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Anno 112 - N. 42
7 novembre 1975 - L. 150
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
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ddìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Gesù, il vero contestatore
PRAGA
Pericoli di una strumentalizzazione della prassi di Gesù
sparmia nessuno: neppure i rivoluzionari
La vera contestazione non ri
Si parla continuamente dei contestatori. Se ne parla con baldanza come di
chi ha saputo rompere col passato, coi
suoi vari tabù, con strutture vecchie, e
che vive il giorno d’oggi, modernamente
e all’altezza dei tempi. Se ne parla anche
in modo opposto, e con disprezzo, come
di gente sconsiderata, che vuole turbare
l’ordine pubblico, le abitudini corrette, il
rispetto delle persone, per distruggere
senza costruire.
Tra le due posizioni, in cui si divide il
pubblico che conosciamo, vorrei indicare
il vero Contestatore, colui che solo ha
contestato veramente non solo le ideologie, e quindi la morale del suo tempo ma
continua a contestare quelle di ogni epoca ed anche della nostra: Gesù il Cristo.
E’ stato il contestatore della religiosità
della gente pia di quella e di ogni epoca.
Pensate alla critica profonda rivolta ai farisei ed alla loro interpretazione della
Legge, a quando rovesciò i tavoli del
Tempio, con atto che anche oggi sembrerebbe blasfemo, se riferito a situazioni
analoghe del nostro tempo, ai suoi discorsi che né qui né là è il « luogo » di
culto, ma che questo può esser reso solo
in « spirito e verità ». Gli stessi atti e parole farebbero oggi rizzare i capelli a
qualsiasi « buon membro di chiesa » non
meno che a quelli che limitano la loro
fede ad alcune particolari cerimonie e che
risultano, in ultima analisi, essere i più
conservatori.
E’ stato contestatore nelle relazioni
umane: le sue guarigioni come il suo sedere a tavola con quelli sfacciatamente
peccatori, sarebbero, come allora, anche
oggi criticate. Quest’è beneficenza che
mette la coscienza a posto e non risolve
la situazione! Questo è mettersi con chi
collabora col sistema (i pubblicani) ed
indebolisce la rivoluzione! Senza comprendere che le sue azioni erano l’intersecazione verticale del Regno nella linea
orizzontale della nostra « routine » quotidiana. Ma ciò, proprio per mancanza di
comprensione, urtava rivoluzionari e conservatori di allora, non meno di quel che
ci urterebbe oggi.
E’ stato contestatore nell’economia.
Non era, allora come oggi, « considerato » chi possedeva? E tropno spesso non
era la ricchezza il segno della benedizione
di Dio? Eppure Lui ha detto « Guai ai
ricchi » e « Beati i poveri ».
E’ stato, a modo suo, contestatore nella
politica non solo dicendo con disprezzo
(e non con l’idea della divisione dei due
regni) « Rendete a Cesare quel che è di
Cesare » (poiché chi lo interpellava ne era
schiavo ogni giorno, mentre pronrio nel
restituire a Cesare il suo si sarebbe fatto
libero) ma di più ancora rifiutando il potere (Matt. 3: 8-10) per indicare nel dono
di sé e nel servizio (Matt. 20 : 25-28) la
via di un mondo nuovo.
Contestatore in tutto, allora come oggi.
IN QUESTO NUMERO
■ Torino: dibattito sul Belo 2
n Chiesa confessante in Na-
mibia 3
■ Doppia pagina delle Fede-
razioni femminili 4-5
■ Intervista al Sindaco di
Porosa Argentina 6-7
poiché oggi non meno di allora, per la
sua contestazione di fondo, sarebbe espulso dalla società e condannato.
I suoi rapporti umani sono di giudizio.
« Sono venuto non per giudicare ma per
salvare » (Giov. 12: 47) perciò anche non
crea divisioni. Noi, invece, siamo sempre
dividere, come se fossimo stati formati
in un seminario: giusti e ingiusti, proletari e capitalisti, credenti e non credenti
e via dicendo. L’agape Sua non divide.
Non distrugge ner distruggere (rivolta) ma
per mutare alla radice ogni situazione
(rivoluzione). Non contro gli uomini, anzi
lo troviamo con tutti, ricchi e poveri, la
sua stessa prima scelta di apostoli cade
su operai (Pietro ed Andrea) e datori di
lavoro (Giacomo e Giovanni); lo troviamo a pranzo con nubblicani ma anche
con farisei. Non divide gli uomini, ma
annunzia una nuova impostazione dell’esistenza, un «nuovo sistema» dove gli uomini sono liberi come Dio li ha fatti. Rovescia la nostra vita, come i tavoli del
Tempio. Nessuno va tanto in là come lui,
ma nessuno con tanto amore (agape) per
salvare e liberare, senza l’acredine che
contraddistingue i movimenti politici di
oggi.
In Lui ogni contestazione di oggi può
esser priva di senso come piena di valore
e profetica. In Lui abbiamo il richiamo
essenziale tanto se contestatori che anticontestatori, perché in Lui abbiamo veramente la persona in cui appare una vita
nuova ed un mondo nuovo.
Non lo hanno accettato « zelo ti » e
« farisei ». Non lo accettano i rivoluzionari di oggi, anche se a volte si rifanno a
Lui non per giudicare, ma per giustificare le loro analisi. Non lo accettano i borghesi, neppure nelle forme di religione
che strumentalizzano per appoggiare l’ordine stabilito.
Quel che cerchiamo, e lo vorremmo
con tutto il cuore, è esser contestatori a
sua imitazione, come Lui, indicare la
via data agli uomini per una vita vera in
ogni sua manifestazione sia ecclesiastica,
che politica ed economica, affinché non
sia di breve durata o comunque corruttibile, come quella di tutte le rivoluzioni,
ma duratura e premessa di vita eterna.
Tullio Vinay
Impegno ecumenico
In occasione del IV centenario della
Confessione Cèca, sette Chiese protestanti cecoslovacche hanno espresso in
una dichiarazione la propria unità. Si
tratta della Unione battista dei fratelli
della Chiesa dei Fratelli (riformata libera), della Chiesa evangelica dei Fratelli cèchi, della Chiesa hussita cecoslovacca, dei Metodisti (moravi) e della Chiesa luterana della Slesia.
Sebbene provenienti da tradizioni
diverse i firmatari della Dichiarazione
si sentono uniti nella loro fede in Dio
Padre, Figlio e Spirito Santo. La loro
unità si fonda inoltre sulla Parola di
Dio nelle Sacre Scritture dell’Antico e
del Nuovo Testamento. Essi riconoscono che anche oggi Dio è all'opera col
Suo Spirito nelle nostre Chiese, e dona, mediante il sacrifìcio di Cristo, la
salvezza all'uomo peccatore e al mondo. Egli agisce mediante la predicazione dell'Evangelo, col battesimo e
chiamando il popolo di Cristo alla sua
mensa. « La mensa del Nostro Signore
è per noi un segno dell’unità invisibile
del popolo di Cristo alla quale noi crediamo ».
Nello spirito ecumenico della Confessione cèca le Chiese s’impegnano
« a condurre avanti con fedeltà e sincerità il buon combattimento della
fede ». (soepi)
TRA SPIRITUALITÀ’ ED IMPEGNO POLITICO
Pentecostali, vecchi e nuovi
Esplosione mondiale dei movimenti spirituali di risveglio - Rinnovare daH’interno - Evasione facile e ecumenismo difficile - L’azione carismatico-politica
« Ho conosciuto in America delle chiese
nere, di pentecostali la cui attività e riflessioni politiche sono state interpretate
nel quadro di una dottrina dei doni dello
Spirito (carismi). Ai doni conosciuti del
pentecostalismo (come quello delle lingue, la profezia, la danza religiosa, la preghiera per i malati) essi aggiungono il
dono della manifestazione politica, della
organizzazione e della pubblicazione, considerate come forme moderne di profezia.
Ho visto, nelle loro scuole domenicali, liste di ’’doni dello Spirito” dove la riflessione politica era messa accanto al ’’parlare in lingue”. Queste chiese non voglie^
no sostituire la preghiera all’azione politica (come succede spesso nei gruppi politici di cristiani in Europa) ma esse integrano i carismi di tipo politico alla preghiera, al canto, alla danza religiosa, alla
liturgia e alla spiritualità pentecostale ».
In Inghilterra è apparso da poco nelle
librerie « Pentecost between Black and
White », l’ultimo libro di Walter J, Hollenweger; lo specialista e studioso europeo del movimento pentecostale. Autore,
tra l’altro, del ’’best-seller” mondiale sull’argomento: « Enthusiastiches Christentum » (in italiano: Cristianità entüsiasta,
pp. 600), entrato tra i classici della storia
delle religioni.
” Neo-pentecostalismo”
ed ecumenismo
L’esplosione, a livello mondiale, dei
movimenti spirituali di risveglio, neo-pentecostalismi cattolici e protestanti, in un
epoca di crisi delle chiese istituzionali,
non finisce di sorprendere per la presa
che ha sulle masse, specie giovanili. Non
a caso, quindi, il settimanale svizzero ”La
Vie protestante” (124.000 copie) ha dedicato ultimamente al problema una serie
di 4 articoli, affidandoli alia penna di Hollenweger, professore all’Università di
Birmingham, per tentare un primo bilancio del fenomeno e produrre una più ag
giomata informazione, a cui in parte ci
riferiamo.
Il pentecostalismo storico (30 milioni
di adepti) nasce nel 1906 in riunioni clandestine, tra bianchi e negri, nei quartieri
di Los Angeles: il movimento si spande
presto in Europa ed ancora più in fretta
nel Terzo Mondo. Penetra nelle chiese
tradizionali, attraverso i suoi membri,
sotto forma di ”neo-pentecostalismo”.
Vale a dire movimento di rinnovamento
carismatico. Nel 1910 è già presente in
alcune chiese inglesi, in Francia ed in
Germania. L’idea conduttrice è quella di
rimanere fedeli alla propria confessione
ma di esaltare il battesimo dello Spirito,
a volte il parlare in lingue, la preghiera
spontanea. Nascono così gruppi di preghiera e di religiosità spontanee dentro
le chiese tradizionali.
In ambito evangelico, la loro avanzata,
all’inizio viene guardata con diffidenza a
causa del carattere fanaticò di certe manifetazioni esteriori. Ultimamente il movimento pentecostale è più valorizzato.
Ci sono responsabili di questi movimenti
che ricercano un dialogo ecumenico e che
producono, per la prima volta, una riflessione teologica non fondamentalista.
In ambito cattolico, le cose si complicano. Sia perché il pentecostalismo storico
e nuovo ha indubbie origini e caratteri
protestanti, sia perché il peso della tradizione nella chiesa cattolica, a qualsiasi
latitudine, ha ancora un peso enorme. Un
domenicano di Oxford, Simon Tugwell,
esponente del neo-pentecostalismo cattolico, che ha presentato molte meditazioni
’’spirituali” alla radio inglese^ prende le
distanze dal pentecostalismo storico: « Il
pane della S. Cena — dice — è pane comune del panettiere. Ma diventa qualcosa di diverso in riferimento al significato
e la funzione dell’Eucarestia... Il parlare
in lingue è la cattedrale del suono e della
preghiera di coloro che devono o vogliono
rinunciare ad una cattedrale di pietra ». I
pentecostali storici esprimono un giudizio severo sui neo-pentecostali cattolici:
« Essi devono abbandonare la loro chiesa
sennò sarà lo Spirito Santo ad abbandonare loro ». In realtà il punto cruciale rimane la adorazione di Maria a cui i risvegliati cattolici non intendono rinunciare.
La nuova lezione ’’politica”
pentecostale
Il dibattito tra i risvegliati, in Europa,
gira ancora sui cardini poca oliati delle
teologie storiche, espresso in temiini non
tecnici. L’attività proselitistica e il perfezionismo spirituale, salvo alcuni timidi
episodi di critica politica e teologica, sono, grosso modo, i binari del movimento
pentecostale europeo, vecchio e nuovo. I
segni più evidenti della nuova ondata di
esasperata spiritualità sono i ’’Bambini
di Dio”, i ’’Jesus people”; fenomeni di
evasionismo di massa collegati con la
cultura ’’sotterranea” hippie, d’importazione americana. Qui sareb^ie necessario
introdurre delle distinzioni e fare una
lunga analisi dei movimenti che sono o si
ricollegano ai pentecostali. Ma nel panorama del risveglio religioso, la lezione vera, che forse il pentecostalismo può dare
alla cristianità proviene dal Terzo Mondo (dove vive la maggioranza pentecostale) e dalTAmerica degli ’’slums”, dei ghetti negri, delle grandi oasi di miseria.
« L’America è stata costmita sulle spalle
e con il lavoro dei negri — dice Arthur
Brazier, pastore pentecostale — i negri
hanno creato le ferrovie e non viaggiano
in treno, un medico negro ha scoperto il
plasma sanguigno ed è morto perché nessuno gli ha voluto fare una trasfusione ».
La voce di Brazier esce da una ’’bidonville” di due kilometri quadrati, dove vivono 60.000 negri, nella miseria più nera.
Lì nasce la nuova azione politico-carismatica insieme ai canti di liberazione (negro-spirituals). Li il valore liberatorio del
messaggio evangelico si traduce nella
« violenza della non-violenza ».
Riprenderemo questo discorso nei prossimi numeri. g. p.
2
7 novembre 1975
a colloquio
con ! leiiori
Venerdì 30 il Comitato Redazionale del
nostro giornale si è incontrato al completo per una valutazione del lavoro sin
qui 'compiuto e per tracciare le linee del
futliró'/' .
Alcune esigenze sono emerse, di cui la
Direzione dovrà tenere conto, non sempre conciliabili: dare maggior spazio alla
cronaca locale delle Valli per l'ECO ed
al contrario ridurla per la LUCE. La scelta fatta anni or sono di unificare i nostri
giornali non è in discussione ma occorrerà fórse avere diverse edizioni con pagine
specificatamente consacrate alle VaUi o
alle chiese degli altri distretti.
Nel corso della seduta è stato dato il
benvenuto a Giuseppe Platone, candidato
al ministero, attualmente residente a Torino, che darà upa larga parte del suo
tempo alla preparazione del giornale. Il
Comitato si rallegra di questa collaborazione ed intende programmare con questo giovane fratello una serie di iniziative per prornuovere uria maggior diffusione del nostro settimanale ed un suo potenziamento. Sono previste visite di chiese e riunioni per illustrare la situazione
del giornale, organizzare collaborazione
locale, raccolta di materiale ecc. e ci auguriamo che nei prossimi mesi si possa
procedere ad un progressivo rilancio
della LUCE. Il Direttore
San Salvo
Convegno Abruzzo-Molisano
Ha avuto luogo domenica 19 ottobre il
convegno Abruzzo-Molise d’autunno, che
si è tenuto a San Salvo in occasione dell’apertura del nuovo locale di culto. L’attuale è ancora prowisoriò in attesa della
consegna di quello di nostra proprietà
ancora in costruzione. L’incontro si è svolto nel salone di un albergo alla periferia
della città. Era presente il pastore Guido
Colucci, delegato dalla Tavola che stava
compiendo una visita alle nostre comunità abruzzesi.
Non erano portroppo presenti i pastori
metodisti G. Anziani e M. Fiorillo a causa
del loro trasloco.
Per il Molise rappresentate le comunità
di Campobasso e S. Giacomo degli Schiavoni; per l’Abruzzo, le comunità di S.
Giovanni Lipioni, Carunchio, Schiavi d’Abruzzo, Vasto e S. Salvo. In tutto il numero dei presenti è di circa 120.
Al mattino culto presieduto da Gianna
Sciclone, Guido Colucci, Davide Cielo e
Pasquale Corbe. Predicazione del pastore
Cielo sul testo Me. 3: 14-15 che pubblicheremo nel prossimo numero.
Nel pomeriggio discussione su due te
Più di 200 persone gremivano il salone
delTUnione Culturale mercoledì 29 ottobre per il dibattito sul libro di F. Belo
« Una lettura politica del Vangelo » edito
dalla Clàtidiana.
Fausto Tortora, parlando della riflessione teologico-politica del Belo, ne sottolineava il valore di sintesi organica e coerente di molte acquisizioni dei '’cristianomarxisti". La speranza è che la stfmolànte prodùzioné'del -Belo '-^;dice Tortora —
'noli venga presto' incatiàlata in' qualche
nuovo filone della -teologia borghese; negandole così il valore più profondo. «Con
questo libro, aggiungeva Tortora, per chi
vive realmente l’impegno politico, ritorna il gusto di leggere la Bibbia».
Nel suo intervento il gesuita E. Costa
rimprovera al Belo di tenere conto solo
deH’elemento politico soffocando gli altri e dichiarandoli « immaginari ». Il Belo è cattolico ed intende restare tale, ma
con queste premesse, la « conciliazione »
è quanto mai problematica.
Il terzo intervento, del pastore Ricca,
introduceva la validità di una lettura, come quella del Belo, antidealistica, anticlericale, non funzionale alla conservazione
delTordine esistente. « È un libro inteUettualmente onesto perché non si nasconde
dietro i problemi reali ma cerca di risolverli ». Alcune osservazioni di Ricca ponevano la questione del centro delTEvangelo, tra prassi e croce di Gesù, tra impegno per la costruzione di una società senza classi e per un rinnovato rapporto cop
Dio (rahenazione dei falsi rapporti con
Dio è una rpaltà contro cui Gesù lotta).
Tra i numerosi interventi da parte del
pubblico, che hanno sottolineato la vitalità del pensiero di Belo, due questioni
meritano attenzione: la crisi d'identità
del cristiano nella società attuale e l’egualitarismo, « È necessaria una identità
sennò Cristo verrà marginalizzato ». « Il
giusto rapporto con Dio deve essere specchio di un giusto rapporto con i fratelli ». Queste le affermazioni più emblematiche.
Certo il dibattito scricchiolava quando
è stata messa in ballo la gerarchia cattolica come terreno di confronto sul tema
delTegualitarismo.
Difficile dire se questi scricchiolìi preludono ad un . crollo deU’cdificio gerarchico oppure annunciano un suo riassestamento. È un problema di ingegneria civile... Ma Belo oltre ad essere un teologò
è anche ingegnere.
Cadetti a Vierine;
La chiesa confessante sotto il nazismo,
la liberazione della donna. Storia Valdese, la linea PO'®! (Federazione Giovanile Pti^angelica Italianaì. visione e dibattito di fìlms e pezzi teatrali: sono i princinali temi di studio scelti dal grùppo
giovanile evangelico di Torino (cadetti)
da affrontare nel corso dell’anno.
La scelta dei temi è stata affrontata dal
gruppo a Viering, centrò evangelico della Valle d’Aosta, durante tutta la giornata di sabato 1“ novembre.
Una trentina di partecipanti, dopò aver
sondato diverse possibilità di stùdio e di
mi: a) la nuova struttura dei distretti e
def circuiti dopo l’integrazione valdo-metodista; b) i problemi delle nostre comunità, soprattutto in vista di una sempre
minore disponibilità di pastori e della
conseguente necessità di stimolare la collaborazione dei laici.
A chiusura del convegno, visita al nuovo locale, ubicato in ottima posizione
centrale e formato da una stanzetta al
piano terra attrezzata a centro di informazione e da un’altra stanzetta di uguale
dimensione al primo piano per le riunioni della comunità.
Napoli
TORINO
Dibattito sul libro di F. Belo
ricerca, ha votato un indice di preferenze che ha visto al primo posto il tema
della chiesa confessante in Germania con
relativa gita di documentazione in Baviera. Uno studio di storia valdese facilitata, conoscenza della realtà FGEI. e dibattito su alcuni fìlms sono le altre tematiche che hanno incontrato vivo, interesse
da parte del gruppo.
Le riunioni del gruppo giovanile evangelico, età media 16 .anni, si .tengono ¡ tutti i sabati alle 17,30 liei loeah di G,soijG^done, 7, a Torino,^
Incontro ecumenico
Presso la parrocchia cattolica di Pozzo
Strada, a Torino, si è svolto, giovedì *¡23
ottobre il terzo incontro ecumèhiòò4Eiesenti membri della parrocchia, delle comunità valdesi e battista e giovani del
SER.MI.C.
È stato esaminato insieme il 5“ capitolo dell’Ev. di Matteo dando ampio spazio ad impressioni e valutazioni del testo.
Dopo alcuni momenti di preghiera spontanea, conclusi col Padre Nostro, im rappresentante della comunità battista ha
illustrato la proposta di legge di iniziativa popolale per lo scioglimento degli enti
assistenziali inutili. Prossimo incontro:
giovedì, 20, alle ore 21.
Unioni Battiste impegnate
nella raccolta di firme ,
Le unioni giovanili delle comunità battista di Torino, via Caluso e via Passalacqua si stanno adoperando attivamente
per interessare le chiese evangeliche torinesi alla proposta di legge di iniziativa
popolare « competenze regionali in materia di servizi sociali e scioglimento degli
enti assistenziali ».
Stimolati dall’esempio del Centro Maran Atà, che da diversi anni si impegna
attivamente in questo campo, i giovani
delle due comunità hanno aderito al comitato di coordinamento per la proposta di legge prendendo parte agli incontri settimanali dello stessò. Ota stanno
cercando di coinvolgere gruppi e' chiese
nell’iniziativa.
Vi sono stati incontri con le due comunità cui appartengono i giovani e con la
chiesa battista di Rivoli, con la parrocchia cattolica della Natività di M. V. a
Pozzo Strada e la comunità valdese di
Corso Principe Oddone domenica 26 ottobre. Nelle prossime settimane vi sarà
un incontro con i giovani della comxmità
battista di Lucente e la comunità valdese del Lingotto. Per giovedì: 13 novembre,
presso il Centro Maran Atà, via Cernaia
n. 18, 5" piano, è stata organizzata alle
ore 2i una raccolta di firme alla presenza di un notaio, per la presentazione della legge sull’Assistenza.
Emmanuele Paschetto
Ricordiamo che l'ultimo n” di « Agape
informazioni » ha pubblicato l’intero progetto di legge di iniziativa popolare di
cui si pària sopra.
Inaugurazione dei nuovo anno
alla scuola ’’Cappella Vecchia”
Ha ripreso la sua attività la scuola
evangelica di « Cappella vecchia » che da
ormai oltre un secolo fa parte delle iniziative evangeliche napoletane. Dopo essere stata ospite nei locali di via dei
Cimbri, presso la chiesa valdese, per molti anni ha trovato ora la sua sede presso
la chiesa Avventista. Nella seduta inaugurale del 1 ottobre il presidente del comitato dimissionario sig. Michele Andreozzi
ha rivolto ai presenti questo messaggio
di saluto:
« L’anno scolastico 1975/76 segna la prosecuzione di un’Opera centenaria — la Scuola
Evangelica 'Cappella Vecchia — che attraverso
le varie sedi nelle quali fu ospitata e prosperò
è giunta fino a questa della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, che si è assunta, da oggi,
il compito di farne proseguire l’attività. È indescrivibile la gioia che proviamo noi membri
dèi comitato dimissionario e ringraziamo il Signore ed 1 membri del nuovo comitato che ci
hanno offerto questa possibilità dopo un periodo
di inattività della Scuola.
Auguriamo al nuovo comitato, al corpo insegnante, al personale subalterno buon lavoro sereno e proficuo e siamo certi che ciò avverrà per
1 cari fanciulli dopo aver constatato lo spirito di
abnegazióne delle persone preposte dalla Federazione delle Chiese Cristiane Avventiste che si
sono impegnate in questa missione eosi alta ».
Orsara di Puglia
Riapre l’asilo Befania
Con i primi di ottobre assieme alle altre .Attività ecclesiastiche anche l’Asilo
Betanià ha riaperto i suoi battenti. Con
ie difficoltà òhe cohtinua ad attraversare
il nostro Paese è questo senza dubbio un
atto di coraggio ma anche di fiducia nell’aiuto del Signore e nella fedeltà dei vecchi Amici italiani e stranieri. Con il terzo asilo che s’è aperto da un anno (quello comunale) l’asilo valdese continua ad
avere un senso se si pone, come esempio, all’avanguardia del progresso civile
e pedagogico, se riesce a dare una testimonianza evangelica, se sa rispondere —
pur nel rispetto e nélla libertà dovute all’ingenuità dei piccoli innocenti — all’appassionato appello del Divino Maestro:
lasciate i piccoli venire a me.
Fu sempre questa la nostra ambizione
che trasmettiamo alla nuova direzione
impersonata dal past. O. Lupi, incoraggiata d’altronde significativamente dalla
fiducia delle trenta famiglie che anche
quest’anno hanno iscritto i loro piccoli,
sorretta dalla certezza nel sostegno fraterno dei nostri sforzi da parte di tutti
gli Amici cui, perciò, ci permettiamo di
ricordare il nostro c.c.p. che è: 13/2092
intestato a Centro Evangelico Sociale Betania - Orsara di Puglia (FG).
Bologna
Il Consiglio di Chiesa convoca per domenica 9 novembre alle ore 9,30 l’Assemblea di Chiesa. Il dibattito verterà sul
documento dell’Assemblea pastorale metodista di Ecumene ed in generale il problema di una presenza evangelica in Italia oggi. L’assemblea secondo le nuove
discipline dovrà nominare il direttore della scuola domenicale.
Nei giorni 25 e 26 ottobre si sono svolti
nei locali della chiesa i lavori del Consiglio nazionale FGEI. Domenica 26 ott.
è stata celebrata la domenica FGEI e il
culto è stato presieduto dal pastore Sergio Ribet con la predicazione di Renato
Maiocchi.
RAI-TV
ENGLISH SPOKEN HERE
Significant
step forward
In September, Dr. Philip Potter, General Secretary of the World Council of
Churches, sent a letter to the Moderator
of the Waldensian Church and to the
President of the Methodist Church in
Italy, in which he hailed the covenant of
integration between the two Churches
as « a very significant step forward in
the cause of unity ». He was referring of
course to the decision taken unanimously
on 25th August by the assemblies of the
two Churches at Torre Pellice, finally approving the scheme by which the two
become integrated within the next four
years, after the local and regional church
courts on both sides had expressed their
whole-hearted agreement with the plan.
What does this integration scheme mean
in practice? And in what sense can it be
described, in Dr. Potter’s words, as a very
significant step forward in the cause of
unity? Let me attempt brief answers to
these two questions.
What does the scheme involve in practice? The integration envisaged is something between a union and a federation.
Local churches will retain their denominational identities, though there may be
a number of local integrations. But there
will be one governing authority a unified
regional organization, a single pastoral
roll and single departments and ancillary
services. The name « Waldensian », with
its long history in Italy, will be retained
also in the title of the whole integrated
Church. On the other hand, the title « Methodist » will not disappear, being retained both for local congregations and
members, and also for a national body
which will hold property and represent
Italian Methodism on the World Council
of Churches and other ecumenical bodies.
In practice, therefore, integration may
not bring immediate changés'¡.tâ’^locàl
churches; hut through closer co-operation, the unified ministry, single central
and regional assemblies, and so on, all
the churches will become increaringly
unified.
Why, in the second place, should this
Waldensian-Methodist integration be hailed in the wider Church as a very significant step forward in the cause of unity?
Three reasons come to my mind immediately. First, this is a breakthrough within Italy - the first breaking down of denominational , barriers between; Italian
Protestants. And it is fervently hoped
that further moves towards Protestant
unity will follow. In a country where Protestants are in such a small minority, it
makes little sense to squander resources
and dissipate energies by perpetuating
the numerous divisions within Protestantism. Second, Italian Waldensians and
Méthodiste are pioneering a new approach to Christian unity, by adopting
this pattern of integration, as I have described it briefly, rather than complete
union or loose federation. It may be the
right way forward for other parts of the
world. And third, the coming together of
Methodists and Waldensians in Italy
must have repercussions among their
sister Churches in other countries. Waldensians belong to the Presbyterian and
Reformed world family, whereas Methodists are linked with other Methodist
Churches throughout the world. If members of these two world farriilies have
joined together here in Italy (as other
representatives of the two families have
done elsewhere, such as in Canada, India,
Zambia, and now Australia), then Methodist and Presbyterian Churches in other
countries will be encouraged to think more seriously about coming together in
unity. .
In taking this historic step, therefore,
Italian Waldensians. and Methodists
should realise that the eyes of many fellow-Christians throughout the world are
upon them. And many will watch with
close interest to see how the integration
scheme works out.
La rubrica televisiva
PROTESTANTESIMO
riprende la sua attività giovedì 13 novembre sul II Programma all’ora consueta: 18,15.
Il patto di integrazione globale fra le
Chiese Valdese e Metodista, approvato
all'unanimità da ambedue assemblee. Sinodo e Conferenza, quest’anno, è stato salutato dal Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese come « un
passo avanti molto significativo nel progresso dell’unità ». Quest’articolo spiega i
suoi effetti pratici e le ragioni per cui
si può dire che è « passo avanti ».
Roger Ducker
3
7 novembre 1975
NAMIBIA
Una chiesa confessante africana
Una nazione indipendente che continua ad essere colonia - Il silenzio colpevole dei
popoli bianchi - Si cammina malgrado tutto verso la liberazione
echi
dal mondo cristiano
« Chi ascolta voi ascolta me, e chi
sprezza voi sprezza me... » (Le. 10: 16).
Questa parola che Gesù dà ai suoi discepoli ed alla Chiesa è una straordinaria potenza che sorpassa ogni comprensione
umana. La Chiesa nella sua totalità è indiscutibilmente legata al suo Signore e
Maestro Gesù Cristo. La Chiesa quindi
non è fine a se stessa, ma una istituzione
che deve porsi sempre sotto il segno di
Gesù Cristo.
Essa è chiamata ad essere la voce di
Gesù Cristo in un mondo pieno di distorsioni, malintesi, incomprensioni. In ogni
nostro atto dovremo essere particolarmente attenti alla voce di Gesù Cristo.
Considerando tutto questo e nello stesso tempo la responsabilità della Chiesa
per quanto concerne la sfera socio-politica, il Sinodo, dopo lunga riflessione, ha
preso posizione contro la brutale oppressione esercitata dalle forze che occupano
la Namibia.
La Chiesa ha il compito di ricordare
costantemente ai suoi membri di utilizzare le possibilità offerte dall’Evangelo
per continuare la lotta per la liberazione.
Agendo in tal modo in nome di Gesù
Cristo, la Chiesa non deve avere alcuna
esitazione: essa è « la voce dei senza voce ».
La neutralità politica, l’assenza, di preoccupazione e l’indifferenza in una parrocchia circa l’oppressione e la violenza brutale sono un peccato altrettando grave,
quanto l’assassinio, perché favoriscono la
crescita dell’ingiustizia ».
Queste alcune affermazioni del Sinodo
della Chiesa Evangelica Luterana dell’Africa di Sud-Ovest (Namibia), tenutosi
a Otjimbingwe dal 30/6 al 4/7. Dichiarazioni lucide e coraggiose; un documento
che ben a ragione può stare accanto a
quelli della Chiesa Confessante. Per cercare di metterlo a fuoco è necessario considerare la situazione politica della Namibia.
La Namibia,
una nazione che non esiste
È ùn nome che non si trova sugli atlanti; al suo posto si trova l’indicazione di
« Africa del Sud-Ovest », come se si trattasse di una regione della Repubblica del
Sud Africa. In realtà dal 1966 la Namibia
è stata dichiarata indipendente e J’ONU
ha ingiunto al governo sudafricano di abbandonare il paese; ma invano! Ed un
tentativo di applicare delle sanzioni contro il Sud Africa è fallito per il veto opposto airONU dalle potenze occidentali.
Non per' nulla Stati Uniti, Francia, Gran
Bretagna, Canada hanno dei capitali investiti in Namibia.
Questa regione, grande come l’Italia e
la Francia messe insieme, con una popolazione composta da circa 1 milione di
negri e meno di 100 mila bianchi, è una
delle più ricche dell’Africa. Nel suo sottosuolo infatti si trova di tutto: dai diamanti (più di due milioni di carati all’anno), al petrolio, ed ora anche airuranio.
La schiavitù non è finita
Ma tutta questa immensa ricchezza è
sfruttata da pochi bianchi. La popolazione negra, ridotta ad uno stato di schiavitù, è costretta a fornire la mano d’opera. E si pensi che un operaio della Namibia percepisce una paga del 20% inferiore
a quella di un operaio del Sud Africa,
che già è tra le più basse del continente.
I Negri sono stati rinchiusi in riserve,
dalle quali vengono prelevati senza nep>
E’ uscito il nuovo
Calendario
“Valli nostre” 1976
con 13 vedute a colori e versetti biblici; ediz. in italiano, tedesco e inglese. Indirizzario aggiornato delle
chiese veldesi, metodiste e italiane
all’estero.
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CLAUDIANA
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prega di aggiungete L. 200 per spese di spedizione.
pure sapere per quale destinazione sono
diretti, separati dalle famiglie, vivono per
mesi estraendo dalle miniere la ricchezza
per i bianchi. Poi vengono rispediti nelle
riserve, ad impedire che l’esperienza di
lavoro crei in loro una coscienza rivoluzionaria.
L'anno scorso molti negri che nutrivano simpatie per il Movimento di liberazione (SWAPQ): South West African
People Qrganization) sono stati arrestati,
gettati in prigione. Poi iSono stati fatti
uscite uno alla volta, denudati in pubblico, sia uomini che donne, e frustati fino
allo svenimento. Il più tragico è che tutto
questo è potuto' a'wenire senza che nessuno nel mondo abbia sollevato delle proteste. Immaginiamoci cosa sarebbe successo se un fatto del genere si fosse verificato sulla Piazza Rossa di Mosca o a
Washington o a Pechino!
Le responsabilità dell’Occidente
Le grandi potenze non hanno interesse
a sollevare problemi; l’QNU non ha la
forza di agire (dove si vede ancora una
volta quanto grandi siano i suoi limiti!);
ma intanto la situazione matura. I negri
si organizzano, il Movimento di liberazione cresce, soprattutto ora in cui il dominio portoghese suirAngola (che confina
con la Namibia) è terminato, e tutto lasia pensare che nel giro di alcuni anni
la Namibia sarà finalmente libera.
Questo certo non significherà la fine dei
problemi. Mac Bride, Commissario dell’QNU per la Namibia, ha testualmente
affermato: « Le potenze nucleari attendono come avvoltoi il momento in cui
potranno impadronirsi deU’uranio della
Namibia ». Sappiamo che un conflitto in
tal senso è esploso tra Francia, Svizzera,
Stati Uniti e Germania. Quest’ultima iiifatti offrirebbe al Sud Africa Taiuto tecnico per costruire la bomba atomica, in
cambio di forniture d’uranio per le proprie centrali.
In questa ccanplessa, .gituaziaqe si col
Ex colonia tedesca del Sud Ovest la
Namibia confina a Nord con l’Angola ed
a Sud Est con la Repubblica Sud africana
che ne mantiene tuttora in controllo.
loca la dichiarazione del Sinodo di Otjimbing'we. È auspicabile che la Chiesa luterana della Namibia (che raggruppa un
buon 10% della popolazione negra) sappia nel prossimo futuro contribuire lucidamente alla costruzione di una società
nuova, così come oggi sa con coraggio
prendere la sua posizione di testimone.
Da parte nostra il movimento di liberazione va sostenuto, informando Topinione pubblica e partecipando ad eventuali iniziative. Chi vdlesse può avere altre informazioni scrivendo a: Bureau d’information sur l’Afrique australe - 41 Rie
Rouellb- '750'15'Parigi. '
Un impegno per le U. F.
Costituendo il gruppo « Italia 2 » le unioni femminili iniziano un nuovo tipo di discorso
Alcune sorelle delle Unioni Femminili
Battiate, Metodiste, e Valdesi di Roma,
hanno costituito nelTottobre scorso, il
gruppo « Italia 2 » della « Amnesty International ». Questa iniziativa è stata presa
in seguito ad un rapporto, presentato dalla signora Fernanda Comba, in occasione
di un’incontro interdenominazionale delle
Unioni Femminili di Roma.
Come molti già isapranno, « Amnesty
International » è un movimento mondiale
per la difesa dei Diritti delTUomo, ed ha
sede a Londra. Questa organizzazione si
mantiene indipendente da qualsiasi gc>
verno, orientamento politico o credo religioso. É da notare che l’azione della
« Amnesty International » si attua in favore di uomini e donne detenuti, a causa
delle loro opinioni politiche, della loro
religione od origine etnica, purché non
abbiamo usato né sostenuto la 'violenza.
« Amnesty International » si oppone fermamente alla pratica della tortura e della pena di morte.
Nel corso delTanno, un gruppo di sorelle appartenenti alle diverse Unioni
Femminili di Roma, si sono sovente incontrate, per prendere accordi sul modo
concreto di intervento (lettere, petizioni,
ecc.) in difesa dei detenuti in situazione
di particolare pericolo. Questo è potuto
avvenire in seguito a precise segnalazioni,
pervenuteci dal Comitato Centrale di Londra.
In questi ultimi tempi ci siamo adoperate per la diffusione del libro « Rapporto
sulla tortura nel mondo », preparato dalla « Amnesty International » ed ora pubblicato anche in lingua Italiana dalla Casa Editrice Sugar e Co. Abbiamo anche
organizzato un concerto a favore della
« Amnesty International ».
Le Unioni Femminili delle nostre Chiese
hanno manifestato in varie occasioni la
loro disponibilità per un’impegno nell’affrontare i problemi scottanti del nostro
tempo. Ebbene, il problema i>osto dalla
« Amnesty Internationa » è davvero uno
dei più scottanti e vale ben la pena che
le nostre Unioni lo affrontino al livello di
studio e soprattutto di azione.
Florence Sbaffi
Indirizzo: Amnesty International, Gruppo Italia 2, presso Unione Femminile,
Via Marianna Dionigi, 57 - 00193 Roma.
Santuari mariani
Sono un migliaio, al mondo, i
santuari mariani che vantano più
di 10 mila visitatori all’anno. Di
statistiche complete e aggiornate
sul fenomeno non ne esistono. Ma
le stime concordano nel rilevare da
alcuni anni un netto e universale
aumento dell’affluenza. A Lourdes,
i pellegrini superano in permanenza i 3 milioni all’anno a partire dal
1964, e ormai si avvicinano al tetto
dei 4 milioni. Affluenze analoghe
vantano i santuari della Guadalupa
in Messico, dell’Aparecida in Brasile, di Fatima in Portogallo. In Italia
il record appartiene al santuario
della Madonna di Pompei, con 3
milioni di pellegrini all’anno, seguito dal terzetto Oropa-Loreto,Divino Amore (Roma), con 2 milioni a
testa, e dagli altri .tre santuari di
Montevergine (Avellino), di Montenero (Livorno) e dell’Incoronata
(Foggia), con circa un milione. L’unico santuario di fama che denunci una leggera flessione di visitatori
è, a detta del suo rettore, quello di
Caravaggio, comunque attestato a
quota 800 mila. Forse perché la
regione in cui sorge, la Lombardia,
è la più industrializzata e quindi,
si presume, la più « secolarizzata »
d’Italia? Non è detto. A Parigi, in
pieno quartiere commerciale, la
cappella della Medaglia miracolosa
accoglie un milione di devoti all’anno.
Una certa preoccupazione s’è diffusa
negli ambienti cattolici circa Ja sorte della Chiesa cattòlica nel Laos, da che le forze del Pathet Lao si sono impadronite del
potere. Ultimamente sono stati espulsi
dal paese tutti i missionari italiani (gli
Oblati di Maria Immacolata); mentre
hanno potuto rimanere al loro posto quelli francesi (ma su 57 ben 36 hanno preferito abbandonare il paese).
Diffìcile dire esattamente da cosa sia
determinata questa situazione. Certo è
che i missionari sono apparsi ai partigiani del Pathet Lao come individui sospetti; e non a torto in quanto che molti di
loro hanno sempre avuto una posizione
dichiaratamente anti-comimista.
Su circa tre milioni d’abitanti la Chiesa cattolica conta 30 mila fedeli; 15 mila
appartengono a missioni protestanti ; il
resto della popolazione è pagana, in genere animista.
La sopravvivenza delle comunità cristiane del Laos, quanto meno di quelle
cattoliche si presenta dimque problematica. Le piccole minoranze cristiane si
trovano ad affrontare la nuova situazione
politica in una posizione di estrema debolezza, determinata da una pesante eredità di connivenza con il dominio degli
occidentali. Ci si domanda se esse sapranno collocarsi in modo positivo nel
processo di formazione di una nuova società.
ÌUKyfia (^9
AMNESTY INTERNAZIONALE
Difficoltà finanziarie
al Ci EiCi
Ginevra (soepi) ^ In una lettera inviata a tutte le chiese membro del Consiglio
Ecumenico delle Chiese il Segretario generale, Past. Ph. Potter, ha reso noto che
il CEC si troverà ad affrontare il grosso
problema di un deficit di ben 2.600.000
franchi svizzeri. La causa immediata di
questo deficit è dovuta al fatto che su
più di 8 milioni di fr. sv. richiesti alle
Chiese, ne arriveranno poco più di 5 milioni. E questo non per scarso spirito
contributivo delle singole Chiese, ma per
la svalutazione di molte divise nazionali
rispetto al franco da un lato e per il tasso sempre più crescente della inflazione
dall’altro. Dietro a questo fatto sta però
il problema più vasto del sistema di finanziamento del CEC e sul quale era già
stata attirata l’attenzione in occasione
della IV Assemblea del CEC ad Uppsala
nel 1968.
Per cercare di cpntenere questo deficit
sono stati operati tagli notevoli in vari
settori di attività del CEC. La prossima
Assemblea di Nairobi dovrà quindi occuparsi anche di questo problema.
Inaugurato il Centro ortodosso
Ginevra (soepi) — A Chambésy, vicino a Ginevra è stato inaugurato un nuovo centro ortodosso, dedicato all’apostolo Paolo. Alla realizzazione di questo centro, del costo di quasi 8 milioni di fr. sv.,
hanno collaborato varie Chiese, anche
protestanti e cattoliche, in particolar modo della Germania occ. Oltre ad ima chiesa il nuovo edifìcio comprende anche sale di studio e di conferenze, due grandi
biblioteche, una sala di lettura, un ristorante trasformabile in sala per congressi, e infine vari appartamenti. Esso vuole essere un luogo d’incontro e di dialogo; e nel prossimo futuro anche un centro superiore per la formazione di quadri ortodossi.
Professori cattolici
alla Facoltà di Ginevra
Ginevra / soepi) — Quest’anno alla Facoltà teologica protestante dell’Università di Ginevra insegneranno anche noti
professori cattolici. Si tratta di Congar,
Baciocchi, Duquoc, Stirnimann. Per consentire questo la Facoltà ha dovuto apportare una modifica ai propri regolamenti.
Ai responsabili di questo settore è parso infatti che fosse venuta l’ora di entrare nella via d’un insegnamento ecumenico
della teologia, in collegamento anche col
centro di Bossey. Questa innovazione non
è occasionale ; ma sarà d’ora in avanti,
una delle caratteristiche permanenti della Facoltà ginevrina. ,
4
7 novembre 1975
pagina a cura
della Federazione Femminile Valdese
ANNO INTERNAZI
.L’Assemblea generale delle
Nazioni Unite Ha proclamato il 1975 Armo Internazionale della Donna con lo scopo, fra altri, di promuovere
l’uguaglianza fra uomini e
donne. Questa iniziativa è
stata l’occasione di ripensare alla situazione delle donne nella chiesa e al modo
in cui i cristiani vivono (o non vivono) concretamente
l’uguaglianza. Il dibattito e la ricerca, iniziati quest’anno in modo particolare, non si esauriranno il 31 dicembre perché si notano segni evidenti del risveglio
di una nuova consapevolezza fra le donne cristiane di
tutto il mondo. Queste pagine vogliono essere un contributo alla discussione, con la speranza che molti altri vi partecipino.
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versò nuovi rapporti umani
fa donna secondo
r insegnamento biblico
Nelì’Antico Testamento la donna è soggetta al potere maritale
e pdò essere ripudiata unilateralmente; la sua posizione è inconcepibile ab di fuori della sfera del marito o del padre o del
fratello; vale in rapjjorto all'uomo la metà (Lev. 27); non ha
personalità giuridica, la sua testimonianza deve essere convalidata dal padre o dal fratello o
dal .marito. La donna è rispettata (‘a differenza di altre posizioni pagane dove la donna era o
divinizzata o disprezzata), mà delifnitàta alla sfera familiare. Col
passare del tempo si accentua la
esclusione della donna dal tempio, dalla recitazione delle preghiere e dalle responsabilità sociali e politiche in genere, a tal
punto che in ima preghiera giudaica l’uomo ringrazia Dio per
non essere nato « pagano, schiavo o donna ».
GESÙ’ E LA DONNA
Se questo è l’ambiente in cui
si inserisce la predicazione di
Gesù, non può essere considerata casuale la sua grande vicinanza e comprensione verso le donne: molte lo seguono come gli
uomini e mettono a sua disposizione le loro case e i loro beni; Gesù le guarisce, le ammaestra come fa con gli uomini
(Marta e Maria, dove c’è anche
una precisa contestazione di un
ruolo abituale per la donna, la
samaritana. Maria Maddalena), e
infine le fa essere testimoni della sua risurrezione (le donne che
non potevano testimoniare nei
tribunali, perché non avevano
personalità giuridica!). In Me.
10: 2-12 Gtesù rifiuta l’istituzione
del ripudio, che da sempre è stato una grossa ingiustizia verso
la donna; anche in Gv. 8 prende
le difese della donna in occasione di una adultera che altrimenti verrebbe uccisa. Insamma le
donne insieme ai malati e ai pubblicani fanno parte degli emarginati di ctii Gesù viene a prendersi cura per fare cominciare
il suo Regno. In particolare sono menzionate le meretrici, perché erano forse le donne « libere » della società di allora, e fuori dal ruolo familiare. Gesù fa
di esse delle discepole (la categoria di apostoli comincia più
tsrdi quando c’è della responsabilità e del potere da amministrare e sarebbe inconcepibile in
quel tempo assegnarla a delle
donne), e non le inserisce perdonate e guarite nel vecchio schema; non saranno salvate perché
obbediranno ai mariti e partoriranno figli al popolo di Dio,
ma perché ascoltano la sua parola e la annunciano agli altri.
L’INSEGNAMENTO
DEGLI APOSTOLI
Nel libro degli Atti si descrive come la promessa del profeta
Gioele (3: Is) doveva avverarsi
in maniera universale, anche le
donne avrebbero ricevuto lo Spirito; si pària delle donne che
avevano seguito Gesù che partecijpavano alle radvmanze, le figlie
di Filippo che profetavano (At.
21; 9). In Rm. 16: 3 Paolo chiama Prisca sua collaboratrice.
Nelle lettere di Paolo cominciano però di nuovo le difficoltà
e ci troviamo di fronte a grosse contraddizioni: da un lato
troviamo dichiarazioni come in
Gal. 3: 28 e 1 Cor. 7: 4 che pongono la questione dell’eguaglianza e del superamento in Cristo
di ogni discriminazione umana;
dall’altro lato pesano espressioni come in 1 Cor. 11: 3-6 (il capo velato) e 1 Cor. 14: 34-39 (tacciansi le donne nelle chiese), che
si riferiscono all’ordine nel culto
facendo riferimento a questioni
ambientali e alla tradizione giudaica.
C’è poi il noto passo di Ef. 5:
22-33, letto e meditato molto di
frequente in occasione di sposalizi, dove si parla di chiara subordinazione della donna all’uomo, come della chiesa a Cristo.
Certo l’esempio è portato, perché cosi era concepito il rapporto fra uomo e donna; molto
tempo addietro, quando era
d’uso la poligamia, Ezechiele
porta al cap. 23 un esempio per
noi ben più scandaloso: il Signore che si sposa con due sorelle entrambe prostitute! Poiché la poligamia è caduta da un
pezzo in disuso nella nostra società,^ la chiesa non si sogna di
prendere alla lettera questo
esempio profetico e affermare
la moralità deH’uniòne di un uomo con diverse donne. Non si
capisce perché invece insista a
prendere alla lettera Ef. 5 e ad
affermare che è. legge divina che
l’uomo sia il capo e che la donna gli debba sottomissione; ed
è veramente triste che la chiesa,
almeno nella sua forma ufficiale
Materiale di studio: Il Consiglio
Ecumenico e l’YWCA Mondiale hanno
pubblicato un opuscolo che presenta
rimmagine della donna nei testi sacri
delle grandi religioni: Buddismo, Cristianesimo, Induismo, Islamismo, Giudaismo, E’ disponibile in inglese e in
francese. Titolo francese « Selon les
Ecritures ». Costo circa L. 500.
ITALIA
Il Servizio Studi della Federazione
delle Chiese Evangeliche ha organizzato a Torre Pellice, il 21 agosto, un convegno sul tema : « Liberazione della
donna e suo ruolo nel rinnovamento
della chiesa » (vedi Eco-Luce n., 32,
p. 5). Il tradizionale incontro sinodale
delle mogli di pastore, aperto per la
prima volta a tutte le sorelle di chiesa,
ha riunito il 27 agosto una sessantina
di valdesi e metodiste. Dopo un’interessante e vivace discussione sul tema
del convegno del 21/8 è stata firmata
una lettera che chiedeva al Sinodo e
alla conferenza metodista di dedicare
un po’ di attenzione ai problemi rilanciati dall’Anno I. della Donna. II Sinodo vi ha dedicato una mezz’ora la
sera successiva (vedi Eco-Luce n. 34).
La crescita del moviménto per
la liberazione della donna in
questi ultimi anni ha messo in
luce, in tutta la molteplicità delle sue dimensioni, la crisi dei
ruoli femminili tradizionali, crisi legata alle trasformMioni in
atto nelle nostre società.
Parlare di crisi dei ruoli femminili tradizionali significa anche, ovviamente, parlare di crisi
dei ruoli maschili tradizionali,
quantunque questa sia meno
percepita dai loro soggetti, tuttora sulla difensiva rispetto alla
aggressione che viene dal mondo femminile.
Tutto questo ci porta, pur nelle gravi incertezze e contraddittorietà del momento presente, a
prospettarci la possibilità di una
diversa distribuzione dei ruoli;
ma non solo questo: ci stimola
anche a mettere in questione la
gerarchia dei valori che stava a
fondamento ideologico dei ruoli
tradizionali, e quindi a intravedere un nuovo quadro di rapporti tra i sessi, e più in generale
tra gli esseri umani, sia a livello personale che collettivo.
I mutamenti sopravvenuti nella condizione della donna, soprattutto a partire dal processo
di industrializzazione in atto nelle società occidentali — accelerato dal travolgente cammino
compiuto in questi ultimi decenni dalle applicazioni della tecnologia — hanno dimostrato che i
ruoli attribuiti ai sessi non erano legati a un dato biologico immutabile, ma erano frutto di una
certa visione della organizzazione della società; non solo, ma
anche che essi convenivano agli
interessi delle classi dominanti
in quella società. E tuttavia sempre, nella storia che conosciamo,
i ruoli attribuiti alla donna, prima nella casa p poi sul posto di
(la liturgia matrimoniale), abbia
aspettato il nuovo diritto di famiglia - per porre la questione
(come ora facciamo, con un po’
di autocritica)!
AUDACIA DI GESÙ’,
PRUDENZA DELLA CHIESA
Anche la comunità antica non
è stata molto tempo sulla breccia in fatto di liberazióne della
donna: 1 Tim. 2: 11 sgg. porta
delle argomentazioni che sono
un passo indietro rispetto alle
scoperte cristiane e si rifanno
alle tradizioni giudaiche più
scontate. La comunità cristiana
non ha potuto permettersi 2000
anni fa la liberazione della donna, cominciata ad attuare al seguito di Gesù e intravista da
lontano anche da Paolo nella
meravigliosa affermazione di
Gal. 3: 28: alla discriminatoria
preghiera « Signore ti ringrazio
perché non mi hai fatto essere
pagano o schiavo o donna », si
contrappone Taffermazione che
in Cristo non c’è né Giudeo né
Greco, né schiavo né libero, né
maschio né femmina », ma siamo tutti uno.
Per la comunità antica l’emancipazione della donna arrivava
precorrendo di molto i tempi e
si scontrava con una concezione
completamente diversa della società, cosi la chiesa ha dovuto
lottare contro le fughe in avanti che rischiavano di vanificare
la sua incidenza di cambiamento profondo nella società e ha
dovuto accontentarsi di piccole
realizzazioni nel suo seno (la
presenza delle donne nel culto e
nella chiesa, contro l’esclusione
dal tempio giudaico, la possibilità del servizio diaconale per le
vedove, qualche caso di partecipazione all’evangelizzazione; poi
più tardi al tempo della persecuzione la testimonianza e il
martirio non sono risparmiate
alle donne).
La comunità antica non poteva forse permettersi di più, ma
oggi è forse ancora troppo presto per quelli che vogliono veramente comprendere la Scrittura
come parola del Signore?
Gianna Scìclone
lavoro, hanno avuto un carattere subordinato.
La contraddizione è esplosa
quando, per perseguire i suoi
obbiettivi, la società industriale,
favorendo l’ingresso delle donne
nei processi lavorativi, ha dovuto parallelarnente mettere loro ih mano strumenti come la
istruzione e la retribuzione, prima riservati ad altre categorie
(analogamente a quanto è avvenuto per la classe operaia). Questo processo ha portato, da un
lato all’indipendenza economica
delle donne, dall’altro alla relativizzazione del loro impegno casalingo.
Tutta l’educazione familiare,
scolastica e religiosa tendeva a
indicare come doti maschili il
coraggio, lo spirito d’iniziativa,
l’auforevolezza, la capacità di
esercitare il potere; come doti
femminili la pazienza, la mitezza, la-costanza, la docilità, lo spirito di abnegazione. Questi modelli rispondevano chiaramente
alla visione di una società ordinata gerarchicamente, in cui c’è
chi ordina e chi subisce. Ma, anche se presentati come modelli
«femminili» e «maschili», essi
si rivelavano poi falsi nella realtà. Basti pensare come l’uomo,
presentato nei manuali come l’essere coraggioso, intraprendente,
aggressivo, debba poi imparare
le virtù « femminili » delia docilità, della pazienza e della sottomissione quando l’organizzazione del lavoro lo richieda. Qppure come la donna sia colpevolizzata dalla società nei riguardi dell’aborto, e tuttavia debba
subirlo se esso è provocato dalla nocività dell’ambiente nell’industria in cui lavora.
La gerarchia dei valori viene
quindi stabilita non tanto in funzione dell’uomo e della donna,
quanto in funzione dei ruoli che
la società assegna loro per i
suoi fini.
È noto come oggi il movimento di liberazione della donna,
nelle sue varie espressioni, tenda a non accontentarsi della lotta per ottenete la parità di diritti con l’uomo. I risultati, certamente notevoli, raggiunti da
queste lotte sul piano legislativo (si pensi al nuovo diritto di
famiglia, alla parità salariale,
ecc.) urtano infatti contro la vischiosità della mentalità comune, sia maschile che femminile,
vanificando troppo spesso i diritti ottenuti. E ciò dipende, appunto, da una storia secolare di
subordinazione dei valori attribuiti ai ruoli femminili; si arriva infatti all’assurdo che, al momento in cui le donne hanno accesso a certi mestieri o profes
sioni, questi vengono immediatamente dequalificati.
Per di più, si va facendo lentamente strada la coscienza che
i valori di cui le donne sono portatrici, e che hanno custodito
nella loro lunga storia di subordinazione, non sono in sé secondari, ma vanno recuperati per
tutta la società. Il predominio
dei cosiddetti valori maschili ha
portato alla società gerarchica,
paternalistica, autoritaria, in cui
il potere è delegato a pochi; una
rivalutazione dei valori cosiddetti femminili potrebbe facilitare la nascita di una società solidale, tollerante, capace di rinunciare aU’immediato in vista
del futuro.
È indubbiamente importante
riflettere su queste realtà nel momento in cui sono venute a cadere tante ragioni oggettive di
discriminazione della donna
(istruzione di massa, alleggerimento del lavoro domestico,
identità di capacità lavorativa ai
vari livelli) e in cui si fa il consuntivo delle conseguenze di un
sistema che, rendendo primari
taluni valori e subordinandone
altri, ha portato ad approfondire costantemente il divario tra
chi ha potere e chi non ne ha.
La precarietà della nostra vita
quotidiana, sballottata tra consumismo e inflazione, minacciata da poteri economici concentrati in mani sempre meno numerose e più potenti, esposta
agli interessi militari, è uno stimolo a cercare di comprendere
quali siano oggi le correnti reali
in grado di opporsi alla degenerazione della nostra vita sulla
sulla terra. Dal movimento per
la liberazione della donna viene
una domanda che ci obbliga a
riflettere sui presupposti stessi
della organizzazione della nostra
vita collettiva, a inventare nuovi
stili di vita, a imbastire nuovi
rapporti tra gli esseri umani che
non abbiano più come misura il
« maschio » e i valori che gli sono stati attribuiti, ma dei valori
capaci di umanizzare tutta la
società.
In questo quadro ha senso anche la rilettura biblica del messaggio cristiano, spesso letto nella chiave della cultura dominante, per cui il maschio si è in
qualche modo identificato con
Dio e con Gesù Cristo, e il rapporto di amore è diventato verticistico e paternalistico: una rilettura, dunque, che liberi dalla
tentazione antica di « farsi uguali a Dio », di dominare, per riconoscersi invece uguali e solidali dinanzi all’unico Signore.
Maria Girardet - Sbaffi
messaggio di saluto
Care sorelle,
il Comitato direttivo della Federación Femenina Evangelica Vaidense del « Ramo sudamericano » della nostra
chiesa ha deciso di inviarci un cordiale saluto...
Vogliamo ringraziarvi per i saluti che ci avete mandato in occasione del 40.mo anniversario della nostra Federazione, saluti che apprezziamo particolarmente come segni
che sui due lati dell’Atlantico lavoriamo per gli stessi scopi,
cerchiamo la via per un servizio più completo e più cosciente al nostro Signore.
Naturalmente quest'anno è per voi come per noi sotto
il segno dell'« Anno Internazionale della Donna ». Abbiamo
cercato di spiegare i motivi di questo tema in diverse occasioni, convegni e riunioni. Abbiamo anche partecipato a un
seminario ecumenico su questo argomento. Forse vi interesserà sapere che il tema « La Donna » è stato accolto dalle nostre Unioni con una certa sorpresa. « Anno della Donna »? Perché? A che scopo? Finché l'interesse per la tematica si è destato e ha portato a dibattiti proficui.
Oltre a questo, continuiamo con i molteplici impegni di
servizio ormai tradizionali, pur sempre nella ricerca di elementi nuovi per non impelagarci in una attività puramente
tradizionale, ma per mantenerci capaci di rispondere alle
esigenze della nostre epoca.
Augurandovi le più ricche benedizioni vi salutiamo fraternamente.
Noris Barolin, Elisabeth Delmonte,
Gladis Perrachon
5
7 novembre 1975
ALE DELLA DONNA
Esaminando la situaizione della donna cristiana si osserva che
non solo la società ma anche la
chiesa la tiene in una condizione di inferiorità dàlia quale es- ■
sa vuol liberarsi.
Ogni liberazione attraversa
una fase ingenua in cui l’oppresso vorrebbe prendere il posto
dell’oppressore, e una fase consapevole in cui ciò che si vuole
è l’eliminazione del fenomeno
oppressione. Nel primo caso c’è
un semplice scambio dei ruoli;
nel secondo caso bisogna che
tutti e due, oppresso e oppressore, cessino di essere quello che
sono e cerchino un nuovo modo di vivere. Tutti e due devono cambiare, ma si tratta di due
cambiamenti molto diversi: da
vittima a libero, da oppressore
a libero. Infatti non solo l’oppresso è in una situazione inumana, ma anche l’oppressore:
egli non è un vero uomo, ma
una deformazione, una degenerazione tirannica di uomo. La
liberazione riguarda, impegna e
trasforma tutti e due. E qui la
predicazione cristiana ha ragione di dire « tutti (Oppressi e oppressori, ricchi e poveri, uomini e donne) hanno bisogno di essere liberati, redenti, salvati ».
Ma allo 'stesso tempo ha torto
perché in genere trascura di dire che le situazioni da cui oppresso e oppressore devono essere salvati sono totalmente diverse, anzi opposte. Parimenti
salvati per grazia, dunque, ma
diversamente responsabili dell’ingiustizia e coinvolti nella lotta per la giustizia. La predicazione cristiana, quando dimentica
la diversa situazione e responsabilità di oppressi e oppressori,
finisce per equiparare gli uni
agli altri e quindi per lavorare a
favore , del. mantenimento dello.
statu quo, cioè deH’ingiustizia.
TLB^TTESlkOì. - ,
Il battesimo, compresa la confermazione, ossia la confessione
pubblica di quella fede che lo
Spirito di . Cristo ha suscitato in
noi, è il segno che Cristo ci ha
fatti suoi; ma essere « in Cristo »
significa soltanto diventare soci
di, un’organizzazione terrestre
chiamata « chiesa », in cui si riproducono i rapporti esistenti
nella società? Oppure significa
entrare in un mondo nuovo in
una « nuova creazione » che non
è ancora pienamente attuata, ma
di cui abbiamo « una caparra »
fratelli, neghiamo che; Dio 'sìa
nostro padre; se non ci trattiamo da uguali, neghiamo che Uno
solo; sia al disopra di tutti noi.
Il permanente ràpporto: di subordinazione della donna all’uomo nella chiesa è, in fondo, una
negazione della paternità e sovranità di Dio e quindi una contraddizione del battésimo.
IL CORPO E LE MEMBRA
Un altro argomento di carattere biblico si può ricavare dall’immagine paolinica del corpo
e delle membra (1 Cor. 12). L’antichità l’ha usata per affermare
la subordinazione di alcuni esseri umani ad altri: il popolo è
ne al modo dei pagani (l’obbedienza e i lavori più umili alla
donna, le funzioni di prestigio e
di comando prevalentemente alTuomo) anziché viverla al modo di Paolo, per cui le diversità
non creano superiorità, e quando tendessero a crearne sarebbero affrontate con adeguate
contromisure?
L’ATTESA DEL REGNO
DI DIO
Quando si parla della necessità di lottare per Tu^aglianza
spesso ci si sente rispondere
che la giustizia vera ci sarà solo
nel regno di Dio, régno che noi
non possiamo costruire con i
la liberazione delia donna
in prospettiva evangelica
reale, come dice l’apostolo Paolo? Questa nuova creazione-.è essenzialmente un nuovo tipo di
rapporti con Dio e con gli esseri
umani. Con Dio, che non è più
(come per i pagani e i filosofi)
un oggetto di conoscenza, ma
una persona che ci chiama. E
con gli altri, che non sono più
oggetto delle nostre brame e delle nostre strumentalizzazioni come normalmente accade nel
mondo, ma sono « tutti fratelli », al disopra dei quali c’è soltanto il « padre che è nei cieli ».
Una fratellanza non gerarchica,
non discriminatoria, non oppressiva. Se noi non ci trattiamo da
come le mani che lavorano, diceva Menenio Agrippa, l’aristocrazia è come lo stomaco che
mangia; uno fatica e l’altro gode, ma sono necessari l’uno all’altro ed è giusto che si mantenga la disuguaglianza.
In Paolo invece si parla di
membra diverse, nessuna delle
quali però può pretendere a una
superiorità sulle altre, tanto è
vero che se un membro é di per
sé più debole o meno onorevole
di altri, noi stessi lo circondiamo di maggiore onore, quasi a
stabilire l’equilibrio fra tutti.
Come mai noi nella chiesa tendiamo a vivere questa immagi
nostri sforzi, ma soltanto attendere con fiducia e con pazienza.
Se però di fronte a un malato
uno dicesse: « la morte sarà vinta solo nel regno di Dio, quindi
lasciamolo morire, non dobbiamo pretendere di lottare contro
il male, ma aspettare il Regno »,
tutti gli darebbero addosso tacciandolo di insensibile egoista e
poco caritatevole; ma quando si
passa dai mali individuali ai mali interpersonali o sociali il discorso cambia, e chi vuol lottare
contro l’ingiustizia, l'oppressione
e la discriminazione spesso si
sente fare proprio il discorso di
prima: « che non bisogna preten
dere di raddrizzare il mondo, ma
aspettarci là venuta del -r^gno ».
Insomma: aspettare il Régno significa lottare o non lottare contro la malattia, la morte, Tingiustizia, Toppressipne; la faaae;, e„
tutti 1 mali che affl^gtmo Lùitìa^
nità? ?
Il popolo d’Israele uscendo
dall’Egitto per andare in Palestina sapeva che avrebbe conquistato la Terra Promessa per intervento divino e non con, le sue
forze, e tutti i racconti dei miracoli, dalla manna alle mura di
Gerico, stanno appunto a sottolineare questo fatto. Eppure il
popolo non aspettava di essere
trasportato magicamente nella
Terra Promessa, ma giornalmente raccoglieva le sue cose e si
metteva in cammino concretamente, materialmente, verso
quella terra di Canaan che aspettava come dono di Dio. In questo stesso spirito lottiamo per
quella liberazione, quella non-oppressione, quella uguaglianza
che solo Dio ci darà perfette
nel suo Regno, ma verso le quali noi vogliamo camminare concretamente giorno per giorno..
Tutte queste considerazioni
che abbiamo riferito alla liberazione della donna riguardano cigni discriminazione ed oppressione, infatti non si libera la donna se non nel quadro di una liberazione generale, ma non si ottiene la liberazione di tutti se
non si lotta puntualmente e concretamente anche per la liberazione di singole componenti dell’umanità, come appunto per la
liberazione della donna, per la
soppressione di quei rapporti di
superiorità-inferiorità che l’uomo nella storia ha stabilito, e
mantiene con lei.
Aldo Comba
le chiese nell’anno della donna
PORTOGALLO
In questo momento è molto difficile
parlare dell’Anno I. della Donna. Direi
perfino che la maggior parte delle donne non sanno che cosa sia quest’anno
e quale significato abbia. Viviamo in
una situazione un po’ confusa sul piano
politico, che non ci consente di pensare a quest’anno speciale. Perché poi
un anno diverso? Credo che non abbia
nessuna ragione d’essere. Le donne porghesi sono molto più interessate a quello che succede ogni giorno nel campo
politico. E’ un’esperienza nuova, molto
stimolante, che pone veramente tutte le
altre cose in secondo piano. E’ vero che
in questo momento il Portogallo vive
ore difficili, aspettiamo ogni giorno un
cambiamento, qualcosa di nuovo che ci
permetta di stare tranquilli e lavorare
per il nostro avvenire.
Evidentemente la Chiesa non può
sfuggire la sua responsabilità nel contesto della rivoluzione. La nostra chiesa riformata, mediante i suoi membri
impegnati nei partiti, compie una militanza cristiana di giustizia e amore.
Molto semplicemente, questa militanza è la testimonianza resa a Cristo. Alcune parrocchie hanno organizzato dei
piccoli incontri sul tema dell’« Anno I.
della Donna ». In Portogallo, in questo
momento, noi donne siamo molto più
interessate alla liberazione del nostro
paese.
Eunice Leile, agosto 1975
(Lavora con il marito nel Centro ecumenico di Figueira da
Foz).
OLANDA
In Olanda le donne di chiesa hanno
partecipato a una manifestazione di tre
settimane, chiamata « Emancipade »,
svoltasi a Utrecht. Questo avvenimento
non ha avuto il successo che ci si aspettava, perché i visitatori sono stati troppo scarsi, ma è ' stata l’occasione che
ha permesso una crescente sorellanza
fra le donne delle varie chiese : esse
hanno lavorato insieme e pregato insieme nei brevi culti quotidiani.
A conseguenza di più stretti contatti
con il Consiglio nazionale delle chiese,
nei prossimi mesi vi sarà una consultazione sulle donne nella chiesa. Vi saranno discussi due terhi principali: il
ruolo delle donne nella Bibbia, in particolare i famosi testi di Paolo sulle
donne, e la questione molto concreta
dell’assenza di donne nei comitati in
cui si prendono decisioni e nei sinodi.
Noi speriamo che da questo incontro
nasca una commissione permanente che
abbia stretti rapporti con il Consiglio
delle chiese e che continui a studiare la
posizione delle dorme nella chiesa e
cerchi di trovare le necessarie soluzioni,
o almeno dei miglioramenti.
Parecchie organizzazioni stanno preparando un incontro di due giorni in
cui verranno studiati i mòdi di esprimere la nostra solidarietà a donne del
Terzo Mondo, non soltanto con parole
ma con atti che possano essere loro
utili.
Benha Kloak-Pott
(Presidente del Consiglio Ecumenico delle Donne in Olanda)
FINLANDIA
In febbraio, il Comitato per il lavoro delle donne della chiesa luterana ha
organizzato, insieme con l’YWCA e
l’Associazione delle Donne Teologhe,
una consultazione sulla consacrazione
delle donne. Questo è un problema
bruciante per la chiesa luterana, mentre
è uno dei bersagli scelti dalle organizzaziohi femminili laiche per l’Anno I.
della Donna.
In giugno .abbiamo avuto un seminario sull’uguaglianza con il tema :
« Verso una maggiore collaborazione
fra uomini e donne ». Era organizzato
dal Comitato per il lavoro della donna
della chiesa luterana, dal Consiglio ecumenico nazionale, dall’YMCA e dall’YWCA, e da un’Accademia laica della
chiesa luterana, tuttavia in pratica solo
le donne vi hanno partecipato. Lo scopo
di quest’incontro era di cercare di scoprire gli atteggiamenti, i timori e i pregiudizi che ostacolano una reale e aperta comunicazione e collaborazione fra
i sessi.
Alcuni periodici della chiesa hanno
pubblicato un numero speciale sull’Anno I. della Donna e una casa editrice cristiana ha stampato un libro sulle situazione delle donne nella chiesa.
Nella chiesa incoraggiamo le nostre
donna a partecipare al progetto del Comitato governativo per l’Anno I. della
Donna che si propone la creazione di
un fondo di sviluppo a favore di donne
africane.
Rutta Virkunnen
(Segretaria per il lavoro femminile della chiesa luterana)
CECOSLOVACCHIA
La nostra chiesa fin dal 1947 ha deciso di prendere Taffermazione evangelica dell’uguaglianza di uomo e donna in Cristo (Gal. 3: 28) come criterio
del proprio modo di considerare la
donna e il suo ministero spirituale e sacerdotale. La chiesa cecoslovacca bussila ha consacrato la prima donna il 6
luglio 1947, anniversario della morte di
Giovanni Huss, e chiama le donne ' al
ministero pastorale e parrocchiale senza
richiedere il nubilato e indipendentemente dalla professione del marito o
dalla presenza di figli. Attualmente le
donne costituiscono il 31% del corpo
pastorale della chiesa cecoslovacca hussita.
Tutto ciò ha portato con sé dei problemi teologici, morali e pratici ; ma
l’esperienza di 28 anni ha dimostrato
che il servizio della donna nel ministero
pastorale dipende dalla vocazione e dai
doni dello Spirito, esattamente come
per l’Uomo (...).
L’uomo può diventare un essere pienamente sviluppato soltanto in una
chiesa in cui anche la donna abbia una
personalità pienamente sviluppata, e
viceversa. Perciò il modo in cui viene
trattata la donna è una pietra di paragone per qualsiasi società, cultura, chiesa o religione.
Anezka Ebertova
(Docente alla Facoltà Teologica Huss di Praga)
RIO DE LA PLATA
Sotto gli auspici della chiesa riformata, della chiesa valdese e del Centro
di Studi Cristiani dell’Argentina ha
avuto luogo a Pilar (Buenos Aires) un
incontro femminile sul tema : « Il ruolo e la responsabilità della donna nella
chiesa e nella società di oggi ». Vi parteciparono 54 donne provenienti da
ogni parte dell’Argentina e dell’Uruguay. In due giornate intensissime vi
furono due relazioni e poi studi e laboratori biblici, liturgici e musicali diretti da esperti. Sullo stesso tema è stato organizzato un altro incontro in
Uruguay, a Tarariras.
impegni per ii 1976
Il Consiglio di collegamento delle donne evangeliche italiane
ha proposto per il terzo Congresso Interdenominazionale femminile 1976 il tema tratto dagli studi dell’Assemblea Ecumenica di
Nairobi : « Esame dei modelli di dominio contro cui lottano le vittime della violazione dei diritti umani».
Questo tema è stato suddiviso in vari sottotemi, ognuno dei
quali è stato affidato, per la preparazione, ad im gruppo regionale:
Piemonte Valli - Campania: situazione delle donne in Italia.
Lombardia - Puglia - Lucania: disoccupazione, immigrazione ed
emigrazione.
Triveneto ■ Lazio - Abruzzo: minoranze etniche e prigionieri politici.
Emilia - Sicilia - Calabria : problemi dei minori, anziani, handicappati.
Toscana: poveri e diseredati.
In Piemonte-Valli un primo incontro preparatorio ha avuto
luogo tra responsabili valdesi e battiste; si spera in seguito di
avere rappresentanze metodiste.
E’ stato pubblicato dal Consiglio
Ecumenico il Rapporto sulla Consultazione tenutasi a Berlino nel 1974 sul
tema : « Il sessismo negli Anni Settanta ». Titolo del volume, in inglese:
Discrimination against Women. —
Amnesty International
per le detenute politiche
L’Anno I. della Donna dovrebbe essere un’occasione in cui' ci
ricordiamo, come sorelle, delle
donne che soffrono, delle donne
incarcerate. In modo particolare
delle donne ciléne, trattate con
una brutalità e una crudeltà
senza precedenti. Altre donne
soffrono in prigione. Amnesty
ha pubblicato in primavera una
lunga lista di donne detenute in
25 paesi diversi per motivi politici religiosi o etnici.
Preghiamo per loro. E facciamo qualcosa per loro. Se volete sapere cosa fare, quali vie seguire che possano essere, utili
scrivete-a:.. Amnesty International, Gruppo Italia 2,. c/o Unione
Femm., via Mariarma Dionigi
57, 00193 Rorna.
AIUTI ALLE DONNE
DEL TERZO MONDO
Presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato costituito un gruppo che si occupa di
ima serie di programmi di aiuto
a donne del Terzo Mondo. Questi progetti sono molto diversi,
ma tutti vogliono aiutare delle
donne a migliorare le loro condizioni di vita, fornendo loro,
per es., l’acqua potabile 0 una
pompa per il pozzo del loro villaggio (India, Cameroun), organizzando cooperative per sarte o
artigiane (Senegai, Filippine),
completando la loro istruzione.
Molte possibilità ci sono offerte
per aiutare queste donne meno
fortunate di noi.
Per maggiori dettagli scrivere
a F.F.V., c/o F. Comba, via Pietro della Valle 13,, 99193 Roma.
Gli articoli sono un riassunto
degli studi presentati quest’estate a Torre Pellice al Convegno
organizzato dalla Federazione
delle Chiese Evangeliche. Chi
desidera ricevere i testi completi deve rivolgersi alla F.C.E.I.,
via Firenze 38, 00184 Roma.
Pagina coordinata da Fernanda Comba.
6
alle valli oggi
Un segno
di speranza
« Ciò che abbiamo visto e brevemente
vissuto alle Valli è stato di grande interesse per tutti noi. Non credevamo, in
base all’informazione che abbiamo in
Germania, di trovare tanto spirito di iniziativa sia politica che teologica in questa piccola area italiana».
Quest'impressione ci è stata espressa
da un gruppo di giovani tedeschi, candidati al ministèro pastorale, in vìsita alle
Valli. Nel corso di una settimana essi hanno visitato il centro di Agape, la comunità pinerolese di San Lazzaro, i luoghi storici di Angrogna, il Museo valdese di Torre Pellice. Forse troppo in troppo poco
tempo. Al termine del loro giro ci siamo
intrattenuti con loro qualche ora, per
sentire le loro impressióni dal vivo e rivolgere qualche domanda.
« Quali sono le cose che maggiormente
vi hanno colpiti? ».
« L'ecumenismo, visto attraverso la comunità pinerolese di San Lazzaro, è stato
uno dei punti di maggiore interesse per
noi. Siamo rimasti sorpresi dalla serenità
e positività dell'ecumenismo pratico di
San Lazzaro. Abbiamo visto cattolici e
valdesi di fronte agli stessi problemi,
senza inutile ideologismo o spirito settario ». « Un altro punto interessante sono
i rapporti tra cristiani e marxisti. Il marxismo è Una scienza che analizza la realtà prima di essere una globale alternativa politica. Le scelte ideologiche, di fronte ai grossi problemi dell’umanità, non
impediscono la collaborazione. Abbiamo
constatato, pur brevemente, che l’impegno
concreto a risolvere dei problemi sociali
pone su un piano secondario le questioni
ideologiche, altrimenti inconciliabili ».
Un’altra domanda: nella vostra futura
e prossima veste di pastori evangelici
quali contatti pensate avere con la realtà delle Valli?
« Vorremmo organizzare dei campi con
dei confermandi nel vostro centro di
Agape, e promuovere attre-visite dLstudio.
Vediarno nelVimpegno-della piccola .qhiesa valdese- uh segno della grande -speranza cristiana. Certo le difficoltà ci sono e
specie per le chiese aumenteranno ma
tutto ciò non è necessariamente negativo ».
Infine si è parlato del Museo di storia
valdese. È stato definito « teologicamente chiaro perché ben si comprertde come
il movimento dei valdesi abbia vissuto,
in certi periodi storici, sino all’estreme
conseguenze la propria fede in Cristo ».
Queste brevi impressioni di gente che
visita le valli fanno riflettere sul significato del Valdisino nell’Ecumene protestante. Tutto sommato, senza scivolare in
facili trionfalismi, qualche cosa da dire
e da proporre c’è, malgrado le lacune.
.is. . G- Platone
Assemblee di ^rcuito
Secondo Circuito
L’assemblea del 2° Circuito (vai Chisone) ha avuto luo^, come preannunziato,
domenica pomeriggio nella sala della
chiesa di Pinerolo. Erano presenti 25 rappresentanti delle chiese secondo le indicazioni regolamentari: rappresentanti di
Concistori, di unioni femminili, unioni
giovanili e scuole domenicali.
La seduta inizia sotto la presidenza del
past. F. Davite alle 15 e dopo l'esame del
progetto, éd ùnS breve discussione del
medesimo, si procede alia nomina delle
persone che, secondo il regolamento, devono impostare il lavoro nei prossimi
mesi. Risultano eletti Franco Davite,
Anna Maria Bertalmio (S. Germano), Enrica Rochon (Villar Porosa), Albertina
Bertalot (Prarostino), Mauro Gardiol (Pinerolo).
Terzo Circuito
-jSi è tenuta a Ferrerò, sotto la presidenza del past. Cipriano Tourn, la assemblea
costituente del 3° Circuito, che comprende le sei chiese della vai Germanasca.
Claudio Tron ha illustrato la proposta
della Commissione Regolamenti in merito alle persone nella chiesa ed al problema deU’autonomia.
Il pastore Sergio Rostagno ha presentato invece il problema del catechismo
già sollevato in Conferenza Distrettuale
e la proposta di ridurre a tre gli anni di
catechismo.
L’assemblea ha votato il consiglio di
Distretto nelle persone di Bruno Rostagno, Adriano Longo, Ada Poet Tron. La
signorina Silvana Marchetti ha pfferto
la sua collaborazione per il lavoro deìl’Eco (diffusione, abbonamenti ecc.).
cronaca
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI
Perosa Argentina: i problemi restano
anche con una giunta di sinistra
Intervista a Renato Calzi, sindaco di Perosa Argentina - Per la prima volta, dal dopoguerra, un’amministrazione di sinistra alla guida del comune
Renato Calzi è iscritto al PCI dal '45,
dal ’63 ad oggi è stato consigliere di Perosa sempre in liste socialCòmuniste. Attualmente fa parte della giunta della Comunità Montana.
—- Come defìnisce l'amministrazione
di cui Lei è a capo?
— Piuttosto eterogenea, composta com’è da socialisti, comunisti e indipendenti vari.
— Questo fatto ha creato e crea tuttora dei problemi?
— Sì, infatti essere sindaco di una giunta tutta di sinistra è un conto, invece gli
indipendenti hanno una loro visione dei
problemi che non bisogna trascurare. Da
un lato questo è positivo perché allarga
i nostri orizzonti, ma è negativo se fa
perdere molto tempo in discussioni. Purtroppo può anche succedere che la giunta si trovi in minoranza e così l’opposizione può giocare meglio le sue carte, data la mancanza di coesione nostra. Infatti, ad ogni consiglio veniamo attaccati
duramente dai consiglieri che erano al
potere nella precedente amministrazione
e che ora sono in minoranza.
— Questo lo facevate anche voi,
quando vi trovavate all'opposizione.
— Certamente, ma noi affrontava rhô
solo i problemi di fondo, non perdevamo
tempo in discussioni inutili, come è successo per il parco. La precedente amministrazione voleva aprirlo al pubblico dopo lavori costosi, invece noi l’abbiamo si
stemato in una decina di giorni con lavoro volontario. Soltanto sul nome abbiamo trovato l’accordo, ma per il rimanente hanno criticato tutto, anche l’acquisto delle sedie. Ma noi abbiamo l’intenzione di adoperare il parco per spettacoli
all’aperto e la gente non può certo sedersi per terra.
— Avete affrontato il problema della
scuola materna a Perosa?
— Le suore salesiane hanno ristrutturato i loro locali per adibirli a scuola materna. Intanto come consiglio di fabbrica della Gùtermann, dove io lavoro, abbiamo acquisito l’asilo nido, la scuola
materna e il doposcuola aziendale perché
fossero aperti a tutti e non solo ai figli
dei dipendenti. La precedente amministrazione ha rifiutato di assumersi il carico dell’asilo perché già avevano un accordo con le suore salesiane per una
scuola materna privata, sovvenzionata
dal Comune. Noi vorremmo gestire in accordo col consiglio di fabbrica i locali
della Giitermann per non perdere i 24 milioni di contributo aziendale. Ora la Giitermann sta vendendo tutto il suo patrimonio immobiliare e speriamo di poter
acquistare i locali che ci servono per avere un asilo nido e una scuola materna comunali.
— E la scuola dell'obbligo?
— Adesso abbiamo il grosso problema
della nuova costruzione della Scuola media. Le aule che affittiamo al Vallesusa
sono inadatte, ma non possiamo terminare il nuovo edificio per mancanza di
Dibattito sul canto nella chiesa
In ottemperanza a un preciso o.d.g. della Conferenza distrettuale di primavèra,
la Comm. Canto Sacro ha convocato per
una fraterna e libera discussione sugli
argomenti previsti (Valorizzazióne dell’attività delle corali ed eventuale trasformazione delle Feste di canto) direttori di
coro, organisti, monitori e chiunque avesse interesse all’argomento.
Va subito detto che rincontro si è svolto in un’atmosfera di cordialità e di ricerca seiiìza tensioni o accuse inutili, ma
nello sforzo comune di vedere quanto
possa essere fatto meglio, in modo più
profittevole per le corali stesse, per le
comimità e per gli ambienti più vari che
possono essere centro di una testimonianza.
Una relazione del M.o Corsani, all’inizio, sottolineava il fatto che assai varie
sono le componenti dell’attività delle corali, e che nelle motivazioni del loro lavoro vanno cercati ed alimentati i sentimenti più diversi, dal senso di amicizia
e concordia, all’impegno vocazionale per
il sostegno del canto assembleare, per la
consolazione di anziani e degenti, per la
testimomanza evangelistica in ambienti
« di fuori » ; punto focale di ricerca non
solo teorica, ma anche di realizzazione
pratica, fin dove possibile, (nella esecuzione ben curata dei canti religiosi o profani) è di riuscire a manifestare, nelle caratteristiche d’ordine espi^Ssivo, tecnico
e anche artistico, quei valori sj>irituali
di cui pensiamo e speriamo esser tutti
convinti. Si sono passati in rassegna in
var interventi (Donini, A. Taccia, C.
Tron, Signore Boer, Plavan, D. Ciesch)
argomenti di fondo e situazioni di declino
materiale dell’aspetto. Canto religioso;
si canta meno nella vita quotidiana: il
canto religioso ne soffre di riflesso; ci si
avvezza a lasciar cantare i competenti, o
i mestieranti; si perde il senso tutto protestante della partecipazione attiva dei
fedeli al culto, col canto; nei nostri canti spesso manca il fervore che la gioventù trova rigoglioso nei canti di protesta.
Si passava quindi ad esaminare alcune
proposti concrete, per alcune delle quali
occorrerà ancora definire alcuni parti
Hanno collaborato: M. Franca e Renato Coisson, Franco Davite, Luciano Deodato, Dino Gardiol, Giuseppe
Platone, Teofilo Pons, Liliana Viglielmo.
colari pratici, ma sulla cui sostanza ci si
è infine trovati d’accordo : le Feste di canto avranno degli sbocchi evangelistici fuori delle Valli, sia in ambienti evangelici,
sia possibilmente fuori di essi ; si cercherà di mobilitare le corali per la loro Festa sia alle Valli, sia fuori, fin dal mattino, sì da aver più tempo ed occasioni
per fraternizzare, o nello studio comune
di un semplice coro, sia nel pranzo insieme, sia nella visita a istituti nell’Mnbito
della parrocchia prescelta, sia nelle varie comunità evangeliche di una città
come Torino. Si è proposto di far eseguire un inno collettivo alla maniera dei canti moderni, con chitarre, scegliendo una
melodia adatta nell’innario; si son date
indicazioni per la ricerca di melodie
« nuove » anche in àmbito cattolico ; si è
chiesto che la Comm. C. Sacro sia allarfata con la partecipazione almeno una
volta all’anno alle sue sedute di tutti i direttori di coro. Si è chiesto alle corali
di assolvere per propria iniziativa ad alcuni impegni : visite a comunità evangeliche, con partecipazione ai loro culti, come gita annua; ricerca di canzoni valdesi,
registrandone le melodie dal canto di
contadini anziani; collaborazione nella redazione di una nuova raccoltina di canzoni, possibilmente con la notazione musicale della melodia.
Si è chiesto infine che le corali più
« grosse » diano una mano fraterna, con
l’invio di alcuni loro soci, alle corali più
piccole o alle comunità che ne sono prive; collaborazione si chiede anche per
l’archivio dei cori, che va non solo rimesso in ordine (cosa d’altronde già fatta),
ma via via arricchito con sempre nuovi
« campioni » di cori eseguiti dalle singole
corali, anno per anno.
La parte riguardante più propriamente
il canto delle Scuole Domenicali è stata
tralasciata e verrà discussa in una successiva riunione coi monitori che stanno
già tracciando le linee per una futura raccolta di inni per ragazzi.
Sarà opportimo che un dettagliato schema delle nuove attività sia inviato a tutte le corali dopo l’ultima riunione della
Commissione, il 30 ottobre; in tutti i partecipanti alla riunione viva è la speranza
che le linee nuove additate dalla comune
ricerca siano p>er le corali motivo di soddisfazione, ma soprattutto fruttuose spiritualmente per chi canta e per chi
ascolta.
F. Corsani
fondi. Occorrono altri 400 milioni e non
sappiamo dove prenderli. La scelta del
terreno, una scarpata dietro il Municipio, è stata così infelice che i lavori giunti al punto in cui sono adesso, sono già
costati altrettanto Nel 1967 I’amministrazione di allora aveva previsto una spesa
di 150 milioni, adesso la scuola costerà
almeno un miliardo ed è anche insufficiente, perché ha solo 9 aule, una palestra e un paio di salette. Quest’ultima amministrazione (c’eravamo anche noi, ma
non contavamo niente) ha fatto ricavare
altri 3 locali nel seminterrato, per arrivare alle 12 aule necessarie. L’impresario
chiedeva altri fondi, quindi ci siamo interessati per vedere se potevamo terminare questo edificio. Ora speriamo che
nell’assegnazione dei 49 miliardi per l’edilizia scolastica ci sia qualcosa anche
per noi. Probabilmente sarà una bella
scuola e servirà anche bene perché la zona si sta spopolando e non ci saranno
troppi studenti.
— Avete altre opere pubblice da
completare?
— Un grosso problema è quello delle
fognature al capoluogo, per il secondo
stralcio che va dalla piazza al Brancate.
Qui ci siamo trovati di fronte a previsioni errate sulla natura del terreno per
cui c’è stato un aumento'di prezzi dell’88% sulla spesa prevista. Così le fognature assorbiranno i 100 milioni che erano destinati alla costruzione di 4 aule
per la scuola elementare. Andrebbe anche
rifatto rimpianto di captazione e di distribuzione dell’acquedotto di Pra Faiet
che dovrebbe servire la zona alta di Perosa e le borgate soprastanti.
— A Perosa l'occupazione è in grave
crisi : qual è là situazione attuale?
— La crisi ha investito le industrie tes
sili: la Giitermann che è una multinazionale e il Vallesusa che fa capo alla Montedison. Quest’ultima vuole abbandonare
tutto il ramo tessili e fibre, anche se il
nostro stabilimento ha lavoro e ne avrebbe per molto tempo. La Montedison è
un’industria di stato, quindi dovrebbe in
questo momento svolgere una funzione
sociale e difendere l’occupazione. Alla
Giitermann la situazione è un po’ caotica.
Pare che la Giitermann italiana debba
fondersi con la Gascarni Seta di Novara,
scorporandosi dalla multinazionale. La
Giitermann aveva avuto un’assegnazione
di 1.150 milioni per ristrutturare il reparto pettinatura. Se si facesse la fusione,
qui rimarrebbe solo la filatura, perché la
Cascami Seta ha un suo reparto pettinatura nuovissimo. E naturalmente, in caso di difficoltà dell’azienda, la filatura di
Perosa verrebbe chiusa. Noi abbiamo fatto una serie di riunioni sull’occupazione
e i dirigenti da me interrogati hanno confermato che la Giitermann vendeva gli
immobili e le proprietà giustificandolo
con la necessità di avere denaro liquido
e non hanno negato la fusione.
Il direttore del Vallesusa non credeva
che la fabbrica fosse costretta a chiudere
e pare che anche gli altri direttori fossero all’oscuro di tutto. Staremo a vedere
se con tutti gli incontri con i sindacati,
la Regione e il gpverno si troverà una
soluzione di tipo politico. Noi abbiamo
organizzato un convegno qui a Perosa
sull’occupazione che ha avuto un certo
successo.
— La popolazione partecipa alla vita
del Comune?
— Anche noi abbiamo costituito varie
commissioni perché la gente si interessi
di più a quello che facciamo. Per ora la
partecipazione attiva è abbastanza limitata, anche perché è una novità rispetto
al passato, tuttavia noi speriamo che la
gente si convinca sempre di più che si
tratta di problemi di tutti e non dei soli
amministratori.
Frali
I minatori della « Talco e Grafite » hanno ripreso a ottobre il normale orario di
lavoro, dopo un periodo di cassa integrazione per due giornate alla settimana
iniziato dopo il rientro dalle ferie.
7
delle valli
Angrogna
• Riprendendo l’esperimento dello scor-"
so anno, abbiamo avuto il 1° novembre
la prima « lezione di catechisnao » a Prà
del Torno per tutta la giornata.
Quasi tutti i catecumeni erano presenti
e l’atmosfera distesa e serena della « gita » ci ha permesso di avviare nella discussione della mattinata il lavoro del catechismo non come uno studio scolastico, ma piuttosto come una ricerca fraterna del senso della vita.
Nel pomeriggio passeggiata fino al villaggio del Ghiot, un tempo centro dell’alta valle oltre Prà del Torno, che per la
sua posizione strategica è stato nel corso della storia teatro di avvenimenti interessanti, il più importante dei quali:
rincontro nel 1690 fra i valdesi reduci
dalla Balziglia e gli inviati del Duca Vittorio Amedeo con le proposte di pace.
Più recentemente fu sede di una formazione partigiana.
Il villaggio è ormai da una decina d’ànni completamente disabitato ed un uomo,
originario del Chiot, che abbiamo trovato lassù, ci ha raccontato gli anni della
sua giovinezza con le difficoltà e la vita
dura. Il discorso è partito dalla sua cartella di legno (che poi ci ha regalato per
la nostra Scuola-Museo degli Odin) il cui
coperchio, ballando, accompagnava ritmicamente la corsa sfrenata dei ragazzi fino
a Prà del Torno, e nella quale trovavano
posto, oltre al libro ed ai quaderni, la lavagnetta e la mela con il tozzo di pane
per il pranzo. Tutto questo solo venti
anni fa!
Nel complesso una giornata interessante con molti motivi di riflessione per i
catecumeni.
• Diamo il benvenuto a Monica giunta
al Serre a rallegrare la famiglia di Carlo
ed Erica Odin.
______________________Perrero
Consiglio comunale - Il Consiglio comunale di Perrero, nella seduta del 31
ottobre, ha approvato all’unanimità il bilancio di previsione per l’anno 1976. Le
entrate superano di poco gli 82 milioni,
38 dei quali sono dovuti alla compartecipazione ai tributi erariali, in seguito alla
riforma tributaria. Questa somma viene
per intero assorbita dalle spese per il
personale, la manutenzione degli stabili
e qltre dijOrdinaria arailiiBistrazione.
Gli altrijniUQni„di :entrate¡5Íche Gomprendono però anche la vendita del legname dei boschi comunali) dovranno servire per tutte le altre necessità più o meno
urgenti. L’unico contributo previsto è
quello di dieci milioni per l’acquedotto di
Riclaretto, che varrebbe la pena di vedere finalmente terminato.
Vista la deprimente situazione delle finanze comunali, sindaco e consiglieri all’unanimità hanno rinunziato a indennità di carica e gettoni di presenza.
Nella stessa seduta si è anche discusso
il verbale di martellata della Forestale
per la vendita del lotto boschivo «Pineta-Rocca la Banda ». Il prezzo di 15 milioni e mezzo per 1.830 piante è parso un
po’ esiguo e si è ritenuto di dover tentare di ottenere un aumento. La Provincia
ha anche pagato un debito di 2.200.000 lire che verrà assorbito dai contributi per
l’asfaltatura delle strade.
Gli abitapti di Serre Marco, che vogliono costruirsi la strada, hanno chiesto l’appoggio del Comune per ottenére una pala meccanica e gli abitanti di Villasecca
Superiore hanno chiesto, per lo stesso
scopo, che il Comune fornisse loro un
tecnico per il tracciato.
Per il rinnovo del comitato E.C.A., sono stati eletti questi cinque membri estranei al Consiglio : Enrico Poet, Guido Peyrot. Luigi Peyran, Pietro Massel e Attilio Reymondo.
C.I.O.V.
Ancora sul dibattito sinodale
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In questo scritto il prof. Operti, mem-,
bro della C.I.O.V., si riferisce all'articolo
apparso sul giornale dopo il Sinodo che
presentava il dibattito sull’assistenza. Egli
lo cita frequentemente. Il tono un pochino vivace del suo scritto che non ci trova del tutto consenzienti non deve però
trarre in inganno.
Il problema non è fra qualche contestatore e la CIOV, ma del modo come
impostare la diaconia oggi, e questo resta problema aperto che tutti siamo impegnati a risolvere, pur con diverse ipotesi.
Red.
Anche al Sinodo di quest’anno, alcune
pèrsone hanno riproposto, come ogni anno con monotonia, le medesime obbiezioni e richieste basate sulla assoluta mancanza di informazione e sulla distorta interpretazione di concetti, oramai da anni
noti a coloro che, veramente, si interessano dei problemi della nostra Chiesa e
dei nostri Istituti. La discussione ne è
risultata particolarmente confusa e tortuosa per cui desideriamo, ancora una
volta, ricordare alcuni dati, pur sapendo
che ciò sarà inutile per coloro che assolutamente si rifiutano ad un costruttivo
colloquio.
È stato detto, e scritto, che non era
stato sufficientemente chiarito il concetto di Ospedale di Zona e di Ospedale per
Lungo Degenti e Convalescenti e che la
C.I.O.V. si era limitata a: «domandare
un assenso di massima per un progetto
di cui non sono stati resi pubblici i termini reali, come sta succedendo ora per
lo spostamento dell’Ospedale di Torre
Pellice nei locali dell’ex Convitto maschile ».
Nel 1972, la C.I.O.V. pubblicò un opuscolo, di trenta pagine di stampa, scritto
in italiano piano ed accessibile anche ai
non tecnici, dal titolo ; « L’Ospedale di
Torre Pellice. Prospettive per una nuova
struttura ospedaliera nell’ambito della
Riforma Sanitaria ».
Una anche affrettata lettura della puhblicazione, cui fu data ampia diffusione,
avrebbe chiarito molti degli angosciosi
(dubbi c^- da a%i tf^àglianb f noslii ih-"
111 W iiVf''è* ÌÌ
fcrfèéttti
I capitoli in" cui si suddivide iopuscolo
sono infatti:
1) Premessa storica. ■
2) La legge 132 ed i suoi rapporti
con l’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
3) Gli ospedali di zona: Ospedali generali e Ospedali per lungo degènti e
convalescenti.
4) Ma che cos’è un Ospedale per lungo degenti e convalescenti?
5) Prospettive di organizzazione delrinfermèria di Torre Pellice in Ospedale
per lungo degenti e convalescenti.
6) Iniziative della C.I.O.V. a favore
dèU’Ospedale di Torre Pellice.
II tutto era poi corredato da allegati
che riportavano gli Atti Sinodali deh 1969
e del 1970 che si riferivano all’argomento.
L’argomento è poi stato ulterialmente illustrato nelle relazioni alle Conferenze
Distrettuali ed ai Sino^ii del 1971, 1972,
1973, 1974.
Sempre a proposito di non avere resi
pubblici i termini reali, ricordiamo come
alla Conferenza del I distretto del 2 giugno 1975, dopo un ampio dibattito, sono
state illustrate le planimetrie dell’adattamento e le linee di condotta per la utilizzazione dei locali del Convitto che, in
unione allo stabile dei Coppieri avrebbe
reso agìbile una struttura ospedaliera consona alla legge e agli intendimenti della
popolazione delle Valli che attraverso incontri successivi ed Assemblee di Chiesa
aveva espresso il suo parere, fàvorevole,
in merito.
Il tutto era poi stato pubblicato su due
pagine dell’Eco-Luce che sono state distribuite, in estratto, ai membri del Sinodo all’inizio delle sedute.
Viene anche scritto: «Quando la CIOV
si avvicina al mondo del lavoro lo fa in
modo chiaramente strumentale come è
successo a Pomaretto per la medicina
preventiva agli operai della Talco e Grafite ». A questo punto siamo noi ad essere perplessi in quanto non vediamo come si possa svolgere im’opera assistenziale, di qualsiasi tipo, senza gli strumenti
adatti ; e meno ancora ci è chiaro il seguente periodo : « la prima cosa che cerca di metterò in evidenza è il suo spirito
di iniziativa e di buona volontà contrapposti alle carenze del sindacato e delle
organizzazioni dei lavoratori della zona ».
Non pensiamo siano riprovevoli lo spirito di iniziativa e la buona volontà e non
vediamo come questi possano contrapporsi a qualcosa o a qualcuno. A questo
proposito desidereremmo sentire il pensiero dei lavoratori chiamati in causa.
Tralàsciamo la solita ultradecennale
accusa della C.I.O.V. centro di potere (allora perché non Tavola, Agape, la FGEI?)
che saremmo ben lieti di affidare a mani
più abili delle, nostre non appena ci venisse richiesto.
Terminiamo ricordando ai nostri giovani interlocutori, come la contestazione
sia facile in un paese democratico e permissivo, reso tale proprio da molti di co.¿loroi ora; considerati^ retrogradi o ireaziaI e .-à - loio « voltà, co,ntes;taìpiró
—quando, ciò richiedeva un. maggiore impegno personale ed un certo coraggio, e
che allora .con il movim^to operaio non
si discuteva, ma, fianco a fianco, , si combatteva per quella libertà che inpiti dei
giovani di oggi non conoscono e non apprezzano nella giusta prospettiva.
Franco Operti
'‘'Nell’articolo «Alle Valli oggi» dello
scorso numero, in tema di assistenza avevamo segnalata la venuta dell’assessore
alla Sanità, Enrietti, nella vai Pellice per
incontrare le autorità locali. In realtà la
nostra è stata una anticipazione... augurale; l’assessore infatti ha preannunziato
da parecchio tempo la sua venuta, ma ì
suoi impegni non gli hanno ancora permesso di realizzarla, ci auguriamo che sia
molto presto.
San Secondo
Viliar Porosa
Domenica 2 novembre ha avuto luogo
l’Assemblea di Chiesa per udire la relazione dei delegati al Sinodo, discutere
alcuni problemi concernenti l’attività invernale ed eleggere i delegati alla Conferenza Straordinaria dell’8 dicembre.
Sono risultati eletti i Fratelli Daniele
Ghigo e Delio e Iris Paschetto.
Rorà
Domenica ha avuto luogo il culto di
inizio delle attività con buona partecipazione di fratelli. Nel pomeriggio si è tenuto alle Fucine il preannunziato Bazar
organizzato dalle sorelle del quartiere.
Incoraggiante la frequenza, ringraziamo
tutti t'oloro che hanno lavorato con impegno per questa riuscita attività.
Bobbio Pellice
• Il 14 ottobre è nata Ines Malan di
Guido e Cairus Clelia. Auguri ai genitori
ed alla neonata.
• Mercoledì 5 novembre presso l’Ospedale Civile di Pinerolo è deceduta la nostra sorella Costanza Michelin ved. Rostan di anni 76.
Ai familiari le nostre sincere condoglianze con tutta la simpatia cristiana nel
dolore.
• Nel corso del culto di domenica scorsa abbiamo ricordato la Riforma del XVI
secolo. Buona la partecipazione dei fratelli e sorelle alla Santa Cena e molto apprezzato il contributo della Corale.
Gioved’’! 30 ottobre, il Consiglio di Circolo di Viliar Perosa hà avuto un incontro con gli ufficiali sanitari e altri medici
che operano nella zona per discutere il
servizio di medicina scolastica che sarà
avviato nei prossimi mesi. Erano presenti, in forma non uflaciale, il presidente e
l’assistente sociale della Comunità Montana. I medici hanno chiesto informazioni sul servizio attuato lo scorso anno ed
hanno deplorato la dispersione di fondi
e di iniziative dovuta al fatto che esistono troppi enti che in modo discorde si
occupano delle stesse cose.
È stato raggiimto un accordo sulla necessità di dotare ogni alunno di un libretto sanitario, da conservare in famiglia;
attualmente le schede mediche si trovano
negli uffici della Comunità Montana e
questo può rendere diffìcile la ricerca
dei dati.
La proposta partita da un gruppo di
genitori di avere un referendum nelle
scuole elementari per modificare l’orario
in vigore, avendo la giornata del sabato
interamente libera, è stata bocciata. La
scuola ha problemi sufficienti, e sufficientemente seri, per non aver bisogno di aggiungerne altri di natura poco pedagogica ma piuttosto « politica ».
Collettivo Bonhoeffer
Prosegue il suo lavoro il collettivo
Bonhoeffer. Sabato ore 15.30 sotto la guida del past. Ricca; domenica ore 14.30
introduzione biblica a cura del past. G.
Tourn.
Gli incontri sono aperti a tutti.
Viliar Pellice
---------^
Domenica 26 ottobre al Castagneto ci
siamo incontrati con i ragazzi della Scuola Domenicale di Torino.
Al mattino si è svolto un piccolo culto
durante il quale alcuni di noi e dei nostri compagni di Torino hanno pr^entato sotto forma di scenetta due episodi
biblici. Quello del profeta Daniele che
non si piega alle minacce del re babilonese e affronta i leoni per non tradire la
sua fede nell’unico Dìo e quello degli Apostoli che per poter predicare l’evangelo
non si fermano né davanti ai sacerdoti
del Sinedrio, né di fronte alla paura del
carcere.
Questo culto ci è piaciuto e ci ha interessati sia perché era molto semplice e
quindi tutti hanno potuto seguirlo con
attenzione, sia perché ci ha permesso di
riflettere insieme sulle cose messe in risalto nelle scenette preparate dai nostri
compagni.
Nel pomeriggio abbiamo formato dei
gruppi per giocare alla caccia al tesoro:
aH’inizio era un po’ noioso trovarsi con
dei ragazzi che non conoscevamo ancora
bene, ma alla fine avevamo fatto tutti
amicizia.
Questa giornata è stata un’occasione
per incontrare dei ragazzi e dei monitori
di un’altra comunità, per imparare a conoscerci e a lavorare insieme.
Speriamo quindi di poter incontrare
ancora i nostri nuovi compagni di Torino per approfondire la nostra amicizia e ci auguriamo che giornate copie
questa possano ripetersi più di frequente. Ringraziamo la famiglia Lazier per
la sua accoglienza e per l’attiva collaborazione.
Un gruppo di ragazzi della Scuola
Domenicale Centro di Torre Pellice
• È deceduto in modo improvviso, nel
corso della settimana, Giovanni Ramhaud
di 41 anni; molto noto ed apprezzato non
solo nel nostro comune ma anche in pianura; al suo funerale una grande folla
commossa ed attenta ha espresso ai familiari la sua fraterna solidarietà.
• I coniugi Paolo ed Elena Giraudin dell’Inverso hanno celebrato domenica le loro nozze d’argento. Dopo aver partecipato al culto con i propri familiari, si sono
ritrovati per un lieto convivio ; a loro i
nostri auguri fraterni.
AVVISI ECO NO MIC I
CERCASI, Dizionario Biblico, Smith; Enciclopedia della Letteratura Biblica di Kitto. - Mellia
Antonino - Unrra Casa®. Seal. M. ini. 6
98013 Contesse Messina.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maria Letizia Ghiri ved. Vola
profondamente commossi per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata alla loro
Cara, neirimpossibilità di farlo àngolarmente,
ringraziano vivamente tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolàre desiderano esprimere ai Medici dottori De Bettini, Galrdiol, Vigliane Avanzi ed a tutto il personale infermieristico dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice per
le amorevoli cure prestate; al pastore Alfredo
Sonelli per le affettuose palxi'le’ di conforto.
Torre Pellice, 5 novembre 1975
RINORAZIAMENTO
La sorella ed i parenti della compianta '
Giulia Enrichetta Sappé
ringraziano sentitamente ii Pastore Taccia, il sig.
Gobello, la signora Artus, il personale tutto dell’Asilo Valdese di San Giovanni e quanti hanno partecipato al funerale.
Luserna S. Giovanni, 3 novembre 1975
« Il Signore è il mio pastore nulla
mai mi mancherà » (Salmo 23).
II 17 ottobre si è spenta nella pace del Signore
Teresa Gerimboli Messina
Lo comunicano i figli Costantino e Claudio, le
nuore, i nipqti.
Firenze, 20 ottobre 1975.
In memoria offerte per la Casa di Riposo « Il
Gìgnoro » - Firenze.
RINGRAZIAMENTO
I familiari e i parenti tutti della compianta
Luisa Bounous ved. Conti
ringraziano quanti con scrìtti e parole hanno voluto partecipare al loro dolore.
Un particolare ringraziamento alila direzione,
ai medici, alle infermiere e al personale dell’ospedale valdese di Pomaretto per la premurosa assistenza prestata durante la lunga degenza; alla
direzione, al personale e agli ospiti della Ca^ di
Riposo di S. Germano Chisone dove ha trascorso
gli ultimi anni; al pastore di Pomaretto S. Rostagno per 1^ parole di fede e di confòrto rivolte
ai familiari in occasione della funzione funebre
da lui celebrata in assenza del pastore locale.
S. Germano, 31 ottobre 1975.
8
8
uomo e società
Carcere e sesso
________ANNO INTERNAZIONALE DELLA DONNA
La donna nella Bibbia
Come si ricorderà, la scorsa estate è
stata votata una legge di riforma carceraria che andrà, almeho in parte, iti vigore fra poco meno di un anno. Si tratta
di disposizioni che cercheranno di ovviars alle più macroscopiche carenze esistenti in questo delicato settore della società.
È assai curioso notare, a questo proposito, come in genere la gente sia portata,
non solo, a sottovalutare questa questione, ma addirittura sia ostile all’apporto
di migliorìe' ed all’atttuazione di rapporti
più umani e dignitosi nei confronti dei
detenuti: sembra assai più radicato un
sentimento di « vendetta » e di « castigo »
che non il pensiero che la pena da scontare deve tendere alla rieducazione ed al
reinserimento nella società di chi ha sbagliato, come daltronde è prescritto anche
dalla Costituzione italiana.
In margine alla suddetta riforma si è
recentemente tenuto a Mestre un simposio— presenti magistrati, avvocati medici, giornalisti, sacerdoti — durante il
quale si è discusso del detenuto e della
sua libertà sessuale, attualmente negata,
tranne che per quella fascia di detenuti
per pene lievi che godranno dell’istituto
della semilibertà o della libertà provvisoria.
Il problema di fondo non è stato comunque risolto dalla riforma così come
e stata concepita. Il promotóre del convegno, il sessuologo prof. Caletti,- in un
suo intervento ha fatto notare che i detenuti fìn’ora sono stati considerati come
dei « senza sesso »: si vuole ignorare che
vi sono in ballo un diritto civile, una legge biologica che « in ogni momento, eh
giorno e di notte, sono offesi e stravolti »
dalla vita animalesca che esiste nelle carceri (e non solo sotto questo profilo): è
come se la sentenza proclamata dal giudice in nome del popolo italiano condannasse l’imputato anche all’omosessualità
ed all’onanismo.
In effetti, in Italia la privazione della
libertà comporta il fiorire della depravazione sessuale: recenti statistiche dicono
che l’omosessualità è praticata dall’80 per
cento dei detenuti, mentre fenomeni di
sadismo e di masochismo sono all’ordine
del giorno, specie nei carceri minorili e
■ nelle prigioni femminili. I luoghi di detenzione si rivelano così un’enorme palestra di abbrutimento ed una inesauribile « ricchezza » per gli studiosi di patologia sessuale, oltre che di criminologia e
sociologia, come risulta appunto dai vari
interventi dei convenuti.
Siarno ben consci che quest’argomento
e assai impopolare, sia per una sorta di
moralismo per cui la gente non ama parlare di certe cose e sia perché vi sono
tanti altri problemi considerati assai più
importanti ed urgenti di questo.
Questa seconda affermazione sarà senz altro valida, ma ciò non toglie che anche il problema qui accennato abbia necessità di essere affrontato e discusso dato che, oltre a tutto, le soluzioni sono
tuttaltro che facili. Che il problema abbia la sua importanza, lo dimostra sia il
convegno dei giorni scorsi e — a livello
internazionale — il fatto che vari paesi
europei lo abbiano considerato nelle loro
legislazioni. Ecco quanto hanno fatto al
riguardo alcune nazioni;
Francia: Il detenuto può beneficiare di
permessi di uscita di qualche giorno, sia
pure non al dichiarato scopo di favorire i
rapporti sessuali. Egli può beneficiarne se
già scontato metà della pena e solo se la
pena stessa è superiore ai tre anni.
Comitale di Rodaxiene; Bruno Beilion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
AAichelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Dirotterà: GIORGIO TOURN
Direttore retpontabiio: GINO CONTE
Amminitiraxiena : Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 Intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo t. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di Indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
Gran Bretagna: Le licenze sono rilasciate da un comitato della prigione che detta le condizioni alle quali il detenuto deve attenersi. Sono permessi di pochi giorni, per « motivi gravi » non meglio specificati.
Svezia: Sono concessi permessi speciali d’uscita. I condannati a lunghe pene
possono ricevere visite « non sorvegliate
da secondini », ed anche ottenere licenze,
subordinate ovviamente alle esigenze di
protezione della collettività. Alcune prigioni hanno appartamenti a disposizione
delle famiglie dei reclusi; altre hanno convenzioni con alberghi vicini per weeekend dei detenuti coi familiari.
Germania: I detenuti non possono né
ricevere visite né uscire con brevi permessi. Provvedimenti più liberali sono
stati scartati dal Bundestag « per timore
della reazione negativa deH’opinione pubblica ».
Finlandia: Esclusa ogni possibilità di
visite interne, è stata scelta la via delle
licenze. Il recluso può chiedere un permesso dòpo aver scontato metà della pena e comunque non prima di quattro mesi dalla carcerazione.
Svizzera: L’istituto della « sospensione
della pena » è stato utilizzato ampiamente e dichiaratamente per sottrarre i carcerati « alla depravazione sessuale ». Eventuali visite in carcere possono avvenire
senza sorveglianza a discrezione del direttore.
Danimarca: Vi sono carceri « aperte » e
carceri « chiuse » in relazione alla durata
delle pene e alla gravità dei reati commessi. In entrambi gli istituti sono concesse sia le visite senza sorveglianti, sia
le licenze ai detenuti. I permessi di uscita sono accordati sulla base di un circostanziato giudizio sulla personalità del
detenuto.
Roberto Peyrot
Accostandoci alla Bibbia per scoprirvi
la posizione che in essa assume la figura
della donna non dobbiamo dimenticare
che gli scritti biblici sono stati redatti in
epoche e culture diverse e che pertanto
riflettono la mentalità e le situazioni sociali del loro tempo. Molti autori biblici,
come i profeti, si preoccupano dei più
deboli nella società e invitano a proteggere i loro diritti. Tuttavia la loro compassione raramente riesce a superare la
accettazione della scontata inferiorità
della donna rispetto all’uomo. Tuttavia è
chiaro che la Bibbia tutta proclama l’a
more di Dio per la sua creazione e in
particolare per i deboli e gli emarginati,
il che ha indubbiamente implicazioni
enormi in un tempo come il nostro in
cui si è ancora assai lontani da un’uguaglianza e una libertà per tutte le creature.
La donna nell’Antico Testamento
L’immagine della donna nell’Antico Testamento trova la sua descrizione più
classica nei primi tre capitoli della Genesi. Qui, in forma di racconto, è stabilito il tipo di rapporto esistente fra il
Creatore e le sue creature: la donna e
l’uomo sono creati per una vita di armoniosa interdipendenza nell’obbedienza a
Dio e con pari dignità e autorità nel governo sulla creazione. Un divero tipo di
rapporto uomo-donna e creatura-Dio è
frutto dell’umana disobbedienza. Uomo e
donna condividono « l’immagine di Dio »
nell’essere corresponsabili e ricchi di
amore reciproco (vedi Gen. 5: 1-2).
I racconti della Genesi riflettono la posizione occupata dalla donna nella cultura ebraica. Il suo primo dovere è « la
maternità », in cui trova ed esprime la
massima dignità. Né possiamo dimenticare che nella società ebraica era tenuta in grande considerazione la forza fisica
e quindi soprattutto la forza mascolina sua. Da qui l’organizzazione della società sempre più fondata sull’uomo. Questi soltanto era contato nel censo, perché
era colui che sarebbe andato in guerra.
Un chiaro esempio dell’uomo come « prò
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
INTERESSI
ECONOMICI AMERICANI IN SPAGNA
Tir Mentre si attende con ansia, di giorno in giorno, la morte del Caudillo, è illuminante approfondire Tindagine sulTattuale situazione del capitalismo spagnolo (v. il nostro art. nel n. preced. di questo settimanale).
Come si spiega « il silenzio degli USA
sulle esecuzioni (di alcune settimane fa),
rotto soltanto da una laconica dichiarazione della Casa Bianca ("Si tratta fondamentalmente di un affare interno spagnolo ”)»? A questa domanda si trovano
spiegazioni molto esaurienti nelTart. di
Gian Piero Dell’Acqua su « Panorama »
del 9.10.’75 (già citato).
Era « un silenzio solitario, mentre l’intera Europa esprimeva sdegno e collera
non solo per i crimini franchisti ma anche per la propria impotenza e mentre il
presidente messicano Echeverria cacciava dal suo paese i rappresentanti diplomatici spagnoli e chiedeva l’espulsione di
Franco dall’ONU; un silenzio dovuto, ha
sottolineato il "New York Times", alla
necessità di "salvaguardare le basi militari e gl’interessi’’ americani in Spagna ».
Con la parola « interessi » si devono
intendere soprattutto quelli economici (e
ciò è poco conosciuto dal pubblico italiano, solitamente mal informato).
« In Spagna non c’è praticamente settore, dal petrolio all’elettronica, dall’alluminio ai farmaceutici all'alimentazione,
che non sia più o meno pesantemente sotto il controllo USA. La storia di questa
invasione cominciò in un periodo in cui
l’atteggiamento europeo verso la Spagna
era analogo a quello manifestato oggi, dopo le esecuzioni di Madrid, Burgos, Barcellona.
Ai primi di novembre del 1947, il
"Washinton Times Herald" scriveva: ’’In
tutte le dichiarazioni del dipartimento di
Stato e del Congresso sulle urgenti necessità dell’Europa, non c’è una sola allusione alla Spagna. Perché? Se gli USA
hanno migliaia di milioni di dollari per
Francia, Germania, Olanda, Norvegia,
Danimarca, Finlandia, Italia, Grecia, Turchia e altri paesi, perché non si trova
qualche milione utile per Franco? "
Due anni dopo, i primi milioni utili
furono trovati dalla Chase National Bank.
Nel 1953 furono firmati gli accordi ispanoarnericani per le basi militari. L’afflusso
di capitali stranieri, ancora lento agl’inizi degli anni Cinquanta, aumentò dopo la
firma degli accordi e divenne massiccio
negli anni Sessanta. Nel 1963 il governo
franchista autorizzò investimenti stranieri superiori al 50% in tutti i principali
settori produttivi. Le filiali di imprese
americane, che nel 1954-57 erano 14, diventarono 31 nel 1962-63, 57 nel 1965-66 e
387 nel 1969. Poco dopo cadde anche l’ultimo limite, che riguardava le imprese attive nei settori della difesa nazionale, dei
servizi pubblici e dell’informazione. Anche
qui, l’investimento divenne consentito,
dietro semplice autorizzazione governativa. (...)
"Il nostro governo ha già un alleato, il
più importante di tutti, per non restare
solo di fronte al mondo", era, all’indomani, l'amaro parere di Luis Apostua sul
cattolico "Ya” di Madrid: "Le proteste di
piazza finiranno da sole. Non c’è governo
europeo occidentale che possa permettersi il lusso di resistere indefinitamente in
un atteggiamento di sdegno verso Madrid,
se abbiamo la protezione americana” »
(Cfr. l’art. «Il "vicolo cieco’’» su «La
Luce » del 17.10).
CENTINAIA DI
«UNGHIE DI GATTO»
In un articolo pubblicato venerdì 24
ottobre sul giornale cinese « Il quotidiano
del popolo », si afferma che « il KGB
( = Servizio di sicurezza sovietico) costituisce uno strurnento di dittatura fascista, allo scopo di opprimere il popolo sovietico. Il KGB (dichiara l’organo del PC
cinese) dispone di centinaia di "Unghie
di Gatto” per intimidire, arrestare e assassinare, sull’insieme del territorio sovietico".
E ancora: « / metodi del KGB, all’interno dell’URSS, sono ’’ barbari". Essi consistono, in particolare, nel trattare i contestatori come dei matti e nel gettarli in
ospedali psichiatrici. Ivi i ricoverati "sono
vittime di spaventose persecuzioni” ».
Il quotidiano aggiunge che; « In politica estera, le attività del KGB sono "sempre più sbrigliate" » e cita il caso di « diplomatici sovietici espulsi da paesi stranieri sotto l’accusa di spionaggio ».
(Dal « Journal de Genève » del 26.10.75).
lettore » e della donna come « genitrice
di figli » si trova in Gen. 3: 14-19, dove
l’uomo e la donna vengono puniti per la
loro disobbedienza con la condanna ad
essere esuli in un mondo di disarmonia
in cui l’uomo prevarrà sulla donna. Vediamo così la donna assumere sempre un
ruolo di subordinazione nella vita sociale.
La donna al tempo di Gesù
Al tempo di Gesù molte delle antiche
leggi che stabilivano i diritti della donna
sono ormai state alterate dalle successive interpretazioni della legge rabbinica.
La donna è chiaramente considerata un
essere inferiore, resa impura dalle sue
stesse caratteristiche biologiche. Ha una
parte irrisoria nella vita religiosa del popolo e non è tenuta a praticare la « Torah », alla stregua dei bambini e degli
schiavi. Era proprietà del marito e poteva essere scambiata dai genitori o dai familiari con oggetti o capi di bestiame.
I racconti della vita di Gesù riflettono
la tensione esistente fra la sua predicazione e la situazione di tutti i « piccoli »
e gli emarginati. Per Gesù le donne, come pure i malati, gli zoppi, i ciechi e i
peccatori, sono anzitutto « persone », con
tutta la dignità che questa definizione
comporta. A tutti loro Egli offre un posto nel Regno. Il suo ministero è inteso
come annuncio di libertà per tutti gli
oppressi.
Vi è, tuttavia, un solo insegnamento di
Gesù che si riferisce direttamente alle
donne e ciò in riferimento al significato
del matrimonio, nel contesto di una disputa coi Farisei (Me. 10: 2-12). Qui egli
indica il matrimonio come un’unione indissolubile in cui marito e moglie hanno
uguale responsabilità. In ciò Gesù differisce dalle convinzioni dei suoi contemporanei. D’altra parte il desiderio di Gesù
di superare gli usi e i tabù del suo tempo è manifesto attraverso molte pagine
dei Vangeli. Per esempio, nel racconto
della samaritana, Egli ci viene presentato mentre parla con lei, cosa proibita a
un ebreo. Inoltre egli permetteva che le
donne lo seguissero e, a dispetto dell’incredulità dei dodici, le prime a vedere
GesUirisorto furono donne (vedi Luca
La donna nella chiesa primitiva
Anche se, per evitare che sorgano scandali, l’apostolo Paolo si trova costretto
a chiedere alle donne di tacere nelle pubbliche assemblee e di portare il capo coriconosce che i « doni
dello Spirito » sono dati sia agli uomini
che alle donne ed incoraggia entrambi alla predicazione, alla preghiera e ai servizio come cornpagni d’opera e servitori
ai Dio. La Chiesa è il segno del nuovo
tempo iniziato in Cristo e presente anche
oggi nella storia e Paolo afferma che i
suoi membri non devono avere differenze tra loro.
Purtroppo, rnan mano che la chiesa comincia ad istituzionalizzarsi, si occupa
sempre più di autorità e di regolamenti e
sempre meno di libertà. Nella chiesa la
immagine della donna inferiore all’uomo
e radicata quasi come alTesterno. Eppure anche le pagine più recenti del Nuovo
lestarnento continuano ad esprimere la
necessità di una completa parità fra tutti 1 cedenti (vedi, per es., I Pietro 2: 1922). Ebrei e non ebrei, uomini e donne
hanno svolto una grande varietà di ministeri: profeti, diaconi, missionari, ecc.
Concludendo, possiamo dire che, nel
loro insieme, gli scritti sacri cristiani
piu che presentarci un’unica immagini
bella donna, sono preoccupati di raccontare la storia del popolo di Dio e in questa stona le donne hanno, naturalmente
Il loro posto. Talora questo posto è chiaramente iin posto di subordinazione, altre volte e un posto di totale parità.
Oggi le donne cristiane devono riscoprire la loro collocazione nel tempo presente, sia che si trovino ancora in una
posizione di subordinazione, sia che vivano già m quel nuovo clima di libertà
largamente prevista dalle scritture.
a. cura di Marco Ayassot
È TEMPO
DI RINNOVI
E DI ABBONAMENTI