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Anno 114 - N. 16
21 aprile 1978 - L. 200
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1° Gruppo bis/70
biblioteca
10066 TOHRE PEIL ICE
delie valli valdesi
ii
is
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
La resistenza certifica che l’uomo, creato ad immagine di Dio, non può essere distrutto impunemente
Vivere in ogni tempo il clima
della resistenza
Una lotta che non cessa mai e che sta maturando sempre più in senso nonviolento
Nella Tour de Constance, a
Aigues-Mortes, fra le insalubri
paludi della Camarga, su una pietra sta scolpita una parola; « résister ». Essa è il retaggio di Marie Durand e delle sue amiche
« cévenoles ». Marie Durand , resiste per 38 anni nella prigione
della Francia Meridionale. Resiste nella fede in Dio, contro l’assenza di Dio. Resiste alla malaria, allo scoraggiamento, alle lusinghe, alle pressioni. Resiste finché sorge l’alba della tolleranza
religiosa sotto la spinta di Voltaire e dei suoi amici. Ë scarcerata nel 1768.
Quelle donne erano state prese
prigioniere nelle Cevenne insanguinate dai dragoni del Re. Avevano udito gli echi della lotta
partigiana dei Laporte e dei Cavalier. Avevano visto partire padri e fratelli per le galere dei
Luigi XIV e XV. Avevano udito le
prédicaziòni violente ed incendiarie delle profetesse, ispirate all’Iddio degli eserciti deH’Antico
Testamento, di Daniele e delTApocalisse, fino al compimento del
giudizio e della condanna dei sanguinari. Avevano partecipato alle assemblee del « deserto », ai
culti clandestini ed alla Santa Cena, quando il pane ed il vino erano dati soltanto a chi presentava
le piccole targhe di riconoscimento della loro appartenenza alla
« pauvrette église réformée ».
Ma dal dolore non era nata la
disperazione, ma la resistenza.
Resistenza è una parola modesta,
calma, non retorica, ma, nata dalla speranza cristiana, maturò
giorno dopo giorno nelle loro coscienze. Come le onde del mare
s’infrangono contro la dura roccia degli scogli granitici, così la
violenza dei persecutori s’infrange contro il loro « no » alTabdicazione della loro fede. La violenza
è vecchia quanto l’uomo, rna non
ringiovanisce mai, invecchia soltanto; non convince, può soltanto piegare, annientare l’avversario. La violenza distrugge, non
crea, perché è stata vinta sul Golgota e la sua azione può solo essere azione di retroguardia, è
notturna, non comunica luce, ma
determina odio, perché è tenebra
come la menzogna.
La resistenza è testimonianza.
Certifica che Tuomo, creato ad
immagine di Dio, non può essere
distrutto impunemente. Certifica
che il « no» alla falsità, alla protervia, alla ingiustizia resiste e
diventa il « sì » alla vita, alla luce, alla verità, alla speranza.
Il XXV aprile fa emergere dalla memoria e dal cuore di molti
la fine di un incubo, i ricordi di
molte sofferenze e molti eroismi,
il volto di molti combattenti e
molti caduti. Il XXV aprile c’insegna chs la libertà costa cara, che
le follie dei dittatori e le obbedienze dei loro succubi creano, a
lunga o breve scadenza, la risposta dell’odio e della rivolta. Noi
formuliamo una speranza: sapere vivere in ogni tempo, anche
nel nostro, il clima della resistenza, che non si piega.
Ma proprio sulla linea di tanti
« no » vissuti fino alla distruzione totale di tanti uomini nelle
prigioni e sulle piazze, sostenuti
dalle ideologie più diverse o dal
la fede, è giusto ricordare, fra le
altre due cose:
la prima: la « resistenza » non
cessa mai, perché nella vita di
ogni popolo e di ogni uomo vi saranno sempre vecchie e nuove situazioni, alle quali, come uomini
e come cristiani, dovremo continuare a dire « no » se vogliamo
che si traducano in autentici
« sì » alla vita.
la seconda; la « resistenza » sta
sempre più maturando, e non solo sul piano cristiano, come resistenza « non violenta ». È resistenza, diceva Martin Luther
King « che ama il nemico e lo
libera mediante l’amore. Non
consentite a nessun uomo di trascinarvi così in basso da costringervi ad odiarlo ».
Carlo Gay
La torre di Costanza in cui soffrì
Marie Durand, simbolo di una resistenza che scaturisce dalla fede
evangelica.
Aprile 1975 - aprile 197s
Dove va il Vietnam riunificato?
Mentre si riaccende il contrasto di frontiera e viene in luce con maggior chiarezza la brutale rep ressione in corso in Cambogia
Sono passati ormai tre anni
dalla liberazione del Vietnam
dalla dominazione straniera. Allora eravamo solidali nel condannare l’aggressione americana e nel sostenere l’epica lotta
del coraggioso popolo vietnamita. Poi, presi da mille altri problemi seri e gravi di casa nostra, ci siamo un po’ dimenticati del Vietnam; salvo qualche
temporaneo interesse per questioni particolari come la libertà religiosa ed il conffitto di
frontiera con la Cambogia.
Ma nel frattempo che cosa ha
fatto, come si è mosso il coraggioso popolo vietnamita che tanto abbiamo ammirato e sostenuto durante la lotta di liberazione? E la solidarietà che tanto generosamente gli abbiamo
donato durante la guerra è ancora necessaria oggi? Come possiamo esprimere concretamente
questa solidarietà?
A queste domande risponde
un libro uscito all’inizio del ’78
(Dove va il Vietnam riunificato? Cittadella, Assisi). ì: un libro che copre un vuoto dell’informazione sulla vita interna
del Vietnam e che può essere
uno strumento prezioso per riaccendere e rendere concreta la
nostra solidarietà con il popolo
vietnamita che ne ha ancora
molto bisogno.
Prima di tutto l’informazione.
Mentre la stampa occidentale
sembra preferire le discussioni
ideologiche, costruite spesso su
informazioni parziali e lacunose, questo libro va subito al sodo e documenta con una serie
di interventi come si sta organizzando la società vietnamita
dopo la liberazione, come affronta e cerca di risolvere i grossi
problemi lasciati dalla più feroce guerra moderna. Questa documentazione proviene da diverse persone, accomunate però
dal fatto di vivere o d’aver vissuto fianco a fianco con il popolo vietnamita in profonda solidarietà. Inoltre si tratta di persone che uniscono ad un grande amore per il Vietnam una
seria competenza professionale
che le rende lucide nell’analisi
degli avvenimenti. Infatti intervengono successivamente un’assistente sociale vietnamita, un
medico psichiatra europeo che
ha scelto di restare, un’assistente sociale italiana che ha scelto
di lasciare volontariamente il
Vietnam e che continua a lavorare per la sua ripresa, un missionario straniero « espulso ».
Dalla documentazione emerge
che il Vietnam sta conducendo
l’opera di ricostruzione con la
stessa tenacia con cui ha lottato contro gli aggressori. Ed insieme si profila anche l’originalità del socialismo vietnamita; i
vietnamiti costruiscono valorizzando la loro tradizione culturale, rispettano le persone senza sacrificare il loro benessere
attuale all’efficienza di uno stato futuro, anziché reprimere o
emarginare si sforzano di chiedere a tutti i cittadini il loro
contributo per la rinascita nazionale.
Ancora più interessante è la
parte del libro dedicata ai progetti di ricostruzione. E per due
motivi. In primo luogo perché
mediante la presentazione di tre
progetti (costruzione dei silos
per la conservazione del riso, ricostruzione della ferrovia che
collega Hanoi a Città-Ho-ChiMinh, sviluppo dell’artigianato)
viene documentato come il nuovo
governo realizza la ricostruzione: ogni progetto si inserisce in
un piano nazionale di ricostruzione che ha come obiettivo il
benessere di tutti i vietnamiti.
Inoltre la presentazione dei
progetti mette in risalto che il
Signore,
la notte
• •
Vietnam deve far fronte a grossissime difficoltà, aumentate in
questo ultimo tempo da impreviste calamità naturali e dalla
scarsità e lentezza degli aiuti internazionali. Recentemente, infatti, il paese è stato successivamente colpito da siccità e
inondazioni che hanno fatto sorgere difficoltà per l’alimentazione, essendo stato compromesso
il raccolto del riso.
D’altra parte il risarcimento
dei danni di guerra, a cui gli
USA sono tenuti in forza del diritto internazionale, non procede con il ritmo delle necessità
del Vietnam (1).
È per questo che il libro diventa un appello alla nostra solidarietà : quanti di noi sono
stati con il popolo vietnamita
nel momento della lotta cóntro
l’invasore e credono nell’indipendenza e nel diritto dell’autodeterminazione dei popoli, oggi
non possono non essere solidali
con la ricostruzione e con la rinascita del nuovo Vietnam.
La lettura del libro si raccomanda come strumento di informazione ma più ancora come invito ad una nuova ondata
di solidarietà intemazionale. Se
è vero che i problemi di casa
nostra sono gravi, resta vero anche che dalla testimonianza di
come si muove attualmente il
Vietnam ci vengono lezioni di
coraggio, di tenacia e di lucidità politica. Senza dire che come
cristiani e militanti siamo invitati ad essere solidali con quanti lottano per gli stessi nostri
obiettivi.
Tullio Vinay
(1) Il 2 ottobre scrissi una
lettera al rappresentante USA
presso le Nazioni Unite, Mr. Andrew Joung, congratulandomi
con lui per l’entusiasta acco
(continua a pag. 4'
e vicina
Signore, la notte è vicina, sono preso dall’angoscia... Mi fa
paura la notte dopo una giornata tumultuosa, dopo questa giornata, in cui non ho trovato cinque minuti, non ho trovato il
tempo per visitare il mio amico ammalato anche se sono passato davanti a casa sua; avevo
fretta, dovevo prendere il tram.
Non ho avuto tempo di dare
un saluto alla mia collega di
studi che aspetta un bambino
pur sapendo che vive totalmente sola; avevo un appuntamento.
Non ho trovato il tempo per
spiegare la lezione ai ragazzi dell'altro canto della strada; ho da
studiare e preparare i miei esami.
Signore, non ho avuto il tempo per portare il carbone alla
vecchietta; avevo la mia casa da
pulire.
E la cosa più grave è che non
riesco a ricordare tutto ciò che
oggi ho trascurato tanto da non
esserne cosciente.
Signore, la notte è vicina, sono
preso dall’angoscia, dalla paura,
■perché io non so quanti questa
notte moriranno di fame. Secondo il calcolo delle probabilità qualcuno questa notte morirà nel mio quartiere. Signore,
io ho mangiato: ho mangiato
troppo. Dimmi quale dei miei
fratelli questa notte morirà di
fame.
Signore, la notte è vicina. Uomini neri vengono posti nel cerchio di luce di bianchi riflettori
così da non poter fuggire. Signore, tutta la notte ho lavorato
nella centrale elettrica, per accumulare energia, perché si possa controllare che nessuno sfugga.
Signore, la notte è vicina, i
carcerati si rallegrano per un
momento di pace. Talvolta li invidio; ma mi manca il coraggio
di associarmi a loro- lavoro più
volentieri nella fabbrica, che
produce filo spinato.
Signore, la notte è vicina, e
noi non sappiamo quale dei nostri fratelli finirà bruciando come una torcia per aiutarci a vedere.
Signore, abbi pietà di noi, fa
che facciamo qualcosa perché
non sia necessaria una seconda
torcia vivente. Signore, abbi pietà di noi. Amen.
Questa preghiera è stata pronunciata da Ales Brezina durante il culto del 19 gennaio 1969
nella chiesa di « Martin-in-derMauer » a Praga, e cioè 3 giorni
dopo la morte dello studente di
filosofia Jan Palach che nella
piazza S. Venceslao si diede la
morte col fuoco nella speranza
di mobilitare il popolo ad una
resistenza contro la repressione
russa. Lo stesso Brezina fu condannato a due anni e mezzo di
prigione il 14 giugno del 1977,
dal tribunale militare di Praga
per inadempienza del servizio
militare.
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21 aprile 1978
ECUMENE - IL CONVEGNO PROMOSSO DAL 111 DISTRETTO
Impegno dei credenti
evangeiici nelia scuoia
Nei giorni 8 e 9 aprile un buon
numero di insegnanti, genitori e
studenti evangelici, nonché naturalmente di pastori, si sono ritrovati negli ambienti accoglienti di Ecumene per discutere insieme sul significato della loro
partecipazione alla vita scolastica e sul loro impegno come credenti evangelici.
L’oggetto della discussione è
stato introdotto da Emilio Nitti
con una brillante, chiara e precisa relazione sul tema « <2osa sono
i Consigli scolastici ». Nei numerosi interventi che sono seguiti
è emersa la necessità di far sì
che la realtà del nostro essere
« diversi » dagli altri, realtà avvertita non solo da noi, ma anche
dagli « altri » nei nostri confronti, si traduca sia in una presa di
posizione precisa verso i problemi della scuola e comunque verso qualsiasi problema che nasca
nell’ambiente in cui lavoriamo,
che in una decisa volontà di operare come credenti, portando il
nostro contributo, per la forma,
zione di una società nuova.
A questo proposito da più parti si è sottolineata la necessità di
utilizzare meglio lo spazio che
possiamo trovare, anzi che dobbiamo trovare, nella scuola. In
alcuni Istituti è stato richiesto di
parlare del rapporto fede-politica, ma purtroppo il personale insegnante interessato sentiva di
non avere una preparazione teologica tale da potere presentare
validamente la posizione della nostra Chiesa evangelica.
Per evitare tuttavia il pericolo
di cadere in un nuovo integralismo dobbiamo far sì che la nostra identità di protestanti scaturisca dal modo con cui cercheremo di capire, affrontare e risolvere i vari problemi.
Questo è tanto più necessario
in un momento come quello che
stiamo vivendo, in cui si avverte
un notevole ricupero, da parte
della Chiesa cattolica, della coscienza degli Italiani; si tratta
quindi di operare come credenti,
costituendo una forza alternativa, per la riforma della scuola
nella prospettiva di volere riformare la società.
Pertanto si è sottolineato l’aiuto e il sostegno che le comunità,
sensibilizzate ai problemi della
scuola, potrebbero dare a quei
credenti che vogliono testimoniare e vivere la loro fede anche
nell’ambiente in cui sono chiamati ad operare come insegnanti,
genitori e studenti.
Al termine dei lavori è stato presentato ed approvato il seguente ordine del giorno:
S I partecipanti al Conve= gno « Impegno dei creden= ti evangelici nella scuola »
tenuto l’8 e il 9 aprile ad
Ecumene, chiariscono di
non avere avuto, con questa iniziativa, l’intenzione
di proporre una « strategia
evangelica » per la scuola,
ma di volere costituire un
momento di riflessione e di
confronto, fra genitori, insegnanti e studenti impegnati a vario titolo negli organismi collegiali o comunque interessati ai problemi dell’educazione.
Dopo avere constatato
con soddisfazione la frequenza con la quale gli evangelici sono impegnati
nel funzionamento di questi organismi, si sono interrogati sulle motivazioni
di questa presenza e sugli
sbocchi che essa può avere; pertanto sono concordi
sulla opportunità di fare
riferimento, come ad un
punto di collegamento dei
contributi e delle esperienze, al già costituito gruppo
di lavoro Scuola del S.I.E.
della Federazione delle
Chiese Evangeliche.
Pur essendo emerse delle posizioni differenziate
sul senso della nostra presenza e sulle possibilità operative di un lavoro organico fra evangeiici nella
scuola, i partecipanti riconoscono:
— l’utilità di offrire alle
comunità il materiale
prodotto nel convegno;
e dichiarano la loro disponibilità per eventuali dibattiti e conferenze su questi temi.
Anna Ricca
Donne EGEI
sull'aborto
Il Coordinamento nazionale
delle donne della FGEI riunito
a Roma il 16.4.’78 ritiene che la
legge per l’interruzione della
gravidanza approvata dalla Camera il 14 u. s. sia un grosso
arretramento rispetto alla esigenza di sconfiggere l’aborto
clandestino. Questa legge ha posto nuove gravi limitazioni all’autodeterminazione della donna su una scelta come quella
dell’aborto che comunque viene
vissuto da ogni donna come violenza. In proposito esprimiamo
la nostra rabbia perché ancora
una volta sulla donna sono stati
compiuti dei compromessi che
come donne non ci sentiamo di
accettare.
Ai circuiti
Tra il 23.4 e il 7.3 si terranno le Assemblee dei 16
circuiti. A tutte l’augurio
di un buon lavoro e... di
un esame coscienzioso della 8" pagpna di questo numero!
LUCCA
La piccola e vecchia comunità
di Lucca ha vissuto sabato 25
marzo una giornata importante.
Nell’antica chiesa di via Galli
Tassi ha accolto fraternamente,
con la partecipazione anche di
fratelli venuti da Livorno e da
Pisa, un numeroso gruppo di
fratelli ginevrini, guidati dal signor Pierre Turrettini.
Questi, discendenti della famiglia Turrettini che, con altre
famiglie lucchesi, emigrarono
in Svizzera nel XVI secolo, essendo perseguitati a causa della
loro fede riformata, hanno deciso di tornare per qualche giorno a Lucca a conoscere il luogo
di origine della famiglia, ed hanno chiesto anche un incontro
con la attuale chiesa evangelica
nella città.
Dopo il culto con Santa Cena, presieduto dai pastori Santini e Colucci, il pastore Santini
ha rievocato la situazione religiosa in quell’epoca nella Repubblica Lucchese, mettendo in
evidenza che vi fu un’eco importante del movimento riformatore europeo. Fin dal 1400 la
Repubblica lucchese aveva traffici con tutta Europa per la fiorente industria della seta, per
cui la penetrazione delle « nuove idee » giunse in città tramite
questi artigiani che, recandosi
all’estero, avevano contatti coi
mercanti transalpini e con la
cultura europea dell’epoca; queste nuove idee essi le assimila
rono e le diffusero.
Cominciarono così, ad essere
emanati editti della Repubblica
lucchese contro questi setaioli
sospetti di eresia e colpiti da
continue repressioni; il doloroso
esodo si comp’i tra il 1541 e 1560.
Ins&me con Francesco Turrettini la via dell’espatrio fu decisa anche da altri lucchesi; in
precedenza si era rifugiato a
Lione Carlo Diodati, figlio di
Michele, consigliere della Repubblica, e padre di Giovanni
Diodati, teologo, ebraista e famoso traduttore della Bibbia.
In questo incontro, tra i discendenti della famiglia Turrettini e i fratelli della chiesa di
Lucca si è potuta stabilire una
bella fraternità nella allegrezza
della fede e della speranza.
PALERMO
TRIESTE
• Domenica 2 aprile sono stati
ammessi, quali nuovi membri
di chiesa. Silvia Bertin, Regula
Rikal e Andrea Travan. Da alcuni anni non avevamo più notato un’assemblea così numerosa al culto domenicale. Siamo
stati particolarmente lieti di incontrare i nostri giovani ai quali si era unito un gruppo di una
quindicina di cattolici che avevano desiderato, dopo la necessaria preparazione, inserirsi attivamente nella celebrazione del
nostro culto.
• Il nostro Consiglio di chiesa
è nuovamente al completo con
la recente elezione di Anna Ma
UN OCCHIO ALLA TV E UN ORECCHIO ALLA RADIO
La donna parli da donna
Sto ascoltando alla radio un intervento di Natalia Ginzburg: è come al solito vivo e personale. Eppure ho fatto molta fatica ad apprezzarla.
Non poteva non piacermi la sua
fresca sincerità, il modo piano ed
efficace di dire le cose, la capacità,
spesso, di cogliere l’essenziale. Ma,
come spiegarmi? i suoi libri, i suoi
articoli mi parevano troppo « parlati », non abbastanza seri ed oggettivi. In seguito il disagio è caduto, e mi sembra di essermi spiegata perché avevo durato tanta fatica ad accettarla. Mi sono convinta che la colpa non era del suo
modo di scrivere, ma dei preconcetti con cui mi accostavo ai suoi
testi. Di solito i saggi sono scritti
da uomini, che tendono ad un discorso astrattamente obiettivo,
cercano cioè di capire chi sia uno
scrittore, quale sia il suo messaggio, che valore abbia. Le donne invece sono istintivamente portate ad
un discorso più modesto, ma forse
anche più concreto ed immediato,
non giudicando fatti e persone in
sé. ma esprimendo le loro reazioni
di fronte a questi.
Per esempio ecco l’avvio di un
giudizio maschile e uno di N. G.
sullo stesso testo :
« Nel dramma non la volontà
umana predomina, ma il destino
che oscuramente guida gli eventi... ».
« Ho sentito Pelléas et Mélisande. Di musica non ne capisco niente... ».
Quando non si apprezza il secondo linguaggio, si commette forse
l’errore, molto diffuso sia fra i
gruppi dominanti, sia fra quelli
emergenti, di prendere come unico
il metro di valore dei primi.
Cosi talvolta negri, donne o poveri diavoli tentano di dimostrare
la propria pari dignità secondo gli
schemi degli altri, con risultati
spes.so meschini che paiono ribadire
un’inferiorità co.stituzionale.
Adesso non vorrei cadere nell’errore opposto, di sottovalutare la
mentalità e la cultura maschile;
tuttavia mi pare che il discorso
« femminile » abbia almeno questo
vantaggio su quello « maschile »
(come tutte le distinzioni, anche
questa sarebbe troppo discutibile se
presa alla lettera): l’enunciazione
di giudizi porta alla discussione,
quasi sempre polemica; la testimo
nianza di un’e.sperienza personale
può forse portare più facilmente al
confronto non squalificante con altre esperienze.
Mi spiego; .se uno mi dice che
M. L. King è uno sciocco, un illuso, un servo dei bianchi, io mi arraibbio e gli rispondo che lo sciocco è lui; se invece dichiara che al
posto di King, di fronte alle violenze dei bianchi, non si sarebbe sentito di .sognare una passeggiata a
braccetto con loro sulle rosse colline della Georgia, devo per lo meno rispettare la sua scelta e cercare di capirne i motivi.
Chissà se in una società in cui
le donne abbiano maggiori possibilità di esprimersi autonomamente,
non si giunga ad avere minori scontri e maggiori confronti?
Marcella Gay
ria Terribili, proveniente da Forano Sabina e Umberto Bertin,
originario delle Valli Valdesi.
Essi non mancheranno di darci
una fattiva collaborazione.
• Per il secondo anno consecutivo, nel corso di una riunione
organizzata dal Gruppo Ecumenico operante in città, abbiamo
richiesto un impegno finanziario a favore di un piccolo gruppo di operai senza lavoro da
due anni e da molti mesi senza
stipendio. Un operaio nel ringraziare per l’offerta, dopo la
nostra visita ad uno stabilimento che sta andando in rovina, ci
ha detto testualmente ; « Oggi,
per mezzo vostro, il Signore ci
ha visitati ».
Palermo, ore 11 di domenica
2 aprile 1978. L’organo suona
l’introito del culto, il pastore
entra ma non sale sul pulpito.
Appena terminato il brano musicale, tra non poco stupore legge in Atti cap. 8 la conversione
dell’Etiopo, indi si rivolge alla
comunità dicendo :
« Abbiamo letto un fatto che
presenta alcune somiglianze con
un fatto accaduto tra noi. Una
donna cinese naturalizzata canadese viene a trovarsi in Sicilia
per un congresso internazionale
di farmacisti. In Canada ove risiede ha avuto occasione di
ascoltare la predicazione dell’Evangelo in una chiesa evangelica. L’Evangelo ha operato in
lei ed ora spinta dallo Spirito
chiede il battesimo.
Non sa se qui a Palermo vi
sia una chiesa evangelica, dopo
varie richieste viene indirizzata
alla chiesa valdese. Questa donna non capisce l’italiano, e si
chiede; come farò a farmi capire? Chiede un segno: trovare
chi può comprendere il suo idioma. Bussa, e chi le apre conosce l’inglese; espone la sua richiesta: essere battezzata.
Non si scoraggia dinanzi a
tutte le perplessità degli uomini
né si lascia convincere dai « saggi » consigli ad aspettare che sia
tornata in Canada e là chiedere
il battesimo.
Insiste, insiste ancora e alla
fine il Concistoro si sente in difficoltà dinanzi a quella piccola
donna che parla in inglese cercando le parole, ma piena di
grande fede, e il concistoro cede. La prassi — continua il pastore — vuole che la comunità
venga informata almeno una
domenica prima che avvenga
un battesimo. Ciò è buona regola, ma in questo caso : che impedisce che questa piccola donna che ora è tra noi con una
grande fede venga battezzata? »
La comunità commossa per
la gioia è consenziente e Ellen
Yee, dopo aver pronunziato in
inglese una semplice ma significativa confessione di fede viene
battezzata.
E « continuò il suo viaggio
piena di gioia ».
CALMA,
NON FEBBRE
Caro Direttore,
nel numero 11 del 17 marzo G.
Platone ci parla della febbre della paura. Essa è anche epidemica ed in larga
misura umanamente comprensibile. Ma
credo sia umanamente comprensibile
anche la febbre di disprezzo (se non
proprio di odio) verso i brigatisti che
ammazzano senza alcuna remora mora
le, verso i brigatisti, che saranno anche
vestiti bene ed avranno sguardi intelligenti, ma hanno molto pelo sul cuore e suU’intelligenza, alla quale io sinceramente non credo.
Dopo Rosario Berardi altri cinque
innocenti sono stati cinicamente uccisi per rapire l’onorevole Moro. Voglio
fare anch’io una domanda simile a
quella che ha fatto Platone. Pensate se
avessero ucciso vostro marito, o padre,
o fratello, o amico : sapreste facilmente
liberarvi dal disprezzo verso di loro?
Contenere la vostra umana reazione?
E’ certo che proprio quali peccatori
gravi peccatori, dobbiamo amarli e non
odiarli. Cristo è morto sulla croce anche per loro. Ma restano volgari assassini e non certo intelligenti. Dobbiamo
essere chiarissimi, non creare equivoci
e non avere paura : non sono ladri di
polli, sono volgari assassini. E se dietro
di loro vi sono altri che li manovrano,
sono anch’essi volgari assassini.
Forse è proprio un modo di amarli
dir loro molto chiaramente e senza
equivoci di sorta che sono gravemente
colpevoli davanti a Dìo e davanti agli
uomini. Senza disprezzo e senza odio,
ma con amore appunto e con profonda
angoscia di fratelli in Cristo, anche se
essi, probabilmente, non riconosceranno questa parentela.
Lando Mannucci, Firenze
UNA PROPOSTA
Caro Direttore,
nel numero del 24 febbraio ho letto
lo stelloncino — non so se più grottesco o tragico — intitolato « Cosa dicono di noi ».
Fatti del genere, se da un lato evidenziano la superficialità e la mancanza di serietà professionale di alcuni
giornalisti, daH’altro però sottolineano
le colpe che di questa situazione portiamo anche noi, in quanto evidentemente non siamo riusciti sino ad ora a
fornire agli cc opinion leaders » degli
strumenti informativi adeguati. Anziché limitarmi a piangere suU’increscioso fatto, vorrei tentare una proposta concreta, per una di quelle iniziative che non costano nulla, o quasi, ma
che possono dare ottimi risultati: la
costituzione di una agenzia-stampa
evangelica.
Essa potrebbe essere in un certo
senso il « sottoprodotto » del lavoro della redazione de « La Luce » (o, alternativamente, essere portata avanti da una
pìccolissima équipe di persone). In pratica si tratterebbe di compilare settimanalmente alcune cartelle dattiloscritte (indicativamente da due a otto) —
da tirare poi al ciclostile — con notizie varie dal mondo protestante internazionale, ma soprattutto italiano. Ove
occorra (es. le recenti « intese » o il
problema deU’aborlo) potrebbe essere
sintetizzata anche una opinione evangelica su un determinato problema.
Inoltre si potrebbero presentare schede informative sulle varie chiese, nonché schede librarie sulle novità delle
nostre case editrici. Ancora, delle citazioni critiche su quanto la stampa viene dicendo di noi. Questo materiale dovrebbe essere sistematicamente inviato
(con i costi contenuti delle stampe) ad
un indirizzario selezionato, composto
dalle redazioni dei principali quotidiani e periodici, dei giornali-radio e telegiornali RAI-TV, nonché delle principali radio e televisioni private.
Attraverso un lavoro apparentemen
te modesto, ma sistematico e assiduo,
si stabilirebbe così un canale costante
di comunicazione con i principali organi di informazione e di formazione
deiropinione pubblica.
Cordiali saluti.
Aurelio Penna. Milano
Ottimo suggerimento. Mi sembra
tuttavia una tipica iniziativa per la
Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia che del resto — a quanto mi
consta — ha già in progetto un servizio stampa di questo genere.
Franco Giampiccoli
3
21 aprile 1978
DIBATTITO SULL’ENERGIA NUCLEARE
Informazione... o propaganda?
Nel numero del 3 febbraio del
settimanale La Luce è stato pubblicato un articolo dal titolo :
« Mi compro un reattore... per
farmi la bomba » in una rubrica intitolata Energia Nucleare.
L’articolo non è firmato e, in
luogo della firma è scritto in
calce « Da Gioventù Evangelica
n. 48 - dicembre 1977 ».
L’articolo è una ripetizione
dei soliti temi della campagna
antinucleare identificante energia nucleare e bomba atomica e
non è informazione ma propaganda.
Nel numero citato di Gioventù Evangelica lo stesso scritto,
riquadrato, è pubblicato senza
firma, nella rubrica « Materiali
e segnalazioni ». Assunte informazioni è risultato che esso era
stato « estratto » dalla rivista
mensile « idoc » dedicata alla
« liberazione politica e religiosa
dell’uomo » N. 6-7 del giugnoluglio 1977.
Consultato questo numero della rivista, non vi era in esso
alcuna traccia di un titolo capzioso come quello della stampa
evangelica. C’era invece un articolo di nove pagine dal titolo:
« La proliferazione delle armi
nucleari ». È questo un testo
tratto dalla rivista bimestrale
francese « Alternatives non violentes », organo del Movimento
per una alternativa non violenta
in Francia. Questo testo è stato
preparato da un gruppo di militanti dei seguenti organismi :
— Partito socialista unitario,
— Partito socialista.
— Sindacato Nazionale dei ricercatori scientifici,
— Amici della Terra,
— Scienziati per l’informazione nucleare
e consta all’incirca di 5400 parole. Esso è scritto da un punto
di vista di grande perplessità in
merito al programma elettronucleare francese fondato sui
tre punti: arricchimento dell’uranio naturale (impianto Eurodif in fase di avanzata costruzione), impianto di ritrattamento e
reattore generatore veloce con
combustibile contenente dal 15
al 25% di plutonio.
Data l’angolazione ideologicopsicologica dei gruppi che lo
hanno elaborato l’articolo contiene alcune forzature, come (a
pag. 65) raffermazione che il
combustibile per reattore veloce « potrà essere trattato con
molta facilità chimicamente, per
estrarne notevoli quantità di
plutonio », ma nel suo complesso è altamente informativo sulla problematica difficile presentata dalla necessaria espansione
dei programmi elettronucleari
dei paesi industrializzati dell’occidente europeo, pena la loro deindustrializzazione.
L’estratto, di circa 600 parole,
pubblicato dalla rivista e dal
settimanale evangelico ha voluto trarre il succo dell’articolo
sulla proliferazione condensandone il contenuto in un discorso
lungo circa un nono dell’originale. Purtroppo la persona condensatrice ha trasformato del
l’informazione, sia pure « orientata », in mera propaganda disorientante.
Rintracciando pazientemente
le frasi estratte si vede che esse
sono esclusivamente quelle di
contenuto propagandistico la
cui base è la identificazione dell’uso dell’energia nucleare a scopi pacifici con il suo uso a scopi militari. Questa identificazione non corrisponde a verità. Il
momento attuale del dibattito
nucleare fra i 30 paesi che possiedono, in diverso grado, tecnologie nucleari e che si sono riuniti in un organismo di studio,
riNFCE, allo scopo di valutare
i vari cicli possibili del combustibile impiegato nei reattori degli impianti elettronucleari, è il
momento dello sforzo per accentuare la non proliferazione.
Si tratta di allargare e rendere
il più difficilmente valicabile
possibile l’abisso che divide l’uso
pacifico dall’uso bellico dell’energia nucleare.
Il pastore Giorgio Bouchard
ammoniva recentemente i cristiani ad essere dei missionari,
non dei crociati. Affrontando i
problemi nucleari nello spirito
di una crociata antinucleare si
esasperano i fanatismi e non si
aiuta l’uomo ad amministrare
con saggezza i beni che sono a
sua (iisposizione.
Mario A. Rollier
Presidente del Comitato
Direttivo del Laboratorio
Energia Nucleare Applicata dell’Università di Pavia
A cura del Comitato di collegamento italiano
Roma: un seminario
col segretario CCP
UNGHERIA: L’IMPEGNO DEI CRISTIANI PER IL DISARMO
Per una nuova etica di pace,
di fiducia e di solidarietà
La prima importante scadenza per il Comitato di Collegamento italiano con la C.C.P.
(Conferenza Cristiana per la
Pace), di recente formazione,
sarà il seminario che si terrà
dal 22 al 24 aprile a Roma sul
tema : « L’impegno per la pace
nelle prospettive di lavoro dei
credenti in Italia ». È importante il fatto che parteciperà ai lavori una delegazione del Comitato Centrale della C.C.P., comprendente lo stesso segretario
generale dott. Karoly Toth, vescovo della Chiesa Riformata
ungherese, che, tra l’altro, terrà
una lezione pubblica nell’aula
magna della Facoltà Valdese di
Teologia sabato 22 aprile alle
ore 18. Il dott. Toth parlerà su
un argomento di indubbio interesse : « La situazione delle Chiese nei paesi dell’Est europeo ».
I lavori del seminario prevedono inoltre due relazioni; una
esaminerà il tema del convegno
dal punto di vista teologico (G.
Gennari), la seconda avrà un
taglio più politico (E. Nitti).
La Conferenza Cristiana per
la Pace con sede a Praga, è un
organismo nato negli anni più
diffìcili della « guerra fredda »
per volontà delle chiese protestanti di diversi paesi europei,
con l’intento di favorire il ravvicinamento dei popoli e per impegnarsi attivamente a salvaguardare la pace. Passati gli anni cupi della paura e della tensione, la C.C.P. ha proseguito i
suoi lavori intervenendo in tutti quei settori dove necessitava
la sua presenza: il Terzo Mon
do, l’Indocina, ecc., non trascurando settori più generali come
il lavoro e il problema giovanile.
Dopo una interruzione di contatti da parte nostra dovuta alla protesta per l’invasione russa della Cecoslovacchia nel ’68,
i contatti con la C.C.P. sono stati ripresi e recentemente si è
costituito un Comitato di Collegamento italiano di cui fanno
parte: Valdo Benecchi, Paolo
Fiorio, don Giovanni Gennari,
Ermanno Genre, Franco Leonori, Luciano Martini, Luca Negro, Emilio Nitti, Sergio Ribet
e Paolo Ricca.
Al momento attuale la C.C.P.,
oltre che nei settori accennati,
è impegnata attivamente per favorire la distensione e, la coesistenza pacifica, e anche nella
lotta contro una delle più disumane e spaventose armi mai
create dall’uòmo : la bomba al
neutrone.
Per ultimo, è interessante ricordare che all’ultima riunione
della Commissione giovanile, ad
un meeting tenutosi a Leningrado, ha partecipato anche un rappresentante italiano. La Commissione ha fatto propri alcuni
argomenti molto interessanti come ; la pratica di vita « diversa » nella lotta per il socialismo,
e anche combattere l’indifferenza giovanile soprattutto nei paesi deH’Est, e, ancora, il tema
dell’XI Festival Mondiale della
gioventù e degli studenti che si
terrà a Cuba questa estate :
« Per la solidarietà antimperialista, per la Pace, per l’amicizia ».
V. R.
Nei giorni 10-12 marzo a Màtrahàza, Ungheria, in un centro della Chiesa Riformata, 43 rappresentanti della Conferenza Cristiana della Pace e della Pax Christi,
provenienti da 14 Paesi, hanno
partecipato ad una consultazione
sul tema; « Formare l’opinione
pubblica in sostegno del disarmo
e della distensione: il ruolo dei
cristiani e delle chiese e loro responsabilità ». Per l'Italia erano
presenti il Prof. Enrico Chiavacci della Pax Christi e il sottoscritto del Gruppo italiano della CCP.
Dopo le introduzioni di Kàroly
Tóth, segretario generale della
CCP, e di Robert de Gendt della
Pax Christi del Belgio, sono stati formati tre gruppi che hanno
lavorato su questi temi: 1) Una
analisi del documento vaticano
sul disarmo e la formulazione di
proposte per le attività future;
2) Il rapporto fra la distensione
ed il disarmo sulla base dell’atto
finale di Helsinki e del documento vaticano; 3) I problemi etici
relativi al commercio delle armi,
la corsa agli armamenti e la sfida
per la costruzione di un mondo
di pace.
I presenti si sono quindi ricostituiti in assemblea per un dibattito generale sui documenti
prodotti dai gruppi e per la stesura di un documento finale.
È stata impressione comune
che il dibattito su questi temi,
che pure comportano tante importanti implicazioni, sia stato
franco, aperto, durante il quale
non sono state soltanto sottintese le responsabilità dei vari Paesi e delle varie Chiese.
L’enfasi è stata posta sulla ne
cessità e l’urgenza per tutti i cristiani di lavorare insieme superando, nella comune battaglia
per la pace, tutte le barriere denominazionali e sulla necessità
della formazione deH’opinione
pubblica sui temi della distensione e del disarmo per giungere in
questo modo a formulare un’etica internazionale nuova, l’etica
della fiducia, della solidarietà,
della pace. E in questo campo
non c’è nessuno che possa esimersi considerandosi incompe.tente. Il problema del disarmo,
della pace, della convivenza pacifica è un problema essenziale per
la stessa sopravvivenza deH’umanità e quindi non può essere delegato ai politici e agli esperti. È
un processo al cui sviluppo tutti
dobbiamo e possiamo concorrere.
Dunque una nuova etica inter
nazionale fatta di pace, di solidarietà, di fiducia reciproca. E, a
proposito, è stato fatto ampio riferimento a sistemi con differenti ideologie e differenti strutture
sociali. In questo senso i cristiani devono promuovere ogni iniziativa che possa contribuire ad
una maggiore cooperazione pratica e ad una maggiore reciproca comprensione fra est e ovest.
In prima persona vi sono impegnate la CCP e la Pax Christi. Si
legge in un documento a proposito della responsabilità delle
chiese: « L’impegno per il disarmo e Fedificazione di un mondo
di pace mette i cristiani a confronto con un importante numero di problemi etici. Siamo convinti che Fimpegno dei cristiani
è atteso un po’ ovunque. La loro
condotta ha sempre influenzato,
spesso anche negativamente, la
vita sociale e politica in generale. Oggi molto possono fare per
aiutare attraverso una vita basata sulla fede, per creare una
nuova attitudine ed una nuova
atmosfera di coesistenza pacifica ».
Ampio spazio è stato dedicato
alle motivazioni per cui è necessario ed urgente un impegno perché la bomba N sia messa al bando negli USA nella Speranza che
tutte le potenze nucleari rispondano in questo senso.
In questo contesto i partecipanti alla consultazione hanno
invitato la CCP e la Pax Christi
a dare pieno appoggio alla riunione speciale dell’assemblea delFONU sul disarmo che sarà convocata a New York in maggiogiugno. Le due organizzazioni intensificheranno la loro collaborazione iniziata a Candia nel 1975
ed in tempi brevi prenderanno
l’iniziativa di organizzare una
conferenza mondiale cristiana
sul disarmo con la partecipazione di tutte le chiese per chiarire
e documentare ulteriormente il
rapporto fra la distensione ed il
disarmo, tra il disarmo e la battaglia contro la fame.
Desidero aggiungere che esiste
già un’ampia documentazione su
questi problemi e che la CCP e
la Pax Christi mettono a disposizione.
Valdo Benecchi
Tutto è cominciato cosi: il
28 dicembre 1977 quattro donne
mogli di minatori di Llallagua
(zona di miniere di stagno nazionalizzate nel 1952), arrivano
a La Paz con i loro 14 figli, con
l’intenzione di iniziare uno sciopero della fame, per indurre il
governo a liberare alcuni sindacalisti imprigionati e ad autorizzare il rientro in patria degli
esiliati. I mariti di queste donne, insieme ad alcuni altri sindacalisti, erano infatti stati
esclusi dalla amnistia generale
proclamata poco prima di Natale.
Per chiedere di appoggiare le
loro rivendicazioni (amnistia generale senza alcuna restrizione
— libertà e diritti sindacali senza limitazioni — reinserimento
nel posto di lavoro occupato prima del licenziamento per tutti
i lavoratori incarcerati, confinati o esiliati — immediato ritiro
dell’esercito che occupava da
qualche tempo la zona mineraria) esse si sono rivolte all’Assemblea permanente per i diritti dell’uomo della Bolivia, ma sono state sconsigliate dalFintraprendere un’azione così provocatrice quale lo sciopero della
fame, in un momento politico
delicato, in cui difficilmente ci si
poteva aspettare un esito positivo. Inoltre il periodo di fine
echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
d’anno non sarebbe stato particolarmente favorevole, essendo
l’opinione pubblica distratta dalle festività.
Le donne iniziarono quindi lo
sciopero della fame, compietamente senza appoggio; trovarono ospitalità presso la curia arcivescovile di La Paz.
Il 31 dicembre poi, altri due
gruppi di scioperanti si unirono
ad esse e si stabilirono in una
chiesa e nella sede di un grande quotidiano boliviano. Nello
stesso tempo si diffonde la notizia che in Francia, Svezia, Belgio, Messico e Perù un numero
cospicuo di boliviani in esilio ha
iniziato uno sciopero della fame
di solidarietà.
Solo in Bolivia si calcola che
i partecipanti a questa azione
siano stati circa 1200 già il 15
gennaio, diciotto giorni dopo
l’inizio dello sciopero. Contemporaneamente si organizza un
comitato di sostegno agli scioperanti che appoggia dall’esterno la loro azione.
La reazione governativa non
si fa attendere: dapprima accusa gli scioperanti di voler sollevare disordini, soprattutto di
mirare a turbare il clima politico in vista delle elezioni generali che avranno luogo nel luglio
di quest’anno. Nello stesso tempo il governo annuncia che le
forze armate stanno per iniziare un’azione energica per reprimere la sovversione e proteggere il popolo.
In realtà le cose erano ben
diverse e la popolazione era totalmente dalla parte degli scioperanti e sapeva benissimo che
la sua tranquillità non era per
nulla minacciata dall’azione in
BOLIVIA: LO SCIOPERO
OELLA FAME
HA COSTRETTO
IL GOVERNO A CERERE
corso... Il fatto si è che l’esclusione di 348 politici dalle misure di amnistia varate alla vigilia
di Natale era un segno evidente
dell’intenzione del governo di
continuare sulla linea sin lì
seguita.
Grazie alla mediazione di personaggi influenti i rappresentanti del governo, dei quattro
partiti politici e degli scioperanti erano giunti, il 16 gennaio, ad
un accordo che richiedeva solo
più la firma del governo per diventare operante. Ma il 17 gennaio, in maniera del tutto inattesa, il governo rompeva unilateralmente le trattative e con
un’azione di forza occupava la
redazione del giornale « Presencia » che aveva appoggiato lo
sciopero, ne cacciava il gruppo
di manifestanti che aveva trovato ospitalità nella redazione
stessa ed operava analogamente
nell’Università, nella sede del
sindacato dei giornalisti e in
due chiese cattoliche.
Le reazioni a questo gesto di
forza erano immediate, sia da
parte delle chiese, sia da parte
dei sindacati e naturalmente anche da parte dell’opinione pubblica.
A mezzanotte dello stesso giorno, il presidente Banzer in un
messaggio radiodiffuso, accettava le quattro condizioni che avevano dato l’avvio alla manifestazione e dava le più ampie garanzie per la libertà di tutti coloro che avevano partecipato allo sciopero della fame.
Straordinario, oltre all’appoggio indubbio che le chiese cattolica ed evangelica (in primo
luogo la chiesa metodista) hanno dato a questa protesta, è la
forza che questa contestazione
iniziatasi spontaneamente, senza
appoggi e senza preparazione,
ha avuto nel trascinare con sé
l’intera popolazione boliviana,
costringendo il governo a cedere totalmente.
E nello stesso tempo i « coordinatori sindacali », cioè quei
sindacalisti creati dal governo
perché difendano le posizioni
govemative all’interno della classe operaria, sono stati completamente smascherati e sconfessati.
4
21 aprile 1978
La fotta politica e sociale delie donne nell’esperienza di alcune protagoniste
Coraggio e compassione
Le parole di queste militanti ci ricordano che l’intransigenza e la generosità, il rigore e
rezza della scelta di campo e la carità non sono virtù contradditorie ma complementari
la fie
Questo libro è un libro parlato. Le quarantotto interviste che
— introdotte da una bella prernessa, essenziale alla comprensione — lo compongono, sono
state trascritte dal magnetofono
in modo da conservare, nella misura del possibile inalterata la
immediatezza del parlato. Non
per un fatto di moda letteraria,
rna per una ragione sostanziale :
l’impossibilità di dare altrimenti evidenza al ’vissuto’ di queste
donne, in rapporto con il ’politicò’ (nell’accezione classica del
termine) lungo un arco di tempo di più di settant’anni e in
uno spazio geografico che va dall’Italia meridionale a Parigi, a
Mosca, pur se ’ripercorso’ da
Torino, dall’interno della realtà
operaia e comunista torinese.
L’apparenza di ’facilità’ del libro non deve trarre in inganno:
non è infatti un libro destinato
a lettori frettolosi. Queste ’compagne’ hanno accettato di raccontare ai fini di una pubblicazione ’perché sono state convinte che la loro esperienza poteva
servire ad altri, ai giovani soprattutto’, avverte la Guidetti
nella premessa. ’Servire’ non,
semplicemente in quanto ’edificante’, ma soprattutto, ed essenzialmente, in quanto pone domande di fondo, non eludibili.
Contributo dunque, prezioso, su
cui riflettere e discutere, e attirare l’attenzione dei più distratti o prevenuti. La scelta delle
compagne da parte dell’intervistatrice ’è avvenuta casualmente, in base a rapporti avuti durante la Resistenza e dopo, a legami di affinità politica, di conoscenza e, perché no?, di affetto’. Si tratta di una ’casualità’
feconda. Questi ’rapporti’ e ’legami’ dell’autrice con le compagne che qui parlano (e di cui si
parla) sono funzione della specifica ricchezza di questa testimonianza corale. Corale in senso proprio. Queste voci non possono essere intese, comprese separatamente : compongono un
mosaico non un’antologia. Poiché queste righe non vogliono
essere altro che un invito alla
lettura credo che invito migliore non possa venire che dalla
viva voce di queste donne.
« Mi portarono alle Nuove...
So di essere uscita il 17 settembre (del ’44, n.d.r.) con lo scambio di un grosso pezzo fascista.
Lo scambio avvenne nella Casa
Littoria di Chieri. Quando il
persoimggio arrivò chiese ai camerati con chi avveniva il cambio. Loro accennarono alla sottoscritta che da più di un’ora
aspettava con impazienza. Lui
VIETNAM
(segue da pag. 1)
glienza da lui fatta alla Delegazione del Viet Nam ricordando,
in quell’occasione, quanto lui
aveva lottato contro quella guerra insensata e come, prima ancora, aveva direttamente collaborato con Martin Luther King.
Nella lettera lo esortavo ad impegnarsi perché gli USA partecipassero alla ricostruzione di
quel paese che essi avevano distmtto. Alla mia lettera Andrew
Joung rispose il 18 ottobre con
il seguente scrìtto:
Caro Senatore Vinay,
mi son rallegrato nel ricevere
la Sua lettera nella quale loda
i miei commenti all’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, in
occasione dell’ammissione del
Vietnam all’Organizzazione mondiale. Ho apprezzato la Sua
espressione di solidarietà.
Come ho dichiarato in quella
occasione, gli Stati Uniti in futuro provvederanno al Vietnam
ed io spero che l’ingresso del
Vietnam nelle Nazioni Unite contribuisca alla lotta per la pace
in tutto il mondo.
Coi migliori auguri, sinceramente Andrew Young.
Son passati ormai più di cinque mesi, speriamo che non vi
sia solo lunghezza burocratica
negli attesi aiuti, ma che una
chiara volontà politica li definisca finalmente!
sprezzante mi dice: — Io per
una donna ! ».
(Teresa Bosco ved. Testa,
settantanovenne )
« Il 18 aprile, mi pare, i partigiani attaccarono la Casa Littoria di Chieri.
Dalla Casa Littoria partivano
raffiche sui nostri partigiani colpendone parecchi. Il comandante della Casa Littoria era il tenente N. Con lui sparava il figlio di quattordici anni.
I partigiani reagirono e naturalmente ebbero la meglio. I due
furono giustiziati. La moglie del
tenente N. era in ospedale perché aveva avuto un bambino nato morto. Venne presa prigioniera perché aveva pronunziato
gravi ingiurie contro i partigiani dicendo al marito di procurargliene uno bel grasso per farne sapone per lavare il figlio che
sarebbe nato, almeno cosi, dicevano. Fu arrestata e portata a
Moncucco e assegnata alla mia
sorveglianza (la partigiana che
racconta era stata ferocemente
torturata dai fascisti e, riuscita
fortunosamente a fuggire, si trovava ricoverata presso una formazione GL, n.d.r.). Non era in
buone condizioni. Sapeva della
morte del marito, ma non ancora del figlio. A casa aveva ancora altri 4 figli. (...) Be’, ancora oggi riconosco che se è vissuta è perché io ho supplicato
il capitano Negro di non arrivare a questo, perché se i figli
dimenticano la morte del padre
e del fratello, non avrebbero dimenticato la morte della madre.
Fu salva. Non solo, di nascosto,
feci pervenire alla madre e ai
bambini l’indispensabile per non
morire di fame.
Io non volevo che noi fossimo stati come gli altri. Perché
se i fascisti erano quei torturatori che avevo visto, volevo che
i partigiani si differenziassero
per quel senso di umanità... ».
(Anna Bechis,
sessantaquattrenne, pp. 509
e 510)
« Quando ero in Commissione interna (dopo la Liberazione,
alla Lingotto, n.d.r.) abbiamo
fatte tante battaglie e abbiamo
fatte tante rivendicazioni. Abbiamo fatto sfrattare un colonnello che abitava in una palazzina di proprietà della Fiat e
abbiamo fatto un bell’asilo e
una scuola materna. E questo
malgrado che i compagni della
Commissione interna se la ridevano quando io ho fatto questa
proposta. Non credevano fosse
possibile sfrattare un caporione.
Li abbiamo fatti stare tutti con
la bocca aperta. Non parlavo
italiano, perché non sono tanto
in gamba, ma anche in piemontese sapevo chiedere quello che
era giusto ottenere ».
(Anna Anseimo,
settantanovenne, pp. 79-80)
Coraggio e pietà, abnegazione
e ricca umanità emergono, con
naturalezza ed umiltà, dalle parole di queste donne, di queste
militanti. Esse ci ricordano che
l’intransigenza e la generosità,
il rigore e la fierezza della scelta di campo e la carità non sono virtù contradditorie ma complementari. In queste pagine ricorre, frequente, l’allusione alla
’grande possibilità positiva’,
quella che, ritrovando le parole
di Barth, ’pone il reazionario definitivamente - nel torto, nonostante il torto in cui si trova il
rivoluzionario’ ( ’L’Epistola ai
Romani’, Milano, 1974, p. 473).
Lector
Bianca Guidetti Serba, Compagne,
2 voli., Einaudi, 1977.
INTERVISTA AD UN PARTIGIANO
Delusi, ma non vìnti
L'anno scorso la Claudiana ha pubblicato un bel volume che
raccoglieva i vari numeri del giornale partigiano « Il Pioniere »,
preziosa documentazione della Resistenza nelle valli del pinerolese.
Sulla funzione che il giornale ebbe durante la resistenza e su questa ristampa, abbiamo rivolte alcune domande ad uno dei primi
partigiani che organizzarono la resistenza alle Valli, Emilio Travers (Mille) di Pramollo, da anni residente a Inverso Pinasca.
— Dove ha svolto la sua attività di partigiano?
— Ho fa,tto parte della 5^ Divisione Sergio Toja in qualità
di intendente della Brigata Val
Germanasca. La mia attività era
particolarmente dedicata agli
approvvigionamenti per la Brigata stessa in stretto collegamento con la squadra del compianto Dino Buffa di Luserna
S. Giovanni. La squadra di D.
Buffa operava nella zona della
pianura pinerolese da cui proveniva gran parte dei rifornimenti
per la divisione. La mia squadra aveva sede in Pramollo, centro di collegamento delle valli
Penice e Germanasca, dove affluiva gran parte delle provviste
provenienti dalla pianura (il
centro era a Vigone).
TRA LE RIVISTE
«Gioventù Evangelica»
L’ultimo fascicolo della rivista
« Gioventù Evangelica » è in
gran parte dedicato alla figura
e all’opera teologica di Giovanni Miegge. Alle impressioni
schizzate da Giorgio Tourn si
aggiunge un testo dello stesso
Miegge su: ’L’idea cristiana di
Dio’ ripreso dalla recente antologia di scritti di Miegge edito
dalla Claudiana. Nel filone ’Dibattito’ s’incontrano diversi interventi raccolti anche in vista
del prossimo campo studi della
FGEI. Tra questi segnaliamo lo
stimolante contributo e avvertimento di F. Barbero sulle recenti intese chiesa-stato (« le divisioni reali non sono tanto
quelle di componenti, ma quelle
di classe ») ; in definitiva però
la posizione di osservatore dell’A. risulta poco convincente. Si
ha l’impressione che l’A., nel
tentativo di esprimere un’indicazione profetica, non tenga conto della storicità del protestantesimo italiano ma lo voglia assimilare ad un fenomeno religioso momentaneo. Due reportages su Cuba di prima mano
ci introducono sul tema di fede
e impegno politico nella terra
del « socialismo reale ».
Una scheda sulla « germanizzazione dello stato », destinata
allo studio di gruppo, chiude,
con respiro d’attualità la rivista.
«Protestantesimo»
Con un saggio di grande impegno e, finalmente, in un linguaggio adatto anche ai non
specialisti Paolo Ricca affronta
— nel n. 1/1978 della rivista Protestantesimo — il problema del
cristiano davanti alla morte. In
questa ampia trattazione, confortata da una bibliografia in
cui non mancano autori moderni, si trovano spunti interessanti che potranno essere ripresi
dai predicatori o da chi è interessato al tema della sofferenza.
Notiamo che' il problema dell’eutanasia (pag. 28) è solo sfiorato, in compenso il saggio, singolarmente costruito, apre lo
sguardo a prospettive di riflessione (morte e società, morte e
Dio, morte e fede) su un argomento diffìcile ma sul quale l’A.
ha considerato «necessario rompere il silenzio » che lo circonda.
Speriamo che il saggio in questione, dallo stretto recinto dei
lettori di « Protestantesimo »,
possa spiccare il volo verso un
pubblico più vasto. Nella rassegna « Studi critici » troviamo
due recensioni su temi di spicco : « Dio nella coscienza moderna » e « La presentazione
dell’Ebraismo nell’insegnamento
teologico ». Inoltre Vittorio Subilia, con un titolo non privo di
humor: gli Stati Uniti d’Europa, presenta un complesso contributo politico sul tema della
identità dell’uomo europeo tra
le superpotenze mondiali. Un
aggiornamento di Giorgio Peyrot sulla questione delle intese
tra la Repubblica italiana e le
chiese valdo-metodiste e dieci
ampie recensioni concludono
questo numero di Protestantesimo. G. P.
— Quale ruolo ha avuto « Il
Pioniere » nella sua formazione
personale?
— Decisamente positivo, nonostante si trattasse di im loglio
clandestino che non poteva ospitare tante altre notizie importanti. La pericolosità di questo
foglio di collegamento era tale
che se qualcuno se lo faceva trovare in tasca dalle bande nere
poteva essere passato per le armi.
— Vi erano momenti di confronto e di dibattito fra i partigiani attorno ai discorso di questo loglio?
— Non sono mancati. Abbiamo appreso da uomini come Jacopo Lombardini, Pietro Regis,
Francesco Lo Bue, quello che
doveva essere il comportamento
di un partigiano, di un cittadino, sia in tempo di guerra come
in tempo di pace.
Con noi in montagna vi erano numerosi giovani e giovanissimi che ancora non capivano i
termini precisi della situazione
in cui si trovavano; ragazzi pieni di buona volontà ma privi di
esperienza, vissuti in un tempo
in cui la cultura dominante era
il fascismo. Perciò « Il Pioniere » e gli uomini come quelli
menzionati sopra costituirono
una possibilità di formazione e
di informazione che era stata
loro sottratta dal fascismo.
Al termine di ogni discussione la parola d’ordine che risuonava nel cuore di ognuno era:
pace, giustizia e libertà. In questi anni del dopoguerra purtroppo questi ideali ci hanno lasciati piuttosto delusi, ma non vinti.
— Come valuta la decisione
della Editrice Claudiana di ristampare la documentazione de
« Il Pioniere »?
— Il mio giudizio è nettamente positivo perché secondo me è
l’unico documento, pur con delle lacune, che rispecchi fedelmente la realtà della lotta partigiana, come facilmente si può
constatare col libro in mano.
Ho notato delle mancanze qua
e là: probabilmente alcuni documenti preziosi non sono pervenuti a chi ha raccolto il materiale per la riproduzione. Faccio un esempio : ho notato l’assenza del manifesto che riporta
il massacro del Ticiun (Pramollo), in data 11 novembre 1944.
A parte queste mancanze l’edizione è di grande utilità per
mantenere viva questa grande
pagina della nostra storia.
Intervista a cura
di Ermanno Genre
Una proposta del MIR
Un digiuno
per cambiare
direzione
4 aprile 1978: IO» anniversario
della morte di M. L. King. Con
la sua vita e la sua morte, Martin Luther King ha mostrato
che la vera forza è la NONVIOLENZA: la potenza dell’amore
di Dio si realizza nella vita sociale e politica, come lotta nonviolenta per la giustizia e la pace, cominciando dalla liberazione interiore.
Anche per noi in Italia oggi,
per non farci vincere dal terrore provocato o strumentalizzato, la nonviolenza è l’unica risposta liberante; dobbiamo abbandonare la strada della violenza e controviolenza crescenti,
anziché invocare il potenziamento dell’apparato repressivo, la
militarizzazione, la limitazione
delle libertà; queste « sicurezze » materiali vengono continuamente superate nella corsa alla
maggiore violenza.
Aniziché fidare nella difesa armata, nelle automobili corazzate, nelle schedature generalizzate, vogliamo creare una mobilitazione delle risorse morali e
spirituali del nostro popolo:
proponiamo perciò di riflettere
sulla difesa popolare nonviolenta.
Come primo passo per rompere la spirale della violenza,
proponiamo una giornata di digiuno e riflessione (e preghiera,
per chi crede), domenica 23 aprile prossimo.
L’idea di questa giornata è
sorta in noi come risposta alla
angoscia creata dal rapimento
di Aldo Moro. Con il digiuno, fidando nella forza della convinzione e della ragione piuttosto
che in quella delle armi, vogliamo chiedere che siano lasciati
in libertà tutti gli imprigionati
senza colpa e senza giudizio legale, chiunque siano i loro carcerieri (mentre per i detenuti
con fondamento, chiediamo condizioni umane e educative di detenzione).
Chiamiamo a questa giornata
singoli, gruppi, comunità, parrocchie, che agiscano ciascuno
nella sua sede, in tutto il paese.
Durante tale giornata, ci dedicheremo alla meditazione e alla
riflessione comunitaria su come
fare incisive azioni nonviolente
in Italia oggi (qualcuno inventerà forse una rappresentazione
teatrale, o canti, o poesie), che
infondano pace, forza, gioia, a
noi e al paese.
Soprattutto, partendo da questa giornata di riflessione, speriamo che nascano tra noi molteplici ispirazioni sulle vie da
percorrere per essere liberati
dalla violenza.
L’Assemblea Nazionale del
MIR (occasione di incontro aperto) si aprirà sabato 29 aprile
(ore 16) nella sala dell’Hotel
YMCA (P.za Indipendenza 23,
Roma) e proseguirà il 30 aprile
e 1«> maggio a Rocca di Papa
(Centro Evangelico Battista).
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffi,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GlAMPICCOLl
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: « L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli : Via Arnaud, 25 •
10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10,000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
■ economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrol ■ Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
V._____________________________________/
5
21 aprile 1978
NELL’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE RIFLETTIAMO SULLA NOSTRA RESPONSABILITÀ’ DI CREDENTI
BEFEHL VON OBEN
(ordine superiore)
Nelle parole di un pastore valdese — scritte
nel giugno 1945 sulla pagina della gioventù valdese
dell’Eco delle Valli — il passato cupo e ossessivo
dell’occupazione nazista viene superato
in una prospettiva evangelica la cui portata,
al di là di un momento particolare, arriva fino a noi
e alla crescente oscurità in cui viviamo
con un messaggio di libertà e di speranza.
mON PIÙ RETICOLATI WEE MORDO.
¡Plus re barbeiJSli, morde,^
lo KORE BARBE» ViRE IN THE' WORLD
[ElNt STAtHSLDiaHTE MEHR IN DtPl-Wl
Non odio, ma
speranza e impegno in questa
targa murata
in una delle vie
di Bobbio Pellice.
Una parola maledetta
È l’ultima parola che ho udito dalla bocca dei tedeschi. Si era al mercoledì sera.
Dal lunedì fervevano i preparativi per la
partenza.
Mentre stavo per andare all’Asilo dei
Vecchi a presiedervi il culto, ecco giungere
al presbiterio con passo deciso l’interprete
germanico, seguito da due soldati col mitra
spianato. Mi presento prima ancora che abbia il tempo di suonare.
— « Dovete venire al Comando per una
cosa urgente». « Subito? ».« Fra cinque
minuti al massimo ». — E partono.
Esco in istrada. La popolazione è terrorizzata. Hanno preso degli ostaggi. Molte
donne piangono. Gli uomini che son stati
convocati in caserma e che non son stati
presi, fuggono. Fuggono anche tutti gli altri.
Dico a mia moglie: « È l’ora decisiva,
Dio ci aiuti ». Che fare? Fuggire? Presentarsi? Vi sono degli ostaggi dentro, forse
posso far qualcosa per loro, ad ogni modo
condividerò la loro sorte. Aspettavo questo
momento, sapevo che sarebbe giunto. Avevo sempre pregato Dio di darmi il coraggio
per compiere il mio dovere fino all’ultimo.
Vado al Comando. Anziché farmi entrare con gli ostaggi, Un maresciallo e l’interprete mi fanno uscire dal recinto della caserma, mi conducono rapidamente verso il
muro della Casa Valdese, i due soldati col
mitra ci seguono: Il maresciallo con tono
grave mi dice; « Befehl von oben »!
Tn un baleno rivedo la scena delle esecuzioni alle quali ho assistito. Questa volta
non c’è la solita pompa. Hanno fretta. Son
pronto. Sin dal primo giorno dell’occupazione germanica sapevo che vi era per i
pastori questa probabilità.
Ma no, era solo per spaventarmi e per
intimarmi d’andare ad avvertire il comandante dei partigiani, che se il presidio fosse
stato attaccato nella notte, se un solo colpo
fosse stato sparato, gli ostaggi sarebbero
stati fucilati. Parto, vedo il comandante che
mi promette che nella notte i partigiani non
si sarebbero mossi. Ritorno la sera tardi,
dopo il coprifuoco, in Villa, col cuore più
leggero.
Ma quel « Befehl von oben » mi è rimasto piantato nel cervello. Ricordo d’averlo
udito altre volte, il giorno prima, il martedì, quando son venuti in casa a prendermi
la bicidetta. Il 7 marzo quando, chiamato
per preparare alla morte un partigiano, chiedo al comandante germanico: «Perché questa esecuzione, dal momento che il giovane
è stato graziato? ». — « Befehl von oben ».
Dopo l’esecuzione domando che il servizio funebre possa aver luogo regolarmente:
« Niente, sono dei banditi. Befehl von
oben ».
L’8 agosto supplico che si trasporti a Torre Pellice Valdo Jalla perché possa essere
assistito dal suo Pastore (il ritardo di un
giorno può salvare una persona), mi si risponde: « Abbiamo già aspettato troppo.
Befehl von oben ».
« Befehl von oben », questa parola maledetta la devo aver udita altre volte ancora,
perché è diventata per me un’ossessione.
E vedo tutti i milioni di soldati tedeschi
coi loro generali, casco in testa, impettiti,
dire in un tuono di voci, tutti insieme, tutti
colla stessa convinzione, in atteggiamento
di ubbidienza cieca: «Befehl von oben».
Col suo « ordine superiore », questo popolo
che avrebbe potuto recare alla prosperità e
al progresso dell’Europa e del mondo un
grande contributo, che ha tante buone qualità che altri popoli non hanno, eccolo massacrare popolazioni inermi, devastare fertili regioni, far morir di fame migliaia e centinaia di migliaia di creature innocenti, instaurare nel mondo il sistema della più feroce rappresaglia, non più dente per dente,
occhio per occhio, ma quattro, dieci occhi
e denti per un occhio e per un dente, perché? Senza discutere, senza alcuna obiezione, « per ordine superiore ». E vedo questo
popolo inquadrato, disciplinato, in una interminabile colonna precipitare col suo
« Befehl von oben » nell’abisso senza fondo
della più grande rovina che possa colpire
una nazione.
L’unico ordine superiore per noi
è queiio che viene da Dio
« Ordine superiore ».
Siamo macchine, ruote di un gigantesco
meccanismo, marionette comandate da un
gran burattinaio che tira e rallenta i fili delle nostre mani, dei nostri piedi, della nostra
mente, del nostro cuore, oppure degli esseri
pensanti, delle individualità, delle personalità umane capaci di giudizio, di valutazione
dei fatti e delle persone?
Vi è una coscienza generale cosmica o
collettiva o razziale o nazionale che schiaccia, annienta, standardizza, uniformizza
tutte le coscienze, oppure io ho una coscienza che seleziona le idee, gli ordini, che
separa il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, e dà alla volontà l’impulso per resistere
ad un ordine malvagio, una coscienza che
dev’essere sensibile e ricettiva per un solo
Aprile 1945 - La gioia di due fratelli partigiani che si
ritrovano dopo la Liberazione.
« Befehl von oben », per un solo comando
che viene di sopra, dall’alto, ma non dalle
altezze del potere, della gloria, della sapienza degli uomini che precipitano ad ogni soffio di vento della storia, ma che procede
dalla vera, eterna, onnipossente altezza,
l’ordine veramente superiore, in modo assoluto, totalitario, la voce dell’Iddio giusto,
santo e buono che ha scelto il cuore dell’uomo come suo abitacolo e vuol farne un cuore libero, un cuore nobile, un cuore grande, un cuore felice, e non un autòma, un
ingranaggio senz’anima, un numero, un
pezzo di ricambio, un essere costruito in serie, uno schiavo?
Perciò Dio insegna ai suoi figli la ribellione al « Befehl von oben » ingiusto, l’obiezione di coscienza all’ordine superiore contrario alla Sua volontà. Dio insegna il rispetto della libertà umana quando un subor
dinato, per scrupolo morale, non si sente di
eseguire un dato ordine. Dio ha stabilito
che una nazione si innalza quando le coscienze dei cittadini sono libere, possono
esprimersi, svilupparsi, quando sono educate al rispetto delle leggi spirituali e morali eterne, decade invece quando la coscienza dei cittadini è fatta tacere colla forza,
educata all’ubbidienza cieca, senza discussione. Una nazione prospera quando la coscienza è liberata dalle costrizioni esteriori
e si piega ad un solo « ordine superiore »
quello eterno, assoluto, quello di Dio.
Perciò il solo atteggiamento onesto, virile
e in ultima analisi savio e benefico per gli
individui e per le collettività, è quello degli
apostoli; Bisogna ubbidire a Dio anziché
agli uomini.
Esso crea dei martiri, ma salva i popoli
e l’umanità intera.
Mai più «ordini superiori»
che ci obblighino ad agire
contro la nostra coscienza di cristiani
Dio mi conceda di non udire mai più il
« Befehl von oben », in tedesco e, intendiamoci bene, in nessun’ultra lingua forestiera
e tanto meno in italiano.
Tanta gioventù nostra avrebbe invano
sparso il suo sangue se dovessimo ricadere
sotto una qualunque schiavitù della mente,
dello spirito, del cuore.
Ad ogni modo è bene precisare sin d’ora
il nostro atteggiamento di giovani valdesi
credenti.
Siamo tutti sottoposti, per motivi di lavoro, di appartenenza ad uno dei partiti politici o a qualunque altra organizzazione, a
dei superiori o a dei regolamenti, e siamo
tutti sottoposti alla legge che regola la vita
della Nazione, legge che sarà l’espressione
della volontà del popolo e che vincolerà naturalmente tutto il popolo. E non saremo
noi ad insegnare il falso concetto della libertà, secondo il quale ognuno può fare
quel che gli pare e piace, senza rispetto per
la libertà altrui, senza deferenza per i superiori, per le istituzioni religiose, civiche
e politiche.
L’ordine, la disciplina, la cordialità dei
modi, il rispetto reciproco, sono qualità essenziali del cittadino libero e demoeratico,
ma
nessuno - niente
né capo-ufficio, né comandante, né capopartito, né legge, ci obblighi a fare ciò che
la nostra coscienza di cristiani ci vieta di
fare. Non la legge scritta e neppure quella
non scritta che ha, più della prima, presa
sugli animi e sui costumi, la comune, volgare valutazione del bene e del male, il corrente concetto della moralità che tollera,
giustifica l’adulterio, la prostituzione, l’ubriachezza, il vizio, la disonestà, l’imponderabile ma pur consistente opinione pubblica
, che per la maggioranza degli uomini è l’ordine superiore al quale si ubbidisce, ma che
per noi cristiani non viene dall’alto bensì
da molto basso, dalle profondità malvage
della nostra natura decaduta dalla sua primitiva altezza.
Basta dunque col « Befehl von oben »
di qualunque provenienza! La dura lezione
del popolo germanico e la dura sorte della
nostra Patria debbono scuoterci dal letargo.
Siamo finalmente liberi! Noi rivendichiamo
la libertà di praticare il Cristianesimo, cioè
l’insegnamento di Gesù non solo nel luogo
santo e santissimo del recinto chiuso dell’Unione Giovanile e della Chiesa, ma nel
campo vasto del nostro mestiere, della nostra professione, della nostra attività civile
e politica, nazionale e internazionale.
Pronti a collaborare ad ogni iniziativa
collettiva, colle finestre aperte sul mondo,
ma intransigenti, testardi, tetragoni ogni
qual volta ci si chiede di fare o anche solo
di pensare — l’idea è la leva di ogni azione — in modo contrario ai principii che
Dio ha scolpito nella nostra coscienza e che
la Parola scritta della Rivelazione illumina
di luce sfolgorante.
Gustavo Bertin
6
21 aprile 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Il sapore
della
tradizione
valdese
Ho visitato, qualche anno fa, la
Vallouise nel Delfinato. E una
bellissima vallata ai piedi del
Pelvoux, sulla sinistra della Durance. Avevo letto la storia valdese di Molnar pubblicata dalla
Claudiana e avevo visto al museo
l immagine di quella famosa Salme Chapelue in cui i Valdesi della zona avevano cercato rifugio e
nascondiglio. Invano, perché le
truppe dell’inquisitore Cattaneo li avevano sloggiati affumicandoli con enormi fuochi e tutto era terminato con un immane
massacro. Con la benedizione papale non delle vittime che avevano rifiutato di difendersi in stretta. aderenza ai loro principi non
violenti, ma per i massacratori e
per il re di Francia Carlo Vili
arricchitosi col bottino.
Ero quindi curioso di vedere
se rimaneva nella valle qualche
ricordo della presenza valdese.
Arrivato nel maggior centro
della valle ho immediatamente
capito che il passaggio valdese
aveva lasciato una' traccia: proprio di fronte alla cattedrale romanica, dal bel portale in legno
scolpito, campeggiava una scritta provocante in caratteri gotici: Le Vaudois". Era l’insegna
di un negozio di articoli sportivi e di souvenirs. Ed era anche
l unica traccia rimasta del sangue versato da vittime colpevoE solo di rifiutare un certo tipo
di religione e un certo ordine
costituito che essi ritenevano in
contrasto con l’Evangelo di Cristo.
Qualcuno dei lettori si chiederà che cosa mai questi miei
ricordi di viaggio abbiano a che
fare con il titolo di questa rubrica. Ebbene, la stessa sensazione di disagio e di amarezza
Iho riprovata recentemente sfogliando un giornale locale. In
una pagina dedicata in gran parte alla pubblicità una immagine
ha immediatamente attirato la
mia attenzione, come certo anche volevano gli inserzionisti:
una ragazza a mezzo busto, con
l'inconfondibile cuffia valdese e
lo scialle a frange lunghe, dal
sorriso dolce e gentile, regge una bottiglia di liquore e sotto
si può leggere, oltre al nome del
liquore e della cittadina del pinerolese in cui esso viene fabbricato, "al bar o in casa... il sapore della tradizione valdese".
Dunque i liquori "des Vallées
vaudoises" hanno fatto scuola e
ora la tradizione valdese ha un
sapore chiaramente definito e
identificato, quello del liquore X.
So bene che la pubblicità ha
le sue esigenze e quindi non discuto sulla legittimità o meno
di una tale scelta propagandistica: se mai posso considerarla
di dubbio gusto. Quello che mi
preoccupa è la prospettiva che
veramente, come in Vallouise, il
sapore della tradizione valdese
sia proprio concentrato solo più
in un liquore o in una croce ugonotta, appiccicata su una bottiglia o altrove, ma non niù nella ^ fede, non più nel rifiuto di
ciò che non è conforme all’Evangelo. ^
Così come un altro elemento
di preoccupazione rilevo nella
assoluta indifferenza con cui, da
parte valdese, si accettano simili proposte pubblicitarie. Anni
fa si era discusso, e molto, se
fosse opportuno o meno utilizzare il costume valdese in occasione di feste o sagre paesane,
per mostrare ai turisti come vestono i valdesi. Mi pare che si
fosse deciso per la non opportunità, e proprio perché quello
che caratterizza il Valdismo non
è il costume né il sapore del liquore ma la fede. La sola possibilità perché la Val Pellice o
la Val Germanasca non diventino la Vallouise è che torniamo a ripensare e rivivere la nostra fede.
Bruno Bellion
TORRE PELLICE
Nuto Revelli denuncia l’irresponsabile
liquidazione del mondo della montagna
Numerosa partecipazione aN’incontro con l’autore de ”11 mondo dei vinti” organizzato dalla
Società di Studi valdesi - Un discorso sul cuneese che tocca da vicino anche le nostre valli
Numerosa e partecipe è stata
l’assemblea che venerdì sera si
è radunata nei locali della Scuola Media Statale per incontrare
Nuto Revelli, il noto pubblicista
cuneese autore del recente libro
,« Il mondo dei vinti ». Qualche
vecchio amico e conoscente, qualche compagno di militanza politica e molti giovani, fra i presenti, a sottolineare l'interesse della
serata, abbiamo riconosciuto i
sindaci di Torre Pellice, Angrogna, Rorà ed il presidente della
Comimità Montana.
Dopo una breve presentazione
ed un saluto del presidente della
Società di Studi Valdesi, a cui si
deve l’organizzazione dell’incontro, Nuto Revelli introduce con
poche parole il dibattito. Molte
cose sono contenute nel suo
libro ma altra cosa è sentirle
esposte con il tono pacato e sereno di una persona che dice e
scrive le cose perché le ha vissute e rimuginate e di conseguenza
le sente. Una cosa è la letteratura, anche di montagna, di ricordi, di memorie, altra cosa è la
testimonianza; Revelli appartiene alla testimonianza non alla
letteratura.
La sua esposizione ed il dibattito che ne è seguito, in cui ha
ripreso ed approfondito i temi
del discorso, si concentra su una
idea chiave: la società moderna
e la classe politica italiana hanno compiuto una operazione irresponsabile ed assurda liquidando il mondo della montagna per
inseguire il miraggio deH’industrializzazione.
Le fabbriche però, dice qualcuno, non nascono e non funzionano solo per volontà di alcuni,
perché uno decide di farle ma
perché conviene farle e conviene
ad una categoria di persone molto bene individuabile, i detentori
del capitale; certo risponde Revelli ma lo spazio indiscriminato
lasciato al capitale è frutto di insipienza o cecità dei politici. Sono questi uomini che hanno retto le sorti della nazione per decenni senza rendersi conto che
occorreva fare tutto il possibile
per potenziare, rinnovare, sorreggere la vita dei montanari, e
non per motivi sentimentali ma
economici perché una montagna
custodita è garanzia di equilibrio,
una montagna abbandonata diventerà matrice di disastri nei
prossimi anni.
È possibile fare marcia indietro? Fare qualcosa si può, risalire tutta la china, no. Si possono
potenziare le forme di vita associata, le cooperative, le comunità montane come unità di vita di
base, si possono chiedere provvedimenti legislativi e norme per
PINEROLO: ATTUALITÀ’ DELL’ETICA
Una morale “raccontata
II
Giovedì 6 aprile si è poi svolta,
sempre nella saletta del tempio
valdese di Pinerolo, la terza serata organizzata' dal Collettivo
ecumenico di ricerca biblica, sul
tema « a che punto siamo con gli
studi di teologia morale? » introdotta da don Gianangelo Palo,
professore di teologia morale all’università di Friburgo (CH).
La sua scelta di iniziare la propria comunicazione con la lettura del passo lucano che narra l’episodio del buon samaritano,
rappresenta il segno di una svolta negli studi della morale cristiana; significa abbandonare il
tradizionale discorso sistematico, per abbracciare il metodo
narrativo, pedagogico, di superamento della « norma », che è poi
lo stesso metodo scelto da Gesù
nell’episodio citato. Di fronte alla domanda etica di sempre, «cosa devo fare? come mi devo
comportare? » Gesù risponde
« raccontando » e stravolgendo i
termini della questione. Non afferma « il prossimo è colui che è
stato aggredito » ma domanda
« chi è stato prosisimo verso
l’aggredito? ». Gesù non dà l’indicazione della obbedienza ad
una norma, ma si rivolge diret1 tamente a qualcuno che così diventa soggetto di moralità.
Il prof. Palo ha poi richiamato
la lettura critica della Scrittura:
così come noi, nel lavoro esegetico, assumiamo un atteggiamento critico, ricercando il messaggio teologico centrale, lo stesso
procedimento va assunto per le
norme etiche, in particolare comprendendo come ogni sistema
normativo è collegato strettamente ad un certo e precisato sistema culturale. Le stesse affermazioni di Paolo non vanno dunque assunte acriticamente.
Si è poi affrontato la questione
assai controversa dell’autonomia
della morale, sulla quale si è
spesso incentrata la polemica
cattolico-riformata. Per i cattolici la morale ha una sua base
naturale e cioè autonoma rispetto aH’Evangelo che la integra innestandosi su di essa. Per i riformati l’Evangelo mette in questione la totalità dell’uomo naturale, compresa la sua morale.
Il prof. Palo si è chiesto con una
punta di provocazione, se la nostra ostilità di riformati all’autonomia della morale non comporti il rischio di una immagine di
Dio distorta: sembrerebbe, ha
detto, che Dio sia quasi geloso
se l’uomo riesce ad essere se
stesso, se cresce, se si dimostra
responsabile; e ha proposto una
pista di ricerca: al momento della morte, Gesù ha manifestato un
grande senso di solitudine dicendo « perché mi hai abbandonato? ». Ebbene, di fronte a questa
domanda, Dio tace, lascia che
Gesù scelga da solo. Ed è questa « autonomia di morte » che
fa risorgere Gesù. La pista di ricerca sta nella riflessione sulla
« presenza-assenza » di Dio: Dio
è presente e signore della nostra
vita, ma nello stesso tempo Egli
non ricerca la nostra totale passività, non ci opprime e vuole
che noi ricerchiamo da soli responsabilmente le nostre norme.
C’è però da chiedersi se si tratti di una nuova « pista » dal contenuto stimolante o di una nuova formulazione della perenne
tentazione dei cristiani: non accettare fino in fondo il giudizio e
la grazia di Dio ma preservare
uno spazio all’uomo naturale che
permane in noi.
Un altro elemento sottolineato
dal prof. Palo è quello della im^ortanza della comunità: ‘~senza
oT'essa'tutta quésta prospettiva
viene a cadere, perché da soli non
si crea, non si narra, non ci si
responsabilizza e lo Spirito non
fonda la sua libertà.
Il dibattito che ne è seguito è
stato molto ricco e articolato:
tra i vari contributi, ricordo solo^ tre elementi: la questione del
rattorto tra' l’evoluzione degli
studi di teologia, morale, in ambito cattolico, e la scarsissima
rispondenza che se ne riscontra
nei documenti ufficiali della gerarchia.
Un altro elemento è quello della tensione, che può essere feconda, tra le nostre diverse impostazioni sul discorso etico: è chiaro
che noi siamo contrari ad ogni
impostazione che tende ad « infantilizzare » il popolo di Dio,
che gli impedisce di operare nella libertà. Tuttavia la dipendenza assoluta dal Signore, il riconoscimento della sua signoria su
di noi, fonda questa nostra libertà. Riprendendo l’immagine della
presenza- assenza, si potrebbe dire che Je single scelte etiche devono^^sèrè operatejn piena aùfoncmià, «'devo farniélé dà soJ? ¿IlS-CiJl.® riferirnefito ad un
órlzzònte preciso, 2^e è quello
, della presenza di Dio e della sua
signoria.
' TTTérzo elemento è forse il più
complesso,* e J;a~Tifeximento alla
situazione in cui noi vivTàrnp: va
Tnnànzituttò'^réClsaTò che l’etica
della situazione non costituisce
una teofizzazione dello sfascio
collettivo e dell’individualismo.
È certo un bene che molti « valori assoluti » siano crollati e sembri non restarne niente: ma, pur
nella grande confusione che tutti
sentiamo rispetto a ques.to problema, che in fondo resta l’uomo
e la sua libertà, abbiamo ribadito nel dibattito che questo crollo è positivo unicamente in riferimento al riconoscimento del
solo assoluto che è Dio.
F. S.
un potenziamento dell’agricoltura. deH’allevamento, del rimbo.‘'.chùnento. I problemi devono essere visti in chiave nettamente
economica e non romantica. Bisogna dissuadere i Robinson Crusoé del giorno d’oggi, i cittadini
che sognano di diventare pastori in montagna con qualche pecorella, essi rischiano il fallimento e la delusione, bisogna però
sorvegliare gli avventurieri che
si preparano ad entrare nel campo per sfruttare le occasioni, come già hanno fatto col piano
verde arricchendosi alle spalle
dei veri contadini.
Il dibattito si è fatto più serrato quando in un intervento si
è contestato la visione molto pessimista e schematica che Revelli
ha dato, anche nel suo libro, del
fenomeno della industrializzazione nel Cuneese quasi personificandola nella Michelin degli anni 60. E se non ci fosse stata
quella benedetta Michelin (benedetta così si fa per dire)?
Revelli ammette che il processo di industrializzazione non poteva essere evitato, né sarebbe
stato giusto farlo, lo si doveva
però controllare ed inserire in
un quadro di rinnovamento generale della società. Una industrializzazione pianificata insomma e non selvaggia come quella
che abbiamo visto nel dopoguerra. Tesi non rivoluzionarie
insomma ma piene di buon senso. È probabile però che il buon
senso sia la grande virtù che
manca ai politici, vecchi e giovani, di destra e di sinistra.
E per il futuro? Revelli non è
stato categorico nel suo pessimismo ma neppure retorico nel suo
ottimismo. « Malgrado tutto non
posso disperare, desidero sperare e mi aggrappo alla speranza ».
Non apocalittico dunque come
molti ecologi che vivono con le
idee più che con la gente e neppure rigido e schematico come
molti che fanno le rivoluzioni a
tavolino. Quello che occorre fare
occorre farlo presto prima che
sia troppo tardi.
La lezione di Revelli ci sembra
essere stata questa pacata e serena volontà di andare avanti
sperando. Tutto questo egli lo riferisce al Cuneese, vale anche
per la vai Pellice? in parte no
data la diversità di situazioni ma
in linea generale sì, e se ne sono
ben resi conto i presenti l’altra
sera. I giudizi che Revelli ha pronunciato sul partito al potere da
sempre nella sua provincia, la
DC. non valgono per le nostre
vallate; comunque le forze DC
l’altra sera non c’erano, un caso?
Giorgio Tourn
7
21 aprile 1978
CRONACA DELLE VALLI
VALLI CHISONE E GERMANASCA
VILLASECCA
Corso di
aggiornamento
Un corso di aggiornamento rivolto a insegnanti delle scuole
materne, elementari e medie,
educatori, genitori, gruppi spontanei, viene organizzato nell’am
bito del servizio consultoriale a
cura dello psicologo dott. Diego
Micari, per iniziativa della Comunità Montana.
Il corso vuole fornire elementi di conoscenza sulle dinamiche
del rapporto interpersonale, favorire lo scambio di esperienze,
occuparsi dei problemi della cura e della , riabilitazione, promuovere una collaborazione con
gli operatori del consultorio, attuare la prevenzione mediante
la partecipazione delle componenti sociali presenti sul territorio.
Gli incontri avranno luogo in
due sedi:
Villar Perosa, scuole elementari, ore 14.30 ogni venerdì a
partire dal 14 aprile.
Perosa Arge.ntina, sala della
Pretura, ore 20.30 ogni venerdì
a partire dal 14 aprile.
Questo corso vuol essere una
risposta alle istanze di intervento a livello psicologico nei
rapporti educativi ripetutamente pervenute dalla scuola e dalle famiglie.
Nelle scuole
Nelle scuole elementari dei
comuni di Ferrerò e Frali è stata organizzata la raccolta della
carta da macero. Fino ad ora
sono stati venduti alla cartiera
di Abbadia Alpina circa 30 q.li
■di carta con un ricavato di circa
90.000 lire. Per la realizzazione
di questa iniziativa si è inviato
un volantino alle famiglie per
invitarle a non buttar via giornali e riviste ma a consegnarle
alle rispettive scuole.
Alla fine dell’anno scolastico
la somma realizzata servirà per
finanziare una gita senza dover
chiedere alle famiglie un contributo troppo elevato.
Nelle scuole del circolo didattico di Villar Perosa lunedii 24
aprile sarà giorno di vacanza.
Per il
XXV aprile
Val Germanasca
Sabato 22 aprile, i bambini
delle scuole della valle porteranno fiori alle lapidi dei caduti
della II guerra mondiale, partigiani e civili. Alla sera dello
stesso giorno a Chiotti sarà
proiettato alle ore 20.30 il film
di Costa Gavras « l’Amerikano »
con l’attore Yves Montand. La
proiezione dello stesso film verrà ripetuta domenica 23 nel pomeriggio a Faetto e la sera alla
scuola di Ferrerò.
Angrogna
• Luned, 24 aprile, alle ore
20,30, nella scuola di Buonanotte (g. c.) verrà ricordato il 33"
anniversario della Liberazione.
Nel corso della serata verrà
presentato e discusso l’o.d.g. sulla violenza e sul terrorismo recentemente approvato dal Consiglio Comunale. Parteciperà il
Gruppo Teatro Angrogna con
una serie di canti della Resistenza.
RICHIESTA A S. GERMANO
Maggiore informazione
Siamo un gruppo di giovani appartenenti alla comunità di S. Germano.
Domenica 9 aprile si è tenuta a San
Germano la riunione del II Circuito,
riunione che doveva affrontare il tema: « Educazione alla fede cristiana ».
Come si è già verificato in passato,
anche quest’anno nonostante l’interessamento di alcuni monitori il pastore
Ila detto loro che la riunione in questione non li riguardava direttamente.
Malgrado questa presa di posizione del
pastore nei confronti del Circuito, un
esiguo gruppb di monitrici ed ex monitricì ha deciso di partecipare a que
sta riunione, almeno per conoscere
l’argomento di discussione. Dalla riflessione introduttiva del pastore Cipriano Tourn e dai successivi interventi degli altri rappresentanti delle varie
comunità ci siamo rese conto che l’argomento suireducazione alla fede cristiana ci riguardava e non solo come
monitrici. ma soprattutto come membri
della comunità.
Innanzitutto ci rammarichiamo per
come ci sia stato così poco interessamento sia nel modo di accogliere i
partecipanti delle altre comunità (la
sala valdese era stata lasciata aperta,
incustodita, senza che, almeno per un
minimo di correttezza, qualcuno accogliesse i partecipanti) sia e soprattutto
perché nella nostra comunità non si
era in precedenza discusso l’argomento
in questione come consigliato dal Sinodo, mentre nelle altre comunità i pastori l’avevano portato tanto nelle riunioni quartierali, quanto in riunioni apjK)site fra genitori, ragazzi e responsabili della scuola domenicale e del catechismo. Questa mancanza di ìnfor
I Circuito
Come annunciato, domenica 23 aprile alle ore
14.30 avrà luogo a Bobbio
Penice l’Assemblea del I
circuito. In programma la
relazione del Consiglio di
circuito e la relazione delle chiese.
• Il Concistoro è convocato
per domenica 30 corr. alle ore
15. O.d.g. : composizione numerica in relazione alla residenza
di ciascun membro; Conferenza
Distrettuale ; impegno finanziario per il 1979.
• Rendiamo noto fin d’ora che
nel pomeriggio di domenica 14
maggio avrà luogo l’annuale
Bazar ai Chiotti.
• Martedì 25 corr. avrà luogo
la gita di tutti i nostri catecumeni a Rorà. La partecipazione è però aperta a tutti. La quota è prevista per L. 2.500 a persona se vengono occupati tutti
i posti del pullman. Pranzo al
sacco. Partenza ore 8.30. Le prenotazioni scadono domenica 23.
TORRE PELLICE
Domenica 23 corrente alle ore
20,45 nella sala delle attività, la
Società Enrico Arnaud avrà la
sua seduta mensile. Parlerà il
dott. Osvaldo Coisson sul tema:
I patois occitani delle Valli Vaidesi. La seduta è pubblica e tutti sono cordialmente invitati a
parteciparvi.
PRAMOLLO
Sottoscrizione
in memoria della
prof.ssa Peyrot
In memoria della Professoressa Giulietta Peyrot, recentemente scomparsa, i colleghi della
Scuola Media di Luserna S. Giovanni intendono aprire una sottoscrizione in favore di una biblioteca di storia e letteratura
contemporanea ad uso di tutti
gli allievi della scuola. La biblioteca intitolata alla Prof.ssa Peyrot, sarà il ricordo di un’insegnante che ha dedicato il meglio di se stessa alla educazione
dei giovani contribuendo in modo notevole alla formazione della loro personalità. Nella medesima linea d’azione si dovrebbe
collocare la biblioteca in sua
memoria.
Le offerte di quanti hanno
avuto modo d’apprezzare la Professoressa Peyrot si ricevono
presso la segreteria della Scuola Media nell’orario d’ufficio (ore
11-12 e 16-17) o si possono versare sul conto bancario numero
8940/05 presso la Cassa di Risparmio di Torre Pellice.
Gli Insegnanti della Scuola
Media di Luserna S. Giov.
• L’Assemblea di Chiesa, riunitasi domenica 16 aprile, preso
atto che il pastore titolare Arnaldo Genre ha ottenuto di essere collocato in emeritazione a
partire dal 1» ottobre prossimo
e tenuto conto della attuale non
disponibilità di pastori, ha deciso aiPunanimità di rimettersi
alla Tavola per la nomina del
nuovo pastore.
Sono stati eletti quali delegati alla prossima Conferenza Distrettuale i sigg. Beux Mauro e
Beux Eli e il sig. Long Gianni
in qualità di supplente. Per il
prossimo Sinodo sono stati eletti quali delegati i sigg. Long
Oreste e Peyronel Guido e Costabel Ivana come supplente.
• Dopo una breve malattia il
Signore ha richiamato a sé la
sorella Long Elena nata Sappé
di anni 78. I suoi funerali hanno avuto luogo sabato 15 aprile.
Ai familiari in lutto esprimiamo
le condoglianze e la solidarietà
cristiana della comunità.
• Ultimamente ha avuto luogo
a Domodossola il funerale della
sorella Bounous Celestina, di
anni 76, originaria dei Tournim.
Alla famiglia esprimiamo la nostra simpatia.
POMARETTO
mazione è tanto più grave vista la si
Inazione della scuola domenicale nella
nostra comunità, in cui da ormai due
anni non si seguono più i programmi
della Federazione e Falternativa si rir
duce ad un programma che non fornisce nessun materiale di lavoro ai ragazzi.
E poi ci si lamenta se questi ultimi
non mostrano interesse; c'è da dire
inoltre che per l’adozione di questo
programma non sono stati interpellati
i genitori né le altre componenti della
comunità che al contrario sono re.sponsabili deH’educazione religiosa dei ragazzi .
Ci auguriamo che in futuro ci sia
maggiore informazione ed interessamento per le iniziative che si prendono e che la nostra comunità non debba
sempre distinguersi per il suo totale
disinteressamento.
Cordiali saluti.
Claudio Beux, Paola Meyinieb
Oriana Tron. Ine.s Ro.stan.
Domenica 16 aprile sono stati battezzati : Lageard Andrea,
di Paolo e Valetti Franca; Tron
Peter, di Ginetta. Il Signore benedica questi bambini e li conservi nel suo amore.
• Domenica 16 aprile abbiamo
avuta l’assemblea di chiesa a
suo tempo annunziata, per le
elezioni dei delegati alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo.
Risultano eletti per ordine di
voti ottenuti: per la Conferenza distrettuale: Marchetti Silvana, Micol Flavio, Meytre Lorena; supplenti: Celli Anna, Garrou Silvio ; per il Sinodo : Micol Flavio, Baret Guido, Micol
Lauretta; supplenti: Lungo Carla, Fornerone Franco, Comba
Fiorella.
• Venerdì; 21 aprile, nei locali
del Convitto Valdese di Pomaretto, alle ore 20,30, riunione dei
genitori dei ragazzi che frequentano il « precatechismo ».
• Sabato 22 aprile a Perosa
Argentina nella Sala Lombardini, alle ore 20,30, riunione dei
genitori dei catecumeni del I,
II e III anno.
• Domenica 23 aprile, alle ore
10,30, culto all’Inverso Clot; ore
10 culto a Pomaretto; sostituisce il pastore Marchetti Luigi.
• Domenica 30 aprile p. v. in
occasione della giornata della
Facoltà predicherà lo studente
in teologia Daniele Garrone.
• Mercoledì 12 aprile si sono
svolti i funerali del nostro fratello Pons Giulio Alberto di 79
anni, deceduto nella sua abitazione in Pomaretto. Alla famiglia rinnoviamo l’espressione
della nostra simpatia fraterna.
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte Ivana Costabel - Franco Davite - Dino Gardiol - Gino
Jiion - Luigi Marchetti - Vinzi
Rihet - Aldo Rutigliano - Francesca Spano - Giovanni Pontet.
SAN SECONDO
• Eugenia Paschetto Rostagno
(Casa Turina) compie 96 anni il
21 aprile. È la decana della Comunità e dalle colonne dell’Eco,
di cui è assidua lettrice, le giunga la nostra affettuosa partecipazione a questo avvenimento.
• Vi preghiamo di prendere
nota che il culto dei ragazzi della S. D. e l’Assemblea di chiesa
avranno luogo domenica 23 aprile alle ore 10,30.
ANGROGNA
• La Commissione Distrettuale ha partecipato all’ultima seduta del nostro Concistoro a
conclusione dell’accurata visita
fatta alla nostra comunità. In
questo quadro il prof. Claudio
Tron ha.,presieduto, domenica 9,
sia al Gapoluogo sia al Serre i
culti domenicali. Dall’incontro
con la Commissione sono emerse idee e proposte che andranno riprese nelle sedi adatte.
• Domenica 30 aprile alle ore
10, nella cappella avremo l’assemblea di chiesa : elezione delegati Conf. distr. e Sinodo; relazione annua ; preventivo di
spesa 1979. Un invito a tutti i
membri elettori a non mancare.
S. GERMANO
y
• Venerdì 7 aprile hanno avuto luogo i funerali del fratello
Giovanni Comba, che ci ha lasciati all’età di 85 anni. I suoi
numerosi figlioli erano tutti presenti. A loro, al fratello, alle sorelle, diciamo ancora la nostra
profonda simpatia e ricordiamo
da parte del Signore che «il dono di Dio è la vita eterna in
Cristo Gesù, nostro Signore »
(Rom. 6: 23). Ringraziamo il pastore Arnaldo Genre che in quell’occasione ha tenuto il culto alla Casa di Riposo.
• Diamo il benvenuto ad uno
dei figlioli del pastore Alberto
Ribet, che si è stabilito in mezzo a noi con la sua famigliola
ed ha aperto uno studio fotografico a Villar Perosa. Auguriamo
a lui ed ai suoi un’attività feconda in mezzo a noi e ci rallegriamo perché il richiamo delle nostre Valli si fa ancora sentire. Durante il culto del 9 aprile è stata battezzata Kathia Giraud, di Mario e Clementina Giraud Jahier. Che il Signore vegli su questa bimba e sui suoi.
• Un gruppo di giovani e ragazzi terrà il culto di domenica
23 aprile. Invitiamo tutta la comunità a prendere pienamente
sul serio questa gioiosa fatica
dei nostri giovani, essendo largamente presente in quell’occasione.
• Domenica 9 aprile ha avuto
luogo l’inaugurazione del Centro d’incontro creato dal Comune. Un buon numero di persone era presente, nella sala consiliare, per ascoltare alcuni interventi di membri dell’amministrazione comunale e di responsabili del servizio sociale della
Comunità montana, che appoggia questa iniziativa.
• Ricordiamo che la gita della
Scuola Domenicale avrà luogo
domenica 14 maggio (Pentecoste). Ci recheremo a visitare lo
Zoo safari di Pombia. Daremo
al più presto le indicazioni riguardanti il costo e le iscrizioni.
RORA’
• L’assemblea di chiesa del 2
aprile ha eletto i deputati alla
Conferenza distrettuale di Villasecca e al Sinodo. Sono risultati
eletti per la Conferenza Elvira
Revel e Rosetta Tourn e per il
sinodo Amina Rivoira.
• Venerdì 14 hanno avuto luogo i funerali di Elina Morel in
Rivoira, di anni 68.
Rinnoviamo al marito Aldo e
ai familiari la nostra solidarietà cristiana.
• Ringraziamo il pastore Berlendis per aver presieduto sia
il culto di domenica 9, sia il funerale.
• Giovedì; 27 aprile alle ore
20,30 nella Sala, incontro dei
partecipanti alla visita alla Facoltà di Teologia a Roma.
Dpni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni ricevuti nel mese di marzo:
Pauline, Liliana e Gustavo, in mem.
di Jaqueline Long-Frache S.OOO; Pauline, Liliana e Gustavo, in mem. di
Guazzoni-Roman Matilde 5.000; in
mem. di Avondetto Carlo, la moglie,
figlio e nuora 15.000; Danna-Botta Elda 5.000; famiglia Bodoira-Almani, in
mem. sig.ra Evelina Taccia (Torino)
10.000; Prof. Lionello Gay e mamma,
in mem. di Paolo Gay (Torino) 100
mila; Collet Pierre (Morges) 25.000.
Rostagno Clara (prò deficit) 20.000.
AVVISI ECONOMICI
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RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elena Long nata Sappé
di anni 78
profondamente commossi, ringraziano
quanti hanno dimostrato la loro simpatìa partecipando ai funerali della loro cara e tutti quelli che con scritti
hanno espresso le loro condoglianze.
Un grazie particolare al past. Genre
ed al dott. Bertolino.
« Se siamo morti con Cristo,
noi crediamo che altresì vivremo con Lui». (Romani 6: 8).
PramoUo-Pellenchi, 15-4-1978.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Rivoira e Morel ringraziano i sigg. Medici ed il personale infermieristico deirOspedale Valdese di
Torre Pellice per le cure prestate durante la malattia della loro cara estinta
Elina Morel in Rivoira
Un grazie al pastore sig. Berlendis
ed a quanti hanno partecipato al loro
dolore con scritti e la presenza al servizio funebre.
Per volontà delFEstinta la famìglia
non prenderà il lutto.
Rorà, 15 aprile 1978.
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8
21 aprile 1978
UNA PAGINA PROPOSTA ALL’ATTENZIONE DEI CIRCUITI, DELLE CHIESE, DEI SINGOLI__
Diffusione Eco-Luce: perdiamo terreno!
Un anno fai nel n. del 6 maggiOi davamo per la prima volta un rendiconto finanziario e una dettagliata situazione degli abbonamenti lanciando una campa*
gna per gli abbonamenti semestrali della seconda metà del 1977. Riportiamo oggi i dati relativi al cainmino percorso in un anno con alcuni commenti sul a preoccupante situazione che ne emerge e con un appello alle assemblee di circuitOi ai consigli di chiesa e ai singoli abbonati ad aumentare decisamente p g
per una maggiore diffusione ed un più vasto sostegno finanziario al giornale
Rendiconto finanziario
1976
1977
ENTRATE
1. Abbonamenti:
Eco delle Valli
La Luce
2. Vendite Eco-Luce
3. Doni
4. Inserzioni
5. Varie
USCITE
1. Stampa
2. Amministrazione
3. Oneri redazionali
4. Spese postali
5. Fornitori diversi
6. Personale
7. Imposte arretrate
Deficit
Totale a pareggio
I
7.946.325
8.338.700
430.670
1.052.607
1.065.629
78.500
8.771.885
10.783.250
454.340
1.464.534
1.672.826
342.352
16.688.028
52.150
831.700
556.280
2.928.136
1.879.877
350.000
20.337.768 Angrogna 34 35 37 2
1.351.540 Bobbio Pellice 32 32 32 4
942.850 L. San Giov. 144 145 166 12
785.905 Rorà 43 44 48 1
3.629.416 Torre Pellice 165 166 167 8
6.099.771 Villar Pellice 38 38 35 5
23.286.171
18.912.431
4.373.740
33.147.250
23.489.187
9.658.063
23.286.171 23.286.171 33.147.250 33.147.250
Per i due anni in esame il prezzo dell’abbonamento è stato di L. 5.000.
Il «osto del personale è indicato nel 1977 al suo importo reale pur restando invariata la
sua consistenza rispetto al 1976.
Per il 1977 neiramministrazione è stato incluso il costo della sede di Torino {affitto, telefono, ecc.).
Per i due anni il deficit è stato coperto dalle amministrazioni centrali con doni provenienti dalTestero ed esborsi propri.
Per il 1978 rabbonamento è stato Urtato a L. 7.000 ma si deve calcolare un aumento dei
costi del 15%. Se per il 1978 gli abbonati fossero pari a quelli del 1977 avremmo un deficit
di circa 8 milioni.
Situazione abbonamenti
Dobbiamo assolutamente impegnarci a
non considerare definitivi ma soio provvisori i dati per il ’78 riportati qui a fianco. Se fossero definitivi avremmo un calo complessivo del 3% rispetto ai risultati conseguiti dopo la campagna abb.
semestrali del ’77. Certo avremmo un leggero aumento rispetto al maggio ’77 ma
non è possibile che i mancati rinnovi —
tanti dei quali sono dovuti a incuria, distrazione, faciloneria — rendano vano lo
sforzo di diffusione compiuto da tanti
fratelli.
D’altra parte non è possibile aspettare
ulteriormente continuando a spendere
per l’invio del giornale a chi non paga.
Questa partita va chiusa per poter rilanciare una nuova campagna abbonamenti
semestrali ’78.
È quindi indispensabile che un’opera
diretta e immediata sia compiuta da
gruppi di lavoro nelle singole chiese. La
lista aggiornata al 15 aprile di tutti gli
abbonati vecchi e nuovi che non hanno
rinnovato l’abbonamento è stata inviata
ai pastori delle rispettive zone. In base
a queste liste una telefonata ad ogni moroso permetterà di sapere:
— Se ha rinnovato recentemente rabbonamento (e la ricevuta potrebbe non
esserci ancora arrivata per i ritardi postali che raggiungono anche le 4 settimane) ;
— in caso contrario, se si impegna a
rinnovare subito l’abbonamento.
La comunicazione alla nostra amministrazione (per espresso o per telefono)
dei nominativi degli abbonati da considerare tuttora in corso (è sufficiente indicare nome cognome e località), permetterà di definire la situazione abbonamenti ’78 in via conclusiva.
S Basterà l’assicurazione data dall’abbonato (speriamo prontamente se= Genita dai versamento ! ) o la dichiarazione che l’importo è stato già versato
= (anche se a noi non è ancora giunto) perché l’invio del giornale non subisca
= interruzioni.
= In caso contrario ci vedremo costretti — a partire dal prossimo nume= ro — a sospendere l’invio a chi non ha rinnovato.
Rivolgiamo un appello
ALLE ASSEMBLEE DI CIRCUITO
— chiediamo che nella loro prossima
sessione compiano un esame dettagliato
dei dati relativi al proprio circuito, sollecitando l’indicazione da parte delle singole chiese di mete precise da raggiimgere con l’apertura della campagna abbonamenti semestrali ’78;
— chiediamo inoltre che le assemblee
e i consigli di circuito promuovano una
maggiore utUizzazione del giornale come
strumento di presenza evangelica e di
evangelizzazione in occasione di particolari eventi (centenari, ricorrenze, iniziative assunte da una chiesa locale o dal
circuito).
AI CONSIGLI DI CHIESA
— chiediamo di costituire gruppi di lavoro per il sollecito dei morosi ’78 (fornendo loro la lista relativa inviata ai pastori) e per la promozione di una efficace campagna abbonamenti semestrali ’78;
— chiediamo di stanziare una cifra per
im certo numero di abbonamenti per
membri che non si possono permettere
l’abbonamento, o per persone o enti al
di fuori della chiesa a cui si ritiene utile
presentare la nostra testimonianza, o per
un lancio in alcuni settori (es. diaspora)
della propria chiesa.
AI SINGOLI ABBONATI
____ A quanti non hanno ancora rinnovato rabbonamento chiediamo di farlo
immediatamente, dandocene comunicazione telefonica, per non subire interruzioni nell’invio del giornale.
— A quanti hanno a cuore l’espansione
del giornale chiediamo di mettersi a disposizione del proprio consiglio di chiesa per la costituzione di un gruppo di
lavoro per la diffusione dell’Eco-Luce.
— A tutti quanti hanno rinnovato l’abbonamento versando l’importo di L. 7.000
chiediamo di considerare l’eventualità di
una integrazione sotto forma di dono tenendo conto del costo reale del giornale.
dati riportati chiesa per chiesa permettono di confrontare:
la situazione del maggio '77 al netto degli abbonati '76 defalcati per mancato
[à^rituazione^del’dicembre 11 dopo la campagna abbonamenti semestrali (II col.);
il totale degli abbonamenti al 15 aprile 78 al netto degli abbonati 11 che stanno
oer essere defalcati per mancato rinnovo (III col.); . ,
il numero dei mancati rinnovi per il ’78: o semestrali 77 non rinnovati o vecchi
abbonamenti annui non rinnovati (IV col.);
i nuovi abbonamenti annui per il '78 sottoscr
si del '78 (V col.);
Mag. Die. ' Apr. Non Nuovi
1977 1977 1978 Rinn. 1978
I DISTRETTO
1 Circuito
4
4
33
5
9
2
Totale 456 460 485 32 57
Il Circuito
Pinerolo 113 113 111 12 10
Pramollo 51 51 54 2 5
Prarostino 96 96 93 7 4
San Germano 160 160 163 7 10
S. Secondo 65 65 68 1 4
Villar Perosa 15 15 16 1 i
Totale 500 500 505 29 34
III Circuito
Massello 24 24 23. 1 —
Perrero 51 52 54 2 4
Pomaretto 185 186 198 9 21
Frali 43 43 43 4 4
Villasecca 23 23 22 3 2
Totale 326 328 340 19 31
Tot. 1 Dislr. 1282 1288 1330 80 122
Il DISTRETTO
IV Circuito
Aosta 24 35 28 8 1
Coazze 11 11 12 ■ 1
Ivrea 22 23 23 4 4
Susa 10 12 14 — 2
Torino 317 414 330 117 33
Totale 384 495 407 129 41
V Circuito
Alessandria 16 16 21 2 7
Bassignana 6 6 7 — 1
Genova 98 101 100 6 5
S. Marzano 22 24 22 3 1
Sanremo 22 26 21 5 —
Savona 23 23 20 4 1
Vallecrosia 12 12 10 3 1
Totale 199 208 201 23 16
VI Circuito
Bergamo 35 35 36 4 5
Biella 15 15 18 — 3
Brescia 22 22 23 2 3
Como 30 37 35 3 1
Intra 8 8 1 1 2 5
Luino — 5 5 — —
Milano 194 203 164 46 7
Novara 5 5 3 2 —
Omegna 5 5 11 — ó
Vintebbio 5 5 5 — —
Vercelli 9 10 8 2 —
Totale 328 350 319 61 30
VII Circuito
Gorizia 8 8 9 1
Padova 6 6 9 1 4
Trieste 18 19 21 2 4
Udine 24 26 30 1 5
Venezia 23 25 18 7 —
Verona 14 14 12 2 —
Treviso 6 6 6 1 1
Vicenza 7 7 6 2 1
Totale 106 111 111 16 16
Vili Circuito
Bologna 24 39 28 1 1 —
Cremona 19 19 20 — 1
Felónica Po 15 16 16 1 1
Campagna abbonamenti semestrali 78
Ai nuovi abbonati che sottoscriveranno un abbonamento semestrale per il
periodo luglio-dicembre 1978 il giornale verrà inviato gratuitamente a partire
dal momento in cui riceveremo il versamento (o la comunicazione per lettera
dell’avvenuto versamento).
ABBONAMENTO SEMESTRALE L. 4.000.
ABBONAMENTO SEMESTRALE CUMULATIVO (per le chiese)
L. 3.50« (almeno 4 abbonamenti).
N. B. - Non si accettano in questo periodo nuovi abbonamenti annui, ma
solo semestrali con scadenza 31.12.1978.
'itti tra la fine del 11 e i primi meMantova 4 4 5 1
Parma 17 20 19 2 1
Piacenza 5 9 .10 1 2
Rimini . 13 20 14 7 1
'Totale 97 127 112 22 7
IX Circuito
Basilea-Ginevra
Losanna-Zurigo 62 75 74 15 14
Tot. Il Distr. 1176 1366 1224 266 124
HI DISTRETTO
X Circuito
Carrara 7 7 . 11 3 7
Firenze 66 78 75 9 6
La Spezia 26 27 26 3 2
Livorno 8 13 8 6 1
Lucca 4 5 7 1 3
Pisa 15 15 1 8 5 8
Rio Marina 3 3 2 1 —
Siena 5 5 4 1 —
Totale 134 153 151 29 27
XI Circuito
Colleferro 1 1 7 1 1
Ferentino 4 4 4 — —
Forano ló 17 23 — 6
Roma 117 124 115 19 10
Terni 5 7 4 3 —
Totale 143 153 153 23 23
XII Circuito
Campobasso 12 23 25 3 5
Carunchio 4 4 4 — —
Palombaro 7 18 20 1 3
Pescara 9 14 20 1 7
S. Giac. d. Schiav. 5 13 1 1 2 —
S. Giovanni Lip . 1 1 3 — 2
Villa S. Sebast. 8 28 28 1 1
Totale 46 101 1 1 1 8 18
Tot. Ili Distr. 323 407 415 60 68
IV DISTRETTO
XIII Circuito
Napoli 35 40 . 35 10 5
Portici 3 3 3 — —
Salerno 9 21 22 5 ó
Totale 47 64 60 15 11
XIV Circuito
Bari
Brindisi
Cerignola
.Corato
Orsara
Rapolla
Taranto
Venosa
11
4
5
2
15
3
16
1
14
4
7
5
15
3
24
1
13
2
5
5
13
4
25
3
Totale 57 73 70 1 1 8
XV Circuito
Catanzaro 8 15 10 5 —
Cosenza 4 4 4 — —
Messina 5 5 6 — 1
Reggio Calabria 8 8 7 1 —
Totale 25 32 27 6 1
XVI Circuito
Agrigento 5 5 13 — 8
Caltanissetta 6 6 6 — —
Catania 15 15 12 , 5 2
Pachino 8 8 4 4 •
Palermo 13 27 36 3 12
Riesi 1 2 2 — —
Scicli 2 2 2 ■ —
Trapani 2 4 4 — —
Vittoria 1 1 1 — —
Totale 53 70 80 13 23
Tot. IV Distr. 182 239 237 45 43
Totale Gen. 2963 3300 3206 451 357
N.B. Il saldo, attivo o passivo, tra abb. non rinnovati e nuovi abb. si riferisce al 1978 e pertanto
riguarda il confronto tra la II e III colonna.
Al totale generale vanno aggiunti gli abbonamenti esteri (esclusa la Svizzera) e quelli sottoscrìtti dalie amministratizoni valdese e metodista
per i loro dipendenti.
Per esigenze di spazio ogni chiesa è indicata con
un solo nome anche se comprende diversi centri.
Un solo nome è indicato anche là dove vi sono
più chiese valdesi e metodiste (es. Roma).