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Anno 127 - n. 8
22 febbraio 1991
L. 1.200
Sped, abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
URSS
Il sì della
Lituania
Gorbaciov aveva criticato con
forza nel mese di marzo dell’an
no scorso la decisione del Par
lamento lituano di dichiarare in
dipendente il paese. L’atto di in
dipendenza per Gorbaciov era il
legale e non democratico. Infat
ti secondo la legge dell’URSS le
procedure per Tindipendenza di
una repubblica della federazione
erano diverse: il processo che
porta all’indipendenza, secondo
«la legge di secessione» votata
a Mosca l’anno scorso, passa per
un referendum. Non è però quello organizzato dal Parlamento di
Vilnius domenica 10 febbraio. E’
un referendum generalizzato in
tutta rUnione Sovietica, il 17
marzo prossimo.
Per questo le autorità di Vilnius hanno definito il loro referendum un sondaggio. I risultati sono comunque li: sono andati a votare l’84,4% degli aventi diritto e di questi il 90,5%
ha detto « sì » all’indipendenza.
Per gli indipendentisti lituani
si tratta del secondo successo in
im anno: nel marzo del ’90 erano andati a votare per le elezioni del Parlamento l’86% degli
elettori che aveva dato la maggioranza parlamentare agli indipendentisti di Landsbergis. Oggi il 90,5% dei votanti ha detto
« sì » alla questione: « Siete per
uno stato lituano, per uíia repubblica indipendente e democratica? ».
Il risultato elettorale è probabilmente anche il frutto della
reazione popolare alle attività
del cosiddetto «comitato di salvezza nazionale » che nei mesi
scorsi aveva duramente attaccato il governo e soprattutto una
reazione ai tragici awenhnenti
del 13 gennaio, quando l’immagine pacifica della perestrojka
di Gorbaciov si era trasformata nell’assalto armato dei paracadutisti alla torre della televisione lituana.
Lo sconfitto appare indiscutibilmente Gorbaciov. I risultati
elettorali significano che ormai
l’opinione pubblica dei paesi baltici si è radicalizzata e vuole
uscire dall’Unione Sovietica. Lo
stesso esercito sovietico che ha
tentato il colpo di forza ora si
trova sconfitto dall’esito del voto.
Si farà ancora il referendmn
voluto da Gorbaciov U 17 marzo? A Gorby che chiede che tutto sia fatto con la legge sovietica i lituani rispondono che loro non hanno mai fatto parte,
con una decisione democratica,
dell’Unione, che sono stati costretti ad essere una repubblica
deU’URSS e che non riconoscono perciò la legge sovietica della secessione.
La Lituania è ormai, a livello internazionale, una repubblica indipendente e come tale
riconosciuta da vari stati tra cui
la Cecoslovacchia. Le condizioni
poste dairURSS per l’indipendenza non possono più essere
accettate e dovranno essere avviati dei negoziati. Sarebbe la
delegittimazione dell’URSS: Gorbaciov non può farlo.
Siamo cioè in un’impasse. La
soluzione potrà essere trovata
politicamente se il movimento
indipendentista lituano troverà i
necessari appoggi e collegamenti col movimento democratico
russo. Landsbergis ed Eltsin si
parleranno?
G. G.
GUERRA: LINEA DIRETTA — 4
Vivere sotto il coprifuoco
La vita quotidiana a Ramallah, nei Territori occupati, nel racconto di una professoressa delI Università di Bir Zeit, chiusa già da tre anni - La tragica condizione della popolazione
I grandi giornali e le televisioni hanno i loro inviati sui campi
di battaglia, i corrispondenti daUe capitali, esperti. Eppure, quale
che sia l’impegno dei giornalisti, l’informazione pare forzata in
grandi blocchi contrapposti. Il servizio che il nostro giornale vuole
rendere, senza pretese, è di ricercare testimonianze dirette di quella grande varietà e complessità di protagonisti e posizioni spesso
sacrificate alle scelte di bandiera, ma che possono aiutarci a meglio capire cosa stia accadendo e come poterne uscire.
Questo quarto incontro con
protagonisti diretti o indiretti del conflitto mediorientale ci
porta la voce di un’abitante dei
territori palestinesi occupati. Ringraziamo Hanan Mikhail Asharawi, che abbiamo raggiunto telefonicamente venerdì 15 febbraio
a Ramallah (Cisgiordania) , per
l’intervista che ha voluto gentilmente concedere al nostro giornale. La professoressa Hanan Mikhail Asharawi è docente del Dipartimento d’arte dell’Università
di Bir Zeit, chiusa dall’87, come
la quasi totalità delle strutture
educative palestinesi, di cui è
stata anche preside, e personaggio di rilievo nazionale e internazionale della sua gente.
(Sandro Sarti)
Le notizie sulla situazione nell’area che ci giungono sono scarse
e spesso datate, filtrate. Questa
telefonata è per chiederle notizie
immediate, dirette su ciò che sta
accadendo, sulla vita quotidiana
della popolazione, sui suoi sentimenti.
Qui si vive sotto il coprifuoco,
e in molti campi profughi e in
molte zone il coprifuoco dura da
prima della guerra '[dall’inizio
dei bombardamenti in Iraq, il
IV gennaio, ndr].
Da prima della guerra? Le informazioni qui dicevano dàll’inizio...
No, da prima della guerra quasi
ovunque. In alcune località il coprifuoco viene sospeso ogni due
o tre giorni, per poche ore. Nelrinsieme la situazione è tragica,
perché ci sono zone intere dove
la gente dipende dal lavoro quotidiano [esterno] per procurarsi
di che vivere, zone in cui la gente
non ha abbastanza da mangiare,
e l’ACNUR [l’Alto commissariato
deirONU per i rifugiati] non è
in grado di fornire il minimo indispensabile alla sopravvivenza.
Ci sono situazioni molto gravi a
livello medico, per la mancanza
XVII FEBBRAIO
Un avvenire e una speranza
« Queste sono le parole deUa lettera che 11 profeta Geremia mandò da Gerusalemme...» (Geremia 29: 1).
Siamo nell’anno 594 avanti Cristo: Gerusalemme
è ancora in piedi e si stringe intorno al suo ultimo, pallido re: Sedekia. Ma molti ebrei sono già
laggiù, a Babilonia, trasferiti in residenza coatta,
ostaggi del gran re; non sono in prigione né in
miseria: sono semplicemente degli ostaggi del disegno imperiale di Nebucadnetsar. Possono pregare
e discutere tra di loro, ma spiritualmente sono
ormai degli' apolidi: vivono lontani dal Tempio
(Salmo 137!), vivono in una terra impura, condizionata dai poteri pagani e dalla loro ideologia.
In questa situazione logorante, tra gli esuli hanno preso piede due atteggiamenti opposti. Qualcuno si deprime, molti si buttano su speranze esaltate: presto l’Eterno dispiegherà tutto il suo potere a favore dei suoi eletti, che potranno vincere
nella storia e tornare trionfanti a Gerusalemme (alcuni profeti alimentano questa esaltazione, v. 9).
Paradossalmente, questi due atteggiamenti opposti
hanno lo stesso risultato pratico: una completa
passività. Passivi sono i depressi, ma passivi sono
anche gli esaltati.
Ed è proprio contro questa passività che si dirige la lettera di Geremia; essa comincia (v. 4) in
modo molto solenne: « Così parla l’Etemo ». E'
bene non dimenticare che l’Eterno regna: l’Eterno,
e non Nebucadnetsar governa la storia, anche la
storia di quella Babilonia il cui nome è sinonimo
di « confusione ».
Sulla base di questa certezza. Geremia dà agli
esuli un comandamento sorprendente fw. 5-7):
non rinunciate a costruire delle case, col pretesto
che presto dovrete lasciarle; piantate dei giardini,
anche se non siete sicuri di goderne i frutti; generate dei figli, senza pensare che la loro esistenza
sarà precaria. Soprattutto quest’ultimo comandamento è sorprendente: nel pieno d'una crisi storica
senza uguali, Geremia ha il coraggio di ripetere
l’ordine di Genesi 1: 28: « Moltiplicate là dove siete,
e non diminuite! » (v. 5). Il riferimento alla creazione è molto chiaro: non pensate che il potere
creativo di Dio cessi o dirninuisca solo perché voi
attraversate una grave crisi. Anzi, è proprio nelle
crisi storiche che Dio manifesta, attraverso di voi,
la sua potenza creatrice.
Su questa base di fiducia e di speranza Geremia
fa poi un ulteriore passo avanti e invita gli esi
liati a superare il consueto lealismo patriottico:
« Cercate il bene della città dove vi ho fatti menare
in cattività, e pregate l’Eterno per essa: perché
dal bene di questa città dipende il vostro bene »
fv. 7). Questa non è di certo una esortazione al
conformismo; Geremia non invita gli esuli a onorare gli dei di Babilonia, ma a pregare l’Eterno in
Babilonia e per Babilonia. Geremia invita cioè
i credenti a superare il carattere ostico delle novità della storia e le stesse sconfitte politiche di
Israele per indovinare, nelle pieghe della storia, lo
svolgersi di un più ampio disegno di Dio. Bisogna
vivere a Babilonia, imparare a pregare e a costruire
una comunità in un mondo interamente nuovo e
largamente inatteso.
Solo dopo aver accettato di vivere in Babilonia
ci si può aprire sobriamente all’avvenire: l’esilio
non durerà sempre e quando il tempo sarà compiuto (V. 10), l’Eterno « visiterà il suo popolo » e gli
permetterà di vivere nuovamente intorno all’amata
Gerusalemme « poiché io so i pensieri che medito
per voi », dice l’Eterno (v. 11). Mentre i suoi affrontano le dolorose e impreviste prove della storia,
l’Eterno medita dei pensieri per loro; e sono pensieri di pace e non di male fv, 11).
L’Eterno governa la storia del suo popolo con
amore e intelligenza, egli offre essenzialmente due
cose:
un avvenire e una speranza, cioè delle condizioni
di vita che gli permettano di costruire delle cose
valide, di durare nella storia;
una comunione d’amore («mi cercherete e mi
troverete», v. 13). Proprio la futura libertà di tornare a Gerusalemme non significherà un ritorno
al passato, ma l’inizio di un’epoca interamente
nuova: l’epoca in cui la fede d’Israele assumerà
nella teoria e nella prassi una dimensione di universalità, una fede non legata a santuari ma scolpita nel cuore di milioni di uomini dispersi e riuniti
che forrneranno una comunità indistruttibile. La
comunità,^ noi diciamo, di Gesù Cristo, che accetta
di partecipare alle responsabilità politiche del tempo presente («Babilonia»), ma che ha sempre
aperte davanti a sé le vie dell’avvenire.
Voglia il Signore che anche la crisi spaventévole che stiamo attraversando ci aiuti a guadagnare una nuova dimensione di universalità per la nostra fede, sul fondamento della inesauribile grazia
di Dio e della sua inesausta creatività.
Giorgio Bouchard
di cure adeguate per pazienti
affetti da malattie croniche, come
il cancro, o problemi renali o
cardiaci. Inoltre abbiamo la
quasi totale distruzione dell'economia, di quel poco che abbiamo
di piccole fabbriche e industrie.
E tutte le scuole, istituzioni accademiche e università sono state
chiuse.
E in questi giorni, direttamente?
Oggi come oggi i[rintervista avveniva tre giorni dopo l’episodio
della strage del rifugio di Al-Ameryeh, a Baghdad] siamo sotto il
coprifuoco e ci sono tre giorni
di lutto per i civili iracheni uccisi
ad Al-Ameryeh. Cioè, anche se
sospendono per qualche ora il
coprifuoco nessuno esce di casa
in segno di solidarietà umana con
chi viene ucciso e con le famiglie
degli uccisi sotto i bombardamenti. La reazione qui è di grandissima indignazione e dolore per
1 uccisione di donne e bambini.
Non crediamo minimamente che
gli americani abbiano veramente
pensato che si trattasse di un rifugio militare, lo sanno tutti che
si trattava di un rifugio civile e
I tentativi di razionalizzare o
spiegare quelle uccisioni, il massacro, come un attacco a un rifugio militare significano aggiimgere insulto al danno. Secondo noi
dovrebbero almeno ammettere di
aver fatto imo sbaglio... ma continuano a insistere che era un
obiettivo militare mentre chiunque sia sano di mente sa che era
civile...
Parlando in termini immediati,
questa è la reazione generale della gente?
Sì, c’è un tremendo senso di
dolore e di rabbia. Siamo anche
profondamente urtati per il modo
in cui gli iracheni, gli arabi, i
palestinesi sono stati disumanizzati: vengono trattati in maniera
razzista, come se non avessimo
sentimenti per gli altri esseri
umani o non ci curassimo della
vita umana.
Ci parli ancora della situazione
del coprifuoco. Come fanno quelli
che devono andare a lavorare?
Bene, quello che gli hanno fatto, e anche questo è razzismo, è
stato di selezionare qualche migliaio di lavoratori, dicono quattromila, ma non conosco il numero esatto. A questi danno dei
permessi e li caricano su dei bus
per portarli a lavorare in cantieri
edili o a raccogliere frutta. Gli
altri, cioè la stragrande maggioranza di oltre centomila lavoratori, non hanno né lavoro né permesso per muoversi. Caricano sui
bus per andare a lavorare solo
quei pochi che scelgono e a cui
danno un permesso. E’ come in
Sud Africa, se non peggio.
Ma con le difficoltà che ci sono
per procurarsi da mangiare, per
trovarne, per andare nei campi,
come fa la gente? Sembra impos
Intervista a cura di
Sandro Sarti
(continua a pag. 12)
2
g-uerra nel Golfo
22 febbraio 1991
PER UN DIALOGO TRA LE RELIGIONI
L’AZIONE DELL’ACNUR
Dio non è un generale
Di fronte agli integralismi e ad un passato di intolleranza e violenze, occorre riscoprire il messaggio d’amore contenuto nei testi
Il triste aumentare dell’odio a
cui assistiamo nel Medio Oriente interpella tutti i credenti delle tre religioni che discendono
da Abramo. Si rendono necessari, allo stesso tempo, una serie
di chiarimenti, un esame di coscienza e la ricerca di una soluzione pacifica, cose che passano probabilmente attraverso
qualche lacerante revisione teologica.
Il monoteismo che discende da
Abramo, fonte comune dell’Islam
come deirOccidente giudeo-cristiano, assomiglia ad un razzo
a tre stadi. Cronologicamente il
giudaismo è stato come la rampa
di lancio per il cristianesimo,
prima che l'Islam fosse messo
in orbita. Ma il paragone si ferma qui: paradossalmente, mentre la riuscita del lancio di im
razzo richiede la separazione dei
componenti, il razzo che viene
da Àbramo può esistere solo se
essi restano solidali.
Cioè esattamente il contrario
di ciò che si è verificato nella
storia: le religioni si sono costituite sul principio della separazione, e più precisamente dell’esecrazione. La Torah ha messo l’accento sulla separazione
dal paganesimo; il cristianesimo
sul rifiuto o comunque sulla « caducità » del giudaismo, sorta di
paleomonoteismo che Cristo è
venuto a compiere e portare a
termine (ciò che la dice lunga
più di qualsiasi discorso). Infine, nell’Islam, Maometto viene
presentato come « sigillo della
profezia », compimento ultimo
delle archeorivelazioni che furono il giudaismo e il cristianesimo.
Un « peccato
originale »
Queste diverse concezioni erano fatalmente destinate a produrre il settarismo, l’intolleranza e la violenza. Di questo peccato originale nessuno è innocente; e i figli di Abramo hanno ai loro « attivo » una bella
serie di « guerre sante »: gli ebrei quando conquistarono Canaan, i cristiani con le crociate, con i catari, con la notte di
San Bartolomeo, e tutti quanti
(in it. nel testo, ndr); infine
l’Islam, quando si accinse alla
conquista dell’Africa.
Per non cadere nel manicheismo osserveremo che questo rifiuto fondamentale del diritto
dell’altro all’esistenza era qualche volta mitigato dalle strutture di accoglienza; la Torah impone, a cinquanta riprese, di rispettare e anche di amare lo
straniero; i papi elogiavano lo
svilimento degli ebrei, ma proibivano di ucciderli; e nell’Islam
le minoranze ebraiche e cristiane beneficiavano dello status di
« dhimmis », i « protetti » dall’Islam.
Tuttavia nella maggior parte
dei casi si trattava di un comportamento di accondiscendenza,
ambiguo, fondato più sugli interessi politici o economici che non
sul riconoscimento dell’altro. In
generale, con proporaioni ed effetti variabili a seconda della
comunità e delle epoche, la « diabolizznzione » di colui che ha un
altro credo è un tratto comune alle tre religioni monoteiste.
Ed essa si esprime con un ricco vocabolario di esecrazione:
maledetti, deicidi, « paria », infedeli, impuri.
I due primi stadi del razzo
sembrano essersi rinsaldati. Il
Concilio Vaticano II ha costituito non solo una svolta decisiva nelle relazioni giudeo-cristiane ma soprattutto un cambiamento nello sguardo che il cattolicesimo getta oggi sulle altre
religioni, come un’accettazione
di un pluralismo religioso. Per
il giudaismo, che non ha mai
preteso di essere una religione
universale e che si proibisce qualunque proselitismo, il pluralismo andava da sé. Per il cattolicesimo si trattava di una rivoluzione fondamentale, foriera
delle più grandi speranze, che induce al rispetto.
La sola questione che importa oggi, e che determinerà sicuramente Tawenire della nostra
povera umanità malata di intolleranza, è di sapere se una simile revisione sia possibile in
seno alTIslam. Lo sappiamo, ma
niente è più difficile, per un credente, che l’aderire senza riserve alla propria verità senza per
questo considerarla come superiore, se non esclusiva, e ammettere Tassoluta legittimità del
credo altrui. E tuttavia sarà necessario arrivare proprio a questo.
Per conto mio rifiuto di vedere nell’Islam (per parafrasare
una celebre formula) solo un popolo « poco sicuro di se stesso,
dominatore e conquistatore ».
Non ignoro né i testi del Corano, non sempre improntati all’irenismo, né le mentalità collettive. Ma dei testi terribili, razzisti e settari se ne trovano proprio in tutte le tradizioni religiose. L’imico avvenire per le
religioni sta nel fatto che i loro
responsabili imparino ad andare oltre questi testi, e a rifiutarli, nel nome stesso del progresso della coscienza religiosa.
Nel Concilio Vaticano II il cattolicesimo ha soppresso la preghiera per i « perfidi giudei » —
perfidi, cioè infedeli — che aveva tanto contribuito a forcare
un’immagine negativa degli ebrei. E’ solo un sogno immaginare che l’IsIam possa, a sua
volta, cambiare linguaggio nei
confronti degli « infedeli »? In
disprezzo di tutte le caricature
che se ne fanno, il nocciolo du
ro della fede islamica non è né
l’odio né la violenza. Rimango
convinto che dall’intimo della religiosità musulmana possono risorgere i soli valori che meritano di essere chiamati religiosi:
rispetto della vita, amore per il
prossimo ma anche per chi è
lontano, generosità e ospitalità,
fondati sulla fede in quel Dio
che i musulmani, come gli ebrei,
chiamano prima di tutto il Misericordioso.
Che lo si chiami Allah o l’Ineffabile, non è forse il Dio di noi
tutti, Dio che non possiamo ri
durre a un dio tribale o a un
generale? Dio d’amore, che né
la morte degli ebrei né quella
degli arabi potrebbero far gioire? E' un Dio tradito dai suoi
— o da quelli che tali pretendono di essere — quando l’invocano per uccidere. Sarei indegno di proclamarmi credente se
oggi non mi sentissi, in questa
guerra, solidale con la sofferenza araba come con la soffererrza
ebraica, con le vittime innocenti di Baghdad come con quelle
di Tel Aviv.
Pace delle armi,
pace delle anime
Perché la ragione ritrovi i suoi
diritti bisognerà che si risolvano i problemi politici e che
israeliani, palestinesi e arabi possano finalmente aprire un vero
dialogo. Ma se la pace delle
armi esige una conferenza politica, essa non sarà sufficiente per
suscitare la pace delle anime.
Per questo mi pare indispensabile una conferenza internazionale dei figli di Abramo. Essa
dovrebbe riunire i più alti rappresentanti delle tre religioni e
ricercare i fondamenti teologici
di un vero pluralismo religioso.
Si tratterà nientemeno che di
incidere, su nuove tavole della
fede, alcuni comandamenti fondamentali come questi: la rivelazione che viene da Abramo si
è scissa in tre frammenti che
hanno la stessa legittimità; la
verità è una e divisibile; occorre distruggere l’arsenale di esecrazione accumulato nel corso
dei secoli e ritrovare l’autentico messaggio d’amore che costituisce il centro della Torah, del
Nuovo Testamento e del Corano.
Posto come arbitro fra ebrei
e musulmani, è al mondo cristiano — al Vaticano e al Consiglio
ecumenico delle chiese — che
tocca prendere, nel più breve
termine, l’iniziativa di questa
conferenza. Questa vera rivoluzione spirituale — la sola che
non sia un’esca o una trappola
per i popoli — costituirebbe, per
riprendere un termine di moda,
la sola « rivincita di Dio » accettabile. Renderebbe alla fede la
sua di^ità e la sua vocazione
primaria, ben definita da Albert
Cohen: abolire la legge della
giungla e trasformare i primati
in uomini.
Josy Eisenberg, rabbino
(traduzione di Alberto Corsani)
Prime iniziative
per i rifugiati
L’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati collabora con gli altri organismi umanitari
Il piano d’azione umanitaria
organizzato dalle Nazioni Unite
in cooperazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha individuato
l’Iran, la Giordania, la Siria e la
Turchia come i paesi verso i quali un gran numero di persone
potrebbero fuggire a causa della guerra nel Golfo Persico.
Al 24 gennaio il numero di arrivi confermati era di circa 6.800
in Giordania, 1.000^ in Iran e 250
in Siria. E’ impossibile fare previsioni più precise sui prossimi
movimenti di popolazioni, ma i
preparativi per poter far fronte
a un esodo massiccio dall’Iraq
e dal Kuwait proseguono.
I campi
Queste informazioni sono relative alTorganizzazione dei campi
nei quattro paesi di accoglienza,
e concernono solo quelli definiti
e stabiliti con il sostegno dell’Alto commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati. Nella pianificazione l’ACNUR ha lavorato
in stretta coordinazione con la
Croce Rossa e con la Mezzaluna
Rossa.
Iran
Una missione dell’ONU si è recata in Iran il 26 gennaio, con lo
scopo di identificare i posti adatti ai campi. In preparazione della costruzione di questi campi
rACNUR invia attualmente, tramite ponte aereo, tende e coperte
sufficienti per 35.000 persone.
Giordania
La capacità dei campi, tuttora
piazzati dopo Taffìusso di persone spostatesi negli ultimi sei mesi del 1990, è stimata a 53.000 persone. L’ACNUR, in cooperazione
con l’UNICEF, Medici senza
frontiere (Olanda) e altre agenzie di volontariato, rinforza questa capacità di accoglienza per
portarla a 100.000 persone.
L’ACNUR e Medici senza frontiere sono responsabili della gestione del campo di transito a
Roweished II, la cui capacità è
di 10.000 persone. A Azrak,
TACNUR e TUNICEP stanno allestendo in questi giorni un campo per 30.000 persone. Il governo
giordano ha chiesto alTONU di
gestire altri due campi: Al-Andalus a Amman (2.500 persone) e
un altro nel porto di Aqaba, delle cui gestioni sarà responsabile
l’ACNUR.
Turchia
Una missione congiunta ONUgoverno è rientrata dalla zona di
frontiera il 24 gennaio, e si stanno selezionando le zone per i
campi. Nell’attesa TACNUR ha
inviato a Yurkay 4.000 tende via
aerea e 40.000 coperte via terra.
Siria
L’ACNUR è stato incaricato di
gestire due campi nella zona di
frontiera (El-Hol e Al-Boukamal)
la cui capacità iniziale sarà di
10.000 posti ciascuno.
Personale
L’ACNUR ha dispiegato sul posto 45 funzionari intemazionali
per rinforzare le operazioni d’urgenza nel Golfo. Più di 100 funzionari in più, che hanno tutti
esperienza di situazioni di crisi,
si sono resi disponibili a recarsi
nella regione e sono pronti a partire dall’oggi al domani.
Logistica
Al 24 germaio TACNUR aveva
trasportato 45.000 coperte, 10.000
utensili da cucina, 4.300 tende,
250 rotoli di teli in plastica e 5
magazzini d’emergenza in Siria;
4.900 coperte, 1.300 tende, 8 depositi in Giordania; 1.000 tende
e 1.000 teli in Iran; 40.000 coperte
in Turchia. Altro materiale è
stoccato a Cipro e sarà inviato
nella regione a seconda delle
esigenze. Molti governi hanno dato contributi vitali al programma offrendo la loro assistenza
nel trasporto aereo dei materiali
fino a destinazione.
Finanziamenti
L’ACNUR ha stimato i costi di
partenza dell’operazione nel Golfo in 16 milioni di dollari, circa
4 milioni di dollari in più dei contributi che sono stati finora annunciati alTorganizzazione.
SCHEDA
Il Libano crocevia della guerra e della pace
Aprile 1975: è l’inizio della guerra civile
in Libano. Tra i combattenti vi sono anche
gli uomini delTQLP (Qrganizzazione per la
liberazione della Palestina), che dopo gli accordi del Cairo (1969) con il governo libanese e l’espulsione dei palestinesi dalla Giordania, hanno sede principale proprio nel Libano.
Giugno 1976: le truppe siriane intervengono per evitare una vittoria dei « palestinesi
progressisti ». L’ingerenza siriana è salutata
positivamente dalle milizie cristiane. Sarà
ufficializzata con gli accordi di Riyadh nel ’76.
Marzo 1978: gli israeliani invadono il sud
del Libano. Il Consiglio di sicurezza delTQNU vota la risoluzione 425 che prevede
l’impiego della forza di interposizione delle
Nazioni Unite c il ritiro di Israele.
1979: viene proclamata la nascita dello
« Stato del sud del Libano » da parte del
comandante Haddad che. ha l’appoggio di
Israele.
Giugno 1982: invasione israeliana nel Li
bano. Beirut è assediata per tre mesi. Inizio
della resistenza. Nel 1985 Israele si ritira ma
mantiene il controllo di una « zona tampone » di 850 kmq nel sud del Libano.
Fine 1988: costituzione di due governi del
Libano: uno con a capo il generale cristiano Michel Aun, l’altro diretto da Selim E1
Boss sostenuto dalla Siria.
Ottobre 1989: accordo di Taef tra i deputati libanesi. E' approvato da tutte le forze politiche con l’eccezione del generale Aun.
Gli accordi prevedono una ristmtturazione
dello stato, la riunificazione di Beimt, il
disarmo delle milizie, la partenza delle truppe israeliane dal Libano. Le trappe siriane
invece dovrebbero terminare il loro « ruolo
di sicurezza » entro due anni e poi stabilirsi
nella Beqaa. Il loro statuto dovrà essere
discusso tra il governo libanese e quello siriano.
Ottobre 1990: la Siria elimina il generale
Aun. L’unità delTamministrazione e dello
stato è ristabilita.
La questione libanese ha due dimensioni:
una interna — mettere d’accordo le diverse fazioni che si combattono da 16 anni —
e una esterna — mettere fine ali’occupazione siriana e israeliana ed anche a tutte le
ingerenze che hanno trasformato il Libano
in una cassa di risonanza di tutti i conflitti
interarahi. (Saddam Hussein ha aiutato fino
all’ultimo il generale Aun per creare difficoltà al presidente siriano Hafez E1 Assad).
Infine ogni soluzione deve rigpiardare la
sorte dei 400.000 palestinesi che vivono nel
Libano. Malgrado l’espulsione delTOLP dal
Libano (1982) i palestinesi dispongono di
forze militari situate nella città di Sayda.
li Libano è uno dei fronti che oppone
Israele alla Siria, perciò la pace è da vedere nel quadro del conflitto Israele-arabi.
Gli Stati Uniti, dopo la crisi del Golfo,
appoggiano la politica di Assad (Siria) in
Libano. La Francia invece è legata alla politica dei cristiano-maroniti.
3
22 febbraio 1991
commenti e dibattiti
DALLE CHIESE DI SAMPIERDARENA E SESTRI
AGAPE
Confessione e conversione guerra
è inacettabile
« Dichiariamo lo stato di confessione come chiesa cristiana sulla questione
della pace e della guerra » - Dio chiama il suo popolo al di là dell’Ideologia
Come credenti in Gesù
Cristo, allo scoppiare della guerra nel Golfo Persico ci siamo riuniti in assemblea ed abbiamo affermato la necessità non già
di un pacifismo generico,
ma di un’azione forte di
pentimento e di un’affermazione di speranza nelrirruzione liberatrice di
Dio nel mondo. (...)
La nostra confessione di
peccato' non può passare
sopra al fatto che lo sfruttamento economico e l’egemonia politica del Nord
del mondo sui paesi del
Sud sono allo stesso tempo fra le cause e le conseguenze di questa guerra.
Il nostro benessere quotidiano è frutto e causa di
continue tensioni e di un
rapporto ingiusto di sviluppo fra Nord e Sud. Fino a ieri il tema dell’indebitamento dei paesi del
Terzo Mondo era al centro delle nostre riflessioni,
per esempio rispetto al modo di affrontare la scadenza dei 500 anni dalla « conquista » dell’America. Oggi
siamo di fronte ad un conflitto che, oltre a costare
migliaia e migliaia di morti e distruzioni irreparabili, allarga nuovamente il
fossato fra Nord e Sud, esprime il fatto che il Nord
decide come e quando sostenere dittatori nel Sud,
come e quando questi dittatori vanno eliminati, se
le loro azioni non rispondono più agli interessi economici del Nord. Quello
che è in gioco in questa
guerra non è la libertà dei
popoli o l’interesse degli
oppressi, non sono la giustizia e la pace mondiale,
ma il puro interesse economico, da una parte e
dall'altra.
La nostra conversione significa dunque da un lato
dirci estranei a questa logica, negando consenso ad
una guerra che non fa che
approfondire la distanza e
l’ingiustizia dello sviluppo
mondiale, e concretamente
cercando i gesti di una efficace solidarietà quotidiana. (...)
A causa della furia di legittimare la guerra sono
stati stravolti due testi che
contenevano i principi sociali ai quali potevano
guardare tutti gli uomini
e le donne, al di là di riferimenti a valori religiosi: la Carta delle Nazioni
Unite e la Costituzione italiana.
Inoltre stiamo sperimentando come lo stato di
guerra impedisca la verità e corrompa gravemente
la democrazia, anche nel
nostro paese. Ne sono un
esempio l'informazione
manipolata che vediamo
ogni giorno in TV e la propaganda di una parte e dell’altra che incita la gente
a schierarsi.
Questo uso dei mezzi di
comunicazione di massa,
che esclude e disprezza la
possibilità di un dissenso
e di una critica, fa leva
sui peggiori sentimenti della gente ed alimenta, nei
giovani in particolare, l’idea del nemico da schiacciare. Il rischio che questo fatto incrementi il razzismo e la sordità verso
chi è diverso è grave.
Inoltre, dietro la facciata ipocrita della democrazia, vengono giustificate le
peggiori azioni belliche:
in guerra non esiste rispetto di leggi o diritti e nessuna guerra, tanto meno
questa, può dirsi pulita.
La guerra è sempre sporca, e questa ci mette anche
di fronte a danni umani
ed ecologici irreparabili.
Sentiamo il bisogno di
continuare a chiederci a
quale democrazia si fa riferimento e, anche, cosa
significa democrazia. (...)
Almeno una cosa sperirnentiamo, nelle manifestazioni di tanta gente di buona volontà che scende per
le strade a chiedere la pace: sperimentiamo che Dio
chiama il suo popolo al di
fuori da ogni collocazione
confessionale o ideologica,
e lo chiama ad esprimersi in
antitesi a quel potere che
significa schiacciare e dominare. L’indicazione del
ribaltamento operato da
Dio, dove il potere non
può essere altro che servizio, dove gli ultimi diventano primi non è un’astratta utopia. Il regno di
Dio non è lontano, nei cieli, ma viene verso di noi
in Gesù Cristo.
Per tutto questo da parte nostra dichiariamo lo
stato di confessione come
chiesa cristiana sulla questione della pace e della
guerra.
Per la fede nel Signore
Gesù Cristo, principe della pace, i credenti cristiani non possono più coerentemente approvare la
guerra combattuta con i
mezzi moderni di distruzione, anche convenzionali.
Noi ci proclamiamo chiesa obiettrice di coscienza,
non solo alla guerra, ma
ad ogni atto preparatorio
ad essa.
In coerenza con i progetti di educazione alla pace sviluppati in questi anni. a più livelli, ci impegniamo perciò al nostro interno:
— a rivolgere ai giovani
chiamati al servizio mililare l’invito pressante a
rendere testimonianza cristiana con l’obiezione di
coscienza
— a dissuadere i giovani
dall’intraprendere la carriera militare o la ferma
prolungata nei corpi destinati alla guerra
— a promuovere l’estensione dell’obiezione fiscale
alle spese militari.
Verso l’esterno ci impegniamo altresì, insieme a
tutti quei gruppi o associazioni che operino nella
stessa direzione:
— nella ricerca e pubblicazione delle informazioni
riservate sulla produzione
e la vendita di armi italiane all'estero
— nella difesa giuridica
di quei militari di leva già
in servizio che rifiutino di
essere impiegati fuori dal
territorio nazionale, coerentemente con Tari. 11
della Costituzione.
La nostra chiesa sarà anche disposta a sostenere
legalmente, in cooperazione con tutte le altre chiese cristiane e con le forze
sociali impegnate per la
pace, ogni cittadino o movimento o giornale incriminato per il reato di istigazione alla disobbedienza
civile.
Inoltre, di fronte ad una
guerra combattuta a causa di una fonte di energia
non rinnovabile, e di fron
te ai danni ecologici causati dalle stesse operazioni belliche, desideriamo
impegnare la nostra chiesa in direzione del risparmio energetico e dare il
nostro sostegno alla ricerca di fonti di energia rinnovabili.
La nostra chiesa si farà
carico anche di sensibilizzare ogmmo/a al boicottaggio di prodotti e istituti commerciali direttamente interessati alla guerra
in corso.
Infine, lo stato di confessione e la conversione
all’Evangelo portano con
sé conseguenze legate all’incontro con chi ha fede
e cultura diversa da noi.
In particolare come chiesa cristiana ci sentiamo
chiamati ad approfondire
il dialogo e l’ascolto già
in corso con fratelli e sorelle di fede ebraica e di
fede musulmana, sapendo
che il dialogo è uno strumento che non appiattisce
le diversità, ma ima via
nella quale si semina la
pace.
Lo stato di confessione
comporta il rischio non
già di incriminazione dei
responsabili delle nostre
chiese o dei nostri giornali, impensabile nella situa
zione italiana, ma certo di
tentativi di denigrazione e
di squalifica, che sono’ già
in atto contro il movimento pacifista nel suo complesso. Questo non ci fa
paura.
Abbiamo invitato la FCEI
a portare queste istanze
nell’Assemblea del CEC a
Canberra e in tutte le organizzazioni intemazionali
ed ecumeniche in cui siamo presenti.
Invitiamo anche tutte le
chiese nostre sorelle in
questa regione a leggere la
nostra lettera, possibilmente nelle riunioni di culto,
a ritenerla come una prima base di discussione e
come ima proposta per la
riflessione comune che avremo modo di riprendere
nel corso dei nostri incontri regionali. Attendiamo
con ansia le vostre reazioni e le prime risposte che
verranno dalle vostre assemblee. Invochiamo insieme a voi la pace che solo Dio può portare, la pace che sarà abbracciata alla giustizia.
Chiesa valdese
di Sampierdarena
Chiesa metodista di Sestri
assemblea straordinaria
24 gennaio 1991
L’adesione italiana all’operazione « di
polizia internazionale » e i mass media
UN ATTO DI FEDE
Come verrà
la pace?
...Tramile un sistema di accordi politici? Tramite investimenti del capitale internazionale nei diversi paesi,
cioè tramite le grandi banche, tramite il denaro? O
addirittura tramite una generale e pacifica corsa agli
armamenti allo scopo di assicurare la pace?
No, in nessuno di questi modi, per il semplice motivo che in tutti questi casi si confonde pace con sicurezza. Una via alla pace che passi per la sicurezza non
c'è. La pace infatti deve essere osata. E’ un grande rischio e non si lascia mai e poi mai garantire. La pace
è il contrario della garanzia. Esigere garanzie significa
diffidare e questa diffidenza genera di nuovo guerra.
Cercare sicurezza significa volersi mettere al riparo. Pace significa affidarsi completamente al comandamento di Dio, non volere alcuna garanzia ma porre
nelle mani di Dio onnipotente, in un atto di fede e di
ubbidienza, la storia dei popoli.
Dietrich Bonhoefler
Ancora le parole di Bonhoeffer, le parole di un
martire per^ 1 Evangelo dei XX secolo. In questi
giorni m cui lo sgomento e l’angoscia si coniugano
con il senso di colpa, tutti noi ci interroghiamo sui
perche di gqesta nuova guerra. Una guerra preparata e voluta, una guerra combattuta con le armi
prodotte e vendute anche dal nostro paese.
Le chiese evangeliche, anche la nostra chiesa,
hanno cercato e cercano di esprimere il loro dissenso^ di tronte ad un nuovo massacro di innocenti
di ^1 oggi nessuno può ipotizzare le dimensioni.
Siamo m ritardo ad esprimere questo dissenso
® ?!.**?** stati parziali nel non avere denunciato con
sufficiente coraggio tutte le situazioni di conflitto e
di ingiustizia di cui eravamo a conoscenza.
Non abbiamo soltanto confuso l’idea della pace
con quella della sicurezza - come dice Bonhoeffer
— ma abbiamo barattato ogni speranza di pace con
la garanzia della nostra sicurezza economica.
Adesso^ comunque si risolva la guerra in cor
T" ®*PP****^® non ci saranno vincitori e vinti
questi giorni sarà difficile da diluire nel tempo.
Speriamo e chiediamo un cessate il fuoco nella
consapevolezza che molte cose dovranno cambiare,
anche dentro di noi.
abbiamo riflettuto ancora il
XVII febbraio, non e un bene acquisito una volta
per tutte, ma una realtà da ricevere e da difendere
ogni giorno., Una^ realtà che può condurre sulla via
della croce, se ricercata in compa.gnia del Galileo,
che e morto per tutti e che a tutti perdona.
Gianni Genre
La guerra (qualsiasi essa sia) è un evento che
non accettiamo.
Questa può essere considerata l’opinione dell’intero gruppo residente di Agape « chiamato » a discutere sulla (in quei giorni)
crisi del Golfo. Iniziata
con la lettura di alcuni
passi biblici, la discussione è poi proseguita con
le personali analisi, valutazioni e speranze di ognuno dei partecipanti.
Con qualche lieve differenza, ma ribadendo ognuno la più assoluta contrarietà a qualsiasi guerra, le
varie analisi hanno preso
in considerazione l’intero
problema del Medio Oriente; la Palestina, lo stato
di Israele, l’estremismo
islamico, Hussein e gli altri dittatori della zona, il
potere politico ed economico del petrolio e, secondo alcuni, la strategia che
porta alcuni paesi occidentali ad annientare e
normalizzare l’unico fronte di opposizione rimasto
(dopo la distensione tra
Est e Ovest) allo strapotere dei paesi industrializzati nei confronti di quelli
del terzo mondo.
Opinione comune è che
l’invasione del Kuwait altro non è che catalizzatore, non causa fondamentale dell’inasprirsi del conflitto, prima politico ora
bellico, nel Golfo.
In una regione in cui
dal dopoguerra ad oggi numerosi erano i focolai di
guerra presenti, l’invasione del Kuwait da parte
dell’Iraq ha messo a nudo
e dato rilevanza mondiale
a tutte le profonde lacerazioni presenti in Medio Oriente.
La situazione del Medio
Oriente vede oggi un conflitto di proporzioni immense, ma questo conflitto non nasce improvviso.
Già Tinsediamento di vari
emirati a conduzione familiare (che di democratico hanno ben poco) rispondeva ad una logica di
schieramento, ed allo scopo di fornire il petrolio a
prezzi imposti dal mondo
occidentale. Ma più grave
è stato il costante traffico
di armi, continuato per anni, verso paesi che quando torna comodo sono additati come baluardi della
democrazia, altrimenti come spietati dittatori.
E ancora più spinosa è la
questione palestinese, che
si trascina da oltre quarant’anni, che per alcuni
è causa, insieme con altre, dello stesso conflitto
a cui stiamo assistendo,
per altri è una incognita
in più, piena di pericoli,
nella situazione del Medio
Oriente, ma per tutti è certo uno dei nodi irrisolti,
anche per l’ottusità del
mondo di fronte alla richiesta, per noi legittima,
del popolo palestinese a
riavere una propria terra
per vivere.
Le risoluzioni dell’ONU
e le varie proposte per tentare di risolvere la questione diffìcile di una terra e due popoli (palestinesi e israeliani) non hanno avuto una attenzione
sufficiente da parte della
comunità internazionale.
Scontata appare quindi
la nostra speranza che si
arrivi a una soluzione pacifica del conflitto, che ripristini innanzitutto la legalità in Kuwait e dia finalmente luogo alla tanto
decantata conferenza di
pace nel Medio Oriente.
Sul « fronte » italiano
non possiamo non renderci conto che da quando
l’Italia ha deciso di intervenire a fianco di quelli
che vengono chiamati « alleati » (prima erano semplicemente forze multinazionali) in quella che viene eufemisticamente chiamata « operazione di polizia internazionale» (??), il
clima politico si è fatto
più pesante, i quotidiani
ad ampia tiratura bollano
le migliaia di persone che
scendono in piazza per la
pace come « amici di Saddam »; i nostri leader politici non perdono l’occasione per mostrare la fedeltà agli altri paesi dell’alleanza; vengono espulsi
o additati come terroristi
cittadini arabi del nostro
paese, non importa se siano rifugiati politici.
Un discorso a parte va
fatto per il ruolo che i
mass media esercitano in
questi giorni; entusiastici
commenti ai bombardamenti su Baghdad, eterne
delucidazioni sulla perfetta ed infallibile macchina
da guerra italiana e alleata, cinici commenti al rialzo delle quotazioni in borsa. Informazione a senso
unico quindi che, a parte
qualche lodevole eccezione, non tiene conto delle
angosce, delle speranze
dei milioni di cittadini che
ogni giorno chiedono la fine di questo massacro,
che rifiutano la guerra come soluzione delle controversie internazionali, che
auspicano il dialogo disinteressato dalle logiche di
schieramento, economiche,
religiose. Il nostro impegno si è tradotto in questi giorni nella partecipazione alle molte manifestazioni per la pace, alle assemblee e riunioni indette
dai vari comitati e, per
quanto riguarda il Centro
un drappo appeso in cima
al campanile recante una
colomba e la scritta « pace », che, se ce ne fosse
bisogno, illustra la nostra
opinione e, al tempo stesso, lancia un messaggio al
mondo esterno ad Agape.
per il gruppo residente
di Agape
Massimo Laquaglia
Il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L. 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 Intestato a:
«IL CENACOLO» - via Firenze, 38 - 00184 ROMA
Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
4
4 vita delle chiese
22 febbraio 1991
XVII FEBBRAIO A TORINO
Un digiuno per la pace
La chiesa ha espresso la propria preoccupazione per la distruzione
della fiducia e del rispetto tra popoli vicini e culture diverse
In occasione del XVII febbraio
1991, in cui ricorre il 143» anniversario dell’Editto di emancipazione che concesse i diritti civili
ai valdesi, la Chiesa evangelica
valdese di Torino ha indetto un
digiuno per esprimere una concreta e profonda partecipazione
alle sofferenze delle popolazioni
colpite dalla violenza della guerra
del Golfo Persico e, contemporaneamente, per confessare il proprio peccato per non aver cercato
con più determinazione e costanza ogni forma di sostegno allo
stabilirsi della giustizia e della
pace nel mondo.
I partecipanti al digiuno esprimono le proprie preoccupazioni
e angosce per:
— la distruzione di tanti esseri umani: uccisi, feriti, mutilati nel corpo e negli affetti, straziati dal dolore e dal terrore;
— la distruzione materiale di
un patrimonio culturale millenario e del frutto del lavoro e dell’impegno di milioni di persone
che costerà tanta fatica ricostruire;
— la distruzione della solidarietà, della fiducia e del rispetto tra popoli vicini e tra culture
e religioni diverse;
— la distruzione della speranza di poter costruire presto
una comunità umana in cui le
diverse famiglie dei popoli possano trovare un modo pacifico e
giusto per risolvere i contenziosi
e gli squilibri che li dividono;
—- le distruzioni di tante risorse naturali che feriscono profondamente il creato che è stato
affidato all’umanità e ledono le
prospettive di vita delle generazioni future.
I partecipanti al digiuno si impegnano, e invitano chiunque, a
ricercare con costanza e determinazione ogni sostegno per:
— la costruzione di prospettive di pace, nella giustizia e nel
rispetto del creato, non solo per
sé, ma anche per tutti i popoli
del mondo;
— la costruzione di rapporti
basati sull’ascolto e il rispetto
reciproco tra popoli, culture e
tradizioni religiose diverse che
superino odii e pregiudizi vecchi
e nuovi;
— la costruzione di rapporti
interpersonali e internazionali basati sulla nonviolenza e sulla soluzione pacifica dei conflitti che
rendano inutili le armi e le immense risorse destinate ad esse;
— la costruzione di un modello della nostra vita che riduca
l’eccessivo consumo di risorse na
turali ed energetiche che, da una
parte, impoverisce intere popolazioni del sud del mondo, dall’altra causa problemi irrisolvibili di inquinamento del pianeta e della biosfera.
XVII febbraio 1991: una fiaccolata a Villar Pellice.
CORRISPONDENZE
I venerdì del mese
COMO — Fra le attività in corso spiccano i « venerdì del mese », occasioni per riflettere. I
primi due incontri (« La figura
del pastore » e « Il fondamentalismo », curati dai pastori Salvatore Ricciardi e Angelo Alimonta (Lugano), hanno avuto un
buon successo di partecipazione.
Dopo la pausa natalizia gli incontri sono ripresi in gennaio.
Ennio del Priore ha introdotto
il tema « La formazione della
Bibbia ».
• Buona partecipazione c’è
stata anche per le due lezioni
del « Corso di formazione », te nute dai professori Domenico
Chiesa Evangelica Retica
Comunità di Brusio
La nostra piccola comunità di montagna cerca
un pastore a tempo pieno a partire dal 1" agosto.
Gii interessati sono pregati di volersi rivolgere
entro fine febbraio al presidente della nostra comunità: Aldo Misani, 7743 - Brusio (CH) - tei. 0041 - 8255679.
per la comunità della Chiesa ev. di Brusio
il presidente
Aldo Mìsani
Maselli (« L’evangelismo italiano
nel secolo scorso ») e Sergio Rostagno («Fede e religione»). E’
stata anche nostra cura partecipare come membri di chiesa
di Como alle conferenze pubbliche organizzate dalla Chiesa evangelica di Mendrisio. Hanno
parlato D. Maselli (« Francesco
d’Assisi e i movimenti popolari
ed evangelici nel basso Medioevo ») e Rostagno («La bioetica »).
• Domenica 16 dicembre si è
avuto nel nostro tempio, per il
secondo anno consecutivo, un
culto natalizio per le famiglie
finlandesi della Lombardia. Hanno preso parte un centinaio di
ospiti.
® La « commissione attività
culturali » ha dato inizio all’operazione « tempio aperto », ogni
sabato pomeriggio (ore 15-17),
• La « commissione migranti »
si occupa attualmente di sei fratelli ghanesi. Ci diamo da fare
per trovare a tutti un lavoro e
un abitazione (per alcuni, per un
periodo a termine, siamo ricorsi all’affitto di un alloggetto della chiesa in via Grossi).
Incontro
ecumenico-biblico
FELONICA PO — La sera del
23 gennaio le comunità valdese
e cattolica si sono ritrovate durante rincontro ecumenico-biblico organizzato in occasione della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Il programma è stato articolato in canti,
preghiere, riflessioni bibliche tenute alternativamente dal past.
Paolo Sbaffì e da mons. Caporello, vescovo di Mantova. Si va
così consolidando, dopo tre anni, un’esperienza comunitaria
che ci vede, protestanti e cattolici, uniti nella preghiera.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Presa dì posizione
contro la guerra
I partecipanti al digiuno, confidando nella misericordia di Dio,
nell’amore di Gesù Cristo e nella
forza dello Spirito Santo, si uniscono a tutti gli altri esseri umani che si adoperano per la pace,
la solidarietà e la giustizia.
ANGROGNA — I membri di
chiesa riuniti in occasione del
XVII febbraio hanno sottoscritto una presa di posizione rispetto alla guerra del Golfo Persico.
Oltre cento sorelle e fratelli
hanno dunque sottoscritto questo documento;
« ...denunciamo questa guerra
e tutte le guerre come un’aperta ribellione alla sovranità di
Dio sul mondo e come un rifiuto sprezzante della pace che
Cristo ha annunziato e ha portato agli uomini e alle donne
mediante la sua croce;
chiediamo perdono al Signore
per questa guerra della quale
siamo corresponsabili come credenti sempre in stato di peccato, come cittadine e cittadini di
un paese direttamente coinvolto nelle ostilità, come donne e
uomini di questa fine del secondo millennio;
chiediamo altresì perdono al
Società
di studi
valdesi
Iniziative
Si ricorda a tutti i soci ed a quanti fossero interessati che il Seggio ha
convocatb per sabato 2 marzo alle ore
15.30 presso lo stabile di via Pio V
a Torino un incontro sul tema dell'attività scientifica della Società, in particolare sul Bollettino e su La beidana, la collana storica e le possibilità
di ricerca organizzata.
Fra le pubblicazioni edite dalla Società ricordiamo il libro di Giorgio Rochat (in coedizione con la Claudiana),
Regime fascista e chiese evangeliche.
Si tratta di un lungo ed approfondito
studio dei carteggi della direzione generale della polizia e dei prefetti. Vi
appaiono le scelte del dirigenti evangelici e le linee gerierali della politica fascista verso le minoranze protestanti. Un libro su cui discutere dunque, e di cui ritorneremo a parlare
nei prossimi mesi.
E’ in vendita anche l'opuscolo del
XVII febbraio dedicato a Giosuè Gianavello, dovuto alla penna di Ferruccio dalla che nel tracciare la biografia di questo complesso personaggio
cita anche interessanti documenti inediti, come le memorie di un generale
dell'esercito olandese che l'ha voluto
incontrare.
E, infine, segnaliamo La beidana n.
14 dedicata questa volta alla storia della scolarità evangelica, un capitolo
molto scontato e poco conosciuto sul
quale abbiamo raccolto alcuni contributi interessanti. Fra gli altri, lo studio di Renzo Tibaldo sull'esistenza di
scuole cattoliche nella zona delle valli
valdesi, l'accurata ricostruzione della
storia dell'AlCE (associazione insegnanti cristiani evangelici), di Roberto Eynard, e una curiosa glanure di
Osvaldo Coisson su un « giallo » successo al Collegio valdese durante II
fascismo.
Signore per tutte le volte in cui,
pur a conoscenza di tante altre
guerre civili e tra stati, non abbiamo levato la nostra voce a
proclamare la sovranità universale di Gesù Principe della pace;
esprimiamo la nostra più fraterna solidarietà a tutti coloro
che — cristiani, ebrei, musulmani — soffrono nella loro carne
e nei loro affetti la tragedia di
questa guerra che appare ai
nostri occhi come una vera e
propria ’’barbarie tecnologica”.
Che la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i
nostri cuori e i nostri pensieri
in Cristo Gesù. Amen».
La CED
incontra la chiesa
TORRE PELLICE — Domeni
ca 24 febbraio la chiesa riceverà la visita della commissione
esecutiva distrettuale; la CED
parteciperà al culto dove rivolgerà un messaggio; nel pomeriggio, alle ore 15, incontro con
la comunità.
• Sabato 23, alle ore 20.45, il
gruppo giovanile replicherà lo
spettacolo « Uno cantava per
tutti » di E. Bassano che ha riscosso un notevole successo nella serata del XVII; parteciperà
il coretto.
Giovedì 21 febbraio
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Il gruppo si ritrova alle ore 21 presso il Centro d'incontro. Prosegue lo studio del Deuteronomio.
_____Sabato 23 febbraio____
□ CONVEGNO MONITORI
1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alla Casa unionista, alle ore 16.30, si incontrano le
monitrici e i monitori delle scuole domenicali della vai Pellice per esaminare la sequenza del Nuovo Testamento.
Domenica 3 marzo
□ AMICI DELL’OSPEDALE
VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista, si svolge la decima assemblea annuale dei soci.
2-3 marzo
□ PRECONCRESSO
FCEI
VILLAR PEROSA — in vista del congresso FGEI di Ecumene della fine di
marzo, si svolge il precongresso della zona valli; gli interessati possono
mettersi in contatto con Doriano CoTsson (tei. 932839 ore pasti).
LA COMUNITÀ’ ALLOGGIO PER MINORI
DI VIA ANGROGNA - TORRE PELLICE
RICERCA UNA EDUCATRICE
— requisiti richiesti:
1) cittadinanza italiana
2) età non inferiore ai 18 anni
3) diploma di educatore professionale o diploma di scuola media superiore con almeno 2 anni di esperienza
lavorativa o formativa nel settore con comprovati attestati di servizio.
— inquadramento: 5” livello professionale
LE DOMANDE DOVRANNO PERVENIRE
ENTRO E NON OLTRE IL 1“ MARZO 1991
presso la sede della Comunità Alloggio:
Via Angrogna n, 18 - 10066 TORRE PELLICE (To)
Per ulteriori informazioni: tei. 0121/91237
Il comitato
5
r
22 febbraio 1991
vita delle chiese 5
2-3 MARZO: CONVEGNO A FIRENZE
BATTISTI TORINESI - VIA PASSALACQUA
Prospettive degli anni '90 Finché la guerra
Verso un coordinamento che possa salvaguardare l’originalità e la
stona di ogni opera - Occorre un indirizzo comune in campo fiscale
non sia cessata
Il Sinodo scorso, al termine
della discussione sul tema della
«nuova Crov» e dopo aver
approvato in linea di massima
la relazione congiunta della Tavola e della CIOV riguardante
la riorganizzazione della diaconia, invitava gli organi esecutivi
a « indire una consultazione
delle persone e degli organismi
coinvolti e interessati, al fine di
predisporre, nei modi che riterranno più opportuni, un progetto
definitivo da presentare ed esaminare al prossimo Sinodo ».
il progetto
della « nuova CIOV »
Com'è ormai noto, il progetto
prevede che il coordinamento ed
il controllo di alcuni settori
delTattività diaconale della nostra chiesa sia trasferito dalla
Tavola ad un nuovo organo
(la nuova CIOV, appunto)" che
non abbia più carattere locale,
ma che investa tutto il territorio
nazionale. Il secondo punto fondamentale della proposta, che
il Sinodo ha accolto, risiede nel
fatto che sarebbero accorpate
nella CIOV non singole opere in
ordine sparso, secondo tempi
e modalità diverse, ma interi
« blocchi » o settori di opere.
Se noi ^ardiamo il panorama
delle attività diaconali della nostra chiesa, possiamo notare che
queste si possono raggruppare
secondo categorie diverse: ospedali, case per anziani, istituti
per minori, strutture ricettive,
istituti di cultura ed altri. Orbene, di questo ampio ventaglio,
a seguito di decisioni sinodali,
soltanto gli ospedali, le case per
anziani e gli istituti di assistenza
per i minori verrebbero affidati
alla CIOV. Blocco per blocco.
Non sono affatto convinto,
però, che tutti (neppure chi lavora aU’interno delle opere)
sappiano cosa significhi questo
« affidamento alla CIOV »; e
questo avviene un po’ perché al
nostro interno le notizie non circolano molto, un po’ perché la
CIOV si trascina un’eredità poco gradevole di sospetto e di
distacco dalla realtà delle chiese.
Si immagina quindi un apparato
centrale (formato da chi?) che
allarga il suo potere sulle opere diaconali per gestirle e —
fatto tutt'altro che trascurabile — per gestirne i soidi e finisce fatalmente per assumere un
potere superiore' persino a quello della Tavola. In realtà, già
oggi le opere che fanno capo
alla CIOV hanno un bilancio
complessivo superiore ai venticinque miliardi annui e pertanto, se il potere alTinterno
della chiesa si misurasse coi
soldi che si gestiscono, quello
della CIOV sarebbe uguale o
superiore a quello della Tavola.
Ma non è così, da nessun punto
di vista.
I comitati
di gestione
Da almeno cinque anni, in base al nuovo statuto, la CIOV
non cura direttamente le opere
che fanno capo a lei (gli ospedali di Pomaretto e di 'Torre Pollice ed il Rifugio Re Carlo Alberto), ma nomina tre comitati, i
quali gestiscono con piena indipendenza e responsabilità gli
istituti loro affidati. La CIOV
compie il suo mandato operando
il coordinamento ed il controllo.
E questo avviene perché è fondamentale il fatto che ogni opera mantenga la sua indipendenza e la fisionomia che le è propria.
Ogni opera è figlia della propria storia e deve rimanere strettamente legata all’ambiente che
Tha creata, in una comunione di
volontà e di intenti.
Prospettive delle opere
valdesi e metodiste
negli anni '90
PROGRAMMA
sabato 2 marzo
ore 8,30: « Io sono in mezzo a voi come colui che serve »
(Luca 22: 27). Studio biblico a cura di Paolo Ricca.
ore 9,30: Il progetto «nuova CIOV »
Franco Giampiccoli: Perché e come si è giunti a
questo progetto.
Paolo Ribet: Per una riorganizzazione della diaconia:
linee di sviluppo del progetto.
Discussione.
ore 16,30: Il riordino fiscale
Franco Giampiccoli: Perché e come si è giunti a
questo progetto.
Franco Soave: Enti commerciali ed enti non commerciali, una confusione da non fare.
Andrea Ribet: Scopi, mezzi e modalità di funzionamento per l’ufficio fiscale.
Discussione.
ore 21,00: Di.scussione a gruppi sulle esigenze di istituti ed
opere in ordine al riordino fiscale, alTimpostazione
amministrativa, airaggiornamento normativo, ecc.
domenica 3 marzo
ore 9,00: Proseguimento della discussione e conclusioni della
II parte del convegno,
ore 12,00: Breve culto.
Per informazioni: CIOV, tei. 0121/91671 oppure: Tavola valdese,
tei. 0121/91296 - 06/4745537
Ora, i rappresentanti di tutte
le opere sono convocati a
Firenze, per i giorni 2 e 3 marzo, per questa consultazione che
il Sinodo ha richiesto. Due sono
gli obiettivi: illustrare e discutere sia il progetto della nuova
CIOV, secondo le linee del documento approvato dal Sinodo,
sia il progetto ad esso collaterale delTistituzione di un ufficio
fiscale. Questa seconda proposta nasce dalla necessità di indirizzare e coordinare le opere
dal punto di vista amministrativo e fiscale. Tutti sanno quanto
sia complicata la materia e quanto sia facile trovarsi « scoperti »
nei casi di ispezione. Di qui la
necessità di un sostegno a chi è
chiamato a dirigere qualcuna
delle nostre case o dei nostri
istituti. I due giorni di lavoro
si articoleranno secondo il programma esposto qui sotto: la
speranza è che dal dibattito
possano emergere concrete indicazioni per il lavoro futuro,
al fine di fornire al Sinodo della prossima estate tutte le indicazioni utili per decidere sul
delicato tema del futuro della
diaconia della chiesa.
Paolo Ribet
Anche la chiesa battista di Torino via Passalacqua già da alcune domeniche sta dedicando il
culto o parte di esso alla questione della pace, della giustizia e
della salvaguardia del creato, con
particolare riferimento al Medio
Oriente.
Sabato 2 febbraio un nutrito
gruppo di persone (tra le quali
rappresentanti di altre chiese
battiste di Torino e cintura) si
è incontrato con Maurizio Girolami, che con l’ausilio di alcuni
tabelloni ha presentato una lucida e agghiacciante panoramica della situazione in atto, con
particolare riferimento (documenti alla mano) agli interessi
soprattutto economici dei paesi
occidentali (compresa l’Italia)
che per questa crisi sono certamente corresponsabili del dittatore iracheno.
Domenica 10 febbraio, dopo il
culto, è stata presentata alla chiesa la mozione qui sotto riportata. E’ stata votata dopo im acceso dibattito.
Le obiezioni alla mozione si
possono così sintetizzare:
1. La separazione tra chiesa
e stato sia radicale, nel senso che
la chiesa ha soltanto il compito
profetico di riprendere lo stato,
ma non di interferire nelle sue
GENOVA-SAMPIERDARENA-SESTRI
per la pace
Si sono moltiplicate le iniziative per manifestare una forte
volontà di pace nella città di
Genova. Fin daH’inizio, insieme
alle altre chiese evangeliche della
città, siamo stati presenti; il 13
gennaio una veglia di pace interreligiosa, che ha concluso tutta una giornata dedicata alla riflessione ed alla formazione nonviolenta, ha dato la parola ai cristiani accanto ad ebrei e musulmani. Questo momento di dialogo e ascolto reciproco è statO' il
primo atto pubblico per contrastare l’inizio della guerra.
Si sono poi succedute le manifestazioni e le veglie in piazza,
nei giorni precedenti il 15 gennaio. Tra tutte segnaliamo la manifestazione delle donne in nero,
che a Genova si trovano ogni
martedì alle 18 sotto il Comando
militare in largo Zecca.
Il 15 gennaio abbiamo aperto
le nostre chiese per una preghiera a mezzogiorno, e i nostri culti
hanno uno spazio specifico in cui
si cornunicano ogni settimana le
iniziative e le proposte pratiche
di azione per la pace.
A Sestri la nostra chiesa ha
partecipato ad una fiaccolata
pubblica il 17 gennaio preceduta
da alcuni brevi messaggi delle diverse associazioni presenti : la
pastora Letizia Tomassone è intervenuta per segnalare la contraddizione stridente fra l’anmmcio del principe della pace che le
chiese avevano dato a Natale e la
condizione di guerra che gU stessi credenti vivono oggi. Sempre a
Sestri, malgrado il freddo inconsueto, i giovani hanno costruito
durante una serata le bandiere
multicolort della pace. Il carnevMe tradizionale del martedì 12
febbraio è stato annullato dalla
circoscrizione che ha voluto, al
suo posto, una serata di incontro
fra credenti di diverse religioni ;
rappresentante del Centro islamico di Genova
e il vicario foraneo cattolico di
Sestri ha affermato, come già è
stato fatto a Genova in passato,
che le religioni hanno anche ima
valerla positiva di pace, che è
possibile ascoltarsi e costruire
insieme una società diversa. Il
rabbino, che anche nei mesi passati e nei giorni immediatamente precedenti la guerra aveva
sempre manifestato la radice
forte della sua volontà di pace
nello shalom operato da Dio,
non ha potuto essere presente
in quest’occasione.
A Sampierdarena la circoscrizione ha indetto il 28 gennaio
una fiaccolata che si è conclusa
con una veglia di preghiera, coinvolgendo la nostra chiesa e le
chiese cattoliche del quartiere, in
particolare i giovani, ma anche 1
sacerdoti. Non poteva esserci
modo migliore di fare un incontro ecumenico nei giorni in cui
si pregava per l’unità dei cristiani. La fiaccolata ha fatto il giro
del quartiere, fermandosi anche
davanti alla nostra chiesa, dove
è stato letto Ef. 2: 14: « E’ Cristo
la nostra pace ». Durante la veglia, la pastora ha ancora ricordato le radici di questa guerra
nell’ingiustizia dello sviluppo economico e politico mondiale, ed ha
sottolineato la necessità che la
nostra speranza sia forte e trovi
concretezza nei gesti quotidiani.
Il 24 gennaio è stata riunita
un’ assemblea straordinaria a
Sampierdarena, invitando le chiese di Sestri e di 'via Assarotti.
Ne è scaturita una lettera per
le altre chiese della Federazione
regionale, per la volontà di condividere le nostre riflessioni e
per la necessità di costituire un
collegamento più stretto sul piano dell’azione pratica, e in particolare del sostegno alla disobbedienza civile e all’obiezione di coscienza alla guerra e ad ogni atto
preparatorio ad essa.
Il gruppo FGEI locale sta preparando un numero speciale del
giornalino regionale, in cui si
propongono diverse riflessioni
sulla situazione di guerra, sulle
sue radici nel nostro benessere
quotidiano e le sue conseguenze
fin da ora nella nostra vita: nell’immaginario violento, nel rafforzamento del razzismo, negli
impulsi ad una salvezza individualistica, nell’aumento dei prezzi, nel pericolo di attentati.
scelte. Pertanto, secondo alcuni,
dalla mozione andava tolta la
parte riguardante il « chiedono »,
che è di pertinenza dei governi:
siano essi ad assumersi le loro
responsabilità e a decidere le vie
migliori per porre fine alla guerra cruenta.
2. Un’altra obiezione riguardava l’embargo. Un fratello di
una chiesa battista argentina immigrato a Torino faceva notare
la disumanità dell’embargo, vissuto con i suoi bambini e per
lungo tempo. Chiedeva; può una
chiesa invocare e rendersi quindi
complice di una « tortura » ai
danni di bambini, ammalati, vecchi?
3. Infine, alcuni facevano notare che non è sufficiente confessare genericamente i « peccati »
dell’Italia. E’ necessario e doveroso dichiarare anche il nostro
personale «peccato» in tutta
questa faccenda. Il nostro smisurato consumismo, ad esempio.
Il dibattito qualche volta ha
assunto accenti piuttosto serrati
e vistosi do-vuti, oltre che alla
serietà dell’argomento, alla volontà unanime di contribuire in
qualche misura alla risoluzione
non cruenta dei gravissimi problemi che affliggono il Medio
Oriente.
La mozione è passata con 24
sì, 2 no e 12 astenuti.
Francesco Casanova
I fratelli e le sorelle della chiesa
battista di Torino via Passalacqua, riunitisi sabato 2 febbraio con rappresentanti di altre comunità evangeliche
di Torino e cintura per riflettere e discutere sulla guerra del Golfo
consapevoli
— della devastazione e dello sterminio che essa sta provocando
— delTaggravamento delle tensioni che sta generando all’interno delle popolazioni arabe ed Israele
— del fatto che per queste ragioni la guerra è chiaramente incompatibile con i principi delTONU (che
non prevedono sterminio e devastazione) e tanto meno con la Costituzione italiana (che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti
tra i popoli)
mentre confessano di sentirsi profondamente amareggiati che l'Italia sia
corresponsabile nelTaver contribuito a
creare le condizioni della guerra in
atto
denunciano
i gravi pericoli di estensione e di
ulteriore drammatizzazione del conflitto (coinvolgimento della NATO, uso di
armi chimiche o atomiche)
chiedono
ai governi coinvolti, e in particolare
a quello italiano:
— il ritiro immediato delle truppe dal Kuwait
— il ripristino dell’embargo all’Iraq e la messa in atto di qualsiasi
azione non violenta fino al suo ritiro
dal Kuwait
— l’immediata convocazione di
una conferenza internazionale che faccia rispettare il diritto del popolo palestinese ad avere una patria secondo le indicazioni deH'ONU, garantendo parimenti i diritti del Libano e delle popolazioni curde all'indipendenza,
e del popolo di Israele alla sicurezza
si impegnano
— a solidarizzare con tutti coloro che negli USA, in Europa, in Italia
e nel mondo si adoperano a porre
fine alle sofferenze che stanno sopportando i militari in combattimento,
le popolazioni kuwaitiana, irachena, palestinese e israeliana
— a promuovere e sostenere incontri di riflessione, di preghiera e di
confronto con la Parola di Dio
— a dedicare il culto o parte del
culto domenicale alla preghiera e alla
predicazione per la giustizia, la pace
e la salvaguardia del creato con particolare riferimento al Medio Oriente,
finché la guerra non sia cessata
— a proclamare ostinatamente fra
le nazioni che « l'Eterno regna, il mondo quindi è stabile e non sarà smosso; l'Eterno giudicherà i popoli con
rettitudine » (Salmo 96: 10),
Torino, febbraio 1991
6
ecumenismo
22 febbraio 1991
FORUM ECUMENICO DELLE DONNE
PER L’UNITA’
Torta a tre strati con glassa
Un sistema economico composto da risorse naturali, lavoro femminile non monetizzato, settore pubblico ed infine settore privato e industriale - Abbiamo bisogno di una conversione
Ha avuto luogo il 2 febbraio,
a Roma, il 2o convegno nazionale del Forum ecumenico delle
donne europee. Al centro convegni « Domus Mariae » si è radunato un bel gruppo di sorelle
delle chiese battiste, metodiste e
valdesi e sorelle in rappresentanza dei vari organismi del mondo
cattolico. Abbiamo continuato le
nostre riflessioni sulle donne e
la povertà, iniziate l’anno scorso
a Rocca di Papa.
All’inizio della nostra giornata
la pastora Adriana Gavina ci ha
guidato in uno studio biblico
sulle tracce di Lidia (Atti 16
11-15, 40). Chi era Lidia? Che
cosa facevano quelle donne il
sabato lungo il fiume? Pregavano, chiacchieravano, lavavano? Qual era l’atteggiamento di
Lidia nei confronti della predicazione? Come si è radicata in
lei la fede? Domande che hanno
suscitato un’appassionata discussione alla quale sono intervenute
quasi tutte. Con la nostra Lidia
presente e testimone tra noi
abbiamo poi ascoltato la relazione di Giuliana Martirani di
Pax Christi, docente di economia
FKjlitica presso l’Università di
Napoli.
Basandosi sul lavoro dell’economista nordamericana H. Henderson, Martirani ha descritto
l'attuale sistema economico in
termini di una « torta a tre strati con glassa ».
Il 1® strato è madre natura,
composta da tutte le risorse vegetali e minerali della terra. E’
lei che ricicla i rifiuti quando
non superano i limiti (come il
pan di Spagna che dovrebbe assorbire tutto il liquore versato,
ma che qualche volta non ci
riesce).
Il 2° strato è « l’equità sudata », il lavoro non monetizzato
soprattutto delle donne che non
soltanto liberano gli uomini per
una giornata lavorativa di 8 ore
ma accudiscono figli, anziani,
ammalati a un costo sociale mai
preso in considerazione nei calcoli del PNL.
Il 3® strato è il settore pubblico, scuole, ospedali, strade.
Sulla torta si api>oggia la glassa,
l’ultimo strato; il settore privato
industriale e terziario che non
può esistere senza gli strati siottostanti. Gli investimenti in questo settore sono i più alti ma
il profitto è per pochi e la ricaduta sugli altri strati in termini
di ingiustizia sociale e danno
ambientale è enorme.
Aiutata dalle teorie di K. Ma
den, Martiriani ci ha mostrato
come denaro, uonjini e tempo
sono votati a « fare la glassa »
trascurando il patrimonio naturale, biologico e culturale di decine di millenni.
Ma non è soltanto il nostro
sistema economico che ha bisogno di una conversione (verso i
poveri, verso la terra); nei confronti dei poveri e delle povere
dobbiamo convertirci dall’ottica
del pregiudizio all’ottica della speranza e dell’attesa. In
quest’ultima ottica, aperta al futuro di Dio, il perditempo diventa « colui o colei che sa sprecarsi nei rapporti umani », il
« confusionario » sa « celebrare
la festa », lo « sfaticato » non
collabora « con interessi e profitti altrui ». La relazione di
Martirani, arricchita da aneddoti della vita popolare napoletana
e dalle poesie di Brecht e di
Eduardo, è terminata (purtroppo
con troppa fretta) con una rielaborazione trinitaria della sua
visione di giustizia, pace e salvaguardia del creato in cui la
sfera del Padre è la creazione,
la cultura e la natura; quella
del Figlio l’incarnazione, il limite
e la storia; quella dello Spirito
Santo la libertà, la relazione e
l’armonizzazione.
Riflettendo posteriormente sulla relazione molto stimolante di
Martiriani abbiamo avvertito
lacune in due aree. Se concordiamo a grandi linee con la sua
analisi del sistema economico
attuale, ci sembrano poche le
linee di azione per « convertire »
(per usare il linguaggio della
nostra relatrice) quel sistema il
cui peso non ricada sul privato.
Avvertiamo la necessità di un
altro modello di sviluppo che
gli economisti moderni sembra
stentino a trovare. La seconda
area, che andrebbe senz’altro
sviluppata in maggiore dettaglio,
è il rapporto tra donne e povertà. Il volto del più povero
della terra che Gandhi ci esortava a ricordare è maschile o
femminile, o a quel punto è
irrilevante la differenziazione
sessuale? Analogamente ci sembra inadeguata una rilettura della trinità alla luce di giustizia,
pace e salvaguardia del creato
senza mettere in questione le
sue immagini prettamente maschili.
La discussione del pomeriggio,
sempre molto ricca e animata,
pur partendo dalle considerazioni sul femminile è finita inevitabilmente sul tema della guerra
nel Golfo contro la quale molte
di noi sono impegnate. Abbiamo
deciso, in quanto donne cattoliche e evangeliche del Forum, di
sottoscrivere un appello per l’immediato cessate il fuoco, la
convocazione di una conferenza
su tutti i problemi mediorientali
e abbiamo espresso un deciso
« no » alla guerra.
Il prossimo convegno nazionale avrà luogo il 1® giugno; Il
luogo e il tema sono ancora da
determinare. In questi incontri
tra donne ci sembra più facile
superare lo scoglio della gerarchia maschile della chiesa romana che condiziona così tanto
le relazioni ecumeniche nel nostro paese. Ringraziamo Dio
per la sua misericordia e la
ricchezza dei suoi doni verso le
sue figlie, così evidenti in queste
occasioni.
Elizabeth Green
ASSOCIAZIONE ECUMENICA DELLE ACCADEMIE
La guerra è peccato
L’azione di guerra non era l’ultima scelta possibile, essa non risolverà i problemi - Per un dialogo fra ebrei, cristiani e musulmani
Gli sviluppi della situazione in
Europa avevano creato speranza.
Questi sviluppi erano sembrati
essere un segno di superamento
della deterrenza, della corsa al
riarmo e delle minacce di guerra,
attraverso cambiamenti pacifici.
Nei nostri Centri in tutta Europa ^ abbiamo cercato di lavorare
a questa speranza organizzando
incontri e dibattiti per rafforzare
la fiducia, costruendo attraverso
le frontiere.
Ora alcuni dei nostri paesi sono coinvolti nella guerra. E dobbiamo riconoscere che modelli
militari dominano di nuovo il
pensiero e l’azione. Questi schemi cominciano persino ad influenzare problemi irrisolti in
Europa. La guerra del Golfo può
diventare im alibi per una crescente violenza contro i paesi
baltici.
Noi non accettiamo i tentativi
ufficiali di persuadere la gente
a credere nella necessità di questi modelli.
Certo non vi può essere dubbio sulla criminalità dell’azione
di Hussein. Ma egli ha ottenuto
aiuto da quelli che ora affermano che la guerra è giusta. Questa guerra non è né giusta né
santa. E non era inevitabile.
Era stata preparata provvedendo al dittatore armi e conoscenze tecniche omicide, col rischio
che egli le avrebbe usate. E’ stata provocata dall’annessione
violenta del Kuwait. Ma è stata
iniziata il 17 gennaio 1991. Questa
reazione militare, sotto la guida
degli USA e con la cooperazione
anche di paesi europei, non era
l’ultima scelta possibile. Non si è
data una reale possibilità alle
sanzioni, attendendo di vederne i
Opera Balneare Valdese G. P. Melile
Borgio Verezzl (Savona)
Sono stati fissati i turni della colonia marina anno 1991 a Borgio Verezzi (Savona), età dai 6 anni (compiuti) a 12 anni (nati dopo il 1,1.1979 e non oltre il
31.5.1985).
1* turno dal 17 giugno '91 all'8 luglio '91
2® turno dall’8 luglio '91 al 29 luglio '91
3® turno dal 29 luglio '91 al 19 agosto '91
4® turno dal 19 agosto '91 al 9 settembre '91
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la Segreteria della
Cliiesa valdese di Torino, Via S. Pio V n. 15 - 10125 Torino - telef. 011/6692838.
TERMINE DELLE ISCRIZIONI 15 MAGGIO 1991.
Si accettano anche domande per personale (evangelico) addetto ai turni di colonia: rnonitrici/ri - vigilatrici/ri - infermiere/i - addetti ai servizi; età minima 18
anni compiuti.
I membri del comitato sono a disposizione per ogni ulteriore informazione.
risultati. Al contrario, si è ridato
spazio alle armi, tmlversalmente
discreditate.
Noi non siamo d’accordo con
quanti ancora ritengono che la
guerra possa essere una soluzione ai problemi del nostro mondo. La guerra peggiora le cose.
E svia l’attenzione, cerca di mettere nell’oblio la fame, la povertà, i debiti e le catastrofi ecologiche. Non potrà neppure risolvere alcun problema nel Medio
Oriente.
Occorre una
vera conferenza
Quelli che ancora respingono
una conferenza intemazionale sui
problemi del Medio Oriente, che
includa Israele e i palestinesi, respingono la possibilità che la pace prevalga e incoraggiano una
nuova ondata di conflitti militari
in tutto il mondo.
Da parte nostra resisteremo
a tutti i tentativi di giustificare
di nuovo la guerra come stmmento della politica. La guerra è
peccato. Noi stiamo saldi al concetto che è rappresentato dal lavoro dei nostri Centri; il dialogo.
Impegnati nella ricerca di soluzioni pacifiche dei conflitti politici e in solidarietà con la gente
che muore e soffre per l’uso delle
armi, protestiamo contro questa
guerra e preghiamo per la pace.
Come segno di riconciliazione
intensificheremo, nel nostro lavoro, il dialogo tra musulmani,
ebrei e cristiani. E speriamo che
questo non sarà impossibile in
questi giorni di amarezza.
L’associazione ecumenica
delle accademie e centri
per laici in Europa
Bad Boll, 21 gennaio 1991
Attività
ecumeniche
SAVONA — Dopo alcimi anni
di silenzio ecumenico la chiesa
metodista ha agganciato, per la
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’area cattolica
proponendo la presentazione
pubblica, il 2 febbraio, del nuovo
libro di meditazioni bibliche Fare la verità nell’amore, scritto
dal pastore Valdo Benecchi ed
edito dalle « Paoline », affidandone la relazione all’autore stesso ed al redattore capo di «Jesus », dott. Angelo Montonati.
Contemporaneamente il prof.
Franco Bigatti, che è anche socio della Società di studi valdesi,
ha proposto una conferenza anticipata al 18 gennaio nella sala
evangelica, con audizioni sonore,
sulla storia del «Te Deum Laudamos », antico inno cristiano
cantato da tutte le confessioni
(n. 132 dell’Innario cristiano).
L’invito, rivolto alla parrocchia
del centro città, ha fruttato la
settimana dopo, il 25 gennaio, un
invito a riflettere nella chiesa di
S. Andrea sull’Evangelo di Marco 1; « Evangelo di Gesù Cristo
Aglio di Dio », previsto dalla liturgia cattolica e presentato dal
teologo Giampiero Bof e dal pastore Franco Becchino.
La Chiesa avventista preparava nel contempo, per il 26/1, una
conferenza sulla « Libertà religiosa neirunione Sovietica» nella sala comunale, tenuta dal pastore Ignazio Barbuscia, segretario dell’Associazione per la libertà religiosa, che sfociava in
un interessante confronto tra
quella nuova legge sovietica e
la nostra concordataria così poco
liberale.
La redazione de « Il Letimbro », settimanale della curia vescovile, ha accettato ben volentieri di pubblicizzare tutto il programma, così inaspettatamente
ricco ed interessante, e di pubblicare gli articoli di presentazione delle varie manifestazioni.
Quattro conferenze, dunque,
tra gennaio e febbraio, alternativamente in ambito cattolico ed
evangelico, centrate non su cerimonie liturgiche ma sulla riflessione biblica, che è propria delle
chiese evangeliche e che serve ad
indicare ciò che i cristiani riescono a fare insieme.
EUROPA
14 milioni
di musulmani
ROMA — La religione musulmana in Europa occidentale è
seguita da circa 14 milioni di
persone. Il dato è emerso dal
seminario di studi tenutosi nei
rnesi scorsi, promosso dal Pontificio Consiglio per le migrazioni e condotto da Hans Feking,
direttore del Centro studi islamici di Francoforte. Secondo le
sue affermazioni, la presenza di
musulmani è massiccia in Francia (4 milioni), Germania Federale (3 milioni e mezzo) ed Inghilterra (800 mila); nel nostro paese, invece, gli islamici non sarebbero più di 200 mila.
(SCO
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7
r
22 febbraio 1991
obiettivo aperto
DELINQUENZA E PROSTITUZIONE MINORILE: UN DRAMMA INQUIETANTE
Ragazzi di strada, ragazzi di vita
L interesse per i problemi dell’infanzia, in particolare per le condizioni materiali, morali e relazionali dei bambini è sempre maggiore da parte dei poiitici,^ degli amministratori locali, degli scienziati sociali, dei pedagogisti.
Quest’interesse è sfociato nel 1990 nell’adozione
da parte delle Nazioni Unite della «Carta dei diritti
dell’infanzia», subito sottoscritta da numerosi paesi
del Terzo Mondo ma non ancora dall’Italia e dagli
USA. L’interesse per la condizione concreta dei bam
bini risiede nella perdita di influenza della « cultura
familocentrica », che aveva dato ampio rilievo alla famiglia come agenzia di formazione e di socializzazione. Negli ultimi anni si è visto come i fattori storico-sociali, ambientali, relazionali, affettivi siano altrettaniT importanti nello sviluppo della personalità
dei bssubini quanto quelli familiari. Allora gli studi
si sono orientati anche verso questi settori ed è emersa una realtà di estrema violenza contro i bambini.
Realtà di violenza che i servizi che pubblichiamo in
SPESSO IN FAMIGLIA L’ORIGINE DEI PROBLEMI
questa pagina documentano ampiamente.
Il cammino da compiere perché si affermi una
cultura che consideri i bambini come titolari di diritti
civili ed umani al pari degli adulti, la comprensione e la valorizzazione del loro punto di vista
quando gli adulti devono prendere decisioni che li
riguardano, la disponibilità degli adulti ad ascoltare i bambini è ancora lungo. La conoscenza della
realtà serve a farci decidere per i diritti dell’infanzia.
(C. C.)
BRASILE
Giovani: non c’è solo la droga La miseria si vince
con la creatività
Oggi tutto rinteressamento di noi adulti verso i ragazzi è incentrato sul problema
droga. Come se essi non avessero altri problemi ed altre difficoltà.
Magari la TV, i mass media in genere si concedono
uno spazio per parlare della
prostituzione minorile nel
Bangladesh, delle squallide
case di prostituzione di una
città vicino a Dhaka dove lavorano settecento bambini
dai sette anni in su costretti,
in un regime di totale schiavitù, da tenutarie a « lavorare » dalle otto del mattino
fino a mezzanotte. Ci si commuove sul tristissimo caso
della piccola Thea, una olandesina, avviata alla prostituzione a cinque anni e morta a sei per overdose. Ci si
indigna per i « sexy-tour » organizzati verso le Filippine
e lo Sri Lanka, dove bambini di ambo i sessi assicurano « felici ore di piacere ».
Il fenomeno della prostituzione minorile sembra solo un fenomeno di paesi lontani e sottosviluppati o tutt’al più rappresenta casi isolati perché legati alla degenerazione di « mostri » rari.
Allora lo sdegno, l’indignazione e la commozione restano del tutto epidermici perché noi non ci sentiamo direttamente coinvolti. L’opinione pubblica esprime un
profondo raccapriccio sui casi di violenza sessuale su ragazzi quando ce ne parlano
le cronache, ma è del tutto
indifferente di fronte a questo fenomeno che è nascosto, pur essendo ben presente tra noi.
Una inquietante cortina di
silenzio è scesa su questo
problema nonostante da una
ricerca emerga che nel Nord
Italia il 10% della prostituzione è dato da ragazzi tra
i 10 ed i 15 anni; che il 7%
delle prostitute intervistate
ha dichiarato di aver avuto
un rapporto sessuale completo a 12 anni, mentre il
30% afferma di aver avuto
rapporti prima dei 15 anni;
che il 24% ha subito violenza carnale nell’infanzia e nell’adolescenza; che l’8% ha avuto il primo rapporto con
un parente adulto. Ci risulta che la prostituzione minorile prospera principal
mente perché c’è molta gente desiderosa di avere rapporti sessuali con partner di
Giovani prostitute a Manila. A differenza di quanto avviene da noi.
qui è la miseria a spingere i giovani su questa via.
età infantile di ambo i sessi.
Dalla sconvolgente ricerca
di Citta Sereny sulla prostituzione minorile in America
ed in Europa, condotta attraverso interviste a « ragazzi da marciapiede » ed alle
loro famiglie, emerge chiaramente che non sono né la
povertà né le privazioni materiali che inducono ad imboccare il tunnel della prostituzione. Su 69 ragazzi intervistati soltanto pochi provenivano da ambienti poveri; il resto apparteneva per
metà alla media borghesia
ed alle classi alte. Quasi tutti però avevano alle spalle
una vita infantile affettivamente povera o gravemente
traumatizzata: molti erano
stati ripetutamente picchiati
dai loro genitori con cinghie
e bastoni; parecchi avevano
subito violenze sessuali nell’ambito familiare o da amici di famiglia; molti erano
stati traumatizzati nell’infanzia dalla rivelazione che il
padre o la madre avevano
amanti; diversi erano stati
giudicati negativamente dai
propri genitori, sempre pronti a criminalizzarli ed incapaci di sostenerli e comprenderli. Nel momento della crisi a tutti è mancato un sostegno adeguato perché o i
genitori erano assorbiti da
tutt’altro, o erano incapaci
di seguirli.
E’ da notare che per tutti
la prostituzione è iniziata dopo una fuga da casa e 1 incontro con un protettoresfruttatore. Uno di questi dichiara: « Sono per loro padre, madre, sorella, amante.
Sono tutto per loro ». Quel
« tutto » che disperatamente
hanno cercato e sperato di
trovare nell’ambito familiare. E’ davvero singolare che
tutti riconoscano che il tossicodipendente, se congruamente aiutato, può uscire
dal tunnel della droga mentre si ritiene ancora che il
minore, una volta immesso
nel giro della prostituzione,
è irreversibilmente traviato
e quindi nessun danno gli
viene dalla ripetizione di prestazioni sessuali.
Ma a questo punto vien
da chiedersi il perché di questo globale disinteresse, di
questa massiccia rimozione
di un fenomeno che dovrebbe essere percepito diversamente dalla coscienza della
massa dei cittadini.
E inquietante il confronto tra l’atteggiamento collettivo nei confronti della prostituzione e quello nei confronti del problema droga.
Di quest'ultimo tutti parlano, si effettuano ricerche, si
mobilitano energie, si impegnano ingenti capitali, si costituiscono osservatori permanenti presso i ministeri.
Eppure la prostituzione porta tanti ragazzi alla distruzione sia fisica che psichica.
E poi è proprio vero che il
ragazzo coinvolto nella prostituzione è irreversibilmente perduto?
Dall’agghiacciante ricerca
di Citta Sereny appare chiaramente come per un minore 1 approdo al mondo della
prostituzione è sempre conseguenza non di un desiderio di appagare piaceri sessuali, ma solo di un oscuro
desiderio di annientamento,
legato al suo incompleto svi- .
luppo di personalità.
Fernando lachini
Dai quartieri più malfamati alla... scuola di
samba: una risposta al disagio dei minorenni
Su quasi 60 milioni di bambini brasiliani, 20 milioni vivono in miseria, 9 abbandonati a
se stessi, mezzo milione sono
quelli che si prostituiscono e più
di un migliaio sono stati uccisi
l’anno scorso.
Dietro queste cifre bambini e
bambine vivono i loro drammi
quotidiani nelle bidonville di
San Paolo, nelle altre grandi città del paese o nelle circa 500
« favelas » di Rio; se essi non
fanno parte di qualche « giro »
organizzato possono sopravvivere solo organizzandosi in bande.
Essi sono anche preda di datori di lavoro senza scrupoli,
che li sfruttano per qualche cruzeiro o per niente in cambio. Secondo l’Istituto nazionale di statistica 2 milioni di adolescenti,
tra i 10 e i 17 anni, lavorano
senza salario e 1,7 milioni ricevono un mezzo salario, pari a
circa 30.000 lire.
In questo ambiente è impossibile delimitare una frontiera
precisa tra i molteplici flagelli
che si abbattono su questi bambini: prostituzione, droga, delinquenza, malnutrizione sono
strettamente legati.
Gli squadroni della morte, a
volte collegati con la polizia e
con alcuni settori socio-professionali, o semplicemente assoldati da alcuni delinquenti, danno
letteralmente la caccia a questi
bambini per le strade.
La « Baixada Fluminense »,
nella zona nord di Rio, detiene
il primato assoluto della criminalità.
Andrea Luiz, 17 anni: all’età
di 10 anni la madre l’ha « perso » nel treno tra Sao-Joao-deMeriti e Rio, due anni dopo la
morte del padre. Lo zio, poliziotto, gli ha insegnato l’uso delle armi; la banda che l’ha reclutato gli ha affidato dei compiti di sorveglianza. Da mezzanotte alle 8 del mattino deve
stare all’ingresso della favela
per segnalare chi va e chi viene, « alimentato » dalla cocaina
che gli somministrano per farlo
reggere e per tenerlo stretto. Oltre a questo ha compiuto delle
rapine a mano armata e confessa « cinque omicidi in quel periodo ».
Para ha solo 12 anni; la madre l’ha « perso » in un supermercato quando ne aveva cinque. Ora è stato condannato a
morte da un capobanda per una
storia di pistole rubate o scomparse, per una stupida e tragica sfida. Il bandito che lo cerca, Nadinho, guida una piccola
banda nel centro della città; è
un duro, con quattro omicidi all’attivo... ed ha dodici anni.
Una ragazza, Solimar Santo.s,
ne aveva cinque di meno quando lasciò la famiglia, « che non
aveva più niente per vivere »,
per prostituirsi e rubare un po’
dappertutto per sopravvivere.
Ha dovuto passare otto anni nel
le strade, cambiando quartiere
ogni tre mesi, per « evitare i poliziotti, i gruppi di sterminatori
e le minacce delle altre bande ».
Oggi ritiene che tutti loro abbiano bisogno di una chance,
« anche minima, per uscire da
tutto questo ».
Andrea, Para e Solimar hanno avuto questa opportunità. Sono andati ad una scuola di samba, allestita con ostinazione da
Joaozinho Trinta, il più noto animatore del carnevale di Rio.
Con il suo prestigio ha ottenuto
un gigantesco stabile che era
dell’esercito e nella sua « cattedrale » ha iniziato ad accogliere i più disperati fra i ragazzi,
col proposito di fare la scuola
di ballo e preparare una sfilata
di ragazzi per il carnevale.
Ma il progetto prevede anche
un centro di avviamento, sedi
decentrate, mostra e vendita di
oggetti del carnevale.
Trinta spera di organizzare, intorno alla scuola, « qualcosa che
sia realmente attraente per dei
giovani che appartengono a un
altro universo e che non potrebbero reinserirsi in un contesto
tradizionale. Occorre avvicinarli
in modo diverso, per far loro
dimenticare il loro sogno di diventare dei ricchi banditi, temuti e rispettati, quando poi, perlopiù, finiscono con un colpo in
testa prima della maggiore età ».
Per realizzare i suoi scopi
Trinta ha convinto imprese, aziende turistiche, commercianti,
sempre più turbati dall’aumento della criminalità e dalla diminuzione del turi.smo.
Accanto a lui Pedro Paolo, avvocato, conosce bene la realtà
dei bambini delle strade; egli
stesso ha passato per strada diciotto anni, tra furti e rapine...
Ma come questa esistono altre iniziative: il preside della
scuola della « Rocinha », Carlos
Batista, vorrebbe aprire ai turisti le porte della più grande favela di Rio de Janeiro.
Tutti questi progetti di ispirazione diversa non ricevono necessariamente l’appoggio delle
autorità di Brasilia. Ma il governo del presidente Fernando
Collor, decidendo di creare il
Centro brasiliano per l’infanzia e
l’adolescenza, intende lasciare
meno spazio alla burocrazia centrale e molto di più alle iniziative locali, pubbliche o private.
Sapendo che l’attuale salario
minimo mensile (12.325 cruzeiros, circa 300 franchi) è calcolato per assicurare teoricamente l’alimentazione di una persona per un mese, mentre una famiglia media è composta di cinque persone e il tasso di natalità sta raggiungendo il 30 per
mille, si deduce che si tratta di
una vera e propria corsa contro il tempo.
Denis Hautin-Guirant
(Le monde)
8
8 fede e cultura
22 febbraio 1991
INDIVIDUALISMO E MOVIMENTI
IN LIBRERIA
Le politiche deil’egoismo una «vita di Gesù»
L’impegno sociale è sempre più disseminato in mille iniziative specifiche e autonome: esistono delle aspirazioni in grado di unificarle tutte?
L’egoismo in questione, come
lo intende Luigi Manconi nel suo
recente volume è il ripiegamento delle varie iniziative di lotta,
di impelo, di mobilitazione non
su ideali universalistici e quasi
millenaristici, ma su vertenze circoscritte, specifiche, settoriali.
Che cosa unisce — si chiede
— l’associazione dei parenti delle vittime di Ustica al volontariato sociale, la vertenza per i
diritti in Fiat alla lotta contro
la speculazione edilizia nella valle deirOrcia, le « mamme contro
la droga » al Coordinamento radicale antiproibizionista?
Lungo quasi un trentennio si
assiste ad una profondissima trasformazione dell’agire collettivo
e della mobilitazione; che cosa
è cambiato rispetto all’« autunno caldo », alla contestazione studentesca di 20-25 anni fa?
L’autore, sociologo che lavora
all’Università di Palermo, osserva che per anni il modello di
lotta e di aggregazione proveniente dall’ambiente operaio ha
improntato altre istanze di militanza, prima fra tutte il movimento degli studenti. Le caratteristiche di quel modello erano
« forti »: il movimento operaio era caratterizzato dall’insediamen
to sociale, e quindi dall’« omogeneità » del gruppo; dalla prossimità fisica (nelle linee di montaggio); dalla stabilità organizzativa; dalla condivisione dei valori (solidarietà di classe, mutualità, reciproco altruismo); e dalla « proiezione teleologica »; lo
sbocco della lotta come avvento
di un mondo migliore.
La « svolta » avviene nella seconda metà degli anni ’70 per ragioni plurime, dalla diversa organizzazione della fabbrica al
« caso Moro », che fa sfaldare
tragicamente la protesta giovanile. Viene meno « l’idea di rottura e di presa del potere, ma anche quella di conquista democratica della direzione politica dello
Stato (— ì senza che altro sostituisca quell’idea » (pp. 107 - 108).
Si spezza il legame che teneva
insieme « volontà di trasformazione di sé e volontà di trasformazione sociale » (ibid.), azione
diretta alle strutture e ricerca
deH’affrancamento. I conflitti, le
mobilitazioni sono ora « mirate »,
in buona parte dirette alla conservazione di ciò che è (si pensi
ad alcuni tipi di ambientalismo,
oppure a vicende conosciute nel
nostro ambiente: nel I distretto
‘ L. MANCONI, Solidarietà, egoismo.
Buone azioni, movimenti incerti, nuovi
conflitti. Bologna, Il Mulino, 1990.
INDIVIDUALISMO E COMUNICAZIONE
Nasce un «nuovo Narciso»?
La nostra società pare attraversata da una crisi di valori.
Non si assiste peraltro, come è
capitato in passato, ad una divisione aU’interno della società,
che genera un conflitto fra due
opposte fazioni con differenti valori, ma ad una frantumazione
di essa in tanti piccoli gruppi,
in cui gli individui non sanno
più riconoscersi in un progetto
comune.
L’individuo si trova da solo ad
esprimere la propria posizione
sociale e personale; tende a darsi la propria legge da solo, per
fissare i propri limiti e per immaginare i propri punti di riferimento. Si assiste alla nasci
ta del « nuovo Narciso ». Un
« nuovo Narciso » simile a quello riproposto da Pascal Weil in
un suo recente scritto, nel quale analizza l’individuo sociale
moderno nel tentativo di dare
dei nuovi strumenti ai tecnici
della comunicazione, per centrare e mettere meglio in luce il
pubblico destinatario della comunicazione pubblicitaria *.
Il nostro è un individuo sempre alla ricerca di legittimità e
di identità. Non avendo norme
di vita preconfezionate l’individuo deve scegliere, e nasce in
lui l’angoscia della scelta. Il suo
non è un narcisismo egoista, anzi egli ha bisogno del mondo
Domenica 24 febbraio — DiPiGNANO
(Cs): Le chiese valdesi di Cosenza e
Dipignano organizzano, per le ore 18,
presso il Centro servizi socio-culturali di via Brunetta, una conversazione
su « I valdesi: fede e impegno nella
società », con Piera Egidi e Giorgio
Bouchard.
Venerdì 1° marzo — TORINO: Nel
Salone valdese (c.so Vittorio Emanuele, 23), alle ore 20.45, dibattito su
« L’identità religiosa europea: il passato tra immaginario e realtà ». Partecipano Emidio Campi e Sergio Givone.
Venerdì 1" marzo — ASTI: Per II
ciclo di dibattiti sul tema ■ Differenza
e pregiudizio », organizzato dal Centro culturale protestante, alle ore 21,
presso l'ex sala consiliare del Palazzo civico, la prot esa Adriana Luciano,
sociologa, parla su « I rapporti in'eretnici nei loro aspetti sociologici - Il
mercato del lavoro ».
Sabato 2 marzo — MILANO: Il ciclo di incontri « Realtà protestante in
una nuova realtà europea », organizzato dal Centro culturale protestante
presso la sala attigua alla Libreria
Claudiana (v. Sforza, 12/a) si apre
con il prof. Emidio Campi che parlerà sul tema: « L’Europa delle nazioni
e la Riforma protestante », con inizio
alle ore 17.
28 marzo-2 aprile — AGAPE: Il campo di Pasqua è dedicato all’Assemblea di Canberra (7-20 febbraio) del
Consiglio ecumenico. Per iscrizioni tei.
0121/807514.
31 marzo — CHIUSA PESIO (Cn):
E’ il termine ultimo per inviare gli
elaborati e le opere per il IX premio
letterario nazionale « Cesare Pavese Mario Gori ». Le varie categorie comprendono poesia, racconto, libro edito (anche di saggistica), sezione per
alunni delle elementari e medie inferiori e superiori. Per bando completo:
Casella postale aperta - 12013 Chiusa
Pesio (Cn). Allegare bollo per risposta.
Sempre il 31 marzo scade anche
il V premio letterario nazionale « Alfonso di Benedetto » senior per poesia edita o inedita a tema libero o
fisso (l’amicizia, la libertà, la giustizia contro ogni forma di violenza sul
bambini e sulle donne), e racconto.
Per bando, rivista « Gli artisti del giorno », via del Recinto 21/B, Chiusa Pesio.
Mercoledì 1° maggio — AVIGLIANA:
Con inizio alle ore 11 si svolgerà la
« Festa di ringraziamento al Signore
per i 30 anni di Villa Grazialma ». Sarà presente il presidente dell’LICEBI,
past. Guarna, ed è previsto un concerto musicale.
per potercisi specchiare, ha bisogno degli altri perché gli diano l’identità che non ha più.
L’uomo moderno, bombardato
dalle informazioni, ha come principale preoccupazione quella di
gestire questi dati. Mai come in
questo periodo di guerra la raccolta di informazioni non è un
problema; in compenso lo è il
gestirle per trarne un senso.
L’uomo tende ad « acculturarsi », a raccogliere più informazioni possibili, ma il diffìcile oggi non è assumerle quanto piuttosto assimilarle; e questo perché non solo esse vengono fornite in gran quantità, ma vengono fornite censurate o comunque modificate, cosa che porta
ad accrescere la diffidenza e ad
essere a seconda dei casi molto più selettivi oppure a subire
passivamente questa messe dì
informazioni senza peraltro fermarsi criticamente su di esse
per trarne un senso.
La ridondanza di informazioni
finisce quindi per essere negativa, perché porta il destinatario
dell’informazione, già di per sé
molto fragile, a chiudersi sempre più in sé; esso tende sempre più a quel « nuovo Narciso »
di cui sopra, e sempre meno al
cittadino della società di cui
spesso si parla.
Non voglio con questo dire
che la crisi di valori di fronte
a cui ci troviamo sia dovuta al
tipo di informazione che ci viene somministrata, ma che questa non è che lo specchio in
questo momento ingigantito, 'della nostra società e del nostro
modo di essere. Un modo di essere che è spezzettato, sempre
alla ricerca di certezze, che ha
bisogno di censurare le sue debolezze per potersi mostrare.
La necessità non è quindi quella di ristrutturare la TV o il
nostro sistema d’informazione,
ma quella di rifondare alcuni
nostri valori, o di andarli almeno a ricercare nel dimenticatoio
della nostra memoria.
Davide Rosso
Parafrasi del testo biblico e tecniche della
teologia narrativa - La rottura del monopolio
la vai Pellice ha fatto quadrato
intorno alla sua ferrovia e il Sinodo stesso si è pronunciato l’anno scorso, non senza un’ampia
discussione, sull’esigenza di salvaguardare l’autonomia delrUSSL nella stessa area).
Si tratta, per Manconi, di una
« autovalorizzazione delle risorse
e dei beni disponibili » (p. 129):
questa sorta di « egoismo » si
fonda su due domande: « il controllo su ciò che si ha (...) e lo
sviluppo di ciò che si ha e che
potrebbe (...) regredire» (ibid.).
Ci sono grossi rischi (tra cui il
possibile antagonismo fra « diverse solidarietà »); la maggiore
complessità della società richiede
un impegno articolato, che sappia vedere al di là delle proprie
contingenze. Ne saremo capaci?
Proviamo a lottare contro l’idea
che « la realizzazione della propria autonomia vada perseguita
autonomamente (...), che ognuno
debba contare solo su di sé »
(p. 194).
Alberto Gorsani
Heinz Zahrnt è un nome apprezzato e noto negli ambienti
delle nostre chiese: giornalista,
cristiano impegnato, teologo, gli
siamo debitori di un’antologia
preziosa, pubblicata nel ’75, Alle prese con Dio. Non è stata
l’unica sua opera tradotta in italiano; ma ora la Rizzoli ci presenta una delle ultime fatiche
di Zahrnt: Gesù. Una vita ‘.
Il titolo, l’edizione bella, l’autore, tutto insomma invoglia all’acquisto. E invoglia anche la
curiosità di vedere come sia possibile scrivere oggi una « vita di
Gesù », dopo tanti decenni di critica storica, che ci hanno ormai
convinti che gli Evangeli non sono un libro di storia, ma una
grande predicazione della comunità primitiva, per cui sarebbe
assurdo scambiarli per una cronaca precisa e puntuale degli avvenimenti che raccontano.
Debbo però dire di essere rimasto un po’ deluso da questo
libro. Ha ragione lo Zahrnt di
affermare che « la vicenda di Gesù parla soltanto a chi si sente
personalmente coinvolto. A chi
non domanda, Gesù non ha nulla da dire, né si comunica a chi
rimane estraneo. La sua figura
e il suo messaggio si fanno accessibili unicamente nel dialogo
e nella disponibilità a seguirlo »
(pag. 9), ma non può pretendere di tracciare una vita di Gesù
assumendo in modo acritico tutto ciò che è scritto negli Evangeli. Lo Zahrnt, con grande efficacia, perché è un ottimo scrittore, e con un linguaggio moderno, assume il dato biblico e di
lì parte per trasmettere il messaggio di Gesù, o cogliere il senso delle sue parole. Combinando
insieme Sinottici e IV Evangelo,
ricostruisce un quadro a metà
strada tra l’omiletica (cioè la
predicazione) e la dogmatica
della vita di Gesù. Vuole assumere come unico dato quello evangelico, ma si serve delle tecniche della teologia narrativa,
giungendo così a delle ricostruzioni che hanno molto dell’arbitrario. Un solo esempio, tanto
per uscire dal generico. Tutti ricordano il passo di Giovanni 3,
dell’incontro tra Gesù e Nicodemo. Lo Zahrnt racconta l’episodio, immaginando di esserci, e
a un certo punto scrive: « ...Per
descrivere il mistero dello Spirito divino, (Gesù) lo paragona
al vento, che nella notte, mentr’essi parlano, soffia tutt’intorno alla casa... ».
Può anche essere che sia stato così; ma il dato biblico non
solo è dilatato a dismisura, ma
anche viene stravolto nel suo significato originario che è teologico, più che storico.
Il racconto di Zahrnt è una
parafrasi del testo biblico, per
cui ci si domanda un po’ perplessi quale senso abbia una tale operazione. Al termine ci sono otto excursus su alcuni dei
principali nodi della lettura storico-critica degli Evangeli. Ma anche in questo caso si rimane un
po’ perplessi, perché pur essendo chiaro che in un’opera divulgativa non si può sviscerare la
problematica in tutta la sua ampiezza, si rimane con l’impressione di una certa superficialità.
Fatti questi appunti ed espresse queste pregiudiziali, il libro
può anche essere consigliato come lettura a chi voglia accostarsi agli Evangeli. Dopo tutto la
figura di Gesù è descritta con
viva partecipazione personale. E’
un limite e un pregio nello stesso tempo. Un limite perché si
tratta di una interpretazione fortemente soggettiva; un pregio
perché, come dice l’apostolo, l’Evangelo è trasmesso « da fede a
fede» (Rom. 1: 17).
Rimane infine da segnalare il
fatto positivo che una casa editrice laica si preoccupi di un’opera su Gesù. E’ possibile vedere in questo il segno di una rottura del ghetto e di un monopolio da parte delle chiese delle
questioni legate alla fede? Ce lo
auguriamo di tutto cuore.
Luciano Deodato
‘ HEINZ ZAHRNT, Gesù, una vita.
Milano, Rizzoli, 1990, pp. 7-265. Lire
28,000. Titolo originale dell’opera: Jesus aus Nazareth. Ein Leben, München,
Piper 1987, Traduzione di Michele Fiorillo,
SEGNALAZIONE
I Vangeli apocrifi
‘ PASCAL WEIL, Il nuovo Narciso •
Convjnicazione pubblicitaria e individualismo, Milano, Franco Angeli, 1990,
Tra le varie benemerenze della casa editrice Einaudi, vi è
ora anche quella di offrire ai
lettori ed agli appassionati i ’Vangeli apocrifi in forma economica.
La prima edizione degli apocrifi risale al lontano 1969; ora
è uscita l’edizione tascabile (si
fa per dire, perché il libro è
piuttosto voluminoso!). Sia Luna
che l’altra sono curate dal prof.
Marcello Craveri che, da sempre, pur essendo lui uno spirito
libero, si occupa di problemi di
teologia e della vita di Gesù in
particolare.
Con questi scritti apocrifi, resi in una bella traduzione, siamo introdotti in un mondo strano, quasi onirico e che, tuttavia,
non è stato senza influenze sullo sviluppo dogmatico della chiesa (si pensi per esempio allo
sviluppo della mariologia, già
tutta adombrata negli scritti della « Dormizione della Santa Madre di Dio » e del « Transito della beata Maria vergine ») e nella formazione della pietà popoIS’I'C
Craveri ha premesso una breve introduzione a questa raccolta. In essa dice: « La scoperta
più entusiasmante, per chi legge i Vangeli apocrifi, ossia ’’segreti”, ’’tenuti nascosti”, che
la Chiesa ha escluso dal suo canone, è che l’immagine di Gesù,
da essi trasmessa, non trasfigurata dal mito e dalle sovrastrut
ture dogmatiche, è proprio quella che più sazia oggi la nostra
sete di giustizia, di pace, di amore. Gesù non è negli apocrifi
la vittima espiatoria delle nostre colpe ancestrali, né il figlio
di Dio, che vuole essere adorato,
ma l’uomo che si è proposto
come esempio per insegnarci a
vivere con serenità, con la coscienza tranquilla che non si lascia corrompere e contaminare
dal male » (pag. XIX).
E’ interessante questa valutazione, che forse è la chiave per
capire il « successo » degli apocrifi: la rivincita di un Cristo
« naturale », contro quello delle
costruzioni dogmatiche. Il dubbio che mi viene, però, è che al
termine si ritrovi solo l’uomo,
e non più Dio; in altri termini,
solo Gesù e non più il Cristo.
L’opera è preceduta da un saggio di Geno Pampaioni dal titolo: « La fatica della storia » che
tocca proprio il cuore del problema, di come cioè la rivelazione si faccia storia.
Un libro che vai la pena di
avere; una lettura stimolante
per chi voglia conoscere le varie e complesse componenti delle origini del cristianesimo.
L. D.
‘ I Vangeli apocrifi. A cura di Marcello Craveri. Con un saggio di Geno
Pampaioni, Torino, Einaudi, 1969', 1990,
pp. XIII-XLIII, 5-603, Lire 18,000.
9
22 febbraio 1991
ralli valdesi
PINEROLO
Si voterà in primavera
Y . Consiglio di Stato ha preso la decisione definitiva; dopo 60 gior
La recita ni dalla consultazione dovranno essere eletti sindaco e giunta
Il regista greco Anghelopulos
na diretto un importante film,
La recita, il cui complesso svolgimento si articola su vari piani: c’è un gruppo di attori girovaghi, con le loro vicende, che
rappresentano, sul finire degli anni 30, una favola di ambiente
contadino; sullo sfondo ci sono
il^ mito classico (con Oreste, Egisto, Agamennone e Clitemnestra) e la storia della Grecia degli anni a cavallo tra i '30 e i
'40, segnati da profonda tragedia
per il paese.
Impossibile, lungo le quattro ore di pellicola, considerare un elemento narrativo senza considerare anche tutti gli altri. Un’impressione quasi analoga credo abbia « aleggiato » in mezzo al pubblico che il 17 febbraio ha assistito a una delle classiche « recite y>, qui nelle Valli.
Questo appuntamento riveste
di volta in volta toni diversi: dalla farsa, al dramma storico valdese, al genere brillante, allo
spettacolo « originale » scritto dagli stessi protagonisti.
Lo spettacolo che ho visto l’altra sera traeva spunto dalla violenza, dalla guerra e dalla miseria come fonte di violenza.
Con le storie dei suoi personaggi voleva indicare quanto le vicende umane possono ferire, non
solo nell’attimo o negli attimi
delle azioni violente, ma all’interno stesso delle coscienze, degli individui, che poi ne rimarranno segnati per sempre. Non è
una novità: molte opere teatrali
e letterarie sono costruite su questi ragionamenti. L’importante è
stato però prendervi parte adesso, esserne coinvolti, anche da
spettatori. D’altra parte non è da
spettatori che seguiamo, giorno
per giorno, le vicende della guerra?
Certo, siamo spettatori, ma siamo anche coinvolti: non già dalle vicende dirette del Golfo (tranne le famiglie di chi è laggiù, di
cui ben pochi parlano). No, è
che siamo coinvolti proprio dal
clima. Con la guerra esce allo
scoperto il peggio: i giornali si
ripetono, strombazzano slogan
(forse è quanto faccio anch’io),
le facce dei personaggi che dibattono in TV sono sempre le stesse, e soprattutto i toni si fanno
sempre più aspri.
In qualunque ambito, scuole,
luoghi di lavoro, ambienti politici, bar (questo vale per le valli
e la provincia; a Torino è il
tram il luogo privilegiato), le discussioni sono accese e intolleranti, le posizioni si estremizzano, da una parte e dall’altra. Se
questo è più evidente in chi, favorevole alla «soluzione-guerra »
accusa i pacifisti di disfattismo,
è solo perché i favorevoli sono
più numerosi; dall’intolleranza
nessuno è immune. Specialmente
oggi.
Tutto questo non vuol essere
un melenso moralismo: se i toni
sono questi, se si è pronti come
non mai a mettere all’indice chi
la pensa diversamente, qualcuno
forse ne trae giovamento. E’ un
pericoloso segnale di cedimento
delle più elementari regole democratiche. La recita del XVII ci
ha fatto riflettere anche su questo; era possibile. La recita di
Anghelopulos, invece, uscì clandestinamente in Francia, perché
in Grecia c’erano ancora i colonnelli...
Alberto Corsani
Alla fine il Consiglio di Stato
ha deciso: le elezioni amministrative del Comune di Pinerolo vanno rifatte. Così i partiti dovranno
organizzare una nuova campagna
elettorale, affiggere nuovi manifesti, elaborare nuovi programmi
e chiedere il consenso agli elettori che con tutta probabilità saranno chiamati a votare nella seconda quindicina di aprile.
Entro 60 giorni dalle elezioni
il nuovo consiglio dovrà eleggere
sindaco e giunta. Se non lo farà
si -ripeteranno ancora una volta
le elezioni. A questa situazione si
è giunti perché la commissione
elettorale mandamentale aveva
ammesso due liste democristiane
alle elezioni del 6 maggio scorso.
Sulla base di una interpretazione — a maggioranza — la
commissione elettorale mandamentale aveva chiesto alle due
liste democristiane di caratterizzarsi affiancando al simbolo dello
scudo crociato altri segni grafici
diversi tra loro. Ciò nonostante
si fosse in presenza di una doppia
delega del segretario provinciale
della DC, Sergio Deorsola, a due
persone diverse che rappresentavano le due fazioni democristiane
contrapposte.
Nonostante i ricorsi alla Prefettura (incompetente per legge)
di numerosi partiti concorrenti,
le elezioni si tenevano ugualmente ed entrambe le liste democristiane avevano eletti.
Ad elezioni avvenute la « lista
per Talternativa », il -MSI e il
liberale Fiammotto ricorrevano
al TAR chiedendo l’annullamento
delle elezioni, vista l’evidente turbativa elettorale operata dalla
presenza contemporanea di due
liste democristiane.
Il 29 agosto, un mese dopo la
formazione della giunta con sin
daco il socialista Rivò, il TAR annullava le elezioni e rimandava a
casa tutti i consiglieri eletti.
Le nuove elezioni si sarebbero
potute fare pochi mesi dopo, ma
un nuovo ricorso del consigliere
ex piemontesista. confluito come
indipendente nel PSI, Villarboito,
e della lista democristiana con a
capo l’ex sindaco Camusso, rinviava la loro effettuazione alla
decisione del Consiglio di Stato.
La cosa è avvenuta il 15 febbraio scorso, con la decisione di
rifare le elezioni entro tre mesi.
Bisognerà ancora attendere la
fine di febbraio per conoscere le
motivazioni della sentenza e sapere quindi come si svolgeranno
le elezioni.
Se cioè sarà possibile azzerare
il tutto con la possibilità di presentazione di nuove liste, ovvero
se — come chiede Camusso — le
elezioni saranno ripetute nell’identico schieramento del 6 maggio con la sola variante dell’esclusione della lista democristiana
deH’eurodeputato Chiabrando
che, pur essendo la lista apnrovata dalla sezione di Pinerolo,
non sarebbe quella approvata dal
segretario provinciale.
Sulla sentenza ha preso posizione il gruppo consiliare per l’alternativa, con il comunicato che
pubblichiamo qui di seguito.
G. G.
La città ha diritto
a un governo serio
Già il pronunciamento del TAR Piemonte del 29 agosto era stato chiaro ed inequivocabile. Nonostante queste due sentenze che confermano la
nostra presa di posizione iniziale contro la presenza delle due liste della
DC, continuiamo ad essere del parere
che tutto sarebbe stato più semplice,
ASSISTENZA
Per ora
pagherà la Provincia
Saranno ancora le province a
gestire le funzioni assistenziali a
favore di ciechi, sordomuti, infermi di mente, minori, gestanti ed
altre categorie di cittadini disabili.
Lo ha deciso il consiglio regionale ratificando la delibera della
giunta adottata il 28 dicembre
scorso con un importante emendamento, approvato a maggioranza, che in pratica proroga la
prosecuzione dell’attività delle
province fino all’emanazione, da
parte della Regione, della relativa normativa.
La legge di riforma delle autonomie locali (142/90) ha infatti
attribuito l’intera competenza socio-assistenziale ai comuni che
la esercitano attraverso le Unità
socio-sanitarie, demandando alle
Regioni l’emanazione della relativa normativa applicativa.
L’intervento regionale di proroga ha l’evidente scopo di garantire la necessaria gradualità
per evitare cadute od interruzioni
di servizi rivolti a fasce deboli
della popolazione.
La provincia si porrà, in questa
fase di transizione, come gestore
di questi servizi in nome e per
conto delle Unità socio-sanitarie.
Gli oneri finanziari saranno a
carico del bilancio regionale,
funzioni assistenziali, ai sensi
della legge regionale 20/82 e successive modificazioni ed integrazioni.
che non ci sarebbe stata perdita di
tempo e spreco di denaro pubblico
se la commissione elettorale ed il
TAR Piemonte avessero avuto una diversa linea di condotta prima delle
elezioni del 6 maggio ed avessero immediatamente agito per impedire l’illegalità commessa dalla DC di Pinerolo.
I ritardi e gli sprechi sono stati
accresciuti dai ricorsi contro la sentenza del TAR di Villarboito e della
DC facente capo a Camusso: l'aver
impedito che dopo il 29 agosto si andasse tempestivamente alle elezioni
è stato grave: le modalità stesse con
cui i ricorsi presso il Consiglio di
Stato sono stati presentati e poi sono
stati parzialmente ritirati confermano
che la via della amministrazione della giustizia a quel livello è stata intrapresa non tanto per ristabilire diritti violati quanto come strumenti di
pressione e di lotta politica interna
alla DC anche attraverso l'uso della
ormai collaudata <■ trasversalità ».
Sotto questo profilo, la vicenda denota che a Pinerolo ci sono dei responsabili del degrado della vita politica e partitica che possono essere ben precisamente individuati.
La nostra iniziativa partiva dalla centralità della questione morale, da una
visione della politica in base alla quale ci sono situazioni nelle quali non
c'è spazio per la mediazione ed il
compromesso.
La città ed i cittadini hanno diritto ad un governo, ma irresponsabile
sarebbe stato il comportamento di un
raggruppamento politico che, consapevole di atti illegittimi, non avesse cercato di far ristabilire la legge.
Gli atti illegittimi sono infatti stati commessi in un settore delicato e
fondamentale quale quello delle leggi
elettorali, violando le quali non si
può certo presumere che nasca un
qualsiasi bene per la democrazia e
la rappresentanza popolare. Non è questione di astratto, astioso o gretto
legalitarismo, ma di principi che non
possono essere violati.
Da questo punto di vista il gruppo
«Per l'alternativa » ritiene che l'iniziativa intrapresa a Pinerolo abbia un
effetto che trascende il livello locale.
Se infatti fosse passato il comportamento tenuto dalla DC di Pinerolo,
dalla generalizzazione sarebbe derivata una spinte." al deterioramento della
vita di tante amministrazioni locali,
uno dei cardini della vita democratica,
ma anche uno dei settori più delicati
per le incursioni e le infiltrazioni affaristiche e proprio per questo livello
istituzionale su cui vigilare a partire
dalle modalità con cui le forze politiche predispongono le liste elettorali e ricercano il consenso.
Come forza che ha promosso il ricorso, il gruppo « Per l'alternativa »
ritiene doveroso ribadire che è responsabilità della DC la ripetizione
delle elezioni: questo partito, infatti,
non essendo stato in grado di risolvere per via politica e di disciplina
interna le gravi controversie, ha gettato sulla collettività questo peso non
esitando a violare le leggi elettorali.
Proprio per ciò a questo partito si
debbono addebitare i costi politici ed
economici dell'intera vicenda. Grave
sarebbe poi se alla fine, dopo aver
letto gravi dichiarazioni di fonte democristiana sui comportamenti politici e istituzionali di alcuni suoi rappresentanti nelle prossime liste si riscontrasse una ritrovata unità.
LA CASA VALDESE
DI VALLECROSIA
CERCA
AIUTO CUOCO/A
disponibile da subito. Per informazioni telefonare al numero 0184-295551.
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argei
bprn
di tesi & delma:
via Meste 24, tei. Í93Í17
pinerolo »„t
Si discute sui
plessi scolastici
TORINO — La Regione ha iniziato il dibattito (che probabilmente sfocerà in una presa di
posizione ufficiale) sul problema dei piccoli plessi scolastici
minacciati di chiusura, secondo
la nuova legge dello scorso anno, in quanto non raggiungono
il numero minimo indispensabile di allievi per mantenere in
funzione il servizio. La chiusura di queste piccole scuole rischia di eliminare le uniche opportunità di aggregazione sociale e riferimento culturale in molti comuni favorendo, in ultima
analisi, un ulteriore spopolamento delle montagne.
Per quanto riguarda le scuole elementari, dal prossimo anno dovrebbero chiudere quelle
con un numero di alunni inferiore a 21. Già vari comuni, anche nel pinerolese, hanno in passato espresso la loro viva preoccupazione sulla questione.
Cassa integrazione:
tassi elevati
TORINO — « Il ricorso alla
cassa integrazione in Piemonte è
tornato su livelli molto elevati:
il forte incremento nell’uso della CIG ordinaria è senza dubbio imputabile alle realtà produttive operanti nell’area torinese. Le ore di CIG passano da
2,3 a 6,7 milioni di ore, con una
crescita percentuale del 186%,
facendo del metalmeccanico il
comparto che utilizza oltre 3/5
delle ore di straordinaria totali ».
Lo ha detto l’assessore regionale all’Industria e al Lavoro
Giuseppe Cerchio, rispondendo
in consiglio regionale ad una interpellanza urgente presentata
dal capogruppo del PSI, Giancarlo Tapparo, tesa ad ottenere
risposte sulla situazione occupazionale in Piemonte soprattutto
nel comparto delle piccole e medie aziende.
Iniziative
per la pace
POMARETTO — Il comitato
« No alla guerra » prosegue la
sua attività organizzando una
assemblea pubblica sul tema:
« L’obiezione alle spese militari
e la proposta di legge ’’Guerzoni” sull’opzione fiscale per la difesa civile non armata », giovedì
21 febbraio alle ore 20.45, presso
il municipio. Interverrà Carlo
Bianco, coordinatore OSM di Pìnerolo.
Prosegue intanto la raccolta
di firme contro la guerra: giovedì 21 dalle ore 9.30 alle 11.30,
presso la piazza del mercato a
Villar Penosa; domenica 24, dalle ore 10 alle 12, a Prali.
PINEROLO — La CGIL scuola
organizza una serie di riunioni,
presso la scuola media statale
di S. Lazzaro, per un confronto
sulle questioni più o meno direttamente connesse all’attuale
confiitto del Golfo Persico; giovedì 28 febbraio, alle ore 16.30,
è previsto un incontro con un
esponente delle comunità ebraiche.
JcL Centro
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Diurna - Notturna
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Domiciliare - Ospedaliera
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Torre Pellice - via Garibaldi, 8
Telefono (0121) 933300 ■ 933422
10
10 valli valdesi
22 febbraio 1991
In breve
LUSERNA SAN GIOVANNI
Strada ampliata
SAN SECONDO — Dalla scorsa settimana è nuovamente transitabile la strada fra San Secondo e Bricherasio il cui allargamento e relative modiflche sono stati eseguiti per conto della Provincia. I lavori eseguiti
sui tre chilometri sono costati
950 milioni e consentiranno anche un migliore accesso al passaggio a livello che si trova nelle vicinanze della strada provinciale 161; i fondi sono stati ottenuti con un mutuo alla Cassa
depositi e prestiti.
Quasi 2.000 firme
TORRE PELLICE — Anche se
non si può dire ci sia in vai
Penice un grande ottimismo in
materia, sono comunque diverse le iniziative volte almeno ad
una riduzione del periodo di sospensione del servizio ferroviario sul tratto Pinerolo-Torre Pellice in concomitanza con lavori
di ammodernamento da svolgersi fra il prossimo 1° giugno ed
il 28 febbraio 1992.
Il coordinamento pendolari ha
raccolto in dieci giorni quasi
2.000 firme a sostegno di una
petizione inviata al compartimento ferroviario ed a vari organismi politici per chiedere di
effettuare i lavori con la linea
in servizio. Anche alcune amministrazioni locali, visto l’incerto
esito dei contatti avviati tramite la Provincia, hanno deciso di
esprimere direttamente ai responsabili del compartimento
ferroviario il proprio dissenso
rispetto alla lunga sospensione,
proponendo anche delle alternative, quali la riduzione del periodo di fermata del servizio o
la circolazione dei convogli almeno al mattino e alla sera.
Niente ricorso
TORRE PELLICE — Gli am
bientalisti della valle, in collaborazione con Pro Natura di Torino, avevano annunciato il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza di rigetto del
TAR Piemonte che riteneva valide le procedure per la costruzione della pista agro-silvo-pastorale per il Pra.
A causa di contrattempi burocratici non è stato possibile presentare in tempo utile il nuovo
ricorso al Consiglio di Stato.
Gli ambientalisti però confermano sul piano politico la loro
opposizione alla costruenda pista.
Parole di pace
POMARETTO — Anche i bambini della scuola elementare hanno voluto dire, a modo loro, un
no alla guerra e lo hanno fatto
scrivendo una lettera al consiglio comunale.
« Noi pensiamo che — scrivono
tra l’altro i bambini — di solito
in guerra non muoiono i capi,
ma i soldati; se i capi in prima
persona dovessero fare la guerra
e rischiare di morire, chissà se
non si metterebbero d’accordo
pacificamente !
Se non ci fossero le industrie
che fabbricano le armi, esse
non verrebbero usate; allora è
semplice : bisogna chiudere le
fabbriche di armi.
Se tutti dicessero ad alta voce
le loro idee e partecipassero di
più a questi problemi, il mondo
sarebbe migliore».
200 in esubero?
VILLAR PEROSA — Sarebbe
ro circa 200 gli esuberi fra i
dipendenti della RIV-SKF, secondo i programmi dell’azienda.
All’interno del piano di ristrutturazione la proposta della direzione è quella di mettere in
cassa integrazione questi dipendenti; dopo le prime prese di
posizione dei sindacati, è previsto in settimana un incontro
chiarificatore fra le parti.
Protezione civile
Una vera e propria mappa del territorio per coordinare gli interventi in caso di calamità - Il prezioso ruolo svolto dai volontari
La storia delle valli è segnata
dalle calamità cosiddette naturali; solo negli ultimi quindici anni
si sono sperimentate alluvioni,
inondazioni, vento impetuoso, incendi furiosi.
Non sempre gli interventi sono
stati coordinati al meglio, malgrado l’evidente buona volontà.
Durante l’ultimo consiglio comunale di Luserna S. Giovanni
si è parlato di protezione civile;
un regolamento generale è stato
approvato ponendo le basi per
successivi passi: illustra la materia l’assessore Badariotti, già sindaco del comune.
« Il nostro comune, che già da
alcuni anni si è dotato di un piano di pronto intervento in caso
di calamità naturali, ha inteso
porre mano a questo regolamento
per la protezione civile che vuole
da un lato chiarire le varie competenze in caso di pronto intervento, dall’altro individuare tutte
le risorse presenti sul territorio
comunale sia sul piano delle
strutture che degli uomini ».
Con il regolamento è stato redatto un piano dettagliato, una
vera e propria mappa del territorio.
« Sono state predisposte delle
schede per meglio regolamentare
il tutto: il diretto responsabile
del settore è il comandante dell’ufficio di polizia urbana che ha
il compito di coordinare ma, anche a seconda dell’intervento di
cui si necessita, vengono coinvolti
altri tecnici o uffici comunali; naturalmente al vertice di questa
specie di piramide staranno il
sindaco e l’assessore competente.
Sul piano logistico sono stati individuati tutti i negozi e le attività che in qualche modo possono
essere considerati un riferimento
( esercizi alimentari, alberghi,
ecc.} ma anche le aree (costan
temente aggiornate) che possono
prestarsi all’installazione di campi tenda o per l’atterraggio di
elicotteri. E’ altresì evidente che
la collocazione di tende deve avvenire su aree ben diverse a seconda del tipo di calamità che
ci si può trovare ad affrontare.
Tutto questo piano si inserisce
in quello più ampio della Prefettura, che ha individuato in Luserna il riferimento per la vai Pellice, così come Perosa lo è per
la vai Chisone; entrambe comunque fanno capo alla centrale operativa di Pinerolo ».
In tema di protezione civile è
ben radicato Timpegno delle associazioni di volontari; quale
ruolo viene ora affidato a questi
gruppi?
« E’ Un aiuto prezioso; si vuole
arrivare anche ad avere una mappa chiara dei gruppi che possono
operare sul territorio della valle
suddividendoli per settori ( radioamatori, vigili del fuoco, squadre antincendi boschivi) in modo
da ottenere, anche in questo caso, il massimo del coordinamento
in vista di un intervento tempestivo ed efficace.
Del resto, ad esempio rispetto alle squadre antincendi boschivi, esiste da tempo una collaborazione consolidata con l’ente
pubblico; attrezzature sono state
acquistate con fondi della Comunità montana per tutti i gruppi
operanti in valle, un mezzo fuoristrada è stato recentemente acquistato, anche se di seconda mano, ed attrezzato per il pronto intervento ».
Un capitolo particolare dovrà
riguardare poi il rapporto con i
radioamatori, la cui opera è già
stata utile in passato, basti ricordare gli incendi dell’anno scorso,
ma la cui attività è strettamente
regolamentata da apposite licenze ministeriali; proprio la posizione geografica di Luserna e
dunque la facilità di comunicazione con tutti i comuni, è stata
uno degli elementi che hanno determinato la scelta di comune riferimento per tutta la valle.
Kervaldo Rostan
SALUZZO
Denunciato un pacifista
Ha ricevuto un invito a comparire davanti al Procuratore
della Repubblica di Saluzzo il
consigliere verde Osvaldo Fresia
che durante il consiglio comunale del 22 gennaio, mentre si
discuteva della possibilità di approvare un ordine del giorno
sulla guerra del Golfo, come recita la convocazione della Procura della Repubblica, « pubbli
COMUNITA’ PEDEMONTANA
Gelo delle terre
Il regolamento CEE 797/85 de
nominato « Set aside » concede
delle agevolazioni sotto forma di
contributi a quelle aziende agricole che ritirino dalla produzione delle superfici seminative;
con successive modifiche tale opportunità, in un primo tempo
valida solo per le zone pianeggianti, è stata estesa anche a
quelle montane.
La Comunità montana Pinerolese pedemontano ha deciso di
sostenere, fornendo assistenza
tecnica e amministrativa, coloro
che intendano avvalersi di questa possibilità.
Qual è il senso della proposta CEE? Quali le possibili ricadute? L’iniziativa si colloca fra
quelle che intendono ridurre globalmente la produzione e le eccedenze ed è noto che il nostro
paese già paga pesanti dazi rispetto al settore lattiero-caseario; le indicazioni per questo intervento parlano di contributi
accordati ai produttori singoli o
associati che ritirano dalla produzione superfici coltivate a seminativi (cereali, legumi secchi,
barbabietole, patate, foraggio,
ortaggi, prati, sementi) e che
sottoscrivono un impegno di almeno cinque anni per la messa
a riposo o eventuale rimboschimento (per un massimo di 20
anni) con specie forestali pregiate.
Siccome, se le domande vengono presentate dalle singole aziende, la superficie minima deve essere di un ettaro, la Comunità montana ha deciso di offrire la possibilità di presentare ai suoi uffici le singole domande nell’intento poi di accor
pare le disponibilità raggiungendo così le superfici previste.
E’ un’iniziativa che ha un senso per l’agricoltura della zona?
Molte aziende hanno, anche sul
piano della superficie coltivata,
una dimensione mediopiccola:
la rinuncia ad una parte determinerebbe un impoverimento aziendale tale da pregiudicarne
anche il funzionamento.
In certi casi il « blocco » alle
coltivazioni potrebbe anche servire a frenare l’inquinamento legato ai pesticidi e fitofarmaci,
ma anche questo elemento assume validità solo per le aree
dove l’agricoltura ha assunto significative dimensioni.
Ancora una volta — dicono gli
agricoltori di montagna — si
tratta di una misura che va a
vantaggio delle aziende di pianura, dotate di ampie superfici,
e che ricaveranno un buon utile dalla messa a riposo dei terreni.
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di Luca Regoli & C. ■Jt.C
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lIRàBjscii
Incontri
TORRE PELLICE — Nel quadro delrinlziativa del Centro culturale « Incontri con... » verrà presentato e discusso il libro La roccia dove Dio
chiama di Bruna Peyrot, domenica 24
febbraio alle ore 16, nella Biblioteca
valdese di Torre Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Nell’ambito di una serie di incontri dal
titolo « pensare al femminile », venerdì
22 febbraio, alle ore 21, presso l'aula
consiliare, si svolgerà un incontro sul
tema: Donne contro la guerra [come
costruire una solida cultura di pace);
interverrà l’on. Pinuccia Bertone.
Corsi
TORINO — il consorzio per lo sviluppo dell’elettronica e l'informazione
(CSEA) organizza dei corsi di formazione ed aggiornamento in informatica
in « open learning »; gli interessati devono mettersi in contatto con la sede
in via Ventimiglia 201 oppure telefonando ai numeri (Oli) 631819 e 635137.
Pro Loco
TORRE PELLICE — L'assemblea della Pro Loco è convocata per giovedì
21 febbraio, alle ore 21, per esaminare la relazione sull'attività svolta ed
eleggere il nuovo direttivo.
Concorsi
camente istigava alla diserzione ».
E in effetti, stando al verbale
redatto dal segretario comunale, l’intervento è stato molto esplicito.
Dopo aver ricordato le responsabilità del nostro paese nell’armare Saddam Hussein e la censura degli organi di informazione rispetto a chi la pensa diversamente dall’« intervenire »,
Fresia citava l’art. 11 della nostra Costituzione (L’Italia ripudia la guerra come strumento
di risoluzione di controversie internazionali) ed invitava alla diserzione « perché solo disertando si è fedeli alla Costituzione
repubblicana » e aggiungeva che
« disobbedire non è dunque solo
un diritto, ma un dovere di ubbidienza alla Costituzione ».
Messe a verbale le dichiarazioni fatte in consiglio, è partita la vicenda giudiziaria che potrebbe anche portare ad una
condanna « esemplare ». « Ho espresso il pensiero pacifista —
ci ha detto il consigliere verde
— come molti altri hanno fatto
in tutta Italia in queste settimane, ricordando che la disobbedienza civile è l’unica risposta possibile: evidentemente il
senso della democrazia qui è
diverso che altrove ».
Proprio alle ragioni di coscienza che stanno alla base delle dichiarazioni di molti pacifisti e di Osvaldo Fresia fanno
riferimento le prese di posizione che stanno pervenendo al
consigliere di Saluzzo sia da parte di esponenti verdi che, conclude Fresia, « da parte di chi
pur non pensandola come me,
crede nella libertà di pensiero
e di espressione ».
O. N.
SAN SECONDO — La Pro Loco organizza un concorso fotografico a tema libero aperto a tutti i fotoamatori,
articolato in due sezioni: diapositive a
colori e stampe misto b/n e colore.
Le opere dovranno pervenire entro il
9 marzo presso: Foto Bruno Ezio, via
Castello di Miradolo 1, San Secondo;
Cicli Colomba, via Roma 7, San Secondo; Pipino Foto, via Saluzzo 70, Pinerolo,
L'inaugurazione della mostra, proiezione e premiazione avranno luogo sabato 16 marzo 1991 ore 18, presso
la sede della Pro Loco (ex Scuole
elementari).
Mostre
TORRE PELLICE — Fare è un dire
di sé è il titolo di una mostra che
nasce dall'esperienza di un laboratorio basato sulla globalità dei linguaggi, condotto con una classe delle scuole medie e con il centro per handicappati CIAO.
L'inaugurazione della mostra avverrà domenica 24 febbraio alle ore 15
presso la sede della Comunità montana in corso Lombardini 2; altre sedi
espositive sono presso il CIAO in via
Volta e presso le scuole medie di
viale Rimembranza.
Segnalazioni
BRICHERASIO — Domenica 24 febbraio, presso il salone delle scuole
medie, alle ore 9.30, si svolge l’assemblea annuale dei soci della Croce
verde di Bricherasio,
Teatro
POMARETTO — Per la rassegna teatrale, sabato 23 febbraio, alle ore 21,
presso il cinema Edelweiss, Marco
Paolini presenterà lo spettacolo Tiri in
porta.
Cinema
TORRE PELLICE — il cinema Trento
ha in programma: venerdì 22, ore 21.15,
Roger & me; sabato 23, ore 20 e
22.10 e domenica, ore 16 e 18, La storia infinita 2; domenica 24, ore 20 e
22.10. Linea mortale.
I >
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coni, 2 cantine, 2 box (unibili).
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I
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Luserna S. Giovanni _
Viale De Amicis 3/1 I
Tel. (012T) 901.554
11
r
22 febbraio 1991
lettere 11
LA MONTAGNA
ABBANDONATA
L'estate scorsa sono salito con l'amico Ettore Serafino a Bö dà Col,
sopra Ghigo di Frali. La nostra gita
non era soltanto turistica, ma commemorativa. Volevamo rivedere i luoghi dove combatterono — e morirono
— i nostri partigiani per ia difesa
della libertà.
Se si consulta la Guida della Val
Germanasca (a cura di Franco Davite
e Raimondo Genre, Torino 1976), vi
leggiamo che Bö dà Col (tale ne è
lo spelling) è un alpeggio « noto fin
dal medioevo » e base di partenza
per molte gite (p. 38). Così è infatti,
e la Bibliografia valdese (a cura di A.
Armand Hugon e G. Gönnet, Torre
Pellice 1953) registra degli atti estratti dalle carte dell’Abbazia di Casanova
riguardanti i suoi possessi territoriali
nell'alta Val S. Martino, tra cui l'alpeggio in oggetto (p. 59, n. 659).
Purtroppo, giungendo, ho avuto una
gran delusione. Mi sono trovato davanti delle rovine! Una vera desolazione, in un vallone così bello, tranquillo, ricco di pascoli, sulla riva destra dell'alta Germanasca, a pochi chilometri dal Lago Verde sul fianco nord
del Bric Bude. Come mai? Mi si è
detto che la località, frequentata soprattutto dai pastori con le loro greggi nei mesi estivi, è stata abbandonata dal giorno in cui, poco più su
a monte, è stata costruita una "bergerie” modernissima. Sarà! Ma perché
non salvare un abitato cosi prezioso
anche ai fini del turismo? Tanto più
che vi si giunge comodamente in macchina! Che ne pensa la Comunità
montana valli Chisone e Germa.iasoa?
tempi dei poveri umani! Infatti, quando in « Terra Santa » i crociati massacravano gii infedeli con tanto dì croce in testa alle loro truppe, non erano affatto dissimili dagli eserciti odierni che, in nome di Dio e per amore di giustizia, fanno rovesciare bombe su bombe sulle popolazioni, non
rendendosi conto che la guerra è ormai un mezzo anacronistico per far
trionfare qualsiasi principio!
Ora apprendiamo che un inferno
di fuoco su Saddam » renderebbe giustizia ai popoli. Mentre quell’inferno
di fuoco scatenato dalle bombe degli
americani e compagni di massacro non
colpisce davvero il dittatore, bensì nazioni oppresse da precedenti errori.
Ma i popoli sono ancora tanto creduloni da pensare che la giustizia si possa restaurare con la guerra?
Il vescovo Ambrogio scacciò dal
tempio di Milano Teodosio per punirlo dei massacri di Tessalonica. E questo non dovrebbe essere compito dei
dirigenti o delle comunità cristiane,
anziché strombazzare ai quattro venti
ohe i capi delle nazioni « sono uomini
molto religiosi »?
Ed i fatti parlano con maggiore eloquenza dei commenti tendenziosi che
i mezzi di informazione diffondono, ingannando sempre più le masse delùse e beffate dalla tanto strombazzata
parola « giustizia »!
Eiio Giacomedi, Livorno
Giovanni Gönnet, Roma GLADIATORI SERI
QUAL E’IL LORO DIO?
Con vera riluttanza certe fonti d'informazione (TV o stampa) definiscono
alcuni n capi » delle nazioni « uomini
molto religiosi ». Però, stando a quello che questi « capi » mettono in opera, ci sia concesso di chiedere quale
sia il loro Dio!
Saddam segue Allah, mentre Bush
appartiene ad una chiesa protestante
americana. Altri, infine, seguono Luna
o l'altra chiesa, Luna o l'altra religione, ritenendosi seguaci di una giusta ideologia, religiosi e depositari della verità. Dunque non meravigliamoci,
perché la storia si ripete in tutti i
Sul numero dell’8 febbraio 1991 è
stato pubblicato, con altre notizie, un
trafiletto intitolato « Gladiatori » in cui
viene notificato che il coordinamento
sindacale CGIL, CISL e UIL dei vigili
del fuoco ha scritto una lettera al
sottosegretario agli interni Valdo Spini chiedendo il congedo di un vigile
del fuoco per la sua dichiarata e passata adesione alla organizzazione « Gladio ».
Non si- fa il nome del vigile del
fuoco e neppure si accenna al fatto
che sia questi un volontario od uno
stipendiato.
I tortesi sono sempre stati e sono
riconoscenti ai locali vigili del fuoco
e specie a quelli volontari i quali con
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsani, Adriano Longo, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud. 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino ■ telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
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italia
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10125 Torino
ABBONAMENTI 1991
Estero
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FONDO Di SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
EDITORE; A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Pao o
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 7/'91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a
delle valli valdesi il 14 febbraio 1991.
quelli
Hanno collaborato a questo numero: Sauro Gottardi, Luigi Marchetti,
ivana Natali, Letizia Tomassone.
spirito veramente encomiabile sono
sempre stati al servizio della popolazione.
Chiedo, e non solo a nome mio, al
coordinamento sindacale di rendere nota, pubblicandola quando questa giungerà, la risposta di Valdo Spini onde
essere edotti sull’andamento della questione.
Parecchie persone e lo stesso presidente della Repubblica Cossiga ci hanno a suo tempo chiarito i motivi del
sorgere del movimento « Gladio », motivi molto seri per quei valligiani che
hanno lottato per una giusta libertà e
che sono pronti ancora oggi a difendere quanto hanno molto ben recepito.
Graziella Perrin, Torre Pellice
RETTIFICA
A rettifica dell'articolo « Diaconia
per i minori » comparso sul n. 6 dell'8.2.’91 si precisa quanto segue:
1) i Dipartimenti diaconali distrettuali, attivi per altro solo nel I e
nel II distretto delle Chiese valdesi
e metodiste, provvedono al coordinamento delle opere di uno stesso distretto e al collegamento delle stesse opere con le chiese locali; questo
significa che all’interno dei Dipartimenti diaconali si affrontano le tematiche
comuni (applicazione leggi regionali e
nazionali, convenzioni con l’ente pubblico, contratti di lavoro, eco.);
2) le opere diaconali per minori
lavorano in aperta collaborazione con
i servizi locali competenti ohe, per
legge, dispongono l’affidamento dei minori in caso di strutture residenziali,
oppure definiscono i programmi in caso di strutture scolastiche;
3) la Comunità alloggio di via Angrogna è composta da 2 comunità, ciascuna formata da 8 ragazzi e da 4
educatori. Pertanto, i totali sono: 8
educatori più il direttore per 16 minori;
4) la tossicodipendenza non è elemento primario del disagio familiare
che porta all'allontanamento del minore dal nucleo d'origine. 11 fenomeno
della tossicodipendenza è in aumento
in tutto il paese ed è stato citato nel
corso del convegno come uno dei problemi emergenti per i quali è ancora
necessario studiare, forse anche sperimentare, nuove forme di intervento,
accanto a quelle già esistenti, in collaborazione con gli altri enti coinvolti;
5) ultima precisazione: l'opera sociale battista presente al convegno era
<■ Villa Graziaima » di Avigliana nella
persona della direttrice signora Nella
Righetti.
Anita Tron, Torre Pellice
LETTERA APERTA
AGLI ECOLOGISTI
Egregio Direttore,
questa lettera è indirizzata a tutti
coloro che si sono scoperti ecologisti
quando è nato il progetto di una pista Villanova-Pra, a chi lo fa per moda, a chi lo fa solo sulla pelle altrui
e infine a tutti coloro che si sono
trovati in mezzo a questi gruppi e,
anche senza reali convinzioni né reale conoscenza del problema, hanno
però firmato petizioni, iettere e cartoline (non se ne abbiano a male i veri
ecologisti, che dedicano il loro tempo a seri problemi ambientali; questa
lettera non è per loro).
Amici « ecologisti », io sono un montanaro, residente a Bobbio Pellice. Come lavoro faccio l’agricoltore e nei
mesi estivi, da qualche anno ormai,
porto le mie bestie sui pascoli del
Pra; ho seguito attentamente la lunga
lotta di botte e risposte su vari giornali iniziata da voi contro questo progetto e contro i rappresentanti del
mio comune; con alcuni di voi ho
parlato a lungo ed in tutti ho rilevato la medesima obiezione: « Esiste già
la strada dei Colle Barant, cosa succederà dopo la pista del Pra? ». Solo
alcuni hanno avanzato riserve sui problemi inerenti la pista vera e propria; ed è ovvio, visto ohe, tra l'altro, nessuno mai si è mosso contro
tutte le altre piste già realizzate nei
nostri comuni. Dite; « Esiste già una
strada, quella del Colle Barant! ». Questo dimostra chiaramente che voi, ammesso che conosciate il Pra, certamente non conoscete il Barant né tanto
meno la sua strada; a parte un problema di lunghezza (se noi dalla vai
Pellice, per recarci a Torino, dovessimo fare il giro a Cuneo e ci fosse
la possibilità di una strada diretta,
non credo che nessuno di voi obietterebbe sulla sua costruzione), un
trattore di già medio-grossa cilindrata per le nostre montagne impiega
quattro/cinque ore da Bobbio al Pra,
in parte a causa dei chilometri e in
gran parte per le condizioni della sede stradale; pur dedicando a questa
strada tutti i contributi spendibili per
la pista, si potrebbero apportare alcune migliorie ma non sarebbero comunque mai sufficienti a permettere
un transito più scorrevole; un tratto
di strada è costruito su terreno argilloso, basta un’ora di pioggia per
distruggere qualsiasi miglioria e trasformare la sede stradale in un pantano scivoloso dove a malapena transitano i mezzi a trazione integrale;
senza poi contare tutte le sorgenti che
nascono più a valle e che attraversano la strada. Altro grosso problema
del Colle Barant è l'altezza; 2.373 metri; è quindi praticabile da luglio a
settembre, sempre ammesso che non
nevichi, questo fa sì che tutto ciò che
deve essere portato a valle con mezzi
motorizzati ai primi di settembre deve partire.
Cosa succederà dopo la pista del
Pra...? Non sono un indovino, ma neanche voi lo siete, sappiamo tutti molto bene che ci sono vallate rovinate
da una strada (sottolineo; « strada » e
non « pista »), come sappiamo altrettanto bene che altre sono prosperate
proprio per questo motivo. Questa è
una pista agro-silvo-pastorale e qui
non ripeto le leggi che ne regolano
l'accesso, tra l'altro più volte ripetute; come tutte le piste che conosco,
so che anche questa darà la possibilità a chi, come me, lavora sulla
montagna di svolgere meglio la propria attività. Ho scelto questo lavoro
perché lo amo, come amo la mia
terra, ma non per questo credo di
dover essere penalizzato, non credo
che voi abbiate il diritto di precludere a tutti noi la possibilità di avere
una vita normale, non capisco perché
voi ci chiediate di fare a meno di
queste « comodità », se così si possono chiamare: voi usate le auto, voi
vi servite dei progresso, alcuni di
voi addirittura chiedono dei permessi
per l'accesso ad altre piste, perché
noi non abbiamo questi diritti? Mi hanno detto, e forse è l’idiozia peggiore
che abbia sentito su questo argomento: « Non potremo più andare a piedi
al Pra »... Q bella, non vedo chi o
che cosa potrà impedirvelo.
Non so cosa succederà in un prossimo futuro, c’è chi apocalitticamente
mi assicura che il Pra verrà soffocato dal cemento, che non riusciremo
mai più a gestire la nostra economia
e il nostro sviluppo, che arriveranno
ie grandi « multinazionali »! lo non sono così catastrofico, questa è, e rimarrà, una pista, ma anche se un domani dovesse cambiare qualcosa abbiate almeno un po’ più di fiducia
nella gente a cui più direttamente la
montagna appartiene.
Concludo chiedendo a tutti voi, e
lo chiedo per favore, di essere senz’altro ecologisti: capisco, fa anche
« moda », certamente alcuni di voi sono convinti, ma prima di essere ecologisti sulla nostra pelle siatelo a casa vostra! Lo so, dicono che una delle cose più difficili da realizzare sia
la coerenza, ma voi provateci lo stesso.
Invito tutti coloro che quest'estate
non sapranno come passare le ferie
a venire al Pra: mi aiuteranno nel mio
lavoro e forse capiranno ancora meglio quanto sopra ho descritto.
Distinti saluti.
Bruno Catalin, Bobbio Pellice
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RINGRAZIAIMENTO
« Dio è amore »
( 1 Giov. 4:8)
E’ terminata la giornata terrena di
Amedeo Long
Lo annunciano con dolore il figlio
Henry con la sua famiglia, ì fratelli
Alberto e Ida, i cognati , i ni|>oti che
ringraziano tutti gli amici che hanno
circondato con affetto il loro caro ed
in particolare Edvi ed Èva Travers.
Marsiglia - Pramollo, 8 febbraio 1991
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento^ ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4:7)
I familiari di
Ermanno Tron
ringraziano commossi tutti coloro che
affettuosamente hanno preso parte al
loro dolore.
5. Martino di Porte, 11 febbraio 1991
RINGRAZIAMENTO
« Anima mia, acquetati in Dio
solo. Egli solo è la mia rocca e
la mia salvezza; egli è il mio alto ricetto; io non sarò smosso.
In Dio è la mia salvezza e la
mia gloria »
(Salmo 62 : 5-7)
II 14 febbraio 1991 è mancata
Ernestina Fontana Hugon
Con profondo dolore lo annunciano
le figlie, i generi, nipoti e parenti
tutti.
La famiglia ringrazia di cuore tutti
coloro che con presenza e scritti hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento a
Elena e Franco Davit, al past. Giorgio
Tourn, al dott. De Bettini.
Torre Pellice, 16 febbraio 1991
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore »
(Salmo 23: 1)
E’ mancato alTetà di 75 anni
Salvatore Messina
della comunità valdese di Caltanissetta.
Ne danno il triste annuncio la moglie Cesarina, i figli Pina, Mimmo e
Alberto. Si ringraziano i pastori Giuseppe La Torre e Giuseppe Platone
per le parole di conforto e l’annuncio
della risurrezione di Cristo.
Caltanissetta, 18 gennaio 1991
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Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile),
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 FEBBRAIO
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 VII Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese
22 febbraio 1991
MESSAGGI DEGLI OSPITI
I saluti
L’arcivescovo Edward Cassidy,
presidente della Commissione vaticana per l’unità dei cristiani,
ha portato all’assemblea una
lettera del papa, Giovaumi Paolo
II, indirizzata a Emilio Castro.
La lettera porta la data del 30
gennaio, ma è stata resa nota
soltanto il 13 febbraio.
^ In essa il papa afferma, fra
l'altro: «Il movimento ecumenico, di cui la vostra assemblea
è un importante forum, è stato
incoraggiato dalla grazia dello
Spirito Santo (Unitatis Redintegratio, 1). £ infatti è lo Spirito
che sostiene la nostra preghiera, la nostra disponibilità alla
conversione del cuore e della
mente, la nostra piena fiducia
nella parola della vita, trasmessa nell’Evangelo e nella chiesa.
Noi possiamo veramente affermare che il progresso nei confronti della restaurazione dell’unità (lett. ’’restoration of unity”) tra ì cristiani dipende soprattutto dalla guida dello Spirito Santo ».
Il papa, nel suo messaggio, esprime anche un apprezzamento
per il documento cosiddetto
BEM, definendolo un importante contributo per la ricerca dell’unità e la chiarificazione a livello teologico.
Il papa accenna anche alla
questione del Golfo: « La tragica situazione presente del nostro mondo tormentato conferma una volta di più il bisogno
di riconciliazione dell'umanità e
il suo bisogno di una testimonianza sempre più autentica al
messaggio biblico della pace, della giustizia, dell’integrità del
creato ». Ma questa testimonianza, osserva successivamente il
papa, è poco credibile al mondo,
a causa delle nostre divisioni.
Anche il patriarca di Costantinopoli, Dimitrios, ha mandato
un messaggio aH'assemblea, che
è stato letto dal metropolita
Bartolomeo di Calcedonia. Il patriarca ortodosso si rallegra che
il movimento ecumenico abbia
voluto mettere al centro della
riflessione di questa assemblea
il tema dello Spirito Santo.
Anche Roger Schutz, della comunità di Taizé (ordinato sacerdote cattolico da un po’ di tempo) ha inviato un messaggio, in
cui dice: « La vocazione alla riconciliazione dei cristiani si trova oggi in una strettoia. Ma non
abbiamo paura! Delle moltitudini sono in attesa di una nuova
nascita dell’ecumenismo! ».
Una delle caratteristiche di
questa VII assemblea è data dal
numero particolarmente elevato
di rappresentanti delle altre religioni. L’il febbraio, nel corso
della seduta plenaria pomeridiana, essi sono stati salutati ufficialmente. A loro nome ha preso la parola il prof. Ishaq Oloyede, un musulmano della Nigeria. Nel suo intervento, fra l’altro, ha detto che il conflitto del
Golfo può diventare un serio ostacolo per il proseguimento del
dialogo tra le reli^oni. Egli ha
invitato il Consiglio ecumenico
a proseguire neU’iopera tesa a costruire una coesistenza pacifica
e una mutua comprensione tra
i popoli, rifiutando uno spirito
di crociata e la conversione forzata.
Tra gli ospiti delle altre religioni sono presenti due ebrei,
due indù, due buddisti, due sikh,
uno shintoista giapponese.
Sotto il coprifuoco
(segue da pag. 1)
sibile tirare avanti, in una situazione del genere. Come cercano
di aiutarsi a vicenda?
niente. E l’esportazione in Giordania?
Si, è quasi impossibile e ci sono
casi estremamente duri, di vera
fame. Bisogna pensare ai raccolti
che vanno perduti, ai prodotti
ortofrutticoli che vanno a male.
Il problema è che con il coprifuoco è molto arduo spostarsi,
andare da un posto aH’altro per
portare aiuto, mettere in piedi
una rete di assistenza. Cerchiamo
in tutte le maniere di mettere in
piedi reti di emergenza, di comunicazioni, ma è molto molto difficile muoversi, pochissima gente
ha il permesso di circolazione.
Secondo l’ACNUR neppure i suoi
dipendenti ricevono permessi di
circolazione, alcuni non possono
assolutamente occuparsi del loro
lavoro e la distribuzione di generi alimentari nei campi profughi ne ha subito gravissime conseguenze.
C’era, ma adesso non più. Avevamo anche un’esportazione di
pietre per l’edilizia, dalle nostre
cave, ma non sono più in funzione, non hanno più i permessi
per lavorare.
Torniamo alle condizioni, le
conseguenze del coprifuoco...
Pensate ai profughi. Li trattano
come animali. Sono chiusi in veri
buchi, nei campi, a volte dieci
persone in una stanza. Non possono neanche uscire di casa. E i
bambini... non possono andare a
scuola, non possono usufruire
d’aria fresca, di sole. Questo è
molto importante, sapete, non
potersi muovere, andare all’aria
aperta, respirare...
Per capire, quali sono adesso i
raccolti? Qui la stagione agricola
è completamente diversa.
Si tratta per lo più di prodotti
ortofrutticoli. Dipende dalle zone.
In quelle di pianura [dall'altopiano cisgiordano al mare] ci
sono, per esempio, prodotti come
piselli, fagioli... Le colture sono
a rotazione. Poi devono anche
cominciare le semine; se non lo
fanno ora perderanno i raccolti
dell’estate. E’ momento di raccolti, di semine, di potatura.
E ci sono, ed è triste toccare
l’argomento, morti e feriti...
Ce ne sono. E’ molto difficile
avere in tempo queste informazioni, farsi un quadro tempestivo
della situazione, ma sappiamo di
molti casi, anche se le cifre esatte come ho detto non le conosco.
Poi ci sono gli arresti di massa,
arrestano gente a centinaia: in
un solo giorno 365.
E gli insediamenti? [f coloni
israeliani a Gaza, Cisgiordania,
Gerusalemme Est]. Continuano
ad aumentare, ad ampliarsi?
Molti sono stati estromessi dai
loro terreni, ma quanti ancora
lavorano, comunque, nei campi?
Anche qui, non saprei. Ma è
molto difficile che stiano crescendo. Non hanno abbastanza lavoratori [per gli ampliamenti], sono tutti nell’esercito. Anche i coloni.
La nostra è ancora fondamentalmente un’economia agricola.
Oltre alla produzione, c’è il problema dell'esportazione, che da
tempo è stata resa impossibile.
La Comunità europea non fa
Intervista a cura di
Sandro Sarti
LE CHIESE E IL MONDO
Qui Canberra
Il vescovo anglicano Rogerson solidale con il governo inglese in
merito alla guerra nel Golfo - Appello degli aborigeni australiani
La guerra
divide l’assemblea
Nel corso di una seduta d’informazione, svoltasi nel pomeriggio del 12 febbraio sulla questione del Golfo, il vescovo luterano Günther Krusche ha proposto che alla fine del conflitto
sia costituita, sul modello di
quella di Helsinki, una conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Medio Oriente.
Quella del 12 è stata una seduta abbastanza animata, nel corso
della quale sono state ascoltate
varie voci. Hanno parlato il vescovo armeno ortodosso Aram
Keshishian del Libano, condannando senza mezzi termini l’occupazione del Kuwait da parte
delle truppe di Saddam e Joan
Campbell, segretario del Consiglio delle chiese di Cristo (USA),
che ha descritto gli sforzi fatti
dalle chiese americane per evitare il conflitto. Ha parlato anche
Jim WaUis, della prestigiosa rivista americana « Sojoumers »,
per il quale Bush usa due pesi e
due misure intervenendo per difendere la libertà di un paese
come il Kuwait ma sostenendo
contemporaneamente regimi ingiusti come quelli del Salvador,
del Sud Africa, di Haiti e della
Cambogia.
Il vescovo messicano Avila
Ruiz ha detto che se Saddam
deve andarsene (com’è giusto)
dal Kuwait, anche le truppe americane dovrebbero andarsene da
Panama. Molti gli interventi di
delegati di chiese del terzo mondo che hanno denunciato lo scandalo dello sperpero di questa
guerra, i cui effetti, anche sul piano deH’ecologla, si faranno sentire a lungo anche dopo che sarà
terminata, colpendo come al solito le popolazioni più povere.
Tra gli argomenti discussi v’è
stato anche quello dell’aiuto immediato da fornire ai profughi e
ai rifugiati in Giordania, così
come anche ai palestinesi dei territori occupati e ai bambini iracheni.
Mentre si svolgevano quei colloqui, il vescovo anglicano Barry
Rogerson, della Chiesa d’Inghilterra, rilasciava alla stampa una
dichiarazione nella quale, pur dichiarandosi per la pace, non si
dissociava dalla posizione assunta dal governo inglese nel conflitto in corso nel Golfo. H vescovo Rogerson sottolineava che
questa era la posizione ufficiale
della Chiesa d’Inghilterra, non
quella della Chiesa di Scozia e
che, comunque, i delegati sarebbero stati liberi di votare secondo coscienza.
Le dichiarazioni di Rogerson
hanno creato un senso di imbarazzo e sconcerto. E’ previsto, infatti, un pronunciamento di questa assemblea sulla guerra del
Golfo. Ma ora, dopo questa presa di posizione, è difficile che l’assemblea voglia andare ad una
spaccatura al proprio interno.
D’altra parte le condanne della
guerra, il riconoscimento che non
esistono guerre giuste, che anzi 11
dilemma guerra giusta-inglusta
non si pone neppure, date le attuali possibilità di distruzione in
mano dell’uomo devono, in questo caso, trovare un momento di
verifica.
I cinesi
bussano alla porta
E questa era l’ultima domanda.
Ci sentiremo ancora.
Certo. Ma spero che per allora
non saremo più in guerra.
Canberra. Una veduta dei lavori dell’assemblea.
paese aggressore nei confronti
di quella del Sud. Le chiese cinesi, solidali col loro paese che appoggiava invece la Corea del
Nord, non condivisero questa posizione e, senza per questo arrivare ad una rottura ufficiale, abbandonarono di fatto il CEC. Da
notare che ad Amsterdam, due
anni prima, al momento della
fondazione del CEC, erano presenti ben quattro chiese cinesi e
che uno dei presidenti del CEC
era un cinese.
Gli avvenimenti successivi, in
particolare la rivoluzione culturale, imposero alle chiese cinesi
im lungo silenzio. Fu solo nel
1984 che Philip Potter, allora segretario generale, condusse una
delegazione in Cina per incontrarsi con i responsabili di quelle
chiese. Tre anni dopo, nell’87, anche Emilio Castro vi si recò, incontrandosi con il Consiglio cristiano cinese, e vi ritornò nel ’90.
Oggi le chiese cristiane cinesi
sono riunite, appunto, in un Consiglio. Quella che si presenta,
quindi, è una chiesa nuova, «postconfessionale », risultato di una
fusione delle denominazioni precedenti. Presidente attuale del
Consiglio delle chiese cristiane
cinesi è mons. KJI. Ting, originariamente anglicano.
Cinque giorni prima dell’apertura dell’assemblea di Canberra
le chiese cinesi hanno domandato ufficialmente di far parte
del CEC. Hanno subito avuto inizio le consultazioni per poter accogliere favorevolmente questa
domanda. Ma la questione è più
delicata di quanto non appaia a
prima vista, perché va risolto
prima il contenzioso con le chiese cristiane di Taiwan.
Intanto una delegazione della
Cina popolare è presente a questa assemblea.
Gli aborigeni
chiedono aiuto
Quando nel 1950 scoppiò la
guerra di Corea, il CEC adottò
una risoluzione il cui contenuto
non si discostava molto da quello dell’analoga risoluzione delle
Nazioni Unite, nel senso che considerava la Corea del Nord come
La giornata del 13 febbraio ha
visto come protagonisti gli aborigeni australiani che hanno ripercorso con imo spettacolo le
tappe dolorose della loro storia,
dall’avvento dei primi colonizzatori ad oggi. Nella serata, poi,
sotto una grande tenda drizzata
nel parco dell’Università hanno
presentato a un pubblico attento
e interessato una serie di canti,
di danze e di dipinti, a documento della loro cultura e della loro
spiritualità.
E’ stata quella del 13 anche
l’occasione per portare a conoscenza delle chiese di tutto il
mondo e della stampa quelle
che sono le loro rivendicazioni.
In un documento di tre pagine
essi chiedono che venga loro re
stituita la sovranità sull’intera
Australia, che sia riconosciuto
loro il diritto all’autodeterminazione e ad una amministrazione
autonoma, che siano restituite
loro le ossa dei loro antenati,
disseminati sia in Australia che
in altri paesi del mondo, per
poter dare loro sepoltura secondo le tradizioni. « Non si può parlare di riconciliazione — essi affermano nei documento — finché
non saremo stati riconosciuti e
finché non ci sarà resa giustizia.
Non possiamo impegnarci in
trattative in vista della riconciliazione finché a noi, aborigeni,
non sia stato riconosciuto uno
status ed un potere di negoziazione uguale a quello dei nostri
interlocutori ».
Essi invitano il CEC a far propria la loro causa, sostenendoli
nei confronti del governo australiano.
Nel 1971, come ha ricordato
Annie Jiagge, già presidente della
Corte d’Appello del Ghana, il
CEC ha cominciato ad occuparsi
dei problemi dei popoli autoctoni, notando che in tutti loro la
preoccupazione principale era
sempre costituita dalla terra.
Senza la terra essi si sentivano
privati della loro identità; senz^a
la terra anche la cultura entrava
in crisi e l’organizzazione sociale
si sfasciava. Il diritto alla terra
è ima delle maggiori questioni di
giustizia del nostro tempo.
Sarà interessante vedere come
risponderà il CEC. Prima dell’inizio di questa assemblea due
delegazioni avevano visitato alcune comunità aborigene e dichiarato : « Abbiamo constatato che
le condizioni sociali nelle quali
vivono le comunità aborigene
sono deplorevoli ».
Si calcola che la popolazione
aborigena fosse costituita, all’inizio della colonizzazione, di circa
500.000 unità. Oggi essa è ridotta
a non più di 228.000 persone,
con enormi problemi psicologici,
sanitari, sociali.
Quando gli europei arrivarono,
nel 1788, presero possesso della
terra, dichiarando che era « res
nullius », ignorando totalmente
la presenza degli aborigeni che
abitavano questo continente da
circa 40.000 anni. Iniziò da quel
momento per loro una storia di
inaudita sofferenza, non ancora
terminata.
Privati dei terreni migliori, respinti sempre più verso le aride
zone interne, rinchiusi oggi in riserve dove alta è la mortalità infantile il loro futuro presenta grandi incertezze. Infatti il
governo vorrebbe poter sfruttare
i giacimenti di uranio scoperti
recentemente nelle riserve. Gli
aborigeni si oppongono per il
senso sacrale che essi hanno della terra.