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Anno 119 - n. 48
9 dicembre 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre Péllice.
Slg.
Via Caiuti liiberta
loU TOBaB PEBLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
UN’IMPORTANTE PRESA DI POSIZIONE DI UN ESPERTO AMERICANO DELLA DIFESA
Dalle pochissime notizie disponibili suli’incontro privato tra il
presidente Craxi e papa Wojtyla
abbiamo saputo che nel corso
del colloquio «sono state espresse comuni ì'alutazioni di fronte
ai probiemi della difesa deUa
pace ». Non è tìifflcile immaginare
la sostanza di queste « comuni
valutazioni », dal momento che
il Vai icam» a suo tempo ha preso
le distanze dada partecipazione
cattolica alla manifestazione del
22 ottobre a Roma, caratterizzata
da un va;4o pluralismo pacifista,
mentre socialisti del partito di
Craxi si sono uniti alla polemica manifestazione della « contropace » di Milano organizzata dal
movìmcato Comunione e liberazione caro a Wojtyla. Queste
« comuni valutazioni » si situano
dunque su un preciso versante
politico, Ciò non la problema
per il segretario di un partito
politico. Filò fame per il capo
di una chiesa; comunque, è aliar suo.
Ma affar nostro è un’altra indicazione di identità di vedute che
emerge dai comunicato di Palazzo Chigi. Nel colloquio si è
registrato un « interesse reciproco » per una « soddisfacente soluzione dei problemi aperti dalla
revisione del Concordato ». Di
fronte a questa dichiarazione non
si può non chiedersi se sia considerata soddisfacente la « sesta
bozza » di cui si parla con insistenza come del testo definitivo
di tale revisione. Che sia soddisfacente per il partner d’oltre
Tevere è fuor di dubbio, ma per
il presidente, il governo, il parlamento?
Il rigoroso riserbo impedisce
di dare una risposta ma impone
appunto una osservazione. Da un
presidente socialista, membro di
un partito che nel lontano 1947
ha coerentemente votato contro
Tart. 7 ci si sarebbe aspettato un
ben altro atteggiamento. Se una
cosa doveva distinguere il gover.
no del socialista Craxi da quello
del democristiano Fanfani, che
ha ricevuto la « sesta bozza » e
l’ha tenuta segreta, era il render
pubblica la bozza manifestando
cosi una chiara volontà di procedere, in questo delicatissimo
campo, nel più chiaro stUe democratico di confronto e discussione. E se non prima, l’occasione
poteva essere data proprio dalla
visita in Vaticano.
Craxi invece ha scelto di continuare nella linea della diplomazia segreta che, in questo campo, ha poco a che fare con la
democrazia. Che questa sia la via
preferita dai Vaticano non stupisce: il papa non è democratico,
è un autocrate che non ha da
render conto a nessuno. Ma il
presidente di uno stato democratico non può comportarsi da autocrate accreditando i sospetti
che egli voglia mettere il parlamento di fronte al fatto compiuto. Se lo fa, dietro di sé lascia
Intrawedere l’ombra di un altro
uomo di stato, ex socialista, col
quale comunque non avrebbe
null’altro in comune, che per potersi mettere all’occMeUo il flore
di una «soddisfacente soluzione»
della questione romana, non esitò a svendere la dignità dell’Italia.
Franco Giampiccoli
Missili, una minaccia impossibile
L’enorme sviluppo dato al nucleare sfocia in una impossibilità del suo uso militare - Quali
ripercussioni avranno sulle prossime elezioni presidenziali gli errori passati e presenti.
E’ impensabile che una guerra
nucleare limitata rimanga tale:
inevitabilmente il conflitto si allargherebbe, coinvolgendo anche
il territorio delle due superpotenze. La « difesa » nucleare non
serve a nulla dal punto di vista
militare: non se ne può infatti
ipotizzare l’uso, senza correre
fatalmente verso il proprio suicidio. Ma allora, a cosa servono
gli armamenti atomici? A fare
queste affermazioni e a porre questo interrogativo non è xm « pacifista », ma Robert S. McNamara, ministro della difesa USA nell’amministrazione Kennedy, dal
1961 al ’68, e poi presidente della Banca mondiale fino ail’anno
scorso; persona al di sopra di
ogni sospetto, pesantemente implicato nella guerra del Vietnam.
Egli si esprime così in un lungo
articolo pubblicato col benestare
del Foreign Affairs sul Sunday
Sun-Times di ottobre. Non solo,
ma questa sua posizione è stata
resa nota nel corso di una trasmissione televisiva sulla questione della pace, mandata in
onda alcuni giorni fa dalla RAI.
Quanto McNamara rivela è
estremamente preoccupante: _già
nel ’49, 'poco dopo la sua nascita,
la NA'TO getta le linee del suo
sviluppo successivo, ma lo fa
sulla base di due errori di fondo.
Il primo è una stima esagerata
delle forze sovietiche e inversamente di quelle occidentali; il
secondo è quello di un uso vantaggioso delle armi nucleari. Partendo da queste premesse il nucleare è stato sviluppato in modo enorme, dedicando ad esso
ingenti risorse e determinando
così un effettivo squilibrio nei
rapporti di forza, con la conseguenza di innescare la spirale
degli armamenti, che ben conosciamo. Affidando tutto al nucleare, passava in secondo piano
l’armamento convenzionale, per
cui oggi abbiamo di fatto che le
forze del Patto di Varsavia hanno un maggior numero di carri
armati e di battaglioni, rispetto
alle forze NATO. Ed è questo un
altro elemento di squilibrio. La
tesi di McNamara è che biso
gna ridurre il nucleare, a vantaggio degli armamenti convenzionali. Questo in sintesi il succo
del suo intervento. Data la notorietà del personaggio, i compiti e
le responsabilità a lui affidate
nel recentissimo passato, questa
voce va ascoltata e vagliata con
estrema attenzione.
Anzitutto essa conferma quella
che è un’opinione diffusa, almeno a livello europeo: i missili
che in questi giorni vengono dispiegati in Europa hanno un significato politico, prima ancora
che militare. Ipotizzarne l’uso è
infatti pura follìa suicida. Ma
allora, a cosa servono, se non a
tenere in scacco il processo di
democratizzazione in Europa, e
a rafforzare la politica dei blocchi, necessaria sia al gruppo dirigente di Washington, che a
quello di Mosca? Volendo si potrebbe anche discutere serenamente della cosa, se però non ci
fosse di mezzo la sopravvivenza
di milioni e milioni di esseri
umani. In caso di un eventuale
primo colpo nucleare — dice Me
TEMPO DI AVVENTO - 2
Il potente e il mansueto
Gesù nacque al tempo... del re Erode (Matteo 2: 1)
Il tempo in cui nacque e visse Gesù fu a più difficile delia
storia di Israele. La sua generazione incontrò sofferenze e speranze che si infransero poi in
una guerra orrenda. Ciò si svolse
nel giro di pochi anni sotto il regno di alcuni re Erode, originati
da quelVErode detto il grande,
che regnava quando nacque Gesù.
Erode il grande fu ambizioso,
sfarzoso, intelligente, ma anche
ingiusto, violento, feroce. Però in
un’epoca difficile e precaria rappresentò per molti una garanzia
di stabilità. Fu temuto dal popolo, sopportato dai notabili, premiato dai romani dei quali si fece strumento per accrescere i
propri privilegi. Così malgrado
la parvenza di regno indipendente, garantì imposizioni e tributi
per soddisfare l'appetito del potere politico e militare dei romani in medio oriente.
Un popolo però, convinto di
essere nato dalla libertà concessagli dal suo Dio, con quanta difficoltà doveva sottomettersi al
giogo di tanti padroni.
Così nell'epoca della pax romana, pace apparente, superficiale, utile per chi voleva mantenere od accrescere dei privilegi
economici, ma che celava profonde ingiustizie, tra gli ebrei comparvero degli attivisti che, in nome della fedeltà dovuta solo all'Iddio d’Israele, attuarono una
lotta armata contro i loro nemici.
Il loro zelo non fu solo rivolto
a sostegno della propria identità
religiosa e nazionale, ma anche a
favore della classe più povera,
tartassata dai tributi e immiserita dalle difficoltà del quotidiano.
Il tempo di Erode, del grande
come dei piccoli, fu dunque il
tempo -delle ingiustizie, delle proteste, delle attese, delle rivolte
che esplosero poi con inaudita
violenza nella guerra finale.
In questo tempo nacque Gesù,
il re dei Giudei, e questo tempo
l'uccise.
Non c’è Natale in cui non si
parli di pace. Forse perché le
guerre piccole e grandi, vicine e
lontane non cessano di arrossare
di sangue la terra seminando
pianti e dolore, sempre di nuovo si invoca e si spera che la pace possa trionfare.
Certo nessuno spera solo nella
pace, cioè nell’assenza di guerra,
ma con la pace spera che trionfi anche la giustizia e spariscano i prepotenti che sono all’origine di ogni guerra.
Ma perché a Natale sentiamo
la necessità che questa parola di
pacè sia ribadita? E perché questa parola ci piace solo udirla,
ma nella maggioranza di noi non
diviene anche un impegno nella
vita?
Forse noi siamo semplicemente incapaci di accettare che la pace si deve volere sempre, ovunque, comunque.
In fondo non ci siamo liberati
dall’idea che esistono delle violenze giuste, delle giuste guerre
che in certi casi sono necessarie.
Quanti sperano che nella scelta
della mansuetudine e della non
violenza si può creare un nuovo
rapporto tra gli uomini?
E’ strano come i cristiani su
questi temi siano tanto divisi.
Eppure nell’Evangelo non c’è mai
uno spiraglio aperto alla violenza. Gesù, il Messia, nel quale tutti crediamo, ha dichiarato beati
i non violenti e quelli che diffondono la pace. Ha invitalo i suoi
discepoli a ricercare comunque
l’accordo e la riconciliazione, a
rifiutare ogni forma di risentimento pur giusto, perché per essere figli di Dio è necessario amare anche i nemici (Matt. 4: 147).
Eppure a molti la scelta della
non violenza non è chiara o forse non è chiaro quale ruolo
avrebbero in una situazione particolare come una guerra giusta,
per esempio una guerra di difesa
o una guerra partigiana.
Chissà se è poi vero che col
sermone sul monte non si può
governare la terra! Bisognerebbe
almeno provarci, ma questo non
piace perché la via della croce
non piace a nessuno.
Gesù è stato, libero, autorevole,
coraggioso dinanzi agli oppressori: un vero capo di popolo. Ma
è anche stato mansueto rifiutando infine ogni difesa. In quel
momento molti, anche tra i partigiani del suo tempo di cui aveva raccolto le simpatie, lo abbandonarono. E lui è andato solo a farsi travolgere e vincere dalla violenza, verché la vittoria sui
nemici non dipendeva da un
Odoardo Lupi
(continua a pag. 6)
Ñamara — i morti immediati sarebbero non inferiori ad almeno
6 milioni! Poi si aggiungerebbero
tutti gli altri. Ed è estremamente facile che il gioco sfugga al
controllo; per puro caso ciò non
è successo al rnomento dell’abbattimento dell’aereo sud-coreano. Purtroppo la situazione sul
piano internazionale si aggrava
di giorno in giorno, mentre parallelamente aumentano gli sforzi
per arrivare all’ arma totale:
un’arma cioè capace di distruggere l’avversario, senza dargli la
possibilità di ritorsione.
In questo quadro del tutto assurda e gratuita appare dunque
rinstallazione dei Pershing e dei
Cruise, nei cui confronti McNamara è fortemente critico.
Ma McNamara non è xm pacifista. Anche se le sue critiche possono oggi costituire xm supporto
alle ipotesi avanzate da tenpo
dai movimenti pacifisti americani ed europei, egli non ne ha sposato la causa. Egli risulta piuttosto essere uno degli esponenti
più in vista della Trilaterale, un
gruppo formato da politici, industriali, militari, ecc., di cui fanno
parte anche Henry Kissinger e
Gianni Agnelli, e che punta oggi
ad una inversione di tendenza nel
campo degli armamenti, mirando
a svilupparne il settore convenzionale a discapito di quello nucleare. Il fatto che McNarnara
esca allo scoperto con dichiarazioni tanto esplosive fa pensare
che nella leadership americana
vi sia ima spaccatura e che si
prepari un mutamento ai suoi
sommi vertici.
Le elezioni presidenziali non
sono più tanto lontane e forse la
politica di Reagan, calcando tanto il piede sull’accelerazione degli aimamenti nucleari, ha determinato una reazione negli stessi ambienti dei « signori della
guerra». Se questa impressione
dovesse essere vera si possono
fare varie osservazioni, tra le
quali ne esprimo solo qualcuna.
1. E’ fuor di dubbio che la
prossima campagna presidenziale negli USA dovrà tener per
forza conto del movimento pacifista che si allarga a macchia
d’olio. Si tratta di milioni di
voti che faranno gola a qualsiasi
candidato.
Ma l’elettorato americano dovrà far attenzione ai falchi travestiti da colombe.
2. Sembra strano che da parte del Governo italiano vi sia
stata tanta prontezza nell’accogliere la richiesta deU’installazione dei missili sul territorio
nazionale. E' una prontezza che
ha sorpreso gli stessi ambienti
governativi degli USA e che può
essere spiegata solo a partire, da
questioni interne, vale a dire dalla necessità del PSI di tranquillizzare l’alleato americano sulla
propria fidabilità. Ma se così è,
o dovesse essere, non sarebbe
questa l’espressione di una politica miope, oltre che suicida?
Non sarebbe stato di gran lunga meglio tenere aperta la trattativa ad oltranza (così come
Luciano Deodato
(continua a pag. 2)
2
í fede e cultura
di' .n
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:>H' f;
9 dicembre 1983
COM - NUOVI TEMPI IN NUOVA VESTE
, come sempre
Una nuova fase si mescola con il vecchio di un’impresa che contihuamel passaggio da una generazione all’altra
Diversi, coiliè sèmpre. Con questo titolo inizia l’editoriale del
primoi numero di com - nuòvi
tempi quindicinale. La data: 9
ottobre 1983. Abbiamo voluto
aspettare l’uscita di alcuni nu
temi che siàmo soliti raggruppare sotto il titolo di "questione
cattolica" « (concordato, scuola,
assistenza,'ecc.) i temi sono ancora tutti sul tappeto, anche
se il termine “questione cat
meri per poterne parlare un po’ tolica" ha forse fatto il suo tematiche qui, ai lettori : della Luce. " pq. Così, per fare un altro esemE prima ^ .tutto nC parlt^o ^pio fra tanti, il tema a noi calasciando la parola ai redattori rissimo dell’ecumehismo, di cui
stessi, nel primo numero:
« Presentando il primo numero di com - nuovi tempi quindicinale, nella, sua nuova veste, ci
sentiamo uh po’ come l’amministratore del vangelo che dal suo
tesoro aveva tratto cose vecchie
e nqoyé. Anche noi speriamo di
essCTe, stati saggi. Le nostre cose
nuove molte — sono talmente
intrecciate alle vecchie — molte
anch’esse — che non ci è possibile elencare le prime separate
dalle seconde. Così è, ci sembra,
anche del momento , che stiamo
attraversando (“fase" si toava
dire una volta, politico-sòcialeecclesiale). Tutti i temi e i problèmi che ci hanno preoccupati
in questi anni restano in piedi,
ma hbn sono identici a prima,
sono vecchi ma anche nuovi,
quantitativamente e qualitativa^
mente. Così il grande tema della
pace, illuminato da ima parte
dai bagliori sinistri^ di una minaccia nucleare sempre più vicina, ma illuminato anche dall’impegno di un vivace movimento per la pace che vede in
prima fila anche larghi settori
di cristiani. Così per tutti quei
TORINO Sabato 10 dicembre, ore
14.30-17 nella Sala valdese di via Pio
V 15 avrà luogo un incontro del Gruppo SAE Piemonte con relazione su at
tività svolte al Convegno giovani SAE
programmi ? per il 1984, messaggio bi
blico e liturgia biblica a cura del (>ast,
Enrico Paschetto.
G1ULIANOVA — Sabato 10 dicembre
ore 16 presso la Sala Buozzi, organizzata dal Comune di Giulianova e dalla
Chiesa metodista di Pescara, avrà luogo una tavola rotonda dal titolo < luterò, nostro contemporaneo II con la partecipazione di Paolo Ricca, Filippo Mazzònis {Scienze Politiche di Teramo) e
introduzione di Francesco Marroni (Lingua e letteratura inglese di Pescara).
siamo testimoni e anche, nel nostro piccolo, protagonisti: incontri e dichiarazioni si moltiplicano, ma i nodi del problema (il
sacro, i ministeri, la struttura
delle chiese, ecc.) restano irrisolti... ».
L’editoriale, dopo aver presentato il programma, così conclude: « Vecchio e nuovo: saremo
stati saggi, se riusciremo a ritrovarne la mescolanza anche —
diremmo soprattutto — fra coloro che firmano il nuovo comnuovi tempi quindicinale. E’ un
problema gravissimo, questo del
passaggio generazionale: gravissimo per noi, come per le chiese, come per tutta la sinistra. Da
una parte una generazione ricca
di idee, che porta le ferite di salti e rotture, non, deve esaurirsi
nei ricordi, ma deve passare la
mano; dall’altra una nuova generazione, ovviamente diversa,
non può fare a meno della storia passata, ma deve prendere
in mano le redini del presente,
verso, il futuro. Questa, probabilmente, è la scommessa maggiore su cui si misurerà la nostra
possibilità non di sopravvivere
ma di vivere, cioè di rinnovarsi
continuando. Siamo stati saggi?
Abbiamo avuto ragione?... ».
Quello che aggiungiamo, in
questo breve testo di presentazione, vuole soltanto parlare
della struttura di com - nuovi
tempi rinnovato, sottolineando
gli aspetti, a nostro parere molto positivi, di questo tentativo
di intrecciare fede, politica, vita quotidiana. Innanzitutto il tema: ogni numero contiene un
inserto di notevole interesse; basti indicarne il contenuto per
rendersi conto degli stimoli che
si possono ricevere: anni di piombo e coscienza cristiana (sul problema del carcere e dei detenuti politici, con testimonianze dirette dal carcere), un futuro c'è
(sul movimento per la pace in
tutta Europa), miracoli o se^i
di salvezza? (su alcuni nodi della cristologia a partire dal problema dei miracoli, a cura della
comunità di base di Pinerolo).
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NOVITÀ*
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Lutero
„ ..w. suo e nel nostro
. tempo
'1% aw iiui - Studi e conferenze il 5" centenario
: Í ■ . della nascita di M. Lutero
v‘~ ,.flo • ’ -, pp. 346, L. 12.000
b yiiltfi.f
ÌAlcuni dei più noti esperti — cattolici, protestanti e laici —
,! analizzano i motivi profondi del fascino esercitato da que' Sto « giovane di 500 anni ». È il contributo della Facoltà
. Valdese di Teologia alia riscoperta italiana di Lutero.
r,>.^ePn libro che non é solo per « addetti ai lavori », ma per
'y|.chiunque voglia controllare Tattendibilità della propria im,1 magine dell’uomo che è all’origine del mondo moderno.
su *ii ctAüDIANÁ - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
ccp 20780102
f'. fri‘-»'Pit*
Ulv; LI
Poi, un occhiello redazionale
su « fede, politica e vita quotidiana ^ (nel primo numero sul
rapporto tra cattolici e PCI; nel
secondo sui « pacifisti che contano », ovvero le cariche della
polizia; nel terzo numero sulla
teologia femminista). Ancora:
storie diverse (Una pagina o due
di àttualità con un tentativo di
contro-informaziòne; alcuni titoli: i vescovi pentiti; il prima;
to pontificio nel nuovo codice di
diritto canonico; ricordando Ferruccio Castellano: rispettiamo la
sua verità; Hypérion: TAbbé
Pierre contrattacca; 22 ottobre:
i protestanti italiani in viola; sedicimila nuovi martiri). Inoltre
una rubrica interessante: verifica (ovvero la critica di quel che
è stato detto nel numero precedente...). Maggior spazio inoltre
è dato ai temi biblici, teologici,
di vita della chiesa: lasciamo di
nuovo qui la parola ai redattori: « Anche il maggior spazio
dato a questi temi risponde ad
esigenze ripetutamente manifestate: non tanto critica, quanto
proposta, non tanto negativo,
quanto positivo, non occultamento ma ripensamento fecondo della nostra identità cristiana, cattolica e protestante. Pen
ciò dedicheremo agli argomenti
biblici più pagine. La struttura
della pagina più rigidamente biblica sarà duplice; una rubrica
fissa di esegesi — « Parola » —
come strumento di lavoro per le
riflessioni di singoli e gruppi
(per ora abbiamo scelto, nonostante ^fficoltà e limiti, l’ordine
di letture proposto per quest’anno dal lezionario cattolico). Accanto alla rubrica, un secondo
contributo di carattere più vario: introduzioni alle parole-chiave della Bibbia, rifiessioni su singoli libri biblici, su problemi di
metodologia, ecc. Non vogliamo
però la ghettizzazione dei temi
biblici, separati dal resto del
quindicinale (e fuori dall’intreccio): ne parleremo anche in altre pagine ».
Ecco: una prima idea ce la si
può fare. Aggiungiamo che anche la grafica è notevolmente
cambiata, in meglio naturalmente, a giudizio di chi scrive. Nel
mondo giornalistico italiano, tra
coloro che sono avvinti dalla ricerca di fede, la « luce » si rallegra di potersi confrontare con
questo strumento vecchio/nuovo. La ricerca è comune, è appassionante, è qualche volta dif;
ficile. Come non essere lieti di
stimoli che si aggiungono agli
stimoli che vorremmo, settimana dopo settimana, proporre?
Eugenio Rivoir
Annullo speciale
TORINO — Dalla giornata del1*« annullo speciale » per il 500°
anniversario della nascita di Lutero — organizzata dalla Chiesa
valdese di Torino — sono avanzate circa un centinaio di cartoline affrancate con francobollo
da L. 250 e munite dell’annullo
che è stato timbrato per la sola
giornata del 10 novèmbre nell’uL
ficio distaccato nei salone di C.so
Vittorio 23 e il giorno seguente
alla Posta centrale. L’annullo
speciale ha avuto un notevole
successo non solo a Torino ma
soprattutto all’estero, da dove
sono arrivate numerose richieste
di annullo i>er oggetti inviati ap
pqsitamente alla Posta centrale.
ìe cartoline disponibili possono essere ordinate alle tre librerie Claudiana (Torre Pellice, Torino e Milano) al prezzo di L.
2.000 caduna più le spese postali
di’spedizione.
COME LA
METTIAMO?
. (...) In questi giorni, si è potuto leggere in un quotidiano milanese (« Il
Giornale del 13 novembre), ohe il cardinale Willebrands ha messo garbatamente In guardia la cattolicità da una
entusiastica valutazione della « discordia concors » tra cattolici e protestanti,
sottolineando invece il contrasto fondamentale esistente fra le parti, con
queste parole, pronunciate l'il novembre in un discorso tenuto a Lipsia e
definito dalla Radio Vaticana/- un puntuale richiamo alla scomunica del padre della riforma e ai suoi errori dottrinali e morali ». In quel discorso, infatti,
Il porporato ha affermato che, con la
scomunica del papa Leone X a Lutero,
« la Chiesa ha voluto mostrare in modo
inequivocabile ohe vi erano errori negli
insegnamenti e nell’atteggiamento personale del monaco e professore di teologia Martin Lutero »; e che « successivamente, il Concilio di Trento si sforzò
di adottare e far proporre le Istanze
del rinnovamento della teologia e della
Chiesa derivanti dalle Sacre Scritture
e dall'autentica tradizione della Chiesa
stessa, ai tempo stesso contraddicendo e anche condannando come eresie
certe visioni e proposizioni avanzate
in vari campi, in conflitto con la tradizione unanime della Chiesa e con la
sua eredità di fede..., i cui dati storici
sono sotto gli occhi di tutti, anche se
essi possano apparire oggi in una nuova luce ».
A questo punto, non si può non mettere a confronto quanto sopra con le
dichiarazioni del cardinal Carlo Maria
Martini, arcivescovo di Milano, fatte
in uno scritto (l'elzeviro di terza pagina) pubblicato dal » Corriere della
Sera » dello stesso 13 novembre, dichiarazioni che suonano, fra l'altro, così; « Nel luglio del 1970 (sic!) il cardinal G. Willebrands dichiarava... che la
persona di Lutero non era stata sempre
apprezzata nettamente e la sua teologia non era stata sempre resa in modo giusto »; il che ■■ non aveva servito
né alla verità né all'amore, e quindi
nemmeno all'unità. Chi potrebbe oggi
disconoscere, si chiedeva Willebrands,
che Martin Lutero fosse una personalità profondamente religiosa, che con
onestà e dedizione indagava il messaggio dell’Evangelo? ».
Stando così le parole (e non v’ha
dubbio che il card. Martini abbia parlato con senso schietto e profondo di
fedeltà alia Chiesa ed alla luce della
verità storica), vien fatto di chiedere:
molto reverendi Cardinali, come la mettiamo? Stiamo noi preparando tempi
nuovi per il trionfo della fede cristiana, oppure, nonostante il memorabile
discorso di Paolo VI al Concilio Vaticano II, meditiamo di riportare la cattolicità al Concilio di Trento e allo encicliche di scomunica? Stiamo incoraggiando la speranza delle folle, ohe in
questi tempi sussultano di una intima
il testimonio
Mensile dell’Unione
cristiana evangelica
battista d’Italia
ANNO 1984
Rinnovo abbonam. L. 15.000
Nuovo abbonamento L. 16.000
(15.000 -f 1.000 per
targhetta Indirizzo)
Estero (Europa) L. 20.000
(Paesi Extraeur.) L. 40.000
Sostenitore L. 25.000
Cambio indirizzo L. 1.000
1 copia L. 2.000
I copia arretrata L. 2.500
Sped, in abbonam. post. gr. Ili 70%
C.C.P. n. 16551509 intestato a:
II Testimonio - Borgognissanti, 6
50123 FIRENZE
gioia, delle folle cristiane, sì, in vista
di una futura Chiesa cristiana unita,
non di oggi né di domani, ma di un
avvenire non più lontano, oppure stiamo per tornare al passato, alla sterile
polemica teologica, ai filosofemi aristotelici, al dogmatismo ecclesiastico?
Come la mettiamo?
T. Salma, Lugano
DISSENSO
NeH’assemblea di Chiesa delia Comunità Valdese di Genova, svoitasi il
16 ottobre 1983, ho preso chiara coscienza della decisione del Sinodo Valdese e Metodista, circa la partecipazione, come Chiesa Vaidese, alla manifestazione pacifista del 22 ottobre a
Roma.
Dissento profondamente dalla decisione del Sinodo. Trovo grave la confusione tra fede e politica. La Chiesa
ha il compito di annunciare l'Evangelo
della pace di Cristo; il singolo credente ha il compito di scegliere il modo
per promuovere la pace nell'ambito
politico.
Maria Fabro, Genova
com
nuovi tempi
quindicinale di
fede, politica, vita quotidiana
Un quindicinale autogestito di
controinformazione all’interno delle esperienze di base e
delle lotte di liberazione.
Abbonamento annuo L. 30.000,
semestrale L. 15.000 - Estero:
Europa L. 40.000, altri paesi L.
50.000 . Sostenitore L. 60.000
. Una copia L. 1.500 - versamenti da effettuare sul c.c.p.
61288007 intestato a Com-Nuovi Tempi, via Firenze, 38 00184 Roma.
Mìssili,
una
minaccia
impossibile
(segue da pag. 1)
suggeriva la lettera del Sinodo a
Craxi), dato che le prernesse per
impostare un discórso diverso
erano e sono presenti negli Stati Uniti stessi?
3. A prescindere dalTinevitabìle soddisfazione nel trovare
una conferma a proprie ipotesi
ed mialisi il movimento pacifista può rallegrarsi per le dichiarazioni di McNamara: non si può
affidare la propria sicurezza allo
sviluppo delle armi nucleari. In
questo McNamara ha detto la verità e la dimostra nel corso del
suo intervento, Ma il discorso
non si ferma qui: bisogna anche
contestare la .sicurezza che viene
affidata agli armamenti convenzionali,' chimici e batteriologici.
Di questi McNamara non parla;
certo, non può parlarne chi ha
usato i defolianti in Vietnam. Ma
noi ne dobbiamo, anzi, vogliamo
parlarne perché la follia della
guerra sia arrestata in ogni parte
e non si ripèta mai più e ;? l’uomo, che è della terra cessi dall’incutere spavento », (Salmo 10:
18,).. i'.J ;! *f j
Luciano Deodato
3
9 dicembre 1983
fede e cultura 3
RIUSCITISSIMO CICLO DI CONFERENZE A TORINO
In piedi per sentir
pariere di Lutero
Perché tanto interesse per Lutero, oggi, nel 1983? La domanda
è stata posta dal prof. Mario
Miegge nella serata conclusiva
del ciclo « Attualità di Lutero »
organizzato dal Centro Evangelico di Cultura con l’assessorato
per la Cultura della città di Torino. Ce ¡0 siamo chiesti anche noi,
fin dalia prima serata, quando
ci siamo resi conto che la sala
del Cenilo Incontri della Cassa
di Risparmio di Torino nonostante i suoi 400 posti, era troppo
piccola per accogliere tutte le
persone mosse dall’interesse per
Lutero. Per quattro settimane
abbiamo visto persone in piedi,
giovani seduti a terra nella sala
e nelle saletie adiacenti; purtroppo molti non hanno potuto entrare e sono rimasti fuori dai
cancelli pe" 1’ « assolutamente
esaurito ». « E' difficile chiudere
i conti con Lutero — diceva Mario Miegge — Dopo manifestazioni, COTI Inerenze, dibattiti rimane apol lo il « problema Lutero »..
Come podi! altri personaggi della storia Lutero ha ancora una
grande capacità di interrogarci ».
L’atteggiamento della Chiesa cattolica che in passato ha considerato Lutero l’eresiarca per antonomasia, e per questo l’arca di
tutti i vizi e la concentrazione di
errori dottrinali, oggi viene superato e sorge una nuova prospettiva rivalutativa. Riconoscendo nel riformatore la forza di una
fede capace di incidere in una
svolta storica senza il supporto
istituzionale della Chiesa cattolico-romana, il prof. Alberigo attribuisce a quest’ultima gravi responsabilità neH’aver spinto Lutero a progressivi irrigidimenti
e lacerazioni. Bisogna tuttavia
evitare false strade di riabilitazione e riappropriazione: non fare di Lutero un santo a buon
mercato, né un’esclusiva confessionale.
un semi-cristianesimo, senza la
Croce di Cristo, che non poteva
produrre che mezzi-cristiani.
Lutero non poteva sopportare
che la Chiesa mettesse delle dighe all’incondizionata grazia di
Dio, al torrente di misericordia
della croce, e protestò contro
questo sfasamento fra Dio e la
Chiesa, superandolo con l’autorità della Sacra Scrittura, intesa
come verità legata alla « persona » di Cristo.
rini deU’Università di Firenze fin
sostituzione del prof. Luigi Firpo) ha offerto un’analisi viva
della situazione economico-sociale e politica del tempo, illustrando « Il pensiero politico di
Lutero » giovedì 18 novembre, seguito dal prof. Boris Ulianich
dell’Università di Napoli che ha
trattato 1’« Ecclesiologia luterana ». Per Lutero è la Parola di
Dio che genera e tiene in vita la
Chiesa. Solo la Parola, senza tradizione. E’ una nuova teologia
che porta a una nuova concezione ecclesiologica in cui tutto deriva dalla centralità della fede
nell’Evangelo riscoperta dal Riformatore.
Conclusione
Belle le citazioni di vari scritti
del Riformatore a proposito di
contadini, borghesia e principi
con le quali il prof. Leandro Pe
Nella serata conclusiva, il 24
novembre, il prof. Mario Miegge
deU’Università di Ferrara ha trattato il tema « Lutero e la cultura europea » analizzando l’influenza di Lutero da una parte
sulla cultura per così dire « superiore », fatta dagli intellettuali, e dall’altra sulla cultura più
vasta, che interessa tutta la so
cietà. Dall’anatomia dell’uomo
Lutero, dalle contraddizioni, i
contrasti e le lotte da lui stesso
vissute, sprigiona il Lutero « liberatore del pensiero moderno ».
Ultimo oratore il prof. Franco
Gaeta dell’Università di Roma,
che trattando di « Lutero nella
storiografìa italiana » ha dato un
ampio quadro delle varie posizioni interpretative del Riformatore dal ’500 ad oggi.
A questo ciclo, in collaborazione con la Biblioteca di Studi
Storico-Religiosi «Eric Peterson»
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, è
seguito un seminario di studi su
« Lutero e il Luteranesimo nei
paesi cattolici », con le relazioni
del prof. Paolo Simoncelli dell’Università di Roma su « Lutero
e il Luteranesimo in Italia »;
del prof. Jean Bauberot per la
Francia e del prof. Ignacio Tellechea Idigoras ner la Spagna.
Sono state dunque « celebrazioni luterane » fuori dai limiti
confessionali, a confronto con la
cultura, con interlocutori cattolici, e soprattutto « per la città ».
Giuliana Gandolfo
AFFOLLATO INCONTRO SU LUTERO A PARMA
La teologia
e la protesta
Interesse ma anche sconcerto
Il quadro iniziale
.Nella p,rima serata il prof. Salvatore Caponetto dell’Università
di Firenze ci ha guidati nel considerare << La crisi della civiltà
europea: da Erasmo a Lutero »:
la caduta delle libertà cittadine,
il mutamento dei sentimenti, la
sfiducia davanti al destino dell’uomo, il desiderio di scrutare
i misteri dell’al di là oltre l’alie
l’angoscia della morte.
portava la generazione di Lutero
a porsi con rinnovato interesse
il problema della salvezza. L’esperienza di Lutero è una risposta
che può essere considerata una
rivoluzione di idee e di sentimenti, pur restando Lutero ancorato nella cultura del suo tem
Nella seconda serata il prof.
Jos E. Vercruysse della Pontificia Università Gregoriana di Roma ha parlato della « Teologia di
Lutero ». Preghiera, meditazione,
tentazione. Questi i tre punti che
Lutero propone per un modo
giusto di studiare la Sacra Scrittura. La teologia di Lutero supera la Scolastica, e- diventa una
scienza sperimentale che tocca
la vita, che addirittura si impara
nella vita. Non sistema accademico, ma proposta esistenziale,
che coinvolge l’esperienza dell’uomo, è la teologia della cr,oce
di Lutero, sulla quale il prof. Vercruysse ha ' incentrato la sua relazione, analizzando molti testi
di Lutero stesso, soprattutto dai
« Commenti ai Salmi ».
po.
Il secondo oratore era il prof.
Giuseppe Alberigo, deH’Università di Bologna. Il suo tema: « La
Chiesa di fronte al caso Lutero ».
Il prof. Paolo Ricca, della Facoltà Valdese di Teologia era il
secondo oratore del 10 novembre,
con il tema: «La protesta, luterana ». Non fu morale o politica
la protesta di Lutero, ma una
protesta della fede, radicata nella Parola di Dio. Protesta a un
Cristianesimo senza Cristo, o a
La conferenza a due voci —
Ricca e Sartori — su «L’attualità di Lutero », organizzata dall’Università Popolare, in collaborazione con la comunità metodista e la Chiesa cattolica locale, per l’apertura dell’anno accademico, ha suscitato un grande
interesse già nei giorni precedenti tanto che la sala del palazzo
universitario, si era riempita di
pubblico ben prima dell’orario
d’inizio. Uno spostamento nell’Aula Magna all’ultimo momento non ha mutato la situazione:
molte persone sono state costrette' ad ascoltare i relatori sedendosi per terra o rimanendo in
piedi all’interno della sala e nel
corridoio antistante. Si tratta di
un notevole successo sia per l’organismo dell’Università Popolare che per lo stesso Lutero, come ha sottolineato il prof. Ricca, dato che finalmente in Italia, dopo ben 500 anni, si riprende a parlare del Riformatore in
termini di critica costruttiva e
non solo per demonizzarne la figura. Rimane da vedere se que
sto relativamente improvviso interesse è veramente sentito o
non sia stato liberato invece dalla recente lettera del papa sull’argomento.
Per venire a quanto è stato
esposto nella conferenza, il pastore Ricca si è soffermato, in
modo schematico e conciso, ma
molto chiaramente, su alcuni
asnetti del pensiero luterano che
sono ancora oggi più che validi
per noi stessi, ’ come il concetto
della salvezza per sola grazia, la
libertà individuale, l’importanza
dell’obiezione di coscienza, intesa come coscienza della responsabilità che ciascuno di noi
deve avere nei confronti dei propri pensieri ed atti. Dal canto
suo mons. Sartori ha mostrato
come molto del pensiero di Lutero sia valido anche per la
Chiesa Cattolica, come l’importanza dello studio individuale
della Bibbia, della fede più che
delle opere, e, rifacendo brevemente una esemplificazione dei
vari modi di interpretazione del
la Parola di Dio succedutisi nei
secoli, dalla patristica al medioevo, ha anche affermato che le
« novità » luterane non esprimevano tanto dei nuovi concetti
quanto invece erano un nuovo e
più moderno modo di « leggere » la Sacra Scrittura.
Nel corso della discussione vivace che è seguita, servita soprattutto a chiarire ed ampliare concetti già espressi, si è potuto notare, purtroppo, come ci
sia stato qualcuno che è rimasto
sconcertato, se non addirittura
•scandalizzato, dall’avere udito
parlare in termini positivi di
Lutero, per di più da parte di
un teologo cattolico. Episodi di
questo tipo, anche se isolati,
stanno a dimostrare come dietro a fenomeni di risveglio dell’interesse per la Riforma, ci
siano ancora diverse sacche di
rifiuto, indicando come ancora
sia lunga la strada per far comprendere le idee della Riforma
in Italia.
D. C.
Nell’anno del centenario di
Lutero poteva la Claudiana mancare all’appuntamento? Cento
anni fa, in occasione del precedente centenario, era stata una
delle poche (o forse l’unica?)
editrice a ricordare il Riformatore con una presentazione del
suo pensiero ed una antologia
dei suoi scritti. Unico problema:
reperire il testo da tradurre nell’immenso oceano della produzione luterana.
Privilegiare gli studiosi avrebbe significato scegliere un lavoro di taglio accademico, rivolgersi al pubblico dei lettori non
specializzati significava dare un
volume divulgativo; trovare un
testo che assommasse scienza e
divulgazione, dottrina e piacevolezza di lettura non era cosa facile. Il testo esisteva, per fortuna, in lingua inglese e la Claudiana ha colto l’occasione impegnando il volume ed affidandone la traduzione alla Signora
Mirella Corsani.
Abbiamo cosi a nostra disposizione un bel volume di 400 pagine, egregiamente tradotto, riccamente illustrato, con alcune
appendici di grande utilità per
chi voglia lavorare e studiare
Lutero oltreché leggere una sua
biografia: l’elenco di tutte le sue
opere, in ordine cronologico,
con un breve sunto, le tappe
principali della vita di Lutero ed
infine una bibliografia essenziale.
Le note dell’editore, sempre
documentate ed esaurienti, com
UN INDOVINATO VOLUME DELLA CLAUDIANA SU LUTERO
Uomo, credente, teologo
pletano opportunamente quelle
dell’autore; averle poste in appendice, come si suole fare con
sempre maggior frequenza, permette di leggere il testo discorsivamente senza l’intralcio e la
tentazione delle note.
I pregi del volume, per quanto riguarda la materia trattata,
sono a mio avviso due: anzitutto la chiarezza e la semplicità
dello stile. Il fatto che la prima
edizione sia apparsa nella collana dei Penguin Books, la prestigiosa serie dei tascabili inglesi,
è di per sé eloquente. Il testo
scorre senza difficoltà, senza
tecnicismi, di nessun dato, personaggio, avvenimento si presuppone la conoscenza, i problemi sono tutti presentati come
se il lettore li affrontasse per la
prima volta. Il pubblico a cui
sembra rivolgersi Atkinson non
è però quello generico della libreria, casuale pur essendo interessato, è il pubblico evangelico, in grado cioè di penetrare
la vicenda di Lutero e riviverla
all’interno di una riflessione di
fede. Brevi allusioni, accenni,
incisi disseminati nel testo rivelano questa compartecipazione
dell’autore, del lettore e del protagonista.
Il secondo pregio del volume,
ancor maggiore, si ravvisa nel
modo con cui viene affrontata
la vicenda del Riformatore. Parlare di Lutero è estremamente
difficile: i fatti della sua vita sono cosi eccezionali da esercitare un fascino immediato a chi
si accosta a lui, il pericolo è appunto di scrivere il romanzo di
Lutero. Lutero è però anche teologo di eccezionale statura ed a
voler illustrare a fondo la sua
riflessione teologica si fa un trattato: il fatto poi che la sua teologia sia sempre vissuta nel contesto della chiesa ed a contatto
con la gente rischia di condurre
ai ritratto psicologico, intimistico.
Atkinson ha saputo evitare
questi tre scogli o meglio ha saputo armonizzare biografia, ritratto e teologia. Le conseguenze, come ognuno può capire facilmente, non sono di poco conto. Anzitutto il lettore acquista
della vicenda Lutero una visione molto più completa, che ricorrendo ad una semplice biografia e vede il pensiero del Riformatore radicarsi nella storia,
crescere col progredire delle
azioni; non sono però solo idee
che girano per l’aria ma risposte
che nascono dalle situazioni. Ma
soprattutto, e qui sta a nostro
avviso il pregio maggiore del lavoro, il personaggio Lutero assume la sua esatta dimensione
di uomo, credente, teologo. Non
è più il genio, l’eroe, il protagonista, l’uomo delle 95 tesi e di
Worms e neppure il monaco patologicamente ossessionato dal
peccato. I grandi momenti non
sono più le scene di un dramma, ma come in realtà furono,
giornate cariche di rischi e di
passione inserite in una vita. Viene così ridimensionato in modo
radicale il periodo monastico,
l’epoca degli incubi, l’affissione
delle tesi, Lipsia e Worms.
D’altra parte vengono ampiamente sviluppati i due momenti
meno noti della vicenda- di Lutero, ma non meno essenziali:
gli anni dell’insegnamento e
quelli della maturità. Il Lutero
professore di Bibbia a Wittenberg, che un tempo non interessava nessuno, oggi è stato
riscoperto e facendo un attento
esame dei suoi corsi si sono capite molte cose sulla sua teologia Nel consacrare ai corsi sui
salmi tenuti dal 1513 al 1515 circa 40 pagine (spazio che fino a
pochi anni fa sarebbe stato im
pensabile) Atkinson segue molto opportunamente la storiografia più recente, e lo fa in modo
originale, lasciando parlare Lutero stesso attraverso le numerose citazioni.
Lo stesso dicasi per gli anni
della maturità. In molte biografie dopo il 1525 non accade più
nulla; vinta la sfida a Worms e
perduta l’occasione della rivoluzione contadina Lutero si dissolve pian piano nella pinguedine, nella vecchiaia e nelle estrose uscite dei discorsi conviviali.
Nulla di interessante perciò, egli
si ripete senza la bellicosità degli anni ’17-19 e la genialità degli anni ’20. Stanno proprio così
le cose? Certo quelli sono gli
anni difficili in cui non si giocano più drammi, o non sembrano più giocarsi, ma sono gli anni decisivi delle prediche, dei
catechismi, delle confessioni di
fede, di Augusta e di Smalcalda, delle visite alle nuove chiese e della difficile gestione di un
movimento diventato adulto.
Merito grande del nostro autore è Taver fatto conoscere questo Lutero pastore d’anime e di
chiese, sempre ispirato ad una
incrollabile fede nell’azione di
Dio che agisce coerentemente in
mezzo a discepoli incerti ed a
principi politicanti.
Un libro dunque che merita
di essere letto anche passato il
centenario. Giorgio Tourn
J. Atkinson, Lutero - La Parola scatenata - La Claudiana Editrice, pp.
488, L. 18.000.
l
4
4 i. vita delle chiese
1
9 dicembre 1983
SCUOLA LATINA
RICORDANDO IL PASTORE
Un baule di sorprese Alfonso Peyronel
...Colori, musica, favola, estro,
inventiva artistica, immaginazione e tanta, tanta allegria si sono
dati convegno sul palco del Convitto di Pomaretto,. domenica 27
novembre.
Un vero pomeriggio di festa
per gli alunni della Scuola Latina, per i loro genitori e per tutto il pubblico che gremiva la sala. Una sottesa, un « baule » di
sorprese, in una piovigginosa e
tetra domenica di novembre.
Sorpresa, in quanto, tradizionalmente la festa della Scuola
si svolge a fine anno; ma penso
che questo sia un modo molto
simpatico per iniziare un anno
scolastico, per riunire insegnanti, ragazzi e genitori, per conoscersi.
Sorpresa, per la mole di lavori presentati alla nostra attenzione e preparati con cura in un
arco di tempo assai breve. Ragazzi, con pochissima o nessuna
esperienza di teatro, sostenevano con la disinvoltura di artisti
consiirnati le parti di re, regine,
principi, principesse e servi; l’inventiya di un travestimento, che
proponeva alla nostra immaginazione topolini, gatti, cani, bastoni, fuoco e acqua, buoi e’ macellai, padri e... morte. Abbiamo
apprezzato giovani artisti, che
non avevano mai preso in mano
un flauto, in esibizioni piene di
serietà, impegno e... bravura.
E, per completare il tutto, una
buona dose di umorismo ha permesso agli alunni della IIP di
fantasticare sulla pubblicità (flagello delle nostre serate televisive), dandocene una versione
molto più gradevole e spiritosa.
E che dire poi della versione
casalinga del buon mago Casella? Simpaticissima, senza dubbio!
Come non compatire il pove
ro professore, che ogni giorno è
costretto a subire le sciocchezze
dei suoi alunni, che sono convinti che il pino e l’abete appartengono ai bovini, perché sono
delle « cornifere »?
E a manovrare la trama di
tutto questo tessuto, persone
giovani, piene di buona volontà,
ma anche preparate e consapevoli che alla formazione dell’individuo concorrano attività, non
sempre considerate per il loro
giusto valore.
Ma siamo consapevoli che accanto a loro, altri insegnanti si
prodigano per l’educazione e la
crescita dei nostri figli, dando
loro una preparazione di base
molto valida.
_ Per questo diciamo loro « Grazie » e « Non scoraggiatevi, anche quando i risultati non sono
pari allo sforzo compiuto ».
E’ senz’altro bello vedere la
Scuola COSÌ viva, con la partecipazione attenta di tanti ragazzi;
ma in fondo al cuore rimangono
gli interrogativi per il futuro del
nostro Istituto.
L’Associazione amici ed ex-allievi, che da anni si occupa della
Scuola, ha deciso quest’anno di
rinunciare al tradizionale pranzo a favore di un pomeriggio di
festa, in stretta collaborazione
con la Scuola. Il ricavato della
lotteria, della vendita dei dolci
e del tè aggiunge poche gocce
d’acqua nel mare di necessità
della Scuola, ma è sempre meglio deH’indifferenza che spesso
si avverte.
Non dobbiamo dimenticare
che alcuni dei professori hanno
scelto di lavorare nei nostri Istituti, piuttosto che nella scuola
statale. Cerchiamo anche noi,
comunità valdesi, di prenderci
il nostro impegno.
Paola Revel Rìbet
Il 28 novembre all’ospedale di
Crest (Drôme), a seguito di ima
operazione, all’età di 74 anni, ci
ha lasciato il pastore Alfonso
Peyronel.
Nato alle Case Nuove di Pramollo nel 1909, egli lasciò ben
presto il suo paese per dedicarsi
agli studi: prima alla Scuola Latina di Pomaretto, poi al Collegio
di Torre Pellice, ed infine alla
Facoltà di teologia in Roma.
C’incontrammo stringendo una
amicizia destinata a durare negli
anni: uniti non solo dalla nostra
comune origine montanara, ma
anche da un comime orientamen-,
to verso il pastorato, e quello che
favoriva la -nostra amicizia era
anche il carattere buono e generoso di Alfonso.
A Torre Pellice come a Roma
parlavamo spe^o della nostra vita nella prospettiva del mmi-sterio. In noi non v’era desiderio
più grande e gioia più vera che
quella di impegnare la nostra
vita al servizio dell’Evangelo.
Sentivamo che Dio ci aveva chiamati per essere testimoni della
sua grazia e del suo amore in
Cristo.
Ma i tempi che stavamo vivendo incominciavano a diventare
sempre più -difficili: una grave
crisi finanziaria, nel -corso -degli
anni trenta attanagliava la nostra chiesa. Ci fu -detto che, pertanto, non vi sarebbe stata garanzia o possibilità di avere un
posto di lavoro, e ci fu consigliato di intraprendere altre vie.
Da quel momento molti di noi
incominciarono ad essere seriamente preoccupati. Non ci si poteva abituare all’idea di -dover
scegliere -im lavoro -diverso da
quello verso il quale ci sentiva
«\ visitatori locali»
maggiori precisazioni rivolgersi
al pastore o alla direzione dell’istituto.
Invitato dal II Circuito, il pastore Thomas Soggin è venuto
nei locali della chiesa di Villar
Perosa i giorni 19 e 20 novembre per presentare il volumetto
« I visitatori locali », edito dalla
Claudiana nella Collana Quaderni di Formazione.
L’esigenza di una preparazione adeguata per lo svolgimento
di un servizio di visite è sentita
in tutte le comunità e l’esposizione del pastore Soggin è stata
seguita con molto interesse.
Ai presenti, suddivisi in piccoli gruppi, è stato richiesto di
esprimere la propria opinione
sull’esito di alcune visite delle
quali è stato ascoltato il colloquio registrato. I pareri sono
stati abbastanza concordi e ci
si è resi tutti conto di quanta
strada occorra percorrere per
evitare approcci inutili, discutibili o dannosi. Da alcune registrazioni infatti, è emerso come
si possa talvolta incorrere nell’errore, da parte del visitatore,
di anteporre la propria figura
di protagonista ai problemi della persona visitata.
Come temi di riflessione il
pastore Soggin ha proposto alcuni passi biblici (l’episodio di
Zaccheo, del giovane ricco e altri) che ci hanno aiutati a comprendere che cosa il Signore ci
chiede quando, nel Suo nome,
ci presentiamo ai nostri fratelli
e sorelle per condividere i loro
problemi, gioie, sofferenze, speranze.
Ringraziamo il pastore Soggin
per il tempo che ci ha dedicato
e per il grosso impegno che ha
posto nella preparazione del suo
volumetto. Ci auguriamo che nei
circuiti questi incontri possano
proseguire e che nelle Comunità sorgano gruppi di visitatori
che affianchino i pastori nel loro compito di cura d’anime.
Nuovi anziani
PINEROLO — In sostituzione
di Costante Costantino, Ernesto
Coucourde e Vera Long sono stati eletti anziani Bianca Natali,
Sergio Malan e Paolo Rìbet.
• L’Unione Femminile invita
tutti i membri della comunità
e gli amici di tutte le Valli a
partecipare al bazar che avrà
luogo l’8 dicembre p.v., nei locali della chiesa di Via dei Mille
1 a partire dalle ore 14.30.
• La sorella Elena Soulier ed
il fratello Valdo Gallian ci hanno lasciati, runa in età avanzata, l’altro a soli 56 anni, in modo subitaneo. A queste due famiglie nel lutto possa giungere
la consolazione non nostra ma
del Signore,
Tempo d’avvento
• Domenica 11 dicembre, nel
corso del culto, avrà luogo l’assemblea di chiesa informativa in
vista della ricerca del prossimo
pastore della nostra comunità.
Per questo è bene che tutti i
membri elettori siano presenti
(ma anche gli altri farebbero
bene a diventarlo). A questo
proposito ricordiamo che le liste dei membri elettori sono
aperte fino e non oltre a fine dicembre. Chi lo vuole, si faccia
dunque iscrivere.
SAN GERMANO — Le Corali di Frali - Perrero - Villasecca e la Corale di San Germano
organizzano due incontri natalizi, aperti a tutti, con inni e cori appositamente preparati e
cantati alternativamente dalle
corali riunite o dai singoli gruppi. Gli appuntamenti sono per
domenica 11 dicembre, nel tempio dei Chiotti, alle ore 14.30, e
per sabato 17 dicembre, ore
20.30, nel tempio di San Germano. Ci rallegriamo per questa
iniziativa comune.
Ricostituita
la Corale
VILLAR PEROSA — La corale si è ricostituita. Un gruppo
di 15-18 persone si ritrova ogni
venerdì al Convitto, alle 20.30,
con un programma che prevede
la partecipazione ai culti di Natale, 17 Febbraio, Pasqua, e alla
festa di canto. Nei settori dei
contralti, tenori e bassi si cercano ancora nuovi coralisti.
Ricordiamo sin d’ora che venerdì 23 dicembre avremo il nostro culto comunitario d’avvento, ore 20.30. Tutti coloro, singoli o gruppi, che possono dare
il loro apporto per questo culto
sono senz'altro invitati a farlo
sapere al pastore o agli anziani.
• Il predicatore Luigi Marchetti, di Pomaretto, ha presieduto il culto del 13 novembre. Il
20 novembre il culto è stato presieduto dal pastore Thomas Soggin di Milano, che era a Villar
Perosa per tenere un corso per
visitatori, neH’ambito del circuito.
mo ormai decisamente orientati. Vi fu per alcuni la necessità
di cercarsi un lavoro fuori della
chiesa. Alfonso Peyronel, rinimziando ad un posto che gli avrebbe garantito una vita sicura
e tranquilla dal punto di vista
economico, volle ugualmente tentare la via pastorale e, non senza
difficoltà, la trovò nella Chiesa
Riformata di Francia, dove egli
svolse per oltre 40 anni un ministerio molto apprezzato in comunità diverse dal punto di vista
sociale: Bordeaux dove egli si
sposò con colei che fu amorevole
madre di famiglia e fedele collaboratrice nelTopera, Saint-Agrève, Saint Hyppolitedu-Fort, Le
Oreusot, Beaumont-lès-Valence.
In tutte queste comunità egli
ha lasciato il ricordo di un’attività svolta con amore e saggezza.
sabato 10 dicembre
□
TELEPiNEROLO
CANALE 56-36
Alle ore :9 va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fernerone e Paolo Ribet).
domenica 11 dicembre
□ POMERIGGIO
COMUNITARIO
Pur avendo lavorato per tanti
anni in un’altra chiesa, non aveva dimenticato la sua chiesa di
origine verso la quale egli ritornava di tanto in tanto, sia pure
con un velo di mestizia, a rivedere i suoi vecchi condiscepoli.
Ricordando il caro, vecchio
amico, ringraziamo Dio che ha
ispirato e sostenuto il suo servitore nel compiere un ministerio fedele e che pertanto rimane in benedizione.
Ai figli, già colpiti dal lutto ancora recente per la dipartita della mamma, e nuovamente afflitti per la scomparsa del padre,
esprimiamo la nostra fraterna
solidarietà nell’ora della prova.
Un pensierD particolare a JeanJacques che è tra noi come direttore del Convitto di via Angrogna a Torre Pellice.
VILLASECCA — Le corali della Va!
Germanasca (Prali, Perrero, Vlllasecca)
con quella di San Germano, offrono un
pomeriggio comunitario nei locali della
Chiesa valdese dei Chiotti con inizio
alle 14.30.
Durante l'incontro funzionerà un servizio di buffet a cura della locale Unione Femminile.
a RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del I!
Circuito.
martedì 13 dicembre
n Incontro sul
VOLONTARIATO
Arnaldo Genre
PINEROLO — Alle ore 20.30 presso
la Chiesa Valdese, via dei Mille, 1:
Presentazione dell'Associazione Evangelica di Volontariato (A.E.V.),
— Che cosa è? Quali finalità si prefigge?
— Come ci si associa? Come si diventa volontari?
— Come fare per ricevere dei volontari? Quali gli adempimenti e quali
le procedure?
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
martedì 13 dicembre, ore 20, in
casa del fratello Ettore Ghigo.
• Concistoro: sabato 17 die.,
ore 20.30.
• Unione Femminile Inverso
(Chenevières): domenica 18 die.,
ore 14.30.
• La comunità ha espresso la
sua solidarietà nel dolore alla
famiglia Peyran, per il decesso
di Oreste Peyran, originario di
Chiabrano. Il funerale ha avuto
luogo nel tempio di Maniglia, il
15 novembre. Lo stesso giorno
ha avuto luogo il funeralé di Alma Clementina Maurino, di Piano Maurino.
grazie all’opera di volontari che
accorrevano con degli estintori.
Quando i pompieri arrivavano
da Pinerolo l’incendio era ormai
spento. La comunità valdese di
Perrero si stringe attorno al
Bert ed alla sua famiglia nella
speranza che di questa brutta
avventura resti presto solo un
ricordo.
Incontro all’Asilo
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Domenica prossima 11 c. m.
le sorelle dell’Unione Femminile trascorreranno il pomeriggio
con gli ospiti dell’Asilo Valdese.
Assemblea di chiesa
FRALI — Domenica 18 dicembre si terrà nella nostra chiesa
alle ore 10 un culto, che sarà seguito dalla assemblea di chiesa.
• A correzione della notizia
pubblicata, la scorsa settimana
precisiamo che la pralina nata
in questi giorni è Ramona Pascal, e non Peyrot come erroneamente scritto.
E’ un simpatico incontro che
ogni anno si rinnova nel periodo natalizio per portare alle persone anziane quella simpatia e
quel sentimento di amor fraterno che sanno dare luce e gioia
a chi, avanti negli anni, sente sovente il peso della solitudine.
Incidente
« Si cercano giovani in grado
di dare un aiuto volontario all’Asilo di San Germano. Per
APPUNTAMENTI
• Riunione per le famiglie della zona di Via Piave (Tupin);
PERRERO — Martedì scorso
un incidente ha coinvolto Valdo
Bert. Mentre nella sua cucina
era intento a cambiare la bombola del gas, questa gli esplodeva, incendiandosi, vicino al viso.
In pochi attimi le fiamme si
propagavano per tutto l’appartamento. Il Bert rimaneva ustionato al viso ed alle mani, in maniera non troppo grave, mentre
la moglie riusciva a restare incolume, grazie alla prontezza
con cui )si è posta in salvo col
figlioletto tra le braccia. Le fiamme potevano poi essere domate
armonìe
DI
NATALE
La Corale Valdese di Torre
Pellice offre un pomeriggio di
musiche, canti e pensieri sul
Natale, la domenica 18 dicembre 1983 alle ore 15 nel
Tempio Valdese di Torre Pellice.
Al termine del concerto tutti
sono cordialmente invitati per
fraternizzare attorno ad una
tazza di thè, alla Foresteria
Valdese.
5
9 dicembre 1983
UN CONTRIBUTO DAL RIO DE LA PLATA
7» CIRCUITO - INCONTRO DI STUDIO
Etnia e tradizione
Analisi del BEM
Alvaro Michelin Salomon è uno studente in
teologia della Chiesa Valdese di Miguelete (Uruguay). In attesa di conoscerlo personalmente il
prossimo anno, pubblichiamo, riprendendolo da
«Reencuentro» (N. 2 - Ottobre un suo ar
ticolo sul valdismo rioplatense. Alvaro si è servito per il suo lavoro dell’opera del noto sociologo riformato svizzero, Christian Lalive D’Epi
nay, studioso del protestantesimo latino-americano. Per quanto ci riguarda, D’Epinay ha parlato della « Iglesia Evangelica Vaidense », in due
sue opere, ambedue citate: « La Iglesia del transpiante », La Aurora, Buenos Aires, 1970; e « La
Iglesia Vaidense de Colonia Iris: tradición y cambio », Jacinto Arauz, La Pampa, 1974.
e. s.
Quando si pensa al concetto
di chiesa in generale, non ci viene in mente nessun accoppiamento con i concetti di razza,
popolo o etnia; ma quando si
pensa specificamente alla Chiesa
Valdese, e più concretamente
qui nel Rio de la Piata, ciò accade. In termini sociologici la
nostra chiesa, insieme ad altre,
è stata catalogata come « chiesa
del trapianto », in contrasto con
quelle «missionarie» o « conversioniste » (pentecostali, metodisti, battisti, ecc.). La Chiesa
valdese rioplatense non è sorta
come una chiesa con una specifica coscienza missionaria, di allargamento e quindi di estensione della propria fede al di
fuori delle mura ecclesiastiche,
ma come conseguenza della immigrazione e quindi « del trapianto » di piemontesi di confessione valdese, in cerca di un avvenire più propizio di quello che
potevatKj oflrire le scoscese valli italiane e la grave crisi econojg mica dell’epoca.
Le persecuzioni che hanno sofferto i valdesi in Europa da parte del potere politico e religioso
cattolico alleati, perché contrari
alle loro ferme convinzioni bibliche e anti-gerarchiche, li portarono a costituire un ’ghetto’ nelle Alpi che dura tutto il secolo XVIII
fino a! 1848. A questo proposito
afferma il prof. Marcelo Dalmas:
« "Il ghetto”, a mio modo di vedere, non è innanzitutto una
scelta dei membri di una specifica comunità, piuttosto è una
imposizione della società nella
quale questa comunità è minoranza, ed essa non ha la forza
per respingere questo tipo di
emarginazione » (Marcelo Dalmas, Reaz.ioni alle affermazioni
del past. Giambarresi sull’evangelizzazione nella nostra chiesa.
Circular de la Mesa Vaidense,
N. 7, novembre-dicembre 1979).
I valdesi si videro costretti ad
appartarsi da una società ostile,
e per poter sussistere con una
propria identità, formarono una
comunità vivente e fervente, ma
chiusa alla intromissione esteriore. I valdesi accentuarono le
relazioni interne, con propri usi
e costumi, svilupparono un proprio dialetto; cominciarono a lavorare la terra in comunità e
alimentarono la vita devozionale familiare. Il sig. Modesto Cenoz espresse così la sua comprensione del « carattere valdese »:
« Le persecuzioni che soffrì,
fecero del valdese un uomo riservato, diffidente, valoroso, lottatore, ostinato, talvolta aspro.
Il clima delle sue montagne e le
sue norme di vita ló resero robusto, energico e perseverante. La
ristrettezza economica lo rese sobrio, laborioso e previdente. La
sua religione ed il desiderio di
praticarla per conservarla lo
spingevano a riunirsi separatamente dagli altri » (Cenoz M., Lo
sforzo industriale di Colonia Vaidense, in « Boletin Sudamericano de Historia Vaidense, 7, 1941,
p. 60).
La lotta per la sopravvivenza
portò con sé una forte integrazione comunitaria. Questa fonda
una visione del cristianesimo che
soggiace alla tradizione ed al
« modo di essere » del valdese.
Le immigrazioni verso il Rio de
la Piata iniziate a metà del secolo passato, portarono con sé questo stile di vita, in un continen
zione. La campagna è molto fertile ed in abbondanza: la vita
sarà più sopportabile e prospera. Il valdese, abituato ai sacrifici per sopravvivere, trova nel
Rio de la Piata la possibilità per
uscire da una condizione di miseria per entrare: « nella terra
dove scorre latte e miele ». Rimane nel valdese rioplatense una
etica molto radicata, per quanto concerne il lavoro, la moralità e Tequilibrio spirituale, aspetti riconosciuti anche' in altri gruppi etnici. /
Si conservò pure il principio
endogamico di contrarre matrimoni all’intemo del gruppo, sebbene solo come desiderio auspicato. L’istruzione costituì parte
integrante deU’attività religiosa;
scuola e tempio. Tuttavia, qui,
nel Rio de la Piata, non si verificarono le condizioni che diedero vita al « ghetto » alpino; la
situazione umana dei valdesi
cambiò radicalmente, non ci forano neppure delle persecuzioni; tuttavia non si ebbero iniziative evangelistiche estemé alle
comunità. E’ innegabile l’importanza dell’inserimento reale del
valdese nella società, per quanto
concerne gli aspetti economici,
sociali e culturali; ma mancò del
tutto questa coscienza esplicita
di missione che altre chiese avevano avviato.
Qggi l’etnia è sempre più me
scolata con il crescere dei matrimoni misti. Questo comporta
l’allargamento degli orizzonti da
parte valdese. Questo fatto comporta anche una autocritica:
« Ho sempre pensato che_ noi
valdesi siamo troppo chiusi ed
adesso dovremo aprirci. Penso
che la gioventù possa favorire
questo processo... » (Risposta di
una valdese ad una inchiesta, in:
Lalive D’Epinay Christian, La
Chiesa Valdese di Colonia Iris:
tra tradizione e cambiamento,
p. 66).
Il problema è se l’apertura etnica comporta solamente una
più rapida secolarizzazione della chiesa, che le fa perdere progressivamente l’identità o se, invece, una simile apertura si trasforma in un dialogo fruttuoso
con il mondo circostante, in vista di una proiezione esterna della propria vita di fede.
L’evangelizzazione ci pone dunque grandi interrogativi. I vaidesi oggi non vivono solamente
nelle aree rurali e sepaiurbane,
ma anche, in misura crescente
nelle città. Saremo in grado di
far fronte alle richieste che in
nome dell’Evangelo ci vengono
poste? E ancora, sapremo prendere in considerazione il nuovo
contesto sociale urbano nel quale viviamo?
Alvaro Michelin Salomon
Una riunione svolta all’insegna di un’attenta analisi critica
del documento « Battesimo, Eucaristia, Ministerio », così si potrebbe definire rincontro di studio del 7° circuito svoltosi lo
scorso novembre.
Una quarantina di _ presenti
hanno ascoltato la lucida esjjosizione del past. Gino Conte interrompendolo spesso per confrontarsi sul tema. Alla fine è
stato approvato il documento
che segue:
« I valdesi e metodisti delle
chiese di Verona, Vicenza, Padova e Venezia riuniti a Padova
per studiare ed analizzare il documento della commissione Fede e Costituzione del CEC_ su
Battesimo, Eucaristia e Ministerio esprimono un contributo al
dibattito che si dovrà svolgere
nelle nostre chiese.
Riconoscono che tale documento attesta un livello di dialogo che è premessa irrinunciabile per la prosecuzione di una
ricerca ecumenica di conversione all’Evangelo.
Osservano tuttavia che tale lavoro, come è già stato messo in
evidenza per i documenti di Accra, di cui questo BEM è una
rielaborazione, è forternente _sbi- ■?
lanciato a vantaggio di tradizioni teologiche maggioritarie, rappresentate dalla teologia cattolico-romana, da quelle delle chiese ortodosse, anglicane e frange di chiese luterane.
L’asse portante della riflessione del BEM è costituita dalla
persistente accentuazione della
ecclesiologia e, in essa, della Aua
“istituzionalità”. Si ha così la
netta percezione che chiesa
struttura del sacro, prevalga
sulla ricerca efhinentemente &•
vangelica, sulla considerazione
della Parola di Dio come accadimento di grazia.
■ , ■■
Denunciano che la teologia
della parola è così mortrfipatq e
racchiusa in una tèolpiiia , cedesiocentrica che imprigióna pel
sacramento e melle 'condizioni
della sua attualizzazione'ipi'esbitero ministro episeóp&f il discorso evaneelico, ben piti preoccupato dell'annuncio della-'sdvezza che delle sue legittime condizioni di proclamazione. '.’i
Ritengono di non poter-accettare. come linea del dialogo ecumenico, im testo la cui ambiguità e parzialità (accostamento di
"tradizioni” incernierate da un
concetto di chiesa "fñinisteriálc”ì
non consentono ùn proficuo colloquio chiariUcatore. che favorisca un incontro secondo le pertinenti linee teologiche neòtestamentarie ».
-X .'li
Come sempre un breve documento non riesce ad esprimere
tutta la ricchezza della esposizione e del dibattito.
Si sono ascoltate anche voci
diverse che sottolineavano la
necessità: di attingere ¡.da uno
sforzo ecumenico che lìon ha
precedenti, per approfondire la
nostra comprensione di questi
tre nodi della vita ecclesiale.
Certamente il dibatti1;p proseguirà vivace all'interno delle comunità, chiamate dal Sinodo a
dare un parere chiaro e definitivo sul documento,
Ri M.
Palermo: a scuola con Lutero
Per la prima volta un pastore
valdese è stato invitato in un liceo statale della città per parlare agli studenti di una IV.
L’invito è stato rivolto al pastore Archimede Bertolino dall’insegnante di religione e da
quello di storia e fìlosofla i quali assieme agli studenti avevano
discusso e concordato di invitare
una « voce protestante » a parlare di Lutero.
Una trentina di studenti hanno
seguito con molto interesse la
presentazione fatta dal pastore
che inizia facendo una panoramica di scritti su Lutero di cattolici da Denifle e Grisar a Lortz
e passando poi a Congar, Daniel
ed altri per mostrare che mentre
una volta si cercava in tutti i
modi di denigrare Lutero o studiarlo a distanza, oggi i cattolici
stanno « scoprendo » Lutero.
A questa ha fatto seguito la
proiezione di diapositive illustranti luoghi e situazioni ove
sorse la Riforma nel XVI secolo;
sottolineando la fermezza di Lutero dinanzi a papa, imperatore,
principi e contadini nel restare
un fedele servitore della Parola,
quella Parola che nessuno può
asservire.
Alla fine decine sono state le
domande poste dagli studènti
« assetati di conoscere » il « pensiero protestante » su: il Battesimo; la Santa Cena; la Grazia;
la Libertà del cristiano; l’obbedienza alle autorità; impegno
politico ieri e oggi; impegno per
la pace.
Intanto le due ore messe a ditTe^irurpae^^ compIetTmenté sposizione erano tr^or^ velodifferente dalla madre patria, cernente, dmante Imtervallo si
Per gli immigrati, esiste la pos- continua a discutere e arnva 1 msibilità di « scoprire l'America », segnante deila terza ora il quale,
poiché i governi liberali riopla- visto l’interesse degli studenti,
tensi incoraggiano la! immigrar mette, anche la sua ora a dispo
sizione per continuare la discussione.
Così per ben tre ore il pastore ha potuto colloquiare con studenti e insegnanti ai quali ha distribuito copie deU’inserto de
« La Luce » su Lutero.
L’incontro ha avuto una buona
eco nelTIstituto, infatti il pastore oltre ai ringraziamenti del Preside, ha ricevuto l’invito a tornare per parlare ad altri ragazzi di
altre classi del medesimo Istituto.
Da Abramo al Regno
GENOVA — In questo periodo
abbiamo ospitato, partecipandovi, il collettivo teologico ligure;
ed è proseguito, introdotto da
due relazioni di D. Tomasetto e
di G. Conte, lo studio e il dibattito sul battesimo, iniziato neUa
stessa sede lo scorso anno; mentre nel primo collettivo si erano
considerate piuttosto le questioni di fondo, quest’anno si sono
esaminati soprattutto gli asjwtti
pratici.
Abbiamo ospitato l’assemblea
annuale della Federazione deOe
chiese evangeliche della Liguria
e del basso Piemonte, che esamina e pianifica l’attività d’insieme
deH’anno.
Oltre affo studio biblico di
gruppo a Sampierdarena (insieme a Sampierdarena e Sestri) nel
quale stiamo studiando la vicenda di Abramo, in parallelo con il
programma svolto dalle scuole
domenicali, in via Assarotti si è
avviata, con partecipazione rallegrante, una ricerca di gruppo sul
regno di Dio, in base alle profezie dell’Antico e del Nuovo Patto, iniziando con una riflessione
sul modo ebraico, biblico di con
siderare il tempo. Intanto, nella
sua riunione mensile di studio
biblico, l’unionè femminile sta
studiando gli evangeli dell’infanzia.
Abbiamo ascoltato con gioia la
professione di fede di Antonio
Fortunato, un fratello che in realtà da anni ormai partecipa alla
nostra vita comunitaria.
Due lutti ci hanno rattristato,
ultimamente: Edoardo Augier e
Angelo Di Natale ci hanno lasciato, e condividiamo il dolore e la
speranza delle loro famiglie.
Il 19 novembre un buon pubblico ha applaudito nel nostro
luogo di culto due giovani concertisti milanesi, Carla Moreni e
Lorenzo Cipriani, che hanno svolto ottimamente un bel programma di musiche per flauto e cembalo, flauto e organo; una buona
parte delle offerte raccolte sono
state devolute aff’UNICEF.
Sta per riprendere, in Galleria
Mazzini, la Fiera del Libro e la
partecipazione di membri delle
varie chiese evangeliche nei turni
al banco di Bibbie e stampa e
vangelica ctirato da Sergio Rastello, dell’Unione Biblica Italiana.
Nel nostro turno mensile di
> culti ai vari piani deU’Ospedale
Evangeiico Intemazionale, la domenica mattina, sorelle e fratelli
si alternano nella predicazione.
Nel prossimo numero riferiremo sulle manifestazioni luterane
a Genova.
Mese di Natiàle
TORINO -— Il '« mese di Natale » si'è aperto con im incontro
in C.SO Oddone venerdì 2 dicembre: alcune decine di fratelli e
sorelle hanno meditato sulla na
CORRISPONDENZE
tività con l’aiuto di alcune diapositive di quadri di Rembrandt
e in seguito hanno assistito alla
proiezione del film su Lutero
(1953) grazie alla videoòassetta'
fornita da « Protestantesimo ».
Sabato 10 nel tempio di C.so
Vittorio 23 alle ore 21 avrà luogo un concerto — Christmas Carol and Choral Concert con la
partecipazione dei Cori polifonici Almese e Madonna della Scala. ,
Mercoledì 14 nei locali di via
Pio V 15 alle ore 19 avrà luogp il
tradizionale « Natale internazionale», un incontro comunitario
di tutti gli evangelici residenti a
Torino con lettura biblica' in tutte le lingue rappresentate e una
meditazione del cand.’ hi teol.
Gianni Genre.
Domenica 18 nei 4 luoghi di culto saranno bambini della'Scuòla
domenicale e ragazzi dèi catechismo a condurre il culto per le
assemblee. Nel -pomeriggio Lbamblni avranno tm programma comune in C.SO Vittorio. =•- <>’■ :
'--li
PARTECIPAZIONI
PERSONALI
La Comunità di Chivasso-Torrazza si
raliegra con il fratelio tino Giuffrida
che ha conseguito la laurea in Medicina
e Chirurgia e gli augura ogni bene.
Dossier
I cinque articoli su « Fede evangelica
e rapporti interpersonali» (Franco Ciampiccoli e Eugenio Rivoir} e 11 ditiattlto
che ne è seguito, riprodotti in un dossier litografato a cura del Centro J.
Lombardini di Ciniseilo che ne sfa facendo uso in un gruppo di discussione,
sono disponibili in redazione al prezzo
di L. 1.500 spedizione compresa da Inviare anche in francobolli.rfj'.;;-^;: .»r
6
6 prospettive bibliche
9 dicembre 1983
Il potente e il mansueto
(segue da pag. 1)
esercito ma da un modo nuovo
di essere e di vivere. Il primo
ad accorgersene ai piedi del palo
del suo supplizio e della sua morte fu proprio un nemico: l’ufficiale romano che comandava
l'esecuzione.
Eppure, dice Matteo, fin dall’inizio, fin da Betlemme, in Gesù
si realizzava la promessa di Dio,
l’annuncio dei profeti, l’attesa
dei poveri d’Israele.
E’ lui il Messia di Dio. E’ lui
l’Emmanuele, cioè l’Iddio con
noi, perché in una società che è
sconvolta da feroci ingiustizie
e da assurde violenze, per i noveri, per i senza potere, Dio è la
sola speranza. Dio non è né insensibile né assente. Gesù Cristo
è il sermone vivente, è la predica vissuta, la via di speranza e
di vita per tutti coloro che dinanzi al male si dibattono tra paura,
rabbia e disperazione. Un Dio
che pur potendo non distrugge
i potenti e i violenti, ma in Gesù
si fa debole e mite, deve pur signifìcare qualcosa! Chi legge la
Bibbia dovrebbe saperlo con una
certa chiarezza. Invece Matteo
riferisce che dall’annuncio della
nascita portato ai credenti insensibili da pagani lontani, non
fu turbato solo Erode, ma anche
tutto il popolo di Gerusalemme.
Coloro cioè che avrebbero dovuto sperare in Dio perché ne conoscevano le promesse, furono
insofferenti davanti all’idea di
un intervento di Dio nella storia.
La storia la devono costruire gli
uomini. Essa ha le sue regole, i
suoi patti, le sue trattative, le sue
diplomazie, le sue necessarie violenze. I sermoni anche quando
sono pronunciati da Gesù, come
quello del monte, non possono
guidare la storia!
Molti di noi continueranno a
impegnarsi per la pace senza temere le ostilità di chi trae privilegi e poteri dalla paura di molti. Senza cedere dinanzi allo
scherno di coloro che lo ritengono inutile o pericoloso. Senza nascondere la meraviglia e la gioia
quando sul cammino s’incontrano altri uomini, forse lontani e
pagani, ma che sono illuminati
dalla ricerca della salvezza del
mondo.
Ma quanti di noi sceglieranno
di impegnarsi a vivere senza paura nella mansuetudine e nella
non violenza? Possiamo sperare
e predicare l’agape anche quando significa: Mors mea vita tua,
la mia morte è la tua vita? O
riteniamo che questo valeva solo
per Cristo?
Certo è difficile dare una risposta perché nella storia di ieri
come di oggi sono stati molto pochi coloro che hanno potuto riconoscere in questa debolezza
una forza.
Forse per rispondere sarebbe
necessario poter incontrare faccia a faccia Gesù. Sarebbe necessario forse recarsi d Betlemme,
visto che è tempo di Natale, ma
qualcuno direbbe che di là non
ne può uscire niente di buono e
di nuovo. Là, come dice Matteo,
non c'è che un bambino: l’immagine più limpida della docilità.
La speranza, se è lui, dovrebbe
essere scoperta sotto l’apparente
debolezza della sua persona.
Non è facile accettare ciò che
è nascosto e contraddittorio. Non
è facile riconoscere un re in un
povero, un potente in uno che è
debole, un vincitore in uno che è
così mite ed indifeso, da potersi
già ritenere sconfitto.
Una siffatta speranza è illusoria, pericolosa, deve essere tolta
via, uccisa appena possibile.
Ma se scampasse? O se, uccisa,
risorgesse di nuovo?
E’ questa l’azione di Dio nella
storia. Non è retorica ma il segno della vera speranza e della
nuova vita.
Odoardo Lupi
TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE
Passi avanti per
l’Antico Testamento
Durante rìnverno 1982-83 la
traduzione dell’Antico Testar
mento in lingua corrente è giunta alla fine della sua prima fase.
I traduttori che hanno lavorato
in cinque gruppi (Pentateuco, Libri storici, Salmi, Libri profetici e Libri deuterocanonici)
hanno terminato il loro impegno principale. I testi prodotti
sono stati sottoposti ai revisori e ai consulenti indicati dalle
chiese. Tutte le osservazioni ricevute sono state esaminate e il
testo è stato letto e discusso con
lo stilista. Per i Salmi il lavoro
è stato molto più lungo e impegnativo perché si è voluto rispettare, da un lato, le esigenze della lingua corrente e, dall’altro, quelle del ritmo e della
natura poetica del testo originale.
Sono già state preparate le
introduzioni ai singoli libri e le
note di carattere storico, linguistico e geografico che correderanno la nuova edizione.
Anche l’attuale Nuovo Testamento è stato rivisto. Ne sono
state preparate le note e le introduzioni.
Con l’estate 1983 è terminata
la seconda fase del nostro lavoro. Si è trattato di uniformare
alcune espressioni idiomatiche,
di bilanciare le note, preparare
le referenze, i glossari, le introduzioni generali e le mappe. Sono stati formati diversi comitati di traduttori per assicurare
l’uniformità e l’interconfessionalità di ogni ulteriore passo da
compiere insieme.
Sono state curate con partico
lare attenzione le citazioni dell’Antico Testamento che ricorrono nel Nuovo Testamento.
Inizia così la terza fase del nostro lavoro: la stampa. Il testo
dell’intera Bibbia sarà presto
consegnato al tipografo; in seguito si procederà alla verifica
e alla correzione delle bozze. E’
previsto che la Bibbia sia disponibile per Natale 1984.
( da « La parola », bollettino
della Società biblica, via deil’Umiltà 33, 00184 Roma)
PER FEDE, ABRAMO...
(Ebrei 11: 1-4, 7-19)
Fra il « nugolo di testimoni » della fede
il primo, capostipite di una discendenza
spirituale (cfr. Matteo 3: 9; 8: 11; Luca 19:
9; Giovanni 8: 33 ss. eoe.), è Abramo. SuL
la sua figura ha riflettuto a lungo, e a fondo, il pensatore cristiano danese del secolo scorso, Soeren Kierkegaard, il quale
chiude un suo scarno e intenso elogio di
Abramo dichiarando che non dimenticherà che « in centotrenta anni non sei mai
andato al di là della fede».
vita di Abramo è mossa dalla fede
— in altre parole è mossa da Dio, senza
che per questo Abramo diventi un robot,
tutt’altro! In questo dinamismo, in questo movimento impresso alla sua vita dalla fede intesa quale fiducia assoluta, e
dunque ubbidiente, a Dio, egli è esemplare: per questo è chiamato il padre dei credenti. Ma quale valore, quale attualità
ha, di fatto, questo ’’esempio”, per noi?
Nella ricerca comunitaria che si va conducendo in un gruppo di studio biblico, in
una nostra comunità, in voluto parallelo
con quella della scuola domenicale, questa domanda è stata posta, e ha avuto
scarsa risposta.
Una fede pigra?
Oltre un secolo fa, Karl Marx ha forgiato lo slogan « la religione è l’oppio dei popoli ». Lo è perché insegna la fede nell’etemità e così distoglie gli uomini dai loro
cornpiti attuali e li rende inetti alla rivoluzione: le imperfezioni e le ingiustizie di
questo mondo saranno superate in un mitico aldilà. In tal modo, per scelta personale o per orientamento sapientemente
condizionato e teleguidato dal Potere, si
smorza, si disinnesca lo slancio di rivolta
contro le ingiustizie della società: l’uomo
religioso, per scelta personale o per bisogno indotto, è come un fumatore d’oppio
che sfugge la realtà tuffandosi nei sogni
illusori di effimeri paradisi spirituali. Questo pensiero di Marx, acuto e duro, è oggi quello di molti milioni di uomini e di
donne, anche cristiani.
E’ una critica che, lo sappiamo, dobbiamo prendere sempre molto sul serio. Gli
sdruccioloni dalla fede viva, profonda, attiva, nerbo dell’esistenza, alla relig;ione pigra, sonnolenta, rinunciataria, sono purtroppo innumerevoli. In un certo senso
anche Gesù, anche il Dio vivo ci dice, in
molti casi: la tua ’’religione” è oppio! ’.
Tuttavia questo slogan è un fraintendimento totale dell’Evangelo: l’Evangelo
della vita, delta vita eterna, non è solo una
promessa per l’aldilà, e la fede nell’Evangelo non è solo un’attesa di questo aldilà. L’Evangelo è l’interpellanza che Dio ci
rivolge in Cristo, prendendoci di petto:
« Tu sei mio! »; e la fede è sapere, vivere
sapendo che il Cristo che mi ha salvato
e mi salva, è il Signore della mia vita attuale; che gli appartengo, gli apparteniamo, insieme.
a cura di Gino Conte
In queste settimane i ragazzi delle nostre scuole domenicali hanno incontrato
la fligura di Àbramo, in una bella ’’sequenza” che è loro stata proposta, sulla base
del corpo centrale (i capp. 12-25) della Genesi. Non è fuori luogo rifletterci noi pure,
adulti, in base alla rapida ’’sequenza” che della sua vicenda dà l’autore dell’Epistola
agli Ebrei, nel cap. 11.
I piedi di Abramo
Abramo è un testimone di questa fede,
il primo di im nugolo. Non che abbia parlato molto. Abramo. Bieco: ¡se dei profughi —a decine di milioni, in tutte le più
varie e divergenti direzioni, oggi, nel mondo — si è potuto dire che sono « ü popolo che ha votato con i propri piedi », ebbene, potremmo dire che Abramo è, per
lo più, l'uomo credente che testimonia...
con i propri piedi: mettendosi in cammino, e restando in cammino.
Comunque siano avvenuti e si siano manifestati, l’ordine e la promessa del Dio
vivente sono stati per Abramo la cosa più
reale della sua vita, il suo punto di riferimento decisivo. Ha accettato — non passivamente! — che muovessero la sua vita,
orientassero le sue speranze, i suoi i>ensieri, le sue decisioni, il suo atteggiamento
di fondo. Ha avuto le sue sbandate molto
umane, ma c’è una spina dorsale nella
sua esistenza, ima linea percorre tutta la
sua vicenda, e questa linea gliel’ha data
Dio con il suo comando e con la sua promessa, che sono tutt’imo.
L'autore della lettera agli Ebrei considera, in un rapido flash-back, la vicenda
di quest’uomo e della sua famiglia. Non
era un nomade, ma nomade è diventato:
non per vocazione zingaresca e gusto di
vita errabonda, ma per l’impulso dell’ordine di Dio: Lascia la tua terra, te ne darò una io.
Abramo e Mosè,
due poli di una fede
Dopo l’Esodo, sotto la guida di Mosé,
Israele ha identificato massicciamente
questa terra promessa con il paese di Canaan, e forse ha così -perso — almeno
finché non gli è stata duramente ri-tolta,
per alcuni decenni o per molti secoli —
il senso di essere in cammino verso una
terra promessa.
Intendiamoci, la caratteristica della fede ebraica e la sua testimonianza perennemente valida stanno proprio nel loro realismo: Dio non promette un paese interiore, una terra spirituale, un mondo di sentimenti e di idee, bensì una terra da arare e da mietere, sulla quale allevare greggi, costruire case, piantare vigne, genera
re e crescere figli. Le sue promesse non
sono nelle nuvole, ma sulla terra.
Eppure il ’’fondo” dell’esperienza e della testimonianza ebraica, che resta totalmente valido ed esemplare per noi cristiani, è che ogni ’’adempimento” storico, molto concreto e reale, è solo un anticipo,
una caparra — dirà Paolo — del grande
adempimento, la terra di Canaan è solo un
’’anticipo” della Terra promessa, non è la
Terra definitiva e nuova della Promessa.
Nella sua esperienza vissuta, condizionata senza dubbio dalle circostanze in cui
si trovò a vivere con il suo clan. Abramo
ha soggiornato sì nella terra promessa,
ma da nomade, come un forestiero; sotto
tenda, la dimora più precaria che si possa immaginare. « Aspettava una città con
solide fondamenta, quella città che solo
Dio progetta e costruisce», commenta
quasi due millenni più tardi l’autore della
lettera agli Ebrei.
Città deiruomo...
L’uomo naturale, realista non vuole
aspettare il suo futuro, la sua ’’città” da
Dio, o non crede che ci sia alcun dio che
gli prometta e gli dia un futuro. Vuole
crearselo da sé, è convinto di doverselo
creare da sé. E ise lo crea, infatti, si costruisce — e come potrebbe non farlo?
— una ’’città”, una polis. Ma progettare
e costruire una polis che abbia fondamenta solide, è alla sua portata? Quale futuro son mai riusciti a crearsi, gli uomini?
Che ’’città” sorge, quando chi la progetta
e la costruisce è l’uomo? Che ’’città”— e
quanto duratura — è venuta fuori dalle
pur grandiose civiltà egiziana, mesopotamica, indù, cinese, maya, incaica? Che
’’città” ha creato la splendida cultura greco-romana? e il Medioevo, il Rinascimento, l’illuminismo, il nazionalismo? Che
’’città” (e non pensiamo solo alle metropoli e megalopoli odierne) ha creato la
rivoluzione industriale e la vertiginosa
evoluzione tecnologica, sia che si costruisca in una zona di capitalismo privato o
di multinazionali, sia in una zona di capitalismo di Stato o di partito? Che ’’città” è lo Stato moderno, tendenzialmente
totalitario e livellatore, sia nella sua versione occidentale, sia in quella orientale,
sia in quella terzomondista? Sono state,
sono, saranno, città dalle fondamenta solide?
Menzognera non è la fede biblica nella
Promessa, ma l’ideologia della città dell’uomo! Generosa, forse, ma illusa, e in tai
senso, di fatto illusoria, menzognera.
...Città di Dio
Àbramo è il tipo di un uomo, di una
donna (anche se a dire il vero Sara, secondo la Genesi, non è che abbia sempre
aiutato molto, in questo, il marito; ma non
mancano certo nella Bibbia figure di donne che sono state, loro, esempio di fede
agli uomini) che, avendo creduto la promessa di Dio, non si può accontentare di
nulla di ciò che consegue. Non è ancora
mai la città dalle solide fondamenta, salda, indistruttibile, definitiva — la nuova
Gerusalemme che scende bella e pronta,
compiuta, dalle mani onnipotenti di Dio,
direbbe l’Apocalisse (cap. 20). E quando,
dopo decenni di attesa, e di cammino.
Abramo forse vorrebbe fermarsi, a coccolare Isacco, il figlio della vecchiaia, a sistemarsi, ecco che Dio gli fa capire, con
una durezza che ci appare feroce, che gli
può riprendere ánche Isacco, che non è
affatto tempo di sistemarsi. Faticosamente, dolorosamente Abramo accetta di ’’capire”; per lui Tamore che si esprime nella promessa di Dio è più forte di tutto,
anche della morte delle nostre speranze
e prospettive.
Riconosciamolo, per noi cristiani forse
la promessa è fin troppo poco legata a
una "terra”, a una ’’città” che deve levarsi
e in cui vivere, fra uomini e neH’armonia
del creato: anche il realismo di Abramo, e
d’Israele, ci è di esempio. Ma Abramo ci è
testimone ed esempio soprattutto di questa fede che è « un modo di possedere
già le cose che si sperano, di conoscere
già le cose che non si vedono » (Ebrei 11:
1, TILC). Allora casa, piosizione, cultura,
ideologia, e anche spiritualità, teologia,
allora la società umana, ma anche la chiesa cristiana: nulla di tutto questo è "città” dalle fondamenta solide e durevoli;
sono tende, alle quali ci si può anche affezionare intensamente, ma pur sempre
tende effimere che ci costruiamo noi e che
si consumano.
Dio ci promette un’altra ’’città”, progettata e costruita da lui; ad essa ci chiama
e ci conduce; ce ne dà già la cittadinanza,
se gli facciamo fiducia e come Abramo,
restando vivi, desti, attivi, accettiamo di
« non posare il capo », né negli affetti, né
nella carriera, né nelle pur grandi ideologie in cui tendiamo a ritrovarci, né nella
nostra cultura e spiritualità, né nella nostra ’’raggiunta” comprensione della fede,
né nella nostra chiesa. E’ « in cammino »
che si vive la saldezza del Patto.
Gino Conte
' Si pensa a questa parola di Lutero: . E' vero
che la sola fede giustifica, senza le opere, ma
parlo della fede vera che, dopo aver giustificato,
non si mette a russare oziosamente, ma è operosa nella carità verso il prossimo ».
7
9 dicembre 1983
obiettivo aperto 7
UN PROBLEMA CHE RIGUARDA TUTTA L’OPERA DIACONALE DELLE NOSTRE CHIESE
Dove vanno i nostri istituti per anziani?
Nel formare tra noi la mentalità dell’accoglienza e non dell isolamento degli anziani, dobbiamo comprendere i nostri
istituti non come strumento di delega, ma espressione di un progetto globale di diaconia comunitaria per la chiesa
Il problema dell’assistenza agli anziani delle
Valli valdesi ha una certa rilevanza in quanto incide sulla qualità della vita di una larga fascia dì
popolazione e per il fatto che la CSiiesa valdese
tramite sue strutture o comunità ne porta una
parte di responsabilità. Le relazioni qui raccolte,
presentate aU’ultima edizione del XV agosto, la
popolare riunione all’aperto che si tiene ogni anno in una località deUe Valli, fanno il punto sul
livello raggiunto dal dibattito e costituiscono un
riferimento dal quale ripartire per affrontare le
nostre responsabilità nel tempo presente.
Essere anziani dovrebbe costituire una condizione normale di
esistenza, una fase della vita con
aspetti propri, né più gratificanti né più drammatici dell’età
giovanile o adulta. Purtroppo
oggi essere anziani diventa un
« problema ». Ma è un problema artificioso che abbiamo creato noi e che nasce essenzialmente da una contraddizione di fondo tipica della nostra società.
Da un lato, infatti, la società
« produce anziani » a ritmo accelerato. La media della vita si
eleva sempre più, i progressi
medici rimuovono un numero
sempre crescente di cause di
morte. Non possiamo che rallegrarcene e dare il nostro contributo attivo a un tale impegno, a condizione che l’obiettivo sia esteso a tutti gli uomini
e a tutti i popoli e non solo a
pochi privilegiati. Ma dall’altro
lato, la società che provvede con
tanto impegno a mantenere in
vita la gente, non si impegna con
la stessa intensità a far sì che
la vita sia resa semplicemente
possibile per tutti, in limiti normali di sopravvivenza, nella serenità e nella sicurezza. Ma questa condizione purtroppo è lungi dall’essere realizzata, malgrado bei progetti e molta buona
volontà di alcuni. Perciò diventare anziani, in tale contesto, è
fonte di ansia, paura e insicurezza.
Una crisi che ha
diversi aspetti
Gli anziani subiscono una crisi economica: i livelli pensionistici restano per lo più bassi e
chi ha soldi rischia di essere letteralmente rapinato da compiacenti case di riposo private; una
crisi sociale con la perdita dei
ruoli professionali e sociali, con
fenomeni di isolamento e depressione psicologica; una crisi
a livello della salute: molti interventi medici bloccano ma non
risolvono alcuni processi patologici invalidanti, aumentando il
numero di anziani, handicappati
fisicamente o psichicamente.
Quale risposta possono dare
a tali problemi i nostri Istituti
per anziani? Non dimentichiamo
che essi sorsero in situazioni diverse dalle nostre e per rispondere soprattutto a « casi limite ». Dobbiamo essere molto vigilanti, affinché gli Istituti in genere (e i nostri in particolare)
non divengano lo strumento per
risolvere non il problema degli
anziani, ma quello delle loro famiglie, ovvero la copertura delle disfunzioni di una società che
non sa assicurare agli anziani
un equilibrato quadro di esistenza. Naturalmente non è inutile ripetere il discorso relativo
al rischio che gli istituti divengano sacche di emarginazione
sociale, parcheggi per esseri diventati inutili e improduttivi, in
paziente e passiva attesa della
«soluzione finale». Questa riflessione, ormai non più nuova,
ha prodotto progetti di «servizi
alternativi » al ricovero, che mirano alla prevenzione, alla riabilitazione, al reinserimento sociale
e, ove ^ssibile e auspicabile, al
mantenimento dell'anziano nel
proprio ambiente. In genere questi servizi anche dove funzionano
in modo ottimale (e accade purtroppo raramente) non sostitui
scono l’Istituto che diventa veramente una scelta alternativa
(e non l’unica risposta obbligata) e si colloca, con le sue strutture, nel quadro di un programma di servizi, offrendo un’assistenza globale nel caso in cui
gli altri servizi si rivelino ormai
inadeguati o inattuabili.
In questo senso l’Istituto può
avere una funzione (prevista per
altro nelle programmazioni assistenziali di territorio) debitamente rinnovato nelle strutture,
adeguato a nuovi tipi di servizio, possibilmente in collegamento con i servizi operanti all’esterno, in un’unica politica dì
interventi. E i nostri Istituti possono, in questo contesto, riconfermare una autentica funzione
di servizio e di testimonianza.
Un’indicazione
per il nostro servizio
Ma desidero terminare su una
nota diversa. Dobbiamo imparare a disgiungere il problema
degli anziani (ovvero il problema che noi creiamo agli anziani!) dall’Istituto come unica risposta adeguata. Non possiamo
dunque, come cittadini e come
membri di chiesa, delegare allo
Istituto la soluzione del problema, scaricando così le nostre responsabilità, o illudendoci di risolvere la questione aumentando
il numero delle Case per anziani
o dilatandone la capienza.
Dobbiamo formare e sviluppare tra di noi la mentalità dell’accoglienza e non dell’isolamento dell’anziano. Si tratta di trovare spazi adeguati, tempo, inventiva per esprimere' interesse,
solidarietà, affetto, disponibilità.
Impegnarsi con adeguata azione dì stimolo e partecipazione,
purché i cosiddetti « servizi alternativi » sul territorio siano
attivati, resi funzionanti, rispondenti allo scopo, idonei alle reali situazioni e ai bisogni della
gente. Occorre alfine vigilare,
affinché le nostre città, le nostre
case, i trasporti e tutti i pub
blici servizi siano progettati tenendo conto della presenza degli anziani, degli handicappati e
dei disabili. Anche questo è
espressione concreta della mentalità dell’accoglienza.
E per tornare ai nostri Istituti, essi devono essere posti al
centro della nostra attenzione,
non essere compresi come strumenti di delega, ma espressione
della volontà di servizio della
nostrà chiesa, affinché gli ospiti, il personale e i responsabili
si sentano parte di un progetto
globale di « diaconia comunitaria» che deve trovare, in luoghi
e situazioni diverse, una pluralità di espressioni, in una vasta
e articolata gamma di interventi, riferiti tutti però ad un’unica
vocazione evangelica di servizio.
Alberto Taccia
Un volto di anziana, di
Guido Odin, da
«La pietra e la voce »,
Claudiana
La legge di riforma
e la scure dei tagli
Dato che la maggioranza dei
nostri Istituti per anziani si trovano nelle Valli Valdesi occorre
vedere come essi si collocano alla luce della legislazione vigente,
in Piemonte.
Innanzitutto va detto che oltre
alla Legge 833 del 1978 relativa
alla Riforma Sanitaria, nessun
piano di programmazione è stato predisposto a livfllo nazionale
né per la Sanità, né tanto meno
per l’Assistenza, per cui non esiste neppure una legge di Riforma. La Regione Piemonte come
poche oltre, ha varato, invece,
nei 1982 il Piano Socio-Sanitario
(Legge 17) per il triennio 1982-84
e la Legge n. 20 relativa al riordino dei Servizi Socio-Assistenziali. Mi soffermerò su quest’ultima e vorrei innanzitutto ricordare 1 principi informatori che
stanno alla base della legge stessa:
1) prevenzione e rimozione delle
situazioni di bisogno;
2) interventi volti a privilegiare
il mantenimento della persona nella sua famiglia e nel
suo ambiente;
3) interazione dei servizi socioassistenziali con i servizi sanitari, educativi, scolastici,
culturali, ed i servizi del territorio in genere;
4) partecipazione dei cittadini e
delle forze sociali alla formulazione di piani, programmi
ed alia loro verifica.
Per operare nella linea della
prevenzione la legge attribuisce
agli Enti Locali il compito di:
— informare il più possibile il
cittadino;
— individuare le cause di biso
Offrire il meglio di noi
Riallacciandomi a quanto esposto dalla Prof. F. Coisson sui
contenuti della Legge regionale
n. 20 che riordina i servizi di assistenza tutelare per gli anziani,
desidero attirare l’attenzione sulla necessità urgente che i nostri
Istituti di assistenza per anziani
siano opportunamente ristrutturati al fine di adeguarli a quanto prevede la legge, realizzando
tutti quei lavori che danno agli
anziani ed ai non autosufficienti
in narticolare di avere spazi e
possibilità di socializzazione senza barriere architettoniche.
Un altro aspetto è quello di
offrire uno standard di servizi di
assistenza che tendano alla decronicizzazione possibilmente in
un ambiente sufficientemente familiare e non troppo spersonalizzato. Tutte queste possibili
realizzazioni non possono far
passare in secondo piano l’aspetto della testimonianza evangelica che va resa attraverso ogni
singolo operatore. Per questo è
necessario che la Chiesa tutta sia
di effettivo sostegno ai diversi
operatori che lavorano in questo
delicato settore nel far sentire
loro che esiste una comunità reale e non fantasma.
La stessa Legge regionale n.
20 prevede una commissione di
vigilanza su tutte le strutture di
assistenza operanti. Mi auguro
che ciò si realizzi al più presto,
nel senso che un effettivo controllo darebbe la possibilità agli
anziani che necessitano di un ricovero di non essere più ricattati
con rette esorbitanti, sproporzionate ai servizi che vengono resi,
considerato altresì che l’attuale
situazione di crisi della finanza
pubblica limita, per carenza di
denaro, i servizi domiciliari alternativi al ricovero.
Un aspetto che è motivo di discussione e di critica è il rapporto con l’Ente Pubblico. Le convenzioni sono un ottimo strumento per regolare i rapporti tra
il pubblico e il privato, ma ì^- ,
rebbe utile che le parti contraen
ti si assumessero la responsabilità di rispettare quanto sottoscrivono, cosa che a volte non
avviene da parte dell’Ente Pubblico.
Basta pensare con quanto ritardo vengono pagate le prestazioni. Ciò provoca dei veri problemi finanziari ai nostri Istituti che vendono servizi in buona
moneta e vengono pagati con moneta svalutata.
Concludendo, credo che i nostri
Istituti, malgrado le attuali difficoltà, o quelle future, hanno di
fronte a loro una via ben chiara
di servizio nei confronti di tanti
nostri fratelli che sono nel bisogno. Credo fermamente che dobbiamo offrire il meglio del nostro lavoro e del nostro impegno, a prescindere da qualsiasi
legge pubblica. E’ la nostra sensibilità evangelica che ci deve
far vedere e realizzare forme e
modi di operare, senza dimenticare la nostra vocazione.
Livio Gobello
gno e di emarginazione e i rischi più frequenti;
—■ predisporre progetti volti al
loro superamento adoperando
tutte ile risorse esistenti;
— promuovere servizi aperti a
tutta la popolazione.
Risulterà allora indispensabile intervenire, in modo particolare per i soggetti a rischio:
1) per trovare soluzioni abitative adeguate;
2) eliminare al massimo le barriere architettoniche e culturali;
3) per inserirli nel mondo del lavoro con facilitazioni, ove possibile. ,
Compiti delegati ai Comuni
perché li esercitino tramite le
UU.SSiL. saranno gli interventi
socio-assistenziali per la salvaguardia dell’autonomia delle persone:'
1) a sostegno della famiglia sotto forma di:
— assistenza economica;
— assistenza domiciliare per evitare la soluzione del ricovero;
2) in sostituzione della famiglia,
ove non si possa fare altrimenti, ma preferibilmente nello stesso ambiente sociale, sot.
to forma di:
— affidamenti presso nuclei familiari;
— affidamenti a servizi residenziali tutelari.
I servizi residenziali tutelari,
previsti dalla legge, da utilizzare
sempre col consenso dell’interessato, sono:
— le Comunità Alloggio destinate ad ospitare un piccoio numero di persone, autosufficienti, ma non più in grado di vivere autonomamente, anche a
carattere stagionale;
— la casa protetta destinata ad
ospitare un massimo di 40
persone non più autosufficienti e che necessitano di assistenza continuativa e di alto
livello.
I Comuni sono tenuti a mettere a disposizione dell’USSL beni
immobili e personale per l’attuazione di detti servizi (vedi ex
ECA, IPAB o altri a ciò destinati).
Fin quando non ci saranno questi servizi residenziaU tutelari,
« gli Enti Locali possono effettuare interventi di ricovero negli
istituti pubblici e privati già esiFranca Coisson
(continua a pag. 10)
8
8 ecumenismo
9 dicembre 1983
LIVORNO - SEMINARIO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ’ DI BASE I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Un invito a
identificarsi con
C’intròduzione di G. Girardi ha dato spunto per un vasto confronto
fra diverse esperienze cornùnitarie - Approvate mozioni su pace e OLP
Lutero e il papa
« ir progetto di Gesù e il nostro» è il tema che ha trattato
Giulio Girardi come avvio al dibattito del seminario, nazionale
delle comunità cristiane di base
Su « Comunità, Chiese, Società», svoltosi à Livorno tra l’il
e il 13 novembre è c^e ha visto
la partecipaziorié di oltre 250 delegati in rappresentanza di circa 80 comunità.
- Ricostruire oggi il punto di vista Æ pesò r-^ ha detto Girardi
significa , rilegare il Nuovo
Testàpìèntó per ritiovare attrar
verso ',,^ttòHa testimonianza la
sita inienìione profonda. Ma significa anche rileggere con lui
l’Antico Testamento, che ha costitaito il suo orizzonte in quanto in - esso si esprimeva il progetto di Jahvè che egli intendeva far suo. »
Ma qual è oggi — ha incalzato Girardi — il progetto di Gesù? Esso è personale e comunitario, storico e escatologico. L’approfondimento del tema è avvenuto su diverse direttrici: dalla
verifica di scelte etiche e politiche (fatte in quanto appartenenti a comunità cristiane) all’approfondimento di ciò che si
intende per « l’ispirazione cristiana », sino aU’esame delle difficoltà e dei conflitti con la chiesa gerarchica.
Essere cristiani oggi
La riflessione del convegno,
sostanzialmente, ha così cercato
di rispondere aU’interrogativo di
fondo: « che cosa significa essere cristiani oggi? ». La risposta
dev'essere - cercata nel senso di
identificarsi con Gesù, riconoscere la centralità storica del
suo progetto e del conflitto che
esso determina. Si tratta insomma di ispirare a questo progetto
il proprio pensiero e la propria
vita.
Ora per quanto concerne l’identificazione con Gesù s’è cercato di mettere a fuoco alcuni
punti: l’identificazione nel suo
significato educativo, culturale e
teologico vedendo neU’identifìcazione con Gesù la sostanza della
fede cristiana. Inoltre, sul punto
specifico del « progetto » fondamentale di Gesù e il conflitto
che esso provoca si è parlato
soprattutto dell’aspetto culturale e della dimensione sociale
(più che individuale) di questo
progetto che coincide con l’instaurazione di una nuova cultura. Esso mette in crisi la cultura dominante ed il blocco sociale di cui essa è espressione (al
tempo di Gesù si trattava dei
sacerdoti, degli scribi e dei farisei).
La critica della cultura espressa da Gesù in cui il centro è l’amore si identifica, in parte, con
la cultura dei minimi e degli
emarginati. E qui la lettura materialista e quella profetica della Bibbia si intersecano sino a
confondersi. Segnaliamo inoltre
tra i,punti significativi del convegno la discussione sul rapporto tra « progetto » di Gesù e comunità ecclesiale. Tre cornmissioni hanno affrontato aspetti essenziali di questo rapporto: comunità e chiesa universale, incidenza della comimità cristiana
sulla vita dei singoli membri,
non violenza e potere. La ricchezza delle tematiche ha permesso
ai gruppi di studio un vasto
confronto tra le diverse esperienze delle comunità di base.
Mozioni
Sono state presentate — nel
quadro di questa vasta ricerca
qui soltanto accennata — diverse mozioni. La prima è ùn appello al papa per la non-collaborazione con gli artefici della
guerra ed il favorire l’obiezione
al riarmo e quella di coscienza.
Altra mozione è stata quella dell'accoglimento deH'appello di
Mons. Capocci di solidarietà con
il popolo palestinese, au^icando ima tregua d’armi a Tripoli
per definire le divergenze tra la
Organizzazione per la liberazione della Palestina e gli altri settori del mondo arabo. Il convegno ha inoltre auspicato il riconoscimento deU’O.L.P. da parte
del governo italÌ£mo. Il convegno si è concluso con l’impegno
di pubblicare i documenti delle
diverse commissioni di studio.
Altro impegno importante riguarda la decisione di realizzare
un collegamento più stretto delle 'comunità *di base anche
per esprimere aU’estemo, su alcune tematiche come ad esempio la pace, una posizione unitaria nel rispetto delle singole comunità.
La scadenza del 10 novembre
ha dato luogo ad una profusione
di scritti in memoria di Lutero
un po’ su tutta la stampa italiana.
Impulso e spunti particolari a
tali scritti ha dato la lettera, largamente nubblicizzata, del papa
al card. Willebrands nella quale,
oltre a rioonoscere la profonda
« religiosità » che ispirò Lutero, si adombra una corresponsabilità della chiesa della Controriforma nella scissione della Comunità cristiana. La lettera è stata largamente commentata, sia
da parte protestante che da parte cattolica; vedi, ad esempio,
l’ampia intervista a Paolo Ricca
pubblicata daU’Unità del 10 novembre in cui, oltre a ricordare
i tre punti fermi della predicazio.
ne di Lutero, ricerca della verità, affermazione della libertà, rispetto della coscienza individuale, si riprende il paragone fatto
dal past. Potter fra la illusoria
« sicurezza » promessa dalle indulgenze nel 16° secolo e la altrettanto illusoria « sicurezza »
ricercata oggi nella proliferazio
UN APPELLO DELLA FEDERAZIONE
Lavorare per la pace
(nev) - Di fronte agli avvenimenti del Libano e aH’aggravarsi della situazione internazionale,
la giunta della Federazione delle
'chiese evangeliche in Italia ha
espresso in un suo comunicato
del 10 novembre le sue preoccupazioni per le minacce alla pace
ed ha ricordato « a coloro che
hanno il potere e l’autorità » che
essi « rispondono davanti a Dio
delle loro scelte ». Questo è il testo del comunicato.
UNA COMMISSIONE DELLA FEDERAZIONE
Cercansi nuovi inni
Da più parti viene insistentemente richiesto im rinnovamento nel canto delle nostre Chiese.
L’Innario Cristiano, che pure è
stato prodotto recentemente,
non soddisfa tutte le esigenze,
tanto che si sente la necessità
di esplorare nuove vie e nuove
espressioni per il canto della comunità, che è da tutti ricono
TESTIMONI DI GEOVA
Ritorna il caso Oneda
A distanza di im anno dal processo di secondo grado, celebrato davanti alla Corte d’Assise
d’Appello di Cagliari, si toma a
parlare del caso Oneda, i due
genitori t«-stiimom di Geova che,
a seguito della morte della figlia
di due anni affetta da talassemia
major, furono accusati di omicidio volontario pér essersi rifiutati a suo tempo di sottoporla a
trasfusioni periodiche e furono
condannati, nel dicembre dello
scorso anno, a nove anni di reclusione.
Il 13 dicembre prossimo, avrà
luogo a Roma il processo in Cassazione.
Secondo Alberto Bertone, ministro della Congregazione dei
Testimoni di Geova di Torino,
«ci sono buone ragioni per sperare che giustizia sarà fatta. Lontano dalla pesante atmosfera di
pregiudizio che si era evidenziata a Cagliari, nei processi di primo e secondo grado, è possibile
che il caso Oneda sia valutato
con maggiore obiettività dai magistrati della Corte di Cassazione. Comunque vadano le cose —
ha proseguito Bertone — ci conforta il fatto che il pubblico ha
ormai capito che i coniugi Oneda agirono secondo coscienza,
mentre le strutture pubbliche si
dimostrarono carenti nel prestare l’assistenza ritenuta necessaria. Questa negligenza venne poi
ingiustamente addebitata ai genitori di Isabella, con una assurda e pesante accusa di omicidio
volontario ».
scinto come uno degli elementi
fondamentali del culto protestante.
Per rispondere a queste domande il Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia ha nominato una commissione di quattro persone col
compito di raccogliere il materiale circolante in Italia, vagliarlo e predisporre urta pubblicazione entro il prossimo anno,
che possa diventare un momento di questa ricerca di nuove
espressioni canore.
La commissione, per poter
compiere il suo mandato, ha bisogno della collaborazione di
tutti. Si sa che nelle Scuole Domenicali, nei gruppi giovanili,
nelle corali del materiale viene
prodotto, utilizzato e poi, in genere, dimenticato. Si sa pure
che difficilmente, chi fa qualche
cosa di nuovo fa conoscere ad
altri le proprie iniziative. ’Tutto
questo è un peccato perché si
finisce col fare, nello stesso ambito, due o tre volte lo stesso
lavoro. Chiediamo dunque a tutti coloro che hanno del materiale, di inviarlo al coordinatore
della commissione: Paolo Ribet,
Piazza Umberto I, 9, 10060 Perrero (To). La commissione preferirebbe ricevere coi testi anche la musica. Qualora questa
non fosse scritta, unitamente ai
testi potreste mandare una cassetta coi canti registrati. Sicuri
della collaborazione, ringraziamo fin d’ora.
La commissione
A poche settimane dalle grandi manifestazioni per la pace in
Europa e negli Stati Uniti, alle
quali hanno partecipato attivamente cristiani di tutte le chiese,
le azioni militari e i preparativi
di guerra si sono moltiplicati in
un crescendo che suscita in noi
le più vive preoccupazioni. In pochi giorni abbiamo assistito a un
susseguirsi spaventoso di violenze e sopraffazioni di cui non riusciamo neppure a comprendere
il senso e l’intenzione: nei Caraibi e nel Libano la soluzione
dei problemi reali o presunti di
quelle popolazioni viene cercata
nel ricorso alle armi. Intanto continua implacabile l'installazione
di nuove armi nucleari. Le due
grandi potenze mondiali, sembrano voler profittare dei conflitti
locali per estendere il loro potere, passando sopra la testa delle
popolazioni interessate e diventando esse stesse motivo di accresciuto disordine e di tensione internazionale, con il pericolo
di una sempre maggiore escalation militare, che nessuno potrà
più essere in grado di fermare.
Non sono pochi coloro che in
questi giorni evocano i mesi angosciosi dell’estate 1939, alla vigilia dello scoppio della seconda
guerra mondiale.
Scrivendo ai cristiani di Roma
l’apostolo Paolo li invitava a sottomettersi a coloro che hanno il
potere e l’autorità, perché anch'essi sono in qualche modo
’’ministri", cioè servitori della
volontà di Dio. Ma ancora più importante, per l’apostolo, era il
debito dell’amore degli uni verso
gli altri. Nella prospettiva di
questa esortazione di Paolo e
con l’autorità che ci viene dalla
Parola di Dio, noi ricordiamo ai
capi delle nazioni, e con loro a
tutti coloro che hanno responsabilità piccole o grandi nella cosa
pubblica, che essi rispondono davanti a Dio delle loro scelte; e
rivolgiamo a tutti, grandi e piccoli, un appello pressante di adoperarsi fattivamente per la riconciliazione e la pace, "a tempo e
fuori tempo", perché così renderanno onore a Dio, Signore della
storia e contribuiranno a ristabilire una pace durevole, poiché,
come dice il Salmo "non è nel
mio arco che confido e non è la
mia spada che mi salverà".
ne atomica. E, da parte cattolica, l’art. del card. CM. Martini,
pubblicato dal Corriere il 13 novembre, in cui si identifica nella
riscoperta della Bibbia come base della Fede, fatta da Lutero, il
punto di incontro per lo sviluppo dell'ecumenismo tra le varie
confessioni cristiane. Sullo stesso giornale anche una intervista
a G. Girardet (ripresa anche da
Raidue), in cui, commentando la
lettera del papa, si ricorda come un vero ecumenismo debba
passare attraverso una rivalorizzazione della Riforma, da concretarsi nella pratica della intercomunione.
E ancora, sempre in chiave
ecumenica, le conferenze e i convegni svoltisi in molte città con
interventi autorevoli di rappresentanti cattolici e protestanti.
Oltre ad un culto in comune tra
cattolici e luterani svoltosi a
Milano ed il prospettato analogo
incontro tra lo stesso papa e la
comunità luterana di Roma.
Diverso lo spirito che anima
l’articolo dedicato a Lutero dall’Espresso, dove Sandro Magister
rileva come, se sul piano degli
studi teologici un riavvicinamento tra luterani e cattolici è evidente, sul piano dei rapporti concreti tra protestanti e cattolici si
sia ancora lontani da una reciproca comprensione. E ricorda
come lo stesso papa, che scrive
al card. Willebrands la nota lettera, indice proprio in coincidenza col centenario luterano un anno santo straordinario con relative indulgenze e rilancia mariolatria e trionfalismo papale, che
sono ancora i maggiori punti di
attrito tra cattolici e protestanti.
Altri giornali hanno ricordato
Lutero sul piano storico e politico, mettendo in rihevo la grande influenza da lui avuta nel sorgere di una coscienza unitaria
germanica, e la contraddizione
tra il suo modo di intendere i
rapporti tra « religione » e società profana e la dura opposizione
alla rivolta dei contadini di Müntzer.
Sullo slancio del centenario, il
Corriere promette una lunga inchiesta sul protestantesimo italiano, iniziandola con un ampio
rapporto sulla comunità luterano-riformata che opera da oltre
cent’anni a Milano.
Va anche ricordato un servizio
di Raidue con una storia di Lutero raccontata sui luoghi che
ne videro lo svolgimento.
Larga eco ha avuto in tutta la
stampa la qualificata presenza
evangelica alla manifestazione
per la pace tenutasi a Roma, dalla quale la gerarchia cattolica
aveva preso qualche distanza
« per il timore che il gesto venisse strumentalizzato ».
Da diversi spunti:
— un ampio riferimento alle
attività di Agape in uno studio
su « Fede e Omosessualità » pubblicato da Duepiù di novembre;
— una presentazione del nuovo Com-Nuovi tempi fatta dal
Manifesto;
— un convegno a Venezia su
Paolo Sarpi tra « ortodossia e
protestantesimo »;
— una critica della Chiesa Riformata francese alla posizione
assunta dalla Conferenza Episcopale di quel paese sul problema
dei missili;
— attività ecumeniche varie,
tra cui notevole un articolo della rivista dehoniana Settimana
sui rapporti tra metodisti e cattolici.
NIso De Michelis
Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco
23, 20121 Milano.
9
9 dicembre 1983
cronaca delleValli 9
i I
r'-'.'i-' '
SCIOPERO DEGLI STUDENTI ALL’ISTITUTO BOSSO DI TORRE PELLICE
PINEROLO
Riunione
di
quartiere
C’è un giornalista onesto (ce
ne sono ancora) che sta compiendo un viaggio tra gli evangelici italiani a 500 anni dalla
nascita del riformatore tedesco.
Dopo una serie di articoli sui
luterani italiani è toccato ai vaidesi. Così domenica 27 novembre sul Corriere della Sera, firmato Nicola D'Amico, è apparso
Un lungo articolo sul nostro
inondo^ con particolare riferimento alle Valli Valdesi. D’Amico non è quel che si dice un Valicanista’ (termine che in Italia
designa lo specialista in cristianesimo). S’intende di cose religiose come io di numismatica.
E’ insomma un laico al cento
per cento. Perciò a maggior ragione interessava notare come
uno di fuori ci ha visti.
Prima cosa e c’era da aspettarselo ciò che ha colpito il nostro
cronista è la storia. Questa lunga storia valdese di lacrime e
sangue. Fatta di assemblee, di
difese del ghetto, di cultura paioisante ecc. Come De Amicis,
cent’anni fa, anche lui in fondo
era un cronista sbarcato a Torre Penice, anche il D’Amico è
colpito dal inondo valdese. Ma
accanto alia .storia la realtà che
afferra maggiormente l'inviato
speciale del Corriere della Sera
tra i valdesi è la riunione serale
del quartiere.
Co.sì scrive: «I Valdesi non
fanno il segno della croce, come
non hanno immagini sacre. Il loro pastore invita a cantare l’inno ’Scendi Tu nel nostro petto,
santo spirito creatore...’ ». Poi
c'è la spiegazione di un brano
biblico. E la riunione — annotata dal cronista con estrema
precisione — terminerà con una
preghiera rivolta a Dio anche per
« questo fratello giornalista capitato qui tra noi questa sera per
caso ». Dicevo che a colpire soprattutto l'attenzione di un giornalista abituato, da anni, a cogliere l’essenziale delle situazioni che incontra è stata, nel vasto quadro di cose sentite e vissute nel suo viaggio tra i Valde.si, la riunione di quartiere.
E’ vero che questo giornalista
ha avuto un accompagnatore di
eccezione come Giorgio Tourn,
ma la riunione quartierale a cui
ha assistito è stata solo un momento di una vasta esplorazione. Dunque non le conferenze,
i nostri libri, i nostri simposi o
le nostre opere ma — ciò che
colpisce — è la ’priero’ nel tempio del quartiere che è la scuole! t a.
Credo che questo cronista abbia capito quello che spesso noi
non capiamo. E’ infatti nel quartiere — sia esso impoverito dall’emigrazione o arricchito da
nuovi apporti — e nelle sue riunioni che nasce o muore la nostra comunità di fede. In quel
contatto semplice, serale, dopo
una giornata di lavoro e di ansie. la nostra^gente, nel dialogo
ripercorre i grandi temi della
Bibbia e della testimonianza cristiana oggi. Il valdese medio si
identifica più nella riunione del
suo quartiere che non nel culto
domenicale. E il cronista di fuori, con le sue sensibili antenne,
se n’è accorto descrivendo e valorizzando un momento vitale
della nostra organizzazione ecclesiastica. La riunione più del
culto dà l’idea della coralità, della dimensione comunitaria del
popolo valdese.
Giuseppe Platone
L’istruzione è un diritto ÌSagSI'
Inspiegabilì ritardi nella nomina dei professori fanno saltare praticamente un trimestre di lezioni - Gli studenti chiedono serietà
Erano almeno dieci anni che
non succedeva niù niente di simile a Torre Pellice. Lunedì scorso un gruppo di studentesse dell'Istituto Bosso (una scuola professionale di stato per segretarie
di azienda e periti aziendali) è
sceso per le strade con cartelli,
scandendo slogan contro la politica governativa per la scuola e
contro i responsabili del provveditorato di Torino.
Sono venute anche nel cortile
della nostra tipografia per attirare l’attenzione sui loro problemi.
« Questa manifestazione è autorizzata dai carabinieri e dai vigili — dice subito una studentessa, prevenendo le possibili obiezioni — siamo del Bosso e rivendichiamo il diritto a studiare ».
Infatti dalTinizio dell’anno questo Istituto non ha ancora l’organico dei professori al completo
e, quello che è più grave, i ragazzi e le ragazze banno dovuto assistere ad una grande rotazione
degli stessi.
« Vengono, cominciano a fare
qualche giorno di lezione, poi sono costretti ad andare a scegliere una cattedra al provveditorato e sono nominati in un’altra scuola. Così noi praticamente non abbiamo ancora iniziato i
programmi di molte materie. Siamo stufi di questa situazione e
abbiamo deciso di fare lo sciopero. Abbiamo cominciato con uno
sciopero bianco, sabato scorso,
ma ci hanno minacciato di sospenderci tutti. Qggi e i prossimi
giorni continueremo lo sciopero
all’esterno. Andremo a protestare
nei comuni della valle, e anche a
Torino dove c’è la nostra sede
(siamo una sezione staccata) e
davanti al Provveditorato ».
E’ difficile non riconoscere le
loro ragioni, specie se si pensa
che si tratta di una scuola professionale che dovrebbe dare
qualifiche professionali per un
impiego (anche se in valle non ci
sono molti sbocchi).
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Più soldi da spendere
Gli Enti Locali entro novembre per legge assestano i loro bilanci. Anche il Consiglio della
Comunità Montana Val Pellice e
l'Assemblea U.S.S.L. 43 hanno
proceduto in tale senso entro la
data fissata.
Conseguentemente alle maggiori entrate, derivanti da contributi della Regione e Provincia
non previsti e da finanziamenti
richiesti secondo i programmi
inoltrati, il Bilancio della Comunità Montana aumenta di lire
368.617.000.
Venti milioni in più destinati
ad interventi nel settore cultura,
tempo libero, sport e turismo,
agevoleranno un progetto per
realizzare scambi fra i giovani di
Genova e Roma ed i corsi di
escursionismo invernale.
Per incentivare le coltivazioni
di specie vegetali la C.M. disporrà di lire 23.440.000 in più del previsto. Il maggiore gettito è dato,
in parte, anche dai proventi dei
tesserini per raccolta funghi.
Nel settore sanitario, TU.S.S.L.
ha ottenuto un finanziamento finalizzato di lire 266 milioni per
arredamento e ristrutturazione
dei Distretti sanitari di Luserna
S. Giovanni e Torre Pellice e per
la nuova sede del Reparto PsicoGeriatrico a Villa Olanda.
La quota del Fondo nazionale
sanitario è stata ulteriormente elevata di lire un miliardo
e 902 milioni per i servizi sanitari, le spese ospedaliere e l’avviamento dei distretti.
Con questi finanziamenti la
Comunità Montana potrà effettuare i primi e attesi provvedimenti nella prospettiva di attuare appieno il piano sofcio-sanitario.
La Regione nell’84 dovrebbe infine finanziare la ristrutturazione
della nuova sede dell’U.S.S.L. nell’edificio che il Comune di Torre
Pellice ha acquistato recentemente.
La Giunta — come ha potuto
affermare la Presidente — lavorerà ora con maggiore serenità
e lo si può credere e sperare anche dai garbati interventi del
Consigliere di minoranza Celeste
Martina, il quale invero non ha
risparmiato le sue immutate critiche di fondo alle forze politiche
che costituiscono la maggioranza.
Il Consiglio della Comunità
Montana, prima di dare parere
favorevole e approvare all’unanimità la richiesta di autonomia
amministrativa della sede staccata di Luserna S. Giovanni dell’Istituto Tecnico Commerciale e
per Geometri « M. Buniva » di
Pinerolo che, come è già previsto,
avrà 15 classi l’anno venturo, ha
accolto un suggerimento tecnicoamministrativo (non senza valore) di Celeste Martina per sfrondare del superfluo la parte propositiva della deliberazione.
L’opposizione ha apprezzato il
dettagliato esposto del Cons. Davit sulla richiesta di riconoscimento di 7 milioni di interessi
alla S.p.a. Autocentauro, liquidati con deliberazione della Giunta,
per ritardato pagamento della
fornitura che risale al 1980. La
ponderosa trattativa condotta
dalla C.M. ha portato però alla
decurtazione di ben 12 milioni
dall’originaria somma di interessi richiesta.
A. K.
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Stupisce ancora di più là risposta che questo sciopero ha
ottenuto dal Provveditorato;
« Entro la metà di gennaio la situazione sarà risolta, si tratta
comunque di una situazione comune a molte scuole della provincia ».
La sen. Falcucci, ministro della Pubblica Istruzione aveva però
assicurato il Parlamento che situazioni di questo tipo non si sarebbero verificate. La realtà evidentemente è molto diversa. Per
le strade di Torre Pellice risuonano slogan contro il ministro:
« Falcucci, Falcucci... ».
Giorgio Gardiol
In conseguenza della grave situazione in cui si trova il Nicaragua in seguito alle continue aggressioni provenienti dagli Stati vicini, finanziate direttamente dai Governo degli Stati Uniti, si stanno sviluppando a livello internazionale, ed anche in Italia, una serie di iniziative di solidarietà con il
popolo Nicaraguense e con il suo
Governo.
Per illustrare le Iniziative prese a livello Piemontese dall'Associazione Nazionale di amicizia, solidarietà e scambi culturali con il Nicaragua e per rilanciarle a livello di Pinerolese, Invitiamo 1 rappresentanti di gruppi, associazioni, partiti, comunità, chiese, mezzi
di informazione e singole persone ad
una riunione presso la Camera del lavoro (via Demo, 8 - Pinerolo) lunedì
12 dicembre, alle ore 21.
Durante questa riunione, oltre a parlare della situazione attuale del Nicaragua, verrà presentato il materiale
collegato alle iniziative di solidarietà.
Comunità Montana Chisone-Germanasca
E la FIAT se ne va...
PERO SA ARGENTINA —
Mentre si presentano e si discutono progetti vari per la localizzazione di aree industriali nel
Pinerolese, le aziende già da decine di anni insediate sul territorio sembrano assai più intenzionate a chiudere e a licenziare. Questa contraddizione è stata messa in evidenza anche nella
seduta del Consiglio della Comunità Montana Valli elùsone e
Germanasca di venerdì 2 dicembre.
In realtà la seduta non è stata aperta per mancanza del numero legale e lo scambio di opinioni che l’ha sostituita è servito per proporre iniziative della Comunità Montana rivolte a
sensibilizzare l’opinione pubblica.
Oltre alla Talco e Grafite, che
ha già esposto a varie riprese i
suoi programmi riduttivi, la Fiat
sembra ferma nel suo proposito
di smantellare lo stabilimento
di Villar Perosa. Per 400 lavoratori le prospettive non certo
rosee oscillano tra il pensionamento anticipato e il trasferimento a Rivalta.
Le preoccupazioni del Comune di Villar sono state espresse
dal vice-sindaco, il quale ha annunciato un’iniziativa dell’amministrazione per un incontro con i
politici e con le forze sociali per
un esame approfondito della situazione. Anche gli altri consiglieri si sono espressi a favore
di un’assemblea generale di tutta la popolazione.
Su possibili risultati qualcuno ha manifestato un certo scetticismo : è rm fatto che il tipo di
industrializzazione della valle, a
gestione familiare e paternalistica, terminerà prima della fine
di questo secolo e non si vede
per il momento da che cosa possa essere sostituito. L. V.
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10
10 cronaca delleValli
9 dicembre 1983
COMUNITÀ’ DI BASE DI PINEROLO
TORRE PELLICE
No alla confessione auricolare Lavori alie scuole
A seguito di alcune affermazioni pronunciate da Franco Barbero all emittente Telecupole sul tema della confessione auricolare
il vescovo di Pinerolo, mons. Giachetti è intervenuto sull’Eco del
Chtsone del 10 novembre scorso con una nota secondo cui le afferrnazioni sono « in netto contrasto con la dottrina della chiesa cattolica circa il sacramento della penitenza dalle sue origini fino ad oggi».
L’animatore teologico della Comunità di base di Pinerolo Franco Barbero, ci ha inviato queste considerazioni che volentieri pubblichiamo.
1) E' vero: io non mi confesso. Aggiungo, per essere sincero, che non ho
nessuna intenzione di ritornare aila
confessione individuale fatta al sacerdote. Rispetto chi sceglie e pratica
questa forma, ma non la consiglio.
2) Ci sono anche ora dei credenti
che si rivolgono a me per confessarsi
ed ottenere l'assoluzione. In tal caso,
faccio presenti le mie convinzioni personali e le mie opzioni preferenziali,
ma ritengo di non dovermi mai sottrarre ad una richiesta soggettivamente
motivata e precisa di servizio comunitario.
3) Mi sembra importante sottoiineare
che l'aver abbandonato completamente,
e da molti anni, la pratica della confessione individuale fatta al sacerdote
non mi ha affatto privato della esperienza del perdono di Dio e della consapevolezza della mia condizione di
peccatore. Mai come oggi ho assaporato, con profonda gratitudine verso
quel Dio che è nostro Padre, la gioia
di essere una creatura povera e peccatrice che può però contare totalmente
sulla iniziativa riconciliante e perdonante di Dio. Questo Suo amore che perdona e salva è assolutamente indefet:
libile e sconfinato tanto che « dove abbondò il peccato, ancor più fu abbondante la grazia» (Rom. 5: 20). Come
discepolo di Gesù, mi sento avvolto da
questo perdono di Dio e cerco di testimoniare l'evangelo della Sua grazia e
di celebrare questa misericordia di Dio
che è diventata uno dei cardini della
mia fede.
Se davvero mi affido a quel Dio che
è perdono e vita nuova, dopo questa
liberante scoperta, non posso fare a
meno di prendere coscienza di essere
lontano da Lui e dalla Sua volontà per
lasciarmi coinvolgere nel circuito della
conversione. La riconciliazione e il
perdono, In questa luce, diventano per
il singolo, per la comunità e per la vicenda storica uno dei luoghi in cui Dio
si rivela, si fa conoscere. Mi sembra
che nell'orizzonte salvifico che Gesù
ci ha svelato coscienza del perdono e
coscienza del peccato crescano insieme, in un mirabile e profondo intreccio. Ma al centro, con priorità assoluta, sta l'azione e la figura di quel Dio
che Gesù ci ha fatto conoscere come
misericordia, pace, perdono.
4) E' un cammino solitario il mio?
Neanche per sogno, come si suol direi Sono debitore di queste acquisizioni, comuni a moltissimi cristiani, prima di tutto alla Chiesa cattolica in cui
ho sempre trovato molti credenti animati da questa prospettiva. Sono debitore alla mia comunità di base che non
ha mai cessato di confrontarsi sulla Parola di Dio così come ci è testimoniata
da tutta la Bibbia. Molto debbo, anzi
moltissimo, al carissimo fratello nella
fede Jan Huss, il cui nome e la cui testimonianza di fede costituiscono per
me un faro profetico di incredibile luminosità. Quasi altrettanto debbo a Lutero, a Calvino e a tutti i Riformatori,
specialmente a quelli che sono stati
perdenti. Certamente non poco debbo
ai fratelli e alle sorelle valdesi. Strada
facendo sì impara un po' da tutti.
Voglio dire che, per me come per
molti altri, aver liquidato la confessione individuale fatta al sacerdote ha
costituito una precisa e motivata scelta di fede. Non si è trattato di disimpegno o di via più facile, ma di una
scelta maturata nel tempo, dalla quale
è scaturito, tra l'altro, un impegno
creativo anche a livello di forme celebrative del perdono di Dio.
Sono molti i cattolici che oggi, fondandosi sulla Parola di Dio e con solide motivazioni teologiche, storiche e
culturali hanno preso congedo dalla
confessione individuale fatta al sacerdote. Essi non hanno cessato di riconoscersi bisognosi del perdono di
Dio solo perché, senza ombra di arro
ganza o di disprezzo per altre scelte,
non ricorrono più alla assoluzione del
sacerdote. Essi continuano ad esperimentare la gioia e la tenerezza di cui
li fa oggetto il Padre che aspetta, bacia ed abbraccia il figlio .» prodigo »
che da Lui si era allontanato (Luca 15).
5) Vorrei quindi assicurare Lei e i
fratelli cattolici, che possono essere
stati sconcertati dalle mie affermazioni, sul fatto che nelle comunità cristiane di base in cui esercito il ministero
si celebra il perdono di Dio, sia pure
con modalità liturgiche e rituali diverse. Cerchiamo d| essere attenti a questa dimensione irrinunciabile della nostra fede e ci sentiamo solidali con
voi su questo nucleo essenziale della
sequela di Gesù. Su questo terreno,
con il vostro aiuto, cercheremo di fare più e meglio. Forse anche a voi
potrebbe in qualche modo servire la
nostra piccola esperienza come quella, ancora diversa, di tanti altri cristiani e cattolici.
Inoltre perché non essere lieto, come presbitero, se i fratelli della comunità (o almeno una parte di essi) non
richiedono più da me la confessione e
l'assoluzione, ma un servizio diverso?
Perché non gioire se essi mi chiederanno di essere loro accanto mentre
si orientano verso modalità varie e diversificate all'interno di una stessa comunità? lo provo, come credo tutti i
confratelli, una gioia Immensa quando
constato che fratelli e sorelle stanno
gioiosamente al cospetto di Dio e il
mio servizio è diventato progressivamente inutile, almeno nel senso che
essi non mi vivono più come un mediatore quasi necessario tra loro e Dio.
Così, vorrei dire, anche il mio ministero può compiere un passo in avanti
e rinnovarsi, incentrandosi sempre di
più sul « servizio della Parola ».
Qualche volta sono un po’ travagliato
dal dubbio che qualche fratello possa
intendere il mio servizio (anche per atteggiamenti e responsabilità mie personali) come una mediazione salvifica.
6) Vorrei ancora fare presente a Lei,
come vescovo, una considerazione pastorale. Di tanto in tanto mi sento richiamare da Lei per il fatto che talune mie affermazioni e taluni miei comportamenti turbano e sconcertano molte
persone. Non contesto questa Sua affermazione. Vorrei semplicemente accostarla ad un'altra, che mi sembra
egualmente d-gna di attenzione: « Non
può succedere che altrettante persone
siano allontanate, turbate e sconcertate nel loro cammino di fede anche dalla attuale disciplina penitenziale della
chiesa cattolica? Lo sconcerto di questi fratelli, che sovente non trovano
la strada per farsi sentire nella loro
chiesa, non dovrebbe avere da parte
Sua e nostra almeno la medesima attenzione? ».
7) Per questo, mentre pastoralmente
da più parti si avanza l'ipotesi e la pratica di una pluralità di forme in cui
celebrare il dono della riconciliazione
nella comunità cristiana, ricuperando
una ricca messe di esperienze del passato e di possibilità creative del presente, il canone 960 del nuovo Codice
di Diritto Canonico, che andrà in vigore fra pochi giorni, mi sembra muoversi nell'ambito di una mentalità che privilegia indebitamente la confessione
individuale fatta al sacerdote: « La confessione individuale e integra e l'assoluzione costituiscono l’unico modo ordinario con cui il fedele, consapevole
di peccato grave, è riconciliato con Dio
e con la Chiesa: solamente una Impossibilità fisica o morale scusa da
una tale confessione, nel qual caso la
riconciliazione si può ottenere anche
in altri modi » ca-n. 960).
8) Finisco questa lettera con una
proposta che presento al vescovo e
alla chiesa locale. Perché non confrontarci pubblicamente su questo tema?
Perché non ripercorrere anche storicamente le tappe attraverso le quali si è
passati in questi lunghi secoli di esperienza cristiana? Perché non avvalerci
della presenza del Valdesi per uno studio ed un confronto biblico ed ecumenico, allargato e prolungato, su questo
preciso argomento? Perché non fare anche un sondaggio tra i cattolici della
nostra chiesa locale? Si tratterebbe di
un lavoro in cui, se ben capisco, potremmo sentirci tutti molto motivati e
concordi nella volontà di fondo, senza
doverci necessariamente ritrovare uniformi nelle forme.
Disponiamo di una mole ingente di
elaborazioni che tanti nostri fratelli (i
padri, i sinodi, gli esegeti, gli storici,
i teologi, le comunità) ci offrono per la
crescita nella fede delle nostre comunità. Non credo proprio che manchi la
buona volontà; il resto lo possiamo operosamente attendere dal Signore.
Fraternamente.
sac. Franco Barbero
L’adeguamento delle strutture scolastiche alle norme di prevenzione incendi, ENFI ©cc. sta
occupando in questi tempi tutte
le amministrazioni comunali ed
anche quella di Torre Pellice ha
dedicato parecchio tempo nell’ultimo consiglio all’analisi dei
relativi interventi.
La materia non è così chiara
e le indicazioni, date da funzionari diversi, spesso sono discordanti. Il Provveditorato agli Studi, dopo la tragedia del Cinema
Statuto, si è accorto che una
norma tuttora in vigore dà allo
stesso la responsabilità degli
edifici scolastici, per cui ad evitare di essere incriminato, ha
chiesto che in tempi brevissimi
tutti i comuni (a cui competono le spese sugli stabili scolastici) valutassero gli interventi
da farsi e predisponessero dei
piani di attuazione. L’Ammini
COSTUME VALDESE
Mi sento in dovere di rispondere all’articolo apparso su l'Eco delle Valli
Valdesi del 25 novembre u.s. sul « costume valdese » essendo parte in causa per aver portato personalmente il costume (dopo varie ricerche sui libri e
indumenti ereditati dalla bisnonna sulle usanze di circa 100 e più anni addietro della vai San Martino, non ho trovato nulla che dimostrasse il contrario
e cioè che il costume fosse un simbolo
religioso) nel » Gruppo Tradizioni Popolari Val Chisone e Val San Martino »:
faccio notare a Giorgio Tourn che questo non è un gruppo folkloristico, ma
un gruppo che vuol mantenere e far
conoscere certe usanze e tradizioni che
altrimenti si perderebbero fp tempi molto brevi. Su questo argomento sono a
disposizione di chiunque voglia mettersi in contatto con me per darmi qualsiasi suggerimento o notizie sui vestiti
0 usanze antiche della vai San Martino.
Vorrei invece esporre sul costume
valdese 'a mia idea personale. Sono
valdese da molte generazioni e il mio
trisavolo paterno fu il Costantino che
si rifugiò con la famiglia, per sfuggire
alle persecuzioni e rimanere fedele alla sua religione, nella « Rocche d'I'Ampereur » che in seguito fu anche chiamata la Rocca dei Costantino: questo
è solo per far capire che la mia convinzione religiosa è molto radicata.
Ma non approvo e mi stupisce che
un Pastore valdese pensi che un vestito e cioè una cosa esteriore delia persona possa considerarsi « sacro »; io ho
46 anni e alla scuola domenicale e al
catechismo mi hanno insegnato o per lo
meno io ho capito in questo senso e
cioè essere valdesi è conoscere ■< internamente » l'Eterno Iddio Tuo, seguire
le Sue parole. Anche la Chiesa valdese stessa esternamente è senza immagini 0 rivestimenti ■■ sacri », anzi il
costume valdese (che per un Pastore
valdese credo sia una gioia vedere indossato dalle catecumene, e qui mi ri
Giovane deceduto
a Ferrerò
Domenica 4 dicembre sulla strada di
, Conca Cialancia alcuni cacciatori rinvenivano nella sua auto il corpo
esanime di Giovanni Bosio di anni 29,
residente a Torre Pellice. La stazione
dei Carabinieri, prontamente avvertita,
tramite un’autoambulanza della Croce
Verde di Porosa provvedeva al trasporto a valle della salma.
# Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino,
Gino Conte, Giovanni Conte, Davide Csermely, Dino Gardiol, Antonio Kovacs, F.A. La Marca, Ruggero Mica, Paolo Ribet, Bruno
Rostagno, Aldo Rutigliano, Eugenio Stretti, Dario Tron, Maria
Luisa Barberis Davite.
peto solo per tradizione e non perché
sia ■■ sacro ») è diventato per certe persone una speculazione redditizia avendo dei prezzi esorbitanti!
A questo punto sarò ben felice dì
ricevere consìgli meno costosi » sui
vestiti delle nostre bisnonne della vai
San Martino.
Iris Costantino, Perosa Arg.
Strazione di Torre ha ritenuto di
doversi impegnare a procedere
partendo dagli interventi che limitano i rischi più immediati:
in seguito si chiariranno gli ulteriori, anche alla luce delle normative della CEE. E’ stata quindi data l’approvazione per un
primo lotto di lavori che prevede anche la ristrutturazione delle cucine, del refettorio e dei
servizi igienici per un totale di
L. 96.450.000. Mentre per il secondo lotto di 222 milioni si procederà dopo le verifiche cui prima accennavamo. Questi impegni, a cui fino a poco tempo addietro non si pensava, obbligheranno l’Amministrazione almeno per l’84 e forse anche più in
là a rimandare altri interventi
nei settori pur importanti quali
asfaltatura strade, illuminazione
ecc.
Per il primo lotto di lavori
verrarmo impiegati 41 milioni
degli oltre 76 residui dell’esercizio ’82, che non si era riusciti ad
utilizzare: mentre gli altri 35 a
complemento andranno a pagare un gran numero di debiti vari, sempre contratti neU’82,
Il Consiglio ha ancora deliberato la costruzione del 4° e penultimo lotto della fognatura comunale, che dal Tempio dei
Coppieri raggiungerà la località
Pra’ Castel ed inoltre ha approvato l’installazione di un nuovo
serbatoio della Società Italgas
ad integrazione di quelli già esistenti.
A. L.
Dove vanno i nostri
istituti per anziani?
(segue da pag. 7)
stenti sul territorio, anche mediante convenzioni con Enti e
organismi, privi di scopo di lucro, che diano garanzie di funzionamento nel quadro degli indirizzi e degli orientamenti indicati dal Piano Socio-Sanitario Regionale», recita la legge all’articolo 22.
Così come ogni servizio residenziale tutelare potrà essere aperto solo possedendo 1 requisiti previsti e con l’autorizzazione
regionale, mentre quelli già esistenti dovranno adeguarvisi.
Compito proprio delle Unità
Socio-Sanitarie Locali sarà:
1) la programmazione, l’organizzazione e il riordino dei servizi socio-assistenziali sul territorio;
2) la formazione e riqualificazione del personale necessario alle strutture pubbliche;
3) la vigilanza ed il controllo su
tutte le istituzioni di assistenza e beneficenza, il coordinamento delle varie forme di
assistenza, la promozione di
provvedimenti di apertura e
di chiusura di servizi residenziali tutelari.
A garanzia dei diritti delle persone ospitate presso gli Istituti,
la vigilanza deU’Unità Socio-Sanitaria Locale dovrà oonsistere in
una sorveglianza vera e propria
delle attività, del trattamento e
delle condizioni di assistenza,
della organizzazione interna, dell’osservanza delle norme di sicurezza degli edifici, previste dalla
legge. La vigilanza dovrà essere
parte integrante del processo di
riorganizzazione dei servizi e dovrà essere intesa come opera di
sensibilizzazione e consulenza di
supporto e promozione di standars adeguati alle necessità della
popolazione del territorio.
Anche i nostri Istituti, quindi,
dovranno tener conto di questa
nuova legislazione relativa alla
assistenza e dovranno rispondere
ai requisiti previsti dalla Regione
o adeguarvisi.
Inoltre l’Unità Socio-Sanitaria
Locale potrà chiedere agli Istituti di trasformarsi in casa protetta, ove il territorio ne abbia
bisogno, oppure, ove già gli Istituti abbiano tali caratteristiche,
chiedere di convenzionarsi pier
un numero di posti adeguato alle necessità, finché le strutture
pubbliche non potranno rispondervi.
La realizzazione del riordino
dei servizi è oomunque pesantemente condizionata dal blocco
delle assunzioni e dalle carenze
finanziarie di questi tempi: infatti finanziamenti per tale settore dovranno provenire da Comuni, Provincie e Regioni, che,
anch’essi, vedono progressivamente tagliare i fondi, proprio
al momento in cui dovrebbero
creare il terreno necessario alla
attuazione della Riforma. Mentre
da una parte viene richiesto alle
Unità Socio-Sanitarie Locali di
non abbassare il livello dei servizi, ma di migliorarlo e potenziarlo, dall’altra la scure dei tagli si abbatte spietata su assisten.
za e sanità, il che fa pensare ad
una progressiva avanzata di idee
controriformistiche volte a svuotare di contenuto leggi avanzate
e progressiste come quelle della
Riforma Sanitaria.
Ma non possiamo chiudere gli
occhi di fronte alla realtà: la popolazione di tutta Italia, ma in
modo particolare delle zone montane, e delle nostre Valli in primo luogo, va progressivamente
invecchiando ed è quindi urgente che tutti assumiamo le nostre
responsabilità e affrontiamo coscientemente questa nuova società, fatta prevalentemente di
anziani, che devono sentirsi ancora parte integrante ed attiva
di essa ed arricchirla colla loro
esperienza, senza esserne mortificati.
Franca Co'isson
11
î .
I
9 dicembre 1983
:r; ' -.u:
GUIDA Al MUSEI VALDESI - 2
Il Museo valdese di fìorà
Ili secondo opuscolo della serie
sui Musei delle Valli Valdesi, con
testo curato da Roberto Morel,
Sergio Ribet, Giorgio Toum, Dario Varese e disegni di Loris Bertot e Maurizio Viglianco è dedicato al Museo di Rorà.
Storia del Museo
Tale storia risale a circa trent’anni fa, quando nell’estate del
1954 su iniziativa delTaUora pastore Gustavo Bouchard venne
allestita una mostra nella « Scuola Vecchia», vicino al Tempio
Valdese. Erano esposti principalmente oggetti di uso quotidiano.
Ma sulTabbrivo di quell’esperienza e grazie alle ricerche d’archivio dei proff. Dario Varese e Liliana Balro as-Varese sulle famiglie rorenghe, la raccolta di reperti si arricchì, tanto che dal ’65
al 73 il Museo trovò una nuova
sede nella casa Morel, già TournBoncoeur, in centro al paese: in
una sala al primo piano venne ricostruita una cucina; al secondo
piano furono esposti documenti
storici e varie memorie. Ma nel
1973 la casa Morel veniva demolita e il museo doveva forzatamente traslocare. La Chiesa Valdese di Rorà metteva allora a
disposizione lo stabile attuale, in
precedenza adibito a casa idi abitazione di una famiglia contadina
ed ancor prima a locanda, come
del resto indica la scritta sul por
tone d’ingresso: « Hôtel du Cha
mois ». .L edificio ha però biso
gno di notevoli restauri, per i
quali vengono organizzati dei
campi di lavoro. Grazie anche
aH’intervento della Società di
Studi Rorenghi, costituita nel _’74
e promotrice di varie iniziative
culturali, Rorà avrà ora un vero
museo, anche se piccolo e perfettibile. Nei 1978 il tetto dello stabile, danneggiato dalla neve, deve essere rifatto; nel 1982 vengono risanati i locali a pianterreno.
Visita al Museo
Attualmente rallestimento non
è ancora completato; non tutto
il materiale è perciò documentato e descritto da apposite didar
scalie. DelTedificio che ospita il
museo non si hanno dati certissimi oltre quelli cui si è fatto
cenno; è probabile però che anticamente si componesse di due
corpi separati. Caratteristica architettonica molto rara per una
casa dell’epoca è il portone che
immette in ima scalinata d’accesso al piano superiore.
Dall’atrio si accede a due locali a pianterreno: un tempo due
stalle. Ma quella di sinistra fu
probabilmente adibita a cantina
della locanda. Qui sono oggi esposti attrezzi Che mostrano le
varie fasi della lavorasdone dello
«gneiss lamellare»: o‘ pietra di
Lusema, dal nome della località
óve avveniva l’ultima fase di lavorazione.
■ La lavorazione della pietra, unitamente alla produzione della
calce e del carbone di legna ha
avuto notevole rilevanza nell’economia locale anche prima del secolo scorso; mentre si può dire
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che ragricoltura fosse collocata
in secondo piano.
Nel locale di destra rispetto
alTandrone sono invece esposti
attrezzi che servivano all’attività
agricola, tra cui un bell’esemplare di campanaccio di mucca che
porta incisa la data del 1700.
Al primo piano troviamo quattro locali. Nel primo dei due locali di sinistra (un tempo camere da letto) sono raccolte varie
testimonianze deU’arte della tessitura: un notevole telaio in degno, un arcolaio, alcuni fusi. Nel
secondo locale si trovano oggetti di uso familiare (occhiali, cappelli, borraoce, una tabacchiera
e alcune armi) e documenti sulle
scuole, la chiesa e la vita associativa del paese.
Passando di nuovo per il ballatoio si mtra nella cucina, vasto locale con pavimento in pietra: l’arredamento è molto completo e curato nei minimi particolari.
Nell’ultimo locale viene documentata la storia politico-religiosa del vallone. Tre gli episodi
piti significativi. Il primo alla metà del XVII secolo, quando Giosuè Gianavello, contadino di Rorà, divenne il capo riconosciuto'
della resistenza popolare nelTatrooe persecuzione delle « Pasque
Piemontesi »: tra i Valdesi si
contarono migliaia di morti. Il
secondo, altrettanto tragico, fu il
riflesso delia revoca dell’Editto
di Nantes (1685) e culminò nei
nuovi massacri del 1686 voluti da
Vittorio Amedeo II su pressione
di Luigi XIV re di Francia, con
il conseguente esilio dei pochi
superstiti ed il Glorioso Rimpatrio del 1689: esiste una testimonianza di un rorengo, tal Bartolomeo Salvagiot, che rievoca con
semplici parole questi tragici avvenimenti.
Il terzo episodio non è fortunatamente tragico, ma certo curioso: quello stesso Vittorio Amedeo II, causa dei massacri vaidesi del 1686, sfuggito aH’assedio
di Torino, si rifugia a Rorà dal
17 al 25 luglio in casa del sindaco
Antoine Durand^anton e viene
protetto dalle truppe valdesi. Un
bell’esèmpio di carità e di perdono cristiano!
fugio di Valanza dalla bianca facciata. Si attraverserà così ima
zona che fu teatro delle imprese
di Gianavello nel 1655.
Se invece dopo Rorà si prosegue oltre il bivio di Ca di Massa
si arriva alle cave di pietra, ancora attive, e alle fornaci di calce, ormai abbandonate, del Fournais. Proseguendo! in direzione
delle cave si raggiunge poi il vallone di Riuner, con i suoi viiLlaggi caratteristici, che fu rifugio
della popolazione valdese durante le «Pasque Piemontesi».
Da ultimo, sulla strada del ritorno, conviene fare una deviazione verso la Gianavéla, seguendo la strada che parte dalla località Maddalena a circa 1 km
da Lusema alta, luogo di nascita e di residenza di Giosuè Gianavello. L’antico appellativo era
«Le Vigne» ed il territorio apparteneva alla parrocchia valdese di Rorà; ma con l’editto del
1656 la zona veniva aggregata alla parrocchia cattolica di Luserna. Di qui il conflitto giuridico
che sfociò in seguito in guerra
ap>erta. Ma dopo mesi di lotta
Gianavello e i suoi furono costretti a prendere la via dell’esilio. Gianavello non rivedrà più la
sua patria; ma a Ginevra scriverà le sue ’’istruzioni” « vero e
proprio manuale 'di guerra partigiana» che servirà «di traccia
per gli uomini di Enrico Amaud
al momento del rimpatrio ».
Roberto Giacone
(foto di Franco Ferraresi)
VAL PELLICE
Costituita
l'AlDO
mr
Uscendo dal Musèo
Risalendo verso il Tempio si
trova Tediflcio della scuola, detto
« scuola grande », del 1784. Il
Tempio, venne invece Óostruito
nel 1846 per interessamento. del
geh. Beckwith; della precedente
. • chiesa, che era situata quiKi all’inizio’del paesè,, si sono, .perse
tutte le tracce..
Da Roràsvale la pena salire in
;^auto ó s piedi fino a Piiin Fra, da
òui.si godè tra l’altra,Uno splen''dido panorama ¿ulla* vfd. Pelllce;j
ai Rivoire (500 mi prtaia di Bian'
Fra) si può piegare verso una
strada carrozzabfiè che risale la
montagna in direzione dell’ex ri
de Giulio, ;in mem. di Arturo Salma
(Pinerolo): Mario e Silvia Armand-Pilon
(Pino Torinese)! Una Bonnet Buffa, In
mem. dei suoi cari; Jahier Elsa; Revel
Paolo e Edith, in mem. di Revel Clara;
L. tSà.000; Le sorelle Ida, Giulietta
Pro Associazione Amici
dell’Ospedale Valdese
di Torre Penice , ,
Pervenuti dal 1.1 al 30.11.1983
L. 250.000: Famiglia Romagnol, : LÜserna S. G., in memoria Giuseppina Romagnpl.
L. 150.000: Sigg. Paschetto e Tqurn.
Torre Pellice, in mem. A. Tourn; Fam.
Alfredo Ricca, Angrogna, in mem. Stefano Miegge.
L. 100.000: Laura e Gustavo Bertin,
Lusema S. G.; Bertalot Nelly, Pinerolo;
Giovanni Ayassot, Torre Pellice; Ing.
Giorgio Vinçon, Pinerolo.
L. 50.000: Pia Falchi, Milano, in memoria Edina Ribet; Trombotto Ernesto,
Pinerolo;; Noyeresio, Giovanna, Bricherasio; Aurelio , Rivoira, ^ Torre feijice;
Ermanno Rivoira, id.; Vittoria Spelta,
id,: Gisela. Enrica Paschetto, id,; Emilia Gallo Maritano, id.; Past. Roberto
Nisbet. id.; della e Roberto, Pellenc,
id.; Franco Quattrini, id.; Dr. Arch,
Claudio Decker, Torino; Ribet Prof. Liliana, Torre Pellice; Famiglia Malan,
Lusema S. G., in memoria Maria Susanna Malan; Maria Rostan, Torre Pellice; Paulette e Arturo Fenouil, Lusérna S. G.; Ester e Past. Eniilio Ganz,
Torre Pellice: Frida e Roberta Pellegrin,
Torre Pellice, in mem. Aldo Pellegrin.
L. 40.000: Ida Pons, Torre Pellice, in
memoria Elena Pons e Margherita Sibille.
L. 35.000: Augusto, Aldina e Ugo, Torre Pellice, in memoria llda Travers
Longo.
t, 30.000: Geymonat fida. Torre Pellice, in memoria Prof. Lo Bue; Riccardo Bertin, Angrogna; Ernestiha Malanot
Pellegrin, Torre Pellice; Ida e Attilio
Pasquet, Torre Pellice, in memoria Amelia Lageard.
L. 25.000: Malan Elda, Torre Pellice;
Dina Dema e figli, id.; Mirella e Ernesto
Bein, id.; Elda Danna, Lusema S. G.
L. 20.000: Davide Chauvie, Lusema
S. G.; Pier Cariò e Beatrice Longo, Luserna S. G., in mèm. M. Sparte) Sibille:
Poët Alice ved. Bonjour. Torre Peliice;
Giovanna Novaresio, Bricherasio; Caterina Depetris, Lusema S. G.
L. 11.000: Maria Tamietti, Torre Pellice.
L. 10.000: Alberto Rivoira, Angrogna;
Stallé ROStan Léonie, torre Pellice; Maria Giovenale, Bobbio.
Doni pervenuti in memoria del Or. Gustavo Adolfo Comba - Torre Pellice
L. 1.600.000: Ketty Comba con tigli,
nuore, genero e nipoti.
L. 513.900: Colletta concerto al Tempio dei Coppieri.
L. 20.000: Past. Achille e Lillina Deodato, Lusema S. Giov.
L. 10.000: Dr. Voltolina, Torre Pellice.
L. 5.000: Famiglia Chanforan, Torre
Pellice.
Tot. L. 4.434.900.
e Elsa Balmà; In mem. deh caro fratello Arturo Bàlma (Pinerolo).'^
Pro Asilo Valdese
di Lusema San Giovanni
Si è costituito in Val Pellice
il Gruppo A.I.D.O. (Associazione Italiana Donatori Organi).
Le cariche sono state così ripartite: Presidente, Malan Enrico; Vice-Presidente, Bertin Lidia; Segretario, Minetto Franco;
Amministratore, Toscano Frali
L. 200.000: Lascito Bianca Bertea.
L. 400.000: Renzo Davide Storti, In
mem, di Clara fìeve| (Milngavle-Glasgow-Scozia).
: 600.000:'Alice N. Storti, in mem.
di Nora Revel Vannucci (Milngavie-GIasgow-Scozia).
ti' 1.1OÒ.00O: Ih them:- di Giuseppe
BeltOirte, ! familiari è 'amici;
cesca.
Per informazioni rivolgersi a:
Bibiana: Sig.ra Fenoglio Flavia,
Ufficio Reale Mutua, Piazza S.
Marcellino 30, tei. 55.892 (ore ufficio); Bricherasio: 2* domenica
del mese dalle ore 10 alle ore 12
presso la sede A.V.I.S. - Piazza
Santa Maria; Lusema San Giovanni: 2“ domenica del mese' dalle ofe 11 alle ore 12 prèsso la sede A.V.I.S. - Vìa Roma 41 - oppure presso sig. Malan Enrico,
località Benech 4 o sig. Minetto
Franco, Via I Maggio 30. tei.
909.027 (ore pasti); Torre Pellice:
veiierdì dalle ore 20.30 alle ore
22 RTesSo la' sede FIDAS, Corso
Gramsci 1, oppure presso il sig.
Sacchino comm. Pietro, tei. 91900
(oré pasti).
mem. della cuplha, Udla' Gâÿrèï
fr '.q
'fi ir,
RIUNIONI PER GLI '
ALLEVA'TORI ;
Lunedi 12 dicembte’alié dre 2l presso lè scuolé di Angrogna'si terrà fa
riunione per gli allevatori di Torre Pellice è Angrogna. ‘ ■ ■..<"■
Giovedì 15 dicembre' al(è óre
presso la saia unionista di Bobblp .01
terrà là riunione per gli allevatóri ; di
Villar e Bobbio. ,, '
in entrambe le riunióni verrà trattatp
il tema: « mortalità neOrìatale neiralievametitó bbvino e ovino caprino »..Introdurrà li dr. S. Gattò.
« Sìa che viviamo, sia che ineriamo,. siamo deli Signore » i :
, (Rom. 14 : B)
(4 ha imprpwisaniente lasciati
Giovanni Bosio
Lo annunciano con dolore profondo
i genitori Emanuele e 'Renata con Daniele e Annalisa, la. nonna Alice Tron
ved. Bpsio, rii, cugini e parenti tutti.
Torré Pellice, 4 dicembre 1983
Franco Abele, Lucilla e Giovanni
BorgareUo, Clara Lorenzino, Italo Pons,
Elio Pizzo sono vicini ,a JJ. Peyrpnel
per la scomparsa del papà
Alfonso Peyronel
Torre Pellice, '3(j nòvembre 1983
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finiio la corsa,
ho serbata la fede d. (11 Tìm.
4: 7).
I familiari di
Bianca Giovanna Grill
ved». Pascal
ringraziano tutti coloro che in vario
modo hanno dimostrato la loro simpatia in occasione della dipartita ~r deRa
loro cara congiunta.
Proli, 22 novembre 1983 _ , ___--
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 Nichelino - tei. (Oli) 6270463 - 6272322.
Pervenuti nel mese di ottobre 1983
L. 10.000: Jalla Margherita, in mem.
di Lidia Gay: Jalla Margherita, in memoria di Pauline Aibarin; Lillina Bert,
ricordando fa cugina Ida Pons; Magliana Lidia (Torino); Reynaud Lea (osp.
Asilo); Silvio e Mirella Tourn, in mem.
dei nostri cari.
L. 15.000: Juliette Marauda, ricordando i mìei cari fratello e sorella.
L. 20.000: Aibarin Aurora, in mem. di
Pierucciu Rochon; Coisson Ida, in mem.
delta cara Ida Pons Andrelni; Elena
Geymonat, riconoscente al Signore Cespite Asilo); Jouve Alice; Rama Iolanda ved, Varese (Torino).
L, 40.000: In mem. di Ida Pons,. Iq
amiche Liliana, Margherita, Adelina e
An.na. ’
L. 50.000: Vittorio Rostagno (Milano);
In mem. di Romussi Luigi, la rtiogHe.
Ines (Torino); R. A. Ferraris (Genève);
Malan Sapei Maddalena (psp. Asilo);.
Pons Luigi (osp. Asilo); Djno, in mems^
di Enrico e Marla;->in, mem, di Claraj
Revel e della cugina Nora Vannucci
Revel, sorelle Ayassot (Roma); Aibarin
Gustavo e Liliana, pensando alla cara
moglie e mamma; Chiesa dei Fratelli,
Torre Pellice.
L. 60.000: Erina e Milena Clafrel, in
L. 75.000: Chollet Pierre, Choeur Paroissial, (Gides-Roches-Morge) .
L; 1Ò(I.8Ò0: in mem. di Domenica Barotto ved. Rlbba, la famiglia; Coucour
U8L 42 - VALLI
CHI80NE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
domenica 11 DICEMBRE 1983
VHfar Perosa; FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707-ç
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Pórt»; trt;' iÌ!0lWi^
U8Li44< I^ÌÌtBèÌ.l^E s
(Distnittq di PlheròloV
Guardia Mòdica ;r
Notturne, ^efestive; .festiva; telero.no- 74464 jóspadelé, ,Civile). , ,
Ambulanza: v > ^
Croce Verde Ploarolo; 22664.
USL 43 -VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 {Oàpedalo Vaf,dese).
Préfestiva-féstiva: tei. 90884 lOape-'
dale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA H DICEMCflE 1983
Lusems'-San Giovanni; FARMACIA
GAIETTO - Via Roma 7 ...Telefono
909031; ' r. :i , -o
Aíiíbuiánzaí' "
Crodé Rosea Torre Pellice; télefo-.
nò 91.996.
,■ —,e,j
ly
12
12 uomo e società
9 dicembre 1983’
ISRAELE - L’EREDITA’ DI BEGIN - 4
Il volto della colomba
Sotto la maschera di falchi, imposta dalle circostanze, alcuni recenti
segni significativi lasciano intravvedere il vero volto di Israele
La spaccatura profonda che
attraversa la società israeliana
passa spesso attraverso l’interno di un medesimo partito, di
un medesimo gruppo etnico, di
una medesima famiglia; essa divide inesorabilmente i credenti
come i non credenti, ma, soprattutto, divide le singole coscienze sottoposte a im dibattito interiore che non ha fine. Questa
ultima spaccatura, quella che
attraversa i cuori e le menti, è
certamente la più dolorosa, ma
è anche quella che permette di
nutrire le più grandi speranze
circa la salute morale complessiva del paese.
Un noto commentatore (Antonio Cambino su « La Repubblica ») ha espresso l’opinione che
in Israele anche le colombe non
sono che falchi mascherati. Penso che si potrebbe capovolgere
questo giudizio senza tradire la
verità: in Israele molte colombe
sono state costrette a travestirsi da falchi perché esse sono
delle colombe scampate alla più
grande ecatombe di colombe cui
sia mai stato dato di assistere
nella storia e perché esse sono
delle colombe tuttora terrorizzate.
Per 2000 anni gli Ebrei sono stati i più fedeli esecutori della parola di Gesù: del Gesù che chiede di
« porgere l’altra guancia ». Essi
hanno continuato a subire senza
ribellarsi, fino al martirio. Fino
al giorno dell’Olocausto che è
stato compiuto in Europa e che
in Palestina è stato loro preannunciato. Solo allora le colombe
si sono vestite da falchi. Ma, come abbiamo già visto, la salute
morale di molti è così forte da
non aver mai dimenticato la
propria vera natura di colomba
e da aspirare soltanto a strapparsi di dosso la maschera odiosa. Al punto che alcuni se la sono già tolta, malgrado i pericoli
che ancora sovrastano.
.Deuteronomio 21: 6-7
Il vero volto di Israele, il volto biblico della colomba è quello che affiora in una serie di circostanze recenti.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
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Becehino, Mario F. Berutti, Franco
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« L’Eco delle Valli - La Luca ».
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Decorrenza 1° genn. e 1” luglio (semestrale).
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200 e partecipazioni personali 300
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Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
I 400.000 che manifestano contro le stragi di Sabra e Chatila
costringono il governo Begin_ a
nominare la Commissione d’inchiesta Kahane, che si mette subito al lavoro e che, dopo soli
quattro mesi, pubblica un rapporto completo che riempie ^
volume in cui si fa luce sull’intera vicenda.
Circa le responsabilità del massacro, dopo aver concluso che
la responsabilità diretta « incombe alle forze falangiste », questa
Commissione rifiuta di accontentarsi di constatare che il sangue non è stato versato dai soldati israeliani: « Infatti, afferma
il rapporto, se sarà stabilito che
coloro che hanno deciso l'ingresso nei campi avrebbero dovuto
prevedere... il possibile pericolo,
allora coloro che hanno preso la
decisione e coloro che l’hanno
eseguita sono indirettamente responsabili di ciò che in fin dei
conti è successo, anche se non
avevano affatto l’intenzione di
giungere a tali conseguenze, anche se hanno soltanto valutato
male i rischi che si correvano ».
E l’errore di valutazione è stato in sostanza l’unica colpa messa in evidenza dalla Commissione a carico di alcuni alti quadri
dell’esercito, tra i quali il ministro della difesa. Generale Sharon.
Eppure i generali israeliani sono stati giudicati colpevoli.
In nome di che cosa? Innanzitutto in nome « dell’etica del
mondo civile » anche se, come
sottolinea la Commissione, la
maggior parte delle nazioni democratiche questa etica l’hanno
ripetutamente violata senza che
il mondo si scomponesse, ma
anche e soprattutto in nome dell’etica biblica: la Commissione
cita Deut. 21: 6-7, per dimostrare come per la morale ebraica
perfino la responsabilità di un
omicidio compiuto da ignoti in
un territorio affidato alla tutela
di una determinata collettività,
venga risentita come propria da
quest’ultima. E aggiunge: « Quando ci preoccupiamo della responsabilità indiretta, è necessario
non dimenticare che gli Ebrei
sulle loro diverse terre d’esilio,
ed anche sulla terra d’Israele,
hanno spaventosamente sofferto
per massacri perpetrati contro
di loro. Ed il pericolo di aggressioni contro gli Ebrei esiste ancora, ciò sembra evidente, in parecchi stati. L’atteggiamento ebraico è sempre stato che la responsabilità di questi atti non
incombe solo su coloro che hanno effettivamente commesso queste atrocità, ma anche su coloro
che sono responsabili della sicurezza e dell’ordine pubblico e
su coloro che avrebbero potuto
impedire i disordini e che non
hanno compiuto il loro dovere
sotto questo aspetto ».
E’ chiaro, potremmo aggiungere, che la responsabilità dei
suddetti generali israeliani non
è certo maggiore di quella di coloro che (impunemente) hanno
lasciati impuniti le decine di terroristi palestinesi sfuggiti aH’arresto o liberati dalle carceri europee, con la complicità di uomini di governo o di alti magistrati o in qualsiasi altro modo
protetti, come ad esempio imo
dei resportisabiM della' strage della Sinagoga di Roma trattenuto
in Grecia soltanto per detenzione di armi, ciò che lo sottrae alla ben più grave pena che gli
dovrebbe venire inflitta in Italia.
Testimonianze
Per la prima volta nella storia
d’Israele in occasione deU’invasione del Libano l’esercito d’Israele è stato percorso da dub
bi. Centinaia di soldati hanno
rifiutato di prendere le armi ed
hanno preferito affrontare il carcere. Alcuni brillanti colonnelli,
fra i quali un giovane di 33 anni,
hanno dato le dimissioni dall’esercito per non partecipare alla
battaglia di Beirut. Motivo: il
rifiuto di partecipare ad azioni
in cui per' ridurre al silenzio i
combattenti palestinesi annidati
nelle città in mezzo ai civili bisognava sparare sul mucchio ed
uccidere anche un gran numero
di questi ultimi.
Oggi nel Libano Sud secondo
Jean Gueyras, l’inviato speciale
del quotidiano parigino « Le
Monde », i campi palestinesi vengono ricostruiti. Per esempio
« ciò che è stato ricostruito ad
Ain-el-Helué è quanto di più permanente e di più solido si possa immaginare. Le case di mattoni, che raggiungono a volte
due piani, comportano solo raramente dei tetti di lamiera di
zinco come previsto dalla legislazione libanese... »; numerosi
studenti « frequentano una scuola prefabbricata che è stata offerta in segno d’amicizia da un
Comitato popolare israeliano
presieduto dall’ex Colonnello
Dov Yerernia, espulso dall’esercito per aver rifiutato di rivolgere le armi contro i suoi fratelli palestinesi ». E tutto ciò provoca la delusione degli estremisti cristiani animati dal desiderio di vendetta. Un giovane palestinese ha confidato al suddetto inviato di « Le Monde »: « £’
triste doverlo ammettere: mi
sento al sicuro soltanto quando
sento il rumore dei mezzi corazzati israeliani che pattugliano intorno ed all’interno del campo.
E’ vero che queste pattuglie Vengono spesso per arrestare dei
"sospetti”, ma questi ultimi sanno che se la caveranno dopo un
soggiorno più o meno lungo a
Salda o nel campo di Al Ansar.
Mentre coi Falangisti... ». E Gueyras riassume così le sue impressioni: « Amareggiati e delusi la
maggior parte dei Palestinesi di
Ain-el-Helué non vogliono più
sentir parlare né dei fedavin,
né dell’OLP, né di Yasser Arafat,
né di Abu Mussa, il capo della
dissidenza in seno ad Al Fatah »
(Le Monde, 12.10.’83).
Il commentatore Christian Walter del settimanale protestante
francese « Réforme » osserva dal
suo canto (Réforme, 9.7.83):
« Ricordiamo sempre che tre milioni e mezzo di israeliani si trovano di fronte a cento milioni
di arabi, e che la situazionfi dei
cristiani nel Libano ha da soffrire molto di più della presenza siriana che non di quella
israeliana. Evitiamo anche una
falsa simmetria, che consisterebbe nell’associare Siria ed Israele
nel ruolo di "colonizzatore” o di
"aggressore”. Si passano facilmente i posti di blocco militari
dell’esercito israeliano e st può
ancora andare nella periferia
meridionale di Beirut, a Saida
ed a Tiro. E’ forse lo stesso nel
nord-est? » (controllato dai siriani).
Politica economica
Abbiamo finora trascurato di
af^cennare all^ politica economica del gdvemo Begin e non saràpossibile concludere senza farvi,
anche fugacemente, cenno. Si è
trattato della politica più dissennatamente demagogica _ che il
paese abbia mai conosciuto, anche se il progresso tecnologico,
che pone il paese tra le nazioni
industrializzate più avanzate nel
mondo, ha permesso di raggiungere traguardi insperati. La liberalizzazione delle importazioni
con conseguente indebitamento
con l’estero, l’indicizzazione de
gli stipendi in misura perfino superiore al già catastrofico tasso
d’inflazione, che ha provocato la
illusione del benessere e la corsa
ai beni di consumo, la libera convertibilità della moneta israeliana in dollari, la priorità degli
investimenti in Cisgiordania a
scapito degli investimenti produttivi e delle spese sociali, sono alcune delle cause del malessere che è scoppiato all’indomani delle dimissioni di Begin,
Questa politica, che era iniziata alla vigilia delle ultime elezioni politiche, quando i sondaggi annunciavano la sconfitta del
governo, era stata un po’ la polvere negli occhi che era bastata
a rovesciare le previsioni e ad
ottenere quel piccolo numero di
deputati in più indispensabile
per rimanere al potere. Essa rischia però di rivelarsi effìmera
come è dimostrato dalle numerose nuvole che si addensano
fin dalla sua nascita sul governo Shamir: la situazione fallimentare cui essa ha condotto il
paese ha costretto quest’ultimo
a dare un energico giro di vite
poche ore dopo aver ricevuto la
fiducia di soli 60 deputati su 120.
Ed il risveglio rischia di essere
doloroso per i ceti popolari che
eiano stati conquistati dall’indubbio carisma di Begin.
Elia Boccara
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1984
Dateci
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delie Vaili valdesi» (Angrogna capoluogo e Ciabas). A chi
sottoscrive un abbonamento super-sostenitore ■ L. 70.000 e
oltre - l’incisione su cartoncino formato 50,7x36,2 del Lutero
di Filippo Scroppo. Le incisioni sono riprodotte qui sotto in
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te!»-