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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seiriiendii I» n-riià iii'lla c aril»
EH!S, IV. li.
Si distribuisce oyni Venerdì. — Per cadun Numero centesimi -IO. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 20.
C'oiidizioiii «l’Asfitociazioiie t
PerTomtio — L'ii Aimo L. S. — Adomicilio L. « .
Sei mesi - a. — . a i0
Tre raesi ■ *. — > « tS
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Per Francia e Srizzera franco a destinazioue, e per l’Inghilterra franco al confine lire »
per un anno, e lire & per sei mesi.
Le Associazioni si ricevono; in Tornio all'wnii’.lo tipi «lornalC!, via Valtnlinn, cosa
Bellora, N" la, S" piano; e dai Frnlclll l'Innra librai, viu U. V. degli Angeli, »usa Ponjlia.
— A Genova, alla rnpprlln »■■Idç««», mura di S. Cliia?a,
Nelle provincie, presM tuui gli Ulfirrti posinii i>er mezzo di Krif/ita, che dovranno essere iu viali
franco al Diretlore della Kt'o.iA .\ovf.li.a e non altrìnienii.
All estero, ai segaenli indirizzi: I.o.iniiA, dai sigg, Nisshett e lilirai, 11 Berners-streM:
Parigi, dallalibreriaC, Mejrui is, rue Troncliel, ï; NiiiF.s, dal nig. Poyrot-Tinel liliraio; I.ih.ie;
dai sigg. Denis et Pelit Pierre librai, rue Neuve, 18; üisEvn*, dal sig. E. Beroud libraio
Losanna, dal sig. Delaroniainf' libraio.
La BUONA NOVELLA
ed alcuni giornali piemontesi.
Un povero articoletto di notizie religiose, il
quale non fu nemmeno dettato da noi, ma tolto
ad imprestito dalla Gazzetta di Basilea, ha
suscitato protesto, dichiarazioni e polemiche
nella stampa periodica del nostro Stalo.
Tale articoletto discorrendo della diffusione
delle Sacre Scritture in Italia, terminava con
queste parole: « Ad eccezione deìVArmonia,
« Campanone, Gattulico e qualche altro foglio
€ clericale, tutti i giornali del Piemonte obbe« discono ad una direzione più o meno prote« stante, « iwn si stancam di proclamare che
« la coscienza deve essere libera, e che nessuna
« potenza sulla terra ha diritto di regolare le
« nostre attinenze con Dio *.
L’Armoni^i che va in cerca sempre di occasioni e pretesti onde sfogare ia sua bile contro
i suoi avversarii politici, non mancò di stendere
sul proposito un lungo primo articolo, con
quella buona fede tutta propria di quel giornale; e non solo accusò i giornali liberali di
tendenze favorevoli al protestantismo in Italia,
ma giunse perfino, giuocando sulla parola direzione, a rappresentare i direttori di siffatti
giornali come diretti e stipendiati da non sappiamo qual Comitato protestante. Che il senso
delle-parole da noi riprodotte sia stato mali
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVl.
XIII.
Le dottrine riformate ebbero facile accesso,
non meno che altrove, nel reame di Napoli, e segnatamente nella città di questo nome; sia per
l’esistenza delle colonie valdesi in Calabria e sia
per l’arrivo a Napoli dei soldati imperiali che,
dopo il sacco di Roma, marciarono alla volta di
quella città per liberarla dairesercito francese
che teneala stretta d’assedio, e vi lasciarono un
forte presidio, composto in gran parte di soldati
evangelici.
Carlo V imperatore, trovandosi in Napoli nel
153G ed accorgendosi che le dottrine di Lutero
vi aveano messo radice, pubblicò nn editto rigoroso, col quale proibiva, sotto pena di morte e
di confisca di beni, qualunque commercio o corrispondenza con persone infette o sospette, come
diceva, dell’eresia luterana; e raccomandò espres
gnamente falsato per parte dell’/lmonia, non
è da farne le meraviglie ; il pio giornale avrebbe
rinnegato se stesso regolandosi diversamente.
Ma il nostro stupore nasce al vedere alcuni
fogli gravi e liberali fondare sull’interpretazione
deW'Armonia tanta mole di dichiarazioni e proteste. Infatti l’accusa di e.ssere persone vendute
ad un partito qualunque ora troppo bassa, perchè fosse meritevole dolla benché minima risposta.
Quella di obbedire ad una direzione protestante nel senso d/nnmalico è troppo niauifestainento smentita da ogni numero, per così
dire, di detti giornali (parte dei quali professano
ubbidienza al pontefice nelle cose spirituali,
mentre l’altra parte, di religione sovrannaturale
non vuole saperne), perchè li potesse toccare ;
e per fermo, noi che conosciamo anche un poco
lo stato del nostro paese, quando l’articoletto,
cagione di questo fragore, avesse voluto dire
questo, non l’avremmo riferito, poiché egli
avrebbe detto una mera bugìa.
Ma in qual senso abbiamo .scritto che i giornali liberali del Piemonte obbediscono ad una
direzione piti o mem protestante? Si legga il
seguito e lo si vedrà; egli è in questo: che
non si stancaw) di proclamare che la coscienza
dete essere libera e che nessuna potenza sulla
terra ha diritto di regolare le nostre attinenze
con Dio.
Or so, come a tutti è noto, tali dottrine non
sámente al viceré don Pedro di Toledo di vigilare con diligenza su di questa materia per preservare il reame da siiTatto contagio. Sforzossene
il Toledo, si per ordine deH’imperatore, come
per propria inclinazione; ma il procedere de’riformati e di coloro che alla riforma si accostavano era assai cauto, non contraddicendo apertamente alle dottrine insegnate dalla Chiesa romana, ma saviamente ragionando e chiosando
nelle loro predicazioni e conversazioni sulle scritture sacre, massimamente sulle epistole di
S. Paolo, dalle quali cavavano i principali fondamenti delle loro dottrine, e per tal modo combattevano indirettamente i principii che informano
il cattolicismo dei papi. Da ciò nasceva in molti,
ed anche fra il minuto popolo, il desiderio di
leggere le dette scritture e di commentarle
1 principali autori di questa propaganda erano;
n. Ochino di Siena, frate cappuccino, predicatore esimio e di mollo grido; Giovanni Montalcino, deirOrdine de’frali minori di S. Francesco;
Lorenzo Romano di Sicilia, antico Agostiniano;
Pieiro .Martire Vermigli, canonico regolare di Firenze, e finalmente don Giovanni Valdes spa
giungono da Roma; se la libcrt/i di coscienza
anziché essere dall’oracolo dol Vaticano dichiarata cosa buona c sacra, è all’inconlro anatematizzata come invenzione diabolica ed oretica;
menlre quelle stesse dotlrine sono gonoralmonte
accolte e poste in pratica nei paesi o nello
chiose protestanti, abbiamo noi dotto cosa che
non fos.se da dirsi, cosa chn non sia slrottamontii
vera, asserendo dei giornali piemontesi, c)ie
con molta insistenza e gran talento se ne fanno
i propugnatori, cho ubbidiscono ad una direzione
(tendenza) protestante? od il Cittadino d’Asti
specialmente dà egli prova di quella imparzialità ed altezza di vista a cui pretendo, chiamando
falso ed avventato i) nostro giudizio in proposito?
Nò si limita a questo il Cittadino, ma ricordando un antico suo detto sulla non opportunità di rimestare per ora in Italia le quistioni
religiose , egli prende Ja questo occasiono di
scagliarsi contro i fanatici che lontano, ma
forlunatamente invano, di esercitare in Piemonte la propaganda protestante; sui clericali
di Ginevra e liInghilterra, che non sono
più giusti, nè più, tolleranti di quei di Torino;
sulla Buona Novella, ch’egli dice di medesimo
conio deU'Armonia, e della qualo le prediche
gli riescono egualmeute stucchevoli ed insipide
che le declamazioni di questa, ecc., ecc.
Prescindendo per oggi dall’argomento delYopportunità che, a Dio piacendo, ci faremo
ad esaminare quanto prima in un apposito ar
gnuolo, segretario del viceré. 1 primi, dice il
Botta, per la profondità della dottrina, per l’impero dell’eloquenza e pel candore de’costumi,
facevano gran colpo e tiravano a sè molli seguaci.
Lo Spagnuolo, sebbene per la dottrina non fosse
a gran pezza da paragonarsi a' quattro Italiani,
facea non pertanto molli proseliti colla dolcezza
del carattere, colla cortesia de’modi e col zelo
non comune pel trionfo delle dottrine evangeliche. Essendo per le sue doti cavalleresche quasi
centro e vita aH’alla nobiltà, usò di questa sociale influenza in vantaggio della fede. A lui devesi infatti la conversione di parecchi illustri
personaggi, fra’ quali Galeazzo Caraccioli, Francesco Caserta, Pietro Carnesecchi; e l’influenza
andò tant’oltre, che anche le primarie dame ne
furono tocche, compresa la celebre Vittoria Colonna, vedova del marchese di Pescara, e Giulia
Gonzaga. 1 quali esempi influivano assai nel popolo minuto, che d’ordinario suol togliere a regola delle sue idee e delle sue azioni i convincimenti e la condotta de’grandi. Ed oltre a quesli
esempi, olire al prudente apostolato de’ cinque
capi di riformazione, sopra accennali, contri-
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ticolo, ci permetta il Cittadino, su quella parte
del suo scritto che più direttamente ci concerae,
alcune brevi riflessioni.
A lui riescono egualmente insipide e stucchevoli le declamazioni AgW'Armonia, e le prediche della Buona Novella; e noi ci alTrottiamo
a riconoscere ch’egli è nel suo diritto, trattandosi di una quistione di gusto, ed essendo
verilà antica, cho dei gusti e dei colori non
bisogna disputare.
Ma quando egli spinto, più cbe da altro, dal
cattivo umore, dice di un medesimo conio i due
giornali, allora egli da una questione d’impressione e di gusto passa ad una quistione di fatto,
nella quale abbiamo pieno diritto di rispondere.
Perchè potessero con qualche apparenza di ragione dirsi giornali di un medesimo conio VArmonia e la Buona Novella, converrebbe che
nella loro polemica usassero il medesimo linguaggio ; che nelle grandi quistioni sociali difendes.sero i medesimi principii retrivi ed assoluti, e si mostrassero ugualmente nemici di
ogni giusta ed onesta libertà. Ora noi domandiamo al Cittadino quando mai la Buona Novella, tanto nel propagare che nel difendere le
sue convinzioni, siasi espressa in un modo mono
che civile od onesto? E comechè alla Buona
Novella, cho è giornale religioso, non competano
le discussioni politiche, quale occasione lasciò
ella mai sfuggire di fare plauso nella sua cerchia alle riforme di ogni genere, che vanno
ogni giorno compiendosi nella nostra patria?
Come dunque possonsi chiamare senza ingiustizia di un medesimo conio due giornali che
hanno modi, principii e tendenze del tutto
contrarie?
Il Cittadino in secondo luogo non trova i
clericali di Ginevra e d’Inghilterra nè più giusti , nè più tolleranti di quei di Torino ; ed a
comprovare il suo asserto egli oppone al rogo
di Arnaldo da Brescia quello di Serveto ; agli
orrori della inquisizione spagnuola, le crudeltà
usate ai tempi di Arrigo VILI e di Elisabetta in
Inghilterra; all’incarceramento per religione
buivano molto alla diffusione delle dottrine evangeliche i libri de’ principali riformatori alemanni
che si facean venire clandestinamente dalla Germania, ed erano ricercati e letti con ardore grandissimo, da taluni per sete di novità, da’ più
per desio invincibile di coiioscere le cause, le
vicende e i particolari di qnei gravissimi fatti
ch’eran succeduti e che tuttavia succedevano nei
paesi dove la Riforma avea messe forti radici.
Il viceré s’accorse che non bastava frenare le
lingue, ma bisognava ancora tórre dagli occhi
de’fedeli i libri sospetti. Usando per indicatore
frate Ambrogio da Bagnolo, religioso di S. Domenico, uomo di non poca doltrina e predicatore assai reputato, fe’ardere pubblicamente le
opere di Melantone e di Erasmo, ed altri libri
giudicati pericolosi; e mandò fuori una prammatica per cui proibiva, con minaccia di severo
castigo, tutti i libri di materie teologiche, stampati fin da 25 anni addietro, e che non fossero
dalle autorità ecclesiastiche approvati. Ma, come
accade in simili casi, più i libri si proibivano,
più cresceva il desiderio di procurarseli e farne
lettura.
dei coniugi Madiai, le leggi tutt’or vigenti in
certi Stati protestanti del Nord, dove l’apostasia è pure punita con castighi del pari severi ;
alla legislazione che negli Stati cattolici e a
Roma specialmente osteggia gli acattolici, gli
ostacoli fin qui posti dai tory inglesi all’ammessione degli Israeliti nel Parlamento.
Ma anzitutto noi preghiamo il Cittadino a
dirci cosa abbia che fare co’clericali (se clericali vi sono) di Ginevra o d’Inghilterra la
Buona Novella? E forse questa un giornale di
Ginevra o di Londra? I suoi compilatori non
sono forse italiani quanto lo possano essere i
compilatori del Cittadino d’Asti, o di qualsiasi
altro d’in fra i giornali cho vedono la luce fra
di noi? Con qual ragione far sempre intervenire lo straniero nelle nostre quistioni religiose,
come se la Chiesa valdese, della quale la Buona
Novella va superba di rappresentare le credenze,
e che tanti martiri ha dato alla verità in Italia,
non avesse il diritto di parlare per proprio
conto?
Venendo poi ai confronti portati dal Cittadino
a sostegno della sua tesi, cosa infin dei conti
riescono essi a provare ? Eccolo :
Che i roghi innalzati a nome di Koma si
ponno contare non che a migliaia , a continaia
di migliaia, e che, volendo parlare di un rogo
innalzato a nomo della Riforma, si è ridotti a
ripetere sempre la stessa storia, e a portare
ognora in campo, per mancanza d’altri fatti
consimili, quello di Serveto, il che già vuol dire
molto.
E questo rogo stesso , come ancora gli altri
atti d’intolleranza così passati come presenti,
rinfacciati alla Riforma, atti che al pari del
Cittadino e con non minore energia riproviamo
e deploriamo, che cosa provano essi?
Questo soltanto : che un principio, anche verissimo, non porla in un giorno tutte le suo conseguenze; che un passato, un lungo passato sovrattutto è diiTicile, per non diro impossibile, a
cancellarsi tutto d’un tratto, cosicché i primordii
della Riforma; di quella riforma che pure inau
Nè la Riforma rimase confinata in quella capitale, ma in breve tempo si propagò in varie
provincie del reame, e penetrò sinanche nella
estrema Sicilia. Dall’opera di G. Muralto, fle
persectitione Locarnensi, risulta che il ministro
Benedetti, soprannominato Locamo dal luogo
di sua nascita, dopo d’essersi assicurato il favore del viceré, fecesi a diffondere i primi germi
della dottrina evangelica a Palermo e in altre
città di quell’isola; i quali vi allignarono per
modo che i padri inquisitori dovettero ricorrere
a tutti gli eccessi per estirparli.
Faenza ed Imola formavano allora , come
adesso, parte del così detto Patrimonio di San
Pietro; e comechè soggette al dominio temporale
dei papi, non furono straniere per questo alla
Riforma. In una lettera di Tommaso Lieber,
noto nelle discussioni di disciplina ecclesiastica
sollo il nome greco di Eraslo, leggesi il seguente
aneddoto, che è una splendida pruova di quanto
diciamo.
Cn frate dei minori osservanti, predicando in
una delle chiese d’Imola, raccomandava a’fedeli
di guadagnarsi il cielo colle buone opere; quando
gurò nel mondo l’indipendenza della coscienza,
non furono disgraziatamente scevri di quelle
pecche d’intolleranza, di cui Roma va tutta carica , e che oggi ancora, grazie a quella tendenza dispotica che è del cuore naturale, si vedono degli evangelici intolleranti, ed in ciò
tanto'più colpevoli, in quanto che operano contrariamentejai loro principii.
Ma ciò riconosciuto, noi facciamo ap]wllo alla
coscienza del Cittadino, e gli domanderemo so
(cessato il male umore cagionatogli dalle declamazioni AeWArmonia, e di cui fummo causa
dol tutto innocente) fu seriamente ch’ei potè,
in riguardo alla liberlà di coscienza, fare tutto
un fascio dei paesi che ubbidiscono all’influenza
evangelica e di quelli che informa l’influenza
romana, o per usare il suo linguaggio, dei clericali d’Inghilterra e di quelli di Roma?
Chè se egli , anziché ritrattare un giudicio,
cosi apertamente erroneo ed ingiusto, vi perdurasse, noi gli chiederemo che ci mostri allora
un consesso di qualche centinaia di clericali
romani, inviare una deputazione o a Roma o a
Napoli 0 a Firenze, ecc., allo scopo d’impetrare dai sovrani di quegli Stali piena liberlà di
coscienza, per quelli fra i loro sudditi che si sentissero spinti ad abbracciare le credenze evangeliche ; il che possiamo noi diro dei pastori
evangelici, di quelli stessi che il Cittadino chiama clericali di Ginevra e di Londra f i quali,
riuniti in consesso generale a Parigi, hanno inviato in questi ultimi giorni a Stoccolma una
deputazione al sovrano di Svezia persupplicarlo
che voglia proporre alle Camere di quel paese
l’abolizione di quelle leggi che vietano a qualunque siasi fra i suoi sudditi di scegliere, in
fatto di religione, quella che è più consentanea
alla loro coscienza, fosse anche la romana !
La MESSA contraddice
alla divinità eterna del Figliuolo di Dio.
Quel medesimo sforzo che fece Satana, allorquando tentò il Salvatore ed osò dirgli : « Se pur
udissi improvvisamente una voce: «Bestemmia!
bestemmia! non dice forse la Bibbia che il Cristo
ci ha co’suoi patimenti guadagnalo il cielo, e
ch’Egli ce l’accorda gratuitamente neiralta sua
misericordia?» Una disputa lunga e calorosa
impegnossi fra l’individuo che avea cosi gridalo
e il predicatore, il quale messo alle strette dall’avversario, ch’era un giovane, non seppe nascondere il suo grave imbarazzo; e in mancanza
di argomenti ricorse, secondo l’uso, agli insulti,
intimandogli di uscire dal tempio: »Ritiratevi,
diceva egli, ritiratevi giovane senza cervello;
siete appena uscito dal guscio, e già volete trinciare in materie di religione e ragionare sopra
questioni difficilissime, che neppure i più istruiti
sono buoni a risolvere ».
« Ma avete voi letto, ripigliava il giovane,
avete voi letto queste parole: È dalla bocca dei
fanciulli che Dio tira la sua gloria? »
11 frate più non rispo.se, ma discese dal pulpito, denunziò l’avversario e fecelo gettare in
prigione—non isinentendo cosi l’abituale slealtà
di quanti sono fanatici propugnatori della chiesa
papale. (CoiUimia).
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tu sei figliuol di Dio, ecc. > venne da lui perpetuato in tutti i secoli e sotto le forme eziandio
le più religiose: lo Spirito delle tenebre ebbe
sempre lo scopo di negare la divinità assoluta
del Figlio di Dio, di Gesù Cristo ; e per cotesta
menzogna, di togliere al sacrificio del Redentore
il valor suo e la sua efficacia espiaioria.
Ed è ciò ch’egli fa — trasformandosi in angelo
di luce (2 Cor. XI, 14), — nella pratica romanistica
della Messa, con cui, mentre professa di adorare
il Salvatore come Dio e dichiara altresì la Santissima Trinità; pel fatto, il Mentitore negala
divinità del Signore Gesù, ed ecco in quale
maniera.
Ogni opera di Dio essendo perfetta, in tutti i
sensi di qualità e di durata, ella rimane sempre
la stessa ed è assurdo l’immaginare, e molto più
il sostenere, che quest’opera perfetta possa essere o reiterata o prolungata o riprodotta in alcun
modo, nè per alcuna ceremonia , quand'anche
fosse rivestita dolla più grande esteriore pietà e
adorazione.
Ma la Messa romanistica se non ripete il sacrificio del Salvatore, tuttavia lo prolunga di certo,
lo riproduce , Io rinnova e l’applica alle anime,
sebbene lo privi dell’essenziale, lo spargimento
di sangue {Ebr. IX, 22). Il che significa positivamente che la Messa toglie al sacrificio espiatorio
del Salvatore la sua qualità perfetta e inalterabile ; imperciocché uon è possibile rifare o prolungare ecc. ciò che rimane sempre perfetto e
sempre lo stesso.
La Messa adunque , pel fatto medesimo della
sua natura, nega l’immutabile perfezione dell’opera del Redentore , ch’equivale — in sana filosofia— al negare che il Redentore sia Dio.
È fuor di dubbio che ogni romanista sincero ,
purché sia atto a comprendere questo argomento,
dopo di aver riflettuto su quanto dicemiQO, ripudierà tosto la Messa : e ciò nonjtanto perch’ella
rinchiude l’assurdità della transubstanziazione ,
quanto per una ragione assai più solenne , cioè
perchè rinnega formalmente la divinità assoluta
del Salvatore.
Fui testimonio io stesso di questo effetto
(jcrtre l’autore del presente articolo) prodotto
presso molti romanisti, fra i quali potrei nominare parecchi seminaristi e preti; ma forse non
l’ho mai veduto nè udito in una maniera più sorprendente che nel f^tto che sto per narrare e che
riferirò tal quale successe.
Or sono circa quattro anni, in un giorno caldissimo del mese d’agosto, trovandomi sotto una
folta ombra del mio giardino , io fui visitato da
un signore di quarant’anni e più, vestito di nero
e civilissimo in parole e maniere. Egli si annunziò come professore di teologia in una delle
accademie d’Italia, e mi disse che veniva chiedermi una lunga conferenza sulla controversia
che tiene separati i protestanti dai cattolici, ila
siccome io sapevo che d’ordinario le controversie
non fanno che eccitare le passioni dello spirito
e troppo spesso, nel seguito , quelle del cuore ,
cosi risolsi in me stesso di non entrare in questo
campo, e di andare in vece diritto all'anima del
peccatore che mi parlava; io, peccatore al pari
di lui e più di lui, ma che per la grazia di Dio
conosceva e possedeva il perdono e la vita celeste.
Laonde, dopo scambievoli complimenti, io
chiesi al professore: vi piaccia dirmi, o signore,
ciò che significa la parola Iwj? (Gesù), che a
bella posta gliaia espressi in greco.
Il professore sorrise, come per avvertirmi che
gli faceva una domanda puerile , e mi rispose ;
quand’era fanciullo , alla scuola, questa parola
Jesus significava Salvatore.
Vi prego, soggiunsi ; che cosa fa uu Salvatore?
Ehi., signore, proseguì il professore, sorridendo
ancora, un Salvatore salva.
Ebbene adunque, ripigliai con precisione ,
quando questo Salvatore è Dio (imperciocché
ritengo che voi adoriate Gesù quale Iddio manifestato in carne? E il professore lo alTermò
inchinandosi), quando uu Savatore adunque è
Dio, salva egli a metà o per intero ; per un tempo
soltanto o per sempre?
Il professore con assai gravità, e con gesto di
adorazione mi disse: tutte le opere di Dio sono
perfette ed immutabili.
Ciò essendo, aggiunsi allora, poggiando la mia
mano sul braccio del professore, voi siete nella
rete,|o signore, eia nostra conversazione è finita.
Il professore si scosse e si dolse della mia
conclusione, chiedendomi ciò che volessi dire.
Ahi risposi, giacché il Signore Gesù salvò
perfettamente e per sempre coloro a cui questo
Salvatore donò se stesso, è dimostrato ch'egli
non si diede mai per que’ peccatori che non saranno alla fine sai vati: vale a dire, cbe al^^ltimo
giorno saranno perduti.
Il professore non s’aspetlHva questa conclusione , quindi rimase silenzioso e sconcertalo ;
non fu che alcuni momenti dopo, e quand'ebbe
riflettuto sulla mia osservazione, che proferì solennemente queste parole : « ciò è chiarissimo ,
o signore; e confesso che sino ad ora non lo
avevo osservato. Ma infine l'evidenza è l’evidenza;
mi arrendo alla vostra conclusione ».
Ed io a lui: — parlate voi seriamente? Acconsentite che infatti ii Salvatore non fu immolato che per la Chiesa che ha amala , come dice
l'apostolo san Paolo, e del corpo della quale.
Egli, di lei capo, n’è veramente il Salvatore?
{Efesi V, 23-25).
Lo affermo in modo solenne, esclamò il professore. No, il Salvatore non salvò a metà coloro
pe’ quali il sangue sgorgò dalla croce !
Ciò essendo, io ripresi con molta commozione.
Iddio vi ha disciolto; voi non siete più papista:
siete cristiano!
11 professore sorrise e sospirò, poi disse a se
medesimo: Quale scoperta!.....Ma è un fatto!....
Come non vederlo!
Da questo momento la nostra conversazione
divenne intima e, se posso cosi esprimermi,
evangelica e santa. Noi parlammo dellamore
dell’anima salvata pel celeste suo Padre e pel suo
Salvatore, e della santificante dottrina del Santo
Spirito. Parlammo adunque delle buone opere,
quali devono essere, cioè come frutto del succhio
della fede.
Tuttavia prima di separarmi da questo neofito
io desiderai conoscere fino a qual punto egli
avesse veduto ed afferrato il dono della vita in
Gesù, per conseguenza gli chiesi la sua opinione
sulla Messa.
Or ecco la risposta del professore in teologia
e ad un tempo del prete che bene spesso aveva
celebrato la Messa.
La Messa, egli disse, è una bestemmia !
E siccome io diffidava di tale esplicita dichiarazione, così ei replicò: — Si, una bestemmia! Imperciocché se il Salvatore è Dio , è più che evidente essere stato perfetto il suo sacrificio , che
rimane adunque immutabile. É oggi quel che
era allora! Quindi volere o ripeterlo o continuarlo o riprodurlo è, pel fatto, negare che quegli che si offerse fosse Iddio ; poiché in tal caso,
vale a dire se bisognasse ripetere il suddetto sacrificio, tale opera sarebbe stita incompleta! E
non è forse una bestemmia osar dire che Gesù
non è Dio?
Nessuna osservazione ebbi a fare su questa
bella e forte risposta, che anzi confermò la mia
propria convinzione riguardo nll opera di Satana
riferibile alla divinità del Salvatore, o non fu r.ho
}>er sovrabbondanza di prova che domandai ancora al professore ciò che pensava del Purgatorio.
• Ed egli a me; Oh! il Purgatorio ò unassurdità, imperciocché il Sai .iatore ha completainonle
salvati quelli pe’ quali versò il suo Nan^ue; quosto sangue , siccome disse egli stesso, li liajmnficati d'ogni sozzura. Che fare, dopo ciò, della
favola di un luogo dove dei salvati sarebbero
ptirificati! E una menzogna altrettanto grossolana
guanto, pur troppo! vergognosa per coloro cho
la esercitano.—
10 non rividi questo credente: mi fu detto cbe
ripudiò il papismo; ma che per varii motivi di
debolezza terrestre non dichiarò apertamente di
non credere più alla .Vesso, dopo d'aver creduto
che Cristo è Dio, al di sopra d’ogni cosa, benedetto
in eterno {Hom. IX. 5,.
OIO.NACHKTTA CLEIUCALE
Leggesi nella liaztetla del Popolo :
Vhhr«s. — Il Sindaco di questo capo-luogo di
mandamento signor Marino Giuseppe, persona
di tutta probità e saviezza noU’esercizio delle sue
funzioni, prese parte attiva nollVK«cuzione della
legge di soppressione delle comunità religiose,
e cadde per disgrazia gravemente ammalato; il
superiore del soppresso convento, che fa le veci
di parroco, si presentò alia moglie desolata onde
eccitarla a persuadere suo marito ed indurlo ad
una ritrattazione, minacciandola che in caso
contrario il proprio marito sarebbe privo degli
ultimi soccorsi della religione e degli onori della
sepoltura, e seppellito come un cane in un campo, ciò che secondo lui avrebbe disonorata la
famiglia. Fortunatamente che si indirizzò ad una
donna forte e convinta della giustezza e rettitudine dei doveri del suo sposo : non gliene fece
parola onde non aggravare maggiormente la sua
posizione ben grave col dispetto che questo gli
avrebbe procacciato.
Ieri i sovra detti frati vollero dare un’altra
prova della loro carità evangelica, rifiutando da
padrino l'esattor di questo mandamento, perchè
essendo impiegato del governo era stato onorato
della delegazione di funzionario della cassa ecclesiastica.
L’Agogna narra il fatto seguente.
11 prete X parroco da 28 anni in Y, partitando
un tantino per le idee liberali, prese a sostenere
che la legge di soppressione dei conventi, capitoli e benefizii non fosse contraria al Concilio
di Trento. Ne scrisse ad un arciprete , e questi
gli rispose che era in errore ; ne scrisse al parroco D. e non ebbe risposta; ne scrisse al vescovo, ed il vescovo lo mandò presso un teologo
di Torino da cui ritornò proclamandosene illuminato. Ma poco dopo scrisse ancora alcuni
dubbii ad un altro parroco , e questo parroco lo
denunciò alla curia , sicché venne ad aprirsi il
processo. Interpellato il parroco D perchè non
avesse risposto all’incolpato : perchè, disse, l’ko
creduto momentaneamente utcilo di senno.
Nella complicazione del processo, sonosi pure
moltiplicati i capi d’accusa, e già no sono appuntali sei, li quali danno occasione a parecchie discussioni nel clero dioce.sano. L’accusato è sospeso già da tempo a, divinis, e ciascuno pronunzia la sentenza a suo modo. Tot capita, tot senlentiae.
In mezzo ai tanti dispareri, per cui vorrebbesi
persino che il ministero avesse ad immischiarsene, l’accusato ha fatto la sua ritrattazione, ed
ha consegnato alla curia una professione di fede
tutta ortodossa. Il processo dovrebbe essere perciò finito di sua natura.
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STATI DEL PAPA. — Il giornale di Roma dà la
sconfortante notizia che la mattina del 22 corrente (poche ore prima erano stati arrestati per
ordine del cardinale Antonelli alcuni giovani
romani colpevoli di avere sottoscritto per il ricordo alia armata sarda iu Crimea) sono crollati
improvvisamente il tetto e la volta della chiesa
di Santa Chiara.
— La gazzetta ufficiale di Verona scrive che,
per completare i due reggimenti svizzeri, si accettarono alla rinfusa come soldati del papa cattolici e protestanti , facendo però sembiante di
crederli tutti cattolici !
CANTON TICINO. — Un certo curato della valle
Verzasca persuase un giovine sposo , che aveva
contratto il matrimonio civile, a pagargli cinque
franchi in espiazione del peccato che gli sposi
avevan commesso a maritarsi davanti la municipalità , e ciò oltre al solito emolumento della
benedizione nuziale.
I franchi cinque dovevano essere, a detta del
parroco, spediti all’arciprete di Locamo, al quale
è dato facoltà di assolvere da questo peccato.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Africa. — Sir Giorgio Grey cerca di prevenire la guerra coi Cafri, e di assicurare la pace
e prosperità della colonia confidatagli a mezzo
della educazione cristiana. Egli offre di spendere
annualmente 30,000 lire ster. (750,000 fr.) in missioni al di là dei limiti della colonia, a patto che
intraprese corrispondenti si facciano dai corpi
religiosi, entrando largamente nel campo del lavoro. Molte Chiese e molte società si posero in
istato di profittare della magnifica proposizione
di sir Giorgio Grey.
America. — Trecento cinquanta fanciulli di
ambo i sessi, sottratti alla strage che va facendo
la febbre gialla in Norfolk e Portsmout, vennero
condotti a Baltimore, dove trovarono madri affettuose che cambiarono la loro infelicissima posizione.
La sola città di Baltimore spedi alla volta dei
luoghi dove infuria il flagello 300 mila dollari, e
le altre città seguirono in proporzione il generoso esempio. Nelle chiese protestanti si fecero
e si fanno collette nel santo scopo di soccorrere
gli orfani delle vittime. Ma nelle chiese cattoliche, scrive l'Eco d’Italia, non si è raccolto nemmeno un centesimo.
— Il sig. Stephens, delegato dell’Unione di
Nuova York, ci offre intorno al suo paese i seguenti particolari, che furono ascoltati col più
VIVO interesse nella generale assemblea degli
evangelici a Parigi.
« Gli Stati-Uniti occupano una estensione eguale a quella di tutta l’Europa, e in ogni luogo
alquanto considerevole esistono delle Unioni
cristiane, sebbene l’opera non abbia cominciato
che due anni or sono, A Nuova York si contano
100,000 Tedeschi, 20,000 Francesi e più Israeliti
che non in tutta la Terra Santa. Il campo è
dunque vasto e l’opera complicatissima. Ciò che
in pane spiegala propagazione cosi rapida delle
Unioni si è l’emigrazione che del continuo ha
luogo dalle spiaggie dell’Atlantico verso l’interno
delle terre.
» A Boston, per esempio, si trova un’Unioue
(che 1 oratore ha fondata egli stesso, tre o quattro
anni fa soltanto) che annovera al presente 2000
membri, di trenta chiese di nome diverso. Ella
occupa un'intera casa, e 6000 giovani frequentano
le sue riunioni e le sale di lettura. L’Unione di
Nuova York , fondata nel 1852, conta ora 2500
membri, possiede una biblioteca di 3000 volumi,
la qual cosa contribuisce ad attrarre allo riunioni
molti giovani. Lungi di là una giornata di ferrovia, a Buffalo, si trova una riunione di 800
membri, ecc.
« Riguardo all’organizzazione essa è alquanto
differente da quella delle Unioni di Europa.
Havvi a Nuova-York cinque specie di membri:
I<* I membri attivi, che devono appartenere ad
una Chiesa evangelica: eglino soli dirigono la
Unione ed hanno il potere di votare; 11° I membri associJti, giovani serii, ma non di necessità
convertiti. Essi non hanno alcuna influenza sull’Unione, ma l’Unione ne tiene una grande sopra
di loro; III" I membri consiglieri. Questa espressione riqjiiede schiarimento ; sono cristiani attempati, i quali, prendendo interesse per l’opera
e desiderando aver parte attiva, la sostengono
colla borsa loro. I capi di casa cristiani che
hanno molti commessi neU’Unione non esitano
punto a sottoscrivere per alcune centinaia di
franchi all’anno. I nostri amici sperano quanto
prima di possedere ,8ai 50 ai 60,000 franchi per
un bell’edificio a Nuova York. Finalmente, IV“
e V“, due specie di membri onorari, giovani e attempati: souo per la più parte uomini distinti,
rispettabili pastori, a cui i locali sono aperti.
Quasi tutti i pastori di Nuova York, per esempio,
son membri onorari.
X Attività dell'Unione: la lettura della Bibbia
avendo luogo in famiglia e nella chiesa , non
entra che come parte secondaria. Vi sono cinque
0 sei comitati distinti: l’uno di essi procura di
conoscere i giovani bene disposti che giungono
nel locale, e li pone iu relazione colle rispettive
lor chiese , o con quelle che possono esser loro
omogenee. Un altro si occupa degli alloggi ;
guida i nuovi arrivati nelle case cristiane. Un
terzo trova per essi collocamento ed occupazione
presso cristiani. Uu quarto prende cura dei giovani malati, sieno membri o no, purché s’indirizzino airUnione , li invigila, li. assiste e, se
muoiono, li accompagna al cimitero; questi cenni
faranno comprendere qual sia la larghezza della
carità loro.
« Infine, oggetto di sollecitudine sono altresì le
scuole di domenica. Un membro ebbe a cuore
di visitare Nuova York, di via in via, e di registrare i fanciulli; ne scoperse più di 10,000, di
forestieri in ispecie , abbandonati, senza istri^zione e senza alcun soccorso religioso. Furono
organizzate numerose commissioni, ed ognuna
si è incaricata di un quartiere per istabilirvi
scuole di domenica.
« Un comitato cerca uomini pii, capaci di dare
delle conferenze letterarie o scientifiche durante
1 mesi d’inverno.
« Una volta al mese i membri si riuniscono pubblicamente per ascoltare la lettura di un lavoro
scritto da alcuno di loro , intorno alle grandi
questioni del giorno. Mai tema politico nè polemiche. Dopo ciò si ragiona famigliarmente insieme , si procura di conoscersi a vicenda; la
condizione la più umile , come la più elevata, è
sicura di accoglienza cordiale. La biblioteca e la
sala di lettura sono aperte dalle otto ore del mattino alle dieci di sera. È là che i membri possono vedersi. Vi si trovano circa 50 opere periodiche, inglesi, francesi e tedesche. I romanzi non
sono ammessi. L’emigrazione dall’Euiopa agli
Stati-Uniti, numerosa in ispecie fra giovani, è di
circa un mezzo milione per anno ( uno degli
amici dell’oratore ne vide giungere 10,000 iu un
solo giorno). Quindi l’importanza delle Unioni
Americane tali quali sono organizzate.
Il sig. Stuart, presidente dell’Unione di Fila
delfia, aggiunge alcuni particolari sopra la delta
città ;
« Sebbene la seconda degli Stati-Uniti, tuttavia la sua Unione conta poco più di un anno di
esistenza. In giugno 1854, alcuni amici appiccarono degli affissi annuncianti una grande riunione
pubblica. La sera non si raccolsero che 30 giovani in una sala apparecchiata per 600. Lungi
dallo scoraggiarsi, decisero un’organizzazione ,
ed ebbero tosto uno statuto simile a quello di
Nuova York. Alla terza radunanza erano già 69,
ed ora, dopo 14 mesi, sono 880, di chiese ben
differenti per nome , ma riuniti sul fondamento
della fede. Il locale, vastissimo, è aperta a tutti
i giovani; una commissione è presente ogni sera
onde parlare ai forestieri, dirigerli nelle chiese,
fornir loro alloggio e lavoro, come a Nuova York.
Infine, i suddetti amici fanno predicare la domenica sera una serie di sermoni pei giovani. La
sala è zeppa. Ciò dà loro grande influenza , ed
impegna nello stesso tempo i pastori a pensare
ad essi , a pregare per essi e ad inviar loro doi
giovani. Vi sono finalmente delle conferenze tenute da uomini distinti , da pastori , e qualche
volta da giudici. Nondimeno i membri, in genere,
non sentono abbastanza la responsabilità loro individuale; le riunioni mensili contano d’ordinario
300 membri presenti, e sono assai interessanti ».
BOLLETXmO POLITICO.
Costantinopoli, 18.
Tre divisioni sarde sotto il comando del generale Lamarmora , lasciati i loro trinceramenti
il 13, operarono una ricognizione neU’interno
della Crimea, seguite da una divisione inglese.
L’armata fu avvisata di portar seco viveri per
tre giorni. I russi indietreggiano distruggendo
ogni cosa dietro di essi.
— Lo czar è sul punto di partirsi da Nikolajeff
e si recherà a Kieff dove è la massa di forti
riserve.
La stampa tedesca è piena di ragguagli sui
molteplici movimenti di truppe russe nelle provincie meridionali dell’impero. Gli ultimi reggimenti della guardia che restavano in Polonia ne
sono partiti per avviarsi a Kieff.
A Nicolajeff arrivano ogui giorno battaglioni
di milizie dell’impero, che in parte vengono poi
avviati in Crimea, in parte sui punti più importanti delle coste del Mar Nero.
Si costruiscono anche batterie galleggianti per
difendere il porto di Nikolajeff.
— Le potenze alleate hanno forte sospetto della
presenza di pirati americani nell'oceano Atlantico.
Questi pirati avrebbero a bordo marinari russi
con lettere di marco del governo di quest’ultimo
paese.
Parigi, 29 ottobre, sera.
— Un dispaccio pubblicato dal giornale la Patrie reca , che il principe Gortschakoff ha ricevuto, per mezzo del generale Stakelberg , pieni
poteri di difendere o di abbandonare la Crimea,
a norma delle circostanze.
MroHoo Womeniro inerente.
ANNUNZI.
LA BIBBIA È VERA
per L. DESANCTIS
Itt pagiiie, «ent. 5.