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Anno 126 - n. 35
7 settembre 1990
L. 1.000
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CASSA INTEGRAZIONE ALLA FIAT
Economia autolabile
Il progetto di « qualità totale » non basta ad ovviare alla crisi di
eccedenza del prodotto - Riconvertire l’industria delTautonnobile?
Questa volta la situazione nel
Golfo non c’entra. L’industria dell’auto, ma non solo quella, è in
crisi e torna di moda una parola:
cassa integrazione. Saranno 35.000
i lavoratori della Fiat che saranno posti in cassa integrazione.
Gli esperti dicono che almeno altri 30 mila saranno i lavoratori
dell’indotto che a loro volta saranno posti in cassa integrazione. Tutto questo costerà all’lNPS — per
l’integrazione dei salari e il minore
introito contributivo — 130 miliardi di lire.
Proprio dall’INPS sappiamo che
già nel primo quadrimestre dell’anno la cassa integrazione ordinaria, quella dovuta alle crisi congiunturali di mercato, è cresciuta
del 25% rispetto all’anno precedente.
Insomma, le nostre industrie
producono più di quanto il mercato interno ed internazionale è in
grado di assorbire. C’è, in una parola, sovrapproduzione.
La Fiat ha fornito anche le cifre della sua sovrapproduzione: il
34% sugli standard medi di vendita. Come dire che ogni tre automobili prodotte, una resta invenduta nei magazzini.
11 nuovo, grande (?) mercato
dell’Est europeo non assorbe per
ora l’eccedenza di prodotto. I produttori di automobili già si interrogano su fino a quando in Europa
si potranno vendere ogni anno 14
milioni di auto. Se il mercato dell’auto si restringe occorre ■— dicono gli esperti — essere più competitivi, tanto più che dietro l’angolo ci sono... i giapponesi. Quindi, dice Romiti, « qualità totale »
per restare nel mercato. Su questo
hanno cominciato a lavorare operai e sindacati, la primavera scorsa. Ma può succedere che la « qualità totale » non basti e che quin
SPECIALE
Sinodo 1990
Il prossimo numero (n. 36
del 14.9.90) del nostro settimanale sarà interamente dedicato al SinOdo delle Chiese
valdesi e metodiste che si è
tenuto a Torre Pellice dal 26
al 31 agosto scorso.
Il numero a 16 pagine può
essere prenotato per la diffusione straordinaria (una copia
lire 2.000) presso la nostra amministrazione telefonando entro lunedì 10 settembre, ore 12,
al n. 0121/65.5278 (segreteria
telefonica).
Q Motore, 0 Serbatoio carburante, Bagagliaio, [3 Ripostiglio 0 Ruota scorta.
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SOSPENSIONI qvcttro note ■dipcBdeatL
PASSO 2000 ttm.
MOTORE bfcilàulrko poileriore • Rei!, edduneoto id irì« - 400 caie. - 4500 fbri al dìboIo • 10 C V • Acuc.Ì»d« a apinterogeco
CAMBIO 3-4 nirce.
VELOaTA' 70
PESO 450 Kg.
ACCESSORI: iDpiaato elettrico caapicto £ battcf^ BotoriDo avriasHvlo - Dot (aaalì - Isdicaton ti direiioac.
CONSUMO: 4 litri e seuo per cento dbiloBMtri.
PREZZO: L 460 sila.
Negli anni ’50 il sindacato FIOM/CGIL ha elaborato un progetto di
automobile popolare. Oggi, forse, occorre riconvertirne la produzione.
di sia messa anche lei in cassa iniegrazione.
Allora giornali e sindacati si interrogano sugli « errori ». Si può
infatti leggere che la Eiat sarebbe in crisi per via del ritardo nello sfornare nuovi modelli; c’è chi
sottolinea invece che la struttura
organizzativa della fabbrica, con
una eccessiva « verticalizzazione », produce inefficienza.
Una cosa è però certa: a pagare la cassa integrazione è di nuovo
il lavoro. I calcoli ci dicono che se
la situazione congiunturale diventa strutturale (e ci sono tutte le
premesse) sono già 4.000 gli eccedenti della Eiat e del suo indotto. I sindacati dicono però che
la situazione è sotto controllo:
« basta bloccare il turnover », cioè
non assumere i rimpiazzi dei lavoratori che vanno in pensione.
Forse dal punto di vista economico-aziendale il ragionamento
non fa una grinza, ma dal punto
dì vista sociale 4.000 eccedenti
sono un dramma. Senza pensare al
lavoro dei giovani.
Qggi non abbiamo ancora finito di fare i conti con lo squasso
sociale che ha prodotto la cassa integrazione dell’inizio degli anni
’80; solo in questi ultimi anni abbiamo potuto leggere le memorie
o i saggi sui comportamenti dei
cassaintegrati. Solo adesso facciamo i conti con gli esiti sociali della cassa integrazione di massa, col
disagio psichico degli ex cassaintegrati cinquantenni, con la devianza dei figli, con l’incapacità della
società politica e deH’istituzione
pubblica a dare una risposta a chi
il lavoro non l’ha più, anche se
viene retribuito (all’80%).
Allora, di fronte ad una economia che si dimostra sempre più
« autolahile », cosa si può fare?
Ripercorrere ancora una volta il
« già visto » del decennio trascorso? Non mi sembra la strada. La
situazione non è più quella delTottobre deH’80. Torino non ha più
un sindaco espressione della classe operaia. Diego Novelli fa il parlamentare e il giornalista, e al suo
posto c’è il liberale Valerio Zanone, che gli operai di sinistra chiamano « il sindaco-Fiat ». Il sindacato stesso fa proposte di cogestione della crisi. L’appello è, ancora una volta, ad essere « tutti insieme » per salvare l’azienda e il
mercato.
Dalla crisi degli anni ’90 dell'economia autolabile si può uscire anche in un altro modo. Se l’industria italiana producesse 500/
700 mila auto in meno ogni anno
sarebbe veramente una débàcle?
il modello industriale italiano (e
piemontese in particolare) deve
per forza basarsi sull’auto? Non ci
sono alternative?
Non possiamo noi, quinto o sesto paese industriale del mondo,
iniziare ad abbandonare questo
modello, tanto energivoro che abbiamo bisogno di andare nel Golfo per difendere il nostro diritto al
barile di petrolio, e cercarne un
altro più « sostenibile », come raccomandava un decennio fa il Consiglio ecumenico delle chiese?
Un modello industriale che tenga conto dei limiti, ecologici e sociali, che ogni produzione ha. Si
tratta in altre parole di ricercare
una « riconversione » dell’industria dell’auto verso altre produzioni. La cassa integrazione, se deve essere, non può divenire una replica di quella passata. Deve essere finalizzata ad una riconversione del nostro apparato produttivo.
Una produzione che sia più
« sostenibile », cioè condivisa, accettata dalla gente, rispettosa dei
limiti ecologici e quindi attenta all'uso delle risorse. Altrimenti questa nuova cassa integrazione diventerà sempre più insostenibile per
la nostra economia, per la nostra
società, per noi, proprietari, utenti
e vittime dell’auto.
Giorgio Gardiol
COME UNA PARABOLA
Osea
« E l’Eterno mi disse: Va’ ancora, e ama una donna amata da un amante e adultera, come l’Eterno ama i figlioli
d’Israele, i quali anch’essi si volgono ad altri dèi... »
(Osea 3: 1)
In uno di quegli anni intor-la
no al 723 prima dell'era volgare un pio israelita si ritrovò a
ripensare la sua vita.
Un po’ i genitori e un po’ gli
amici lo avevano convinto, a
suo tempo, a guardarsi intorno per cercare moglie e il suo
sguardo si era posato su una
brunetta tutta pepe. Si chiamava Corner ed era figlia di
Diblaim. Una famiglia che non
poteva essere annoverata tra
le più in vista del paese, anzi—
Qualcuno gli aveva addirittura
ventilato che non fosse proprio seria..., ma i suoi occhi
sembravano due laghi di smeraldo e la pelle era di seta.
Guardarla, innamorarsi e sposarla fu per Osea un tutt’uno.
Come in tutti i matrimoni i
primi tempi furono meravigliosi. l’intesa era perfetta:
Osea al lavoro. Corner in casa
intenta alle faccende domestiche, la sera dopo cena una
passeggiatina insieme in piazza o lungo il corso e poi a letto. La domenica e le feste comandate in chiesa e poi coi
parenti. Ma dopo qualche tempo Corner cominciò a manifestare una certa impazienza;
era stanca della solita vita, voleva costruirsi uno spazio, un
mondo suo, voleva realizzarsi.
Fu cosi che all’improvviso lasciò marito e paese per andare a vivere in città. Lì si trovò
un lavoro, conobbe altri uomini, convisse, fece tre figli...
Nel frattempo Osea — una
vocazione tardiva la sua —
aveva intrapreso la via della
facoltà di teologia e, conseguita la licenza, era stato consacrato pastore. Sentiva di non
poter vivere il suo ministero
pastorale in solitudine. Aveva
bisogno di una compagna, ma
dopo l’esperienza fatta con Corner non se la sentiva di ricominciare con qualche altra e
poi, nel suo cuore, si sentiva
ancora profondamente innamorato.
Grande fu la sua sorpresa
quando casualmente la incontrò! Non era più giovanissima: il volto segnato di piccole
rughe, il corpo appesantito
dalle gravidanze, ina gli occhi
erano ancora limpidi e Osea,
come la prima volta, si perse
in quegli occhi e, sperando contro speranza, osò proporle di
ritornare a vivere con lui.
Anche Corner percepiva dentro di sé un particolare sentimento nei confronti di Osca e
ripensava a ciò che li aveva
divisi... Poteva ritornare? ricominciare daccapo? ma come
fare? dopo tanti anni non è facile! Ma Osea insisteva e nelle
sue parole lei avvertiva tutto
l’amore ancora intatto..., una
freschezza di sentimenti che
non provava più da anni. Era
combattuta. Non poteva buttare via una scelta che comunque aveva fatta e che, nel bene e nel male, aveva segnato
sua vita per lunghi anni.
Dall’altra c’era lì, proprio davanti a lei, il vecchio amore
che delicatamente, ma con
passione, le proponeva di riprendere l’antica relazione. Sapeva che quello era il momento di decidere. Parlò a cuore
aperto ad Osea, gli presentò
tutte le difficoltà. Osea si disse disposto ad aiutarla. Il cuore avrebbe portato Corner a
seguire il suo Osea, ma la ragione la riconduceva ai suoi
figli: Jizreel, Lo-ruhama, Loammi, al suo convivente:
Ba-al... Osea aveva ripercorso
in pochi momenti tutta la sua
vita: il foglio era rimasto bianco davanti a sé e l’ora del culto s’avvicinava. Lo Spirito lo
illuminò! Ma sì, era la sua vita che doveva raccontare! Essa era infatti parabola — non
allegoria — dei rapporti tra il
popolo di Israele e l’Eterno.
Come Corner aveva lasciaOsea così Israele aveva lasciato l’Eterno... ma questo non
aveva di per sé nulla di eccezionale... Molta gente si separa, oggi i matrimoni durano
sempre meno...
No, la cosa eccezionale era
come, nonostante tutto, egli,
Osea, avesse continuato ad essere innamorato. Questo era il
vero miracolo! Questo amore
senza fine, che sempre si rinnova, che dimentica e vuole ricominciare daccapo. Così è
dell’amore di Dio. Un amore
paziente, che non si pente. Un
amore che riesce a vedere una
bellezza anche là dove è sfiorita ogni beltà.
Noi che viviamo a distanza
di tanti secoli sappiamo che il
caldo e appassionato appello
di Osea è rimasto totalmente
inascoltato: l’esercito assiro
distrusse il Regno del nord e
dopo un secolo e mezzo, per
mano dell’esercito babilonese,
anche il Regno del sud subì la
stessa sorte. Giorno dopo giorno la storia s’è srotolata fino
a noi e l’annuncio dell’immenso amore di Dio unito all’invito di procedere risolutamente ad una forma di ravvedimento, di conversione è ancora intatto davanti alla chiesa.
Come dice il von Rad, il testo pone il popolo davanti a
Dio in uno status confessionis, mentre Israele cade nell’idoleggiamento mitico della
terra. Così anche noi, in questo tempo, siamo chiamati a
riconoscere i segni dell’amore
di Dio e a confessarli vivendoli apertamente.
Non per paura, ma per amore verso quel Dio che teneramente ci ha amati e ci ama in
Cristo, e verso quell’uomo che
ci è fratello in umanità, raccogliamo l’appello dell’antico
profeta c portiamo nel mondo
e nel nostro tempo quei frutti
che sono segni del nostro ravvedimento.
Arrigo Bonnes
ÀHb..
2
commenti e dibattiti
7 settembre 1990
BASILEA E SEOUL
Che ne pensano
i nostri lettori?
I documenti delle due assemblee si troverebbero ’’accanto” al messaggio datoci da Cristo
Nei mesi scorsi le circolari della TEV (Testimonianza evangelica valdese) hanno ospitato una
botta e risposta circa l’atteggiamento di questo settimanale verso le Assemblee ecumeniche di
Basilea e Seoul. Riportiamo qui
il giudizio di r. n.:
(...) Se abbiamo accennato al
costo finanziario, è stato in relazione al problema di fondo e
cioè se sia utile per la vita della chiesa dare tanto spazio a
un argomento che, secondo noi,
non corrisponde al messaggio
dell’Evangelo. Se non ci sbagliamo, la redazione lo ha fatto per
una sua precisa scelta teologica e politica e non solo per necessità di informazione.
Noi rispettiamo chiunque professa una diversa convinzione,
p>erò, secondo raffermazione del
prof. Valdo Vinay, Cristo non è
venuto per salvare le foreste delTAmazzonia. E quand’anche ci
fosse Un governo mondiale per
assicurare la pace fra le nazioni, quand’anche l’utopia della
giustizia umana fosse attuata,
non per questo sarebbe attuato
l’annunzio della salvezza per
mezzo della croce e della resurrezione di Cristo. Ripetiamo che
non c’è persona di buon senso
che non sottoscriva le affermazioni di Basilea e Seoul, ma è
altrettanto vero che se Gesù
avesse proclamato quel messaggio, nessuno lo avrebbe messo
a morte. Lo hanno crocifisso perché ha annunziato qualche cosa di ben diverso, che gli uomini di allora e di oggi non sono affatto disposti ad accettare.
Il proclama di Basilea e Seoul
non è contro il messaggio cristiano. E’ peggio, è accanto. Adoperando Un linguaggio biblico,
come i Testimoni di Geova, ignorando la forza dell’Evangelo, che
non siamo salvati per opere, ma
solo per fede.
Così la dottrina della salvezza
per opere, che la Riforma protestante aveva cacciato dalla porta, rientra dalla finestra. A questo punto ci sembra che la nostra Facoltà di teologia sarebbe
l’organo che dovrebbe prendere
posizione.
Il grande consenso che Basilea ha ottenuto è dettato da una
impostazione politica del cristianesimo, e non è il caso che dopo
il crollo del marxismo, a cui la
nostra chiesa si è ispirata per
vari decenni, ora si accolga con
entusiasmo il nuovo credo sociale e politico, quantunque non
crediamo che Karl Weltzacker
sia all’altezza di Lenin.
Oggi si parla molto di evangelizzazione. Ma è con il messaggio di Basilea che le anime
si convertiranno a Cristo? E’
parlando di salvaguardia del
creato che l’anima di un moribondo sarà illuminata? E’ così
che si aiuteranno i giovani che
cercano di liberarsi dalla droga,
dall’Aids e dall’omosessualità?
Avevamo accennato al costo di
Basilea e Seoul e ci viene detto
che alla Tavola costerà solo L.
1.323.351. E’ troppo. Anche se
avesse costato la metà, sarebbe
denaro sottratto all’annunzio di
Cristo crocifisso.
(Circolare TEV del 1.7.’90)
Noi speriamo che qualcuno ci
farà sapere:
se è vero che il proclama di
Basilea e Seoul su pace, giustizia e salvaguardia del creato
non possa essere accettato da
qualsiasi persona di buon senso, buddista, musulmana o atea
che sia;
se è vero che se Gesù Cristo
avesse predicato soltanto questo
messaggio non sarebbe stato
messo a morte;
se è vero che Gesù Cristo,
oggi come allora, è respinto perché l’annunzio della salvezza per
mezzo della croce è giudicato
uno scandalo e una pazzia, non
accettabile dalla ragione umana;
se è vero che il messaggio
di Basilea e Seoul non riguarda
l’anelito dell’anima umana di essere perdonata dai propri peccati e riconciliata con Dio;
se è vero che quando ci troviamo nel lutto, o quando dobbiamo affrontare per noi stessi
il problema dell’aldilà il proclama di Basilea e Seoul, di natura sostanzialmente politica,
non è in grado di offrirci una
risposta.
(Circolare TEV del 15.8.’90)
La questione sollevata dalla
TEV nelle sue circolari è stata ripresa da alcuni interventi nel recente Sinodo. Ci è parso perciò
doveroso aprire un dibattito tra
i lettori. Raccomandiamo a quanti vorranno intervenire di essere
concisi: 40/50 righe al massimo!
Grazie.
MALAN
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UN PARAGONE
CHE NON FUNZIONA
Gentilissimo Direttore,
ho letto con molto interesse il suo
articolo « Cannoni d’agosto » (n. 33)
ispirato, ovviamente, alla linea ultrapacifista che in questi ultimi decenni
ha determinato il comportamento delle
nostre chiese. Ma il Glorioso Rimpatrio, per esempio, non è stato anch’esso una azione violenta, anche se provocata? E’ chiaro che Gesù ci ha insegnato ad offrire « l'altra guancia »,
ma parlava sicuramente della nostra
personale guancia e non di quella degli altri, per esempio degli abitanti del
Kuwait, altrimenti sarebbe troppo comodo!
Ma quello che più mi ha sorpreso,
mi perdoni, è stato il paragone tra
Saddam Hussein ed il re di Babilonia
Nebucadnetsar, al quale, secondo il
massimo profeta ebraico, l’Eterno avrebbe spezzato II bastone e lo scettro.
Senza voler contestare l’opinione di
Isaia, libero di credere, di predicare
e di profetizzare le sue convinzioni
ed ispirazioni, un minimo di « critica
storica » ci induce a pensare che furono le armi di Ciro, re dei persiani,
a sconfiggere sul campo di battaglia
il despota babilonese. E Ciro non era
certamente un servitore deH’Eterno di
Israele!
Se dovessimo veramente far calzare
a dovere II paragone da lei accennato,
dovremmo auspicare che l’esercito
americano riesca a far piazza pulita,
anche con la forza, di individui come
Saddam Hussein per portare la pace
nel mondo, anche se, a mio modesto
parere, non è la pace che segue la
guerra, quando solo i cannoni tacciono, quella che deve accontentare i
veri seguaci di Cristo.
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
SE GESÙ’NASCESSE
A PALERMO...
Caro Direttore,
in seguito all’articolo pubblicato sul
n. 23 dell'8.6.90 ho ricevuto da padre
Bartolomeo Sorge il seguente biglietto:
(P. V. Panasela, Palermo)
Caro Panasela,
ho ricevuto la fotocopia del suo articolo • Con il Vangelo e la scorta armata ». Le dirò che ne condivido pienamente lo spirito! Per me, infatti, è
un vero sacrificio vivere sotto !a scorta. Son riuscito a ridurla, ma non
ancora ad eliminarla... Mi è stata imposta dallo Stato, e... spero anch’io
che, obbedendo al decreto di Cesare
Augusto, Gesù possa rinascere in
qualche stalla, qui a Palermo!
Con stima e amicizia, suo in Cristo.
Bartolomeo Sorge
INTOLLERANZA
RELIGIOSA
Caro Direttore,
il monito di papa Wojtyla lanciato
contro i Testimoni di Geova, in occasione della « giornata mondiale del migrante », e il recente « libro-denuncia »
del teologo Giovanni Marinelli, presidente del Gris (La Stampa del 15 e
18 agosto 1990) costituiscono un ritorno di fiamma non inatteso.
Se da un lato preoccupa l'intollerante asprezza con la quale la religione
maggioritaria cerca di combattere un
gruppo minoritario alternativo, di recente uscito senza colpe da accuse
d'incostituzionalità, fomentate proprio
da circoli oltranzisti religiosi e laici,
o con la sola colpa di crescere in un
paese cattolico in cui la religiosità è
allo sfascio, d'altro lato ci onora il
fatto ohe personalità di spicco, che
un tempo ci ignoravano, ora si agitino
per noi.
Del resto, non è cosa nuova che la
Chiesa cattolica si scagli aspramente
contro gli « eretici » con basse accuse. Lo ha fatto in passato, insudiciandone prima la figura e poi ardendoli
vivi, per cui fa ora sorridere che si trovi da ridire sul fatto che i Testimoni
di Geova espellono i trasgressori; cosa che, per altro, ancora la Chiesa
cattolica fa. scomunicando gli abortisti
e non battezzando i figli di coloro che
non si sposano in chiesa. L'unica differenza è che sono cambiati i tempi
e la civile tolleranza non consente più
che si riaccendano i fuochi dell’Inquisizione.
Fa sorridere che si parli con scandalo di . incassi favolosi » che si ricaverebbero dalla vendita delle nostre
« rivistine » da 350 lire... come se la
Chiesa cattolica non gestisse Famiglia
Cristiana e altre centinaia di pubblicazioni, fra quotidiani, settimanali e periodici, carichi di pubblicità.
A proposito dello « zelo quasi aggressivo » con il quale, secondo il papa, i
Testimoni di Geova evangelizzano è
interessante quanto ha scritto Sergio
Quinzio su La Stampa del 18 agosto
1990 In relazione alla tratta degli schiavi che la Chiesa cattolica non condannò
mai in via di principio, . argomentando che il diritto all’evangelizzazione è
primario, e che dunque è "guerra giusta" quella combattuta contro coloro
che non l'accettano ». Per libertà di
culto e di evangelizzazione, la Chiesa
cattolica ha sempre inteso libertà per
sé. Quando nel '29 lo Stato introdusse
i culti acattolici ammessi, papa Pio
XI, in una lettera suH’Qsservatore Romano del 30 maggio di quell’anno, suggerì di limitare la propaganda degli
stessi.
Dopo che la Costituzione della Repubblica parificò le confessioni religiose dinanzi alla legge, un gesuita, padre Messineo, partorì l’emblematico
detto: « Dove voi (acattolici) siete in
maggioranza, noi vi chiediamo libertà
in nome dei vostri principi. Dove noi
(cattolici) siamo in maggioranza, ve la
neghiamo in nome dei nostri principi ».
E’ nient’altro che la storia che si
ripete e ci auguriamo che continui a
ripetersi anche nell’altra direzione.
Dal 1986 ad oggi o da che la Chiesa
cattolica pubblicò il suo famoso « Rapporto sulle sette », nel quale si invocava l'aiuto del braccio secolare dello
Stato, i Testimoni di Geova in Ital a
hanno ottenuto il riconoscimento giuridico quale culto ammesso e sono cre
sciuti. Chissà che ora il ben più autorevole intervento non spinga gli organi di Stato competenti ad avviare l'insabbiata macchina dell’Intesa con i
Testimoni di Geova, a dimostrazione
del fatto che in un paese democratico, quale il nostro, il dettato costituzionale: « Tutti i cittadini sono uguali
davanti alla legge, senza distinzioni...
di religione » (art. 3) si applica davvero a tutti e non si arresta davanti a
seppur autorevoli interventi daH'alto.
Con i migliori saluti.
Alberto Bertone
Addetto stampa Testimoni di Geova
IL POTERE E
LE OPPOSIZIONI
Siamo alle solite: dietro la « obbligatorietà » delle dimissioni di Boesak,
alla vigilia di un’importante assise probabilmente dedicata all’apartneia, m
Sud Africa, possiamo immaginare la
solita storia.
La notizia della pretesa compromissione del reverendo antiapartaheid con
la nipote di Botha (ex ministro degli
Interni) somiglia a tante storie nostrane, che legalmente e giudiziariamente hanno rovinato gente innocente
o in buona fede, come quelli che sono
stati ammazzati dalia delinquenza organizzata perché conoscevano i loro
nemici.
La strategia del potere ha molti
modi per mettere a tacere le opposizioni, come le relazioni (sia in politica sia, per esempio, nel mondo del
lavoro) fatte dai vicini di casa o da
altre persone agli organi di competenza. La storia è sempre la stessa, e
chissà come si divertiranno i nì.iss
media a parlare della love story dell’integerrimo pastore con l’avvenente
nipote dell’ex leader del campo avverso (motivo, questo, di ostracismo
anche da parte di quanti, prima, eludevano nella sua opera)....
Ferruccio Malanot, Torre Pellico
eco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Giuseppe Platone
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Rostan
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Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente). Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 34/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle valli valdesi il 30 agosto 1990.
3
vita delle chiese
j
7 settembre 1990
IL LAVORO DI FRANCA RECCHIA ALL’ULIVETO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Lavorare
Culti estivi
tra i nati perdenti
In questi anni l’opera ha assunto una fisionomia
solidi rapporti tra ospiti e educatori - Una casa,
consolidata, con
non un istituto
TORRE PELLICE — Molti
predicatori si sono alternati nei
culti del periodo estivo; ai pastori Paolo Marauda, Franco
Giampiccoli, Valdo Benecchi,
Giorgio Tourn, Alfredo Janavel e
Renzo Bertalot va la riconoscenza della comunità per TeiBcacia
dei messaggi offerti.
• Domenica 9 settembre, alle
■ore 15, si svolgerà un pomeriggio comunitario alla scuola dei
Simound.
• Domenica 16 e domenica 23
settembre saluteranno con il culto la nostra comunità rispettivamente i pastori Susanne
Labsch e Severino Zotta, l’una in
procinto di tornare in Germania
e l’altro giunto al momento dell’emeritazione.
L’Uliveto, un'opera unica nel
panorama degli istituti gestiti
dalle nostre chiese, rivolta alla
cura ed assistenza di ragazzi portatori di haindicap gravi, gravissimi, cambierà prossimamente
di direzione. Francesca Recchia
lascerà, con l’inizki del prossimo
anno, dopo 24 anni di intenso
lavoro, e sarà sostituita da Claudia Falla. Un cambio importan
le: l’istituto è praticamente cresciuto con Franca, come comunemente viene chiamata, e, grazie a lei, ha assunto le dimensioni attuali e, soprattutto, le
sue caratteristiche. E’ un piccolo istituto: solo (si fa per dire)
diciotto sono i ragazzi assistiti.
Ma anche il termine ragazzi è
improprio, perché le età variano dai 10-11 fino ai 45 anni. Le
sue dimensioni ridotte gli hanno conferito l’aspetto di una
grande famiglia. Da tempo non
ci sono più dimissioni, né si prevede che ve ne siano in futuro.
Ciò significa che i rapporti che
si stabiliscono tra gli assistiti e
gli educatori acquistano un carattere di solidità, importante
per la serenità dei ragazzi; ed
anche se gli educatori, gli assistenti ruotano su tre turni, le
varie operazioni sono in genere
svolte in modo fisso. E’ un lavoro che richiede molto: molta
dedizione, molta pazienza e, perché no, molto amore.
Franca Recchia, originaria di
Corato, maestra diplomata, è
giunta all’Uliveto dopo un’esperienza di alcuni anni in una nota fabbrica torinese. Ha lasciato
un buon posto di lavoro, per rispondere ad una chiamata rivoltale a suo tempo da Ive Pons.
Si era nel ’66. L’Uliveto era
stato da poco inaugurato; il comitato cercava qualcuno in grado di assumersi la responsabilità della sua gestione. « Mi sono
trovata lì — dice la Recchia —
a fare un po’ di tutto. Mi ricordo di aver domandato: ma che
cosa devo fare? Avevamo 19 ragazzi, due educatrici, una persona per la notte, l’autista, due
persone di servizio. Più tardi è
venuta un’altra educatrice. Ho
dovuto fare un po’ di tutto: l’educatrice, l’insegnante di dopo
scuola, l'infermiera, la lavandaia,
la sarta. Se mancava qualcuno
bisognava tappare il buco ». L’inizio, dunque, non è stato facile.
Bisognava inventare, senza avere modelli alle spalle ai quali
rifarsi. « Eppure, se dovessi ricominciare, farei di nuovo la
stessa .scelta ». Rincrescimenti
per aver abbandonato un posto
sicuro in una azienda? La risposta è senza tentennamenti: « Lavorando per l’industria si fa la
ricchezza dei padroni. Lavorando
per l’Uliveto si lavora per delle
persone che non potranno mai
dirti grazie! ». (Molti dei ragazzi,
infatti, non parlano neppure).
« Ma non lo dicono neanche
con gli occhi, qualche volta? »,
le domando. « E’ ne] loro diritto, secondo me, avere quello
che hanno. Non hanno già nulla. Quello che noi facciamo per
loro, è nel loro diritto di averlo, quindi non devono neanche
ringraziare. Sono delle persone
che hanno bisogno. Sono state
private di qualcosa fin dalla nascita. Sono nate così, sono nate
perdenti, quindi non devono dire grazie. Secondo me è il nostro dovere. Che poi lo facciamo bene o male, questo è un
altro discorso. Ce la mettiamo
tutta. Cerchiamo di fare il meglio possibile, ma credo che sia
il nostro dovere. Ora, facendo
un bilancio, ci sono dei momenti in cui mi dico che forse, se
non avessi dato tantissimo prima, avrei un po’ più di forze.
Però, forse, non è neanche tanto giuslo che parli così. Allora
potevo dare di più, e ho dato
di più ».
La Recchia è convinta che que,sto servizio dovrebbe essere organizzato dallo Stato, mentre in
genere gli istituti di questo tipo, nati per iniziative private,
sono convenzionati con la Provincia. Fra l’altro da tempo
avrebbero dovuto essere assunti
dalle USSL. Ma il passaggio da
un bilancio all’altro non è mai
avvenuto. Anche l’ultimo Sinodo
ha dovuto occuparsi di questa
questione, che rischia di far mancare il necessario supporto finanziario a questa e alle altre
opere simili. « Non metto in dubbio che, per quanto riguarda le
tecniche, lo Stato potrebbe fare
molto di più e molto meglio.
Però l’Uliveto è una casa, non è
un istituto: non ha niente di un
istituto. E’ una piccola comunità. Abbiamo cambiato l’arredamento delle camere, cercando di
personalizzarle il più possibile,
e i ragazzi vivono in un ambiente molto simile a quello di una
famiglia. Tra di loro stabiliscono rapporti di amicizia e di affetto. Abbiamo inoltre la fortuna che i nostri educatori si fermano per molti anni all’Uliveto,
nonostante che il lavoro sia pesante. Si stabilisce così con i
L’ingresso
dell'Uliveto
nei suoi primi anni,
in una foto
tratta dall’archivio
del pastore
Roberto Jahier.
ragazzi un rapporto più continuo, che facilita la loro vita.
Ogni ragazzo ha una sua figura
di riferimento ».
Superando varie difficoltà,
quella delle strutture che avevano (ed hanno ancora) bisogno di
migliorie, ma anche quella di un
certo isolamento dell’opera nell’ambiente di Luserna S. Giovanni (i ragazzi oggi sono accettati
un po’ ovunque, vengono portati al bar o in pizzeria o in piscina, senza suscitare la curiosità morbosa degli estranei).
Franca, Recchia è dunque riuscita a far crescere quest’opera e
a farla vivere.
Ora una fase si conclude, il
testimone passa di mano; forse è tempo che le chiese sì accorgano di questa opera, più di
quanto hanno fatto in passato,
e la sostengano in modo adeguato.
Luciano Deodato
Grazie!
SAN SECONDO — Ringraziamo i predicatori che nel periodo
estivo hanno annunziato la Parola nel corso del culto: Attilio
Fcrnerone, Rino Cardon, Gianni Long, Renzo Bertalot.
• E’ stata una grande gioia
per noi ospitare nel nostro tempio i candidati Paola Benecchi e
Ruben Vinti che hanno presentato il loro « sermone di prova »,
sabato 25 agosto, di fronte alla
chiesa. Il tempio era gremito
(nonostante la pioggia battente!); notata, fra gli altri, la presenza del vescovo di Pinerolo.
• Domenica 16 settembre alle
ore 14.30 PUnione femminile organizza il tradizionale bazar con
vendita di dolci, pane casalingo,
frutta, marmellate e cose del genere; banco anche di manufatti
e sottoscrizione a premi.
Da 50 anni al Roc
PRAROSTINO — La chiesa
programma una giornata comunitaria per il 16 settembre allo
scopo di festeggiare i 50 anni della costruzione della cappeUa del
Roc. Il culto, con la celebrazione
della Santa Cena, vi si terrà alle
ore 10 e la corale eseguirà alcuni
inni. Seguirà il pranzo, sempre
al Roc, mentre il pomeriggio sarà dedicato ad incontri e ricordi
della comunità.
• Un sentito ringraziamento al
pastore emerito Cipriano Toum
che ci ha dato la gioia della sua
presenza e della sua predicazione
al culto del 2 settembre scorso.
• La comunità dà il benvenuto
a Fabrizio Cara di Doriano e
Marina Fornerone, e chiede a
Dio di accompagnare questa famiglia nella sua crescita.
• Auguri di ogni benedizione
nel Signore ai giovani Mario Vignolo e Patrizia Fornerone che
hanno celebrato il loro matrimonio nel tempio di San Bartolomeo il 1" settembre.
• Il mese scorso è deceduto
Cesare Simondet, di 81 anni, della frazione Gelata. Rinnoviamo
la nostra cristiana solidarietà ai
familiari.
Benvenuto!
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il culto di domenica 9 settembre
sarà presieduto dal pastore Franco Davite, che si presenta così
alla comunità.
• Sabato 15 settembre, alle ore 20.45, nel tempio valdese, si
svolgerà un concerto di organo e
flauto; con l’occasione verrà salutata anche Susanne Labsch che,
dopo aver prestato per cinque
anni il proprio ministero pastorale alle valli, tornerà ora in Germania.
Predicatori
in assemblea
La sera del 29 agosto, mentre
nei tempio di Torre Pellice veniva eseguito un concerto per organo e nell’aula smodale il corpo pastorale era riunito in seduta, un gruppo di predicatori locali si è ritrovato in assemblea
straordinaria.
Vi hanno preso parte circa una ventina di persone: non tutti
predicatori locali, anche alcuni
amici ed interessati Sono dieci
anni, ormai, che l’UPL è stata
fondata e svolge la sua attività
al servizio delle chiese. Ma questo non vuol dire che non ci siano problemi.
Il problema di maggior rilievo, emerso nel corso dell’assemblea, è quello relativo alla preparsizione ed aH’ag:giornamento
teologico dei predicatori. Essi
ricevono, già un « buono libri »
per l’acquisto delle novità; ma,
si è detto, perché non potrebbe
essere incentivato l’aggiornamento, mettendo ogni anno a disposizione dei predicatori una o più
Battesimo
VILLAR PEROSA — Domenica 29 luglio è stata battezzata
Giulia Pavan, di Ivano e Ivana.
Rinnoviamo la nostra preghiera
per la benedizione del Signore
per tutta la famiglia.
• Ringraziamo Ugo Zeni e Eric
Noffke che hanno presieduto i
culti del 17 agosto e del 2 settembre.
Calendario
TORRE PELLICE
Mercoledì 12 settembre
n UNIONI FEMMINILI
VILLAR PEROSA — Alle ore 15, presso il Convitto valdese, si tiene una
riunione delle responsabili delle Unioni
femnainili valdesi delle chiese delle
valli per organizzare il programma di
quest'anno.
Nuovi telefoni
La Chiesa valdese di Pinerolo comunica I numeri di telefono dei pastori:
— Bruno Tron, tei. 0121/22009;
— Erika Tomassone, tei. 0121/76084
(può essere inoltre cercata all'abitazione. tei. 0121/500765).
L'indirizzo dei pastori rimane invariato; via dei Mille 1 - 10064 PINEROLO.
borse per la partecipazione a
campi teologici presso i nostri
centri giovanili? Sia Agape che
Ecumene organizzano ogni anno dei campi-studio, la partecipazione dei predicatori locali potrebbe essere più ampia, se essi
potessero contare su una copertura totale o parziale dei costi.
Un secondo problema è quello, dell’organizzazione della domenica dedicata all’UPL. I Circuiti dovrebbero occuparsene in
modo diretto, attivando concistori e consigli di chiesa. Lo scopo
della domenica non è solo quello
di raccogliere la colletta (di certo necessaria per lo svolgimento
del lavoro), ma anche di attirare l’attenzione sul signiflcato
profondo dell’UPL e per suscitare nuove vocazioni.
La serata si è conclusa con una
preghiera e l’augurio di rivedersi in primavera a Rio Marina
per la prossima assemblea ordinaria.
Giuseppe Bernardini
OspecJale valdese
di Torre Pellice
BANDO DI
CONCORSO
PUBBLICO
n. 4 posti di
INFERMIERE
PROFESSIONALE
Scadenza
ore 12,00 del 1°/10/1990
Per informazioni rivolgersi
al seguente n. telefonico:
0121/91536
4
4 prospettive bibliche
7 settembre 1990
VERSO L’ASSEMBLEA DI CANBERRA
Spirito,
donatore deiia vita,
ri-crea
la tua creazione
CILOF CHURCHES
ASSEMBLY
RRA 1991
Romani 8: 1-27
Giovanni 3: 1-8
Genesi 1: 1 - 2: 4
Preghiera
Ti lodiamo. Spirito Santo,
nostro Avvocato e Consolatore.
Aiutaci ad affermare la vita
nel mezzo della morte,
sostenendoci mentre affrontiamo
il potere della distruzione,
esortandoci in modo incalzante
a trasformare le spade in aratri
e le lance in roncole;
in modo che i lupi e gli agnelli
possano vivere insieme in pace,
in modo che la vita venga celebrata,
e la creazione venga risanata
per tornare ad essere l’ambito della vita.
Spirito Santo, noi ti lodiamo;
aiutaci ad affermare la vita
nel mezzo della morte.
Amen.
La Bibbia inizia con due racconti diversi della creazione (vedi anche Genesi 2: 4b25). Il primo racconto, che è oggetto di
questo studio biblico, parla della creazione
dell’universo. L’affermazione centrale di
questo racconto è che Dio creò tutte le cose. dando forma a ciò che era informe e
portando ordine nel caos.
Questo sta a significare che noi non dovremmo attribuire alcun potere divino a
tutto ciò che fa parte del mondo creato. Né
le luci grandi o piccole del cielo, né gli alberi o gli animali della terra « secondo la
loro specie » possono essere considerati come divini. Neppure all’essere umano creato
ad immagine e somiglianza di Dio, con il
quale Dio ha un rapporto del tutto speciale e sul quale è posta la responsabilità di
prendersi cura e di preservare la terra, può
essere attribuito alcun carattere di divinità.
« In principio, Dio... ». Questa frase ci ricorda immediatamente i versetti familiari
con cui l’autore del quarto vangelo inizia
la storia della vita e dell’opera di Gesù:
« Nel principio era la Parola, e la Parola
era con Dio, e la Parola era Dio. Egli era al
principio con Dio. Per mezzo di lui, Dio
ha creato ogni cosa e senza di lui non ha
creato nulla» (Giov. 1: 1-3). E poco più
avanti c’è l’audace affermazione che la Parola « divenne carne e dimorò in mezzo a
noi. piena di grazia e di verità » (v. 14).
Nel testo della Genesi che stiamo studiando, c’è un’affermazione simile riguardo
al ruolo dello Spirito di Dio nella creazione.
1 cieli e la terra sono stati creati. « Ecco, il
mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e lo Spirito di Dio aleggiava su tutte le acque». Proprio come un
uccello che volteggia sui propri piccoli.
Sia in ebraico che in greco il termine
« Spirito » significa spesso « vento » o « soffio ». Nell’uso biblico Spirito può anche indicare il soffio della vita; quando
questo soffio viene tolto la vita si esaurisce
(salmo 146: 4; Giobbe 33: 4). Usato in
collegamento a Dio Io Spirito è il potere
che dà la vita. La creazione stessa, stando
a quanto ci dice la Bibbia, è l’atto attraverso il quale Dio chiama all’esistenza tutta
la realtà. Ed è attraverso lo Spirito che la
creazione — e cioè tutto ciò che è chiamato
Pubblichiamo il terzo studio di preparazione all’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Canberra, febbraio ’91): affronta il problema del rapporto tra lo Spirito e la creazione, (red.)
all’esistenza da Dio — viene sostenuta,
retta.
La fede di Israele insisteva sul carattere
storico dell’esistenza umana. Jahweh era il
Signore della storia, e la comunità israelitica concepì se stessa come il popolo di Dio.
Ebbene, i racconti della creazione nella
Genesi nascono proprio da questa autocomprensione di Israele. Sono racconti costruiti con elementi presi in prestito dalle
mitologie delle religioni locali, ma vengono presentati come storici. Vengono visti come racconti che definiscono l’identità
di Israele come popolo di Dio. In questa
autocomprensione il Signore della storia
è anche il Dio di tutta la creazione.
Così, nel corso del tempo, la dottrina
della creazione divenne fondamentale per
la fede ebraica. Per noi cristiani è sempre
stata un articolo di fede. Con le parole
del Credo niceno, noi infatti confessiamo:
« Crediamo nell’unico Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, e di
tutte le cose visibili e invisibili ».
Nella Bibbia c’è un altro tipo di approccio alla creazione, che è di tipo dossologico piuttosto che storico. Nel libro di
Giobbe e in parecchi salmi ci sono delle
espressioni in cui l’intera creazione viene
coinvolta nel cantare la lode di Dio (vedi
per esempio i salmi 19 e 104). Questa tradizione sapienziale propone una visione
più armoniosa della creazione, che può
servire per giungere ad una comprensione
più storica e legata all’uomo.
Dal momento in cui Israele concepì la
creazione come un evento storico, la prima tra « le potenti opere di Dio », questa
viene incorporata nel patto che Dio fece
con il popolo. In questo senso essa è anche la prima opera di salvezza (di rivelazione) di Dio (salmo 74: 12-17). Possiamo dire, quindi, che la creazione ha una
dimensione soteriologica (cioè legata alla
salvezza ) e redentrice. E, dal momento
che il piano di salvezza di Dio viene portato avanti attraverso un continuo processo di ri-creazione, anche la redenzione
ha essa stessa una dimensione creativa.
Il Nuovo Testamento vede l’opera redentrice di Gesù Cristo come « nuova creazione » e lo Spirito di Dio, adesso chiaramente identificato come lo Spirito Santo,
è l’agente di tutta la ri-creazione.
Tenendo in considerazione il periodo in
cui il vangelo di Giovanni fu scritto (probabilmente attorno al 90 d.C.) è estremamente probabile che il testo che stiamo
studiando (Giov. 3: 1-8) rifletta la fede
nella rigenerazione o nella nuova nascita
associata al battesimo. Questa « rigenerazione » avviene attraverso lo Spirito, il cui
agire va al di là della comprensione umana. Coloro che sono nati di acqua e di
Spirito diventano parte dell’azione redentrice di Dio nella storia forgiata dallo Spirito. Essi sono parte della « nuova creazione » e sono anche fautori della « nuova creazione».
In Romani 8 Paolo aveva già sviluppato questa idea che la redenzione offerta
in Cristo è un atto creativo di Dio. Paolo
applica questa idea a tutto l’ordine del
creato. La « nuova creazione » è diventata
realtà in Cristo. Noi stessi ne facciamo
parte, ma la sua piena realizzazione av
verrà nel futuro ed allora abbraccerà ogni
cosa e ogni persona.
L’azione creativa originale di Dio chiamò ogni cosa creata all’esistenza. Il peccato umano, però, ci allontana dalla creazione e minaccia di distruggerla. In questo senso è l’intera creazione che aspetta
con desiderio intenso di essere liberata
grazie al potere dello Spirito. Noi che siamo salvati dalla vita, dalla morte e dalla
resurrezione di Cristo, e che abbiamo i
primi frutti dello Spirito, dobbiamo lasciarci coinvolgere con lo Spirito in questa azione di ri-creazione che sta procedendo.
Il messaggio di questo testo è lo stesso
di quello che abbiamo trovato nel racconto della creazione della Genesi. Agli esseri umani è data la responsabilità di mantenere in ordine e di preservare ciò che Dio
ha fatto. E’ un po’ come se fossimo nominati custodi della terra. Dobbiamo impegnarci per il mantenimento dei doni della
creazione. Siamo chiamati a prenderci cura con lo Spirito dell’opera di ri-creazione
del nostro mondo. Ma come?
La madre del mais,
una antica storia americana
Per le tribù che vivono di agricoltura le
storie che raccontano le origini della coltivazione delle piante hanno un grande significato. Queste storie mostrano soprattutto i legami che esistono tra la terra, il
cibo, gli uomini e gli antenati che sono
stati sepolti nella terra. La storia della
madre del mais, per esempio, è molto più
di una storia interessante ma fantastica
proveniente da una popolazione ignorante,
bisognosa di spiegazioni semplici del mondo. Al contrario, è una storia complessa
che aiuta a stabilire le basi di una cosmologia coerente. In questo senso è una
storia teologica.
La popolazione aumentò e divenne numerosa. Essa viveva di caccia, e più la
gente aumentava, più era difficile trovare
la selvaggina. Essi stavano esaurendo le
riserve, e via via che gli animali diminuivano, la fame li assalì. La Prima Madre
ebbe pietà di loro.
I figlioletti vennero alla Prima Madre e
dissero: « Abbiamo fame, dacci da mangiare ». Ma ella non aveva nulla da dare
loro, e pianse. Ella poi disse loro: « Abbiate pazienza, io creerò del cibo. Allora
le vostre pancine saranno piene ».
Suo marito allora le domandò: « Come
posso farti sorridere, come posso renderti
felice? ».
« C’è una sola cosa che può fermare le
mie lacrime».
« Che cosa? », chiese il marito.
« Questo: tu devi uccidermi ».
« Non potrei mai farlo ».
« Tu devi farlo, altrimenti io piangerò
per sempre ».
Allora il marito si allontanò e viaggiò
a lungo, fino alla fine della terra, fino al
nord, per chiedere consiglio a suo zio
Kloskurbeh, il Grande Istruttore.
Kloskurbeh gli disse: «Tu devi fare
quello che ella ti chiede, tu devi ucciderla ». Allora il giovane uomo tornò a casa.
e questa volta fu lui a piangere. Ma la Prima Madre disse: « Dovrai farlo domani a
mezzogiorno. Dopo che mi avrai ucciso fa’
che due dei nostri figli mi prendano per
i capelli e trascinino il mio corpo avanti
e indietro in quella radura. Avanti e indietro, avanti e indietro, passando su ogni
punto della radura, fino a che tutta la mia
carne non sia stata strappata via dal corpo. Dopo, prendete le mie ossa, riunitele
insieme e seppellitele nel mezzo della radura. Poi andate via ».
Essa sorrise e disse: « Aspettate sette
lune e poi tornate alla radura. Lì ritroverete la mia carne, carne donata con amore,
ed essa vi nutrirà e vi rinforzerà per il resto dei tempi ».
Così fu fatto. Il marito uccise sua moglie e i suoi figli, pregando, trascinarono
il suo corpo avanti e indietro, come ella
aveva ordinato, fino a che la sua carne
non coprì tutto il suolo della radura. Quindi riunirono le ossa e le seppellirono, al
centro, come aveva ordinato. Piangendo
essi lasciarono quel luogo.
Quando il marito, e i suoi figli, e i figli
dei suoi figli ritornarono in quel luogo dopo che sette lune erano trascorse, essi trovarono il terreno coperto da piante alte e
verdi. Il frutto di queste, piante, il mais,
era la carne della Prima Madre, donata
affinché gli uomini potessero vivere e prosperare. Ed essi mangiarono della carne
della Prima Madre, e la trovarono dolce
oltre ogni dire. Seguendo le sue istruzioni,
essi non la mangiarono tutta, ma misero
molti chicchi nel terreno. In questo modo
la sua carne e il suo spirito rinnovarono
loro stessi ogni sette mesi, generazione dopo generazione.
George E. Tinker, U.S.A.
Domande
per la discussione
1. Quasi tutte le religioni hanno dei propri racconti legati al tema della creazione.
Se se ne ricorda qualcuno, sarebbe bene
iniziare facendolo conoscere agli altri. Per
quanto riguarda il racconto biblico della
creazione, quali fatti vengono sottolineati
in modo particolare?
2. Sentiamo sovente dire che la tradizione biblica, che sembra porre l’uomo al
di sopra e da parte rispetto al resto della
creazione, è in larga misura responsabile
della nostra crisi ecologica. Possiamo essere d’accordo con questa posizione?
3. Noi affermiamo (anche nella confessione di fede) che Dio ha creato ogni cosa.
Ma quali sono le implicazioni di questa
affermazione
— per il modo in cui ci rapportiamo l’un
l’altro in quanto individui, comunità e
nazioni?
— per il modo in cui ci rapportiamo alla
parte non umana della creazione?
4. Molto abbiamo discusso e stiamo discutendo in questi anni sul tema « Pace,
giustizia ed integrità della creazione ». Ma
che cosa è cambiato nei nostri atteggiamenti e nelle nostre piccole scelte quotidiane? A che cosa siamo disposti a rinunciare per potere garantire ai nostri figli un
mondo un po’ più innocente e giusto ed
un po’ meno inquinato?
Angelo Arca, Flavia e Gigi Farricella, Gianni Pomari, Gianni Genre, Anne Pilloud, Guido Rossetti
della Chiesa valdese di Ivrea
5
7 settembre 1990
obiettivo aperto 5
UN’ESPERIENZA DI INCONTRO CON GLI IMMIGRATI
A Villa Literno, un anno dopo
Il probismatico scanario in cui è sorto il « Villaggio dolía solidariotà »: la raccolta dol pomodoro, la carenza di
servizi, la coesistenza di gruppi diversi - Malgrado tutto resiste la volontà di lavorare e tener duro a ogni costo
A un anno dalla morte di Jerry
Essati Masslo, il giovane battista
sudafricano assassinato da un
gruppo di razzisti, abbiamo fatto
visita, come membri del CO.R.E.I.
(Coordinamento regionale evangelico sull’immigrazione), al « Villaggio della solidarietà » installato a Villa Literno dai giovani del
progetto « Nero e non solo » della
FOCI e a lui dedicato.
Si tratta di una tendopoli ben
attrezzata (con servizio mensa e
strutture igienico - sanitarie) allo
scopo di ospitare almeno 300 lavoratori extracomunitari.
Il periodo scelto per questo
campo (24 luglio-24 agosto) non
è casuale: è quello della raccolta
del pomodoro, che ogni anno attira in questa zona migliaia di lavoratori immigrati per i quali non
esistono strutture di accoglienza.
I volontari di « Nero e non solo », circa 50, sanno che il loro
« Villaggio della solidarietà » è
una goccia nell’oceano (gli immigrati presenti nella cittadina quest’anno sono più di 5.000) e proprio per questo interpretano tale esperienza anche come una
sfida da lanciare alie istituzioni, caratterizzate da un costante
immobilismo rispetto a certe problematiche, e allo stesso tempo un
segnale da lanciare a « tutte le
persone democratiche, per dire che
ognuno, nel suo piccolo, può fare
qualcosa ».
Quando, nel tardo pomeriggio,
arriviamo a Villa Literno per cercare il villaggio, ci sembra quasi
di essere penetrati, come per incanto, in un altro continente e di
attraversarne le varie regioni. Vediamo ovunque diversi gruppi di
gruppetti per cantare, giocare a
carte, a dama o semplicemente per
chiacchierare.
Incontriamo per primo Douiri
Mehrez. E’ tunisino e in patria faceva il fabbro. E’ venuto in Italia
per migliorare la sua condizione e
in due anni e mezzo ha già cambiato 7 città, spostandosi continuamente dal sud al nord e viceversa.
Vorrebbe ritornare a casa, dopo
aver guadagnato un po’ di soldi:
l’Italia, in fondo, non è il paese
dell’abbondanza che si aspettava
di trovare.
Touré è del Burkina Faso, si
sta specializzando in elettronica
industriale in una università algerina, ma è molto interessato ai
problemi sociali e politico-economici. Considera l’immigrazione nel
nostro paese come l’inevitabile
prodotto dei problemi economici
irrisolti dei paesi del sud del mondo; problemi che andrebbero affrontati alla base. Ha ricevuto una
formazione culturale d’impronta
marxista, s’interessa di filosofia e
mi parla del materialismo dialettico, che sembra anche essere la
sua fede.
Intolleranza
o razzismo?
Per lui raccogliere il pomodoro
non è una necessità, ama viaggiare
e avere scambi con gli altri e in
questo senso l’esperienza del villaggio gli sembra una buona opportunità. Tornerà in Algeria alla
fine del campo. Non crede che gli
italiani siano particolarmente razzisti.
Spiega i vari episodi di intolle
uomini che tornano dal lavoro nei
campi oppure discutono fuori dei
bar o agli angoli delle strade del
paese: sono tunisini, marocchini,
algerini, ghanesi, ivoriani, sudanesi, nigeriani; un crogiolo di lingue, dialetti e culture diverse.
Questa è la nostra prima impressione di Villa Literno.
Sarà un caso, ma in tutto il tragitto fino al villaggio non abbiamo incontrato una sola donna c
non ci è sembrato di riconoscere
alcun italiano. (Più tardi un giovane volontario cattolico locale ci
dirà che esiste un rapporto di 1 a 2
tra la popolazione immigrata e gli
abitanti del paese. Questi ultimi
sono, infatti, diecimila).
Finalmente raggiungiamo il
tampo. Il « Villaggio della solidarietà » sorge proprio di fronte al
cimitero dove Jerry Masslo è sepolto. Una pattuglia di poliziotti
vigila costantemente l’arca per prevenire eventuali disordini e proteggere il campo. All’interno del
recinto c’è un’atmosfera abbastanza tranquilla: molti sono ancora a!
lavoro, ma altri si sono riuniti in
Villa Litemo. Momenti di vita quotidiana al «Villaggio della
solidarietà ».
ranza con il fatto che l’immigrazione in Italia è un fenomeno abbastanza recente che in tempi brevi ha assunto proporzioni notevoli senza che la gente vi fosse
preparata. « Forse gli italiani hanno dimenticato di essere stati loro
stessi immigrati, » — mi dice —
« ma in effetti queste sono le
nuove generazioni e non possono
averne memoria ».
Con lui parliamo anche della
raccolta dei pomodori e della paga giornaliera. I « datori di lavoro » pagano 1.000 lire per ogni
cassetta riempita. In genere lui na
riempie 30 al giorno per un totale
di 30.000 lire (le cassette hanno
una capienza di 25 kg.)
Dopo questa chiacchierata Touré ci lascia per andare a giocare
una partita di calcio multietnica
e noi andiamo ad incontrare Mbagnick Ndiaye, per gli amici Mba.
E’ senegalese e parla bene l’italiano. E’ laureato in economia e
commercio e si è specializzato in
gestione aziendale. In Italia è arrivato grazie ad una borsa di stu
dio, poi è diventato sindacalista
della CGIL di Viterbo.
Il suo compito nel villaggio è
quello di organizzare delle serate
per i residenti allo scopo di valorizzare le varie eulture. In una delle assemblee del eampo ha proposto che per ogni etnia vengano scelti due o tre rappresentanti che presentino il loro paese parlando dell’aspetto geografico, della storia,
della situazione politica, delle tradizioni, ecc.
Giorni fa ci sono stati dei litigi
tra un gruppo di maghrebini e un
altro dell’Africa sud-sahariana e
l’idea di queste serate culturali
vuole essere un tentativo di superare le ostilità reciproche.
« I litigi si verificano perché
non ci si conosce » — afferma
Mba — « perché si ha paura di
chi è diverso ».
Per quanto riguarda il suo impegno di sindacalista, dice che la
CGIL ha proposto agli agricoltori
di dare ai raccoglitori di pomodori una paga giornaliera di 57.000
lire per 6,30 ore di lavoro, ma che
l’accordo finale è stato di 48.000
lire. (Non ci risulta che questi accordi siano stati rispettati).
Il problema
sanitario
Con Mba abbiamo parlato anche del problema della sanità. Pochi giorni prima il trentenne tunisino Monji Ben Naser, ospite del
campo, è morto perché l’autoambulanza è arrivata troppo tardi;
motivo del ritardo: un conflitto di
competenze tra comuni. Villa Literno, infatti, non è dotata di un
servizio di pronto soccorso: quello
più vicino è nel comune di Aversa,
a 20 km. di distanza. Il razzismo
in questo caso non c’entra, se fosse
stato un italiano sarebbe stata la
stessa cosa.
« La battaglia per la sanità »
— continua Mba — « dovrebbe
essere una battaglia comune da
combattere insieme, immigrati e
popolazione locale. Un paese che
è la quinta potenza economica del
mondo deve risolvere assolutamente problemi come quello della sanità ».
Dopo Mba è la volta di un altro tunisino: Aziz. Ha 25 anni, un
magnifico sorriso e sembra sempre
di buon umore; ma dietro la sua
allegria si naseonde un dramma.
E’ venuto in Italia quando il padre è morto, lasciandogli la respon
sabilità di provvedere a sua madre, ai 5 fratelli e alle 2 sorelle.
Così Aziz lavora fino a 12 ore al
giorno, spostandosi continuamente
dove c’è da raccogliere con una
macchina che condivide insieme a
4 amici. Spende dalle 15 alle 20
mila lire al giorno per le sue necessità e dorme all’aperto.
« E se piove? », gli chiedo.
« Allora dormiamo in macchina,
seduti », mi risponde. Apprezza
molto l’iniziativa della FGCI perché così, almeno per un mese, può
dormire al coperto, usufruire di
una doccia, e sentirsi un po’ più
sicuro. Gli chiedo della sua fede.
E’ musulmano e nonostante i
disagi riesce a pregare 5 volte al
giorno. « Ti piacerebbe avere una
moschea a disposizione per le tue
preghiere? ». « Perché no?... », mi
risponde. « In tutti i paesi musulmani ci sono delle chiese cristiane ».
Una Bibbia
« censurata »
Cosa pensa dei cristiani? « Non
si interessano della religione. Pensano solo ai soldi. Il cristiano taglia dalla Bibbia ciò che non gli
piace». Raccolgo questa affermazione senza tentare nessuna apologia e vado oltre.
L’ultimo intervistato è Mohammed Rasheed, viene dalle Maldive ed è qui in Italia per turismo. Studia microbiologia al Cairo
e lavora qui per pagarsi le vacanze. L’esperienza del « Villaggio
della solidarietà » gli piace, ma mi
parla delle difficoltà che incontra
per riuscire a lavorare nei campi.
«Molti dei padroni, vedendo la polizia intorno al villaggio, hanno
paura di venirci a prendere per
farci lavorare perché intendono
sottopagarci e sanno che ciò è illegale. Allora siamo spesso costretti a percorrere molti chilometri a piedi per raggiungere i campi
e offrire direttamente lì il nostro
lavoro ».
Termina così la nostra visita.
Salutiamo tutti e ci dirigiamo verso la nostra macchina. E’ già scuro, ma altri lavoratori continuano
a ritornare dai campi e il villaggio
si riempie di voci e di suoni. Dall’altro lato della strada regna il silenzio del cimitero dove Jerry riposa.
La vita e la morte si fronteggiano.
Sergio Manna
NERI E BIANCHI
La sfida
della
tendopoli
Villa Literno ad agosto è piena di neri perché c’è la raccolta
del pomodoro. Le quote di produzione vengono determinate in
ambito CEE e si deve tener conio delle scorribande nel GATT
(la sede degli accordi commerciali dei paesi industrializzati).
Il pomodoro è una coltura facile, nel senso che si può affittare
un terreno dal momento della
semina (primavera) e lavorarlo
fino alla raccolta (o cederlo ad
altri per la raccolta); si firmano
così cambiali che poi determinano tutti i comportamenti futuri
e che costituiscono una forma di
ricatto. I beneficiari sono collegati all’industria conserviera.
I produttori sono una miriade
e poco organizzati, almeno rispetto agli industriali conservieri che di fatto decidono le quote di conferimento ed il prezzo.
I contadini, se sono inseriti nelle
organizzazioni professionali (Coldiretti, Confcoltivatori), possono
avere qualche vantaggio poiché
direttamente collegati ad industrie conserviere cooperative o
comunque amiche. Gli altri, soprattutto quelli che prendono in
affitto la terra per i mesi del ciclo, sono costretti ad entrare in
associazioni di produttori al servizio degli industriali conservieri.
Quest’anno i conservieri, per
scendere sotto il prezzo concordato, hanno richiesto in quantità
massiccia U pomodoro dalla Puglia; così nella Piana del Volturno o lo si svende sottocosto fino al 40% o rimane sul campo.
Poiché il pesce piccolo mangia
il più piccolo e mai il grande, i
contadini non hanno capacità
contrattuale nei confronti degli
industriali. I poteri regionali sono complici di questo stato di
fatto e preferiscono erogare i
soldi pubblici quale indennizzo
affinché il pomodoro non venga
raccolto (almeno ufficialmente).
Alla fine si entra neU’ordine di
idee che quasi la metà della
produzione si mette a coltura
non per venderla, ma per avere
un sussidio.
A questo punto ì margini di
guadagno per i contadini sono
possibili soltanto grazie all’uti
lizzo di mano d’opera a basso
costo. Per loro fortuna ci sono
gli immigrati.
Piccoli contadini esposti a tut
te le incertezze da una parte, immigrati privi di ogni diritto dall’altra. « Neri e bianchi insle
me » oggi trova la sua attualità
più piena a Villa Literno. Non è
un fatto di buona volontà: né
più né meno si tratta di mettere
in discussione tutta l’organizzazione politica, economica e sociale. Questa è la sfida della tendopoli di « Nero e non solo »;
ma in molti si fa finta di non
capirla, preferendo considerarla
una simpatica iniziativa di bravi ragazzi.
Mimmo Guaragna
6
vita delle chiese
7 settembre 1990
H Bronx
dentro
di
noi
PINEROLO
Si rivoterà
Le elezioni di maggio, a cui hanno partecipato due liste della DC,
non sono state ritenute valide dal TAR: ora arriverà il commissario
Una lettrice scriveva sullo scorse numero del giornale del « massacro » quotidiano derivato dalla
diffusione delle tossicodipendenTorre Pellice; un tentativo
di rilanciare ancora una volta la
riflessione su questo problema.
La rilevanza è grande rispetto
a quella che comunemente viene
definita «droga», ma lo è ancor
di più, ce lo dicono le statistiche
dell USSL ma anche il numero
dei morti, per l’alcolismo: solo
che a vedere lo studente, l’insegnante, l operaio o il commerciante che muore giorno dopo
giorno di troppi bicchieri, ci siamo più abituati...
Siamo meno abituati invece a
parlare di tossicodipendenza, con
i tossicodipendenti, se non per
bollarli o emarginarli, anche con
un semplice sguardo.
Siamo meno disposti (impreparati?) a parlare di problemi enormi che abbiamo sotto i nostri occhi con i medici, gli psicologi, le
assistenti sociali che seguono il
problema, con la forza pubblica,
con. gli amrninistratori pubblici,
nei gruppi di lavoro, siano essi di
chiesa o meno, piuttosto che commentare di uno o dell’altro ad un
angolo del mercato?
Allora il problema è dentro di
noi.
Perché non soltanto vediamo
« la processione di gente sfatta,
dagli sguardi vuoti », ma non è
difficile sapere come arriva la
« roba », dove e come: manca il
senso della responsabilità e della
fiducia nel prossimo perché porta
una divisa o rappresenta un’istituzione che sicuramente ha molte pecche, ma cerca di affrontare
il problema?
« Generalmente la forza pubblica è capace di fermare soltanto le
ragazze che viaggiano sole in auto », era il commento che si sentiva qualche mese fa in vai Pellice. « Adesso invece controllano
dieci volte al mercato ambulanti
’’marocchini” che sono qui da
vent’anni », dicono oggi.
E’ in questo modo che lo Stato sta dalla parte dei cittadini?
E’ così che nasce la fiducia?
Sarà per questo che una persona che, a Torre Pellice, si sente
offrire due volte nel giro di una
settimana acquisti «occasione» di
videoregistratori e videocamere
« come nuovi » da persone di un
certo giro, né meridionali, né
extracomunitarie, non ha trovato la forza (o la voglia) per una
denuncia?
Eppure ci deve essere un modo
per parlare di queste cose, fuori
dal pettegolezzo o dalla facile demagogia.
« Si giocano soldi con le carte »,
è un’altra di quelle « voci che tutti sanno » che si sentono da anni;
in case di privati come in locali pubblici. Ogni tanto si sente di
quello studente o quel pensionato
che avrebbe perso milioni...
Poi scopri che le persone di
questo come dell’altro « giro » sono le stesse, che i locali sono gli
stessi e che al massimo cambiano le ore.
A Torre c’è un quartiere ad
edilizia popolare: per aver diritto ad un alloggio occorre non essere ricchi; allora vi vivono famiglie di Torre Pellice meno «nobili » di altre, e marocchini. L’hanno battezzato « il Bronx ». Ma se
non sappiamo rilanciare una cultura di fiducia e solidarietà, il
« Bronx » è dentro di noi.
Piervaldo Rostan
Il Tribunale amministrativo
regionale (TAR) del Piemonte ha
deciso; non sono valide le elezioni a cui abbia partecipato un
partito politico diviso in due liste. Per questo entro tre mesi,
a Pinerolo, si dovranno effettuare nuove elezioni; il Consiglio
comunale è sciolto e la città sarà amministrata da un commissario.
I fatti sono noti. Alle elezioni
del 6 e 7 maggio scorso, la DC
si era presentata divisa. La corrente andreottiana di Pinerolo
ha due leader (Teurodeputato
Mauro Chiabrando e l’ex sindaco Francesco Camusso) che non
si possono vedere. Nel loro litigio per la composizione della
lista è stata trascinata tutta la
DC locale. Chiabrando, forte della maggioranza della sezione, aveva fatto approvare una risoluzione che escludeva dalla lista Camusso e i suoi. Camusso a sua
volta era ricorso alla segreteria
di Torino, ottenendo di esserne riammesso. Per cercare
di far pace tra le due fazioni
era stato inviato a Pinerolo un
delegato della segreteria (andreottiano) che doveva presentare la lista. Poiché a pochi minuti dallo scadere dei termini
di presentazione le fazioni non
trovavano l’accordo, l’emissario
andreottiano della segreteria provinciale si recava in comune e
depositava la lista « Camusso ».
Appena due minuti dopo giungeva anche un emissario del
gruppo Chiabrando che presentava anche lui una lista DC. I
due presentatori accompagnarono, tutti e due, la lista con la
stes.sa delega del segretario pro
vinciate, Deorsola.
La commissione elettorale
rnandamentale accettava le due
liste, imponendo loro alcune integrazioni di simbolo. Le elezioni si svolgevano e la DC, divisa,
lasciava al PSl il ruolo di partito più votato. Così il PSI, oer
la prima volta dopo quarant’anni, ha eletto un suo aderente
come sindaco: Pietro Rivo.
Rivo è stato il sindaco dell’estate. Non appena la senten
za sarà notificata egli dovrà lasciare la poltrona da poco occupata e condurre una nuova
campagna elettorale.
A ricorrere contro l’esito delle urne erano stati la lista per
l’alternativa (un raggruppamento PCI, DP, Verdi arcobaleno e
indipendenti), il MSI, la Lega
Nord e il PLl.
« E’ stato un ricorso a difesa
delle procedure democratiche —
dicono quelli della lista per l’alternativa — e siamo perciò soddisfatti ».
Livido è invece il sindaco Rivo: «Tutta la colpa è delle divisioni della DC. Avevamo cominciato bene a risolvere i problemi della città. Dubito che il
commissario prefettizio potrà
portare a soluzione gli annosi
problemi ».
Per Mauro Chiabrando invece
«la magistratura ha deciso. Accettiamo il verdetto anche se in
un altro caso lo stesso TAR aveva deciso diversamente. Quanto
alla situazione interna alla DC,
abbiamo già spedito un dossier
su Camusso ai probiviri nazio
Pietro Rivò.
nuli. Ci attendiamo una presa
di posizione precisa da quest’organo ».
Per Camusso invece le nuove
liste elettorali dovranno essere
forrnate dal commissario della
sezione, il conte Calieri (andrec
tiano). La lista per l’alternativa
ha organizzato un dibattito sulla questione per venerdì 7 settembre. Appare comunque difficile una riedizione di questa lista in quanto s’a in ambito PCI
che in DP e nei Verdi vi sono
forti critiche negative sui risultati ottenuti.
G. G.
PISTA DEL FRA
Entro un mese il via ai lavori?
Il (decreto regionale di autorizzazione comprende prescrizioni molto dettagliate sulle opere di sostegno e sulle verifiche tecniche
Dunque la Giunta della Comunità montana vai Pellice ha affidato i lavori per la costruzione della pista Villanova-BrunelPietra Tagliata-Pra-Crosenna; la
scelta è stata fatta col metodo
della licitazione privata; sarà la
ditta Tecnocostruzioni di Torino
ad effettuare i lavori. I tempi
burocratici (acquisizione di certificati inerenti la ditta stessa,
periodo di pubblicazione delle
delibere) non dovrebbero superare il mese e quindi, a meno
di clamorose sorprese, entro l’autunno i lavori di sbancamento
dovrebbero iniziare.
In linea teorica, a meno di
proroghe, anche se Tautorizzazione ha validità triennale, le opere
dovrebbero essere ultimate entro
la fine dell’anno onde poter ac
cedere ai finanziamenti CEE su
cui si basa tutta l'operazione.
Perciò chi vuole vedere la conca del Pra intatta, deve farlo entro settembre; con l’arrivo della
pista molto cambierà; qualcuno
dice in meglio, molti temono in
peggio.
Certo le condizioni che la Regione ha posto nel decreto di
autorizzazione sono molto dettagliate; tanto dettagliata da far
ritenere che, se rispettate alla
lettera, i circa 300 milioni a disposizione saranno largamente
insufficienti al completamento.
Le opere di sostegno e di drenatura dovranno per esempio essere realizzate « contestualmente all’avanzamento dei lavori »;
i movimenti terra dovranno essere eseguiti in modo da « evi
La conca del Pra come si presenta oggi: quale sarà il suo volto nel
futuro?
tare il rotolamento, lo scivolamento o comunque la caduta dei
materiali di scavo a valle »; raggiunto un certo punto della pista i lavori dovranno essere interrotti per una verifica tecnica
a che tutte le opere siano state
effettivamente realizzate secondo
i dettati regionali.
La pista non dovrà essere larga più di tre metri e sono previsti anche due attraversamenti
del Pellice, da ottenersi mediante la costruzione di guadi.
A suggello del decreto di autorizzazione ai lavori, viene pre
In breve
Moto, parco, biogas
PINEROLO — Nel corso della
recente rassegna di artigianato è
stato presentato, con l’ausilio di
plastici della zona, il progetto di
recupero dell’area della discarica del Torrione.
Il progetto che prevede, nei
prossimi anni, la creazione prima di un campo da motocross,
poi l’impianto di un parco lungo il Chisone nonché l’utilizzo
del biogas, è destinato ovviamente ad una discussione fra forze
politiche e sociali nei prossimi
mesi.
Trattative
TORRE PELLICE — In attesa
che il comune di Luserna nomini i propri rappresentanti in seno
al Consiglio della Comunità montana (probabilmente Colomba,
DC, Gobelin, PSI, ed un PCD i
gruppi che formeranno il prossimo consiglio stanno avviando le
trattative sulla base delle bozze
di programmi e delle proposte di
schieramento. L’ipotesi più accreditata rimane quella di una
Giunta quasi unitaria, con l’eccezione del rappresentante della
Lega Nord che arriverà da Torre
Pellice, ma non si escludono altre
soluzioni.
L’ala destra del PSI non vedrebbe male un accordo privilegiato con la DC che escluda il
PCI; a questo punto però i comunisti potrebbero anche suggerire una formula che veda insieme DC, Sinistra indipendente e
PCI. Un elemento quasi certo
pare invece la scomparsa dal panorama politico dell’ente di valle
di esponenti di area liberale.
Radio Beckwith
Pubblichiamo l'elenco dei biglietti
vincenti della sottoscrizione a favore di
Radio Beokwith estratti lo scorso 12
agosto, i cui premi non sono ancora
stati ritirati: 3054, 4762, 876, 2aS4
351, 4993, 3706, 283, 2420, 2857, 3404
2893, 3111, 4467, 712, 3107, 3902, 3072
1157, 2786, 3153, 3128, 2907, 3041, 2947
4695, 315, 1693, 3379, 1335, 4091, 4759
3017, 4711, 159, 4391, 4459, 1804, 951
I possessori dei biglietti vincenti po
tranne ritirare i premi presentandosi al
la sede della radio, in via Repubblica 6
a Torre Pellice, in orario 8-12 e 1520, esibendo il tagliando, entro il
12 ottobre 1990.
risata la condizione d’u.so e cioè
quella classica delle piste agrosi Ivo-pastorali: chiusura al transito di ogni mezzo motorizzato,
fatta eccezione per i proprietari
dei fondi e quanti la debbono
utilizzare per ragioni di lavoro
o per interventi antincendio.
Intanto, nel corso dell’estate,
sono proseguili i lavori per la
realizzazione della centralina in
grado di fornire energia elettrica alla conca, un servizio in più
per le tradizionali attività agricole e turistiche del Pra.
P.V.R.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese di Pomarei
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 SEUEMBRE 1990
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza ;
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000
Croce Verde Porte: Tel; 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 (Ospedale Civile]
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 SETTEMBRE 1990
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Teiefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero; tei. 116,
7
7 settembre 1990
valli valdesi
TORRE RELUCE
LEGA NORD
Un cavallo...
Per una settimana un cavallo
di legno ha circolato per Torre
Pellice accompagnato da un
gruppo di giovani. Un cavallo
su un vecchio carro? perché?
si è chiesto più d’uno. Ed i giovani hanno lasciato che per alcuni giorni i perché si accumulassero, che si tentassero le risposte più « creative », poi hanno finalmente svelato l’identità
del cavallo. Si tratta di una edizione rinnovata del « cavallo di
Troia» e hanno spiegato la loro iniziativa con un volantino
che riportiamo qui di seguito.
Da qualche giorno ci vedete
sotto questo « cavallo di Troia »,
simbolo delTinganno, della doppiezza; appiccichiamo ritagli di
giornale sulla « crisi del Golfo »
e vi invitiamo a fare giochini
« simpatici » dai significati un po'
ambigui. Ispiriamo tenerezza,
talvolta un po’ di diffidenza.
Chi siamo? Di che partito? Di
quale area? Da che parte stiamo? Svicoliamo da queste domande che raramente ci fate,
ma che più spesso vorreste farci.
La più parte di voi ci passa
accanto con indifferenza, qualcuno ci biasima, molti ci date una
mano... ma troppo spesso cogliamo nei vostri occhi un’espressione di navigata, seppur benigna, sufficienza; in fondo siamo
bravi ragazzi... ma che serve?
Fossimo mille volte mille le sorti del mondo non cambierebbero di una virgolai Avete ragione. Ma non stiamo qui per questo. Non pensiamo di cambiare
il mondo convincendovi ad urlare con noi « pace, pace »1 Quanto voi sappiamo che non serve
a niente Non abbiamo « soluzioni » da proporre e tanto meno « analisi »: si venùoiio in edicola e ciascuno può acquistare
quella che preferisce.
Abbiamo costruito questo cavallo perché ci troviamo a disagio in compagnia di quelli che
« secondo me », di quelli che sono « per » o « contro », dei « discutiamone ». Discutiamone pure, tanto le nostre opinioni (per
fortuna) non contano e qualcuno
sceglie per noi e per noi « magari » si sporca anche le mani
di sangue.
Pare che niente serva a nien
te; forse è vero, ma sicuramente è un comodo alibi.
Abbiamo costruito questo cavallo per dirvi che:
— noi questo alibi non lo accettiamo;
— non vogliamo vedere scatenata una guerra per stabilire
chi controllerà le risorse energetiche del terzo mondo;
— non dimentichiamo che per
anni abbiamo armato il « demonio » Saddam;
— non dimentichiamo i palestinesi;
— non siamo disposti a veder
massacrare gente che muore
di fame per sostenere una
economia basata sullo spreco;
— se questo è il prezzo della
« stabilità » e dello « sviluppo » noi non siamo disposti
a pagarlo, né vogliamo che
qualcuno lo paghi per noi;
— se questo è il « benessere »,
noi non lo vogliamo.
Ma alloi'a che facciamo? Lasciamo che Saddam Hussein resti in Kuwait? Che invada l’Arabia? Gli Emirati? E quant'altro
ancora? No. Certo che no. Non
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Saluto al Sinodo
Lodi per la struttura democratica della Chiesa valdese - I diritti dell’autogoverno locale
si può lasciare che impunemente siano violate libertà e sovranità di un popolo, ma scioglieteci un dubbio: è la libertà dei
popoli che preoccupa o il prezzo della benzina?
...Allora oggi giochiamo che
questo cavallo è ciascuno di noi...
I ragazzi del cavallo
Una iniziativa originale, quella
dei « ragazzi del cavallo », che
ha coinvolto, fatto discutere, provocando benevolmente i passanti a riflettere. Una forma di animazione che potrebbe essere ripresa anche su altri temi.
G. G.
Tra i vari messaggi che il Sinodo ha ricevuto vi è anche quello di una forza politica: la Lega
Nord Piemónt. Il suo segretario,
Gipo Farassino, ha assistito al
Sinodo ed ha incontrato il presidente della Società di studi
valdesi. In seguito ha scritto
questa lettera che riproduciamo
come documentazione.
L’organizzazione nazionale piemontese della Lega Nord porge
il suo cordiale saluto alle Chiese
evangeliche valdesi e metodiste riunite nel loro Sinodo.
Abbiamo particolarmente apprezzato il comportamento democratico dell’ambiente valdese
nei confronti della Lega in occasione delle consultazioni elettorali del 6/7 maggio 1990.
In quella particolare atmosfera che caratterizza ogni campagna elettorale, in cui il degrado
di una società si esprime ai suoi
massimi livelli usando ogni mezzo, dal pregiudizio alla bassa
calunnia, per colpire Tawersario, il vostro comportamento ha
evidenziato il vostro sereno impegno di intervenire nelle questioni più importanti della vita
di im popolo escludendo tentativi di condizionamento dell’elettorato e sostenendo in tal modo, come sempre, il primato dell’etica sul potere: non poteva
essere altrimenti per una comunità che da sempre si batte per
i grandi temi della vita sociale
con l’onestà e la spontaneità che
caratterizzano un popolo che da
secoli lotta per la propria autonomia e che ha posto la libertà
di coscienza al di sopra di ogni
altro valore.
Abbiamo ammirato la struttura di autonomia che distingue le
vostre chiese, governate da un
Sinodo controllato dalla base, e
riteniamo che l’educazione che i
vostri ricevono sui principi delTEvangelo non possa che tradursi in esigenza di democrazia
quando viene trasferita nella vita civile. E’ questo l’esempio di
come gli uomini sono chiamati a
governarsi e non ad essere governati. Solo in questo modo si
può concedere ad ogni realtà locale il diritto all’autogoverno nel
pieno rispetto della dignità di
ogni uomo, contro ogni forma di
arroganza, di egoismo o di assurde pretese di primogenitura.
Ci auguriamo che possa svilupparsi una possibilità di dialogo
fra le comunità valdesi e la Lega Nord, senza preconcetti e nel
più ampio rispetto di eventuali
diversità di idee, nel solo comune desiderio di libertà e uguaglianza per tutti gli uomini di
buone intenzioni.
Con stima.
p. Lega Nord Piemont
Il Segretario Gipo Farassino
Torino, 30 agosto 1990.
Lettere all'Eco delle Valli
CACCIA
PROGRAMMATA
E OASI DEL BARANT
Egregio Sig. Direttore,
leggo rarticolo a firma P. V. Rostan
comparso sul suo giornaie dei 10.8.
Nei dichiarare che concordo sostanzialmente con quanto espresso nella
intervista al sig. Boschi, ritengo opportuno aggiungere qualche elemento di conoscenza ed informazione.
L’esercizio della caccia deve essere
inteso sempre di più come un intervento programmato scientificamente se
si vuole non solo conservare le specie esistenti ma garantirne anche la
buona salute. Per questo, non potendo
condividere l'ipotesi d: ricercare un
equilibrio » naturale » con l'immissione
di predatori, ténuto conto che ci troviamo in un ambiente profondamente
antropizzato, sono personalmente del
parere che vadano posti in atto tutti
gli strumenti per evitare danni: in questo senso la limitazione del numero di
cacciatori e soprattutto la ricerca di
una loro sensibilizzazione, peraltro dimostrata dalla stragrande maggioranza,
sono basilari per un risultato positivo.
Sulla proposta di ridelimitare il comparto, mentre ritengo fondata l'osservazione che esso deve limitarsi alle zone prettamente alpine, devo far osservare che il problema è molto più
ampio.
Ai fautori delia proposta ho quindi
più volte richiesto di definire un programma completo.
Solo in presenza di questo l'Amministrazione comunale di Bobbio sarà
in grado di esprimersi, altrimenti ci
faremmo solo partecipi di scelte foriere di dissidi, invidie, accuse di campanilismo da un lato e dall’altro responsabili di una ancor maggior pressione venatoria su un terreno ridotto.
Si dice infatti che si dovrebbe limitare il numero di cacciatori ad uno ogni
90-100 ettari, ma nessuno si pronuncia sul criterio di scelta: in base alla
residenza (che si può acquisire o perdere per mille motivi)? In base all'anzianità? Il sig. Boschi muove una velata accusa all'avv. Cotta, come se
fosse l'unico responsabile dell'attuale
situazione: è proprio sicuro ohe la
situazione creatasi non abbia tanti padri e che non sia frutto anche di furbizie singole o collettive?
Ho partecipato alla riunione citata da
Boschi: non m'era sembrato allora che
ci fossero divisioni nette fra i comuni,
evidentemente qualcosa mi è sfuggito.
Sull'oasi dei Barant.
L'oasi è stata istituita su richiesta
dei cacciatori di Bobbio da questa Amministrazione comunale: questi dati devono essere ben presenti a tutti.
L'intenzione era quella di rinforzare
la popolazione dei selvatioi, sia proteggendo gli esemplari esistenti sia con
nuove immissioni. A distanza di anni
assistiamo allo strano fenomeno per
cui oggi abbiamo paternità disconosciute e paternità rivendicative. Ero fra
quelli che allora assunsero quella decisione, rimango convinto della sua
bontà, ma non posso non vedere alcuni
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Segnalazioni
aspetti negativi quali l'immissione del
muflone e del cervo (per fortuna fallita) o la massiccia presenza di cinghiali, anzi di porcastri.
Su questi ultimi: il danno che arrecano può essere considerato « contenuto »: certo le colture irrimediabilmente distrutte erano di valore limitato, ma pure erano la vita di molti
montanari, abituati ad accontentarsi di
poco. La verità è che essi finora hanno evitato solo i terreni, sempre più
numerosi, recintati da reti. Le battute nell’oasi: è vero che il signor
Boschi è sempre stato contrario,
ma è anche vero che la stragrande
maggioranza dei bobbìesi, contadini e
cacciatori, esasperati per una situazione insostenibile, l'hanno fermamente
sostenuta e richiesta. Conosco almeno
quanto il sig. Boschi la zona dell'oasi e per quel che ne so i caprioli sono sempre al loro posto ed a loro si
sono uniti i camosci che, forse disturbati dai mufloni, scendono fino alle
porte di Bobbio.
Il futuro dell'oasi del Barant dovrà
essere deciso solo attraverso un sereno confronto, cercando di ragionare
non solo emotivamente: potremo quindi
decidere magari anche di ridimensionare i confini, così come di ampliarli o
spostarli. Comunque sia non è un
problema referendario: pro o contro, e
la responsabilità delle scelte non deve essere addossata ai soli cacciatori, di alta o bassa valle che siano.
Con l’occasione porgo distinti saluti.
Aldo Charbonnier
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TORRE PELLICE — La Cooperativa
operaia di consumo intende, anche
quest'anno, organizzare la ormai tradizionale festa . del ritorno a scuola ».
Lo svolgimento della stessa, nonché
la consegna di un pacco dono ai figli
dei soci iscritti alla scuola deH’obbligo e la proiezione di un film per ragazzi avverrà il giorno 18 settembre
alle ore 20.30 nei locali del cinema
Trento di Torre Pellice.
Dibattiti ~
TORRE PELLICE — Venerdì 7 settembre, alle ore 21, presso la sala
consiliare, nell'ambito della rassegna
culturale, si svolgerà un dibattito sul
tema: « Problematiche ambientali, modificazioni climatiche e imontagna
Sono previsti due interventi; 1 on.
Laura Conti, dirigente della Lega per
l’ambiente, parlerà sull'emergenza climatica; esponenti degli uffici tecnici
e del servizio di igiene pubblica della
Comunità Montana Val Pellice presenteranno la situazione in vai Pellice rispetto alla risorsa acqua.
Manifestazioni
BRICHERASIO — Dal 2 settembre al
14 ottobre si svolgono le manifestazioni della « Sagra dell'uva »; domenica 9, a partire dalle ore 10.30, quinta edizione della « giornata del cavallo ». Domenica 16 la Lega per la difesa del cane, sezione di Pinerolo, propone una serie di appuntamenti per
presentare la propria attività, in piazza Giretti di fronte alla cantina sociale.
Amnesty International
Giovedì 6 settembre, alle 16.45, avrà luogo al Centro d’incontro di Torre Pellice una riunione con il seguente
o.d.g.: a) Resoconto campagna Cina e
Brasile; b) Nuova campagna; Sri Lanka, dal 19 settembre a fine dicembre;
c) Riepilogo delle attività di agosto:
d) IV settimana di formazione ai diritti umani - Bologna, Villa Guastavillani - 11-15 settembre.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma; « Turné », sabato 8
(ore 20 e 22.10); «Vittime di guerra»,
dom. 9 (ore 20 e 22.10); « Lassù qualcuno è impazzito », sab. 15 (ore 20 e
22.10); « Non aprite quei cancelli 2 »,
doimenica 16 (ore 20 e 22.10).
Fiere
TORRE PELLICE — Lunedì 10 settembre si svolgerà la tradizionale fiera
d'autunno; all'interno dell’isola pedonale sarà presente anche il mercatino dei produttori biologici; lo stesso
mercatino avrà luogo, secondo consuetudine, anche il terzo sabato del mese,
e cioè il 15 settembre.
« La mia grazia ti basta ».
Il Signore ha uhiamato a sé, in piena serenità, la sorella
Caroly Pizzardi ved. Turin
Chi ha conosciuto Caroly ha di lei
un ricordo indelebile. La sua .porta è
sempre stata aperta a tutti, e tutti hanno avuto una sua parola buona e un
aiuto.
Non c’erano in quella casa che serenità e Irontà. Persona esile ed umile, è stata affiancata nella vita dal suo compagno dott. Riccardo Turin, degno marito, che con lei ha divi.so tutte le peripezie della sua vita, senza mai aver
ricevuto un « no » o una parola sgarbata. Gente di grande fede, che in punta dei piedi si è prodigata per aiutare
in tutti i modi possibili chie.se ed ammalati.
li suo funerale è avvenuto purtropim
in circostanze diciamo non favorevoli,
nella chiesa di San Giovanni. Per a.ssenza del sig. pastore, che l>en conosceva Caroly. non è stato possibile ricordarla anche solo con semplici parole.
La sua vita è stata in ogni modo improntata più sui fatti che sulle parole,
e molti ricordano il bene da lei fatto
c la .serenità da lei regalala.
Cosi la ricordano i nipoti tutti.
Luserna S. Giovanni, 27 agosto 1990.
8
8 fatti e problemi
7 settembre 1990
CHIESE EVANGELICHE NEI PAESI DELL’EST
SCUOLA ELEMENTARE
Nuovi compiti
Come si vive l’unità della Germania? - La particolare situazione della Polonia - Occorre saper guardare anche più in là, nel Terzo Mondo
Nel quadro delle manifestazioni sinodali si è svolto il 27 agosto, nel tempio valdese di Torre Pellice, un dibattito che ha
visto la partecipazione di quattro esponenti di paesi dell'Europa dell’Est, che hanno affrontato il seguente tema: « Le chiese evangeliche nell'Europa dell’Est: aperture e nuovi compiti ».
In un tempio quasi pieno un
pubblico attento ha seguito
gli interventi del dott. Heino
Falche della Chiesa evangelica
della DDR, il vescovo luterano
Christoph Demke, presidente della Federazione delle chiese evangeliche della DDR, la dott.sa Dorota Niewisczerzal della Chiesa
riformata di Polonia e il prof.
Milan Opocenski della Chiesa dei
fratelli cechi, segretario dell'Alleanza riformata mondiale. Il
prof. Giorgio Girardet ha moderato e stimolato il dibattito.
Il vescovo luterano ha esordito ricordando i recenti sconvolgimenti che si sono verificati in
DDR: l'ajjertura delle frontiere
da parte deH’Ungheria, varie manifestazioni in tutto il naese, citando la più imponente, svoltasi
a Lipsia. Ha ricordato che di
fronte alla rapidità con cui i fatti si sono susseguiti ancora ci
si chiede: « Chi l'avrebbe mai
detto che in sei mesi potesse
succedere questa rivoluzione? ».
Ha aggiunto inoltre che dopo la
SANTA SEVERA
La difesa
deH'ambiente
Volendo continuare la riflessione iniziata nel dicembre scorso
sul rapporto che intercorre tra
fede e scienza, il Centro evangelico « Villaggio della gioventù »
ha indetto per il 28, 29, 30 settembre il 2” Convegno sul tema: « Rapporto tra fede e scienza: difesa dell’ambiente ».
Nel precedente incontro, il rapporto è stato affrontato sul piano della manipolazione genetica
e, sulle conseguenze di questa,
si è aperto il dibattito nel quale sono intervenuti pastori, teologi e esperti della materia.
In questo 2” Convegno, il riferimento del rapporto si è trasferito dall’uomo all’ambiente,
inteso principalmente come entità naturale da salvaguardare
contro ogni abuso che la società moderna è portata a perpetrare nel nome del progresso
tecnologico e sociale.
Interverranno ancora uomini
e donne di fede e di scienza i
quali tenteranno, attraverso l’analisi dei comportamenti susseguitisi negli anni, di offrire una
utile riflessione etico-teologica
che possa aiutare l’uomo della
strada a trovare un giusto comportamento operativo di fronte
alla grande sfida che attende
l’umanità all’inizio del terzo millennio.
Cro&mutter,
warum hast du
so^ro^eZahne?
Tra sogno e realtà: «Nonna che denti grossi hai!».
caduta del muro lo slogan politico che la gente sente proprio
è « l’unità della Germania ».
E cosi, in poco tempo, vengono alla luce i drammatici problemi della società in DDR, dall’inquinamento diffuso all’economia in crisi e anche qui ancora una volta si guarda al paese
più vicino e ci si attende aiuto
dalla Repubblica federale.
La chiesa protestante, rammenta il vescovo luterano, è protagonista nei processi di cambiamento, è coinvolta nel tentativo
di formare una nuova coscienza politica. Poi la sorpresa delle elezioni di marzo, la vittoria
pesante del partito democristiano (CDU) anche in DDR.
Ecco che si delinea il profilo
della nuova Germania unita connotato dalla linea politica della
democrazia cristiana di Bonn.
Siamo ancora alla prima parte del dibattito e ora la parola
va al prof. M. Opocenski, che
rievoca un po’ le tappe dei grossi cambiamenti che si svolgono
in Cecoslovacchia. Emerge dal
suo intervento il rapporto stretto che lega i paesi dell’Est e il
ruolo giocato dalla DDR nello
svilupparsi della protesta ne!
suo paese. Rievoca la manifestazione del 17 novembre, grande
e significativa manifestazione organizzata dagli studenti per ricordarne un’altra che 50 anni
prima era finita in un bagno
di sangue.
Da qui nasce il movimento
di Forum civico, che diventa una
grande forza politica nel paese. Un rapido, rapidissimo susseguirsi di avvenimenti, ci ricorda ancora Opocenski, che sfocia nella caduta del governo e
nell’elezione del presidente Havel che si impegna a preparare
le libere elezioni. Diversa invece
l’esperienza polacca che vedeva
sorgere un movimento di opposizione, Solidarnosc, già 10 an
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ni fa. Ma anche da noi, ricorda
la dott.sa Niewisczerzal, ora i
cambiamenti si fanno radicali e
ciò che era attuale ieri, oggi è
superato.
C’è anche un problema di ruolo della chiesa protestante in Polonia che si trova a confrontarsi con una chiesa cattolica maggioritaria profondamente coinvolta nei processi di cambiamento.
Nella seconda parte della serata gli interventi si fanno più
appassionanti, soprattutto quando il prof. Girardet chiede ai
partecipanti che « cosa salverebbero dell'esperienza socialista nei
loro pae.si ».
La parola è piuttosto compromessa, risponde Opocenski, ed è
quindi difficile ad immaginarsi
una società socialista. Ciò che
però va acquisito dall’esperienza socialista è la tensione per
la giustizia sociale.
E’ falso, prosegue il dott. Falche (DDR), parlare esclusivamente di fallimento del socialismo.
Anche il capitalismo ha fallito
pesantemente, ha fallito nelle
sue responsabilità intemazionali, e sono conosciute da tutti
le malefatte compiute nell’occidente con Taffermazione dei valori individuali, l’economia di
mercato, l’assenza della solidarietà, come ha ricordato il pastore Comba.
Un monito dunque, emerso dai
vari interventi anche del pubblico, a non avere esclusivamente come orizzonte l’occidente
ma a saper guardare più in là,
ai paesi del terzo e quarto mondo per esempio! C’è preoccupazione per quanto riguarda la costruzione di una Germania unita: è pericolosa una
semplice annessione, come sta attualmente avvenendo. Attenzione
a non perdere l’esperienza positiva che si è avuta nella DDR
per quanto riguarda leggi come
l’interruzione della gravidanza e
l’obiezione civile, che sono tra
le ali più libere del mondo.
Vigilanza rispetto al processo
di unificazione che, come ha detto l’esponente della DDR, deve
creare una Germania unita ma
senza armi.
« Abbiamo imparato — afferma il dott. Falche — che l’approccio analitico di Marx e della Bibbia sono .simili: entrambi
analizzano la società a partire
dal punto di vista degli oppressi ».
Manfredo Pavoni
Religione
e nuovi programmi
Non è Tire, ma un insegnamento fornito (dallo
Stato - Un testo eterogeneo e un po’ ambiguo
Quasi nessuno sembra essersi
accorto che nei nuovi programmi per la scuola elementare,
emanati nell’85 e in vigore per
le prime tre classi, è previsto un
insegnamento statale di « religione ». /
Non si tratta, si badi bène,
dell’insegnamento della religione
cattolica (Ire), su cui tanto si
è discusso e combattuto, è che
costituisce un insegnamento confessionale, facoltativo, di cui ci
si può « avvalere » o meno (anche se avviene all’interno dell’orario scolastico) e che dipende per programmi, selezione e
preparazione degli insegnanti
dalle autorità ecclesiastiche cattoliche. L’introduzionè di questo
insegnamento, come è noto, è
stato uno dei frutti della revisione del Concordato, e riguarda tutti gli ordini di scuola, dalla materna alla secondaria, per
due ore settimanali.
La « religione » dei nuovi programmi elementari è invece un
insegnamento fornito dallo Stato, in nome del « riconoscimento del valore della realtà religiosa come un dato storicamente, culturalmente e moralmente
incarnato nella realtà sociale in
cui vive il fanciullo », ed è affidato all’insegnante di classe. Lo
strano è che questo insegnamento non è né inserito all’interno
degli studi storici e sociali — così come volevano alcuni membri
laici della commissione che aveva steso la bozza dei nuovi programmi — né costituisce una
materia autonoma, con un proprio quadro concettuale, una disciplina di riferimento, obiettivi,
contenuti e metodologie specifiche, come avviene per le altre
« materie » dei programmi.
Se andiamo a leggere la paginetta dedicata a questa sezione
dei programmi ci troviamo di
fronte a un testo eterogeneo e
piuttosto ambiguo nella sua sinteticità.
Il « valore della
realtà religiosa »
Dopo essersi richiamato al « valore della realtà religiosa », come
abbiamo già citato, vengono indicati tre obiettivi:
a) la conoscenza degli elementi essenziali per la graduale
riflessione sulla realtà religiosa
nella sua espressione storica, culturale, sociale:
b) la conoscenza e il rispetto
delle posizioni che le persone variamente adottano in ordine alla
realtà religiosa;
c) la consapevolezza dei principi in base ai quali viene assicurato nella scuola lo svolgimento
di specifici programmi di religione, nel rispetto del diritto dei genitori di scegliere se avvalersene
o non avvalersene.
Segue una presentazione di
questi « principi »: riconoscimento dei valori religiosi nella vita
dei singoli e nella società; rispetto e garanzia del pluralismo religioso; impegno dello Stato ad assicurare lo svolgimento di programmi specifici di religione
(Ire). Conclude il testo la menzione delle norme che consentono
alle chiese rappresentate dalla
Tavola « di rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli
alunni, dalle famiglie o dagli organismi scolastici in ordine allo
studio del fatto religioso e delle
sue implicazioni ».
Mentre i due ultimi obiettivi
sembrano costituire, più che altro, un momento di informazione
che dovrebbe far parte dello studio dei principi in base ai quali
si regola lo Stato, e quindi dovrebbero rientrare nella più generale educazione alla « convivenza democratica », il primo obiettivo è senz’altro più specifico. Ma
anche qui è difficile concepire
questa conoscenza separatamente
dallo studio storico e culturale
delle società. Del resto sarebbe
impensabile tentare di far comprendere la storia della civiltà
occidentale, e tanto più del nostro paese, a prescindere dal ruolo e dal peso giocato dalla dimensione religiosa, relegandone magari la trattazione a una sede separata. Semmai il problema è
quello della qualità delle conoscenze e degli schemi interpretativi dei fenomeni religiosi che gli
insegnanti attualmente sono in
grado di padroneggiare con competenza, tanto da poterli mediare
ed utilizzare con i bambini. La situazione di monopolio religioso
che vige nel nostro paese fa sì
che le persone anche colte, e tra
queste anche gli insegnanti, siano
totalmente impreparate ad affrontare in modo « laico » e
« scientifico » tutto ciò che ha attinenza con il «religioso». C’è di
più. C’è la convinzione, esplicita in molti casi, implicita in altri,
che i soli autorizzati ad affrontare i fenomeni religiosi siano .sii
addetti ai lavori, cioè le stesse
istituzioni ecclesiastiche e i loro
rappresentanti. E del resto questo stesso obiettivo è formulato
in modo tale da indicare come
rilevante la riflessione « sulla
realtà religiosa nella sua espre.ssione storica, culturale e sociale », ma stranamente, non religiosa: come a dire che gli insegnanti si occupino dei risvolti culturali e storico-sociali della religione, ma Io studio sulla religione in quanto tale è terreno riservato a quegli specifici programmi
di religione che poi si riducono a
quello cattolico confessionale.
Ci sarebbe stata un’altra strada, ugualmente problematica sul
piano della formazione dei docenti, ma positiva almeno come
linea di tendenza: quella di uno
studio delle religioni (al plurale),
magari come uno dei sottotemi
degli studi sociali. In un mondo
che sempre più spesso mette noi
e i bambini a contatto con culture e popoli diversi e si apre ad
altre realtà nazionali, non sarebbe stata inopportuna un’indicazione dei programmi a fornire
degli strumenti per la comprensione anche di realtà religiose diverse. Non è stata questa la stj'ada scelta. Ma anche in assenza di
un’indicazione esplicita, niente
impedisce agli insegnanti di lavorare in questa direzione, a meno
che non si voglia delegare anche
questa parte — e ciò sta già accadendo in molte scuole — alall’Irc, avvalorando l’idea che
quella è Tunica sede autorizzata
a parlare di religione.
Hilda Girardet
Da ■< La scuola domenicale »
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - © 91334
10066 TORRE PELLICE (To)