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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno 109 - N'im. 1 1 Una copia Lire 80 I ABBONAMENTI / L. 3.500 per l’interno \ L. 4.500 per l’estero Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/7U Cambio di indirizzo Lire 100 1 FORRE PELLICE T Gennaio 1 Amm. : Via Cavour 1 • 10066 Torre Pellice - c.c.p. iy72 2/33094
Noi e la Bibbia
Fondo di solidarietà
Nessuno può negare che nell’ambito
delle nostre comunità è assai ben radicata l’idea secondo la quale l’impegno
per la diffusione della Bibbia non compete ad ogni singolo credente. Si dice
che c’è una Società Biblica proprio per
questo tipo di lavoro, si dice che il colportaggio assolve egregiamente tale
compito; in conclusione sappiamo bene
scaricarci delle nostre responsabilità in
una maniera poco dissimile da quella
della donna samaritana davanti a Gesù.
Sarà bene ricordare infatti che il
compito della Società Biblica, come
quello dei colportori, non è di sostituirsi alle comunità, ai singoli membri
delle medesime, bensì di aiutare queste
ultime, di facilitare la loro missione.
Ecco dunque che gli argomenti che portiamo a nostra difesa sono molto deboli, non solo davanti agli uomini, ma
anche davanti a Dio, il anale ci ha dato
la lampada della Sua Parola non già
perché la mettessimo sotto il moggio.
Lo sforzo evangelistico che sin dai tempi degli apostoli ha caratterizzato la
fede dei cristiani è venuto così a separarsi dalla vita delle nostre chiese, dalla vita del Popolo di Dio.
Alla luce di questa realtà poco edificante la Società Biblica Britannica e
Forestiera ha indetto delle consultazioni in diverse città italiane, per richiamare l'attenzione dei credenti di tutte
le comunità evangeliche e gettare le basi per un proficuo lavoro. È difficile
poter riassumere tutto quanto è stato
detto e proposto, e lo spazio a disposizione non lo consentirebbe comunque.
Penso che quanto di più positivo possa dirsi riguardo a tali incontri è che
la maggior parte dei fratelli intervenuti si è lasciata con l’impegno sincero di
trasmettere ad altre persone il dono ricevuto da Dio. I fratelli avventisti si
sono impegnati a regalare una Bibbia
alla settimana (cosa che alcuni di loro
già facevan-o), altri fratelli pentecostali
hanno indicato nelle Sacre Scritture il
miglior dono, per qualsiasi ricorrenza,
che un cristiano possa fare. Infine parecchi tra professionisti, negozianti,
commessi viaggiatori hanno assicurato
che, per quel che consente il loro lavoro, cercheranno di mettere a disposizione di chiunque una copia della Bib
bia, anche rivendendola al prezzo di
costo.
Tutto questo potrà sembrare a taluni
poca cosa, ma è certamente la prima
forma di testimonianza cristiana che
Gesù ci ha indicato: è solo nella Sua
Parola infatti che Iddio ha stabilito di
farsi incontrare da noi. Questa strada
è la sola che può portare gli uomini a
Cristo: non ce ne sono state indicate
altre.
Se noi non sentiamo l’esigenza di
portare tale forma di testimonianza,
vuol dire che la nostra fede esige una
verifica. Non dimentichiamo che chiunque ha realmente fatto l’esperienza della salvezza nel nome di Cristo, non può
non desiderare che anche altri siano
allo stesso modo salvati.
Alessandro Foriero
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Denunciato per aver tatto
propaganda ad nna legge
Roma (NEV). - Il pastore francese René
Cruse, segretario generale del Movimento Internazionale per la Riconciliazione (MIR) si
trova al centro di un singolarissimo caso giuridico: quello di essere stato denunciato per
aver fatto propaganda ad una legge regolarmente approvata dal Parlamento francese. René Cruse, infatti, è stato denunciato per aver
svolto propaganda in favore dello statuto sull’obiezione di coscienza, nel corso di una conferenza tenuta a Rennes. In Francia, infatti,
succede questo : il Parlamento ha approvato
una legge per il riconoscimento dell’obiezione
di coscienza (una legge, del resto, abbastanza punitiva) ma ha poi aprovato un ai^ticolo
del codice del servizio nazionale secondo il
quale non si può fare propaganda della legge. René Cruse l’ha fatta e da qui è venuta la denuncia. La decisione su questa sconcertante vicenda la dovrà prendere il Tribunale, in pratica, è chiamato a decidere se si
trova in presenza di un caso di informazione
lecita o di un atto di propaganda vietata.
iiiiiiiiiiiiiiniiiiiiimiiiiiiiiiniiiiiiitiimiiiiiimiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Un documento protestante
sul problema del matrimonio
Roma (NEV) - È in corso di stampa un
volumetto della collana « Attualità Protestante » nel quale viene fatto il punto di cinque
anni di riflessione del mondo evangelico italiano sul problema del matrimonio. Questo volume (edito dalla Libreria Editrice Claudiana)
fa seguito, ed in un certo modo lo completa,
al precedente volume su Rapporto su matrimonio e divorzio del 1969 (a Attualità Protestante » n. 28).
Il nuovo intervento, la cui cura è affidata
al past. Alfredo Sonelli, assume un interesse
particolare per le sue conclusioni e per il fatto
che queste giungono proprio mentre in parlamento e nei partiti è in corso la discussione
sul diritto di famiglia.
Il divorzio. Nella pubblicazione si riconosce che anche fra credenti può verificarsi una
rottura insanabile del matrimonio : in questo
caso è indispensabile — si dice — « la riconciliazione del perdono ». Ma se il perdono
stesso può ricostituire la comunione nella fede, esso non ricostituisce necessariamente la
comunione coniugale. Pur ammettendo dunque che il divorzio « non è un bene », si afferma che chiesa e società, invece di sostenere
ipocritamente una « indissolubilità » che è
soltanto negli articoli di una legge, devono
operare in modo adeguato affinché le strutture stesse della società siano favorevoli al maf-imonio ed alla famiglia.
Particolarment : interessante è la posizione
rssunta nei cor >*onti deirannullamento del
matrimonio. Nella pubblicazione si fa rilevare che, assume lo una posizione favorevole, il
Sinodo valdese ha di fatto escluso come soluzione delle crisi matrimoniali l’equivoco della
(c nullità ». I gruppi clericali antidivorzisti in
Italia — si afferma — stanno affilando l’arma
del (( riconoscimento di nullità » per opporsi
al divorzio e anche gli apparati nei partiti
laici sembrano in diversa misura disposti a
sacrificare la libertà delle coscienze ai loro
compromessi di potere. Ma questo riconoscimento (( è una grossa mistificazione che va
denunciata per richiamare il popolo alla propria libera responsabilità ».
Nell’opuscolo si rileva infatti che il principio di riconoscimento di nullità non salva il
matrimonio e la famiglia, ma al contrario ha
il solo effetto di lasciare i cittadini alla discrezione della legge e del potere che la interpreta. Il principio di riconoscimento di nullità
— sì afferma nel volume dell’« Attualità Pro
testante » — è uno dei tanti strumenti per
consolidare il potere della gerarchia sulle coscienze dei credenti. Si richiede il riconoscimento di nullità quando un matrimonio è
fallito: e chi lo richiede lo fa per disfarsi di
un vincolo che gli è pesante. Perciò si ricerca
lo stesso effetto del divorzio, dell’unione coniugale finita e di tutti i rapporti che con
essa si sono determinati mentre la convivenza
è in atto, il riconoscimento di nullità pretende
di dichiarare non esistente una convivenza
reale, talvolta durata decenni.
Non tacere,
ma testimoniare
Diamo qui sotto un nuovo elenco di
sottoscrizioni di lettori: essi, accogliendo il nostro appello pubblicato nel n.
50 del 10 dicembre scorso, hanno inviato delle offerte siq per contribuire all’invio di un altro milione per i soccorsi organizzati dal CEC relativamente alla tragedia dei profughi pakistani, e
sia per partecipare al programma di
lotta al razzismo sudafricano, a favore
delle attività assistenziali delle vittime.
Già abbiamo avuto occasione (e ne
avremo ancora) di parlare a varie riprese di questo aspetto di testimonianza che la Chiesa deve assumere di fronte a intollerabili situazioni di ingiustizia e di oppressione, quali sono appunto quelle volute Ln Africa australe da
una esigua minoranza bianca — per
di più in nome di una civiltà « migliore » — nei riguardi delle popolazioni locali, « colpevoli » essenzialmente di essere nate e di vivere in territori dalle
immense ricchezze naturali. Si tratta
dell’oro, dell’uranio e di altri minerali
cosiddetti nucleari, si tratta di diamanti, di tungsteno, di amianto, di rame.
Ë appunto colla legislazione delVapartheid basata sulla discriminazione, sulla violenza a sulla soppressione
dei più elementari diritti umani che la
piccola minoranza bianca riesce a tener soggetta e « buona » questa enorme
riserva di mano d’opera.
Per dare una tenue idea di come funzioni in Sudafrica il sistema legislativopenale, presentiamo alcuni dati desunti da una relazione non sospetta e cioè
dal rapporto del governo sulle prigioni,
relativo all’anno 1968-69: in media 88
mila persone in prigione ogni giorno;
500 mila persone arrestate o processate, e vale a dire una persona su 40; 187
bambini nati in prigióne; 25.933 colpi di
punizioni corporali; 84 persone « giustiziate » mediante impiccagione; 340 morti in prigione.
Le Chiese non possono tacere contro
queste mostruosità, se sono convinte
che il Signore è venuto sulla terra ed
è morto per tutti gli uomini, se vogliono testimoniare l’unità dell’umanità da
Lui voluta.
Inviate le vostre sottoscrizioni al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a
Roberto Peyrot, corso Moncalierì 70,
Torino, possibilmente indicando la destinazione del versamento.
Da Ferrerò: C. Tron L. 5.000.
Da Angrogna: R. M. F. C. 2.000.
Da Roma: G. Conti 10.000.
Da Torino: « Buon Natale a Elena » 10.000;
D. e L. Rochat 20.000.
Da Bergamo: Un lettore 10.000.
Da S. Germano Ch.: N. N. con simpatia
5.000; Inno 135, Natale, 5.000; V. Vinçon
Viti 2.000.
Da Pomaretto: G. Laetsch 5.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; Fam. Viti 1.000;
Sor. Zecchin 3.000.
Da Udine: R. Grillo 2.000.
Da Como: E. Minotti 1.000.
Da Ancona: M. e C. Gericola 10.000.
Totale L. 191.500; prec. L. 602.785; in
cassa L. 794.285.
Cento anni di Riesì evangelica
Alla fine dell’ottobre scorso e nel
mese di novembre la chiesa valdese
di Riesi ha celebrato il proprio centenario. Abbiamo chiesto a quei fratelli di curare una doppia pagina (si veda nell’interno) per ricoroare questo
secolo di vita, di testimonianza, di debolezze, di prove, di difficoltà, di gioie;
e lo hanno fatto, con un senso di umiltà e di viva gratitudine per quanto il
Signore ha dato con l’Evangelo, attraverso modesti e deboli strumenti; lo
hanno fatto guardando pure alla situazione attuale della comunità e della città, e volti al futuro.
Riesi, infatti, e la chiesa va'dese locale possono avere un valore emblematico: una fra le più antiche fra le
nostre chiese dell’evangelizzazione, e
proprio nel cuore di una reg'one depressa nel nostro Meridione, a le prese fino ad oggi con la dura crisi della
emigrazione. Inoltre, con la presenza
del Servizio Cristiano a Riesi (del quale pure nel 1971 ricorreva il primo de
cennale, e lo ricorderemo ulteriormente), e con la recente assunzione
del servizio pastorale da parte del
Consiglio di chiesa locale, Riesi ha anche un valore ecclesiologico non indifferente, indicando linee certo discutibili e discusse, ma appunto da
discutere, da prendere in seria considerazione, da seguire con vivo e fraterno interesse, cui guardare con la
speranza che deve andare là dove si
muovono idee, si tentano vie.
Ringraziamo vivamente i fratelli,
membri di chiesa e pastori di ieri e
di oggi, per i loro contributi; e alla
comunità riesina il nostro augurio
fraterno, doppiato il capo del secolo.
Servizio Cristiano di Riesi:
al Centro
ingresso
i!iiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiimiiiiiiiimiiii[iimmiiimiiiiiiii:iMiiiiiiiiiimi!!!i!nii!iiiMmi
Alcune notizie dall’Ospedale
Valdese di Torre Pellice
iiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiiiiimiMiiiiiiMiiiiiiiMiiiimiiiiiiiiiimiiinMiiiiiiiiimimiiimiMMimmiiiiMiiiiiiiii
Aspetti sociali di trasferinienti ecclesiastici
Torino (adista) - La notizia che Pellegrino
verrebbe rimosso da Torino sembra a Roma
rigorosamente accertata. E si fa anche il nome del successore: Quadri, che da Pinerolo
verrebbe promosso al capoluogo per recenti
meriti sinodali. Pochi mesi fa il consiglio pastorale di Pinerolo si era espresso per l’annessione della diocesi a quella di Torino. La rimozione di Pellegrino farebbe parte di un progetto articolato riguardante « tre posizioni da
smantellare », e cioè Capovilla (già spedito al
Santuario di Loreto, senza dare alcuna giustificazione in risposta alle proteste sollevatesi da
Chìeti e dagli Abruzzi), Baldassarrì (che tolto
da Ravenna sarebbe destinato all'altro Santuario di Pompei) e Pellegrino che, essendo cardinale, andrebbe in un ufficio della Curia.
Il fatto ha una eccezionale gravità sotto
l’aspetto ecclesiale : una volta di più la posizione dei vescovi delle chiese dipende unicamente da una burocrazia romana che decide
per ragioni tutte sue, senza alcuna partecipazione dei fedeli interessati. Ciò è nettamente
contro il senso della comunione tra le chiese
sorelle cui il vescovo di Roma deve presiedere
nella carità.
Nella CEI Pellegrino, membro anche del
consiglio di presidenza, ha rappresentato una
delle poche voci libere e coraggiose contro Pinsabbiamento dello spirito del Concilio, oggi in
atto specialmente in Italia. Col nuovo incarico romano uscirebbe dal consiglio di presidenza.
Ma c’è anche un aspetto sociale e politico
A che punto siamo con i lavori
di rinnovamento.
È noto come, ormai da due anni,
siano stati iniziati all'Ospedale
numerosi interventi, atti a rendere maggiormente funzionale il vecchio edificio di cui è ricorso, l’anno scorso, il 150° anniversario della fondazione. Crediamo sia utile
e gradevole ai lettori del giornale,
di riassumere, brevemente, quanto
si è realizzato sin'ora.
Premesse
Nel febbraio 1968, quando usciva la
nuova Legge Sanitaria, l'Amministrazione dell'Ospedale di Torre Pellice, si
trovava nella difficile situazione di riaprire l'Ospedale di Pomaretto, riorganizzarlo nella sua struttura sanitaria,
studiarne un indirizzo programmatico
che potesse permettere il suo inserimento nell'ambito della nuova Legge,
rispettando altresì il desiderio della popolazione e delle comunità valligiane
che così validamente avevano contribuito alla ricostruzioneG e giova ricordare, a questo proposito, che il contributo degli Enti Pubblici è stato inferiore al tre per cento dei fornii necessari!
Se la riapertura dell’Ospedale di Pomaretto si fosse conclusa sfavorevolmente, anche l'Ospedale di Torre sarebbe
precipitato nel fallimento economico,
essendo allora i due Ospedali una unica realtà anche in termini di bilancio.
Si comprende allora che ogni sforzo
dell'Amministrazione ha dovuto essere
concentrata sull’Ospedale di Pomaretto, il quale, attualmente, ha superato le
difficoltà dello spunto iniziale, raggiungendo il decreto di classificazione e
quello di equiparazione a norma delle
vigenti leggi.
L’Ospedale di Torre, ora a bilancio
autonomo, presentava allora non poche
carenze, dovute a più fattori e principalmente alla sua classificazione, a
iiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmmuiiiiiiMMiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiHimiiiMiih.miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Una casa e una campana a Hiroshima
che riguarda particolarmente la città di Torino. Pellegrino ha rappresentato, tutto sommato, un orientamento della chiesa torinese in
senso indipendente dal potere economico locale
e ha favorito lo sviluppo di una coscienza critica di molti cattolici nei confronti del « sistema ». Se il successore fosse Quadri, più
gradito di Pellegrino in ambienti industriali
che già parlavano di questa rimozione qualehe
settimana fa, e’è da pensare ehe la scelta tend.T a restaurare la (c pace » tra il potere economico e la Chiesa.
Hiroshima (spr) — In ottobre è stata aperta a Hiroshima una casa di riposo per persone anziane vittime della bomba A; i primi 50 ospiti sono
stati accolti. La casa, che reca il nome di « Seireien » ( « la campana che
squilla dolcemente ») è stata costruita dal Kyodan, la Chiesa unita di Cristo nel Giappone.
L’edificio in cemento, a due piani, è
la prima costruzione di un complesso
che prevede l’espansione eventuale in
un ospedale di 150 letti. Il primo progetto a breve scadenza, intanto, è la
erezione di un edificio nel quale ospitare il personale. I ventidue membri
di quest’ultimo sono stati reclutati in
tutta la nazione. I fondi per la costituzione di questa casa sono stati raccolti per la maggior parte nel Giappone, insieme a un aiuto venuto dall’estero.
I primi ad avere l’idea di costruire
questa casa sono stati pastori e assistenti sociali del Kyodan, per « rispondere al tempo stesso alle necessità di
persone anziane a Hiroshima e alle
aspirazioni spirituali al ravvedimento
e all'impegno per la pace avvenire ».
Si stimano a circa 500 i vecchi isolati, vittime della bomba A, a Hiroshima.
norma della vecchia legge, di « infermeria per malati acuti »; difficoltà queste comuni a tutte le centinaia di infermerie di tutta Italia e che la nuova
legge dovrà risolvere.
Analogamente come per l'Ospedale di
Pomaretto, l’Amministrazione su mandato del Sinodo Valdese, ha richiesto
sin dal 1969 il decreto di classificazione e nel frattempo ha studiato ed ormai quasi completamente attuato un
piano di rinnovamento generale comprendente: A l’aumento e la copertura
integrale della pianta organica del personale sanitario ausiliario ed esecutivo;
B la ristrutturazione edile degli edifici;
C l’ammodernamento della attrezzatura alberghiera; D il completamento delle apparecchiature sanitarie e scientifiche di base; E la riorganizzazione degli
uffici amministrativi. Il problema dell’organico dei Sanitari verrà rimandato in un prossimo futuro, nell'ambito
delle Leggi in vigore. E facciamo ora il
punto su quanto è stato fatto.
La pianta organica del personale ausiliario sanitario ed esecutivo, è attualmente coperta da personale in ruolo e comprende: n. 1 capo sala, n. 1 ostetrica interna, n. 2
infermiere professionali, n. 10 infermiere generiche, n. 11 ausiliari,
n. 2 guardarobiere, n. 3 cuoche. Il
personale è sufficiente alla attuale
struttura ed usufruisce di trattamento economico che sfiora quello dei dipendenti da ospedali pubblici, comprendente le varie voci
contrattuali; l’orario è di 40 ore
settimanali, per lo più in settimana corta ed il periodo di ferie è
quello del contratto nazionale.
La ristrutturazione degli edifici
è stata attuata dando esecuzione
alla prima parte di un progetto
generale ed ha compreso: la risistemazione delle camere del padiglione; l’installazione di un montalettighe con la ricostruzione delle nuove scale e delle due medicherie di piano; l’utilizzazione di vani
al piano terreno con la creazione
di due ambulatori, in uno dei quali sono state collocate le apparecchiature per la terapia fisica (radar, marroni, stufe, galvano-faradica; l’istituzione di depositi, tra
cui due locali per i medicinali e lo
spogliatoio per il personale; il rifacimento del soffitto del soggiorno del 2° piano e la ripavimentazione di tutto l’ospedale fatta ec
(continua a pag. 5)
2
pag. ^
N. 1 — 7 gennaio 1972
CENTO ANNI FA: PRIMA
All’uscita da un culto, davanti alla chiesa, in Via Farad: siamo negli anni '20
Vicende di una chiesa neila sua città
del mini- =
bril- H
Arriva in una piccola città della Sicilia un uomo che vende Bibbie ed
opuscoli a carattere religioso; sta pochi giorni, poi se ne va: getta un seme
che 100 anni dopo dà ancora i suoi
frutti, diventato albero maturo. È un
atto consueto nell’evangelizzazione del
secolo scorso, e il nostro caso non fa
eccezione. Siamo a Riesi, nei primi
mesi del 1871 e l’opera di quell’anonimo colportore ha trovato buona terra nei « principali » del paese, sono
dei liberali e tra loro vi è Gaetano
Giuliana, il medico, e il sig. Janni, il
sindaco. Sono loro che lottano per
cambiare le cose, nella città, opponendosi all’oscurantismo della Chiesa Cattolica ed ora accolgono con entusiasmo le possibilità che la nuova predicazione può loro offrire. Vogliono sentire: chiamano il pastore Augusto Malan, da Messina, perché tenga loro delle conferenze.
Quando questi arriva a Riesi, il 31
ottobre 1871, gli hanno trovato un locale: il sindaco Janni ordina ai carabinieri di aprire la chiesa abbandonata di S. Giuseppe. Qui, la sera stessa,
il Malan predica di fronte a circa 450
persone su I Cor. 2: 2; « Perciocché io
m’era proposto di non sapere altro
fra voi, se non Gesù Cristo ed esso
crocifìsso ».
Per altre quattro sere continuerà a
tenere conferenze, prima di tornare a
Messina. La Chiesa Cattolica mostre- =
rà di non gradire aifatto l’arrivo dei ^
protestanti e dapprima il Malan fu g
sfidato ad una disputa di carattere re- _
ligioso, questa si doveva però tenere ^
a tu per tu, a lumi spenti e senza giu- ^
dici! Quando però poi la comunità ^
crebbe per importanza e per numero, ^
si mosse anche il vescovo di Piazza =
Armerina per opporsi ad una decisione del consiglio comunale di aprire al
culto evangelico la già ricordata chiesa di S. Giuseppe. Inutile dire che gli
evangelici non ne poterono mai prendere possesso; essa dovrà servire « come caserma militare in caso di bisogno », secondo il deliberato del mini
stero. ,
Ma non verranno solo da quella parte, le difficoltà: dopo un avvio brìi- ^
lante succede un anno, il 1872, di cn- ^
si; il pastore Rostagno, nonostante la ^
buona volontà, non riesce a coropren- ^
dere lui che è piemontese, il dialetto ^
locale e il past. Teofilo Malan che vie- =
ne a sostituirlo è ancora troppo pieno ^
di pregiudizi, viene contro voglia e fi- ^
nisce col trascurare il lavoro. Purtut- =
tavia in quello stesso 1872, al censi- ^
mento della popolazione cinquemila =
desini su dodicimila si dichiarano _
evangelici! Intanto con Emilio Long, ^
ma soprattutto col maestro evangeli- ^
sta Pietro Giardina e col past. R.G.L. ^
Tron la vita riprende normale e pren- ^
Il ministero pastorale =
Elenco dei pastori ed evangelisti che hanno =
servito nella chiesa di Riesi: E
A. Malan. past., 1871; Fr. Rostagno, past., |
1872; T. Malan. past., 1872; Era. Long, pasC.
1872-73; G. G. R. Tron, past., 1873-75
Giardina, maestro ev., 1873-77; V. Notarì.artolo, maestro ev.. 1877-81; Ed. Bas.sanelh.
evangelista. 1881-86; V. Notarbartolo. maestro ev., 1886-89; A. Balmas, past. 1889-90;
G. Ronzone, past., 1890-906; E. Bcrtalot,
coadiutore ev. 1903-4; G. Bertinatti. past.,
1907-908; G. Senarega, evangelista. 1908; E.
Tron, past., 1908-13; V. Trobia, evang.,
1914-17; A. Fuhrmann, stud. teol. 1916; A.
Mingardi, past.. 1918-30; R. Nisbet, past.,
1930-32; T. Balma. past., 1932-33; U. Bert.
past., 1933-38; C. Gay, past., 1938-40; E.
Corsani, past.. 1940-46; D. Cielo, past.,
1946-49- F. Davile. past. 1949-52; M. Musacehio, past.. 1952-53: S Zolta pastore,
1953-57; S. Carco, past. 19j7-61; T. Vmay,
past. 1961-.. -1,1
Dal 1965 il past. Vinay ha pero dovuto la
sciare la cura della comunità perché pur continuando a risiedere a Riesi. ha vo lo tutta
la sua attenzione verso 1 opera de servizio
cristiano; Telenco prosegue dunque tiosi.
Od. Lupi, anz. ev., 1965-66: Lupi curo Kiesi insieme ad Agrigento, con disagio - e e
due comunità.
V. Sciclone, anz. ev. 1966-lO.
Nell’anno 1970-71 la chiesa di Riesi. priva
di pastore titolare, è stata curata da que
consiglio di chie.sa, c 1’« esperimento » continua.
dono corpo le opere che saranno uno
dei vanii di Riesi: le scuole in primo
luogo, poi la società agricola e la società oneraia dei solfatari.
Ma ancora uh momento di sbandamento aspetta la neonata comunità:
nelle elezioni del 1876 il partito liberale, che sempre è stato molto legato all’opera evangelica, viene sconfitto e
per lui subentra la crisi. Si critica allora la Chiesa Valdese perché non ha
sostenuto abbastanza il partito e di
qui si ha la rottura: solo gli spiriti
più maturi nella fede, quali i già citati Giuliana e Janni che diverranno degli instancabili predicatori, rimarranno legati all’opera evangelica. Non è
facile valutare i contraccolpi di questo divorzio: certo è che il partito liberale si sfalderà e il partito clericale,
reso baldanzoso dalla recente vittoria
elettorale, ostacolerà in tutti i modi
la chiesa Valdese e soprattutto le sue
opere, arrivando a chiudere per vari
mesi la scuola che in quel tempo contava già 76 allievi.
Nonostante queste prove l’opera di
Riesi cresce e si consolida col tempo
ed abbiamo alcuni momenti-chiave;
nel 1876 l’opera si costituisce come
chiesa con l’ammissione dei primi 27
catecumeni: 22 anni dopo viene acquistato palazzo Paraci ed alcuni locali
vengono adattati a chiesa, la quale il
5 luglio 1898 viene inaugurata.
E un momento particolarmente felice perché la chiesa conta 233 membri, la scuola diurna più di 700 allievi
e quella serale un centinaio, funziona
un asilo, una biblioteca e si stampa
il foglio « La Riesi Evangelica » che
tira 500 copie: insomma, è tutto un fiorire di attività.
La comunità di Riesi non è dunque
certo una conventicola di persone paurose o tenute al margine, ma un centro vivo per la cittadina che in essa
si fa sentire come punto di riferimento, tanto che ancora nel censimento
del 1912 circa la metà dei diciottomila
abitanti si dichiara di confessione
evangelica.
Ma la prima guerra mondiale segnerà l’inizio di una lenta crisi, non solo
per Riesi, ma per tutte le comunità
del Sud e in genere della campagna:
lotte sociali e scioperi, imperversare
della malavita, ma soprattutto l’emigrazione dissanguano questa comunità
che vede partire i suoi giovani. Le
unioni giovanili, quella maschile e
quella femminile, una volta citate come esempio per l’attività dei loro
componenti, ora si sfaldano o si chiudono. Anche la scuola, che nel momento di maggiore fioritura aveva raccolto attorno a sé più di 900 scolari,
ora versa in una grave crisi finanziaria, tanto che nel 1948 si costituisce
negli USA un « comitato pro scuole di
Riesi ». Questa attività continuerà fino al 1952, quando per raggiunti limiti
di età le maestre che con tanto sacrificio si erano sobbarcate l’onere della
loro conduzione, sono costrette a lasciare l’attività e nessuno arriva a sostituirle. Non è però che in questo
periodo tutto vada storto e neanche
che manchino momenti di rinnovamento o di risveglio, come nel 1926:
si organizza anche, nel 1933, una fiera del libro che ha un discreto successo.
I guasti provocati però dalla politica industriale del Paese e il conseguente esodo dalle campagne, dal Sud
dall’Italia hanno colpito anche Riesi
e l’ultimo atto è costituito dalla chiusura delle scuole; da questo piccolo
dramma nasce però una nuova speranza, un nuovo modo di vedere le
cose. Arriva in una piccola città
della Sicilia un uomo che ha una
idea in testa: testimoniare deU’Evangelo e dell’Agape di Cristo, ridare fiducia e speranza ai Siciliani. Siamo
agli inizi degli anni sessanta e quello
uomo si chiama Tullio Vinay.
Paolo Ribet
Un breve squarcio di storia
deila comunità e della gioventù riesine
La storia dell’evan'elismo valdese
riesino segna, quest’anno, il suo secolo di vita. Ed è una cosa, questa, veramente rallegrante che ci fa comprendere come l’azione dell’invisibile
Iddio sia stata fedele e costante in
mezzo al popolo eh’Egli si è scelto, la
abbondanza delle benedizioni ch’Egli
ha elargito su gli uomini suoi servitori, i quali non sono stati in sé stessi,
certamente, migliori degli altri uomini
(come del resto Riesi non era migliore degli altri paesi viciniori), ma afferrati dalla grazia, essi hanno saputo rispondere alla vocazione loro rivolta,
per amarlo e servirlo, farsi portatori
del meraviglioso messaggio di verità e
di salvezza in Cristo.
Considerando oggi questi cento anni
di vita e di predicazione evangelica in
Riesi, densi di episodi ora confortanti, ora sconfortanti, la Comunità riesi’na attuale può, tuttavia, ripetere benissimo con l’antico popolo di Dio:
« ...siamo un popolo (o chiesa) che l’Eterno ha tanto benedetto » (Gios.
17: 14).
Tracciare un breve profilo storico
del periodo in cui io conobbi e feci
parte della Chiesa di Riesi, non mi è
facile in questo momento, né lo spazio me lo consente. Molti episodi mi
vengono alla mente, mo’ti volti, molte
figure di fratelli e di sorelle si addensano nella mia memoria, quefie dei
pastori. Verso tutti, vivi e morti, va in
questo istante il mio pensiero affettuoso e fraterno.
Quando nel 1924 entrai per la prima
volta nel Tempio valdese di via Cap.
Farad, vidi sul pulpito un uomo modesto nell’aspetto che predipava ad
una comunità attenta il suo sermone
domenicale. Lo ascoltai con molta attenzione: mi piacque quello ch’egli
predicò quel giorno. Vi ritornai la
prossima domenica e oltre domeniche
ancora. Conobbi co"ì il Past. Arturo
Mingardi, l’uomo che tanta influenza
doveva esercitare suda m’a vita di
adolescente e su quella della mia prima giovinezza.
Forse la Chiesa, nel tempo di questo mio primo incontro, doveva attraversare una di quelle cr si che rendono statica una comunità, sedente ed
ascoltante sulle nanffie d’un tempio.
Per cui i sermoni del Mingardi aveva
iiiiimMiiiiimiiimiimiimimiiimimimimiiiiH.ii.iimMuiimiimimmiimmiiiiiiiimiiMi'nimiiiM'iiimiii iimimiminmiiniiniiimiimmiinmiiiMiH ii.iiiiii Himmiiiiimiin
L'evanqelisla annuncialo da campane a dislesa g
"Mi proposi di |ooo sapere aitro fra voi che Gosil Cristo, e foi crocifisso" |
P. E
— ora
en
no
I
Sotto la rubrica « Evangélisation » su
f( L’Echo des Vallées Vaudoises » n. 48 del
1° dicembre 1871 si poteva leggere questo
servizio:
« Se i limiti ristretti del nostro piccolo
giornale ce lo permettessero, riprodurremmo per esteso la lettera del sig. Augusto
Malan, evangelista a Messina, circa la campagna d’evangelizzazione da lui compiuta
nel centro della Sicilia. Costretti alla brevità non ne daremo che dei frammenti. Invitato a recarsi a Riesi, grosso borgo di
10-12 mila abitanti, situato sulle montagne del versante meridionale della Sicilia,
a 18 miglia da Caltanissetta e a 38 da
Girgenti, vi si recò come potè, in vettura,
poi a cavallo. Appena giunto — scrive —
i firmatari della lettera d’invito circondarono il nuovo venuto e in un momento
corse per tutto il paese la voce che il
nuovo curato di Riesi era arrivato, « quello che predica soltanto Cristo e non conclude chiedendo soldi »; fu accolto e alloggiato.
« Il popolo di Riesi vide di buon occhio
il forestiero che, per la prima volta, percorreva le sf.-ade del suo villaggio; .aspettava con una sorta d’ansietà l’apertura della chiesa di S. Giuseppe, nella quale doveva ascoltarlo annunciare Gesù Cristo. Infine, due giorni dopo, la chiesa fu aperta,
era la mattina del 31 ottobre scorso. Fin
dalle prime ore del giorno le campane di
S. Giuseppe furono messe in moto e si suonò "alla predica" durante quattro ore, affinché tutti fossero ben avvertiti dal bronzo sacro che sarebbe risuonala la predicazione nella quale soltanto Cristo doveva
aver posto. Un'ora pròna dell’inizio /assemblea era costituita; il sindaco del Comune. accompagnato da diversi consiglieri. da due carabinieri e da due bersaglieri
al suo posto davanti al tavolo al quale
predicatore doveva porsi, quando questi
trò trovandosi davanti almeno 450 persofra le quali circa 150 donne.
« Era la ))rima volta che l’Evangelo era
predicato a Riesi; era anche la prima volta. in balia, che le porte di un tempio
cattolico romano erano aperte a un ministro dell’Evangelo. affinché predicasse Cristo; era la prima volta che, nella nostra patria, campane battezzate dai i>reti avevano chiamato i fedeli a riunirsi per udire la
lettura c la predicazione dell Evangelo.
Sicché colui che doveva parlare .sentiva in
modo particolarissimo 1 aiuto onnipotente
del Signore per lui e per i suoi nuovi
uditori. Dopo la preghiera, a.scollata con
attenzione e raccoglimento. 1 oratore lesse
il cap. 2 di 1 Corinzi, quindi parlò sul
V. 2 di questo capitolo: "Mi .sono proposto di non sapere altro, fra voi, se non
Gesù Cristo, e lui crocifi.s.so”. Non si parlò
infatti che di Cristo, del racconto della sua
vita e soprattutto della sua morte igno
miniosa e crudele, sopportata per salvare
ritorno perduto; fu annunciato che la religione rivelata da questo adorabile Redentore era quella che doveva essere predicata a Riesi, che chi parlava non ne
aveva un’altra e che sperava vedere a poco
a poco tutti i suoi uditori abbracciarla ed
essere salvati da Gesù Cristo.
« Quella povera gente che non sapeva
nulla di Gesù, salvo la sua nascita in una
grotta e la sua morte sulla croce, fu stupita, sbalordita nell’udire parlare in questi
termini del suo Salvatore; quindi interessata, infine commossa fino alle lacrime.
No, non mentono i missionari che raccontano che i selvaggi piangono quando
odono parlare deU’amore di Dio per gli
uomini, che l’ha spinto a mandare il suo
figlio unico a soffrire e a morire per loro.
La riunione di Riesi ci ha mostrato che
per condurre le anime a Dio non vi è altri che Cristo, e che per toccare i cuori
degli uomini non si può fare meglio che
parlar loro di Cristo che muore per il peccatore.
« Cosi le calunnie dei preti di Riesi si
rivoltarono contro di loro; avevano predetto che il pastore era un figlio del loro
santo diavolone (bestemmia siciliana), un
lupo ammaliatore, che avrebbe proferito
infamie contro Dio, contro Cristo, contro
la Vergine; gli abitanti di Riesi udirono
invece parlare del Cristo Salvatore, di Dio
Padre, dello Spirito Santo e di Maria "benedetta fra le donne”. Le prevenzioni
scomparvero dopo il primo discorso e la
fiducia e la stima di quella buona gente
furono cosi grandi che dopo che l’evangelista ebbe finito di parlare, tutti lo circondarono, pregandolo gli uni di parlare ancora e gli altri di rispondere alle domande
che desideravano fargli. Alcune brave donne gli chiesero persino di confessarle.
« Le conferenze continuarono per sei
giorni consecutivi, sempre precedute dal
suono prolungato delle campane. Furono
trattati vari temi di edificazione; furono
lasciati da parte i temi di controversia diretta, perché occorreva edificare anziché
distruggere : la distruzione della fede e
dei costumi era purtroppo già fin troppo compiuta da coloro che avrebbero dovuto edificare. Le assemblee furono sempre assai numerose e malgrado la stagione
della semina, che obbligava tutta la popolazione essenzialmente rurale a recarsi ai
campi, gli uditori non scesero mai .sotto i
300-350. e il giorno di Ognissanti il loro
numero salì a 600-650.
« Fu suo malgrado che l’evangelista A.
Malan fu costretto, dopo un soggiorno di
nove giorni fra la simpatica popolazione
riesina, a ritornare a Messina, ripromettendosi. se tale era la volontà di Dio, di
ritornarvi ed esprimendo la speranza che
la Commissione d Evangelizzazione inviasse presto un pastore che. .sotto lo sguardo
e la benedizione di Dio, vi continui l’opera
così felicementé'iniziata ».
Alcuni anni più tardi, sempre su
« L’ Echo des Vallées Vaudoises » (n. 5,
2-21906J, si può leggere un servizio di F.
Rostan sull’evangelizzazione in Sicilia, dal
quale stralciamo la parte relativa a Riesi:
« Le scuole di Riesi, che contano circa
400 allievi (ne avremmo assai di più se
le numerose aule, sebbene grandi, lo fossero anche di più), funzionano ottimamente. Le maestre istruiscono i catecumeni e visitano le famiglie dei loro allievi; la scuola serale, per gli adulti, comincia a risentire del fatto che coloro che la
frequentano lavorano in campagna, e
quando la sera rientrano sono a volte troppo stanchi per recarsi a scuola.
c( I culti potrebbero essere meglio fre
Una manifestazione evangelica in
Piazza G. Ga iha.ldi
quentati. Il 14 gennaio ha avuto luogo il
funerale di uno dei membri di chiesa più
anziani: fu accompagnato aU’ultiraa dimora dai suoi correligionari, dagli alunni delle scuole e dalle guardie campestri in uniforme che recavano la bandiera abbrunala.
« 11 signor Ronzone os.serva, con una
punta d’ironia, che se il vescovo di Piazza
Armerina fosse stato a Riesi, non sarebbe
stato contento, e aggiunge: "Oh se avessimo un funerale alla settimana! Farebbe
più bene di cinque sermoni". Spero che i
membri della chiesa di Riesi non leggeranno queste righe, perché... .se resta loro ancora un po’ di superstizione romana nelle
vene, diranno "fuori, mal occhio!” tutte le
volte che incontreranno il sig. Ronzone.
Ne sarei spiacente, perché non ha l’occhio cattivo! ».
no qualcosa di « un tu per tu », come
a voler rimuovere degli ostacoli, ad
estirpare delle erbe parassitarle attorno al tronco di una pianta giovane.
Avevano, insomma, alcuni di questi
sermoni, il timbro e lo sdegno del
cap. 3 dell’Epistola ai Galati.
In realtà nella comunità di allora
c’era una certa élite che amava ascoltare i bei sermoni, atteggiarsi ad anticlericale, ostentando magari un po’ di
libero pensiero, di scientismo, di occultismo; tutte cose che nel primo
dopoguerra, accanto alle idee socialiste, venivano acquistando il sapore
dell’inedito.
Il Mingardi combattè con fermezza
queste « prosopopee », frutto di mal
fatte letture di uomini semicolti, per
i quali l’Evangelo si riduceva a una
bella e semplice dottrina o ad una filosofia. Le sue stroncature erano senza eufemismi. Perciò chi ebbe orecchi
da udire, udì, lasciò i banchi della
chiesa e se ne andò; altri invece capirono quello che la parola di Dio esigeva da loro e restarono. Intanto il Mingardi aveva dato vita ad una unione
giovanile, che prese il nome di « Riesi
nuova », ma questa, dopo essersi esibita in una bella recitazione del dramma valdese « Giosuè Gianavello », si
sfaldò e, nella quasi totalità, scomparve. Se ne ricostituisce un’altra di giovanissimi, che, sotto la guida affettuosa del pastore, sarà poi l’Un'one giovanile che entrerà nelle file della Chiesa, la rinsanguerà e le darà nuova vitalità e impulso evangelistico.
Dal 1926 al 1933 (anno in cui, per motivi di lavoro, lasciai Riesi per trasferirmi in Calabria, e, pertanto, non mi
fu più possibile seguire da vicino l’attività dell’opera evangelica riesina) la
vita e l’attività della Chiesa e quelle
dell’Unione dei giovani si confondono,
quasi, perché Chiesa ed Unione sono
un tutt’uno. Si lavora a fianco a fianco senza distinzione di età, di scopi,
di mete. L’Unione giovanile, iscrittasi
in un primo tempo alla A.C.D.G., dopo qualche paio di anni se ne uscirà
per aderire e far parte della F.G.V.,
promossa e diretta per alcuni anni
dal Past. Paolo Bosio. Al I Congresso
della Federazione Giovanile Valdese
di S. Germano, Riesi è presente con
un suo delegato, e sarà presente sempre in tutti i convegni e congressi che
si succederanno. La giovcn'ù valdese
riesina è citata all’ordine del giorno,
in questi convegni; gode della massima stima e simpatia per il lavoro che
compie a Riesi. E non soltanto dalle
file della F.G.V. viene citata come
esempio, ma anche dalla sponda cattolica e da quella politica riesine. Il
parroco della Matrice addita i giovani valdesi ai suoi giovani come esempio di serietà, d’imi-egno cristiano, di
cultura. Il segretario politico del fascio confessa al Past. Mingardi: « Se
avessi 20 giovani come i suoi, io trasformerei il paese ».
Non si tratta qui di osannare una
gioventù e un periodo storico della
Chiesa di Riesi che mi appartiene, ma
di dar lode ad un’opera compiuta da
Dio, mediante quegli umili strumenti
Ch’Egli aveva scelto. La g’oventù riesina di quel tempo non conosceva ancora la « contestazione », sapeva invece pregare ed e:ssere disponibile per
un’opera di rinnovamento morale, civile e religioso della città, dando per
prima l’esempio.
Il costituirsi di una orchestrina fra
i giovani, di una filodrammatica; lo
studio settimanale della parola di
Dio: gli studi sul valdismo e sulla Riforma; le lezioni di mus’ca e di cultura generale e particolare che i più
preparati, fra i giovani, davano ai meno preparati; l’insegnamento del leggere, dello scrivere e far di conto agli
analfabeti; la creazione di una corale,
di una biblioteca, ecc., soro tutte attività che impegnavano i giovani quasi tutti i giorni della settimana. Ed
erano attività che si esplicavano con
gioia e con entusiasmo.
Quando il Past. Mingardi Escia Riesi per andare a Vittoria, ^^ve era staio trasferito, dopo ventidue anni di
residenza a Riesi, la Comunità è ormai salda, numerosa, costituita per lo
più di giovani (circa ottanta tra maschi e femmine). Gli succede il Past.
Roberto Nisbet che, giovane tra un
folto gruppo di giovani, è incoraggiato a proseguire un lavoro evangelistico meraviglioso. Tutti i rioni della
cittadina offrono la possibilità di fare
dei culti presso famiglie. La corale riceve un impulso dall’opera della Sig.ra
Nisbet. I concorsi biblici, gli studi vari, le belle serate ricreative, i canti dei
nostri inni cantati dai giovani a tre
od a quattro voci per le vie del paese
o sul punto più alto di esso, sono attività che hanno una incidenza nella
popolazione riesina. Grandissima me
raviglia destò, specie nell’ambiente
cattolico, quando un gruppo di giovani con a capo il Nisbet entrò nella
chiesa della Matrice per ascoltare la
predica del parroco.
Dopo i due anni di permanenza di
Nisbet, a Riesi viene mandato il Past.
Teodoro Balma e Quindi, dopo un anno, il Past. Carlo Gay. Di questi due
Ernesto Puzzanghera
(continua a pag. 5 )
3
7 gennaio 1972 — N. 1
pag. 3
PREDICAZIONE EVANGELICA A RIESI
' ■«V
RICORDI DI RIESI
ROBERTO NISBET: lo studio della Bibbia era alla base di tutto
È debolezza dei vecchi di riandare
al passalo e dire: Era meglio allora
Ripensando all'inizio del mio minisi ro. non cederò a questa tentazione. Ma
è sicuro che quando mia moglie ed i:,
appena sposati, nel lontano 1930 iun.mo destinati a Riesi, vi trovammo un :
comunità numerosa e fervente, ne l :
quale il Pastore Arturo Mingardi av va, durante tredici anni, lasciato una
impronta benedetta.
C’erano ancora le scuole, e quan o
la Tavola, per ragioni finanziarie, decise di sopprimerle, le insegnanti con
nuarono a farle funzionare senza percepire stipendio, fin quando le forze
lo consentirono. Lo spettacolo di trecento bambini che, riuniti nel tempio,
cantavano a voce spiegata i nostìi in
ni, non può essere dimenticato.
C’era una Unione giovanile che si
riuniva tre volte la settimana e un
gruppo di giovani accompagnava il Pastore per delle visite la domenica p
Lo studio della Bibbia era alla b.sz
di tutto. I principi pedagogici non erano quelli di oggi, e si raccomandava la
memorizzazione dei versetti. Si e a anche bandito un concor.:o a premi e
vincitrice risultò Elvira Puzzangh: ra
che recitò per intero il Vange.o di San
Matteo, tre capitoli di San Giacomo e
undici Salmi.
La comunità era generosa. Un fratello faceva questo ragionamento: io
spendo una lira al giorno per l affitto;
una lira al giorno di tasse; debbo anche dare una lira per il servizio del Signore. E dava 365 lire all’anno. Si decise di acquistare un armonium. Venne messo un foglio sulla tavola della
Santa Cena e dopo il culto in un quarto d’ora erano state sottoscritte mi l:
lire. A quei tempi il denaro a.eva un
altro valore e molti fratelli era o poveri agricoltori o zolfatari. Si decise
anche di far fare una tavola per la
Santa Cena, di cui il Prof. Pr.o’.o Pa
Una passeggiata delta Scuola Domenicale, durante il ministero del past. Mingardi, negli anni ’20
meriggio. Alcuni di questi giovani sono ora nel Corpo Pastorale Valdese e
in quello Battista. Diversi altri rendono buona testimonianza nelle città dove successivamente si sono stabi iti.
Ricordo uno di loro che aveva compra, o un quadro con un versetto bihìico. Ma la madre non conosceva l’Evangelo e aveva poche simpatie per
coloro che dall’Evangelo traggono il
nome. Essendo analfabeta non sapeva
che cosa quelle parole significassero e
protestò energicamente contro questa
affermazione evangelica in casa sua. Il
giorno dopo, mentre il figlio era nella
miniera, chiese alla figlia di leggergliele, prima di liberare la casa da
quella eresia. La figlia, compitando,
lesse: È la casa un paradiso — quando c’è il Signor — benedici il nostro
tetto — fa’ilo asii d’amor. Qualche sera dopo il giovane era raggiante e diceva al Pastore: « Ora mia madre si è
convertita al quadro! ».
schetto fece il disegno; si dovettero
comprare altre panche perché non bastavano più.
Naturalmente non tutto era rose e
fiori. Erano tempi difficili, e poteva capitare che il giovane Pastore fosse sottoposto a un’inchiesta giudiziaria per
avere, nel bollettino della chiesa, criticato il libro di Stato per le scuole elementari, comprendente anche l’insegnamento della Chiesa Romana.
C’erano delle lacune, degli entusiasmi passeg;,ci'i, con.e dovunque. Ma
nei due anni trascorsi abbiamo potuto raccogliere un’abbondante messe là
dove Arturo Mingardi aveva seminato.
B in questi ricordi che mia moglie ed
io inviamo alla comunità di Riesi il
nostro saluto e preghiamo perché il
Signore susciti nel suo seno altre vocazioni al suo servizio.
Roberto Nisbet
ENRICO CORSAMI : Pannunzio dell’Evangelo
é stato liberatore in ogni senso
Quando, a distanza di tanti anni, si
parla del passato di una Comunità di
cui ci si sente ancora parte per quel
poco di contributo che si è cercato di
darle, non è facile sfuggire al rischio
della idealizzazione, mettendo in rilievo
le luci ed ignorando o minimizzando le
ombre.
So bene che oggi, parlando del passato delle nostre Chiese, si è portati alba demolizione sovente acritica; e so
anche che oggi si sorride sul « mito »
della Chiesa di Riesi. Ma allora avrebbe
dovuto essere tremendamente ingenuo
o tale da accontentarsi di poco il Sinodo 1938, che aveva voluto citare allo
ordine del giorno la Comunità per la
sua fedeltà ed il suo spirito di sacrificio!
Non si tratta quindi di voler essere
ad ogni costo dei « laudatores temporis
acti », ma di guardare con riconoscenza ad un tempo di grazia che il Signore ci ha dato.
Per quanto mi riguarda, al momento
di stendere questa nota, non esito ad
afferp'« re che il sentimento predominante in me è appunto la riconoscenza
per aver potuto vivere con i fratelli di
Riesi per sei anni, daH’ottobre 1940 al
settembre 1946. Infatti lì, forse più che
altrove, ho potuto sperimentare di cosa fosse capace lo Spirito di Dio quando penetrava nel cuore di uomini induriti dal travaglio di una condizione
umana apparentemente senza via di
uscita, rendendoli capaci di credere
nella novità del Regno e comunicando
loro la dirompente forza liberatrice
del Vangelo.
Quando giunsi a Riesi non ero senza
esperienza pastorale, perché per quattro anni avevo avuto due Comunità vive; prima Taranto e poi Felónica.
Però mi resi subito conto che a Riesi
dniina dell'emigrazione
il quadro delle attività era ben più ampio di quello tradizionalmente ristretto alle « attività ecclesiastiche », del
resto assai numerose e seguite sempre
da medie costantemente elevate, senza
che fossero necessarie particolari sollecitazioni. Basti ricordare che il culto
pomeridiano della domenica era affollato quasi come quello della mattina,
e che anche la riunione settimanale di
studio biblico non sollevava problemi
di presenza!
La campana che ogni mattina chiamava alle nostre Scuole centinaia di
bambini, mi parlava di una « presenza » della nostra Chiesa nella città; ciò
significava che noi avevavo assunto un
chiaro impegno di testimonianza nei
confronti di famiglie che, mandando i
loro figli da noi, lo facevano in base ad
una scelta ben precisa, in quei tempi in
cui il fascismo e la pressione clericale
creavano difficoltà di ogni genere, gravi dappertutto certo, ma senza dubbio
maggiori in un paese di povera gente
oppressa da pochi potenti, dove la nostra Comunità conservava le sue origini umili e proletarie, essendo ancora
composta in massima parte di minatori, braccianti agricoli, qualche piccolo
(ma veramente piccolo!) proprietario
di terra. I! fatto che nel succedersi delle generazioni la nostra Comunità abbia espresso anche insegnanti ed altri
professionisti, dimostra che l'annunzio
del Vangelo è stato liberatore in ogni
senso, e che la Chiesa con la predicazione e le Scuole con l’insegnamento e la
educazione sono state strumento efficace di elevazione spirituale ed anche
culturale.
E dato che ho accennato alle Scuole, agg'iingo che forse non saremo mai
in grado di valutare quanto abbiano
(continua a pag.5)
Fin dal momento dell’unificazione di
Italia ci si è trovati di fronte a condizioni del tutto opposte tra il nord e il
sud.
Il nord era riuscito ad avere un’organizzazione economica simile a quella
degli altri stati europei mentre nel sud
tutto era ancora allo stato primitivo.
L’unificazione pose in contatto le due
parti della penisola ma sempre a discapito per i meridionali. Infatti lo stato si rese primo responsabile delle attività di rapina nei confronti del mezzogiorno. Qgni volta che si rendevano
necessarie delle scelte, era sempre possibile una scelta di rinascita del Sud,
ma lo stato, in nome dei capitalisti,
adottava misure contrarie all’economia
meridionale perché di immediato favore per la realizzazione del profitto capitalista.
Anche la seconda guerra mondiale ha
danneggiato notevolmente il nostro
paese per gli eccessivi danni subiti: infatti oltre alle inevitabili rovine della
guerra è stato privato anche del denaro che era stato stanziato dallo stato
per un po’ di miglioramento nell’isola,
utilizzato da Mussolini per affrontare
spese militari. Tutto ciò ha contribuito
a creare la drammatica situazione meridionale che interessa anche il nostro
paese.
A Riesi il problema dell’emigrazione
è il più drammatico, scottante e discusso, perché interessa quasi tutti i
cittadini. Da anni si assiste al continuo
esodo di giovani, che alle prime armi
della vita cercano il lavoro nel proprio
paese e non trovandolo sono costretti
a lasciare le famiglie ed andare in cerca
di un lavoro più. o meno degno che possa inserire loro nella società.
La meta di questi g'ovani, sia il nord
Italia, sia l’estero, non è mai priva di
difficoltà e di soprusi da parte dei padroni.
I nostri poveri giovani pur di guadagnare qualche soldo accettano i lavori
più umili, più pesanti, ma non ricevono l’adeguata retribuzione.
È da notare che l’emigrazione non interessa solo i giovani alle prime armi
della vita, ma tutti i contadini, poiché
i mezzi primitivi di coltivazione e la
partecipazione dellTtalia al M.E.C. hanno svalutato la produzione interna.
Anche gli edili sono inclusi in questo
movimento migratorio, per la legge
Mancini, che ha bloccato i lavori.
Mentre questa situazione rattrista
sempre più il nostro paese, precedentemente molto popolato, attualmente
abitato in maggioranza da vecchi, donne e bambini, non preoccupa affatto lo
stato italiano, che ‘ ne riceve un bene
con le cosiddette entrate invisibili ricavate dai depositi nelle banche italiane dei risparmi dei poveri emigrati.
L’emigrato con i propri risparmi aiuta quindi Teconomia dello stato italiano, mentre il padrone del nord deposita i propri fondi pelle banche estere
invece di investirli per una industrializzazione nel meridione dove d’altra
parte vi è una abbondante mano
d’opera.
Quindi l’Italia povera esporta lavoro,
quella ricca esporta denaro.
All’inizio di quest’anno ho partecipato ad un incontro sul problema dell’emigrazione^ nella sala dell’Qratorio
Salesiano, in cui Don Scuderi ha riferitj quello che Bemporad, sotto-segretario del ministro degli esteri, afferma al
riguardo dell’emigrazione : « L’emigrazione è come una valvola di sicurezza
contro la disoccupazione.. »; anche
Don Scuderi condivideva il pensiero
di Bemporad, considerando il fenomeno come qualcosa di inevitabile.
Ebbene quello che dicono è in parte
giusto, ma quello che mi chiedo, io e
forse tutti gli emigrati e le loro famiglie, è: fin quando durerà questa valvola di sicurezza?
Forse che il diritto di lavorare che
sancisce la nostra costituzione ad ogni
cittadino si dovrebbe concludere con
una lontananza permanente dal paese
natio, lontano dalle famiglie?
Questo fenomeno è molto deleterio
soprattutto per i ragazzi, che restano in
balia di parenti, lontani dal conforto
dei genitori e crescono con traumi psichici di notevole importanza, essi si
sentono inferiori agli altri e perdono
la fiducia della società. Lo stato italiano si dovrebbe preoccupare e fare di
tutto per evitare l’emigrazione, perché
secondo il mio parere risulta;
1) anti-popolare;
2) anti-costituzionale;
3) anti-democratica.
Anti-popolare in quanto la sovranità
appartiene (dovrebbe appartenere) al
popolo.
Anti-costituzionale perché l’articolo 4,
« Riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro e promuove le condizioni che
rendono effettivo questo diritto... ».
Anti-democratica perché l’Italia è una
repubblica democratica fondata sul lavoro, invece risulta fondata sull’emigrazione. Lino Carrubba
La città, nei 10 anni di lavoro del «Servizio Cristiano»
Mutamento senza sviluppo
Riesi appare oggi molto diversa da
quando siamo venuti qui, dieci anni or
sono. Essa è però un chiaro esempio
che vi può essere mutamento senza
sviluppo. Le due cose son hen differenti. Il mutamento può essere esteriore,
riguardare gli aspetti esteriori della
vita lasciando irrisolti i veri problemi
economici, politici, sociali. Lo sviluppo, invece, è legato a questi problemi:
li affronta e li prende in mano, muovendosi verso una nuova cultura, una
civiltà nuova, insomma, verso un senso nuovo dell’esistenza.
Ciò non è avvenuto a Riesi. Intanto
per dare un primo esempio, la situazione economica è del tutto contraddittoria. La città è ben più ricca di allora
e la sua economia disastrosamente più
povera! Delle due risorse economiche
della città: miniera e agricoltura, la prima è chiusa, l’altra con l’emigrazione
dei giovani è in condizioni precarie.
Tuttavia, per le liquidazioni dei minatori fatte col denaro del MEC e per i
vaglia degli emigrati molto denaro circola in città. Se per disgrazia ci dovesse essere una forte recessione nell’industria centro-europea che si farebbe col
ritorno di 4-5mila emigrati? Intanto la
società di Riesi non investe in nuova
produzione queste somme che provvisoriamente affluiscono. Esse son sprecate in generi di consumo i più vistosi dei
quali, gli automobili, riempiono la città. Ma qui i più responsabili sono i
politici che una volta di più han tradito la fiducia di questa gente sana ed
operosa. Al livello locale ormai da oltre un decennio il Comune non affronta alcun problema reale, al livello della
Regione le cose vanno peggio ancora.
Fra lotte intestine dei partiti di maggioranza e la corruzione, dopo 24 anni
di autonomia non si è prodotta ancora una programmazione economica seria. La Sicilia rimane sempre il mercato della manodopera a basso prezzo a
disposizione del capitale delle zone industriali del nord.
Se la Sicilia è stata da millenni dominata e sfruttata da tutti popoli che vi
hanno bivaccato, l’ultima avventura,
quella dell’unità all’Italia non le ha
portato di certo nuove speranze. Ha
tolte le ultime. Nel dopoguerra, poi,
dopo meno di un decennio di vivacità
politica in cui si è molto sperato, le
cose sono tornate come sempre. Ora,
secondo me, la diagnosi vera del male
di questo popolo è la mancanza di :aducia e, per conseguenza, la rassegnazione. Non per colpa sua di certo, ma
a causa di chi ha pensato solo ai propri interessi.
In questo contesto deve esser vista
l’attività del « Servizio Cristiano ». Si
può capire come non abbiamo voluto
compiere alcuna contestazione puramente verbale distaccata da azioni concrete. Il discorso teorico aggancia poco
o nulla e viene coperto dal sospetto
« cercano voti ». Del resto anche se così non fosse la protesta disincarnata finisce con creare un alibi nocivo « la
colpa è degli altri*», mentre per lottare contro la rassegnazione è necessario
mettere in moto le proprie responsabilità e il proprio impegno.
Il dialogo, dunque, c’è ma concretizzato nei fatti sul lavoro o in nuove
iniziative. E ciò attrae l’attenzione critica, positiva o negativa, più d’ogni altra cosa.
Ognuno conosce come non poche iniziative, nella vasta gamma delle nostre
attività, sono proprio dirette a reagire
contro la rassegnazione (centro agricolo, la fabbrica di frese, il Centro Dibattiti) o contro uno contesto di ingiustizia sociale (Cooperativa di ricamo).
È evidente, però, che per noi tutto
questo ha valore solo nella misura in
cui siamo capaci di indicare il « nuovo
mondo di Cristo ». Ciò vale anche per
la serie di attività educative, per quelle
assistenziali, e quelle socio^olitiche.
Difatti, se siamo, come lo siamo, convinti che il messaggio e la vita di Cristo non concernono solo l’individuo e
la sua « religione » ma soprattutto la
salvezza oltreché spirituale anche materiale del mondo tutto, l’essenziale è richiamare gli uomini al confronto critico delle loro azioni e delle loro idee
con la croce e la resurrezione di Cristo, cioè con la via maestra che è in
Cristo e nel « mondo nuovo » che Egli
rappresenta e va realizzando. E ciò perché ognuno conosca in quale direzione
operare in vista di un mondo veramente nuovo.
Tullio Vinay
la speranza nasce dalla sofferenza e dalla perseveranza
11111111111:111111111111:
“Lu paisi
di li prutistanti”
Per le questioni politiche fra il sindaco e il parroco, nel 1871 ne derivò a
Riesi il Protestantesimo. Narriamo ciò
per conoscenza di causa, perché siamo
informati da coloro i quali parteciparono alle lotte. Dunque:
Viveva a Catania, da impiegato comunale, il concittadino Don Giovanni Giuliana: fratello del dottore. Egli frequentava le conferenze evangeliche di quella città e ne scriveva le impressioni al
fratello Don Gaetano. Questi faceva
leggere le lettere al Sindaco, il quale gli
fece scrivere di dire al Pastore evangelico Se poteva recarsi a Riesi, per tenere delle conferenze di propaganda protestante; il pastore rispose che occorrevano una dozzina di firme.
Il Sindaco Janni, capolista, raccolse
150 firme e mandò la petizione al Pastore. Quando egli ebbe nelle mani la
carta si mosse per venire a Riesi, accompagnato dal Giuliana. Giunti a
Barrafranca telegrafarono. Allora, Sin(contìnua a pag. 5)
Ho una grande ammirazione per il
mio fratello Gaetano Naso perché, quale presidente del consiglio di chiesa, appare come un uomo tormentato, ma
non disperato, un uomo che si rende
perfettamente conto della realtà: se lui
accetta la possibilità di una situazione
ancora più disperata, non dubita della
possibilità di un rinnovamento.
Penso che abbia ragione, perché
l’onestà ci spinge a riconoscere che oggi, a Riesi, siamo in crisi, forse dovrei
dire che oggi siamo in piena ricerca
della nostra identità...
La vita di una comunità non la si
valuta dalla esperienza del passato, anche se questo passato, come l'abbiamo
visto, è stato importante, valido; ma
dalla fedeltà ad una vocazione che si
esprime nel momento presente secondo le necessità della testimonianza. In
questo senso possiamo affermare che,
a Rie.si, siamo in un periodo di transizione fra il passato di cui molti membri si ricordano con un po’ di rimpianto, ed una ricerca di nuove forme di testimonianza per riscoprire la realtà della chiesa, cioè la realtà di una assemblea di credenti decisi a rimettere in
valore i doni e carismi della comunità,
in vista di una testimonianza resa al
mondo.
Il fatto di essere, da più di un anno,
senza pastore titolare, ci fa realizzare
fino in fondo come è stato ed è ancora
importante, nella forma di una chiesa
tradizionale, la figura del pastore. Questi è e rimane l’uomo che incarna la sicurezza, una specie di figura un po’ mistica che dà alla vita della comunità
una certa forma di continuità. Oggi ancora lo risentiamo molto spesso: ci sono membri che pensano che l’unica soluzione sia quella di avere sul posto un
pastore titolare, cioè un uomo sul quale appoggiarsi, la cui sola presenza è
già di per sé una garanzia. Ci sono al
cuni, per contro, che senza portare un
giudizio qualsiasi sulla persona del pastore titolare, pensano che la situazione
così com’è potrebbe dare la possibilità ai diversi membri di impegnarsi
molto di più in un servizio verso gli altri. Bisognerebbe sapere cogliere l’occasione, non lasciarla passare, e mettersi
insieme per promuovere una vita rinnovata fra i membri di chiesa ed una testimonianza nuova verso la città.
Il problema per la comunità oggi è
e rimane quello di riuscire a superare
questo periodo di transizione, di pervenire ad una visione più chiara degli impegni da assumere, di partecipare ad
una formazione più intensa nella ricerca di una vita nuova, sia mediante una
vita di preghiera rinnovata, sia mediante una predicazione vissuta dai
membri della comunità, sia mediante
una fratellanza, un aiuto, una convivenza più vera...
A poco a poco cerchiamo di cominciare questo lavoro, con molta difficoltà, con molte sofferenze, con molta
speranza...
Siamo coscienti di un fatto che ci
tormenta mollo: sappiamo bene che
numerosi sono quelli che guardano a
noi, all’esperimento che stiamo facendo... che numerosi sono quelli che pensano che quest’esperimento potrebbe
essere utile al rinnovamento della chiesa... Ma noi che siamo in piena ricerca,
che non vediamo ancora chiaramente,
siamo un po’ imbarazzati da questo interesse, perché finora non abbiamo
molto da dire... Forse soltanto una cosa da chiedere: che tutti i nostri amici, tutti quelli che guardano a noi, si
impegnino a portarci davanti al Signore in preghiera affinché siamo resi capaci di scoprire questa nuova fornta di
vita.
Georges Paschoud
4
pa«. 4
N. 1 — 7 gennaio 1972
Cronaca delle Valli
A TORRE PELLICE
Ospedale Valdese di Torre Pellice
La nuova legge per la montagna
A cura della Lega dei Comuni democratici, lunedì 6 dicembre, alle
ore 21, ha avuto luogo una riunione,
seguita da discussione, sulla « nuova
legge per la montagna », recentemente approvata in Parlamento.
L’Avv. Ettore Bert ha presentato il
Senatore Tullio Benedetti, che fece
parte della Commissione elaboratrice
della legge stessa. Il Senatore ha attirato l’attenzione del pubblico sulla
necessità di prendere atto di una realtà nuova, e sulla possibilità ora offerta ai Comuni, per un’azione rinnovatrice della bonifica montana.
Dapprima l’oratore ha accennato,
a grandi linee, alla precedente legge
911 del 1952, in vigore per 19 anni, ma
ormai superata, perché piena di limiti, i quali non permettevano di tener
conto delle profonde modifiche verificaatesi nella struttura sociale; tale
legge era indirizzata solo verso il problema agricolo ed era indifferente a
tutte le altre attività (artigianato, industrie locali, turismo, ecc.). Inoltre,
si fondava principalmente sull’erogazione di contributi individuali e ru
azioni settoriali. Soltanto negli ult'mi
anni c’è stato un piano di sviluppo
nel comprensorio della bonifica montana. Ma la partecipazione della popolazione montana era esclusa, per
cui molte speranze sono state deluse
e troppe domande di contributi si sono arenate senza avere mai alcuna risposta, permettendo però al Ministero
delTAgricoltura e Foreste di accumulare svariate centinaia di mil'ardi,
perché non erogati nei vari anni!
Il Sen. Benedetti non ha nascosto
che molti tentativi sono stati fatti in
Parlamento per impedire al’a nuova
legge di venir fuori, ma una linea
nuova è emersa e c’è stato tutto uno
schieramento di forze politiche sane
e democratiche di tutto un frqpte. con
delle idee aperte, e pronte a portare avanti un discorso nuovo: solo per
questo la nuova legge sulla montagna
ha potuto avere la sua approvazione.
Le finalità di questa legge sono:
1) la valorizzazione della bonifica
montana, che non prevede più contributi isolati, ma programmi di sviluppo delle Vallate, per evitare gli squilibri esistenti nella società attuale;
2) la difesa della natura;
3) lo sviluppo dell’ecònomia montana, affrontando sia la questione
agricola, sia quella turistica, promuovendo iniziative economiche, dando
incentivi collettivi, fondando cooperative di vario genere, valorizzando l’ar
tigianato, ma non solo quello autonomo;
4) la formazione di piani zonali
di sviluppo, per preparare la collettività montana a specializzazioni in vari settori.
La nuova legge contempla pure il
fatto che sarà compito della « Regione » dover ripartire le zone montane
in « zone omogenee », con delimitazioni, rettifiche, ecc.
Pertanto, in merito, il Sen. Benedetti ha dato alcuni « suggerimenti » agli
amici della Vallata:
a) presentazione alla Giunta regionale della classificazione e delimitazione della zona omogenea, non appena la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale;
b) composizione delle « Comunità
Montane » formate dai « Comuni »,
che sono l’ente locale e che hanno la
possibilità di programmazione, perché
a contatto con la popolazione; anché
la minoranza di ogni Consiglio comunale sarà rappresentata. La Regione
fisserà lo statuto ed i regolamenti eritro un anno dall’entrata in vigore della legge;
c) formazione di una « commissione » o comitato di studio per elaborare dei progetti di legge che studino i
rapporti con gli altri Enti, mediante
consultazione e suggerimenti alla luce della nuova legge;
d) elaborazione di piani di sviluppo pluriennali, con programmi annuali (sviluppo della zootecnia, del turismo, studio conoscitivo della realtà
della zona) tenendo conto dei piani
esistenti (piano regolatore di fabbricazione, di urbanizzazione...); tali piani devono essere affissi all’albo, pub
blicati e divulgati, onde dar modo ai
cittadini di fare ricorsi, osser azioni,
modifiche, affinché la « comunità montana » prenda coscienza del problema,
per amministrare bene la parte che
le spetta.
La legge prevede quindi la partecipazione diretta della popolazione, con
profonda azione democratica, in modo che il piano di sviluppo sia approvato dalla Comunità, che può incidere con le sue « scelte » sulla politica
montana, acquistando autorità attraverso il « consenso » della popolazione
senza esserne viziata e senza che diventi una faccenda stagnante.
Il Sen. Benedetti ha pure accennato al fatto che, purtroppo, il Governo
ha voluto conservare la legge sotto
l’ombra delle ristrettezze finanziarie,
destinando solo 116 miliardi in tre anni, Senza tener conto che l'Ita’ia è in
tiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiir"i:;iiiiiimi!imiii(iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Vita scolastica ad Angrogna :
una promettente iniziativa
Due importanti riunioni hanno caratterizzato la vita scolastica ad Angrogna. Il 15 dicembre alcuni membri del
Consiglio di Amministrazione del Patrimonio Scolastico di Torre Pellice e
la Preside prof. Mirella Bein sono saliti
al Capoluogo per incontrare i genitori
degli alunni frequentanti le Medie statali di quel Comune. L’iniziativa è stata
gradita dalle famiglie, che sono spesso
impossibilitate, data la distanza, a recarsi a Torre Per le riunioni o per i colloqui con i professori. La prof. Bein ha
messo in rilievo l’importanza che la collaborazione tra la scuola e la famiglia può avere ai fini di una coerente
impostazione deH’educazione dei figli,
per un lavoro che tenga conto, in primo
luogo, delle esigenze di ogni singolo
alunno.
Un segno del nuovo clima che si va
instaurando nella Scuola Media di Torre Pellice è dato, oltre che dal funzionale doposcuola, dalla scheda-pagella
che ogni alunno (e quindi ogni famiglia) riceverà in occasione delle vacanze natalizie; in questa « pagella » (quella vera non sarà consegnata che a febbraio) si metterà l’accento non tanto
sul profitto del ragazzo, quanto sul suo
carattere e sui dati del comportamento
nelle attività scolastiche.
Il prof. Eynard ha poi esposto le ragioni che hanno indotto il Patronato di
Torre Pellice ad aumentare il costo della refezione scolastica, motivandole con
il generale aumento dei prezzi e con la
necessità di offrire ad ogni ragazzo un
pasto sufficientemente nutriente.
I genitori hanno approvato la decisione e si sono detti lieti dell’incontro,
auspicando che queste riunioni possano ripetersi con maggior frequenza.
II 19 dicembre si sono riuniti invece
i genitori degli alunni delle elementari
e alcune persone (poche) interessate ai
problemi della scuola, per discutere
una lettera preparata dagli insegnanti
del Comune sulla questione del voto.
Alcuni maestri, infatti, contestano la
validità del giudizio espresso tramite il
voto, ritenendo che esso, oltre ad essere fonte di discriminazione, non riesca
a dare l’esatta misura del lavoro scolastico degli alunni. Si rileva inoltre, nel
documento, come il voto favorisca, tra
gran parte zona montuosa, mentre si
destinano troppi miliardi per comprare armi (aerei « mirage », carri armati, ecc.)!
Un breve accenno pure è stato dato alla prevenzione degli incendi di
boschi, con applicazione di una nuova politica montana adeguata, sia nell’assetto boschivo, sia nei mezzi antincendio.
Dopo la chiara esposizione del Sen.
Benedetti sulla problematica montana in generale, ha avuto luogo un
pubblico dibattito, guidato dal Sindaco di Torre Pellice, Sig. Stefanetto;
nei vari interventi, ricchi di interessanti e particolari motivazioni circa
la funzione e le finalità dell’attuale
Consiglio di Valle, sono emerse direttive per un piano programmato, con
scopi di una visione unitaria, circa
l’applicazione della nuova Isgee per la
montagna, con una chiara linea che
il Consiglio della Vai Pelfice stesso
potrebbe assumere, apren'^o una serie
di consultazioni con chi è operatore
della vita sociale ed economica della
zona. E stato anche proposto che lo
Statuto del Consiglio stesso, nella sua
struttura venga revisionato, dando
maggior potere ai Comuni, cioè agli
Enti locali, ed escludendo altri centri
di potere (Provincia, Regione, Stato).
Il contenuto della riunione è stato
assai valido: si auspica perciò che
presto ci possa essere un avvio nella
realizzazione e nell’attuazione deTa
legge.
F. E.
¡ (segue"da pag. 1)
cezione dei cameroni e di alcune
sale dei servizi complementari; la
creazione di servizi igienici ai singoli piani ed il rinnovo di alcuni di
quelli già esistenti; la sostitm.ione
(in via di avanzata esecuzione) di
tutto l'impianto idraulico con tu
bature di rame. Quest’anno dovremo pensare al rinnovo della facciata, alla risistemazione del giardino
con bitumatura della parte antistante l’ospedale e possibilmente
alla costruzione di una pensilina,
nonché a risolvere una volta per
sempre l’ormai annoso problema della energia elettrica, attualmente insufficiente. L’esecuzione
della seconda parte di un piano
non ancora attualmente definito, e
comprendente l’abolizione dei cameroni e la centralizzazione dei
servizi in equidistanza alle due ali
dell’ospedale, sarà effettuata solo
dopo il decreto di classificazione.
L'ammodernamento dei servizi
alberghieri e di quelli ausiliari è
consistito nel fornire ad ogni singolo letto dei cameroni un armadio-comodino appositamente studiato, la sostituzione degli armadi
di legno con armadi metallici, l’organizzazione delle medicherie con
sterilizzatrici a secco, e mobilio a
cassettiera per la distribuzione dei
medicinali; l’acquisto di carrelli
per la distribuzione dei medicinali,, per usi chirurgici, per distribu
MiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii|||||||||||||||||||||||,|||||||
Vita comunitaria a Torre Pollice
i ragazzi, inimicizie e rivalità dentro e
fuori della scuola, atteggiamenti di superiorità e di arroganza nei « bravi »
e complessi di inferiorità nei « cattivi ».
Sulla base di queste indicazioni, i
maestri non giudicano più i lavori degli alunni con il tradizionale criterio
dei « voti », ma li discutono insième ai
ragazzi, esaminandone pregi e difetti.
Lavorando tutto Tanno con questo
metodo l’insegnante viene però a trovarsi a disagio alla fine di ogni trimestre, quando cioè, deve compilare le pagelle: la legge stabilisce infatti che i
giudizi devono essere espressi in voti,
da uno a dieci.
E chiaro che se questi voti fossero
diversi da alunno ad alunno rinascerebbero le difficoltà suaccennate; la riunione aveva appunto lo scopo di sensibilizzare le famiglie e di cercare insieme
forme nuove per compilare le pagelle.
La proposta fatta dagli insegnanti di
dare a tutti lo stesso voto ha incontrato parecchie opposizioni: ogni alunno
deve avere il voto che si merita.
Il Direttore Didattico, Roberto Eynard, che presiedeva la riunione, ha affermato che un simile criterio di giudizio non è evangelico; il bambino proveniente da famiglia agiata, dove si
parla italiano, si leggono i giornali, si
guarda la TV è indubbiamente avvantaggiato nei confronti di quello proveniente da famiglie economicamente e
culturalmente meno progredite.
Il voto diventa così il mezzo per giudicare, più che gli alunni, le famiglie e
la loro condizione economica: in questo modo succede che chi ha sempre i
voti meno belli, a scuola, generalmente
è figlio di chi meno ha.
Purtroppo è mancato il tempo per
approfondire meglio questi argomenti,
m modo che non si è potuto raggiungere una soluzione definitiva.
L’importante però è, a nostro avviso,
che il problema del voto sia stato presentato ai genitori; anziché essere dibattuto soltanto a livello di insegnanti:
se la scuola è veramente un servizio sociale è giusto che le famiglie siano esse le prime responsabili e prendano
esse le decisioni, senza attenderle dall’alto.
Il testo del sermone del culto di Natale
presieduto dal past. Sonelli, si trova in Matteo 4: 8-10 « Satana menò Gesù seeo sopra
un altissimo monte e gli mostrò tutti i regni
del mondo e la loro gloria e gli disse: tutte
queste eose te le darò se prostrandoti tu mi
adori. Allora Gesù gli disse: va Satana perché sta scritto : Adora il Signore Iddio tuo e a
lui solo rendi il culto». Il pastore ha rivolto
un appello alla Comunità per un' serio ripensamento : quale è la nostra testimonianza di
fronte a Colui che non ha avuto Un luogo
dove posare il eapo. "Gesù era venuto ad an-,
nunciare il Regno di Dio. Già il .popolo di Dio
ne aveva avuto la promessa. La speranza della
venuta, era unita all’aspettativa di una gloria simile alla gloria umana. A questa si riferiscono gli evangelisti, quando scrivono che
Satana promette a Gesù il dominio sulla terra.
Ma la condizione posta da Satana, significa dominare gli uomini come i potenti di questo
mondo, significa accettare la logica oppressiva
del potere. Tutte le chiese nel corso dei secoli, hanno conosciuto questa tentazione. Annunziare con franchezza la signoria di Dio
come liberazione, senza temere il potere della
malvagità e senza assumerne i metodi, ecco la
via scelta da Gesù e da Lui proposta alla Chiesa. In un mondo assetato di dominio nel
quale i valori riconosciuti sono la potenza e
la ricchezza. Cristo ha reso gli uomini figli
del Padre nella Comunità dei credenti, nella
quale sono liberi e fratelli.
È nostro compito quotidiano cercare di combattere l’ingiustizia la sopraffazione, la violenza, ma dobbiamo anche rallegrarci della
muta del Salvatore. Ecco perché la Corsi"
cantato durante il culto di Natale; ha can.
tato un’antica Carola francese « Vieux Noël »,
passata poi nella tradizione anglosassone, la
musica ed il testo deUa prima parte, tradotto
dall’inglese, sono quelli tradizionali : il testo e
l’armonizzazione della seconda parte sono dovute al Maestro F. Corsani, direttore della Corale. La Comunità ha vivamente apprezzato la
fusione delle voci e l’esecuzione del coro con
l’accompagnamento dell’organo.
Una gran parte della Comunità, ha preso
parte alla S. Cena durante i Culti di Natale
nel Tempio, nella Cappella degli Appiatti ed
ai Coppieri durante il culto della vigilia.
Un gruppo di sorelle, era presente al culto
di S. Céna, sempre molto apprezzato, che il
past. Sonelli ha tenuto all’Ospedale ed al Padiglione per i ricoverati evangelici particolarmente numerosi quest’anno.
Sono quelle sorelle che due volte al mese
si recano presso gl’infermi, cantano e li ascoltano. Ascoltano, perché essi hanno bisogno di
parlare, della loro malattia e delle loro preoccupazioni; sono spesso tanto soli!
I ricoverati hanno avuto la gradita visita
del Coro Alpino Valpellice, diretto dal Maestro Edgardo Paschetto e dei giovani dell’Unione dei Coppieri che hanno svolto un
programma di cori, canzoni e cantici. La Scuola Domenicale degli Appiotti, gli alunni dell’Asilo Infantile, la Casa delle Diaconesse con
le giovani di Casa Gay e il Convitto Femminile hanno festeggiato Natale al lume delle
candeline dell’Albero. Le Scuole Domenicali
riunite, hanno avuto un culto natalizio il
26 u. s. nel salone della Foresteria, senza il
tradizionale albero, la cui mancanza è stata
sentita da molti, grandi e piccini; mancanza
non di qualche cosa di sacro che non avrebbe
sen.so, ma di un gentile e poetico ornamento,
caro ai bambini, nato con la nascita delle Scuole Domenicali, ornamento come i grandi mazzi di fiori che ornano le nostre chiese la domenica mattina. Aboliti anche i dialoghi, che
non sono mai stati una esibizione, ma una
predicazione evangelica, un appello alla solidarietà verso il terzo mondo, all’uguaglianza e all’amor fraterno fra i popoli e fra tutte
le razze. Il culto natalizio si è svolto con la
viva partecipazione dei bambini; hanno letto i
20 primi versetti del 2° eap. di Luca, i 6
primi versetti del cap. 9 e l’intero cap. 12 di
Isaia. Altri hanno letto le preghiere preparate una domenica mattina. Si sono cantati
4 inni d’insieme: il 216, 217, 218 della nuova raccolta e l’inno di ringraziamento della
raccolta di Agape. L’esecuzione degli inni è
stata valida malgrado la mancanza di prove
d’insieme e resa più viva dall’accompagnamento di due chitarre. Il past. Genre ha scelto come argomento della sua meditazione la
parabola della pecora smarrita di facile comprensione anche per i più piccini.
Molti bambini hanno portato un’offerta per
i bambini dell’Eritrea, dimostrando cosi la
loro solidarietà verso coloro che soffrono. Le
offerte saranno spedite al Missionario Bruno
Tron.
Mentre i bambini erano riuniti nella Foresteria, il pastore Sonelli ha rivolto un messaggio ai genitori, riuniti nel Tempio.
La Società di Cucito, che non è un circolo
di (C persone che preparano bazar intorno ad
una scolorita tazza di té » ma una piccola comunità di gente impegnata in tutti i settori
della vita sociale (come la Croce Rossa, l’assistenza agli anziani agli isolati e ai moribondi, l’insegnamento, l’attività missionaria,
ecc.) ha manifestato ancre quest’anno a Natale la sua solidarietà. Ci domandiamo spesso
come abbia fatto durante questi ultimi anni
a raggiungere tanti scopi, contribuendo con
doni cospicui pile opere di restauro della
sala delle attività, offrendo doni al Collegio
Valdese, all’Asilo Infantile, al Gould, al Ferretti, al Convitto Femminile di Torre, ai carcerati, all’opera di Mirto delTU.C.D.G.
Concediamo dunque con animo sereno
quella innocua tazza di tè che è come un attimo di sosta dopo alcune ore d’intenso lavoro!
Il 13 Novembre un gruppo della Comunità si è riunito presso la Foresteria Valdese
per incontrare il past. Bruno Rostagno che ci
ha lasciati per assumere la direzione di Agape.
Egli ci ha parlato di Agape e del gruppo residente. Un gruppo di amici e collaboratori gli
ha offerto alcuni dischi di Bach e le 9 sinfonie
di Beethoven. Il pastore Sonelli ha espressola
sua personale riconoscenza per l’intesa fraterna
nei quattro anni di collaborazione rendendosi
anche interprete dei sentimenti del Concistoro e di buona parte della Comunità. Il pastore Rostagno ha presieduto il culto del 14
novembre. Il prof. Augusto Armand Hugon
ha parlato sul Natale nelle chiese riformate, in
un incontro natalizio delle sorelle dei vari
gruppi femminili il 19 dicembre. Il past. Sonelli ha preso come testo del sermone di fine
d anno: Ebrei 1: 1-2. Buona parte dei presenti ha preso parte alla S. Cena. La Corale ha
espresso la fede della Comunità con canto
dell’inno 262.
Poiché abbiamo parlato di Agape ricordiamo un messaggio del suo fondatore tratto dal
Bollettino di Riesi del mese di Novembre :
« Oggi generalmente si va a due estremi : ovvero ci si limita alla testimonianza verbale e
nessuno vuole sottovalutarla e noi meno degli
altri, ovvero ci si butta nelle opere sociali
pensando al discorso implicito in esse. E 1 una
e l’altra via sono insufficienti, le parole sole
finiscono, anche se ben riflettute e dette, col
passar sopra al capo della gente, come avviene dei sermoni in chiesa. Le opere sociali e
l’impegno politico di per sé, senza motivazione evangelica, non indicano il Regno anche
se si lotta per la giustizia di quello ».
La Comunità esprime la sua viva riconoscenza a tutti i pastori e predicatori laici che
le hanno rivolto l’annuncio deU’Evangelo.
Lina Vabe.se
zione a calore costante del vitto;
l’acquisto e la prossima messa in
opera di due lavabiancheria a tipo
industriale. Anche la cucina è stata
rinnovata mediante la sostituzione
della stufa con un elemento a gas,
l’installazione di pentole di cottura a vapore, nonché l’installazione
di macchina lavapiatti, pelapatate
ed altri utensili elettrici: per la
produzione dell’acqua calda rimpianto è stato autonomizzato da
quello del riscaldamento centrale.
Infine l’Ospedale è stato dotato di
un impianto ricerca-persone a 6
centraline autonome.
L’apparecchiatura scientifica di
base è stata aggiornata con l’acquisto di due elettricardiografi, di cui
uno per il servizio ambulatoriale,
di un fotocolorimetro, di centrifuga, di un apparato per gli esami
sulla coagulazione, di un microscopio binoculare, di un elettrobisturi e di un apparato per galvano-faradico terapia. Nessun intervento
è stato eseguito per l’impianto radiologico, che acquistato solo cinque anni or sono è moderno e completo.
La riorganizzazione degli uffici
centrali, in comune con altri Istituti, ha portato al trasloco nella
attuale sede di via Caduti della Libertà, arredato con pratici mobili
di ufficio e di archivio e fornito recentemente di macchinario, tra i
quali segnaliamo l’acquisto di n.
due macchine Audi II per contabilità e di una calcolatrice elettronica. Con questa attrezzatura si è in
grado in poche ore di fare il punto
sulla situazione gestionale degli
Ospedali e degli altri Istituti.
Questo arido, ma altamente concreto numero di iniziative è stato
realizzato grazie all’impegno del
personale, dell’amministrazione e
dei sanitari i quali si sono resi disponibili con grande dedizione,
non certo rimunerata dagli scarsi
e ridicoli emolumenti in atto nelle
infermerie ed anche, non certo in
modo indifferente, dalla popolazione locale, dai ricoverati stessi, da
amici di ogni parte i quali hanno
contribuito concretamente per realizzare quanto è stato fatto. Di tutto ciò si è altamente grati perché
si è dato il via ad una grande solidarietà sovraconfessionale, come
risposta ad un impegno sociale
avanzato, quale quello che ha potuto già realizzarsi a Pomaretto e
per il quale l’Amministrazione si
impegna a continuare per l’Ospedale di Torre Pellice.
iiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiimiiiiimiiiiiiii
NECROLOGIO
Lunedì 3 dicembre, nel tempio di Torre
Pellice ha avuto luogo il servizio funebre della vedova del Pastore Giulio Tron. La ricordiamo compagna fedele nella sua umiltà di un
servizio che sono molti a non aver dimenticato. red.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii.iiiMmmiiiiiimiii'
Per il pulmino deM’Uliveto
Offerte pervenute: fam. Revel, Pinerolo
L. 10.000; Laura Long, Luserna S. Giovanni 10.000. Grazie.
iiiiiiiiiii!iiiiiiiiiiiiniiiiiiiiMiniiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiii)ii
Echi della settimana
(segue da pag. 6)
di ristabilire quelli che sono stati soppressi ».
Tali articoli furono introdotti nella
Costituzione a seguito della guerra civile del Sonderbund (combattuta da
sette cantoni cattolici contro il resto
delia Confederazione e conclusasi nel
novembre 1847). Il Consiglio Federale,
nella sua seduta del 23 dicembre, ha
proposto la soppressione dei due articoli, e le Camere Federali dovranno
riunirsi fra alcune settimane e pronunciarsi in merito. Infine la questione sarà sottoposta a referendum popolare.
I due articoli hanno, fino ad oggi,
impedito alla Svizzera di aderire alla
Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La « Gazette de Lausanne »
del 24-26.12.'71, considera la revisione
particolarmente urgente e commenta:
« Queste misure d’eccezione non hanno più ragion d’essere. Esse sono in
contraddizione col nostro regime di
Stato fondato sul diritto e sulla libertà, e sono sentite dai cattolici come
una discriminazione ». Noi crediamo
che un’altra ragione importante convincerà gli svizzeri ad approvare definitivamente la revisione: e cioè la
convinzione (fondata, a nostro parere) che la chiesa cattolica ha perso
molta della capacità d’invadenza che
aveva 123 anni fa (almeno all’estero,
forse non ancora in Italia!...).
5
7 gennaio 1972 — N. 1
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Visite aiia Facoità Vaidese di Teoioyia Cento anni di Riesi evangelica
Farnltà ha aA/iitn in nnvpmhrp. p rato airAnfieo Testamento. Il corso è
La Facoltà ha avuto in novembre e
dicembre il primo dei « docenti ospiti »
previsti per quest’anno: il prof. Hans
Martin Barth, dell’università di Erlangen (Germania). Il prof. Barth era stato studente alla Facoltà valdese diversi
anni fa: il suo ritorno a Roma, per collaborare all’opera della Facoltà stessa,
è stato quindi particolarmente significativo e gradito, sia per la Facoltà che
per lui. Fra l’altro, ha avuto la possibilità di dare il suo corso in italiano, e di
sostenere anche discussioni in sede di
insegnamento, e conversazioni con g i
studenti sul piano della vita in comune.
L’argomento del corso è stato la possibilità e il senso di parlare di Dio oggi.
Il prof. Barth ha concluso il suo soggiorno romano con una conferenza pubblica sabato 18, nell’Aula Magna della
Facoltà, sul tema: « Ateismo con Cristo? A proposito della teologia americana della morte di Dio ».
Al prof. Barth, alla sua gentile signora e alla bambina, che l’hanno accompagnato a Roma, la Facoltà rinnova la
espressione della sua gratitudine e i
migliori auguri.
•k "k
Si è svolto nello stesso periodo il primo ciclo del CORSO PER LAICI, dedi
cato all’Antico Testamento. Il corso è
stato tenuto dal prof. Soggin sul profetismo in Israele, toccando le caratteristiche principali del ministero profetico, in particolare (nelle ultime lezioni
del ciclo) profeti e culto, profeti e politica, profeti e problema sociale, profeti e storia.
Il prossimo ciclo, dedicato al Nuovo
Testamento e tenuto dal prof. Corsani,
avrà inizio il 7 gennaio, sul tema « Gesù
e la Legge ». Di quest’argomento molto
vasto saranno esaminati in modo speciale i punti seguenti: le parole del Signore sul sabato, quelle sulle purificazioni rituali, la definizione di un « comandamento maggiore di tutti », la dialettica misericordia-sacrificio, le antitesi del Sermone sul monte.
Chi non avesse provveduto a iscriversi in ottobre e volesse ancora farlo, è
pregato di provvedere con cortese sollecitudine, entro la prima metà di Gennaio.
Nel mese di gennaio avremo fra noi
il pastore Sergio Rostagno di Ginevra,
che terrà una serie di lezioni di teologia biblica. Ne daremo, D. v., un resoconto nel prossimo notiziario.
(Continuazioni delle pagine 2 e 3)
iiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii iiiiiiiniiiiiiimiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiimim
UN LUTTO A CATANIA
BERNARDO LA ROSA
Troppo religioso per i politici, troppo politico per i religiosi
Nelle prime ore di domenica 12 dicembre 1971, è venuto a mancare improvvisamente il nostro fratello Bernardo La Rosa.
Poco prima di morire, si è definito
scherzosamente col titolo di un libro:
« Il cafone all’inferno » e aggiungeva:
« 54 anni, celibe, laureato in legge,
3" anno di lettere ».
Membro della nostra Chiesa fin dal
1949, fu per diversi anni membro del
Consiglio di Chiesa e amministratore
degli stabili di proprietà della Tavola
Valdese a Catania. Dal 1962 al 1969, fu
anche vice presidente della Commissione Distrettuale del Distretto SiciliaCalabria.
Più vicino ai giovani che agli adulti, negli ultimi anni contestò vivamente le strutture tradizionali della Chiesa. Si batteva per una Chiesa povera,
schierata, anche politicamente, dalla
parte dei poveri. Perciò, lui comunista
militante, diceva: « Non ho mai smesso di leggere la Bibbia, non ho mai
smesso di pregare ».
Lunedì 6 dìcemore, l’ultimo della
sua vita, presiedette la riunione ecumenica di studio biblico, che ha luogo ogni settimana nel salone di via
Cantarella a Catania. Si presentò come
credente in Gesù Cristo, membro della Chiesa Valdese, solidale con tutti
i movimenti di protesta che si sono
battuti e si battono ancora per la riforma della Chiesa. Disse di considerare la Costituzione della Repubblica
Italiana come un dono di Dio, come
un intervento di Dio nella storia. Ora
— diceva — non siamo più sudditi,
ma cittadini responsabili. Non possiamo, di conseguenza, dedicarci solo al
culto, alla preghiera, allo studio biblico.’ Non possiamo lasciare che le
cose di questo mondo siano amministrate solo dagli altri. Ora siamo chiamali a partecipare responsabilmente
al governo del nostro paese. Oggi, confessare la fede significa rispondere
coll’impegno politico alla vocazione
che abbiamo ricevuto di essere luce
del mondo e sale della terra.
Amava i poveri fino a considerare
una specie di peccato originale la sua
origine e la sua condizione borghese.
Per parte di madre, discendeva da una
una famiglia di antica nobiltà, che
vanta fra i suoi antenati ben tre pontefici. Possedeva degli appartamenti
e viveva di rendita. I suoi beni li ha
lasciati alla Tavola Valdese.
Da giovane, pur avendo fatto l’apposito concorso, rifiutò di fare il notaio per non diventare « sacerdote
dei capitalisti ». Ma questo non risolveva il problema. Era abbastanza intelligente per capire che mai avrebbe
potuto liberarsi del suo peccato di
origine. I poveri — diceva — subiscono la miseria per imposizione della
società. Se noi ci facessimo poveri,
avremmo la soddisfazione interiore di
aver potuto scegliere la povertà. Ma i
poveri non hanno potuto scegliere.
Questo lo faceva soffrire immensamente c si meravigliava che la Chiesa
non soffrisse della sua stessa sofferenza.
L’ultimo suo lavoro lo fece per un
gruppo di pescatori che si sono costituiti in cooperativa. Offriva loro gratuitamente la sua consulenza politicolegale ed era lieto di discorrere con
loro per lunghe ore, bevendo l’orribile caffè che sapevano preparargli.
Finì la sua vita come S. Simeone lo
stili ta. Anche se non visse per 36 anni
in cima a una colonna, ebbe molto a
soffrire, perché non riusciva a farsi
capire. Da sinistra, a volte, era consi
derato come troppo religioso e troppo condizionato dalla sua teologia
barthiana. Da destra, era contestato
come troppo impegnato politicamente.
Per quanto desiderasse essere « un
uomo per gli altri », fu spesso costretto all’isolamento. Non si lasciò
mai influenzare da chi gli mostrava
l’esempio di Pietro Valdo o di Francesco d’Assisi. La sua « perfetta letizia » non consisteva nel risolvere i
suoi problemi personali o nel curare
alla leggera la piaga della povertà nel
mondo. Voleva il ravvedimento di tutta la società e, in particolare, della
Chiesa. Ma chi non volle ravvedersi,
non volle neppure capirlo.
Solo dopo la sua morte fu r-hiaro
per tutti quanto fosse rigorosa la sua
coerenza. In privato, di nascosto, viveva come il più povero e mi -erabils
fra tutti gli uomini. In pubbl-'-o, vestiva impeccabilmente, si confessava
« sporco capitalista » e si batteva al
fianco dei poveri. Fece di tutto per
non farsi mai ammirare. Fece, invece, tutto il possibile per essere « uno
strumento valido per aiutare i poveri
a scoprire la loro vocazione di essere
uomini di una società fatta a dimensione dell’uomo ».
Samuele Giambarresi
Un breve squarcio
di storia della comunità
e della gioventù riesine
(segue da pag. 2)
giovani pastori, lo spazio non mi consente di ricordare i particolari del loro lavoro in seno alla Comunità riesina e nel paese. Voglio ricordare solo
del Balma le sue belle conferenze sui
« Patti lateranensi » ascoltate da un
folto pubblico, presenti le autorità cittadine, e la « Fiera del Libro » fatta in
piazza, mai vista prima, che attirò
molti curiosi ma anche molti compratori del libro evangelico e non evangelico. Del periodo di Gay a Riesi, oltre alle attività consuete della Comunità e dei giovani, due momenti mi
sono rimasti impressi: quello dell’accusa ai giovani dell’Unione, da parte
di un invidioso fascistone e bigotto,
di aver strappato il ritratto di Mussolini, che mise in moto tutta la segreteria del fascio locale, ma che risultò
falsa, e quello — non affatto triste e
buffonesco come il primo — di un
campeggio di una buona parte della
Comunità in campagna « Cammarera », in cui l’agape fraterna fu il segno più concreto e visibile di tre giornate meravigliose vissute da fratelli e
sorelle, da vecchi e da giovani, in una
gioia comune.
Verranno in seguito altri pastori;
la Chiesa e l’Unione hanno già visto
partire, per motivi di lavoro o di studio, molti dei giovani impegnati. La
Chiesa però continua ad operare. Poi
verrà la seconda guerra mondiale e,
come tutte le guerre, incise sulla vita
dei singoli e sulla Comunità i segni
di certe dissolvenze e di malessere
inevitabili: la crisi.
Ernesto Pozzanghera
Ricordi di Riesi
(segue da pag. 3)
contribuito a creare quel clima tutto
particolare che si respirava a Riesi nei
nostri confronti (anche negli anni difficili del fascismo e della guerra) e che,
tranne qualche episodio isolato (come
una campagna antievangelica organizzata nel 1935 che provocò alcuni incidenti) aveva impedito la repressione e
Io scontro che altrove non era mancato in quegli anni.
Per questo riteniamo doveroso rivolgere un pensiero alla memoria delie nostre Insegnanti dell’ultimo periodo.
Quando, per le imposizioni del fascismo e per la mancanza di mezzi la Tavola fu costretta a chiudere dovunque
le Scuole, quelle di Riesi furono le uniche a resistere per la caparbia volontà delle nostre Insegnanti che, per
quanto non pagate ma sostenute da
una misera pensione o da qualche oc
iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiMmiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiimmmMiiimiiiiiiiiiiimini iiiiiimiiiiimiiiiiiii
Giuseppe Selvaggio, valdese di Grotte
Ho conosciuto Giuseppe Salvaggio e
descrivo quello che di lui conosco. Mio
padre ch’era più avanti a lui in età mi
raccontava che giovanotto assieme al
fratello Calogero Salvaggio, dopo avere conosciuto l’Evangelo nella Chiesa
Valdese di Grotte, partì per l’America.
Egli mostrava essere fervente, ed affezionato alla nostra chiesa. In America
egli e il fratello studiarono la musica,
e dopo il lavoro suonavano con mando
lino e chitarra nei circoli facendo esibizioni di operette anche liriche, mostravano alla fine il berretto vuoto per
raccogliere monetine americane e il
raccolto della colletta lo spedivano alla
Chiesa di Grotte. Più tardi, pur lavorando per vivere, studiò e divenne Pastore,
attirò molti membri all’evangelo, si dedicò anche alla filodrammatica con rappresentazioni religiose da lui dirette,
ingrandì sempre le comunità che gli
venivano affidate nella chiesa presbiteriana. Insegnò ad alcuni emigrati Grottesi membri delle sue comunità, come
fare opera di evangelizzazione ed essi,
che per ragione di lavoro si spostavano da un capo all’altro dell’America, ci
risulta, formarono comunità numerose.
Il Pastore Salvaggio si dedicò alla pittura (alcuni di questi bei quadri si trovano a Grotte presso suoi parenti). Si
interessava sempre ai bisogni della
chiesa nostra ed accettava tutto quanto gli veniva richiesto. Nel 1928 1 Grottesi chiesero che il tempio avesse una
campana e il 7 gennaio del 1929 i Grottesi sentirono il rintocco della campana della Chiesa Valdese. Per suo interessamento la chiesa ha avuto delle
panche di lusso, un bel pulpito ed anche un armonio, tutto attraverso il suo
lavoro.
Qgni 3-4 anni veniva per visitare i
suoi parenti lasciando sempre alla chiesa un qualche regalo. Infine il soffitto
del tempio, costruito in legno verso il
1885, era fradicio e pericolante ed egli
si impegnò per le somme necessarie affinché fosse ricostruito e fece rifare
gli intonaci dei muri, il pavimento nuovo in marmo ed infine il prospetto malgrado che il tempio non sia certo piccolo. Diciamolo pure, gli è costato duro sacrificio. Sofferente di salute —
perché ammalato di diabete — dipingeva quadri ed ogni tanto faceva esposizioni nel suo giardino per venderli e
col ricavato fare tutte queste opere descritte.
Nel 1963 venne a Grotte per l’ultima
volta: era molto simpatico, allegro,
scherzoso, non mostrava la sua sofferenza, quando si parlava con lui si rimaneva edificati e rafforzati nella fede. Se ogni evangelico facesse poco del
suo .simigliante le nostre comunità sarebbero fiorenti. Morì il 18 ottobre di
quest’anno 1971 lasciando quanto lui
possedeva in eredità alla chiesa di Grotte. Con tanta gratitudine i Grottesi che
lo conobbero ne onorano la memoria e
si ricorderanno ancora per decenni di
quanto egli ha fatto con i suoi duri sacrifici.
Nicolò La Mendola
casionale « fiore » di amici, continuarono il loro lavoro, già molto anziane ed
alcune malate, fino a quando le forze
10 permisero. Possa il loro esempio di
fedeltà, coerenza, impegno, essere di
stimolo per le nuove generazioni, spero
non immemori nè ingrate.
No, la Chiesa di Riesi non era, allora,
una Chiesa introversa. Quando, alla
caduta del fascismo rinacque la possibilità di una vita politica democratica,
l:t nostra Comunità che nella maggioranza ¿ei suoi componenti era su ben
conosciute posizioni antifasciste, trovò subito la sua collocazione, e molti
dei nostri furono tra i più impegnati,
portando nella esplicazione degli incarichi che alcuni ebbero, al Municipio
ed in altri settori della vita pubblica,
non solo l’espressione della loro scelta politica, ma soprattutto il contributo della loro fede evangelica. E se poi,
nella lotta politica che anche a Riesi
determinò ben presto contrasti e divisioni, man mano che la conservazione
riusciva a riguadagnare il terreno perduto alla prima ventata di libertà, la
nostra Chiesa dovette affrontare polemiche, nessuno in quel periodo poté
però accusare gli evangelici che « facevano politica », di interesse privato o
confessionale.
Conoscendo la storia della Comunità
di Riesi negli anni successivi, so bene
che poi le cose mutarono, sia per l’affievolirsi dello slancio evangelistico, sia
perché neH’impegno politico sovente il
contenuto autenticamente evangelico
venne meno o fu contaminato da esigenze umane o di partito, sia per la
morte o la partenza di molti tra i più
attivi nella vita della comunità. Si apre
11 tristissimo capitolo dell’emigrazione.
Ma io parlo delle mie esperienze di
quei sei anni, e ripeto che, nonostante
il fatto che anche allora non tutto andava bene, sia aU’interno sia nei rapporti
esterni, quel periodo resta per me tra
le cose più vive e stimolanti della mia
vita pastorale. E non parlo di quanto
mia moglie ed io abbiamo ricevuto, sul
piano umano, come affetto, collaborazione, aiuto anche materiale. Farei torto a tutta la Comunità se nominassi
soltanto qualcuno, ma non posso tacere
sull’opera del Consiglio di Chiesa, profondamente inserito nella vita della Comunità, esercitante un vero ministero
spirituale e non una semplice funzione
amministrativa.
Se i miei contatti con le famiglie della comunità (e sovente di fuori la comunità...) mi furono agevoli fin dal
primo momento, il merito è senza dubbio dei competenti del Consiglio, che
mi aiutavano a capire situazioni, affrontare problemi, superare difficoltà
di natura principalmente psicologica
ed ambientale che avrebbero potuto
costituire un ostacolo per chi, vissuto
nel nord, si incontrava per la prima
volta con la gente di una delle zone
più chiuse ed impenetrabili della Sicilia, gente che talvolta sembrava vivere
fuori del tempo, condizionata pesantemente nel costume da tradizioni antiche e dure a morire.
E appunto pensando a quel Consiglio
di Chiesa, oggi è per me motivo di allegrezza e di speranza il fatto che la Comunità festeggia il suo centenario in
un momento in cui tutta la nostra Chiesa, impegnata in una profonda revisione ecclesiologica, sa che a Riesi si sta
camminando in questa direzione, in
quanto la Comunità, priva di Pastore, è
affidata al suo Consiglio per la sperimentazione di, una forma di autogoverno che potrà essere estesa ad altre
Comunità, ed è alla ricerca o alla valorizzazione di quei doni e di quei ministeri che lo Spirito di Dio potrà suscitare ed ha già in parte suscitato nel
suo seno.
Ed ai miei fratelli di Riesi non ricorderò solo l’art. 17 degli Atti Sinodali
1971 che incoraggiano le Chiese « a proseguire con gioia per un cammino che,
pur con tutte le sue difficoltà e rischi,
può condurre a risultati positivi per
11 bene di tutta la Chiesa », ma soprattutto quanto si legge al vers. 1 del cap.
12 dell’Epistola agli Ebrei: « Anche noi
dunque, poiché siam circondati da sì
gran nuvolo di testimoni, deposto ogni
peso ed il peccato che così facilmente
ci avvolge, corriamo con perseveranza
l’arringo che ci sta dinanzi, riguardando a Gesù... ».
Enrico Corsani
“Lu paisi
di li prutistanti,,
(segue da pag. 3)
daco, partito liberale, firmatari e curiosi con bandiera, il pomeriggio del 24
maggio 1871 andarono incontro a « lu
pasturi prutistanti ». Arrivati alla Spatazza fecero sosta. Siccome le due guardie campestri, Calogero Bruno e Giuseppe Calafato, vi andarono a incontrarli fino al paesetto, ed avendoli preceduti apparvero dalle colline di Spampinato, dandone ravviso, così la folla
cominciò a muoversi mentre gli aspettati, passato il vallone di Spampinato, scesero da cavallo per sgranchirsi le gambe. Fatta la salita vi
furono le debite presentazioni. La folla
dei dimostranti, seguita da altri curiosi ,entrò in paese. Nella Piazza Garibaldi, il Pastore evangelico, visto il popolo dinanzi a sé, disse che occorreva
un locale chiuso per la conferenza. Ma
dove trovarlo?... Lì per lì l’avv. Trapani propose la chiesa di S. Giuseppe.
Tutti si riversano verso la Chiesa,
ma essa era chiusa, e le chiavi le teneva il Canonico Don Luigi Golisano, che
trovavasi in campagna.
La folla lì sull’altura quando il Sindaco, cinta la sciarpa, ordinò ai RR.CC.
presenti di fare scassinare le porte,
chiamato il fabbro ferraio, mastro Stefano Matera, questi aprì la chiesa e
tutto il popolo vi entrò. Il Pastore, Signor Teofilo Malan, valdese, salito sul
pulpito, invitò tutti a scoprirsi alla presenza di Dio, indi tenne una conferenza
in occasione del 20 settembre. Alla fine
volevano applaudirlo, ma il pastore
glielo impedì invitandoli a riunirsi l’indomani alla stessa ora e nel medesimo
locale.
Difatti, al segnale della campana,
suonata dall’avv. Don Calogero Accardi, la chiesa fu gremita di uditori di
ogni ceto.
Per quattro giorni consecutivi la folla accorse a sentirlo: l’ultimo giorno
avvisò che l’indomani sarebbe ripartito per Catania, per ritornare la settimana prossima; se non avesse potuto venire lui avrebbe mandato il fratello da Messina.
I clericali si quietarono, credendo
che si fosse trattato solamente di un
po’ di chiasso e nient’altro. Ma quale
fu la loro sorpresa quando videro arrivare l’altro fratello.
II Signor Augusto Malan si presentò
al Sindaco, e la stessa sera l’avv. Accardi suonò la campana di S. Giuseppe
chiamando il popolo a raccolta. I clericali allora si mossero e riferirono l’accaduto al vescovo di Caltagirone.
Questi si rivolse al Prefetto di Caltanissetta, il quale scrisse al sindaco
Janni di eseguire l’immediato rilascio
della chiesa di San Giuseppe perché
destinata al culto cattolico.
Il pastore protestante però non si
diede per vinto, affittandosi la camera
di « lu massuru Paolo Mirisola » sita
al principio della scalinata della stessa
chiesa.
Ivi si tennero conferenze ogni sera;
i due fratelli Malan si alternavano di
modo che ne nacquero delle dispute.
Fu chiamato dai clericali il filosofo
Don Francesco De Bilio per confutarli: quegli vi andò e dopo averli ascoltati se ne uscì dicendo: « Sono magazzini di scienza teologica, non si possono confutare ».
Poi venne la volta del giovane sacerdote P. Placido Altavino, che appena uscito dai sacri recinti del Seminario volle spezzare una lancia contro
il protestantesimo. Il Signor T. Malan,
rispose alla lettera aperta con un opuscoletto intitolato: « Un canonico preso al volo per T. Malan ».
Sicché il protestantesimo fin dal 1871
piantò le sue radici a Riesi: tant’è che
in seguito si affittarono i dammusi sotto il palazzo Inglesi, nominarono un pastore a posto fisso e vi impiantarono le
scuole evangeliche, finché nel 1897 acquistarono il palazzo Paraci per farne
un bel locale proprio, con l’istituto
delle scuole elementari d’ambo i sessi
che ha sempre furoreggiato.
Il Prof. Gravina, nel descrivere la storia dei comuni siciliani, nota a Riesi:
« Una chiesa Evangelica » e il Prof.
Paolo Martillaro nella storia e geografia del loco natio dice che in Sicilia
Riesi è chiamato: « Lu paisi di li prutistanti ».
Un membro di Chiesa
dalla Storia di Riesi
AVVISI ECONOMICI
FINE, elevati sentimenti, quarantenne, istruito. Risposerebbe, piccola, giovane. Scrivere;
Pretelli Vittorio, Fermo Posta Centrale,
10100 Torino.
CEDESI, causa salute, negozio tessuti, mercerie, giocattoli. Via Vinçon 3 - San Germano
Chisone - Telefono 5630.
COPPIA domestici, già pratici, referenziati,
cercasi per piccola famiglia tranquilla; possibilmente marito pratico giardino. Scrivere a : Dr. Sergio Serralunga - Via Della
Nera, 25 - 13051 Biella.
Il giorno 19 è mancata all’affetto
dei suoi cari
Nicoletta Long
in Bergeretti
di anni 37.
I familiari, profondamente commossi per la dimostrazione di simpatia,
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
in qualsiasi modo sono stati vicini
nella triste circostanza.
S. Germano Chisone, 23 dicembre *71.
6
pag. 6
N. 1 — 7 gennaio 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Come dovevasi
dimostrare
Il capo dello Stato rappresenta l’unità nazionale. Così, all’incirca, dice la
costituzione italiana a proposito del
presidente della repubblica.
Il risultato della recente elezione presidenziale smentisce e contraddice clamorosamente questo dettato. Né purtroppo la cosa stupisce molto, dato che
secondo la « logica » degli andazzi degli ultimi tempi — di cui avevamo già
avuto un chiaro avviso in occasione delle ultime elezioni politiche — si delineava in modo assai evidente l’orientamento a destra della politica nazionale.
Che si tratti di una precisa volontà
della DC e dei suoi alleati socialdemocratici e repubblicani non vi è dubbio.
(A proposito, assai « curioso » l’appello
che il segretario DC Forlani ha lanciato alle forze politiche invitandole a
«non indulgere allo spirito di fazione»,
quando la stessa DC ne ha dato il più
lampante esempio!). La cosa è tanto
Quanto costa
il presidente
Il presidente della repubblica costa
globalmente circa 4 miliardi e 300 milioni all’anno.
Ecco ì dettagli. L’appannaggio personale è di 30 milioni annui che, si badi bene, servono esclusivamente per bisogni strettamente personali. Per il
« ménage » la cosiddetta « dotazione del
presidente della repubblica » è di 180
milioni annui. Essa serve per la spesa
quotidiana, per la riparazione ed acquisto di automobili, divise del personale, i ricevimenti, ecc. Gli stipendi
al personale (a stretta disposizione del
presidente sono 4 domestici, due autisti, due cuochi, un segretario particolare e sei consiglieri nei vari campi)
fanno però conto a parte. Si tratta di
circa 400 persone per le quali l’anno
scorso sono stati assegnati 3 miliardi e
800 milioni. Altri 100 milioni sono destinati alla manutenzione degli immobili (Quirinale, Castelporziano, villa
Roseberry). Infine, per i 180 corazzieri
destinati ad abbellire, colle loro luccicanti divise ed il metro e ottanta (minimo) di statura, le sale del palazzo e
le trasferte presidenziali, 250 milioni.
d’opera a prezzi bassissimi dato che
l’imprenditore non ha che da attingere
ai vastissimi serbatoi umani.
Per fare un esempio, nelle industrie
estrattive della Namibia, controllate
da monopoli principalmente americani
ed inglesi, un africano guadagna mensilmente circa 16 mila lire (18 rands)
contro un salario oltre quindici volte
superiore per i bianchi (297 rands).
La regione, che ora si chiama Namibia, fa parte delle ex colonie tedesche
deli’Africa del Sud Ovest. Del suo immenso territorio, il 25 per cento è riservato ai 541 mila africani, che costituiscono l’82 per cento della popolazione,
mentre il 47 per cento delle terre coltivabili e le zone urbane (comprendenti ovviamente anche quelle minerarie)
appartengono ai 96 mila bianchi che
costituiscono meno del 14 per cento
della popolazione.
Queste ex colonie erano passate, nel
primo dopoguerra, sotto la tutela dell’allora Società delle Nazioni; successivamente, dopo la seconda guerra mondiale furono annesse dal Sudafrica colla complicità occidentale, in violazione
al mandato amministrativo avuto dalrONU, ed ignorando la successiva risoluzione di quest’organismo del 1966,
con cui il Sudafrica veniva privato dei
suoi poteri amministrativi ed esecutivi.
L’ONU anzi, successivamente « ribattezzava » quelle terre col loro antico
nome pre coloniale, Namibia, appunto.
Assieme alla suddetta società dove ha
avuto luogo lo sciopero, altre 43 compagnie occidentali sfruttano le risorse
minerarie del paese. Solo di recente
altre 19 miniere sono entrate in produzione e il governo di Pretoria ha annunciato di aver concesso mille licenze a
investitori stranieri per lo sfruttamento del sottosuolo namibiano.
Tutto questo col più sovrano disprezzo delle più elementari norme di giustizia sociale e derubando i veri titolari di
quelle ricchezze, per di più in nome di
una superiore civiltà bianca e cristiana.
“Reazione protettiva,,
La « reazione protettiva » degli Stati
Uniti in Vietnam, dove centinaia di
bombardieri hanno nei giorni scorsi
rovesciato immensi quantitativi di or
digni bellici (per « proteggersi », come
ha precisato il ministro della difesa
Laird, dal fatto che i nordvietnamiti
hanno osato attaccare aerei americani da ricognizione) ha suscitato una
nuova indignata ondata di protesta in
tutto il mondo. Nixon, a parole, parla
di pace e di disimpegno e poi scatena
a detta di senatori americani democratici una nuova « impressionante escalation » dal cielo.
Ma non è tutto perché, oltre che a
quantità, si tratta anche di qualità.
L’agenzia Reuter infatti precisa che è
stato adottato un nuovo tipo di bomba il cui potere distruttivo è superato
soltanto da un ordigno nucleare. Particolarmente cinica l’ammissione dei portavoce del dipartimento della difesa
americano, i quali hanno dichiarato
che detta bomba — di 6-800 kg. — può
aver ucciso numerose persone ma che
« non è stata costruita per mietere
vittime ».
Due scienziati americani hanno detto trattarsi di una « bomba a concussione » che distrugge qualsiasi cosa per
un perimetro di un chilometro dal suo
punto di impatto, allo scopo di creare
uno spazio sufficiente per l’atterraggio
di elicotteri. Un ufficiale della settima
squadra aerea del Vietnam, nel confermare l’impiego e l’efficacia della bomba
ha detto: « é un’arnia così potente che
non desideriamo dare ad essa molta
pubblicità ».
« Progressisti » anche nella pezzatura più piccola: al vecchio tipo di bomba anti-uomo piena di biglie che si liberano all’atto dello scoppio, è stato sostituito un nuovo genere: della grandezza di un’arancia, esse contengono
frammenti taglienti che sono in grado
di causare danni assai maggiori delle
sfere. Bombe di questo tipo sono state
trovate nei « Phantom » abbattuti dai
nordvietnamiti. Oltre a testimoniare
della inaudita crudeltà di queste invenzioni belliche, dette bombe testimoniano contro le dichiarazioni americane,
secondo cui le recenti azioni aeree erano esclusivamente rivolte alle batterie
missilistiche, agli impianti radar e ai
depositi di munizioni.
Roberto Peyrot
NELLA GERMANIA ORIENTALE
Discriminazione antireligiosa
più grave e inammissibile in quanto,
oltre a tutto, contrasta colle precedenti
asserzioni dei suddetti partiti.
La DC, in occasione del suo comunicato del 22 novembre scorso, approvato all’unanimità dalla direzione, annunciò che avrebbe promosso le necessarie consultazioni per « ottenere
una larga base parlamentare, opportuna per una elezione come quella... ».
Il PSDI in pratica ha respinto l’invito dello stesso Saragat di votare im nome che raccogliesse la gran maggioranza degli elettori.
Il PRI infine si era unanimemente
espresso (comunicato su La Voce Repubblicana del 1 dicembre scorso) per
la « votazione di un esponente laico in
grado di raccogliere i necessari consensi nell’arco delle forze democratiche e
repubblicane». Senza poi voler ricordare (come già facemmo a suo tempo
con compiacimento) la sua « scandalizzata » reazione quando denunciò il falso della televisione italiana a proposito
del presunto accordo sulla persona di
Fanfani.
Tutto questo, si noti bene, di fronte
all’asserita disponibilità, da parte delle
sinistre unite, a votare anche per un
de, purché progressista.
In poche parole il centro-destra —
aperto ai fascisti — uscito dalla finestra colla bocciatura di Fanfani, è rientrato dalla porta coll’elezione di Leone. Come dovevasi dimostrare.
Tutto sommato, la cosa personalmente non ci dispiace, se essa varrà ad aprire gli occhi ai socialisti e a indurli definitivamente a prendere il posto che
compete loro, e cioè accanto alle sinistre per portare a fondo, uniti, la loro
battaglia per una radicale trasforrnazione di una società e di una politica
basata sull’equivoco e sul compromesso.
Uno sciopero
drammatico
La grande stampa ha evitato con
cura, in genere, di pubblicare la notizia (forse per evitare danni alle buone relazioni economico-commerciali
che l’Italia intrattiene col Sudafrica?)
che 3.700 operai africani in sciopero
nelle miniere di piombo e di rame
della società americana Newmont Minine Corporation in Namibia sono stati
deportati nel ghetto dell’Ovamboland.
L’agitazione concerneva alcuni aspetti
del contratto di lavoro, ed in modo
particolare la durata della permanenza nelle miniere. Infatti, secondo le
Igggi razziali ÙG-WcipciTthcid, valid6 anche in Namibia, quando scade il termine di permanenza nella zona di lavoro il lavoratore africano deve tornare' nella sua riserva tribale e il padrone è immediatamente assolto da
ogni successivo obbligo. Ne consegue
una continua « rotazione » di mano
....................................................
Una denuncia ad Amnesty International
Prigionieri poiitici e tortora io Messico
Fra i regimi del continente americano che reprimono col terrore e colla
subordinazione del potere giudiziario i
movimenti di opposizione è da annoverarsi il Messico. Ce ne giunge — inviataci da un amico — una drammatica testimonianza, tramite una lettera
che alcuni prigionieri politici di quel
paese hanno inviato a Amnesty International (l’organizzazione internazionale
che si occupa dei prigionieri di coscienza), e di cui riportiamo i brani più
significativi.
« ...I prigionieri politici della capitale della repubblica sono attualmente
114, fra cui due donne... Vi sono prigionieri politici anche nelle carceri di
Guadalajare, Estado de Jalisco; Culiacan, Sinalca; Tuxpan, Veracruz; Monterrey, Nuevo Leon; Guaymas, Sonora
e Chilipango, Guerrero.
Gli arrestati nel 1966 e 67 sono stati
condannati a pene varianti fra i 5 e i
25 anni di prigione. Quasi tutti hanno
presentato appello contro le sentenze
davanti alla Suprema Corte di Giustizia. Malgrado siano passati più di due
anni i ricorsi non sono stati ancora
discussi.
Ventun arrestati del movimento studentesco-popolare del 1968 sono ancora
in prigione. Dieci di loro non sono ancora stati condannati; gli altri lo sono
stati a pene varianti fra i 6 e i 16 anni
e in alcuni casi, per rendere più difficile la loro situazione giuridica, sono stati processati due volte per gli stessi reati loro attribuiti...
In quanto agli arrestati dopo le repressioni del 1968 sotto l’accusa di organizzare azioni armate, assalti a banche, a uffici telegrafici, ecc. sono stati
imprigionati sulla base di dichiarazioni
ottenute dalla polizia con l’uso di tortur6 fisiciic c mors-li, come risultH cibile
stesse denuncie dei detenuti, denuncie
che non sono però state prese in considerazione.
Tutti i processi intentati contro i prigionieri politici dal 1966 a oggi hanno
Questa, caratteristica comune, si basano su « prove » prefabbricate e su testimonianze false, rese quasi sernpre
da agenti di polizia o da confidenti al
soldo degli strumenti repressivi; sono
stati violati i diritti degli imputati di
predisporre la loro difesa; i processi
sono stati istituiti con l’evidente intem
zione di reprimere le organizzazioni
della sinistra rivoluzionaria a scopo
preventivo.
Tutti i processi che ci sono stati intentati si rivelano come atti terroristici
usati per impedire l’organizzazione politica indipendente e per disgregare le
forze che si oppongono al regime politico imperante e alla sua ideologia.
In tutti quanti è risultata evidente la
negli istituti d'istruzione superiore
Berlino-Est (soepi). - Le autorità ecclesiastiche, i sinodi e i genitori cristiani della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) hanno tutti l’impressione
che' la parità d’accesso all’istruzione,
garantita dalla Costituzione della RDT,
non si applichi più che al ciclo medio
degli studi secondari (dieci anni). Invece la scuola secondaria superiore,
che prepara alla maturità, e l’insegnamento universitario sono, salvo poche
eccezioni, riservati ai partigiani decisi
e professi della filosofia marxista-leninista. Sì che i cristiani son privati di
ogni possibilità di accedere all’insegnamento superiore.
Durante le loro sessioni di ottobre e
novembre, i Sinodi delle Chiese luterane evangeliche regionali della Sassonia,
del Mecklemburgo, di Greifswald e
Anhalt, avendo udito relazioni concordi
hanno preso atto della situazione con
inquietudine.
Se, in primavera, si parlava ancora
del moltiplicarsi di casi di esclusione di
bambini e di adolescenti cristiani dalla
scuola secondaria superiore, e perciò
dall’insegnamento universitario, questa
situazione è ora considerata la regola
nelle relazioni ecclesiastiche; certo le
istanze ecclesiastiche capiscono che il
governo della Germania orientale tenti
di ridurre il numero dei diplomati universitari, e desideri rinforzare il numero dei lavoratori qualificati; ciò nondimeno si ribellano al fatto che i bambini e gli adolescenti aventi un’attività
religiosa siano eliminati in partenza.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
sottomissione del potere giudiziario ai
propositi repressivi e antidemocratici
dell’Esecutivo, poiché finora quasi nessun prigioniero è stato liberato per sentenza di un giudice o di un tribunale ».
iiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
Il primo "obiettore "
olio visito di levo
Leggiamo sul periodico Azione nonviolenta (il mensile del Movimento
nonviolento per la pace. Casella postale 201, Perugia) che si è avuto il primo
caso in Italia di un giovane che abbia
rifiutato di sottomettersi alla coscrizione militare prima ancora che venisse
accertata la sua idoneità fisica ad essere arruolato.
Si tratta dell’ operaio diciottenne
Gualtiero Cuatto di Chiusa S. Michele
(Torino), che non ha voluto rimanere
in attesa della possibilità, in occasione
della visita di leva, dell’accertamento
di una sua inidoneità al servizio militare.
Questo caso — sottolinea il precitato periodico — porta ad ima significativa estensione il fronte dell’obiezione
di coscienza.
Il Cuatto nell’ottobre scorso, nel ricevere la « cartolina » di presentazione
alla commissione di leva, la restituisce
al sindaco del paese accompagnandola
con una lettera in cui spiega le ragioni
del suo rifiuto e si reca normalmente
al lavoro. Poco dopo si presentano i
carabinieri coll’intimazione di presentarsi « colle buone e colle cattive »
alla visita di leva di Torino.
Egli vi si reca e riafferma alla Commissione di non essere disposto a sostenere la visita. Il comandante, dopo
avergli fatto sottoscrivere la sua dichiarazione — da inviare a Roma —.lo rimanda a casa. Successivamente egli
viene incriminato per renitenza. Qra è
in attesa di processo.
« Il successo del calvinismo è
aver dato i natali a un dato tipo
umano, molto nobile, molto segreto, di una fierezza un po’ ombrosa, ma che sa non essere importuna, che ha i modi squisiti
del mondo ma non ne ha lo spirito — un tipo d’uomo la cui coscienza sempre desta sorveglia
ogni gesto e ogni pensiero, e la
cui virtù dominante è forse il pudore ». François Mauriac
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
LA NUOVA SANTA ALLEANZA
Con questo titolo, e col sottotitolo: « Il diritto dei popoli di disporre di
sé stessi è diventato il diritto degli Stati di disporre dei popoli », Yves Person
pubblica su « Le Nouvel Observateur »
(27 die. ’71 - 2 gen. ’72) un articolo che
mette in luce una delle deficienze fondamentali delTQNU dal punto di vista
essenzialmente giuridico. E poiché nel
n. precedente di questo settimanale avevamo concluso uno dei nostri « echi »
(« L’Asia verso nuovi equilibri politi
ci » ) biasimando il comportamento dell’QNU di fronte alla guerra indo-pakistana, senza tuttavia dare alcuna spiegazione del nostro biasimo, così crediamo che possano interessare ai lettori alcuni estratti dell’articolo del
Person.
L’articolo è stato scritto qualche giorno prima della scadenza del mandato
di U Thant, segretario dell’ONU, che il
Person non esita a qualificare: « il disastroso segretario generale che ha lasciato andare in rovina l’autorità dell’ONU ». Il Person ricorda anzitutto
« che il diritto dei popoli a disporre di
sé stessi è sancito dalla Carta di San
Francisco. Non si tratta d’una disposizione scaduta, essendo essa stata confermata dall’Assemblea Generale nella
sua dichiarazione del 24-10-’70 (dichiarazione preparata da anni, con gran
cura).
Si tratta d’un diritto fondamentale,
conquistato penosamente nel corso degli ultimi secoli, proclamato una prima
volta dalla Rivoluzione Francese (che
10 violò ben presto allegramente) e imposto dalle forze progressiste a prezzo
di molto sangue. Lenin affermò (nella
polemica del 1912 con Rosa Luxemburg a proposito della Polonia) essere
quel diritto una delle promesse del socialismo: ed infatti il diritto delle repubbliche federate alla secessione è
iscritto nella costituzione dell’URSS.
— Ipocrisia! — si dirà. Certo, ma l’ipocrisia, in politica, è necessariamente
un omaggio reso alla virtù. (...)
Visitando l’Africa Occidentale subito
dopo la caduta del Biafra, U Thant ebbe a dichiarare (a Dakar, 5-1-1970);
« L’ONU non può accettare e non accetterà mai il principio d’una secessione all’interno di uno dei suoi Stati
membri, che costituiscono solldarmente l’organizzazione, considerando questo nuovo membro come uno Stato
unico, cioè un’entità assoluta ».
Ogni Stato membro si vede dunque
consorziato tal quale, e la Storia viene
invitata a fermarsi. L’Austria-Ungheria
o l’Impero Ottomano, se avessero prolungato di alcuni decenni le loro carriere secolari, avrebbero avuto un diritto assoluto di mantenere sotto il proprio giogo le nazionalità del Danubio
o dei Balcani, e a massacrarle al primo
loro movimento. Sotto pena di praticare la discriminazione razziale, si deve
anche arguire che il Portogallo ha un
diritto assoluto a mantenersi nelle sue
« province africane », dal momento che
è membro dell’ONU.
Coscientemente o no, si confondono,
nei fatti, due principi radicalmente diversi. Il primo è il fondamento dell’ONU, in attesa che quest’organizzazione possa servive di nucleo al pruno governo mondiale. Il secondo principio è
11 rifiuto che ogni ordine stabilito oppone alla possibilità d’esser messo in
questione. E proprio su questa base di
mutua garanzia venne edificata la Santa Alleanza dopo il 1815. È un principio
che permette ad ogni governo di schernire impunemente le proprie minoranze, cioè senza temerne le conseguenze,
dal momento che l’entità assoluta che
quel governo controlla non può esser
messa in questione in nessun caso. Si
tratta di togliere ogni speranza agli oppressi, e conseguentemente ogni idea dt
ribellione. Hitler dunque non era colpevole, fintanto che si accontentava di
massacrare gli ebrei tedeschi all interno delle proprie frontiere. (...) Ciò che
maggiormente inquieta è il fatto che si
voglia ristabilire il dogma ultra-reazionario della sovranità assoluta degli Stati e del valore assoluto delle loro frontiere, alle spese dei popoli che sono la
materia viva della Storia. I principali
responsabili (di una tale involuzione)
sono i nuovi Stati dell’Africa, incapaci
a superare il loro micronazionalismo o
di revisionare arnichevolmente (come
sarebbe pur conveniente) le frontiere
arbitrarie ereditate dalla colonizzazione. Il presidente Boumediene, per es.,
ha proposto nel 1969 che l’esercito algerino aiuti a strangolare la secessione
biafrana, così come l’esercito dello Zar
aveva aiutato il giovane Francesco Giuseppe a soffocare l’insurrezione nazionale ungherese nel 1849. (...) Com’è vero che nessuno ha il diritto d’impedire
la coesistenza armoniosa di quattro nazionalità in Svizzera, è anche vero che
nessuno avrebbe il diritto d’imporla,
né d’obbligare per es. la Norvegia a
restare unita alla Svezia nel 1905. .Analogamente la secessione del Soudan meridionale non sarebbe stata necessaria
se il governo di Chartum non avesse
adottata, subito dopo l’indipendenza,
una politica di genocidio culturale; poi
davanti alla protesta armata degl’interessati, una politica di puro e semplice
sterminio. Analogamente per il Pakistan: a dispetto del carattere totalmente artificiale di quello Stato, fondalo
unicamente sul criterio religioso, la
sua disintegrazione non si presentava
come necessaria, fintantoché esso godeva d’un minimo di « consensus » popolare, in ciascuna delle nazionalità
componenti. Se tale consenso non c’è
più, la minoranza dominante non deve
prendersela che con sé stessa.
Il diritto alla secessione non deve
avere lo scopo di moltiplicare le secessioni, ma di dissuadere ogni governo
dal cedere a motivi sociali o psicologici
di carattere arcaico, a un imperialismo
linguistico o religioso, o infine a un razzismo puro e semplice. È perfettamente
chiaro che tali motivi hanno guidato la
politica del governo del Pakistan nei
riguardi del Bengala, senza contare i
fattori economici: non è forse lo sfruttamento coloniale dell’Est che ha permesso un relativo sviluppo economico
dell’Ovest? (...).
Spentesi le fiamme del terrore nazista, si pensava che l’umanità avesse
voltate le pagine più tristi della sua
storia, e gli uomini progressisti avevano rivolto tutto il loro interesse e la
loro passione alle organizzazioni internazionali nella speranza che queste
avrebbero impedito per sempre il ritorno di quegli orrori. Bisogna ammettere che l’ONU ha totalmente tradita
quest’attesa e che il povero U Tant, in
parte per sua colpa, non era ormai altro che il segretario generale della nuova Santa Alleanza. Égli ha fatto retrocedere la speranza di costruire un mondo più giusto, ma tale speranza non
può essere strappata dal cuore degli
uomini ».
Per parte nostra, ci preme di dichiarare che non siamo totalmente d’accordo col Person: per es. là dove egli getta la colpa maggiore del cattivo funzionamento o dell’insufficienza giuridica
deirONU sui nuovi Stati dell’Africa,
poiché noi sappiamo che sono proprio
le grandi potenze a volere che le cose
vadano così, o ad aver voluto che andassero così (v. il citato n. preced. de
« La Luce »). E. da ultimo, una domanda; le speranze in una Cina pacifica, di cui ci eravamo fatti portavoce
(v. il n. 45 del 12-11 c. a.), .sono forse
destinate ad andare deluse?
LA SVIZZERA E I GESUITI
Nella Costituzione svizzera sono
tuttora in vigore i due articoli seguenti, diretti contro i gesuiti e contro
i conventi:
«Art. 51: L’ordine dei gesuiti e le
società che ad esso sono affiliate non
possono esser accolti in nessuna parte della Svizzera, e qualunque azione
nella Chie.sa e nella scuola è vietata
ai loro membri. Questo divieto puà
estendersi anche, in forza di decreto
federale, ad altri ordini religiosi la
cui azione sia dannosa allo Stato e
turbi la pace fra le confessioni.
Art. 52: È vietato fondare nuovi
conventi o ordini religiosi, come pure
(continua a pag. 4)