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Anno 121 - n. 15
12 aprile 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pollice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
¥A'‘i
Punti
di vista
'Í'.- ■
Passata la prima reazione di
sconcerto e di rabbia per l’assassinio del prof. Tarantelil, è bene
che torniamo a interrog^arci sul
terrorismo dal punto di vista
della fede.
Senza dimenticare che le
« schegge impazzite » si staccano
pur sempre dal tronco della nostra società che le ha prodotte,
qual è la radice ultima della loro violenza omicida? Mi sembra
essere una ideologia assolutizzata e disumanizzante che, in quanto tale, si trova agli antipodi della fede biblica. Quando un’idea
— filosofica, politica o religiosa
che sia — pretende di avere valore assoluto e incondizionaito, tanto che davanti aUa sua realizzazione debba essere sacrificato
qualsiasi bene, compresa la vita
umana, allora essa diventa in
sommo grado espressione del ricorrente tentativo idolatrico che
consiste appunto neUa pretesa di
mettere il relativo al posto dell’assoluto, il contingente al posto dell’incondizionato.
E che questo tentativo sia disumanizzante risulta particolarmente evidente dalle dichiarazloj ni fatte recentemente da responsabili deUa strage di via Fani,
i quali si sono resi conto del
fatto che si trattava di uomini
s solo dopo il latto; prima evi"
dentemente si trattava di cose,
di sagome da bersaglio. L’ideologia assolutizzata produce cioè
proprio il contrario deil’umanizzazione di cui parla l’Evangelo.
In Cristo Dio si è fatto uomo
per umanizzare la nostra umanità cosi spesso disumana. E invece l’ideologia assolutizzata si
disumanizza e rende disumano
tutto ciò che tocca.
Ma contrapporre il Dio di Gesù Cristo airideologia assolutizzata e disumanizzante del terrorismo non basta. E’ necessario
chiedersi quali forme debba assumere in questo contesto la confessione della fede.
In primo luogo — risponderei — dev’essere un impegno a
non ideologizzare, a non assolutizzare mai l’espressione della
nostra fede. Non basta essere
in una chiesa per essere al sicuro dall’idolatria ed è sempre aperto davanti a noi il rischio di
squalificare chi esprime la fede
in modo diverso dal nostro. Dobbiamo imparare sempre di nuovo
a relativizzare l’espressione deUa
nostra fede. Non è una mancanza
di fede nel Signore: anzi è un confessare che Egli è infinitamente
al di là dei nostri schemi. Appunto, non è un idolo che noi
fissiamo con i chiodi delle nostre formulazioni perché non si
smuova. E in secondo luogo, un
impegno a umanizzare i nostri
rapporti interpersonali, considerando l’altro che ci sta davanti anzitutto non come il portatore di una qualsiasi etichetta, religiosa, politica, ideologica,
razziale, ecc., bensì come una
persona imica e insostituibile.
Là infatti si apre già la porta
alla disumanizzazione, qui invece alla possibilità di amare: amare persone e non categorie,
che sono importanti, ma sempre
seconde rispetto alle persone.
Molte altre cose dobbiamo
fare come società per opporci
al terrorismo. Ma queste due
mi sembrano essenziali per la
nostra risposta di individui
credenti.
Franco Giampiccoli
DALLA PREDICAZIONE DI APERTURA DELLA XXI SESSIONE SINODALE RIOPLATENSE
La politica di Dio e la nostra
Prima che l’uomo si muovesse in cerca della sua liberazione, già Dio si stava muovendo nel suo
amore - Forse Dio ci dà ancora un tempo affinché prendiamo sul serio la sua politica dell amore
« Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli
uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete
amore gli uni per gli altri ».
La nostra assemblea sinodale
rioplatense del 1985 sarà ricordata molto particolarmente perché è la prima che si celebra
da che i nostri due paesi (Argentina ed Uru^ay) dopo aver sofferto anni di brutali e catastrofiche dittature militari, stanno finalmente riprendendo le vie della convivenza democratica.
E per questo la nostra assemIfiea rifletterà in vari modi uno
spirito di festa, e potrà proiettare in un orizzonte più ampio
decisioni e lavori.
Certo, come parte integrante
di questi popoli latinoamericani ogni volta più poveri, e di
questa umanità sempre più intimorita, non potremo evitare
di comprendere che stiamo affrontando un’ora estremamente
critica. Í
Come individui e come popoli,
è come se camminassimo in una
Strettoia che presto o tardi può
sboccare verso la rniseria, la_ distruzione, il suicidio collettivo,
il nulla.
Siamo impressionati dai timori da cui sono colti i paesi europei, gli Stati Uniti, e l’Unione
(Giov. 13; 34-35).
I
Sovietica, e non solo loro, a causa dii una possibile catastrofica
guerra' nucleare, e per come in
alcun® grandi città di questi paesi ricchi ci si possa permettere il
lusso di scavare caverne, come
topi^ 'Ppllfi approvvigionarvi alinienti e mezzi di sussistenza,
perché alcuni esemplari di questa specie chiamata umana possano sopravvivere...
Ma che dire dei nostri paesi
latinoamericani e di tutti i popoli del terzo mondò? Ogni volta
sottoposti a povertà maggiore,
a sfruttamento, miseria, a morte prematura! In Uruguay, studi recenti ci danno il numero incredibile di 240.000 bambini in
condizioni di povertà, su tre milioni di abitanti.
I nostri paesi sono impegnati
in debiti crescenti; già non possiamo pagare neppure gli interessi degli interessi dei nostri
debiti astronomici alle banche
« senza frontiera » dei paesi « ricchi». E contemporaneamente
chiudiamo ospedali, industrie e
luoghi di lavoro, mentre nella
nostra cecità politica e idolatria
del potere continuiamo a com
perare e fabbricare armi, aumentando il numero di giovani
che abbrutiamo in vista della
guerra, preparandoci per guerre
o guerriglie inventate e propagate da coloro che si arricchiscono col sangue dei nostri popoli.
Certo, vi sono quelli che dicono: « verranno tempi migliori »,
« le cose si sono sempre risolte...
e ora con la libertà e la democrazia andrà meglio », mentre
altri, pratici e realistici, consigliano: « bisogna andare avanti
come si può, bisogna ’arrangiarsi’» (e nell’« arrangiarsi » siamo
specialisti!).
Ma sarà tutto così semplice?
Non continueremo a scrollare
le spalle, mentre vi è una minaccia di distruzione nucleare e
mentre continua l’impoverimento e il deterioramento della vita
umana nei nostri popoli? Che
faremo come discepoli del Signore Gesù? Qual è o dovrebbe
essere la nostra missione specificamente cristiana nel mondo
concreto di oggi?
Se dobbiamo definire una condotta, un programma di vita,
una politica, quale potrà essere?
Che ci dice l’evangelo, « potenza
di Dio per la salvezza d’ogni credente » (Rom. 1: 16)? Qual è, in
ultima istanza, la politica di Dio,
14 APRILE: DOMENICA DELLA FACOLTA' DI TEOLOGIA
Attivi nelle realtà
Il 14 aprile, nella domenica dedicata alla Facoltà valdese di teologia, professori e studenti saranno impegnati in visite a diverse
chiese, predicazioni, incontri. Ma non è certo il solo contatto che
la Facoltà ha con le chiese valdesi e metodiste.
Come nel passato gli studenti sono impegnati in varie attività
pratiche a Roma, nel Lazio e oltre, nelle chiese locali, nella Federazione.
Ad uno studente del T armo, Gregorio Plescan di Milano, chiediamo qualche particolare su queste iniziative che sono coordinate
quest’anno dalla cattedra di Teologia pratica.
— In che cosa consistono queste attività pratiche?
— La gamma delle attività è
molto vasta e va dai settori
« classici » della vita delle comunità, come il catechismo e
la scuola domenicale (Gabriella Costabel, Manfredo Pavoni,
Daniela Di Carlo e Ruggero Marchetti sono impegnati nella chiesa valdese di Piazza Cavour;
Paola Benecchi, John Hobbins e
Giovanni Carrari nella chiesa
metodista di Via Firenze; Teodora Tosatti nella chiesa valdese di Via IV Novembre; Dario Saccomani nella chiesa battista di Centocelle) a quelli meno usuali: è il caso di Giusi
Trimarchi che frequenta l’Istituto per anziani Taylor, Italo Benedetti che si occupa del problema dei mass media allo SPAV
e Fulvio Ferrarlo che segue
gli studi biblici dei Gruppi Biblici Universitari. Quanto a me,
mi interesso dei problemi dei
lavoratori stranieri presso la
Chiesa metodista inglese di
Ponte S. Angelo.
Inoltre gli studenti frequentano le comimità del Lazio: Marcella Casonato si occupa della
scuola domenicale di Albano,
Roberto Brusà e Marina Conte
di studi biblici settimanali a
Colleferrc. Infine a turno gli
studenti assicurano la presenza
regolare nel doposcuola di Villa S. Sebastiano.
— Quale è lo scopo di queste
attività pratiche?
— Le attività pratiche permettono di avere delle esperienze molto interessanti, oltre che
dare il senso reale delle cose
che si studiano in Facoltà, che
certe volte paiono un po’ troppo astratte e lontane dalla vita di tutti i giorni. E’ chiaro
però che l’impegno costante e
regolare richiede molto tempo,
facendo sì che, praticamente,
tutti i fine-settimana (e alcuni
pomeriggi durante la settimana) siano completamente dedicati a questo lavoro.
— Dal punto di vista del docente, chiediamo al prof. Gior
gio Girardet, quale connessione
esiste tra queste attività pratiche e l’insegnamento?
— Il lavoro che gli studenti
in teologia svolgono nelle chiese
di Roma e del Lazio è statò e
resta volontario: nesstmo è tenuto a farlo, non fa parte del
curriculum ufficiale di studio.
Tanto più è positivo il fatto
che praticamente tutti gli studenti si sono impegnati e hanno lavorato in modo serio e regolare, trovando anche la possibilità di rispondere ad appelli
extra, cioè giunti a metà anno
e non preventivati, come una
presenza regolare a Villa S. Sebastiano e ultimamente una
presenza fra gli immigrati del
terzo mondo di cui si occupa
l’Esercito della salvezza.
Certamente si cerca di stabilire un collegamento tra la «teoria della pratica » e la « pratica
della teoria »: in più occasioni
si è fatta una verifica comune
del lavoro svolto: il corso di catechetica del 2“ semestre ha avuto inizio- proprio partendo
dal lavoro che diversi studenti
stavano svolgendo nei catechismi e nelle scuole domenicali.
Non è molto, ma forse qualcosa.
Però il problema della « pratica della teoria» è più grosso,
e non si può risolvere tanto facilmente. Una chiesa, un gruppo di simpatizzanti, im malato
(continua a pag. 5)
del Dio creatore e liberatore, in
Gesù Cristo? Perché è con questa politica di Dio che dobbiamo nutrirci, sostenere la nostra
fede, alimentare la nostra speranza e tracciare il nostro programma dì vita, se vogliamo risalire dalla trappola che ci porta alla morte, al nulla.
Pertanto, è di questa politica
di Dio che intendo parlare. Sarà
come una confessione di fede e
di speranza.
La politica di Dio
è quella dell’ainore
« Che vi arniate gli uni gli altri come io vi ho amati ». Dio in
Cristo ci fa conoscere il segreto
della sua politica, e dì quale deve essere, in conseguenza, la nostra, se optiamo non per la morte ma per la vita.
Una nostra nipotina che da
poco imparava a leggere sì è
trovata a decifrare un testo bìblico affisso alla parete: « Dio
è amore » (1 Giov. 4; 8), ed ha
esclamato: « Dio è amore... e chi
non lo sa? ». Che Dio sia amore
e che la sua politica per « ricreare » tutto e tutti sia essenzialmente l'amore, tutti lo sappiamo... Ma lo sapremo davvéro? Mi pare che stiamo dimenticando molte cose, tanto come
individui credenti, che come
chiesa.
Ciò che è più sorprendente della politica di Dio, e mi pare lo
stiamo lasciando da parte per
giustificare le nostre aggressioni
verso il nrossimo, è la unilateralità dell'amore di Dio. Perché
il Dio biblico è un Dio che ci
precede nel suo amore liberatore dell’uomo e dei popoli. Dio
sempre ci anticipa e continua
ad anticiparci quando ci concede vita, giustizia, pace e libertà.
La Genesi ci ricorda che Dio
viene incontro all’uomp ribelle
e lo chiama: « Dove sei? » (Gen.
3: 10). Il Dio creatore è anche il
Dio mi,sericordioso che vuole
che l’uomo viva.
E quando Dio chiama Mo.sè,
il profusro della polizia del re
Faraone, per liberare il popolo
d’Israele dalla schiavitù, gli dice; « Ho veduto, ho veduto l’afflizione del mio popolo che è in
Wilfrido Artus
(continua a pag. 4)
SOMMARIO
□ Predicazione e comunione ¡Fraterna, dì B.
Rostagno, p. 2
Q Dal Sinodo rioplatensey di M.L. Bertinat,
P- 5
Q II cristiano e la città,
di V. Benecchi, p. 6
Q J. Lombardini, tra fede evangelica e responsabilità politica,
di G. Bouchard, p. 7
n Chi è il soggetto della
riconciliazione ? di V.
Benecchi, p. 8
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TEOLOGIA PROTESTANTE E MINISTERI - 8
Predicazione
e comunione fraterna
Nella molteplicità di ministeri della chiesa sono necessari anche quelli specializzati: i ministeri per la predicazione e per la comunione
Abbiamo rapidamente ripercorso alcune tappe della riflessione protestante sui ministeri
nel nostro secolo.
Tra rautoritarismo rappresentato da im Vilmar e la sfiducia
nel diritto ecclesiastico rappresentata da un Sohm, si è delineata una posizione più rispettosa
del carattere fraterno della comimità e nello stesso tempo attenta all’esigenza che la struttura della copiunità rifletta la signoria di Gesù Cristo. Questa posizione, rappresentata da sistematici come Barth e Bonhoeffer
e da esegeti come Kaesemann e
Schweizfir, è oggi largamente condivisa, almeno nelle Chiese riformate. Non basta, tuttavia, aver
chiari i presupposti teologici dell’ordinamento della chiesa: un ordinamento serve se può essere
vissuto, se contiene indicazioni
sufiìcientemente pratiche per resistenza quotidiana della comunità.
Nel numero scorso abbiamo visto come l’acquisizione del carattere comunitario del servizio, la
convinzione che, tutta la chiesa,
nella totalità dei suoi membri, è
chiamata al servizio, abbia bisogno del ministero dei gruppi, impegnati in diversi settori, per essere tradotta in pratica. Qualche
considerazione ya ancora fatta a
proposito dei ministeri specializzati.
La questione a cui bisogna poter rispondere è in sostanza la
A colloquio
con I lettori
ECUMENISMO
Caro direttore,
ho appreso dalla stampa quotidiana che è stato censurato il libro del
teologo gesuita K. Rahner, già defunto, pubblicato con il titolo «Unificazione della Chiesa Reale e possibilità • , nei quale l’autore sosteneva tesi favorevoli alla unità delle Chiese,
che accettano ie verità fondamentali del Cristianesimo espresse nella
S. Scrittura. L'ecumenismo propugnato dal Rahner {forse oltre il limite
oggi permesso) è stato ritenuto causa
di gravi errori, forieri di pericolose
Illusioni e tali da sovvertire la fede
cattolica. In quanto gli « altri cristiani », perché si verifichi l'unificazione,
debbono accettare tutti i dogmi, compresa rinfalllbilltà (!) pontificia.
Ho voluto acoermare a questo avvenimento di revisione teologica cattolica per richiamare, suH'argomento dell'ecumenismo, l'attenzione di
tutti quei fratelli evangelici, i quali,
salva la propria Identità di adesione
alla Riforma, sono frequentatori di
Incontri e di studi per lo sviluppo e
la conoscenza del cristianesimo neila
società secolarizzata ed Indifferente.
GII incontri producono comunione in
Cristo Signore Redentore, Il quale
Illumina I credenti nel cammino della vita. I dogmi o costruzioni codificate si dissolveranno nel tempo attraverso la luce solare della fede
cristiana, che non può aprioristicamente essere tarpata nel suo volo
da rotte tracciate da un Magistero
totalizzante.
Il dialogo sulla S. Scrittura è quindi fulcro di fraternità e di pace tra
cattolici e protestanti, che, pur provenienti dallo stesso tronco, vivono il
cristianesimo storico In modi diversi.
Cordiali saluti.
G. Cirino, Roma
seguente: su quale necessità riposa resistenza di tali ministeri?
Si tratta di una necessità di fatto, dovuta airinsuliiciente spirito vocazionale della massa dei
membri di chiesa, o di una necessità di diritto, dovuta a una
precisa disposizione del Signore
Gesù Cristo? Nel primo caso i
ministeri specializzati dovrebbero logicamente tendere a scomparire, per lasciare il posto al
ministero di tutti i credenti; nel
secondo caso sarebbe difficile
sfuggire a una distinzione, anche
gerarchica, tra ministri e popolo
dei credenti.
Individuare
i ministeri
Il Documento di Lima sul Ministero tende chiaramente, anche
se con alcuni correttivi, verso la
seconda alternativa. La prima alternativa sembra imporsi, almeno a livello di membri responsabili e teologicamente preparati,
nelle nostre chiese. Ma bisogna
stare attenti: non è proprio detto che il modo migliore per superare la crisi di partecipazione
nella chiesa sia di avere dei ministri insicuri sul loro ruolo, perennemente intenti a chiedersi se
quello che stanno facendo non
sia un appropriarsi di compiti
che la comunità tutta dovrebbe svolgere, salvo poi essere frustrati per il poco impegno dimostrato dalla comunità.
E allora? L’imico modo ner
uscire dal dilemma è di chiedersi
che cosa sappiamo effettivamente della volontà di Gesù Cristo,
quindi di interrogare il Nuovo
■Testamento. Qrmai neppure gli
esegeti cattolici sostengono oggi che Gesù abbia istituito dei
ministeri ordinati; i « Dodici »
erano im’anticipazione del nuovo
Israele, non un ministero all’interno di una comunità organizzata. La volontà di Gesù va piuttosto cercata nel suo annuncio,
in parole e in opere, del Regno
di Dio. Questo annuncio non
esclude la costituzione di una comunità terrena; al contrario, è
un annuncio che mobilita, suscita un’attività di predicazione e
crea dei rapporti fraterni. Ciò
che esclude, è la costituzione di
una società chiusa, perfettamente organizzata, sempre uguale
attraverso i secoli, fine a se stessa. L’organizzazione della chiesa
è sempre un tentativo provvisorio, che ha come scopo la testimonianza al Regno, attraverso la
predicazione e la comunione fraterna; questi {predicazione e comunione) sono due avvenimenti
che coinvolgono tutta la comunità, ma creano anche dei punti di
riferimento, consistenti appunto
in servizi che, in modo continuativo, esprimono e alimentano la
vocazione comune. Come già diceva Lutero, sarebbe un tentare
Dio aspettare che questi servizi
scendano dal cielo: la comunità
li deve cercare, individuare e formare, secondo la situazione e le
esigenze storiche che ha davanti.
Non è una ricerca che possa accontentarsi di modelli del passato o di un mantenimento della
situazione attuale: la chiesa deve individuare quei ministeri che
le servono per rispondere pienamente alla sua vocazione; non
deve soltanto guardare a ciò che
ha, deve essere cosciente di ciò
che le manca. Oggi bisognerebbe
sapere se sono i pastori che mancano, o non piuttosto dei predi
I
catori capaci di farsi capire nell’ambiente esterno, usando tutti
i mezzi di comunicazione disponibili, degli insegnanti capaci di
comunicare a ogni membro di
chiesa un minimo di conoscenze
storiche, sociali ed economiche
in modo che ognuno sia in grado
di orientarsi nelle responsabilità
che, come cristiano, deve assumere nella società moderna
(l’idea non è mia, è di Walter
Kreck, professore emerito di teologia sistematica a Bonn), ecc.
Accanto a ministeri che servono Tawenimento della predicazione, vanno anche individuati i
ministeri che servono l’awenimento della comunione. L'elenco si fa lungo: animatori
e organizzatori di gruppi, responsabili della diaconia (nelle
due forme che mi sembrano ancora oggi essenziali: aiuto a chi
si trova in necessità economiche,
e assistenza a malati, anziani e
portatori di handicap), animatori
della liturgia (in un tempo in cui
il culto soffre di sclerosi ultrasenile, c’è un gran bisogno che dei
credenti manifestino doni di
creatività nel campo della preghiera e del canto), responsabili
del collegamento e delTìnformazione (credo che l’unità della
chiesa, molto più che da Un solenne «ministero di unità» im«
personato da dignitari ecclesiastici, sia servita da credenti capaci di prendere contatto con i
membri che rischiano di perdersi nelTanonimato dell’attuale disgregazione sociale, ridando loro
la coscienza del servizio comune,
e da credenti capaci di informare regolarmente la comunità su
quanto accade fra i cristiani di
altre regioni e di altri paesi).
Non credo invece che occorrano ministeri speciali per l’amministrazione del battesimo e della
santa cena. Battesimo e cena non
sono riti a se stanti, staccati dagli
avvenimenti della predicazione e
della comunione; sono dei segni,
attraverso cui la comunità vive e
percepisce, per una sorta di anticipEizione, gli effetti e i frutti
della predicazione e della comunione: l’ubbidienza della fede,
annunciata dal battesimo, è lo
scopo della predicazione; il nuovo popolo di Dio che è frutto della morte del Signore, annunciata
dalla cena, è la realtà a cui tende la comunione fraterna. Senza
voler fare delle regole fisse, si
potrebbe affidare la celebrazione
del battesimo a chi predica la
parola di Dio e la cosiddetta
« presidenza » della cena a un
membro che svolge im ministero
di comunione fraterna.
Autorità
dei ministri?
Nella storia della chiesa si è
stati fin troppo sensibili al riconoscimento dell’autorità dei ministri. Il ministro è diventato oggetto di una identificazione indebita: non riceve autorità, è una
autorità; l’autorità si sposta dal
servizio al servitore. Importante
, diventa la sua persona, il suo
ruolo, non il modo in cui svolge
il suo servizio. D’altra parte è
chiaro che un ministro non nuò
essere ridotto al rango di mero
esecutore della volontà della comunità (o della sua maggiorana
za). Il problema delTautorità merita dunque un po’ di attenzione.
In primo luogo c’è da osservare che la comunità individua i
ministeri, ma non ne dispone; li
riconosce: ciò significa che li
considera manifestazione dello
Spirito del Signore, strumenti
che il Signore usa nella sua libertà. La libertà del Signore si
manifesta per esempio nel fatto
che un ministero può avere una
forza propulsiva, innovativa, che
va oltre le previsioni della comunità; questo è vero sia per la
predicazione sia per la comunione fraterna: molte opere (tutte?)
sono sorte o si sono rinnovate
per iniziativa di singoli; le delibere sinodali sono venute dopo
(con certi rischi, è vero, ma
un’assemblea ecclesiastica non
può essere scambiata per un organo di pianificazione, che pretenda di avocare a sé qualunque
iniziativa). La libertà del Signore si manifesta anche nel fatto
che i ministeri non si possono
separare e isolare uno dall’altro:
il Signore non è tenuto a rispettare un organigramma fisso, con
mansioni distinte e non confondibili. Un ministero di predicazione
e im ministero di comunione si
possono presentare congiunti nella stessa persona, come è accaduto per i grandi riformatori;
talvolta la predicazione porta
ad assumere ima responsabilità
nella diaconia, e viceversa: da
un’opera diaconale può provenire una predicazione particolarmente incisiva. Anche per questo
è bene non definire una volta per
tutte il titolo e i caratteri di un
ministero. Le designazioni, tipo
pastore, anziano, diacono, sono
sempre convenzionali e indicative. Il che, è ovvio, non deve diventare un pretesto per assorbire e schiacciare il ministero degli altri.
Di fronte ai ministeri che essa
ha riconosciuto, la comunità non
si pone come ima minorenne ancora bisognosa di guida, e quindi dipendente. Gli avvenimenti
della predicazione e della comunione fraterna la coinvolgono direttamente, come coinvolgono direttamépte ciascuno dei suoi
naepfbri. L’autorità di un ministro lion è qiiindi legata alla sua
persona* ma dipende dal modo
in cui un servizio è svolto. A
questo proposito bisogna però
intendersi: è anche vero che non
si può ridurre il tutto a una questione di stima o di credito che
uno dovrebbe conquistarsi. E’
difficile che un dono si possa
manifestare e sviluppare nell’ostilità, nella sfiducia o nell’invidia;
è possibile, perché il Signore può
tutto, può anche stabilire il suo
servitore «come una città fortificata, come una colonna di ferro
e come un muro di rame contro
tutto il paese» (Ger. 1: 18); ciò
non toglie che la comunità sia
chiamata a far prova di amore
verso i suoi membri. Amore significa dare spazio aU'altro, adoperarsi perché possa sviluppare
pienamente i suoi doni, pregare
perché il suo servizio porti frutto. In un momento particolarmente cruciale del suo ministero,
quando deve sostenere la causa
delTevangelo davanti al tribunale, l’apostolo Paolo fa espressamente appello all’assistenza dello
Spirito e alle « supplicazioni »
della comunità (Fil. 1: 19). L’autorità spirituale non ha dunque
nulla a che fare con l’autonomia
e Fautosufficienza: ha bisogne
della preghiera della comunitàanche perché la preghiera porta
all’interessamento attivo ed è
quindi la migliore premessa pei
ché il servizio sia effettivamen
te e pienamente utilizzato. I do
ni soffocati, i servizi male utiliz
zati, sono sempre una conseguen
za della mancanza di amoro
(nella I Corinzi il capitolo 1?
che parla dei doni dello Spiriti ,
è seguito dal capitolo 13, che pas
la dell’amore).
Cercato e riconosciuto dalla comunità, diretto dal Signore, 0
servizio si può sviluppare in piona libertà: nessuna remora do'e
paralizzare chi ha veramente
compreso il messaggio che è
chiamato ad annunciare, Fazio ie
diaconale che è chiamato a realizzare. Il servizio vero è semp re
svolto con convinzione e decisione, « senza guardare indietro »
(Luca 9: 62).
La libertà dell’evangelo è però
collegata all’amore: la comunità
non può privilegiare lin ministero e trascurare gli altri, stimare
un dono e disprezzare altri dori;
il ministro non può isolarsi dagli
altri.
Per essere vero, il discorso sui
ministeri deve portare a ima riflessione più ampia, in due qirezioni: da un lato, esso iconduce
a prendere coscienza del significato del culto, inteso come assemblea dei credenti; il ministero isolato dall’assemblea finisce
nel clericalismo. Dall’altro iato,
Fesercizio concreto del servizio
porta ad interrogarsi su tutt' gli
aspetti della vita cristiana, ti lindi si collega al tema dell’etica
Bruno Rostagno
(■fine)
LA CLAUDIANA
per il 4(P anniversario deUa liberazione:
Salvatore MASTBOGIOVANNI
UN PROTESTANTE NELLA RESISTENZA:
JACOPO LOMBARDINI
Prefazioni di Giorgio Bouchard e di Ugo La Malfa
pp. 208 -I- 12 tavole fuori testo, L. 12.000
Ristampa del « Quaderno del Ponte » del 1962 con nuova
prefazione. Una personalità viva di um fede robusta, da
non dimenticare.
Donatella GAY ROCHAT
LA RESISTENZA NELLE VALLI VALDESI
(1943-44)
Prefazione di Leo Valiani
pp. 208, 20 ill.ni f. t., 1 carta, L. 14.500
Ristampa integrale dell’edizione 1969. La migliore fonte
per la conoscenza della Resistenza in una zona-chiave.
« IL PIONIERE »
Reprint della collezione del periodo clandestino (1944-45)
con ampia nota introduttiva di Franco Venturi, Roberto
e Gustavo Malan
pp. 160, rilegato oon sovraccoperta plasticata, L. 25.000
■ Il giornale clandestino delle formazioni «Giustizia e Libertà»: una fonte essenziale per cogliere la temperie spirituale del momento, le speranze e le illusioni dell’epoca.
Il giornale affrontava allora temi di ampio respiro dando
prova di notevole preveggenza (Federazione Europea, Autonomie locali ecc.).
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
3
12 aprile 1985
fede e cultura 3
TRICENTENARIO DELLA NASCITA DI BACH
TORINO
Bach a Torino
Pentiti e dissociati
Riproposti 45 preludi-corali dell’Orgelbuchlein. Nella versione integrale, con l’accompagnamento di corali cantati, emerge anche la teologia
Marzo. Il tempio valdese gremito di musicofili per quattro
martedì del mese; grande caloroso successo della Corale evangelica e deH’organista L. Fornero
per l’esecuzione del Piccolo libro
d'organo di J. Seb. Bach, organizzata dall’ Accademia Stefano
Tempia per il tricentenario della nascita del grande di Eisenach.
Felicissima la scelta dell'opera
— i 45 Preludi-corali dell’OrgeZbiichlein —, un capolavoro che
è raro ascoltare integralmente e
soprattutto accompagnato dai relativi corali cantati. Felicissima
— e coraggiosa — anche l’idea
di ricollocare questa musica nel
contesto cultuale che le è proprio e di affidarne l’esecuzione
ad un coro di chiesa capace di
comprenderne a fondo lo spirito.
'Si comincia finalmente a capire
che la condizione per eseguire
correttamente la musica di Bach
è condividerne l’afflato religioso.
m
Il preludio (o interludio) d’organo prima del canto comunitario nella chiesa luterana ha
un’origine molto modesta. Pare
che sia stato introdotto nella
prima metà del ’600 allo scopo
di dar tempo ai fedeli di leggere
e capire le parole della strofa
dell’inno. Ebbe notevoli cultori,
ma fu Bach che portò quella forma musicale ai massimi livelli
artistici.
gravi contrasti con il suo signore
duca di Weimar che non voleva
lasciarlo partire) e come « metodo di studio» per giovani organisti! Una specie di « grammatica », insomma, dedicata « A Dio
solo altissimo per onorarlo e al
mio prossimo per istruirlo ». La
sua umiltà era così grande che
non pensò mai di pubblicarla. 11
quaderno autografo, rimasto incompleto (Bach aveva previsto
160 preludi!), venne tra le mani
di Felix Mendelssohn che usava
strapparne ogni tanto qualche
foglio per regalarlo agli amici...!
L’esecuzione di Torino ne ha
messo in luce nel modo migliore
il grandissimo valore artistico
seguendo quest’ordine:
1) Lettura del testo del corale nella fedele traduzione del nostro Oscar Pern'werth, che ne ha
sottolineato i valori di semplicL
tà, sincerità di fede e profondità
(una bella testimonianza verso i
molti non-evangelici presenti!).
2) Esecuzione del corale cantato in una armonizzazione classica, quando possibile.
3) Lettura di brevi e succose
note descrittive del preludio.
4) Esecuzione del preludio
d’organo (M.o Fornero).
La Corale Evangelica, diretta
dal M.o Eugenio Tron, ha realmente superato se stessa e merita un elogio convinto. Imparare
ex novo 45 Corali e portarli di
fronte al pubblico dell’Accademia
S. Tempia — abituato a complessi professionisti — è stato un atto di coraggio che ha richiesto
un grande impegno. Il risultato
ha superato ogni aspettativa; la
Corale ha raggiunto una notevole fusione e pulizia delle voci, ma
ha soprattutto trovato l’intonazione giusta cantando con intima
partecipazione e profondità di
sentimento, con purezza classica
di suono, senza sbavature romantiche.
Al termine di questa entusiasmante audizione non si può non
concludere pensando: quale eccezionale patrimonio di canti ci
ha lasciato in eredità la Riforma! Certo uno dei meriti delVlnnario Cristiano del 1969 (non
sempre riconosciuto) è stato
quello di reinserirne alcuni nel
nostro culto, ma quanti gioielli
restano ancora ignorati! La Corale di Torino potrebbe ora fare
molto per diffonderne la conoscenza nelle nostre comimità.
Sempre padrone della difficile
tecnica, spesso pienamente convincente, il M.o Fornero ha sfruttato al massimo il bell’orgàno
Vegezzi-Bossi del Tempio di Torino, opportunamente restaurato
con raggiunta di registri rivelatisi indispensabili. Grandissimo,
convinto successo di pubblico.
Carlo Papinl
«Pentiti e dissociati; un problema del nostro tempo» è il
titolo del dibattito organizzato
dal Centro Evangelico di Cultura a Torino, nei locali della
Chiesa di Corso Vittorio. Relatori Luca Negro, battista, Maurilio Guasco, sacerdote e docente di storia moderna presso
l’Università di Verona, Nicola
Tranfaglia, docente di storia
contemporanea presso l’Università di- Torino. Moderatore il
giudice Aldo Ribet.
L’intervento di Luca Negro è
la testimonianza del suo rapporto pastorale con il dissociato
Roberto Vitelli, firmatario, insieme a Enrico Punaro, della
lettera al Sinodo ’84. In quella
lettera, ricordiamo, i due dissociati ponevano un problema che
oggi, dopo l’abrogazione dell’art. 90 e i progetti di legge
sulle ’aree omogenee’, è di grande attualità ; « Che riparazione
è necessaria, che riparazione è
oggi possibile? ». Il Sinodo rispose ; « Non c’è risarcimento
possibile; come la vita non si
baratta, così la morte non si risarcisce. Il perdono è possibile
solo come riparazione di Cristo;
’’dove il peccato è abbondato,
la grazia è sovrabbondata” (Romani 5; 20)». Risposta che può
suonare dura in un’ottica non
protestante, specialmente se contrapposta aU’atteggiamento ”perdonistico” della Chiesa cattolica, e che ha dato luogo, dice Negro, a strumentalizzazioni politiche di chi sostiene la ’’lìnea dura” nei confronti dei dissociati
non ’’pentiti”.
Maurilio Guasco si chiede se
sia sempre giusta l’equivalenza
”pentito”/”delatbre”, dato che il
pentimento vero è una questione
che trascende l’ambito processuale e si risolve all’interno di
ogni singola coscienza. Il perdono è la più alta forma cu tunanità da parte degli offesi rispetto agli offensori, continua Guasco, citando l’orazione funebre
per Vittorio Bachelet pronunciata dal figlio Giovanni. In questo
senso deve muoversi la Chiesa
cattolica, desistendo da atteggiamenti di vendetta quali, ad
esempio, il costituirsi parte civile di alcuni rappresentanti del-la Chiesa polacca, nel processo
per l’assassinio di Padre Popieluszko. La Chiesa, come istituzione e non, deve dunque essere
un punto preciso di riferimento, così come lo è stata all’atto
della ’’consegna delle armi” nelle mani dell’arcivescovo di Milano, Cardinal Martini.
Bach non si disperde in fioritu,re e abbellimenti ma concentra
rattenzione dell’ascoltatore sulla
[ punta » del corale, cioè sul suo
^tìgnificato profondo non solo da
"un punto di vista letterario ma
i soprattutto teologico. E poi tra> duce in musica quel significato
^’per la fede del credente inven' tando uno straordinario linguaggio simbolico di estrema semplicità ed efficacia. « Musicista-poeta », dunque, come lo definì Albert Schweitzer, ma anche notevole « teologo ». Questi suoi « piccoli preludi » — talvolta molto
brevi — riescono mirabilmente
ad esprimere, in poche battute,
il senso profondo del testo che
segue l’anno liturgico; commentano, guidano all’essenziale, precisano il senso, creano un clima
d’attesa da cui sboccia poi come
un fiore lo splendido canto della
comunità. In questo senso è giusto paragonarli — come è stato
fatto — alla serie di piccole incisioni sulla vita di Cristo del
Dürer.
E pensare che questo capolavoro fu scritto da Bach trentenne in gran parte in prigione (per
TRA 1 LIBRI
Scrollone salutare
A distanza di un anno dal primo volume, viene ora presentata
una prosecuzione di quella esperienza catechistica. Ma le caratteristiche di questo libro sono immediatamente evidenti e chiara^
mente diverse. Qui ci si trova di
fronte ad un elaborato che si rb
volge essenzialmente ad adulti
che siano disponibili ad un profondo lavoro di revisione critica
e propositiva del proprio impianto teologico e del proprio immaginario religioso.
Anche al lettore non avvezzo a
questo genere di letture balzano
subito all’occhio le ’’questioni”
sollevate e il confronto con l’attuale dibattito, qui documentato,
può provocare uno scrollone salutare. La pretesa di dettare soluzioni o di far rientrare tutto
in schemi è assai lontana da Queste pagine che pure, trattandosi
della narrazione di una esperienza, documentano le ragioni che
hanno condotto a determinate
scelte teologiche anziché ad altre.
Il corredo bibliografico è contenuto, ridotto all’essenziale, cioè
a quei volmni che possono essere
abbordati con facilità da una persona di media cultura e che, comunque, non possono mancare
in una ricerca comunitaria.
Può darsi che le pagine dedicate alla cristologia, alla parzialità
e ’’contingenza” del linguaggio e
alla dottrina trinitaria siano destinate a suscitare un certo interesse. Esse sono al centro dell’attuale dibattito teologico, anche
se — a differenza della teologia
della liberazione tale dibattito
non è riuscito ad usèire dal ’’chim
so” delle riviste specialistiche di
ristrettissima lettura.
NOVITÀ’
Nella collana « dossier » il n. 18;
PIER ANGELO GRAMAGLIA
Verso un 'rilancio' mariano?
VOCI D’OLTRETERRA
Le apparizioni della Madonna a Medj.ugori® — Il Movimento
Sacerdotale Mariano — Il mistico nazionale (G. Baget Bozzo)
pp. 96, L. 4.500
— Dopo il grande « battage » pubblicitario televisivo del 24
e 25 marzo alla Bete-uno, ormai tutti sanno che in Jugoslavia sta per nascere una nuova Lourdes (guarigioni miracolose) e una nuova Fatima (messaggi segreti e apparizioni). Ma la vicenda è molto più complessa di quel che
appare dalla televisione.
— Gramaglie — professore al Seminario cattolico di Torino — denuncia il malcostume del ghetto-gruppo privilegiato che riceve messaggi e segreti in esclusiva dando
luogo a forme preoccupanti di manipolazione del sacro a
scopo di revanscismo clericale di pessimo gusto.
E’ questo il ’’rilancio” mariano deciso dall’alto?
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 ■ 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
Matrimoni misti
In materia di matrimoni interconfessionali sarebbe giusto porre come preoccupazione fondamentale quella di natura pastorale, per cui le rispettive chiese
in un atteggiamento di reciproco
rispetto stimolino le responsabilità degli sposi e si mettano al
loro servizio.
Questo in sintesi l’appello rivolto da parte evangelica alla
chiesa cattolica nell’incontro organizzato dal Consiglio delle Comunità di Napoli tenutosi sabato 9 marzo nella sala S. Chiara.
Il prof. G. Cereto, relatore di
parte cattolica, mentre da Un lato coglieva, ribadendolo, nel matrimonio fra persone di diverse
confessioni di fede per prima cosa il tradizionale aspetto di limite ad una piena intesa spirituale
ideila coppia, dall’altro .canto,
partendo da alcune considerazioni di carattere sociologico,
metteva in evidenza, in positivo,
che i matrimoni interconfessionali potrebbero diventare tappe
L’intervento di Nicola Tranfaglia riporta il dibattito sul ter- , .
reno laico. La connessione tra ' „,¿£3
La collana si preannuncia di
cinque volumi. L’estrema lentezza con cui escono le singole parti
dell’interà opera permette, comunque, il tempo di un confronto sereno, critico, approfondito.
D. G.
Comunità Cristiane di Base, Il vento di Dio, voi. II, Comunicazione,
Bra 1985, pp. 104, lire 10.000.
Protestantesimo
In TV
LUNEDI’ 15 APRILE
ore 23 circa - RAI 2
« Inseminazione artificiale,
fecondazione in vitro, mahipolazione dell’embrione; tap-.
pe inevitabili di un unico'
processo? ». .
Interviste filmate e dibattito in .studio con teologi e biologi.
-Sir.'
NAPOLI
potere e mezzi di comunicazione
di massa ha creato, in questi anni, disinformazione e confusione nell’opinione pubblica a proposito della lotta armata e della
recessione da essa. Dietro il £e- ’
nomeno del "pentitismo”, Tranfaglia individua una volontà politica di liquidare al più presto
l’intera faccenda, usando a questo fine mezzi spesso anticostituzionali. In questa logica, la
richiesta di confronto e riflessione da parte dei dissociati, non
può che scontrarsi con un muro
di silenzio o, al massimo, con
vaghe promesse, di una classe
politica che ha tutto l’interesse
a rimuovere il problema, per
non doversi assumere le proprie
responsabilità di fronte a tutta
una generazione che, in misura
maggiore o minore, è stata coinvolta nelle lotte degli anni Settanta.
Il
--■ìf-
- -Ma
importanti del cammino dei cristiani di diverse confessioni verso una concreta unità. Franco
Giampiccoli, intervenendo da parte evangelica, individuava, preliminarmente nel duplice aspetto
di una partecipazione di base e
di un coinvolgimento istituzionale la conditio sine qua non ner
un « vero » dialogo ecumenico in
materia di matrimoni interconfessionali. Riconoscendo che una
intesa di base è già presente in
molte realtà, Giampiccoli ha sostenuto che dal punto di vista
istituzionale e giuridico la chiesa cattolica rimane nel nuovo codice di diritto canonico del 1983
ancorata alle affermazioni restrittive del motu proprio sui
Matrimonia Mixta di Paolo VI
del 1970 che comportava, fra le
altre cose, l’obbligo per il coniuge cattolico di battezzare e educare i figli cattolicamente.
Alle relazioni è seguito uno stimolante dibattito.
M, A.
Numerosi gli interventi del
pubblico, volti a puntualizzare
alcuni argomenti e a sollevarne
altri rimasti in ombra.
In tutti, la perplessità di fronte a termini chiaramente mutuati dal linguaggio religioso, quali
’’pentimento”, ’’confessione” (nel
senso processuale di ’’prova oggettiva”), ’’perdono”. Termini
che indicano una preoccupante
regressione verso atteggiamenti più inquisitori che giuridici,
dove la ’’ragion dì stato” prevale sull’ordinamento costituzionale. Termini che, prestandosi
a continui equivoci, determinano una situazione di confusione
in seno alla magistratura stessa,
con sentenze assolutamente difformi le une dalle altre. Termini che rafforzano l’impressione
che, rispetto aH’istituzione ecclesiastica cattolica, il fronte laico abbia perduto tempo e terreno.
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M. Donatella Ciesch
4
4 vita delle chiese
12 aprile 1985
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La politica di Dio e la nostra
(segue da pag. 1)
Egitto... e sono sceso per liberarlo » (Esodo 3: 7-8).
Questa è stata sempre la politica di Dio: molto prima che
1 uomo si muovesse in cerca della sua liberazione, già Dio si stamuovendo, nel suo amore.
Al profeta Ósea, Dio fa questa
confidenza: « Li amerò anche se
non lo meritano » (14: 4; trad. it
«IO h amerò di cuore»). E’ la
politica di amore ,del Dio bibliincomparabile, che
anche si esprune con grande
forza nel libro di Isaia, nei passi
de « servo deU’Etemo »; « Ma
egli e stato trafitto a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per
CUI abbiamo pace, è stato su
lui., e l’Eterno ha fatto cadere
tutti noi»
5-6).
Ma questo modo di agire di
Qio, questa politica dell’amore
dì Dio non hanno forse trovato
resistenza? Basti im esempio:
Olona cerca di sfuggire alla vocazióne di Dio, che lo chiama
perché profetizzi a Ninive. E
quando, alla fine, messo alle
strette, predica ai pagani la misericordia di Dio e vede che vi
è pentimento, si inasprisce, protesta, vuole morire! Al Dio che
usa la politica dell’amore, Giona
nnfaccia: «Sto morendo di rabbia » (4: 9; trad. it. « faccio bene a iTTitarmi fino alla morte »).
Ma, in un momento dato, nella storia, l’amore di Dio ha fatto irruzione nella vita, nella sofferenza, nella morte e nella resurrezione di Gesù, il Cristo!
L apostolo Paolo così si esprime; « Iddio riconciliava con sé
il mondo in Cristo» (2 Cor
5: 19).
Giovanni così sintetizza l’evangelo; « Egli ci ha amati il primo » (1 Giov- 4: Í9). E Gesù continua a sfidarci: « Come io vi ho
amati, anche voi amatevi ».
Questo amore liberatore di
Dio, offerto a così gran prezzo,
sfugge ad ogni ragionamento
umano. E’ la pazzia di Dio. In
Gesù di Nazareth, Dio si svuota
della sitó gloria, si fa debole, povero, si lascia torturare, non
ammette che nessuno lo difenda con le armi, si lascia inchiodare su una croce e muore tra
due sediziosi e tutto questo lo
fa per noi, per la nostra liberazione.
Non abbiamo forse lasciato
da parte il Dio biblico, il Dio della politica dell’amore che redime, a prezzo della croce? Non ci
siamo forse fabbricato un dio
alla misura del nostro orgoglio,
un dio che Hsponda alla politica della sicurezza nazionale, un
dio per i forti che cercano di
imporre pace ed ordine?
Anche voi amatevi
gli uni gii aitri
Diceva l’Ecclesiaste che non ci
si poteva attendere nulla di nuovo sotto il sole. « Nulla si farà,
che già non si sia fatto prima »
(1: 9; trad. it. «quel che s’è fatto è quel che si farà »). Ma il
nuovo ha fatto irruzione nel
mondo. E’ la esplosione dell’amore di Dio nella persona del
suo Figlio, Gesù Cristo. E’ la politica dell’amore di Dio fatto carne. « Come io vi ho amati, anche
voi amatevi ».
Dentro e fuori della chiesa
continueremo a parlare di riconciliazione e di pacificazione e
della necessità di amarci, ma
siamo pronti a livello personale, di gruppi sociali o di relazioni internazionali ad applicare
la politica dell’amore di Dio;
ad_ affrettarci a perdonare; a sacrificarci, e anche a dare la vita,
perché il nostro prossimo viva?
Più di mezzo secolo fa, potevo
avere circa 15 anni, in una classe del Liceo di Colonia Vaidense discutevamo su quale via si
dovesse intraprendere perché vi
fosse pace tra i popoli. Ricordo
che dissi che perché vi fosse pace era necessario progredire nell’amore, nel perdono e nella pace, anche se ci si ripagava con
odio e guerra. Potete immaginarvi il sorriso del professore —
che era un valdese! — e il mormorio dei compagni... Certo, ero
un adolescente sognatore! e oggi? Oggi esprimo in questo modo la mia fede e la mia speranza!
No, ci si dice — non si deve
esagerare nella misura dell’amore; non si deve passare per
sciocchi o per deboli. Occorre
essere realistici, essere forti, occorre cercare l’equilibrio dei poteri... e dobbiamo difendere le
nostre sovranità... Intanto ci si
deve armare e piegarsi ai forti...
di qui c’è la via di uscita dalla
strettoia, la strada della vita!
Quanto siamo distanti dalla
politica di Dio, dal cammino di
Gesù Cristo! Come ci hanno resi
realisti e prudenti, e ci han tolto la pazzia della croce!
Conosceranno che
siete miei discepoli
In questo Sinodo parleremo
di evangelizzazione. Diremo anche che i tempi che ora ci tocca
di vivere ci offrono « porte aperte » per la testimonianza di Gesù Cristo. Del resto, abbiamo
già intensi programmi di predicazione, di testimonianza e di
servizio. Prima di venire al Sinodo abbiamo raggiunto il numero di 1800 messaggi biblici
diffusi, giorno per giorno, trami
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Per il restauro del Tempio
LUSERNA S. GIOVANNI —
La Commissione Stabili organizza per sabato 20 aprile, a partire dalle ore 15, nella Sala Albarin, un bazar enogastronomico
con vendita di prodotti alimentari di prima qualità e soprattutto genuini.
Seguirà alle ore 20 una cena
comunitaria i cui biglietti di prenotazione sono in vendita presso
il commestibile Malan-Chauvie ai
Bellonatti e l’edicola MalanotMeynet agli Airali.
Intervenire numerosi sarà un
segno tangibile di solidarietà e di
incoraggiamento dato ai membri
della Commissione Stabili che
sperano, con questo bazar straordinario e con questa cena, di potersi ulteriormente avvicinare al
pareggio dei conti per il restauro
del nostro tempio. Un grosso impegno che richiede la collaborazione di tutti.
• Nei locali del presbiterio il
gruppo di studio sulla sessualità
si riunirà venerdì 19 c.m. alle ore
20.45 per una ricerca biblica ed
attuale in merito a questo argornento che è stato proposto dal
Sinodo all’attenzione delle comunità.
L’invito a partecipare all’incontro è rivolto a tutti.
• Ricordiamo VAssemhlea di
Chiesa che avrà luogo domenica
21 c.m. nel corso del culto con
all ordine del giorno le relazioni
dei vari Gruppi che durante l’inverno hanno presieduto alcune
riunioni quartierali.
sono stati battezzati Paschetto
Emanuela dei Ser e Santiano
Ivan del Poli e hanno confermato il loro battesimo: Malan Laura dei Godini, Mttero Enrica di
Pralarossa, Paimero Silvia del
Roc e Beux Rossano dei Cardonatti.
Nel pomeriggio l’Unione Femminile ha dato il benvenuto ai
nuovi membri con un simpatico
ricevimento per cui ringraziamo
di cuore.
• Ringraziamo i giovani Agostino Valenti e Bruna Ricca che
hanno presieduto il culto a San
Bartolomeo per la EGEI, la domenica 17 marzo e il pastore
Luciano Deodato che ha presieduto i culti al Roc e a Roccapiatta la domenica 24 marzo.
tutti i neo-confermati accompagnati dalle loro madri sono stati ricevuti, come di consueto,
dall’Unione Femminile che ha
offerto loro una tazza di té.
E’ opportuno sottolineare che
il numero dei confermati, benché possa sembrare irrisorio rispetto a quello di 25 o 30 anni
fa, sia da considerare abbastanza elevato per una comunità
come quella di Bobbio che conta ormai solo poco più di 600
abitanti e dove il numero degli
anziani è di gran lunga superiore a quello dei giovani.
ve volgere di pochi giorni Elena
Clementina Bounous ved. Pons,
ed a qualche giorno di distanza,
a causa di un male inguaribile
che lo ha letteralmente consumato, Aldo Bounous, di anni 76,
fratello di Clementina, si sono
addormentati nel Signore.
L’Evangelo che dà vero senso
alla nostra esistenza oggi e ci
annuncia la resurrezione in Cristo, sia la consolazione nostra
e la nostra speranza.
• Ricordiamo che l’Assemblea
di Chiesa è convocata per domenica 14 aprile per la elezione
di tre deputati alla Conferemsa
Distrettuale e due deputati al
Sinodo.
Finanze e
deputazioni
• Ce ne rallegriamo nel Signore e diamo il nostro benvenuto tra noi a David Ghigo primogenito di Renzo e Carla
Griotto. Ai genitori e al piccolo
le nostre felicitazioni.
Stabile il numero
dei confermati
VILLASECCA — Domenica 24
marzo, l’Assemblea di Chiesa ha
approvato la Relazione Finanziaria del Concistoro, ha assimto,
sia pure con riserva, l’impegno
finanziario per il 1985 ed ha eletto Rina Menusan e Linda Menusan quali deputate alla Conferenza distrettuale e Carla Bortuzzo quale deputata al Sinodo.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 13 alle ore 20 nella
saletta.
• Il colloquio finale per i primi tre anni di catechismo è stato
anticipato a sabato 20 corr. alle
ore 14.30 nella saletta. Il colloquio è pubblico.
Domenica
delle Palme
PRAROSTINO — Domenica 31
marzo, domenica delle Palme,
BOBBIO PELLICE — Dome
nica scorsa, 31 marzo, durante
il culto svoltosi nel Tempio di
Bobbio, hanno confermato il
proprio battesimo o sono stati battezzati per la prima volta
i dieci catecumeni del quarto
anno di Catechismo. Essi sono:
Anna Bandiera, Alma Duval, Ornella Favat, Micaela Fenoglio,
Denis piontana, Danilo- Geymonat, Armanda Negrin, Gabriella
Negrin, Lorena Pontet e Loris
Pontet. Ad essi si è aggiunta,
come era già successo lo scorso anno, una catecumena di S.
Giovanni, Manuela Giordano.
Nel pomeriggio alle ore 15.30
• Ada Peyronel, Piera Clot,
Enrica Bounous hanno pubblicamente confermato il proprio
battesimo e confessato la propria fede in Cristo, domenica
31 marzo. La domenica di Pasqua
hanno partecipato per la prima
volta alla Cena del Signore.
I confermati, unitamente alla
comunità che li ha assunti, e che
ha ascoltato i loro impegni e le
loro promesse possono trovare
la forza della perseveranza unicamente nella comunione fraterna e nella comunione con Cristo,
il Signore della Chiesa e della
nostra vita.
Festa
dell’anziano
ANGROGNA — Domenica 14
alle 14.30 si terrà presso la Sala
Unionista, organizzata dall’Unione Femminile, la tradizionale
’Festa dell’anziano’ all’insegna,
come ogni anno, della fraternità e della gioia nell’incontro.
Con le riunioni del Serre (15),
Buonanotte (16) e Cacet (17)
si conclude il ciclo delle riunioni quartierali per il corrente anno ecclesiastico.
• All’età di 86 anni e nel bre
• Domenica 14 al Capoluogo
e al Serre predicherà il pastore
Mauro Pons. Ci rallegriamo di
rivederlo tra noi.
to, in vista del nostro discepolato in Gesù Cristo.
te una radio di Fray Bentos. Stiamo ristrutturando i nostri edifici e costruendone di nuovi in
Argentina é in Uruguay, soprattutto con denaro che ci viene da
chiese dei paesi ricchi. Stiamo
facendo molte cose... Ma è sufficiente per comunicare la novella del regno di Dio?
Come credenti, che iwssiamo
e dobbiamo offrire, di specificamente cristiano, ai nostri popoli
distrutti e impoveriti, con le migliaia di torturati e « desaparecidos », di disoccupati e di emigrati che cercano di ritornare,
per nostalgia dei loro cari e della loro terra, e tanti che vivono
senza né fede né speranza? Che
possono offrire le nostre comunità, piccole minoranze, per cooperare alla soluzione di problemi tanto gravi, e dare dei segni
del fatto che l’amore liberatore
di Dio è in azione, del fatto che
il suo regno viene?
Diceva poco tempo fa Alian
Boesak, il pastore riformato
sudafricano; « Non possiamo
affrontare i poteri politici e militari di questo mondo con una
strategia politica che sia uguale
alla loro, ma li possiamo affrontare con l’Evangelo di Gesù Cristo ».
Sulla politica dell’amore rivoluzionario di Dio, possiamo contare, con l’Evangelo di Gesù Cristo.
E non è un appello al sentimentalismo o ad una utopia a
buon mercato, ma ad un impegno con il Cristo che ci amò fino alla fine e che sempre ci precede nell’amore, e che ci attende nella persona di chi ha fame,
ha sete, è nudo, è infermo o è
in carcere (Matteo 25: 31-46).
Forse Dio intende darci ancora un tempo perché possiamo
prendere sul serio la sua politica dell’amore, aprirci un cre¿
Questa sfida dell’Evangelo di
Gesù Cristo è per questo Sinodo e per le nostre vite in questo
momento così particolare. Una
sfida:
— a vivere concretamente l’amore e la pace che Dio ci offre
in Gesù Cristo per ogni creatura
umana, anche a costo di sacrifìcio e morte;
— ad offrire ciò che abbiamo
— e abbiamo assai più di quanto- ci piaccia riconoscere — e ad
offrire le nostre vite in solidarietà con le vite degli altri;
— a smascherare e smontare
la prepotenza e la brutalità degli individui e dei poteri che se
minano la desolazione e la molte, sempre nello spirito della croce; perché questa è stata e con
tinua ad essere la politica di Dio:
— a optare per la vita dell’a!tro, mai pèr la sua distruzione
e la sua morte, perché la politi
ca di Dio non è che « il peccati,
re muoia, ma che si converta .
viva »!
E’ la rivoluzione dell’amore di
Dio che è vigente per il nostro
tempo! E’ quello che intraw'e
diamo del regno di Dio! Che n
Signore ci illumini e ci aiuti
Wilfrido Artiis
Calendario
Venerdì 12 aprile
□ I FIGLI
DELLA SCIENZA
TORRE PELLICE — Alle ore 21 pre,s>o
il salone della Foresteria Valdese ^i¡
terrà un pubblico dibattito sui nuo'I
miracoli deH’ingegneria genetica, fertilizzazione in vitro, uteri in affitto, banche dello sperma. Intervengono: Giovanni Mathieu, primario deH’Ospedaie
valdese di Torre Pellice, Giorgio Peyrot, giurista, Giorgio Tourn, pastore
valdese. Modera il past. Giuseppe Platone. Il dibattito è organizzato dal l
Circuito delle chiese valdesi.
Sabato 13 aprile
□ FEDE E POLITICA
NELL’APOCALISSE
PINEROLO — Presso la sala vaidess
di via dei Mille 1 si tiene la conferenza del prof. Bruno Corsani, docente
di Nuovo Testamento alla Facoltà V.aldese di Teologia di Roma sul tema:
« Fede e politica nell’Apocalisse ».
Domenica 14 aprile
□ CORSO PER
PREDICATORI
TORRE PELLICE — Si tiene presso
la Foresteria Valdese con inizio alle
ore 14.30 il corso per predicatori laici del prof. Bruno Corsani sul tema:
• Predicare dalle epistole, dagli evangeli, dall’Antico Testamento '•>. L’incontro è aperto a tutti gli interessati.
Lunedi 15 aprile
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — Alle ore 9 ppresso
la Casa Unionista si tiene l'Incontro
pastorale del Distretto. Argomento
della giornata « la teologia del Nuovo
Testamento ». Introduce il prof. Bruno
Corsanl.
□ COORDINAMENTO
FCEI-VALLI
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
I locali della Chiesa valdese si tiene il
coordinamento dei gruppi Fgei delle
Valli. All'ordine del giorno:
— Valutazione incontro coi pacifisti
svedesi;
— progetto pace: ulteriori iniziative.
Giovedì 18 aprile
□ RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Con inizio alle ore 17
e termine alle ore 22 si tiene presso ì
locali della chiesa valdese (via dei
Mille 1) l'Incontro mensile dei colla
boratori dell’Eco delle Valli Valdesi
Cena in comune. Annunciare la parte
cipazione al past. Giuseppe Platone
tei. 944144.
1
5
fe 12 aprile 1985
P’;
Pi;:
Írí"
Sinodo
a San Gustavo
m
con sobrietà,
E-3’.
nella libertà
Nella Chiesa di San Gustavo
(Repubblica Argentina), a circa
600 km. a nord della città di
Buenos Aires si è tenuta, tra il
17 e il 21 febbraio, la nostra Assemblea Sinodale. La Chiesa locale ha ricevuto i membri del Sinodo con grande cordialità e
amore fraterno, in modo tale che
tutti ci siamo sentiti a nostro
agio nonostante il clima pesanté. mente caldo.
Le sedute si sono svolte regolarmente nel tempio recentemente costruito, con mezzi propri,
dalla comunità locale. In relazione all’Assemblea Sinodale vanno segnalati due punti. In primo
luogo, la visita del Segretario Generale e del tesoriere della C. Ev.
A. A., i pastori Samuel Adà e
Michel Marlier, e del Direttore
Esecutivo della Waldensian Aid
- Society, pastore Frank Gibson, i
quali si sono pienamente integrati in tutte le attività e i dibattiti dell’Assemblea Sinodale, dimostrando un profondo interesse per la vita e i problemi di queste regioni. Hanno avuto anche la
' possibilità di partecipare ad una
. o»-»-1 i oc* 1 ./^Mzs v*o1di ITTI O
trasmissione radiofonica di un’ora dell’emittente della città di La
Ìj^Baz (Entre Rios, ndt) risponden
è:
ÍÍ.
do a domande di bruciante attua, lità.
In secondo luogo sottolineiamo per la sua importanza il messaggio del Sinodo alle Chiese (Atto n. 1) e la Riflessione finale (Atto n. 77) che trascriviamo per il
loro profondo significato, tenendo conto di questo particolare
momento della vita sociale e politica dei nostri paesi rioplatensi.
E’ importante anche segnalare
una manifestazione storico-culturale che si è tenuta nella città di
La Paz, a 25 km. da S. Gustavo,
sul Rio Paranà, luogo dove risiede il pastore e dove si trova buona parte dei membri della Chiesa 'Valdese della regione. La manifestazione di cui parliamo, patrocinata dalla municipalità della città di La Paz, è consistita
nella inaugurazione di due sale
nel Museo storico locale. In queste si presentavano un gran numero di documenti e oggetti che
erano intimamente legati ai colonizzatori valdesi giunti in questa
regione alla fine del secolo passato e agli inizi di questo secolo,
con famiglie provenienti da Villar Pellice e dintorni, tra le quali possiamo ricordare le famiglie
Garnier, Genre Bert, Barolin ecc.
In questa occasione la corale
della chiesa e il moderatore, past.
Ricardo Ribeiro, hanno presentato vari messaggi che il pubblico
ha accolto con applausi. La mostra valdese nel Museo di La
Paz, denominata « Dalla Valle alla terra da dissodare », ci parla
della stima che i valdesi si sono
guadagnata e deH’apporto signifi;
cativo che hanno dato in tutti
gli aspetti della vita di questa regione. .
Il Sinodo di S. Gustavo si è
aperto con un culto tenuto dal
pastore "Wilfrido Artus e si è concluso con una breve e solenne celebrazione della Santa Cena.
Il Sinodo, con le numerose tematiche e proposte che vi si sono dibattute, tra le quali molte
assai discusse, ha dato le direttive per il lavoro della « Mesa »
neo-eletta, che risulta composta
dal pastore R. Ribeiro, moderatore, e dai pastori Hugo Malan,
Hugo Gönnet, e dai signori Mario Dabalà e José Garnier, membri.
Mario L. Bertinat
Consultazione di chiese
metodiste in Italia
H Comitato permanente dell’Opera per le Chiese ev. metodiste in Italia (OPCEMI) come già preannunciato da alcuni mesi, indice per i giorni 31 maggio, 1 e 2 giugno 1985 a
Ecumene (Velletri) una Consultazione di chiese metodiste in
Italia per una riflessione sui problemi relativi alla lega delle
chiese stesse nel contesto dell’integrazione.
Gli arrivi dei partecipanti sono previsti per il pomeriggio dei 31.5 e lé partenze avranno luogo dopo il pranzo del
2 giugno. I lavori inizieranno alle ore 21.30 del 31 maggio.
/ Ogni consiglio di chiesa nominerà 2 rappresentanti della
comunità oltre al ministro in attività.
Iscrizioni: per motivi logistici e organizzativi si prega
di comunicare nomi ed indirizzi all’Ufficio dell’OPCEMI —
Via Firenze 38 - Roma — Telef. 06/4743695.
COLONIA VALDESE
BORGIO VEREZZI
Sono aperte le iscrizioni ai turni di colonia per ragazzi/e di età
compresa fra i 6 e i 12 anni presso la Casa Balnoare Valdese di Borgio
Verezzi. Per ogni informazione rivolgersi alla Segreteria della Chiesa
Valdese di Torino. Via S. Pio V n. 15 . 101SS TOBWiO ■ Tel. 011/ 68Jffi.38.
Tumi:1: 17 gmgno-8 luglio; »1: 8-29 luglio; 111:, 29 luglio-« agosto;
IV: 19 agosto-9 settembre.
Si cercano vigiiatrici per I turni di colonia e addette pulizie (per questo lavoro, preferibilimente una sola persona per I 4 turni); le domande
dovranno essere indirizzate alla Convmissiona per l'Opera Balneare di
Borgio Verezzi, presso Chiesa Valdese di Torino - Via S. Wto V n. 15 10125 TORINO.
vita delle chiese 5
XXI SESSIONE DEL SINODO VALDESE NEL RIO DE LA PLATA
Messaggio alle chiese
Viviamo un rapido processo di democratizzazione nel « Cono Sud »
della America Latina; ieri in Argentina e Bolivia, oggi in Uruguay,
domani toccherà al Brasile, dopodomani... non sappiamo, però preghiamo perché questa onda si estenda a tutte le nazioni sorelle che
ancora sono oppresse, i cambiamenti sono stati drammatici; se
ieri il terrore ci paralizztiva e ci ammutoliva, oggi ci possiamo esprimere, possiamo criticare o appoggiare (con sincerità) i detentori
del potere, possiamo analizzare oggettivamente le strutture sociali,
politiche, economicite. Certo non vi
è ancora libertà piena (e ancor
meno assoluta, come non
vi è in nessun luogo), perché per
poter vivere egualitariamente la
libertà dovrebbero essere egualitarie le possibilità culturali, sociali
ed economiche. Ancora vi sono coloro che hanno voce e voto, vale
a dire la possibilità di esprimersi
senza limitazioni, e le chiavi decisionali; e quelli che hanno soltanto
voce, perché si fanno sentire e
li si ascolta, ancorché manchino dei
poteri che i primi detengono; e ancora vi sono quelli che non hanno
né voce né voto, perché non sanno
parlare, o non possmio, o perché
nessuno li ascolta.
Tuttavia non viviamo più sotto il
terrore dello stato autoritario e
vi sono imolti canali di partecipazione.
La democrazia
è libertà
Dea non cadere di nuovo sotto
il giogo della schiavitù.
Dobbiamo vivere la libertà e custodirla gelosamente e fare sì che
essa, come il sole, illumini tutti
i mortali, perché quando vi è libertà per gli uni e non per gli altri, quella dei primi è mortalmente Inferma. Ora dobbiamo goderne
senza riserve perché la libertà possa essere restituita ai nostri popoli e lavorare perché essa sia
piena e giunga a tutti.
Libertà e rischio
Ma nella libertà sono impliciti
dei rischi, ed essa spaventa molti, come ha spaventato i figli di
Israele, che dopo esser stati tratti fuori dalla schiavitù «con forte
braccio, con mano distesa », ne
avevano nostalgia perché la schiavitù era sicurezza [Esodo 16: 2-3).
E dobbiamo riconoscere che quella viltà di cuore non è morta
con quelli (die caddero nel déserto, ma che ancora perdura in noi.
E vi sono rischi reali, perché la
libertà, supremo dono che umanizza la vita umana, è vulnerabile alle insidie del peccato (che
non si limita alle iniquità dell’autoritarismo o, del terrorismo di stato). Perciò Paolo diceva: «voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione alla carne» (Gal. 5: 13).
« La carne », questo complesso di
tendenze e predisposizioni della
natura umana che si oppongono
ai propositi eterni; cupidigie, egoismo, individualismo, riduzione
del prossiino ad utile oggetto... Per
molti, evidentemente, la democrazia
è « occasione per la carne », lo
spazio per incontrare la propria felicità, la propria realizzazione, la
propria fortuna, a costo dei più; o
semplicemente Ignorando gli altri.
Non è questa la libertà per la quale
Cristo ci ha liberati. La libertà di
Cristo è quella che ci permette di
cooperare ai piani eterni, di cercare
anzitutto il Regno e la giustizia di
Dio per creare una società più giusta e più solidale, senza esclusioni, e con particolare attenzione verso i più vulnerabili, che non sono
sempre quelli che suscitano maggiore simpatia...
Per questo il Signore ci restituisce il bene perduto, perduto a
cause dei nostri peccati di individualismo, di spirito di accomodamento, del vivere secondo la
legge del più forte.
Dobbiamo ricevere questo dono con gratitudine, in spirito di
pentimento, e disposti a consacrarci alla causa del Regno, per
viverlo anche nella nostra militanza secolare e politica.
Perché nella democrazia tutti
siamo partecipi del potere, e Dìo
ci riìiederà cottto di quel che facciamo con questa parte di potere
che ci ha dato. E perché quel che
non facciamo nel contesto della
comunità umana nella sua totalità,
malamente lo potremo vivere nella
comunità della fede' (1/SR/85).
Non dobbiamo vedere la democrazia soltanto come il governo
della maggioranza (spesso ad , ogni modo governo illusorio della
maggioranza) ma come uno spazio
per la libertà e la partecipazione;
E in questo senso affonda le sue
radici neirEvimgelo.
La democrazia ha senza dubbio i
suoi antecedenti storici nella democrazia ateniese, nella Magna
Charta con la quale i Lords inglesi limitarono il potere del re, e
nella Rivoluzione Francese, con il
suo programma mai compiuto di
« Libertà, Uguaglianza, Fraternità ». Ma in quasi tutti n casi (forse ad eccezione della Rivoluzione Francese) queste forme storiche furono elitarie, e non aveva
nulla a che vedere con esse l’uomo comune, l'artigiano, il contadino, lo schiavo.
L’Evangelo è invece un messaggio di libertà senza esclusioni, nella quale neppure le maggioranze esercitano il dominio sulle minoranze. Chiamiamo Gesù
« Il Redentore », che significa puramente e semplicemente « Il Liberatore ». L’Evangelo ci mostra
Gesù strappando dalle spalle II legalismo letteralista che in quel
tempo era strumento di oppressione e discriminazione religiosa
e civile. San Paolo ci insegna come Cristo ci ha liberato dal potere della morte e del peccato, e
pertanto da quei legami che asfissiavano (e ancora asfissiano) gli
uomini, perché vivessero nella
« gloriosa libertà dei figli di Dio »
(Rom. 8; 21). E anche ci dice che
« dove è lo Spirito del Signore, quivi è libertà » (2 Cor. 3: 17) e I
Gelati li esorta a stare « saldi »
nella libertà mediante la quale
« Cristo ci ha affrancati » (Gal. 5:
Riflessione finale
La chiesa evangelica valdese del
Rio de la Piata riunita nella sua
XXI assemblea sinodale nei giorni
dal 17 al 21 febbraio 1985 nella
Colonia San Gustavo, Entre Rios,
Repubblica Argentina, davanti al
concretarsi dell’inizio di una nuova tappa nel processo politico in
entrambi i paesi dove vive ed agisce (Uruguay e Argentina), desidera esprimere alcune riflessioni
su questi momenti e sul futuro
delle nostre società:
1) Esprimiamo la nostra allegrezza e soddisfazione, dando grazie a Dio per i traguardi raggiunti, per cui siamo passati da regimi di fatto ad un ordinamento democratico in accordo con quanto
dettano le nostre costituzioni;
2) Confessiamo che come comunità e credenti abbiamo dato
una testimonianza povera, negli
anni passati, lasciandoci condizionare da timori e da una passività
complice;
3) Certo non ci dobbiamo illudere e pensare che giungere a
questa tappa di libertà sia il
termine del cammino. Al contrario, dobbiamo restare all’erta per
non permettere che la ingiustizia e la emarginazione facciano
del nostri stati democratici semplicemente delle caricature della
vera pace e giustizia alle quali ci
chiama la testimonianza biblica;
4) Per questo siamo chiamati
alla militanza permanente come
cittadini che sono parte integrante delle collettività politiche ma
con fedeltà ultima aH’umco Signore Gesù Cristo, il Regno del
quale dobbiamo annunciare a tutti i livelli della vita della nostra
società;
5) e parte della nostra convérsione e della nostra lotta stsà data al livello dell'uso e deila distribuzione delle risorse nei nostri
paesi sottosviluppati e in molti
casi in via di retrocessione. A titolo di esempio menzionieimo qui
i preventivi fuori dal comune che
si hanno nell'timfaito della cosiddetta « Sicurezza nazionale » (difesa, armamenti), a detrimento di
altri ambiti vitali quali la salute,
l'educazione, |a casa, per non citarne che alcuni. Per questa ragione la Chiesa Valdese cercherà da
qui in avanti," insieme con altre
chiese sorelle, raggruppamenti in
favore dei diritti umani, partiti
politici e persone di buona volontà di lotteu-e per
a) l’eliminazione delle nostre
spese militari e di tutte le attività
connesse; servizio militare, acquisto di armi; evitando così di
contrarre maggiori debiti con II
sistema bancario Internazionale;
b) la opposizione alla installazione di qualsivoglia Industria
destinata alla fabbricazione di ar
mi;
c) il rifiuto della Installazione di
basi militari straniere, stazioni
per la identificazione di satelliti
con fini bellici o similari.
6) Tutta questa innpostazione si
basa non su nostre particolari
scoperte o formule politiche, ma
nell'Evangelo di Gesù Cristo che
ci ha mostrato il vero valore della
vita di tutti gli esseri umani e ci
ha dato a conoscere la « politica »
di Dio basata sull'amore, secondo
quanto ci ricorda Giov. 13: 3435. (77/SR/85).
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A?» te
A
Realtà locali
(segue da pag. 1)
I
o un isolato non possono essere fatti oggetto di una « didattica », e tanto meno di una
siterimentosione. Lo studente
allora può vedere come aioime
cose vengono fatte nelle diverse
comunità, può « respirarne l’aria»: conoscendo uomini e situazioni può avviarsi a pensare
criticamente il suo lavoro futuro; ma non può agire già ora
in modo critico per le ragioni
che ho detto. Certo, potrebbe
nascere qualche iniziativa nuova, coinvolgente, come fu per
molti l’evangelizzazione a Colleferro negli anni ’50. A parte
il fatto ché non mi sembra vi
sia oggi il clima per queste
cose, anche l'esperienza « coinvolgente » di Colleferro non aveva soltanto aspetti positivi.
— Per voi in via P. Cessa, qual
è il significato di questa domenica della Facoltà?
— La domenica della Facoltà vuole gettare un ponte tra
la Facoltà e la realtà delle chiese. Studenti e professori quan
do sono invitati accettano molto volentieri di andare a predicare e a parlare della Facoltà.
La Facoltà è ai servizio della
chiesa, è chiesa essa stessa. E’
perciò importante che essa possa sentire il polso delle comunità, quello che vi matura (o
che vi segna il passo): le comunità forniscono alla Facoltà 1
temi e gli spunti dell’insegnamento. D’altra parte le comunità possono giovarsi degli strumenti di lavoro di cui la Facoltà dispone. Ma alla base di tutto c’è la reciproca informazione, e la domenica della Facoltà
serve anche a questo.
■:l. f.
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6
6 prospettive bibliche
12 aprile 1985
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ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
cristiano e la città
ATTI 1: 1-11
La comunità dei discepoli è in difficoltà. Con la morte di Gesù è stata
interrotta una bella esperienza e ciò
ha lasciato dietro di sé lo sconforto,
la timidezza ed un senso di sconfitta. Il Signore risorto si è presentato
più volte in mezzo ai suoi ed essi per
tm momento hanno pensato che fos' se possibile ristabilire la situazione
precedente, tornare a percorrere le
strade delle città e dei villaggi con
lui. Ma Gesù se ne va. Ed essi restano lì con gli occhi rivolti al cielo, in
tm, atteggiamento che esprime senso
di abbandono e tanta nostalgia. Gesù
è morto, è risorto e sappiamo che
questo vuol dire che la storia della
jpredicazione dell’Evangelo si rimette
in moto. Ma come muoverci? Chi ci
dà il via? Chi ci guida?
Chi ci guiderà?
Chi ci darà il via?
1 Nel mie primo libro, o Teofllo, parlai di tutto quello che Gesù fece e insegnò,
2 fino al giorno che fu assunto in cielo,
dopo aver dato mediante lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che
aveva scelto.
attendere l’attuazione delia promessa del
Padre, la quale, egli disse, avete udita da
me.
3 Ai quali anche, dopo che ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove,
facendosi vedere da loro per quaranta
giorni, parlando delle cose relative al regno di Dio.
4 Trovandosi con essi, ordinò loro di
non allontanarsi da Gerusalemme, ma di
5 Perché Giovanni battezzò si con acqua,
ma voi sarete battezzati con lo Spirito
Santo fra non molti giorni.
6 Quelli dunque che erano riuniti gli domandarono: Signore, è in questo tempo
che ristabilirai il regno a Israele?
7 Egli rispose loro: Non sta a voi di
sapere, i tempi o i momenti che il Padre
ha riservato alla sua propria autorità.
8 Ma voi riceverete potenza quando lo
Spirito Santo verrà su di voi, e mi sare
Una riflessione sull’inizio del libro
degli Atti del pastore metodista
Valdo Benecchi pone il problema
dell’atteggiamento dei credenti di
fronte alle elezioni amministrative.
Volgere lo sguardo verso il cielo?
Elaborare un progetto di egemonia? O essere testimoni del Signore?
a cura di GINO CONTE
« Perché state a guardare verso il
cielo? ». Tornate in voi. La nostalgia
per il passato e per il futuro vi priva del presente. « Non sta a voi di
sapere i tempi ed i momenti che il
Padre ha riservato alla sua propria
autorità. Ma voi riceverete potenza
quando lo Spirito Santo verrà su di
voi e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e la
Samaria e fino all’estremità della terra ». Noi viviamo dopo Pentecoste e
siamo, quindi, nel tempo in cui lo
Spirito Santo è all’opera. Il Signore
non ci ha lasciati soli. Lo Spirito Santo ci rende capaci di predicare l’Evangelo, è lui che ci guida. Non siamo un gruppo di nostalgici inoffensivi, impauriti, rassegnati, ma una comunità di testimoni in Gerusalemme,
in Giudea, in Samaria e ovunque
perché « riceverete potenza quando
lo Spirito Santo verrà su di voi ».
Nelle chiese ci sono almeno un
paio di eresie. La chiesa come serbatoio che contiene, distribuisce, amministra lo Spirito Santo e lo usa
come ricostituente spirituale. L’altra
eresia è di non credere abbastanza
allo Spirito Santo: la chiesa, un serbatoio bucato da cui lo Spirito Santo
è evaporato.
« Ma voi riceverete potenza quando
lo Spirito Santo verrà su di voi ».
Potenza: traduce il termine greco a
noi tutti molto noto: dynamis. La
parola da cui derivano: dinamite, dinamico, dinamismo ecc. Una promessa che viene continuamente ripetuta nelle pagine del Nuovo Testamento.
Ebbene, questa « potenza » che riceviamo dallo Spirito Santo è la sostanza che fa di noi i discepoli di
oggi del Signore risorto e non solo
dei dispensatori di parole buone o
delle persone che danno un buon
esempio o brava gente degna di sti
ma. Testimoni è molto di più. « Riceverete potenza ». Siamo abilitati a
continuare l’opera di Gesù, la predicazione del Regno. Dallo Spirito
siamo resi capaci di rispondere alla
nostra vocazione. Lo Spirito fa sì che
la gente riceva la nostra predicazione come Parola di vita e di speranza.
Questa nostra predicazione così
povera, così sdrucita, così indifesa
può diventare mezzo per chiamare a
ravvedimento, per suscitare una
nuova umanità. Abilitati a predicare
la Parola che può far esplodere una
situazione, che vince il mondo, che
non lascia le cose come prima.
Abilitati ed attrezzati ad essere testimoni delTEvangelo che rigenera,
che fa accadere, che rinnova. Quando lo Spirito Santo viene su di noi e
ci dona la sua potenza. Ma, allora, se
prendiamo sul serio questo annuncio, non ci stiamo più a vivere come
dei rassegnati, dei nostalgici, ma assumiamo il ruolo che ci compete e
cioè quello di infaticabili predicatori
dell’Evangelo in Gerusalemme, in
tutta la Giudea, e in Samaria e fino
all’estremità della terra.
Per questa ragione dobbiamo distogliere gli occhi dal cielo per immergerci nel presente e non per cercare di rivivere il passato, ma per
predicarvi la Parola che anticipa il
Regno di Dio. Sì, nel presente con
tutto il suo grigiore.
Ma come essere testimoni oggi?
Vorrei rischiare una risposta non in
astratto, ma in riferimento alla competizione elettorale già iniziata e nella quale molto si gioca del futuro del
nostro Paese. E’ un fatto che ci riguarda se è vero che siamo chiamati
ad essere testimoni ovunque e quindi nella città il cui bene, come ci ricorda Geremia, dobbiamo cercare.
Come essere
testimoni oggi?
Senza garanzie ma
con speranza neiio Spirito
Abbiamo davanti a noi due chiari
esempi di come altri credenti si comportano in circostanze come queste.
I testimoni di Geova e altri gruppi
fondamentalisti sostengono che il
mondo e la politica non li riguardano, tutto è peccato e quindi prendono
le distanze per guardare il cielo e
fare delle previsioni circa il ritorno
di Cristo. Loro lo Spirito Santo lo
hanno chiuso in un serbatoio e lo
sorseggiano giorno per giorno ricavandone una certa ebbrezza spirituale.
L’altro grande esempio è l'atteggiamento della Chiesa cattolica, o
almeno, di una buona parte di essa.
Il testo di Atti 1 non ci indica altro che « i comandamenti » che il Signore ci ha dato « per lo Spirito Santo » e che, secondo me, non è altro
che quello spirito di servizio di cui
Gesù ci parla nel sermone del Monte.
Percorrere un cammino che si proponga di costruire nuovi rapporti
umani, che crei nuovi spazi per essere uomini. Un impegno serio e
quotidiano di partecipazione per rinnovare il nostro Paese, la nostra città consapevoli che il solo ma dovuto
esercizio del voto non risolve tutto.
Impegno per la giustizia e la pace ad
ogni livello. Occuparci degli immigrati dal terzo mondo. Lottare contro la fame nel mondo. Far riscoprire il senso della vita soprattutto a
coloro che sono soli e che hanno bi
le testimoni in Gerusalemme, e in tutta
la Giudea e Samaria, e fino all’estremità
della terra.
9 Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi.
10 E come essi avevano gli occhi fissi
al cielo, mentre egli se ne andava, due
uomini in vesti bianche si presentarono a
loro e dissero:
11 Uomini di Galilea, perché state a
guardare verso il cielo? Questo Gesù, che
vi è stato tolto, ed è stato assunto in cielo, ritornerà nella medesima maniera in
cui lo avete visto andare in cielo.
La chiesa è la continuazione dell’incarnazione di Cristo e quindi è abilitata ad amministrare lo Spirito
Santo e la grazia di Dio. Di conseguenza a livello politico e sociale e
culturale tutto questo è tradotto in
un progetto di egemonia. « Un allineamento al partito di chiara ispirazione cristiana è l’unica nostra speranza. Non c’è tempo per esitazioni o
distinzioni », ha detto il cardinale
Poletti in un convegno di religiosi
romani.
La chiesa, sempre uguale a se
stessa, sottratta alla verifica ed al
giudizio della Parola di Dio, passa
all’offensiva, in certi momenti anche
con toni aspri, per ricoriquistóre una
posizione di egemonia che nègli ultimi anni si era appannata. E si sta
organizzando non disdegnando certi
toni da crociata 1948 che ritenevamo
superati. Prendendo, fra l’altro, poco
sul serio o squalificando gli sforzi
che sono stati compiuti in questi anni dalle forze progressiste e di rinnovamento.
Non credo che questo sia il modo
per rispondere alla vocazione: « Mi
sarete testimoni ». Testimoniare il
Signore morto e risorto: è l’unica cosa che come chiese possiamo fare e
per cui lo Spirito ci abilita. Solo questo è il contenuto della nostra predicazione. Ed allora non è consentito ai credenti di fondare un partito
cristiano, di puntare sull’egemonia
di una cultura o di una dottrina sociale cristiane così come non è lecito
fare astrazione dai problemi quotidiani, quelli politici compresi. Anche questi fanno parte della città. Ma
come testimoniare?
sogno di affetto e di solidarietà e la
cui mancanza, in molti casi, porta
anche al suicidio. Insomma spendere
la propria vita per la speranza delia
gente in un umile spirito di servizio.
E poi sul piano strettamente poli
tico ciascuno di noi, fra le varie proposte che la società ci offre, sceglierà
responsabilmente quel partito le cui
istanze politiche e sociali, i cui pno
grammi concreti, il modo in cui ha
amministrato le nostre città, non siano in contrasto con le istanze che .-i
vengono dalla nostra vocazione ed
insieme al quale sia possibile perco ’rere rm tratto di strada in modo fecondo per il bene della città.
Dobbiamo, però, stare attenti a
non cedere alla tentazione di pens-are che ciò che facciamo sia in tutto
conforme alla Parola di Dio, sia la
volontà di Dio. Lo Spirito Santo non
garantisce le nostre scelte, non preserva dalla decomposizione ciò che
ci sembra giusto, non garantisce il
successo dei nostri progetti né politici né ecclesiastici. Noi facciamo
tutto ciò che possiamo per il bene
della città nella speranza che forse il
« quando lo Spirito verrà su di noi »
succeda la testimonianza alTEvai: gelo che fa sorgere una nuova realtà,
che suscita una nuova umanità. Non
abbiamo garanzie. E lo sappiamo bene. Molto spesso ci diamo da fare
per predicare l’Evangelo, ma poi ci
ritroviamo soli a fare i conti con
il nostro asfittico spirito borghese.
Però è anche vero che quando lo
Spirito Santo è stato presente con
la sua potenza è accaduto il rinnovamento della fede, è sorto il movimento valdese, l’Europa è esplosa
a causa del messaggio della Riforma,
è stata possibile una rinascita spirituale e sociale in Inghilterra per la
predicazione di Giovanni "Wesley, a
Barmen è stato possibile confessare
la fede neH’unico Signore, sono stati suscitati testimoni come Martin
Luther King e Desmond Tutu. E poi
la testimonianza di fede quotidiana
di tanti credenti sconosciuti a noi
ed alla stampa, ma non al Signore
vivente, e che sono tanti segni del
mondo nuovo di Dio.
Lo Spirito Santo del Signore è all’opera, la sua potenza funziona. Bando ai rimpianti, alle nostalgie passate e future. Non possiamo ridurci a
vivere nella mentalità di una debole e irrilevante minoranza, cosa che
irretisce ogni tentativo di testimonianza. La potenza dello Spirito Santo funziona. Per il Signore la nostra
povera predicazione è una cosa seria tanto che la usa per i suoi progetti. Per cui non solo ci è lecito essere
testimoni nella città, nelle vicende
politiche del nostro Paese, ma è la
nostra vocazione. Grazie, o Signore,
per il dono del tuo Spirito Santo che
ci vivifica. Valdo Benecchi
■.Ti
7
12 aprile 1985
obiettivo aperto 7
25 APRILE 1945-25 APRILE 1985
JACOPO LOMBARDINI IERI E OGGI
Il 25 aprile 1945, nel giorno della liberazione, Jacopo Lombardini, predicatore e maestro
che condivise la resistenza alle Valli valdesi,
con i partigiani di "Giustizia e Libertà”, entrava nelle camere a gas di Mauthausen.
In questa pagina vogliamo ricordare alcuni
tratti della sua testimonianza di vita. L’occasione è offerta dalla manifestazione pubblica
che il Centro Jacopo Lombardini di Ginisello
Balsamo ha organizzato per il 19-21 aprile non
soltanto per ricordare pubblicamente la testimonianza di questo "protestante nella resistenza’, ma anche per un confronto allargato ad
amici e collaboratori sulle prospettive attuali e
future del lavoro del Centro stesso.
Il Centro culturale, che si richiama al nome del maestro toscano diventato evangelico
in seguito all’ascolto della predicazione nella
Chiesa metodista di Carrara, è sorto nel 1968
per iniziativa di un gruppo di giovani evangelici di Milano per essere una concreta testimonianza cristiana nel vivo della realtà operaia.
Conduce una scuola, popolare che prepara agli
esami di 3* media una cinquantina di lavoratori ogni anno. Il Centro, presente fin dall’inizio
nel dibattito culturale della città, si vale del supporto principale di una "comune”, formata da
una ventina di persone che vivono insieme contribuendo alle spese in proporzione ai loro redditi, e della partecipazione di altrettanti collaboratori esterni.
In vista deUe giornate del 19-21 aprile, pubblichiamo U programma della manifestazione,
la prefamone che Giorgio Bouchard ha scritto
per la seconda edizione del bel libro di Salvatore Mastrogiovanni dedicato a Lombardini e
alcuni stralci della relazione annua 1984 del
Centro culturale.
Tra fede evangelica
e responsabilità
politica
Era l’autunno 1942: il Collegio Valdese di Torre Pellice aveva appena riaperto i suoi battenti, e un gruppo di ragazzi
— protestanti, cattolici, ebrei —
provenienti da ogni parte d’Italia si riuniva intorno ad un
cinquantenne magro e segaligno,
straordinariamente brutto, ma
dotato di un fascino altrettanto straordinario: ci colpiva anzitutto la sciolta parlata toscana delle Apuane — per noi pie
i, montesi quasi ima lingua stra; niera — poi il fatto che, durante Testate, avevamo visto quest’uomo — un laico metodista
— indossare la severa toga dei
predicatori calvinisti e salire
sui pulpiti delle Valli Valdesi
per predicare ima fede sofferta e serena, calda e comunicativa, sensibile alla misericordia e alla presenza dei credenti
nel tempo presente. Era stata,
queU’estate 1942, una stagione
indimenticabile, come un tempo sospeso tra la vita © la morte, tra il mito e la verità: sapevamo che Rommel avanzava
brillantemente verso El-Alamein, fiancheggiato' dalle truppe italiane, ma non sapevamo
che di fronte a lui un taciturno figlio di pastore, Bernard
Montgomery ammassava metodicamente uomini e carri armati, per sbarrargli definitivamente la via del Nilo — e della
vittoria.
Sapevamo che le forze giapponesi avevano occupato in sei
mesi metà dell’Asia, ma non sapevamo che la tecnologia americana aveva già fermato la flotta imperiale nipponica nella
battaglia del mare dei Ooralli.
Sapevamo che la Wehrmacht,
sempre fiancheggiata da truppe italiane, avanzava su Stalingrado e verso il Caucaso, ma
non sapevamo che la brillante
tecnica di guerra dei generali
tedeschi non impediva al popolo russo di ripetere, in chiave
socialista, l’esperienza di Kutuzcff, e che Stalingrado sarebbe
stata una nuova Beresina.
Soprattutto, non sapevamo
che cosa stava dietro la splendida arte militare dei Rommel
e dei Manstein: il terrore di
massa, i Lager, la liquidazione
degli ebrei, la mistica delle SS
che « marciavano nel sole » con
la morte nella mente e nel
cuore.
E ora Jacopo Lombardini,
credente « pietista » e democratico sincero, ci spiegava tutto
questo, coi ritagli dei giornali
(fascisti) alla mano: analizzando pazientemente i bollettini
ufficiali del « Comando Supremo Germanico », ci spiegava
che la battaglia di Stalingrado
era perduta, commentando dei
semplici dispacci di agenzia, ci
spiegava che i nazisti avevano
introdotto in Polonia qualche
cosa di tnolto simile alTahtico
schiavismo.
Per qualche settimana ci rimase in cuore questa immagine
apparentemente contraddittoria:
il Lombardini alto sui pulpiti
nella predicazione di im Evangelo assoluto e redentore, e il
Lombardini politico antifascista,
col giornale in mano e i giudizi
spietati sulla tirannide fascista.
Poi, con l’inverno, capimmo che
Lombardini aveva ragione: ogni
bollettino radio, ogni pagina
di giornale — sia pure nel linguaggio vellutato o arrogante
della propaganda — ci narrava
il graduale declino del grande
Reich, il fallimento della Triplice reazionaria costruita per
abbattere il socialismo e demolire il mondo liberaTdemocratico, e soprattutto la tragica
realtà del fascismo italiano: un
castello di carte false, una sanguinosa operetta.
Perciò non ci stupimmo quando, Tanno dopo, Lombardini
venne in privato a salutarci per
dire che saliva sui monti con i
primi partigiani: ma piangemmo
nel cuore durante Testate del
’45 — quelTaltra estate mitica
— quando tanti tornavano ma
Lombardini non tornò perché
era morto a Mauthausen, proprio nel cuore di quel Regno
di terrore e miseria che egli aveva voluto combattere con le
armi della verità e delTazicne.
Così la sua figura rimane nel
nostro cuore — come in quello
di centinaia di partigiani, di lavoratori, di studenti — come
la parabola di una dialettica
coniugazione tra fede evangelica e responsabilità politica, tra
pietà e razionalità, tra fragilità
delTuomo' e forza delle idee, tra
sconfitta personale ed efficacia
storica, in una parola: una vita vissuta unicamente per grazia, la vita di un discepolo di
Gesù Cristo.
E tornammo a pensare a lui
quando « Il Ponte » e la « Nuova
Italia» ci dettero la prima edizione di questo bel libro, opera
di un altro credente metodista,
l’indimenticabile Mastrogiovanni; e poi ancora nel ’68, quando
un marxismo un po’ totalizzante (ricordate gli accenti che avevano allora uomini come Lucio Colletti?) metteva duramente in questione la nostra 'Opzione per un isocialismo etico, tollerava la fede ccane puro fatto
personale e rimuoveva fi pensiero dei Lager socialisti.
E ripensiamo nuovamente a
lui oggi, nel quarantennale del
25 aprile, in questa inquieta Italia delle bombe e della questione morale, in questa Italia che
amiamo, ma che vorremmo' più
libera e più giusta.
Così, nel mondo evangeUoo
italiano Lombardini ha finito
per diventare un simbolo: gli
abbiamo dedicato strade, sale
e centri culturali: più che a Guglielmo Jervis, uomo forte che
ha pur saputo combattere e morire con evangelica fermezza e
che è presente quasi in ogni angolo della laica e cattolica Ivrea.
Forse è stato giusto così: proprio il fragile Lombardini incarna adeguatamente la testimonianza evangelica nell’Italia
contemporanea: una testimonianza non fatta di successi ma
soltanto di interventi, non fatta
di potenza ma soltanto di condivisione. La testimonianza di
chi confida nella quotidiana
presenza di Dio, ma non crede
nell’immanenza del divino nella
storia: la testimonianza di chi
ha udito una volta per tutte la
parola del Maestro: «chi vuol
venire dietro a me, prenda la
sua croce, e mi segua. Perché
chi vuol salvare la sua vita, la
perderà; ma chi avrà perduto
la sua vita per causa mia, la
troverà ».
Giorgio Bouchard
1945-1985
Jacopo Lombardini,
un protestante nella resistenza
— on. Enea Cerquetti, ex-sindaco di Ginisello e storico,
sabato 20, ore 21
Ninna nanna della guerra
canti, musiche e riflessioni
per la pace
spettacolo del Gruppo Teatro
Angrogna.
Ginisello, 19-21 aprile 1985
Villa Ghirlanda
programma
venerdì 19, ore 21
Protestanti, Resistenza,
trasformazione democratica:
la lezione di J. Lombardini e
l’impegno di oggi
dibattito pubblico con:
— past. Giorgio Bouchard,
moderatore della Tavola
valdese;
Domenica 21, per gli amici
e collaboratori dei Gentro, si
svolgerà un’assemblea straordinaria sul tema: Il Lombardini oggi e domani.
Informazioni: Gentro culturale J. Lombardini, Via M. Grappa
62/b - 20092 Ginisello - Telef. 02/6180826._______________________
Testimonianza
evangelica nel
mondo operaio
La nostra relazione si apre
quest’anno con un disegno insolito: una veduta della Falk, la
fabbrica-città di Sesto S. Giovanni. E altre fabbriche sono ricordate in queste pagine: Breda, Pirelli, Magneti-Marelli... Nomi famosi, colossi industriali verso i
quali in tanti sono partiti, negli
scorsi decenni, dal Veneto, dalle Puglie, dalla Sicilia o dalla
Calabria. Fabbriche che hanno
segnato la vita di generazioni di
lavoratori; nomi che fanno pensare allo sviluppo economico
degli anni ’60, alla Milano che
lavora e che produce, al benessere...
A molti di noi vengono in
mente le facce di quei lavoratori, le loro tute sporche, gli striscioni, le marce e le lotte per la
conquista di condizioni di lavoro e di vita più giuste. Facce, uomini, donne, cultura che hanno
certamente caratterizzato anche
una lunga fase di vita della nostra scuola popolare.
Gli anni che stiamo attraversando segnano una profonda trasformazione di questo mondo
operaio. Intere fabbriche vengono progressivamente smantellate, grossi reparti si chiudono, si
discute sulla nuova destinazione
di aree e capannoni industriali.
A Sesto, Tex-Stalingrado d’Italia, la città operaia per eccellenza, sul cui territorio sono localizzate le migliaia di metri quadri dei maggiori stabilimenti, si
sono persi 5.000 posti di lavoro
in soli quattro anni. Per la prima volta l’occupazione nel settore industriale in Lombardia
ha ceduto il primo posto a quella nel terziario: ma in un anno
il totale dei disoccupati è passato da 250 mila a oltre 300 mila.
Nonostante le previsioni ottimistiche che si leggono o si ascoltano a proposito delle nuove tecnologie informatiche, nell’immediato sono i licenziamenti e la
cassa integrazione che scandiscono i tempi del mutamento. E
mentre gli esperti lo affrontano
con il freddo linguaggio delle cifre, delle ’’unità esuberanti” —
come si dice — c’è chi si suicida
perché ha saputo di non poter
più rientrare in fabbrica. Come
il delegato della Breda, Michele
Francesco: quarant’anni, iscritto al sindacato, socialista, è rientrato in fabbrica pochi giorni
prima di Natale dopo 8 mesi di
cassa integrazione, ha ritirato la
sua tredicesima di 250 mila lire,
ha saputo che gli sarebbe toccato
anche il prossimo turno di cassa
integrazione. Non ce Tha fatta e
si è impiccato in fabbrica; in
quella fabbrica dove da anni
svolgeva il suo lavoro con competenza.
Michele e i molti altri, che le
cronache non ricordano, sono
soltanto una "eccezione" inevitabile, oppure mettono un drammatico punto interrogativo sul
nostro sviluppo economico e
tecnologico, sul nostro "progresso”, certamente capace di creare ambienti di lavoro migliori,
ma nei quali il valore che si dà
all’uomo resta quello di un _ numero, di una piccola leva, più o
meno sostituibile nel complesso
meccanismo che deve comunque
aumentare in produttività per
far crescere i profitti?
Ad ogni modo, quando oggi si
dice che è in atto uno scontro
politico e sociale assai aspro, so^
no anche queste le cose a cui
pensiamo. Si tratta di uno scontro che cambierà in modo profondo l’attuale mondo del lavoro, gli uomini e il loro modo di
pensare. Il mestiere operaio e
l’occupazione a vita tenderanno
a scomparire. Si lavorerà di più
con le informazioni e nel terziario, qualcuno lavorerà a casa e
molti a tempo parziale. Ci saranno perciò modelli di vita individuale e collettiva assai diversi. Ci saranno, probabilmente,
dei passi avanti sul piano della
minor fatica, del più tempo per
se stessi. Ma il risultato immediato della nuova divisione del
lavoro connessa alla ristrutturazione tecnologica sarà probabih
mente anche di creare ristretti
strati di persone cui sono riservate il massimo delle informazioni, delle conoscenze e delle
decisioni e ampi strati di puri
esecutori, se non di nuovi poveri, proprio a livello operaio.
Una trasformazione
che ci coinvolge
L’esperienza del Lombardini
è nata e si è sviluppata avendo
come punto di riferimento il
mondo operaio, la sua storia, la
sua realtà umana e di lavoro, il
sindacato. Per questo siamo interessati e coinvolti nelle trasformazioni cui abbiamo accennato e alle loro conseguenze.
Certo, l’esperienza degli anni
’70 non è più ripetibile, le difficoltà e le divisioni nel sindacato
sono ben note, il distacco dalla
politica (ma quale, e perché?) è
crescente. Pure, nonostante si
sia parlato molto, proprio quest’anno, di ultimo canto del cigno del sindacato e della classe
operaia, continuiamo a pensare
che ancora per molto tempo i la
(continua a pag. 12)
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12 aprile 1985
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CONVEGNO ECCLESIALE - LORETO, 9-13 APRILE
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Chi è il soggetto
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In vista del Convegno ecclesiale « Riconciliazione cristiana e
comunità degli uomini » Valdo Benecchi ha scritto un articolo per
il settimanale cattolico « Rocca » che qui riproduciamo. Al Convegno, in corso di svolgimento, assiste per l’Eco-Luce Sergio Ribet
che riferirà nei prossimi numeri del giornale.
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Ritengo che si debba guardare con interesse al prossimo convegno della Chiesa cattolica su
« Riconciliazione cristhuia e comunità degli uomini)». Personalmente sono interessato, come
cittadino e anche come evangelico. Intanto per il peso religioso, culturale, sociale che la Chiesa cattolica esercita sulle vicende del nostro Paese, ma soprattutto per le risposte e le soluzioni che il convegno saprà indicare ai grossi problemi che si
propone di affrontare. Oltretutto il convegno si svolgerà in un
contesto politi<xmx;iale incei^
to, in cui i partiti ed i sindacati
sono alla ricerca di nuove prospettive per il futuro.
Ho letto con attenzione le « Indicazioni per un cammino di
Chiesa» anche alla luce dell’interpretazione che il segretario
generale della CEI mons. Egidio
Caporello ha dato del convegno;
«Non dovrà essere trasformato
in un comizio preelettorale»;
esso invece «.intende individuare
impegni di comunione che rendano credibile la presenza dei
cristiani e della Chiesa nel Paese».
Mi sembra di capire che il
convegno avrà da una parte un
obiettivo di tipo pastorale, interno, e dall’altra un obiettivo
missionario cioè la chiesa si
chiederà come oggi possa essere presente nella città, come
possa rispondere ai problemi
dell’uomo. Quando il documento
preparatorio indica gli ambiti
concreti della riconciliazione, oltre a fare riferimento ad alcune
specifiche situazioni interne che
pure hanno im notevole rilievo,
è con particolare attenzione che
cerca di indicare i problemi di
fondo della società italiana che
hanno bisogno di aprirsi ad una
nuova speranza. Scuola, territorio, lavoro, cultura, impegno per
la giustizia e la pace, senso dello Stato, carceri, per arrivare ai
problemi personali ed esistenziali come la solitudine, smarrimento, amore, senso della vita.
Il documento riesce ad abbracciare un po’ tutta l’attuale situazione della società e dell’uomo
del nostro tempo. Un’analisi
espressa, con mia grande soddisfazione. con un linguaggio laico
e, quindi, tanto più apprezzabile.
Un’altra cosa a mio avviso positiva è lo spirito nuovo con cui
la Chiesa cattolica italiana si
propone di riflettere su quei problemi. Uno spirito di dialogo e
non di contrapposizione, nel rispetto della pluralità delle opziord politiche, in uno spirito di
collaborazione, di amore per la
verità, rispettosa dell’uomo, superando ogni spirito di giudizio
e di condanna, in una crescita
comune. Rispetto a tutti quei
problemi la Chiesa «non è alla
finestra, è dentro».
Un progetto
di egemonia
Ma come « essere dentro »?
Purtroppo rimpianto teologico
del documento non può che imprimere al «come» una direzione che smentisce i buoni propositi manifestati. E lo vediamo
già nei fatti, nei discorsi, nelle
polemiche di queste ultime settimane. Constatiamo quanto sia
facile per la' Chiesa cadere nella
' tentazione del potere. Cosi dice
il documento: «La Chiesa è il
luogo e sacraimento di questa riconciliazione che apre e si fa de
cisiva pedagogia riconciliante per
il mondo » (n. 7). « La Chiesa si
pone alla storia del nostro tempo come Sacramento in Cristo
della riconciliazione» (n. 26).
Nella Chiesa è avvenuto il miracolo della riconciliazione. In essa
la riconciliazione si realizza pienamente ed i credenti vi partecipano nel battesimo, nell’eucarestia, nel ministero sacerdotale. La Chiesa si propone, quindi, al mondo come sacramento
di riconciliazione, come soggetto di riconciliazione. Il punto di
riferimento obbligato, il baricentro di ogni discorso vero di
riconciliazione. La Chiesa è nel
mondo la città rifugio, una zona
franca, uno speciale protettorato
di Dio, un’area privilegiata. E
non potrebbe essere che così visto che la Chiesa cattolica si considera come la continuazione
deU’incamazione di Gesù Cristo,
luogo ad xm tempo umano e divino. E che sia considerata una
area privil^ata lo dimostrano
per esempio alcuni documenti
ed alcune iniziative di pentiti e
dissociati.
La Chiesa è nel mondo un
istituto di riconciliazione e di
risarcimento. ’Tutto questo esercita im certo fascino anche sul
piano politico e certamente paga. Papa Wojtyla ambasciatore
di pace al di sopra delle parti.
In Vaticano possono essere ricevuti sia Arafat che Simon Peresh, senza suscitare reazioni.
La Chiesa cattolica è inattaccabile perché è un prestigioso organismo di mediazione che può
compiere importanti operazioni
di politica internazionale, anche
se qualche volta ambigue, e con
la quale gli Stati, anche quelli
del socialismo reale, ritengono
di stipulare dei patti e dei concordati. Un atteggiamento diverso sarebbe subito interpretato
come guerra di religione. Il nuovo Concordato con lo Stato italiano sancisce di fatto il diritto
della Chiesa cattolica ad intervenire con tutto il suo peso e
la sua influenza nella totalità
della vita associata del Paese. Da
quell’impianto teologico e dal dibattito in corso e da certe dichiarazioni ufficiali, anche da
quelle più progressiste, fatte dalla verarchia nei vari convegni
emerge che quel « come essere
dentro » della Chiesa cattolica,
quel suo impegno di riconciliazione, nonostante i buoni propositi, sta andando nella direzione
di un progetto di egemonia spirituale, culturale, sociale e politica nel nostro Paese.
Alcuni interrogativi
Come la Chiesa cattolica affronterà tutta una serie di nodi
come per esempio il problema
della teologia della liberazione e
la posizione di movimenti di
base che rivendicano la propria
autonomia teologica e politica?
E’ difficile capire che cosa voglia dire pluralismo in quel quadro teologico in cui anche un
momento centrale del messaggio
evangelico come il perdono diventa un fatto autoritario. Come
raccorda la Chiesa cattolica il
suo progetto di riconciliazione e
di presenza nel territorio, nella
città che cambia, con l’operazione politica di De Mita che si sta
freneticamente muovendo per
rimettere in piedi antichi collateralismi con l’appoggio di alcuni autorevoli rappresentanti della gerarchia della Chiesa? Che
peso avranno sul convegno le pa
role del card. Poletti secondo il
quale «un allineamento al partito di chiara ispirazione cristiana è Tunica nostra speranza»?
Il convegno andrà nella direzione voluta dal Movimento Popolare, dalla Opus Dei, di certi vescovi e vicari, oppure saprà davvero ridimensionare tutto questo con un maggiore pluralismo
di idee lasciando per esempio
più spazio ad una maggiore dialettica politica? Che inflxienza
eserciterà la riflessione che
mons. Martini sta conducendo
sui problemi della città?
Attendiamo con curiosità la
risposta a questi e ad altri interrogativi. Noi protestanti ci
sentiamo completamente estranei nei confronti di quel modo
di essere chiesa delineata dalle
« indicazioni ». Alla vigilia ormai del convegno mi sento di
invitare i miei fratelli cattolici
a cercare la strada per essere
dentro i problemi dell’uomo di
oggi a partire da premesse teologiche che siano più radicate
nel Vangelo. E non vorrei che
si scambiasse questo con la « so
lita arroganza di una minoranza protestante ».
Alcune affermazioni
Noi non condividiamo quella
centralità della chiesa, come sacramento e luogo di riconciliazione. La chiesa, comunità di
credenti in Cristo è solo il luogo in cui la riconciliazione è accolta nella fede e nella speranza. La chiesa non è soggetto, ma
destinatario della riconciliazione, ogni giorno di nuovo attende la riconciliazione, come il
resto della società, come tutti
gli uomini. La riconciliazione è
l’avvenimento che ha Dio per
soggetto e che, mediante la croce di Gesù Cristo, fa morire la
nostra inimicizia ed abbatte tutti i muri di separazione compresi quelli fra credenti e non
credenti. La chiesa non è il luogo privilegiato, ma solo la comunità di coloro che hanno la
consapevolezza di essere coinvolti in quelTavvenimento di
Dio e cercano di vivere di riconciliazione e si impegnano a renderne testimonianza nel mondo,
perché il mondo, di cui la chiesa è parte, è il destinatario dell’amore di Dio. Siamo solo dei
testimoni e non dei mediatori
di riconciliazione. La giustizia
sociale, la pace, la scuola, la famiglia, il lavoro, la questione
morale, il senso della vita sono
problemi di tutti ed alla cui soluzione tutti sono chiamati a
concorrere. E’ una battaglia comune, nella quale ciascuno è
presente con il proprio contributo, con la propria identità e
le proprie scelte, partecipa agli
altri le proprie speranze prendendo molto sul serio gli sforzi
che anche gli altri fanno per il
bene della città. Non abbiamo
apprezzato certi strali lanciati
dalla gerarchia contro le cosiddette giunte « non cristiane »,
squalificando indebitamente gli
sforzi che sono stati compiuti
in questi anni dalle forze progressiste e di rinnovamento.
I cristiani sono dentro i problemi, come gli altri, rischiano
come gli altri, partecipano dal
basso, militano nei vari partiti
e nelle varie associazioni sindacali che scelgono nella libertà e
nella responsabilità. Ed allora,
solo allora, in questo comune
impegno quotidiano, possono
davvero spendere una parola
profetica, forse neppure programmata, e non da gestori c
mediatori, ma come testimoni
della riconciliazione in Gesù
Cristo, l’unico che ha preso su
di sé il peso dei nostri peccati
e delle nostre divisioni.
Chissà che nel corso del pros
Sirao convegno della Chiesa cattolica italiana, come in tutti i
nostri convegni cristiani, lo Spi
rito Santo del Signore che so),
fia come e dove vuole, non scon
volga, non confonda i criteri che
accompagnano la preparazior-o
del convegno, per creare uno
spazio per quel nuovo che sol;
il Signore vivente, imprevedibile, può suscitare.
E’ il mio augurio e la mia preghiera.
Valdo Benecchi
Echi dai mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Inquietudini dei
protestanti svizzeri
(SPP) — Niente confessione
di fede, conoscenza della Bibbia
sempre più frammentaria, assenza di un’etica comune; ecco
alcune delle debolézze delle chiese riformate svizzere rivelate da
una inchiesta compiuta dalla
commissione teologica della federazione protestante svizzera..
La tradizione di avere delle confessioni di fede è scomparsa il
secolo scorso e al momento solo tre chiese riformate svizzere
fanno riferimento ad una confessione di fede. La conoscenza
della Bibbia diminuisce, malgrado gli enormi sforzi nel campo della divulgazione biblica. Le
ricerche storiche e scientifiche
lungi dalTincitare alla lettura
non facilitano il lavoro di colui
il quale intenda avvicinarsi alla
Bibbia. Inoltre manca un’etica
comune, per cui la commissione
teolo.eica considera urgente il
gettare le basi di una riflessione
sull’etica protestante di modo
che si possa facilitare una testimonianza comune nella vita sociale.
Violenze contro
i protestanti coreani
(SOEPI) — Da parecchi mesi
la chiesa Cheli a Seul viene sistematicamente attaccata da fomentatori di disordini che interrompono il culto, attaccano,
anche fisicamente, il pastore
Park Hjung Kju e i membri di
chiesa, il tutto sotto Tocchio benevolo e complice della polizia.
L’Assemblea generale della chiesa presbiteriana di Corea aveva
nel settembre scorso condannato severamente la violazione sistematica dei diritti dell’uomo
da parte del governo coreano e
l'attacco alla phiesa Cheli. Gli
incidenti sono però cresciuti di
intensità, quando alla fine del
gennaio ’85 i dirigenti della chiesa vollero tenere proprio nella
chiesa Cheli di Seul un’assemblea nazionale dei responsabili
di Chiesa. Venne loro impedito
di entrare in chiesa, di celebrare il culto poiché una masnada
di gente favorevole al governo
dittatoriale bloccava l’ingresso
della chiesa proferendo delle ingiurie incredibili verso il presidente della chiesa presbiteriana
e i suoi collaboratori.
Questo è solo un sintomo della difficilissima situazione della
chiesa presbiteriana in Corea,
la quale è molto impegnata nella difesa dei diritti umani, spesso sistematicamente violati nel
Paese.
Etiopia: trasferimenti
della popolazione
(SOEPI) — I trasferimenti
della popolazione dal nord al
sud dell’Etiopia operati dal governo marxista, col pretesto di
lottare contro la carestia, sono
stati definiti « azioni brutali,
preparate in modo approssimativo che determineranno la morte di molta gente ». Scrive il pastore Hans Ott che gli abitanti
del nord dell’Etiopia sono raggruppati nei centri di distribuzione viveri del nord, trasportati con aerei russi o con autobus
e abbandonati nel sud del paese, senza che e'^si possano esprimere il loro j-:arere, anzi spesso sono deportati contro la loro stessa volontà.
Il pastore Ott, una delle prime persone autorizzate a viaggiare nei nuovi centri di raccolta nel sud, scrive che questi
spostamenti forzati di popolazione hanno spesso determinato
lo smembramento di intere famiglie. Egli cita l’esempio di
una donna, una madre di 35 anni che si era recata ad un centro distribuzione viveri portando con sé due suoi figli, avendone lasciati altri tre a casa custoditi dalla norma cieca. Quando ella arrivò al centro di distribuzione viveri, verme caricata
a forza coi suoi due figli su un
autobus che la portò a centi
naia di chilometri più a sud lon
tano dagli altri suoi figli e dai
resto della famiglia.
Secondo il pastore Ott il programma che prevede di spostare
un milione di persone dal nord,
colpito dalla carestia, al sud ì;
una zona più fertile, è da riiéttere in relazione con i movimenti di liberazione. Questi movi
menti, il più famoso è quello
per la liberazione dell’Eritrea,
danno grandi problemi al '
verno etiopico il quale pe
rebbe, mediante le deporta;
ni, di eliminare molti possii ;
sostenitori dei movimenti di
berazione e di creare così atte no a loro « terra bruciata » is landoli.
Protestanti in Cina
(BIP) — Una delegazione della chiesa luterana tedesca, guidata dal vescovo Lohse, ha compiuto una visita di 13 giorni in
Cina; questi sono alcuni dati da
essa riportati sulla situazione
del protestantesimo cinese.
Vi sono circa 3 milioni di protestanti in 2000 comunità e negli ultimi 5 armi si può dire che
ogni giorno sia stata costruita
o riaperta al culto una chiesa.
C’è una totale mancanza di pastori per cui si individuano dei
laici che siano vocazionalmente
motivati e, dopo un corso di 4
mesi, essi vengono ammessi al
pastorato. La chiesa non è assolutamente sostenuta dallo stato
ma vive del proprio autofinanziamento.
Evangelici
spagnoli e TV
(España Evangelica) — Avevamo accennato tempo fa alla
possibilità che i protestanti spagnoli potessero avere una propria trasmissione televisiva. Siamo lieti di annunciare che la
prima trasmissione protestante
è andata in onda il 24 gennaio
scorso. Si tratta di una trasmissione di 15 minuti al mese (alternata con la trasmissione
ebraica) il cui titolo è «Buone
notizie ». La trasmissione interessa 7 denominazioni evangeliche spagnole; Assemblee di Dio,
Fratelli, Riformati episcopali, riformati, Chiesa di Cristo, Evangelici indipendenti e battisti.
9
12 aprile 1985
cronaca delle Valli 9
Í j
Ì-fiS
IL MINISTERO DELL’INTERNO INDAGA SUGLI ADOLESCENTI
Profilo deH'adolescente
Educare di montagna
alla fede
E' in corso da alcuni anni un
processo di graduale trasformazione della vita delle chiese evangeliche, e di tutte le chiese, di cui
si comincia a prendere atto. Bruno Rostagno ha, sulle pagine del
nostro giornale, tracciato l'itinerario di questa trasformazione
nel settore dei ministeri. Uno dei
traiti caratteristici di questa trasformazione si può vedere infatti nel modo di impostare il servizio all’interno della comunità.
Mentre un tempo la vita della
chiesa era in qualche modo diretta, guidata, impostata dai pastori e dagli anziani, oggi le persone
che, in una forma o nell'altra,
hanno responsabilità in uno o
l'altro campo di attività sono
molto più numerose, sia nel campo dell’amministrazione che in
■quello della vita ecclesiastica vera e propria.
Le riunioni ed i culti sono presieduti sempre più spesso da credenti non pastori, gli studi biblici ricevono un grosso contributo
anche da non teologi, l'istruzione religiosa, dalla scuola domenicale al catechismo vede impegnati i giovani più interessati
ed attivi.
Si tratta naturalmente di un
fatto positivo di cui non ci si
può che rallegrare. Due problemi
mi sembra stiano però sorgendo
proprio riguardo a quest’ultimo
punto dell’insegnamento catechetico.
Anzitutto quello della preparazione dei catechisti e dei monitorL Bisogna respingere l'idea, tutta italiana, che i bambini quanto
più sono piccoli tanto più sono
facili da educare e basti un po'
di buona volontà. E’ un’idea falsa; è vero il contrario, tanto più
le persone sono giovani tanto più
è difficile presentare i problemi
di fede. Pensare che una semplice infarinatura di teologia biblica sia sufficiente per « educare
alla fede », come si diceva anni
fa, e idea assurda. E non è meno
pericolosa l’idea che tessenziale
sia una preparazione pedagogica,
che i pastori spesso non hanno,
e sia del tutto secondaria la preparazione specificamente teologica. Importante sarebbe come dire le cose, il cosa dire avrebbe
poco peso.
Se dunque vogliamo condurre
seriamente il cammino del rinnovamento dei ministeri, anche fra
noi occorre che si proceda con
estrema serietà e metodo cilla
formazione dei nostri catechisti,
che si vepli a non lasciarli soli,
a nutrire la loro formazione.
Moli.i buona volontà spesso non
basta, occorre avere delle basi sicure per fare un lavoro proficuo.
C’è però un secondo problema,
l’ampliarsi della cerchia delle
persone che si consacrano al catechismo trasforma anche la figura del pastore. Un tempo le
.sue uniche responsabilità erano
predicazione e catechesi, oggi tende ad occuparsene meno; che
farà il pastore domani? Predicherà meno ed insegnerà meno, e
farà l’animatore di una comunità di persone che non
sono né una chiesa né uria parrocchia ma una aggregazione di
situazioni personali in equilibrio
instabile. E’ un bene? Personalmente ritengo di no, ma è da discutere.
Giorgi» Tourn
L’adolescente di montagna è diverso dagli altri? Come si diverte? Quali sono le sue aspirazioni,
i suoi problemi? Esistono "adolescenze diverse?” Da tempo un
ufficio studi del Ministero dell’Interno sta lavorando, a Roma, intorno all’identikit deH’adolescente italiano. E recentemente l’équipe ministeriale che si occupa di
condurre questa ricerca si è rivolta alla Comunità Montana
Valpellice per richiederle ima
collaborazione particolare per
ciò che riguarda le caratteristiche dell’adolescente di montagna.
Si tratta, per i ricercatori, di
mettere insieme — per dirla in
termini tecnici — le caratteristiche socio-ambientali, i caratteri
socio-anagrafici e scolastici, i bisogni che l’adolescente esprime,
il suo uso del tempo, le appartenenze sociali, gli sbocchi evolutivi prevalenti.
La Comunità Montana intende
fornire a tempi brevi una risposta agli interrogativi del Ministero utilizzando sia il lavoro compiuto, in questi anni, per redigere le mappe di rischio per le diverse fasce d’età sia l’esperienza,
tutto sommato positiva ed in
espansione, del progetto "Spazio
Giovani” che riesce a coinvolgere
non pochi adolescenti. Si tratterà
anche di valutare e sintetizzare
le esperienze dei diversi operatori sociali che vivono accanto ai
più giovani.
A quest’ultimo proposito si è
svolta recentemente una riunione
coordinata da Mariena Gaietti
del Servizio SocioTAssistenziale
e da Francesco Agli, direttore didattico, ili cui, individuate le diverse "letture” di chi vive e lavora accanto a giovani deH’étà compresa tra i 13 e i 17 anni, si è deciso di raccoglierle sotto una se
USSL 43 VAL PELLICE
Nuovo poliambulatorio
Il « poliambulatorio » è uno dei presidi o strutture essenziali previsti dalla normativa vigente per ciascuna Unità socio-sanitaria Locale (USSL), ma
già prima della Riforma Sanitaria la
Val Penice aspirava ad avere questa
struttura, che l’INAM non aveva mai
provveduto ad installare.
Ora, attraverso l'accordo raggiunto
con l’Ordine Mauriziano, ¡’Amministrazione della Comunità Montana Val Pelllce - USSL n. 43 è in grado di disporre l’avvio, nella sede dell’ex Ospedale
Mauriziano di Luserna San Giovanni,
dell’attività di tale struttura e cioè di
un ambulatorio in cui il cittadino potrà
avere a disposizione alcuni medici
specialisti, per le visite disposte dai
medici curanti, nonché la possibilità di
eseguire prelievi di sangue per le necessarie analisi.
L’avvio dei poliambulatorio avverrà
rii aprile 1985, con le seguenti attività
specialistiche ed i seguenti orari:
Prelievi: nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 8 alle ore 9.
Cardioangiologia: nei giorni di martedì
e venerdì dalle ore 14 alle ore 16.
Chirurgia generale: il mercoledì dalle
ore 15 alle ore 18.
Oculistica: il giovedì dalle ore 14 alle ore 17.
Otorinolaringoiatria: il mercoledì dalle
ore 14 alle ore 16.
Non appena superati alcuni problemi organizzativi entreranno in funzione presso detto Poliambulatorio le seguenti altre attività specialistiche previste dal Piano Socio-Sanitario Regionale: Dermatologia, Neurologia, Ortopedìa, Pneumologia, Urologia, Odontostomatologia, Radiologia.
Le prenotazioni per le attività specialistiche già avviate si effettuano
presso la sede del Poliambulatorio (ex
Ospedale Mauriziano di Luserna San
Giovanni) tei. 0121/900118.
Si ricorda che continueranno le attività specialistiche poliambulatoriali
decentrate presso l’Ospedale Valdese
di Torre Pellice, e precisamente:
Prelievi: dal lunedì al venerdì dalle ore
7.30 alle ore 9.
Cardioangiologia: dal lunedì ai venerdì
dalle ore 8 alie ore 13.
Radiologia: dal lunedì al venerdì dalle
ore 8 alle ore 13.
Ecotoimografia: dal lunedì al venerdì
dalle ore 8 alle ore 13.
Spirometria: dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 13.
Per quanto concerne queste attività
le prenotazioni dovranno essere effettuate presso l’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, fatta eccezione per i
prelievi di sangue che vengono effettuati senza prenotazione.
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rie di "storie di vita” di adolescenti che siano un minimo rappresentative della situazione effettiva dei più giovani. Il metodo
sembra più letterario che scientifico, ma non è escluso che dia
buoni frutti.
Resta aperta una Questione che
è quella iniziale: il giovane delle
nostre montagne è realmente diverso dagli altri? Pare che elementi oggettivi come (provo ad
elencarne qualcuno disordinatamente) la distanza dai grossi centri abitati e a volte l’isolamento
in cui si vive, opnure l’influenza
di certe caratteristiche locali specifiche (la realtà valdese, il bilinguismo, ecc...) o la disoccupazione crescente o il diffuso alcoolismo o il carattere stesso "tipico"
del montanaro (introversione,
diffidenza, attaccamento al risparmio) fatto di riservatezza e allo
stesso tempo di solidità psicologica, siano tutte questioni che
concorrano a definire un certo tipo di adolescente. C’è già chi
storce il naso e ritiene che i giovani, al mare o in montagna, siano tutti uguali specialmente oggi
che radio e televisione "standardizzano" i gusti, le attitudini, i
comportamenti. C’è invece chi è
convinto che il mondo della montagna "determini” il carattere,
la personalità deH’individuo in
modo particolare.
Speriamo che da Roma, al termine della ricerca, arrivi anche
la risposta a queste domande.
Giuseppe Platone
Il francese
alla materna
TORRE PELLICE — A par
tire dal prossimo anno scolastico nella scuola materna di Torre Pellice verrà sperimentato il
metodo ’’Valentine’ per l’apprendimento della lingua francese.
Ideato in Val d’Aosta, il metodo
’Valentine’ permette, attraverso
il gioco e altre attività, di entrare facilmente nel mondo della lingua francese. Se tutto andrà bene questo metodo sarà
introdotto in tutte le altre scuole materne del Circolo didattico
di Torre Pellice in parallelo col
fatto che dal 1986, con i nuovi
programmi, nella scuola elementare verrà studiata una lin^a
straniera. Questa è la principale novità dell’ultima seduta del
Consiglio del Circolo didattico
di Torre Pellice che, inoltre, ha
esaminato ed approvato il conto
consuntivo del 1984 ed ha preso
visione della programmazione
delle gite scolastiche. Ci si augura dunque che, dopo tante riflessioni sul bilinguismo e dopo
tante ipotesi. Analmente si potrà concretizzare qualcosa che
parte dalla radice stessa del problema. Se il francese non lo si
impara da piccoli e possibilmente a scuola in modo non pesante ma divertente, difificilmente si
potrà garantire, nelle Valli Vaidesi, la caratteristica cfel bilinguismo ancora per lungo tempo.
Ovviamente molti problemi
restano ancora aperti sull’argomento del francese a scuola, ma
è indubbio che con questa scelta si vuole compiere un primo,
positivo passo nella direzioiie
di valorizzare un patrimonio
culturale locale che rischia, come tutti sanno, di andare perduto per sempre. D.F.P.
Costerà oltre
la sede della
TORRE PELLICE — Il costo
della nuova sede della USSL 43
(Val Pellice) sarà di oltre due
miliardi, cioè quasi 100.000 lire
per ogni abitante della valle.
Questo è il contenuto Anale di
una delibera assunta, non senza contrasti, dalla Assemblea
deirUSSL che delega la Giunta, sentito il parere di una commissione tecnica all’uopo nominata, a scegliere tra tre soluzioni alternative.
La prima vedrebbe la collocazione nell’ediflcio in ristrutturazione tra la via Arnaud e viale Rimembranza ( di cui sono
progettisti l’arch. Longo e il
geom. Bouissa) con una super
2 miliardi
USSL 43
flcie globale di 1.884 mq. ed un
costo di L. 2.056.000.000 (1 milione e 96 lire al mq.).
La seconda la vedrebbe in un
edificio di 3 piani di proprietà
della società Gilly in via Lombardini 2 (parzialmente da ristrutturare allo scopo) con una
superfìcie di 1890 mq. e un costo di 2.080.000.000 (1 milione e
100.000 al mq.).
La terza consiste nella costruzione ex novo nella zona della
ex Stamperia di un edificio di
2835 mq. che sarebbe ceduto all’USSL dal proprietario, Alberto Merlo, ad un costo di 2 miliardi e 232 milioni (822 mila lire al mq.). G. G.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE - USSL 43
Torre Pellice - Piazza Muston, 3 - Tel. 91514 - 91836
AVVISO PUBBLICO
E’ indetto avviso pubblico per il conferimento di incarichi
temporanei per la copertura di
— 1 Posto di Collaboratore Amministrativo,
— 1 Posto di Biologo Collaboratore,
— I Posto di Operatore Professionale di 1“ Categoria - Collaboratore - Logopiedista,
— 1 Posto Assistente Medico Area Prevenzione e Sanità Pubblica - Disciplina Igiene Epidemiologia e Sanità Pubblica,
— 1 Posto di Assistente Medico - Disciplina Psichiatria.
Gli incarichi non potranno superare il periodo di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire all’Ufficio
Personale dell’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43 - Piazza Muston n. 3 - Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12 del 19.4.1985.
Per ogni altra informazione rivolgersi alTUfficio Personale
della U.S.S.L. N. 43 - Piazza Muston n. 3 - Torre Pellice - Tel.
0121/91514 - 91836.
IL PRESIDENTE
(Coisson Prof .ssa Franca)
10
me.
10 cronaca delle Valli
12 aprile 1985
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
FILODRAMMATICHE VALDESI
Discussioni sulle
modifiche allo Statuto
C’era una volta
l’ufficio recite
L’impianto e l’avvio di alcune
Cooperative agricole, sorte con
la collaborazìpne della Comunità Montana Val Pellice per un
^mduale sviluppo della zona sia
ai fini di utilizzo delle risorse
produttive della Valle che occup^onali, avevano richiesto inizialmente anche l’intervento finanziario nelle spese di consulenza contabile-legale alle Cooperative, che doveva cessare col
WSS. Contrariamente alle attese
e agli impegni assunti dalle Cooperative nei riguardi del commercialista, la Comunità Montana si è trovata dinanzi all’insolvenza di queste ultime per
cui la Giunta, a seguito di svariate riunioni con le Cooperative stesse, ha presentato al Con
INAUGURAZIONE
DEI MUSEI VALDESI
DI S. GERMANO E
PRAMOLLO
Programma manifestazioni :
• Sabato 20 aprile - Tempio di S. Germano elùsone ore 21: Concerto di organo e
chitarra. All’organo: Ferruccio Corsanl; alla chitarra:
Furio Rutigliano.
• Domenica 21 aprile - Sala valdese di S. Germano
Chisone - ore 14.30: Inaugurazione del Museo di S. Germano. Interventi e saluto delle autorità. Proiezione audiovisivi: Pane di montagna La bènna. Visita al Museo Rinfresco.
• Mercoledì 24 aprile - Tempio di S. Germano Chisone ore 21: Cantiamo un canto
nuovo. Incontro musicale delle Corali valdesi di Pinerolo
e S. Germano. Alla direzione: Claudio Morbo - Remo
Bouchard.
• Sabato 4 maggio - Tempio di Pramollo - ore 20.30:
I canti della tradizione valligiana provenzale e piemontese. Concerto della Badia Corale Val Chisone. Alla direzione: Enzo Secondo.
• Domenica 5 maggio - Sala valdese di Pramollo - ore
14.30: Inaugurazione del Museo di Pramollo. Interventi e
saluto delle autorità. Visita
al Museo. Rinfresco.
A cura del Comitati
del Museo
siglio, che l’ha approvata, la proposta di erogare alle Cooperative della Valle un contributo
straordinario di complessivi
37 milioni per fare fronte alle spese di consulenza per il
1983 onde permettere alle Cooperative di valutare l’incidenza
di tali costi e trovare per il
futuro soluzioni alternative e
meno onerose.
Ha deciso di erogare un contributo di hre 44.750.000 a favore del Consorzio Acquedotto Favarot per i lavori di potenziamento dell’acquedotto collinare
di Luserna S. Giovanni. L’esecuzione dell’opera avverrà alle condizioni della Comunità Montana
e secondo il suo progetto del
1975 e successiva variante del
1980, finora sempre rinviata ner
le difficoltà poste dal Comune
di Lusema San Giovanni. L’erogazione avverrà in due « tranches ».
Per il 1985 è stata confermata l’istituzione del tesserino di
autorizzazione per la raccolta
funghi con validità annuale e
con tariffa di lire 10.000 a carico dei richiedenti. Dal dibattito
è scaturita la raccomandazione
alla Giimta di fare curare a chi
di competenza la vigilanza sulla
raccolta visto che si è verificato
un calo nel gettito dei tesserini
nel 1984.
Venuto meno l’utilizzo del traliccio di Rocca Bera da parte di
Tele-Pinerolo, la Comunità Montana ha inteso di accogliere le
richieste delle Società 'Teletorino. Antenna Nord Piemonte e
Società Radio Editrice, emittenti
di « Canale 5 » - « Italia 1 » - e
« Rete 4 » per la diffusione dei
loro programmi, e deH'Associazione culturale « Francesco Lo
Bue» di Torre Pellice per la diffusione di « Radio Beckwith ».
Il Consiglio ha approvato le rispettive convenzioni tipo.
Queste sono solo alcune delle
deliberazioni presentate al Consiglio della Comunità Montana
Val Pellice il 26 marzo u.s. corredate di delega alla Giunta p>er
il prosieguo dell’iter, ma quella
relativa alla modifica dello Statuto per il recepimento delle norme concernenti l'espletamento
delle funzioni dell’USSL è stata
rinviata al Consiglio che uscirà
dall’esito delle elezioni del 12
maggio. A determinare il rinvio
è stata là posizione del consigliere Odetto di Rorà del gruppo
socialista in appoggio alla proposta D.C. del cons. Bonansea
di Bricherasio. A nulla è valsa
la temporanea sospensione della seduta richiesta da Gamba del
PLI per chiarire i fini della dichiarazione di Odetto. Netta doveva essere stata la spaccatura
tra le forze di maggioranza se
il rinvio non è rientrato.
Ricollegandosi a quanto lamentava il capogruppo socialista nel precedente Consiglio circa la mancata presentazione di
modifiche allo Statuto da parte
della Giunta, è maggiormente
incomprensibile per l'opinione
pubblica l’appoggio alla proposta democristiana di rinvio.
Antonio Kovacs
Intervista a Paolo GardioI su un aspetto caratteristico dell’attività ecclesiastica: il teatro
Si sarebbe supposto, alcuni anni fa, che con la difesione dei
programmi televisivi e una maggiore facilità ad accedere alle sale cinematografiche, l’attività delle filodrammatiche legate ai gruppi unionisti giovanili sarebbe stata condannata a scomparire. Anche la presenza alle Valli del
« Gruppo Teatro Angrogna », con
i suoi contenuti culturali e la sua
elevata professionalità, sembrava
un esempio fatto più per scoraggiare che per stimolare iniziative analoghe.
In realtà, a parte gli inevitabili momenti di crisi, l’attività delle piccole filodrammatiche locali
prosegue, quasi dovunque nel rispetto della tradizione — recita
del XVII febbraio — e con il cordiale consenso della popolazione
vaidese. Il pubblico che affolla
le sale in quelle occasioni, infatti, non sembra stabilire alcun paragone di qualità con gli snettacoli televisivi o cinematografici;
il fatto che l’ambiente e gli attori
siano « nostri » offre sufficienti
garanzie perché il divertimento
sia assicurato.
SAN GERMANO CHISONE
Concerto pro Asilo
Fra le numerose iniziative sorte in vallata per sostenere e far
conoscere il progetto di ristrutturtizione dell’Asilo dei vecchi di
S. Germano Chisone, la Corale
valdese di S. Germano ha organizzato un concerto vocale e strumentale del gruppo polifonico
Turba Concinens di Pinerolo e
dell’Ensemble Strumentale Haendel, che si è tenuto sabato 30
marzo nel tempio di S. Germano.
Mentre la « Turba Concinens »
è ormai un coro conosciuto ed affermato in tutto il pinerolese, il
gruppo strumentale, composto
da diplomati e diplomandi del
Conservatorio di Alessandria, che
si è per ia prima volta esibito in
pubblico, ha rapnresentato una
novità assoluta.
11 direttore Aldo Sacco insegna
in questo Conservatorio e svolge
anche attività didattica all’istituto Corelli di Pinerolo.
Nel programma della serata
musiche di Bach, Purcell, Palestrina, Byrd, Scarlatti e Bruckner: fra i vari brani ha avuto
un particolare rilievo la cantata
127 di J. S. Bach.
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— In che cosa consisteva Questa funzione di coordinamento?
— Prima di tutto si raccoglievano tutti i testi teatrali possibili, tramite la Libreria del Teatro
di Firenze, e si proponevano alle
filodrammatiche che ricercavano
un testo da rappresentare. Ci tenevamo anche aggiornati rispetto alle novità teatrali leggendo
le due riviste ’’Scenario” e ”Si
pario” alle quali eravamo abbonati.
Negli anni cinquanta, quando
Tallestimento di una recita costituiva una parte rilevante dei programmi delle Unioni giovanili, si
era costituito un Ufficio recite,
che aveva il compito di dare un
aiuto concreto ai responsabili
delle filodrammatiche. Su questa
iniziativa, abbiamo rivolto alcune domande a Paolo GardioI, ora
diacono nel Concistoro di Luserna S. Giovanni, che è stato responsabile deirUfficio recite della FUV dal 1954 al 1960 circa.
Le considerazioni di Paolo
GardioI si adattano ancora in
buona misura alla situazione attuale, a parte la scomparsa, appunto, dell’Ufficio suddetto.
— Che cos’era l'Ufficio recite
della FUV?
— Ma l'Ufficio recite aveva anche una funzione propositiva rispetto alla scelta dei testi o de'
tipo di rappresentazione teatrale?
— Raramente. Ogni filodram
matica si atteneva ad un prt
gramma molto preciso: dramm ^
in tre atti più farsa in un att imico. Solitamente i drammi er a
no scelti su temi biblici o di sti ria valdese; più tardi si rappr.
sentarono anche autori moderi' i
(Cecov, Calvino, Cocteau, Cronii ,
ecc.).
Ricordo anche ia serie di atu
unici curata da Teodoro Balma:
erano testi teatrali ben costruiii
nei dinieghi, che sviluppavano
una storia capace di mantenere
una tensione drammatica attraverso vicende estremamente credibili e reali.
— Quasi tutte le Unioni avevano tin gruppo filodrammatico,
eventualmente allargato a persone di lunga esperienza nella ’’recitazione”, le quali si assumevano responsabilità di rilievo, anche se non partecipavemo alle altre attività dell’Unione. L’Ufficio
recite voleva essere un punto di
coordinamento e di organizzazione per chi voleva fare del teatro.
— Quale scopo poteva avere
la preparazione di una recita?
— Era un modo per aggregare
i giovani che partecipavano alli
attività deirUnione, un progetto
concreto per cui impegnarsi tuo
ti insieme. In questo modo
sceva l’omogeneità del gruopu
giovanile. Tutti potevano tao
qualcosa, recitare oppure dot
una mano per l’allestimento d . i
costumi e del palcoscenico.
Fare dei teatro aveva anche im
aspetto pedagogico: imparare a
parlare in pubbiico, imparare
una parte a memoria. Chi aver a
dimostrato particolari capacità
si vedeva affidare parti sempre
più impegnative; perciò c’era
anche una spinta al miglioramento.
— Puoi dare un giudizio su
quel tipo particolare di attivila
delle Unioni giovanili?
— Il lavoro delle filodrammatiche aveva un valore positivo perché diventava quasi sempre una
occasione di incontro, di confronto e di conoscenza reciproca. Le
« tournées » nelle comunità delle
Valli permettevano il contatto
con altre realtà ecclesiastiche e
comunitarie. Così i giovani imparavano a socializzare al di
fuori dei limiti, spesso angusti,
del proprio gruppo.
Un secondo valore positivo era
dato dalla proposta culturale, di
cui ogni filodrammatica si faceya
portatrice. In molti paesi e cittadine delle nostre Valli, la presentazione di uno spettacolo teatrale diventava l’occasione ner
fare quella che oggi verrebbe
chiamata una promozione culturale decentrata; era anche un
modo per fare incontrare i membri delle comunità al di là del
culto domenicale o delle riunioni
quartierali.
Intervista a cura di
Liliana Vigiielmo
Hanno collaborato a questo
numero: Massimo Aprile,
Clara Bounous Bouchard,
Daniela Ferraro Platone, Dino GardioI, Andrea Melli,
Teofìlo Pons, Aldo Rutieliano, Cipriano Tourn.
11
12 aprile 1985
!rí' i
cronaca delle Yaiíi ü
DONNE E COMUNITÀ’
CRISTIANE
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-1^
Il dibattito in atto su « La Luce » relativo alla situazione della moglie del
pastore nella comunità non trova la
FDEI Indifferente ai problemi che sono
stati posti in evidenza. Tuttavia, il C.N.
FDEI, che era stato sollecitato ad occuparsi del problema, non ha ritenuto
che sia compito della FDEI affrontare
una questione che presenta aspetti i
quali, più che la condizione della donna, riguardano in modo particolare il
rapporto comunità-famiglia dei pastore. Non si tratta di discutere della
promozione delia donna, del suo inserimento nella vita della Chiesa, ma,
direi, del caso opposto. Vi sono delle
donne dalle quali le comunità « pretendono » un impegno nelle diverse attività ecclesiastiche in virtù della loro
condizione di mogli di pastori e affidano loro dei compiti che potrebbero essere assunti vocazionalmente da altri
membri della comunità. Nascono da
■questa anomala situazione le rivendicazioni, avanzate da alcune .mogli di
pastori, del riconoscimento morale ed
economico del lavoro svolto per e
nella comunità. Un caso, questo, in
cui [ impegno di qualche donna, in un
certo senso e paradossalmente, autorizza nella comunità M disimpegno degli altri.
Risulta evidente la complessità degli argomenti da mettere sul tappeto,
dai quali non possono essere esclusi
Il discorso sui ministeri nella Chiesa
e il significato che attribuiamo al concetto di servizio nella comunità. La
FDEI è. perciò, convinta che spetti ad
■altri organismi ecclesiastici dipanare
tutta la questione, ciò nonostante non
si disinteressa di un fatto che, comunque considerato, crea malessere
nelle comunità e mette, ancora una
■volta, le donne in condizioni di disagio e di sofferenza. Detto per inciso,
ci chiediamo con curiosità se le co.anunità avanzerebbero le stesse richieste di lavoro obbligato ai mariti dei
'pastori donne. Gli esseri umani hanno
«creato delle istituzioni ecclesiastiche
e si sono dati dei regolamenti, riteniamo che niente vieti, a ragion veduta, di modificare tali regolamenti a seconda delle esigenze e delle circostanze. Riteniamo anche che, al di là di
tutto questo, non dobbiamo mai dimenticare ohe il Signore ha concesso
ad ognuno di noi dei talenti da mettere a frutto per la gloria del Suo Regno e che tutti Egli chiama a lavorare nella Sua vigna.
giornale per una denuncia che pare
loro doverosa.
In questo periodo, chi si azzarda —
perché costretto — a percorrere il
marciapiede di Corso Torino nel tratto
compreso fra Viale Kennedy (sede
INPS) e Via Cagni, nota — non certo
con grande soddisfazione — il pessimo stato del fondo del marciapiede
stesso.
Alcuni giorni addietro, il tempo era
piuttosto piovoso, la situazione ha raggiunto il massimo del disagio; oltre
al dissesto fangoso ed impraticabile
che da parecchio tempo ormai contraddistingue lo sbocco da Via Rodi,
oltre alla terra disseminata dai camions
e dalle draghe che dai cantieri della
« Primo Sole » sboccano su Corso Torino, oltre alla striscia di terra battuta che da parecchio taglia il Corso
stesso all’altezza di Via Rodi (come
tutti ormai hanno... • sperimentato »!),
ci siamo trovati un nuovo e più grande scavo prima da una parte poi dall’altra del Corso e uno scavo lungo
Via Cagni che intralcia il traffico e la
sosta delie autovetture.
Occorre inoltre aggiungere che entrare od uscire da Via Cagni è da ritenersi di per sé un’impresa a causa
del semaforo che ritarda il passaggio alle autovetture, sia quando è ver
de in Corso Torino (perché sopraggiungono veicoli in senso contrario],
sia quando è rosso (poiché essi si
fermano dinanzi all’imbocco della strada in questione).
Tornando al problema di partenza,
si può asserire che il tratto di marciapiede di Corso Torino sopra descritto
risulti effettivamente impraticabile:
1) per il fango che si è unito alle
pozzanghere lungo tutto li percorso;
2) per i tratti accidentati a causa dei
rattoppi sommari; 3) per i tratti periodicamente chiusi per liavori in corso.
Gli aspetti di questa situazione, che
ci appaiono insostenibili e- che denunciamo di fronte all’opinione pubblica
a chi di dovere, sono;
1) il grosso pericolo per i pedoni,
costretti a transitare sulla strada contendendo lo spazio alle macchine che,
durante I lavori in corso, utilizzano
una sola corsia (è d’obbllgo precisare
che i pedoni su questo tratto sono
numerosissimi: ragazzi che si apprestano a raggiungere il Centro Studi, anziani ed adulti che devono raggiungere non solo la loro casa, ma anche
l’INPS, la Posta, M Centro Sociale, la
Chiesa....);
2) l’incredibile durata di questi lavori pubblici, dovuta a scavi spesso ripetitivi;
3) li diritto di imprese private e pubbliche di interrortpere il marciapiede
(di transito pubblico) per soavi o per
passaggio di camions e draghe, senza
riadattare il passaggio per i pedoni
dopo l’orario di lavoro e senza ripulire il marciapiede stesso e lo spazio
stradale dal terriccio e dal pietrame
così incurantemente disseminato;
4) Il particolare e deplorevole stato delia sopra citata Via Rodi, che da
parecchi mesi è quasi del tutto iiragibile.
Sperando in una sua cortese ospitalità, distintamente La salutiamo e ringraziamo.
(Seguono 176 firme)
UN APPELLO
(In seguito al terribile Incendio che
ha distrutto l’abitazione e l’ambiente di
lavoro della famiglia Lo Iacono residente In Torre Pellice in Corso Lombardini 40, la Croce Rossa locale, in
collaborazione con M Servizio Sociale
del Comune di Torre Pellice, si fa
promotrice di una sottoscrizione a favore dei sinistrati.
La famiglia Lo Iacono, da alcuni anni residente nella nostra Valle, è composta da padre, madre e 10 figli e
affittava dal sig. Bonjour, lavorando In
proprio al montaggio di (penne stilo-sfera. 11 Comune ha già provveduto al
reperimento di un alloggio.
Siamo certi che la popolazione, sempre sensibile e solidale con ohi è colpito, risponderà anche questa volta generosamente.
Pro Associazione Amici
Ospedale di Tórre Pellice
Vera Velluto presidente FDEI
Pervenuti dai 1/1 al 31/3/1985.
L. 6.909.260: Gruppo Svizzero Past.
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L. 1.816.937: Hilfsverein, Villingen.
L. 1.500.000: M. L.. T.P.
L. ^.486.000: Conc. Chiesa Vald.
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Malan.
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M., T-P-l Luigia Vidossich, Pinero(Io:
Anonimo, T.P.; R.V.E., T.P.
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i sottoscritti abitanti del Quartiere
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L. 300.000; Amici Bar Belvedere, T.
P. in mem. Gino Terzuolo.
L. 223.720: Past. Bergner, Villingen.
L. • 218.700: L. Siegrist, Zollikon.
L. 200.000: Letizia Mourglia e figlio,
Pomaretto in mem. Umberto Mourglia; S. C., T.P.; S. L. P., T.P.; Long
Alice e altri, Pramollo; Rev.ma Ma
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Giardini, Torino, . in mem. Luciano
Giardini.
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Torre Pellice.
L. 100.000: P. V. Comba, Torino; Ing.
G. Vinçon, S. Pietro V. L.; Giovanna
Bertalot, Angrogna; Paolo Del Pesco,
Roma; Emilia Alilo Ayassot, Roma,
in mém. sorella Lilly e „zia E. Peyrot;
Mariuocia Rivoira, ' Pinerolo; Torre
Pellice: Yvonne e Alessandro Gay,
Paolo Antoniotti, Signora Sauthier,
Perotti Emilio e Enrichetta, Yvonne
Rostan, Guido e llda Simond, Edvina
Giaietti e figli, Turaglio e Morel, Proff.
Alma e Silvana Tron, Alice Jouve,
Laura Monastier, Ditta Beux Pellenc,
TEV, Giulia Tron Poët In mem. Emilio
Poet, Maddalena Bellion in mem. Giulio Bellion; Luserna S. Giov.: Chiavia
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sociale sig.ra Rosella Taglierò nel seguente orarlo: martedì dalle 9 alle
12.30, mercoledì dalle 15 alle 18, venerdì dalle 9 alle 12.30 e presso 1 Vigili Urbani del Comune di Torre PeWce il lunedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9.30 alle 12.
La sottoscrizione si chiuderà il 30
aprile p.v.
'■‘■S
;
m
Concerti
INVeRSO RINASCA — La Pro Loco
organizza sabato 13 aprile alle ore
20.45 presso il ristorante « Dei Fiori »
(Flecoia) un concerto del Coro Alpino
Val Pellice diretto dal maestro Ugo
, Gismondi. ingresso libero.
BRiCHERASIO — Sabato 20 aprile
alle ore 21 nella Chiesa cattolica si
terrà il concerto di Jiri Kotouc ed Èva
Matejkova • Dal liuto alla chitarra, dal
madrigale allo spiritual (la canzone
d’amore dal 500 ad oggi) »•
40° della Resistenza
rino, in mem. Prof. B. Lo Bue; Roberto Taglierò, Villar 'Pellice: Angrogna: GoTsson Maria, Coisson Stefano,
CoTsson Alessio: Bricherasio; Luigina Camusso, Gasea Francesca, Maria Novaresio; Luserna S. Giov.: Vittone Rosetta, Bruno 'Franco Teresa,
Fraterrigq Violetta. Giulia Balmias, Dr.
■Piero Scarognina, Lisetta Alliaud;
Torre Pellice: Musset René in mem.
capitano Musset, Jolanda Monnet in
mem. M. Girardon Muraglia, Silvio e
Delfina Martinat in mem. Emanuele
Marti'nat, Laura Rostagno, 'Poét Trw»
Giulìai S, C„ S. C.. iEnrlco Margiunt1, Cugiini Allei, Carolina Hugon, Ròsa Corso, Livio Avanzini, Codino Giulia, Tommaso Pronello, Attillo Clot,
Aldo e Giulia Pellegrin, Maddalena
Melli, Vittoria Spelta. Alda Cogno,
Dr. Andrea Ribet, Maria Trossarelli,
Marcella e Giov. Enrico Jourdan, Long
Poèt Elena, Franca Giovenale, F.sca
Boaglio Bai mas, Past. floberto Nlsbet.
POMARETTO — Mercoledì 24 aprile
1985 alle ore 20.30, presso il Cinema
Edelweiss, gx;.. verrà proiettato su
piccolo schermo l’audiovisivo sulla Resistenza e sulla pace, realizzato dal
regista Ezio Torta con gli alunni di
una classe della scuola media di Perosa Argentina. Tutti sono cordialmente Invitati.
.ri «Ä»
M
Teatro
(BI'BIANA — Presso il teatro parrocchiale cattolico alle ore 21 di giovedì
11 aprile si tiene lo spettacolo « Portraits de masques » con Paul André
Sagel, Henri Uzureau e Federico Vallilo. Ingresso L. 3.000. , > v
FRALI — Alle ore 20.45 dì sabato
13 ¡aprile si tiene presso la Sala Unionista lo spettacolo ■del Gruppo Teatro
Angrog^na (* 'Ninna nanna della guerra ».
'"IM
iì-.'Sì
- '••'.'ir.k*!
AVVISI ECONOMICI
L. 40.000: Caglieri Marg.ta, Bibiana.
L. 25.0001: Scuola iDom. di Angrogna.
L. 20.000: Elsa e Gianni Boero Rol,
Lus. S. G. in mem. Ida Monnet: Tourn
Alder e Marcella, TjP.; Silvio e Davide Gardlol, T.P.
L. 12.100: Gérard Rostan, Ulm.
L. 12.000: Vittoria Spelta, T.P.
L. 10.000: Silvia Bertin, T.P.; Adelina Colomba, Bricherasio; Ada Gay
ved. Piola, Torino.
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Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DCMUENICA 14 APRILE 1985
PInasca: FARMACIA BERTORELLO •
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 • PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medick :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza : |
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 14 APRILE 1985
Torre Pollice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica, 22 - TeL 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
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12
12 uomo e società
12 aprile 1985
INTORNO AL DIFFICILE ESODO DEGLI ANTICHI EBREI ETIOPICI
Chi sono i falascià?
Testimonianza
evangelica
l'~. ,■ V
Qualche tempo fa i giornali hanno dato notizia dell’« Operazione Mosè» e cioè dell’emigrazione e dell’accoglimento nello stato
ài Israele di migliaia di ebrei etiopici detti falascià. Mentre in genere la stampa italiana ha visto di questo avvenimento l’aspetto
più spettacolare e drammatico, quali i terribili disagi a causa della
carestia., della siccità, delle malattie, ecc., il mensile Le Monde Diplomatique de/Zo scorso febbraio fornisce un quadro molto completo della situazione, ivi comprese le varie ipotesi sulle misteriose
\e discusse origini di questa comunità. Ne diamo qui sotto una sintesi, con particolare riguardo agli aspetti più significativi, e forse
re nei confronti del sionismo di
cui affermano di essere i soli veri
adepti. Ma allo stesso tempo sono anche speranzosi di trovare
la manodopera necessaria per
le necessità più modeste che di
norma vengono lasciate ai palestinesi.
In margine a questo flusso migratorio si è anche inserita una
grossa polemica fra l’Etiopia ed
U Sudan, la nazione confinante
attraverso la quale le migliaia
di falascià partivano alla volta di
Israele, via Europa. Sudan ed
Etiopia si sono rispettivamente
accusati di aver ricevuto armi
e denaro da Israele per la suddetta operazione. Secondo il governo etiopico, il Sudan avrebbe
« fomentato un complotto con
agenti stranieri per fare del contrabbando con cittadini etiopici
scambiati con del denaro »; per
contro, secondo il Sudan, l'Etiopia avrebbe venduto i suoi ebrei
neri contro armi e danaro. Ma,
a parte queste reciproche accuse che fra l'altro nascondono situazioni ben più complesse (che
qui non affrontiamo, ndr) l’odissea dei falascià migranti è stata
molto dura e drammatica. Accolti da agenti israeliani nei dintorni della città sudanese di Gedaref,_ hanno dovuto camminare
per giorni e giorni, senza acqua
né cibo. Molti erano malati o
sfiniti. Alcuni grulli sono stati
attaccati dai banditi e spogliati
di quel poco che avevano. Circa
un 20 per cento non hanno retto
e sono morti durante il cammino. Giunta in Israele, questa povera umanità è stata presa in
carico dalle apposite organizzazioni e ripartita in vari « centri
d’assorbimento ». Vi trascorrono
un anno per imparare l’ebraico
e adattarsi al nuovo genere di
vita. I bimbi frequentano classi speciali, per poi entrare in
scuole ordinarie.
I veri problemi cominciano
dopo. I più dotati proseguono
negli studi a carattere tecnico
o universitario e vanno ad abitare in appositi collegi. Altri trovano modeste occupazioni, ma
parecchi si devono accontentare del sussidio di disoccupazione. Ad esempio, il sindaco di
Askelon ha dichiarato che il 70
per cento dei falascià installati
nella città vivono coll’aiuto della
pubblica assistenza. Altro grosso problema è la scarsità di abitazioni, per cui un’altra parte
dei falascià si trova costretta a
prolungare la sua permanenza
nei centri di assorbimento.
Crisi di rigetto
Oltre a questi dati di fatto, si
deve anche parlare di una certa
« crisi di rigetto ». Frasi come
« non si possono accogliere, nello stato in cui sono », oppure
« vengono da un altro pianeta »
o ancora « sarà possibile cambiare la loro mentalità di primitivi? » vengono pronunciate anche in occasione di trasmissioni
radio-televisive o scritte sui giornali. Per contro, i falascià in genere sono molto devoti alla loro
religione, di cui hanno una concezione messianica. Molto patrioti, tendono ad orientarsi nel campo della destra religiosa e nazionalista.
Ma chi sono effettivamente i
falascià? Da dove provengono?
Nessuna fonte storica o archeologica diretta chiarisce le loro
origini. Quantitativamente parlando, si Sa che nel -1790 erano
meno noti ai nostri lettori.
Il fenomeno dell’emigrazione
dei falascià dura da qualche anno ed infatti si calcola che a partire dal 1980 circa 12 mila di loro si siano trasferiti (oltre 7 mila nel 1984, vittime della carestia). Un altro fatto determinante del loro abbandono dell’Etiopia è anche stato dato dall’avvento del regime marxista che
provocò da parte dell’allora governo Begin l'approvazione di
provvedimenti atti a farli venire
in Israele.
Naturalmente, lo stato ebraico
si è « cautelato » nei confronti
di questi confratelli esigendo,
mediante leggi rabbiniche, una
cerimonia di « rinnovamento dell’alleanza » che comportava la
circoncisione, il bagno rituale e
la dichiarazione di accettazione
delle leggi religiose. Di fronte
alle generali reazioni dei nuovi
immigrati, la prima operazione
è poi stata abolita, ma anche le
altre due incontrano delle ostilità. I falascià infatti affermano
di non essere tanto scioccati dalla realtà moderna di Israele,
quanto dal fatto che gli israeliani « non agiscono secondo la
légge e profanano il sabato ».
Per quanto concerne la sistemazione, questi ebrei etiopici
vengono tendenzialmente inviati
nei territori occupati da Israele
(i noti « insediamenti ») molto
a corto di abitanti. I capi dei coloni che costituiscono il Consiglio degli agglomeramenti di
Giudea, Samaria e Gaza sono
impegnati ad accogliere il più
gran numero possibile di falascià per adempiere al loro dove
4—^--------------------------------
> L'Eco delle Valli Valdesi >: Rea.
Tribunale di Plnerolo N, 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
RIbet. Comitato di redazione; I redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana VIglielmo.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud. 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V. 15
- 10125 Torino.
Rcgist''o nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000;
Semestrale 13.000; Estero 50.000 (po.
sta aerea 74.000); Sostenlt. 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce > - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
49x53) L. 12.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 . sottoscrizioni 220.
Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
imes'.ito a « Li Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V. 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
circa 250 mila^ oggi sono ridotti a poco più di 20 mila. Svolgono essenzialmente attività artigianali e vivono nelle zone del
Tigrè e di Gondar. Essi stessi si
proclamano discendenti dagli
ebrei installatisi nell’Alto Egitto
dopo la distruzione del primo
tempio di Gerusalemme nel 586
a.C. Successivamente sarebbero
poi emigrati verso il Sud.
Un’altra versione, proposta dai
cristiani etiopici, ne fa risalire
l’origine all’attività di nobili e
religiosi israeliti giimti in Etiopia con Menelik I, figlio di re Salornone (X secolo a.C.) e della
regina di Saba. Nel quarto secolo dopo Cristo, con l'avanzata
del cristianesimo, gli ebrei che
non avevano valuto rinunciare
alla loro fede si sarebbero ritirati all’interno dell’altipiano
etiopico, da cui il loro nome di
falascià (dalla parola fatasi =
emigranti).
Secondo la maggioranza degli
studiosi occidentali, la presenza
dei falascià in Etiopia deve
essere attribuita all’attività dei
missionari ebrei partiti dalle comunità create in Arabia dopo la distruzione del tempio di
Gerusalemme del 70 d.C. Altre
teorie negano il giudaismio dei
falascià sia dal punto di vista etnico che religioso. Si tratterebbe di ima setta paleocristiana
che si sarebbe avvicinata all’ebrafsm®, pe^-vjljta eccessiva fedeltà -airAntico; Testamento.
Per certo, i falascià sono animati da uno spirito messianico
che ha fatto di loro dei sionisti
ante litteram. Fin dal 1862 — 35
anni avanti il primo congresso
sionista — gran parte della comunità si mise in cammino per
Gerusalemme, a ciò indotta da
voci che davano come imminente la venuta del Messia. (Juello
che però più conta è che i falascià si considerano ebrèi a tutti
gli effetti.
DONI ECO-LUCE
DONI DI L. 1.000
S. Frediano a Settimo: Petitti Giovanni — Pisa: Cristianini Liliana; Garagunis Nicola; Siggillino Vittoria —
Campobasso: Lemme Antonio — Orsara: Di Giorgio Daniele — S. Germano Chisone: Ribet Rino; RIbet Renato — Ivrea: Durio Arnoldo — Inverso
Porte: Bertalot Italo — Monticelli Brusati: Zauli Guido — Bassignana: Bavastri Teresa; Leva Bruna; Orsi Luigi;
Sillico Assunta: Paliavidini Piera —
Torre Pellice: Jourdan Ferruccio; Benigno Giorgio; Ricca Walter; Bertinat
Paulette; Kovacs Antonio — Villar Perosa: Bertln Claudio — Villastellone:
Oiivero Fernando — Venosa: Rienzi
Francesca — Perosa Argent.: Sola Bosco Ester — Reggio Calabria: Romeo
Renzo — Perrero: Massel Nicoletta;
Bert Giovanni; Peyran Osvaldo; Ribet
Guido; Peyrot Beniamino — Bergamo;
Bertoni Piero — S. Secondo: Griglio
Guido — Scanzorosciate: Di Nuzzo
Antonia — S, Fermo Battaglia: Wyss
Rodolfo — Torino: Tetta Antonio; Rostagno Giovanni; Bounous Renata; Bert
Viola; Bottazzi Baroso Graziella; Odio
Maura; Gay Paolo — Aosta: Tartaglione Nicola — Prarostino: Costantino
Nicodemo; GardioI Valerio: Gay Atti.
Ma; Paschetto Enrico; Paschetto Federi
co; Reynaud Maurizio; Robert Ernesto
Bleynat Clementina — Salza: Guillel
met Margherita — Bobbio Pellice: Ca
talin Laura — Pinerolo: Malavaso Pran
dino Giorgina — Sermide; Zerbini Fa
brizio — S. Antonino di Susa: Blan
dino Ivo — Termoll: Nuozzi Isolina —
Arezzo: Beni ved. Chiesa Clelia —
Noie: Bonjour Davide — Cinisello: Vola
Enrico — Venaria: Salvatore Antonio
— Genova: Cavo Roberto; RuosI Elvira — La Spezia: Stretti Eugenio; Senesi Carla — Guglionesi: Carunchio
Paolo Franklin — Cerignola: Campanelli Silvio — Piossasco: Codino Margherita — Milano: Ardemagni Pietro;
Cosco Carla;T Lorusso Anglolillo Franca — Frali: Richard Emilio — Roma;
Calvino Alma; Ceteroni Vittorio; Long
Aldo; DI Carlo Armando —.Cipressa:
Tenger Lucietta — Sesto Fiorentino:
Camporesi Giuseppina — Inverso Rinasca: Lageard Lili.
(segue da pag. 7)
voratori avranno un ruolo centrale per la trasformazione della
società e che, perciò, la scomnaessa sia quella di superare le
difficoltà attuali, di costruire
nuove forme di solidarietà consapevoli e volontarie, nella società civile e nei luoghi di lavoro, di contribuire all’esistenza di
un sindacato vivo, capace di rappresentare, anche in forme diverse dal passato, le nuove realtà del mondo della produzione
e dei servizi, nella loro complessità e nella loro ricchezza umana e culturale.
Non è infatti la caduta dell’impegno politico che caratterizza i nostri anni e le nuove generazioni: ma un profondo mutamento negli obiettivi, nelle
forme, nei modi di fare politica.
Se così non fosse non si spieghérebbero le manifestazioni
contro la mafia, l’azione per la
pace, le partecipazioni di massa ad una giornata di lotta come quella del 24 marzo, né si
comprenderebbe che cosa possa
aver sostenuto quel profondo
moto di solidarietà umana e morale in occasione della morte di
Enrico Berlinguer.
Si tratta, dunque, per il senso stesso della nostra presenza,
come Lombardini, di saper esprimere una testimonianza di vita,
di opere, di parole dentro questo
grande cambiamento che sta
avvenendo e che ci tocca, all’interno del gruppo, fra gli operai
della comune, nella partecipazione e nell’impostazione dei
corsi serali, nell’attività cultirrale, nel nostro tentativo di parlare di Gesù Cristo in questa
città e in questo tempo.
Quale testimonianza
evangelica oggi?
D’altra parte, sé è vero che
l’esperienza di Cinisello ha avuto e ha il suo riferimento storico nel mondo operaio, è indubbio che per i credenti che la
condividono essa avviene nel nome di Gesù Cristo. E il fine del
nostro lavoro, così come è ricordato anche nel preambolo del
nostro regolamento, è quello di
'promuovere una testimonianza
evangelica nel mondo operaio’.
Al di là delle nostre intenzioni
e delle nostre deboli forze, il Signore ci ha sostenuto anche su
questa strada, che fin dalTinizio ha cercato di non separare
il momento dell’azione sociale
da quello della predicazione.
Nel corso dei vari anni ci sono stati numerosi cambiamenti
nelle foiTne, ma una continuità
di intenti e di ricerca. C’è stato
un periodo iniziale, ad esempio,
nel quale si è organizzata una
scuola domenicale nei locali della scuola. Negli anni ’70, su iniziativa di due membri della comune, ha funzionato un gruppo
di lettura biblica che riuniva
tecnici e impiegati dell’IBM dopo l’orario di lavoro. Gli stessi
studi biblici alla comune hanno
assunto, a seconda dei momenti, più l’aspetto di un culto o
più quello di un dibattito culturale. In questi ultimi anni numerose conferenze pubbliche
hanno toccato i problemi della
fede, della teologia, della religione. Contemporaneamente è
aumentato notevolmente in tempo e numero di persone il contributo verso le attività e la vita
delle comunità milanesi, la
FGEI: fatto positivo per Milano, non semnre per Cinisello.
Proprio perché la continuità
con gli anni passati sta neH’idea
che la riflessione biblica nel
gruppo non possa essere fine a
se stessa, ma sia invece da vivere, da comunicare agli altri, le
possibili forme di questa testimonianza sono da un po’ di tempo al centro dei nostri pensieri.
Vorremmo anche di questo discutere nel convegno di aprile.
Spesso ci troviamo a porci degli
interrogativi: ad esempio quan
do qualcuno di noi, magari di
ritorno da un convegno stimolante, si chiede e ci chiede:
qual è la nostra testimonianza?
Come colleghiamo predicazione
e servizio?...
Ma non sono domande che
provengono soltanto dall'interno: capita di incontrare persone
che hanno attese per un discorso evangelico, e che ci chiedono
di dare alla nostra presenza una
dimensione comunitaria, con incontri regolari, forse più simile
a quella di una ’chiesa’. Certe
volte siamo un po’ disarmati dall’interesse che molti — non credenti, allievi o insegnanti, cristiani senza chiesa ma non senza una ricerca avviata — hanno
per noi, e non solo per la curiosità che i mass media hanno suscitato sul mondo protestante.
A questo interesse corrisponde
un gruppo che forse vive con
troppa riservatezza la propria
fede e che, in buona parte dc:
suoi membri, è al tempo stesso
preso da molteplici 'impegni ecclesiastici’. Avvertiamo in ogni
caso il rischio di ridurre a no
stra identità ciò che è anche, evidentemente, una proposta.
Una diaspora
geografica e spirituale
Non è semplice trovare degli
sbocchi immediati a questa ricerca, ma ci sembra comunque
importante proseguirla in due
direzioni.
Innanzitutto, verso quella che
per abbreviazione chiamiamo la
'diaspora evangelica’ della nostra zona, cioè gli evangelici della ’cintura’ a Nord di Milano.
Dietro a queste famiglie vi sono
realtà sociali e culturali diverse, e anche diversi livelli di coinvolgimento evangelico. Le accomuna una situazione di dispersione, di lontananza dalla vin
della comunità che gravita ■ talmente su Milano. Un pri‘.’o
tentativo è stato fatto quest’ o;tunno, con l’organizzazione oi
una giornata comunitaria si
Parco di Monza, un culto all’ape.to, il pranzo, momenti di conoscenza e di informazione reciproca. D’altra parte la diaspor i
non è soltanto una dimensione
geografica, ma anche spirituale
e perciò non si tratta soltanto
di ricucire dei rapporti ma anche di ’evangelizzazione’: è possibile qualificare di più la presenza pastorale a Cinisello e il
contributo dei membri credenti
della comune in nuesta direzione?
L’altra dimensione è certamente quella del mondo operaio,
con i problemi e le grandi trasformazioni cui abbiamo accennato. Agli inizi di questa esperienza, il riferimento al mondo
operaio da parte di un gruono
di giovani che veniva dalle chiese di Milano rappresentava anche una ’sfida’ teologica, per cosi dire, cioè la necessità di trovare un linguaggio e un radicamento etico che fossero coerenti con la predicazione. Tutto
questo resta vero, ma certamente il tipo di persone che oggi incontriamo nella scuola, nel circolo culturale, è assai più articolato; e nel medesimo tempo
nuove forme di emarginazione
o di opnressione sollecitano la
nostra solidarietà.
L’invito all’Evangelo non è
l'invito ad una idea, neanche l’invito ad un corso biblico o ad
una azione sociale. Come rioetiamo nella Santa Cena, l’invito
è rivolto a tutti perché non è
nostro, ma di Cristo. E’ un invito che, fin dai tempi del Nuovo Testamento, ha delle forme
concrete, fraterne, multiculturali: una comunità di ascolto e
di preghiera, di studio ma anche di canto...
In alcuni momenti ci è stato
dato di comunicare questo in-,
vito. In questa direzione vorremmo fare di più, impegnandor
ci con serietà ma senza affanno.