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LA MONA NOVELLA
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceulesimi ÌO. — l'er caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
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Le A.s!(ociuzioni ni ricevono : in Touino aU l'iIlxlo del (.;>lornai«', viale-del HC) nuni.Si*
— ^ iiciK'^a, alla 4’«pprll« V«ldr«r, muta di S. Chiara.
?lélle pMivii.i ie, presso lutti gli Uffirii postnli pt-r mezzodi dio dovranno eworc inviati
fr(mco ai Direllore della Bros* Novella e non allrimenli.
All esiero, ai »egnenli Indirizzi: ì.o>ìi»k4, dai «Ikk. Niasbeu e C. librai, ai Hrriicrft-«tre?it;
pAéir.i, dttllalil>re»m<'.. Mcynu»», rue Truiu hvl, 'i; dui l^ yrol-ïincl libraio; !.»Koe;
dai aigg. Di-nis et Pelli Piern- iiliiai, rue Neuve, 18; (ii>L\HA,dal sig. K. Heroud libraio
L<ma^na^ dal sig. Delafoniuine lilnaio.
l§oiuiiinrio.
Appendice: Cfiini storici sulla Rirornia lleligiosa in
lUlia nel serolo XVl. — SuUa libertà d’insegnamento. — 11 vescovo Marilley. — Frammenti
dell’Enciclica annuale del vescovo di Gerusalemme. — Notizie: Nizza di mare. — Sema. —
Ofeano.
SULLA LIBKIITÀ D’I.XSEtNAMEMO
l fogli clericali difenilono la liberlà d'insegnamento con q\icl calore medesimo col quale
combattono tutte le altro libertà; ma, come
dicevamo altra volta, la libertà è una sola, o
quella chc si riferisce airinsegnamento non ii
che un aspetto di lei; in conseguenza per esser
logici i delti giornali o dovrebbero propugnare
il sistema dell’assolutismo anche in fatto di
scuòle, bpptire diventare i sostenitori di ogni
altra liberlà civile e politica, seguendo la teorica
<>he— chi vuole governar troppo, governa male.
Ma i clericali vorrebbero che l'insegnamento
non fosse governato uè troppo nè poco, per
governarlo essi moltissimo ed abusare cosi di
un ramo di quella libertà, che nel suo insieme
viene da loro con ogni arma osteggiata, im}ierciocchè quel beno che, in mezzo a molti
inconvenienti, pur trovasi nel sislema dolla di
APPENDXCE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XIX.
Lil misura delle iniquilà clericali era già
«olina, e potevasi agevolmente prevedere che un
di 0 l’altro, alla prima occasione, avrebbe irabocrato; né l’occasione si fece attendere lungamente, e fu la celebre questione delle indulgenze,
di cui gli agenti jiapali facevan turpe mercato,
sciupando, per eccesso d’infamia, nelle taverne
Oli altrove, in giuochi ed altre cose più da tacere,
quel dennroche la povera gente risparmiava dal
suo vivere necessario per acquistarle, tn uomo
oscuro si uia d’alta mente e gran cuore, Martino
Luiero,lofcoda pietà perquel misero e ingannato
popolo, nè potendo frenare la sua indegnazione
alla vista del profano mercimonio che la romana
Curia faceva delle cose sacre, scrisse cd inveì
pendenza governativa o diciamo nel sistema
universitario, qualo fu da Napoleone I veduto,
mirante a creare una forza ed unità nazionale;
è tal cosa che ai clericali cruccia l’animo.
Noi non intendiamo entrare nell’esame dei
due principii — sistema universitario o libertà
d'in.segnamento, —soltanto indicheremo alcune
ideo generali in proposito checi sembrano giuste.
Notiamo in prima chc il nostro divino Maestro
dicendo agli Apostoli andutr e. imennate a tutte
le genti, poneva in qualche maniera lo basi
delle scuole, delle cattedre, dei l’arlamenti, ecc.,
e siccome qucH’ordine fu generale, riguardante
tutti i germi di cultura nascosti nei principii
evangelici, cosi pure non venne limitato ai
discepoli di Lui, ma esteso all’universalità degli
uomini.
Considerato sotto quésto grandioso aspetto,
l’insegnamento diventa (o nessuno può negarlo)
l’obbligo il pili serio ezian<”o per le nazioni o
pei governi, poiché mira niente meno che a
generare una seconda volta l’uomo, vale a dire
a generarlo spiritualmente.
Certo che i padri di famiglia sono i naturali
educatori de’ figli; però non sempre eglino soli
bastano a compiere l’alto ufficio, per molte
ragioni che non è ora da ricercare; e le famiglie,
come i comuni, le provincie, ecc., son tanti
aggregati minori compouenti la nazione, laonde
in ogni caso la paterna potestà non può esser
acerhunientu contro silTutla pratica della Curia
romana. Alcuni teologi gli rescrissero coulro;
ma non avendo le indulgenze veruna forza nelle
decisioni de’ primi tempi della Chiesa o nella
Bibbia, cosi restava impossibile convincere Lutero con argomenti speciali cavali dalle Scritlure
sacre o dalle costituzioni conciliari ; per cui non
rimanea loro che ammetterne per fondamento
l'autorità pontificia.
Ciò diede occasione a Luiero di passare dalle
indulgenze all’iiutorilà del pontefice, la quale,
predicata da molti quale suprema nella Chiesa,
era dal riformatore alemanno sottoposta al concilio generale legittimamente celebrato. E siccome papa Leone per una solenne bolla dichiarava la validità delle indulgenze, affermando
ch’egli, come successore di S. Pietro e Vicario
di Cristo, aveva potestà di concederle, cosi Lutero ne fece appello ad un concilio; e ciò gli
valse la taccia d’eretico, di cui per allro non
prese sgomento; e procedendo oltre nella via in
cui s’era messo, portò nuovi attacchi sopra altri
punti religiosi attinenti più strettamente al
domma e creduti sin allora inconcussi, come
libera, nel senso assoluto; fa d'uopo ch’ella Sj
ponga in armonia cogli ordini nu/.iunali c le
condizioni delle odierne società incivilite.
Ora, la controversia non può nascere,secondo
noi, che sulla niauieia di conciliare le libertà
particolari dello famigliti (como auchu dol comune, della città, dol singolo Slato, collo leggi
nazionali 6 coU’órdinc pubblico, nuciio a proposito deirinsegnamenlo ; o crediamo che sia
errore tanto il sostenere I assoluta libertà delle
famiglie di regolare l’istruziono doi figli, quanto
di volerla accordare tutta ai cupi delle nazioni.
Se i genitori sono padri naturali, i govornanti sono padri civili ; a questi è duuque dovuto l'indirizzo di ogni cosa s|iuttante al benessere universale ; devono perciò anche darò gli
opportuni soccorsi per lo scuole, averne l'ispezione generale, provvedere alla massima dillusione deirinsegnamenlo il piii breve e ii più
utile; praticar la giuntizia col riconoscere lo
capacitò in qualunque luogo e con qualunque
niotodo sinnsi formale, col ri;/ure nella scelta
degli istruttori, e colla sapienta nella scolla
delle materie e del metodo, adlnchè i giovanetti
prendano gusto allo studio, e le menti loro non
si inaridiscano con applicazioni inutili o premalure.
Finalmente, sia riguardo aH’insegnamenlo,
sia riguardo ad ogni allro ordine sociale, noi
concorriamo nella massima di Homaguosi, che
« la sola funzione giusta della logge sta nello
la confessione, l'eucaristia, ie buone opere, ii
libero arbitrio, il purgatorio, la grazia, il culto
delle immagini, ecc., coiranimo d'abbiittere sin
dalle fondainunta tutto quuiito il vizioso edilizio
della chiesa romana.
Le cose andavano del tutto favorevoli al grande
riformatore, tanto più die non piccola parte
della Svizzera, eccitata dalle dotlriiiu di Zuinglio,
conformi, se non in materia sacramentaria, a
quelle di Martino, si era separata dalla Chiesa
papale, accostandosi a ijuella riforma dalla quale
era per nascere per la curia di Uoma la più
grande diminuzione d’autorità che mai si fosse
veduta. Fu allora fulminata una bolla di condannazione contro le dollrine e la persona di
Luiero; fu proibito a chiunque di raccetlarlo u
di leggere i suoi libri, ed ordinulo di bruciare questi ovunque si tiovassero; la qual cosa
fu eseguita pubblicamente da alcune università,
e segnatamente da quelle di Colonia e di Lovanio.
Luiero, udita la dannazione, ne appellò al
Concilio, ed in presenza di tutta la scuola congregala a Yillemberga, bruciò, non solamente
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« imporre que’ vincoli cho sono puramente ne« cessarli alla equità , sicurezza e prosperità
« comune »; dal che deduciamo che, stante le
condizioni attuali del Piemonte, la sicurezza e
prosperità comune esigono al presente cho i
nemici degli ordini liberi trovino nelle leggi
nazionali un freno alle malvagie lor mire.
IL VESCOVO MARILLEY
Il d\ 25 gennaio VArmonin dava la notizia
che il turbolento vescovo Marilley rientrava
nella sua diocesi il giorno della festa della
Cattedra di S. Pietro, e celebrava in Ginevra
la messa nella chiesa di S. Germano.
Poi aggiungeva; « La cattolica Elvezia ci diò
« una lezione che noi dobbiamo imparare. I
« Cattolici di colà parlarono, scrissero, fecero
« por riavere il proprio pastore. Tocca a noi
« imitarli, e far risuonare agli orecchi de’ libe« rali che essi ci tolsero il nostro arcivescovo,
« cho essi temono monsignor Fransoni.....
« Cattolici del Piemonte, manifestiamo all’Eu« ropa i nostri bisogni, i nostri diritti; chiediamo
« giustizia e libertà vera e sincera, ecc., ecc. ».
Il di i8 gennaio il medesimo giornale recava
la seconda notizia che il vescovo Marilley « non
« potò fermarsi piìi di tro giorni in Ginevra,
« cacciatone con nuova ingiustizia e con nuovo
< decreto.....Un decreto del Consiglio di Stato
« (ministero) proscriveva di nuovo monsignor
« Marilley, rivocando il decreto del 17, con
« cui avevagli permesso di ritornare in diocesi ».
Or bene, Wirmonia fi consorti dovrebbero
imparare da questo fatto a che conduco il non
volere far calcolo dei tempi in cui viviamo, e
voler disprezzare la pubblica opinione dei liberi
paesi. I raggiri di un tenebroso partito, i politici errori del signor Fazy « che perorò (dice
« Y Armonia) la causa di monsignor Marilley
« davanti ii Consiglio di Stato », e l’inconsideratezza dello stesso Consiglio, misero la città in
agitazione, esposero il vescovo ad una amara
la bolla del papa, ma eziandio le decretali ponlificie.La Curia romana domandò l’appoggio dell’imperalore coniro Luiero e suoi fiintori,e l’appjggio della dieta di Norimberga onde persei;uitare col braccio secolare i propagatori, funtori
e sostenitori delle nuove dottrine. È celebre la
risposla ch(ì la Dieta fece, in forma di recesso,
alla Curia romana; in essa riducevn a cento capi
i gravami, protestando di non volere nè potere
più oltre tollerargli, e di essere dalla iniquità
loro costretti a liberarsene con ogni sforzo e per
le più comode vie che potesse. La Dieta si querelava del pagamento per le dispense ed assoluzioni, de’denari che si cavavano per le indulgenze,
(Ielle liti che si tiravano a Roma, delie riservazioni de’ benefizi cd altri abusi di commenda ed
annate, dolla esenzione degli ecclesiastici nei
delitti, delle scomuniche e interdetti ingiusti,
(Ielle cause laiche con diversi pretesti lirati al
fòro ecclesiastico, delle grandi spese nelle consecrazioni delle chiese e cimiteri, delle penitenze
pecuniarie, delle spese per avere i sacramenti e
la sepoltura; i quali gravamenti riducevano a tre
capi principali: a mellere in servitù i popoli, a
necessità, trassero il governo a distruggere un
decreto di due giorni prima, e i clcricali andarono incontro volontariamento ad una solenne
sconfitta.
Ora YArmonia non vorrebbe certo ripetere
al Piemonto le parole del 25 gennaio: « La
« cattolica (libera) Elvezia ci diò una lezione
« che noi dobbiamo imparare t -.
Davvero che VArmonia, se mostra dell’audacia, in genere, mostra assai poca prudenza,
e spesse volte si procura dispiaceri che sarebbe
al caso di evitare, col non essere troppo corrivo
a cantar inni di vittoria.
Un altro esempio chc ha dell’analogia con
quanto diciamo, e in ordine al Concordato
austro-papale, ce l’offre una corrispondenza da
Pavia del giornale il Pontida, in cui leggesi :
Paria, 25 gennaio.
(Í Differisco uscire a passeggio, e vi scrivo
duo linee per raccontarvene una curiosa, una
delle solite in Lombardia. Il nostro vescovo,
monsignor Ramazzotti , imbaldanzito dal
nuovo Concordato, e credendo tornato il secolo d’oro, mandò sono alcuni giorni al suo
tipografo Fusi, una Circolare al clero della
Diocesi, da stamparsi immediatamente. Il
tipografo, stordito dalla sollecitudine con cui
il vescovo instava, e in parte convinto cho i
tempi fossero mutali, non badò più in là al
visto dolla Polizia, e stampò. Ma messa fuori
la prima copia della circolare, un bell’agente
croato della Polizia si recò alla tipografia,
imponendo al povero Fusi di recarsi sull’atto
aH’uflìzio del Consigliero di Polizia, il signor
Uossi. Andò egli e trovò il consigliero Rossi,
ritto in piedi, sulla porta a riceverlo, il quale
gli dimandò l’originale della circolare. Avendolo seco il tipografo, glielo mostrò; e il
consigliere allora : E dov'è il visto governativo? — E il tipografo : Ma il vescovo me la
diede cosi.... e mi disse la stampassi subito.
— E il consigliere: E io vi dico che non
stamperete piìi, nè subito, nè poi; avete capito? Chi comanda è il governo, non il vescovo; — e giù una tirata alla giuseppina
« Il vescovo s'intromise l’indomani, ma nulla
ottenne. Parti per Milano, ma anche là dicono
che nulla ottenne. Il fatto è che la circolare
spogliarli de’ denari, e ad appropriarsi la giurisdizione del magistrato secolare.
Dopo questo proposizioni, le quali furono
sparse con grande lar;;hezz:i per le stamp(; in
Germania ed in altri luoghi della cristianità,
la Curia romana vide tutto il pericolo che la minacciava, e misurò la porlata della Riforma, la
quale non era solamente religiosa, ma in pari
tempo sociale; dappoiché nell’atto stesso che Lutero mirava ad abbattere gli abusi spirituali introdotti da’ papi nel cristianesimo, la Dieta tendeva a rivendicare quella parte di potestà civile
che i papi avevano usurpata col pretesto di giovare alla religione: da una parte Luiero colle
Sacre Scritlure in mano, dall’allra i principi
alemanni con in mano il dirilto pubblico, combattevano con tale potenza di armi, cui la Curia
romana non poleva opporre che debole resistenza, e tosto 0 tardi doveva finire per soccombere. Ad accrescere i travagli di Roma sopraggiungevano le nuove complicazioni d’Inghilterra,
che si staccò dalla Chiesa pontificia, e le complicazioni di Francia, il cui re, per tribulare Carlo V,
diede opera a secondare i moti di Germania.
« non si è più stampata; ed è grazia somma
» cho non sia stata chiusa la tipografia Fusi.—
« A voi i commenti di tutto ciò ».
Finalmente per aggiunta, che ha un valore
di materia principale, riferiamo quest'ultima
notizia.
In un articolo che parlava dei conflitti io
causa del Concordato, la Gazzetta ufficiale di
Milano dichiarava testò che il governo non darà
corso alle censure ecclesiastiche se non dopo di
avere esaminato i libri censurati ed udite legiustificazioni degli autori; e che inoltre il diritto d’invigilanza accordato ai vescovi pel Concordato non dovrà cadere che sopra l’insegnamento religioso. L’articolo poi terminava con
questo rimarchevole passo, dal quale VArmonia
potrà dedurre le logiche conseguenze :
« Il tempo non è più in cui i decreti o i roghi
« potevano annientare un libro, solTocare un
<i pensiero! Essi riproduconsi indefinitamente
« dalla stampa e se ne ridono di tutti gli in« ciampi. La Chiesa non può pensare a com« batterli colla prigione o la tortura; ella non
« dispone più di queste armi, ella deve com« battere i principii coi principii, le parole colla
« ragione e non cogli interdetti o le esclusioni.
« Le rimane la cattedra e la stampa, che può
< impiegare alla sua volta con lealtà, tolleranza
« e dolcezza, confidando in quel pilota che dit rige la nave al porto, ad onta della inespe*
« rienza e degli errori de’ navicchieri ».
FRAMMENTI
DELLA ENCICLICA ANNUALE
dei vescovo evangelico di Gerusalemme.
Samuele Gobat, vescovo evangelico di Gerusalemme, a tutti i fratelli che in tutti i luoghi
invocano il nome del nostro Signore Gesù Cristo, che pregano per la pace di Gerusalemme,
e il di cui desiderio e la preghiera a Dio per
Israel sono ch’egli abbia la salvezza. Che la
grazia e la pace vi sieno moltiplicate !
Al termine di un nuovo anno di prove e d'agitazioue più che ordinaria, dentro e fuori, ma altresì, grazie a Dio, d'esperienze particolari della
Ma nè Lutero nè gli altri riformatori demolivano il verchio edifizio con animo di lasciare
campagna r;isa nell’ordine delle idee religiose;
essi distruggevano in vista di ricostruire; atterravano nn edifizio rovinoso per innalzare in sua
vec«iuii saiiluario duraturo; abolivano il cullo
de'santi e delle immagini, per ristabilire quello
di Dio eterno ; toglievano Dio dall’ostia, per farlo
ricercare nel cielo; assalivano l’autorità della
tradizione, per sostituirvi quella del Vangelo;
detronizzavano i papi, per rimettere il regno di
Gesù Crislo; toglievano al clero i suoi perigliosi
privilegi, per rendere più reale e più salutare
la di lui influenza sopra le anime. ... Insomma
essi riconducevano il cristianesimo alla purità
dei tempi apostolici, separando la luce dalle tenebre, la religion pura dal culto degenerato, e
combattendo l’opera della corruzione per consolidare la fede ch’era in pericolo.
(continua.)
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sua bontà e del suo amore, non altrimenti che
della sua condiscendenza ad ascoltare ed esaudire le preghiere del più indegno fra i servi di
lui, — m’è dolce, miei dilettissimi fratelli, inditizzarmi a voi per rammentare al rostro cristiano
pensiero Sionne e i suoi figli. — Molti fra voi riguardano senza dubbio alla guerra attuale e sopratutto agli avvenimenti che hanno luogo sulle
spiaggie del mar Nero, col viso rivolto a Gerusalemme, colla Parola de’ profeti in mano e colla
preghiera continua sulle labbra e nel cuore, pel
ristabilimento d’Israel e l’ordinamento del regno
di Dio sulla terra.
É pur cosi che noi consideriamo i detti avvenimenti , di cotesta città dov’ebbero origine e
dove, noi siamo disposti a crederlo, troveranno
il loro compimento (*). — Ma l’oggetto mio speciale oggidì è d’attirare la vostra attenzione e di
eccitare la vostra simpatia a prò di Gerusalemme
tal quale esiste, e de’ suoi figli, gli Ebrei, sempre
erranti e sempre sofferenti ; ed eziandio a prò
della nostra missione evangelica, il di cui scopo,
mercè la benedizione di Dio, è di rintracciare le
pecore perdute della casa d’Israel, dirigerle verso
il buon Pastore, al quale, pur troppo ! esse volgono ancora le spalle, e di addolcire in qualche
maniera, se fia possibile, le amare loro sofferenze.
Nel cercare di compiere questo duplice dovere,
l’esperienza ci mostra sempre più la nostra insufficienza e la nostra debolezza; e sentiamo
grandemente crescerci il bisogno della cooperazione de’ nostri fratelli e delie preghiere loro
per noi e con noi, affinchè il Signore, che sceglie
le più deboli cose per compiere effetti gloriosissimi e che apre gli occhi a' ciechi con un po’ di
fango, voglia porre il suo suggello sull’opera
uostra, e servirsi di noi, umili di lui servi, per
assembrare un popolo consacrato al suo nome
in cotesto paese, e preparare così il compimento
(ielle gloriose promesse fatte ad Israel ed al
mondo.
Si, cari fratelli, pregate per noi che fummo stabiliti guardie sulle mura di Gerusalemme, affinchè
neU'atto stesso di esortare i peccatori in Sion a/"u^girc la collera avvenire e a ricordarsi deU’Eterno,
non diamo riposo a Lui sino a tanto ch'abbia ristabilito e rimesso Gerusalemme in uno stalo di rinomanza sulla tirra. Pregate per la nostra Chiesa
nascente, pe' nostri deboli proseliti, per le nostre
scuole ed ospedali, pei poveri e timidi Ebrei che
cercano secretamente e tremanti il cammino di
salvezza, pe’ nostri nemici e per Israel intero,
disperso su tutta la terra. Unitevi a noi in fervide preghiere e in umili rendimenti di grazie
al nostro Dio, in ogni tempo, ma in ispecie nel
giorno commemorativo della venuta del primo
vescovo e della consecrazione del primo tempio
evangelico a Gerusalemme, cioè il 21 gennaio 1856. Voglia il noslro buon Dio riguardarci lutti, in cotesta occasione e sempre, con
occhio favorevole, e colmarci, voi e noi, di benedizione, di pace e del suo Santo Spirito.
Io non farò menzione questa voha della guerra
attuale, di cui tutti si occupano, qui come altrove, se non per dire ch’ella ha di molto contribuito ad abbattere l’orgoglio e dissipare i pregiudizi de’ mussulmani, ma altresì ad irritare i
membri, preti e laici, della Chiesa greca, e a
gonfiare i cattolici-romani d’un orgoglio insolente
e quasi intollerabile, nel mentre che noi, aventi
perfetta confidenza che alla fin fine la nostra
causa, o meglio, la causa del nostro Maestro
trionferà, non siamo senza timore circa ad un
futuro vicino. Se non che noi sappiamo che l’E
(') La guerra d’Oriente fra la Russia e la Francia cominciò
colla questione del possesso de’ luoghi santi a Gerusalemme.
temo regna, e che se noi soffriamo con Lui, con
Lui pur regneremo.
Ora tutta la Palestina è tranquilla; ma durante
la state scorsa vi ebbero grandi disordini in Galilea, nelle montagne di Samaria e nel distretto
di Hehron, ed orrendi omicidii ed inaudita effusione di sangue ; tutto ciò in causa di un governo
cattivo e debole. Tale stalo di cose in uu colle
novelle vere o false della guerra, sempre desiderate e sempre sparse, riuscì disfavorevole alla
missione e alla evangelizzazione di cotesto paese.
Al che fa d’uopo aggiungere come osta('olo ai
progressi del Vangelo, la difficoltà nel popolo
di procurarsi le cose neces.sarie al sostentamento;
I imperciocché, sebbene i ricolti non sieno stati
* scarsi, tuttavia il prezzo d'ogni articolo di consumo fu esorbitante, per l’esportazione che vi
ebbe.
In simili circostanze, gli Ebrei, che quasi tutti
vivono di limosine, che son loro spedite da lontani paesi, in proporzioni sempre più tenui, trovansi maggiormente esposti alle sofferenze. Durante la state e l'autunno, migliaia di essi han
già patito privazioni tremende. Lacera il cuore
il vedere la miseria dipinta sul viso de’padri e
delle madri, narranti l’eccesso dell’angoscia cui
son ridotte in un colle famiglie.....
Ora se mi chiedete quali sieno le attinenze
della missione con le anzidette condizioni, e
quant’ella se ne trovi offesa, risponderò non poter ancor lusingarsi di vederne gli effetti stabili;
bensi l’effetto immediato del riferito disappunto
degli Ebrei si è che i lor pregiudizii s’affievolirono, che i missionari hanno liberissimo accesso
nelle case loro e che noi riceviamo al presente
le visite di molti Israeliti che tempo fa non
avrebbero permesso che li avvicinassimo. In generale io credo che il Vangelo non sia stato mai
predicato fra gli Ebrei di Gerusalemme così ampiamente come quest'anno; ma lo fu sotto forma
di conversazione e a frammenti, anziché a mezzo
di predicazioni esponenti tutto il consiglio di Dio.
Tali sermoni sono pronunziati in linguaggi differenti, ma pochi Ebrei mostrano la volontà o il
coraggio di assistervi.
Durante il corso dell’anno, sei Israeliti adulti
furono battezzati, tre uomini e tre donne. Eglino
danno più prove della sincerità della fede loro
per una condotta regolare, che non per una
chiara veduta delle dottrine di salvezza. Noi abbiamo al presente alcune famiglie che ricevono
l'istruzione preparatoria pel battesimo, e molte
altre esternano il desiderio di congiungersi a noi;
ma a cagione della estrema loro miseria ci torna
spesso difficile scoprire in essi i veri motivi determinanti ovvero il motivo predominante.... Vi
ha in ciò qualche cosa di penoso, poiché sembra
ingiusto e crudele dubitare della sincerità di un
uomo soltanto o principalmente perch'egli è povero !.....
Uno degli effetti più roanifesii della nostra
missioue, e degli indizii di ciò che noi possiam
faro per alleggerire le sofferenze degli Ebrei, si è
che i lor pregiudieii contro il Vangelo vanno
scemando, in guisa che ora molti Israeliti leggono il Vuovo Testamento; ed io credo che lo
scopo principale dell’opera nostra, pel momento,
abbia ad essere di preparare la massa del popolo
e togliere di mezzo gli ostacoli che le impediscono di accogliere il Vangelo. Cercare di lenire
i pregiudieii ed offerir Cristo e la sua salvezza
all’accettazione di tutti, è quanto infatti possiamo far noi ; la conversione ed il rinnovamento
del cuore degli individui è l’opera di Dio, che
l’attuerà in risposta alle nostre umili e fervide
preghiere.
Della nostra Chiesa, e delle diverse istituzioni,
col mezzo delle quali noi cerchiamo Hi spander«
il soave odove di Crislo e fare il bene, quali sono
l’ospedale, la casa d’industria, lo stabilimento
delle Diaconesse, ecc., trovandosi nel medesimo
stato dell’anno scorso , io m’astengo dal farn«
parola; soltanto le raccomando aU’inleressamentD
e alle preghiere di tutli i credenti. I culli pubblici nel tempio, e i più semplici nel locale della
scuola e altrove, in cui l’Evangelio è fedelmente
annunziato in cinque lingue, in ebraico, in inglese, in tedesco, in ispagnuolo e in arabo, furono regolari e senza interruzione......
K dalle scuole ch'io mi attendo 1 maggiort
incoraggiamento ; è là che ogni di la Parola di
Dio viene insegnata a' fanciulli d’ambo i sessi;
là dove appariscono ormai buoni frutti in alcuni
giovani entrati nella vila attiva.
Ecco il numero de’ giovanetti che frequentaw)
le mie scuole :
A Gkrusileumb, scuola di fanciulli, 11;
scuola di fanciulle, 44...... 85.
A Hkt»i.ehem, concovso irregolare a causa <le’genitori, dai 20 ai 40.....30
A Xabj.ous, tra i 50 e gli 80; ora 4 fanciulle e 60 fanciulli.......64
A Jafva, scuola di fanciulli 28; scuola di
fanciulle V.Ì.........81
Totale im
In cotesto numero vi hanno 16 proseliti Israeliti — Giudei —6 Samaritani — 68 evangelici
indigeni — 53 Mussulmani — e 78 appartenenti
a varie chiese, romana, greca, copta e armena.
— La scuola di Xazareth, di 30 giovanetti, è. sostenuta dalla Società delle Missioni della Chiesa
anglicana. — Io dirigo due altre scuole, che la
prudenza uon mi permette di nominare al presente, con 60 fanciulli circa. Tutti, ad eccezione
di alcuni Mussulmani di Nablous, sono fedel- •
mente instruiti nella Parola di Dio, sotto le sue
vario attinenze, da 10 maestri, ognuno dei quali
ama di leggere ed insegnare le Sante Scritture...
Ho visitato l’Egitto in aprile e maggio, allo
scopo di consacrare la nuova Chiesa evangelica
d’Alessandria. Riscontrai maggiore interessamento religioso che non altra volta fra gli Inglesi d’Alessandria; ma in generale gli evangelici residenti in Egitto sono senza vita spirituale
e senza premura per Dio e per le anime loro.
Tuttavia esistono delle rallegranti eccezioni. —
Al Cairo feci la conoscenza di due vescovi di
Chiese differenti, i quali esternarono sentimenti
cosi cristiani e così conformi alla Bibbia, cho
parevami d'essere della stessa Chiesa ed appartenere allo stesso Maestro. Ma ciò che mi sorprese più aggradevolmente, sono le riforme che
il patriarca copto introdusse nella sua Chiesa.
Egli ha una intelligenza illuminata, ma non so
se abbia la vera vita nel cuore. Ei cerca a sbandire dalle chiese le ìmagini e la lingua morta.
Nel collegio, che ha di recente costrutto, io trovai circa 120 fanciulli, divisi in due classi. Quelli
della prima avevano ciascheduno Ja Bibbia od
nn Nuovo Testamento dinanzi a sè; il primo maestro è un protestante indigeno. Il patriarca ha.
due amici con eui si consiglia, cicfft il vecchio
vescovo armeno ed il missionario Lieder; ma
deve starsene sempre in guardia, a cagione degli
intrighi delle gerarchie romana e greca, e di alr
cuni membri intluenti delle greggie loro.
Or passo ad un soggetto di cui molto mi occupai durante l'anno, e che desidero particolarmente racomandare al cuore e alle preghiere di lut
ili miei fratelli in Cristo: intendo parlare del ristabilimento della missione nell’Abissinia, sotto una
forma alquanto modificata. Io mi trovava da alcuni anni in corrispondenza con molte persone in-
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fluenti da un lato neH'Abissinia, e dalFaltro
presso l’istituto di S. Cbrischona vicino a Bàie,
in cui vi ha sempre certo numero di giovani che
ricevono un’istruzione semplice allo scopo d’essere impiegati in seguito come evangelisti e colportori. La mia intenzione era di fondare, come
stazione, uua specie di colonia missionaria e di
ricevervi quanti giovani avessi potuto, istruirli
con semplicità, ma solidamente nella Parola di
Dio, ecc., e di riunire poco a poco, oude costituirli in Chiesa cristiana evangelica, tutti coloro
i quali, abbracciando sinceramente la verità,
sarebbero stati disposti a stabilirvisi..... Quando
credetti giunto il tempo d'agire scrissi al signor
Spittler d’inviarmi i sei missionari (laici) ch’egli
mi aveva offerto, e giunsero a Gerusalemme
appunto un anno fa; qui, devo dirlo con gioia, si
acquistarono l'amore e il rispetto di tutti i membri della nostra Chiesa......Se non che a quest’e
poca, grandi mutamenti accadevano nell’Abissinia. Un giovane , nominato Cassai (di cui ho
guarito il padre da un grave sconcerto, a Gondar, saranno ormai 25 anni), avendo in poco
tempo resa l’Abissinia soggetta alla di lui volontà, indusse l’Abouna, o vescovo, ad ungerlo
re, e adottò in quest'occasione il nome significativo Ji Theodoros (dato da Dio)....
Esitai qualche tempo a decidermi a prendere
una determinazione, in causa dello stato di cose
affatto nuovo, con un re senza il consenso del
quale nulla si può intraprendere; un re, che nello
spazio di un anuo ha interamente calmato Jo
spirito litigioso in materia di religione, che per
secoli agitò l'Abissinia: un re che ha espulso i
Gesuiti dal suo paese senza volere accordar loro
il martirio ch'essi cercavano; un re ch’ebbe il
coraggio di offerire a' suoi numerosi sudditi mussulmani la scelta o di abbracciare il cristianesimo
o di lasciar il paese nello spazio di due anni; —
ma eziandio un re che s’affrettò ad abolire la
schiavitù, che legge ogni giorno la Parola di Dio
in lingua volgare, che l’ama e che sembra disposto a proteggerne la diffusione ne’suoi Stati.
Laonde, fidando in Dio e neU’ardeiite desiderio
di quattro fra i miei missionari, che già parlano
abbastanza l’amarico, mi risolsi ad inviarli immediatamente. Per comiuoiare, è una spedizione
di colportaggio biblico, ed io raccomando questi cari fratelli, in un coll'opera loro confidata,
all amore e alle preghiere della cristianità: vedo
con gioia che quasi tutti i membri delia nostra
Chiesa vi prendono vivo interessamento.
Ringraziando i cari fratelli dei doni inviatimi,
io raccomando pure alla carità loro cristiana le
opere di evangelizzazione e d'istruzione confidate alle mie cure.
L’umile servo e fratello iu Cristo,
S. GOBAT, vescovo anglicano
a Gerusalemme.
Gerusalemme, il 21 nov. 1855.
(Feuille Religieus)
Nizza di Mark. — Attentato alla libertà di
coscienza. — « Ho una notizia da darvi che non
■ve l’aspettate per certo, e che non mancherà di
fare fra voi quel pessimo senso che ha fatto qui,
ove tutti ne sono non che maravigliati, sdegnati.
« Il nostro caro fratello R..... emigrato napolitano e da circa tre anni membro della Chiesa
Taldese prima in Torino e poi qui, ove egli visse
sempre quietissimo e ritiratissimo, fu chiamato
ieri l’altro alla Questura ove ricevette , a voce ,
l'ordine, che gli si disse emanato dal Ministero,
di lasciare gli Stati di S. M. entro poche ore.
Mi domanderete quale sia stata la cagione di un
giudizio cosi sommario , e con quale atto nefando il R......siasi meritato un così fatto ga
stigo? Ecco l’accaduto in tutta la sua genuina
verità: In un villaggio a circa due ore di qui ,
per nome Eza, trovasi un capo di famiglia benestante, membro , se non erro , del Municipio, il
quale avendo avuto occasione due anni sono di
leggere li Evangeli,, ricevette da questa lettura
una impressione che più non si cancellò. Più
volte egli si era rivolto ai pastori valdesi di
Nizza istantemente supplicandoli a volersi recare
in casa sua per ivi fare sentire ai suoi e ad alcuni del paese che ardentemente lo bramavano,
qualche cosa deli’Evangelo. Mancando qui in
allora il pastore a cui è affidata la parte italiana
dell'opera, fu mandato a sua vece il R.... insieme
ad un altro nostro fratello per nome A..., nazionale quest’ultimo , e la raunanza tanto bramata
ebbe luogo , alla quale ne succedettero altre di
più in più numerose. E questo vi spiega già il
rimanente : i preti arrabbiati, mentre da un lato
cercarono di fanatizzare la popolazione per spingerla a qualche eccesso; dall'altro indussero il
sindaco, uomo del tutto illetterato , a chiamare
i carabinieri che vennero, ma più prudenti di chi
gli avea chiamati, anziché aiutare al disordine
ed al disprezzo delle leggi, esortarono il sindaco
a guardare bene a quello che si facesse, e si ritirarono.
« Ma come avrebbero potuto accettare i preti,
senza ulteriori sforzi una così umiliante sconfitta?
ila cosa fu portata davanti alle autorità di Nizza,
le quali propense come ^ono a compiacere in
tutto e per tutto a Monsignore, rappresentarono
l’accaduto al Ministero sotto colori lali da carpirgli quell’ordine di sfratto che ha fatto rimanere stupefatti tutti quei forestieri più numerosi
che mai infra di noi, e che, dopo il viaggio del
nostro Re a Londra e i discorsi che furono in
tale occasione pronunciati, credevano che nel
nostro paese esistesse vera libertà di coscienza,
e che una persona rispettabile, sottomessa alle
leggi, e nou avendo mai dato alle autorità il minimo motivo di lagnanza durante il suo già lunge esilio in mezzo di noi, non dovesse essere
trattata come malfattore, per aver parlato entro
domestiche pareti , e dietro positivo ed iterato
invito del padrone di casa stesso, deli'Evangelo.
Sappiamo da fonte sicura che energici richiami
sono stati sposti sul proposito al Ministero, che
più esattamente informato di ogni cosa, non
vorrà permettere che alcuni intriganti interessati si valgano della sua autorità per manomettere la più preziosa fra le libertà che aU’uomo
possano competere, e che è gloria del nostro
governo l’aver fatta sempre rispettare per lo
addietro ». (iV. Corrisp.)
Sbrvia. — Culto evangelico pubblico. — I cristiani evangelici dimoranti in grau numero a
Belgrado e posti in condizione, dalla Società di
Gustavo Adolfo, d’avere in mezzo di loro un buono e fedele pastore, furono testé riconosciuti in
modo officiale ed ottennero, dietro istanze fatte,
l’autorizzazione di celebrare pubblicamente il
culto evangelico nel tempio che vogliono edificare.
Oceano Pacifico — Morte d’un capo-tribii
cristiano. — « r/nomana, l'eccellente vecchio capo
d’Arorangi, ci fu tolto (scrivono dal mare del Sud).
Egli è stato un adoratore del vero Dio, fra i più
coscienziosi e i più esemplari di tutti quelli che,
al pari di lui, vivevano nella più grossolana ido
latria. Fu il primo capo che distrusse gli idoli
in opposizione alla sua famiglia e al suo popolo;
fu altresì il primo ad abbandonare ciò ch’era per
essi una sorgente cosi abbondante di guerre e
di spargimento di sangue, la poligamia.
« Io spesso ho desiderato che coloro i quali
parlano di felicità primitiva di questi isolani, e
che interrogano se medesimi se veramente il cristianesimo sia stato una benedizione per loro,
avessero potuto udire in proposito l’opinione di
questo capo.
« Nel 18;i6 egli si uni alla Chiesa di Arorangi
e continuò ad esserne un membro fedele sino
alla di lui morte, ch’ebbe luogo l'ottobre ultimo.
Alcun tempo innanzi d'essere assalito dalla rosolia, egli aveva sentito vivamente gli effetti dell'età ch’era di circa 80 anni, e più volte, nel corso
dell’anno testé scaduto, i suoi amici si raunarono
aspettando la di lui morte.
« Egli non si assentava mai dai religiosi esercizii se noti per causa di malattia. Durante una
delle mie visite, trovandolo assente dal servizio
del mattino e della S. Cena. neH’intervallo dei
due culti, il mattutino e il serale, mi recai a vederlo; lo trovai solo, coricato sul letto nel uerandha della sua casa, ed appoggiato sul gomito
riguardando cou grande attenzione alla Bibbia.
— « Che ! tutto solo? » — « No, io non son solo,
Dio è qui con me ». — « Ch'avete voi letto ?»_
Mise gli occhiali, prese la Bibbia ancora aperta
e lesso: « Perciocché noi sappiamo che, se il no« stro terrestre albergo di questo tabernacolo è
« disfatto, noi abbiamo da Dio uu edificio, che ò
« una casa fatta senza opera di mano; eterna nei
« cieli ». (II. Corint. V, 1) e guardandomi disse;
— « Ecco ciò ch'io aspetto, in breve tempo questa abitazione terrestre crollerà ed allora abiterò
la casa eternane' cieli, che non è fatta con opera
di mano ».-—al vostri dii pagani vi hanno eglino
mai promesso una tale felicità ?» — A questa
domanda ei rise di buon cuore per l’idea che
divinità di legno fossero capaci di simili cose:
allora la sua fisonomía assumendo ad un tratto
l’espressione della più vivaansietà, esclamò; « Oh
gli insensati ! Oh ! insensati i giovani che pensano cosi poco alle grandi cose che Dio fece per
noi ! » Egli disse ciò in riguardo ad alcuni dei
suoi figli la di cui condotta era per lui uua forte
causa di rammarico.
« Altra volta durante l'epidemia della rosolia
io 15 visitai e lo misi a parte della morte di Kakaia; vftì uomo ch’era talmente più vecchio di lui
che questi da giovane aveva l’uso di montargli
sulle spalle. Gli comunicai il dialogo ch’aveva
avuto col povero vecchio poco tempo prima della
sua morte; saputo ch’egli era vicino alla sua fine,
gli avijva chiesto se trovavasi preparato al grande
mutamento che ben presto s’opererebbe in lui; egli
mi rispondeva che « il suo cuore era basato sopra Iddio». Io aggiungeva; « Credete voi che
tutti i vostri peccati vi sieno perdonati ? » Ed
egli a me, esitando, * Forse lo sono, forse no.....
Io li ho rimessi a Gesù, e spero che sieno perdonati; questa è la mia sola speranza ».
« Tinomana ascoltò in silenzio, e, dopo alcuni
istanti, facendo allusione alla prima espressione
di Kakaia, esclamò, servendosi delle parole del
Salmista; « 11 mio cuore è fondato; oh Dio, il
mio cuore è fondato ■». Egli continuò ad essere
in cotesto felice stato dell'anima sino al giorno
del suo distacco, cogliendo l’occasione di esortare tutti quelli che lo attorniavano ad essere
diligenti nel ricercare le cose eterne ».
(■rosMO Uouenlco gercnle.