffio di vento mondano ; poi
quando sono giunte al loro sviluppo, le povere bambine vengon gettate in mezzo al mondo dai loro
parenti, talvolta noncuranti se il fiore dell’innocenza
delle loro fanciulle venga gettato in pascolo alle sudicie voglie di qualche libertino.... E se queste povere fanciulle nell’imperversare della vita si abbattono e cadono, forse senza un’istante di lotta, la
responsabilità e la colpa di un tal fallo non è forse
dei genitori che non hanno completata l’educazione
delle-loro figlie ?
Non sono femminista ; ma non posso fare a meno
di desiderare per la donna, per la fanciulla destinata a diventare sposa e madre. Un’educazione più
virile di quella che abitualmente le viene impartita,
con una più chiara visione dei doveri della vita,
con una percezione più esatta dei pericoli che la
possono circondare, e che devono essere evitati....
Si parli con franchezza alle nostre fanciulle, non
le si lasci avvicinare all’altare d’imene senza dar
loro dei savi e ponderati consigli, che faranno
sempre ottima e durevole impressione, se dati a
tempo debito ; ed allora ioi credo che molto ma
molto più raro sarà il caso di quelle « bambine »
che hanno scatenato delle tristi lotte sanguinose,
perchè ignare di ciò che è il peccato ed il dovere,
Milano. X. V.
3
LA LUCE
L’IDOLO DEL VATICANO
Il Padre Giacinto Loyson, dì passaggio a Lione,
mandava al Cardinale Arcivescovo di quella
città la seguente lettera che il Temps pubblica :
10 Maggio 1908
Eminenza,
Voi giungete da 'Roma dopo aver reso omaggio
a colui che un grande cattolico, Montalemhert morente, non temette di chiamare « l’idolo del Vaticano ».
Io sono di passaggio a Lione dove ho ritrovato
luoghi che mi sono cari e ricordi che sono il mio
onore e la mia consolazione.
Io vi scorgo con dolore la Chiesa di San Potino
e di Sant’Ireneo curva sotto un giogo che non aveva punto conosciuto e che le viene imposto nel
nome del Dio che condanna la.menzogna, l’arroganza e la dominazione. Il papato viola uno dei
più santi comandamenti del Decalogo : « Non usare
invano il nome del Signore Iddio tuo ». ,, /
Inoltre, soflocando — per quanto è in esso ^ lo
Spirito, nella Chiesa e nelle anime, il papato commette il peccato di cui Gesù ha detto : « Ogni
bestemmia contro il Figliuol dell’ Uomo sarà perdonata, ma a colui che avrà peccato contro lo Spirito Santo non sarà pei donato nè in questo secolo,
nè nel futuro ». .
La qual cosa, tùttavia, non vuol dire che il peccato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in
quella eternità in cui « non vi sarà più anatema ».
Uno dei nostri ultimi arcivescovi di Parigi, Mons.
Affre, scriveva che se le dottrine ultramontane avessero a trionfare nella Chiesa, i popoli che ne
sono usciti non vi rientrerebbero mai più, e i popoli che vi sono rimasti ne uscirebbero a loro volta.
Pio X e 1’ episcopato francese stanno lavorando
all’attuazione di questa profezia.
Gradite, Eminenza, la parola sincera ma rispettosa di un prete ottuagenario che, in altri tempi,
ebbe ad evangelizzare nella vostra diocesi, e qhe
rifiutò di assidersi sul vostro seggio quando gli
venne offerto.
Giacinto Loyson
Prete Cattolico
vano di padre ip figlio, e che appartenevano tutti alla
tribù di Levi. Era loro capo il sommo Sacerdote. Aar.onne, fratello di Mosè fu il primo sommo sacerdote,
e i suoi discendenti gli successero per diritto di piimogenitura. Più tardi la posterità di Aaronne divenne
così numerosa che la si divise in 24 classi o famiglie che funzionavano per turno.
La tribù di Levi, incaricata cosi del servizio dei
tempio, non ebbe territorio, ma le fu riservato un certo
numero di città che si chiamavano città levitìche.
Tutti i sacerdoti portavano, ma solamente nel tempio,
dei costumi stabiliti dalla Legge. Quello del sommo
sacerdote era di una particolare magnificenza. {Num.
XIII. 4-15) Il Culto si celebrava nel Tabernacolo che
era una tenda divisa in due parti; Vatrio, specie
di cortile scoperto circondato da panneggiamenti sospesi
a delle colonne; 20 al nord e al sud, 10 all’est e all’ ovest.
— 2“ Il Tabernacolo propriamente detto, al centro, formava un rettangolo con una pacete di assi di legno
di Sittim rivestite di lamine d’qro che lo chiudeva da
tre parti. Sopra questa costruzione si spiegavano quattro paramenti diversi ; il primo, era di fino lino a vani
colori ; rultimc, molto più grossolano, er.v destinato
à riparare dalla pioggia. Il Tabermicolo era diviso m
dùd parti ■ il Lmgo Santo & {\. Luogo Santissirno.mi
Luogo Santo era posto il candelabro d’oro a 7 braccia,
la tavola dei pani di proposizione, e l’altare dei profumi.
La seconda sala, detta il Luogo Santissimo o il Santo dei
Santi evo. separata dalla prima mediante un velo. Questo
santuario racchiudeva l’Arca dell Alleanza, specie di
cofano oblungo, largo un cubito e mezzo, lungo due
cubiti, fatta di legno di Sittim e coperta di oro pu
rissimo. Essa era chiusa da uu coperchio doro. Lue
statue di Cherubini inclinate sul coperchio vi stendevano al di sopra le loro ali. Lo spazio conapreso fra
le loro ali si chiamava i\ propmatorio. Nell Arca sta
vano solo le due Tavole del Decalogo ; e pressoi Arca
si conservava un vaso d’oro pieno di manna, la verga
di Aaronne e i libri di Mosè (2 Cro«,VL 7 11)Fuori
del Tabernacolo, press’a poco nel mezzo dell’Atrio, era
l’altare degli Olocausti, presso al quale si trovava una
grande vasca di bronzo, piena d’acqua, che serviva alle
abluzioni. - „ ,
U* A*
(Il seguito del capitplg., fll prossimo numero)
del Vangelo. Ma quello che non riesco a capire è
quella progettata sostituzione della morale cosidetta
positiva, sperimentale, scientifica, alla morale insegnata dalla religione rivelata : non è forse abbastanza
positivo e scientifico il comandamento ; Onora i genitori, non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non dir falsa testimonianza, ama il prossimo
come te stesso. Il conferenziere auspicando l’introduzione della gentil cerimonia del battesimo civile (!)
invita i suoi correligionari ad esser castigati nel
bere, giusti, onesti, leali, rispettosi verso le donne e
tante altre belle cose che tutte tutte, nessuna eccettuata sono da 19 secoli insognate da quel modesto
libro di religione ch’é il Nuovo Testamento.
p. Calvino
La dottrina cristiana spiegata al popolo
l'Emgili prepanto - leggi di Maai
D - Che cosa dobbiamo studiare adesso ?
E. - Abbiamo visto come il più stringente bisogno
dell’uomo, l’interesse supremo della sua vita è di essere salvato. Abbiam visto pure come l’uomo decaduto
non possa salvarsi da sè stesso ; donde la necessità
della redenzione divina compita da Gesù Cristo. Ma,
prima della venuta del Kedentore, era necessario che
l’umanità fosse preparata a
raz.one fa parte essa pure dell opera di redenzione,
noi dobbiamo studiarla nelle sue linee generali.
D.- Indicate una parte di quest'opera preparatoria.
E ____ La legislazione mosaica.
d!- Come dev'essere studiata la legislazione mo*“e“- La legislazione a cui si è dato il titolo di
mosaica non dev’essere studiata isolatamente, ma in rapporto al carattere del popolo al quale supplica,
missione che doveva compiere, alle circostanze geograìTl storiche in mezzo alle quali questo popolo fu
Che ne dite delle leggi civiH e politiche?
E - Non insisteremo su qupste leggi. Notiamo solo
che sono tutte basate sul principio della sovranità assoluta di Dio ed appropriate al caraUere degli Ebrei.
Una delle caratteristiche che le distinguono in quell’epoca di violenze e di barbarie, si è che esse racchmiole numerosi precetti di una^ commovente umanità
verso tutte le sventure e le
D - Parlate ora delle leggi cerimbmalt.
E_ Queste leggi regolavano tntio^ciò che concerneva il culto, ed avevano per iscopo .di proclamai e la
^tllto^rcdebrato da sacerdoti che si siccede
Preghiera. — Grande reggitore dei destini umani,
sii vicino a noi in questo giorno. Vi sono momenU m
cui tutto sembra color tenebra, e la vita apparisce
come tanta parte di morte che le nostre anime piegano
sotto il peso della disperazione e rifiutano di essere confortate. In tali momenti, mandaci, te ne preghiamo, la beata speranza e l’a.^sicui azione che il ne
dell’uomo non è la morte, ma la vita, non la sconfitta
ma la vittoria e la vita eterna. E questo noi chie-diamo nel nome di Colui che mori affinchè noi potessimo avere il conforto di questa certezza. Amen
Fallì, idee, commenlì
Nella Deutsch-Evang-Korrespondenz leggiamo che
negli ultimi 10 anni, cioè da quando ha ^principiato
laLosvon Rom. non meno di 60000 persone sono uscite dalla chiesa papale* in Austria, ® ^
chiesa Evangelica e per fortuna il movimento Los
von Rom continua. Anche la chiesa dei vecchi cattolici ha fatto rallegranti acquisti.
D’altra parte gli Evangelici della Germania, segna
temente del Mecklenburgo, sono contristati dal fatto
che una principessa Mecklenburghese. luterana,
moglie al granduca Vladimiro di Russia, dopo aver,
per molti Lui, resistito a tutti gli inviti di perversione alla chiesa russa ha finito col cedere. In virtù
dS quali considerazioni o in seguito a quali pressioni
sono segreti che il pubblico ignorerà sempre.
La Morale nel Libero pensiero é il titolo di una
conferenza tenuta testé a Malvaglia, Ticino, dall Avv.
B. Bertoni e che abbiam letta tutto^ d un Ve
ramente da un Avvocato di ottima fama qual'è 1 Ayv.
B ci saremmo aspettato qualcosa di più tstringente.
Ei ci assicura che non odia né la religione, nè i preti
e che la lotta secolare per il libero pensiero deve
essere vinta non con parole di scherno ma colle parole della ragione - e questo sta bene. Anch .0 sono
libero pensatore, non, odio i preti, amo con tutte e
forze dell’anima mia quella religione che ho trovata
più conforme alla mia ragione e eh é proprio quella
]i(dta Penisola e nelle 3sole
(Notizie delle nostre Chiese)
Aosta — Anche in questo estremo lembo settentrionale dell’Italia nostra l’Evangelo incontra fiera opposizione. E si capisce, poiché nella valle d Aosta fiorisce gagliardo il clericalismo. A dare nn’ idea della
sua potenza basti indicare il colore dei consiglio comunale di Aosta che è capoluogo di circondario. Dei
venti consiglieri che lo compongono, due sono prèti e
il sindaco è nipote del vescovo ora dimissionario. Che
le altre autorità amministrative e politiche siano pressoché del medesimo colore, non v’ha dubbio e ne ha
dato ultimamente la prova il deputato Farinet il quale
addirittura è andato in broda di giuggiole nel trovarsi
in presenza di Pio X ch^egli, con altri suoi degni colleghi, si era recato a riverire. Non c’è quindi da maravigliare che il clero spadroneggi a suo comodo nelle
valle e faccia ogni sforzo per tenersi sottomessa e docile
la popolazione, ricorrendo ai soliti mezzi della calunnia
per fomentare l’odio e lo sprezzo contro gli evangelici
e lavorando con zelo a tenere questa gente nell^ ignoranza e nella superstizione. Con questo intento, i preti
non temono di sballarne delle grosse. Cosi 1’ anno
scorso nel vicino comune diG.il predicatore per ravvivare la credenza nel purgatorio ed incutere uu salutare (!) spavento nei suoi uditori raccontava a prova
del suo dire questo aneddoto.
Una tale, suora, oriunda del comune e quindi conosciuta, mancata ai vivi or sOno 23 anni, si trova in
purgatorio per una piccola mancanza, un vero peccatuccio ; essa è colpevole soltanto di un po di negligenza nel tenere la biancheria della guardaroba affidatale. Dal luogo di tormento, potè per giazia speciale,
spiccare il volo momentaneameùte e se ne venne difilato a fare una breve visita all’armadio che le rammen
tava il suo peccato e vi applicò la sua mano rovente.
Se qualcuno, soggiungeva l’insigne predicatore, si permette di aver qualche dubbio al riguardo, vada pure
accertarsi e davanti l’impronta della mano con le cinque dita, scolpita a fuoco sul battente dell’ armadio,
egli sarà costretto ad arrendersi all’ evidenza. Figuratevi adunque quale sia l’intensità delle fiamme del
purgatorio e la durata dei torihenti che vi dovranno
subire coloro che avranno da espiare peccati molto più
gravi di quello della povera suora! — E noi ci possiamo
figurare anche più facilmente quegli uditori con,un tanto
d’occhi spalancati e di bocca aperta sentirsi scuotere
dai brividi da capo a piedi !
Vero è chele persone più intelligenti, specie quelle
che sono state all’estero, non prestano più fede a tali
fiabe; ma nel mentre respingono le superstizioni, vedendosi ingannate dai loro conduttori, danno a capo
fitto nell’incrednlità. Ed in questo sono incoraggiate
dalla condotta poco edificante di buon numero di sacerdoti. Il grave scandalo scoppiato l’autunno scorso in
Aosta ha giovato un poso ad aprire gli occhi ai semplici ed a smuovere la cieca fiducia che di solito essi
mettono nel prete. C’è voluto più lìi un mese per convincere tutti che non si trattava punto di calunnia
come da molti si andava sussurrando che si trattasse,
ma che era un fatto reale che tre reverendi erano veramente stati incarcerati. L’impressione prodotta in
tutta la valle fn profonda e, se non altro, essa ha servito e servirà, speriamo, a diminuire Tostinatezza con
la quale tanti e tanti rifuggono dal mettersi in,^cqntàtto con gente, idee e pubblicazioni tacciate ^di éreaìa
dai loro conduttori spirituali. Ed infatti, Ì1 coìpòrtóre
Malan. mandato dal nostro comitato per alcune settimane nella valle d’Aosta, ha potuto compiere un’opera
proficua a fare una discreta vendita di N. Testamenti,
di opuscoli e libri ben scelti (come l'Arsenale antipapale
4
4
La luce
del Dott. Gay). Durante quest'anno ecclesiastico tre
nuove porte si sono aperte alla predicazione del Vangelo nei comuni circonvicini.
Intanto quattro nuovi membri provenienti dal romanesimo sono stati ricevuti a Pasqua e a Pentecoste,
Fra questi nuovi ammessi, due coniugi appartengono
ai comune di G. sopra citato ed essi sono felici di poter manifestare la loto riconoscenza nel fare il possitile per attrarre altri alla conoscenza della verità. Fin
da quest’ autunno questi coniugi hanno fatto un falò
delle loro immagini sacre di santi e madonne eia moglie consegnò al pastore le sue quattro corone, dicendo di non aver più bisogno oramai di tali strumenti per pregare. Solo una statua di S. Antonio ha
scampato alla distruzione, non già per qualche suo sacro merito, ma a motivo del suo valore artistico che
la farà apprezzare e comprare da un antiquario.
Mercè la fedele testimonianza di questi nuovi membri
vi è da sperare che presto in quel comune altri si
uniranno a loro per professare la fede nel Vangelo
del quale pel momento essi sono i primi e soli seguaci
IN VATICANO E FUORI
Sampierdarena — La Conferenza Distrettuale P,
L. N. (II Distretto) fu aperta a Sampierdarena con un
pratico discorso del pastore Sig. G. Bonnet, che parlò
di « adattamento all’ ambiente e originalità » sul seguente testo. P Cor. IX v. 19-23.
Votati i membri del seggio, risultarono eletti : Pres.
past. Sig. F. Balmas; Vice-pres. prof. Cav. G. Malan,
Seg. prof. T. Mathieu.
Il Sig. E. Giampiccoli, quale presidente della Com
missione Esecutiva, legge la relazione che presenta
fedelmente, con cinematografica rapidità, le condizioni
delle varie chiese e stazioni del distretto.
Dopo animate discussioni sopra soggetti che, forse,
non meritavano (alcuni almeno) viva attenzione e tanto
esame, il pastore U. Janni legge il suo eloquente e
ben tornito rapporto sulla « Riforma del Culto »..
La conferenza, pienamente soddisfatta di codesta
lettura, vota all’ unanimità la proposta che tale Rapporto venga conosciuto più largamente nella Chiesa
(per mezzo della stampa) e sia sottoposto all’esame del
Sinodo. Furono inoltre brevemente discusse e in grande
maggioranza accettate le proposte concercenti, 1’ una
« Vistrnsione religiosa nelle scuole »... l’altra « la
continuasione della revisione della versione Diodati !..
Mentre ferve la discussione, giunge questo telegramma dalla Sicilia: « Conferenza Sicula inizia lavori unita fraterno cuore consorella ».
Alla sera del martedì, dinnanzi ad un numeroso ed
attento uditorio che gremiva il tempio, il past. Dott.
E. Meynier tenne una brillante conferenza sull’importantissimo tema; « Voci del tempo ».
Giunti pressoché al termine dei lavori, il Sig. E.
Giampiccoli prende commiato dagli amici, non potendo
continuare, come dice, per varie ragioni la sua missione di capo-distretto.
Momento di profonda commozione ; pastori, evangelisti e perfino membri di chiesa si alzano ad esprimere
il loro sincero rincrescimento per la dolorosa notizia e
fanno auguri, voti perchè siano rimosse le difficoltà, ed
Egli possa rimanere al posto che dimostrò tuttora di
saper tenere molto bene.
Fatte le elezioni, risultarono rieletti i membri della
Comm.ne Esecutiva: Vice-Presidente, Càv. P. Longo.
Segr. Ing. M. Miegge.
Furono nominati: Deputati effettivi al sinodo i signori A. Rostan, G. Barillaro, Teof. Jalla, M. Miegge.
Ad. Decker, e Supplenti i signori G. B. Caramella ed
V. Juvalta.
Due allegri banchetti non mancarono di portare la
nota gaia e talora umoristica nel cuore anche dei meno
disposti aU’allegria !
Tutti in fondo furono soddisfatti dei due giorni
troppo brevi trascorsi tra il fischio dei treni, il rumore dei trams e la voce... .degli oratori.
Ancora un grazie di cuore da queste colonne alla
cara Chiesa e al pastore F. Balmas che gentilmente
ci ospitarono. A tutti i membri della conferenza un
arrivederci a Torino nel 1909.
Edelateiss
Roma. — Si annunzia da fonte vaticana che sono
prossime alcune santificazioni. Tutte le pratiche occorrenti saranno ultimate entro il prossimo novembre,
ma si crede che le cerimonie non possano aver luogo,
che nell’aprile del prossimo anno. Frattanto i beati di
cui si può ritenere certa la santificazione per quell’epoca sono : la beata Margherita Maria Alacoque, il beato Hofbauer e il beato Giuseppe Oriol, beneficiato
della collegiata di Santa Maria Delphino a Barcellona.
Questa mattina ha avuto luogo la sacra congregazione particolare del sacratissimo rito per la causa di
beatificazione e dichiarazione dei martirio del vene
rabile Stefano Teodoro Cuenot, vescovo titolare di Metellopoli, di Giampietro Noel e di Pier Francesco Venard, tutti appartenenti alla Congregazione delle missioni estere di Parigi, uccisi nella Cocincina, nel Tonchino e nella Cina dal 1842 al 1862. I cardinali sono
stati chiamati a pronunciarsi intorno al dubbio se l’uc
cisione suddetta abbia avuto veramente il carattere
di martirio e quale ne aia stata la causa. Erano presenti i ¿cardinali Cretoni, Ferrari, Vannutelli Vincenzo,
Satolli, Martinelli, Vives y Tute e Cagiano de Azevedo.
Corriere della Sera
Francia. — La separazione della chiesa dallo stato
ha costretto un certo numero di preti a darsi all’industria e al commercio. Lavorano con le loro braccia
per guadagnarsi di che vivere, e al tempo stesso attendono al proprio ministerio. Questi sacerdoti hanno
costituita una società battezzandola col nome di Alleansa dei Preti Operai.
E la società annovera, fin d’ora più di 300 membri.
A Candes (Indre-et-Loire) ha già'potuto mettere insieme una piccola esposizione dei suoi prodotti artistici e industriali, con entusiasmo accolta dal pubblico
in generale.
COLLABORAZIOne FeMMirilLE
Conseguenze logiche
NOVELLA
Non faceva nascendo ancor paura
La figlia al padre...
(Dante)
TRFNTFHNF impiegato in qualità
I lllJll I llllllli di contabile in una importante
Ditta commerciale, desidererebbe occuparsi qualche
ora della sera presso un ufficio, o negozio, oppure
terrebbe volentieri piccola amministrazione.
Scrivere Amministrazione La Lace, 107 Via Nazionale, Roma. '
Siamo neiranno 1928, nel mese di Giugno, e l’azione ha luogo in una delle più
belle e ricche città d’Italia. La giornata è
Splendida e nella via aristocratica fiancheggiata da eleganti palazzine, silenziosa, quieta
nel pomeriggio, passa di quando in quando
un soffio d’aria calda profumata di magnolie e di rose.
Dietro le palazzine i vasti giardini sono
tutti in fiore ; si vedono, attraverso le
cancellate, le alte spalliere di rose rosse,
che spiccano fiammanti sul verde cupo del
fogliame, e s’indovinano , là sotto quel
folto di piante, i viali ombrosi e le aiole
fragranti.
Alle finestre tutte le persiane sono chiuse.
È l’ora della siesta, così deliziosa nelle
resche sale scure, ventilate e nei comodi
salotti signorili.
La Marchesa di Sant’Albano è nel suo
studio ; una severa stanza dalle pareti ricoperte fino al soffitto di ricchi scafiali di
noce scolpito, riboccanti di libri ; dalle poltrone di stile antico colle spalliere altissime, coi braccioli enormi. A destra e a
sinistra di chi entra son collocate due
grandi tavole cariche di grossi volumi, di
documenti, di giornali, di riviste d’ogni
genere.
Non un gingillo in questa stanza, non
uno di quei mille ninnoli graziosi che solevano adornare, vent’anni or sono, lo studio d’una signora gentile.
Presso una delle finestre è la scrivania
e dinanzi a questa siede la Marchesa, intenta a comporre uno di quei suoi articoli
così meravigliosi per la profondità del
pensiero e per la spigliatezza dello stile
che l’hanno resa celebre in Italia e fuori
d’Italia.
La Marchesa di Sant’Albano- ha passato
di poco la quarantina ed è ancora una
bella signora. Il volto sempre atteggiato a
serietà, l’ampia fronte in cui brilla un’intelligenza vivacissima, lo sguardo ardito,
penetrante, scrutatore rivelano in lei la
donna pensatrice, indipendente, libera, la
donna dei tempi nuovi.
In questi ultimi vent’anni l’umanità ha
camminato a passi di gigante. Ciò che
sembrava ancora un’utopia nel 1908 è ora
una realtà indiscutibile. La donna è completamente emancipata, gode di tutti i diritti, di tutti i privilegi dell’uomo, siede
in Parlamento ! La lotta è stata lunga ed
aspra, ma tanto più splendido è ora il
trionfo ; e non v’è nessuno in Italia che
non riconosca doversi questo trionfo, in
massima parte, all’ardente propaganda della
Marchesa di Sant’Albano e alla sua penna
possente.
Dedicatasi fin da giovanotta agli studi
severi della giurisprudenza, si era sempre
sentita fortemente attratta dalla causa del
femminismo, e a vent’anni, libera di sè,
ricca dopo la morte dei genitori, di cui era
l’unica figlia, aveva giurato a sè stessa di
consacrare tutta la vita alla propaganda
femminista. Se non che, verso quell’epoca
appunto, il Marchese di Sant’albano, innamoratosi della sua bellezza e delle sue
eminenti qualità, le aveva offerto il suo
cuore ; e la propagandista entusiasta, in
un momento di debolezza, si era lasciata
vincere dalle calde e sincere proteste del
giovane.
Divenuta in breve Marchesa di Sant’Albano, l’amore del marito e la nascita di
una bambina le avevano fatto per due
anni dimenticare la cau^del femminismo :
ma a poco a poco ella si era stancata della
monotona e inutile vita della famiglia ; gli
antichi entusiasmi l’avevano ripresa, e il
desiderio della vita pubblica, cosi piena di
lotte, di soddisfazioni, di alti ideali, l’aveva
riconquistata.
Da tutte le parti le giungevano lettere
di rimprovero per aver abbandonato una
causa, che le doveva essere sacra.... Le
organizzatrici del partito femminista, che
avevano tanto sperato da lei, l’assediavano,
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LA LUCE
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perchè riprendesse il suo posto di combattimento.
« Marchesa » le dicevano gli amici più
intimi « ella si perde, olla si arrugginisce...
Marchesa, non isciupi inùtilmente gli anni
più belli della vita... la gloria l’aspetta...
lavori, lavori !.. »
E la ¡Marchesa, convinta della bontà
della causa, certa del ti*ionfo Anale di
quella, Aduciosa nelle proprie forze, abbagliata da un avvenire di gloria' aveva a
poco a poco ceduto.
L’avvenire ha mantenuto le sue promesse.
Oggi la Marchesa è all’apice de’ suoi desideri : tutte le sue teorie hanno trionfato,
tutti i suoi programmi sono stati attuati
ed ella gode d’una fama quasi mondiale.
Da tre anni la Marchesa siede in Parlamento, e quando entra nell’aula col passo
franco, colla testa alta, disinvolta nel semplice abito grigio, e restituisce i saluti con
lieve cenno del capo, e stringe la mano
con calore agli amici, e siede al suo posto,
bisogna convenire davvero ch’ella è degna
di rappresentare la donna italiana in faccia
alla nazione.
La Marchesa è instancabile r lavora di
giorno e di notte ; è assediata di visite,
di suppliche, di richieste di consiglio e
d’aiuto. Gli añari riguardanti il suo collegio
l’occupano del 'continuo, le sedute "alla Camera la costringono a dimorare a lungo
fuori della propria città ; e quando è in
città quante altre occupazioni d’ogni genere !
Le riunioni al club delle Dame, le sedute
dei Comitati di beneAcenza, che ella presiede, le conferenze aU’Università popolare
femminile, al circolo Alologico...
Ahimè ! Le ore che ella può dedicare
agli studi severi, in cui trova pur sempre
diletto, sono assai poche, e meno ancora
quelle che concede al riposo. Ma la Marchesa di Sant’Albano ha una tempra d’acciaio ; né le fatiche del corpo, nè quelle
della mente riescono a domarla o a turbare l’olimpica serenità del suo spirito :
esempio insuperabile a dimostrare alla
donna quanto possono una ferrea volontà
e una virile fermezza di propositi.
Ed ecco perchè anche oggi, mentre il
caldo sofocante del pomeriggio invita al
riposo, la Marchesa di Sant’Albano è intenta al lavoro. Scrive, e la penna corre
corre veloce e i foglietti bianchi si ricoprono di una Ane e nitida scrittura tutta
femminile.
Se non che, di quando in quando il suo
pensiero s’arresta, divaga ; imagini estranee all’argomento che sta trattando vengono a sconvolgere il Alo delle sue idee.
La Marchesa getta la penna e per qualche
istante le rughe profonde della sua fronte
annunziano che ella è immersa in rifessioni spiacevoli.
Ma di nuovo la penna corre, corre veloce, di nuovo i periodi sgorgarlo sonori,
torniti, eleganti.
Tuttavia la fronte non si spiana e la
mano che scrive ha un insolito, ‘leggero
fremito nervoso.
Nella stanza,, quasi buia, un ventilatore
rinfresca l’aria e il silenzio non è interrotto che dal tic-tac del grande orologio
appeso ad una delle pareti fra uno scaffale
e l’altro. L’orologio batte tre colpi secchi :
la Marchesa abbandona di nuovo la penna
e sta in ascolto.
Dal cortile alcune voci giovanili, alcune
risate squillanti giungono Ano a lei, rompendo a un tratto la quiete che regna in
tutta la casa.
La Marchesa si alza, passeggia in su e
in giù, si accosta al bottone del campanello, resta titubante per qualche minuto,
poi si decide a suonare. “
Un servo alza la pesante portiera di
velluto.
— La signora Marchesa mi comanda ? —
— È ancora in casa la Signorina Carlotta ? —
— Sta per uscire a cavallo. —
—^ Chi c’è nel cortile ? —
— Le contessine di Ribera, il Duca di
Fonterossa e il tenore Scalvoli. Essi aspettano la Marchesina per recarsi insieme alle
corse. —
Il volto della Signora si copre d’un cupo
rossore.
— Fate avvertire immediatamente la
Signorina che prima di uscire passi da
me. —
La portiera ricade, il servo è sparito.
La Marchesa è eccitatissima. Che cosa mai
può turbare l’impassibile calma di questa
donna veramente eccezionale! ì. .
Una testolina bizzarra di giovanotta fa
capolino dalFuscio ; due grandi occhi pieni
di fuoco guardano dentro attoniti nella
severa stanza scura.
— Entrate, Carlotta. _
K. C. C.
{coniinua)
Di Palo in Frasca
Quattro chiacchiere fra Signorine
Provate un po’ ad immaginarvi una maestra di diciassette anni colle gonnelle ancora corte e colle trecce
giù per le spalle, in una grande classe piena di figliuoli
d’ambo f sessi che fanno un chiasso indiavolato ; di
babbi, di sorelle, di mamme insopportabili che non
vogliono mai andarsene, che devono dare ancora un
bacio 0 fare una raccomandazione o, quel che è peggio,
finire un discorso cominciato chissà quando colla vicina di casa, e vi sarete immaginati niente meno che
la vostra nuova amica Celeste Lir il primo giorno di
scuola di quest’anno che sta per andarsene.
« Oh 1 che è una maestra quella li ? — » dice poco
lontana da me una donna del popolo ad un altra, senza
neppure aver la compiacenza di abbassare un tantino
la voce.
— « Eh 1 chi lo sa ? !» E tutte due si mettono a
guardarmi come se si trattasse d una bestia rara.
Io fingo di non avvedermene ma intanto dentro di
me penso : « Bisognerà proprio che mi decida finalmente a farmi allungare un po’ le pnnelle e a tirar
su i capelli, se no la mia autorità di maestra si troverà molto spesso in serio pericolo.
__ , signorina » mi grida dal fondo della classe,
interrompendo bruscamente le mie riflessioni, un donnone grasso, tondo e unto come un barile d’olio, che
ha davanti un grembiule sudicio da pescivendola e
tiene per mano due marmocchi ancor più sudici del
suo grembiule. « A che ora tornano i bambini oggi ? »
— « A mezzoggiorno quelli grandi perchè manca
una delle maestre ; quelli del Giardino invece escono
alle tre. »
— « Lei è la maestra dei piccini ? »
—Si.
— « E’ cosi giovane !! »
Io mi mordo le labbra un po’ ridendo un po’ sul
serio e mi volto a parlare cou un’altra donna che, per
mia disgrazia, ha mille cose da dirmi del suo figliolo.
— « Sa, signorina, col mio ci deve avere di molta
pazienza, bisogna che me lo tenga ben riguardato e
che non gli permetta di correr troppo, perchè, sa, gli
è tanto deboliiio ! » E qui una storia interminaoile, che
io devo sorbirmi in santa pace, sulle sue malattie presenti e remote.
C’é una madre che mi raccomanda una berretta e
un cappotto, un’ altra che mi porta il paniere della
colazione perchè glielo metta al sicuro.
Insomma io non ne posso proprio più e le prego
d’andarsene tutte, chè è tardi e chè si devono incominciare le lezioni.
Infatti a poco a poco la classe si sfolla.
Non restano che alcune madri che non sono ancora
riuscite a staccarsi dai loro figlioli ; finalmente se ne
vanno anche quelle ed io rimango sola coi miei piccini
nella nlia bella classe piena d’aria e di luce.
Mando un sospiro di sollievo, e mentre i miei bambini seduti ai loro posti si divertono a disegnare sulle
lavagnette, io li osservo ad uno ad uno e pqnso. Penso
che passeranno con me un anno intiero e .che impareranno tante cose ma soprattutto ad amare il loro
Salvatore, a pregarlo, a confidare nel suo aiuto potente ,
nella sua infinita misericordia. Impareranno a cono - '
scere la sua vita, i suoi miracoli, le sue belle pa rabule, ed a Lui, che li amava tanto anche quando e ra
su questa terra, essi daranno forse un giorno il loro
cuore, essi consacreranno forse un giorno la loro vita.
Nei primi banchi c’è un piccolino tutto intento a
disegnare. Si vede subito che non è dei nuovi ; ha una
maglia rossa e sembra un garibaldino. Gli domando
come si chiama e lui mi risponde subito sorridendo e
guardandomi franco.
Dietro a lui due fratellini che si somigliano come
due gocce d’acqua parlano fra loro e. di tanto in tanto
mi fissano cògli occhiétti neri è birichini.
Chissà? Forse penseranno alla Signorina dell’anno
scorso a cui volevano tanto bene e non potranno capire perchè al suo posto ce ne sia un’altra che non
conoscono.
Un piecolino di cinque anni che è il più bel bambino della classe (e che sarà anche il più buono) mi
guarda colla bocchina aperta e con due occhioni meravigliati ma se mi volto dalla sua parte abbassa subito timidamente la testina.
C’è anche un ricciolino biondo figlio di evangelici
e nella fila di destra una bella bambinona che ha una
voce forte e chiara e i capelli neri tagliati a zazzera.
Quasi tutti gli altri, figli di genitori ignoranti, poveri rozzi,'vengono a scuola per la prima volta ; non
conoscono nessuno, la loro mamma se n’è dovuta andare e i loro occhi sono ancora pieni di lacrime ; sembrano proprio passerottini sperduti in mezzo alla neve,
in una giornataccia d’inverno.
Mi avvicino, li accarezzo, li bacio. Che importa a me
se sono miseri? Io sento che li amerò appunto perchè
sono poveri, perchè sono infelici, perchè hanno già
tanto sofferto, perchè li attende una vita triste senza
un raggio di sole, senza un. sorriso.
Essi si stringono intorno a me e non vorrebbero più
lasciarmi; mi salgono sulle ginocchia, mi prendono il
vestito, mi baciano le mani, par che abbiano compreso
che a scuola staranno bene, molto più bene che a casa,
che nessuno li farà piangere qui. Fin dajqnesto primo
giorno noi ci amiamo e ci ameremo durante tutto l’anno.
Alle tre vanno via tutti.
Io torno a casa stanca ma felice ; non penso che ai
miei bambini, non sogno che loro. Chi si ricorda più
delle trecce da appuntare sul capo, delle gonnelle da
rendere un pochino più lunghe ?
Io non ho che un pensiero, non ho che unj desiderio :
Vorrei che tutti potessero sentire come me la felicità
di amare, la gioia di sentirsi amati dai piccoli, dai
deboli, dagli infelici!
Celeste liif
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6
LA LUCE
Dal ChiDsco alla Libreria
Nova et Vetera— Rivista quindicinale della Società
Internazionale scientifico-religiosa — Roma. — Anno
1 N* 11 - 12 — Contiene:
Studi: — Nova et Vetera: Cristianesimooidealismo?
Risposta a Giovanni Gentile. Angelo Crespi : La
novità etica del cristianesimo. Dottoressa M. B. :
La donna e il problema religioso.
Polemiche : — A proposito delle » Lettere di un prete
modernista ». — Lettera di un autorevole modernista e risposta dell' autore. Giuseppe Prezzolini e
Paolo Vinci : Benedetto Croce e il modernismo.
I libri : — Lettere di un prete modernista (L’Svangelista^. — A. Erman : La religione egizia (Giulio
Farina). — P. Sabatier : Du renouveau catholique
et des dispositions que les protestante doivent avoir
devant lui. — Th. Flòurnoy : Le Genie religieux.—
S. Minocchi : L’enigma della Genesi. (Emilio Carpani). —M. Hebert: Le Pregmatisme (P. Vinci).—
T. Zucchelli : Sintesi analitica del problema metafisico.
Fatti e commenti : Echi modernistici. — Il processo
Merkle. — Cristiani decadenti. — Socialismo cristiano. — Pastori di anime. — Più sincerità. — Il
convegno di Gubbio. — Sintomi. Società Internazionale Scientifico-Religiosa. Avviso. — Libri ricevuti. Indice del primo volume.
Luce e Ombra — Rivista mensile illustrata di
scienze spiritualiste — Milano — Sommario del fascicolo di giugno 1908:
Cesare Lombroso: Psicologia e Spiritismo. Oliver
Lodce : Monismo. G. Morelli : Ancora con Eusapia
Paladino. F. Zingaropoli : La rinascita dell’ ideale
V. Cavalli: Della vera e della falsa allucinazione
Per la ricerca psichica: F. Graus: A tentoni nel
l’occulta Schiller: La libertà nella natura. La Di
razione : A proposito di « Re Nupti >. Libri in dono
Fra libri e riviste: L’opera di E. Chiaiadi F. Zin
garopoli — La Subcoscienza di J. Jastrow — La
sopravvivenza dell’anima di Fugairon. Sommari di
riviste : L’ Ultra — Il divenire artistico. Eco del
la stampa : Il giornale d’Italia — Lora. Cronaca :
Gli studi psichici a Palermo -- Psiche immortale
— Una scommessa fallita.
Vita Sociale — Rivista mensile di pensiero e azione.
— Gubbio — Maggio 1^8 :
Quidan, La neutralità dello stato nei conflitti economici. Cooperativismo : M. Mariani, Verso il domani sociale. — Municipalismo: P. Giorgetti, Un
sintomo di rinascimento municipale. — Problemi
del lavoro: A. Alfonsi, Il costo dello sciopero per
la classe lavoratrice. — M., Le basi teoriche dell’organizzione operaia. — Emigrazione : Luisa Giulio
Benso, Emigranti ed emigrati italiani. — Problemi
della vita femminile: Silvio d’Amico, Il primo con
gresso delle donne italiane. — Cronaca sociale : Per
il probivirato e l’arbitrato — Una interessante esposizione del Sillón — Per le emigrate italiane —
L’assicurazione per l’infortunio agricolo — L’istituto italiano di cooperazione sociale — Primo congresso nazionale di attività pratica femminile. —
Note bibliografiche : Emiliano Carnaroli, Le fun
zioni del capitale in agricoltura e l’organizzazione
del credito agrario (L. S.) — Jolanda, Le ultime
Vestali (Prof. A. La Valle). — Dai periodici : Il problema della miseria.
Le Armonie della fede — Periodico di Cultura re
ligiosa antiriformista — Anno II, Voi. I, fase, 12.
Sommario: L. Zarantonello — La verginità di Maria
Peg. 3S5, M. Mineo Janni — Gesù Cristo e la Chiesa in uno studio criticojmodernissimo — a Pag. 933—
Abundius — Il concilio provinciale di Milano del
1906. Pag. 401 — P. A. Colletti — Esegesi storica ed
esegesi teologica. Pag. 410 — Indice del primo Volume. Pag. 415.
Georges Pulliquet, dottore di scienze, licenziato in
teologia, professore di dogmatica all’università di Gl
nevra. __ Les expériences du chrétien — Essai d' iti'
struction religieuse — Ginevra Kündig, 1908.
Furio Lonzi — Appunti su alcune monete bucate.
Il loro significato religioso in Portogallo e in Italia
— Orbetello 1908.
P. Italo Giuffrè — Ideali Umani — Versi editi e
inediti. — Bernardo Lux, editore, Roma, 1908.
Siam grati del gentile omaggio all'egregio Autore
Del libro daremo una recensione tra brève.
Matstra Evangelica vangelico in Firenze, una miiestra
interna evangelica, che dovrà occuparsi deirinsegnamento fino
alla 4‘ classe elem- ntare. Dirigere la domanda, indicando i
posti finora tenuti, alla signora Elvina le Forestier, direttrice
15. via del Gignoro; Settignano, Firenze che darà estese informazioni.
ìli DI LETTURA
Nel numero di giugno di La Lettura, Pietro Croci
pubblica un piacevolissimo studio : Il ritratto di OesU.
Impossibile riassumerlo. I nostri gentili Lettori si procurino il periodico, e ne saranno soddisfatti.
Nello stesso numero trovo un altro articolo degno
di nota : « Nello stato maggiore della Chiesa Cattolica » (E s’intende della Chiesa Romana, chè ormai
purtroppo questo bell’epiteto « cattolica » sé l’è appropriato la Chiesa che ha a capo il Papa ; dolorosa fortuna delle parole !) L’ articolo (traduzione o riproduzione da altra lingua) passa in briosa rassegna le figure caratteristiche dei Generali dei vari ordini monastici, da quello dei Pallottini, a quello dei Camilliani, a quello dei Gesuiti, dei Domenicani, cosi e via.
di
1
E poiché abbiamo dinanzi La Lettura, diamo una
guardata ai « Giardini d’ infanzia dei negri, nel Nord
degli stati Uniti.» Graziosissime incisioni ci presentano
brigatene di quei « nostri più piccoli fratelli negri »
come li chiama con senso alto di umanità cristiana
l’autore, intente a lavare, stirare, cucire, studiare,
suonare, o a sfilare come bravi cittadini salutando la
multistellata bandiera della patria forte e grande tra
il sorriso della verde natura e delle maestre affettuose.
Chi si diletta dì quella magnifica scienza sperimentale, tutta moderna, che è la Psicologia, legga ancora il
cenno su « Esperimenti con i sensi » tolto da un periodico di lìngua inglese.
Nelle nostre scorse attraverso giornali e libri, spiccheremo dei salti spesso, e — perchè no ? — anche
volentieri : un po’ di ginnastica non guasta. E appunto,
ecco, da La Lettura, che si stampa a Milano, andiamo
di balzo al periodico settimanale che si stampa a Parigi, sotto la direzione di Beniamino Couve ; Le Christianisme au XX.e siècle. Non ve lo diremo più, d’ora
innanzi, carissimi Lettori ; è inteso, non è vero ? in
« Sala di Lettura » si salta...
Del Christianisme oggi ho sott’ occhio due numeri.
Ecco Emilio Donmergue,’ l’illustre autore della biografia di Calvino, ch'e riduce a zero quella assurda
bolla di sapone che si chiama « Fideismo », ma che si
chiamerebbe con più esattezza « Vuotismo ». Si perdoni la parola di nuovo conio, non bella, ma giusta
purtroppo. Qui il Doumergue riproduce quel che ha
già scritto in due efficacissimi volumetti : « Les Etapes du Fidéisme » e,'« Le dernier mot du Fidéisme ».
fatti e teorie » (titolo che a torto vorrebbe incli|
un contrasto ; non c’è scienza senza « fatti »,
c’è scienza senza « teorie » nè senza... « fede »
sarebbe facile dimostrare) il giornaletto roman
&iovmtìi Socialista, diretto da Paolo Orano, con
le sue tirate contro il 1® capitolo della Bibbia,
•tendo in ridicolo ogni cosa, senza essersi dato la
di leggere nè il Bettex nè il Guyot nè altro
mile. E’ un dialogo tra Gianni e Pierino. Ques
timo è il sapientone, e mette nel sacco con una
lità da prestigiatore Mosè, Dio, e tutti quanti. E
vi manca l’allusione di prammatica a Giordano Br
come se Giordano Bruno fosse l’unica vittima
pismo ! Petrus, l’autore delle tirate, dà per veri
concussa l’evoluzione. Le ipotesi non esistono
lui.
E non sospetta — s’intende — che, pur ammes
la perfetta esattezza della « teoria dell’evoluzion
quale da un infimo e semplicissimo organismo
parso in epoca remota, fa discendere per lenta e
duale trasformazione tutta quella quasi infinita
serie di piante ed animali che abitarono e abita
nostra terra » non sospetta, dico, nemmeno
minuto che 1’« infimo e semplicissimo organismo
parso in epoca remota » implica il Creatore. Su
piccole difficoltà scientifiche Petrus passa e non g
Le espressioni bibliche « grandi pesci », « re
ecc. lo mettono di buonumore. « Bestialità !...
sogna neppure di domandarsi : « Ma, nell’or
ebraico, quale è il vero senso di queste parole ?
tore 0 gli autori della Genesi vogliono darci un
tato scientifico ad uso dei licei del Eeguo d
oppure si accontentano di buttar là una molto e
sommaria, e,. appunto perchè sommaria, esatti)
idea della creazione ?» No, Petrus non si do
questo nè altro ; e quindi dice, poveretto, una
« bestialità » (adopero la sua parola) come un
(il paragone è abbastanza cortese, non è vero
volesse sproloquiar di codice penale. « Il calzo!
cari signori socialisti « non deve occuparsi
scarpe 1 » L’è vecchia e ha tanto di barba, lo s
voi non l’avete ancora imparata!
dere
noa
Come
La
tinua
metImiga
sit’ulfacinon
uno ;
Patà inper
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e, la
apgra(sic).
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Metechi f Avete mai udita questa parola ? È un
neologismo che s’è cacciato abilmente nel francese, la
lingua più disinvolta del mondo (metèque) e significa
« forestiero, intruso ». Con questo nome in Francia si
battezzano gli Ebrei, e anche gli... Evangelici; « forestieri ! intrusi !» E. B. Couve, nel suo giornale, corre
una lancia contro questo vezzo barbarico. Non c’è anche in Italia un tal quale odio, velato, contro i « Metechi » ?
Il rabbino Lévy — da buon levita... — esalta a
cielo i meriti della sua religione. Ell’ha dei meriti infatti, e non noi lo negheremo. Ma al paragone del
cristianesimo di Gesù è come una pallida alba al paragone di sfolgorante meriggio. Ci è cara la religione
dei profeti — dice P. Farei — ; è anche la nostra,
ma non tutta la nostra ; attaccatevi pure ai profeti
dell’ Antico Patto :.,,vi guideranno bel bello al Cristo,
che non è venuto ad annullare, ma a adempiere la
vostra legge divina.
Con qual piacere si ricevono giornali e periodici
stampati all’ estero ma scritti nella nostra lingua italiana ! Ce n’è un discreto numero. Oggi non citerò
che la « Eivista Evangelica Nord-America, Organo dei
Cristiani Evangelici (italiani) negli Stati Uniti » ; la
quale si pubblica in giovedì a Nuova York. Non senza
commozione vi trovo articoli di persone amiche; di
V. Garretto, di F. Grilli...
E non si può dire che non siano in buona compagnia; poiché c’è anche, tra gli altri, un... articolo di...
Victor Hugo !
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Strani i signori Socialisti 1 Fanno quel che certo
non consentirebbero, nè a noi nè a nessuno, se si trattasse di... socialismo. Si tratta invece della « creazione
del mondo secondo la Genesi ». Sotto il titolo « Fede,
Ecco qui Luce e Ombra, l’elegante periodico
sile illustrato di scienze spiritualiste. Appunto
e.... ombra ! Quant’ombra ancora.... Il numero
gno si occupa — com’è ben naturale — dei
lumi testé pubblicati dal Prof. Enrico Morselli
confondersi con Emilio Morselli, pure scrittore
oologia) e che vanno sotto il titolo « Psicolog
spiritismo ». Il Morselli crede ai fatti spir
non li interpetra... spiriticamente, o in ogni
lascia insoluto il problema. E come non appro
Quant’a noi, questo diciamo ; Scientificamente
vato che le mani che si vedono, che gli schiaffi
sonori — che... si sentono, siano mani e sch
spiriti rincarnati ? No, per ora non è provato,
d’anche fosse, non ne risentiremmo commozio
fonda. L’ anima sopravvive ? Sapevamcelo n
stiani ! Gli spiriti vengono a dar qualche c
sulla terra ? .. Quel che a me preme è lo Spirili
MS maiuscola, che s’impossessi di me, purificando;
novandomi sino in fondo all’anima. Lo spiritism
certe menti, che si credono forti e non sono, c
sce un pericolo. Assorti nella loro idea fissa,
non vedono che spiriti, non sognano che spir
eccoli a caccia di spiriti insaziabilmente, come
bino che rincorre la farfalle del prato, scalman
Non dite che esagero ; taluni fan proprio c
sono da compiangere, poveretti ; quel che occor
anche a loro non son gli spiriti, ma è lo Spiri
Il Flournoy di Ginevra ha smesse le sue eon
all’università, per attendere ad un opera di
Occulte. Egli non mancherà certo di darci um
giusta, scientifica, cristiana.
menluce
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sfarlo ?
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Ue proni crii.patina
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:iti ; ed
il bamandosi.»
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scienze
4
a nota
Simoni
Le Nostre Scuole
Sig
Cari signori Maestri e Maestre,
Temporaneamente, durante la malattia del
store Vito Garretto, sono dal Comitatò nostro in
di dirigere il giornale LA LUCE. Ora, tra i m
li, è una rubrica che intitolerò Le Nostre Scui
la quale pubblicherò le notizie, e più volentieii
brevissimamente e piacevolmente redatti, che
vranno la bontà di mandarmi. Anche nelle scn
promettenti qualche edificante episodio si può
raccogliere. Sicché, ne sono certo, con la loro
Fa:arieato
ei idea(fle sotto
i fatti
Loro ameno
sempre
coope
cle
7
LA LUCE
razione sarà possibile di mettere insieme, settimana
per settimana, un attraentissimo articolo; il quale sarà
come un grazioso mosaico costituito di minuscoli scritti
tutti firmati col nome deU’autore ovvero con uno pseudonimo.
Se Loro preferiranno lo psendomino, sarà però necessario che accanto, tra parentesi, e solo per mio uso,
scrivano il vero nome.
Con la speranza di ottenere la Loro costante entusiastica collaborazione, mi sottoscrivo con affetto fraterno
Dev.mo
B. Celli
P. S. Mi diranno: « Le Scuole ora son chiuse, o
stanno per chiudersi ! Come mandar notizie a La
Luce ? t Rispondo : Loro hanno nella memoria e nel
cuore tutti i fatti importanti dell’anno scolastico trascorso; ci favoriscano quelli!
Grotte (Sicilia). — Come pel passato anche quest’anno queste scuole evangeliche dirette egregiamente
dal prof. Alberto Clot saranno sede di esami di maturità. La commissione esaminatrice sarà composta dall’ottimo direttore didattico sig. F. P. Zaffato e dagli
egregi prof, i Morelli e Teclesci del E. Ginnasio di
Girgenti, nostre gradite conoscenze.
(Giornale di Sicilia)
Livorno. — Se non c’è dato di mietere, contentiamoci di spigolare.
Le nostre scuole sono un gran campo e noi siamo i
seminatori. Non abbiamo certamente la fortuna di
trovar sempre un terreno buono che porti il 100 Ofo
ma non per questo dobbiamo perderci d’animo. Il gran
Maestro non ci presenta quella sola cifra che nella
nostra debolezza non possiamo raggiungere ; ma ci
• dice ; E portò frutto, qual granel cento, qual sessanta, qual trenta. Noi dobbiamo essergli rico noscenti
se possiamo col suo aiuto e la sua benedizione ottenere quest’ultima quantità di granelli. In che consistono, mi direte, questi granelli ? Se vi citassi tutti i
fatterelli di cui presi nota nell’anno che sta per finire
(anno scolastico, s’intende) mi direste forse che sono
ingrata verso quel terreno e quelle spighe dicendo che
mi hanno dato solo il 30 per uno. Vi dirò con mio
gran piacere che i Testamenti comperati da’ miei scolari son letti dalla maggior parte dei genitori che
qualche volta studiano i versetti coi loro figlioli per
vedere chi l’impara più presto.
Una delle madri più assidue alla scuola domenicale
si porta il suo Testamento e gli occhiali e si mette
dietro il mio gruppo pen udire la spiegazione che
faccio a’ miei alunni e sta tanto attenta che non perde
una sillaba di quel che dico. Una domenica spiegavo
« Il fico sterile » e vedevo che le mie parole non le
producevano sempre buon effetto. L’indomani essa accompagnò suo figlio e chiamatami in disparte mi
disse ; Signorina, non ho potuto riposar sulle sue
parole ; non mi ero mai sentita cosi peccatrice. Sono
proprio afflitta pe’ miei peccati e mi sembra di non
esser degna di pregare. Si sorprese della mia gioia ;
ma capi ben presto quando io le dissi che era quello
il primo effetto dell’Evangelo, di farci conoscere indegni di accostarci a Dio ; affinchè possiamo ricorrere
a Cristo che è sempre pronto a tenderci la mano per
riconciliarci col Padre. Se ne andò più felice la cara
donna e mi ringraziò per le parole consolanti.
Non contenta di assistere alla scuola Domenicale
la vediamo .qualche volta alle nostre sedute della
Unione Cristiana delle giovani ed è tanto felice di poter venire che non sa più in qual modo dimostrare la
sua gioia e la sua graditudine verso chi le toglie il
velo dagli occhi per mezzo della Parola di Dio che è
luce.
Iddio voglia continuare l’opera sua in quel cuore che ha
già sentito il suo dolce appello. Un bambino che non
voleva venire alla scuola’domenicale essendo dei S.S.
Lnigini per seguire tutte le processioni è divenuto
uno de’ più assidui ed è uno dei primi colla sua sorellina ; entrambi sono in 2' classe e sanno bene i
loro versetti. Un giorno il ragazzo mi diceva : Peccato
non vi sia la scuola domenicale anche nelTestate ! Io
non mancherei mai perchè ci vnngo proprio volentieri.
Egli è molto cambiato anche per la condotta in iscuola
ed è il migliore de’ miei scolari.
Quando la Parola di Dio penetra in qualche cuore
lo trasforma e lo rigenera. Coraggio dunque ! Seminiamo e i frutti non mancheranno !
P. Cignoni
EROINE VALDESI
MONOLOGHI DI TEOFILO GAY
XIII.
/Hadama Barbero
Signora piemontese, cattolica,, sposata a Giovanni
Barbero, detto Giovannasso (uno dei più crudeli
sergenti di giustizia del marchese di Pianezza durante la strage delle Pasque Piemontesi) restò così
stomacata dette infamie perpetrate a danno dei Vaidesi, e così edificata dal contegno di questi, che si
converti coi suoi figli alla fede Valdese (L. 11,847).
Ce la rappresentiamo in Vgl San Martino ove si
era ritirata appena libera dal marito confinato all'ospedale di Pinerolo da mo?-bo fatale,
i
« «
Oh ! potessi pur qualcosa pel misero mio sposo, pel
padre delle mie creature ! Volerei al suo capezzale e
dì e notte veglierei al suo fianco. Ma egli mi respinge
con orrende bestemmie, e non mi vuol vedere. Perciò
me ne son venuta qua da Pinerolo coi poveri miei
figii che non han più altri che me al mondo. L’ho
visto portare all’ ospedale in uno stato ributtante,
i’ho visto affidato alle cure di due robusti infermieri
capaci di frenare ogni sua violenza, e mi son ritratta
inorridita ! Piangevo ; ma una voce mi gridava dentro:
E’ la giustizia di Dio !
Eppure egli era così bravo quando prima lo conobbi.
Tutti lo segnavano a dito fra i suoi compagni perchè
aitante, svelto e dal portamento marziale.
Povero mio cuore, tu andasti a lui e quando ei mi
propose di diventar sua, tu desti un balzo e credesti
di toccare il cielo. Vennero i figli, ed il mio Giovanni
li amava e diceva d’amare anche me. Ma tutto cambiò
il giorno in cui, per amor di più facile e cauto vivere, accettò di vestir la divisa e mangiare il pane
degli sbirri di Pianezza. Ci si mise di mezzo il curato,
dicendogli che si trattava di servire la Sacra Propaganda e venire in grazia dei più potenti Signori
del Piemonte ; ed a me il confessore diceva che sarei
diventata q, che<4,m}#Lfigli ayrebber.o avtito
assicurato l avvenire. Maledizione ! Quel giorno in cui
accettammo, ci votammo all’inferno ! D’allora in poi
Giovanni fu un altr’uomo. Sempre più estraneo a me
ed ai figli nostri, ci vedeva di rado, e soltanto per
bestemmiare e per narrare le nefandezze sue e quelle
dei suoi superiori.
Dovevo allontanare i piccini quand’egli arrivava per
evitare che restassero le loro anime innocenti contaminate da tali lordure.
Ma venne l’ordine d’invadere le Valli, e seco ei ci
dovette portare a Luserna l’anno scorso... e non credo
che mai occhio abbia visto nè orecchio udito quello
cui mi toccò assistere allora per qualche mese.
Gl’inganni infami orditi dalla Propaganda contro
i valdesi si tramarono in gran parte in casa nostra ;
perchè Giovanni era l’uomo più fido di Pianezza ;
questi insieme con Eorengo e con Ressano e col conte
Cristoforo eran la mente, e Giovanni era il braccio.
Le accuse, le calunnie più atroci contro questi poveri e pacifici montanari, le sentii tutte, e non tardai
a capire che eran troppe e così raccapriccianti da non
potere esser vere.
Ed io li vedevo i valdesi a scendere al mercato,
ignari di quanto contro di loro si macchinava, e trattare i loro carnefici con sì ingenua bontà, che ne
volli interrogar qualcuno e li sentii parlare da veri
cristiani, con mio immenso stupore.
Intanto venne l'orrenda settimàna di Pasqua e mi
toccò veder mio marito coi compagni, più belve che
uomini, sgozzare, mutilare, squartare, uomini e donne,
vegliardi e fanciulli senza pietà. Tremo tutta al solo
pensarvi.
Allora Giovanni, ebbro sempre di sangue umano,
mi fece orrore, e compresi che da tutti, perfin dai
camerati, ch’ei superava in ferocia, venisse chiamato
Giovannasso ; ed in me nacque segreto ma potente il
desiderio di potere sottrarre me ed i figli miei a quel
mostro, e mischiarmi invece coi perseguitati ch’io
sentivo ormai essere assai più veri cristiani che i loro
manigoldi.
Oh I come gioii in me nell'udire delle vittorie di
Gianavello ; e come ammirai segretamente l’eroico
contegno di sua moglie e sue figlie eh’ io vidi prigioniere per un tempo a Luserna !
Pregavo in segreto il Dio dei Valdesi, ma non vedevo uscita alla mia triste schiavitù, e trascinavo desolata la vita stringendomi al seno le mie creature e
attendendo impaziente gli eventi.
Dio pietoso ebbe compassione dei miei travagli, e
mi mandò la liberazione quando meno me l’aspettavo.
Dove non giunge la giustizia umana, arriva quella
di Dio; e Giovannasso, uscito incolume dalla lotta coi
valdesi, cadde sotto i colpi della sua propria scelleratezza, roso e torturato da morbo mortale dovuto alle
sue bruttture, alle nequizie sue. Fui sua martire per
qualche tempo curandolo come meglio potevo; e sarei
morta di certo prima ancora di lui, se non avessero
avuto pietà di noi i suoi superiori, facendolo trasferire all’ospedale di Pinerolo.
Eccomi libera alfine 1 Ma allora un tremendo quesito mi si affacia : Che farò coi fanciulli che Dio mi
ha dati ?
Pianezza e la Propaganda promettono di sussidiarci,
ma posso io seguitare a mangiare il pane d’iniquità
e professare la religione delle imposture e «ielle stragi ?
Posso io in coscienza avviare quelle giovani anime
che Dio mi ha affidate, nella fede che ha condotto il
padre ioro alla perdizione ?
No ! mille volte no ! mi grida la coscienza. Ora che
conosco dov’è la vera religione, quella voglio seguire
e quelia voglio insegnare ai miei figli.
Ed eccomi perciò in Val San Martino ove Giovannasso meno vivo ha lasciato ii ricordo delle sue nefandezze, e dove i valdesi ci hanno accolti con immenso amore, m’han ricevuta come sorella e provvedono all’istruzione dei miei piccini come se fossero
dei loro.
Oh ! Ora .sono felice, ho il cuore in pace. Lavorerò
per me e pei miei cari, con animo lieto, giacché la
pietà con la contentezza di spirito è un gran guadagno !
Popolo valdese, mio marito fuorviato dal Clero
Romano ha versato il tuo sangue ; ma io sono pronta
a versare il mio per te. Ti appartengo corpo ed anima
perchè da te ho imparato a conoscere il mio Salvatore ;
ed a te consacro i miei pargoletti pregando Iddio
ch’ei faccia dei figli del suo persecutore altrettanti
valdesi fedeli, che possan colle loro virtù far dimenticar le colpe del padre. Signor Gesù che m’hai guidata pell’ardua via della prova sulla riva amena della
gioia della tua salute ; tu che dalla croce perdonasti
al ladrone morente, dammi anche questa gioia che
sul letto dell’agonia, colui che fu mio sposo Si penta
ed ottenga perdono per l’anima sua !
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Hanno pagato l’abbonamento ;
Bandini E. —Bernardini Riccardo — Trobia Vincenzo — Caruso Sebastiano — Paschetto Vittorio (2»
sem.) — Herminjard Louis — Bureau de Poste de
Geldrop (2“ sem.) — Caruso Donato Nicola.
Ilicilito Evangelico
Pretese modeste. Si rivolge a tutti i fratelli nella
fede per ottenere il loro appoggio morale. Scrivere
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Che lo sf occhio l'oli mi dico ognora.
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Boll» dlvontoral eomo ma Adorno !
Sorridi t torso a me non erodi la t
Adopra so! CblDina di MIoene.
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