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Anno 116 - N. 12
21 marzo I960 - L. 300
Scedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
X0066 TORRE PELLICS
ddk valli valdesi
% puntu
di vista
Dal primo marzo è in edicola
una nuova rivista mensile del
Gruppo Rizzoli, molto prestigiosa e — nel suo genere — molto
ben fatta. È destinata a chi è
già, o aspira a diventare, « uomo
di successo »; un po’ manager,
un po’ intellettuale, un po’ sportivo, un po’ play-boy. Il titolo —
« Capital » — è emblematico di
una mutata situazione storica
nella quale è entrato il nostro
Paese, dove il borghese ha assunto una nuova e orgogliosa
coscienza di sé, attraverso la
lucida consapevolezza del proprio ruolo, la cui insostituibilità
aH’interno della compagine sociale risulta evidenziata dallo
stato di incertezza e confusione
nelle quali paiono dibattersi gli
avversari. Ma ancora più emblematica è la pubblicità che,
con enorme dovizia di mezzi, ha
superato il lancio del primo numero, attraverso lo slogan: «Se
ami te stesso come niente altro
al mondo leggi Capital». A chi
è impegnato nello sforzo quotidiano, costeliato di insuccessi e
frustrazioni, per cercar di riferire in qualche modo la propria
esistenza al « modello » dell’Evangelo, la frase fa certo l’effetto di un pugno alla bocca
dello stomaco. Personalmente
comunque, al tentativo del neocapitalismo post-Sessantotto di
indossare una pelle progressista
in termini sociali e politici, preferisco di gran lunga l’onesta e
seria esaltazione dello «splendido egoismo », che da sempre è
stato la molla dell’intraprendenza borghese (e che in fondo è
pur riuscito a costruire qualcosa di concreto). Anche ^rché,
demitizzando la realtà, riuscLimo a misurare a occhio nudo
l’immensa distanza che separa
l’Evangelo da quella che, ipocritamente, si continua a definire
« civiltà cristiana occidentale ».
Forse, nel clima di generale
smobilitazione che caratterizza
rinizìo degli Anni Ottanta, è possibile trovare una nota positiva
nella chiarificazione che si va
operando a vari livelli. Così è
per la Chiesa cattolica, che ha
riscoperto senza incertezze la
propria tradizionale ispirazione
controriformistica. Così è appunto per il capitalismo e la cultura borghese. Così è d’altra parte
per l’Unione Sovietica, la cui
politica appare guidata dalla
ragion di stato, ben più che da
preoccupazioni per il socialismo. Quel socialismo che è nei
cuori di moltitudini di uomini e
che sembra veramente difficile
ritrovare sulle baionette dei « ba^
schi azzurri ». Quali conclusioni
ricavare da tutto ciò? Siamo
inesorabilmente condannati alla
chiusura in noi stessi e al qualunquismo? Non direi. Certo il
cristiano sentirà più che_ mai la
sua permanente condizione di
straniero in cospetto a tutti i
« regni di questo mondo ». Ma
potrà anche trovare, all’interno
di questa generale chiarificazione, lo stimolo al recupero a sua
volta di una autentica coscienza
di sé, la riconferma della propria inconfondibile vocazione.
Abbandonato l’equivoco di certi
subalterni allineamenti del passato (remoto e recente, e con le
forze più varie), il cristiano dovrà non solo dialogare, ma impegnarsi direttamente con tutti e
in ogni situazione, sapendo però
di essere il portatore di qualcosa di assolutamente unico, che
nessuna forza politica, cultura o
ideologia potrà mai dare.
Aurelio Penna
Un referendum che non mette
le cose al loro giusto posto
La conoscenza della situazione attuale, con forti differenze cantonali, ®
capire il voto che ha respinto la proposta separatista con una bassa percentuale di vota
1.052.294 no (= 79%) e 281.760
sì {= 21%). A larghissima maggioranza il popolo svizzero ha
dunque respinto il 2 marzo 1980
l’iniziativa popolare ohe chiedeva
la separazione completa della
chiesa dallo stato. L’iniziativa
proponeva la revisione dei rapporti tra chiesa e stato e l’abolizione, nello spazio di due anni,
di tutti i privilegi di cui godono
le chiese ufficiali: chiese protestanti cosiddette nazionali, la
chiesa cattolica romana e la chiesa cattolica cristiana.
Per valutare correttamente l’esito del referendum è opportuno
ricordare brevemente qual è l’attuale situazione di tali rapporti.
Dall’epoca della sua fondazione
la Confederazione elvetica ha riconosciuto la sovranità cantonale in materia confessionale.
Spetta quindi ai cantoni della
Confederazione regolare i rapporti tra chiesa e stato. Le tradizioni storiche e le situazioni confessionali essendo"“ assai diverse
da un cantone all’altro hanno dato origine ad una situazione giuridica assai diversificata e complessa. In effetti si potrebbe parlare di 26 diversi modi (tanti sono i cantoni della confederazione) di impostare i rapporti tra
chiesa e stato. E’ possibile tuttavia tentare di raggruppare i vari
modi esistenti secondo tre grandi categorie: regime di unione, di
separazione e di autonomia.
Nei cantoni in cui vige un regime di unione si può parlare di
chiese di stato nel senso che le
chiese (cattolica e protestanti allo stesso modo) costituiscono
delle istituzioni strettamente legate se non addirittura integrate nella struttura statale cantonale. In questo caso, per esempio, i ministri di culto sono automaticamente funzionari di stato,
le chiese esplicano uffici pubblici
in nome e per conto dello stato
cantonale.
Tre regimi diversi
Nei cantoni in cui vige un^ regime di separazione le chiese
(cattolica e protestanti) sono invece delle organizzazioni sottoposte al diritto privato. Infine
nei cantoni in cui vige il regime
d’autonomia (e sono la maggioranza) le chiese sono degli enti
di diritto pul^blico, p^ossiedono
' una personalità giùridìtià distinta da quella dello stato. In quan
to enti di diritto pubblico possono prelevare le imposte ecclesiastiche, ottenere sussidi ecc. In
alcuni cantoni la personalità .giuridica come ente di diritto pubblico è attribuita aH’istituzione
nel suo insieme (la chiesa riformata evangelica del cantone di...
o la chiesa cattolica del cantone
di...), in altri cantoni sono le singole chiese/parrocchie locali a
godere di tale statuto,- in altri
cantoni ancora questo avviene ad
entrambi i livelli (locale e cantonale). . .
Un confronto statistico dei tre
modelli (unione, separazione, autonomia) mostra la prevalenza
del regime di autonomia sugli altri due. Ma anche all’interno del
regime di autonomia si può distinguere tra un’autonomia totale e un’autonomia limitata, con
tutta una serie di possibili variazioni e sfumature di impostazione dei rapporti chiesa-stato.
I due cantoni che sono più vicini al modello dell’unione totale
sono Vaud (Lausanne) e Berna.
I soli cantoni in cui vige un regime di separazione sono Ginevra e Neuchâtel. Ma qui bisogna
subito aggiungere che il principio della separazione è molte volte contraddetto nella pratica. A
Ginevra, per esempio, una disposizione del 1944 stabilisce che la
chiesa nazionale protestante, la
chiesa cattolica romana e'ia chiesa cattolica cristiana siano riconosciute come organizzazioni private ma di « pubblica utilità ».
In base a tale disposizione le tre
chiese dispongono di alcuni « privilegi » nell’ espletamento della
loro missione: insegnamento della religione nelle scuole (ma senza oneri da parte dello stato, facoltativo e al di fuori degli orari
scolastici), sovvenzioni per la facoltà di teologia protestante (cir
DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
Stefano, primo martire
Facciamo la conoscenza di questo personaggio nel racconto della designazione di « sette aiutanti per gli apostoli » (Atti 6: 1-7).
E’ un tipico pezzo della storia
di Luca, che vede gli avvenimenti di cui parla ormai relativamente lontani nel tempo, in cui
alcune punte sono ormai smussate, il grande scontro tra giudeocristiani e paganocristiani e
cosa del passato. Così ad una prima lettura abbiamo l'impressione che questo scontro in realtà
non ci sia stato. Che si sia limitato a qualche mormorio perché
gli « ellenisti », vale a dire quei
credenti che provenendo dalla
diaspora giudaica parlavano comunemente la lingua greca (in
contrapposizione a quelli che invece parlavano aramaico, come
aveva fatto Gesù coi suoi discepoli palestinesi), si sentivano
trascurati per l’assistenza alle
loro vedove. Ma questo « mugugno » cessa ben presto, quando
Pietro propone che ad occuparsi
dell’assistenza siano non più gli
apostoli (ai quali viene riservato
più tempo per la predicazione e
la preghiera), ma alcuni altri
membri della comunità, i qualicerto devono essere pieni di Spirito Santo e di saggezza. In questo quadro, Luca spiega come
nella chiesa del suo tempo le
difficoltà venivano superate con
uno spirito di amore. Il suo racconto è anche una indicazione di
come gli apostoli siano stati sufficientemente liberi nella organizzazione della comunità, ricercando al momento giusto i servitori
giusti per i servizi di cui si sentiva il bisogno.
Ma questo quadro non elimina
le domande di fondo. Innanzitutto il fatto che « gli ellenisti » e
« gli ebrei » vengono presentati
come due gruppi compatti, contrapposti l’uno all’altro. Quali sono le ragioni del loro contrasto?
Com’è possibile che le vedove di
un gruppo siano state trascurate? Ma soprattutto, come mai i
« sette», come si può dedurre dai
nomi, sono tutti esponenti di una
sola parte, quella degli ellenisti,
mentre secondo il racconto di
Luca essi dovrebbero svolgere il
loro servizio a favore di tutta la
comunità? Ed ancora, come mai
il seguito degli Atti ci presenta
alcuni di questi personaggi che
svolgono una attività del tutto
diversa da questo « servizio delle
mense» (vedi per esempio Aiti 21: 8, in cui si dice di Filippo
che era uno « dei sette » ed era
« evangelista »; per di più non
abita a Gerusalemme ma a Cesarea. « I sette » indica dunque
qualcosa di diverso da un puro e
semplice servizio alle mense).
Dobbiamo ammettere che i
contrasti tra questi due gruppi
della comunità di Gerusalemme
siano stati più profondi di quanto Luca non dica. Probabilmente
le vedove sono state trascurate
perché il gruppo a cui appartenevano, quello degli ellenisti appunto, non era considerato come
facente parte a pieno titolo della
comunità. Non si tratta quindi di
una razionalizzazione dei ministeri (apostoli per la predicazione, i sette per le mense), ma di
un riconoscimento reciproco dei
due gruppi: gli ebrei con « i dodici » e gli ellenisti con « i sette ».
L’accusa
Stefano, uno di questi leaders
del gruppo ellenista, mantiene
dunque i contatti con la sinagoga (o le sinagoghe) da cui provenivano lui e gli altri ellenisti, con
lo scopo evidente di convincere
altri che i profeti ayevam annunciato la venuta di Gesù (ofr.
7: 52) e che Israele non aveva riconosciuto coloro che Dio gli
mandava. Egli viene contestato,
ma gli argomenti dei suoi avver-^
sari non possono reggere, perche
lo Spirito, il vero protagonista
del libro degli Atti, gli dà saggezza a sostegno delle sue affermazioni. A questo punto, come
sempre accade, quando^ gli argomenti non reggono, chi si sente
forte ricorre alla violenza. E Ste
Bnino Bellion
(continua a pag. 10)
ca il 75% del bilancio è coperto
dallo stato) ohe è integrata nell’università di stato, istituzione
di cappellanie negli ospedali e
nelle prigioni (ma senza oneri da
parte dello stato), utilizzazione
della radio e della TV. Tali privù
legi nòn sono invece accordati ad
altre comunità cristiane: pentecostali, avventisti, chiese libere,
ortodossi oppure ad altre comunità religiose: buddisti, musulmani, induisti.
Il punto di partenza
Un’ultima considerazione di carattere generale è forse necessaria per comprendere l’attuale situazione dei rapporti chiesa-stato. Storicamente il punto di partenza dei rapporti chiesa-stato
nella Confederazione elvetica è
stato il modello di unione che è
però andato lentamente evolvendosi verso il modello di autonomiaT balTiniziò del secolo la tendenza si è mossa verso un modello di separazione (Ginevra
1905). La sola eccezione è rappresentata dal nuovo cantone del
Giura che, formatosi due anni or
sono, ha preferito optare per un
regime di autonomia.
Alla luce di quanto detto è possibile comprendere più chiaramente i risultati parziali del referendum. Così non sorprende
che i cantoni di Ginevra e Neuchâtel, che conoscono e vivono
ormai da anni un regime di separazione tra chiesa e stato abbiano riunito il numero più alt9
consensi a favore dell’iniziativa:
rispettivamente il 35,2% e il 30,6
per cento di sì, così come il cantone di Basilea-città, che gode di
un regime di « autonomia tota
le », si è espresso con 31,1% in
favóre dell’iniziativa. D’altra parte, nella Svizzera tedesca, i cantoni cattolici di AppenzeF e Obwald e Uri che hanno un regime
di « autonomia limitata » hanno
opposto il rifiuto più netto all’iniziativa rispettivamente con il
96,2%, 93% e 89,1% di no. Nella
Emidio Campi
(continua a pa.g. 10)
SOMMARIO
□ Il Sinodo di Roma
visto dal Cattolicesimo olandese - p. 3
□ La buona morte, di
Marco Tullio Fiorio
p. 4
□ Il Sinodo della Regione rioplatense,
di Carlos Delmonte
p. 5
□ Gli Istituti alle Valli: La Foresteria di
Torre, di J.J. Peyronel - p. 7
Q II diritto alla salute,
di Daniele Busetto
p. 10
2
21 marzo 1980
T-'/ ■ __PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
Donne evangeliche a Bassignana
« Domenica 2 marzo rimarrà una giornata indimenticabile
per la comunità rnetodista di Bassignana», scrive una sorella
(M quella comunità riferendo sull'incontro valdo-metodista che
ha avuto luogo in occasione della giornata mondiale di preghiera. E aggiunge: « Alla fine della giornata, che è sembrata
troppo breve, le partecipanti, valdesi e metodiste, si sono sentite veramente... integrate. Siamo certe che questo è solo Pininitri incontri che ci permetteranno di vivere con gioia
I affermazione del Salmista: "Oh! Quanto è buono e piacevole
ahe i fratelli dimorino insieme! Quivi il Signore ha ordinato
la benedizione e la vita in eterno!" ».
Delle due relazioni pervenuteci pubblichiamo qui di séguito
quella redatta a Torre Pellice.
L’Unione femmnile valdese di
Torre Pellice, in questo primo
anno dell’integrazione valdesemetodista, ha preso accordi con
la Comunità di Bassignana, per
celebrare insieme la Giornata
mondiale di preghiera.
La Federazione femminile valdese portò a conoscenza di questa iniziativa le Unioni femminili delle Valli prevedendo una
partecipazione intorno alle cinqpanta o sessanta persone; ma
l’iniziativa ha riscosso un così
largo consenso, tanto che il nurnero delle adesioni è risultato
più che triplicato e con provenienza non solo dal 1° Circuito,
ma anche dal 2“ e con una rappresentanza dell’Esercito della
Salvezza.
Ci siamo raccolte di primo
mattino su quattro pullman e
abbiamo raggiunto nel basso
alessandrino il comune di Bassignana: piccolo centro agricolo,
situato fra il Po e il Tanaro, a
pochi chilometri prima della loro confluenza.
Siamo state festosamente accolte dalla Comunità metodista
e dal past. Giorgio Resini e ci
siamo radunate per un primo saluto rispondendo col canto di
un inno che esprime i motivi della fede che ci unisce.
Abbiamo partecipato al culto
domenicale e la chiesa era gremita. Ha presieduto il pastore
della Chiesa metodista di Alessandria, cui è pure affidata la
cura di questa comunità. Dopo
il culto il sig. Paolo Manini ci ha
dato brevemente alcuni cenni
storici sulla comunità evangelica metodista di Bassignana. Essa è sorta nel lontano 1860 dall'opera di evangelizzazione valdese e il suo primo pastore fu un
evangelista valdese, poi dal 1875
fu curata dalla Chiesa libera e
dal 1899 dalla Chiesa metodista
episcopale che assorbì la Chiesa
libera.
La generosa comunità che ci
ha ospitate si è prodigata con
entusiasmo a prepararci il pranzo e premurosa ci ha introdotte nella sala attigua alla chiesa dove tutto era predisposto.
Dopo siamo state guidate in una
breve passeggiata fino agli argini del Po, così abbiamo potuto
conoscerci personalmente e fraternizzare.
Nel pomeriggio ci siamo riunite per la meditazione e la preghiera seguendo la liturgia preparata per quest’anno dalle donne cristiane della Thailandia, sul
tema della Libertà Responsabile. Un gruppo di dieci sorelle
rappresentanti i diversi gruppi
ha condotto l’incontro. Siamo
state guidate a riflettere sul significato della libertà dei credenti nel Signore che diventa responsabile esprimendosi in ima
realtà di amore e di servizio e
di partecipazione al dolore che
tocca tanta parte dell’umanità
oggi.
L’intervento di diverse sorelle
ci ha condotte in preghiera di
intercessione e la colletta, destinata ai bambini profughi nel
mondo, ha raccolto 270.M0 lire.
La sorella che ha iniziato rincontro pomeridiano ci ha detto
che non è stato un caso che ci
siamo ritrovate a Bassignana,
ma era perché il Signore aveva
qualcosa da dirci, che era una
cosa voluta da lui e che la nostra venuta era di conforto per
loro, piccolo gruppo restato in
quel posto a tesùmoniare la fede evangelica, condivisa all’inizio di questo secolo da ben trecento abitanti del paese.
Ci sentiamo di dire che Dio ci
ha parlato attraverso loro e ci
ha mostrato la libertà responsabile delle loro azioni, della loro
premura nel darsi al bene del
fratello, con gioia anche nella fatica.
Ci siamo separate rivolgendo
loro l’invito di venire alle Valli.
Nella certezza che avremo la
possibilità di sviluppare i contatti, ringraziamo il Signore per
la gioiosa, significativa esperienza di questa giornata che non
vogliamo dimenticare.
Hanno collaborato a questo
numero: Daniel Attinger Nini Boér - Giovanni Conte Franco Davite - Dino Gardiol
- Ernesto Naso - Ernesto
Scorza - Maria Tamietti Giorgio Castelli - Paola Revel.
Abbonati attenzione!
A metà marzo circa 600 abbonati non hanno ancora rinnovato il loro abbonamento. A loro è rivolto un appello — spedito
in questi giorni — perché comunichino a stretto giro di posta
all’amministrazione se hanno già versato l’importo (i ritardi
del servizio c.c.p. sono spesso notevoli), se rimediando al ritardo intendono versare subito l’importo utilizzando il modulo di c.c.p. accluso alla lettera, o se, per cause, si spera,
di forza maggiore, disdicono l’abbonamento (in tal caso sono
invitati a versare im libero contributo per coprire le spese di
invio del giornale per il l trimestre ’80). Se una di queste tre
comunicazioni non giungerà entro i prossimi due mesi, l’amministrazione segnala che si considererà implicitamente autorizzata a inviare il numero del 9 maggio in contrassegno. Ma
si spera che tutti gli abbonati morosi vorranno nel frattempo
rendere inutile questo mezzo di riscossione con la relativa
maggiorazione della spesa.
ECUMENE
L'Europa tra distensione
e guerra fredda
La commissione distrettuale del III Distretto, ha organizzato
per il 29-30 marzo ad Ecumene (Velletri) un convegno sul tema:
« Il ruolo dell’Europa, tra distensione e guerra fredda ».
In Europa oggi è all’ordine del giorno il problema della pace,
della distensione e del disarmo, ed è quanto mai urgente l’impegno
di tutti e dei cristiani in particolare su questo terreno.
Il programma prevede:
SABATO 29 MARZO
Apertura del convegno e saluti del direttore di Ecumene;
Introduzione ai lavori - Vincenzo Ribet;
Giorgio Rochat: La corsa agli armamenti, come si è giunti alla
situazione attuale;
Gen. A. FruttaSio: La strategia della guerra nucleare: la risposta flessibile;
On. Valdo Spini (PSD: Un possibile ruolo dell’Europa nella
distensione;
On. D’Alessio (PCI): tema da, definire;
Relazione sulle iniziative non violente per la pace.
Sergio Rostagno: Le posizioni contraddittorie delle chiese sul
problema della guerra.
DOMENICA 30 MARZO
Paolo Ricca: Dalla pace con Dio alla pace nel mondo: il messaggio della riconciliazione;
Eugenio Rivoir: Per un’azione comune degli organismi intemazionali delle chiese.
Nel pomeriggio: Tavola rotonda - Aula Magna - Facoltà Valdese di Teologia - Roma.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a Vincenzo Ribet, Via
Tacito, 50, 00193 Roma - Telef. 06/3598516.
DALLE CHIESE
I Valdesi e la riforma religiosa in Italia
SAVONA — La comunità Metodista ha il piacere di avere tra
i suoi membri Umberto Stagnaro, ormai noto in Italia per la
collaborazione con la casa editrice Claudiana che recentemente ha edito il libro « Pradeltorno non deve cadere», uno scorcio di storia valdese presentata
a fumetti, risultato della accurata ricerca storica e delle indubbie doti artistiche nel settore della grafica di Umberto Stagnaro.
Nella comunità abbiamo voluto cogliere questa possibilità
per una presenza evangelistica
nella città e ci siamo impegnati
alla organizzazione di una rassegna e di una conferenza che
illustrassero la testimonianza di
fedeltà alla Parola del popolo
Valdese. È nata così la mostra
articolata in tre sezioni, due che
riguardano il procedimento tecnico del fumetto e le immagini
più qualificanti del libro, e la
terza, più nutrita e che dà significato alla iniziativa, la storia
del popolo Valdese da Valdo a
oggi con un lungo testo e annotazioni didascaliche su stampe
e figure delle varie epoche illustranti i momenti storici. La mostra è aperta nell’atrio del palazzo Comunale tutti i giorni dal
21 al 27 marzo con orario dalle
10 alle 12, e dalle 17 alle 19. Il
pomeriggio di giovedì; 20 si terrà, con la presenza della stampa
e della televisione locale, l’inaugurazione.
La sera di giovedì 27, nella
« sala rossa » del Comune, il Moderatore Giorgio Bouchard chiuderà la rassegna con una pubblica conferenza dal tema : « Il
contributo dei Valdesi alla riforma religiosa in Italia».
Siccome la mostra è «prefabbricata », montata cioè su pannelli divisi trasportabili facilmente, la mettiamo a disposizione di altre comunità che volessero usarla per scopi analoghi.
Per evangelizzare
BIELLA — Una volta ancora
le Chiese di Vercelli, Vintebbio,
Omegna e Biella si sono incontrate per riflettere su uno degli
argomenti del prossimo sinodo,
ma più ancora su uno degli elementi essenziali della nostra vocazione: l’evangelizzazione. Non
è possibile riferire tutto il dibattito ; alcuni elementi però
meritano di essere rilevati.
L’evangelizzazione, si è detto,
non procede dalla constatazione
della diminuzione degli evangelici iscritti nei registri delle chiese, ma è la missione di tutti
quelli che sono effettivamente
stati toccati dall’Evangelo del
ravvedimento a Gesù Cristo come unico Signore e quale sorgente della nostra salvezza; solo
chi è stato evangelizzato può
evangelizzare.
Lasciando da parte quel che
concerne l’evangelizzazione da
parte dei singoli, l’assemblea si
è fermata soprattutto su quella
che tocca alle comunità per vedere se fosse possibile tracciare
alcime linee per una « strategia
comime di testimonianza».
Una prima linea è stata individuata nel fatto che le chiese
vadano incontro ai problemi deil’uomo di oggi. Si è oggi in ricerca di una nuova qualità della vita; abbiamo qualcosa da
dire in merito? Certo non abbiamo soluzioni evangeliche ai problemi del mondo, perché non ci
sono; la nostra appartenenza alle Chiese che si rifanno alla Riforma ci dà alcuni strumenti,
che gli altri non hanno, per meglio individuare i motivi, di chiaro stampo «cattolico» (dovuti
cioè al potere e alla cultura cattolica dominante), che hanno
provocato l’attuale situazione
italiana. C’è quindi evangelizzazione quando le nostre chiese affrontano insieme con gli altri i
problemi della nostra società. Si
è parlato allora di un ruolo di
contro-informazione.
Un’altra linea, complementare
e altrettanto importante, è l’affermazione che l’evangelizzazione mette l’uomo davanti a Gtesù
Cristo; si tratta perciò di offrire una presentazione chiara ed
esplicita di Cristo quale unico
Salvatore. Abbiamo constatato
allora che da una tale premessa possono scaturire diversi atteggiamenti. Gli uni sottolineano, in questa prospettiva, l’importanza del movimento ecumenico : occorre che tutti quelli
che si confessano cristiani collaborino per meglio capire e
dunque meglio vivere l’Evangelo
oggi: «Essi siano uno affinché
il mondo creda» (Gv. 17: 21).
Gli altri, sensibili alla diversità
tra lettura «evangelica» e lettura « cattolica » della Bibbia, propongono una « offensiva evangelica » nel senso del proselitismo :
mentre il papa offre al mondo
le sue certezze, compito nostro
è riproporre i principi della Riforma che oppongono ai valori
umani lo scandalo della croce;
per cui è importante che offriamo anche un luogo dove vivere
questa alternativa : le nostre
chiese, nonostante le loro mancanze e la loro piccolezza.
Il nostro incontro del 2 marzo non ha potuto che evidenziare queste linee, senza discuterle.
Perciò è stato deciso di riprendere e di approfondire questa
riflessione in un prossimo incontro alla fine di aprile.
sua partecipazione attiva e generosa all’Unione Femminile.
Essendo nata e vissuta a lungo
a Venezia, ed avendo poi abitato a Mestre per molti anni, era
ben conosciuta in tutte e due le
comunità, per cui un gran numero di membri di chiesa ha
ascoltato il messaggio di resurrezione annunciato durante il funerale.
Il 25 novembre si è tenuto a
Venezia il Culto in comune con
i luterani.
H 16 dicembre, a Venezia, festa natalizia delle Scuole Domenicali di Venezia e Mestre; è
stata raccolta una colletta distribuita fra tre opere evangeliche che si occupano di bambini; lo stesso pomeriggio, incontro comunitario con buffet e lotteria organizzato dall’Unione
femminile; ottima la-partecipazione a entrambi gli incontri.
n 31 dicembre, è nata Emmanuela Avanzi, primogenita di Annamaria e Flavio Avanzi di Treviso; alla bambina, ai genitori e
ai nonni va l’augurio di tutta la
comunità.
Abbiamo già parlato delle attività della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani;
aggiungiamo che il 16 gennaio
il pastore e due membri di chiesa hanno partecipato a Castelfranco Veneto ad un incontro
con un gruppo di preti, che è
riuscito molto bene e di cui è
stata data relazione sul settimanale della diocesi di Treviso.
Il 17 febbraio abbiamo avuto
l’agape in ricordo dell’emancipazione; la partecipazione è sta^
ta ottima, da Venezia, Mestre e
Treviso. Dopo il pasto in comune due sorelle, Ada Bogo e Lina
Colonna Romano, hanno intrattenuto i partecipanti con un
brano di Goldoni e la lettura di
alcune poesie.
Giovanni Marchi
BARGA (Lucca) ■— La piccola
comunità è stata ultimamente
colpita da un grave lutto per la
scomparsa di Giovanni Marchi.
Il funerale presieduto dal pastore Alfredo Scorsonelli ha avuto
luogo il 29/2 con grande partecipazione della comunità e degli amici che hanno voluto cosi
esprimere il loro affetto al caro
fratello e ai parenti colpiti dal
lutto. Giovanni Marchi sarà ricordato da molti per la schiettezza della sua fede e per la sua
grande cordialità.
Alla famiglia rinnoviamo la
espressione più viva delle nostre
condoglianze nella speranza della risurrezione in Gesù Cristo.
Stefano Perrotta
Vita della
comunità
VENEZIA E MESTRE — Dobbiamo purtroppo registrare una
perdita per la nostra comunità:
il 23 novembre è morta Alice
Cappon vedova Bogo, di 76 anni,
dopo una lunga malattia. Appartenente per nascita e per matrimonio a due famiglie evangeliche di vecchia data, ha sempre
partecipato con interesse alle
varie attività della chiesa ; in
particolare ha sempre dato la
Il 16 febbraio all’ospedale di
Catanzaro è deceduto Stefano
Perrotta: all’età di 83 anni.
Stefano, colportore e membro
della chiesa metodista, era nato
in una povera famiglia e suo
padre era dovuto emigrare in
America, lasciando moglie e figli
a casa. Nel ’12 Stefano si converte all’evangelo dopo aver ascoltato la predicazione dei pastori
La Scala e Scorza. Diviene colportore, ma il fascismo lo invia
al confino nel 1940. Alla fine della guerra toma al paese e, privo
di mezzi, si mette a coltivare il
podere rimastogli. Accanto a
questo lavoro, occupa, il tempo
libero nell’evangelizzazione: distribuisce gratuitamente la Bibbia e gli evangeli.
Una gran folla ha partecipato
al suo funerale. Il past. Magri ha
ricordato l’esempio di Stefano alla comunità, e gli anziani hanno
ricordato episodi della sua vita:
una volta a Sorbo, mentre distribuiva degli opuscoli, parlando della liberazione dell’evangelo, un vigile lo ferma e gli dà
uno schiaffo; Stefano non reagisce, si abbassa, raccoglie il berretto del vigile che era caduto a
terra e lo ridà al suo proprietario, attonito. E. S.
3
21 marzo 1980
UNA CORRISPONDENZA DALL’OLANDA
Il Sinodo di Roma visto dai
Cattolicesimo olandese
Come sono stati accolti in Olanda i 46 punti delle decisioni conclusive del « Sinodo di Roma » che ha allineato la chiesa olandese
sulle direttive papali? Per averne un’idea abbiamo rivolto questa domanda a due evangelici italiani, Giovanni e Gabriella Mica, da tempo
residenti in Olanda, in un paese a maggioranza protestante ma con
una importante e avanzata parrocchia cattolica. Come risposta ci hanno mandato due lettere apparse sul locale bollettino inter ecclesia^
stico, delle quali pubblichiamo le parti più salienti. L'ansia e insieme
la fiducia riguardo alla propria posizione che traspare dalla prima,
scritta nell'imminenza del Sinodo di Roma e lo smarrimento che
emerge dalla seconda, scritta a Sinodo ormai concluso, rappresentano una risposta diretta e significativa.
Ben venga uno scossone
nella nostra chiesa
gennaio 1980
(...) In famiglia e nel matrimonio cominciamo ad abituarci.
Il padre non è più il padrone.
Il tempo dei ’sì,’ e degli ’amen’
è finito. In un buon matrimonio,
dove c’è vita, ci sono momenti
di affetto e gioie ma anche momenti di amare differenze di
idee e d’incomprensione. Ciò fa
parte della vita di una buona •
famiglia ed il tutto forma un insieme di vita vera ed indica un
amore ed un legame profondo.
Le differenze di idee con momenti di conflitto e di lite purificano, rischiarano, obbligano a
guardare meglio dentro di sé,
fanno spazio. Quando due si
amano.
Forse nella chiesa siamo stati
troppo tempo gentili l’un con
l’altro e abbiamo seguito ubbidienti quello che era prescritto.
Penso che abbiamo taciuto per
troppo tempo e perciò troppe
cose vengono fuori tutte assieme. Questo dà un senso di insicurezza, ma dobbiamo superarlo. Non dobbiamo avere paura.
Perciò vorrei dire : ben venga
uno scossone nella nostra chiesa. Se la nostra fede vale la pena, può sopportare un colpo. E
se il messaggio di Gesù è abbastanza potente, continuerà a risuonare. Perché dovremmo avere paura?
Questo non toglie che dopo il
Sinodo ci saranno dei momenti
difiìcili. Che cosa avverrà dopo,
neanche un profeta potrebbe dirlo. Avremo noi, cattolici olandesi, un compito speciale nella
chiesa? Dagli anni ’60 si è avanzati molto in Olanda e siamo arrivati ad un punto per il quale
in altri paesi non si è ancora
pronti. Questo ci dà una responsabilità nei confronti di altri
cattolici. Dobbiamo avere pazienza. Un passo in avanti trop
po grande ci fa presimtuosi e ribelli. Ma non possiamo nemmeno fare gli ipocriti e neppure
scoraggiarci e lasciare la chiesa.
Ognuno ha il suo proprio dono,
dice Paolo. Per il resto la vita
continuerà. Il Sinodo non deve
toglierci il sonno. E la nostra
fede non viene decisa principalmente dal Vescovo o dal Papa.
Perché la chiesa siamo noi. Al
primo posto deve manifestarsi
qui. Noi, parrocchia di O., dovremo renderla vera. E questo
vale anche per gli altri milioni
di comunità sulla terra. Noi abbiamo qui un lieto aimuncio da
portare avanti. L’umanità deve
affrontare questioni terribilmente importanti, e inoltre ogni uomo ha i suoi affanni e debolezze. Su ciò noi credenti abbiamo
qualcosa da dirci l’xm l’altro, abbiamo una lieta novella. E questa vogliamo insieme continuare a portare, malgrado tutto. E
perciò le cose vanno bene nella
nostra chiesa.
Il parroco
sa familiare [messa semplificata
perché rivolta a famiglie con
bambini piccoli, N.d.T.], ma anche tutte le altre celebrazioni
per cui ci riuniamo si discostano dalla prescritta messa all’Altare [per es. riunioni di preghiera, N.d.T.].
Si chiede con grande insistenza di ristabilire la confessione
personale.
I culti in comune con i riformati nella G. Kerk danneggiano
la vera ecumene.
E resta in dubbio se il nostro
aiuto parroco potrà continuare
come siamo abituati [l’aiuto, uomo o donna, preparato ma non
con voti, sposato o meno, in
Olanda fino ad ora poteva svolgere diverse funzioni tra cui la
predicazione, N.d.T.].
Ci sono ancora molte altre co
Le decisioni
a leggerle ci
16 febbraio 1980
(...) Hanno i Vescovi raggiunto il loro scopo? È nata una rinnovata concordia? Si è certamente raggiunto un’unità di voto su
parecchi punti, questo è chiaro.
Ma le differenze sulla visione
della chiesa e sull’esercizio dell’autorità sono rimaste le stesse.
Non si può, in due settimane e
mezzo, cambiare gli uomini, neppure i Vescovi. Certamente non
si può se si tratta del proprio
modo di vivere la fede o di come comportarsi con gli altri come cristiani. Poiché ciò è profondamente ancorato nella mentalità degli uomini. Tuttavia si
è raggiunto ciò che era ottenibile e ci si è accordati su vari
punti.
E come è andata per quel che
riguarda il secondo obiettivo :
una nuova unità tra Roma e
Olanda?
I Vescovi hanno preso insieme
La pratica dell’Intesa
ritorna a muoversi
Come è stato già annunciato,
nei mese di gennaio la pratica
dell’Intesa si è nuovamente
sbloccata, dopo due anni di stasi.
La Presidenza del Consiglio ha
infatti richiesto ai vari Ministeri interessati, il parere tecnico,
per quanto di competenza, circa il testo della Intesa siglato
il 4 febbraio 1978.
In relazione alla stasi in cui la
faccenda era rimasta confinata,
in sede politica è stato compiuto
un passo autorevole da parte
della Direzione del P.S.I. La Sezione « Problemi dello Stato »
della Direzione socialista ha infatti inviato all'On.Ie Cossiga una
lettera, pubblicata dall’Avanti del
.S febbraio, di cui riproduciamo
il testo:
« On. Presidente, mi permetto
di richiamare la sua cortese attenzione ■— afferma la lettera —
sulla intesa fra lo Stato italiano
e la chiesa evangelica valdese
metodista.
« Il testo di tale intesa è stato
concordato ormai da due anni
e la direzione del partito socialista è molto interessata a che
vengano rapidamente compiuti
gli atti conclusivi per l’entrata
in vigore della legge attuativa
dell'intesa.
« In questo senso c’è un deliberato socialista del 9 novem
bre 1979 che ha anche invitato il
governo ad accelerare i negoziati con le altre confessioni religiose non cattoliche e a stipulare
le intese via via che si realizzano.
« Ora, il ritardo concernente
la chiesa evangelica valdese metodista ci preoccupa notevolmente. Per questo motivo mi rivolgo
alla sua sensibilità politica e alla sua cortesia pregandola di volere avocare alla propria competenza la definizione della questione.
« Al punto cui sono giunte le
cose, gli atti da compiere sono
ancora diversi ma non di grandi
difficoltà. Si tratta di definire
con i rappresentanti della chiesa
valdese metodista le poche rettifiche formali da apportare al testo; di procedere quindi alla firma ufficiale del protocollo; e di
predisporre infine l’inoltro al
Parlamento della legge per la
esecuzione dell’intesa.
« La direzione socialista è certa che non sfugge alla signoria
vostra l'alto significato politico
costituzionale della stipula di
questa intesa. Si tratta del primo atto bilaterale fra lo Stato
italiano e una confessione acattolica, un atto che supera la vecchia disciplina fascista sui cosiddetti culti ammessi e dà final
se. Al più presto possibile daremo a tutti la possibilità di leggere e studiare queste decisioni.
Che cosa dobbiamo fare?
Non lasciarci prendere dal panico e neanche fuggire dalla chiesa amareggiati e rifiutare il tutto. Vogliamo meditare quietamente assieme. Non decidere a
priori che la nostra fede è vissuta in maniera perfetta. È possibile che noi, cattolici olandesi,
abbiamo una visione della chiesa
unilaterale. Ma non ci dobbiamo neppure impaurire. Quello
che noi abbiamo esperimentato
nella nostra fede come buono e
valido, dobbiamo conservarlo.
Questa è una pesante responsabilità. Chiediamo ai nostri confratelli cristiani di sostenere noi
cattolici in questo.
Il parroco D. K.
di Roma:
si spaventa
al Papa alcune decisioni e con
quelle sono tornati a casa.
A leggerle ci si spaventa. Le
decisioni sono scritte in uno stile che a noi, cattolici olandesi,
è diventato estraneo. Noi ci siamo abituati a portare assieme
le responsabilità. Perciò nella
nostra parrocchia il parroco non
è il presidente del consiglio di
chiesa ed i credenti curano la
comunità in vari gruppi e prendono in tale sede le relative decisioni.
Questa visione della chiesa
non si ritrova nelle decisioni del
Sinodo. Là la responsabilità della parrocchia è del parroco e di
nessun altro. Ed il Vescovo è
l’unico ■ capo della diocesi. E si
richiede di ascoltarlo e fare ciò
che lui chiede.
Ci sono nella nostra parrocchia varie cose che non si svolgono come prescritto dalle decisioni romane. Non solo la mes
RAPPORTI CHIESE-STATO
¡echi dal mondo cristianol
a cura di BRUNO BELLION
Teologia
ed economia
Dal 1° al 4 febbraio scorso, 20
studenti e studentesse di teologia dell’Università di Basilea
hanno frequentato un seminario
di scienze economiche presso la
Scuola Superiore di San Gallo.
Si trattava di avere una introduzione nei principali problemi
dell’economia politica e sociale.
I temi principali: ruolo e potere
delle banche, la strategia delle
compagnie multinazionali, leggi
della direzione aziendale, commercio con il terzo mondo, strategia per una difesa ecologica.
L’agenzia che diffonde la notizia commenta: « questo tipo di
informazioni sui problemi economici e il confronto tra teologia ed economia è stato preziosissimo per i futuri pastori. Infatti un teologo che non abbia
idea delle basi che reggono la
economia, vive nelle nuvole ».
Ancora difficoltà per
la chiesa in Etiopia
La Società Biblica etiopica ha
dovuto abbandonare, per ordine
del governo, la sua sede di Addis Abeba. Lo stabile è infatti
stato requisito e servirà come
sede di uffici pubblici. Il lavoro
per la diffusione della Bibbia in
Etiopia è seriamente in difficoltà per questa decisione, comuni
ca la Società Biblica di Stoccarda.
Da altra fonte si apprende che
la moglie del segretario geiierale della chiesa evangelica Etiopica, pastore Gudina Tumsa, in
carcere dal mese di luglio dello
scorso anno, è stata arrestata
dalla polizia etiopica all’inizio di
febbraio. La notizia è stata tenuta sin qui segreta da parte
della polizia, che non ha neppure indicato le ragioni dell’arresto. Si tratta di un ennesimo
episodio della difficoltà che incontra la chiesa evangelica in
quel paese dopo i rivolgimenti
politici che già avevano fatto
chiudere la stazione radio che
trasmetteva praticamente per
tutta l’Africa.
Perù: un grido
di allarme
La situazione economica del
Perù è una delle più disastrasse
deH’America Latina. Ciò ha indotto più di mille sacerdoti e
religiose cattolici a sottoscrivere im manifesto per lanciare
un grido di allarme sulla situazione veramente inquietante. Il
manifesto è stato firmato anche
da molti superiori di ordini religiosi operanti in Perù. In tale
documento è detto tra l’altro:
« Siamo tutti responsabili dell’eliminazione delle cause di fame e di morte, se vogliamo vivere una giustizia e una fraternità
autentiche. È il solo modo per
poter dire: "Dacci oggi il nostro
pane quotidiano” ».
FDEI
RIESI
mente inizio all’applicazione dell’art. 8 della Costituzione.
« Le sarò molto grato — conclude la lettera — di un cenno
rassicurante e frattanto le invio
i miei più cordiali e deferenti
saluti ».
Tale sollecito, così esattamente circostanziato, sembra aver
raggiunto il fine voluto. Infatti
da informazioni pervenuteci risulterebbe che il Presidente del
Consiglio non solo conviene sulla tesi esposta dalTOn.le Lelio
Lagorio e con la sottolineatura
da lui fatta circa l’importanza
politica dell’Intesa, ma avrebbe
anche precisato il suo intendimento di procedere agli ultimi
adempimenti relativi all’Intesa,
non appena i diversi Ministeri
di cui è stato richiesto l’avviso,
lo avranno fatto pervenire.
Risulta inoltre che i diversi
Ministeri che non hanno ancora
risposto sono stati sollecitati a
farlo. È da augurarsi pertanto
che la questione, essendosi ormai
sbloccata, possa concludersi in
tempi adeguati. Sarebbe una speranza eccessiva il pensare di procedere alla stesura del testo definitivo della Intesa ed alla firma ufficiale del relativo protocollo entro la prossima estate?
Giorgio Peyrot
Adesioni
individuali?
Grazie, anzitutto, al settimanale della nostra Chiesa per aver
dato spazio a problemi riguardanti le nostre Unioni Femminili.
Lo scritto di Nelly Rostan sullo
Statuto FDEI mi trova consenziente e ne condivido pienamente le perplessità. Speravo che un
membro del Comitato Nazionale
FDEI rispondesse illuminandoci
prima del Congresso di Ariccia.
La FDEI sorta al posto del Consiglio di Collegamento (che bene
o male ha funzionato parecchi
anni ed ha avuto il gran merito
di "legare" fra loro le varie denominazioni) risponde a quanto
ci aspettavamo? Così com’è direi
di no. Abbiamo, parlo per noi
valdesi, una Federazione Femminile Valdese che funziona bene,
che ha fatto un notevole lavoro
di potenziamento, di stimolo delle nostre Unioni Femminili, che
ha la via nettamente tracciata di
lavorare nella Chiesa e per la
Chiesa e che si prepara a inte<irarsi con le sorelle metodiste e
fo fa con gioia e con ^eranza^
Che spazio dare alla FDEI. Io
vedrei molto bene un adesione
non di Unioni ma di singole aderenti che possono vedere nella
FDEI un appoggio alle loro aspirazioni socio-politiche e un potenziamento. Credo sia importantissima la chiarezza e 1 impostazione.
Ade GardioI
Comunità
Europea?
Proposto dal pastore tedesco
Weissinger, del Diakonische Werke, si è svolto a Riesi, dalT8 al 10
febbraio, un colloquio tra la comunità del « Servizio Cristiano »
e alcuni «amici di Riesi». Tullio
Vinay, attualmente costretto al
riposo a Roma, non ha potuto
essere presente. Egli non può più
risiedere a Riesi, essendo stato
eletto per due volte consecutive
senatore della Repubblica. Il colloquio ha studiato il progetto
proposto: quello di dichiarare la
comunità del « Servizio Cristiano » Comunità Europea. Infatti,
tutte le realizzazioni fatte dal
1961 sono state rese possibili grazie ai doni degli Amici di Agape
di tutto il mondo e dell’Europa
in particolare. L’azione portata
avanti a Riesi — una politica
« totalmente altra » — può essere esemplare per ogni cristiano.
Come sensibilizzare quelli del
continente ad avviare sul piano
locale, regionale, nazionale, questa politica fondata sull’Agape di
Cristo? La cosa è in parte realizzata a Riesi, ma essa incuriosisce
i Siciliani e parecchi Italiani.
Perché non potrebbe essere realizzata altrove?
Il gruppo di Riesi, attualmente ridotto, cerca collaborazione
per il lavoro d’ufficio, del centro
agricolo e sul piano pastorale.
4
21 marzo 1980
UNA RIFLESSIONE SUI MINISTERI NELLA CHIESA
Pastori preparati
e credenti timorosi
la vita comunitaria e dei teologi
a metà tempo con un lavoro?
Forse.
Un grande teologo del secolo
scorso diceva che il pastore è
nella chiesa il primo violino di
un'orchestra, è lui che dà il tono
al complesso, il ritmo, tutto vive
e vibra sul ritmo della sua anima. Se fosse così sarebbe molto
pericoloso ma facendone l’animatore della vita comunitaria
non si finisce col riprendere questa immagine?
Fare dei credenti maturi non
è così facile come sembra e non
credo il problema riguardi solo
noi riformati. Tutte le chiese
hanno da imparare la lezione di
vita e di impegno che ci viene
dallo Spirito.
Aiutiamoci a farlo l’un l’altro,
sarà questo un sano ecumenismo.
Giorgio Tourn
Nel presentare ai suoi lettori
1 incontro Fratelli - Valdesi - Metodisti del settembre scorso a Pravernara, « Credere e Comprendere », la vivace ed interessante
rivista edita a Spinetta Marengo, fa alcune affermazioni che
meritano di essere meditate.
«.Sono rimasti colpiti (alcuni
Fratelli) della preparazione e
della conoscenza biblica di molti
pastori valdesi... mi chiedo però come avvenga che questi pastori producano "laici", e perché alcuni di questi in fondo hanno un non so che di "cattolico"...
mi ha fatto un certo effetto sentir chiedere "dico bene pastore?" che non può che ricordarmi
il prete di provincia al quale ci
si rivolge per avere la benedizione ».
Questa osservazione delTamico
De Checco è discutibile e l’accetto solo nel quadro di quel lungo
cammino di ricerca che abbiamo
stabilito di compiere insieme,
per la causa dell’Evangelo nel
nostro paese. Una cosa certo bisognerà fare ed è liberarci dalla
ossessione "cattolica" per cui
tutto ciò ohe non . corrisponde
esattamente alla nostra abitudine è "cattolico” e come tale da
condannare. La nostra chiesa
non ha l’abitudine di accendere
ceri nel periodo dell’awento ma
se una chiesa lo fa non è detto
che sia cattolica, può essere solo
luterana e cioè restare profondamente evangelica.
Mi sento però di riprendere a
nostro carico la sua domanda:
come mai pastori così ben pre
parati formano credenti così poco preparati, così poco maturi,
così timorosi di iniziativa?
I rnotivi sono probabilmente
diversi; personalmente credo individuarne due. Il primo, paradossalmente, potrebbe essere
questo: i pastori sono spesso
troppo preparati (qui non si discute evidentemente di fede, di
convinzione ma solo di formazione tecnica, teologica, culturale) e di conseguenza soffocano le
energie e le possibilità espressive della comunità; sanno troppo
e di conseguenza non lasciano lo
spazio ad altri, esercitano uria
sorta di predominio che non è
necessariamente autoritario ma
è parecchio autorevole.
Quando c’è uno che sa non c’è
più bisogno di sapere, quando
c’è uno che dice non c’è più bisogno di dire e quando uno fa
non c’è bisogno di darsi da fare.
Dicendo questo non auspichiamo
un regresso, un decadimento della formazione pastorale ma forse un intervento minore, una riduzione della presenza pastorale
nella vita comunitaria, quantitativamente non qualitativamente.
Ci si potrebbe chiedere come
sia accaduto che progressivamente il pastorato abbia assunto
importanza così grande ed influenza così determinante; si
tratta probabilmente di una conseguenza della trasformazione
sociale in atto: il pastore è sempre meno il ministro della Parola, colui che predica ed istruisce
e sempre più il gestore di una
impresa religiosa. Essendo l’unico a pieno tempo nella comunità
può consacrare tutte le sue energie a questo e finisce con l’avere
in mano tutti i problemi e tutte
le decisioni.
Se non formiamo credenti maturi è perché facciamo troppo
"noi” e perché facciamo "troppo", perché estendiamo la nostra
influenza sulla vita della comunità anche laddove non sarebbe il
caso; non solo occorre lasciare
spazio ai fratelli, ma creare degli
spazi in cui possano esprimersi.
Primo violino?
Detto questo non si è ancora
risolto il problema. Una chiesa
riformata non è una chiesa dei
Fratelli o un gruppo dell’Esercito della Salvezza, non lo è nella
struttura, nella teologia, nei ministeri e non basta estendere le
esperienze di questi gruppi di
credenti anche alle nostre comunità per avere la soluzione.
Se il numero dei fratelli impegnati cresce e tutti trovano il loro spazio si rende necessario un
coordinamento ed il pastore finisce col diventare il coordinatore
generale di tutto, cioè una sorta
di sovrintendente della comunità, forse è inevitabile, ma noi
abbiamo sempre detto che il pastore è prima di tutto un teologo. Dovremmo immaginare dei
pastori a pieno tempo con funzione di "pastore” cioè di sovrintendente, di coordinatore del
SULLA PUBBLICITÀ’
Quand'ero piccolo ricordo che un
giorno i miei genitori, giustamente inorriditi, mi fecero vedere una pubblicità
comparsa sull'« Osservatore Romano ».
Su uno sfondo fatto di parole esprimenti stati d’animo negativi (come
amarezza-, dolore, rabbia, epe.) una
mano cancellava verticalmente con una
spugna e sotto appariva la scritta:
« Dai un colpo di spugna alla tua vita,
vinci al Totocalcio! ».
La pubblicità era riportata in prima
pagina su « La Luce » a fianco del
commento che si meritava. Ora, quando sullo stesso settimanale ho trovato
scritto iripetutamente « Il domani è:
furto, vita, infortunio. La risposta è:
Assicurazioni Tal dei Tali », la cosa
mi ha addolorato. Sicuramente gli autori di questa poco felice rivelazione
non parlavano sul serio: mi rifiuto
davvero di credere che ci sì volesse
insegnare ohe il futuro si esaurisce
nel furto, nella vita e neH'infortunio —
a prescindere poi dal non senso dell'abbinamento di questi due elementi
con il terzo — e soprattutto che la sua
risposta sia un contratto di assicurazione presso quella determinata ditta
assicuratrice, anche se questo è l’unico senso logico attribuibile a quanto è
stato pubblicato. Ma ciò che mi urta
è proprio la moda attuale di dire e
scrivere cose palesemente senza senso. E dal canto mio sono così « saturo >• dell'enorme quantità di banalità
dette con la scusa pubblicitaria da cui
siamo impotentemente alluvionati nel
nostro sistema sociale, nel tentativo
di seppellire la nostra moralità per
fornircene una più ebete e frivola,
più comoda al potere, e così « amareggiato » nel vedere come la gente
intorno abbia ormai imparato a considerare come una cosa più che ovvia
e naturale, che non voglio tollerarne
Tingresso nel nostro settimanale, ultimo spazio di espressione libera ed
autofinanziata che per molti di noi rimane.
Anche se oggi in Italia prevale l’ideologia di chi, stanco di rivendicare
ciò che è giusto, preferisce farcelo
dimenticare, mentre tutto il sistema, in
nome della concretezza politica ci invita a rendere sempre più piccoli i nostri ideali e le nostre speranze, e a
rendere per contro sempre più grande
la nostra accettazione delle ingiustizie,
in modo da spingerci a considerare
giusto quello che un tempo sapevamo
essere sbagliato e ad abbandonare coloro che sono ultimi ed a fianco dei
quali dovremmo restare, personalmente io questa ideologia la rifiuto, a costo di farmi tacciare per ingenuo,
estremista, inconcludente.
Per questi motivi desidero invitare
i responsabili della pubblicità suN’EcoLuce a voler essere rigorosi, oltre che
nella scelta dell’oggetto pubblicitario,
anche nel controllo della sua forma.
Con fraterni auguri per l'opera vostra,
Alberto Romussi, Torino
DIRITTI DEI MALATI E DEI MORENTI - LA TESTIMONIANZA DI UN MEDICO
Eutanasia. Questa parola greca, che
tradotta in italiano è « il buon morire »,
risale all’antichità, ma negli ultimi anni
ha fatto parlare molto, e scrivere molto,
anche a causa di alcuni episodi di cronaca
che hanno fortemente colpito l’opinione
pubblica. C’è fra l’eutanasia di im tempo,
di cui potrebbero essere esempio la morte dei nati deformi precipitati dal Taigete, o il colpo di lancia che finiva il guerriero ferito in battaglia, e l’eutanasia di
cui oggi si parla, certo tm’identità nel
fine, ma molta differenza nei dettagli, nelle modalità, nelle situazioni. Il fine è
quello di interrompere una vita che ai
soggetto non potrebbe dare che dolore, o
sofferenze morali, emarginazione; e alla
società (e questo è il lato meno accettabile nel discorso in favore dell’eutanasia)
un aggravio, senza la contropartita di
un apporto di lavoro, sia che si tratti
della società in senso proprio, che della
famiglia, come cellula fondamentale della
società umana.
Ma molte condizioni morbose che nell’antichità erano senza speranza di guarigione, o del recupero di una certa vita
di relazione, oggi sono invece, con le
nuove possibilità della medicina e della
chirurgia, passibili di guarigione o di miglioramento, in tale misura da non potersi più considerare la vita di questi soggetti solo un aggravio per sé e per gli
altri. Anche le diverse condizioni di vita
giustificano un diverso modo di valutare
certe situazioni: un paraplegico (paralitico di entrambi gli arti inferiori) ad
esempio, può rendersi in gran parte autonomo con l’uso di particolari apparecchi, e le sue capacità intellettive possono oggi trovare migliore utilizzazione che
nell’antichità; anche l’amputazione (traumatica, o chirurgica, per malattia) della
rnano destra (o addirittura di segmenti
più o meno estesi dell’arto), non determina un’invalidità così grande come in
passato, per l’uso di protesi cinematiche,
capaci di movimento secondo la volontà
del soggetto. Quanto sopra solo per dimostrare la diversa incidenza per la vita sociale di certe menomazioni: è ovvio
che non si pone in casi del genere alcun
problema di rinuncia alla vita!
Le situazioni odierne
Ci sono invece oggi, e sono molte, altre
situazioni, in cui il protrarsi della vita
è effettivamente un peso gravissimo, e
queste sono il risultato proprio dei progressi della scienza, che riesce a salvare
molti malati senza speranza, ma in un
certo numero di casi riesce solo a far
sì che non si arrestino le funzioni vitali
(cardiaca, e in secondo luogo respiratoria), ma non può ridare a queste persone
la vita di relazione, cioè un cervello in
grado di pensare, la possibilità dì parla
La buona morte
re e di comprendere il linguaggio, di vedere ecc. In altri casi si tratta di malati
di malattie ad esito infausto, in cui questo è fortemente ritardato dalle cure;
queste però non possono sollevare il paziente da dolore intollerabile, o da altri
fastidi che rendono la sua vita una sofferenza, anche morale. Sono esempi, ma
se ne potrebbero fare degli altri. In questi casi viene fatto di dire: non è meglio
lasciar morire questi malati, già condannati, per cui la scienza ha potuto solo
consentire una condizione di sopravvivenza (spesso legata all’uso di mezzi tecnici sofisticati), o una vita di sofferenze
intollerabili per un periodo più o meno
lungo, ma che comunque non può avere
esito in guarigione?
Anche la stessa situazione dei nati deformi non è sempre paragonabile a quella di altri tempi, potendosi con interventi e con apparecchi protesici ottenere
quello che allora non sarebbe stato ipotizzabile. La legge italiana non consente
l’eutanasia, e negli ultimi anni abbiamo
visto processare persone che hanno provocato la morte di loro congiunti, non
sopportando di vederli soffrire, o un padre che gettò nel Tevere il suo bambino
malformato, al tempo della famigerata
’’talidomide’’. Le condanne hanno di solito tenuto conto di attenuanti legate a
una situazione del tutto particolare.
Un punto importante nelTesame di queste situazioni mi sembra essere il consenso dell’interessato (anzi direi piuttosto la sua richiesta insistente e non occasionale, cosciente, meditata). Questa
non può esserci nel caso dei nati deformi, in cui la questione è particolarmente spinosa. Ma potrebbe essere accettabile sul piano morale un atto deliberato
rivolto all’interruzione di una vita, o la
sospensione di cure necessarie al mantenimento di una vita (il caso non mi
sembra molto diverso sul piano teorico)
quando ciò venga richiesto dali’interessato? Potrebbe essere lecito un suicidio?
e un «omicidio su richiesta», in queste
particolari condizioni?
La raccomandazione dei Consiglio d’Europa
La Racc. 779/1976 deH’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, cui
si faceva riferimento recentemente a
proposito dei diritti del malato, nega
che il medico abbia diritto (anche nei
casi che gli,sembrano disperati), di «affrettare intenzionalmente il processo naturale della morte », ma sottolinea che
« lo scopo della pratica medica non è solo
il prolungamento della vita, ma, con
uguale importanza, l’alleviamento delle
sofferenze », e afferma anche che « nessun medico potrebbe essere costretto ad
agire contro la sua coscienza in relazione al diritto del malato di non soffrire
inutilmente ». Se sì tien conto che la terapia del dolore, come nella Racc. 779
viene anche evidenziato, può avere influenza nell’avvicinare la morte, e quando si riflette sull’affermazione del diritto
del malato di non soffrire inutilmente
(anche se attenuato da una possibile
obiezione di coscienza del medico) risulta chiaro che l’A. P. del Consiglio d’Europa si pone il problema dell’eutanasia
(ripreso del resto nella conclusione, in
cui fra l’altro si chiede l’istituzione di
Commissioni per vagliare i casi in cui è
stato sospeso un trattamento di sopravvivenza, o sono state attuate terapie del
dolore tali da «poter avere un effetto
secondario sul processo della morte»).
Ma lo fa essenzialmente tenendo conto
dei casi di pura sopravvivenza, in cui non
gioca una richiesta dell’interessato, se
non fatta in anticipo, con una dichiarazione scritta. Sembra quasi che l’Assemblea Parlamentare non osi entrare nel discorso di persone coscienti, che coscientemente chiedono che si ponga fine alle
cure, e alla loro vita. Eppure questi casi
esistono, e non sono pochi. E il problema resta aperto. Il testo di una Commissione del Sinodo della Chiesa Riformata Olandese (NH), approvato poi all’unanimità dall’Assemblea Sinodale nel
febbraio 1972, accetta esplicitamente l’eutanasia passiva, e non rifugge dal prendere in considerazione quella attiva, mentre il rapporto di una Commissione nominata dalla Chiesa d’Inghilterra nel
1970, pubblicato nel 1975, appare negativo.
Alla ricerca di un’armonia
con la fede evangelica
Ognuno di noi può avere una diversa
posizione su un problema di così difficile soluzione. Ma certo anche in questo .caso la nostra posizione dovrà essere in armonia con la nostra fede. L’Evangelo ci insegna che dobbiamo accettare
la responsabilità delle nostre scelte: non
vi sono ricette prestabilite per il nostro
comportamento. Un atteggiamento di rifiuto assoluto, che potrebbe essere il
più facile e comodo, non è a mio avviso
quello più vicino allo spirito dell’Evangelo. Qui bisogna cercare di capire quale
deve essere il nostro atteggiamento di
fronte alla morte. La nostra gratitudine
a Dio per averci dato la vita dovrebbe
ispirarci anche un sentimento di totale
disponibilità nei riguardi della morte,
nostra o dei nostri cari. « L’Eterno ha
dato, l’Eterno ha tolto, sia benedetto il
nome dell’Eterno»: queste parole tratte
dal libro di Giobbe non le prendiamo nel
senso che quella morte singola possa essere dovuta alla volontà di Dio (questo
pensiero non è biblico, anche se è presente in molti di noi), ma nel senso di accettazione di qualche cosa che comunque
non possiamo dominare con le nostre forze, e ci leva una vita che ci era stata do
nata (da Dio, questo certo è da affermare). Anche la vita non è sotto il nostro
esclusivo controllo, per quanto siamo invitati a custodirla e a spenderla bene. È
proprio questa concezione della vita, mi
sembra, che ci può far accettare con più
serenità il latto che ad un certo punto
questa debba finire. Scrive Paolo Ricca
(Protestantesimo, a. XXIII, n. 1 - 1978) :
« Secondo l’Evangelo il problema della
morte viene risolto con l’apparizione dell’uomo nuovo. Questo significa che per
vincere ’a morte occorre cambiare la vita. ...S^- Gesù non fosse Tincarnazione
della vita nuova non sarebbe risorto.
...Solo la vita nuova è eterna ». E Ermanno Rostan (Sconfìtta della morte, Claudiana, 1973): « La vittoria sulla morte non
è opera degli uomini, ma di Dio ».
Conviene quindi in alcuni casi sapersi
rassegnare al fatto che la morte è venuta (anche se il cuore continua a battere),
in altri casi saper accettare il desiderio
di chi, in una situazione di grave sofferenza serenamente chiede che questa situazione sia abbreviata, sospendendo cure destinate solo ad allungare le sofferenze, e spesso non prive di effetti tossici
pesantemente risentiti dal malato. O anche praticando un intervento attivo per
interrompere la vita? La legge lo vieta,
e del resto vi sono gravi problemi di ordine morale, legale, scientifico, per cui,
se la cosa potesse essere consentita, dovrebbe essere regolata con molteplici garanzie, e non potrebbe essere lasciata alla discrezione di un singolo. Ma non mi
pare che nella sostanza vi sia grande differenza, essendo anche l’interruzione della cura un modo di provocare la morte.
E potrebbe essere un atto di carità.
Il problema è anche quello di prepararci all’idea della morte, e di prepararci
a parlare coi morenti, in una prospettiva
eyangelica, perché veramente per ognuno
di noi la morte sia vinta dalla realtà della
risurrezione di Cristo (I Cor. 15: 55).
(2 - continua)
Marco Tullio Fiorio
5
21 marzo 1980
A DOLORES, TRA IL 17 E IL 21 FEBBRAIO SI E’ TENUTA LA 16» ASSEMBLEA SINODALE RIOPLATENSE
Nella chiesa di San Salvador, nella città di Dolores,
dipartimento di Soriano, da
domenica 17 febbraio a giovedì 21 abbiamo celebrato la
16° Assemblea Sinodale Rioplatense. Ancora un Sinodo,
ma diverso. Dove stavano le
differenze?
La prima: il culto di apertura presieduto dal pastore
Delmo Rostan ha avuto come predicatore il Moderatore dell’area italiana pastore
Giorgio Bouchard. AlLinizio
del suo lavoro di Moderatore dell'area italiana il pastore Bouchard è stato ospite
della sessione sinodale dell’area rioplatense. Tutto questo è un simbolo della presenza attiva delle comunità
italiane ed europee nella vita e missione delle comunità
rioplatensi.
La seconda: il Sinodo del
’79 si distinse per un clima
di tensione, il Sinodo ’80 per
un clima di lavoro in cui le
tensioni non hanno avuto
spazio. Al contrario, il seggio che lo ha presieduto, formato dal pastore Wilfrido
Artus, presidente, e dal signor Nelson Malan, vicepresidente, un binomio di lunga
esperienza nella direzione di
questo tipo di assemblee, ha
fatto un lavoro eccellente,
dominato da un filo di humour che dava un’atmosfera distesa alle discussioni.
D’altra parte, la segreteria
era formata dalla signora
Violeta G. de Lauri, segretaria agli atti, la signora Mabel
G. Barolin e le signorine Noemi Geymonat e Mary Novo,
verbaliste.
Pertanto si può dire che
questa segreteria ha lavorato senza intervento di mano d’uomo in quanto è stata composta esclusivamente
da donne. Al pastore Nestor
Rostan è toccato il compito
di assessore agli atti.
La terza: l’età media dei
delegati è stata molto più
bassa degli ultimi anni, interessante sintomo della partecipazione dei giovani nella vita delle chiese. Il tema
della gioventù ha avuto anche il suo spazio nella discussione e c’è stata una dichiarazione dei giovani presenti in sala che ha anche
costituito una novità quale
da tempo non si era mostrata tanto apertamente.
La quarta novità: i temi
più importanti sono stati
enunciati nel sermone di
apertura. Il Moderatore Bouchard, senza proporselo apertamente, ha avuto la sensibilità di porre l’accento, e
in alcuni casi i puntini sulle i, sui temi che i delegati
ci portano come materiale
di riflessione nelle nostre comunità: evangelizzazione, unità della Chiesa e trasformazione della vita delle nostre comunità e di tutti i
membri delle chiese. Temi
che ha saputo trarre da un
testo molto chiaro e molto
conosciuto, Matteo 5: 13-16.
Per la prima volta il culto
fu aperto da un preludio non
dell’armonium, ma del coro,
e si chiuse con un postludio
cantato su un ritmo popolare classico del Nord argentino e della Bolivia.
Alcuni dettagli
Dopo un sabato di pioggia
e tormenta, la giornata domenicale è cominciata con
una riunione del Corpo pastorale e parallelamente una
della FFV. Ad entrambe ha
partecipato con un messaggio chiaro e con interventi
precisi il Moderatore Bouchard, sempre accompagnato dal suo collega rioplatense, che naturalmente presiedeva il Corpo pastorale. Il
Corpo pastorale ha avuto come temi: studio sulla Santa Cena, i Ministeri, il catechismo e la liturgia, preparato da sottocommissioni.
Dopo il culto domenicale
il Sinodo ha cominciato i
suoi lavori. Dopo la nomina
del seggio, si è ascoltato il
rapporto della Commissione
d’esame, che analizzava attentamente il lavoro della
Mesa, dei Presbiteri, delle
commissioni sinodali ‘ e infine le finanze, illustrate da
una relazione della Commissione finanziaria a commento della relazione del Tesoriere, comprendente l’inventario di tutti i beni mobili e
immobili di tutte le comunità e lo stato finanziario
dell’amministrazione della
Mesa e delle Commissioni sinodali.
Quindi l’assemblea sinodale ha deciso di proseguire i
lavori dividendosi in quattro
commissioni: relazione della
mero possibile di queste in
aree concrete di attività; occorre riaffermare che il sistema federativo è valido
nella tappa attuale del processo verso l’unità e riaffermare la presenza valdese negli organismi interdenominazionali, ponendo l’accento
sull’unità realizzata nelle attività locali.
Il lavoro
delle comunità
Appaiono due poli di interesse concreto: il lavoro della gioventù nella chiesa e la
formazione dei membri.
Il tema della gioventù ha
avuto un posto molto importante. La chiesa valdese
nel Rio de la Piata comincia
a svegliarsi da un letargo dei
suoi gruppi giovanili, praticamente scomparsi durante
gli anni settanta. Il vuoto lasciato dalla fine del lavoro
istituzionalizzato basato sulle Unioni Cristiane è stato
ora occupato da una quantità di gruppi giovanili dalla
vita alquanto precaria per
mancanza di coesione e di
interscambi. Però i giovani,
dopo aver analizzato la loro
Il corpo pastorale valdese della regione rioplatense.
vincere le comunità a raccogliere i soldi necessari. La situazione è più difficile in Argentina dove Tinflazione è
maggiore che in Uruguay, ed
è tutto dire!
Attività pubbliche
Durante il sinodo vi sono
state delle manifestazioni
pubbliche con un’ottima
partecipazione della comunità di Dolores che ha risposto
con generosità e viva partecipazione alla decisione di
Sessione rioplatense
del Sinodo valdese
Mesa, dei presbiteri, delle
commissioni sinodali, della
commissione finanziaria. Per
tutta una giornata si è lavorato così e le riunioni plenarie sono ricominciate solo quando le commissioni
ebbero terminato il loro lavoro.
Evangelizzazione
Su questo tema, presentato dalla Mesa, si è discusso
a lungo, approvando i criteri da questa suggeriti alle
comunità. In breve, si è affermata la necessità di riscoprire che cosa questo significhi concretamente, nelle varie località e situazioni, valendosi del materiale umano chiamato a realizzare questo compito. Si è auspicata
una valutazione alla fine di
ogni anno del lavoro svolto
in questo campo, anche attraverso scuole domenicali,
catechismo, campi giovanili
e unioni femminili. L’evangelizzazione, è stato affermato, non è un elemento nuovo, ma l'autentica ragion
d’essere della chiesa, il suo
compito permanente.
Unità
Questo tema è stato trattato con l’apporto dei delegati delle chiese sorelle. Il
Sinodo ha approvato, negli
orientamenti generali, le proposte della Commissione di
esame, che si possono così
riassumere: la Chiesa valdese deve esprimere la sua vocazione ecumenica non facendo da sola tutto quel che
può invece fare insieme alle
altre chiese evangeliche, cooperando con il massimo nu
situazione, hanno deciso di
chiedere al Sinodo che le
chiese li aiutino a stabilire
collegamenti regionali, che
sia loro permesso di esprimersi attraverso i mezzi di
comunicazione scritta della
Chiesa e che si favoriscano
i contatti ecumenici attraverso commissioni giovanili
regionali o presbiteriali.
La formazione dei laici
non è stata trattata in modo esauriente: si è raccomandato solo alla Mesa di
pubblicare per lo studio nelle comunità un estratto della sua relazione al Sinodo
sull’argomento, nella linea
seguita dalla commissione
sinodale per l’educazione cristiana e del lavoro portato
avanti dal Centro Emmanuel.
Per quel che riguarda la
attività dei presbiteri e delle commissioni, il Sinodo ha
elaborato molti atti per
orientare il compito di ciascuno nei suoi problemi concreti.
Per le finanze, come spesso capita, il punto che ha
suscitato maggiori discussioni fu quello riguardante gli
onorari dei pastori. Alcuni
sostenevano che gli stipendi sono insufficienti. Altri
che le chiese sono formate
da membri impoveriti. Come
possono gli eredi di Valdo
richiedere uno stipendio più
alto di quello della maggior
parte dei membri di chiesa.
Il moderatore Bouchard ha
paragonato la nostra situazionc con quella dei collegni
italiani all’inizio del II dopoguerra.
Finalmente è stato approvato un discreto aumento,
ma molti delegati laici pensano che sarà difficile con
tenere il sinodo in questa
città. La prima conferenza
ha avuto come tema: - La
missione della chiesa oggi presentato da Giorgio Bouchard con l’energia che caratterizza il suo dire. La comunicazione fra l’oratore e
l’assemblea fu quasi perfetta e bastò tradurre in castigliano un paio di espressioni.
Il secondo tema fu: - La
gioventù nella chiesa - con
una tavola rotonda in cui
spiccò l’intervento di una
giovane di Montevideo, la cui
posizione era che i giovani
vogliono lavorare nella chiesa e si aspettano comprensione e appoggio. I due argomenti furono seguiti da
vivaci dibattiti.
Il terzo tema fu il canto.
Il coro locale, ampliato cori
la partecipazione di delegati
e amici di altre chiese, ha
permesso al past. Delmo Rostan di chiedere alle comunità di recuperare il gusto
del canto.
Delegati delle
chiese sorelle
Molto significativa fu la
partecipazione degli ainici di
altre chiese. Molti di essi
parteciparono anche al sinodo. Tra loro ricordiamo i
rappresentanti della chiesa
evangelica metodista dell Uruguav, lu chiesa metodista
Argentina, la Chiesa Evangelica del Rio de la Piata, la
Chiesa Riformata Argentina,
i Discepoli di Cristo, la Chiesa Mennonita dell’Uruguay.
Il sinodo ha dimostrato grande interesse per l’integrazione valdo-metodista in Italia,
benché la situazione nel Rio
de la Piata sia un po’ differente. Però quello che è suct
cesso in Italia servirà di stimolo nella nostra area per
i contatti e la collaborazione
con le chiese sorelle.
Mesa 1980
Il sinodo ha confermato la
Mesa del 1979 rieleggendo
Mario Bertinat Moderatore;
Riccardo Ribeiro, Mario Talmorí, Ariel Rostan, Marco
Baridon, membri.
Sottolineiamo due fatti;
da una parte la decisione del
pastore Artus di non presentarsi come candidato alla
moderatura dopo vent anni,
sia pure con qualche intervallo, nell’esercizio di questa carica. Dall’altra il Moderatore Bertinat, saputa la
decisione del Sinodo di confermarlo, ha chiesto alle comunità di sostenere il lavoro
della Mesa con la loro comprensione e con la preghiera,
perbhé sappia realizzare la
volontà del Signore.
Relazioni con
l’area europea
Non possiamo non ricordare i sentimenti di affetto
fraterno espressi dal Sinodo
verso l’area europea della
nostra Chiesa valdese. Il Sinodo ha votato atti di ringraziamento ai pastori Rostagno e Soggin e alle loro
mogli per il lavoro intenso
e fecondo compiuto fra noi e
in particolare hà rivolto un
saluto riconoscente al pastore Aldo Sbaffi, perché durante la sua moderatura le relazioni e i contatti si sono
molto intensificati e perché
ha saputo interpretare il nostro desiderio di realizzare
un interscambio di operai
tra le nostre due aree.
Alla fine dei lavori tutti
hanno partecipato a un culto con Santa Cena presieduto dai pastori Nansen e Malan, con la partecipazione
attiva di'molti laici. Alla fine del culto il pastore Hugo
Gönnet ha dato il benvenuto
al pastore emerito Liborio
Naso e a sua moglie, ospiti
del nostro Sinodo.
« Non si accende una lanipada per metterla sotto il
moggio » ci aveva detto il
Moderatore Bouchard nel
culto di apertura. « Fate che
la luce del Vangelo risplenda in questi luoghi » ha augurato il pastore Naso, rispondendo al saluto. Che
questo sinodo differente, realizzato per grazia di Dio, ci
spinga tutti a « porre la lampada sul candeliere perché
illumini tutti quelli che stanno nella casa ».
Carlos Delmonte
6
21 marzo 1980
ALLE VALLI OGGI VAL CHISONE E GERMANASCA
cronaca delle valli
2 giovani Pef |q nOStTQ SQlut6
distinti
Dopo i Bambini di Dio, i Testimoni di Jehova, adesso sono
arrivati in Val Pellice anche i
Morrnoni. Propongono un nuovo piano di salvezze, tutto americano. L’avamposto missionario
e costituito da due eleganti e
giovani statunitensi che l’altra
sera abbiamo avuto la ventura
di conoscere nel corso di una
riunione di quartiere. Al termine
del nostro programma di commento biblico, essi hanno motivato, con flemma anglosassone,
la loro presenza. Prima cosa hanno detto di essere lì non per
convertire (ma allora che missione è?) e secondariamente
hanno parlato delle visioni e rivelazioni del 1820 di Joseph
Smith. La religione di Smith, rivelatagli in un boschetto dall’angelo Moroni che gli indicò il luogo ove era nascosto il libro del
profeta Mormon, raccoglie in
America rnigUaia di fedeli (« i
santi degli ultimi giorni » come
si definiscono con un po’ di presunzione) soprattutto a Salt Lahe City, nello stato di Utah. Nell ottavo articolo della loro confessione di fede si annuncia che
« il libro di Mormon è Parola di
Dio ». Nel decimo che « Sion
sarà edificata sul continente ame- f
ricano ». L’America quindi è la
nuova terra promessa; proprio
come i coloni del 1800.
Schivi dell’alcool, del tabacco,
del caffè praticano una Cena a
base di pane e acqua ( « perché
il vino contamina il corpo) ». Non
si considerano né cattolici, né
protestanti. E in effetti Smith e
i suoi successori hanno inteso
fondare una religione nuova che
poggiasse un po’ sulla Bibbia e
molto di più sul libro di Mormon che parte dal 600 a. C. e arriva al 421 d. C.: una confusa
rassegna di mille anni. Le ■ fila
dell’organizzazione mondiale le
tira il gruppo dei dodici apostoli presieduto dal profeta (tutti
americani) che attualmente ha
86 arini. In caso di morte i Mormoni eleggono subito un nuovo
profeta. Lo stesso vale per gli
apostoli. Noti soprattutto per la
poligamia, oggi abolita, (il successore di Smith, profeta e uomo d’affari, ebbe da 27 spose
qualcosa come 66 figli) essi predicano la vita virtuosa, basata
sulla famiglia, il lavoro e il rispetto delle leggi. Si dichiarano
smceri anticomunisti e fedeli patrioti. Non è quindi un caso che,
proprio di questi tempi in America, nel quadro del dibattito sull’emendamento alla Costituzione
circa l’eguaglianza dei diritti tra
uomo e donna, i Mormoni si siano schierati tra i più intransigenti oppositori dell’eguaglianza
giuridica tra i sessi.
Punto forte del discorso dei
giovani Mormoni è l’autofinanziamento della propria missione.
Un discorso che colpisce e suscita ammirazione. Ma non tutti
sono convinti che i due zelanti
missionari siano già riusciti, appena fuori dall’adolescenza, a
mettere da parte così tanti soldi
da poter soggiornare, due anni,
in diverse località italiane affittando locali e distribuendo opuscoli. Accanto alle profezie di
Mormon leggono anche la Bibbia. .Ma coltivano un tipo di lettura parziale che tende a rafforzare i loro principi dottrinali.
Come quello del battesimo per
i morti (c’è un oscuro accenno
in I Cor. 15/29) da cui discende
la grande importanza che i Mormoni danno alle genealogie proprio per riscattare, con un battesimo post-mortem, gli avi impenitenti. Insomma la rivelazione di Cristo ai Mormoni non basta. Essa ha bisogno, secondo
loro, di essere integrata dal libro di Mormon letto, tradotto e
pubblicato da Joseph Smith la
cui guida « è più grande di Mosè
e dei profeti ».
Ascoltando questi infaticabili
visitatori familiari torna in mente il richiamo dell’apostolo (quello vero) rivolto agli Efesini a
« non farsi sballottare e portare,
qua e là, come dei bambini da
Ogni vento di dottrina », ma di
rimanere saldamente ancorati alla rivelazione biblica.
G. Platone
A quali rischi sono ©sposti i lavoratori dello nostre valli - Come prevenirli - Una prima "mappa di rischio" per le valli Chisone e Germanasca
Poco^ tempo fa. una fabbrica
di Ciriè, ripca, diventava tristemente famosa come « la fabbrica del cancro », perché le sostanze impiegate nella lavorazione
avevano causato la morte di alcuni operai. Notizie come questa sono ormai così comuni sui
giornali che la gente non vi presta n.eppure più attenzione. Chi
lavora in un’industria mette sul
conto anche i rischi delle cosid-.
dette malattie professionali e
spesso vi si adatta con una specie di fatalismo.
Ma è proprio questo l’atteggiamento giusto e non si può fare
nulla per ridurre se non eliminare i fattori di rischio?
Una vivace discussione su questi ed altri problemi ha animato
una riunione organizzata dal comitato di partecipazione dell’Unità locale 42 con i rappresentanti
di alcuni consigli di fabbrica e
due tecnici deH’Unità di base,
una nuova struttura prevista dalla riforma sanitaria. Per ora
quest’unità di base che nella nostra zona attende ancora uno stato giuridico e delle attribuzioni
precise, ha assunto i compiti
svolti in passato dall’Ispettorato
del Lavoro e dall’Ente Nazionale
Prevenzione Infortuni, e in particolare i rilevamenti suH’inquinamento ambientale e ’sull’igiene
del lavoro.
Con l’aiuto dei consigli di fabbrica delle industrie presenti sul
territorio delle valli Chisone e
Germanasca, è stata compilata
una mappa grezza di rischio, che
i tecnici hanno presentato e illustrato nel corso della riunione.
La mappa, definita così in senso
geografico, è detta grezza perché
compilata sulla base delle dichiarazioni degli stessi operai, cioè
di persone non specializzate.
I fattori di rischio possono essere vari: umidità, temperatura,
ventilazione, oppure vapori, gas,
radiazioni, sforzo fisico, ritmi di
lavoro, ecc.
L’estrazione e la lavorazione
del talco sono le cause della malattia più grave della zona: la silicosi. Le industrie metalmeccaniche di Porte e Villar Perosa,
Comunità Montana
Chisone-Germanasca
Aumento
di personale
Il personale della Comunità
Montana della Val Chisone e
Germanasca aumenta, passando
da 8 a 16. L’ampliamento della
pianta organica si è reso urgente anche a causa delle nuove funzioni che la Comunità Montana
dovrà svolgere nel quadro della
riforma sanitaria. Il Consiglio
s’incontra nuovamente il 21 c.m.
per dibattere tra gli altri argomenti sia il « progetto di tutela
materna », sia le « prestazioni assistenziali ».
__________PINEROLO
Chiesa cattolica
e riforma
sanitaria
Sabato 22 e domenica 23 marzo sul tema « Cristiani, uomo,
salute » il mondo cattolico pinerolese, particolarmente quello
impegnato nel settore socio-sanitario. avrà un confronto introdotto dal sacerdote Mario Veronese (segretario della Commissione Pastorale Piemontese per
la Sanità) con una relazione incentrata su il rapporto tra la
Chiesa cattolica e la riforma sanitaria. Gli incontri si svolgeranno presso la sede del Seminario vescovile solo nei pomeriggi dei giorni citati.
oltre ai rumori, presentano gravi
rischi per gli operai a causa delle
sostanze cancerogene che si possono trovare negli oli minerali.
Le industrie tessili usano coloranti e acidi nocivi. Il rischio di
infortuni è presente in tutte le
lavorazioni.
Secondo lo statuto dei lavoratori i consigli di fabbrica hanno
il diritto di richiedere la composizione delle sostanze usate e
l’azienda ha il dovere di fornire
tutte le indicazioni che ne rendado più sicuro l’impiego. Nonostante ciò, gli incidenti avvengono ugualmente perché secondo i
tecnici, i composti nocivi sono
meno costosi di quelli innocui.
Anche riguardo alle visite mediche obbligatorie, non si va spesso più in là delle schermografie
o delle radiografie, ma le radiazioni stesse sono estremamente
pericolose.
Qualcuno dei presenti ha osservato che anche gli operai affrontano a volte rischi maggiori per
poter guadagnare di più e che
non vengono informati a sufficienza sul diritto di rifiutare
l’uso di certe sostanze.
- Secondo il dottor Baschera dell’ospedale di Pomaretto, la silicosi nei minatori si è stabilizza
ta su livelli molto meno elevati
dei precedenti e questo è do-vuto
all’abbandono della tecnica della perforazione a secco. Invece
molti ignorano che i dipendenti
della .RJV di Villar sono più
esposti dei minatori ai disturbi
cardiaci.
La discussione ha toccato anche vari altri punti interessanti:
la nociyità delle sostanze di uso
domestico, Linquinamento dell’aria e delle acque prodotto dalle
cirniniere e dagli scarichi industriali, la mancanza di salubrità
delle abitazioni, altrettanti fattori di rischio che vengono ad aggiungersi a quelli dei posti di lavoro.
Si è proposto, infine di continuare le indagini in tutti i campi, con successive riunioni di tutti gli organismi interessati al
problema della salute, valendosi
dell’opera di imo dei tecnici, assunto a questo scopo dalla Cornunità Montana. La riforma sanitaria dovrà dare un assetto
preciso alle Unità di base e legalizzarne i compiti, ma la sensibilizzazione dei lavoratori è un
compito forse ancora più impor-,
tante ed urgente.
Liliana Viglielmo
Raccolta di fírme
di solidarietà con
Don Sirio Politi
e Beppe Marasso
Il 19 marzo a Grosseto saranno processate 9 persone, tra
le quali il prof. Beppe Marasso,
esponente del Movimento Nonviolento e don Sirio Politi, primo prete operaio italiano.
Costoro si erano auto-denunciati come partecipanti al blocco ferroviario che si svolse a Capalbio (Grosseto) il 30 gennaio
1977, durante una manifestazione organizzata dalla popolazione
di quei paesi, contraria alla progettata installazione di due centrali nucleari sul loro territorio.
Don Sirio Politi ha motivato
la sua opposizione alla scelta
della energia nucleare sia sotto
l’aspetto umano-politico, sia con
motivazioni di fede cristiana:
«La mia fede in Dio, creatore
dell’universo, prova lo sgomento
di sapere che l’uomo può attentare alla creazione e distruggerla.
La lotta contro il nucleare, centrali ed arsenali atomici, il militarismo, l’industrialismo, ecc.
rientra nell’ambito di responsabilità della mia fede cristiana e
del mio ministero sacerdotale».
Domenica 9 marzo, nella parrocchia di San Lazzaro a Pinerolo, sono state raccolte 71 firme di solidarietà. Le firme sono
state inoltrate al Presidente del
Tribunale di Grosseto.
La nostra redazione ha inoltre
ricevuto 95 firme raccolte a Bagnolo, Torre Pellice, Perosa, Pinerolo, S. Secondo, Bibiana, Luserna S. Giovanni, Cantalupa,
Inverso Pinasca.
PRESENTATA LA « PROPOSTA DI PIANO SOCIO-SANITARIO
Gli ospedali valdesi
e la programmazione regionale
L’intervista che abbiamo pubblicato nel n. 5 dell’Eco delle
Valli su "il futuro degli ospedali
di Torre Pellice e Pomaretto”
ha suscitato reazioni e interesse.
Ma prima di riprendere in mano l’argomento abbiamo atteso
l’uscita della proposta del piano
socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1980-82. In
questo piano, presentato mercoledì 12 marzo, viene proposto
un assetto della rete ospedaliera regionale. Risulta per esempio che molti ospedali, che già
avevano ottenuto una classificazione a norma della legge precedente n. 132, oggi non sono più
ritenuti indispensabili per il piano socio-sanitario. Ecco quindi
di nuovo la domanda: qual è il
destino dei nostri ospedali? Mentre l’ospedale valdese di Torino
rientra in questa proposta di piano, quelli di Torre e Pomaretto
(come anche gli ospedali di Giaveno e Mauriziano di Luserna
San Giovanni) non sono « considerati necessari ai fini della programmazione ospedaliera a regime riformato ».
Il piano in questione non riconosce valida resistenza di ospedali per lungodegenti e convalescenti e propone come tipo di
ospedale ottimale quello « generale-unico » (equivalente alTattualé ospedale generale di zona).
Quest’ultimo ospedale non può
avere meno di 176 posti letto.
Ora di fronte a questi presupposti emerge il fatto che i nostri ospedali avendo meno di 176
posti letto ed essendo classificati per lungodegenti e convalescenti non potrebbero avere diritto di esistenza. Del resto anche durante il recente convegno
a Torre per gli anziani alcuni interventi avevano appunto evidenziato il fatto che l’unico ospedale di riferimento per la Valle era
rappresentato dal Civile di Pinerolo. Domande e dubbi di questo genere sono quindi rimbalzati il 14 sera a Pinerolo nel corso di un incontro, svoltosi nei
locali del Civile di Pinerolo, con
gli amministratori degli ospedali
circostanti e i responsabili delle
Comunità Montane. Per l’occasione Enrietti, assessore alla sanità della Regione Piemonte, ha
presentato la tanto attesa « Proposta di piano socio-sanitaro
per i prossimi tre anni », annunciando, sia detto per inciso, la
chiusura di Pra Catinai con
mantenimento dei posti di lavoro del personale.
Alla luce di questo piano, sinteticamente ripercorso da Enrietti, alcuni rappresentanti della CIOV presenti all’incontro,
hanno chiesto, ma l’ha chiesto
anche il presidente della Comunità Montana Val Chisone e Germanasca, delucidazioni sul futuro dei nostri ospedali di Torre
e Pomaretto. Sul piano in sé
Enrietti ha tenuto bene a specificare che questo piano è appunto una proposta che deve
essere calata nella complessa
realtà pratica e fare i conti con
tutti i pareri delle forze sociali.
Sul punto specifico dell’ospedale
di Pomaretto, alla luce del lavoro portato avanti in questi ultimi anni, Enrietti ha affermato
che il problema della sua chiusura non si pone. « Si tratta —
ha detto — di studiarne un corretto utilizzo ». Tale dichiarazione ha rasserenato gli animi di
coloro che erano preoccupati per
il destino degli ospedali di Torre e Pomaretto, anche se il problema della interpretazione del
« corretto utilizzo » rimane. Come interpretare questa frase?
Certamente bisognerà interpretarla alla luce del piano sociosanitario ma soprattutto alla lu
ce di ciò che diranno le tre componenti direttamente interessate: le popolazioni valligiano, le
Comunità Montane e la CIOV
come ente che gestisce, a nome e
per conto della chiesa valdese,
questi ospedali. Il lettore ricorderà che dieci anni fa quando la
CIOV si è inserita nella Riforma
ospedaliera la linea che la chiesa valdese ha seguito è stata
quella della disponibilità delle
proprie strutture nei confronti
delle esigenze di tutta la popolazione delle Valli. Le classificazioni e le equiparazioni giuridiche
ottenute nel frattempo hanno
del resto aperto la porta ad un
personale che è interessato alla
soluzione dei problemi sanitari
locali. Anche la popolazione dimostra lo stesso interesse se è
vero che senza di essa i nostri
ospedali non avrebbero potuto
avere lo sviluppo che hanno avuto in questi anni. In sostanza e
per concludere si può dire che
quanto si è ottenuto in questi anni, grazie all’impegno del personale degli ospedali e della popolazione, non solo debba essere
mantenuto e valorizzato ma anche ulteriormente .sviluppato in
stretto accordo con l'ente pubblico. 'Tutto questo contrasta
con le linee programmatiche del
recente piano regionale? Sembra
proprio di no.
G. Platone
ANGROGNA
Domande al Sindaco
Vivace a Chiot’ dl’Aiga e distaccato al Capoluogo il confronto che Tamminìstrazione comunale, alla vigilia del suo scadere, ha voluto avere, in due riprese domenica 16 c.m., con la popolazione. Il sindaco ha illustrato il lavoro svolto in questi cinque anni (dai pronti interventi
al tempo dell’alluvione sino ai
servizi sociali) accettando di rispondere a tutte le domande.
Nell’insieme risulta, anche in
base alla relazione apparsa sull’ultimo n. del bollettino comunale, che il lavoro svolto in questi cinque anni è stato tanto e
i risultati raggiunti sono sotto
gli occhi di tutti (asfaltatura
strade, elettrificazione, servizio
bus ecc.) nel quadro di un costante dialogo con la popolazione che l’attuale amministrazione
ha sempre promosso e sollecitato. Certamente molti problemi
restano aperti ma come ha detto il sindaco, prof.ssa Co'isson,
«non abbiamo la bacchetta magica per risolvere tutto » ; ciò che
più conta in questo campo, più
ancora dei soldi è la disponibilità della gente nel lavoro per
il bene comune.
7
21 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
7
______________VITA E PROSPETTIVE DEGLI ISTITUTI EVANGELICI - 2
Foresteria: un punto di incontro
fraterno per i singoli e le chiese
La Foresteria Valdese di
Torre Pellice: tutti la conoscono, almeno di vista, e
moltissimi membri delle
nostre comunità hanno avuto occasione di esservi
ospitati una o più volte,
durante il Sinodo o per periodi di ferie. Situata nel
centro storico, accanto al
Museo Valdese, a due passi dalla Casa Valdese, la
Foresteria svolge, da più
di 20 anni, un servizio preciso e insostituibile, estremamente prezioso per la
nostra Chiesa.
Ma quali sono le origini
e la storia della Foresteria?
Ne parliamo col pastore
Achille Deodato, il promotore di quest’opera, che da
tanti anni ormai ne è anche ramministratore e l’animatore instancabile.
— A quando risale la Foresteria?
— Quand’ero moderatore, dal 1951 al 1958, stava
iniziando un fenomeno che
poi si andrà sempre più
sviluppando, quello del turismo ecclesiastico. Eravamo allora nel ’54 ed i primi turisti provenivano soprattutto dalla Svizzera.
Nel ’56 venne un gruppo di
catecumeni svizzeri accompagnati dal pastore Gürtler, che furono sistemati
al Convitto Maschile. Poi
sono venute molte altre
richieste; così si è presentato il problema dell’accoglienza e dell’ospitalità per
questi amici, sempre più
numerosi, che venivano a
visitare le Valli e a conoscere da vicino la nostra
Chiesa. D’estate, infatti,
gli alberghi di Torre Pellice sono già saturi; occorreva dunque trovare
una soluzione.
— La Tavola si sarà
preoccupata del problema.
— Io esposi il problema,
ma la Tavola non lo recepì. Io però rimasi del parere che occorreva trovare
o costruire una struttura
adatta ad ospitare i visitatori e i delegati al Sinodo.
C’era allora, vicino al Museo, lo stabile della vecchia scuola Beckwith risalente al 1844. Era in pessime condizioni. Un giorno,
mi trovavo lì e rimasi colpito dal silenzio del posto.
Inoltre, c’era un bel prato e, in fondo al cortile,
un fienile. Pensai di aver
trovato quello che cercavo.
Certo, c’erano parecchi lavori da fare per adattare
la struttura allo scopo.
Occorreva rifare interamente il pavimento della
scuola, sistemare le due
giunte laterali, installare
rimpianto di riscaldamento e i vari servizi, ecc.
Chiesi all’Ing. Vittorio Ravazzini di preparare un
progetto di ristrutturazione. Accettò di buon grado
e benevolmente. Quando il
progetto fu pronto, lo presentai alla Tavola, nel ’54.
Ma incontrai di nuovo una
forte resistenza. Il costo
del progetto ammontava a
10.000 dollari. Convinsi la
Tavola di presentarlo alla
Waldensian Aid Society,
in America, chiedendole
un prestito di 10.000 dollari. Gli amici americani risposero facendo un dono
di 5.000 dollari. Così, potemmo dare inizio ai lavori. Il resto dei fondi venne
poi da amici svizzeri. L’inaugurazione avvenne nel
1958, in occasione del primo Congresso di Studi di
Storia Valdese sull’eresia
medievale.
— Come si presentava
allora la Foresteria?
— C’erano 40 posti-letto
nel caseggiato e la sala al
pianterreno, adibita a refettorio, poteva contenere
60 persone. Dopo, è venuta
la necessità di acquistare
la seconda casa nel centro
del cortile, e anche lì abbiamo dovuto provvedere
ad installare l’impianto di
riscaldamento e i servizi.
Ma anche con queste due
case, il problema della capienza non era risolto:
gli ospiti erano sempre più
numerosi e i posti non
bastavano. Nel maggio '69,
al Convegno deU’Alleanza
Riformata Mondiale (sezione europea), c’erano 200
persone! Incontrammo
grossi problemi per alloggiare e ristorare tutta questa gente. Fu allora che
decidemmo la costruzione
della sala, mediante un prestito. Nei primi tempi, i
visitatori venivano solo
durante i mesi estivi ma,
ad un certo punto, cominciarono ad arrivare gruppi
di amici tedeschi a Pasqua.
— Attualmente, per quanti mesi all’anno funziona
la Foresteria?
— Da marzo a fine ottobre. Occasionalmente anche a novembre o dicem
— L’attuale capienza è
sufficiente?
— Da 4 anni a questa
parte utilizziamo un’ala
dell’ex-Convitto Maschile,
al secondo piano. Due anni fa, abbiamo provveduto
alla sistemazione dell’ex-sala studi al primo piano:
ne abbiamo ricavato 5 camere a due letti, una a
un letto, più i servizi. Complessivamente, disponiamo ora di 40 posti-ietto
neU’ex-Convitto; aggiunti
ai 60 della Foresteria, arriviamo ad un totale di 100
posti-letto. Durante i periodi di punta, in particolare durante il Sinodo a
cui, ora, partecipano anche
i delegati metodisti, la capienza non è sufficiente.
Cornice
comunitaria
per il Sinodo
I vari delegati al Sinodo
con cui abbiamo parlato
Il giardino e gli edifici interni della Foresteria.
bre, per ospitare alcuni
convegni (assemblea della
CEvAA, assemblea della
FCEI, ecc.). I gruppi di
studio ecumenici che hanno soggiornato alla Foresteria l’hanno trovata molto conveniente perché non
è dispersiva: studio, lavoro, alloggio e mensa si
svolgono in un ambiente
circoscritto.
concordano tutti nel dire
che, da quando vi è la Foresteria, l’atmosfera sinodale è cambiata in positivo.
Prima, ognuno andava a
mangiare e dormire in ogni parte del paese, vi era
molta dispersione. Ora, i
delegati, durante l’intero
periodo sinodale, vivono i
vari momenti della giornata in stretto contatto.
sp>erimentando concretamente la comunione fraterna, il confronto, lo
scambio di idee e di opinioni, allacciando rapporti,
ecc. I pasti condivisi nella
nuova sala della Foresteria
sono delle vere e proprie
agapi fraterne in cui ognuno può sperimentare quanto diceva il Salmista: «Oh!
quanto è buono e piacevole
che fratelli dimorino insieme! ».
La Foresteria è quella
struttura comunitaria che
permette a dei fratelli e
a delle sorelle di scoprirsi
tali.
— Pastore Deodato, oltre
ai delegati ai Sinodo, chi
usufruisce della Foresteria?
— C’è una grande richiesta da parte dì gruppi avventisti. L’interesse è nato
dalle pubblicazioni della
Sig.ra Ellen G. White in
cui si parla delle persecuzioni dei Valdesi. Ogni due
anni, vengono gruppi di
americani delTAndrews University. Sono venuti
gruppi avventisti di Darmstadt, gruppi inglesi, ecc.
Adesso, aspettiamo un
gruppo di 90 giovani americani presbiteriani dell’Illìnois.
— Quante persono vengono ospitate annualmente?
— Nel ’79, abbiamo avuto
840 persone, provenienti da
tutto il mondo, soprattutto
Tedeschi, Svizzeri e Italiani.
— Come mai tutto quest’interesse per le Valli e
per la nostra Chiesa?
— Quand’ero moderatore, pochi anni dopo la
guerra, ho dovuto riallacciare i rapporti con le chiese sorelle di tutto il mondo. Ho viaggiato molto
(Stati Uniti, Europa, ecc.)
ed ho speso molte energie.
Ma ne valeva la pena: si
trattava infatti di far capire ai nostri fratelli all’estero che la nostra Chiesa era ed è un posto avanzato del protestantesimo
europeo e mondiale, anche
se siamo una piccola minoranza. Questo è stato
Doni CIOV
Mese di Gennaio 1980
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L. 5.000; Giordan Gianguido e
Alma, Torre Pellice.
L. 20.000: Mendola Francesco.
Roma.
L. 30.000; Giovanni Peyrot,
Sanremo.
L. 36.000; Caterina de Beaux,
Torre Pellice.
L. 300.000: Ribet Ernestina,
Perosa Argentina.
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L. 2.000: Cavo Ernesto, Genova; Lucia Cottura, Torre Pellice.
L. 3.000: Falchi Velia, Genova.
L. 5.000; Alimonda Rita, Genova; la sorella Virginia, ricordando Giuanin; Gianassi ReveI
Emilia, Ivrea; Marangoni Ferdinando e Lina, Peretto Carolina;
Akasson Clara, Bordighera; Rivoira Fiorina, Torre Pellice.
L. 6.000: Schenone Federico
e Emma. Genova; N. N. (Appiotti). Torre Pellice.
L. 10.000: Boudier Cesarina
V. Long e Remo, Pinerolo; Bonfanti Emilia e Virginio; In mem.
di Talmon Enrico, la moglie;
Bertarione Bice, Ivrea; Roncagliene Bruno; Roncaglione Carlo; Cerbi Godine Elena, Torino;
Violetta Billour; Comunità Rimini; Toscano Avondet Elena,
Torre Pellice; Elena Sibille; Ferdinando e Uva Schrader; Luigia
Rosso; Rosetta Morello; Fam.
Belloni.
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Cannes; Perugia Olga, Milano;
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L. 13.000: Lidia Rivòira e fam..
Torre Pellice.
L. 15.000: Biglione Eunice,
Genova; Leuzinger Evelina,
Ivrea,
L. 20.000; Paschetto Caterina,
Milka e Piero, Pinerolo.
L. 25.000: Tourn Ada e Silvana, Roma; Tourn Enrico e Piero,
Roma; Tourn L. e FI. Morgius;
Frida e Roberta Pellegrin, Torre Pellice.
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Genova.
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Porge all’affezionata clientela i migliori
auguri di Buona Pasqua
capito, e da allora Tinteresse per la nostra Chiesa
e la nostra storia è andato
sempre crescendo.
— Quali sono i problemi
di gestione della Foresteria?
— L’arrivo di gruppi
sempre più numerosi implica un grosso lavoro di
coordinamento; il programma viene stabilito
con la corrispondenza.
Scrivo più di 200 lettere
alTarmo. Poi, bisogna accogliere tutti questi amici,
parlare con loro in varie
lingue, informarli sulla
storia, la vita e i problemi della nostra Chiesa, accompagnarli nei luoghi
storici, spiegare loro gli
usi e costumi e i problemi del posto, rispondere
alle loro domande, ecc. È
un lavoro appassionante,
molto gratificante, ma anche faticoso. Spesso mi
capita di accompagnare
questi gruppi fuori dalle
Valli, a conoscere la realtà del protestantesimo italiano in tutto il paese, soprattutto in Sicilia. Ora
però, per me, gli anni cominciano a pesare.
— Oltre a Lei, da chi è
composto il Personale?
—- Io mi occupo della
corrispondenza, delTorganizzazione, dei contatti,
dell’accoglienza. La Signora Buffa si occupa della
cucina, insieme ad Lm’aiuto-cuoca, il Sig. Buffa della
manutenzione, e un’altra
signora delle pulizie. La
Sig.na Elda Lageard cura,
con competenza, la contabilità. E poi c’è sempre
stata la preziosa collaborazione di mia moglie per
l’accoglienza e il servizio
mensa. La cucina della
Sig.ra Buffa è molto apprezzata perché ricca, variata, casalinga.
— Il futuro della Foresterìa non pone problemi...
— Per quanto riguarda
l’utilità e la necessità di
un tale servizio, non ho
dubbi. Il problema è soprattutto quello della gestione. L’accogliema e l’ospitalità di fratelli strameri sono fondamentali nella
vita di una Chiesa. Le richieste sono ormai così numerose da richiedere un lavoro di organizzazione praticamente a pieno tempo.
Bisogna trovare delle persone che possano svolgere
questo servizio, persone
che conoscano la storia,
i posti, i problemi della
nostra Chiesa, e che sappiano almeno due lingue.
Potrebbe essere un buon
lavoro, nel corso delTestate, per uno studente in
teologia.
Non è un
albergo
La Foresteria, dunque,
non è solo un albergo.
Svolge una funzione che va
ben al di là della semplice
ospitalità. Per suo tramite
infatti vengono sviluppati
contatti vivi, concreti, arricchenti col protestantesimo mondiale. E questo è
molto prezioso per la riostra Chiesa perché la aiuta a sprovincializzarsi e a
sentirsi parte della grande
comunità ecumenica. Molti
gruppi ospiti della Foresteria hanno girato Tltalia,
in Sicilia, in Puglia, in Toscana, ecc., e si sono interessati alle opere della nostra Chiesa, aiutandole finanziariamente. A loro volta questi gruppi richiedono visite nei loro paesi per
far conoscere la nostra
realtà. Cosicché le nostre
chiese non sono una minoranza insignificante ed anacronistica nell’Italia cattolica bensì una punta avanzata del protestantesimo
europeo che ha una sua
parola da dire, sia in Italia che in Europa.
a cura di
Jean-Jacques Peyronel
L. 50.000: In mem. Cardon
Davide, sorelle, cognati, nipoti,
Pinerolo: Maria Martinat Bertalot, Torino; Unione Femm. Valdese, Sanremo e Alessio.
L. 100.000: Lega Femminile
Valdese, Como; un gruppo di
coralisti di Torre Pellice, in
mem. di Mario Corsani.
L. 164.366; Miss I. Montaldo,
U.S.A.
L. 200.000; Rotary Club, Pinerolo.
L. 500.000: I n mem. di Umberto Codino, la famìglia, Prarostino.
L. 1.741.294: Amici del Comitato di Ginevra.
Notizie utili
Corsi di preparazione al parto
NelTambito dei Servizi Consultoriali della Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca si è programmata la realizzazione di corsi di preparazione al parto rivolti a pìccoli gruppi di gestanti dal 6°/7° mese di gravidanza.
Ogni corso prevede 8 incontri con scadenza settimanale tenuti presso la palestra della Scuola Media Statale
di Perosa Argentina il venerdì dalle ore 16.30 alle 18.30.
Il primo corso ha inizio venerdì 4 aprile 1980 e l’iscrizione dovrà avvenire entro e non oltre il 31 marzo p.v.
Per qualsiasi informazione rivolgersi al; Servizio
Sociale della Comunità Montana . Piazza della Libertà
1 - Pomaretto - Tel. 81497 - 81190.
Soggiorno marino per adulti
La Comunità Montana Val Pellice in collaborazione
con i Comuni ed in coordinamento con la rete dei servizi socio-sanitari sul territorio, organizza
UN SOGGIORNO MARINO PER ADULTI
dal 22 aprile al 5 maggio a Rapallo.
Per le iscrizioni e le informazioni gli interessati sono
invitati a rivolgersi con urgenza ai Centri d’incontro, alle
visitatrici domiciliari o alla sede della Comunità Montana (Torre Pellice - P.za Muston 3 - tef. 91.514 - 91.836)
entro il 31 marzo 1980.
Per approfondire meglio il programma, anche alla
luce dell’esperienza dello scorso anno è indetto un incontro per martedì 25 marzo alle ore 15, nel salone di
Viale Rimembranza 9 - Torre Pellice.
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
21 marzo 1980
CONDIZIONE FEMMINILE ALLE VALLI - 3
“Se potessi starei sempre fuori,
in casa mi sento soffocare”
______CATTOLICESIMO LOCALE
Secca replica
sulla demócrazia
nella diocesi
Maddalena ha settant’anni e abita con suo marito
e suo figlio in una graziosa casetta a due piani. Trascorre le sue giornate occupandosi dei conigli, zappettando in giardino, curando i fiori, è sempre occupata e allegra. Non dimostra i suoi anni, è rubiconda, rosea, taien piantata.
— Quanti figli hai avuto? — le chiedo.
— Cinque — risponde
pronta — quattro ragazzi
e una femmina. Uno lo conosci, è Antonio che vive
qui con noi, poi c’è Gustavo che si è sposato e abita a Pinerolo adesso. La
figlia invece ha sposato un
tipo (fa una smorfietta)
con delle idee un po’ strane, quando si sono conosciuti lavorava in fabbrica
poi ha smesso e hanno
aperto una lavanderia dove adesso lavorano insieme. Gli altri due. Paolo e
Armando, se ne sono andati ormai da quasi cinque anni : facevano i camionisti e sono morti a
breve distanza l’uno dall’altro, in incidenti stradali. — I suoi piccoli occhi nocciola, di solito penetranti e vivaci diventano a un tratto lucidi, sembrano quasi infossati.
— Deve essere stato molto brutto perderli così.
— Ho creduto di impazzire, erano tanto giovani e
riempivano la casa con il
loro disordine, la loro allegria. Adesso vedi tutto
in ordine qui, ma in quei
tempi era diverso, c’erano
dei mucchi di roba in tutti gli angoli: blue-jeans,
dischi, libri, scarpe alla
rinfusa. Era meglio, anche
se allora strillavo.
— Tu e tuo marito avete fatto i contadini per
tutta la vita, ma nessuno
dei figli ha scelto questa
strada.
— Beh, Antonio ci aiuta
molto. Quando ha finito le
sue otto ore di fabbrica si
occupa ancora dei prati.
della vigna, dell’orto, si capisce che io e il mio vecchio non possiamo più fare molto. Tra un po’ sarà
lui a dover portare avanti
la baracca.
— Gli altri due figli vengono spesso a trovarvi?
— Non come vorrei, quelle visite mi sembrano sempre troppo brevi. Gustavo
e l’Alida vengono alla domenica, ma qualche volta
non restano neppure a cena : « Ciao, stai bene? » e
via'in fretta. La figlia no,
viene più sovente; Angela
mi è sempre stata attaccata, ma si capisce che il suo
lavoro in lavanderia la
stanca e a volte è così nervosa!
— Vai d’accordo con tua
nuora?
— L’Alida è una brava
figliola, sa fare un mucchio di cose in cucina. Certo mio figlio avrebbe potuto trovare di meglio, ma
pazienza, io sono felice
quando viene su e posso
chiacchierare un po’. Sai,
con due uomini mi sento
sola; ma mio marito non
può vederla tanto, l’Alida.
— Come mai?
— È cattolica — dice abbassando la voce — e la
nostra è sempre stata una
famiglia di valdesi convinti, avremmo preferito non
mescolarci con gente di
altre religioni. Il mio vecchio ha ancora le idee di
una volta, io mi sono adattata alla faccenda dopo
qualche sfuriata, ma lui no.
— Anche Antonio è religioso?
— Oh s’i! Il tempo che
gli lasciano la fabbrica e
la campagna lo dedica alla chiesa: è monitore, fa
parte della corale e non
perde mai una riunione.
È molto stimato da tutti.
— Ti sei sposata giovane, Maddalena?
Avevo quindici anni o
giù di li... e aspettavo già
Antonio •— sorride.
— Se tu potessi tornare
indietro ti sposeresti ancora così presto?
— Non so, ci sono tante
cose da dire. Amavo il mio
uomo, si capisce, e nello
stesso tempo ero stufa di
abitare in famiglia: la mia
mamma era morta e io
ero la maggiore di sette
fratelli, dovevo badare a
tutto, i bambini, le bestie,
la casa e ogni tanto prendevo anche le botte da mio
padre. Ero stufa.
— Come hai conosciuto
tuo marito?
— Abbiamo cominciato
a sbirciarci la domenica,
al tempio. A quei tempi
c’erano i banchi separati:
di qua le donne, di là gli
uomini. Era tutto un fuoco incrociato di sguardi
tra noi giovani. Poi lui venne a parlare a mio padre
e fu affare fatto. Per fortuna papà stava per risposarsi, altrimenti non avrebbe mai voluto restare solo
con i miei fratellini.
— Hai avuto cinque figli. Li hai voluti, desiderati
tutti?
— Non c’erano tante storie, si prendevano tutti
quelli che venivano.
— Lì hai messi al mondo
qui in casa?
— Si, tutti e cinque; sono stati parti facili, dopo
due giorni ero di nuovo
nei campi.
— Tuo marito ti ha assistito qualche volta quando partorivi?
— S3„ ha visto nascere
tutti i nostri marmocchi.
C’erano lui e la levatrice.
— Quando i figli crescevano andavate d’accordo
sul modo di allevarli?
— Proprio no. Pino è
sempre stato autoritario,
i figli li voleva tutti in
campagna, ai suoi ordini;
io invece insistevo, li spronavo a cercarsi una vita
più comoda della nostra,
a fare le scelte che preferivano. Anche Angela, la
L’angolo di Magna Linota
Quando ho letto sul giornale la notizia della morte
del prof. Armand Hugon,
mi è tornato in mente un
episodio di alcuni anni fa.
Due persone stavano discutendo di storia valdese,
a proposito del Rimpatrio,
perché uno preferiva Enrico Arnaud, che appena
potè smise di combattere
e si rimise a fare il pastore, l’altro invece pensava
che avevano ragione quelli
che avevano continuato la
guerra dei contadini per difendere il loro popolo dai
prepotenti. Il professor Armand Hugon li mise d’accordo dicendo che lui invece preferiva a tutti, come testimone di Gesù Cristo, un contadino che continuò per molti anni a remare sulle g,alere del re,
rinunziando un giorno dopo l’altro a salvarsi da
quell’inferno con l’abiura.
Oggi che ci ha lasciati
vorrei ringraziarlo di quelle parole, e specialmente
perché mi pare che anche
lui abbia vissuto come
quella persona di cui ci
parlava, scegliendo ogni
giorno di essere fedele a
Dio, senza grandi gesti ma
con serietà e perseveranza.
Magna Linota
Cara Magna Linota
Sull’Eco-Luce del 29 febbraio Magna Linota dice
che in alcune chiese si è
fatta la proposta di abbreviare il culto quando c’è
un’assemblea, oppure di sostituirlo con essa. C’è chi è
d’accordo e chi no, e si vorrebbe sapere cosa ne pen
sano i lettori.
Io lavoro a Pinerolo da
pochi mesi e ho già visto
alcune assemblee di chiesa
che si svolgono così: nella
prima mezz’ ora c’ è una
breve liturgia con la predicazione che cerca di inquadrare il tema deH’assernblea alla luce della Bibbia,
poi segue l’assemblea cne
prende un’ora, e alla line
la riunione si chiude nell’identico modo di tutti gli
altri culti. Mi dichiaro soddisfatto deH’esperienza per
diverse ragioni:
1 ) sono tra coloro i quali pensano che qualunque
problema ha per la nostra
fede uguale valore di un
culto tradizionale;
2) un’assemblea può anche non avere la dignità di
un culto, ma allora mi sembra altrettanto vero che
un culto può non avere la
dignità di un’assemblea;
3) sono convinto che l’argomento dell’assemblea deve formare l’oggetto della
predicazione, sia per non
separare il famoso sacro
dal profano, sia per avere
la Parola di Dio come partenza per la discussione;
4) le assemblee sono
molto meno numerose dei
culti. Ci sono parecchie domeniche nell’ anno per il
culto classico, più le altre occasioni (Natale, Capodanno, riunioni quartierali, studi biblici o meditazioni parlate o scritte ecc.);
5) possiamo sempre pregare e leggere la Bibbia da
soli o in famiglia o con altri fratelli e sorelle: se la
pietà individuale e di gruppo è appassita, non è un
motivo di più per farla rifiorire?
Quindi non credo che
l’assemblea durante il culto o al posto di esso sia la
perdizione delle nostre comunità, ma se mai un’occasione per farle crescere,
imparando a parlare apertamente e ad ascoltare tut
ti con spirito fraterno, s;5ecie se non la si pensa come
loro.
Renzo Turinetto
Pinerolo
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
ragazza, l’ho sempre lasciata uscire di sera quando
ha voluto; le altre donne
del paese parlavano e suo
padre andava in bestia!
— Antonio non è sposato?
— Cosa vuoi, ormai ha
cinquantatrè anni e rimarrà solo, temo. Si è sempre
lasciato influenzare da Pino: quella non la sposare
perché la sua famiglia vale poco, quella nemmeno
perché è meridionale, quell’altra evitala perché non
è seria e così... E poi noi
siamo vecchierelli, malandati, un’eventuale nuora
dovrebbe vivere qui in famiglia e curarci e mio marito non sopporterebbe
una giovane con le unghie
dipinte e i pantaloni aderenti, le renderebbe la vita impossibile.
— Cosa pensi delle donne d’oggi?
—Sono più furbe di una
volta: le invidio un po’.
— So che ogni tanto il
tuo cuore ti fa dei brutti
scherzi ed entri in ospedale. Come ti trovi là?
— Oh, piango tutto il
tempo. Mi sento un oggetto, un numero, tutti hanno premura e nessuno ti
spiega cos’hai e quando
esci e perché. Mi trattano
da bambina, poi penso
ai miei uomini qui a casa:
Pino vuol essere servito,
non fa nulla e Antonio deve badare a tutto. L’ultima
volta che mi hanno ricoverata il mio vecchio si è arrabbiato molto, ha detto
che lo facevo per non lavorare, quando sono tornata mi ha fatto il muso
per una settimana, non
scherzo.
— Non è un tantino noioso, questo marito?
— Oh, non bisogna dargli troppo retta : strilla
strilla ma poi è bravo !
Non gli ho mai ubbidito,
lui parlava e io e i figli
facevamo di testa nostra.
In fondo è pasta d’uomo,
credimi.
Un’ultima domanda:
— Cosa ti piace di più:
lavorare in casa, spolverare, dare la cera o trafficare nell’orto, accudire i conigli, stare all’aperto?
— Vedi — dice senza esitazioni — io se potessi starei sempre fuori, in casa
mi sento soffocare. La terra, i fiori, gli animali, sono cose vìve, che danno
soddisfazione; i mobili sono cose fredde, morte; è
più bello accarezzare un
gattino che strofinare un
pezzo di legno! È la casa
che deve servire a me, non
io che devo sacrificarmi
per lei. Non sono mai stata una massaia modello.
a cura di
Edi Merini
(3 fine)
PINEROLO
Dipartimento di
accettazione e emergenza
Il consiglio comunale ha approvato il piano tecnico relativo
al progetto di costruzione di
una « piastra » dell’Ospedale Civile che dovrebbe ospitare il
Dipartimento di accettazione ed
emergenza. Il progetto dell'opera. il cui finanziamento era stalo deliberato dalla Regione Piemonte fin dal 1978. è stato redatto dalla FIAT Engineering.
Peccato però che non si sia studiato a fondo il problema del
la viabilità per l’accesso delle
autoambulanze. L’ingresso infatti avverrà da via Brigata Cagliari. Non è prevista una strìda di raccordo con la circonvallazione di Pinerolo.
«Sinceramente spiace
che si tenti di personalizzare un problema, quasi si
trattasse di una rissa tra
persone... Non stiamo facendo una battaglia di persone, per dividerci tra buoni e cattivi, ma in tutte
queste vicende si scontrano
due maniere diverse di essere chiesa, e in parte di
essere cristiani. Perché negare legittimità a queste
nostre diversità... Una chiesa che sia spazio per diversi che trovano la loro
unità in Cristo potrà promuovere i carismi e i diritti untami di tanti fratelli e
sorelle ». Così conclude una
lettera di don Franco Barbero alla agenzia Adista
che accompagna una dura
presa di posizione della
Comunità di base di Pinerolo, su quanto don Vittorio Morero aveva scritto
in precedenza (vedi EcoLuce 9/80 “Esiste un caso
Barbero?’’).
La Comunità di base, dopo aver rilevato che don
Morero h «a capo di tutto
nella Diocesi di Pinerolo.
Dirige il settimanale cattolico, il Consiglio Pastorale Diocesano, l’Ufficio Pastorale Diocesano, sceglie
gli insegnanti di religione,
è il factotum del Consiglio
Presbiteriale, è il parroco
di due piccole parrocchie...
e... organizza il “Corso di
teologia’’... » ed « è il più
intelligente cantore delle
metamorfosi della potenza
sacerdotale »; rileva un’.assoluta mancanza di democrazia nella gestione della
Diocesi al contrario di
quanto si vorrebbe far apparire.
Infatti « l’attuale gruppo
al potere sta facendo di
tutto — senza riuscirvi ■—
per frenare la ricerca di
dialogo autentico nella comunità » e prova di questo
sarebbero le numerose lettere cestinate del settimanale l'Eco del Chisone, i
dibattiti mancati sul "caso
Barbero”, l’impossibilità
per la Comunità di base di
mandare delegati al Consiglio Pastorale Diocesano
nonostante la loro richiesta scritta al Vescovo, le
mancate comunicazioni di
convocazioni per la Commissione catechesi.
Inoltre non corrisponde
a verità il fatto che la Comunità e don Barbero non
abbiano risposto alla "Nota” del Vescovo che prendeva posizione sulle teorie di don Barbero.
Infatti « ...siccome erano
state sollevate questioni di
rilievo, ci sembrò di dover
aprirofondire adeguatamente la ricerca e .chiediamo
al vescovo di poterlo fare
con lui. Fino ad oggi non
ci ha nemmeno risposto
(ed è trascorso un anno e
mezzo). Gli abbiamo inviato cinque lettere (che .conserviamo) per poter organizzare con lui e gli esperti
che avesse desiderato invitare e secondo modalità da
concordare, un momento
assembleare di confronto,
ma anche in questo caso
non ci è nemmeno stata
data risposta. Noi vogliamo
cercare con il vescovo, ma
come fare se lui non accetta? Se pubblichiamo le lettere ci viene detto che siamo indiscreti, se non le
pubblichiamo ci viene rimproverato di non voler il
dialogo.
E’ nostro dovere informare che non sappiamo
più quale strada tentare
per arrivare ad un confronto ecclesiale pubblico.
Alle decisioni e agli “esami" che si consumano nel
silenzio dello studio del
palazzo vescovile, senza alcuna partecipazione reale
del popolo di Dio, non crediamo più. Nella chiesa,
per quanto ci riesce di capire dal vangelo di Gesù
si può solo decidere insieme ».
Circa le minacciate sanzioni disciplinari contro
don Barbero la comunità
di base osserva che « ...Già
tre anni fa il vescovo ci diceva di subire continuamente delle pressioni..., ma
come può don Morero dimenticare che nella assemblea zonale del clero il canonico Albino Marconetto,
il 14 marzo 1979, lesse un
docunzento in cui chiedeva
espressamente al vescovo
di estromettere don Franco Barbero dal clero?
Non si tratta, dunque, di
vittimismo, ma di fatti che
non possono essere semplicemente negati.
DIBATTITI
Ancora sugli Ospedali
L’intervista al prof. Dario Varese, apparsa sul n. 5/80
ha suscitato vaste reazioni nella popolazione delle Valli.
^ on ro la ventilata chiusura delVOspedàle di Pomaretto
e iniziata una raccolta firme a Villar Perosa. Pubblichiamo qui una opinione di una lettrice genovese, mentre in altra pagina del giornale diamo altre notizie sul1 argomento.
mata e a sua volta prendesse necessarie iniziative.
Non è giusto ammettere
tutto passivamente. Dico
questo perché proprio dove attualmente io risiedo,
la Regione avrebbe deciso
di chiudere l’Ospedale per
farne forse un poliambulatorio. Ma l’Ospedale era
utile rimanesse tale, se pur
mancante di certe specialità, tanto più che serve
ad alleggerire il sovraccarico del grande Ospedale
in centro città. Con la guida di una persona competente alcuni volontari siamo andati casa per casa
e per le strade a raccogliere le firme per controbattere l’iniziativa Regionale
e il risultato è stato soddisfacente e ora l’Ospedale
riceve pure le sovvenzioni
per fare dei lavori di ristrutturazione. (...)
Eunice Biglione
Genova Nervi
Nervi, 22 febbraio 1980.
(...) Tutto sommato è
bene chiederci se la riforma sanitaria è attuabile
per migliorare l’assistenza
agli ammalati sia acuti che
lungodegenti, oppure se
mira a distruggere quanto
si è sempre reso utile e anche indispensabile per il
passato e che lo sarebbe
oltre al presente anche per
l’avvenire. È più facile distruggere che costruire...
La riforma sanitaria, tutto sommato, ha creato delle responsabilità Regionali, ha spaccato l’Italia in
tante piccole Repubbliche,
dove ognuna agisce e organizza in base al proprio
volere.
Se la Regione Piemonte
decidesse di chiudere gli
Ospedali di Torre P., di
Pomaretto e il Mauriziano
di Luserna, creando difficoltà e danno agli ammalati, sarebbe utile che la
popolazione venisse infor-
9
21 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE
Assemblea sulla
evangelizzazione
Era una Assemblea attesa,
quella del I Circuito ad Angrogna domenica scorsa, poiché da
essa dovevano giungere delle indicazioni di lavoro per i prossimi mesi nel campo della Evangelizzazione. Infatti la partecipazione è stata discreta ed alcune linee di lavoro sono emerse:
l’Assemblea si è dimostrata tutto sommato prudente, ma non
certo rinunciataria, e ha indicato, tra le numerose proposte
giunte dalle comunità, quelle più
facilmente realizzabili a livello
di circuito, mentre altre iniziative potranno essere prese in
modo autonomo dalle singole comunità.
Il dibattito ha preso l’avvio da
un documento redatto dal Consiglio, che riportava, in modo
schematico, le relazioni pervenute da quasi tutte le comunità
nelle quali il tema della Evangelizzazione era stato discusso.
Non si è perciò più affrontato il
tema di fondo, ma si è cercato
di stilare un programma operativo valido e che tenesse conto
della disponibilità di uomini e di
mezzi su cui il Circuito può oggi contare.
La prima delle iniziative avviata a realizzazione è la redazione
e la diffusione di un volantinoopuscolo destinato ai turisti che
frequentano la Val Pellice durante i mesi estivi. Esso conterrà
notizie di tipo storico-dottrinale
insieme alla informazione circa
l’orario dei culti, dell’apertura
dei musei, ecc.
Unanimi consensi ha poi ottenuto la proposta di organizzare
dibattiti e tavole rotonde di un
certo livello, su argomenti di interesse generale, tali da non coinvolgere soltanto la popolazione
valdese.
Il Consiglio è infine stato invitato a studiare la possibilità
di organizzare una giornata di
« coinvolgimento generale »: è
stata proposta l’occasione della
domenica della Riforma, che sa
rebbe particolarmente stimolante e significativa.
Naturalmente l’Assemblea ha
esaminato anche altre interessanti proposte di vario genere.
Si è parlato di collettivo teologico (per evangelizzare dobbiamo essere preparati); di cura
d’anime (anziani e diaconi e non
solo i pastori dovrebbero cercare il colloquio con coloro che
vivono ai margini delle nostre
comunità); una comunità ha
chiesto l’istituzione di un culto
regolare presso l’Ospedale di
Torre (la questione è da tempo
sul tappeto, ma non esiste un
locale adatto né c’è un impianto di diffusione per mezzo di altoparlanti o di cuffie individuali).
Una particolare attenzione è
stata prestata al problema delle
radio e televisioni private. Queste emittenti, che sorgono un
po’ dovunque, ma la cui ricezione non è in ogni luogo possibile,
paiono interessate sempre più a
dare spazio alla voce che viene
dal mondo evangelico.
Se è estremamente impegnativo dal punto di vista finanziario gestire in proprio una emittente radiofonica, non è oltretutto sempre facile trovare le
persone con la necessaria disponibilità di tempo e con le attitudini richieste dal mezzo radiotelevisivo. L’Assemblea ha auspicato la creazione di un « collettivo di produzione » che possa rispondere alle esigenze locali in questo campo, indicando
nella redazione dell’Eco delle
Valli, opportunamente rinforzata da persone qualificate, l’organismo adatto per questo tipo
di lavoro. All’équipe TV della
EGEI, che produce il « Protestantesimo » televisivo, potrebbe
essere chiesta la indispensabile
consulenza tecnica. La questione comunque investe tutta la
Chiesa e non solo il I Circuito
ed eventuali progetti dovranno
essere studiati come minimo a
livello distrettuale.
Franco Taglierò
VAL GERMANASCA
Attività filodrammatica
CHIOTTI
Molti credono che per assistere ad una buona rappresentazione teatrale sia necessario andare a Pinerolo o a Torino; gli
abitanti di Chiotti e Villasecca
sono ormai convinti del contrario. Tutto è cominciato circa tre
anni fa quando un gruppo di
giovani ha deciso di dar vita ad
una filodrammatica locale: hanno voluto così creare un momento diverso, sul posto, per coloro (anziani, adolescenti, bambini) che non possono raggiungere le città o non amano spostarsi, e di tanto in tanto presentano qualche commedia simpatica, accessibile a tutti, divertente e nello stesso tempo significativa. L’anno scorso hanno recitato « La miniera » di AyasSot,
recentemente « Casa di bambola » di Ibsen e due allegre farse:
« L’erede universale » e « Paul
Thompson per sempre ». Nel1’« Erede » abbiamo visto un tenace, facoltoso vecchietto pronto a vivere cent’anni con grande
disperazione dei suoi avidi nipoti e in « Paul Thompson » un uomo come tanti (troppi!), vero
marito e padre - padrone, alle
prese col giudizio divino! Ci
sono stati dei momenti buffissimi e il messaggio morale non ha
mai assunto toni cattedratici;
tutti i presenti sono stati entusiasti. Dietro la recitazione spigliata degli attori si indovina un
gruppo di amici affiatati che si
trovano dopo la scuola od il lavoro per fare insieme qualcosa
di interessante, senza che nessuno posi a « divo ». Sono una decina: Marisa Peyronel, Laura e
Silvia Rutigliano, Renzo Menusan, Dario Massel, Enrico, Emilio, Daniele e Mauro Rostain,
Mauro Peyronel; la signora Vanda Rutigliano, dal canto suo, è
un’instancabile scenografa, costumista e suggeritrice... factotum della compagnia. L’unico inconveniente è una certa mancan
za di ragazze nel gruppetto, ce
ne sono tre molto in gamba ma
bisognerebbe che qualche volontaria si aggiungesse.
Speriamo comunque di ritrovarci presto nel Tempio 'di Villasecca per assistere a qualche
nuova rappresentazione; c’è chi
dice che la compagnia farebbe
bene a recitare anche in altri
paesi, certo avrebbe successo.
POMARETTO
Peccato che a Pomaretto le occasioni per assistere ad uno spettacolo teatrale siano così poche
e limitate in occasione del XVII
febbraio. Il lavoro presentato
quest’anno dalla filodrammatica
di Pomaretto e replicato sabato
1° marzo a favore della Scuola
Latina, si è presentato particolarmente arduo. Si trattava del
dramma di Arthur Miller, « Erano tutti miei figli ».
Efficace interprete di Khris
Keller, Claudio Bernard, è riuscito a calarsi e immedesimarsi nel
personaggio. Come sempre (in
quante parti diverse l’abbiamo
applaudito) ottimo interprete
della parte del padre, Flavio Micol, ancora una volta ha dimostrato di saper entrare nel personaggio. Altrettanto validi interpreti dei fratelli Ann e George
Deever, si sono dimostrati Bruna Bernard e Guido Ribet. Un
plauso a tutti gli altri interpreti
e un incoraggiamento a continuare al gruppo dei più giovani.
A questa serata hanno partecipato i ragazzi della Scuola Latina,
che stanno imparando le danze
tipiche della nostra valle. Si sono
esibiti in alcune « cúrente » semplici e scambiate e in una particolare « sposina », che hanno riscosso l’applauso dei presenti.
A tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa
serata e, in particular modo, alla
filodrammatica il « grazie » del
Comitato Amici Scuola Latina.
P. R.
Incontro coi
confermandi
L’Assemblea di chiesa, a conclusione del dibattito sull’Evangelizzazione iniziato già nelle riunioni quartierali, in alcuni gruppi e poi nel corso del culto con
riflessione comunitaria della domenica precedente, ha espresso
in un ordine del giorno alcune
proposte che ora verranno vagliate e portate all’attuazione,
per quanto possibile. È infatti
naturale che il fare proposte è
tutto sommato abbastanza semplice, ma ben altra cosa sarà il
realizzare anche solo alcune di
esse. Tutta la comunità deve sentirsi coinvolta ed essere pronta
a rispondere quando sarà chiamata all’impegno concreto, consista esso nel costituire gruppi
di volantinaggio, di colportaggio,
di visitatori, oppure nel partecipare a studi biblici di approfondimento teologico o ancora nelTorganizzare giornate comunitarie o manifestazioni di piazza.
Per cominciare è un fatto che
im buon numero di persone ha
partecipato all’incontro dei confermandi con il Concistoro per
la presentazione delle domande
di ammissione in Chiesa.
Si sono sentiti diversi pareri,
di giovani e di adulti; si è sentito avanzare Tauspicio che la
comunità sia più unita e non
dia l’impressione di essere composta da molti gruppi separati
tra loro. È questa una sensazione molto diffusa tra i giovani che
si apprestano ad entrare nella
comunità come membri effettivi,
ma la soluzione di questo problema, seppure esista, non è ancora matura e necessita di riflessione profonda e di partecipazione assidua ai momenti comunitari.
All’incontro erano presenti alcuni membri della Commissione
Esecutiva del Distretto, che hanno così iniziato la loro visita di
Chiesa a Torre Pellice. Come è
noto, questi fratelli, a cui rivolgiamo il benvenuto a nome
della comunità, visiteranno le varie attività durante la settimanaed incontreranno il Concistoro
sabato 22 alle 20.30 per concludere poi la loro visita con il culto di domenica 23, presieduto
appunto da un membro della
GED.
• È deceduta presso l’Ospedale di Torre Giovanna Moimet, di
82 anni.
Alla famiglia in lutto la comunità esprime un pensiero di fraterna simpatia.
SAN SECONDO
• « Se una chiesa è scarsa di
giovani è un dramma, ma guai
alla comunità che non sa riconoscere ai suoi anziani il posto
che loro compete con una visione della vita più distaccata, una
prospettiva del tempo meno
vorticosa, il ministero della preghiera e della intercessione ».
Con questi pensieri, meditando
il passo di I Pietro 2:5, il pastore di S. Secondo si è rivolto
agli anziani della comunità ed
al gruppo di ospiti della Casa di
Riposo di S. Germano riunita
per trascorrere insieme la giornata. Il tempo veramente primaverile ha anche favorito un giretto pomeridiano per conoscere
i villaggi e la collina fra S. Secondo e Prarostino.
• Salutiamo il Fratello Bruno
Fornerone che, dopo un periodo
di riposo trascorso fra di noi,
rientra in California per riprendere il suo lavoro.
• Davide è il nome del primogenito di Giovanni Camusso e
di Emanuela Coisson, nato il 5
marzo. Auguri al bimbo ed ai
suoi genitori.
'• Il lutto ha nuovamente colpito la nostra comunità con la
morte di Alessandrina Gardiol
in Costantino (Fontanavé), deceduta all’età di 79 anni, dopo
breve malattia. Il funerale ha
avuto luogo il 12 marzo nel nostro tempio. Mentre esprimiamo
le nostre condoglianze al marito
ed ai Agli, diciamo anche la nostra simpatia a Giorgio Durand
Canton (Cantine) per la morte
del padre avvenuta negli stessi
giorni, il cui funerale ha avuto
luogo nella chiesa di Rorà di
cui era membro.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Catecumeni
e genitori
Continua il sabato sera rincontro dei catecumeni e dei loro
genitori con il concistoro per uno
scambio reciproco di idee e di
informazioni sul programma, sulla frequenza e sull’inserimento
dei giovani nella vita della comunità.
La prima riunione con i catecumeni del IV anno è stata positiva sia per la quasi totale partecipazione degli interessati, sia
per l’impegno e la serietà che, in
modo particolare i genitori, hanno dimostrato nel corso della
discussione su una problematica
così importante per Tawenire
dei loro Agli.
Meno positivi invece gli incontri con i parenti dei giovani del
I e del III anno per la mancanza di molti genitori la cui assenza ci auguriamo sia dovuta solo
a forza maggiore e non a disinteresse.
Il prossimo incontro sarà con
i parenti dei catecumeni del II
anno ed avrà luogo, come gli altri, al presbiterio, sabato sera
22 c.m. alle ore 20.30.
Sappiamo che per alcuni avere una serata occupata costituisce un piccolo sacriflcio, ma
pensiamo che valga la pena compierlo davanti alla grande responsabilità dei genitori nei riguardi dei loro figlioli.
• L’ultimo studio biblico sui
primi quattro capitoli della Genesi avrà luogo venerdì 21 c.m.
al presbiterio ed avrà come tema: « Il guardiano del fratello ».
Tutti sono cordialmente invitati per una mutua edificazione
e per un reciproco arricchimento.
• L’Evangelo della Resurrezione è stato annunciato in questi ultimi giorni in occasione
dei funerali di Albarin Giulio, di
anni 73, degli Airali; Mourglia
Giovanni Daniele Enrico, di anni 92, di Lusema; Rivoira Enrichetta Clotilde in Priotto di anni 79, di Luserna e Costantino
Pietro, di anni 74, residente a S.
Giovanni.
La comunità è vicina ai parenti nel dolore ed esprime loro il
suo affetto e la sua simpatia
cristiana.
SAN GERMANO
• La Corale sangermanese ha
partecipato, sabato 8 marzo, ad
un concerto serale organizzato
nell’ambito della parrocchia di
San Verano, ad.Abbadia. In quella occasione i nostri cantori si
sono uniti alla corale valdese di
Pinerolo, ai cantori di Abbadia
e al «gruppo flauti» di Torre
Pellice. Molto il pubblico, ed attento, accoglienza calorosa per
la quale ringraziamo, così come
ringraziamo per la decisione presa di versare la colletta della serata a favore dei restauri del nostro organo : una bella sorpresa !
• Purtroppo dobbiamo ancora registrare un decesso. Si tratta del giovane Italo Ribet (Dormigliosi), che ci ha lasciato in
circostanze tragiche. Diciamo a
tutti i suoi, e in particolare ai
genitori ed alla nonna, la nostra
viva simpatia.
• Il pavimento della pensilina, alla Casa di Riposo, ha potuto essere ricoperto, grazie a
doni appositi, di un bello strato
di pianelle di plastica antisdrucciolo. Siamo lieti che gli ospiti
possano ogni tanto constatare
qualche bella novità.
• Renato Ribet, che si è nel
frattempo trasferito a Pomaretto, ha presentato con notevole
successo ima mostra fotografica
a Milano. Ci rallegriamo con lui !
• Rossana Sappé (Lantelme)
insegna da qualche tempo nella
nostra scuola media di Torre.
Si è appena brillantemente laureata in lettere: rallegramenti e
auguri !
• Domenica 23 marzo alle ore
20,30 avrà luogo nel nostro tempio un Concerto tenuto dalle Corali di Pinerolo e S. Germano e
dal gruppo flauti di Torre Pellice. Offerte per il restauro dell’organo.
Incontro tra
Unioni femminili
Domenica 9 marzo nel pomeriggio im bell’incontro tra le
Unioni femminili di Angrogna
e Torre Pellice ha visto riunite
nuiherose sorelle di chiesa nella
casa vmionista di Angrogna.
Il tema di riflessione è stato
’la comunità’ e diversi interventi
hanno animato la riunione. Per
la preghiera finale ciascuna delle intervenute ha scritto su un
foglietto di carta tm pensiero
che poi fu raccolto e letto ad alta voce.
Un grazie di cuore alle sorelle
di Angrogna che ci hanno affettuosamente accolte nella bella
sala unionista tutta rimessa a
nuovo. M.T.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Pervenuti nel mese cU febbraio
L. 2.500; Pretto Elvezia (Torre Pellico).
L. 5.000: Visentin! Maria, In mem.
suoi cari defunti (osp. Asilo).
L. 8.000: Aldo e Maria Teresa Rostain.
L. 10.000: Graziella ReveI, in mem.
di Giulio ReveI; Armand Pilon Erica,
in mem. di Bruno {Chiavari); In mem.
di Talmon Enrico, ia mogiie; Odino
Leontina, in mem. dei marito e di Grill
Chiavia Margherita; Vaido Bounous,
in mem. dei suoi cari..
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze amministrative di
fatturazione, chiunque invia un
annuncio da pubblicare (economico, mortuario, ecc.) è pregato
di indicare il numero di codice
fiscale, personale, della chiesa,
dell'azienda, a cui la fattura va
intestata.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
RARITÀ BIBLIOGRAFICA : « H Salmo 23 », edito Roma 1927 in inglese, 100 copie numerate, iUustrato riccamente da Paolo Paschetto.
Da collezione privata, 4 copie disponibili L. 250.000 ciascuna. Informazioni presso Mario Mancuso, via
Vaccaro 20 (tei. 081/371126) Napoli.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giovanni Daniele Enrico
Mourglia (Ricu)
Cavaliere di V.V.
riconoscenti per le prove di simpatia
ricevute nella triste circostanza, sentitamente ringraziano quanti con l’assistenza, la presenza al funerale, fiori,
scrìtti e offerte in memoria, hanno preso parte al loro dolore.
Luserna S. Giovanni, 13 marzo 1980
E’ serenamente mancata
Maria Vinoon Cavalli
Ne danno il triste annuncio i figli Elisa con il marito Giov:mni Zagrebelsky,
Giovanni e Paola, con il marito Gustavo Ribet ed i nipoti e pronipoti.
Un particolare ringraziamento al dr.
Gardiol ed alle Suore ed al personale
della Casa Valdese delle Diaconesse.
Funerali in S. Germano Ghisone alle
ore 15 del 18 marzo 1980.
Non fiori ma eventuali offerte alla
Casa Valdese delle Diaconesse.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
22 e 23 marzo :
dott. FAVRO ( Luserna S. G., Casa
Valdese per anziani, tei. 90285)
dal 24 al 28 :
dott. R. CHARBONNIER (Luserna
S. G., Via Airali, tei. 90814)
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 23 marze
FARMACIA INTERNA2I0NALE
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
LuSerrtV S. Giovanni
Domenica 23 marzo
FARMACIA VASARIO
Via Roma, 7 - Tel. 909031
CHIUSURE INFRASEUIMANALI
A Torre Pellice; martedì chiusa la
farmacia Muston, giovedì chiusa
la farmacia Internazionale.
A Luserna S. Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì
chiusa la farmacia Vasario.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice ; Tel. 9011 8 - 91.273
Domenica 23 marzo
Pallavicini P. - Tel. 909859
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tei. 90.864 - 90.205
10
10
21 marzo 1980
RIFORMA SANITARIA
dalla prima pagina
Per un diritto alia salute
realmente comunitario
Stefano
« Ciò che soprattutto importa
è capire le molteplici ragioni e
i molti modi del gravissimo handicap in cui si trovano in Italia
le classi sociali meno privilegiate per quanto riguarda la difesa
della salute... ». Così si esprime
Giovanni Jervis nel penultimo
numero della rivista « Sapere »
in un lucido artìcolo in cui sottolinea come il sistema sanitario italiano sia caratterizzato
oltre che da una dequallBcazìone della medicina di base e da
una cattiva distribuzione dei
servizi disponibili sul territorio,
anche da un consumismo sanitario, indotto da falsi bisogni,
quanto mai deleterio ai fini dello sviluppo di una maggior coscienza della salate (valga per
tutti l’esempio dell’abuso di
psicofarmaci, ormai radicato nel
nostro paese).
La <€ domanda
sanitaria »
Nello stesso articolo l’autore
fa delle interessanti considerazioni sulla « domanda sanitaria »,
intesa come domanda di prestazioni mediche: da « Sapere » n.
823 pag. 16: « Finora ci si è occupati anche troppo di valutare
. fino a che punto Toflerta di prestazioni sanitarie è inadeguata al
bisogno, ma non ci si è chiesti
se e in che misura essa per caso non sia, in realtà, del tutto
adeguata alla domanda. Il fatto
che questa domanda sia impropria ha probabilmente a che fare, in particolare in Italia, con
fattori storico-culturali che solo in parte riguardano la situazione attuale dell’assistenza. Vediamo di indicare alcuni di questi possibili fattori.
Nella cultura piccolo-borghese
italiana, l’accesso ai consumi si
è verificato negli anni ’50 e ’30
e ha travolto le abitudini di una
popolazione non abituata all’accumulazione. L’Italia non ha conosciuto, salvo forse che in alcune zone del nord, il clima culturale tipico della accumulazione capitalistica dei paesi a più
vecchio e solido sviluppo industriale come la Gran Bretagna e
la Germania. L’abitudine al risparmio, l’educazione all’ordine,
alla tutela di interessi extra familiari, al sacrificio e alla disciplina, strettamente legati all’uso
delle strutture civili (come anche quelle sanitarie) e all’apprendimento di una educazione
civica, che hanno caratterizzato
lo sviluppo dei Paesi a capitalismo avanzato, non hanno riguardato l’Italia se non marginalmente. L’accesso alla ’’conspicuous consumption” si è inserito
in una concezione parassitarla
della sopravvivenza sociale, tipica soprattutto dell’Italia centromeridionale. Il peso della tradizione caritativa cattolica e degli enti assistenziali tradizionali
persiste non soltanto come organizzazione e tradizione all’interno delle strutture assistenziali e sanitarie, ma anche nella
mentalità del personale di assistenza e soprattutto in quella
degli utenti, che non hanno motivo di accorgersi dei mutamenti organizzativi e tecnici inerenti aU’assistenza sanitaria moderna. Questo fattore, tipicamente
italiano, contribuisce a caratterizzare la domanda sanitaria come domanda passiva di benefici
a carattere provvidenziale, vissuti come carità (e quindi come privilegio) anziché come diritto. Anche la tecnicità sanitaria
assume allora carattere provvidenziale. La moltiplicazione degli
enti, tipica del dopoguerra, ha
contribuito a impedire il formarsi della coscienza collettiva della salute, e del diritto alla salute, come di un diritto civile
comunitario, tendenzialmente ugualitario. Il basso livello di
competenza media dei medici italiani, la disfunzionalità degli
ospedali, l’infiazione mutualistica come assistenza per definizione di basso livello, sono fattori
che hanno contribuito al crearsi
di nuove sperequazioni, attraverso la corsa all’accaparramento
di prestazioni mediche e assisten
ziali di qualità migliore: la competizione per migliori cure ha
avuto anche in questo caso carattere di privilegio non di diritto... »
Salute e privilegi
A questo punto, ben conoscendo la situazione sanitaria italiana come cittadini, possiamo aggiungere alcune osservazioni come credenti.
1) Spesso nell’assistenza sanitaria si riproducono davanti
alla malattia e alla sofferenza i
privilegi di alcxmi rispetto ad
altri. Per fare un esempio: case
di cura private per i ricchi e
strutture ospedaliere pubbliche
per i poveri. Oppure vediamo
come certe malattie che esplodono in tutta la loro gravità
quando trovano un terreno di
malnutrizione e di igiene disastrosa, sono quasi sconosciute
presso le classi sociali più agiate (pensiamo per es. a certi
quartieri di Napoli). Questo non
può essere digerito tranquillamente da chi crede in una società di fratelli.
Per una vera
prevenzione
2) Esiste attualmente nella
medicina italiana una tendenza
al facile ricorso ad esami inutili
e costosi (check up, Rx grafie,
esami strumentali) senza una
indicazione precisa; esami che
vengono gabellati come prevenzione, mentre in realtà si tratta
di esami per la diagnosi precoce di certe malattie, il cui decorso e prognosi, spesso, non sono
minimamente influenzati dalla
diagnosi precoce (es. molti tumori maligni): ma «l’utilità degli esami » è indotta in vasti strati della popolazione dalla pubblicità scientifica delle multinazionali del farmaco o di ditte produttrici di apparecchi medici o
da medici mercantili, ai quali
— guarda caso — non importa
nulla di vera prevenzione per
la quale bisogna prendere in
considerazione e molto spesso
cambiare l’ambiente, i modi e i
ritmi di vita, le strutture sociali
ed igieniche in cui vive e lavora
la collettività. Ma ciò urta fre
quentemente contro cospicui interessi politici ed economici. Così airiPCA di Ciriè (1) non serviva fare l’esame urine o la cistoscopia periodica ai lavoratori
(diagnosi precoce dei tumori
vescicali che si sapeva essere
provocati dalla lavorazione dei
coloranti anilinici), sarebbe servitto invece non far venire a
contatto quei lavoratori coi coloranti (prevenzione).
Perciò i credenti, anche in tema di salute, hanno il compito
dì non delegare agli « esperti »
i problemi ad essa attinenti, ma
di interessarvisi, lottando contro
ogni medicina non al servizio
dell’uomo, per es. lottare contro la medicalizzazione dei problemi umani, sociali, esistenziali.
Diritto ugualitario
3) La salute dovrebbe essere sentita come un diritto civile
ugualitario. Questi termini (comunitario, ugualitario) dovrebbero far riflettere particolarmente le chiese cristiane che non
sempre si son battute per la
solidarietà e l’uguaglianza tra gli
uomini, ma a volte per la conservazione degli interessi di alcuni strati sociali. Come possono
allora oggi in Italia le chiese e
i credenti contribuire a lottare
per un diritto alla salute realmente comunitario? Innanzitutto, lottando per realizzare una
comunità di fratelli all’interno
della società: se ognuno avesse
a cuore, prima del proprio tornaconto, gli interessi della collettività, in ogni campo della
vita sociale e politica, vi sarebbe anche maggior attenzione ai
bisogni e alle sofferenze degli
altri, che sarebbero sentiti come
propri. E questo sarebbe già una
testimonianza del Regno di Dio,
che è regno di giustìzia.
Così la Riforma Sanitaria dovrebbe essere resa effettiva con
uno spirito di servìzio, non di
superficialità. Questo lo dobbiamo capire tutti, e particolarmente lo dovrebbero i nostri ministri e i politici preposti alla soluzione dei problemi della salute
in Italia.
Daniele Busetto
Svizzera romanda l’opposizione
più forte si è espressa nei cantoni a maggioranza cattolica e a
regime « autonomo limitato » del
Vallese {88,1% di no) e Giura
(83,9%) e nel cantone di Vaud
(79,8% di no) che ha un regime
di unione.
(1) La fabbrica del cancro, AA. vari,
Einaudi, 1976.
I commenti
Come sono stati commentati i
risultati del referendum dalle
chiese e dalle varie formazioni
politiche? Bisogna premettere
che tutti i partiti politici (ad eccezione del Partito Socialista
svizzero che aveva lasciato libertà di voto ai suoi membri e del
Partito del Lavoro, là dove esiste, che aveva indicato di votare
in favore dell’iniziativa) e tutte le
chiese cantonali erano contrarie
all’iniziativa. Le chiese sono naturalmente soddisfatte del risultato, che sembra, a loro giudizio,
confermare due convinzioni: innanzitutto che i rapporti tra chiesa e stato devono essere regolati a livello cantonale, conformemente alla tradizione e alla
mentalità di ciascun cantone; in
secondo luogo che i legami che
uniscono chiesa e stato, anche là
dove vige un rapporto di unione
non pongono dei problemi di coerenza e di integrità ai membri
delle varie chiese cristiane. TI
presidente della Federazione delle chiese protestanti svizzere,
past. Jean-Pierre Jornod ha dichiarato alla radio che i risultati
del referendum « hanno messo le
cose al loro vero posto », mostrando come la gente attenda
molto dalle chiese.
Quanto al comitato d’iniziativa
per il referendum ha dichiarato
che ormai le chiese non possono
più ignorare la sfida che è stata
loro lanciata e occorre che esse
stesse awiino immediatamente
il processo di separazione della
chiesa dallo stato se vogliono
che la loro testimonianza sia credibile. Un invito che, ci auguriamo, le chiese svizzere vorranno
prendere molto seriamente. Perché, con buona pace del past.
Jornod, il referendum non « ha
messo le cose al loro vero posto ». Il fatto che solo 34,4% dei
3,8 milioni di elettori si siano recati alle urne, (la media più bassa negli ultimi quindici anni) potrebbe indurre a delle riflessioni
alquanto severe sul « posto » delle chiese nella cristianissima
Svizzera.
Emidio Campi
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Roma: Sommani Ernesto, Conti Giovanni, Ricci Vittorio — Milano: Roselo
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Grimaldi Francesco, Bellini Roberto
— Genova: Gay Paolo, Perrona Emilio,
Verardi Emilio, Quartino Giacomo —
Pinerolo: Sappè^Boccassini, Serafino Ettore, Jahier Mario — Savona: Gazzano
Pina e Angelo, Fam. Stagnaro — Torino: Jouvenal Roberto, Bonnet Guido,
Mariotti Enrico, Pecoraro Sardi Mimma, Cianci Aldo. CambellottI Ezio —
Trieste: Martelli Claudio, Peruggini Rocco — Luserna S. Giovanni: Barbiani
Mariuccia, Gatto Salvatore — Napoli:
Nitti Anna, Olivieri Paolo — Bergamo:
Gay Luciano; Dresano: Manfredini Curio; San Remo: De Nicola Lino; Torre
Penice: Messina Costantino; Aosta:
Hurzeler Walter: Inverso Pinasca: Lager Enrico; Napoli: Azzarello Luciano;
Udine: Zordan Fabrizio; Parma: Loraschi Bruno; Pinasa: Lami Beniamino:
Albino: Honegger Emilia: Campobasso: Vitale Pasquale; Forano: Claudi
Claudia; Vittoria: Mingardi Benedetto;
Palermo: Trotta Pietro; Firenze: durato
Guglielmo; Lerici: Canobbio Antonio;
Borgio Verezzi; Casa Valdese; Montecchio Emilia; Miegge Mario; Cremona:
Orlandelli Mario; Vintebbio: Del Vecchio Cornelio; Pino Torinese; Vidossich
Giorgio; Cinisello; Bleynat Giorgio;
Busto Arsizio: Fornerone Attilio: Como:
Zuffanti Elena: Sesto Fiorentino: Spini
Valdo; Barracca: Trezzi Assuero: Fi
renze: Chiesa Valdese, Scuola Gaetano Barberi. — Totale; 310.
ALTRI DONI
Agrigento: Cascia Calogero L, 800
— Milano: Luzzani Angelo 20.000, Baimas Enea 21.000, Gay Margherita 4.000
— Firenze: Chiesa valdese 100.000 —
Torino: Petrocelli Nicola 5.600 — Riclaretto: Massel Francesco 21.000 ■—
Svizzera: Uhlmann Ruth 9.900, Pecoraro Eugenio 15.000, Kunzler Bertin A.
16.000 — N. N. 17.000 — Canada: Italian Church ot thè Reedemer 4.500 —
Collegno: Magnano Mario 4.500.
DONI DI L. 10.000
Svizzera: Vetter Walter, Gysin Dora
e Christian; Pomaretto: V. e L.C.;
Firenze: Ricca Armanda; Francia; Vicari Eros; Olanda: Mittendorf; Porte: Croce Verde.
DONI DI L. 1.000
Roma: Bianconi Mario, Ponzano Luigi, Bandi Angela, Barili Bianconi Mirella, Francia Giorgio, Cesare Laura,
Burroughs Vidia — San Remo: Barilaro Clelia, Chiesa Valdese, Sibille
Nora, Filice Fausto, Rivoiro Tron Evelina — Milano: De Michelis Turno,
Paschetto Renato, Polo Pregnolato Ida
— Ivrea: Bertin Claudio, Vitali Cinzia,
Sig.ri Ollearo — San Secondo: Peyrot
Francesco, Griglio Guido — Bricherasio: Forneron Stallè Caterina; Rivoira
Velia — Campobasso: Matacchione
Antonio, Corbe Antonio — Guglionesi:
Carunchio Stephenson, Carunchio Paolo Franklin — Coazze: Rosa Brusin
Guido, Ruffino Bianca — Cascina: Petitti Giovanni, Betti Tecla — Bordighera:
fono viene arrestato e trascinato in tribunale.
E' immediatamente evidente
che la sorte di Stefano non sarà
diversa da quella di Gesù, dato
che le accuse che gli vengono
contestate sono le stesse mosse a
suo tempo a Gesù (Marco 14:
55-59, Matteo 26: 59-62). E Luca
dice che i testimoni sono falsi,
come era stato detto anche a proposito di quell'altro processo.
Ma, se anche Stefano non aveva
espressamente affermato che
« Gesù il Nazareno distruggerà il
tempio » è pur certo che i suoi
avversari hanno capito esattamente la portata delle sue affermazioni, come è dimostrato dal
discorso che segue. Da notare
che Luca nel suo Evangelo non
cita la parola relativa alla distruzione del tempio (che gli altri riferiscono o nel corso del processo o nella purificazione), ma la
riporta qui, come accusa contro
Stefano. Egli ha dunque perfettamente capito la portata del
messaggio di Cristo e sa che un
nuovo tempo è iniziato: Dio non
abita in edifici costruiti dalla
mano dell’uomo!
Il discorso
E’ un riassunto della storia di
Israele. O meglio, una lettura
particolare di questa storia, con
una intenzione precisa: dimostrare che in Israele fedeltà e infedeltà a Dio sono sempre state
presenti e che la fedeltà non è,
tranne che in momenti particolari, caratteristica della maggioranza. Mosé è stato isolato, e come lui i profeti (che i vostri padri hanno ucciso). Gesù è il vero
erede di Mosé e dei profeti.
Con queste parole, un preciso
(e pesante) atto di accusa viene
elevato contro i Giudei. Stefano
e i discepoli di Gesù sono i veri eredi della promessa di Dio.
La vera colpa di Israele è di essersi opposto allo Spirito Santo.
Il popolo di Dio è quello che
obbedisce allo Spirito. L’obbedienza e la sottomissione alla
volontà di Dio hanno condotto il
maestro alla croce e conducono
il discepolo al martirio. Questa
profonda comunione tra discepolo e maestro è sottolineata dal-_
la parola di perdono con cui
chiude la sua vita questo testimone.
Bruno Belhon
DONI ECO-LUCE
Pensato Olga; Genova: Cavo Roberto;
S. Gregorio Magno: Gasbarro Giuseppe; Borghetto S. Spirito: Aceili Lea
ved. Vigo; Bergamo: Pettenati Èva;
Gerle; Zavaritt Enrica; Valenza: Lenti
Luigi; Reggio Emilia: Beltrami Arrigo;
Corato; Anelli Michele; Bassignana:
Orsi^ Luigi; Perosa Argentina: Rostan
Ines; Genova: Bertin Anna; Anfo: Eterno Anna; Gardolo: Endrici Berta; La
Spezia: Fornili Rita; Caorle: Toma Ada;
Villar Pellice: Fostel Elena; Salza di
Pinerolo: Breuza Enrico; Riclaretto:
Tron Giovanni; Avigliana: Villa Graziaima: Carema: Robutti Marcer Irma; Abbadia Alpina: Long Guido; Germania;
Scherfigg E. P.; Scicli: Perini Anna;
Galvano: Frezza Domenico; Trezzano
sul Naviglio: Caruson Mariuccia; Germignaga: Calderoni Prassede; Como:
Gesan Bruno; Villastellone: Avataneo
Giacomo; Diano Marina: Rocchi Massimo: Sesto Fiorentino: Camporesi
Giuseppina.
Pellestrina: Marmi Santo; Antella:
Fam. Favellini; Mergozzo: Barone Giovanni; Pistoia: Landucci Èva; Spinea:
Bonaldo Gino; Scandicci: Megazzini
A.; Leumann: Apra Armando; Nichelino: Sala Giulio; Mantova: Pognani
Elvina; Piombino: Sorelle Puorger; Vicenza: Chiesa evang. metodista; Pescolanciano: Palletta Salvatore; Massello:
Tron Emanuele; Novara; Froldi Perotti
Jole; Bari: La Scola Ugo; Piacenza:
Cuorad Adolfo — Aosta; Resburgo
Luigi, Resburgo Fulvio — Pisa; Lorenzi Stefano, Barsotti Marcella — Inverso Pinasca: Coucourde Mario, Chambon Enrico, Lantelme Renata, Beux
Nadina, Vola Nesina, Charrier Luigia.
Obiezione in Spagna
Per dare attuazione all'articolo della
nuova Costituzione che riconosce l'obiezione di coscienza, il Governo spagnolo ha proposto al Parlamento una
legge per un servizio civile alternativo per chi si dimostra contrario ail’uso delle armi per ragioni di coscienza
basate su motivi religiosi o etici. Il
servizio alternativo sarà svolto soprattutto nel campo della difesa deH’ambiente e avrà durata maggiore del servizio militare.
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gav, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella SbafFi, Liliana Viglielmo.
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