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DELLE
ìjUIV'JU OC.1.MA
Casa Valdese
aORRE PELLICB
S e 11 i m a D a 18
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVm - N. 22
Una copia L. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per Tinterno
L. 1.600 per Testerò
Eco e La Luce: L. vl.800 per Tinterno | Spediz. abb. postale ■ il Gruppo
L. 2.500 per l^estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE — 30 Maggio 1958
Ammin. Clandiana Torre Pellìce - C.C.P. 2-17557
DOPO IL VOTO
E’ ancora presto per valutare pienamente il senso e le indicazioni della consultazione elettorale. Qualche
dato lo si può però già fin d’ora
mettere in luce.
Anzitutto è stata alta, veramente
lodevole l’affluenza alle urne; e tutte le operazioni di voto sono avvenute serenamente. Assai rapido è stato lo spoglio delle schede e la raccolta dei risultati, che hanno già potuto essere proclamati la sera di martedì.
L’elemento più importaiAs emerso dai risultati è stato il netto regresso delle destre sia monarchiche che
n<M)iasciste, segno di un chiaro giudizio dell’elettorato, orientato verso il centro-sinistra. Particolarmente clamorosa è stata la sconfitta del
Comandante Lauro (su cui ha certo
iniluito la rivelazione della scandalosa amministrazione del Comuninapoletano), ed anche questo è uà
segno di maturità del Corpo eletto
rale, che rifiuta di lasciarsi compra
re dalla politica dei milioni.
La DC ha assorbito buona parie
di ipiesti voti e seggi persi, specie
nel Mezzogiorno, mentre a nord si
è registrato un forte progresso dei socialisti (la polemica col comuniSmo
ha forse deciso degli incerti) o, in
misura un po’ minore, dei. liberali :
non sembra però esser stata pienamente avvertita la polemica in corso
fra statalismo e iniziativa privata.
Considerando l’aumento di oltre" un
milione di voti (cinque nuove leve)
rispetto al 1953, il PCI non ha avuto un aumento proporzionale ad altri partiti, ma non si è neppure manifestato quel « crollo » che forse
molti immaginavano. Comunità non
ha avuto che qualche affermazione
locale.
La forte maggioranza (42,2%) che
la De conserva non è dunque più affiancata da una destra relativamente
forte, ma condizionata da una sinistra più forte e — pare — più matura, meno estremista. Si vedrà fino
a cpial punto il governo futuro e la
politica con le sue combinazioni sapranno riflettere fedelmente le indicazioni dell’elettorato.
Per quanto riguarda il problema
dei rapporti Stato - Chiesa, che sembrava così scottante in questi ultimi
mesi e aveva inondato quotidiani e
settimanali almeno a proposito di
certi casi eccezionali, non pare aver
influito che ben poco sui votanti. E’
dunque un problema avvertito soltanto da un gruppetto di intellettuali, che non sono tutti degli anticlericali ad oltranza come piace far credere da parte vaticana? La domanda è tanto più grave in quanto Findifferenza italiana per questa questione cosi importante non è pur;-/
indifferenza ma scivola, spesso per
inerzia, in un pericoloso conformismo. g. c.
Od traité de Jean Hus
et l’ancikne littérature vaudoise
H prof. Amedeo Molnar, déla Facoltà Teologica di Pi figa, ci scrive dandoci sue buone notizie. Egli era al Sinodo l'anno scorso e molti ricordano
il suo volto simpatico, intelligente. Per
i nostri lettori egli manda questo articolo il cui contetipto interesserà in
modo speciale tutti i cultori di storia
valdese e della letteratura valdese medioevale. Gli invianio un fraterno, cristiano seduto. e. r.
Depuis longtemps les monuments
littéraires des anciens Vaudois, expression de leur foi et de leur volonté de
obéissance à l’Evangile offert en Jésus
Christ, ont attiré l’attention de savants
de différents pays. Pourtant la question du caractère et de la portée théologique de ces poé.sies et proses est
loin d’être tranchée. Avec raison on
a établi parmi les manuscrits vaudois
écrits en langue provençale du bas
moyen âge, toute ufie série d’écrits
dont l’origine première serait à chercher dans la Bohême des hussites et
de l’Unité des Frères Tchèques. Mais
après les découvertes de l’historien Jaroslav Goll, résumée® en 1885 par Edouard Montet, il semblait qu’il fallût renoncer à trouver des précisions
A proposito delle lotte politico-elettorali in sede ecclesiastica
CHIESE POLÌflCANTI
Alcuni giornali cattolici hanno diffuso in questi ultimi giorni la notizia
che la Tavola Valdese avrebbe « indirizzato a tutti i suoi fedeli sparsi in
Italia un preciso invito di votare per
i candidati della lista radical-repubblicana »; e ciò perchè la Chiesa Valdese vedrebbe nel programma di quei
partiti « motivi vicini al suo credo religioso » (cioè... anticlericalismo! ). Riportianio qui accanto due stralci da
articoli comparsi a questo riguardo su
giornali cattolici di Bologna e di Verona. Anche l'Osservatore Romano
del 24 maggio riporta l'informazione, che avrebbe desunta da Libera
Stampa ( ?). Tutte queste informazioni non sono riportate come una deplorazione scandalizzata per la presa
di posizione valdese (che è data come scontata : cos'altro può essere, un
valdese, se non un sostenitore di
quella linea politica che, agli occhi un
po' miopi degli ambienti vaticani, incarna il più satanico anticlericalismo?)
quanto piuttosto per ironizzare sul
fatto che Mario Pannunzio e Oronzo
Reale — i quali avevano presentato
al Presidente del Consiglio formale
protesta in seguito alla dichiarazione
elettorale dell'Episcopato — non si
sarebbero altrettanto adontati, in que
Estratto da
gio 1958.
L'Avvenire d'Italia » di Bologna del 15 Mag
La « tavola » della Chiesa Valdese ( che è come dire la conferenza
episcopale valdese) ha indirizzato a tutti i suoi fedeli sparsi in Italia
un preciso invito di votare per i candidati della lista radico-repubblicana.
Evidentemente nel programma di Reale e Pannunzio la Chiesa Valdese
scorge motivi vicini al suo credo religioso, perciò ha interesse che vinca
l'edera. Faccenda sua. In materia politica ogni gruppo religioso o economico, mistico o sindacale dirige dove meglio crede i suoi iscritti. Non
ammettere questa libertà significa praticamente negare la sostanza della democrazia competitiva. Lorenzo Bedeschi.
sto caso in cui l'anticostituzionalità
dell'atto sarebbe stato a loro favore.
La Tavola Valdese ha immediatamente inviato ai suddetti giornali una
nota di protesta ai termini di legge,
e alle agenzie di stampa una nota di
chiarificazione, con preghiera di diffusione, nelle quali si dichiara che
« la notizia in questione è del tutto
priva di fondamento, contraria a verità e deve quindi attribuirsi alla tendenziosa fantasia di chi Tha scritta.
La Chiesa Evangelica Valdese non intende intervenire nè in modo diretto
nè indiretto nelle lotte elettorali politiche, di fronte alle quali — a differenza di altri — lascia ai propri fedeli, nella loro personale responsa
Estratto da « Verona Fedele » di Verona del 18 Maggio 58.
Articolo: «L'assurdo anticlericale».
E' ormai stranoto che gli uomini dell'Edera — dietro una cui verde
foglia tutti possono ripararsi dal sole cocente — hanno presentato a
Zoli una fiera protesta contro la dichiarazione dei Vescovi, conclamata
da essi come violatrice del... Concordato ecc. ecc. E sempre triste accusare gli altri di non esser sinceri. Ma questa volta siamo costretti a farlo
e con un argomento diretto. Infatti la « tavola » valdese — che è come
la conferenza dei capi ecclesiastici della comunità protestante di Torre
Pellice — ha invitato tutti i suoi fedeli sparsi in Italia a votare per i candidati della lista radicale-repubblicana perchè ritiene questa lista vicina
ai propri interessi religiosi. Non risulta che gli uomini dell Edera abbiano protestato per violazione della legge elettorale... L anticlericalismo
provoca dei disturbi alla vista assai pericolosi e intacca le facoltà logiche
in modo preoccupante.
bilità cristiana, la più ampia libertà
di scelta e di voto ».
Abbiamo sempre deplorato che il
Cattolicesimo vaticano battezzasse e
benedisse come « cristiana » una politica, come se ci potesse essere una
politica cristiana, pura, limpida, senza
compromessi, senza menzogne, senza spirito di sopraffazione, immune
da ambizioni ; pensiamo che ci possano essere soltanto dei cristiani che,
come sanno, come possono, nel sentimento della relatività e della « impurità » di ogni attuazione umana,
pur credente, fanno della politica.
La pluralità dei partiti (anche se non
lo sbriciolamento delle nostre liste
elettorali Ili) è Tunica garanzia di
democrazia e di equilibrio nel nostro
mondo in cui nessuna ideologia e
nessun uomo può pretendere alla totalità della verità, cioè mettersi al posto di Dio. Abbiamo deplorato, dunque, la posizione ufficiale del Romanesimo, che del resto non è, evidentemente, riconosciuta da tutti i cattolici italiani ; ma almeno avevamo di
fronte un atteggiamento chiaro, esplicito, di gente che affrontava a viso
aperto il vespaio volutamente suscitato. Con maggiore tristezza deploriamo che si sia ricorso alla calunnia
per coprirsi in qualche modo le spalle e distogliere un poco l'attenzione
del pubblico da se stessi. E' un metodo che già politicamente è disonesto; ma cristianamente? *
ultérieures. Suivant les traces indiquées
par ces précurseurs et aidé par les
nouvelles études de mon ami, le professeur Giovanni Gönnet, j’ai pu apporter quelque nouvelle lumière dans
les relations des Vaudois avec l’Unité
des Frères. Mais je n’aurais jamais cru
pouvoir découvrir, dans la littérature
des Vaudois, le vestige direct de l’activité littéraire du réformateur et martyr Jean Hus.
En 1951 Jean Alberto Soggin faisait
paraître une belle édition critique du
traité vaudois Wo entendo de dire ccd
cosa sia matrimoni, devant lui servir
pour ses études pertinentes consacrées
à la notion du mariage conçue par les
Vaudois dans la période de leur histoire devançant celle de la Réforme.
Après une première lecture de ce traité de morale conjugale, je croyais d’abord de pouvoir en tirer une nouvelle preuve de la réciprocité de pensée
théologique entre l’ancien des Frères
Tchèques, Luc de Prague, et les Vaudois à l’aube du synode de Chanforan. Mais une étude comparée du traité vaudois et des écrits de Luc de Prague m’ayant persxiadé que cette hypothèse manquait de preuves convaincantes, j’abandonnai ce chantier.
Mais voici qu’en assemblant les manuscrits nécessaires à une édition critique des oeuvres latines écrites par
Jean Hus dans le cachot du couvent
des dominicains à Constance, en 1415,
j’ai dû porter mon attention sur le libelle De matrimonio. Hus l’avait composé pour l’un de ses geôliers, Robert,
qui, voulant se marier, n’avait pas hésité de demander à ce sujet des conseils au professeur de l’Université de
Prague, déjà alors proclamé hérétique.
C’est ainsi que Maître Jean terminait
dans son cachot le 4 mars de l’année
qui devait voir ériger son bûcher, ce
petit traité sur la joie et les dangers
d’un mariage chrétien.
L’auteur vaudois du Wo entendo de
dire semble avoir été, lui aussi, touché par les circonstances dramatiques
et le ton très personnel de ce petit livre de chevet. Son traité en est une
traduction exacte, pouvant être suivie
mot à mot sur l’original de Hus. Le
traducteur vaudois a toutefois omis
l’introduction, dangereuse à reproduire, parce que révélant que l’auteur se
trouvait en prison. Il a aussi écarté les
vers métriques à la fin du traité, dédicace trop personnelle peut-être, adressée au geôlier Robert. En plus, le rédacteur vaudois qui voulait sans doute faire oeuvre d’éducateur, a soigneusement inséré « in extenso » les passages bibliques qui, chez Hus, ne sont
qu’indiqués. A un certain moment, il
a cru pouvoir préciser la pensée de
Hus en ayant recours à la distinction
du mariage en convenivol, non convenivol et vcm. Pour finir, il a ajouté
quelques passages du Pasteur d’Hermas et des écrits sapientiaux de la Bible, qui ne se trouvaient point dans le
traité de Hus.
Je tenais simplement à signaler aux
lecteurs vaudois cette petite découverte d’une certaine importance pour
l’histoire de la pensée vaudoise au
moyen-âge. Quant aux nombreuses
questions qu’elle suscite, je puis renvoyer à une étude de détail avec édition du texte traité de Hus à paraître
dans le N. 2 de la revue Commurtio
viatorum 1958, publiée par la Faculté Coménius de Théologie protestante
à Prague (Jungmannova 9).
Amedeo Molnàr.
II giorno di Pentecoste, 25 Maggio
1958, è deceduto, nel corso del suo
102° anno il sig. Enrico Corsani.
11 Signore gli ha concesso di passare all’altra riva senza gp*avi sofferenze.
Il sig. Corsani era da tutti conosciuto e considerato un po’ il Nonno di
tutti. Un Nonno stimato ed amato,
molto noto non solo per la sua tarda
età, ma anche per la sua mente limpida, per la parola arguta pronta allo scherzo, per il vasto panorama al
quale spesso ci faceva assistere, panorama di ricordi di luoghi e di persone, ma tutto cosparso del suo grande
amore per il lavoro della Chiesa e del
suo spirito di consacrazione.
Ai funerali svoltisi il giorno 27 maggio ha partecipato una folla di persone, maigrado il tempo piovoso. Il
Fast. F. Sommani ha preceduto la
gio della Parola è stato portato dal
Vicemoderatore sig. Roberto Nisbet
che si è soffermato sulle parole dell’apostolo Paolo a Timoteo: «Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede» (2°
Timoteo 4: 7).
Il Vicemoderatore ha portato alla
famiglia Corsani le condoglianze e ia
simpatia della Tavola Valdese e della Chiesa.
Da queste colonne, in attesa di ricordare più diffusamente la figura del
Fratello scomparso, vogliamo ridire
alla famiglia Corsani che tutta ia nostra Chiesa la circonda con la sua
simpatia ed il suo affetto.
COMDmCdTO
Si ricorda che la Conferenza
distrettuale si riunirà a Bobbio
Pellice giovedì 5 Giugno, e
avrà inizio alle ore 8,30 precise
con un culto presieduto dal Pastore Franco Sommani.
La popolazione Valdese è cordialmente invitata ad assistere
ai lavori della conferenza.
I Signori Pastori sono pregati di far pervenire immediatamente al Sovrintendente le
relazioni annue, i sunti delle
medesime e le tabelle statistiche.
Si spera di organizzare un
pullmann in partenza da Perrero alle ore 7. Chi desidera usufruirne è pregato di prenotarsi
presso il Pastore di Ferrerò, sig.
Rivoira.
Il Sovrintendente.
Gesù Nazzareno non permetterà
che lo si modernizzi. Come figura storica Egli si rifiuta di venir distaccato dal suo tempo. Non ha risposta alia domanda : « Dicci il tuo nome
nel nostro linguaggio e per il nostro
tempo ! », ma benedice coloro che
hanno lottato con Luì, così che essi,
malgrado non possano portarlo con
sè, essendo però stati faccia a faccia
con Dio, il quale ha infuso vigore nelle loro anime, proseguono per la loro strada con rinnovato coraggio,
pronti a combattere il mondo e le sue
forze. A. Schweitzer.
2
2 —
ìÌlM i
, (
L'ECO DELLE VALU VALDESI
Pacifismo cristiano
Il movimento pacifista inglese ha
preso nelle ultime settimane delle
proporzioni crescenti, tanto che incomincia a preoccupare i circoli politici fuori d’In^ilterra. Se ne preoccupa perfino im anonimo « fondista i. della « Stampa » di Torino, che
lancia il suo grido d’allarme con un
titolo come questo: « Un pericoloso
pacifismo ». Il grido è un tantino ridicolo, se si pensa che proprio nell’ultima guerra mondiale gli italiani hanno avuto tutto da perdere; e
che, quanto a spirito guerrafondaio,
ahhiamo dei precedenti non equivoci
di abilità hluffistica bene identificata!
Lasciando perciò da parte gli allarmismi di certa stampa di informazione, domandiamoci se non si possa, sotto l’aspetto anzi detto, parlare di una ripetizione dell’esperienza
antica: « Graecia capta ferum victorem cepit ». 1 non violenti e i pacifisti di questo secolo non provengono da circoli politici europei, ma
dal misticismo indiano (si legga
Gandhi!), che trionfò senza colpo ferire del colonialismo inglese; Ora, a
sua volta, l’Inghilterra sta arrendendosi al principio della non violenza
e della non resistenza. Il ricorso è
grave di significato.
Ma sentiamo cosa dice Lord Russel, pacifista e Premio Nobel, a questo proposito: « Sono favorevole al
disarmo nucleare unilaterale (ossia
anche qualora i sovietici non facessero altrettanto). La scelta è dura. Vi
ho riflettuto molto e penso di non
illudermi in merito alle conseguenze: esso significherebbe probabilmente, per un certo periodo, la dominazione comunista su tutto il mondo. Ma dovendo scegliere tra l’estinzione dell’umanità ed un temporaneo dominio comunista, io sceglierei quest’ultimo ». E si sa che Lord
Russel è anticomunista convinto.
Da parte sua Stephen King Hall,
alto nificiale di Marina e figlio e discendente di ammiragh della Home
Fleet ha scritto in un libro di recente pubblicazione che nell’èra atomica « la violenza non serve più » come mezzo difensivo, mentre la resistenza non violenta ha per sè le speranze dell’avvenire.
Devesi da ciò —- e da altro che per
brevità non ripetiamo — arguire che
in Inghilterra una infima minoranza di irresponsabili visionari professi
un pacifismo insensato e quanto mai
pericoloso? e che bisogna invece,
quanto più presto sia possibile, tornare a savii consigli, garantendo la
pace internazionale attraverso quel
che è stato chiamato Vequilihrio del
terrore?
Può darsi che alcuni, anzi molti,
siano di questo parere. Noi pensiamo esattamente l’opposto. In uno
dei suoi ultimi libri, Charles Morgan, l’inglese amico dell’Italia che
scrisse diversi romanzi di sicura ispirazione profetica, in un saggio « On
thè transcending thè age of violence » mostrava che la violenza si esaurisce in se stessa, si suicida per dir
così con le sue stesse forze. Aggiungiamo che la storia delle violenze
umane sul piano internazionale è
una catena di colpevoli illusioni, e
di sordidi machiavellismi, e che, ad
ogni modo, vale infinitamente meglio soffrire, anziché far soffrire.
Questa, che sembra una massima cristiana, è invece un detto di Socrate,
filosofo pagano degno di stare a fianco del fondatore del Cristianesimo,
Ma i cristiani d’oggi sono generalmente dei neopagani, che hanno dimenticato le sagge e tolleranti norme del Sermone sulla montagna, e
amano invece il dio della forza, della violenza armata, della sopraffazione.
L’Inghilterra si volge al pacif smo.
Qualche bello spirito vorrà sostenere che, nel suo splendido isolamento, il leone britannico corre assai minori pericoli, dall’isola in cui vive,
di quanto non corrano rischi gli Stati al di qua della cc cortina di ferro ».
E’ una sciocchezza. Non occorrono
molte parole per mostrare che nell’èra delle bombe .4 ed H, l’isolamento più o meno splendido non ha
alcuna possibilità di durare più dello spazio di un mattino! Se gU inglesi accolgono l’idea pacifista, essi
lo fanno a loro rischio e pericolo;
ma indubbiamente a un rischio e a
un pericolo assai inferiori a quelli
che correrebbero quelle nazioni die
volontariamente si fossero gettate
nella mischia con tutto il peso di
una partecipazione attiva alla nuova
conflagrazione.
Mentre la Francia si copre di vergogna in Algeria, l’Inghilterra, ancora una volta, per bocca di autorevoli suoi figli, mostra al mondo che
Feducazione cristiana non è stata
per il popolo dei britanni una verniciatura di superficie, una lustra per
i gonzi. Potremo trovare gli inglesi
simpatici o meno, santi o canaglie y
benefattori o istrioni. Non importa.
Al momento presente, sono i soli uomini che meritano, in questo Occidente che va in decrepitezza, di so
prawivere al cataclisma atomico.
r. b.
Spirito di Cristo
e spiritò moderno
E' perchè Gesù non pensa in modo
utilitario, ma soltanto secondo l'etica
assoluta « del non conformismo al
mondo », che il sàio pensiero si trova
in notevole contrasto con le nostre
moderne vedute'.' Solo sperimentando
questo contrasto, entriamo in relazione col vero Gesù. Perciò non dobbiamo lasciarci ^tentare di rendere
moderne le sue idee e'di mettere, sia
pur senza volertò, nelle sue parole
ciò che invece abbiamo pensato noi.
Il suo signifìcato^$ta per noi nel fatto
che Egli lotta cóntro lo spirito del
mondo moderno, obbligandolo ad
abbandonare il basso livello su cui si
muove persino suoi migliori pensieri, e a innal¿jirsi a quella altezza
da cui giudichiamo le cose secondo
il superiore volere di Dio che è attivo
in noi, e da cui non pensiamo più in
termini di utilitarismo umano, ma solamente in termini di obbedienza al
volere di Dio, divenendo forze della
personalità etica di Dio.
A. Schweitzer.
Una lettera aperta
al Presidente della Pro Valli
Il giornale radio delle 20,30 del 21-t>
c. m. trasmetteva la notizia di festeggiamenti avvenuti a Quarna Sotto
dove da 80 anni circa, quegli abitan
ti, meno di un migliaio, ad arginare
l’emigrazione dei loro figli, hanno
dato inizio ad una attività artigia
naie per la fabbricazione di strumen
ti musicali di ottone. Ed i corrlspon
denti commentavano! lietamente il
fatto che, non solo è stato raggiun' lo scopo di bloccare l’esodo dei gl'
vani, ma il lavoro locale sta varca
do le frontiere, anzi l’oceano.
Mentre meditavo su questa comunicazione mi è stato recapitato il
n. 1 dell’anno II del notiziario dei
ri-RUR, quell’istituto per il Rinnovamneto Urbano Rurale del Canavesano, dal quale e dallo Statuto
dell’Ente che pure mi è stato rimesso, si nota che nei 3 anni di attività,
questo Istituto ha realizzato ben 4
Laboratori Industriali e 4 Attività
Agricole, che in altrettanti comuni
e centri del paese sono venuti incontro alle necessità degli alpigiani,
creando nuove fonti di lavoro e contribuendo così, a frenare e bloccare
l’emigrazione in atto, anche lì come
in tutte le aree depresse.
E mi domando se per le nostre Valli, i vari’ Ingegneri, i Dottori nelle
varie Scienze, i Tecnici, i Finanzieri
( che pure conosciamo, almeno per sentito dire), non abbiano ancora pensato che la risoluzione del problema
delle Alte Valli, qui come altrove, va
cercato nella creazione di iniziative
per dar lavoro, sul posto, alle popolazioni montane.
Dai vestiti per bambini ai Motori
Diesel per agricolture, dalla valigeria, alla plastica, alle gabbiette per
tappi da bottiglie, dalle Cantine Sociali alle Cooperative Agricole, ai Vivai di piante, ai Consorzi Irrigui, il
Canavese è sulla via di aver risolto
il problema: come lo hanno risolto
quei Novaresi di Quarna Sotto, che
si vantano di riudire i loro strumen
ti musicali nei dischi, incisi a New
York con gli ottoni fabbricati d I
loro.
Sig. Presidente, suoni la sveglia
suo Comitato e, articolandolo su du,'
tre, quattro o più gruppi di attivi
chiami a raccolta l’élite de rintelligen-za Valdese, perchè la mente formi
il pensiero, ed il pensiero generi razione.
La soluzione del problema è lì.
Basta con le parole!
E. A. Beux
Fra le molte grandi parole sbandierate in questo tempo di elezioni che è
anche tempo di Pentecoste, c’è la libertà. Libertà di parola, di coscienza, di lavoro, di possesso, di iniziativa...
R Signore ricorda alla Chiesa che
soltanto dov’è lo Spirito del Signore,
c’è libertà.
Lo Spirito è la presenza invisibile
ma potente di Dio che rende vivo per
noi l’Evangelo e ci fa conoscere personalmente l’opera di Cristo quale
nostro Liberatore. Noi siamo stati
chiamati a libertà. Cristo ci.ha affrancati perchè fossimo liberati. Come
sono attraenti queste dichiarazioni!
Ma se poi udiamo che Cristo ci ha affrancati dalla schiavitù della Legge,
del peccato, dalla maledizione della
morte, allora non soltanto la gente
dei comizi ma forse noi stessi ci sentiamo insoddisfatti di questo programma divino, espresso in un astratto ed
ammuffito patois de Canaan...
Eppure dobbiamo lasciarci dire che
la libertà di cui abbiamo tutti bisogno
e a cui aneliamo, la liberazione da tutto ciò che pesa sulla nostra vita, a
volte in modo confuso, e che ci piacerebbe di scrollar via, non può esser
determinata da rivolgimenti esteriori,
sociali, economici, politici. Non dove
c’è il benessere, non dove si può dire
e fare quello che pare e piace, non dove c’è la democrazia, non dove c’è il
capitalismo o il comunismo, non dove
c’è l’anarchia e neppure necessariamente dove c’è l’ordine, c’è la libertà;
ma soltanto dov’è lo Spirito del Signore, che penetra silenziosamente
nei cuori e scopre che lì ha la sua radice la schiavitù che ci tormenta. Dov’è lo Spirito della Pentecoste, lo Spirito di Ctolui che ha dato sè stesso per
noi senza pretendere di essere elevato
al trono o di conquistare un seggio,
dov’è lo Spirito di verità che ci fa riconoscere il nostro peccato dinanzi al
sacrificio di Cristo e ci strappa alle
nostre rivendicaàoni superbe riconducendoci aH’umiltà, dove questo Spirito è all’opera e regna, là è libertà,
perchè là i cuori sono veramente liberati, riempiti di allegrezza e di pace.
Lo Spirito che dal giorno della Pentecoste vivifica i cuori credenti è lo
Spirito che si convince di peccato, che
ce lo fa sentire non come morta parola di un antiquato gergo religioso, ina
come la catena quotidiana cui ribadiamo ogni giorno un anello. D’altra
parte esso ci annuncia che Cristo è venuto a legarsi a questa catena e a subirne, innocente, le più crude conseguenze, in una vita di passione e fino
al Golgota. Ma questa catena è stata
spezzata, perchè non era possibile che
il Principe della vita ne fosse trattenuto. Egli è tornato alla destra del Padre, sovranamente libero come lui, ma
ormai legato a noi dal suo amore e
dalla sua promessa, che a Pentecoste
“...dov^è lx> Spirito del Signore, quivi è Libertà,
Il Corinzi 3 : 17
si adempie : i credenti non sono più soli, hanno il Consplatore, che instancabilmente fino alla fine, fino alla visione testimonierà al loro spirito che sono figliuoli di Dio, che sono chiamati
alla gloriosa libertà di figliuoli di Dio.
Per questo, dov’è lo Spirito del Signore, quivi è litórtà.
k
4
Ma si tratta 4ii una libertà puramente interiore, di un sentimento in
fondo? Noi ci sentiamo schiavi della
cessi, dubbi e tentazioni; così affrontavano il mare infido della vita pubblica: conservando la sovrana libertà
di cittadini di un altro Regno, in cui
fanno legge la verità di Cristo, la pace
di Cristo, la libertà di Cristo. Così nel
giorno della Pentecoste e nei giorni
successivi i « grandi » ed il popolo si
son trovati di fronte degli uomini che
non avevano più paura della polizia e
dei delatori, delle intimidazioni, del
« cosa dirà la gente » (Son pieni di
vin dolce! Sono sovvertitori dell’ordine pubblico...); e Paolo non si vergo
J^e témoignage le plus important que l’Eglise puisse rendre vis-àvis de l’Etal restera toujours celui de sa propre, vie. Il s’agit que
elle démontre par toute son existence ce. que c’est que l’autorité, la
liberté, la. fraternité vraies. Il faut qu’elle soit libre elle-même de tout
esprit de concurrence et de. domination, de toute vénalité, de tout
préjugé de caste, de race ou de parti. Il faut, en un temps où les
pa.ssions politiques divisent terriblement les hommes, qu’elle ne permette pas à ces pa,ssions de la diviser elle-même: que ses membres
sachent s’écouter l’un l’autre et respecter chacun les opinions des
autres: n’ont-ils pas le même Seigneur?
Ainsi seulement sera-t-elle b-, témioin de cette liberté glorieuse des
enfants de Dieu que toute la création attend ” avec un ardent désir ”.
ISous savons bien que cette liberté ne sera parfaite que. dans le royaume de Dieu. Nous l’attendons dans la foi et l’espérance. Mais chaque
chrétien, chaque paroisse doit être un signe.
(Hommes libres, p. 119)
Suzanne de Diétrich
preoccupazione, della povertà, dell’ingiustizia e dell’oppressione, del nostro stesso egoismo, della ossessionante routine, della malattia, della
morte. E’ a questo che pensiamo
quando preghiamo: Liberaci dal male! E ci sentiamo delusi e respinti da
una spiritualizzazione di questa libertà. Ora, Gesù ha liberato veramente
dei malati, dei poveri, degli affamati,
degli inquieti, dei disprezzati, dei peccatori, dei morti; ed essi hanno ricuperato la vista, riacquistato l’uso delle membra, sono stati saziati, hanno
goduto la gioia indicibile del perdono, hanno acquistato una serenità vivace che non può essere conquista
dell’uomo; ma tutte queste forme di
liberazione, che erano e sono gioiosamente concrete, sono il riflesso, l’indicazione, la promessa (Paolo dice:
la caparra!) della grande, definitiva liberazione, compiuta in Cristo e che
attende il suo adempimento all’instaurarsi del Regno in cui sarà norma la
gloriosa libertà dei figliuoli di Dio.
La suprema libertà con cui vivevano gli apostoli aveva appunto la sua
radice nella certezza di esser sotto la
autorità di Cristo Signore, accanto al
quale nessun altro potere, in cielo o
in terra, sussiste. Così affrontavano
stenti, prigione, persecuzioni, insuc
gnerà nè davanti ad intellettuali nè
davanti ad operai dell’Evangelo di
Cristo, e non temerà di esser schernito all’Areopago di Atene o alla corte
di Erode, nè di impegnarsi in un processo di esito fatale; nè i fratelli della
chiesa di Gerusalemme esiteranno a
mettere in comune i loro beni.
Da allora la libertà del Regno di
Cristo non ha cessato di dare dei riflessi nel nostro vecchio mondo. 1 cristiani dell’Impero romano non hanno
avuto paura di proclamarsi liberi servi di Dio di fronte ad ogni pretesa totalitaria, opponendovi fermamente la
loro obiezione di coscienza; uomini
come Pietro Valdo e Francesco d’Assisi hanno dato esempio luminoso di
come il denaro ed il possesso possano
perdere il loro potere dominatore; uomini come Lutero hanno sentito con
gioia indicibile che l’Evangelo li liberava dalla schiavitù della Legge e dall'incertezza della salvezza; singoli uomini ed interi popoli hanno saputo
lottare fino al sacrificio perchè questa
libertà fosse testimoniata nel mondo,
contro ogni assolutismo religioso e
politico che pretendesse il posto di
Dio; o si sono verificati casi come
quello deH’uomo politico riformato
che, per quanto carico di lavoro assillante, sapeva interromperlo nel giorno
del Signore, per godere lietamente di
questo dono di Dio, ricuperandolo, se
necessario, nella notte seguente; o come quello del Pastore Mathiot processato e condannato per favoreggiamento, per aver aiutato un algerino a
sfuggire alle ricerche della polizia. Innumeri segni di questa libertà fondata
nella fede in Cristo, noti o sconosciuti, hanno accompagnato l’Evangelo lino ad oggi.
A questa libertà siamo chiamati e
richiamati.
Siamo dei peccatori, mà lo Spfito
ci vuol convincere, quanto alla « giustizia », che Dio ci considera suoi figliuoli. Siamo degli uomini travagliati
ed aggravati in molti modi, ma lo Spinto ci invita alla meravigliosa libertà di deporre su lui il nostro peso
e di confidare nel Padre. Siamo degli
uommi tormentati dal senso deU’mgiustizia che è nel mondo e che è in
noi, ma lo Spinto ci vuol convincere
cne quanti credono in Cristo possono
essere trasformati dalla potenza che è
in lui e diventare libero fermento di
giustizia in questo mondo che passa.
Siamo legati ad una vita di lavoro e
di fatica, ma lo Spinto ci vuol convincere che viene ü giorno in cui la maledizione sarà tolta : ne è già segno il
giorno del Signore. Siamo oppressi
dalle malattie e dall’angoscia della
morte, ma lo Spinto ci vuol convincere della potenza di vita che è nella
risurrezione di Cristo — promessa e
garanzia della nostra — e della pace
del Regno, in cui non ci sarà più lamento nè grido nè dolore.
Quando lo Spirito parla così ai nostri cuori, quando crediamo a ciò che
esso ci permette di discernere per noi
nelle Scritture, allora siamo nella libertà.
Liberi dal peccato, anche se ancora esposti ai colpi del male; liberi
dalla sollecitudine ansiosa; liberi dalla paura, sia della fame o della malattia o di un conflitto atomico o del clericalismo o della persecuzione a cagion di giustizia; liberi dall’angoscia
disperata davanti alle tombe; liberi
pure dallo sconforto davanti alla poca
vitalità della Chiesa istituzionale; liberi da noi stessi, dal nostro scetticismo, dal nostro egoismo, dai nostri
rispetti umani; liberi dalla schiavitù
del lavoro, del denaro, delle idolatriche ideologie; liberi da ogni fanatismo, pur vivendo pienamente la vita
del nostro tempo.
Cristo ci ha affrancati perchè siamo
liberi: perchè anche nel nostro tempo, nel nostro mondo ,davanti ar conformismi di destra e di sinistra, alle
piccole e grandi schiavitù, appaia un
riflesso della libertà che è in Lui.
Gino Conte
3
L’ECO DELLE VAUJ VALDESI
— S
H.
Corrispondenza
dall’ Inghilterra
Londra, maggio 1958
Lo sciopero degli autobus non ha
avuto grande effetto per ora: la gente va a piedi o usa la ferrovia sotterranea che é, naturalmente, più carica del solito; le automobili private
danno dei « passaggi » ma la gente
è timida sia nel chiederli che nelToffrirli. Da quanto mi par di capire
10 sciopero ha, almeno in parte, dei,
motivi politici e non solo salariali
(un autista riceveva fln’ora l’equivar
lente di L. 18.000 la settimana).
Lunedì pomeriggio (5 maggio) alle
6 ha avuto inizio l’Assemblea Generale (Sinodo) della Chiesa Presbiteriana d’Inghilterra. Il Moderatore
uscente, dopo la preghiera, lettura
biblica e inni ha informato ufficialmente l’Assemblea che il Comitato
per le nomine, formato da tutti gli
ex-moderatori aveva designato a sostituirlo il past. G. T. Bellhouse di
Eastbourne. L’Assemblea ha approvato ed il nuovo Moderatore, vestito del
tradizionale costume seicentesco, è
entrato solennemente nella Chiesa;
11 pubblico era in piedi, il Moderatore
è salito sul pulpito ed ha salutato
con un triplice inchino l’Assemblea
che gli ha risposto; dopo di che egli
ha pronunciato il sermone inaugurale ascoltato con estrema attenzione
dai 1500 pastori, anziani e pubblico
che gremivano la Chiesa di Marylebone.
Dopo il sermone cominciano senz’altro i lavori dell’Assemblea e si
odono in primo luogo i messaggi del
Sindaco di Marylebone, del Vescovo
di Londra (anglicano) e del Consiglio Federale delle Chiese Libere. Nei
giorni seguenti parleranno ancora il
Dr. Giorgio Mac Leod, Moderatore
della Chiesa di Scozia e il Moderatore della Chiesa Presbiteriana d’Irlanda. Il martedì mattina ha luogo
il culto di Santa Cena.
Paragonando il modo di procedere
dell’Assemblea con quello del nostro
Sinodo salta subito agli occhi una
differenza : mentre da noi ciascuno
può chiedere la parola quante volte
vuole, qui solo chi propone un ordine
del giorno ha diritto di parlare due
volte, prima per illustrare la sua mozione e in seguito per ribattere le
obbiezioni; tutti gli altri possano
prendere la parola una sola volta su
uno stesso argomento. Così i dibattiti del nostro Sinodo sono delle discussioni con gran numero di repliche e controrepliche da cui trae vantaggio chi possiede abilità polemica
e pronta risposta, mentre invece le
sedute di questa Assemblea sono co
stituite da lunghe serie di brevi discorsi, ciascuna seguita da una votazione; il vantaggio è per chi ha
idee chiare e la capacità di esporle
in modo persuasivo in meno di cin
que minuti. Si possono discutere i
vantaggi dei due sistemi: il nostreè più vivace, questo è forse più ob
biettivo e pacato, e sarebbe moneto
no se il senso umoristico degli inglesi
non li aiutasse ad alleggerire l’atmo
sfera.
In questa, come in tutte le Assemblee, una gran parte dei dibattiti interessa soltanto chi è addentro alle
cose amministrative, però alcuni temi di carattere generale sono stati
toccati : che atteggiamento deve prendere la Chiesa di fronte agli esperimenti atomici ed alla possibilità di
una guerra nucleare? L’Italia è beri
lungi dall’essere una potenza nucleare, ma l’Inghilterra lo è, e la Chiesa
deve saper dire una parola concreta
ed attuale, da parte di Dio, allo Sta<o ed ai cittadini.
Le Missioni sono un altro dei grandi problemi attuali per le chiese cristiane. La nostra Chiesa non ha im
suo proprio campo di missione in
Africa o in Asia ed i Valdesi che lavorano con altre Società missionarie
sono pochi; e perciò poco sappiamo
di quel che riguarda le preoccupazioni delle Chiese che hanno decine o
centinaia di missionari, ospedali,
scuole e templi in Asia o in Africa,
che hanno dato origine a delle chiese
indigene e che adesso devono affrontare i nuovi cambiamenti politici e
la trasformazione di antiche colonie
in stati indipendenti. Le Missioni devono diventare chiese autonome, ma
Disegna che queste siano effettivamente in condizioni di reggersi. Una tappa in questo senso è stata compiuta
dalla Chiesa Presbiteriana d’Inghilterra che ha trasformato le sue Missioni in Malacca in un « Presbitery »
(noi diremmo un «Distretto»).
Ai delegati delle Chiese Estere è
stata offerta una colazione al termine della quale ho fatto il mio «speech»
recando i saluti e auguri della Chiesa Valdese e dando alcune notizie degli sviluppi recenti della opera nostra.
Più importante che il mio discorsetto
ufficiale sono le ore che ho passato
nell’edificio dell’Assemblea cercando
il contatto di pastori e laici, udendo
impressioni e suggerimenti e raccogliendo informazioni in vista di ampliare il raggio d’azione del nostro
Comitato.
Il Moderatore Bellhouse ha in prò
getto di visitare l’Italia ed assistere
al Sinodo come i suoi predecesson
hanno fatto prima di lui. Egli rappresenta una Chiesa di 70.000 membri
comunicanti, che conta più di 30.00D
alunni nelle sue Scuole Domenicali,
ed è servita da 280 pastori.
Domani predico nella Chiesa sviz
zera di lingua francese, dove spero di
incontrare qualche valdese.
Aldo Comba
IL PASSATO a PARLA...
Testimonianza umile e nascosta
Non tutti sanno o possono testimoniare, con la parola, della loro
fede; ma tutti possono farlo con ima
vita di fedeltà al Signore, anche nelle minime cose. Testimonianza umile e nascosta, come quella di una
sorella di Guidizzolo, il cui inquilino ebbe a dire aH’Evangelista : « Dac
chè conosco questa donna non bestemmio più tanto come prima ed
ho imparato a non più lavorare la
Domenica». (Dalla relazione della
Chiesa di Guidizzolo del 1889-90).
E come è edificante quanto si legge nella relazione della Chiesa ai
Catania (pure del 1889-90):
«.Gli evangelici godono di una reputazione veramente lusinghiera
presso tutte le classi della popolazione; non di rado si odono cattolici
romani, quando trattano affari con
evangelici, esclamare : « Siamo sicuri di non essere ingannati, perchè so
no incapaci di mentire e frodare, dovremmo essere noi come loro... »
Poco tempo fa, trattandosi di un
furto, furono sospettate alcune persone, le quali furono chiamate davan
ti airispettore di P.S.; questi, sentendo che due di loro erano- evangelici, disse : « Voi, certo, non avete potuto commettere questo furto, perchè
appartenete alla Chiesa Evangelica ».
Una scenetta fra ragazzi, a Poggio
Mirteto (1891-1892);
Due ragazzi giocano insieme nel pomeriggio della Domenica. Uno di essi, della nostra scuola, venne a proferire una di quelle parolacce che
purtroppo odono nelle famiglie. L’altro gli disse : « Taci là, non vai tu
alla scuola dei protestanti? —Si —
Come dunque bestemmi? »
Ecco un’altra testimonianza; (Pa
chino, 1902-1903)
« A me (dice un fratello di Chiesa;
è successo una volta sola, dacché sono evangelico, di parlare un po’ trop
po vivacemente a mia moglie, ed essa mi guardò meravigliata, dicendomi ; « E tu sei evangelico?;.. » Fu un
colpo di mazza, abbassai al testa e
tacqui ».
Un catecumeno: «Da sei mesi che
sono evangelico, non ho mai più avuto una parola da dire con mia moglie, mentre che prima avevamo spesso dai battibecchi ».
Sempre a Pachino:
Un calzolaio, padre di 7 figli, tutti
ancora piccoli, dice al Pastore : « Ci
sono sempre in casa dille piccole malattie e un po’ di scarsezza, si capisce; ma dacché sono Evangelico, non
mi turbo più e sopporto tutto cc-n
fiducia in Dio senza mai dubitare del
suo amore».
Lacca (1901-1902)
Un caro fratello diceva : « Io ero un
carattere iracondo, bestiale, bestemmiatore; ma dacché ho conosciuto il
Vangelo, se qualche volta ancora mi
monta il sangue alla testa, so p.r )
colla grazia di Dio frenarmi; e quan
ta maggiore pace si gode ora nella
mia famiglia! »
« ...riconoscevano che erano stati
con Gesù...» (Atti 4: 13) è detto dei
membri del Sinedrio di fronte alla
testimonianza franca e coraggiosa
degli apostoli Pietro e Giovanni.
E lo stesso si potrebbe dire di tanti e tanti discepoli di Gesù attraverso
i secoli. Discepoli umili ed oscuri, i
cui nomi nessuno forse più ricorda,
ma di cui le persone che sono venute
a contatto con loro hanno dovuto
riconoscere che «erano stati con Gesù ».
E noi? che cosa possono pensare le
persone che ci vedono agire, che ci
sentono parlare, che vengono in qualche modo a contatto con noi? Posso
no riconoscere che noi siamo stati
con Gesù?...
Selma Longo
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Una veduta del Serre di Angrogna
Istituzione del rito civile
dell’iscrizione 'anagrafica
nella Germania orientale
La stampa della Rqrabblica democratica
tedesca riferisce che sono state costituite
delle commissioni per dare un carattere
solenne alla scrizione dei bambini allo
stato civile. In tale modo, il « battesimo
laico », istituito in via di esperimento in
molte città della Germania orientale, sarà
esteso progressivamente a tutto il paese.
A tale proposito, si può leggere nella
stampa comunista: « Numerosi cittadini
desiderano dare ai loro figli una istruzione atea. La cerimonia della iscrizione allo
stato civile permetterà di tener conto di
questo desiderio. I genitori potranno solennemente impegnarsi ad allevare i loro
figli per farne degli esseri umani pensanti
ed operanti in modo socialista ».
Secondo i giornali comunisti, la cerimonia civile, conformemente alle abitudini
acquisite, non impedisce affatto che il bambino abbia padrini e madrine. Rappresentanti della impresa nella quale il padre lavora dovrebbero assistere alla funzione
civile, e fare dei doni. (S.OE.P.I.).
NELLA VALLE DI ANGROGNA
la campana del Tempio del Serre
Non fu facile nè rapido ottenere che una campana potesse chiamare I fedeli al culto
In regime d’intolleranza, fino all’anno 1848, era impresa assai ardua,
sottoposta a pratiche tediose di mesi
e di anni e assai spesso destinata al
fallimento, non solo innalzare nelle
Valli un modesto campanile a fianco
di una chiesa, ma perfino issare una
modestissima campana su un campanile da lungo tempo costruito per accogliervi urta squilla. Bisognava che
la parrocchia o il Comune, spesso la
Tavola Valdese, stendesse una supplica al sovrano, rimettendola all’Intendente di Pinerolo o al Prefetto,
che a sua volta la trasmetteva alla
Segreteria del Ministero degli Interni, accompagnandola con osservazioni o con pareri personali. La Segreteria di Stato esaminava la questione
alla luce delle leggi e dei regolamenti vigenti, interpellava il Consiglio di
Stato o il sovrano stesso e ritornava
la pratica all’Intendente di Pinerolo,
ora con parere favorevole ora con parere contrario, o richiedeva nuovi accertamenti e nuove testimonianze pri
ma di pronunciare una sentenza definitiva.
La storia delle campane, che dal
Rimpatrio (1689) ( all’Emancipazione
(1848) furono issate sui campanili delle nostre valli, offre vicende assai simili per ciascuna di esse. Perciò ci limiteremo, a guisa di esempio, a ricordare in due articoli le vicende di
due campane: quella del tempio de!
Serre, in vai d’Angrogna, al tempo
della rivoluzione francese (1791-92) e
quella de! tempio ili S. Giovanni, nei
primi anni di regno di Carlo Alberto
y 1834-35).
Supplica de](la Comunità
di Angrogna
Il tempio del Serre, ricostruito dopo il Rimpatrio, nel 1708, misurava
13 m. di lunghezza su-11 di larghez
za; aveva il tetto molto basso e piccole finestre. Il muro della facciata
portava un piccolo arco alla cappuccina, destinato a sostenere una campana. Ma sia che mancassero i fondi per fabbricarla, sia che fino allora
le autorità lo avessero vietato, solo
nel 1791 l’istituzione di una campana
sul tempio del Serre fu vigorosamente reclamata dalla popolazione valdese.
I! 21 novembre di quell’anno un
consigliere valdese, Antonio Breuza,
sollevava in Consiglio la necessità della. posa di una campana sul campanile vuoto del Serre ed otteneva l’ap
provazione non solo dei suoi colleghi
protestanti, ma anche quella dei consiglieri cattolici-, i quali non posero
all’accettazione altra riserva, se non
questa: che la spesa fosse per intero
sostenuta dai religionari.
Forte di questa unanimità di con
sensi, la Comunità, per mano del
Breuza, redigeva il 23 successivo una
apposita supplica all’Intendente dt
Pinerolo, sig. Pagan.
Nella sua lunga esposizione la Comunità aveva cura di far rilevare che
nell'interno del campanile erano palesi i segni di una campana preesistente, per cui non si trattava di una
innovazione ma della semplice re
staurazione di una campana già esistente e poi scomparsa durante fortunosi eventi di guerra. Questa premessa mirava a togliere di mezzo la
forte obiezione, che autorità civili e
religiose avrebbero fatto alla richie
sta, sbandierando le leggi del 1730, che
proibivano non solo di istituire nuovi i
templi, oltre quelli preesistenti all’an- (
no 1686, ma di apportare agli attuali
qualsiasi innovazione che potesse ledere il decoro ed i privilegi delle chiese cattoliche. Per conseguenza, la
supplica si dilungava a dimostrare
che la posa della campana, lungi dall’essere « un’ambiziosa voglia di emulare in tal parte il decoro delle parrocchie cattoliche», mirava soltanto
ad uno scopo di utilità pratica a favore del villaggio del Serre e di quelli anche più lontani dei Ricca, dei
Coissons, dei Rivoira e del Cadetto,
isolati e disseminati sui monti, ai
quali non potevano giungere i rintocchi della campana parrocchiale
cattolica. Ciò, secondo i postulanti,
causava un grave inconveniente, quando si doveva chiamare a raccolta il
popolo o nel caso frequente di incendi o nella necessità di difendersi da
ladri e malfattori o di arrestare 1 disertori, che numerosi transitavano
nella valle per raggiungere la frontiera francese e che spesso segnavano il loro passaggio con saccheggi e
delitti.
Solo incidentalmente, e quasi di
sfuggita, la supplica accennava ad
un altro scopo, quello che era senza
dubbio il principale, cioè di chiamare
i fedeli alle funzioni religiose. E’ evidente che, se questo intento fosse
stato messo troppo in risalto, la richiesta avrebbe corso pericolo di essere rifiutata fin dal primo istante.
1 pareri dell’intendente
di Pinernlu
Il primo parere dell’Intendente di
Pinerolo, signor Pagan, fu recisamente negativo. Ma la Comunità non
si diede per vinta e, nel gennaio dell’anno seguente (1792) tornò a perorare con più efficacia la sua causa,
ottenendo che l’Intendente riesaminasse la questione con animo più benevolo. Per essere meglio edotto della situazione in Val d’Angrogna e
per riconoscere la fondatezza dei motivi addetti nella supplica, il Pagan
si risolvette a spedire nella valle il
segretario Giov. Alessandro Sismon
di, affinchè « in incognito » esaminasse il tutto e riferisse.
Il Sismondi eseguì la sua missione
con grande tatto, e, sotto pretesto di
osservare il soffitto del tempio, ebbe
modo di esaminare attentamente anche il campanile ed il luogo in cui
doveva essere i.ssata la campana. Fe
ce poi la sua relazione molto dettagliata e concluse quindi con un pa
rere nettamente favorevole alla richiesta della campana. Tuttavia, considerando la struttura del campanile, che non gli pareva atto a sostenere il peso di una campana di 25
rubbi, proponeva che se ne limitasse
il peso a 15 o 20 rubbi al più, sia
perchè questo calibro gli pareva più
che sufficiente per soddisfare alle e
sigenze degli abitanti, sia per evitare
che i protestanti «pretendessero emiilare il decoro della chiesa parrocchiale», ciò che avrebbe potuto dar
luogo alle proteste del clero ed alla
applicazione degli editti restrittivi
L’Intendente di Pinerolo, avuta la
relazione del Sismondi, si affrettò a
trasmetterla a Torino al ministero
degli Interni, accompagnandola con
una lettera, in cui faceva sue le conclusioni del Sismondi e proponeva al
ministro di accogliere favorevolmente la richiesta degli abitanti del Sei^
re per una campana di 15 rubbi.
La questione a questo punto sem
brava essere prossima alla conclusione desiderata. Ma cosi non fu!
Il parure contrario
del lUinistro
La Segreteria del Ministero degli
interni, mossa da uno spirito assai
piu gretto di quello deii xntenaenie
di Pinerolo e sobillata daU’intervento di qualche autorità ecclesiastica,
vide nel suono di una modestissima
campana un pericolo per il « decoro
delia chiesa cattolica ed un accrescimento del culto protestante», e diede impensatamente un parere del tutto Sfavorevole alla richiesta.
Intatti, nel suo esposto al Ministro,
la Segretena di Stato, invocando
l art. 6 della legge 1730, che vietava
qualsiasi innovazione in fatto di chiese e di campane, protestava che la
presenza di un campanile nel tempio
del serre non provava affatto che vi
tosse stata prima una campana, ma
soltanto che gli abitanti avevano « di
mira di averla col tempo », e cne
quindi non si trattava già di restaurazione di cosa preesistente, ma di
una vera innovazione esclusa dagli
tallii. Accusava di leggerezza, per non
dire di parzialità, i'intenaeni,e di r-ineroio, cne, dopo aver dato parere
siavoievoie, si era ricreduto « essendo stato in seguito ai proposito eccilaio » e metteva in duomo anche le
ueuuzioiii nei segretario sismondi. Secondo la Segreteria di Stato, i motivi
addotti dalia supplica e dallTntenuenie per la posa delia campana elaiio motivi meramente speciosi, polene la campana, più che a proieggele gli aoitanti uai pencoli degli incendi, dai ladri e dai disertori, avreb
oe servito a chiamare i tedeii alle lunziom religiose nel tempio dei protestami. Illune, uopo aver detto che a
nulla valeva, a tenore aegii editti, nciiiarnarsi all'esempio di aitre chiese
ueiie vaili tornite di campana, cosi la
xteiazioiie concludeva: « oemura essenziale elle non segua arcuila mnuvaziuiie 111 questo teuipo, non sapendosi ui quai cOiisegU.nisa potesse essere talvolta una campana ai più m
poicie nei protestanti nei limiti, ni
CUI e posta detta vaile, iMun semoia
viuiiiiue cuncessiolie la grazia che si
supplica, ancora meno suli’isiauza
ueiia Ciomunita', che non vi ha propriamente interesse e neve anzi aver-w contrario.... per non lomentare l’iuea ui ogni tempo mostratasi aa piOtestanti ui lendere le loro chiese esiernamente uguaU a quelle dei cattolici, e per impedirti dal tentare ogni
via, come tanno, per declinare aai sistema stabilito ».
Il parere del sovrano
Era grettezza di menti clericali, negative di ogni progresso civile, in aperia antitesi con le linee di libertà,
traternità ed uguaglianza, che la Rivoluzione francese diffondeva anche
di qua dai monti. Ma della stessa grettezza diede prova anche l’animo del
re Carlo Emanuele III, che il 14 febbraio 1792, approvando il Memoriale
della Segreteria di Stato, dava parere sfavorevole alla richiesta della Comunità di Angrogna.
La caduta del regno sardo e l’avvento della dominazione francese fecero porre in oblio queste odiose restrizioni. Tuttavia, a causa dei torbidi avvenimenti di guerra, il tempio
del Serre, solo nel 1811, potè innalza.,
re il campanile attuale e issarvi una
campana di calibro assai superiore a
quello ch’era stato proposto dallTntendente di Pinerolo.
Arturo Pascal
4
Non c'è che una parola suflFìcientemente forte per vincere
la disperazione: la Fede. O disperiamo o crediamo.
E. Brunner.
L'Eco delle Valli Valdesi
Pregare è confessarsi impotenti, pregare è deporre la propria vita : « Prendi tu il timone,
io non posso nulla più ».
E. Brunner.
Notiziario deiie nostre Comunità
AHÌGROIiM (SERRE)
Domenica 18 maggio è stato uno
sciamare, dalla nostra comunità.
Mentre un gruppo di sorelle si imiva
alla carovana che dalla Val Penice
risaliva a Frali per la giornata delle
madri, un altro gruppo di meno giovani, giovani e giovanissimi si concedeva l’attesa e limgamente progettata gita in Riviera. La pomata stupenda contribuiva alla riuscita di entrambe le gite. Le nostre madri sono
anche quest’anno tornate entusiaste
dall’incontro di Agape, e siamo certi
di interpretare il sentimento di tutte
loro ringraziando gli organizzatori
della giornata e la comunità di Agàpe e quella di Frali per l’accoglienza
così bella e fraterna.
L’altra comitiva aveva come mèta
Bordighera - Vallecrosia. Il viaggio è
stato un poco lungo, specie per coloro che soffrivano mal d’auto; ma tutto quel che si è visto e soprattutto la
limpida visione di un mare stupendo
hanno compensato la fatica. Siamo
stati lieti di partecipare al culto della comunità, a Bordighera, pur essendo arrivati lievemente in ritardo; ed
abbiamo molto goduto dell’accoglienza alla Casa Valdese di Vallecrosia
e della visita a questo bell’istituto della Chiesa Valdese in promettente sviluppo: un grazie di cuore al pastore
Santini ed alla Signora. Anche là abbiamo trovato, con gioia, degli angro
gnini... Prima di ripartire si è saccheggiato il mercato dei fiori di Ven
timiglia, e il pullmann, tornando,
sembrava une serra di garofani. E’
stata veramente una bella giornata
goduta insieme, e ne siamo assai grati.
Ai corrispondenti
e ai coilaboratori
D'ora innanzi si pregano i
corrispondenti ed i collaborari d'inviare qualsiasi articolo
per il giornale al seguente indi
rizzo :
Past. GINO CONTE
Angrogna (Torino)
Egli sostituisce l'attuale redattore del giornale, Pastore E. Rostan.
RODORETTO
Grati pure allo studente Zeni, della « Pradeltomo », che ha presieduto
i culti al Serre ed a Pradeltomo, perchè qualcuno era pur rimasto, in Val
d’Angrogna... Ci si avvicina a giugno,
ma il tempo è così infido che non c’è
da pensare, p>er ora, ad iniziare i culti aH’aperto, su agli alpeggi. Speriamo
di iniziarli alla metà del mese.
Giovedì 24 Aprile abbiamo invocato
la benedizione di Dio sul matrimonio
di Clot Rosaldo (Ferrerò) e Bouvier
Marta (Fontane). La grazia del Signore accompagni questi sposi che
si sono stabiliti a Poumeifrè, nella
Chiesa di Ferrerò.
Domenica 11 Maggio è stato amministrato il battesimo alla piccola
Pascal Vanda di Gabriele e di Ribet
Alma (Fontane). Il Buon Pastore
della greggia benedica questa bambina e coloro che l’hanno presentata
a) S. Battesimo.
L’il Maggio si è tenuta l’Assemblea
di Chiesa che ha udito ed approvato
la relazione morale e finanziaria del
Concistoro. Al termine di essa è stato rieletto il Concistoro che aveva
terminato il suo mandato quinquennale; a nome della Comunità ringraziamo i nostri Anziani e Diaconi per
il loro vivo interessamento a tutti gli
aspetti della vita della comunità e
continuiamo sempre a confidare, anche in avvenire, sulla loro preziosa
collaborazione.
UN MESE DI VITA
nella Chiesa di Villasecca
Numerosi atti liturgici hanno caratterizzato questo periodo. Il Battesimo
è stato amministrato a Peyronel di
Camillo e Peyronel Elena (Trussa),
a Franco Poet di Oreste e Peyronel
Elsa (Chiotti), a Sergio Tron di Umberto e Genre Giovanna Lucia (Bastia), a Elvio Peyronel di Cesare Enrico e Ferrerò- Anita (Chiotti). Il Signore benedica questi bambini ed assista i genitori nel delicato compito
della loro educazione cristiana.
Si sono uniti in matrimonio Attilio
Bounous e Elena Giacomino (Albarea) e Marcello Bleynat (Pramollo)
con Elda Peyronel (Burgio). A queste due coppie di sposi che si sono
stabiliti, i primi a Pomaretto e i secondi a Pramollo, gixmga l’augurio affettuoso della Chiesa di Villasecca.
Purtroppo anche il lutto non ha
risparmiato le nostre famiglie in questo ultimo periodo: alla Rivoira è,
infatti, deceduta la nostra sorella Caterina Giacomino in Clot morta improvvisamente a 71 anni, l’8 Maggio,
dopo im periodo di malattia durato
alcuni mesi, ma che non faceva ancora prevedere una fine così rapida.
Le nostre sentite condoglianze al
marito ed ai figli.
I bambini della Scuola Domenicale
hanno celebrato la Domenica dei bambini di tutto il mondo entrando in relazione con la Scuola Domenicale di
Pachino e con i bambini del lebbrosario di Ebeigne nel Gabon (Africa
Equatoriale Francese).
Sempre la Scuola Domenicale ha
partecipato alla festa di Canto dei
bambini a Maniglia dove nel canto
e nei giochi hanno difeso i colori di
Villasecca, e durante il culto deU’ll
Maggio (Domenica della famiglia Cristiana) un gruppo di ragazzi ha cantato in Chiesa un fimo delle Scuole
. Domenicali, nel testo francese.
II pomeriggio di questa stessa domenica l’Unione delle Madri ha avu
to la sua seduta di chiusura durante
la quale i bambini hanno recitato e
cantato con bel garbo e sentimento
facendosi apprezzare ed app.audlre.
La meditazione è stata tenuta dal Pastore su Efesini 6: 1-4. Dopo la tradì
zionale tazza di thè, la proiezione di
un cortometraggio comico ha chiuso
gioiosamente U pomeriggio.
Al Trussan l’Unione delle Madri era
stata chiusa la domenica precedente
con una bella seduta presieduta dalla
Sigirora del Pastore. Non è mancata
la tradizionale tazza di thè che ha
caratterizzato l’atmosfera fraterna d'
tutti gli incontri con le sorelle di R
claretto
Nel Concistoro ci sono stati alcuni
spostamenti: l’Anziano dei Chiotti
Sig. Stefano Griglio ha datO' le sue
dimissioni per ragioni di salute. Egli
era il decano del nostro Concistor
con 45 anni di fedele servizio. Il C,n
cistoro accettandoi le dimissioni ha
tuttavia deciso di considerare il Sig
Griglio come Anziano onorario a vita
come testimonianza di riconoscenzi
per il suo lungo servizio. A sostituirlcè stato eletto il Diacono dei Chiotti
Sig. Ettore Massel il cui posto è stato
occupato dal Sig. Cesare Peyrone
pure dei Chiotti. A Villasecca è stato
eletto Diacono il Sig. Armando V:
glieimo di Villasecca Inferiore.
Ai fratelli nei quali la Comunità ha
riposto la sua fiducia per il servizio
del Signore nella Chiesa, giungano
il nostro sincero augurio e le nostre
congratuletzioni ; ed a « Barbo Téve »
che lascia il lavoro pervenga il ringraziamento sentito della Chiesa che
ha così fedelmente servito.
L’Anziano Evangelista Sig. Carlo
Davite sta per lasciarci dopo quasi un
anno di permanenza e di lavoro fra
di noi. Egli ha sostituito il Pastore
durante i suoi soggiorni all’Estero,
ha curato l’istruzione catechetica, il
corso di religione e le riunioni a Pian
Faetto; inoltre molte famiglie conservano il grato ricordo delle visite fatte con la sua gentile Signora.
Mentre gli esprimiamo il rincrescimento per questa partenza e gli au
guriamo 'un buon soggiorno ed un lavoro benedetto nel luogo della sua
nuova residenza desideriamo esprimere a lui ed alla Signora il nostro sen.
tito ringraziamento per quanto hanno fatto in mezzo a noi.
L’Assemblea di Chiesa del 25 Maggio ha eletto come suoi rappresentanti alla Conferenza Distrettuale i sigg.
Levy Massel e Liliana Viglielmo, ed
al Sinodo il sig. Carlo Alberto Viglielmo.
Il bazar annuo aprirà i suoi batten.
ti domenica 1 Giugno ai Chiotti. Lo
raccomandiamo a tutti, in modo par.
ticolare quest’anno in cui gli incassi
saranno devoluti per le riparazioni del
Presbiterio dei Chiotti.
Sono stati nominati quali delegati
della nostra cornimità: per la Conferenza Distrettuale l’Anziano delle
Fontane Sig. Luigi Breuza, supplen
te il Sig. Attilio Tron (Serrevecchio);
per il Sinodo l’Insegnante di Rodoretto Sig. Enzo Tron, supplente i
Sig. Augusto Tron (Campo Clot).
Nel corso della nostra Assemblea di
Chiesa sono pure state prese in esame alcune urgenti riparazioni ai nostri stabilì, soffermandoci in modo,
particolare sulla necessità del restauro della scalinata di accesso al tem
pio e della sua ripulitura interna ed
esterna Per questi lavori che graveranno in modo sensibile sul nostro bilancio confidiamo nella collaborazione di tutti i nostri memb
di Chiesa.
Domenica 18 Maggio un bel grap
po di mamme ha partecipato al Ccn
vegno organizzato ad Agape e riservato quest’anno alle madri delle Parrocchie di montagna. La simpatica
giornata trascorsa nella comunione
fraterna ha lasciato un ottimo ricordo in tutte le partecipanti, che desiderano ringraziare ancora la comunità di Agape per la sua cordiale accoglienza.
MASSEL
Nos enfants ont participé à la fête
de chant qui a eu lieu cette année à
Maneille avec l’enthousiame habituel
malgré la chaleur vraiment excessive
pour début de mai, et les résultats
ont été assez encourageants. Nous
e.spérons de nous retrouver l’année
prochaine à Praly- pour une nouvelle
rencontre tout auæi bien réussie. Un
merci tout particulier l’union des mères de Maneille qui a organisé la réception de nos enfants d’une façon
si accueillante.
Le bazar de l’Ascension a eu comme toujours ses vicissitudes, surtout
à cause des conditions atmosphériques
défavorables, ou que du moins l’on
craignait telles ; mais tout s’e-st déroulé
dans la meilleure atmosphère. Le
nombre des visiteurs de notre vente
venant parfois d’assez loin augemente sans cesse; il-est vrai que toute
la vallée prend ce jour là un air de
kermesse assez poussé, mais puisque
les ventes ont été instituées autant
vaut en profiter. Nous remercions
tous les amis de près et de loin ori
ginaires ou non de Massel qui nous
ont témoigné leur sympathie avec
des dons et une précieuse collaboration. Un merci tout particulier naturellement doit s’adresser aux membres de l’union ’ féminine et aux
jeunes qui ont organisé et préparé
cette belle journée. La soirée habituellement consacrée à une pièce de
théâtre, a été fort bien remplie par
la projection de quelques films. C’est
à mrs A. Garrone et A. Ribet que
nous devons cette belle soirée et nous
les en remercionfe sincèrement.
L’union féminine a participé à la
recontre des mères à Agape dimanche 18 et garde le meilleur souvenir
de cette lumineuse journée.
Campo Sociale
dei giovani
organizzato dal Gristianisme Social
all’Università Unionista di JOUBERT,
al CHAMBON SUR LIGNON (Haute
Loire) dal 27 luglio al 3 agosto pone
quest’anno allo studio:
I giovani cristiani
nella crisi delle istituzioni
I". I cristiani ed il governo dello Stato. 11«. Come agire attraverso le istituzioni. HI». I cristiani devono assu
mere la responsabilità delle istituzioni neces.sarie.
Il Campo sarà diretto da M. VOGE
e R. BEAURIN, con la collaborazione
di questi relatori: M. ROCARD, dell’Ispettorato delle Finanze; S. R.
SCHRAM, del Centro di ricerche della Fondazione delle Scienze Politiche ;
H. HATZFELD, pastore, segretario
dell’Istituto del Lavoro di Strasburgo; i professori O. BURGELIN e J.
c,ZARlMECKi; de BIEVILLE, ed altri.
Il Campo è aperto ai giovani da 18
a 30 anni; la quota giornaliera è di
'iOO fr. fr. Iscriversi versando la tassa
d’iscrizione (700 fr.) al CHRISTIANISME SOCIAL, 52 Rue de Londres,
Paris. CCP 6337-54 Paris.
Uniamo a questo invito il nostro
caldo incoraggiamento a tutti i giovani che potranno esser liberi in quel
periodo, a voler partecipare a questo
Campo in cui si ricercherà una visione cristiana concreta della responsabilità civica politica e sociale.
A nome di tutti i lettori dell’« Eco »
inviamo al Redattore Pastore Erman
no Rostan, che ha dovuto farsi rico
verare in ospedale per subire un intervento chirurgico, i nostri auguri
fraterni di un felice esito dell’opera
zione e, poi, di un pronto ristabilì
mento.
Doni ricevuti
Ringraziamo vivamente quanti hanno fatto un dono per il giornale:
Achille Pavone lOO; Long Emilio
100; Rostan Enrico 100; Pons Attilio
800; Vingiano Eva 200; Fratelli Paschetto 200; Cattaneo Felice 200.
Ultimi arrivi alla Claudiana
WILHELM VISCHER
Job - Esther - L’Ecclesiaste - Eseje II
L. 1.400
PIERRE PETIT
Lourdes — Les Protestants,
la tradition chrétienne
L. 800
Ordinazioni alla Libreria Claudiana
Torre Pellice ( Torino)
AVVISO
Nell’Aula Magna, gentilmente concessa, la signora Gauntlett, persona
di non comune esperienza nella Vi
gna del Signore, in visita alle Va’li,
terrà, il 5 giugno p. v. alle ore 21, una
interessante riunione con proiezioni
luminose, sull’« Opera salutista intor
no al mondo».
L’ingresso è libero e chiunque è
benvenuto.
Capitano Leone Calzi
Serenamente il giorno 25 maggio è
entrato nel riposo del Signore
Enrico Corsani
di anni 101
Anziano Evangelista Emerito
I figli con le rispettive famiglie, i
parenti tutti ne danno il doloroso annunzio, fidando nelle promesse dell’Eterno.
« Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbata la fede »
II Timoteo 4: 7
« Verso Lui che m’ama in
Cielo, oh, lasciate ch’io men
voli... ».
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz, autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
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Redattore : Ermanno Rostan
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Tel. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Prof. Dr. A. Boniscontro
Libero docente
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