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ANNO LXXV
h ABELE PARIA ANCiORa
]
(V. N. 7)
¡..per essa fede, Abele, benché
morto parla ancora.
Abbiamo davanti agli occhi e la viviamo la tragica realtà idi questo parlale di Abele. Sembra che il suo sangue chieda vendetta, chieda, altro sangue e non è che la conseguenza funesta
del peccato della gelosia e della rivalità, del disamore d^ih uni per gli altri.
Abele • parla innanzitutto agli Ebrei
che credono nella Dibbia. Può sembrale ingeneroso ricordare ad lessi, oggi, il
peccato di Caino, ma speoiaimente oggi
Abele parla per loro che credono nella
Bibbia.
* * ♦
'Abele parla al mondo, che in qualche modo ha ricevuto il racconto della
Genesi ed è stato messo davanti al proprio peccato ed alle (Conseguenze che ne
derivano. La Bibbia ha il linguaggio
della realtà, anche per bocca del Divino Maestro. « Vi saranno guerre... E’
impossibile (Che non avvengiano scandali... I poveri li avrete sempre fra voi...
E' necessario che il Figliuol dell’uomo
sia tradito, sia messo a morte... «. Ma
niai è mancato nel linguaggio della Bibbia l’avvertimentb alla coscdienza dei
popoli e 'degli individui. Prima dfel delitto Dio ha parlato a Caino mettendo-1q in guardia. « Se fai male, M peccato,.
sta spiandoti alla porta ed i suoi desidejj nono volti a te; ma tu lo devi dominare». Ha parlato Dio per bocca 'di'
Mosè al suo popolo mettendogli davanti la benedizione e la maledizione. Ha
parlato Gesù contro gli operatori di
scandali... Contro i Farisei che volevano metterlo a morte, contro Giuda che
stava per tradirlo. Quindi il peccato è
inescusabile, ma è fatale Che avvenga
quasi che solo attraverso il sangue si
possa avere coscienza di esso.
Il sangue di Abele ammonisce che
gli uomini, per quanti piani ideali facciano, non possono sentirsi fratelli se
prima non si sentono tutti peccatori davanti alla croce di Cristo, il Figliuol di
Dio che ha dato sè stesso per riconciliare Dio e gli uomini, e questi tra di loro
come fratelli, figli di uno stesso Padre
che è nei cieli.
* « «
Per noi credenti parla il sangue delr aspersione meglio di quello di Abele
(Ebrei 12; 24) per quanti sanno intendere questo linguaggio.
Ci si presenta tutta la profondità della miseria umana per la quale era necessario che Dio stesso sioendesse fra
noi, prendesse la nostra natura, desse,
attraverso il sangue del suo Figliuolo, il
Cristo, la sua vita per noi. « Il sangue
sparso... »; senza spargimento di sangue non c’è palingenesi, ravvedimeinto,
salvezza. E’ la fede nel sangue di Cristo che ci salva... Nessuna illusione
idivialistica. Solo piegando le ginocchia
davanti alla Croce, compresi nel nositro
peccato, noi possiamo guardarci in faccia come fratelli, accomunati nella colpa e redenti di una unica e sola redenzione. « Io non voglio conoscere n^uno secondo la carne », scrive l’Apostolo
Paolo ai Corinzi. La conoscenza secondo la carne è la conoscenza di Caino
piena di animosità, di rivalità, di gelosie. Ma la conoscenza attraverso Cristo,
quando è' tale, è piena di carità che è
comprensione, amore non finto, sincerità e vera fratellanza. Come possiamo
realizzare questo?
Il nostro Signore Gesù Cristo oe he
ha dato il mezzo; La CHIESA, quella
che Egli ha fondata con il suo sangue e
della quale è Capo e reggitore. Nella
comunione della Chiesa che confessa il
nome di Cristo, e solto lì, noi possiamo
realizzare la fratellanza ohe Dio chiede
ai suoi eletti. Quando ,yalla cljiiesa si va
non per il « culto di Caino », tradiziO'nale, formalistico, vuotò,, ma ci si va
per sentirci in comunione con Dio e
con (gli Uomini, guardandoli non attraverso la carne, ma attraverso il Salvatore. Quando alla Chiesa si appartiene,
perchè prima si sente di appartenere a
Dio, di avergli fatta offerta di noi stessi
in sacrifi'cio vivente, santo, aooettevole
a Lui. Questa è la chiesa nella quale lo
Spirito di Dio vive ed opera‘''alla Sua
gloria, pace e rifugio per i credenti nelle
ore dell’angascia, nella ora' tragica di
Caino.
é
Non stupiamioci se il peccato di Caino grava ancora sulla (Storia del mondo
con tutte le sue conseguenze ^ventose. Guardiamoci piuttostò* dall’infierire
contiro Caino, « perche chiunque ucciderà Caino sarà punito sette volte più
di lui ». In Caino noi vediamo la nostra
umanità peccatrice, piena ancora di ani
! mosdtà, di gelosie, di passioni vimane, e
, i*endiamo grazie la Dio che in Cristo ci
ha riscattati dal destino -di Caino. Rac-.
cogliamoci attoirno ai simboli della Cena
' .-^el Signore. « Questo è il mioi corpo che
è stato rotto par voi... ». « Questo è il
Jhio sangue sparso pèr voi... ». E’ diolovedere come molti credenti —. o-,
v.cJie si dicono tali — trascurano "questi "
? mezzi di grazia che il Signore offre per
^„realizzare la com,unione icon Lui in Cristo, e la gioia di salutarci come fratelli.
i Essi non si rendono conto che fuori di
|-questa comunione c’è l’eredità di Caino
f la quale dimostrano di gradire piuttosto
v., che appartenere al popolo dei redenti in
Cristo.
, „11 Signore — che è benedetto in eter
^ comiprendere queste verità neH’ora tragica che, stiamo attraverp'sando; ispiri col Suo Spirito le nostre
' preghiere gli uni per gli altri e pw la
p nostra Chiesa tutta, affinchè questo im^ mane involgimento che trascina nel
dolore e nella prova, popoli, individui e
chiese stesse,.possa condurci a ravvedimento e ad una coscienza più viva della
nostra vocazione. Altrimenti tutto saprebbe finito. .. A. Sensi.
m
^ I QIOVÄfll
RIFLESSIONI
LETTERE DEL CAPPELLANO
^ Le ho lette flette, e; soventé le hxr rilette, perchè mi commuovevano.
Il cappellano di raccontava che i nostri giovani fratelli soldati, nei giorni
piu difficili, nelle sofferenze, nelle privazioni, più che mài sentivano il bisogno, e provavano la giaia pura del legnere e meditare la Parola. AlcuM episodi vissuti da essi dimostravano quanto grande- fosse la bontà di Dio verso
questi suoi figli costretti a lasciare la
casa e la Chiesa per recarsi lontano, al
servizio della Patria.
Ricordo ancora ateuni brani delle loro
lettere:
« ...quanto vorrei trovarmi in mezzo a
voi, nella nostra bella Unione... ».
« ...rimpiango di non potermi trovare
nélla nostra Chiesa, e comprendo il beneficio del culto in comunione, fraterna... tornando vi prometto che sarò molto assiduo ai culti ed all’Unione, e lavorerò per la nostra Chiesa... ».
■Finirà la guerra, pensavo, ed allora
vedremo le nostre ..attività rifiorire per
incanto sotto l’impulso di queste meravigliose energie...
diali delle mitragliatrici, e qvartìbe promesse ho fatto ! Ma ora, non so perchè,
Wfto mi sembra così lontano... ».
. PERCHE’ NON ORA?
^ Perchè non vuoi farci vedere il frutI to della tua sofferenza, dèlie tue espet i lenze, della tua, fede rinsaldata? Tu mi
dicevi che sentivi tutta la certezza che
t” sprigionava dalle parole del profeta
Elia:
« Ecco, Iddio è la mia salvezza, jo
avrò fiducia, e non avrò paura di nulla;
poiché l’Eterno è la mia forza ed^ il mio
cantico, ed Egli è stato la mia salvezza ».
Ed Egli è stato la tua salvezza ! Per
questo orO(, e non domani, cerca di mantenere le premesse che facesti, per il
tuo bene, e per il nostro bene.
T. B. rag.
RIUNIONI DI PREGHIERA
e vi ricordava
E la Chiesa vi pensava
-nelle preghiere !
Si riunivano i fratèlli per pregare per
voi: Quanto amore in queste preghiere:
Torneranno, Signore, perchè Tu ci esaudirai, e perchè abbiamo bisogno del loro
esempio, per non infiacchire...
RITORNO
Molti non sono tornati. Alcuni ci hanno preceduti nella patria Celeste. Altri non sono tornati, perchè le vicende
ìi hanno condotti in un campo dì prigionia. Altri ancora non swppiamo dove si
trovino. Ma li aspettiamo, con la certezza che il Signore li aiuterà nella loro distretta e li proteggerà da ognii male.
Quanti pierò siete tornati ! Vi abbiamo rivisfi con gioia ed abbiamo sperato
di vedere realizzato quel movimento di
nsvegho nelle nostre Chiede, nelle nostre Unioni, per merito voetro, che avete sofferto e che avete tanto desiderato
di lavorare per ìa vostra Chiesa.
Abbiamo atteso. Intanto il tempo passa... Ma è proprio vero quello che mi
diceva uno di voi? « ...se tu sapessi
quanto pregavo sotto "le raffiche, mici
Ho aspettato invano di vedere sulle
pagine 'dell’Eco qualche risposta all’articolo di « Voce » aipparso sulla Pagina
della Gioventù di novembre; mi decido
perciò ora ad esprim'ere le mie idee sui
quesiti trattati.
Ho visto con gioia ohe i « Quesiti »
dal campo dell’attività femminile in
particolare-sono pasisati ad argomenti
che possono interessare l’unione mista.
Ho detto « con gioia » perchè dopo avere pireso parte ad alcuni convegni femminili ho sentito che in fondo queste
riunioni separate sono inutili. .Inutili
non nel senso che ciò che lera stato detto non poteva nè interessare, nè giovare; no, perchè veramente da più di una
di quelle riunioni abbiamo ricavato un
gran bene; inutili nel senso che ciò che
abbiamo sentito poteva benissimo essere ascoltato anche dai giovani, e che
non vi sono argomenti -die si possano
catalogare e distinguere o per signorinè
o per giovanotti.
Perchè volere queisite riunroni sepaTaite, quando si è tanto lavorato, e diciamolo pure, lottato, per ottenere che
le nostre unioni fossero miste, ed avere
un m|ggior affiatamento nella nostra
gioventù? E perchè volere trattare separatamente degli argomenti che in fondo si riducono poi sempre tutti ad uno
solo; « la vita del giovane cristi(ano »?
Sarebbe un male che quelli che saranno forse i compari della nostra vita
sappiano qual’è Tideale di. una donna
4
(madre, ^Ea, soreilla, sposa; _____ ______
Che sappiano quali sono i prablemi che
qi travagliano nel tentativo di raggiungere questo Ideale? Credo che la discussione di questi problemi in , una
unione mista darebbe luogo ad:'uno
scambio 'di vedute mólto più viasto,
giusto e più equilibxaito/'-.
In quanto alla discasBione non credo
che si debba pretendere di udire l’opinione di tutta la massa.* Quantunque in
molte unioni sia già stato adottato con
profitto la presentanone di alcuni p^ln‘
ti. dello studio che possono essere discussi con magiare intere^ molti
giovani non osano ancora per tanti motivi prendere la parola. Non... persegui.tiamoli con continue domande ed esortaziani; più che una animata ed accalorata discussione comune, lo studio
raggiungerà uno scopo migliore, se nel
cuore di ogni unionista sarà irimasto
« qualcosa » di buono che llp (aiuterà nel
suo lavoro quotidiano e lo accompagnerà durante la settimana.
Come parlare ai giovani, ci domandi
« Voce ». La risposta è già nello stesso
àrtìcolo; « ammaestrando senza pedanteria», e su questo siamo tutti ' perfettamente d’accordo con te.
Ma abbiamo anche bisogno di sentire che quelli che hanno già più pratica
di noi, hanno altresì fiducia in luxi. A
volte i così detti « giovanis^mi », paiono un po troppo o chiassoni ed esuberanti o saocentoni indifÈCTenti. Con un
ammonimento (che essi chiamano tanto
volentieri... « pr^che ») si può a volte
fare ^ spegnitoio al loro entusiasmo, o
da inicentivo ^ alla loro, indiffeirienza,
mentre ymo „.schiairirniento detto con
seniplicità, sicurezza e serenità può aiuterli a capire ciò che sembrava fqrsie ridicolo ed inutile ai loro occhi.
E infine credo ohe il programma più
attuale e necessario, in questi tempi, sìa
quello di imparare tutti insieme, « ammaestratori », giovani e giovanissiini a
sapere domandare con umiltà a Dio,’di
insegnarci le Sue vie, perchè possiamo
prepararci « un cuor nuovo ed uno spinto nuovo », onde potere im giorno riprendere il nostro posto nelle nositre
cmese e nelle nostre rmioni n'uovamente
incostituite e ricostruite.
Una qualunque.
Paura di cadere
Con Tandare degh anni, quando si
.percorre il ramo discendente deìLLa parabola della vita, le forze vengono
meno, le facoltà visive declinano, si
cammina più lentamente^ si procede
con precauzione, si ha paura di inciampare; un piccolo ostacolo, un avvallamento del terreno, un gradino da,superare, un’ombra che si proietta sulla
nostra strada, bastano per arrestarci,
per renderci indecisi; si ha paura di
cadere.
Quante volte, in quei momenti di ìUt
decisione, di timone, mi sono tornate
alia memoria le parole di S. Paolo: «Chi
si crede di sj;ar ritto in piedi, badi di
non cadére ! » (1 Cor. 10; 12).
Stare ritto in piedi è staticamente un
miracolo, è un dono che Dio ci dà dandoci là vita.
Un corpo morto, un ooipo inerte, non
possono stare in piedi. Ma non basta la
vita, occorre anche la volontà.
Chi non ha volontà, chi dorme, chi è
stanco s’accascia.
Se ciò avviene per la natuna fìsica
dell’uomo, a tanto ntiaggior ragione si.
verifica per la nostra natura spirituale.
Chi si addormenta spiritualmente,
non riinane certamente in piedi.
Nel libro dei Salmi leggiamo le seguenti dichiarazioni;
« Gli uni si fidano in esali, gli altri in
cavaiHi,
« Ma noi ricorderemo il mrne del Signore Iddio nostro.
« Quelli sono andati in giù e sono caduti,
2
1 « Ma noi siamo rimasti in piè.'«"ci sia- ■;
' .mo rijaaitì,».r . (Salmo 20: 8).
^ « U tempo delila mia vita' è come niente -i*
^appoTe :„>à- :
fcer^ o^tìi tuòno, qtumtimque in pii,
iO 39 ■
V^' è ..tutta vanità ».
Lliq^toiò P.
a rimaraare in piedi coix'queste parole^
« Pren<tóte ia completa annatura di
M Dio, aiffìnchè possiate tenere il campo,
« e runanerè in piè, dopo aver cOiripiu« io tutto il dover vostro ». (Efesi 6: 13).
' - ■ E. ’
Nacque, G. Dévid^ Revel^ ti 20 feb‘braao ISSI a lan^dia San Giovanni, nel
« quartiere » dei Lantairet, su quella collina di S, Giwanni, patria di tonaci
agri<»ltori, cui egli ritornò sempre con.
una intima nostalgia, ai quali si sentiva
stiettainente legato da quei misteoiosi
vincoli si manifestavano in certe
caratteristiche della sua predicazione,
materiata di cultura, ma pur sempre
Chiara, j^atica; nell’interesse fattivo ai
problemi della vita' quotidiana della
« pìccola patria » ; nella conversazione
<^ì « personale » che non disdegnava
l’uso del‘i»aiois per megli© raggiungere
rinterlocuitore, con qualche frase incisiva in cui egli amava condensare
l'esperienza di molti anni di fecondo
lavoro.
Fu studente del Collegio "Valdese di
Torre Pellioe, della nostra Facoltà di
Teologia; all’università di Berlino segui
un corso biennale 'di perfezionamento; ■
fu un anno a Glasgow. Cominciò la sua
attività pastorale a Ronoa, come segretario di Matteo Prochet.
Erano gli anni in cui si gettavano le
basi della nostra opera' di « evangelizzazione » ; in cui la piccola Chiesa delle
Valli alpine si trovò a dover afErontare
problemi la cui impostazione doveva influire suirawenine dell’opera per molti d^nni. Accanto a Matteo Prochet,
Davide Revel temprò l’energia del' carattere,^ si convinse che non vi sarebbe
possibilità di avvenire dell’'opera se il
lavoro non si fosse svolto «in profondità », rinunziando a quelle manifestazioni esteriori propagandistiche che possono attirare uditori occasionali, ma non
lasciano un’opera stabile.
Così egli fu essenzialmente predicatcre; il tempio, la casa dei Signore, fu
veramente per lui il centro dell’attività
parrocchiale, a Venezia, dove fu secondo ^pastore col cugino B. Revèl, a Udine,
a Bergamo dove fu a capo della Comunità Riformata, che allora non apparteneva alla Chiesa Valdese, dal 1891 al,
1903 e, dopo Bergamo, a Sampierdarena, a Biella, a'Messina, a Milano II.
La « grande guerra » lo vede tornare
alle sue Valli; due parrocchie di mcaitagna: Rorà e Bobbio Pellice lo accolgono pastore; i sentieri tortuosi che portano aDe scuolette di quartiere sono
paroorsi dal passo misurato, montanaro, del pastore il quale ha imparato che
REVEL
vi è una volontaria interiore disciplina
per cui, nel campo del Signore, non vi
è differenza tra piccola e grande Chiesa, tra città e montagna. Volontaria, interiore disciplina per la quale anche i
piccoli atti di quelloi che si chiama; burocrazia ecclesiastica hanno loro valore
che nasce dallo sforzo di armonizzare
ogni fattore in vista di una vera collaborazione.
Poi Davide Revel ritorna a Venezia,
fino al 1921 e da quella data fino alremeritazione egli è pastore a Como.
Con l’em,eritazione è il ritorno a San
Giovanni, il riposo; un riposo operoso,
e ben lo sanno i pastori che più d'una
volta trovarono in lui il' collega sempre
pronto a dare « un colpo di mano » nella predicazione, che era sempre attuale, sempre giovanile senza alcuna traccia di tendenza all’esaltazione di un
laudator temporis octi, sempre coscienziosa, anche nell’accuratezza della preparazione.
E ci si permetta qui un episodio che
meglio di tante parole, ci sembra caratterizzare l’uomo ed il pastore.
Tempo fa egli dichiarava che il sermone che aveva pronunziato dall’alto
del pulpito del tempio di Lusema San
Giovanni era il suo ultimo sermone. Ed
a chi voleva protestare, egli rispondeva fermamente e serenamente; « Volere
o no, sono vecchio; potrei aver la tentazione di salire sul pulpito, ed il mio
discorso potrebbe far vergogna al mio
testo ».
Ci è rimasta impressa la* fermezza di
queste 'paroIe e la loro solennità: l’altissimo concetto della dignità della Parola. Non si trattava di vanità letteraria, ma di xm sentimento profondo di
onestà, di rispetto verso sè stesso e ver- j
so gli altri; rispetto ed onestà che egli j
ebbe profondi in tutto il suo ministero !
e che lo rendevano schivo di lodi, sde- ;
gnoso di quelle manifestazioni esteriori
di cui .tanto si compoacciono quelle forme di sentimento che spesso non sono
se non sentimentalismo.
Il Bifore lo ha richiamato a Sè in
modo improvviso, risparmiandogli le
soff-erenze ed il dolore di una malattia;
il isuo posto rimane vuoto e noi ci uniamo al lutto della famiglia, rinnovando
alla compagna fedele del suo ministero,
ai figli, ai familiari tutti, la nostra cristiana simpatìa. C.
Cronaca Valdese
ANGROGNA (Serre)
Sabato 26 febbraio, nel tempio di Pradeltomo, si univano in mati^onio Lodovico
Chiavia (Eissartet) e Fanny Gaydou (Barma).
Invochiamo su questo nuovo focolare che si
forma le benedizioni del Signore.
— Domenica 27 febbraio, nel corso del nostro culto a Pradeltomo, veniva presentato
al S. Battesimo il bimbo Delio Sergio Buffa
di ikloardo ed Albertina. Benedica Iddio questo traero agnello della Sua grigia.
— Giovedì 2 marzo, nel corso nella nostra
riunione quartierale a Serre Malan, abbiamo
posto il s^o del Patto sui Ijambini: Elba
Malan, Oscar Malan, Edorina Malàn, Anselmo Malan (Doni); EmUio Ricca (Serre Malan). Circondi il Signore con la Sua grazia
questi teneri agneli che Egli si compiace aggiungere alla Sua greggia. ^e. a.
FiNenoLo
Alla distanza di pochi giorni abbiamo dovuto accompagnare alla loro ultima dimora
terrena le salme di tre membri della nostra
Comunità:
f®t»braio, quella del nostra fratello
E^berto Camillo Gay, deceduto all’età
di anni 78. AU’unlco suo figlio, cav. aw. CeMfe Gay, Maggiore degli Alpini, non fu dato
di poter assistere il genitore nei suoi ultimi
tetantl trovandosi egli tuttora in Polonia. 1
funerali furono presieduti dal pastore G.
Bertin.
Il 26, quella della venerata nostra sorella
ug.ra Anofs Archinard ved. Marauda, madre «.
*^vi*^** nostro Pastore, deceduta dopo lunghi anni di malattia scpportata colla sottomissione e la serenità che soltanto possono
dare la fede, nella ver^a età di 91 anni.
Fu compagna valorosa e devota e validissimo aiuto nel ministerio del rimpianto pasto
re Giacomo Marauda. .Essa, unitamente al
compagno della sua vita, che desiderava ardentemente di raggiungere nelle dimore celesti, lasciò eredità di affetti nelle parrochie di
Pramollo, Aosta e Villasecca. La sua opera
fu sempre squisitamente spirituale: un dono
dello spirito che nel clima delle riunioni del
Risveglio (La Drôme) era fiorito, e l’aveva
spinta a darsi al Signore che essa volle servire, apertamente, nella collaborazione attiva alla « Mission Intérieure » che in Parigi
compieva una fedele opera evangelizzatrice.
All’opera essa appartenne di fatto fino a
quando il suo matrimonio col pastore G. Ma- .
rauda le apri un nuovo campo nell’opera del
Signore alle Valli, dove, di fatto, continuò a i
dare la sua testimonianza coraggiosa in un
ambiente che non èra sempre dei più viventi, A Pramollo essa coraggiosamente istituiva le prime riunioni di preghiere e delle
giovani.
Azione di irradiante spiritualità della quale
ci place anche di vedere un frutto in quella
interiore consacrazione della famiglia per la
quale i figli ed i figli dei figli si consacrano
all’opera del Si^ore.
I suoi funerali, presieduti dal pastore G.
Bertin, con la collaborazione del pastore ,Tanavel, furono un plebiscito di affettuosa e
commossa simpatia verso le famiglie Marauda e Rossi; vi presero parte buon numero di
Pastori delle Valli del Pellice. di Perosa e
della Germanasca, il nostro Consiglio di Chiesa al completo e una folla enorme convenuta da Pinerolo e dalle varie parrocchie delle
Valli.
II 27 febbraio, quella della sig.ra Virginia
Pizzocaro nata Giraud, di anni 52. Le lunghe e penose sofferenze hanno contribuito a
far desiderare ardentemente alla nostra sorella l’arrivo nelle dimore che il Padre Celeste ha preparato per tutti coloro che In
Lui confidano. .
Rinnoviamo l’espressione del nostro commosso cordoglio e della nòstra viva, simpatia a tutte le famiglie provate nei loro affetti da queste òlipartenze.
— Il culto principale della domenica 27
febbraio fu presieduto dal pastore R.' Nlsbet. La nostra Comunità lo ringrazia sentitamente pel suo i^irato niessaggio d’attua. si . e. b.
POMARETTO . '
Ci giunge la dolorosa notizia della morte
del nostro fratello Levi Ribet fu Giovanni,
degli Aym^ del Podio, avvenuta In ,Gernmnia. Egli aveva 34 anni, aveva servito a
.-i* più ripre^ la Patria come artigliere alpino
e per ultimo in Balcania. Era un giovane dal
carattere mite, laborioso, che sapeva farsi
stirale, e perciò la notizia della sua morte
tanto più ci addolora. Ci è di conforto il pensiero che la fede ch’egli possedeva non è
certo venuta meno neirora suprema e che
per essa ha potuto lino alla fine sentirsi nelle
mani del suo Signore e ricevere da Lui conforto e benedizione.
Voglia il Signore sostenere la giovane vedova colla sua dura prova, consolare la venerata mamma che con tanta ansia aspettava il suo ritorno, e confortare i fratelli e le
sorelle unitamente a tutti i parenti, cui vogliamo porgere la nostra cristiana simpatia.
— Ci sianlb pure uniti al dolore delle famiglie Giraud e Pizzocaro causata dalla dipartenza della loro diletta Virginia Giraud in
Pizzocaro, deceduta dopo lunghe sofferenze a
Pinerolo, e la cui salma è stata tumulata nel
cimitero di Pomaretto lunedì 38 febbraio.
Sia di conforto a tutti quelli che questa dipartenza lascia nel dolore, il pensiero che
per la grazia che è in Dio essa ha lasciato
le sofferenze del tempo presente per entrare
nella pace del suo Signore.
Al marito, alla figlia, ai genitori ed ai fra, talli rinnoviamo l’espressione della nostra vivissima simpatia.
— La domenica 12 marzo avrà luogo, a Dio
piacendo, riella Cappella del Clot Inverso Pinasca il culto mensile, alle ore 10.
~ Nel pomeriggio di quella stessa domenica, alle ore 15, la gioventù è convocata alla
Scuola Latina per il culto consueto a lei particolaraiente consacrato. Ne prendano buona
nota i giovani e facciano in modo dì essere
presenti.
HODORETTO ''
Ci siamo rallegrati che un buon numero di
fratelli e sorelle abbia ipreso parte al culto
del 17 febbraio. Anche se alla celebrazione
han dato il tono i tempi che attraversiamo,
pure abbiamo tratto molta gioia interiore
dalla festa tradizionale, preoccupati di esprimere la nostra profonda riconoscenza a Dio
datore della vera libertà spirituale. Il nostro
pensiero era diretto verso tutti quelli che
ancora oggi soffrono a cagione della guerra
ai prigionieri, ai combattenti, uniti a noi in
spinto. Le recite dei bambini ci hanno rallep-ato molto e diciamo un grazie di cuore
aU’msegnante di religione delle Fontane e
di Rodoretto per la loro preziosa collaborazione.
ta “ [imellan Jlinilo Ufo „
Il Comitato del Gruppo Valli della Federazione delle Unioni Valdesi, allo scopo di onorare la memoria del Cappellano Ten. Alfredo Rostain, indice una sottoscrizione per la
fondazione di una BORSA da attribuirsi ad
uno studentte in Teologia di 3o anno oppure
ad un candidato che abbia già terminato gli
studi teologici.
Le modalità saranno stabilite dal Comitato
Nazionale della Federazione delle Unioni Vaidesi d’intesa con il Consiglio della Facoltà di
Teologia.
L’iniziativa è appoggiata dai Pastori delle
Valli ed ha la riconoscente approvazione della vedova del compianto Cappellano, signora Carla Rostain.
L’invito a collaborare per la Borsa è rivolto anzitutto alle Unioni Giovanili Valdesi e
alla gioventù delle nostrb Chiese, poi a tutti
coloro che desiderano offrire un fiore alla me-,
moria del fedele Pastore dei nostri militari
in Croazia.
A tutti i sottoscrittori sarà inviato, non appena potrà essere pubblicato, un volumetto
contenente la fotografia del Cappellano, alcuni suoi messaggi ai militari, ricordi di ufficiali e di soldati che gli sono stati a fianco
sino alla tragica separazione, e gli articoli
comparsi nell’« Eco delle'Valli» e nel «Bollettino » della Chiesa di Bergamo.
Le offerte possono esserne versate:
alla Libreria Claudiana - Torre Pellice;
al pastore Tullio Vinay, segretario generale
della F.U.V. - Firenze;
a tutti i Presidenti delle Unioni Giovanili;
a tutti i Pastori, e a
Gustavo Bertin
San Germano Chisone.
La Scuola Domeuicale
Undicesima lezione - 12 marzo
LA CONGIURA E IL TRADIMENTO
Lettura: Matteo 26; 1-16 - Imparare vers. 613 - Versetto centrale, vers. 10.
Con questa lezione entriamo nel racconto
della passione di Gesù. Il suo insegnamento è
finitof ora egli dovrà soffrire, morire, risuscitare il terzo giorno. Questa lezione presenta
tre episodi, il primo e il terzo molto foschi, il
secondo pieno di dolce tristezza.
lo Lo congiura dei sacerdoti. Essi si riuniscono in casa di Calafa, e decidono di far
morire Gesù. La ragione è indicata in Giovanni 11: 48: Gesù, considerato come Messia, poteva suscitare un movimento pericoloso nella popolazione, e attirare le rappresaglie dei Rimani. Ma in fondo, quel timore
era un pretesto. La vera ragione era l’odio
del saoMdoti per Gesù. In quella occasione,
Caiafa fu profeta (Giov. 11: 49-52), e annunciò che Gesù darebbe la vita « per la nazione»; e non soltanto per essa.
20 il convito di Betania. Gesù conósceva la
sua fine Imminente, e l’aveva accettata; ma
non volendo prestarsi alle trame dei suoi nemici, passava la notte fuori di Gerusalemme.
Quelte swa, mentre-'cenava presso alcuni
amici a Betania, Maria compì verso di lui
un gesto di profmida venerazione e amicizia
(vers. 7, confr. Giov. 12: 3). Giuda criticò la
sua prodigalità; e Gesù la difese. Non che
Gesù non avesse interesse^ per i poveri: abbiamo vqduto nella passata lezione, che mU
vuol essere servito nella persona dei soffe^ occasione solenne, egli accula l’omaggio reso alla sua persona. L’omaggio che attrav^o i secoli gù è reso dal genio ummo ispirato dalla fede, l’omaggio dell artn del pensiero, della musica, non è duni
que da biasimare, può anzi essere accettevole al Creatore di tutte le cose grandi e bellepurché non ci distolga dall’altro e più penoso dovere di servirlo nella persona del prossimo.
irodimento di Giuda. La ragione del
A^^ÌS iniquità:
Avarizia? Ma, il prezzo era così basso... Fanatismo? Incoscienza? Forse Giuda non preveueva le conseguenze irrèparaÉill del suo
ftalici 9® costringere Gesù a manlfe
mezzo?... Comunque,
Gesù fu venduto al prezzo di uno schiavo di
inuma qualità; e comprato dai sac^oti' col
tesoro del tempio, che serviva ad acquistare '
^ sacrifizi. Ma questa volta la
Vittima era «l’Agnello di Dio che toglie II
peccato del mondo» (Gioy. 1: 29).
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Nell’impossibilità di rispondere personalmente a quanti le hanno manifestato la loro
simpatia, la famiglia del pastore
Davide Revel
esprime a tutti la sua riconoscenza.
Stamane alle ore 8
-.mato a Sé
rìchia
Anale ÀrchiiMf v. Uarauda
Addolorati, ma fidenti nel Celeste ritrovo,
ne dànno il mesto annunzio i figli: LUIGI,
pastore valdese, con la moglie MARTHE PEANAIS ALICE; ADELE col marito
LUIij-I UGO ROSSI; i nipoti: PAOLO, pastore valdese, con la moglie RINA CANEPALUISA; c parenti tutti. ’
« Fattosi sera, Gesù disse: Passiamo all’atra riva». Marco 4: 35.
'! Cristo ha cancellato l’atto accusatore... inchiodandolo sulla croce».
Colossesi 2: 14.
Pinerolo, 24 febbraio 1944.
Le famiglie MARAUDA e ROSSI, nell’impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti ringraziano quanti presera parte al loro
lutto.
Un ringraziamento pàrticolaré esse rivolgono al pastore Gustavo Bertin per il suo messaggio cristiano; ai colleghi Pastori; al Concistoro della Chiesa di Pinerolo ed ai rappresentanti, delle parrocchie in"cui la loro Diletta
esercitò il suo-ministerio.
P'nerolo, 26 febbraio 1944,
La famiglia GHIGOU, dei Ghigou (Frali
ringrazia sentitamente quanti hanno près
parte al suo dolore per la morte del dileti
Giovanni Daniele Ghigou
richiamato a Dio nel suo 74o anno di età
16 febbraio 1944. ’
La famiglia del compianto
Francesco Stefano Griglio
commossa per le numerose attestazioni di
simpatia, esprime la sua viva riconoscenza al
pastore sìg. U. Beri, ai vicini di casa ed agli
amici per l’aiuto prestato nella luttuosa circostanza ed a quanti hanno preso parte al
suo dolore.
Roccapiatta, 21 febbraio 1944.
i^êêêêêêbêêêêêêêêêêêêêêêêêêêêêêêêkkkêêê^kêf
La famiglia di
Matteo Angusto Charbonnier
profondamente commossa e rìconoscCTite per
le testimonianze di affetto e simpatia dimostratele nella dolorosa prova che l'ha colpita,
ringrazia sentitamente tutti quanti le furono
di aiuto e di conforto, e presero parte al loro
dolore. Particolare gratitudine esprime al signor pastore Giulio Tron, ai Dottori ed alle
Diaconesse dell’Ospedale Valdese che l’assisterono nella sua malattia.
Torre Pellice (Serverà), 29 febbraio 1944.
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Commossa dalle numerose testimonianze di
simpatia la famiglia del compianto
Gamillo Adalberto Gay
ringrazia sentitamente.
Pinerolo, 24 febbraio 1944.
FAMIGLIA SVIZZERA, residente a Stresa
(Lago Maggiore), cerca per fine marzo signorina pratica neonati, possibilmente diplomata in puetìcoltura. —: Rivolgersi Marta Turin - Villa Elisa - Torre Pellice.
■Prof. Oi5o Costabei., Direttore responsal ile
Auteorizzazione Min. Cultura Pi^idare N. Il
del 7 gennaio 1944-XXII
ARTI GRAFICHE “ L'ALPINA Torre Pellice