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ECO
DELLE muí VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
ORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII - N. 33
l'na copia lire 50
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I Eco: L. 2.500 per l’interno
I L. 3.500 per Te?tero
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TORRE PEI LIC E _ 25 Agosto 1967
\mmin Claudiana Torre Pellice . C.C.P. 2-17557
Sinodo Valdose 1967
riBÌci i^ìlenzìosi: la tecnocrazìa si difiPnnde anche fra noi?
« Voi dunque dichiarate qui davanti a Dio e alla sua Chiesa di sentirvi
chiamati dal Signore al santo ministero e di volervi ad esso consacrare con tutte le vostre forze. Promettete di insegnare fedelmente la
pura dottrina evangelica rivelata
nelle Sacre Scritture dell’Antico e
del Nuovo Patto, professata dai nostri antenati e riassunta nella nostra
Confessione di fede. Promettete di
avere come scopo supremo della vostra vita la causa del Regno di Dio,
dovunque la divina Provvidenza vi
chiamerà. Promettete di essere, per
quella parte del gregge di Gesù Cristo che vi verrà affidata, dei pastori
fedeli e zelanti, servendo tutti, i poveri come i ricchi, gli ignoranti come i dotti, i malati come quelli che
sono in buona salute. Promettete di
fare quanto da voi dipende per essere nella Chiesa esempi di fede, di
purezza, di carità, in parole e in opere. Promettete di conservare la pace
con tutti, senza però mai sacrificare
l’integrità deH’Evangelo e l’onore del
nostro Dio. Tutte queste cose le promettete voi, in presenza e nel nome
delTIddio onnipotente, al quale dovrete nell’ultimo giorno render conio
del vostro ministero? ».
Uno dopo l’altro, Carmen Ceteroni
Trobia, Giovanna Sciclone, Silvio
Ceteroni, Ennio Del Priore, Paolo
Giunco, Bruno Rostagno e Pietro
Santoro rispondevano a questa domanda : « Lo prometto, nel nome e
con l’aiuto del Signore ».
Con questo atto solenne si concludeva il culto inaugurale delTattuale
sessione annua del Sinodo valdese
(sessione europea), presieduto dal pastore Paolo Marauda. Sia detto fra
parentesi, pensiamo che vada approfondito ciò che coloro che hanno presieduto gli ultimi culti d’inaugurazione sinodale hanno timidamente iniziato, e cioè una profonda revisione
della un po’ barocca liturgia di questo
culto « solenne », e in modo tutto particolare della « consacrazione », che risente non poco del mcdo non del tutto chiaro con cui intendiamo questo
atto. Il problema è stato intanto ripreso nel corso della riunione del
Corpo pastorale, il mercoledì sera
— contemporaneamente i « laici »
membri del Sinodo tenevano una loro riunione all’Asilo (!) — e una
commissione studierà la questione
presentandola al Corpo pastorale e
al Sinodo, l’estate prossima.
Poco prima, nell’aula sinodale, alla
presenza pure degli ospiti fraterni, il
moderatore Neri Giampiccoli aveva
presentato i sette cand'dati al Sinodo
ed essi avevano sottoscritto la Confessione di fede della Chiesa Valdese.
Quindi, il tradizionale corteo, alla volta del tempio, che sui quotidiani diventa la « processione ». Il pastore
Paolo Marauda ha predicato questo
testo fondamentale : « Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino : ravvedetevi e credete aH’Evangelo ». Non
possiamo che riportarne alcune parti,
che ne dimostreranno comunque la
qualità e che siamo lieti di offrire anche a coloro che non hanno potuto
partecipare a questo culto, molti dei
quali tuttavia l’hanno seguito — ne
siamo certi — in spirito nella comunione della fede.
Quindi ritorno nell’aula sinodale,
elezione del seggio del Sinodo: pastore Alberto Taccia, presidente; avvocato Marco Gay, vicepresidente; pastori Silvio Ceteroni, Bruno Rostagno
e Gianna Sciclone, segretari; signori
Baiardi e Bianconi, assessori. Si può
dire s'n d’ora che stanno svolgendo
egregiamente il loro compito non poco laborioso, in quest’assemblea’ sinodale di 188 membri (175 con voce deliberativa e 13 con voce consultiva),
in cui non abbonda la compattezza nè
ila stringatezza del dire e non di rado
la chiarezza delle idee (mentre molti,
troppi tacciono, e non sempre e non
soltanto per colpa loro: pare infatti che in questa sessione sinodale i
« laici », salvo eccezioni, siano singolarmente silenziosi, e la cosa non
può non preoccupare).
Il lunedi mattina — al solito molto
attesa — si è ascoltata la relazione
della Commissione d’esame sull’ope- Rìpiiiifpnmaia la TaVfila ValllpcP
rato della Tavola : past. Gianni Bogo, llltOIIR!! Illdld Id ld\Uld IdlUfi,«
dott. Enrico Pascal, avv. Ettore Sera
sioni di studio (Comm. Permanente
Ministeri - Comm. sul materiale e i
pon d’insegnamento evangeli
co neii^Scuole delle Valli - Comm. sul
matrimonio - Comm. per i regolamenti e la costituzione — Comm. per lo
Statuto della Federazione), la
Comm. d’esame ha chiesto al Sinodo di concentrare la propria attenzione e i propri lavori su questi temi :
1 ) isame generale della situazione
e dell’opefa delle nostre chiese;
ij 2) Ord ngmento distrettuale;
3) Ordinamento giuridico;
4) Stampa;
■■ 5) Finanze e stabili;
6) Rapporti con 1 metodisti.
Infine, una commissione, nominata
dal Sinodo scorso, ha presentato ima
bozza di messaggio sinodale alle Chiese, sui rapporti con il cattolicesimo,
però nel quadro più ampio della nostra presenza protestanze odierna. Si
è avuto, su questa bozza, una discussione preventiva, per le obiezioni avanzate da molti, dopo di che un gruppo
di membri del Sinodo sono stati affiancati a questa commissione per
rielaborare il testo del documento, che
verrà ripresentato al Sinodo per la
discussione e l’eventuale approvazione prima della chiusura, venerdì,
mattina. Nei numeri prossimi riferiremo ampiamente, come di consueto, sulle varie linee dei lavori sinodali.
ALI E ‘^GIORNATE DEL CIABAS,,
Fede e impegno protestante
nel mondo contemporaneo
fino, past. Luigi Santini relatore.
Un’ampia relazione, che riflette uri
lungo e paziente lavoro di esame di,
documenti e situazioni e problemi, e
un serio approfondimento su un certo
numero di questioni condda nella
forma di non poco sale fiorentino. A
parte l’esame del rapporto della Facoltà di Teologia, il dibattito sulla
C.I.O.V. e sul problema generale dei
nostri istituti assistenziali, a parte i
rapporti di tutta una serie di commis
II Sinodo, con una buona votazione
che ha espresso TS^^àtitudine e la
stima di tutta la Chiesa, ha riconfermato la Tavola Valdese : Past. Neri
Giampiccoli, iModeratore ; Past. Achille Deodato, Vice-moderatore; Past.
Carlo Gay, Pierluigi Jalla, Aldo Sbaffl,
Prof. Giorgio Peyronel, Dott. Aldo
Ribet.
A tutti loro l’augurio d un buon
anno di lavoro, nella solidale comunione della Chiesa.
Non ho partecipato alla prima serie delle « giornate del Ciabas ». oltre vent’anni
fa, e non posso fare un paragone con
quelle che abbiamo vissuto quest'anno, il
18 e il 19 agosto; posso solo dire che il
livello delle relazioni non ha nel complesso
fatto sicuramente rimpiangere le antiche
edizioni di quest’incontro, mentre la partecipazione è stata indubbiamente assai più
numerosa. Si può calcolare che una media
di 150 persone è salita al Ciabas, in quelle
mattine, per ascoltare le relazioni, e si è
riunita, nel pomeriggio, nell’aula sinodale
della Casa valdese per discuterle.
Si hanno fondate speranze che le relazioni saranno pubblicate, unitamente a un
condensato dei dibattiti, e questo mi esime
dalla improba fatica — e dal sicuro insuccesso — di riferirne in modo diffuso.
Com’è stato detto, più d’una di tali relazioni era di tale densità che soltanto una lettura accurata del testo potrà tentare di coglierne tutta la ricchezza.
DALLA RIFORMA
ALLA SOCIOLOGIA
La prima giornata è stata presieduta, come annunciato, dal prof. Giorgio Peyronel,
che ha dato in primo luogo la parola al
prof. Vittorio Subilia, su! tema: Dalla Riforma alla sociologia. La prima delle sue
tesi fondamentali potrebbe essere così definita ; « La chiesa non resiste a lungo alla
tensione della fede ». Tensione fra fede e
visione. Malgrado errori e indiscutibili
condizionamenti al loro secolo, gli uomini
della Riforma hanno mostrato di vivere
questa tensione, e per questo hanno accentuato il sola fide, sola gratia, sola Scriptura.
Ma il protestantesimo non è rimasto a lungo a questo livello : un altro filone (assorbito quello valdese, respinto quello anabattista, nella prima metà del xvi secolo) ha
presto preso il sopravvento, prima in una
versione individualista — che percorre il
pietismo germanico, il revivalismo anglosassone, il liberalismo teologico — e oggi,
pare, in una versione collettivista. È riapparsa, sempre più ribadita, sempre più chia
dALLA PREDlCAZmE DEL PAST. PAOLO MARAUDA AL CULTO INAUGURALE
Tempo ti rayyedinienlp e ti fede
La storia sembra impazzita e senza senso: la chiesa ha il compito
di riconoscerne il senso alla luce di Cristo e del suo regno che uiene
Presenza
fraterna
Non è mancata neppure quest'anno, alla
nostra Cliie.sa. l'espressione tangibile della
solidarietà delle Chiese sorelle, con la presenza dei loro delegati; alcuni di essi hanno
rivolto il loro ines.saggio augurale nel corso
di una seduta sinodale, altri hanno portato
il loro saluto durante il ricevimento serale
oiferto loro dalla Tavola Valdese a Villa
Olanda. Sono stati fra noi, brevemente oppure durante lutto lo svolgersi dei lavori
rOberkirchcnral G. Kiihiewcin della Chiesa
Evangelica del Badén, il Principal Mac Loud.
Moderatore della Chiesa Presbiteriana dTnghilterra. il Pa.sl. Eric Barde della Chiesa
Riformala del Cantone di Neuchâtel, il Sig.
Harold Noyes d^U'Amcrican Waldensìan Aid
Society, il Past. A. Ward della Waldensian
Church Mi ssion di Londra, Mr. Henri Poet
deirUnion Vaudoise di Marsiglia, il Sig.
Scheriïigg del Frcundeskreis der Waldenserkirche, il Past. john Ross, della Chiesa Presbiteriana di Australia e direttore del team
ecumenico di Catanzaro, il Past. H. Dcn
Boefl della Comunità Evangelica Ecumenica
di Ispra.
Più vicini a noi. ancora, i rappresentanti
delle Chiese e Movimenti evangelici italiani; il Past. Manfredi Ronchi, presidente del*
LUnione l)atlista; il Col. Jean Bordas, capo
territoriale delTEsercito della Salvezza; il
Past. Guido Miegge, direttore della Società
Biblica; infine — presenti con voce consultiva i quattro membri della delegazione
metodista : il presidente Past, Mario Sbaflfi, il
Vicepresidente sig. Marcello Rizzi, il Past.
Aurelio SliaÌfi e il sig. Giovanni Vezzosi; i
Psstori metodisti Alfredo Scorsonelli e Vezjo
Incelli sedevano in Sinodo con voce deliberativa, in quanto incaricati di comunità vaidesi.
« Il tempo è compiuto e il regno di
Dio è vicino » : è questo 1’« Evangelo di
Dio » che Gesù predica, dice S. Marco: è la buona novella che Tlddio vivente v ene ad affermare la Sua sovranità, a manifestare la Sua potenza ed il Suo amore ]^r la salvezza degli uomini. Questo intervento di Dio
è Gesù Cristo stesso, la Sua persona,
la Sua opera. .
Nel tempo degli uomini, soggetto
alla vanità, Gesù Cristo v.’ene a dare
un senso affa storia prima e dopo di
Lui : in Lui è compiuto il tempo^ delTaspettazione messianica; in Lui è già
presente il tempo nuovo, il^ tempo di
Dio, il Regno; e dopo di Lui ii nostro
tempo è già condiz’onato dalla presenza del Regno, e dall attesa del suo
compimento, della sua piena rivelazione nel giorno di Cristo, cioè del Suo
glorioso ritorno.
Vi è perciò in questo nostro tempo
una speranza che non appartiene alle
speranze naturaU, illusorie deU’uomo,
come proiezione nel futuro dei suoi
desideri e dei suoi sogni ; ma è la speranza certa, la speranza viva, dice
l’Evangelo, che ha la sua garaúna, ù
suo fulcro nel fatto ^che^ Gesù ^Cristo
è già venuto ed ha già vinto. Dinnanzi a questo evento unico l’uomo e
chiamato a prendere posizione; perciò Gesù dice : « Ravvedetevi e credete
alTEvangelo ». ,
« Credere all’Evangelo» : e accettare
di vedere in Gesù l’atto decisivo ^di
Dio per la vita del mondo di tutti i
secoli, l’unica -via di redenzione, poiché
«non vi è sotto il cielo alcun altro
nome che sia stato dato agli uomini,
per il quale abbiamo ad essere salvati »
(Atti 4: 12). Credere alTEvangelo significa la certezza che non vi sarà p'ù
iin altro tempo di Dio per un’altra
salvezza, ma vi sarà solo più il tempo
del ritorno del medesimo Gesù il qu^
le viene a giudicare i vivi ed i morti.
Credere all’Evangelo è accettare di
vedere in Gesù il mistero del Regno:
ed è questa la fede che non è virtù
d’uomo, ma grazia che gli viene accordata come opera dello Spirito ; « A voi
— dice Gesù ai discepoli — è dato di
conoscere il mistero del Regno » ; e
Paolo testimonia della grazia ch’egU
ha ricevuta dall’intelligenza del mistero di Cristo.
In quella fede è allora implicato un
nuovo orizzonte, una nuova visuale
che s’apre dinanzi all’uomo, un cambiamento di mentalità, una « metànoia », il ravvedim iito. Ora che il
tempo è compiuto e che il Regno si
è avvicinato perchè è presente in
Gesù Cristo il Signore, è necessario
un nuovo atteggiamento, una nuova
direzione, un nuovo stile d» vita.
Nel ravvedimento e nella fede, come
aspetti della medesima grazia, viene
a situarsi tutta la vita dei credenti come tensione tra un mondo di peccato
di cui essi sono responsabili come e
più degli altri uom’ni, e la nuova
realtà del Regno come centro e fine
della loro esistenza: è la continua
tensione dei credenti i quali sanno
che ogni giorno meritano ancora e di
nuovo la condanna, e che hanno bisogno quindi di vivere in un movimento incessante di ravvedimento e di fede, di rinnovamento della loro mentalità e della loro vita, di un continuo
reinserimento in Cristo, di un continuo salto dalle loro possibilità, che
ancora fanno parte del mondo del peccato, alle possibilità del mondo nuovo
di Cristo, e di un continuo approfondimento della certezza — che solo il
ravvedimento e la fede possono dare — di essere già cittadini del Regno,
salvati, ma in speranza, nell’attesa che
il Regno sia rivelato nel giorno di
Cristo.
• • *
Il nostro tempo, ultima fase della
storia del mondo attuale tra la pri
ma venuta di Gesù Cristo ed il Suo ri
torno, è il tempo della Chiesa, il tem
po nel quale il Signore ha ordinato al
la Sua Chiesa di essere araldo e se
gno del tempo nuovo, della nuova
creaz'one, del Suo Regno che è venuto e che viene.
Siamo chiamati, come Chiesa di
Cristo, a dare e a vivere questo annunzio del Regno nel tempo della lot
AlVuscita della Casa valdese il corteo sinodale si avvia al tempio; dietro il predicatore
d'ufficio, il past. Paolo Marauda, i candidati
al ministero (da destra): Giovanna Sciclone,
Pietro Santoro, Carmen Ceteroni. Silvio Cete,
rotti. Paolo Giunco, Bruno Rostagno, Ennio
Del Pr ore. (foto Pellegrin)
ta in cui Tusurpatore, il maligno, sa
di essere già vinto, già condannato, simile a belva già colpita a morte, e che
per questo è più pericolosa, e che, a
misura che s’avvicina il tempo della
SEGUE•
IN QUARTA PAGINA
ra e delineata una tesi che da anni il Subilia ha presentato e approfondito in tutta
una serie di scritti di maggiore o minore
mole ; vi sono due filoni fondamentali nella
storia secolare della chiesa cristiana, uno
nettamente orientato su Dio. l’altro orientato sull’uomo; il primo filone è quello
apostolico, che se non è mai del tutto
scomparso, si è riaffermato con originale
vigore soltanto nell’epoca aurea della Riforma, e nel nostro secolo con Tàpparire
del « rinnovamento biblico »; il secondo,
iniziato già sul finire deH’epoca apostolica,
tanto che qualche traccia comincia forse ad
apparirne negli ultimi scritti « apostolici »,
si suddivide in due grandi sottofìloni, spesso
in feroce contrasto, ma sostanzialmente paralleli. se non affini: quello cattolico e
quello « anabattista ». In altre opere V. Subilia ha mostrato la grandiosa coerenza
dello sviluppo secolare del cattolicesimo,
fino al post-Vaticano li; più singolare e
nuovo, alle orecchie di molti, Taccostamento che egli ha fatto fra il cattolicesimo e
Tanabattismo, intendendo con questo termine una realtà molto ampia e multiforme,
che va daH’individualismo e dallo spirito di
conventicola dei « perfetti » piu settari e
chiusi al « mondo », al rivoluzionarismo più
acceso di sognatori fanatici che intendevano creare il regno di Dio in questo mondo, se necessario con la spada. In modo
del tutto diverso, in genere in violento
contrasto con l’istituzionalismo sacramentale cattolico, anche il filone anabattista è
in sostanziale — e non solo occasionale ——
contrasto con lo spirito della Riforma : il
suo perno non è la giustificazione, l’opus
alienum, l’opera che Dio compie senza di
noi, ma piuttosto la trasformazione dell’uomo, e magari del mondo. In altri termini, in modo opposto ma sostanzialmente
simile alla soluzione cattolica, Taiiabattismo attesta quello che Lutero chiamava
Yinciirvatio hominis in se, il ripiegamento
deH’uomo su se stesso, centro d’interesse, e
che il Subilia alla luce dell’evoluzione
odierna sembra definire come linea delrintegrazlone, la teologia delTef; in altri termini, come il cattolicesimo si distingue dalle grandi alternative della Riforma
per 1 suoi fatali accostamenti (Scrittura e
Tradizione [e Magistero], grazia e natura,
fede e opere), così pure neU’ampio e disparato filone anabattista si è manifestato
nel corso dei secoli questo fenomeno d’integrazione ; la rivoluzione, l’esperienza, la
coscienza sono apparsi via via come elementi integrativi della fede e della grazia
non più « sole ». E oggi? come valutare la
reazione sociologica odierna di tanta parte
del protestantesimo, nella sua appassionata volontà di « servire il mondo » ; di una
chiesa che vuole «essere per gli altri».
« convertirsi al mondo », ecc.? A un antropocentrismo di tipo individuale (deplorato)
non si sostituisce semplicemente un antropocentrismo di tipo collettivo? alla pura
etica individuale del dovere non si è semplicemente sostituita l’etica comunitaria del
servizio, con al limite la sua teologia della
rivoluzione? Pur in un ottica radicalmente
diversa, non si deve prestare attenzione al
Mauriac che nel discusso « Paysan de la
Garonne » ha parlato di mondolatria, di
terrenismo invadente, di una « cattività
sociologica » della Chiesa?
Questi brevi cenni, assolutamente insufficienti, daranno tuttavia il senso dell'interesse profondo di questa relazione, che
si concludeva sull’interrogativo se non siamo in un tempo in cui Dio tace e in cui
ci è richiesta la cosa più difficile; saperlo
attendere, come ai tempi di Gesù c'era chi
attendeva la consolazione d'Israele. Un’attesa che in quanto speranza cristiana non
è ovviamente nè rinunciataria nè passiva.
PRESENZA DEL CREDENTE
NELLA SOCIETÀ’ MODERNA
Prendeva quindi la parola il past. Giorgio Bouchard, sul tema: Presenza del credente nella società moderna. Egli dichiarava di parlare non solo a titolo personale,
ma anche a nome del gruppo di ricerca che
si raccoglie intorno alla testata di « Gioventù Evangelica ». Partendo dalla constatazione che l’elemento centrale della società moderna è lo sviluppo industriale, sempre più rapido e complesso, ha tracciato,
con la vivacità e la penetrazione che gli
conosciamo, un ampio quadro della società contemporanea, valendosi largamente dei
risultati delTanalisi marxista, e individuando le grandi divisioni che si presentano a
livello del mondo della fabbrica, sul piano
nazionale (sviluppo di alcune regioni a
spese delle altre) e sul piano internazionale
(sviluppo di alcuni paesi e scapito di altri).
Con passione ha indicato in una presenza
di contestazione, in queste ingiuste divisioni, la missione della chiesa, che gruppi sempre più numerosi all’interno di essa stanno
avvertendo con urgenza.
SEGUE
IN QUARTA PAGINA
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N. 33 — 25 agosto 1967
UN’INTERVISTA DEL PASTORE PIERO BENSÌ
Le Chiese Battiste preparano una campagna di evangelizzazione
Come forse i nostri lettori già sanno, le Chiese deirUnione Battista d'Italia si
sono impegnate, da alcuni mesi, nella preparazione di una campagna simultanea d'evangelizzazione, che interesserà tutte le comunità della penisola.
Abbiamo posto alcune domande al past. Piero Bensi, segretario del comitato
coordinatore della campagna. red.
1 Com’è nato il progetto di una
' grande campagna di evangelizzazione su scaia nazionale?
L’idea di questa campagna è nata
ascoltando una conferenza suH’argomento a Miami in Florida, 1965, durante il Congresso deH’Alleanza Battista Mondiale. Devo confessare che all’inizio la conferenza mi ha lasciato
piuttosto indifferente, ma quando
l’oratore (specialista in materia) è
passato dalla parte teorica a quella
pratica, illustrando i metodi usati ed
i risultati ottenuti in alcune campagne di evangelizzazione in varie parti
del mondo, sono rimasto profondamente colpito ed interessato. Mi sono
chiesto se non fosse possibile tentare
di realizzare qualcosa di simile anche
in Italia.
0 Quali sono state le prime tappe
^ di questo progetto?
La prima tappa è stata una conferenza pastorale, tenutasi a S. Severa
nel maggio 1966, in cui i Pastori Battisti sono stati messi al corrente di
quanto si voleva fare ed hanno tutti
accettato entusiasticamente d’impegnarsi per la buona riuscita di questo
tentativo. In seguito è stato nominato
un Comitato coordinatore,, responsa
bile di tutta la preparazione, affiancato da cinque commissioni incaricate di studiare ed eseguire il lavoro
pratico in determinati settori (finanze, stampa, pubblicità, canto ed assistenza spirituale). Nell’aprile scorso
sono stati organizzati otto convegni
regionali, cui hanno partecipato larghe rappresentanze di tutte le nostre
Chiese; in tal modo i piani e le prospettive per la Campagna sono stati
portati a conoscenza di tutte le nostre Comunità, che si sono mostrate
molto ben disposte. Il Segretario del
Comitato Coordinatore è poi incaricato di visitare ie Chiese offrendo tutte le informazioni che possono essere
richieste e cercando di suscitare un
interesse sempre crescente per la
Campagna.
Q L’appoggio delle comunità sarà,
** evidentemente, determinante; come contate « mobilitarle » per questa
azione?
La risposta a questa demanda non
è facile. Hai detto molto bene ohe
l’a,ppoggio delle Comunità sarà determinante. Anzi, noi abbiamo impostato tutta la (Campagna sul lavoro di
tutti i membri di Chiesa e non solo di
alcuni pochi predicatori. Come mobilitarli? Contiamo anzitutto e soprattutto suH’opera e la presenza dello
Spirito Santo. Senza il Suo intervento per scuotere il torpore e limborghesimento da cui siamo un po’ tutti
affetti, a nulla servirebbero gli altri
accorgimenti. In secondo luogo è chiaro che peserà sulle spalle dei Pastori
e dei loro più vicini collaboratori il
compito di entusiasmare e mobilitare
1 membri di Chiesa, mediante la predicazione, gli studi biblici, studi speciali suirevangeLzzazione e — sopra
opii a’tra cosa — mediante riunioni
di preghiera. Il Comitato Coordinatore fornirà ampia scelta di materiale
starnpato per aiutare Pastor; e membri in questa preparazione.
A Quali forme assumerà, tale campagna, e di quali mezzi contate
servirvi?
La Campagna sarà chiaramente divisa in due successivi momenti: uno
fatto essenzialmente di visite compiute dai membri di Chiesa ed uno finale
basato su una settimana speciale di
predicazione.
R Pensate di rivolgervi in modo particolare a qualche gruppo, sia geografico, sia sociologico?
Non necessariamente. Ogni Comunità — è logico — si rivolgerà in
modo particolare a persone della stessa classe sociale dei propri membri ;
ma anche questo — speriamo — con
molte eccezioni.
0 É previsto un appoggio di collaborazione da parte di altre comunità evangeliche, almeno nelle zone in
cui sono presenti?
Essendo il primo tentativo del genere, abbiamo pensato di rivolgerci soltanto alle nostre Chiese Battiste, per
questa volta. Ciò non esclude, tuttavia, che ogni Chiesa è libera, se crede,
di Inorare in piena collaborazione
con Comunità di altre denominazioni.
y Su _ quale tema particolare contate impostare la vostra campagna?
Il motto della Campagna : « Gesù
Domenica 3 settembre
Cristo è il Salvatore del mondo », ne
riassume molto efficacemente il tema
fondamentale, che è quello della piena sufficienza del Cristo per la salvezza tanto deir'ndividuo che della
società.
O Pensate che la stampa evangelica
^ possa in qualche modo appoggiarvi?
Indubbiamente, e contiamo su questo appoggio fraterno. Al momento
opportuno la Commissione per la
stampa darà ai vari giornali le indicazioni necessarie su come potrebbero
(se lo desiderano) darci la loro collaborazione.
Q Si riprende a parlare, con maggio® re intensità, di evangelizzazione,
nel quadro delle Chiese evangeliche.
Da certi segnS pare che da un lato
queste prestino maggiore attenzione a
tale aspetto fondamentale della loro
esistenza, mentre i movimenti più accentuatamente evangelistici — pensiamo al recente Congresso Mondiale dell’Evangelizzazione, a Berlino, e
al recentissimo Convegno suU’evangelizzaz'one nei paesi francofoni, a Losanna — sembrano ammorbidire certe loro pregiudiziali, riconoscendo la
componente « sociale » della vocazione
della Chiesa. Che cosa ne pensi? Lfna
più viva tensione evangeiistica potrà
avere importanza nella stessa vita
delle nostre chiese, agitata e talvolta
lacerata da contrasti sulle questioni
« ecumeniche » e su quelle politco- sociali?
Ti ringrazio per questa domanda,
che mi permette di chiarire un punto
assai controverso e di rispondere alle
critiche più severe che ci sono state
fatte. No; crediamo fermamente alla
componente sociale della vocazione
della Chiesa e siamo convinti che la
testimonianza della Chiesa deve essere portata anche nel campo sociale
ed in quello politico. Ma bisogna che
sia una testimonianza della Chiesa
cioè dei credenti in Cristo. É proprio
come credenti che siamo chiamati a
dare la nostra testimonianza in taluni camp! della vita. Perciò il compito primario della Chiesa è quello di
chiamare gli uomini al ravvedimento
e alla fede in Cristo ; quello di « andare per tutto il mondo ed annunziare l’Evangelo ad*ogni creatura»; quello di « fare discepoli » secondo il chiaro comandamento del Signore Gesù.
Se non esistono i credenti, non può
neppure esserci la testimonianza e
l’impegno della Chiesa. Ed i credenti
non nascono per « generazione spontànea », bensì attraverso la « nuova
nascita » operata dallo Spirito mediante la predicazione dell’Evangelo.
« Come crederanno, se non v’è chi
predichi? »
Io penso che noi facciamo spesso
un errore di valutazione, d|)^ di M^,
scontata la realtà della fé%sí■’quando
discutiamo di problemi di testimonianza, il che non è vero per niente.
Basta osservare certi nostri incontri'
dove si discute tanto inteffno al dovere della Chiesa d’impegnarsi socialmente e politicamente, di prendere-^
posizione in favore dei popoli ’sottosviluppati e cosi via. Tutte cose’giuste .
e buone, intendiamoci. Ma*che assumono un valore cristano éoltan%)
quando le persone che jfe^dono qùesti « impegni » hanno già preso una
chiara posizione nei confronti deh«,
fede in Cristo. Mentre spesso molti discutono di quei problemi proprio per
evitare di parlare della loro posizione
personale di fronte al Cristo e non
hanno la più pallida idea di cosa significhi realmente « credere », essere
perdonati e giust Acati, essere salvati.
Ed è questo appunto il compito primario della Chiesa: portare questa conoscenza agli uomini. L’impegno, la testimonianza dev’essere la conseguenza logica e inevitable della fede; altrimenti diventa una forma di filantropia e il Cristo semplicemente un
grande sociologo di duemila anni fa.
In fondo si tratta della vecch a alternativa per il nostro popolo: evangelizzazione o riforma? É chiaro che io
sono senz’altro per il primo termine!
11 giorno delie piccole cose
Chi potrebbe disprezzare il giorno delle piccole cose,
(filando gli occhi deWEterno che percep-rono tutta la
U rrà vedono con gioia il piombino in mano a Zorobabeli?
Allora quelli che temono l’Eterno si sono parlati
rimo all’altro, e l’Eterno è stato attento ed ha ascoltato.
Chi è fedele nelle cose minime è fedele anche in quelle grandi.
(Zaccaria 4: 10; Malachia 3: 16; Luca 16: 10)
Dal raflu;ao ili una collettività di regola scaturiscono il ricordo
del passato e i propositi per il futuro. E’ lo sbocco dei gruppi phi
eterogenei, una frazione etnica, un’organizzazione scientifica o politica, perfino un nùcleo familiare. Lo sguardo indietro e qùello avanti dipendono dal tipo di assemblea, ma la collettività, per il solo
fatto di riunirsi, esprime ciò che i componenti isolati manifestano
in misura minore, esuberanza, spirito di corpo, timidezza, vanità,
risentimenti, “^lesiderio di primeggiare e così via. Lo stare insieme
è anche fonte di incoraggiamento, aiuto e forza, che spesso sfociano
in esaltazione, esibizione, orgoglio. Ognuno può rifarsi a vari e numerosi esempi.
I raduni religiosi non si sottraggono a questa legge, anzi purt^!ppo ne dimostrano spesso la universalità. Se di maggioranze, respirano aria di trionfo e potenza. Se di minoranze, spesso è perfino
più gr.ave: possono mescolarsi l’orgoglio di classe e quello spiritua*,,10. Eppure un’assemblea di credenti non può autocelebrarsi. Dev’essere sempre il giorno delle piccole cose. Perchè effettivamente sono
(piccole. Chi le guarda, le considera, le ascolta? L’attenzione degli
uomini va su strade diverse. E’ un giudizio o una vocazione? [in
invito alla rinuncia o aU’umiltà?
Soltanto gli occhi dell’Eterno sono su di noi. L’Eterno che è
stato attento ed ha ascoltato quando quelli che lo temono si sono
parlati l’uno aH’altro. Nel giorno delle piccole cose c’è il Signore a
guardarci. Vediamole come tali, confessando la nostra presunzionie supplicandolo di non distogliere i suoi occhi da questo giorno.
Poi compiamo con fedeltà le piccole cose. Senza superbia ma anchr
senza stanchezza, con modestia ma con fede, perchè chi è fedele
nelle cose minime lo è anche in quelle grandi. Chi potrebbe disprezzare il giorno delle piccole cose, quando gli occhi dell’Eterno eh,percorrono tutta la terra vedono con gioia il piombino in mano
Zoro.babele? C’è un avvertimento e insieme una promessa.
Renzo Turinetto
imiiimiiiiiiiiii I
iiiiHimiHiiiiiiiiiiiiliiiiMMiilHimnniMiiMiiuiiiiMniiiiiiiaHiiKiiiiiiKiimiiimriiMii,
Il nipote di papa Paolo VI si è
convertito alla iede evangelica e
predica r Evangelo nelle Chiese Pentecostali
Il no di giugno di « Risveglio pentecostale >1, mensile delle Assemblee di Dio in
Italia, riprendeva dal periodico pentecostale
francese « Viens et vois » questo articolo,
che costituisce un condensato di un’ampia
corrispondenza di Trolly Nrutzky-Wulff,
una pentecostale di origine danese ma vivente nel Canada, la quale in un recente
convegno pentecostale a S. Diego, nella
California, ha incontrato Giovanni Battista
Treccani, nipote di papa Paolo VI. attualmente missionario pentecostale fra gl indiani
dell’America meridionale (è noto come il
pentecostalismo vi sia attivo, in particolare
nel Cile). «
INAUGURAZIONE DEI RESTAURI
AL TEMPIO DI PRADELTORNO
Ore 10..30: Culto presieduto dal Moderatore: ore 14.30: Programma vario.
Partecipano la Corale ed il gruppo trombettieri di Angrogna.
Nel pomeriggio funzionerà un servizio di
buffet il cui ricavato andrà a favore dei restauri.
Fin dalla infanzia, egli cercava DIO.
Giovanni Battista Treccani è nato in
Italia in una famiglia tradizionalmente religiosa. La madre, sorella delTattiiale
Papa Paolo VI. era una devota cattolica, ed
ella aveva molto a cuore la formazione religiosa dei suoi figli.
AL SEMINARIO
All'età dell'adolescenza, si sentì chiamato
a consacrare la sua vita al servizio di Dio.
Suo padre si opponeva. Ciò nonostante, il
giovane Treccani non .si lasciò stornare da
ciò che egli considerava il piano di Dio
per la sua vita. Presso la madre, egli trovò
piena comprensione: e mentre egli lavorava nelle masserie della contrada per guadagnare il denaro necessario agli studi, ella
economizzava quanto più poteva per aiutare il figlio a divenire un uomo di Chiesa.
Finalmente, un giorno egli potè entrare
nel seminario per iniziare i suoi studi. Là,
pensava egli, io troverò la pace di Dio per
la mia anima e la Sua benevolenza sulla
mia vita; il mio desiderio ardente di una
reale comunione con Lui sarà pienamente
soddisfatto.
Spirito aperto, sinceramente sottomesso
alle discipline della sua Chiesa, egli parlò
con i suoi professori della distretta della
sua anima. Ma nessuno potè aiutarlo a
trovare la comunione con Dio di età sentiva .tanto vivo il bisogno. La lettura delle
biografie di santi non gli recavaiut nessun
vantaggio perchè si rendeva conto che i
santi stes.si, al pari di Lui, erano stati delle
povere creature umane alla ricerca della
pace. Lo stesso padre-confessore del seminario al quale egli si rivolse per consiglio,
dovette ammettere ch'egli stesso non aveva
mai cono.sciuto questa pace e che perciò
non poteva aiutarlo in qtiesta ricerca.
Il tempo trascorso nel seminario non gli
diede ciò ch'egli aveva sperato; al contrario
gli sembrava che fosse aumentata l'inquietudine della sua anima.
Allorché il padre, che col tempo aveva
accettato la scelta fatta dal figlio, cadde
gravemente malato, questi richiese presso
di sè la presenza dei figlio, nella speranza
che costui, quale servitore della Chiesa,
potesse aiutarlo a morire in pace. I superiori gli rifiutarono il permesso di recarsi a casa presso iì padre morente, asserendo che un prete appartiene innanzi tutto alla Chiesa e che le relazioni familiari
non debbono influire sui suoi obblighi sacerdotali. Con profondo dolore nel cuore,
egli s'inchinò di fremute a queste esigenze,
trovandole comunque poco compatibili con
il quinto comandarhento della Parola di
Dio. che ci raccomanda di onorare nostro
padre e nostra madre. Questo rifiuto lasciò una ferita profonda nell'anima del giovane prete.
VERSO
L’AMERICA DEL SUD
Un’altra carriera si aprì in seguito davanti a Giovanni Battista Treccani. Egli desiderava servire Dio nelle circostanze che
richiedono sacrificio. Suo zio. l'attuale Papa
Palo VI. allora arcivescovo di Milano,
a cui egli rivelò il suo desiderio, intervenne
per appoggiarlo. Fu co.sì che, qualche tempo appresso, egli fu mandato a servire,
come coadiutore di ' un vescovo, nella regione montagnosa delle Ande, nell’A /nerica
del Sud.
Fu tra quella povera popolazione che
egli svolse un'attività /nolto meritoria, e
nonostante il suo cuore fosse setnpre così
vuoto ed inquieto, egli consacrò tutto se
stesso a questo nuovo incarico, in cui i rischi erano nt/tnerosi ed il lavoro perioso.
Fu così che in quella regione egli incontro
per la prima volta un'opera missionaria
evangelica. Per principio, egli la condannava. perchè la sua Chiesa gli aveva insegnato ch'essa soltatito era la depositaria
della Verità cristiana. Ma. nonostante la
sua grande devozione a ciò che considerava
essere la causa di Dio, egli avvertiva ogni
giorno maggiormente la sua povertà spirituale e la sua incapacità di aiutare efficacemente le anime nella distretta. Quanto a
cercare soccorso presso gli altri preti, egli
sapeva ormai che la loro situazione valeva hi sua: es.si tutti ignoravano ciò che
vuol dire la pace di Dio che riempie un
cuore.
POSTO DI FRONTE
ALLA SEMPLICITÀ DELLA
TESTIMONIANZA EVANGELICA
Un giorno, uscendo da una cappella dove aveva sostato qualche tempo in preghiera davanti alla Vergine Maria, incontrò un
indiano che gli chiese che cosa avesse fatto
in quella cappella. Dapprima si sentì poco
disposto a rispondere: lui, che indossava
l’abito talare, dover ammettere a quell'indiano che era alla ricerca della pace di
Dio? Quale tumulto nel suo cuore! Ma,
cedendo ad un impulso del cuore, si umiliò davanti a queU'uomo che non conosceva e /-¡spose che aveva pregato per avere la
pace nella sua anima. « Non è questo il
luogo giusto per fare questa preghiera »,
gli rispose l'indiano. « La pace non la potrete trovare se tton presso Gesù ». Quel
fratello india/to, che aveva fatto l’esperienza della salvezza, diede con se/nplicità la
sua testi/nonianza a quel giovane prete,
parlandogli di quella pace e di quella gioia
che aveva trovato per la fede in Gesù Cristo, il st/o Salvatore.
Era la prima volta che Treccani ascoltava il semplice messaggio del Vangelo di
Gesù Cristo e t/diva parlare del sangue dell'Agnello di Dio che purifica da og/v peccato: ed egli ascoltò avidamente. In seguito,
l'indiano lo invitò alle riunioni; /na non
era facile per //n prete cattolico sedersi fra
quelle genti ch’egli aveva fino a quel^ mo/nento combatt/ito come eretiche. Ciò no/lostante, egli non potè /-esistere a quella
potenza che lo attirava verso di loro. Un
giot-no. egli si sedette sull’t/lti/no banco nella sala, titnoroso dì essere /-¡conosciuto da
qt/alc//no.
L'Evangelo fu ann/t/uiato nel fuoco e
nella potenza dello Spirito Santo, e Treccani co/nprese st/bito che lì era ciò che aveva invano cercato altrove d/trante i l/tnghi
anni trascorsi. Tutto in lui rispondeva «Sì»
a quel messaggio così preciso concerne/ite
la via della salvezza. Si, non poteva essere
altri/ne/tti: La salute di Dio è ut/ dono
grattato della grazia divina, dono tanto
meraviglioso, infinitan/ente prezioso. L’Opera della salvezza è un'opera co/npieta. gli
t/o/nini non hanno nttlla da aggiungervi.
L’ORA
DELLA DECISIONE
Giorni di lotte angosciose segttìrono q/iel
prittto contento con i ct-istiani evangelici. /
suoi superiori avevano appreso ch'egli era
stato nella Chiesa Evangelica e gli fecero
ben cott/prendere la loro disapprovazione.
Egli cercò di allontanate da ,sè l’infhtenza
che gli incontri con i veri credenti esercitavano s/t di Itti: si diede con tino zelo raddoppiato in ogni .sorta d’attività nella Chiesa, per non subire più ¡’attrazione delTEva/igelo. Un giorno, una gra/ide processiotie
doveva aver Ittogo //ella città, la statua di
un grande sa/tto celebre doveva essere portata a passeggio per le vie. Tt/ttt/ il clero,
ve.scovo in testa, vi partecipava, per dare
l/tstro alla festa. Quel giorno segnò la svoT
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Bati ha
Spihiecon
- ha
uundo: di
ta decisiva nella vita di Treccani. Egli
sciò la processione per recarsi alla Ci.
Evangelica. Là egli prese posto al pi
banco dell’umile luogo e là, infine,
fesce il ^suo incontro con Gesù,^ il Salu.
della sua anima. La pace divina che a
tanto agognato per lunghi anni, rìet/tpi
to il suo essere ed egli apprese in quei
/nenti solenni ciò che significa: essere
della salvezza dell’anima. Pertanto le
scomparsa dalla processione era stata
tata ed il vescovo ìnsie/ne ad alcuni
vennero a cercarlo per ricondurlo ai
l//ogo. Ma egli rispose loro: «Non p
più seguirvi, il mio posto è qui, pre.'.i
Croce del Golgota ».
Al presente, egli è un fratello cri;,i
salvato per grazia. Egli ha ubbidito ai
tesi/no per i/nmersione ed il Signore g.
concesso per grazia il battesi///o nello
rito Santo. Egli non è più prete della >
.sa Cattolica Ro/t/ana. Le sue esperie//:./
il Signore stanzio a significare ch’eg:
scelto la Verità della Parola di Dio e j
ciato alle tradizioni degli uomini. .Ha
v/ito pagare il prezzo co/ne tanti alt i:
sprezzo, ostilità e persecuzioni.
IL RITORNO
VERSO I SUOI AMICI INDIAM
In appresso, egli riprese la sita attiviti/ in
mezzo alla povera popolazione delle Ande, alle dipendenze del suo Salvatole e
Maestro, che provvede ai suoi bisogni. Una
profonda trasformazio/ie è avvenuta in lui
e la sua opera come missionario è animata
da una fede i/nmovibile nelle promesse di
Dio ed illu/tiinata da un raggio d'umore e
di gioia. Una tale testimonianza doveva
anche esercitare un'influenza salutare sulla madre. Poco alla volta, la luce del Vangelo ha trovato il cammino del suo cuore.
IL REGALO DEL PAPA
Lo zio del fratello Treccani, ha adottato,
grazie alla nuova forma di governo ecumenico, un comportamento benigni/ verso
la conversione del suo nipote. Gli ha scritto molto affettuosamente per domandargli
se c’era qualche cosa che potesse fare per
fargli piacere. Giovanni Battista ha risposto
allo zio che aveva bisogno di t/n calice per
celebrare la Santa Cena e di una t/inica per
i set-vizi battesimali. Il Papa gli ha inviati
i citte oggetti.
Possa il S//0 ministerio portare t/n gra/tde n/imero di anitt/e a fare la meravigliosa
esperienza della salvezza per la fede in
Cristc/ Gesù.
Trolly Nrutzki-Wulff
IIOKílüllICA ‘¿7 AGOSTO
Hiuiiioiie iijfii Eicifissie
Alle ore 15, sotto ì castagni degli Eiciassic,
in Val Gcrmana.sca. si terrà la tradizionale
riunione di fine agosto. 1 pastori Giuseppe
E. Castiglione e Elia Libonati porteranno
messaggi di evangelizzazione e di attualità.
Tutte le comunità della Val Germanasca
sono cordialmente invitate. In caso di cattivo tempo la riunione si terrà nel tempio di
Pomaretto.
3
25 agosto 1967 — N. 33
pag. 3
ECHI DELLE RIUNIONI DEI XV AGOSTO
A BOBBIO PELLICE
“Voi mi sarete testimoni,,
Malgrado le apprensioni di molti di noi
circa la possibilità di avere, un'ora prima
della festa, pioggia abbondante, il Signore
ci ha dato una giornata rallegrata dal sole,
che ha potuto svolgersi sotto il segno della
serenità, della pace, della gioia.
Magnifica la località prescelta, facilmente accessibile agli automezzi; folta ombra,
acqua in abbondanza, ottimo servizio d’ordine al parcheggio (sono state contate circa
300 macchinel; ben organizzato il servizio
di bibite, thè, caffè; invitanti i vari banchi
del bazar.
Verso le 10,20 il culto ha inizio. Presiede il Pastore E. Aime di Bobbio Pellice il
quale spiega il testo Atti 1; 8; «Voi mi
sarete testimoni ». Prendendo lo spunto da
quella che fu la testimonianza degli apostoli, egli ci parla della necessità, per il nostro mondo, della testimonianza della Chiesa. La Chiesa è chiamata a ricevere ed a
vivere il messaggio dell'Evangelo e, mediante la sua vita stessa e mediante la sua predicazione a trasmetterlo in modo vivo, attuale. potente agli uomini del nostro tempo
onde essi siano costretti ad assumere una
chiara posizione nei suoi confrónti. Ma
solo lo Spirito Santo renderà potente oggi
la testimonianza della Chiesa come lo fu
quella degli apostoli. 11 Signore voglia Egli
nella sua grazia, concederci questo dono
senza il quale tutto risulta inefficace.
11 Prof. Augusto Armand-Hugon, Presidente della Società di Studi Valdesi ci riferisce due interessanti episodi di storia
valdese avvenuti in quel di Bobbio ; il cosidetto Patto e giuramento del Podio (1561)
ed il Patto e giuramento di Sibaud (1689).
Da questi fatti del passato l’oratore trae
una lezione quanto mai attuale per noi e
ci esorta ad avere una viva e profonda fede
nel Signore e ad essere saldamente uniti
onde la nostra testimonianza possa essere
fedele e vivente.
È poi la volta della sig.ra Carmen Cete
roni-Trohia, candidata al ministero pastorale, la quale ci fa una interessante descrizione delle Chiese Evangeliche della Sicilia parlandoci della loro formazione, dell'ambiente nel quale vivono, delle difficoltà
che incontrano, del servizio sociale che
molle di esse svolgono.
Dopo l’intervallo per il pranzo, ha luogo la riunione pomeridiana alle 14.30. Ci
rivolgono interessanti messaggi il Pastore
F. Sommani il qua'e ci presenta la Scuola
di Economia Domiestica di Torre Pellice
che svolge un’opera così preziosa per le
nostre giovanetfé delle Valli aventi terminato la scuola media; lo segue il dott. Papini il quale ci dà interessanti ragguagli
circa l’opera e l'attività della Claudiana e
ci esorta vivamente ad approfittare di questo strumento che la Chiesa mette a nostra
disposizione; in seguito ci rivolge il suo
messaggio in perfetto italiano lo studente
in scienze politiche Jean Carnate, proveniente dalla Guinea .Egli ci parla del suo
paese, della sua popolazione, delle varie
difficoltà che hanno ostacolato e tuttora
ostacolano il progresso della predicazione
dell’Evangelo. Ci porta il saluto di quelle
comunità cosi lontane da noi e si dice lieto
di partecipare alla nostra festa che egli
definisce « kermesse » (!!) forse a causa di
un certo cicaleccio che si ode verso la periferia, là dove molte persone si incontrano,
si salutano e si dicono tante cose!...
Uultimo oratore è il Pastore di Torino.
Ernesto Ayassot. Egli ci dà interessanti notizie circa la scuola per bambini psichicamente ritardati che, a cura del Concistoro
di Torino, è stata aperta aH'Uliveto di Lusema San Giovanni, rivolgendo un appello onde siano mandati a questo istituto
quei bimbi che sono in condizioni tali da
riceverne un beneficio; in seguito, con la
« verve » e la vivacità che ben gli conosciamo, egli ci interessa vivamente parlandoci
dei problemi sorti perla comunità e per i
Pastori di Torino in seguito al trasferimento in quella città, per ragioni di lavoro,
di molti elementi e nuclei familiari Vaidesi provenienti dalle Valli. Egli ci parla
anche talora in tono scherzoso; ma ognuno di noi è messo in condizione di rendersi co'to della gravità della situazione là
dove il valdese si mimetizza, è assorbito
daH'ambiente. non partecipa più nè alla
vita cella comunità di-Torino, dove è residente. nè a quella della sua Chiesa d’origine dove pure l’amore per le Valli lo
spinge a trascorrere la maggior parte dei
suoi week-end. Quanti di questi Valdesi, a
lungo andare, si perdono? L’appello del
Pastore Ayassot. terminando, ci pone davanti alla nostra precisa responsabilità verso noi stessi, i nostri figli, la nostra Chiesa.
Un vivo grazie a tutti coloro che ci hanno rivolto questi messaggi ed ai trombettieri che hanno accompagnato la mattina il
canto degli inni.
Dopo la riunione, molti sostano ancora
sul luogo; altri visitano il buffet ed il bazar. Purtroppo la lotteria di beneficenza
non può essere estratta, causa il troppo
scarso numero di biglietti venduti; essa
sarà estratta domenica 27 agosto alle ore 15
nella vecchia sala Unionista a Bobbio Pellice. Poi lentamente, cadono le prime ombre della sera. Rimangono ancora coloro
che consumeranno sul posto la cena e che,
cantando, esprimono la loro gioia, che è
anche la nostra, per aver trascorso una
giornata così bella, serena, benedetta, in
comunione con Dio e con i fratelli e le
sorelle della Chiesa.
Sia concesso, terminando queste note di
cronaca, ringraziare tutti i Bobbiesi che
hanno dato la loro collaborazione per la
buona riunscita di questa manifestazione e
che hanno assicurato l’ottimo funzionamento di tuiti i servizi.
E soprattutto ringraziamo tutti insieme
il Signore il quale una volta ancora ci ha
manifestato la sua benignità dandoci questa giornata nella quale, mediante la predicazione della sua Parola, Egli è stato
presente tra noi che, per la sua sola grazia, formiamo oggi ancora il suo popolo,
la sua Chiesa. rep.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiimiiiiiimi
A S. GERMANO CHISONE
Una Chiesa nel mondo
VITALITÀ’ DI UN BEL DOCUMENTO VAI DE^
li patto di unione del 1561
Come è noto, la prima grande spedizione organizzata contro i Valdesi,
si svolse nel 158(L61, dopoché Emanuele Filiberto si propose come programma anche l’unificazione confessionale
dei Siiti domini: non avendo potuto
le precedenti vessazioni inquisitoriali
ridurre all’obbedienza i dissidenti delle valli, era logico nello spirito dei
tempi procedere contro di loro con
il sistema trad'zionale della crociata.
Il Conte della Trinità, responsabile
dell’azione di guerra, colse quasi di
sorpresa i Valdesi quando giunse a
Torre Pellice con i suoi soldati al
principio di novembre 1560 : e invero
le prime sett mane segnarono Tincertezza per i valdesi dubbiosi sulle reali
intenzioni del duca, agitati quindi dal
problema deU’obiezione di coscienza,
e dal doloroso dilemma di difendere
le loro case e la loro fede o essere rirelli allo Stato.
Una consapevolezza ben maggiore
essi dovevano poi acquistare in poco
tempo, quando videro che i soldatacci
del Duca li trattavano da nemici, e
i vari capifamiglia delegati da ogni
Comunità, dopo essersi recati in buona fede alla corte ducale a Vercelli
per discutere e trattare, furono circuiti ed obbligati più o meno ad una
specie di abiura della loro fede. Essi
si accorsero allora, per la prima volta
nella loro storia, che rappartenere ad
una confessione religiosa diversa da
quella dello Stato li metteva su un
piano sopra-nazionale, si resero con
ducali, il giorno séguente essi avrebbero dovuto riunirsitin ogni comunità
to quindi che la fede dava loro un
«habitus» diverso da quello degli altri
cittadini,' « =ehe ai idoveri versoio-sta— -e-scegliere tra-tó i
to erano da anteporre quelli verso la la loro chiesa : « con
A S, Germano, nella zona dei Chiahrandi
ha avuto luogo la riunione del 15 agosto. In
una zona ben scelta, raccolta, facilmente
raggiungibile, abbiamo trascorso una bella
giornata della Chiesa. Ci sono fondati motivi per lamentarci delle nostre comunità, tuttavia va detto che la riunione del 15 agosto
ha manifestato una insospettata vitalità della fede comunitaria. L’atmosfera non era
quella di una scampagnata festiva, e si è potuto notare la partecipazione attenta e seria
della Chiesa alla predicazione dell’Evangelo
effettuata in modi diversi.
Il pastore Jalla ha aperto la riunione con
una predicazione sul testo di I Cor. 3 : 21-23
scelto per illustrare il tema della riunione :
Una chiesa nel mondo. Egli ha esordito descrivendo la chiesa fuori del mondo del secolo scorso. A ciò si contrappone oggi una
tendenza a spostare l’equilibrio dall’altra parte, cioè in una chiesa che si identifica col
mondo. La soluzione che ci presenta l’apostolo Paolo non è nè la prima nè la seconda
in quanto « tutto è vostro, e il mondo e la
chiesa, e voi siete di Cristo ». Per cui a par.
tire dalla Signoria di Cristo non c’è nè separazione nè confusione fra la chiesa e il
mondo. Il mondo è sottoposto alla Signoria
di Cristo ma non lo sa, mentre la chiesa è
chiamata a dirglielo. Da qui sorge una responsabilità sia verso la chiesa sia verso il
mondo. Se le cose non vanno, nella chiesa e
nel mondo, noi ne siamo responsabili perchè
si tratta di qualcosa di nostro. Ma questo
appartenere della chiesa e del mondo a noi
stessi non è egoismo, ma è amore, cioè la
legge di Cristo. Questo amore, riverbero della croce di Cristo, è l’unico modo nel quale
il mondo possa essere cambiato e riconoscere la Signoria di Cristo. Nel mondo noi siamo quindi ambasciatori della giustizia, della
pace e della libertà. Il mondo allora sarà nostro, se noi saremo mossi dalFamore di Cristo, cioè se saremo suoi!
Dopo il culto è stata raccolta una colletta
per finanziare la conclusione dei lavori della
costruenda cappella Valdese di Porte.
Un pannello preparato dai giovani, illustrava i rapporti esistenti fra la comunità di
S. Germano e altri centri ecclesiastici o meno disseminati in Europa.
La Signora E. JaUa ha letto una preghiera africana nella quale si avvertiva l’anelito
alla libertà della popolazione africana. Subito dopo, infatti, ci ha parlato lo studente in
scienze politiche Jean Camara, originario della Guinea. Egli ha raccontato la storia del
suo paese, e la difficoltà in cui si trova la
statò--—chiesa ìa-.«ioUvo-del suo. legame: con Lqtaesi
propria chiesa.
Una vera rivoluzione, che avrebbe
nei secoli successivi portato frutti fecondi, e che maturava pian piano dalle circostanze del momento.
Per prima cosa agii lo spirito della
fratellanza protestante : « Quei della
Valle di Luserna, essendosi un giorno
congregati di comune accordo, mandarono due min'stri con alcuni dei
principali di tutto il popolo verso le
chiese di Pragelà (che erano francesi),.. Congregati i ministri di Pragelà
et il popolo, si posero tutti in oratione
et dopo aver assai lungamente pregato Iddio supplicandolo che desse il
suo favore et lo spirito di discretions
et consiglio... furono tutti di parere
che il popolo valdese et di qua et di
là dei monti farebbono tra loro perpetua et inviolabile confederatione,
promettendo tutti di mantenere, con
la gratia di Dio, la pura predicatione
delTEvangelo... Oltre a ciò che non
sarebbe lecito a nessuna di tutte le
valli promettere, transigere overo acordare cosa alcuna sopra il fatto
della religione senza il consentimento
di tutte le altre valli ».
Venne quindi il giuramento di un
vero e proprio patto, che fu sancito il
21 gennaio 1561 al Peni di Bobbio Pellice, presenti i capi famiglia e i delegati delle chiese di tutte le valli. Da
notare che, secondo le disposizioni
1 Corso per insegnanti ili religione
FORESTERIA VALDESE DI TORRE PELLICE
_ j'iutervento della Tavola Valdese, si sono
di diballito intorno ai maggiori problemi educa
Giorgio Tourn e del dott.
26 - 28 SETTEMBRE 1967
NelFinlento di coordinare l’opera degli insegnanti di rel^ionc e^ di proporre un
piano di lavoro sempre più efficace, con
organizzate tre giornate di studio
tivi e religiosi del momento.
Le tre giornate di lavoro, sotto la direzione del past.
Roberto Eynard, risultano cosi programmate:
26 settembre: Commento di un testo biblico (scelto dal nuovo programma).
G. Tourn: Presupposti teologici delVinsegnamento biblico.
Critica biblica.
27 settembre: Commento di un testo biblico.
R. Eynard: Presupposti psicologici dell’insegnamento religioso.
Esemplificazione di critica biblica.
28 settembre: Commento di un testo biblico. ,
R. Eynard: Presupposti pedagogici delVinsegnamento biblico.
Esperienze metodologiche e lavoro di gruppo.
Im stage si svolgerà presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice g. c. nei giorni indicali: le iscrizioni ed ogni eventuale informazione inerente al corso devono essere inoltrate al past. Giorgio Tourn - Agape (Prali).
promessa che
chiunque ritornerebbe alla messa, sarebbe lasciato vivere in pace nelle case loro ; et per lo contrario, che ognuno ohe ricusasse farlo, sarebbe posto
nelle mani della giustizia per essere
condannati al fuogo, o esser mandati
in galera per sempre ».
La risposta del Patto del Peui fu
la seguente : « Non consentiremo mai
alla religione del Papa, anzi perseveremo tutti fino alla fine nella nostra
vera e antica religione secondo la parola di Dio, e per la sua difesa, ognuno si adoprerà secondo le sue possibilità e sarà sempre pronto a soccorrere i suoi fratelli che a causa di ciò
ne avessero bisogno ». Tutti giurarono
alzando la destra al cielo.
Come abbiamo detto, in quel giorno
la Chiesa dei credenti acquistava la
sua consapevolezza, e si riconosceva
come corpo concreto nello Stato e al
di sopra dello Stato, con una figura
giuridica e dei diritti che le Stato
stesso avrebbe dovuto discutere o
accettare: e questo non è poco nella storia del valdismo.
Ma oltre a questo aspetto di particolare importanza, ci piace qui sottolineare ancora due cose : Tattaccamento alla Parola di Dio che è la sola
e Tunica causa di questo patto di
unione e origine di tutte le guerre di
religione dei 150 anni successivi, «pietra di scandalo » e unico motivo valido del Valdismo; e in secondo luogo,
per la Parola, il formarsi ben chiaro
di quell’entità popolo-chiesa che tanto
peso ha avuto (ed ha tuttora) nella
vita del Valdismo stesso; popolo-chiesa, e pertanto ricco di spirito e di
debolezze umane, misto di tradizione
e di fede, forte di possibilità quanto
soggetto ai fallimenti.
Una data quindi, quella del 21 gennaio 1561, abbastanza importante nella storia del Valdismo di ieri e di oggi,
e ancora valida nel suo significato e
nella sua portata.
Augusto Armand-Hugon
Domenica 27 agosto, a Torre Pellice
(ìiornata dc^li Amici del Oolle^io
Programma della Giornata degli Amici del
Collegio del 27 agosto 1967 :
Ore 12.30: Ritrovo alla Stazione della
Seggiovia Vandalino: ore 13: Pranzo presso
il Ristorante della Seggiovia (lire 1.300 a
leeitudìne telefonando al più presto al nume*
ro 91277 - Torre Pelliee; ore 15,15: Seduta
sociale presso la Casa Valdese; ore 16.30:
Servizio di buffet. Trattenimenti presso la
Foresteria.
colonialisti. La ventata di indipendenza che
sta attraversando l’Africa coinvolge anche le
chiese le quali scontano gli errori del passato.
11 pastore Ayassot ci ha parlato della immigrazione a Torino. Egli ha distinto una
immigrazione meridionale o veneta e una
dalle Valli Valdesi. La prima proviene da
piccole comunità dove è più facile conoscersi e dove i legami fra i membri di chiesa
sono più stretti. A ciò si aggiunge che molti
immigrati provengono da altre denominazioni per cui trovano difficoltà nelTambientarsi
in una comunità di città. Il pastore Ayassot
riconosce che molto è stato fatto, ma resta
ancora molto da fare per venire incontro a
questi fratelli immigrati. Il problema ValliTorino è diverso. Si tratta di non perdere il
contatto con la comunità, quella delle Valli
o quella di Torino. Spesso accade invece che
non si frequenti nè la chiesa d’origine nè
quella di Torino per cui la trasmissione della
fede alle nuove generazioni risulta molto dif.
ficile.
Nel pomeriggio il past. P. V. Panasela ci
ha illustrato l’opera che la chiesa valdese
svolge a Palermo. Quest’opera è nata senza
un piano preordinato. Di anno in anno
nuovi strumenti si sono aggiunti secondo
le necessità più urgenti. L’abbandono in cui
si trova l’infanzia in alcuni quartieri di Palermo ha spinto la Chiesa a andare oltre le
sue attività cultuali per preoccuparsi dell’educazione dei fanciulli. In questo lavoro
le chiese svizzere si sono impegnate non
solo finanziariamente, ma anche inviando
del personale il quale si è offerto per questo
servizio. Il past. Panasela ha ringraziato la
Sig.na Ebe Bouchard di S. Germano che ha
lavorato per un anno a Palermo come maestra giardiniera. Egli ha rinnovato l’appello
per una maestra giardiniera che desideri andare a lavorare nell’asilo di Palermo.
La filodrammatica di S. Germano, curata
con premura e sacrifici dal Sig. Baret e
dal Sig. Cavazzuti, ha presentato in prima
assoluta l’opera del Past. G. Tourn « Lutero ». I convenuti hanno assistito con viva
partecipazione alla rappresentazione. In tr?
scene il past. Tourn ha narrato le vicende
che hanno portato Lutero alla riscoperta
della salvezza per fede.
L’attualità del messaggio era evidente, lo
spettatore veniva a trovarsi sintonizzato
quasi senza volerlo con ciò che veniva rappresentato. Questo risultato era raggiunto
senza artifici, senza forzature alla verità
storica, Xsenza l’aggiunta di richiami d’efstorica, senza l’aggiunta di richiami d’efricorre per ringiovanire la stanca fede della
chiesa! Siamo in un tempo nel quale M.
Lutero parla direttamente alla « coscienza »
dell’uomo d’oggi, ecclesiastico o meno!
La rappresentazione è stata completata
da alcuni inni del riformatore cantati dalla
Corale di S. Germano sotto la direzione della sig.na Türck. Un valido aiuto al canto
comunitario è stato dato dai trombettieri
Valdesi ai quali si erano aggiunti alcuni elementi tedeschi appartenenti ad un gruppo
di giovani della zona Hessen-Nassau. Per
alcune ore abbiamo avuto la partecipazione
di un gruppo di giovani della Svizzera francese.
Un ringraziamento particolare al proprietario del terreno, il quale ci ha messo a
disposizione l’ampio parcheggio ben organizzato dai giovani, i quali hanno anche
guidato le auto in arrivo verso il luogo di
riunione. Ha funzionato un servizio postale col timbro del 15 agosto. I bambini,
specialmente * nella mattinata, sono stati occupati con giochi preparati dalle maestre
che si sono offerte per tale servizio. Il buffet
ha funzionato con perfetto ordine, venendo
incontro alla richiesta che si è dimostrata
superiore al previsto.
Insomma una bella giornata; per questo
siamo riconoscenti al Signore per tutto
quello che ci ha ciato, e in particolar modo
per averci dato una schiera di persone note
o sconosciute che hanno avvertito, sia nei
giorni precedenti sia il 15 agosto, una chiamata al servizio da parte del Signore. Un
grazie di cuore a tutta la comunità di S.
Germano. S. Ceteroni
UNA ^^PRIMA,, A S. GERMANO CHISONE
Il dramma su Lutero
di Giorgio Tourn
Illustrando il dramma di Giorgio Tourn
al vasto pubblico, raccolto in occasione del
15 agosto in un prato di S. Germano Chisone, il pastore Jallà ha messo in evidenza
il carattere « profetico » di questo lavoro su
Lutero.
Abbiamo visto infatti come anche un palco — piccolo palco improvvisato con quattro
assi e qualche pezzo di cartone — possa diventare un pulpito e un dramma — che sappiamo altrettanto « improvvisato » — possa
essere una predicazione, richiamo all’ubbidienza ed alla fedeltà della Parola di Dìo,
ubbidienza e fedeltà che non possono evitare
lotte e rischi.
L'autore ha presentato Lutero in tre « momenti » fondamentali della sua vita, tre tappe del cammino che ha portato il monaco
di Wittenberg verso la via più « aperta »
della Riforma : la sua crisi e la « scoperta
dell’Evangelo » — l’affare delle indulgenze
e le sue 95 tesi — la Dieta di Worms e il
suo « non posso altrimenti ».
Nella prima scena Lutero racconta aU‘amìco Spalatìno come sìa giunto alla nuova
conoscenza dell’Evangelo: a Ho trovato perchè Dio mi ha trovato, perchè mi ha cercato
e mi ha condotto alla luce ». « Intesi il significato dell'Evangelo a poco a poco, mi si
aprirono gli occhi come all'alba quando si
incomincia a vedere i contorni degli oggetti e
la luce penetra le cose. Intesi che cosa significava la giustizia di Dio commentando il
versetto dei Romani che dice: il giusto vivrà
per fede. Avevo cercato la mia giustizia men.
tre la ricevevo da Gesù e nello stesso tempo
scoprivo che Gesù non è giusto perchè condanna ma perchè salva... ».
Nella seconda scena ci troviamo sulla piaz.
za del Castello di Wittenberg, alla vigilia
della festa di Ognissanti ed ascoltiamo i
commenti del « popolo » sulle indulgenze, su
Tetzel, ed anche sulle nuove idee del dottor
Martino. Un contadino ha ascoltato tempo fa
una sua predica nella quale egli diceva che
{( la vera penitenza non è fatta di azioni esteriori ma è nel cuore; non importa che uno
faccia penitenze, pellegrinaggi, elemosine per
meritarsi il perdono, è la sua vita che deve
essere una penitenza per piacere a Dio... la
croce è il segno nostro di Cristiani e tutta
la vita è una croce, mentre quelli che cercano indulgenze cercano invano il perdono
di Dio ma solo la fuga dmmnti alla croce di
Cristo ».
Alla fine di questo atto Lutero affigge le
sue 95 tesi alla porta della Chiesa dì Wittenberg.
Nel terzo tempo siamo alla dieta imperiale di Worms: Carlo V sul trono, circondalo
da prìncipi c cavalieri. Fra le varie questioni da trattare, c'è anche Teretico Martin Lu.
tero da ascoltare una seconda volta. Il notaio che lo interroga cerca dì illuminare Lu.
tero sui suoi errori perchè li ritratti: « ...la
tua pretesa di essere giudicalo in base alla
Scrittura è la pretesa di tutti gli eretici... Come puoi supporre di essere l'unico che capisce il senso della Scrittura? ».
E la risposta chiara, univoca di Lutero:
a A meno di essere convinto con la Scrittura e con chiari argomenti — perchè non accetto l'autorità dei Papi e dei Concili che si
SEGUE
IN QUARTA
PAGINA
4
Pag. 4
N. 33 — 25 agosto 1967
Tempo di ravvedimento e di fede
(SEGUITO DA PAG. 1)
sua fine, intensifica i suoi attacchi
con la forza della disperazione. Perciò Gesù dice che nel tempo che precederà U Suo ritorno vi sarà tutta
un’esplosione di forze del male, l’iniquità sarà moltiplicata, vi saranno
guerre e rumori di guerre, nazione si
leverà contro nazione, vi saranno
sconvolgimenti nella natura che è
stata sottoposta alla vanità e porterà
in sè segni tragici di questa lotta degli
ultimi tempi.
Certo, il tempo nel quale viviamo,
con tutte le sue agitazioni, con g^uerre in atto e continue minacce di altre
guerre, con conflitti sociali sempre più
aspri, con tragiche manifestazioni di
disordine anche nella natura, ci può
far pensare che questi annunzi di Gesù si stiano compiendo ora, sotto i
nostri occhi, e che la storia del mondo attuale si stia ormai avviando verso la sua conclusione.
L’Evangelo dice che Dio soltanto
conosce il tempo Ch’Egli ha stabilito
per la fine, ma dice altresi che il tempo della lotta e del suo intensificarsi
(che è evidente ai giorni nostri) è ancora tempo di grazia, tempo della pazienza dì Dio in vista del ravvedimento e della salvezza degli uomini. Cosi
Regno si è avvicinato, Gesù chiama
dei discepoli, e li farà pescatori di uomini, apostoli: li manderà nel mondo
a predicare l’Evangelo del Regno.
Ancor oggi il Signore chiama la Sua
Chiesa, la quale non ha altro da offrire al suo Signore se non il servizio
come risposta di riconoscenza alla vocazione ricevuta.
Il Regno è venuto e viene non certo per volontà o meriti di uomini: essi possono soltanto riceverlo come grazia, mediante il ravvedimento e la
fede, e non possono dare altro che la
loro disponibilità : « Ricevendo un
Regno che non può essere smosso,
riteniamolo come graria, siamo riconoscenti », dice l’epistola agli Ebrei.
Le vere difficoltà della Chiesa, che
si ripresentano continuamente come
sintomi di una malattia cronica, e di
cui ogni anno si torna a parlare nelle
conferenze e nei sinodi, non sono necessariamente le difficoltà che vengono dal di fuori, per quanto forti possano essere talvolta, ma le difficoltà,
i problemi interni della Chiesa, anche
quelli che superficialmente si possono
giudicare secondari o di ordine meno
spirituale, devono avere come sfondo
il continuo ravvedimento della Chiesa, in vista di quella disponibilità che
il Signore richiede.
Echi delle giornate del Ciabas
sta scritto : « Il Signore non ritarda
Fadempimento della Sua promessa,
ma Egli è paziente verso voi, non
volendo che alcuni periscano, ma che
tutti giungano a ravvedersi. Perciò...
ritenete che la parienza del Signor
nostro è per la vostra salvezza »
(II Retro 3: 9, 15).
La Chiesa vive come strumento dell’annunzio del Regno, ma non può
dimenticare di essere, essa come il
mondo, sotto il giudizio del Regno che
annunzia.
Ravvedersi significa allora per la
Chiesa accettare il rimprovero del suo
Sig^nore per le tante infedeltà, per la
sua incoerenza nell’ annunziare il
mondo nuovo e nel continuare a seguire troppo facilmente pensieri e
sistemi della vecchia mentalità.
Ravvedersi significa per la Chiesa
prendere estremamente sul serio la
minaccia che il Signore rimuova il
candeliere, se, come l’antica Chiesa
di Eieso, pur avendo avuto costanza
nel tempo della persecuzione, la Chiesa può o^i perdere di vista l’essenziale, cioè l’amore vivo per il suo Sig^nore, e la fede e la speranza del Suo Regno.
E ravvedersi significa per la Chiesa
semplicemente la normalità, la « conditio sine qua non » per essere veramente Chiesa, e non un’associazione
qualsiasi.
Il ravvedimento consente alla Chiesa di evitare due forme di settarismo
che sono sempre presenti come tentazione: il privatizzare la vita della fede, come se la responsabilità dei credenti dovesse localizzarsi soltanto in
un tempio o nella loro cameretta; e
l’estremo opposto che è l’attivismo, il
fare, il voler portar fuori, nel mondo,
un Evangelo necessariamente sbiadito, sfuocato, se non è passato anzitutto e non passa continuamente attraverso ad una fede personale, viva. Nel
ravvedimento possiamo allora renderci conto che quello che riceviamo dal
Signore diviene veramente nostro solo nella misura in cui sappiamo comunicarlo e portarlo fuori, nel mondo; e col ravvedimento comprendiamo altresi che è inutile affannarsi a
voler portar fuori qualcosa se prima
non l’abbiamo effettivamente ricevuto
dalla presenza viva del Signore, nel
l’ascolto assiduo della Sua Parola, nel
l’adorazione, nella preghiera : e que
sto, nella comunità, con tutti i difet
ti che una comunità può avere. L’al
bero non può essere soltanto radice
nascosta; ma è pur necessario che la
radice sia sana affinchè l’albero possa
dar fuori i suoi frutti.
* * *
Dopo aver dato l’annunc’o che il
Culto radio
domenica 27 agosto
Pastore MANFREDI RONCHI
Roma
domenica 3 settembre
Pastore GINO CONTE
Torino
Il Signore chiama la Sua Chiesa a
servire la causa del Suo Regno secondo la varietà dei doni ch’Egli stesso
ha conferito a ciascuno.
* * *
A voi, cari Candidati, il Signore ha
rivolto una vocazione di cui ripetete
oggi la testimonianza, e che la Chiesa
riconosce mediante l’atto della consacrazione. Il Signore vi ha chiamati
al ministero della Parola, per dare
l’annunzio del tempo nuovo del Suo
Regno che si è compiuto e si compie:
e voi potrete riascoltare e seguire questa vocazione al ministero, e rinnovare la vostra disponibilità per l’opera
per la quale siete stati chiamati, solo
attraverso' al ravvedimento e alla fede di ogni giorno; in questa continua
presenza e speranza del Regno troverete la forza di cui avete bisogno, la
certezza che non siete stati voi a
scegliere questa via secondo i vostri
gusti, ma è il Signore che l’ha voluta
e scelta per voi; la certezza di essere
ambasciatori del Regno e dover quindi parlare ed agire con umiltà e con
franchezza perchè la vera autorità è
quella del Signore che manda; la certezza che quando il Signore chiama e
manda, EgU ripete e mantiene la Sua
premia : « Io sono con voi tutti i
g’orni, sino alla fine » ; « Si — dice Gesù — Io vengo tosto ».
PAOLO MARAUDA
Il dramina su Lutero
di Lliorgio Tonni
(SEGUITO DA PAG. 3)
sono contraddetti l'un l’altro — la mia coscienza è vincolata alla Parola di Dio. Non
posso e non voglio ritrattare nulla perchè
non è giusto nè salutare andare contro coscienza. Che Dio mi aiuti. Questa è la mia
risoluzione ora, non posso altrimenti ».
L'atto termina con la confessione di fedeltà alla Chiesa Romana da parte dell’imperatore e la condanna al rogo di Lutero.
A parte il primo atto, dove il racconto
di Lutero a Spalatino si svolge in forma di
un monologo piuttosto che di un vero dialogo, che per la lunghezza e « staticità » scenica riesce un tantino pesante allo spettatore,
il resto del dramma è teatralmente molto va.
lido a nostro giudizio.
Lutero non è messo sul piedistallo del mito ma posto nel vivo del contesto storico del
tempo e reso in maniera « contemporanea »,
tanto da trasmettere la forza drammatica insita nella sua persona dapprima e nell avvicendarsi dei fatti storici poi.
Molto valida teatralmente ci sembra inhne la figura di Hans, il calzolaio che, con le
scarpe buttate sulle spalle e il lungo grembiule di cuoio, ci mette a nostro agio nel
salto di quattro secoli e ci mette al corrente
dei fatti intercorsi fra un atto e l'altro.
Invenzione brillante, questa di Hans, di
un neo-drammaturgo, il cui lavoro merita
di essere rappresentato anche fuori dagli am.
hienti delle nostre filodrammatiche — sempre valide ed apprezzate — ma pur sempre
insufficienti perchè limitate alla « parrocchia »! Giuliana Pascal
(SEGUITO DA PAG. 1)
IL MESSAGGIO ATTUALE
DELLA CHIESA
Concludeva la prima mattinata il pastore
Ermanno Rostan ; Il messaggio attuale della Chiesa. Senza negare altre dimensioni
della testimonianza e della predicazione cristiana. rifiutava però la concentrazione
d’interesse esclusivo sull’homo oeconomicus, insistendo sulla necessità di parlare
•àW'uomo, che accanto a problemi sociali
ha anche e soprattutto problemi personali
di sofferenza, di solitudine, di angoscia; per
parlare a tutto l'uomo — ed è giusto e indispensabile che sia così — bisogna tener
conto anche di questo lato, di questo lato
soprattutto, nella nostra società sempre più
massificata, tanto più che il messaggio dell’Evangelo è rivolto all’uomo come un appello personale; e soprattutto, il problema
primo, o ultimo, è quello del rapporto fra
Dio e l'uomo, e nella prospettiva biblica la
dimensione verticale prevale su quella orizzontale, la precede (« il primo, grande comandamento... »), la determina certo pure.
La discussione del primo pomeriggio,
amplissima, è stata tuttavia di interesse limitato, poiché non si sono veramente affrontati i problemi di fondo e, come qualcuno ha notato, tutti sono stati troppo
cauti e gentili, ingenerando nel complesso
un certo senso di noia...
Hs ♦ ♦ ‘
La seconda giornata è iniziata con un
breve culto presieduto dal « moderatore »
di turno, il past. Aldo Comba. Un partecipante, ricordando il «primo Ciabas», aveva giustamente fatto notare l’esigenza di
porre in questa luce e in quest’atmosfera
le riunioni e molto opportunamente il pastore Comba ha letto e brevemente commentato il passo di 1 Cor. 3: 10 ss., sull’unico fondamento e i vari modi di costruirvi su : « badi ciascuno come vi edifica sopra ».
LA DIACONIA
NELL’EV ANGELO
Il past. Giorgio Tourn presentava La diaconia nell Evangelo: un ampio e interessante studio biblico, di cui ricordiamo in particolare la conclusione, a commento del
classico passo sul « giudizio » (Matteo 25).
Quivi appare, nell’insegnamento di Cristo,
quella che il Tourn, sulle tracce del Preiss,
ha definito « una mistica giuridica » : è il
Figlio dell’uomo che si sostituisce all’uomo, non l’uomo che si trasfigura in Figlio
dell’uomo, come intende invece ogni altra
mistica. È appena necessario sottolineare
l’importanza di questa notazione : è qui in
gioco tutto il problema dell’umanesimo, in
che senso la chiesa possa o non possa
aprirvisi. La teologia cattolica attuale vi si
apre e lo accoglie largamente — come si
può vedere — in base alla sua teologia
della incarnazione e della risurrezione: incarnandosi il Cristo ha assunto la vita dell’uomo e nella sua risurrezione l’ha trasfigurata. Ma in questa linea si trascura, in
fondo, la categoria fondamentale che la
Riforma ha riscoperto nella testimonianza
apostolica: la categoria del giudizio, della
croce. Il Cristo è presente nell’uomo non
perchè si è incarnato, ma perchè per lui è
morto sulla croce: lì e lì soltanto si è
giocata la redenzione vicaria, in quanto lì
è stato pronunciato il definitivo giudizio
sull’uomo.
LA CHIESA IN UNA SITUAZIONE
DI CRISI ECONOMICA
E SOCIALE
Seguiva la relazione del past. Pierluigi
falla; La Chiesa in una situazione di crisi
economica e sodale. Constatata la necessità che l’opera di assistenza della Chiesa
non si limiti alla cura dei malati, dei feriti,
ecc., ma si estenda risalendo alle cause dei
mali sociali,- ha però sottolineato la necessità che proprio in questa azione la Chiesa
si qualifichi e ;i si distingua come Chiesa,
cioè in base al fondamento della propria
opera; altrimenti, nell’economia moderna
vi sono già fin troppo idoli. Ma come si distinguerà? Non vi è una dottrina economico-sociale permanentemente valida, tanto meno una dottrina « cristiana ». Si
tratta forse di demistificare l’ineluttabilità
dei 0 fatti » : spesso dietro ad essi vi sono
piecise decisioni e quindi responsabilità
umane, ovvero linee errate, pure tecnicamente; e in tali casi un compito urgente è
la ricerca umile, paziente e faticosa di
<1 dati ». liberati dalle scorze mitologiche.
Uno degli elementi che la coscienza crist'ana non può ignorare è comunque la
concupiscenza del potere, universale, tanto che può rendere condizionabile e strumentalizzabile da parte di forze politiche
che vi hanno interesse anche il più modesto
manovale. Si tratta poi, per il cristiano, di
individuare ciò che è necessario e ciò che
è superfluo. Infine, nella situazione attuale,
non si può parlare solo di divisioni
(G. Bouchard), ma pure di allineamenti di
massa; e, elemento più importante, occorre essere attenti al fatto che il potere sembra largamente passare alla burocrazia.
Compito della Chiesa è lavorare a creare
uomini che abbiano un nuovo senso del
« possesso » e dare una testimonianza di
« gratuità » — in campo economico, morale. di potere — segno di contraddizione
nel nostro mondo.
VALIDITÀ’ E SENSO
DELLE OPERE SOCIALI
DELLA CHIESA
Concludeva le esposizioni della seconda
mattinata il dott. Guido Ribet (Validità e
senso delle opere sociali della Chiesa), che
iniziava dando un cenno storico sui nostri
istituti assistenziali, sorti quasi tutti nella
seconda metà del secolo scorso (mentre attualmente è ripreso più vivo l’interesse per
istituti d'istruzione o parascolastici). Sono
stati determinati dalla carente situazione
ambientale e dalla componente sociale del
« Risveglio », sia per le iniziative personali che li hanno creati che per la disponibilità di personale con vivo spirito vocazionale ante litteram. nonché da una notevole
collaborazione interecclesiastica da parte di
Chiese sorelle. Il tema sembrerebbe porre
almeno in forma interrogativa il problema
della validità attuale di questi istituti. II
dott. Ribet ha esposto sinceramente le
osservazioni che accrediterebbero una risposta negativa ;
1) quegli istituti sono sorti in condizioni di necessità, per una carenza dello
Stato di allora;
2) oggi un servizio efficace implica
un'attrezzatura che sia sufficientemente competitiva;
3) l'evolversi rapidissimo della scienza
medica implica una specializzazione sempre maggiore e quindi la necessità di una
larga équipe sanitaria;
4) vi è la questione — ancora aperta —
della riforma ospedaliera.
Si tratta indubbiamente di questioni complesse, ma che non sembrano impossibili a
risolversi; le necessità sono: l» capitale, 2»
équipe di medici valdesi; 3° possibilità di
richiedere e esigere la collaborazione strettissima dei vari enti; ma soprattutto 4° il
personale: in tal senso va accuratamente
studiata e tempestivamente attuata la proposta di creazione di un centro diaconale,
oltre che di un organo di collegamento fra
coloro che sono impegnati in questo servizio.
+ ♦ *
Mi è abbastanza diffìcile, invece, riferire
sulla discussione, assai ampia e a tratti vivace, che ha occupato due interi pomeriggi, che ha avuto momenti di alto interesse,
in cui molti si sono impegnati, ma che
non mi pare abbia condotto a quella chiarificazione reciproca che, nell’ intenzione
degli orgaiiizzatori e certo dei numerosi
partecipanti', avrebbe dovuto costituire il
frutto di queste giornate. Si -otrebbe dire
che chiarificazione c’è stata, e cioè che le
diversità, le divergenze, al limite le divisioni in mezzo a noi sono più profonde ancora di quel che già si avverta quotidianamente. Ma forse neanche questo può essere affermato con sicurezza, perchè molti interrogativi sono in quella sede rimasti senza risposta.
Posso qui semplicemente accennare ad
alcune idee espresse. V. Subilia: È stato
detto che il nostro è il tempo dei significati perduti : ad es., si parla molto di
i< testimonianza », ma non di rado a sproposito, perchè vi è testimonianza cristiana solo quando è resa esplicitamente a
Cristo, secondo il referto del Nuovo Testamento. Ancora: i dati delle analisi di
Marx, Freud, Nietzsche sono dei dati, da
cui non si può prescindere, ma che vanno
ripensati criticamente, con critica evangelica; non possiamo semplicemente sostituirli ai « dati » precedenti, da essi criticati; non di rado pare che l’analisi sociologica della nostra sinistra proceda come
su dati scientifici indiscutibili, e quasi come se dovessimo giungere a una chiesa
di tipo classista, sezione cristiana del
movimento operaio; qual'è allora la speranza evangelica dèlia Chiesa? è questo
l’Evangelo? è questo tutto l’Evangelo?
sono queste le istanze più importanti dell’Evangelo? — Giorgio Peyronel ha contestato anch’egli la metodologia di questa corrente nelle nostre comunità, notando che economia '2 sociologia, discipline
fino a ieri considerate umanistiche, stanno acquistando un carattere serripre più
scientifico, sottoposte quindi alla critica
rigorosa del metodo sperimentale. —
Enrico Pascal: la nostra generazione è
stata oberata di « rivelazioni » (da Marx
a Freud, ecc.), ma si è venuta attenuando
la tensione fra le rivelazioni e la rivelazione, — Giorgio Girardet: il mondo a
cui dobbiam.o predicare è profondamente
diverso da quel che c’immaginiamo nelle
nostre chiese; per questo una parte delia
chiesa è in fase di ricerca e pensa che
le stesse classiche risposte degli uomini
della Riforma oggi, in un contesto storico, culturale e sociale del tutto diverso,
non ci servano più. — Giorgio Bouchard : noi non vogliamo una chiesa di
tipo classista: viviamo in una chiesa di
tipo classista. — Ermanno Rostan : molto del nostro « impegno » è in realtà una
fuga dalla responsabilità dell’annuncio;
la riconciliazione di tutti e di ogni uomo
deve cominciare in linea verticale, con il
Signore. Riconosco che questi accenni sono troppo frammentari e parziali
Come si può vedere, anche da questi
semplici accenni, non si è trovato non
dico un minimo común denominatore —
la comunione della fede, della speranza,
dell'agape attiva non può ridursi a questo — ma un vero incontro. Eppure, anche in questo insuccesso, le giornate sono
state utili; anche se non ci siamo veramente compresi, ci siamo parlati ed
ascoltati, il che non .sempre avviene. E
speriamo che questa discussione continui,
si approfondisca, e ci decidiamo a ountualizzarla sui motivi di fondo. suWunum
necessarium della chiesa, se ancora siamo
li Goiild di Firenze cerca personale
L'Lstituto Evangelico per ragazzi E. Gould
segnala che a partire dal settembre pressi,
mo è disponibile un posto per uomo di fatica anche con mansioni di autista, senza carico di famiglia.
I salari e le assicurazioni sono quelli previsti per il personale di convivenze, vitto e
alloggio compresi; il trattamento familiare
ed il carattere dcH’Opera favoriscono chi proviene da ambiente evangelico e chi desidera
fare del proprio lavoro un'occasione di servizio. Indirizzare le domande ed eventuali
referenze a : Direzione Istituto Gould, via
de' Serragli 49 - Firenze.
in grado di identificarlo allo stesso modo.
Penso di sì.
Gino Cqnte
RINGRAZIAMENTO
Le sorelle ed i nipoti del
Cav. Carlo Giocherò
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore. Esprimono
la loro riconoscenza, in modo particolare, al Pastore Cipriano Tourn, all’Amministrazione Comunale di Inverso Rinasca ed alle Associazioni.
Inverso Pinasca, luglio 1967
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Paolo Davit
profondamente commossi per ia grande dimostrazione di simpatia, ringraziano quanti hanno voluto prendere
parte al loro lutto.
Un ringraziamento particolare rivolgono alla Direttrice e personale delTOspedale 'Valdese; ai Dott.ri De Bettini, Pellizzaro, Gardiol e Coucourde,
ai pastori Sigg. Micol e Sonelli, ai
Combattenti e Gruppo A.N.A. di Villar Pellice, alle Maestranze Crumiere.
Inoltre ringraziano vivamente, la famiglia del Signor Stefano Cayru; i
coniugi Janavel, la Signora Ciesch
che ha suonato un inno d’occasione
in chiesa e tutti coloro che sono
stati di aiuto durante la sua malatiia.
Villar Penice, 25 agosto 1967.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Piacentini-Revel ringrazia il Moderatore, i pastori e tutti i
membri di chiesa che hanno voluto
prender parte al suo dolore per la dipartita di
Mano Piacentini
Torre Pellice, 7 agosto 1967.
Il a piu au Seigneur de rappelé, à
Lui
Monsieur
Jean Deglon
décédé subitement le 10 Août 1967, Le
service funèbre a eu lieu au Temple
protestant de Thiers (Puy-de-Dcrie)
le 14 Août à 16 heures.
« Heureux dès à présent les
morts qui meurent dans le ' eigneur... à fin qu’ils se reposent
de leurs travaux, car leurs c ouvres les suivent ».
(Apoc. 14: Uil
25 août 1967.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Emma Toggwiler
ved. Pons
profondamente commossa per la .simpatia e l’affetto testimoniati alla fi ro
Cara, ringrazia tutti coloro che di ; ersona, con l’invio di fiori e con messaggi, hanno voluto prendere parte al
suo grande dolore. Un ringraziamento
particolare ai Pastori Signori G. Bi>go
e P. Ricca per la loro assistenza e i
loro messaggi di consolazione e di -speranza, al Dott. P. Pellizzaro e al Professor D. Varese per le cure prestate.
« Io ho pazientemente aspettato
TEterno ed Egli s’è inclinato a
me ed ha ascoltato il mio grido »
(Salmo 40, V. 1).
Luserna S. Giovanni, 11 agosto 1967.
RINGRAZIAMENTO
« Egli darà pace all’anima mia »
(Salmo 55: 18)
Il giorno 8 agosto è mancato
Alfredo Peyrot
La famiglia ringrazia sentitamente
i Sanitari ed il personale dell’Ospedale Evangelico di Torino, i pastori
Ayassot e Bogo e tutti quanti hanno
dimostrato simpatia ed affetto al loro
caro.
Luserna S. Giovanni, 10 agosto 1967.
Direttore resp. ; Gino Conte
Keg. al Tribunale di Pinerolo
n. 17.S. 8-7-19fi0
Tip. .Subalpina s.p.a. . Terre Pellice (Toì
PRnsinne Balneiiro
l/aidese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali