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ANNO LXXVI
Torre PelUCj^ ^- iA
1940>XVm
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Spetl. Biblioteca V»Ideae
" V TORRE PELLIi
N. 18
Riguardate alia roccia onde foste tagliatil
(Isaia LI, 1)
SaBÜ;im4panal« «l®liaífc-*«■
- ÌS1?
ABBONAMENTI
Italia e Impero . . . . Anno L. 15 Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 — » *7
Estero , . . . . » » 25 — » .' » 15
,i-,i ■•••«.'-i ' , . - ,
''k- Nuila* sla ipiù forte dèlia vostra fede!
(Gianavello)
PlreMora : Prof. OlliO' COST AMI
AMMINISTRAZIONE:'Via Carlo Alberto, 1 bis - Tobre Pkllice
R E D A ZIO N E Via Arnaud, 27 - Torre Peli.ice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Centi,i 30 la copia '
La goafigione del figlinolo deirnfficial fealo
s Sulla ripida strada montana avanza
I un viandante solitario. ,Yien da Gapernaum, sulle rive del lago, a 40 km. di
|: distanza, e sale verso Gana, appollaiata
lassù, sulla cresta della montagna. E’
I stanco, ma non rallenta il passo; lo
spingi una bisogna urgente. Suo figlio,
; laggiù, si sta morendo, i medici non
son riusciti a ottenere il benché minimo
g miglioramento ed egli, viste vane tutte
® le risorse umane, se n’è venuto quassù
in cerca di Gesù, il profeta taumaturgo
di cui parla tutto il paese. Ha guarito
I tanti altri, perchè non guarirebbe suo
ii figlio? Gerchera’ con ogni mezzo di ottenere il suo intervento; è l’ultima risorsa, l’estrema speranza che gli rimane.
Nacque cosi, la fede deirufìicial
reale di Gapernaum, per un semplice
« sentito dire », che l’ora della prova
venne a render fecondo. Senza la ina' lattia del figlio, non sarebbe forse mai
venuto ,a Gesù, pur sapendo di lui
quanto molti altri convertiti. La Provvidenza,, .divina che volpya. goa^ùraìd
quell’anima alla salvezza, fu come costretta a ricorrere alla dispensazione
della prova. Per altri credenti di cui
parlano le prime pagine di questo
. stesso Evangelo, la prova non fu necessaria: Andrea, per esempio, non appena seppe che Gesù stava passando, si
levò e lo segui’... E questo spettacolo
mentre ci spinge ad ammirare l’immensità’ della Grazia divina, che cerca
s ogni mezzo per condurre a salvezza le
anime, ci fa comprendere anche l’infinita pazzia di chi osa restiare inerte e
I indifferente dinanzi all’annunzio della
¿^ salvezza. Non è forse la nostra stessa
^ apatia che costringe la mano di Dio a
’■"’dispensarci la maggior parte delle
prove che ci colpiscono?
Poco tempo è passato ed eccolo di ritorno. Non si è concesso un momento
d’indugio nè di riposo, quasi quasi ci
si domanda come abbia avuto il tempo
materiale per un colloquio con Gesù...
Eppure esso ha avuto luogo e son state
dette cose della più grande importanza.
— Vieni giù a Gapernaum, domanda
l'ufficiale che già’ immagina Gesù al
capezzale del malato, intento a somministrare farmachi portentosi, a dare
ordini od a fare gesti magici e strani...
— Se non vedete segni e miracoli
voi non crederete, risponde Gesù che
h£i fatto in Galilea tante altre consimili
esperienze. Eppoi, siccome l’altro continua ad insistere disperatamente sotto
bl’incubo di una visione lontana, Gesù
Ir lo congeda, con tono perentorio, con
un’ultima, laconica affermazione:
— Va’, tuo figlio vive.
Ed il misero padre se n’è tornato
via cosi’. Non porta nelle sue tasche,
gelosamente custodita, la medicina che
guarirà’ suo figlio; non ripete nella sua
mente il nome di un’erba per decotti e
pozioni; neppure un consiglio come
quello che aveva ricevuto un cieco,
d’andarsi a lavare nella vasca di Siloe:
...Nulla, fuorché una parola: «Tuo fi';^lio vive».
I
Giov. 4: 46-53.
E’ poca cosa « una parola » per il povero viandante che aveva, sperato , di
non tornar solo al letto del figlio morente... ma « quell’uomo credette alla
parola che Gesù gli aveva detta... ».
E qui, sulla via solitaria, risplende
sfolgorante la bellezza e la potenza
della « fede » cristiana, alla quale una
sóla parola è sufficiente per ottenere le
cose più inaccessibili alla mente ed alle
forze umane. Pochi passi aricora. e
s’odon delle voci, sono i servi che arrivano di gran carriera da Capernaum
per portare la notizia straordinaria: All’ora settima - cioè alle una del pomeriggio stesso - la febbre lo ha lasciato.
L’ora del colloquio con Gesù!
Esperienze come questa, potremmo
farle tutti quanti, perchè non richiedono da parte nostra proprio nulla di
speciale, neppure una fede disinvolta e
pronta come quella di Andrea; basta
una povera fede, nata dal sentito dire
è faticosamente ridestata dai colpi
della prova... Oh se ì credenti d’oggi,
invece di preoccuparsi tanto delle cose
del mondo o della sua sapienza, si curassero maggiormente d’avere fede
nelle parole di Gesù Gristo, di quanti
miracoli e di quali meravigliose liberazioni non vedrebbero èssi arricchirsi
la loro vita!
La fine dèi racconto racchiude ancora, per noi, un motivo di confusione:
«^QueU’uomo credette, lui con tutta la
stia casa ». Quell’uomo, riconoscente
j|)er l’esaudimento ottenuto, si trasformò senz’altro in un evangelizzatore per
la propria famiglia. ...Ma noi, invece,,
se abbiamo ottenuto un esaudimento,
fácilmente lo dimentichiamo oppure lo
attribuiamo alla virtù nostra o a quella
del mondo. In verità’ la nostra fede ha
¿molto da imparare da quella dell’umile
ufficiai reale di Gapernaum.
ENRIGO GEYMET.
Opere woitrc
Dopo dicioiio mesi di vita, l’Orfanotrofio maschile di Pomaretto presenta la
sua prima relazione. Senza retorica e
senza infingimenti essa ci pone davanti
agli occhi un quadrò, con la preghiera
di meditarlo.
Sono dunque 15 ragazzi, da 8 a 12
anni, che hanno preso possesso del « Convitto . ; ed hanno fatto bene ! Coi loro
canti e con le loro grida hanno ridato
un’anima a questo venerabile monumento.
Quindici ragazzi delle Valli che hanno
trovato così una dimora ospitale, le cure
affettuose di una madre, ed un desco
familiare. Già, perchè bisogna pur dirle,
certe cose, quando si tratta di ragazzi di
dodici anni ! Chè l’affetto e l’acqua fresca, come dice il proverbio, sono forse
sufficienti per gli adulti, ma per i ragazzi ci vuole anche il pane, e delle patate, e delle lenticchie, e del riso, e dei
fagioli, e delia carne... E’ incredibile la
quantità di «cose» di cui abbisognano
dei ragazzi dodicenni !...
... dei ragazzi che godono di una buona
salute, che devono andare a scuola vestiti decorosamente,
... dei ragazzi che devono accumulare
delle energie per la vita di domani, che
li chiamerà al lavoro, magari ad un lavoro duro, per cui bisogna avere un
corpo solido, dei muscoli ben temprati...
Ed è incredibile la quantità di «cose»
che possono essere utilizzate dall’Orfanotrofio Maschile di Pomaretto.
Deve esistere un’arte speciale, che non
s’apprende sui banchi della scuola, ma
profondamente attuale in tutti i nostri
istituti di Beneficenza : l’arte di saper
trasformare le « cose » in indumenti, in
oggetti utili e pratici : e ce ne vogliono'
dei vestiti e delle scarpe e delle calze
per dei ragazzi che saltano e corrono.
★ ★
Secondo i piani saviamente stabiliti
erano 12 gli orfanelli che il Convitto di
Pomaretto doveva accogliere ; 12 e non
.Í
più di dodici !
Veramente del posto ce n’era, nel Conr'
vitto, per più di dodici ; e dei ragazzi
bisognosi di aiuto, dei casi pietosi ed
urgenti, ce n’era più di dodici ! Ma solo
per dodici orfanelli una amministrazione
savia e prudente si sentiva di poter assicurare, ed ancora solo per fede, un focolare sicuro. E in diciotto mesi la prudenza deH’amministrazione dell’asilo ha
sentito due cose: dà un lato, un sentimento di umana soddisfazione, dall’altro,
un evidente dolore:
1® I piani ragionati erano giusti ; si
era deciso per dodici, e si è visto che
effettivamente più di dodici non si possono accogliere, perchè il bilancio non
lo permette. Si è cioè compiuto un atto
di fede • contando sul favore divino »,
e questa fede ha avuto la sua vittoria :
si è potuto camminare, il pane quotidiano
non è mancato.
2® Purtroppo i piani erano giusti: si
contava su dodici, e si è dovuto salire
a 15 perchè non era possibile fare altrimenti ; perchè i bisogni erano reali. Perciò si contava « sulla generosità degli
uomini »; ma questa, che è certo stata
grande, ha torse dimenticato che non
basta fondare un Orfanotrofio, ma che
bisogna assicurargli una continuità di
mezzi che ñon ne vincoli la vita, per
non parlare di sviluppo.
4<
* *
Come abbiamo detto, questi ragazzetti
si preparano alla vita pratica di domani ; perciò essi vanno a scuola ed imparano il significato delle parole : della parola solidarietà, per esempio ; della parola Val Penice e Val Germanasca, sempre
per esempio.
Vorremmo sapere se tutti gli adulti si
rendono conto dello stesso significato ! 1
Infatti supponiamo che un ragazzetto del
Val Pellice si trovi al Convitto di Pomaretto e che egli sfogli, così per caso,
questa relazione. Il suo primo desiderio
sarà di trovare che i suoi convalligiani
sono presenti, materialmente con le loro
contribuzioni ! Desideri di fanciullo che
non conosce la vita !! P.erchè perfino le
parrocchie che tanto (e giustamente) si
interessano per far ricoverare i poveri
bimbi,... dimenticano troppo regolarmente
di interessarsi praffco/nentc alla vita dell’Istituto. Í
I Comuni devono, in determinati casi,
sovvenire alle spese di spedalità dei
loro cittadini bisognosi: è la solidarietà
umana, primordiale direi quasi, in atto
nella società laica.
Nella Chiesa, dove tanto si parla di
carità, e dove si insegna a non confondere la carità profana e volgare con l’amore intimo e profondo ; nella Chiesa, o
meglio nelle parrocchie, questo bisogno
non è ancora sentito praticamente. Si
crede di aver tatto molto quando si è
tatto ricoverare un ragazzo, putacaso alrOrfanotrofio di Pomaretto ; e si dimentica che lì c’è un’amministrazione che
non dispone di capitali, che non ha fondi da accantonare, nè riserve da consumare ; una amministrazìorie che vorrebbe
sentire un pò di s^tìàrietà. Perchè le
varie parrocchie, nel lìmite delle loro
possibiUtài, ttpn mettono nel loro bilan^
ciò il manteiiimenfo del loro orfano, o
dei loro orfani, nei nostri vari istituti?
Abbiatìiiò l’impressione che se tra ì vàri
capìtoli figurasse, per ogni concistoro,
la voce : Solidarietà cristiana : Mantenimento di X., a, diciamo Pomaretto, ò
Vallecrosia, o Torre Pellice, l’interesse
dei membri di Chiesa sarebbe ravvivato
peiphè si tratterebbe lì di un caso pratico, attuabile e controllabile. Praticamente lo sforzo finanziario non dovrebbe essere enorme, tanto più che le parrocchie
più ricche potrebbero e saprebbero coprile i più deboli, mentre d’altra parte,
si darebbe ai nostri Orfanotrofi una certa
garanzia di stabilità...
Ma questo è torse un discorso già
troppo lungo e fuor di luogo ; ci scusa,
amico lettore, e ricordati che parlavamo
dell’Orfanotrofio di Pomaretto.
a.
Festa di Canto
Ricordiamo che la festa di canto per
le Corali del Val Pellice avrò’ luogo,
D. V., Domenica prossima 5 Maggio, nel
Tempio di Torre Pellice, alle ore 15. Il
pubblico vi è cordialmente invitato. I
membri delle Corali sono convocati per
le ore 14.15 nell’aula sinodale della
Casa Valdese.
Biogiafla del D'Prof. Paolo Geponat
E’ messo in vendita (L: 1,50) dalla
Libreria Claudiana una biografia del Dr.
Prof. Paolo Geymonat scritta dal pastore
Arturo Muston e pubblicata già nelTultimo numero del Bollettino della Società
di Studi Valdesi. La nobile figura di
Paolo Geymonat « un pioniere dell’Evangelismo nella risorgente Italia » vi è ricordata dall'A. con amore e venerazione
di discepolo e conoscenza esatta della
storia dell’Evangelismo del periodo (18271907) in cui si svolse l’attività benefica
e benedetta di quell’uomo modesto e grande che fu Paolo Geymonat.
2
V ECO OELLE VALLI VALDESI
Vifa animai«
I giovani agricoltori i quali sono a
contatto diretto con la natura, hanno
campo, più dei cittadini, di osservare
la vita d^li animali domestici ^e selvatici, in tutte le sue manifestazioni. Ma
non sempre essi capiscono tutte le lezioni - utili anche ner la vita morale e
spirituale - che un uomo avveduto può
ricavare da quella contemplazione. Eppure non mancano gl’insegnamenti per
chi li sa vedere.
Ecco, per esempio, la vita collettiva
d' certi piccoli anlmaii considerati giustamente fra i più evoluti: ecco una
tribù di formiche: ecco un alveare di
api: ecco uno stormo di uccelli.
Quanta sapienza, quanto ordine e
quanta orgainizzazione nella loro vita
sociale. Ogni membro della tribù ha il
suo compito, la sua funzione; e tutte le
attività’ si completano a vicenda. Uno
è operaio, l’altro è soldato: uno è addetto alle larve, l’altro alla costruzione
della dimora, l’altro alla pulizia: gli uni
comandano, e gli altri ubbidiscono.
Ogni aspetto della vita sociale è organizzato con abilita’ ed eseguito con
cura.
Però, per quanto uno esamini le
molteplici manifestazioni della vita individuale e collettiva di quegli evoluti
animaletti, non riesce mai a scorgere
un benché minimo segno di vita religiosa, nè collettiva nè individuale.
Mentre invece non esiste gruppo di uomini, anche fra i più bassi come certe
tribù di pigmei dell’Africa centrale
ancora semi abbrutiti, che non abbia
una qualche forma di religione e di
culto: sia piure rudimentale e feticista.
Che cosa ci dice questo? Ci dice ciò
che la Genesi (2, 7) fin dall’antichità’
affermava: che cioè Dio, dopo aver
creato l’uomo animale, lo ha reso diverso da ogni altra creatura alitandogli
nelle narici un soffio vitale: mettendo
cioè in lui lo spirito, la scintilla divina.
E’ perchè l’uomo possiede lo spirito
che egli ha in sè l’istinto religioso che
lo porta a cercare Dio e ad adorarlo. Gli animali invece hanno bensi’
istinti materiali maravigliosi e più sviluppati che l’uomo, ma non hanno alcun istinto spirituale.
Quando conducete, giovani agricoltori, alla pastura, sui monti o nei prati,
le mucche, le pecore e le capre, consideratele con attenzione, eppoi ditevi:
Molte diecine di secoli fa c’erano su
questi monti degli uomini . vestiti di
pelli, i quali conducevano al pascolo
delle mucche e delle pecore e delle capre. Però, mentre le bestie non hanno
cambiato e sono sempre identiche (tutt’al più sono un po’ meno grosse) e
oggi come allora, come sempre, mangiano l’erba e bevono e dormono e figliano e danno latte e seguono gli stessi
istinti della loro natura fisica senza
aver fatto alcun progresso nè alcun
cambiamento, guardate l’uomo quanto
è progredito! Ogni secolo lo vede diverso; sempre più lontano e dissimile
dalle bestie.
Ci sono nell’uomo delle forze che lo
sospingono ad evolversi a progredire,
a mutare la sua vita. Pensate a ciò che
era un abitatore delle caverne della
preistoria ed a ciò che è l’uomo moderno che percorre il mondo nelle sue
macchine, che scrive, e stampi telegrafa; che vola ed esplora le profondità’ dell’oceano; che trasforma ogni
giorno la sua vita progredendo nella
conoscenza e nel possesso delle leggi
deU’universo.
C’è, in lui, una legge che appartiene
allo spirito: la legge del progresso:
legge che non esiste negli animali.
La scimmia, nei primordi della vita
terrestre, si arrampicava sugli alberi,
nuda e svergognata come oggi e mangiava le banane e si spulciava, identica
in tutto alla scimmia del secolo XX.
Mentre che l’uomo è progredito incessantemente in ogni campo, tanto nelle
manifestazioni di vita moralmente
opposta alle leggi di Dio: e pur essendo
fisicamente identico all’uomo primitivo,
non vive più una vita rudimentale ma
è progredito senza sosta. Perchè ha in
sè lo spirito la cui legge è il progresso,
il superamento continuo delle mète
raggiunte in ogni campo.
Considerate ancora gli animali nella
loro vita sessuale. I giovani agricoltori
fin da bambini vedono la vita naturale
in tutte le sue manifestazioni: vedono
l’animale seguire i suoi istinti in ogni
campo e non se ne stupiscono e non
considerano certo l’animale come colpevole.
Perchè dunque se la creatura umana
agisse nello stesso modo e seguisse i
suoi istinti fisici senza controllarli e regolarli, essi insorgerebbero e parlerebbero di violazione del bene e del lecito?
Perchè l’animale non ha spirito e
quindi non ha neppure una legge morale ed una coscienza nè una responsabilità’ morale. Mentre l’uomo, essere
spirituale, ha una legge morale stabilita dal suo creatore e comunicatagli
per mezzo della coscienza e della Rivelazione. Perciò l’uomo sa che ci sono
cose che egli deve fare e ci sono cose
che egli non deve fare. Se egli fosse
solo un animale, la sua legge sarebbe
l’istinto fisico; ma egli è un figlio di
Dio che vive in un corpo animale; per- '
ciò egli deve far dominare in sè la
legge di Dio e, ubbidendole, controllare
e sottomettere gl’istinti animali come è
prescritto da quella legge. (
Questi e tanti altri ammaestramenti
uno può ricevere contemplando la vita
degli animali con mente desta. Potrebbe essere assai utile proporre, ai
giovani Unionisti agricoltori di aggiungere a questi pochi dati il frutto delle
osservazioni istruttive per la vita morale e spirituale, che essi possono fare
osservando la vita degli animali, con la
mente di figlioli di Dio.
Quando uno ha capito le differenze
fondamentali che passano fra gli animali ed i figlioli di Dio, allora è più
facile vegliare attentamente a non abbassare sè stesso al livello degli animali. Perchè se è vero che noi abbiamo lo spirito che ci permette di vivere
la vita superiore di figlioli di Dio, non
è meno vero che c’è in noi anche la
parte animale e che ci sono uomini i
quali rinnegando il proprio spirito, si
abbassano a vivere come animali senza
altra legge che quella degli istinti animali; uomini « il cui dio è il ventre...
che hanno l’animo alle cose della
terra... » (Filippesi 3, 19).
Figli di Dio o animali? — Ecco la
scelta che ogni creatura umana deve
fare fin dalla sua giovinezza. Ascoltare
la voce di Dio, ubbidire alle sue leggi,
tendere all’alto: ovvero far tacere la
coscienza, scartare la Rivelazione di
Dio, rinnegare la natura superiore e
dare il dominio alla « bestiolina » che si
trova potenzialmente in ogni creatura
terrena e che cerca di prendere la direzione della vita.
Ognuno deve fare la sua scelta, e
ciò fin dalla prima giovinezza. A chi
sceglie di essere figliolo di Dio e di vivere come tale, è offerto, dallo Spirito
di Dio, ogni aiuto per realizzare la
sua scelta. Per grazia del Signore colui
che sceglie di essere figliolo di Dio,
sperimenta la «vita nuova »'che viene
da Cristo il quale opera in lui con potenza e lo aiuta a sottomettere e dominare l’uomo vecchio che tende verso
il basso, verso l’animalita’.
P. BOSIG.
‘-ÍAL
JJÌ Concorso su ì'Opuscqlo
« Jl Culto pubblico »
In Febbraio abbiamo bandito un
concorso su l’opuscolo «Il Culto Pubblico » in questi termini: 1) Le Unioni
Giovanili mandino al Segretario Generale una relazione su gli studi tenuti
sull’opuscolo, esprimendo le proprie
impressioni, i consensi o i dissensi;
2) una Commissione appositamente nominata esaminera’ le relazioni ed assegnerà’, per premio, un bel libro alle
due Unioni che avranno mandato le
migliori; 3) il termine di presentazione'
delle relazioni è fissato per il 30 Aprile.
Ora, mentre sollecitiamo tutte le
Unioni a partecipare a questo concorso
avvertiamo di aver protratto il termine
di 'Presentazione al 15 Maggio. Annunziamo, inoltre, che la Commissione incaricata di esaminare le relazioni è
composta dalle persone seguenti; Pastore Emilio Corsani, nresidente; prof.
Silvio Pons e dott. Daniele Rochat.
11 premio sara’ assegnato entro Maggio.
p»vo€:e»ssione d«l diavolo
In un manoscritto valdese del secolo
Xyi, gelosamente custodito nella Biblioteca dell’Università’ di Cambridge,
è detto, in una sezione intitolata: « Il
trattato dei peccati », che « la danza è
la processione del diavolo ».
Si può avere sul ballo l’idea che si
vuole, considerarlo con larghezza di
vedute, o con vedute più rigide, il fatto
è che gli antichi Valdesi lo consideravano come un’arma potente nelle mani
di Satana. Veder della gente ballare,
faceva loro l’effetto di vedere degli
adoratori di Satana celebranti una funzione al loro dio.
Posizione eccessiva? Atteggiamento
ultra rigido? I]orse cosi’ potra’ sembrare a taluno; comunque è certo che
nelle nostre parrocchie delle Valli Vaidesi questa posizione e questo atteggiamento sono stati largamente riveduti. Oggi non c’è luogo delle Valli,
dove, lo Domenica pomeriggio, non risuoni la musichetta che attrae ed avvince fino a notte inoltrata i nostri
giovani, le giovanotte, perfino i catecumeni.
I pastori deplorano, additano la
piaga, ammoniscono; invano!
II ballo è passione ormai radicata
nell’animo della quasi totalità’ dei nostri giovani; si direbbe che l’hanno nel
sangue.
Stando cosi’ le cose, non ci illudiamo
sulla utilità’ di fare ancora una volta
una disquisizione sul ballo. Tutto
quello che c’era da dire sull’argomento,
già’ più d’una volta è stato detto, con
scarsissimo risultato. Siamo del resto
convinti che quel che importa sopratutto non è tanto di dire ai giovani
quello che essi debbono fare, o quello
da cui essi debbano astenersi, quanto
piuttosto di condurli a Cristo.
Ma è appunto per questo, perchè
vorremmo vedere una gioventù consacrata al Signore, che eleviamo ancora
una volta la voce per rilevare la falsa
posizione in cui si trovano quei giovani
che vogliono tenere il piede in due
staffe e dividere la loro vita in due
parti.
Quando si esorta un giovane a non
frequentare il ballo, lo si ode generalmente esclamare: « ma... non faccio
nulla di male! »
E’ forse necessario rilevare che, nella
maggior parte dei casi, chi dice cosi’
ha tacitato in qualche modo la sua coscienza, per non sentirsi ripreso in
quello che fa? Certo, se questa protesta
corrispondesse realmente ad un sentimento intimo della coscienza e del
cuore, non ci sarebbe nulla da dire.
Cioè, ci sarebbe semplicemente da dire
che si tratta di un giovane inconvertito,
il quale non ha ancora aperto gli occhi
sulla realta’ del suo stato di peccato. Il
giorno in cui quel giovane desse il suo
cuore a Cristo, comprenderebbe il male
e l’insidia satanica che è nel ballo, e
se ne terrebbe lontano.
Si cita a difesa la parola di S. Paolo
ai Romani 14, 14: « Nessuna cosa è impura per sè stessa », e se ne deduce
che neppure il ballo, dunque, per sè
stesso è impuro. Ma, se vogliamo stare
aderenti alla realta’, chi, frequentando
il ballo, può dire di fare astrazione dei
suoi sentimenti e degli impulsi della
sua natura peccaminosa e carnale? Che
cosa è che lo spinge al ballo?
Non ci si venga a dire che bi.sogna
considerare quest’ultimo come un semplice passatempo, come uno svago innocente, come un divertimento pari a
tanti altri, poiché qui sono in giuoco
elementi che non entrano in funzione in
altri svaghi. Basti nominare l’eccitamento dei sensi, favorito dal contatto
dei corpi, dall’atmosfera dell’ambiente,
dai fumi dell’alcool, e dal significato
stesso, recondito, del ballo. Questo eccitamento dei sensi porta, molto spe.sso,
nei più deboli, come conseguenza, la
perdita del controllo e del dominio su
di sè, con i risultati che tutti possono
constatare per mezzo di dati facilmente
controllabili.
A parte le considerazioni che si potrebbero fare a questo proposito, che
cosa ne è della esortazione del Signore: « I vostri fianchi siano cinti e le
vostre lampade accese »? ...« Vegliate e
pregate, affinchè non cadiate in tentazione »? Ecco un divertimento che impedisce, annulla, o per lo meno rende
molto, difficile quella vigilanza continua e costante sopra i nostri impulsi e
i nostri sentimenti, che è necessaria ed
indispensabile a chi voglia essere servo
di Cristo e non di Satana.
Poiché la questione più seria e più’
grave, in fondo, è questa: che un gio- '
vane che frequenti il ballo dimostra di
essere animato dallo spirito di questo
mondo, il quale è sempre in contrapposizione allo Spirito di Cristo. 11 ballo
è l’espressione della frivolita’, della
leggerezza, della superficialità’ arida e
colpevole con la quale il mondo considera la vita. Al ballo si va per divertirsi, per stordirsi, per uscire dalla
realta’ della vita quotidiana e dimenticare sè stessi e il proprio travaglio,'
tuffandosi in una atmosfera artificiosa,
che lascia il cuore vuoto é insoddisfatto. Per questo, nei più, esso diventa
passione che domina e di cui noni si
può fare a meno, appunto perchè lascia
il cuore vuoto e insoddisfatto, come è
prerogativa di tutte le passioni umane.
Tipico il caso di quel giovane che un i
giorno mi disse testualmente: « ...se
dovessi rinunciare al ballo, mi sembrerebbe di morire!,». Come doveva essere tragicamente vuoto il suo cuore,
se tutto l’interesse ed il valore della
vita si' riduceva a quel passatempo cosi’
detto « innocuo », ma tanto poco innocuo in realta’ che riesce a far di giovani sani e forti, degli schiavi deboli e
spregevoli, come nel caso in parola!
Un giovane che sia realmente con-'
vertito, che abbia compreso cioè il
senso e la serietà’ della vita, vede le
3
L;ECOOEUE^<H|iytBESI
cose altrimenti. Si divertirà’, stara’ allegro, sapra’ aprire il cuore » alla
Dia sana e forte, ma 'sempre consapevole però del profondo contenuto
della realta’ quotidiana della sua vita,
dalla quale non cercherà’ mai di evadere artificiosamente. Il giovane credente si rivela tale anche nel modo in
cui sa divertirsi; anche nei suoi sva'(■ ghi, cioè, egli dimostra di essere una
creatura riscattata dal vano modo di
vivere del mondo, mediante il prezioso
sangue di Cristo. E’ impossibile che
^cgli si diverta allo stesso modo e nello
stesso ambiente in cui si diverte il
mondo degli inconvertiti, i quali non
hanno la sua fede, e per conseguenza il
.suo medesimo concetto della vita.
Del resto, per questa questione del
ballo, come oer tante altre questioni,
c’è un criterio che, se applicato, ci
preserverebbe da tante cadute e da
tanti passi falsi, e da tante posizioni
equivoche; si tratta cioè di domandarci
sempre se non ci troviamo in un ambiente o in una situazione di cui non
arrossiremmo se fossimo alla presenza
di Gesù. Possono i nostri giovani che
frequentano i balli affermare che non
arrossirebbero se Gesù comparisse dinnanzi a loro?
O ancora: possono essi affermare di
sentirsi in comunione spirituale con
Lui, negli ambienti che frequentano e
nell’esaltazione in cui si tuffano? E allora, se è vero che la comunione del
credente con Cristo Vivente è interrotta ed impedita soltanto dal peccato,
in questo caso, il ballo diventa occasion di peccato, in quanto interrompe
ed impedisce la comunione di un’anima
col suo Signore.
In fondo, la questione essenziale è
sempre questa: di sapere se abbiamo
dato il nostro cuore al Signore, oppure
no; se siamo convertiti e ci lasciamo
condurre dallo Spirito del Signore; oppure se ancora siamo trascinati e travolti dallo spirito di questo mondo.
'Pel*' ^estó, le apparenze e le manifestazioni esteriori di pietà’ non ci
trarranno in inganno. A volte vediamo
un nucleo imponente di gioventù raccgliersi in un Tempio, come è avvenuto
recentemente a Pradeltorno, per udire
messaggi e appelli da parte del Signore,
€ il nostro cuore si riempie di gioia.
Pensiamo che sia veramente meravi- glioso, che in tempi come questi, tanta
gioventù accorra all’invito di mettersi
davanti alla Parola di Dio. Ma quale
delusione, quando, appena fuori del
Tempio, appena cessato l’eco dell’ultimo messaggio, dell’ultimo canto, vediamo una gran parte di quella stessa
gioventù accorrere al richiamo della
solita musichetta!
A Pradeltorno! baluardo di quei Vaidesi ì quali non amavano le situazioni
" di compromesso, e non erano abituati
’ a scendere a patti con la loro coscienza,
ed appunto perchè avevano dato il loro
cuore al Signore, cioè, erano realmente
convertiti, chiamavano le cose col loro
nome e si tenevano lontani da quelle
in cui si celava l’insidia del tentatore.
Ma non erano forse un tantino esagerati quei nostri bravi antenati
quando dicevano che « la danza è la
processione del diavolo »?
Cosi’ si dice o si pensa; ma è anche
un fatto che tra la loro fedeltà’ al Signore e la nostra ce ne corre.
A. DEODATO.
w
^RON/IC/l V/ILDE5E
ANOROONA (Serre). Domenica 21
Aprile il culto a Pradeltorno e al Serre
è stato presieduto dallo studente Cipriano Tourn, che ha recato un buon
diessaggio. Lo ringraziamo di cuore.
— La nostra sorella Bertalot Luisa
ved. Rivoire, abitante al Fé, è stata richiamata dal Signore improvvisamente.
Assalita dal male mentre era intenta
all’opra consueta e trasportata all’ospe<ìale, fu sottoposta ad immediato inter
vento chirurgico. Ma il Signore aveva
disposto altrimenti per lei, e Domenica
28 Aprile uh largo stuolo di fratelli e
di sorelle ha circondato con una commovente dimostrazione di simpatìa gli
orfani che ella ha lasciato.
Li raccomandiamo al Signore mise
ricordioso e Padre nostro celeste, nella
certezza che essi saranno oggetto particolare delle Sue cure.
BOBBIO PELLI CE. Il culto di Domenica prossima sara’ presieduto dal
pastore Davide Revel.
Il culto der àl Aprile è stato presie-*
duto dal pastore Eugenio Revel.
Ad ambedue i nostri vivissimi ringraziamenti.
— Il 27 Aprile abbiamo celebrato il
matrimonio di Timoteo Garnier, presidente deirUnione Giovanile dei Campi
e direttore della Scuola domenicale di
quel villaggio, con la gentile signorina
Susq,nna Rostagnol. Auguri fraterni.
— Le nostre condoglianze alle famiglie di Susanna Negrin, deceduta ih 25
Aprile, e di Vittorina Gamba, deceduta
il 27 Aprile.
— Le nostre tre Unioni Giovanili
hanno concluso la loro attività’ invernale con tre riuscitissime gite. R.
POMARETTO. Giovedi’ 18 Aprile,
nel nostro tempio, è stato celebrato il
matrimonio di Rostan Aldo di Edmondo (Rivoira di Rinasca), con Barai
Evelina, della Faiola dell’Inverso Rinasca, membro attivo della nostra Unione
Giovanile dell’Inverso. Poiché essa faceva parte anche, da alcuni anni, della
nostra Corale, i membri di questa Società’ hanno preso viva parte alla gioia
degli sposi ed hanno partecipato alla
cerimonia nuziale con l’esecuzione di
un cantico di circostanza.
Sabato 27 Aprile il nostro tempio era
nuovamente infiorato in occasione del
matrimonio di Paschetto Valdo di Federico (San Secondo di Pinerolo), con
Ribet Ida Margherita di Tommaso Alberto (Masselli di Pomaretto). Un numeroso stuolo di parenti e di amici circondavano gli sposi in quella lieta occasione.
Formuliamo i più sinceri e vivi auguri per questi due nuovi focolari vaidesi che si sono fondati e domandiamo
a Dio di fare scendere su di loro le sue
divine benedizioni.
— Ringraziamo sentitamente il signor Armand-Ugon, presidente della
Società’ Missionaria Pra del Torno, che
la Domenica 7 Aorile ha presieduto il
culto, in sostituzione del Pastore, assente.
— Domenica, 28 Aprile, hanno avuto
luogo le esequie della nostra sorella
Vola Alina nata Pons, decedutà dopo
breve malattia, alle Cassette di Inverso
Rinasca, all’età’ di 66 anni.
Al marito, alla figlia, al fratello,
come a tutti i parenti, rinnoviamo
l’espressione della nostra simpatia.
« Fiori » in memoria di Ribet-Dick
Maddalena - Pomaretto.
Orfanotrofio di Pomaretto:
Margherita e Carlo GrillDick
Speranza e Itala Grill
Lina e Enzo Purpura
Famiglia Luigi Dick (Trieste)
L. 100,—
» 200,—
» 50,—
» 100,—
Orfanotròfio di Torre Pellice:
Margherita e Carlo GrillDick L. 100,
SAN GERMANO CHISONE. Lutti.
Il 21 Aprile si è addormentato nel Signore Bleynat Teofilo, dei Gondini, in
età’ di anni 83.
Il 23 dello stesso mese molti parenti
ed amici sono saliti alle Chenevières
* alte per il funerale di Beux Emanuele,
di anni 41.
Giovedì’ scorso, il piccolo Maurin Roberto di Carlo e di Costabel Silvia veniva richiamato al Cielo, prima ancora
che avesse aperto gli occhi alla luce.
Alle famiglie colpite da si’ gravi
prove giunga la nostra simpatia cri
iPer il culto
(Meditazioni preparate sui testi del CalendarioT Biblico della Brüdergemeinde)
Lunedi
Lettura ; Salmo 81« Perchè tu hai serbata la pa-.
rota della mia costanza, ancff to
ti guarderò dall'ora del cimedto
che ha da verfire su tutto il mondo, per mettere
alla prava quelli che abitano sulla terra ».
Apoc. 3, 10.
Non è per ricevere che dobbiamo offrire, ma offrendo, va da sè, molto
spesso riceviamo; cosi’ nelle nostre relazioni con gli uomini, e cosi’ sopra«
tutto nelle nostre relazioni con Dio!
Il testo annunzia un cimento che ha
da venire su tutto il mondo per mettere alla prova quelli che abitano sulla
terra; l’allusione è imprecisa, ma si applica a tutti i tempi. Apri gli occhi e
guardati attorno: ovunque le fiamme
divampano, ovunque ordigni micidiali
seminano la morte, ovunque s’ode il
lamentoso grido deU’umanita’ in travaglio; è l’ora del cimento che mette alla
prova gli abitanti della terra.
Beati noi se in un’ora come questa
sapremo serbare la parola della costanza di Dio senza cedere, senza vacillare, senza venir meno, perchè sulla
base della nostra costanza Egli agira’
potentemente e ci guarderà’.
Martedì
Lettura: Apocalisse 22, 13'21.
7y j « Riteniam fermamente la con
IRlIDDID fessione della nostra speranza,
senza vacillare; perchè fedele è
Colui che ha fatto le promesse ».
Ebrei 10, 23.
Se v’è un elemento capace di ravvivare la nostra speranza esso consiste
principalmente nella fiducia che possiamo riporre in chi ci ha fatto le promesse. Quanto più una simile fiducia
sara’ ferma, tanto più ferma sara’ la
professione della nostra speranza!
Ora Colui che ha fatte le promesse
è Dio; Dio, cioè l’Essere onnipotente, il
Padre delle misericordie, l’Amore che
si da’ per il bene delle sue creature.
Colui che l’autore dell’Apocalisse, con
upa espressione che in sè tutte le altre comprende, ha definito: il Fedele e
il Verace. „ , „
Se è in Lui che abbiamo riposta la
nostra fiducia riteniamo pure con fermezza la confessione della nostra speranza perchè la sua fedeltà’ è tale che
le promesse fatteci si realizzeranno
tutte un giorno; e che, se anche gli saremo infedeli, Egli rimarra’ fedele nerchè non può rinnegare se stesso.
Mercoledì
Lettura: Filemone 1-7.
811 ■ « Il sangue di Cristo che me
mflDylD diante lo Spirito eterno ha offer
to se stesso puro d’ogni colpa
a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere
morte per servire all’Iddio vivente •.
Ebrei 9, 14.
Non è possibie servire all’Iddio vivente con una coscienza ottenebrata
dal peccato: questo gli uomini hanno
sentito profondamente nella loro dolorosa esperienza mortale, e questo
Gesù ha ribadito con la sua rivelazione. Senonchè, Colui che non è venuto per condannare, ma per salvare,
possedeva in Sè tutti gli elementi necessari e sufficienti per purificare le
coscienze e per questo fine, mediante
lo Spirito eterno Egli puro d’ogni
colpa ha offerto il suo sangue a Dio.
Se dunque l’offerta di quel sangue
è stata efficace anche per te, in altri
termini, se la sua coscienza da quel)
sangue offerto a Dio è stata purificata
dalle opere morte, tu sai quale compito ora ti compete: il servizio dell’Iddio vivente. Servizio fatto tutto di riconoscenza, di fedeltà’ e di amore.
Giovedì
Lettura : Filemone 8-16.
• Io vi dico la verità, egli vi
I è utile ch'io ma ne vaéi: perchè
se non me ne và, non verrà a
voi il Consolatore ; ma se me ne vo, io ve lo
manderò ». (Bovanni 16. 1.
Avviane talvolta che Dio ci toglie'
un bene per offrircene un altro di uh
ordine e di unk natura superiore. E’
questa una felice esperienza che ci invita a valutare secondo il loro fine ed
il loro risultato le perdite che facciamo
quaggiù, le quali in realta’ altro non
.sono che dei preziosi guadagni.
Il vantaggo che i discepoli ricevettero dalla perdita, agli occhi della
loro carne, di Gesù non fu forse di natura tale da giustificare appieno la parola di Gesù stesso; Egli vi è utile che
io me ne vada? Il Cristo storico aveva
ormai compiuta la sua missione presso
di loro e doveva lasciare il posto alla
azione efficace dello Spìrito Ch’Egli
stesso avrebbe mandato dal cielo.
Considera dunque, e dirami: i beni
terreni da te perduti, gli affetti della
famiglia spezzati dalla morte, le gioie
dell mondo venute meno, npn Costituiscono pur sempre per te un guadagnò, se, al lóro posto, Dio ti concede le
grazie del suo Spirito?
Venerdì
Lettura: Filippesi 17-25.
« Non bisognava egli che il
Cristo soffrisse queste cose ed
entrasse nella sua gloria ? »
Luca 24, 26.
La necessita’ delle sofferenze non è
universamente ammessa perchè molti;
le considerano più come un effetto che
come una causa, donde la domanda
sempre ansiosa: perchè la sofferenza?
Nel testo però si tratta delle sofferenze di Cristo, cioè della sua passione
e della sua morte le quali, non essendo
un effetto (se non della malvagità’ degli uomini) ma bensi’ una causa di
espiazione e di redenzione possibile, furono necessarie.
Queste sofferenze però non dovevano essere permanenti perchè la vita
non poteva essere assorbita dalla
morte, nè ciò che è immortale da ciò
che é immortale; e perciò Dio Lo ha
sovranamente innalzato e Tha fatto entrare nella sua gloria.
Al sentimento di adorazione ner il
Cristo sofferente a motivo della nostra
redenzione, aggiungiamo il sentimento
della lode per il Cristo glorificato la cui
gloria è arra della nostra, futura ed
eterna.
Sabato
Lettura: Atti 1, 15-26.
« Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai
vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro
che glielo domandano! * U, 1?,
11
« Chiedete e vi sara’ dato! » Questo
principio posto da Gesù trova la sua
conferma in questo testo a proposito
del dono più prezioso di Dio ai suoi figliuoli: lo Spirito Santo. E per convincere la nostra ostinata incredulità’
Gesù pone in parallelo sebbene con le
dovute distanze, la condotta di Dio nel
dono prezioso del suo Spirito agli uomini, e la condotta di questi, che pur
son malvagi, nel dar buone cose ai loro
figliuoli. Ogni dono è subordinato alla
richiesta!
Fratello e sorella, domani è la festa
dello Spirito, di quello Spirito di cui
la promessa è fatta per te, e per i
tuoi figliuoli e per tutti quelli che
sono lontani per quanti il Signore Iddio
nostro ne chiamerà’. Possa quello Spirito scendere sopra di te, sulla tua famiglia, sulla tua Chiesa, sulla tua Patria, sul mondo intero, in risposta alle
tue ardenti rchieste!
G. MATHIEU.
Domenica 12 Maggio
Leggere la meditazione in prima pagina
stiana e siano di conforto le parole del
Signor Gesù: « Il vostro cuore non sia
turbato... nella casa del Padre mio ci
sono molte dimore».
— Ascensione. Il culto del tempio
avra’ luogo alle ore JO.
Nel pomeriggio, alle ore 15, tempo
permettendo, si terra’ una riunione all’aperto, a fVa Pounsoun.
— L’Esame dei Catecumeni di terzo
anno è fissato per Domenica 5 Maggio,
alle ore 17.
— Festa di Canto. Con grande gioia
abbiamo accolto le Corali convenute a
San Germano Domenica scorsa. Siamo
loro grati per il gaudio spirtuale che
la loro visita e il loro canto ci hanno
arrecato.
TORRE PELLICE. Domenica mattina è stato celebrato nel nostro tempio, il matrimonio del giovane Davit
Remo di Ferdinando (Via 20 Settembre) e della signorina Mura Maddalena
5»’.,
4
L’ ECO OELLÌ ifALLI VALOESÌ
i,
di Salvatore* proveniente da La Maddalena (Sardegna). Imploriamo ancóra
sm cari sposi le benedizioni divine.
— Il culto nel tempio dei Coppieri
avra’ luogo d’ora innanzi alle ore 9.
Domenica . prossima, 5 Maggio, la
Santa Cena Sara’ celebrata durante il .
culto delle ore‘9 ai Coppieri. . ,
»
-T- Il culto delle 10.30 di Domenica
prossima 5 Maggio, nel tempio di Villa
Sara’ presieduto dal Signor Gustavo
Bertin, pastore di San Germano Chisone. ^ .
llii[iiii[i!ei!ll0pvil!si
Angrogna ~ Pastore: Roberto Nisbet.
Ahgrogna (Serre) — Pastore : A. Deodato.
Bobbio Penice — Pastore : Alberto Ricca.
Luserna S. Giov. — Pastore : Lor. Rivoira.
Massello — Pastore: Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste Peyronel.
Pineroto — Pastore: Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : G. Mathieu.
Frali — Pastore : Lamy CoTsson.
PramoUo — Pastore Erro. Rostan.
Prarostino — Pastore Umberto Bert.
Riclaretto — Pastore A. Janavel.
Rodoretto — Cand. Theol. A. Genre.
Rorà — Pastore E. Geymet.
5. Germano Chisone — Pastore G. Bertin.
Torre Penice — Pastore Giulio Tron.
Villar Penice — Pastore Roberto Jahier'
Abbazia — «Chiesa di Cristo». Culto
alle ore 16. Pastore Valdo Vinay, da
Fiume.
Aosta — Chiesa: 11, Via Croix de Ville
- Past. em. Aug. Jahier (da Torino).
Barga (da Pisa).
Bari —Chiesa Valdese : Pastore A. Miscia - Via Tanzi, 33.
Bergamo — Chiesa: Viale Vitt. Em., 4
- Pastore Arn. Comba, Viale Vitt. Em. 59.
Biella — Chiesa: Piazza Funicolare
Culto la 1“, 3» e 5* Domenica del mese
(da Ivrea).
Bordighera — Chiesa ai Piani di Vallecrosia - Pastore Davide Pons - Istituto Valdese - Piani di Vallecrosia.
Borrello (da Carunchio).
Brescia — Chiesa : Via dei Mille 4 - Pastore Rob. Comba, ivi.
Brindisi —Chiesa : Via Congregazione
(da Taranto).
Caltanissetta — Chiesa : Via Maida, 19.
Campobasso (da S. Giacomo).
Carema — Scuola Valdese.
Carunchio — Chiesa - Pastore L. Naso.
Castelvenere — (da Napoli).
Catania — Chiesa : Via Naumachia, 20
- Pastore T. Balma, ivi.
Cerignola — Chiesa - Via Regina Margherita, 17 - Pastore E. Pascal.
Como — Chiesa : Via Rusconi, 9 - Pastore Carlo Lupo, Via T. Grossi, 17.
Coazze — Chiesa - C. Th. Lo Bue.
Corato — Chiesa : Corso Mazzini, 27 da (Bari).
Courmayeur — Chiesa (da Aosta).
Felonica Po — Cand. Theol. E. Corsani.
Firenze — Chiese: Via Serragli, 51 - Pastore Emilio Corsani — Via Manzoni, 21
- Pastore Tullio Vinay.
Fiume — Chiesa : 6 e 8 Via Pascoli ;
(Culto ore 10) - Pastore Valdo Vinay
presso Sig. Wiltsch, Via Baccich, 5.
Forano — Pastore A. Alessio.
Genova — Via Assarotti - Pastore F.
Peyronel, Via Curtatone, 2.
Grottaglie (da Taranto).
Grotte (Agrigento) (da Palermo).
Ivrea — Chiesa : Corso Botta, 5 - Pastore
Arturo Vinay, Casa Pavera, Piazza
d’Armi.
La Maddalena (da Roma).
Lattano (da Taranto).
Livorno — Chiesa: Via G. Verdi, 3 Pastore: A. Ribet, ivi.
Lucca - Via G. Tassi, 18 (da Pisa).
Mantova — Via Bacchio, 5.
Messina — Via Laudamo, 16 - Pastore
Seiffredo Colucci, ivi.
Milano — Piazza Missori, 3 - Pastore E.
Tron, jun. - Via Euripide, 9.
Napoli — Via Duomo, 275 - Pastore M.
Moreschini, Via Gimbri, 8.
New-York — Prima Chiesa Valdese 40, West 41 st St Culto principale
3.30 pom. - Pastore Pietro Griglio > 30 wèst, 94th Street.
Orsara di Puglia (da. Cerignola).
Pachino.
Palermo_— Via Spezio, 43 — Pastorè’j
V. Subilia, ivi.
Pescolanciano (da Carunchio), ,
Piani di Vallecrosia — Pastore : Davide
PonS, IstitùtO Femminile Valdese. ''
Piazza Armerina (da Catania), .....
Piedicavgllo — Chiesa : Via Carlo Alberto
— 2* Domenica del mese (da Ivrea).
Piombino (da Livorno)..
Pisa — Chiesa : Via. Derna, 15 — Pastore : Attilio Arias, Viale Giovanni
Pisano, 33.
Pont Canàvese (àu lirrea).
Reggio Calabria — Chiesa Rione S.
Marco : Via Possidonia, 4 (da Messina).
Riesi — Pastore Cario Gay.
Rio Marina (da Livorno).
Rocchenere (da Messina).
Roma — Chiesa di Via IV Novembre Pastore : V. Sommani, ivi — Chiesa
di Piazza Cavour - Pastore : Paolo
Bosio, Via Marianna Dionigi, 57.
Salle (da Carunchio).
Sampierdarena — Chiesa: Via A. Cantore, 16 — Pastore V. Panasela, Via
S. Bartolomeo, del Fossato, 14/4.
San Giacomo degli Schiavoni — Evangelista G. ScarincL
Sanremo — Chiesa : Via Roma — Pastore : G. Bonnet, ivi.
S. Lucia di Quistello (da Felonica).
S. Maria di Licodia (da Catania).
Schiavi (da Pescolanciano).
Siena — Chiesa : Via S. Dom., 5 - Past.
em. E. Meynier (da Firenze).
Susa — Chiesa : Via Umberto, 14 (da
Torre Pellice).
Taranto — Chiesa: Via Pupino, 16-20
(angolo Via F. Di Palma)— Pastore :
G. Castiglione, Via Crispi, 28.
Torino — Chiese : Corso Vittorio Emanuele, 23 e Corso Principe Oddone, 73
— Pastore : Elio Eynard, Via Pio V, 15.
Tramonti di Sopra (da Venezia).
Trieste — Chiesa : Via S. M. Maggiore
— Pastore : G. Del Pesco, P. della
Libertà, 5.
Venezia — Chiesa : Palazzo Cavagnis
(S. M. Formosa) — Pastore : Ernesto
Ayassot, ivi.
Verona — Chiesa : Via Duomo (angolo
Via Pigna) da Brescia.
Viering (da Aosta).
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