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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Lire 2200 - Euro 1,14
Anno Vili - numero 47 - 8 dicembre 2000
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■EDITORIALE!
L'Olanda e l'eutanasia
di ERMANNO GENRE
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
IL VASO
E IL VASAIO
«Guai a colui che contesta il suo
creatore, egli, rottame fra i rottami di
vasi di terra! L’argilla dirà forse a colui
che la forma: “Che fai?”. L’opera tua
potrà forse dire: “Egli non ha mani?"»
Isaia 45, 9
La quantità di volantini pubblicitari che in questi giorni invade le
nostre cassetta della posta è un chiaro segno che la stagione dei grandi
acquisti è iniziata. Sfogliando questi
colorati pezzi di carta, che talvolta
assumono le dimensioni di una rivista, noto un cambiamento rispetto al
solito «paghi due prendi tre» dei
prodotti alimentari. Il cambiamento
riguarda la loro tipologia che, nella
grande maggioranza dei casi, sono
legati alla creatività umana: giocattoli imbottiti di elettronica, elettrodomestici, prodotti informatici e, addirittura, le ultime novità dell’industria automobilistica. La carta patinata, con la complicità della radio e
della televisione, sembra inneggiare
un seducente cantico in omaggio alle
opere delle nostre mani.
Nell’antica cultura dei Mediterraneo il vaso di terracotta era
una vera e propria icona delle capacità creative dell’uomo. Basta entrare
nel più piccolo museo archeologico
del Mezzogiorno italiano per trovarne conferma. Visitando le botteghe
degli artigiani di Caltagirone si scopre
che questa forma di attività è rimasta
quasi invariata nel corso dei millenni.
L’oracolo del profeta, detto nel gergo
esegetico Deutero-Isaia, riprende
dunque un’immagine facilmente
comprensibile per descrivere una
realtà altrimenti incomprensibile: il
rapporto tra l’essere umano e il suo
Creatore. Nei capitoli 44 e 45 del libro di Isaia, il popolo eletto è chiamato a riconoscere l’azione dell’Eterno persino nell’operato del re
Ciro. La tentazione in agguato è quella di vedere in tutto ciò che accade
solo una favorevole configurazione
politica e quindi l’opera delle mani e
delFintelligenza dell’uomo. Gli esiliati
devono invece riconoscere che l’imminente liberazione e il ritorno alla
propria terra sarà l’opera di Dio. Anche l’apparente sovrano di tutta la
Terra è sottomesso alla volontà dell’unico Signore dei cieli e della terra.
Le scoperte della scienza e le invenzioni della tecnica talvolta ci
illudono che il dominio assoluto sulla Terra è a portata di mano. La debolezza di tale illusione è dolorosamente confermata dalle mucche impazzite a causa delle manipolazioni
alimentari, dalla' forza violenta dei
fiumi in piena e dalle frane che coprono di fango interi villaggi. Non è
però intellettualmente onesto usare
questi fenomeni come argomenti nei
discorsi tesi a demonizzare o a divinizzare la natura in sé. Né è il caso di
criminalizzare l’ingegno umano. Si
tratta piuttosto di riconoscere la sovranità del Creatore sul suo creato e
di comprendere che anche noi esseri
umani siamo parte di un processo di
creazione continua, che trova il suo
principio e il suo senso in una di*
mensione che trascende la nostra
percezione della realtà. Una percezione che non di rado è condizionata
da volantini stampati su carta patinata e trovati nella cassetta della posta.
Pawel Gajewski
SPIRITUALI!
U culto, evento unico e
di MARCO TULLIO FLORIO e altri
' - -A-,
di A. MAFFEI, E. GENRE, M. BRIGGS e F. RIVERS
ECO DELLE VALLII
Solo nel 200S la ferrovia
Pinerolo-Torre Pellice?
•m « V .* *• .....
Al Vertice di Nizza sono in discussione argomenti cruciali per il futuro della Ue
Quale Europa vogliamo?
Il nostro continente non può essere solo un «mercato», né gli europei solo dei
«consumatori». La Carta dei diritti fondamentali promuove importanti valori comuni
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Quale Europa nascerà dal Vertice
di Nizza? Per ora, una sola cosa è
certa: la proclamazione solenne della
Carta dei diritti fondamentali, un documento di grande spessore simbolico che per molti dovrebbe costituire
la base della futura Costituzione europea. Ma basterà questa Carta a dare una fisionomia politica e giuridica
all’Unione europea (Ue), quelT«oggetto istituzionale non identificato»,
come la definisce Jacques Delors?
A prescindere dalla Carta, quattro
sono i punti sul tappeto: la composizione della Commissione: il «peso»
degli stati nazionali all’interno del
Consiglio dei ministri; l’estensione
del voto a maggioranza qualificata:
lo snellimento delle «cooperazioni
Visite nelle carceri
Ricorso al Tar
degli evangelici
Il 17 novembre è stato depositato a
Roma, presso il Tar del Lazio, un ricorso della Chiesa awentista contro
la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Giustizia. Il ricorso chiede l’annullamento di due
articoli del decreto del Presidente
della Repubblica del 30 giugno in
quanto contraddicono l’Intesa tra
avventisti e stato italiano che garantisce l’ingresso dei ministri di culto
nelle carceri senza autorizzazioni
particolari. I due articoli contestati
vorrebbero invece che vi fosse sempre un’autorizzazione da parte del
direttore dell’istituto penitenziario,
su richiesta dei singoli detenuti. Analogo ricorso è stato presentato anche
dalla Tavola valdese, dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia e
dalle Assemblee di Dio. (nev)
rafforzate» tra paesi che intendono
procedere più rapidamente nell’integrazione. Da queste riforme istituzionali dipende la possibilità di allargamento della Ue a Est e a Sud. Sembra una questione tecnica, in realtà è
un problema prettamente politico in
cui è in gioco il potere di alcuni grandi stati, Francia e Germania per prime. Il futuro dell’Unione infatti dipende dal funzionamento del «triangolo» comunitario, basato su un
equilibrio complesso tra Commissione, Parlamento e Consiglio dei ministri. Se il meccanismo si inceppa, la
macchina europea si ferma. Se è vero
che la Ue non potrà mai diventare gli
Stati Uniti d’Europa (perché non esiste una vera e propria «nazione» «europea) essa non potrà essere altro
che una Federazione, con una ces
Jubilee 2000
Il debito è stato
solo diminuito
Ann Pettifor, la direttrice della
campagna per la cancellazione del
debito dei paesi in via di sviluppo
«Jubilee 2000», conclusasi il 2 dicembre, ha riconosciuto che l’obiettivo non è stato raggiunto a causa
dei paesi ricchi «a cui non importa
nulla né dei problemi etici né dell’anno giubilare»; la campagna però
ha portato alla cancellazione di 100
miliardi di dollari di debiti e ha dato
ai leader del Terzo Mondo la fiducia
del sostegno crescente dell’opinione
pubblica nei paesi svilup-pati. In attesa del vertice del G8 (Genova, luglio 2001), il referente italiano di «Jubilee 2000», «Sdebitarsi» (a cui aderisce la Fcei), è impegnato ad assicurare la corretta applicazione della
legge sulla cancellazione del debito
approvata dall’Italia. (nev)
sione più o meno ampia di sovranità
nazionale, compatibile con il «principio di sussidiarietà» che sta alla base dell’edificio comunitario.
Ma la vera questione è quella di restituire l’Europa (tutta) agli europei
(tutti) e quindi di superare il «deficit
democratico» che affligge la.Ue fin
dall’inizio. Quale Europa vogliamo?
Sicuramente non (solo) quella dei
mercanti e dei consumatori, com’è
stata finora, ma quella di cittadini europei che non vogliono farsi uniformare dalla mondializzazione ultraliberista e che, pur nella loro grande
diversità, intendono preservare e
promuovere un certo numero di valori comuni, fra cui la tutela intransigente dei diritti fondamentali.
A pag. 10 approfondimento di Midieie Veliano
Valli valdesi
Trasporti locali
prossime novità
Dall’anno 2001 le linee di trasporto a scarso traffico, nell’ambito della
Provincia di Torino, attuale gestore
del servizio, dovranno passare in gestione alle Comunità montane. Non
tutti gli enti tuttavia decidono nello
stesso senso e per alcuni di loro la
gestione continuerà a essere in collaborazione con altri soggetti. Per il Pinerolese pedemontano, la relativa
Comunità montana lascerà alla Provincia i collegamenti maggiori ma
gestirà in proprio le «navette» dirette
alla stazione ferroviaria. In vai Pellice verranno confermate le linee di
autopullman esistenti, ma le novità
più rilevanti vengono forse dalle valli
Chisone e Germanasca, che attiveranno anche alcune linee nuove.
A pag. Il
SICUREZZA
E LIBERTÀ
Sicurezza e libertà: concetti fondamentali per la nostra vita quotidiana
ma ánche drammaticamente in contrasto fra loro. Il legislatore, chiamato
a emanare le norme che regolano tali
rapporti, deve dunque operare delle
scelte che soddisfino Luna o l’altra di
dette esigenze. Queste scelte sono
spesso dettate da situazioni di emergenza. Così nei giorni scorsi il governo, di fronte all’allarme sociale provocato da un grave episodio di sangue di
cui è stato protagonista un imputato
scarcerato per decorrenza dei termini
di custodia preventiva, ha preso dei
provvedimenti d’urgenza usando lo
strumento del decreto legge. Le varie
misure adottate non incidono direttamente sulla libertà personale, non essendo stato deciso il temuto prolungamento dei termini della custodia cautelare che sarebbe stato in contrasto
con ü principio costituzionalmente garantito della presunzione di ntìn colpevolezza fino alla sentenza definitiva
di condanna, ma riguardano, per la
maggior parte, il funzionamento di
strumenti già esistenti.
Tali misure sono state sostanzialmente accettate da quasi tutte le forze
politiche anche se gli addetti ai lavori,
cioè avvocati e magistrati, non hanno
mancato di esprimere le loro perplessità sull’idoneità delle stesse a soddisfare l’esigenza di prevenire la scarcerazione di pericolosi pregiudicati in attesa di giudizio. È il caso della rimodulazione dei termini della custodia cautelare senza modifica dei termini complessivi attualmente vigenti, della limitazione di benefici già previsti da norme anche recenti, oppure dell’estensione di regimi già esistenti per imputati di reati particolarmente gravi anche ad altri imputati di reati di particolare allarme sociale. Tali misure tengono conto solo di imputati di determinati reati, mentre il pericolo sociale
è spesso determinato anche da criminali comuni in attesa di giudizio. Blanda appare la misura del rafforzamento
dei controlli con l’ampliamento delle
ipotesi già previste di ripristino della
custodia cautelare in caso di pericolo
di fuga, il nuovo sistema di controllo,
peraltro facoltativo, del braccialetto
elettronico per il controllo a distanza
degli imputati agli arresti domiciliari,
e le norme organizzative sulla celebrazione di determinati processi o addirittura sulla stesura delle sentenze'.
Il decreto contro le scarcerazioni facili ha il merito di fronteggiare un’ennesima situazione di emergenza per la
sicurezza dei cittadini senza introdurre nuovi sacrifici al diritto alla libertà
degli imputati non ancora condannati
con sentenza definitiva, ma ha il grosso limite di rischiare di rimanere senza concreta efficacia. I mali della giustizia sono mali dell’intera collettività,
e non si risolvono con provvedimenti
meramente organizzativi. Per garantire la celerità dei processi, e in genere
l’efficienza della giustizia, occorre potenziarne l’apparato fornendolo di
mezzi e strutture adeguate, occorre
l’impegno dei magistrati, da svolgere
con onestà, indipendenza, serenità e
umiltà, ma occorre soprattutto l’impegno di tutti noi che sentiamo il problema giustizia come nostro e ce ne facciamo carico, fornendo la nostra collaborazione con responsabilità e coraggio adeguati ai momenti diffìcili che
vive la giustizia, quindi la società e
perciò tutti noi.
Giulio Maisano
2
PAG. 2 RIFORMA
' Il
All’A:
VENERDÌ 8 dicembre 2(ib,
VENERDÌ 8
«'Se dunque
v’è qualche
incoraggiamento
in Cristo, se vi è
qualche conforto
d’amore,
se vi è qualche
comunione
di Spirito,
se vi è qualche
tenerezza di
ajfetto e qualche
compassione,
^rendete perfetta
la mia gioia,
avendo un
medesimo amore,
essendo di un
animo solo e di un
unico sentimento.
^Non fate nulla
per spirito di
parte o per
vanagloria ma
ciascuno, con
umiltà, stimi
gli altri superiori
a se stesso,
^cercando
ciascuno non il
proprio interesse
ma anche quello
degli altri.
^Abbiate in voi lo
stesso sentimento
che è stato anche
in Cristo Gesù...»
(Efesini 2,1-5)
L’amore sia
senza ipocrisia.
Aborrite il male
e attenetevi
fermamente
al bene. Quanto
all’amore
fraterno, siate
pieni di affetto gli
uni per gli altri.
Quanto all’onore,
fate a gara nel
rendervelo
reciprocamente.
' ' Quanto allo zelo,
non siate pigri;
siate ferventi nello
spirito, servite
il Signore; '^siate
allegri nella
speranza,
pazienti nella
tribolazione,
perseveranti
nella preghiera,
'^provvedendo
alle necessità dei
santi, esercitando
con premura
l’ospitalità. (...)
'"Abbiate tra di voi
un medesimo
sentimento. Non
aspirate alle cose
alte, ma lasciatevi
attrarre dalle
umili. Non vi
stimate saggi da
voi stessi»
(Romani 12, 9-16)
...NELLA CHIESA ...VIVIAMO
La chiesa è sempre al di là di quel che viviamo ma è anche al di qua. Una chiesa
che sia chiesa può essere un cartello indicatore in visto di una società migliore
CUUDIO TRON
Viviamo nella chiesa, in
c
queUa chiesa così ambiguamente una, santa, cattolica,
apostolica. In quella chiesa che
per essere una fa la fuga nell’accentramento: in quella chiesa che per essere santa fa la fuga nel settarismo; in quella
chiesa che per essere universale
si allea con le speculazioni
dell’economia globale; in quella
chiesa che per essere apostolica
fa la fuga in riti arcaici che dicono qualcosa solo a chi rifiuta il
rinnovamento e la vivacità della
cultura del nostro tempo.
quel volumetto che apprezzo
molto poco e che si intitola «Un
giorno, una Parola». Il sorteggio
e i ritagli dei testi biblici non
sono un buon metodo di lettura. Questo testo, poi, di difficile
traduzione, normalmente ignorato perché fa solo da introduzione al ben più importante
brano di Filippesi 2, 5-11, che
riassume la fede della chiesa
cristiana delle origini, non aveva nulla da proporre a un predicatore locale alle prese col
difficile compito di preparare
un sermone.
me tenerezza d’affetto e compassione. Che so, un giocatore
di bocce ricoverato in ospedale
riceve la visita dei suoi compagni di gioco, che non si conclude mai con la preghiera, che
non fa mai riferimento alla fede
ma che esprime ugualmente
«tenerezza d’affetto e compassione»; cose umane, al di qua.
Unità, santità, cattolicità, apostolicità non c’entrano per nulla con la bocciofila. La tenerezza d’affetto della bocciofila
c’entra, invece, con la chiesa.
La chiesa è anche questo.
VI
Viviamo nella chiesa
ma quale?
IVIAMO proprio in quella.
Nessuno ci crederebbe, se
non lo prova. Nessuno potrebbe pensare che sia una scelta
sensata. Eppure ci viviamo e
finché lo facciamo è perché lo
abbiamo trovato interessante.
Perché interessante? Forse perché queste espressioni dogmatiche, queste «notce ecclesice»,
anziché chiarire, impoveriscono un po’ l’esperienza del vivere nella chiesa. «Crediamo...
nella chiesa...». È vero: crediamo in quella chiesa lì. Ma quella in cui viviamo è al tempo
stesso qualcosa di meno e
qualcosa di più di quella in cui
crediamo. Mentre il Signore è
infinitamente al di là di quel
che crediamo, la chiesa è un
po’ al di là e un po’ al di qua.
Mi sono imbattuto in questi
primi versetti del capitolo 2
dell’epistola ai Filippesi dopo
aver predicato per quattro settimane delle «notae ecclesiae».
Non è stata una scelta intenzionale. Mi è stata suggerita da
Al di là e al di qua
A che scopo?
Eppure, accettando la disci
Preghiamo
Concedimi, Signore, la grazia dell’umorismo.
È un dono raro, difficile
una vetta del cammino di fede
ma oso chiedertelo
almeno perché mi pare che oggi
ce ne sia tanto bisogno
e qualcuno lo deve pur possedere
per poterlo indicare
e comunicare come atteggiamento possibile.
Se vuoi, posso servire.
Sandro Maggiolini
(da Parola di Dio, preghiera dell’uomo, Rusconi)
___I piina di una proposta apparentemente insensata, ho vissuto meglio le riflessioni delle domeniche precedenti. La chiesa
è sempre al di là di quel che viviamo, ma è anche al di qua. La
sua grandezza e miseria, secondo le espressioni di Karl Barth,
stanno proprio in questo «al di
là» intrecciato con l’«al di qua».
Paolo scrive a questa prima
chiesa cristiana nata in Europa, grazie alla sua predicazione
e alFobbedienza a un sogno
(strana obbediénza anche questa, Atti 16, 9), intrecciando appunto una serie di pensieri che
merita sottolineare.
«Incoraggiamento in Cristo...
comunione di Spirito». La chiesa è figlia del miracolo. Senza
Cristo e senza Spirito non c’è
chiesa. La chiesa è al di là di
ogni e di qualsiasi esperienza,
progetto, pensiero umano.
Senza croce, risurrezione, senza Pentecoste non c’è chiesa.
La chiesa potrebbe persino,
umanamente, essere una, santa, cattolica e apostolica perché
in teoria può organizzarsi e
darsi una struttura dogmatica
che incarni queste notce. Ma
poi, quale «incoraggiamento in
Cristo» e quale «comunione di
Spirito Santo» c’è dietro? Qui si
va al nocciolo della questione.
La chiesa è dove, prima ancora
che unità, santità, cattolicità e
apostolicità, ci sono «incoraggiamento in Cristo» e «comunione di Spirito».
Eppure Paolo non teme di
mescolare queste cose, che più
che al di là sono sovrumane e
quasi impossibili, con la «tenerezza d’affetto e compassione»;
cose molto umane. Ogni persona, anche non credente, espri
QUESTO miscuglio di mira'..........................
^ colo e di rapporto umano
hàT per Paolo, alcuni risultati
ugualmente mescolati. «Rendete perfetta la mia gioia». Una
pretesa di un certo rilievo. Posso dire a un’altra persona: «Sono contento di vederti» ma
sembra un po’ pretenzioso dire: «Devi rendermi felice». Eppure Paolo lo fa. In fondo chi
ha annunziato l’Evangelo, il
gioioso annuncio della grazia
del Signore, ha in un certo senso il diritto di chiedere che la
gioia data sia ricambiata. Se vogliamo, la chiesa è l’organizzazione in cui la preoccupazione
fondamentale dei suoi membri
è di darsi gioia gli uni agli altri.
«Tu sei della chiesa?». «Sì, quindi devo darti gioia e tu devi dare gioia a me». Ecco il dialogo
fondamentale tra due persone
che vivono nella chiesa.
«Avendo un medesimo pensare». Espressione, ancora più
delle altre, di difficile traduzione. Ma accettiamo quella della
Nuova Riveduta, che è fedele
almeno aH’lnsieme dello spirito
del messaggio apostolico. «Un
medesimo pensare»: non l’accettazione del pensiero di chi
comanda. «Un medesimo pensare» maturato insieme, nel
confronto con la parola di Dio e
con gli altri credenti. Nel contesto della macchina dell’Impero
romano (nel primo secolo) e
dei mezzi di (dis)informazione
di massificazione (più che di
massa, nel nostro secolo), non
è poco. La chiesa è il luogo dove si pensa insieme: non da soli, non dove si rinuncia a pensare, ma dove si pensa insieme.
«Ciascuno stimi gli altri superiori a se stesso». Questa è
dura. Se non rinuncio a pensa
Note
omileticKe
L’epistola ai Filippg,^
lo scritto del Nuovo Te«j,
mento in cui ricorre pf.
porzionalmente più 5.
so la manifestazione dell
gioia o l'invito alla ■ '
Le
pre
gioii
3 n
stro Dizionario bibli(.
E deplorevole che nel n,^
uno trovi, per esempio
quella parola barbara d
cui già abbiamo sottoij
neato il carattere bislactj
«raunanza», ma nontro*
né gioia, né allegrezza
né rallegrarsi, cioè quesj
parole fondamentali de||)
fede, della speranza e del.
"amore cristiani
L'inc
MAI
re, di solito sono piuttosto portato a scoprire gli errori degli
altri. Ma questo non significa
svalutare le persone. La chiesa
è il posto dove, quando l’altro
o l’altra parla, salvo prova contraria, pensi che abbia un’idea
migliore della tua; e, soprattutto, quando sbaglia, sei sicuro
che non l’ha fatto per malignità, che non l’ha fatto apposta per fregarti. Se hai nell’intimo tuo la cattiva coscienza di
aver qualche volta fatto un po’
apposta qualcosa di non totalmente giusto, perché quello ti
conveniva, non devi pensare
che anche gli altri facciano lo
stesso sempre, salvo prova
contraria. La chiesa è il posto
dove si pensa che gli altri siano
migliori di quel che sentiamo
di essere noi.
Infine «ciascuno cerchi non
solo il proprio interesse, ma anche quello degli altri». Esortazione che poteva valere a Filippi dove sembra ci fossero persone di un certo peso nella società cittadina; una ricca commerciante, un carceriere (Atti
16, 11-34). Ma l’esortazione vale anche per le situazioni un cui
non ci sono «potenti»? Se nella
chiesa viviamo, vale la pena dire questo sempre. In ogni società, infatti, i quadri anche più
inseriti in una struttura formalmente democratica, hanno la
tentazione di badare più al proprio utile che a quello degli altri. Scrivo queste cose mentre
da una parte l’Ulivo ha fatto la
figura meschina di avere non
un’apertura nei confronti di varie possibili premiership, che
sarebbe normale in una struttura democratica, ma una lotta
a coltello tra due pretendenti;
dall’altra il «Polo delle libertà»
mostra, come sempre, di avere
così poca libertà da dipendere
da un candidato solo, senza soluzioni di ricambio in caso di
situazioni nuove.
La chiesa, almeno nell’intenzione, è l’organizzazione in cui
non ci sono due o uno solo che
perseguono il proprio interesse, ma in cui si indica come
fondamentale l’interesse degli
altri. Pur con tutti i limiti che
l’esperienza impone, una chiesa che sia chiesa può essere un
cartello indicatore in vista di
una società migliore.
(Ultima di una serie
di cinque meditazioni)
Anche quando pensjj,
mo all'epistola al Filippj,
si, del resto, persinosj
siamo lettori assidui dellj
Bibbia, l'ultima idea dii
ci viene in mente, è quei,
la della gioia. Pensiarro,
piuttosto, alla prigioniaij
Paolo che la scrive, al soo
abbandono della presua
zione di potersi vantate
dei suoi trascorsi, a «Ci|.
sto, esempio di umiltài,
come la Nuova Riveduti
intitola la prima parte dei
capitolo 2. L'invito ai ere
denti di Filippi di rende»
piena la gioia di Paoloi,
invece, ignorato. In Filip
pesi 2, 5-11 il testo biblico
non sottolinea solo l'umiliazione, l'abbassamento
del Cristo: «Dio lo base
vranamente innalzato,„1
(v. 9). «Abbiate tra di voli
sentimenti che sussistono
anche in Cristo», si potrebbe tradurre il versetto
5, Sentimenti di disponibilità totale al servizio, mo
anche coscienza del fatto che Dio «innalza».la
gioia nella chiesa antidpo
nella vita umana l'esperienza della risurrezione.
Ma noi lo dimentichiamo, come se quando si è
molto tristi si fosse and»
molto virtuosi. Paolo prigioniero potrebbe essersi
triste; invece scrive questa
epistola della gioia. Uno
dei saluti più diffusi trai
primi cristiani, olirei
quello di «grazia e pacei,
è questo; rallegrati. Ma
noi traduciamo; «Ti salo
to». «Che gioia. Maria,
quanta grazia hai ricevuto», dice l'angelo alla madre di Gesù (Luca 1,28),
quando le annuncia lata
tura nascita del Salvatore
Ma noi, pudicamente,
traduciamo «Ti saluto»
Va già bene che nono
siamo fermati alla trads
zione latina, incomprenst
bile oggi; «Ave, Maria»
La traduzione addome
sticata del saluto di gio*
ci impedisce anche#
percepire tutto il cinjsn*
dell'augurio beffardo#
Cristo sulla via del
ta; «Gioisci, re dei G#'
deil» (Marco 15, 18),'
fatto che Paolo in png®
ne scriva ai Filippesi n»
stendo tanto sulla gim®
un po' un'esperietizac
rispecchia nella vita °l'apostolo quella del
sto che dà la sua vita P#
l'umanità; ma dall'a t
soprattutto la sottolin^
tura del risultato de
Cerci
culto
ta di oss
mento di
no del ri)
è di più:
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sino in prigione, I ap ,
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È, 0 dovrebbe essere, il momento centrale della vita di una comunità evangelica
Il culto, evento unico e irripetibile
L'architettura del tempio e gli arredi, la scelta dei canti e della musica, la liturgia e la
predicazione, l'alternarsi di voci diverse, tutto è importante per un culto di cond¡visione
L'incontro domenicale del credente con il proprio Signore
PAG. 3 RIFORMA
MARCO TUIUOFIORIO
Cerco di non perdere il
culto domenicale. Si tratta di osservare il comandamento di «santificare» il giorno del riposo, ma direi che vi
è di più: non posso mancare
alTincontro col mio Signore,
incontro che si verifica ogni
volta che la comunità cristiana si riunisce nel suo nome.
Infatti ci sono altri momenti
in cui ci avviciniamo al Signore, nella preghiera individuale! nella meditazione della
Parola, che si fa anche nell’ambiente familiare; ma il
culto domenicale rappresenta un’occasione particolare,
in cui la presenza del Signore
è particolarmente sentita,
perché è l’incontro di una comunità di credenti col suo Signore. «Dove due o tre sono
riuniti nel mio nome, lì sono
io in mezzo a loro» (Matteo
18, 20). Non per niente la
stessa gioia, la stessa comunione, dovuta alla presenza
dello stesso Signore, le ho
provate in momenti di culto
presso altre comunità evangeliche, in particolare nei periodi in cui ho vissuto con
mia moglie nel villaggio ca
È innegabile che il culto rappresenta per le nostre chiese il
momento centrale della vita comunitaria, il luogo dove si gioca la nostra visibilità, l’ambito simbolico per eccellenza della
nostra identità di cristiani e di protestanti. L’architettura del
tempio-e degli arredi o comunque l'ambiente dove si svolge il
culto, la scelta dei canti e delle musiche, l’alternarsi nella liturgia delle letture, la forma e i contenuti della predicazione, i
momenti speciali in occasione di battesimi, cene del Signore,
presentazioni, matrimoni, funerali, i vari momenti e le varie
funzioni della preghiera, la presenza e la partecipazione collettiva di corpi e voci: l’intreccio di tutto ciò rende ogni culto
un evento unico e irripetibile che può avere, per l’opera dello
Spirito Santo, un grande impatto sulla vita di chi vi partecipa.
Su questo argomento proponiamo in questa pagina alcune testimonianze di come il culto viene vissuto, quali sono le aspettative ad esso legato, quali i disagi o le esigenze di rinnovamento. Le riflessioni sono a cura di un pastore e una pastora e
tre membri di nostre chiese. (Anna MaffeiJ
merunese di Ndoungué: la distanza di tradizioni e di cultura era subito colmata dal «pari consentimento», e quindi
dalla presenza del Signore.
Nel culto abbiamo vari momenti di preghiera: meglio se
le preghiere sono semplici,
prive di retorica e di accenti
poetici, perché possono essere più facilmente condivise,
fatte proprie dai credenti riuniti. I momenti che mi coinvolgono più intensamente
sono queUi della confessione
di peccato e quella della santa cena: in essi mi sento con
frontato con quello che il Signore vuole da me, mi sento
confrontato col Signore stesso. Anche il canto ha il valore
di una preghiera e i più belli
fra i nostri inni sono propriamente delle preghiere. Vale
anche qui là mia preferenza
per dei testi semplici, che
esprimano la fede dei credenti, la richiesta dell’intervento del Signore nella nostra vita per illuminarci,
guardarci, aiutarci, consolarci, senza espressioni troppo
letterarie e poetiche, talvolta
non molto comprensibili,
non molto vicine alla spiritualità dei credenti.
Ma il centro del nostro culto è la lettura e la meditazione della Parola. In questa
dobbiamo lasciar parlare lo
Spirito. La lettura e la meditazione ci portano qualche
volta ben oltre il sermone del
predicatore, che pure è un
aiuto importante alla riflessione, insostituibile il più delle volte,, specie quando il testo è di comprensione meno
immediata. Penso quindi che
sia opportuno, durante la
predicazione, avere il testo
sotto gli occhi (ogni credente
dovrebbe avere con sé una
Bibbia), per associare alla
meditazione pubblica la propria riflessione personale.
Ponendoci davanti alla
Parola con spirito di preghiera possiamo trarre da essa,
per l’intervento dello Spirito
Santo, quell’aiuto e quella
guida necessari a perseguire
il cammino; «La tua Parola è
una lampada al mio piede e
una luce sul mio sentiero»
(Salmo 119, 105). Non si va al
culto da spettatori. Cerco di
dare alla mia presenza la domenica mattina il significato
di una partecipazione attiva.
Il leggio della cattedrale anglicana di Norwich simboleggia un gabbiano feritosi per cibare i propri figli con il suo sangue
Un dono gioioso di sé
a Dio e agli altri
GIUSEPPE FICARA
Del culto si può parlare
in diversi modi e sotto
vari aspetti. Per esempio si
può parlare del culto così come esso è, delle varie parti
che lo compongono e degli
Il culto per coinvolgere la comunità
ERIKA TOMASSONE
Quando penso ai culto,
penso sempre alle numerose esperienze che ne ho fatte e a quelle che mi hanno
fatto sentire più a mio agio:
culti dove la partecipazione
comunitaria era tangibile anche solo con il canto e con
l’amen. Ricordo l’imbarazzo
di culti monologhi senza
amen e con un canto stentato
0 assente, culti che devono
essere contenuti in un tempo
preciso, il culto ideale per me
è quello a cui si partecipa e
non quello a cui si assiste.
Partecipare significa però
mettere in morimento tutti se
stessi e non solo il proprio
cervello. Il culto cioè non è
una conferenza a cui si assiste
cercando di comprendere se
ha senso o se si è d’accordo
con quello che un oratore dice. Chi prepara il culto spesso
sente disperatamente di dover coinvolgere la comunità
nella partecipazione. Molte
sono le strategie sperimentate, fino a disperate provocazioni, credo però che la partecipazione comunitaria abbia
a che fare con l’autocomprensione della comunità riu. nita nel culto. Come si considall'alW* derano le persone che partesottolinf cipano al culto? degli spettatori? degli uditori? dei fruitori?
Sappiamo parlare e ascoltare
non con il solo cervello?
C’è un altro punto di crisi
di cui non siamo sempre
consapevoli: la crisi dell’oralità tradizionale. Oggi spesso
non siamo in grado di ricordare neppure tre annunci, se
poi non li possiamo leggere;
il fatto che le persone sempre
più spesso seguono la lettura
fAiiXirfi leggendo essi stessi,
lOIUll significa in un certo senso
» 50(il nemmeno una lettura bi! culla b®* ® grado di seguirla
p consuii* ascoltandola. Mi chiedo che
^pdi Sd'F’®'' ^^®n®de con il sermone. La
dantix^ì ^psfta attenzione di persone
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gische Bit*
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chiave bj
ealle'to^'!
,ia,
ire.
situazione che è già attiva da
molti anni?
Desidero infine ritornare al
primo punto dandogli una
sottolineatura leggermente
diversa: l’autocomprensione
della comunità è anche il riconoscersi reciprocamente
come membri di un unico
corpo che è la chiesa. Il motto che preferisco è: «Aspettarsi gli uni gli altri». Aspettarsi
non è solo aspettare che la
persona più anziana che fatica a camminare sia nel cerchio, prima di distribuire la
santa cena. Aspettarsi è essere sensibile per l’altro e l’altra
nella chiesa. Qui tocchiamo
ad esempio le diverse spiri
tualità che convivono nelle
nostre chiese oggi; le diverse
generazioni che compongono le nostre chiese, compresi
i bambini; i diversi linguaggi
con cui ci esprimiamo e che
siamo in grado di comprendere. È vero che il culto non
si esaurisce nelle strategie comunicative che siamo in grado di mettere insieme, che
noi crediamo che lo Spirito
Santo è il motore di ciò che
può «accadere» nel culto, nonostante noi stessi, ma noi
dobbiamo fare la nostra parte umana, perché spesso il
culto con le sue insoddisfazioni, è un sintomo della crisi
della comunità.
Culto all’aperto a Monteforte Irpino
L'importanza della colletta
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ne, rapo*'*
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Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 - fax 011-6504394
SEBASTIANO MAIELLARO
SE mi chiedete che cosa mi
aspetto dal culto domenicale vi rispondo subito che
mi aspetto di ascoltare la parola di Dio. La predicazione
della Parola costituisce per
me il momento centrale del
culto in quanto so che Dio mi
parla. Altri fratelli e sorelle
invece avvertono in maniera
particolare la presenza del Signore nel momento della celebrazione della Santa Cena.
È giusto considerare il culto
come un insieme di momenti
più importanti di altri? Nelle
liturgia insomhia, è lecito fare
una classifica del tipo; al primo posto la Santa Cena, al secondo il Sermone, al terzo la
preghiera comunitaria, al
quarto i canti, al quinto la
colletta, eccetera eccetera?
Oppure al contrario tutti i
momenti del culto pretendono un medesimo livello di attenzione, di consapevolezza,
di partecipazione del credenti, avendo tutti i momenti del
culto uguale dignità? I fatti
sembrano dire che ognuno di
noi, a seconda della propria
sensibilità, fa in cuor suo una
particolare classifica di importanza. È questo atteggiamento corretto? Non dovrebbe il culto domenicale essere
considerato come un unico
inscindibile corpo nel quale il
cuore e la testa non valgono
più del tronco e degli arti?
L’idea della classifica di importanza è pericolosa. Se
passa questa idea, infatti, diventa più facile che passi anche l’idea che arrivare al culto con dieci o quindici minuti
di ritardo, tutto sommato,
non sia una tragedia. Cosa ho
perso: l’invocazione, un canto e una lettura? Pazienza.
Se passa questa idea è più
facile che al momento della
colletta, avendo già partecipato ai momenti ritenuti più
pregnanti, possa offrire distrattamente i miei spiccioli,
magari mentre intreccio una
piccola conversazione col mio
vicino di panca. Talvolta poi
accade che la colletta venga
fatta contemporaneamente
agli annunci o al canto di un
inno, specialmente se si è
protratta la predicazione e si
sta facendo tardi. Vuoi vedere
che se prendiamo maggiore
consapevolezza che la colletta
è un momento spirituale,
esattamente come la Santa
Cena e il Sermone, il cassiere
alla fine conterà una maggiore somma di denaro disponibile per l’opera del Signore?
Solo adesso mi rendo conto di avere fin qui scritto Santa Cena e Sermone sempre in
maiuscolo e colletta sempre
in minuscolo. Mi correggo,
intendevo dire Colletta.
Un momento di crescita
LAURA CASORIO
IL culto è il momento più
importante nella vita di
una comunità. Questo è ciò
che mi è stato detto e insegnato praticamente da sempre, ma soprattutto nel periodo del catechismo. Con il passare degli anni me ne sono
sempre più convinta anch’io.
Effettivamente in quell’ora e
mezzo della domenica si racchiude e si condensa la vita
della comunità di cui si è parte. E il culto è il momento di
lode, di ascolto, di condivisione, di crescita spirituale, di
comunione, e di quotidianità
e attualizzazione della Parola.
Gli aspetti che più mi colpiscono sono la possibilità di vivere la fede su due piani:
quello personale e quello comunitario. Sì, perché la fede è
un dono che Dio ci ha fatto,
ma che per essere vissuta necessita di una comunità, per
poter crescere e poter essere
testimoniata.
Il culto così come lo viviamo abitualmente sicuramente permette di poter vivere
questa doppia dimensione:
ho la possibilità di ascoltare,
ma contemporaneamente di
riflettere, di condividere un
testo, di lodare e pregare insieme ai miei fratelli e alle
mie sorelle. Mi piace l’idea di
poter vivere la dimensione
comunitaria della riflessione,
della preghiera o della lode
con altri a cui sono accomunata dalla stessa fede. La mia
vita quotidiana è piena di
momenti in cui sono in relazione con molte altre persone, ma è comunque importante sapere che esiste uno
spazio fisico e temporale nel
quale poter vivere quest’altra
dimensione del mio essere.
Spesso mi sono chiesta se,
cosa e come cambierei il culto della domenica con la
struttura con la quale sono
cresciuta; ho cominciato a
chiedermelo quando sono
venuta in contatto con le prime animazioni bibliche, le
animazioni musicali, le sperimentazioni liturgiche. Trovare delle nuove forme di espressione che rendono più
attuale e quotidiano il modo
di condividere dei momenti
di riflessione, all’inizio è stato
sicuramente di impatto (portare gesti, suoni, oggetti che
sottolineano una lettura, o
danno valore ad un concetto).
11 pensiero che in un culto
domenicale della mia comunità possa veder riportati questi modi diversi di approccio
al testo mi accompagna da
tempo, ma proprio perché il
culto è il luogo in cui si vive la
dimensione comunitaria, forse occorre aspettare e rispettare i tempi di ognuno.
inni, oppure in termini di come dovrebbe essere.
Certamente, diverse sono
le sensazioni di chi va al culto
con uno scopo e uno spirito
diversi. Per esempio si può
andare in chiesa per «assistere» al culto, come star seduti
in poltrona al cinema o davanti alla tv; con questo spirito si sente il bisogno di un
culto che sia il più spettacolare possibile, che comunichi
emozioni forti; diversamente,
se si abbassa la tensione, esso
diventa noioso.-Così si può
andare in chiesa per «vedere»
il culto, come ammirare un
paesaggio bello o brutto che
sia; chi va con questo atteggiamento saprà dire tutto sugli abiti di tutti e sulle novità
della chiesa, ma saprà dire
poco sui contenuti del culto e
del sermone. Si può anche
andare al culto solo per incontrasi tra amici e amiche e
avere un momento di discussione e dialogo.
Ma si può anche andare al
culto per «parteciparvi», e lo
spirito della partecipazione
non è quello della poltrona
ma dello stare in punta di sedia, in tensione, in attesa, è
un coinvolgimento personale
e comunitario che comincia
dall’invocazione e finisce alla
benedizione; è un coinvolgimento nella lettura e nell’ascolto della Parola che mette
in discussione, nella preghiera comune, nella lode al Signore. La partecipazione al
culto, dunque, non può che
essere condivisitene della
propria fede e perciò dono
gioioso di se stessi a Dio e
agli altri, è un momento di
ascolto di una Parola che inizierà a produrre i suoi effetti
non appena si attraversa la
soglia del tempio per tornare
alla vita di tutti i giorni.
Dove manca la partecipazione dei credenti al culto, alla lettura della Parola, alla
preghiera comune, al canto,
alla testimonianza allora si
deve parlare di un culto come
dovrebbe essere; spesso, infatti, capita che sia solo il pastore ad aprire bocca, perfino
durante la preghiera comunitaria che Gesù ci ha insegnato. Dunque anche il coinvolgimento dei credenti alle varie parti del culto deve essere
contemplato, come anche
Tincoraggiamento a portarvi
il proprio contributo come insegnava Paolo; «Quando vi
riunite ognuno può portare
un salmo, o dare un insegnamento o trasmettere una rivelazione, parlare in altra lingua
o profetizzare purché ogni cosa sia fatta con dignità e ordine» (1 Corinzi 14,26-40).
4
PAC. 4 RIFORMA
CUMENE
venerdì 8
dicembre
Francia: si è svolto a Vogiié (Ardèche) il 31° Sinodo regionale Centre-Alpes-Rhône
Solidarietà e condivisione dei carismi
È proseguita la riflessione sui sacrannentL II Sinodo ritiene possibile una partecipazione dei
bambini alla santa cena. Allargare I compiti dei ministri al di là dei confini della chiesa locale
STEFANO MERCURIO
NELL’IMMENSO Villaggio
vacanze di Vogiié (Ardèche) si è tenuto dal 10 al 12
novembre il 31° Sinodo regionale Centre-Alpes-Rhòne.
Pur trattandosi di un avvenimento regionale il numero
elevato dei delegati, 185 circa, e quello degli invitati, 80
tra cui due rappresentanti
valdesi del I distretto con voce consultiva di diritto, dava
l’impressione di un Sinodo
nazionale. La regione CentreAlpes-Rhóne conta del resto
circa 25.000 iscritti alla Chiesa riformata di Francia. Un
avvenimento dunque di un
certo peso nelle strategie e
nel campo di lavoro a livello
nazionale. 1 temi conduttori
sono stati quello dei sacramenti (su cui la riflessione è
in corso da alcuni anni), della
ripartizione degli iscritti a
ruolo secondo un principio
di solidarietà e responsabilità
tra le chiese locali, delle finanze (strettamente collegato al secondo tema).
L’esperienza e la capacità di coordinare i lavori di
gruppo del pomeriggio ha
evitato inutili ripetizioni del
dibattito e ha alleggerito la
discussione in sede plenaria.
Una capacità a cui può guardare con interesse anche il
nostro Sinodo che da qualche anno sta muovendo i
primi passi in una procedura
di questo tipo. I colori, la
musica e la possibilità di
proiettare nella sala del Sinodo testi o immagini hanno
poi reso molto vivaci i momenti di apertura e chiusura
delle sedute giornaliere. In
questo contesto ci sono stati
dei giovani che hanno lavorato molto bene preparando
quattro culti sul tema del
pane, dell’acqua, del denaro
e del tempo. Quattro azioni
simboliche hanno animato
ulteriormente la loro riflessione biblica.
11 tema dei sacramenti ha
visto delle proposte innovative sulla partecipazione alla
Cena dei bambini e dei catecumeni che ne fanno richiesta. Nella convinzione che
«Dio agisce attraverso il suo
Spirito al di là di ciò che noi
possiamo percepire», il Sinodo ritiene possibile una loro
accoglienza e chiede una
conseguente modifica su
questo punto, che si iscriva
nella Disciplina della Chiesa
riformata di Francia. Contemporaneamente si è voluto
sottolineare l’importanza di
un percorso di accompagnamento pastorale che coinvolga i bambini, i genitori e la
comunità tutta intera.
Sul tema del battesimo non
ha trovato invece gran consenso decisivo la proposta di
considerare, accanto alla
«presentazione» dei fanciulli, la possibilità di una loro
«benedizione» durante un
culto. Quest’ultima possibilità è già presente nella liturgia della chiesa di Ginevra,
come hanno tenuto a sottolineare gli estensori del documento, ma il Sinodo non ha
ritenuto di farla propria. Ricordo che la Commissione per
il culto e la liturgia delle nostre chiese, nel fascicolo sugli
Atti liturgici del 1997, preferisce parlare di «accoglienza»
(dei bambini che il Signore ha
dato) e non di «presentazione», come nel caso dei francesi. È un ulteriore segno della varietà di prassi e di sfumature sui cosiddetti «segni di
accoglienza» all’interno del
mondo riformato.
11 tema che ha impegnato
maggiormente il dibattito è
stato però quello del numero
Durante una pausa dei lavori del
massimo degli iscritti a ruolo
sulla base delle reali capacità finanziarie della regione
Centre-Alpes-Rhóne. Detto
in breve il problema è questo: la richiesta di ministri da
parte dei vari Concistori (che
corrispondono circa ai nostri
circuiti) è eccessiva rispetto
alle reali capacità remunerative. Il Consiglio regionale
ha dunque fatto al Sinodo
una proposta che mira ad allargare i compiti dei ministri al di dà dei limiti ristretti della chiesa locale la quale,
da parte sua, è invitata a vivere quelle assenze nel segno
della solidarietà e della mutualità evangelica tra le chiese locali limitrofe. Ogni ministro, essendo ministro dell’Unione, è invitato dunque a
vivere una parte del suo ministero al servizio delle chiese del circuito e al servizio di
eventuali responsabilità circuitali, regionali, nazionali e
internazionali.
Sinodo regionale Centre-Alpes-Rhône
Da parte loro le comunità
locali sono chiamate a facilitare questo impegno del pastore attivandosi per coprire
quelle domeniche in cui egli
fosse impegnato in chiese vicine. Si è parlato molto di solidarietà settoriale, mutualità
delle competenze e condivisione dei carismi. Al di là delle crude esigenze finanziarie
credo ci sia anche l’idea di rispondere ad ogni necessità
specifica, tenendo conto dei
doni e delle competenze particolari di ciascun ministro
(lavoro con i giovani, preparazione monitori e precatechisti, cappellania, ecc.) e
questo secondo il seguente
criterio che è stato più volte
evocato in sede plenaria: se ci
sono delle esigenze da soddisfare o c’è una situazione da
risolvere, si cerca allora chi è
più adatto a risolverla!
Rafforzamento del senso
dell’Unione, specializzazione
nelle competenze, e risana
mento finanziario mi sembrano allora i motivi che
stanno alla base di questo
progetto, il cui periodo di
prova è fissato per tre anni.
La cornice delle tre giornate,
infine, è stata allietata dall’eccellente cucina francese
e dalla vastità del materiale
evangelico che era in esposizione e si poteva ammirare
(o comprare) durante le pause. Tra quelle pubblicazioni
segnalo qui un’opera* che
raccoglie grandi testi riformati contemporanei, dalla
Dichiarazione teologica di
Barmen sino alla confessione di Fede Credere e resistere
a Palermo del 1992 che ha
l’onore, quest’ultima, di essere l’unica confessione italiana inserita in quella Antologia. Credo che valga la pena di segnalarlo.
{•) Henry Motto (a cura di):
Confessions de foi réformées
contemporaines. Labor et Fides,
Genève, 2000, pp. 365, 130 FF.
- Il patriarca Bartolomeo in visita fra gli ortodossi dell'India
«Siamo preoccupati per il proselitismo»
Nel corso della sua recente
visita nell’India del Sud il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, si è dichiarato preoccupato dal
proselitismo praticato da
gruppi evangelici che cercano di convertire cristiani ortodossi. «Siamo preoccupati
di fronte a questi atti di proselitismo intrapresi da cristiani che non sono riconosciuti dalle grandi chiese.
Questo è inaccettabile», ha
detto il patriarca il 18 novembre scorso a Kottayam, centro del cristianesimo ortodosso nello stato del Kerala,
nel Sud dell’India, dove vivono due milioni di ortodossi.
La questione del proselitismo è uno dei punti più sensibili nelle relazioni tra gli
ortodossi e le altre chiese. 11
patriarca Bartolomeo è intervenuto nel corso di una
cena organizzata dal suo
ospite, il catholicos Baselios
Marthoma Mathews 11. responsabile della Chiesa ortodossa siriana di Malankara,
principale chiesa ortodossa
dell’India. Bartolomeo è il
primo patriarca ecumenico
ad avere visitato la comunità
ortodossa del Kerala. Quest’ultima fa risalire la propria
origine all’apostolo Tommaso che sarebbe giunto in India nell’anno 52.
Nel suo discorso, il patriarca ha deplorato il proselitismo praticato da gruppi evangelici Usa fra le comunità
ortodosse dell’Uctaina, della
i Russia e di altri paesi. Questo
problema è particolarmente
avvertito nell’Europa orientale e in Russia dove l’afflusso
di missionari, protestanti e
cattolici romani, ha provocato l’ostilità degli ortodossi
che vi vedono un’interferenza straniera in quello che
considerano come il loro
«territorio canonico».
Intervistato recentemente,
il catholicos Mathews 11 ha
fatto notare che i pentecostali
rappresentano «un vero problema: essi non rispettano i
diritti degli altri. Formano un
gruppo speciale indipendente. Sembrano pensare che
tutti gli altri cristiani sono
nell’errore e che soltanto loro
detengono la verità». Per il
teologo ortodosso indiano K.
M. George, presente all’incontro, i cristiani ortodossi
non sono solo il bersaglio dei
pentecostali ma anche di alcune grandi chiese: «Ma ultimamente i rapporti con le
grandi chiese, e in particolare
con la Chiesa cattolica romana, sono migliorati», ha detto.
Un piccolo gruppo della
Chiesa ortodossa ha adottato
la fede cattolica nel 1930, diventando così la Chiesa siromalankara all’interno della
Chiesa cattolica. Riconosciuta come uno dei tre «riti» della Chiesa cattolica in India,
questa chiesa conta oggi oltre
380.000 membri.
In risposta alle lamentele
della Chiesa ortodossa, ha dichiarato K. M. George, il Vaticano ha messo in piedi una
Commissione mista interna
zionale composta da rappresentanti della Chiesa ortodossa siriana di Malankara e
della Chiesa cattolica romana
che ogni anno, dal 1989, si
incontrano a Kottayam per
dibattere le preoccupazioni
reciproche e per migliorare i
loro rapporti. Tali incontri
sono sfociati su dichiarazioni
comuni riguardanti la cristologia, la storia della chiesa,
l’ecclesiologia e i sacramenti.
Nello scorso settembre, la
Commissione ha pubblicato
un progetto di dichiarazione
sui «matrimoni misti» tra cattolici e ortodossi, questione
spinosa nel Kerala.
Nel corso della cena a Kottayam, il patriarca Bartolomeo ha insistito sulla necessità dell’unità cristiana: «Purtroppo - ha detto - per molte
ragioni la santa Chiesa apostolica del Cristo è stata divisa
in diversi gruppi. Lo Spirito
Santo ci chiama ad unirci».
Successivamente, in una riunione pubblica nella chiesa di
Parumala, a 40 km a sud di
Kottayam, di fronte a più di
10.000 fedeli, il patriarca ha
affermato: «La divisione tra
cristiani è una contraddizione. La terapia non è stata ancora scoperta. Sono centinaia
di anni che siamo divisi». La
Chiesa ortodossa del Kerala fa
parte delle cinque chiese ortodosse orientali non calcedonio (copta, siriana, armena,
etiopica e di Malankara) che
si sono allontanate da altre
chiese nel V secolo in seguito
a un conflitto teologico, (eni)
VENERDÌ 1
DAL MONDO CRISTIANO
Incontro ecumenico a Shangai
Gli effetti della globalizzazione in Asia
SHANGAI — Dal 1° al 16 novembre scorso si è
svolto
Shangai (Cina) un lungo incontro di delegati del
ecumenico delle chiese (Cec) con leader dei Consigli lia^
nali di chiese e organizzazioni ecumeniche dell’Asia e delp"
cifico. L’incontro è stato dedicato in particolare allo stu*
degli effetti negativi che la progressiva globalizzazione haj!
Asia e nel Pacifico, sia in campo economico che nella tesi*
monianza delle chiese. Un comunicato congiunto rilascìat:
al termine dell’incontro esorta le chiese dell’area ad assunte
re «un ruolo profetico nella denuncia di un’economia che gè
nera sfruttamento, dipendenza e povertà», impegnandosi^
particolare «in un lavoro ecumenico centrato sulla riconc%
zione e lo sviluppo armonico delle società». (nevlc^
Dopo la visita in Nigeria
Il segretario generale del Cec
«lAfrica è diventata maggiorenne»
GINEVRA — «L’Africa è diventata maggiorenne e ora deve
pensare a gettare le fondamenta di una stabile vita comunità,
ria»: così ha dichiarato Konrad Raiser, segretario generale dd
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) al termine di una visi
ta di otto giorni in Nigeria, ospite del Consiglio delle chiest
cristiane. Raiser ha anche incontrato il presidente nigeriaa
Olusegun Obasanjo, che ha espresso apprezzamento p®
l’appoggio del Cec alla campagna internazionale Jubilee 200)
per la cancellazione del debito dei paesi più poveri.
Consiglio ecumenico delle chiese
Nuove nomine nello staff del Cec
GINEVRA — Particolarmente significative alcune nuove
nomine nello staff del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec): l’ortodosso romeno loan Sauça è il nuovo direttore
dell’Istituto ecumenico di Bossey; la luterana tedesca Keisten Storch e l’ortodossa della Georgia Tamara Grdzelidge
entrano a far parte del dipartimento Fede e Costituzione;)
pastore presbiteriano cubano Carlos Ham ricoprirà dal
prossimo gennaio la carica di segretario esecutivo del dipai'
timento per l’Evangelizzazione. (nevìm]
J Conferita al pastore Ishmael Noko
Cittadinanza onoraria di Austerlitz
AUSTERLITZ — Dal 10 novembre il pastore Ishmael Noko,
segretario generale della Federazione luterana mondiale
(Firn), è cittadino onorario di Austerlitz, nella Repubblica ceca. L’onorificenza gli è stata conferita durante una visita ufficiale alle chiese luterane ceche per «il suo impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli» e per «l’instancabile appoggio dato al dialogo ecumenico che ha portato alla “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione’’», firmata ad Augusta il 31 ottobre ’99 da cattolici e luterani. (nevlMi
^0 Argentina
1175 anni della Società biblica
BUENOS AIRES — Grandi festeggiamenti il 16 novembre
scorso a Buenos Aires per celebrare il 175° anniversario della fondazione della Società biblica Argentina. Nata dall impegno del missionario americano John Armstrong irei 182S
la Società oggi, è stato detto, «è a pieno titolo inserita ne^
vita sociale e culturale argentina, fedele al mandato di
diffondere sempre più il “Libro dei libri’’». > (nevipì
•.■■Guatemala: congresso dei comunicatori cristiani
Il saluto del presidente Alfonso Portillo
Dolia
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fortun
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permani
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re per l’i
gio Tour
rico am
valdesi ti
concessi
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delle pei
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l’emigra:
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Ges
CITTÀ DI GUATEMALA — Per la prima volta un rapo®
stato ha inaugurato un congresso della Federazione ispanoamericana dei comunicatori cristiani (Coicom), l’organiz®;
zione che riunisce oltre 3.000 specialisti evangeli
dell’America Latina. Riuniti a Città di Guatemala per il lo«
IX incontro, i delegati hanno lungamente applaudito il pi®'
sidente guatemalteco Alfonso Portillo, che nel suo discoB»
ha sottolineato la grande importanza sociale delle 265 sezioni radio evangeliche del Guatemala. (nevliqil
V Una proposta singolare
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La vescova luterana di Hannover: fare
una cerimonia in chiesa per il divorzio
Dal
Tes
per
HANNOVER — Se proprio il divorzio è inevitabile, che
meno lo si faccia con una cerimonia in chiesa. È la propose
lanciata da Margot Kaessmann, vescova luterana di Hann ’
ver, Germania. «L’intera famiglia - spiega la vescova - sH
troverebbe in una “funzione di cordoglio” durante la qu^
coniugi dovrebbero dichiarare solennemente la loro inte
zione di separarsi e spiegarne le ragioni davanti agli eve
mali figli, che così vedrebbero che non vi è stato solo dis®
dio, ma sentirebbero che i genitori si sono amati e capi^f® ,
bero che cosa ha portato alla fine del rapporto». i”
* ^ Chiesa ortoiJossa russa
4
I casi in cui è ammesso il divorzio
MOSCA — La Chiesa ortodossa russa ha definito i casi ' ^
cui ammette il divorzio; tra questi la conversione a
religione di uno dei coniugi, raccertata positività ji
l’alcolismo cronico. Confermata inoltre l’opposizio ;
all’aborto e ad ogni forma di contraccezione.
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PAG- 5 RIFORMA
romanzo storico di Giorgio Tourn è ambientato nelle Valli tra 700 e '800
Daniel, un valdese giacobino
Dalla Rivoluzione francese all'epoca napoleonica e alla Restaurazione, fino alla concessione
dei diritti civili ai valdesi del 1848. La piccola storia quotidiana incontra la «grande storia»
ALBERTO COBSANI
IN un libro che si è rivelato
fortunato anche in Italia*,
il filosofo della politica Michael Walzer interpreta la
permanenza della gente di
Israele in terra d’Egitto come
una condizione necessaria
per maturare la consapevolezza di «essere popolo»; una
cattività, un esilio, una fuga,
un rientro al termine dei
quali quella stirpe scopre di
avere un’identità propria e
consolidata. Più che l’esito,
in fondo, conta il processo.
Qualcosa di simile si può dire per l’ultimo libro di Giorgio Tourn^ un romanzo storico ambientato nelle valli
valdesi tra la fine del ’700 e la
concessione dei diritti civili
da parte di Carlo Alberto nel
1848. Dopo il lungo periodo
delle persecuzioni, dopo l’epopea del Rimpatrio e dopo
l’emigrazione forzata in Germania nei primi decenni del
secolo XVIII, il «ghetto alpino» vive infatti una sua evoluzione collegata ai grandi
fatti della politica e della diplomazia europee.
La Rivoluzione francese e
l’Impero trasformano non
solo le modalità dell’amministrazione e l’orientamento
delle autorità nei confronti
della Chiesa cattolica e dei
«religionari» valdesi, ma portano con sé anche il retroterra culturale del secolo dei Lumi, amplificano l’attenzione
per la concretezza della vita
(il secolo successivo, permeato di romanticismo, porrà invece di nuovo al centro
l’interiorità). In questo quadro le comunità valdesi affrontano nuove incognite,
nuovi poteri, nuovi stili di vita ma al tempo stesso conso
fidano il proprio radicamento. Non si tratta più solo di
lottare per la propria terra, di
difenderla con la guerriglia;
non si tratta più solo di testimonianza a rischio della vita:
si tratta di inserirsi a pieno titolo in una comunità civile,
per quanto ristretta ancora
dai limiti che solo Carlo Alberto rimuoverà a suo modo,
prendendo parte anche all’esercizio dell’autorità, come
nel caso del moderatore Pietro Geymet che diventa viceprefetto a Pinerolo. La comunità dei credenti conosce il
momento delle proprie scelte, come anche i singoli suoi
membri: i «religionari» erano
definiti tali in quanto gruppo
da reprimere, ma si concepivano essi stessi come soggetto collettivo. Ora il credente
vive una condizione più individualistica, anch’essa legata
alla cultura del tempo: forse
anche per questo diventa accettabile la partecipazione,
per quanto fugace, al potere.
Se questo è lo sfondo, non
stupisce che al centro della
vicenda, che vedrà al periodo
napoleonico subentrare quello della Restaurazione, ci sia
un personaggio seguito per
tutta la parabola dell’esistenza. Daniel nasce nel fatidico
1789 e partecipa, fin da bambino, alle vicende che interessano da vicino le Valli. Anche se per lui, ed è naturale,
la presenza dei cosacchi accampati in un prato resterà
nella memoria per il fascino
misterioso dei cavalli. Come
per tutti gli individui, per Daniel si succedono il tempo
della formazione, della giovinezza, del matrimonio e dei
figli, così come per la comunità nel suo insieme la vicenda è una storia di maturazio
ne, di formazione collettiva.
La formazione tuttavia non
esclude le contraddizioni,
anzi ne è alimentata, senza
contraddizioni non si cresce.
Così la fiammata del Risveglio di Félix Neff porta scompiglio nella comunità e nella
mente dei singoli (e anche in
casa di Daniel), Luna e gli altri dibattuti fra l’aspirazione
alla libertà spirituale del credente e la concretezza dell’impegno nella società. Il dilemma si supera solo ammettendo che ognuno dei due
termini non esclude l’altro,
anzi la storia valdese sta a dire che solo la commissione e
la coesistenza dei due elementi è appagante. Con l’avvertenza che la libertà spirituale, la risposta alla vocazione precede la vita pratica e
non viceversa. Solo seguendo
questa gerarchia si può far
fronte al nemico che sta di
fronte (nelle vesti del persecutore 0 del guardiano del
ghetto) ma anche, come diceva Arnaud nel precedente
romanzo storico di Tourn^ a
quello che sta dentro di noi e
6IORÜÍOÍOURN
DANIEL
UN VALDESE
GIACOBINO
CW.I.Ä14A CK4HÎO o itami.K
che può configurarsi quasi j
come la Bestia biblica. j
La concretezza della vita, la i
vita del protagonista e di |
quanti gli stanno intorno,
non è però solo un portato
della fede, ma anche un dato
costitutivo del montanaro. La
natura, come anche nel precedente libro, ha una bella
parte in queste pagine, ed è
una natura ora lirica, ora
amica ma mai enfatizzata o
ridotta a idillio. Soprattutto, e
questo è uno dei meriti maggiori del libro, non diventa
mai simbolo, ma viene ricondotta alla propria materialità.
Se vogliamo considerare l’innesto del ciliegio come figurazione di significati reconditi lo possiamo anche fare; ma
per un ragazzino che vive ai
piedi delle montagne si tratta
di vedersi crescere qualcosa,
si tratta di misurare il tempo
e le stagioni. Per il padre e
tutti i familiari si tratta di accantonare alcune mansioni e
passare ad altre fino all’anno
successivo. È vita di tutti i
giorni e di tutti gli anni: è la
consuetudine, la ricorrenza a
cementare le esistenze, individuali e collettive. Animate
da una chiamata che sta al di
sopra di tutti noi, e che quindi taglia fuori ogni fatalismo
queste nostre vite, ci dice il libro, ricevono spessore anche
da questa dimensione: è istruttivo per tutte le generazioni considerarla in parallelo con i fatti della grande e
piccola storia.
(1) M. Walzer; Esodo e rivoluzione. Milano, Feltrinelli, 1986.
(2) G. Tourn; Daniel, un valdese giacobino. Torino, Claudiana,
collana Centro culturale valdese,
2000, pp 350, £ 29.000.
(3) G. Tourn: I giorni della Bestia. Torre Pellice, Centro culturale valdese, 1992.
Félix Neff, animatore del movimento del Risveglio
Misteri
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Una singolare mostra nella sede parigina del Partito comunista francese
Gesù visto dai pittori e scultori contemporanei
FRANCO CALVmi
SULLA prima pagina di Le
Figaro del 12 ottobre compariva un articolo curioso:
«Gesù Cristo, invitato sorpresa del Partito comunista francese» a firma dell’opinionista
Hervé de Saint-Hilaire. In
buona evidenza si segnalava
che alla sede del Pcf (place
Colonel Fabien) era allestita
una mostra di una trentina di
artisti, pittori e scultori, dal titolo alquanto promettente
«Gesù Cristo e la sua immagine, 2.000 anni dopo». Un titolo che faceva sobbalzare sia i
parrocchiani di Parigi sia gli
atei sensibili all’arte, anche se
indifferenti alla metafisica.
Dall’articolo si arguiva che
l’esposizione era già aperta,
per cui mi sono precipitato alla sede del Pcf
Con mia sorpresa ho appreso che la mostra si sareb
^alto
l^indìo
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sostenitore L. 20.000
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8 vostro abbonamento, vi chiediamo di farlo con sollecitudine. ci eviterete laboriose e cerose operazioni di sollecito.
Graziel
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postale n. 46611000 intestato
RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
be inaugurata solo il 25 ottobre (fino al 1“ dicembre) ma
c’era stata una conferenza
stampa il giorno prima, e con
le dovute entrature ho potuto vedere in anteprima la
mostra, avere tutti i ragguagli
dai due curatori, Antoine Casanova, direttore del periodico La pensée e responsabile
delle Relazioni con gli ambienti e i mo-vimenti religiosi
per il Partito, e Jean-Pierre
Jouffroy, pittore e storico
dell’arte, presidente del settore Iniziative culturali del
Palazzo del Pcf a Parigi. Il
giornalista del Figaro trovava
il luogo e la mostra assai inconsueti e si chiedeva se bisognasse vedere in quella
iniziativa una mano tesa del
Pcf ai cristiani quale segno
del rinnovamento che la po-litica comunista degli Anni
70 aveva cercato di condurre.
O forse era una trovata per
questi tempi di confusione
elettorale e ideologica?
L’esposizione è una raccolta di opere di pittori e scultori
contemporanei francesi che
prende spunto dalle iniziative che hanno luogo a Parigi
nel contesto di 2.000 anni del
cristianesimo, dei cristianesimi anzi come amano sottolineare i due curatori. Molteplici e variegate sono la natura e l’origine di questa iniziativa non confessionale, né
etica, né politica. Il progetto
del Pcf è quello di un partito
rivoluzionario in piena evoluzione, di un partito laico
che vuole offrire il suo contributo, in questo caso artistico,
alla liberazione umana nel
quadro di sfide, snodi, rischi.
possibilità radicalmente inedite di questa fine secolo
nonché di questo millennio.
Il cristianesimo e più precisamente i diversi tipi di cristianesimo in tutte le loro ramificazióni ed elaborazioni,
compresi i loro mutevoli movimenti, a volte contraddittori, hanno costituito e costituiscono una parte importante
ed essenziale per la storia sociale e culturale dell’umanità,
e non solo per quel che riguarda il territorio francese.
Questa peculiarità non può
essere ignorata se non si vuole travisare la realtà: la costituzione e l’evoluzione storica
del cristianesimo sono fatte
di tensioni, di elaborazioni le
cui radici si orientano in modo complesso e molteplice.
Su questi processi sociali e
culturali complessi si va stagliando davanti ai nostri occhi un’innovazione storica
oltremodo arricchente, di
importanza capitale: con Gesù di Nazaret (e il suo movimento) venuto sulla terra come uomo povero, perseguitato, creatura sempre in piedi,
la salvezza è stata elargita a
tutti, a qualsiasi etnia, a qualsiasi classe sociale o sesso: è
una sorgente vivente e vivificatrice di un appello senza
tempo per la dignità della
persona, base di risorgenza
incessante di azioni nel segno della fraternità, dell’
uguaglianza dei diritti, della
giustizia. Eppure da Costantino in poi Gesù diventa spesso, troppo spesso, vertice per
gerarchie sociali e soprannaturali, rinnovate e mantenute in vita almeno da una parte
LIBRI
L'Italia del terrore
SegrcKi tìi StaHi
Praticamente fin dalle elezioni del 1948, in piena guerra
fredda, fino all’epoca delle bombe e poi del terrorismo brigatista, l’Italia è stata percorsa da una serie di misteri di stato.
Non inquietano tanto i singoli eventi, per quanto tragici, ma
la condizione strutturale per la quale il nostro paese era
nell’impossibilità di conoscere quanto si
stava tramando, a più livelli, nell’ombra.
Fatti che riguardano l’Italia, ma che la inseriscono nel quadro più ampio dello
scontro tra i due grandi blocchi. Segreto di
stato (Einaudi, 2000, pp. X-250, £ 28.000) è
il libro intervista attraverso il quale il sen.
Pellegrino ricostruisce il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle
stragi e il terrorismo, di cui è presidente.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
------zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 10 dicembre, ore 23,50 circa, andrà in onda; «La disastrosa alluvione nelle valli valdesi e l’impegno delle chiese evangeliche»;
«La sinfonia della Riforma di Mendelssohn»; «Chiaroscuro:
un fatto, un commento». La replica sarà trasmessa lunedì 11
dicembre alle ore 24 e lunedì 18 dicembre alle 9,30 circa.
Valli Nostre 2001
p,-. ....
. -,
I
consistente della confessione
cristiana, quella cattolica.
Questo orientamento, ben
presente nelle opere esposte,
fa parte della storia con il
reimpiego che in ogni tempo
si farà del Cristo, per giungere fino a noi tramite le classi
dirigenti e di potere delle
ideologie. Queste due facce,
l’anelito all’annuncio della
fraternità e dell’uguaglianza
da una parte e la connotazione del potere e del dominio
dall’altra, saranno sempre costitutive della storia del cristianesimo. Lo storico Bernard Cottret ha recentemente
sottolineato come il Cristo e
le sue immagini contraddittorie rappresentino «un inventario che è ancora da essere
stabilito». E l’inventario passa
da Marx a Engels, da Jean
Jaurès a Ernst Bloch, «ideologi» che hanno visto in Cristo
questo ventaglio di interpretazioni che né l’ostilità né
l’ignoranza né i limiti anticlericali hanno saputo arginare.
Tutto questo e molto altro
ancora suggeriscono le realizzazioni artistiche dei pittori e degli scultori chiamati a
cimentarsi sulla figura di Cristo. Abbiamo apprezzato il
fatto che i 30 artisti non si
siano piegati al desolante
realismo socialista. In fondo
Cristo ha sofferto per l’umanità intera, in modo particolare per le vittime del XX secolo, comprese quelle che un
certo socialismo ci ha rivelate come vittime terrificanti. Il
senso artistico di tante opere
rende giustizia all’umanesimo della persona e a Cristo,
salvatore di tutti.
f.to 33x34,5 cm, L. 12.000, Euro 6,19
Contiene 13 vedute a colori, versetti biblici
e didascalie in 5 linsue, 11 presentazioni di
opere evanseliche. Allesato il consueto indirizzario assiornato delle chiese e delle
opere evanseliche membri della Fcei., delle
chiese di linsua italiana all’estero e dei pastori emeriti.
Giorsio Tourn
Daniel, un valdese siacobino
350 pp., L. 29.000, Euro 14,98, COd. 367
Collana Centro culturale valdese
Romanzo storico che analizza l’interessante periodo a cavallo dei secoli XVIII e
XIX, la Rivoluzione francese e i suoi effetti
sull'Italia, la Restaurazione, il Risorsimento
e il Risveslio alle valli valdesi, culminati
con il conferimento dei diritti civili a ebrei
e valdesi nel 1848.
Studia la Parola
Una guida allo studio della Bibbia
Cofanetto di due volumi indivisibili
393+405 pp., L. 55.000
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Per chi vuole intraprendere una lettura atten
|ta, resolare e slobale della Bibbia, per indi
’ viduare il messassio della Scrittura, per ca
pire qual era il senso del testo per il lettore
orisinario e quale invece per l'uomo odierno. Un libro di base per una comprensione
asevole della Bibbia.
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6
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PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 8
dicembre 2U|
La rappresentazione della tragedia di Antigone ripropone interrogativi di attualità
Tra legge morale e ragion di stato
Il dovere del tiranno di garantire la sicurezza della città contrasta con l'imperativo etico della
protagonista, decisa a dare sepoltura al fratello Polinice. Il mito greco e la croce di Cristo.
PAOLO FABBRI
Nella gran quantità di
elementi che la compongono, i due poli della tragedia
di Antigone sono Antigone
stessa e suo zio Creonte, tiranno di Tebe; da una parte
la legge interiore, la legge morale, la legge divina, che si incarnano nella figlia di Edipo,
e dall’altra quella che potremmo definire la ragion di
stato, l’interesse pubblico,
impersonati da Creonte. Antigone crede veramente che il
fratello Polinice sarà condannato a vagare in eterno, anima in pena, se non verrà sepolto con i riti previsti dagli
dei; per lei la sepoltura del
fratello è un imperativo morale assoluto, non rispettarlo significa perdere il rispetto
di se stessa, il senso della vita. Una vita peraltro ancora
tutta da vivere, una vita in cui
manca il coronamento dei sogni più belli: le nozze con l’amato promesso sposo Emone, figlio di Creonte; eppure
un assoluto morale la indirizza alla morte.
Sia pure al di fuori di un finale tanto tragico, ci sovviene
l’eroina di Ibsen in Casa di
bambola: anch’ella alla ricerca di un assoluto etico, lascia
il marito, che le proponeva
un atteggiamento farisaico in
nome delle convenzioni, l’etica luterana da una parte e il
La cultura moderna occidentale attinge a due fonti: la mitologia greca e la croce di Gesù Cristo. In particolare il teatro torna insistentemente a immergersi in queste acque. Il perché
questo avvenga è quesito vecchio a cui sono state date molte risposte da filosofi, teologi, uomini di teatro; certo la mitologia
greca e il Cristo hanno in comune un elemento importantissimo, la trascendenza, che tende a fluire nel linguaggio, a permearlo di contenuti semantici misteriosi, a stento traducibili
in concetti, per cui il ritorno al mito greco e alla croce è, tra
l’altro, un tentativo di rispondere al quesito: a che punto siamo o^ rispetto a quelle che sono le fonti della nostra cultura?
Nascono così eroi ed eroine che fanno riferimento a sensibilità
diverse, a realtà diverse, che pure contengono i medesimi elementi della tràgedia greca, ma sono destinati a suscitare echi
differenti nell’animo degli spettatori.
buon nome, l’immagine pubblica dall’altra. Creonte non
è il tirarmo in senso negativo
che potremmo immaginare
oggi, è un uomo che si è trovato di fronte allo sfacelo
della sua città e ha reagito
per salvarla assumendosi
una responsabilità che in
fondo non voleva e non gli
piaceva. A modo suo anch’
egli ha un assoluto etico: il
bene di Tebe sopra ogni cosa, anche sopra la legge divina. Non c’è fra questi due
personaggi un buono e un
cattivo, ci sono due diverse
visioni della vita e dei suoi
fondamenti, che si scontrano
con il trionfo di una superiore giustizia divina, al di là
della morte. Quante situazioni simili hanno costretto i
protestanti a scelte tragiche?
Basti pensare a Goffredo Varaglia, arso sul rogo a Torino
^ JP in distribuzione il numero 1 73
(autunno 2000) di «Gioventù
evangelica». In questo numero pub. * ___K-- blichiamo uno studio biblico sulla fi
gioventù evangelica Maggi), quat
tro interventi su «Dieci anni di ricerca teologica e liturgica nella
Fgei» (Paolo Griot, Daniele Bouchard, Massimo Maroltoli,
Loia Nhti), resoconti di incontri e convegni tenutisi durante l'estate,
più il consueto inserto «Theologica» a cura della Libreria Claudiana.
ABBONAMENTI
normale..........................50.000
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estero...........................65.000
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cumulativo GE/Confronti........ 100.000
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gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
nel XVI secolo per non avere
abiurato la sua fede.
Jean Anouilh riprende il tema e lo colloca in tempi moderni. VAntigone di Anouilh
è un’adolescente che vive
verso la metà del 900 (l’autore scrive durante la seconda
guerra mondiale) e si trova
ad aprire improvvisamente
gli occhi di fronte al modo in
cui si svolge realmente la vita, con leggi che negano quel
mondo Ideale che lei si era
costruita. Il Creonte dell’autore francese è sempre un tiranno, ma un tiranno intensamente umano, che fa tutto
il possibile per convincere la
nipote dell’assurdità della,
sua idea di seppellire il fratello, in fondo un giovane scapestrato che non merita tanto sacrificio. La tragedia reclamerà però ineluttabilmente le sue vittime: Antigone re
sterà nel suo mondo fatto di
amore e di rispetto per il fratello al di là della sua figura
un po’ squallida e morirà insieme con il promesso sposo,
figlio di Creonte. I francesi
leggeranno nella figura di Antigone il simbolo della Francia resistente con i suoi valori
al tiranno nazista.
Dietro al mito greco c’è anche il mito della croce. Elena
Ghiaurov ha disegnato per
VAntigone di Sofocle un personaggio di grande spessore,
intensamente umano e grande nel suo rigore, mentre
Giulio Bosetti ha interpretato
un Creonte un po’ troppo legato alle divergenze personali con la nipote, un personaggio che, pur con la notevole
bravura di Bosetti, non riesce
a raggiungere lo spessore per
trascendere se stesso in nome della sua città. Daniela
Giovanetti rappresenta una
Antigone di Anouilh delicata,
sensibile, splendidamente legata alla vita ma ancor più al
suo mondo interiore, mentre
Gabriele Ferzetti interpreta
un Creonte tormentato dal
dubbio, fuori posto nel ruolo
che suo malgrado si è scelto,
atterrito dalla tragedia verso chi è stato quasi ineluttabilmente proiettato, molto
umano. Molto valide entrambe le interpretazioni.
Milano, teatro Corcano,
ottobre 2000
La pietà dì Antigone
La vicenda di Anti^ne si colloca nel mito di Edipo, re di Tebe. Antigone, dopo aver assistito il padre vagante in esilio dopo essersi accecato avendo scoperto di avere, senza saperlo,
ucciso il padre Laio e sposato la madre Giocasta, torna a Tebe,
dove sono la sorella Ismene e i fratelli Polinice e Eteocle. A
questi spetta, per volontà paterna, di regnare un anno ciascuno. Eteocle regna per primo, ma rifiuta di cedere il trono al fratello quando viene il suo turno. Polinice trova allora degli alleati che conduce ad assediare le porte di Tebe. Nella battaglia
muoiono entrambi i fratelli.
Creonte, zio materno dei due contendenti, di fronte allo sfacelo della città amata, prende il potere e decide di dare sepoltura regale a Eteocle e lasciare insepolto Polinice come assalitore e nemico della città, decretando anche la morte per
chiunque contravvenga alle sue disposizioni. Antigone non
può accettarlo, dà sepoltura al fratello e viene condannata a
morire sepolta viva in una caverna. Il suo promesso sposo
Emone, figlio di Creonte, entra, non visto, con lei. Il disperato
tentativo effettuato dal ravveduto Creonte per riaprire I antro e
salvare Antigone lo metterà di fronte alla morte della nipote e
del proprio figlio.
Gabriele Ferzetti e Daniela Giovanetti nel corso dello spettacolo
(foto T. Lepera)
Dibattito airUniversità di Catania
I siciliani e «Conscientia»
PAWEL CAJEWSKI
«L
A ragione per la quale
il fenomeno mafia è
esistito ed esiste ancora nel
Meridione e specialmente in
Sicilia va ricercata nella superstite struttura economica
feudale e nel conseguente
pauperismo». Con queste parole Carmelo Puglionisi, nativo di Riposto e dunque proveniente dalla Sicilia orientale,
denunciava sul numero 35
(1925) di Conscientia i\ potere
della mafia e la forza della
mentalità mafiosa. Questo
episodio è stato ricordato dalla prof.ssa Rosa Maria Monastra durante la tavola rotonda
organizzata il 13 novembre
scorso nella spettacolare cornice della settecentesca biblioteca «Ursino Recupero»
dalla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con il
Centro protestante di cultura
«Bernardo I^ Rosa». I>a tavola
rotonda, moderata dal prof.
Antonio Di Grado e con la
partecipazione di Davide Dalmas, della Società di studi vaidesi, si è concentrata soprat
Editori Riuniti
tutto sui collaboratori siciliani
di Conscientia.
Dalmas ha sottolineato la
particolare circolazione di
idee avvenuta negli Anni
Venti: esse partivano dalla Sicilia, da personaggi come
Pietro Mignosi, passavano
per Torino da dove, grazie a
Gobetti, ritornavano a Roma
per essere pubblicate sul
giornale diretto da Gangale.
La prof. Monastra ha messo
in evidenza l’alto valore
scientifico dell’opera redatta
da Davide Dalmas e da Anna
Strumia, ricollegando il libro
alla propria ricerca sugli
scrittori siciliani del Novecento, i cui risultati sono stati
pubblicati nel volume L’isola
e l’immaginario. Sicilia e siciliani del Novecento (Rubbettino, Soveria Mannelli, 1998).
È dunque un fatto abbastanza significativo che, in seguito al convegno sul tema tenutosi dopo l’Assemblea-Sinodo a Torre Pellice, la presentazione del volume Una
resistenza spirituale. «Conscientia» 1922-1927 (Claudiana, Torino, 2000) sia partita
proprio dalla Sicilia.
Edoardo Novelli
C’era una volta il Pcj
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luogo l’8
presso il <
racciolo <
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7
5^ venerdì 8 DICEMBRE 2000
PAG. 7 RIFORMA
Vita
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I Si è tenuto a Ponticelli, presso Napoli, un incontro scientifico di nnedici e teologi
Prendersi cura dei malati di cancro
Mentre nel passato l'attenzione era concentrata sull'«anima» del malato e non sul «corpo»
oggi accade l'opposto. Ma la persona è «una» e quindi è necessario un maggiore equilibrio
Per un approccio globale al paziente e alla malattia
Una buona collaborazione
fra le diverse competenze
ERMANNO GENRE
ANNAMAFFEI
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lalisi
•lo Eìcci
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CON il significativo titolo
«Approccio globale al paziente oncologico» ha avuto
luogo l’8 novembre scorso
presso il Centro Galeazzo Caracciolo a Ponticelli, Napoli,
un incontro scientifico con la
partecipazione congiunta di
medici e pastori. La particolarità dell’incontro, organizzato dal dr. Giuseppe Barberis,
oncologo presso l’Ospedale
evangelico «Villa Betania», in
collaborazione con la cappellania dell’ospedale stesso, stava proprio nel tentativo di
mettere in dialogo persone
che nel loro lavoro si prendono cura degli ammalati di
cancro da punti di vista diversi e di come tali diversi approcci possono, se coordinati,
contribuire al miglioramento
della prognosi della malattia.
Dopo un saluto del presidente della Fondazione Betania, Sergio Nitri, la prima
parte della mattinata è stata
moderata dal prof. Gritti, primario della Clinica psichiatrica della li Università degli
studi di Napoli, che ha introdotto gli interventi. «Sul tema
dell’umanizzazione della malattia si rischia di dire delle
banalità - ha esordito -. È importante considerare che negli ultimi 2.5 anni nella lotta al
cancro si è raggiunta una
nuova consapevolezza, quella che accanto all’obiettivo
del miglioramento delle cure
mediche ci vuole anche la valutazione dell’impatto emotivo e della risposta psicologica
del paziente e l’elaborazione
di strategie per affrontarli.
Ancora da parte dei medici,
che hanno una vita professionale molto convulsa, non
c’è piena considerazione di
tale aspetto della malattia ed
essi dedicano poco tempo
all’ascolto dei pazienti. Ci sono iniziative pratiche di supporto psicologico, di concerto con gli oncologi interessati, e dove ciò awiene i risultati si vedono».
«Il sentirsi minacciati nel
proprio corpo - ha detto Barberis - produce nell’ammalato paura e di conseguenza ansia e angoscia. Più la malattia
è percepita come inguaribile
più aumenta il livello di ansia.
Per difenderci dall’ansia mettiamo in atto meccanismi di
I j difesa fra cui la regressione
■ affettiva: uno stadio della vita
in cui ognuno di noi si è sentito protetto dall’affetto dei
propri genitori. Da questo
punto di vista capita che il
medico o l’infermiera assumano per l’ammalato un ruolo genitoriale. Un altro meccanismo di difesa frequente
negli ammalati di cancro, è la
negazione. Attualmente l’evoluzione della malattia può variare moltissimo: nel 50% dei
casi guarisce, nel 20-30% dei
■s casi si cronicizza, nei restanti
casi la malattia progredisce
j verso la fase terminale».
I In tutti questi casi e in mo. ' di diversi i pazienti vanno se, j guiti e sostenuti psicologica, ) mente. Di un accompagna’ mento psicologico particolaj quello alle donne affette
“ , da tumore mammario, ha
4 parlato il dott. Antonio Maria
Salzano, nelle diverse fasi che
.accompagnano l’insorgere e
¡la cura della malattia, comjpreso quella del recupero
’¡psicologico dopo l’intervento
.chirurgico. Un importante
¡aspetto dei programmi di sostegno terapeutico ai pazienti
P la necessità da parte dello
jstaff dei curanti di coinvolgere anche, dove possibile le fa
II dott. Barberis e, a destra, il dott. Gritti
miglie, cercando di trasmettere le informazioni in un linguaggio comprensibile. «La
difficoltà dei medici a parlare
un linguaggio comprensibile
viene dalla loro preparazione
ad acquisire una terminologia tecnica che non sono abituati a "tradurre” per persone
poco esperte nel campo - ha
concluso Gritti dopo l’intervento di un altro medico della sua équipe, il dott. Casale
-. In più la difficoltà dei medici è la difficoltà di tutti,
quella di trovare un linguaggio adatto per esprimere le
emozioni e i sentimenti».
Nella seconda parte del
convegno sull’approccio glo
bale al paziente oncologico,
moderata da Massimo Aprile,
cappellano dell’Ospedale evangelico «Villa Betania» di
Napoli, sono intervenuti Ermanno Geme, professore di
Teologia pratica alla Facoltà
valdese di teologia, Francis
Rivers, supervisore di Pastorale clinica al Parkland Hospital
di Dallas e Maurice Briggs,
anch’egli supervisore, e oggi cappellano presso una casa
di riposo a Wiston Salem in
North Carolina. Introducendo
questa parte del convegno
Aprile ha toccato tre aspetti
dell’approccio pastorale ai
pazienti oncologici. Il primo,
quello deH’informazione agli
ammalati, è stato introdotto
con due espressioni, la congiura del silenzio e la commedia della guarigione che esprimono entrambe la solitudine
e la sofferenza aggiunta che si
provoca ogni volta che non si
ha il coraggio di informare
correttamente il paziente della sua malattia e delle possibili prospettive del suo decorso.
Il secondo suggerimento di
riflessione è sulla malattia
grave come momento dal
quale la fede può uscire traumaticamente spezzata o anche rinforzata alla luce della
nuova situazione. Un ultimo
tema è stato quello del diverso peso che attribuito in epoche diverse al «corpo» e alT«anima»: un interesse sbilanciato sull’anima nel tempo passato e sul corpo nel
presente. In entrambe le epoche la cultura perdeva e perde di vista il carattere unitario della persona che va invece considerata in tutti i suoi
aspetti, fisico e spirituale. La
cura per il paziente ammalato di cancro non può più oggi
esulare dagli aspetti non meramente biologici, anche perché un’influenza reciproca
fra la sfera emotiva e quella
strettamente fisica è oggi ampiamente dimostrata.
SIETE amatori di ciclismo?
Pensate ad Armstrong,
questa bella figura di atleta,
ma anche padre di famiglia,
ammalato di cancro. Lotta
con la malattia, riesce ad
uscirne così bene da vincere
il Tour de Trance. Vorrei porre questa figura come simbolo di un nuovo modo di scorgere i pazienti oncologici.
Bisogna saper svegliare tutte
le energie che sono in noi e
intorno a noi per far fronte a
questa terribile malattia. L’
accompagnamento pastorale
avviene all’interno di una rete di comunicazione formata
dalla persona colpita e anche
contemporaneamente da altri due gruppi di persone: i
familiari e gli amici da un lato, e l’équipe medica e di
quanti hanno in cura il pa
II prof. Ermanno Genre
Come Mosè di fronte
al pruno ardente
MAURICE BRIGGS
UN colloquio pastorale
con una persona affetta
da cancro è simile all’esperienza che Mosè fece del
«pruno ardente»: questo è
suolo sacro. È un disporsi
con molta umiltà e profondo
rispetto verso il significato di
trascendenza insita nelTascoltare il racconto della malattia. Il pastore deve mostrare umiltà nella consapevolezza del valore altissimo da
dare alla capacità dell’ammalato di decidere quando
avviare il dialogo, con quali
contenuti, e con quale priorità di argomenti. Un interscambio verbale molto semplice aU’inizio dell’incontro
può chiarire queste cose così
importanti.
Mentre il pastore ascolta, è
importante offrire spazio spirituale perché il paziente
esprima con libertà le preoccupazioni e le difficoltà che
vive. L’ascolto attento alla
profondità e all’ampiezza di
quanto è condiviso dovrebbe
avvenire in maniera simile a
quello che a-wenne fra Gesù
e i discepoli sulla via di Emmaus. La Bibbia racconta che
Gesù non fu portato fuori
strada dalle accuse rivolte a
lui di essere l’unico a non sapere cosa era accaduto a Gerusalemme in quei giorni.
Piuttosto ci fu ascolto radicale e attento prima che Gesù
condividesse con loro le
Scritture e si offrisse di portare nuovo significato agli
eventi raccontati.
Anche il pastore deve trovare la maniera di rimanere
I bisogni spirituali
dei familiari dei malati
focalizzato sulla persona cercando di non diventare difensivo e di non avere fretta
di trovare soluzioni. Alla fine
la conversazione con Gesù fu
così significativa che i discepoli l’in-vitarono a cenare insieme e alla cena fu rivelato
ancora dell’altro. Il pastore
dovrebbe considerare l’ammalato come una preziosa risorsa che illumina l’intera situazione. Possono essere poste semplici, sincere domande che servano a dare struttura al dialogo e a chiedere il
permesso per la condivisione: come vivi la tua malattia?
qual è l’aspetto peggiore? come ti aiuta la fede? che cosa
altro potrebbe aiutarti per affrontare tutto questo?
Invece di sentirci inadeguati e inermi quando molto
è stato condiviso con noi sarebbe sano rispondere semplicemente: «Questo mi aiuta a capirti un po’ di più, grazie», oppure: «Questo mi da
più chiarezza di come pregare con te e per te», o ancora:
«Tutto ciò mi appare come
un fardello pesante da portare. Ho apprezzato molto che
mi hai permesso di aiutarti a
portarlo. E il Signore accompagnerà te, me e la tua famiglia attraverso tutto questo».
Molte persone non chiedono
soluzioni ma solo di essere
«collegati significativamente» a qualcun altro. Spesso la
più grande tragedia è non
aver nessuno con cui parlare
ed è esattamente in questo
contesto che dottori, pastori,
familiari e amici possono effettivamente «essere l’amore
di Dio» per il malato.
FRANCIS RIVERS
Regala
un abbonamento a
Negli stati uniti c’è un
crescente interesse per i
centri di cure palliative per
ammalati terminali. Tale tendenza nel riconoscere i limiti
della tecnologia medica va
nella giusta direzione di
umanizzare la morte e il morire; bisogna però tener conto anche del contesto in cui
tale sviluppo ha luogo. Esso
avviene anche come conseguenza dell’approvazione da
parte del Congresso nel 1997
dei «Balanced Budget Programs», programmi di bilancio per la sanità che hanno
molto ridotto le possibilità di
rimborso per le cure mediche in ospedale per malati
terminali. Bisogna quindi
chiedersi onestamente se
questi sforzi per provvedere
agli ammalati una cura che
sia ad «alta umanizzazione»
piuttosto che ad «alta tecnologia» non abbia anche qualche lato oscuro. Per essere
franchi l’effetto di tale tendenza è quello di spostare i
costi di tali cure dal settore
pubblico a quello privato
delle famiglie e delle organizzazioni private. Questo spostamento avviene in un tempo in cui la dispersione delle
famiglie in vaste aree geografiche degli Usa e la percentuale dei divorzi sono altissime. Ci si può dunque meravigliare dell’avvento di un
nuovo genere di professionisti della sanità che offrono
servizi non più disponibili in
altro modo?
La seconda riflessione ha a
che fare con la tendenza degli specialisti di etichettare le
forti reazioni emotive di pazienti ammalati di cancro
come psicopatologie. Apprezzo l’uso di un linguaggio
specialistico per diagnosticare e trattare la sofferenza,
mi meraviglio tuttavia dell’assenza di considerazione
verso quei bisogni spirituali
molto normali, molto umani
delle famiglie dei pazienti
che vivono con il cancro o vi
muoiono. Credo a questo
proposito che tutti potremmo beneficiare di una lettura, quella del romanzo di
Tolstoi «La morte di Ivan IIlych» che ci ricorda come
ognuno di noi, quando affrontiamo la morte di una
persona amata può aver bisogno dell’opportunità di
parlare con amici, persone
della chiesa o con il pastore
di quello che sta accadendo.
Tuttavia a noi non piace e
non vogliamo parlare della
morte. Secondo l’affermazione di Heidegger, presa e
elaborata da Tillich, la paura
della morte è la causa principale dell’ansia di noi umani.
Ma proprio perché la morte
suscita in noi tanta paura
dovremmo di tanto in tanto
affrontare il tema della nostra mortalità e della mortalità di coloro che amiamo.
Negli Usa c’è uno strumento
utile allo scopo, la «Advanced Directive», ossia un documento legale con cui il paziente istruisce i medici sui
limiti della cura che vuole
che si pratichi su di sé alla fine della sua vita.
Negli ospedali come quello
dove lavoro i cappellani aiutano i pazienti e le loro famiglie a compilare tali formulari. Si rende loro in questo
modo un servizio ma, a un livello più profondo, le conversazioni che hanno luogo
durante e dopo la compilazione possono essere la prima opportunità che i pazienti o le loro famiglie hanno
per parlare e ascoltarsi sull’argomento. In molte chiese
locali avviene la stessa cosa:
si offre ai membri di chiesa
l’opportunità di parlare di
questo, fino a pensare come
uno vorrebbe che si svolgessero i propri funerali. Non è
facile avviare questo genere
di conversazioni ma questi
strumenti almeno rendono
possibile parlare di cose fino
a quel momento quasi impronunciabili.
ziente dall’altro. Siamo ormai lontani dall’idea delle
competenze separate, che ha
come conseguenza l’isolamento del paziente, anche se
ciò è quanto ancora avviene
nella maggioranza dei casi.
C’è bisogno di collaborazione e collegialità fra medici e
cappellani dell’ospedale in
cui vanno coinvolti anche,
nonostante le difficoltà, i familiari. Alcuni elementi di riflessione spirituale e psicologica mi appaiono centrali
nelle varie fasi di accompagnamento pastorale.
In primo luogo una diagnosi di cancro cambia la
propria percezione del tempo. La perdita di controllo
che la notizia provoca incide
profondamente sulla dimensione del tempo: tutto diventa insicuro, incerto. Che cosa
significa il tempo quando
perde di finalità? Un’accompagnamento pastorale può
aiutare a ricostruire un senso
per un tempo situato in una
diversa prospettiva, un tempo che resta costantemente
sotto il segno del cambiamento, poiché a ogni verifica
dello stato della malattia si
lotta fra disperazione e speranza. Ma la diagnosi di cancro provoca spesso nei malati
un inconscio senso di colpa.
È un sentimento antico come
quando i discepoli di Gesù videro un cieco dalla nascita e
domandarono: di chi è la colpa? Qui l’accompagnamento
pastorale ha il compito di liberare il malato dall’idea di
colpa commessa che gli fa
scorgere il male come punizione divina. Si tratta di svellere false visioni di Dio e far
scorgere il suo vero volto di
misericordia, perdono, vita.
Un altro problema da'affrontare è il fatto che le cure
per combattere il male e la
progressiva invasione della
malattia possono provocare
una progressiva modificazione del corpo, del proprio autocontrollo, a volte della propria identità. Va posta al centro la questione della dignità
della persona e l’ascolto attento delle sue richieste per
evitare di farsi complici di interventi medici lesivi della
persona e del suo diritto alla
vita ma anche alla morte.
Un’altra questione delicata è
il ruolo del pastore nel dilemma della cura giusta: vi sono
casi in cui il paziente vorrebbe affidarsi al parere di un
pastore che non ha però nessun elemento scientifico per
avvalorare una o l’altra scelta
terapeutica. Quello che può
fare perciò è favorire al massimo la collegialità nel prendere una decisione in cui è in
gioco la vita della persona. In
conclusione la presenza pastorale è una presenza nel segno della speranza.
Bisogna «nutrire» la speranza, ma anche è necessario
combattere le false speranze.
Anche la speranza cristiana
ha bisogno, come il seme della parabola, di entrare nella
terra per poter rigermogliare. Così il compito più delicato di un accompagnamento
pastorale è provare a seminare qualche parola, a partire
dall’ascolto, per poi ritrovare
insieme quella parola così facile da pronunciare, ma così
difficile da sostenere realmente. Anche il pastore dovrà sempre domandarsi: a
che punto sono io con la dimensione della speranza?
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 8 dicembre
contenuti e i processi di formazione del Centro fondato da Tullio Vinay
Il progetto formativo di Agape
L'importanza della vita comunitaria è stata sottolineata fin dalla sua fondazione negli Anni
50, così come la centralità dell'esperienza di ogni individuo e la disponibilità al cambiamento
SILVIA ROSTAGNO
Queste note seguono una
riflessione interna al Comitato esecutivo di Agape su
quali siano i contenuti e i
processi di formazione che
avvengono in particolare per
il gruppo residente, ma non
solo, al fine di poter attuare
una metodologia consapevole della formazione. La nascita stessa di Agape si basa
suU’incontro tra chi ha offerto i propri doni al servizio
della comunità di Agape e
quello che l'esperienza di
Agape offriva alle persone volontarie che sono venute a
costruire la struttura stessa.
Vorrei analizzare questo secondo aspetto: che cosa offre
Agape oggi alle persone che
le dedicano tempo e risorse,
in termini di apprendimento
e di formazione? Ho scelto di
scrivere del gruppo residente
perché gli aspetti sono più visibili, ma credo fortemente
che il discorso sia valido per
tutte le persone che fanno
volontariato a Agape.
Che cosa si insegna
a Agape
La particolarità di Agape è
data dal fatto che ogni attività si svolge all’interno di
una vita comunitaria. Questo
legame, pur difficile, è la sorgente di ogni apprendimento. E non si può che vivere
questo legame in modo radicale ed estremo. Agape, da
sempre, ha messo al centro
della sua pratica l’approccio
alle differenze. In un gruppo
comunitario si impara a gestire le proprie reazioni di
fronte alle differenze; nella
convivenza con persone di
paesi, di culture e lingue diverse si lotta per trovare strumenti e metodi per vivere autenticamente le relazioni
umane, per non aver paura di
scontri e conflitti, per la ricerca del confronto verbale e
della discussione. La situazione di Agape insegna in
modo forte a scoprire le proprie risorse, ma soprattutto i
propri limiti, a capire come
ognuno gestisce il proprio
stress e i normali alti e bassi.
In più a Agape avviene rincontro con una chiesa e la
sua storia e si può aprire una
riflessione personale e qualche volta collettiva di fede. A
Agape spesso si ha la prima
esperienza di vita autonoma:
dividere-condividere spazi,
convivere con persone non
scelte e in particolare condividere momenti intimi. In
campo lavorativo si impara
ad avere la responsabilità del
proprio lavoro all’interno di
un quadro collettivo, cioè organizzare in modo autonomo il proprio lavoro e riconoscere il lavoro di altri,
prendere decisioni in gruppo
e contemporaneamente essere controllato da un’autorità, trovare l’equilibrio tra
iniziativa personale e progetti di gruppo, organizzare il
proprio tempo e gestire del
denaro.
Esiste però una forte idealità con cui è necessario fare
i conti: ideali di sé e degli altri, ideali su Agape. Due idealità sopravvivono dagli
inizi di Agape: una di queste
idealità è il rapportarsi agli
altri nel servizio, non in
astratto ma proprio in una
dimensione comunitaria,
con gli alti e bassi, con la forte precarietà data dalle continue partenze; l’altra è l’oscillare tra lavoro manuale e
intellettuale, non fare delle
valutazioni di merito e cercare che ognuno abbia un
po’ dell’uno e un po’ dell’altro, anche la direzione.
La convivenza ad Agape
comporta dunque imparare
consapevolmente a far parte
di un gruppo: imparare come
ciascuno vive le questioni
dell’identità e del ruolo, l’accettazione e la valutazione da
parte altrui, il triangolo di potere, influenza, controllo, le
esigenze individuali contro le
finalità di gruppo.
Che tipo di apprendimento
e/o insegnamento si attua
Non credo che chi forma e
chi è formato ad Agape abbia
grande consapevolezza di un
modello di apprendimento
sottostante. Eppure si può
trovare una coerenza interna.
Ho individuato alcune dimensioni presenti nella formazione agapina che riguardano la formazione in toto,
non solo quella del gruppo
residente, riassumibili in tre
frasi: parità tra chi forma e
chi impara, vale solo quello
che si può sperimentare, voler cambiare è il motore più
forte per imparare.
- Apprendere significa partecipare a un processo di influenzamento reciproco
Esiste una sostanziale parità tra chi forma e chi impara che si fonda sulla capacità
di un incontro autentico dei
soggetti coinvolti; in particolare questo incontro include
la capacità di negoziare da
parte di ciascuno. Insegnare
e imparare non è altro che
mettere a confronto teorie
con altre teorie. Imparare a
Agape non è mai soltanto
una trasmissione di conoscenze ma è sempre una soluzione creativa a cui contribuisce in pari misura chi insegna e chi impara.
- L’apprendimento è basato sulla centralità dell'esperienza di ciascun individuo
Ad Agape sopravvivono le
conoscenze utili nell’oggi.
L’esperienza diventa il criterio di selezione per la validità
di un insegnamento. Si insegnano procedure e idee, ma è
sempre coinvolta una riorganizzazione delle conoscenza
da parte di ciascuno. Il proprio modo di organizzare le
conoscenze è diverso da come ogni altro individuo le organizza e Agape lascia lo spazio all’originalità. In tutto ciò
la componente emotiva è
molto alta e diventa efficace
un insegnamento legato alla
gestione delle emozioni co
, “la 50 anni di storia t presenza nel
abbiamo fatto crescere quegli idea
onperat.vo fo-.n.se
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Via Monginevro, 161/bìs « l#l4l TOSINO * Tel. c Fax 011*382.85.58
involte, l’ansia e lo spaesamento in primo luogo.
- L’apprendimento è legato
a un’ipotesi di cambiamento
Imparo qualcosa di nuovo
quando quello che so non mi
basta più per orientarmi.
Vengo a Agape perché sono
disponibile a cambiare me
stessa, i miei modi di conoscere e di relazionarmi agli
altri. Alla base c’è un terreno
fertile che non sempre altrove è dato. Parimenti i cambiamenti pianificati per la
struttura Agape nascono
dall’insoddisfazione rispetto
all’esistente, che per ciascuno può essere diversa, e portano quelle novità fondamentali per l’attualità di Agape.
Quali sono i valori
sottostanti per Agape
Quali valori sono sottostanti a questi contenuti e a
questi metodi? Per quale
Agape? Fondamentalmente
il progetto implicito di Agape è di continuare a essere
un luogo di pensiero, una
comunità, un posto di esperienze. Come riuscire a mantenere immutati questi progetti per 50 anni, pur cambiando continuamente? Soprattutto per chi fa formazione ad Agape è importante
capire quali siano i propri
progetti personali e quali
siano quelli propri della
struttura agapina. Parlando
di Agape come se fosse un
soggetto formatore, si può
dire che Agape tende a alla
formazione di persone che:
- siano fuse idealmente
con Agape stessa, quindi che
pensino che non c’è nient’altro, come Agape, che esprima
una dedizione quasi totale al
progetto:
- sappiano mantenere un
equilibrio tra tradizione e
cambiamento per poter dare
vita a Agape continuamente;
- siano disponibili a una ricerca personale sull’autenticità delle relazioni.
Convegno del 13° circuito ad Avellifu
Ricca: «No al sacramento
della divisione»
GIOVANNI SARUBBI
UELLO che doveva es* ' sere il sacramento dell’unità si è trasformato nel
sacramento della divisione».
Questo il concetto fondamentale attorno a cui ha sviluppato il suo intervento appassionato il prof. Paolo Ricca, nel corso del convegno
svoltosi ad Avellino sabato 25
novembre scorso, promosso
dal 13° circuito delle chiese
valdesi, metodiste e libere
della Campania e dalla diocesi di Avellino, sul tema «L’ospitalità eucaristica nell’attuale dibattito ecumenico».
Un tema di cui non si discute
nell’ambito deH’ecumenismo
perché, ha sottolineato Ricca,
«l’ospitalità eucaristica è
proibita dalla maggioranza
delle chiese cristiane». «È la
prima volta - ha affermato
Ricca che ha una lunghissima
esperienza ecumenica - che
mi trovo a discutere di tale
argomento».
Per la parte cattolica, ha tenuto la sua relazione, articolata in 10 tesi, il prof. Paolo
Gamberini, docente di ecumenismo presso la Facoltà
teologica di Posillipo nonché
delegato per l’ecumenismo
del vescovo di Napoli. Il convegno, moderato dalla pastora valdese di Napoli Teodora
Tosarti, ha visto una nutrita
partecipazione sia di cattolici
sia dei rappresentanti di quasi tutte le chiese evangeliche
della Campania; era presente
il vescovo di Avellino; mons.
Antonio Forte. L’iniziativa ha
preso le mosse da un episodio di intercomunione, avvenuto il 22 aprile scorso, durante la veglia di Pasqua, nella parrocchia di Sant’Angelo
a Scala. In quell’occasione un
pastore protestante partecipò alla messa cattolica, tenendo l’omelia e partecipando alla comunione. Protagonisti di quella vicenda, di cui
si occupò la stampa locale e
nazionale, furono don Vitaliano della Sala, parroco appunto di Sant’Angelo a Scala,
e il pastore metodista Antonio Squitieri. 11 fatto, riassun
CRONACHE DELLE CHIESE
TORRE PELLICE — Il 26
novembre è stata battezzata
Elisabetta Gorlier, di Aldo e
di Lucilla Armand-Hugon: a
lei e ai genitori auguri per una
vita benedetta dal Signore.
• Si sono svolti i funerali di
Ernesto Armand Pilon e di
Abele Baridon: alle famiglie
nel lutto vada la simpatia cristiana della comunità.
SAN SECONDO — Il 22 ot.tobre si è tenuta l’assemblea
di chiesa con la relazione delle deputate al Sinodo.
• li 29 ottobre. Domenica
della Riforma, il culto è stato
presieduto dal pastore Aldo
Comba, che ringraziamo.
• In questo periodo la nostra comunità è stata allietata
dalle nascite di Alice Rivoira,
di Roberto e di Adriana Massocco, e di Michela Ferrerò,
di Massimiliano e di Carla
Bounous. Un caloroso augurio ai genitori e un benvenuto
alle bambine.
• È scomparsa della sorella
Lidia Brosia; rinnoviamo ai
familiari i nostri sentimenti
di solidarietà cristiana.
• Nel corso deH’assemblea
di chiesa di domenica 19 novembre si è svolta la votazione per l’elezione del nuovo
pastore; con voto quasi unanime è stato eletto Ruggero
Marchetti, a partire dal nuovo anno ecclesiastico. Intanto lo ringraziamo per aver
presieduto il culto di domenica 12 novembre.
• Cari auguri a Katia Gallo,
che si è laureata in Legge.
to in un dossier dal
%
«Cristiani e basta» di%oii
tante il convegno, sujJ
delle grandi polemiche
chiese sia evangeliche^
cattolica. «L’argomento¡I
è astratto - ha afferma)
pastora Tosarti nella suai
traduzione - rmrokA•
• perché rigu^
in particolare la situaziT
dei matrimoni misti doves
drammaticamente si ■ ^
divisione esistente nel
VlVtj
COIJ
RORÀ — Vogliamo esprimere la nostra riconoscenza
al maestro Walter Gatti per
avere inaugurato con un bellissimo concerto il nuovo organo elettrico, con la collaborazione della nostra corale.
Per l’occasione abbiamo avuto modo di apprezzare anche
l’ottimo impianto acustico di
cui la chiesa si è fornita recentemente.
• Il quartiere Fucine ha
ospitato recentemente il primo studio biblico di circuito;
circa 60 i partecipanti.
• La nostra solidarietà va alla famiglia Rivoira-Durand
per la morte di Elva. Ringraziamo il past. Berutti per
avere presieduto il funerale.
Lavi
ope
f
della chiesa universales
l’impossibilità dei coniuii
poter accedere insiemei
comunione».
Ricca ha sottolineata
condizione di peccato vissu
da tutte le chiese per le ^
sioni esistenti per la maiicj
ospitalità eucaristica o i%
comunione, come è defi|
nei documenti ecumenii
Ricca ha esposto cinquei
gomenti a favore dell’ospin
lità eucaristica; in particol*
ha invitato a fare la distinà
ne fra il fatto e la sua ints
pretazione. Sul fatto,citi
sull’istituzione, le parolen
gesti della celebrazione e»
ristica, tutte le chiese set
d’accordo, come ha alleni»
to poi anche Gamberinii
sull’interpretazione del fan
che ci sono le divisionic|
sono, in sostanza, il frati
dell’arroganza degliuomiì
L’intervento di Gambe»
ha proposto alla riflessi«
10 tesi sulla «intercomuni«
in prospettiva cattolica»,!
cui ha fornito una sintesi!
stribuita ai partecipanti. Pi
ticolarmente vivo il dibai
sulla questione da lui poi
del cosiddetto «defectusoi
nis» che, per le chiese mi
dalla Riforma, impedirei
«la reciprocità neU’amniett
re alla mensa eucaristie»
Molti gli interventi chesoi
seguiti alle due relazioiiPi
ticolarmente significativai
testimonianza del past»
battista Massimo Aprilecli
ha raccontato di aver vissi!
una esperienza identica!
quella di Sant 'Angelo a Sci
durante la sua partecipa#
ne a una iniziativa perlap»
durante la guerra neU'exla
goslavia dello scorso annoi
quell’occasione celebrato»
la messa il vescovo emeritoi
Ivrea, Bettazzi, e lo stesi
don Vitaliano della Sala.
Molta la soddisfazione il
presenti. «L’incontro-hai
chiavato padre Natalino B#
ti, delegato per recumenis*
del vescovo di Avelline''
sernto a mettere in lúcele*
ciproche posizioni e a coi*
scersi e questo è già un*®
cesso considerato le divisi
profonde e la reciprocai
versione esistente fra il w®
do evangelico e quello ptO'
stante». Le relazioni eO*
sintesi del dibattito sata»
pubblicate prossimamente
«Il dialogo», che è l’orgf
del Gruppo ecumenico irp
nato il 24 settembre sco*
presso il Villaggio evange»
di Monteforte Irpino.
IL 7 n
Adele
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9
venerdì 8 DICEMBRE 2000
Vita Delle
PAG. 9 RIFORMA
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L Adele Tagliarini festeggiata alla Casa di riposo G. B. Taylor
1100 anni di una sorella
La vita di fede di una metodista ricordata insieme agli ospiti e agli
operatori della Casa e al presidente dell'Opceml Valdo Benecchi
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IL 7 novembre la sorella
Adele Tagliarini ha compiuto 100 anni, davvero un
bel traguardo. Pensate, nascere all’inizio del Novecento, assistere a tanti avvenimenti ed esserne anche protagonista, vivere le privazioni
delle due guerre e l’ansia per
i cari al fronte e poi le gioie di
una vita serena: arrivare alla
sua età con la vigoria fisica e
la lucidità mentale; sorridere
come solo lei può farlo, dall’alto dei suoi 100 anni:
camminare dritta come un
fuso ma impugnare il bastone solo per darsi un tono.
Stare davanti allo specchio a
rimirare i suoi capelli che
non sono ancora del tutto
bianchi; toccare, ogni mattina, i suoi scialli, le sottovesti
di seta, gli abiti racchiusi
nell’armadio e nell’antico
comò dal grande specchio,
con i cassetti chiusi a chiave;
controllare le sue valige di
pelle e le sue gioie, ricordarsi
di tante piccole cose e dimenticarsi, ogni tanto, che
una vestaglia o un pettine era
stato spostato credendo invece che qualcuno possa averlo
sottratto; rovistare tra la
biancheria, rimetterla a posto
e infine esclamare, con il suo
immancabile accento siciliano, «sono distrutta»; avere la
golosità di mangiare ciò che
le fa male, poiché il desiderio
è più forte della ragione.
Tutto questo è Adele, e
tante altre cose che non si
possono raccontare in poche
righe, ma che molti conoscono perché !e vivono da vicino, come il personale della
Casa di riposo Taylor che deve rifare con maniacale precisione il suo letto e che di
tanto in tanto imita il suo accento siciliano e il suo tono
accorato, facendo sorridere
molti di noi.
Per lei e la sua veneranda
età, abbiamo organizzato un
piccolo ricevimento, invitando il sindaco di Roma, l’assessore ai Servizi sociali, il
presidente della circoscrizione, il presiden te dell’Ucebl, i
rappresentanti di tutte le
chiese bmv di Roma e la Rai;
purtroppo all’ultimo momento alcuni invitati eccellenti hanno disertato la festa.
Il sindaco Rutelli ha inviato
una bellissima pianta e una
medaglia: gli occhi di Adele
brillavano, non stava nella
Siena
AGENDA
Un artigiano
valdese
in Toscana
8-10 dicembre
La sorella Tagliarini festeggiata alla Casa di riposo G. B. Taylor
pelle per la contentezza. Il
presidente dell’Ucebi, assente per un improvviso e inderogabile impegno, ha inviato
una lettera di saluti. Lo Spav
ha ripreso tutti i momenti
della festa e alcuni fotografi
amatori, tra cui il figlio Francesco e il nostro fratello Nino
Santacaterina, hanno scattato foto a non finire.
Contrariamente alle nostre
aspettative, c’erano pochi
rappresentanti delle chiese di
Roma, assenza dovuta e al
tempo inclemente e al fatto
che la festa cadesse in un
giorno feriale. C’erano però
tutti gli anziani della Casa di
riposo e i ragazzi della Casa
famiglia che a turno sono intervenuti in onore di Adele e
le hanno fatto gli auguri,
mentre a qualcuno spuntava
una lacrimuccia; è stata recitata una poesia composta da
una nostra ospite anziana
che pur essendo nonvedente
ha la vista del cuore e della
mente. Vorremmo sottolineare che la sorella Adele è
una credente della Chiesa
metodista, come lei stessa ha
voluto testimoniare; anche
per questo il presidente delTOpcemi, pastore Valdo Benecchi, ci ha onorato della
sua presenza e di’ un breve
messaggio rivolto ad Adele.
Su una parete della sala
spiccava un grande cartello
con la scritta «i miei primi
100 anni, per i secondi alla
prossima volta». Insomma è
stata veramente una grande
festa in famiglia; nella grande
famiglia della nostra piccola
Casa di riposo G. B. Taylor.
^ Mostra a Caltanissetta
Conoscere la Bibbia
È in corso di svolgimento e
si protrarrà fino a domenica
17 dicembre, nei locali della
parrocchia di San Giuseppe a
Caltanissetta, la mostra della
Bibbia della Società biblica. Il
parroco, Calogero Milazzo,
che è anche delegato della
diocesi nissena per l’ecumenismo e il dialogo, insieme al
nuovo pastore valdese Ulrich
Eckert, hanno coinvolto le loro rispettive comunità in
questa manifestazione volta
a dedicarsi alla fonte della
comune fede in Gesù Cristo
per scoprire e intensificare
una testimonianza concreta e
congiunta da offrire alla città.
La mostra è visitabile nei
locali di piazza San Giuseppe, con esclusione del giorno
Per godersi i privilegi della terza età
Vivere bene la vita fa
stare meglio 99
Quando i miei pazienti mi chiedono consigli j»r
vivere la loro terza età in modo indipendente, io
suggerisco sempre una soluzione residenziale.
Una villa in una località tranquilla con un ampio
parco dove fare belle passeggiate.
Una residenza dove si mantengono le proprie
simona M. abitudini ma, si può contare su assistenza e servizi;
medico dove CI sono spazi per la vita in comune, dove si
possono ricevere visite, con la massima libertà.
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io non ho dubbi: La Residenza di Malnate perchè
so per esperienza che è la scelta giusta.
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EUGENIO STRETTI
Ricordo infatti la fede
sincera che è In te, la
quale abitò prima In tua nonna Lolde e In tua madre Eunice e, sono convinto, abita
pure In te» (II Timoteo 1, 5).
Con questi versetti cl slamo
congedati dalle spoglie mortali di Rolando Revel al cimitero di Montepulciano in una
fredda domenica pomeriggio
di fine ottobre. Rolando, fine
intarsiatore, come ha ricordato il bollettino diocesano,
discendeva da un illustre
ceppo valdese imparentato
con i Revel che hanno dato
alla nostra chiesa moderatori
e professori di teologia.
Attivo nel Senese da oltre
60 anni, insieme alle sorelle
Mirella e Eliana, Rolando è
stato un segno della vasta
diaspora occitana-valdese
sparsa in Italia e apprezzata
per le capacità lavorative e
per l’etica cristallina, come
ha ricordato un assessore del
Comune di Montepulciano
alla cerimonia funebre. La
comunità di Siena si è stretta
nel dolore aOe sorelle Mirella
e Eliana, ricordando anche il
nonno pastore Bartolomeo
Pons (1844-19135, autore delle parole degli inni 68 e 89
dell’Innario cristiano.
Da ultimo, nel culto del 19
novembre, alla presenza delle sorelle, si è rievocata un
altra parente Revel, sposa di
Camillo Olivetti e madre di Adriano, l’industriale più ama
to dagli operai in Italia, per
la sua originalità manageriale e che non fece mai mistero
delle sue radici valdesi.
8 dicembre, con orario 10-12
e 16-18; il sabato sarà aperta
fino alle 20, la domenica dalle
10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Sabato 16 dicembre, alle
ore 19,30, don Milazzo terrà
una conferenza sull’argomento «Essere chiesa come evento
concreto della Parola». È prevista anche una tavola rotonda con il past. Franco Giampiccoli di Palermo e un esponente nazionale del movimento dei Focolarini sotto il
titolo «Chiese in dialogo»
sull’apporto protestante e cattolico al cammino ecumenico. La mostra si concluderà
con un momento di culto
ecumenico, domenica 17 dicembre, alle ore 18, sempre
nella parrocchia ospitante.
TAVERNA (Cz) — Al centro Bethel, con inizio dalla cena del
venerdì, si tiene il primo di tre incontri formativi di preparazione a incarichi di staff nei centri giovanili. Tema: «Metodi
di animazione». Iscrizioni: I. Sielmann, Messina, tei. 09U40098; e-mail; valdese.messina@tiscalinet.it.
9-10 dicembre
MONTEFORTE IRPINO (Av) — Per i seminari di formazione
laici del IV distretto, a partire dalle 10, al Villaggio evangelico,
Franco Becchino e Erika Tomassone introducono il tema;
«Deontologia del componente di un Consiglio o Comitato».
RIESI (Cl) — Per i seminari di formazione laici del IV distretto, a partire dalle 10, nel locali del Servizio cristiano. Franco
Giampiccoli e Alessandra Trotta introducono il tema «Introduzione all’ordinamento della chiesa».
11 dicembre
TRIESTE — Alle ore 18, a Villa Prina (salita di Gressa 38), per
11 Gruppo ecumenico, il past. Giovanni Cartari parla sul tema; «La giustificazione nella Lettera ai Romani».
12 dicembre ....
FERRARA — Alle ore 21, nella sala conferenze della scuola
«E. Mosti» (via Bologna 152), Carlo Bettinelli e Paolo Prodi
parlano sul tema: «DaU’intolleranza alla libertà religiosa. La
condanna a morte dell’eretico Fanino Fanini».
BOLOGNA — Alle 20,45, alla chiesa metodista (via Venezian
3), il professor Rinaldo Fabris introduce uno studio sul capitolo 2 della lettera di Giacomo.
13 dicembre
ROMA — Alle 20,30, nella sala valdese di via Marianna Dionigi 59, la Refo organizza una serata di scambio sul tema:
«Quali modelli di etica delle relazioni a partire dalle nostre
esperienze di identità sessuale».
14 dicembre
Agrigento
Il fratello
Umberto
Musmeci
ULRICH ECKERT
La Residenza: la serenità è di casa
Nella gremita chiesa valdese di Agrigento, il 21
novembre è stato annunziato
il messaggio della risurrezione durante il culto dei funerali per il fratello Umberto
Musmeci, da mesi sottoposto
aH’emodialisi e sempre più
ammalato. Originario della
costa orientale, Musmeci era
approdato da ragazzo ad
Agrigento dove ha ricevuto la
sua formazione e ha svolto il
suo impegno lavorativo durante lunghi anni presso gli
uffici deirinps.
Il pastore Samuele Giambarresi, nel sermone tenuto
in occasione del funerale, ha
ricordato quanto il fratello
abbia cercato di concretizzare il grido di fede racchiuso
nel versetto lOa del Salmo
116: «Io ho creduto; perciò ho
parlato, parlerò», testo scelto
dallo stesso Musmeci. Ha fatto riferimento ai vari impegni
nella chiesa nei quali il defunto si era profuso, sia a livello locale, come consiliere,
cassiere e predicatore, sia a
livello regionalè, ad esempio
con il suo valido apporto
alTamministrazione della Casa di riposo di Vittoria.
Umberto Musmeci, in prime nozze, era sposato con
Mafalda Bertolino con la
quale condivideva fede e impegno nella comunità. Rimasto poi vedovo, sposò Agata
Bruccoleri la quale, in concreta condivisione ecumenica della parola di Dio, lo ha
fedelmente accompagnato fino alla sua morte.
PAVIA — Alle ore 15,30, a Palazzo Broletto (piazza della Vittoria), il past. Antonio Adamo parla sul tema: «Piero Guicciardini, un protestante nella Firenze dell’Ottocento».
14-16 dicembre
VENEZIA — A partire dalle 9 di giovedì 14 dicembre, nell’Aula magna di Ca’ Dolfin (Dorsoduro 3825/e), si tiene un convegno sul tema; «11 religioso in Kierkegaard» organizzato dalla Società italiana per gli studi kierkegaardiani. Fra i relatori
Franco Macchi e Renzo Bertalot.
15 dicembre
SONDRIO — Alle 21, al Centro evangelico di cultura, Alberto
Corsani illustra il tema; «Gesù e il cinema».
16 dicembre
CALTANISSETTA — Alle 19,30, nella parrocchia di San Giuseppe (p. S. Giuseppe), neH’ambito dell’apertura della mostra della Società biblica, il sacerdote Calogero Milazzo parla
sul tema: «Essere chiesa come evento concreto della Parola».
CATANIA — A partire dalle 9,30, in via Cantarella 6, il past.
Ulrich Eckert introduce il tema: «Il Pentateuco e la predicazione» per il corso di aggiornamento per predicatori locali.
BOLOGNA —Alle 17,30, alla chiesa metodista (v. Venezian
3), Concorso nazionale di composizione organistica.
MILANO — A partire dalle 10, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrarlo tiene l’ultimo
incontro dedicato a D. Bonhoeffer dal Centro culturale protestante, su; «Ma il mondo è davvero diventato adulto?».
17 dicembre
BASSIGNANA (Al) — Alle 15, alla chiesa metodista (via Vittoria 5), il past. Maurizio Abbà introduce il tema «Gesù e Buddha; grandi affinità e profonde differenze di due messaggi».
18 dicembre
MILANO — Alle 18,15, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo di incontri su Legge e Grazia, il past. Fulvio Ferrarlo parla
sul tema: «Legge e grazia in Lutero».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
La Comunione pastorale delle chiese
evangeliche della vai Bregaglia
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a partire dal 1 ° luglio 2001 (o data da convenire)
Condizioni: padronanza della lingua italiana e conoscenza della lingua tedesca.
Gli interessati sono pregati di annunciarsi
entro il 31.1.2001 a:
Luciano Giacometti, 7605 Stampa- Coltura
Per maggiori informazioni:
Luciano Giacometti, presidente Concistoro di Valle,
Stampa-Coltura, tei. 081-8221676
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 8 dicembre 2(n VENERDÌ 8
L'OLANDA
E L'EUTANASIA
ERMANNO GENRE
La legge approvata
non «promuove»
l'eutanasia, ma la
regola con
responsabilità
L’Olanda è di nuovo sotto gli
strali del Vaticano. Primo paese
della Comunità europea ad aver
approvato una legge in materia
di eutanasia, dopo un lungo iter
(che non è stato solo parlamentare ma che ha interessato l’intera popolazione) iniziato sin
dagli Anni 70. Bisognerà ora
avere in mano l’intera legge per
darne una valutazione globale e
sarà soprattutto necessario
contestualizzarla.
L’Olanda è un paese perennemente esposto alle inondazioni
e alle prese con l’assestamento
delle sue dighe, ma ha la fortuna
(la distanza geografica) e la capacità (culturale e politica) di
non farsi inon- a»«««a««a™»9am«ia™
dare dalle piogge acide del Vaticano di fronte alle quali noi
siamo (o quasi)
senza riparo. L’
Olanda è stata
sempre una nazione libera e accogliente e un
giorno vi giunse
anche John Locke, nel lontano 1683, l’autore del
noto «Trattato sulla tolleranza».
Nella terra dei tulipani si sa distinguere tra società civile e società religiosa, il pluralismo religioso e la multiculturalità sono
realtà praticate e rispettate.
E questo spiega perché una
questione cosi delicata come
l’eutanasia abbia potuto trovare un ampio consenso nel Parlamento (104 sì di contro a 40
no). Un consenso parlamentare
che certamente non risolve 1
dissensi che pure in Olanda esistono e che sono trasversali alle
chiese cristiane e alle altre comunità religiose (non può che
essere cosi). Ma è bene precisare che la legge non intende
«sponsorizzare» una domanda
di eutanasia indiscriminata, alla portata di tutti (no, gli olandesi non sono pazzi). In Olanda
le case «hospice» per i malati
incurabili esistono realmente,
cosi come esistono le cure palliative generalizzate che si fanno carico della persona malata
inguaribile. La legge votata dal
Parlamento olandese è, come
ogni legge che si rispetti, uno
strumento giuridico che prende
atto della realtà e che si sforza
di tutelare i diritti dei cittadini,
anche di un’infima minoranza.
In Olanda come nei paesi che
sono all’avanguardia nelle cure
olistiche dei malati incurabili,
le cure palliative fanno ormai
parte di una tradizione medica
da tempo consolidata.
vi di questa realtà? La legge del
Parlamento olandese si situa
precisamente nel cuore di questo interrogativo. I dati statistici rilevati in Olanda, come in Inghilterra e negli Stati Uniti, dimostrano che, nonostante le cure palliative, un certo numero
di malati inguaribili continua a
chiedere un aiuto a morire (chi
è in grado di distinguere tra
sofferenza fisica e sofferenza
psichica?). La legge olandese
ammette ora questa possibilità
(già sperimentata) e ne precisa
le norme per il richiedente e per
i medici. Una legge che si propone l’obiettivo di tutelare un diritto inalienabile della persona
umana responsabile della propria
vita e della propria morte.
Non si intende dunque «fare
propaganda» per
l’eutanasia, come
qualcuno vorrebbe far credere,
ma salvaguardare il diritto della
persona di potersi avvalere, nel caso di una malattia inguaribile, di un aiuto a
morire con dignità. Di fronte alle accuse del Vaticano secondo
cui questa legge viola la dignità
della persona umana, U problema del degno-indegno può essere facilmente ribaltato. Ci si
può domandare: in che cosa
consiste una pratica indegna?
Nell’accogliere la volontà espressa del malato inguaribile o
nel rifiutarla in nome di una
ideologia religiosa-civile mimetizzata sotto il concetto di «sacralità della vita»?
Nessuno può pretendere di dire l’ultima parola. Tenere aperto
il discorso significa però prendere le distanze da posizioni
preconcette di tipo morale e
dogmatico, di una morale e di
una dogmatica ipocrite perché
cieche e sorde di fronte alla realtà, a una realtà umana di sofferenza che viene rimossa. Su una
questione così delicata nessuna
legge dello stato potrà pretendere di risolvere il problema della
propria coscienza, ma al tempo
stesso nessuna autorità religiosa può permettersi di dettare la
propria legge morale come assoluta e vincolante. Resta il vincolo della propria coscienza che,
nell’orizzonte della regola d’oro
(«Tutte le cose che volete che gli
uomini vi facciano, fatele anche
voi a loro; perché questa è la legge e i profeti», Matteo 7,12), sa
rispettare l’altro senza imporgli
il proprio punto di vista, la pro
Quali sono i dati interpretati- pria legge morale.
A
L Eco
EH
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaido Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gàrdiol, Maurizio Giroiami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitri, Nicola Pantaleo, Emmanuele Pascfietto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti. Raffaeie Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI; Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. MondovI - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V. 15 bis -10125 Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000: semestrale: L. 58.000;
Itslia O sostenitore: L. 200.000.
^ ordinario: L 175.000; v. aerea: L 200.000: semestrale: L. 90.000:
estero sostenitore: L. 250.000
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30,000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000,
1998
Associato alla
Unk>ne stampa
periodica italiana
La testata Ritorma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 2 del 1® dicembre 2000 è stalo spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 29 novembre 2000.
La storia e i contenuti di un documento molto atteso
La Carta europea dei diritti
Tra qualche mese, dopo la ratifica da parte di tutti gli stati membro
delIVe, l'Europa disporrà di un testo sintetico dei diritti fondamentali
MICHELE VELLANO
Nelle ultime settimane
ha suscitato vasto clamore l’approvazione del testo di quella che è stata chiamata parte prima della Costituzione europea, dedicata ai
diritti fondamentali da tutelare neH’ambito dell’Unione
europea. Al riguardo si è ampiamente diffusa, come spesso accade quando taluni aspetti del diritto comunitario
guadagnano gli onori della
cronaca, una certa approssimazione, che ha generato a
sua volta dei veri e propri
equivoci sui quali, per quanto è possibile, può essere utile cercare di fare chiarezza.
L’originaria assenza, nel
Trattato istitutivo della Comunità economica europea
(1957), anche di una sola disposizione dedicata a garantire la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo aveva suscitato critiche e preoccupazioni, rimaste tuttavia inascoltate. Molto più tardi (nel
1993) con la creazione dell’Unione europea tale lacuna
è stata colmata, almeno parzialmente, con l’introduzione
di un apposito articolo (l’attuale numero 6) secondo il
quale «l’Unione rispetta i diritti fondamentali quali sono
garantiti dalla Convenzione
europea per la salvaguardia
dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali firmata a
Roma il 4 novembre 1950 e
quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli
stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario». Il sistema è stato
completato con l’entrata in
vigore del Trattato di Amsterdam (1999) che ha specificato
che rientra tra le funzioni giurisdizionali della Corte di giustizia controllare l’attività
delle istituzioni comunitarie
per verificare il rispetto dei
diritti fondamentali dell’uomo garantiti attraverso il richiamo alla Convenzione europea del 4 maggio 1950.
Tra i diritti fondamentali
che la Corte di giustizia, che
ha sede a Lussemburgo, ha richiamato fino a oggi nelle sue
decisioni vi sono il diritto di
proprietà e quello al libero
esercizio di un’attività economica o professionale, l’irretroattività delle norme penali,
il rispetto dei diritti di difesa,
il rispetto della vita privata e
l’inviolabilità del domicilio.
Sempre il recente Trattato di
Amsterdam ha introdotto altre importanti novità in materia. Così, tra i requisiti richiesti perché possa essere deliberato l’ingresso di nuovi stati nell’Unione europea vi è
quello del comprovato rispetto dei diritti fondamentali
delTuomo. Inoltre, è stata introdotta una procedura sanzionatoria nei confronti di
quégli stati già membri che si
rendano eventualmente responsabili di una «violazione
grave e persistente» dei diritti
e delle libertà fondamentali
dell’uomo.
Il vigente sistema di tutela,
per quanto ormai sufficientemente" articolato e completo,
continua però a fare rinvio,
per quanto riguarda l’individuazione dei singoli diritti
garantiti, a una Convenzione,
quella citata del 4 maggio del
1950, che è stata negoziata e
che ancora oggi resta al di
fuori del sistema comunitario. Essa è amministrata dal
Consiglio d’Europa (attraverso la Corte europea dei diritti
dell’uomo che ha sede a Strasburgo) che è un’organizzazione internazionale ben distinta dall’Unione europea.
La volontà di disporre di
una propria Carta dei diritti
fondamentali, destinati ad essere garantiti all’interno dell’Unione europea, ha indotto
i quindici stati membri a promuovere attraverso un’apposita Commissione la stesura
del testo di cui oggi si discute.
Non è questa l’occasione per
affrontare sistematicamente
il contenuto di tale scritto
(che si suddivide in sei parti
dedicate rispettivamente a di
gnità, libertà, uguaglianza,
solidarietà, cittadinanza e
giustizia): qui basti rilevare
che si tratta di un testo che
non ha, almeno per ora, alcuna portata vincolante. Anche
la sua approvazione da parte
del nostro Parlamento riguarda il suo attuale contenuto
ma non le conferisce alcun effetto obbligatorio. Occorrerà
attendere il prossimo Consiglio europeo di Nizza, a cui
parteciperanno i capi di stato
e di governo dell’Unione europea, per conoscere il destino della Carta. Successivamente dovrà, comunque, intervenire la ratifica da parte di
tutti gli stati membri e solo allora (dunque tra molti mesi)
la Carta potrà entrare in vigore ed esplicare pienamente i
suoi effetti giuridici.
Se il laborioso percorso
verrà regolarmente portato a
termine, l’Unione europea
disporrà finalmente di un
proprio e originale testo di
sintesi contenente l’enunciazione dei diritti inviolabili garantiti a ciascun individuo e
le specifiche prerogative destinate ai soli cittadini dell’Unione europea. Anche in
tale eventualità non sarà comunque corretto parlare, almeno da un punto di vista
strettamente giuridico, di
una Costituzione europea ma
ancora di un Trattato internazionale vincolante i quindici stati sottoscrittori.
IL termine «eutanasia» significa, dal greco, la «dolce
morte» ed è entrato ormai
nell’uso comune per indicare
quella morte che viene procurata dal medico al malato
terminale che la richiede
quando le sue sofferenze sono diventate insopportabili.
All’inizio della scorsa settimana il Parlamento olandese, primo paese in tutto il
mondo, ha dichiarato legale
l’eutanasia, fissando rigide
condizioni mediche e giuridiche, oltre ovviamente alla
dichiarata volontà del paziente. Come previsto, la reazione del Vaticano non si è
fatta attendere ed è stata durissima, con i soliti argomenti
ampiamente scontati: «Con
questa legge - ha dichiarato il
portavoce del Vaticano - si
attenta alla dignità e alla coscienza dell’uomo».
Ma di quale dignità e di
quale coscienza si va parlan
'.............. *'
SUI GIORNAU^
PIERO bensì
do? È più dignitoso per un
uomo o una donna, colpiti da
mali incurabili e giunti al periodo terminale, trascorrere
settimane di agonia fra atroci
sofferenze oppure chiedere
di porre fine ai loro tormenti
alcuni giorni prima del termine naturale? Può il diritto alla
vita diventare una costrizione alla vita in condizioni non
più sopportabili, in una vita
che non è più vita? Solo la coscienza di ciascuno di noi
può rispondere a questa domanda angosciosa: nessun
Fede e biologia
In una nota che apre rìn
serto culturale della r^- ‘
nica, Edmondo Berselli (ri
novembre) denuncia: «Se j
mescolano “fides” e “ratio"
ecco i pasticci». Si tratta ^
un commento sul Cardinal
colombiano Dario Cast^
lon Hoyos, che in un sinj
posio mondiale di scienti
ti, a Roma, «si è addentrai
in una minuziosa descrj.
zione scientifica della concezione di Gesù. Ovulo fe,i
condato prodigiosamente
dall’azione soprannaturale dello Spirito Santo, “inj.
pianto del blastocito nella
mucosa dell’endometrio"
Dio che si riduce a embrio!
ne umano, e via via tuttala
gravidanza senza trascurare nessun particolare»,
«Ora - prosegue il coni,
mento - intrecciare la nata:
ra con il divino potrebbe,
forse, perfino configurate
un sospetto di gnosticismo,
Oppure di positivismo striimentale. Ma sicuramente
fa svanire queU’aspettocosi
suggestivo del cristianesimo, la concatenazione straordinaria che conduce dall’immacolata concezione
(...) fino alla nascita del Figlio di Dio. L’illustraziom
clinico-razionalista della
gravidanza della Madonna
spezza il racconto neotestamentario e lo dissolve in
protocolli biologici».
Ilnuo'
Aim
laRepubblka
DA
Quale tolleranza?
«La democrazia italianascrive Giovanna Zincone
l’il novembre - si trova oggi ad affrontare il nodo (.,.).
del come trattare le proptis,
minoranze (...). Si profilano
risposte poco incoraggianti
Soprattutto rispetto alla cir
munità islamica (...). Persino rintellighenzia liberale
rispolvera la vecchia tesi,
secondo la quale esistono
comunità non integrabffl».
E più avanti; «Si tratta ditesi a suo tempo applicate
dalle maggioranze protestanti agli ebrei e ai cattolici, ai quali si rimproverava
una carenza di individualismo, di pensiero autonomo. Gli ebrei erano giudicati troppo chiusi nella loto
collettività, i cattolici troppo succubi delle gerarchie
ecclesiastiche». «Tuttaviai
regimi liberali a maggioranza protestante - prosegue
Zincone - sono arrivati anspettare le libertà religiose
di tutti, a integrare con vantaggio ebrei e cattolici. Crescono invece da noi atteggiamenti ostili e incitazioni
a negare diritti. Si diffondono manifestazioni contro»
costruzione di moschee»,*
via dicendo.
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Comi!
delle Vai:
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trasporti
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stire in
che do'
medico, nessun governo può
rispondere al nostro posto.
Bene ha fatto quindi il Parlamento olandese a la.sciare la
decisione alla coscienza dell’ammalato.
Un teologo cattolico, molto
noto e poco gradito alle alte
sfere vaticane, Hans Kùng,
così scrive: «Se la legge su-prema del medico è quella di
salvare le vite umane, non
potrebbe essere proprio questa legge suprema a richiedere che al malato terminale sia
risparmiato un orrore senza
fine a favore di una fine se
za orrore? (...) Questa auto
terminazione non è una so
di tracotante ostinazid
contro Dio». La strazi*!
agonia del malato termi»
non è espressione della ^
lontà di un Dio d’amofO
credente, il quale sa che
po la morte lo attende 1*
surrezione, non può acce
re un prolungamento *r'
doso e doloroso della j
biologica per poche seti'
ne. Gome a nessuno è 1'
costringere un altro a viV
così a nessuno dovrebbe
sere lecito costringere u
lato terminale a yiyf^
condizioni insostenibili
(Dalla rubrica
un commento» della trtis^ .
sione di Radiouno “Ypgjt
vangelico» curata dalla r
razione delle chiese
che in Italia andata in a
domenica 3 dicembre)
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PAG. Il RIFORMA
VFMERPÌ 8 DICEMBRE 2000
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M Viabilità a San Secondo di Pinerolo
Attraversamenti pedonali
Problemi di circolazione non solo lungo le strade a viabilità
più grande, ma anche nei centri dei paesi. La scorsa settimana,
a San Secondo, sono state chiuse per tre giorni al traffico degli
autoveicoli le strade del centro, ossia via della Repubblica e via
Noli. Motivo della chiusura, la realizzazione degli attraversamenti pedonali sul manto stradale da parte della ditta Tecno
Sfer. La riapertura del traffico è avvenuta la sera di venerdì 1°
dicembre, ma i tre giorni di chiusura hanno portato non pochi
disagi per la circolazione: sembra proprio che in questo periodo chi vuole percorrere in automobile le zone del Pinerolese e
delle Valli, già colpite dalle calamità naturali che hanno distrutto ponti e strade, sia destinato a lunghe deviazioni.
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.Lj- Lj.
m Consueto bazar a Torre Pellice
Solidarietà con le missioni
Aspettando la visita alle Valli deU’équipe Cevaa Pre^^ta per
l’autunno del 2001 si moltiplicano le iniziative di solidarietà a
favore deUa «Comunità di chiese in missione», organizzazione
fondata neU’ormai lontano 1971. È stato molto affoUato il ponieriegio di solidarietà organizzato domenica 3 dicembre dall attivo Gruppo delle missioni di Torre Pellice nella Foresteria vddese. Mercoledì 20 ci sarà una serata Cevaa ancora in Foresteria
con i giovani del coro Fihavanana, in passato fra i prornotori degli scambi e delle iniziative con il Madagascar, e gli interventi
del pastore del Togo Charles Klagba, membro del segretariato
internazionale, e del pastore di Angrogna Franco Taglierò, recentemente riconfermato cassiere del Comitato esecutivo.
LI ^LDESI
Fondato nel 1848
Le Comunità montane devono stipulare i rispettivi accordi con la Provincia di Torino
Come cambiano i trasporti iocaii
Il nuovo regime relativo olle linee a bassa affluenza di pubblico entrerà in vigore a partire dal 2001
Almeno per un certo periodo, tuttavia, la gestione delle tratte sarà organizzata congiuntamente
DAVIDE ROSSO
ICONTRAPPUNTOI
CAMBIA IL CLIMA
CAMBIAMO ANCHE NOI
PIERVALDO ROSTAN
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on valici. Crei attegitaziori
ffondoantro b
;hee», s
IN questo periodo le
Comunità montane
delle Valli sono alle prese
con l’accordo di programma da stipularsi con
la Provincia in materia di
trasporti pubblici locali.
In sostanza dal 2001 la
gestione e l’organizzazione delle linee definite a
domanda debole, cioè
con bassa affluenza di
pubblico rispetto al costo, nelle intenzioni della
Provincia, attuale gestore
del servizio, dovrebbero
passare alle Comunità
montane. Queste si sono
in genere dimostrate disponibili a partecipare
anche se rimangono da
chiarire dubbi di tipo organizzativo e in materia
di gestione delle tratte.
Questo in linea generale, quando però si scende
nei particolari si vede che
emergono alcune differenze nelle posizioni e
nelle intenzioni a breve
assunte dai Consigli delle
varie Comunità. Se nelle
valli Chisone e Germanasca infatti i problemi sono legati alla definizione
delle tratte, in vai Pellice
invece si è deciso di assumere la gestione ma di
darla fino al 2003 alla
Provincia mentre la Comunità Pinerolese pedemontano ha deciso di
confermare il piano dei
trasporti attuale con le
maggiori linee di collegamento, senza cambiamenti né tagli, a carico
della Provincia, ma di gestire in proprio le navette
che dovranno fare da col
La Convenzione
delle Alpi chiede
un impegno
per la tutela del
paesaggio
La stazione ferroviaria di Pinerolo
legamento con le stazioni
ferroviarie. «Per quel che
riguarda le valli Chisone
e Germanasca ci sono dei
particolari tecnici ancora
da chiarire - dice Riccardo Léger, assessore della
Comunità montana - per
decidere se gestire direttamente tutte le linee o
se delegarle alla Provincia; comunque la decisione verrà presa al più presto e da gennaio si dovrebbe partire». Sono 727
i milioni previsti per le
tratte delle valli Chisone
e Germanasca per un to-tale di più di 300 km di
percorso che comprendono oltre alle tratte or
in 0'*'
mai storiche che sono
state confermate, come
quella da Prali a Perosa
o quella da Pramollo a
Villar Perosa, anche alcune linee completamente
nuove, come ad esempio
quella che collegherà le
borgate di Perrero al capoluogo o quella richiesta dall’amministrazione
di Inverso Pinasca che
collegherà il paese con
Perósa da un lato e San
Germano dall’altro con
un percorso ad anello
che utilizzerà in discesa
la provinciale dell’inverso e in salita la statale 23.
Anche in vai Pellice,
dove sono previsti contributi per più di 600 milioni, sono state confermate tutte le linee esistenti, che come dicevamo saranno gestite tutte
dalla Provincia ad eccezione della tratta che collega Angrogna a Torre
Pellice sotto la gestione
della Comunità montana
e del Comune di Angrogna. «La nostra intenzione - dice Ezio Borgarello,
vicesindaco di Angrogna
e assessore in Comunità
montana vai Pellice - è
quella di usare questi
prossimi due anni per
valutare, anche sentendo
e raccogliendo i pareri
degli abitanti, se servono
nuovi servizi o se è il caso di ritoccare quelli esistenti preparando il tutto
per approntare un nuovo
piano dei trasporti funzionale alla valle».
Autostrada Torino-Pinerolo
Completamento
a luglio del 2004
Sosta forzata di sette
anni per la Torino-Pinerolo (ma tempi sono ancora lunghi per il completamento definitivo).
All’appello mancano 11
chilometri e 200 metri di
asfalto e cemento e questa volta saranno completati, almeno nell’accordo
di programma firmato
giovedì 30 da Regione,
Provincia e Ativa, entro il
31 luglio 2004. Il testo è
stato firmato dagli assessori Casoni per la regione
Piemonte, Campia per la
provincia di Torino e
dall’ingegner Reynaud,
attuale presidente della
società Ativa, incaricata
della costruzione.
Il documento comprende la sistemazione
entro quella data della
viabilità ordinaria, per
una spesa complessiva di
290 miliardi. La tangenziale di Torino sarà fra
qualche anno compietamente a pagamento. Le
prime contestazioni sono arrivate in seno al
Consiglio provinciale da
Verdi e Comunisti italiani che vogliono la tangenziale senza pedaggio.
«Il cronoprogramma
descritto dall’Ativa qualche mese fa prevedeva tempi diversi - ricorda
il deputato pinerolese
Giorgio Merlo - in particolare l’opera di completamento della Torino-Pinerolo dovrebbe iniziare
nell’estate-autunno del
prossimo anno e terminare nell’estate del 2003:
non è possibile che i tempi di realizzazione continuino a slittare». In ogni
caso il limite dell’estate
2004 riguarda l’opera
complessiva di sistemazione che comprende tutta una serie di circonvallazioni (Trofarello, Alpignano e Pianezza) e la costruzione di alcuni caselli
di pedaggio.
Per l’autostrada Torino-Pinerolo si spera in
tempi più limitati. «La
notizia dell’accordo commenta fon. Merlo nonostante i ritardi è comunque buona: finalmente è stata siglata un’
intesa che il Pinerolese
aspettava da anni: una
decisione indipendente
dall’assegnazione delle
olimpiadi a Torino».
Che il clima stia cambiando ce ne stiamo accorgendo un po’ tutti. E che vi
sia uno stretto collegamento fra le emissioni di
gas inquinanti nell’atmosfera, l’innalzamento della
temperatura ed eventi meteorologici sempre più
violenti, lo dicono da tempo gli scienziati. Malgrado questo la
recente Conferenza mondiale dell’Aia sul
clima è stata
un fallimento
davanti all’ indisponibilità,
da parte di chi
produce qualcosa come un
quarto delle emissioni danI nose del mondo (gli Usa)
ad accettare forti riduzioni.
E c’è già chi si azzarda a
prevedere gli effetti dei
mutamenti climatici nelle
nostre zone: piogge «monsoniche» e distruttive capaci di trasformare le vallate
alpine in sorta di canyon
oppure, complice il venir
meno della famosa «corrente del Golfo» e a dispetto dell’innalzamento delle
temperature, inverni con
forti precipitazioni nevose
tipo il Nord America.
Indipendentemente da
come vada a finire, il problema da affrontare sono le
misure, i comportamenti
da adottare, anche nella
nostra quotidianità, per ridurre emissioni inquinanti. L’arco alpino, una regione sovranazionale abitata
da 14 milioni di persone,
ha bisogno di politiche e
leggi attente alla vulnerabilità degli ambienti naturali,
dei paesaggi, delle culture
che fanno di quest’area un
«paesaggio d’eccellenza»
nel nostro continente. Questo impegno è quello richiesto dalla Convenzione
delle Alpi, un trattato di diritto internazionale ratificato da tutti i paesi alpini,
Italia inclusa. Il trasporto
su gomma è la principale
I aggressione allo spazio
geografico alpino; governi
centrali e regionali devono
essere consapevoli che le
Alpi sono un’area dotata di
una propria identità, non
solo un punto di passalo
obbligato per milioni di
tonnellate di merci e altrettante persone.
Il trasporto su gomma
nelle aree montane ha impatti assai più gravi sull’ambiente e sulla qualità
della vita di quanto non avvenga in aree di pianura.
sinuato da «Alpeninitiative» e reso noto in Italia dalla Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) ha evidenziato come, a parità di traffico, in una valle alpina
l’inquinamento cresce tre
volte di più che in pianura;
ciò a causa della conformazione delle valli, che limita
la circolazio
Un recente studio commis
ne dell’aria e
degli inquinanti. Ecco
dunque che
una politica
dei trasporti
deve in modo
chiaro privilegiare il trasporto collettivo, anche
non necessariamente con grandi vettori. Già si stanno sperimentando in varie zone servizi
tipo il «taxi a richiesta», un
servizio capace di garantire
la mobilità in zone disagiate senza bisogno di pullman sempre vuoti e senza
nel contempo obbligare
tutti alla scelta del veicolo
privato singolo. Certo occorre una nuova sensibilità
rispetto al desiderio e alla
libertà di movimento; ma è
davvero equilibrato che per
soddisfare i giusti diritti di
mobilità una famiglia di
cinque persone adulte debba mettere in campo altrettante autovetture?
C’è poi la questione energetica. Nel nostro paese è
ancora troppo limitato il ricorso alle energie rinnovabili. È davvero curioso che.
l’utilizzo di energia solare
sia più avanzato nel Nord
Europa che in Italia; la posizione del nostro paese, le
tante giornate di sole, la
grande evoluzione della
tecnologia sembrerebbero
portare a investire nell’installazione di apparecchi
nuovi (ma i vari artigiani
del settore conoscono le
nuove tecnologie?). Non solo ci si può scaldare utilizzando scarti legnosi attivando anche un meccanismo virtuoso di cura del bosco, ma si possono installare pannelli solari, che oggi
vengono realizzati a forma
di tegola, oppure nei vetri
degli infissi, e presentano
una elevata redditività. Certo l’investimento iniziale è
maggiore che con tecniche
convenzionali, ma il risparmio energetico nel medio
periodo e la consapevolezza
di aver compiuto un piccolo
ma importante passo per
offrire ai nostri figli un ambiente vivibile non valgono
il prezzo della scelta?
12
PAG. 12 RIFORMA
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PORTE — Ancora nulla si muove sul versante regionale per la variante di Porte, la tanto attesa circonvallazione dell’abitato che dovrebbe passare
sull’altro versante della valle con alcuni tratti anche in galleria e alleggerire il traffico sulla statale
23 all’altezza del paese. 1 tecnici sono al lavoro
per verificare la fattibilità del tracciato previsto
dopo l’ultima piena del Chlsone che ha fatto diversi danni nel tratto che va da Vlllar Perosa a
Ponte Palestre (nella foto). Gli amministratori intanto sono in attesa della convocazione della
Conferenza dei servizi, prevista pare, ma non è
ancora ufficiale, per l’inizio di gennaio 2001,
quando si dovrà decidere il via libera alla variante
per poter poi poter rendere esecutivi i lavori.
I REFERTI DALL’ASL 10 A DOMICILIO — Una convenzione sottoscritta dal direttore dell’Asl 10,
Ferruccio Massa, e dai responsabili delle Poste
per il Piemonte e la Valle d’Aosta consentirà, dal
primo gennaio 2001, ai cittadini che lo desiderino, di vedersi recapitati a casa i referti di analisi
svolte presso i servizi dell’Asl di Pinerolo. Fin
dall’atto della prenotazione l’interessato potrà
chiedere che i referti gli vengano consegnati a
domicilio: le Poste si impegnano a consegnare
all’indirizzo indicato il referto nel giorno successivo alla spedizione e comunque non oltre i due
giorni. «Con una spesa che parte dal minimo di
1.200 lire e che può salire in relazione al peso
della documentazione - spiega il dott. Massa - si
ridurranno le code agli sportelli di prenotazione
e ritiro: la spesa di spedizione risulta compensata dal risparmio anche del solo carburante».
CENA DEL COMITATO RUTELLI — «Mlllecene» è
un’iniziativa dei «comitati Rutelli 2001» per l’autofinanziamento della campagna elettorale: in
vai Pellice la cena si svolgerà il 16 dicembre alle
20 al Bocciodromo di Lusema (prenotazioni entro rii dicembre ai numeri 0121-900951,
9099877, 953038. Venerdì 15, alle 20,45, nella sala mostre di Luserna assemblea del comitato
stesso per definire i primi passi sul territorio.
IL MAGISPO INCONTRA I SINDACI — Ci vorranno
alcuni mesi prima che i lavori di «somma urgenza» vengano realizzati lungo il corso dei fiumi.
Questa è la sintesi dell’incontro fra sindaci della
vai Pellice e tecnici del Magistrato del Po svoltosi giovedì scorso. Chiusa fra breve la fase del
pronto intervento, si passerà a quelle azioni ritenute necessarie a protezione di strutture civili e
pubbliche. In alcuni casi si tratterà di realizzare
scogliere con cemento armato: il MagisPo intende affidare la progettazione degli interventi a
tecnici del posto, stante la difficoltà a sostenere
tutto l’impegno di ricostruzione col solo personale dipendente.
STADIO DEL GHIACCIO: LE PROPOSTE DI TORRE
PELLICE — Uno stadio da 3.000-3.500 posti, con
servizi utili anche per una futura gestione quali
bar, ristorante, una palestra per il riscaldamento,
un ostello da 50 posti: questa in sintesi la proposta che Comune di Torre Pellice e Comunità
montana hanno avanzato al Toroc (il comitato
olimpico torinese) in vista della realizzazione a
Torre Pellice di un palaghiaccio per le Olimpiadi
del 2006. Sarebbe un modo per riconoscere la
vocazione sportiva della vai Pellice e dare la possibilità alla futura gestione di avere anche delle
entrate economiche. Torre Pellice si dice pronta
ad ospitare un futuro centro federale dell’hockey
e, per intanto, si prepara a riaprire la pista di via
Filatoio: «È una assoluta necessità - conferma il
sindaco, Armand Hugon - e speriamo di farcela
per Natale, per i ragazzini delle squadra e per i
numerosi appassionati del pattinaggio».
Consiglio regionale del Piemonte
SPORTELLO DEL CITTADINO
UFFICIO RELAZIONI COL PUBBLICO
è a disposizione dei cittadini nella sede
del Consiglio regionale
Torino, vìa Alfieri 15
Tel. 011-5757444-fax011-5757445
Orario: dal lunedì al venerdì
dalle ore 9,30 alle ore 12,30
In margine alla Conferenza nazionale di Genova
Sulla droga troppe parole
Il territorio del PInerolese non si discosta dai dati statistici
nazionali I servizi offerti e i rischi delle «nuove droghe»
MASSIMO CNONE
..T A lotta contro la
«1^1
piccola criminalità
serve a cauterizzare le
sensazioni di incertezza e
intolleranza dell’opinione pubblica, trasformando in altrettanti bersagli
gli elementi più marginalizzati della società: immigrati, nomadi e tossicodipendenti». L’Osservatorio geopolitico delle
droghe di Parigi, nel suo
autorevole rapporto annuale, fa un quadro preciso dell’Italia.
La terza Conferenza
nazionale sulle tossicodipendenze della scorsa
settimana vive in questo
scenario dominato dalle
quotidiane paure dei cittadini, dati Istat alla mano. Hanno fatto scalpore
le dichiarazioni «scomode» del ministro della sanità, Umberto Veronesi,
che arriva a sostenere
che «non possiamo considerare tutti i consumatori di droga come dei
criminali». Parola di ministro e porte aperte ai
dubbi sul proibizionismo. Anche se il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, ha subito
precisato che il governo
non intende adottare
«politiche innovative» in
tema di stupefacenti. 11
pensiero «eretico», ma
lucido del tecnico Veronesi, colpisce nel segno
di aspetti differenti: droga, eutanasia e, venerdì
scorso, uso del profilattico nella lotta all’Aids. Ma
queste, forse, sono soltanto diatribe politiche.
La situazione nei diversi paesi non è omogenea.
In Europa si stanno sviluppando i programmi di
distribuzione controllata
di eroina, particolarmente in Svizzera, Germania
e Olanda, mentre negli
Stati Uniti la Corte suprema, impegnata nella delirante disputa per la poltrona della Casa Bianca,
ammette la possibilità di
legalizzare la marijuana
per scopi terapeutici. Al
termine della Conferenza
di Genova, qual è il giudizio degli operatori? «Molto rumore per nulla - sostiene il dottor Remo Angelino, responsabile del
Seri (Servizio per le tossicodipendenze) di Pinerolo -: si è fatto un gran
parlare, ma non si sono
volute assumere posizioni precise. Anche le opinioni “radicali” di Veronesi non sono così adeguate. Ad esempio sull’
extasy il ministro ha dato
un parere clinico e tecnico, “pochi morti”, senza
considerare il forte danno sociale arrecato dall’
uso della sostanza».
Il cosiddetto programma di riduzione del danno comprende una gamma molto ampia di interventi: «In Italia - dice Angelino - c’è stata un’evoluzione per quanto riguarda le terapie sostitutive: il metadone e da
quest’anno il Subutex,
un farmaco già largamente sperimentato in
Francia, vengono distribuiti a dosaggi maggiori
e con trattamenti prolungati. Sul territorio
questa terapia ha già da^
to buoni risultati: la maggior parte dei soggetti
tende a recuperare una
vita sociale e il 60% ha un
lavoro regolare».
I dati del Pinerolese
confermano le cifre di
Genova: il numero di
soggetti dipendenti da
oppiacei, soprattutto
eroina, che si rivolgono
ai servizi rimane costante: «Ma questo non significa che non ci siano
nuovi casi», commenta
Angelino. Nel 1999 sono
stati 341 gli utenti dei
Sert: 178 a Pinerolo, 76
in vai Chisone e 87 in vai
Pellice, per oltre l’80%
maschi. Ma la riduzione
del danno non si limita
alle terapie sostitutive e
prevede un programma
di informazione. «Oltre
al consultorio per adolescenti - spiega Angelino
-, che prevede due ore la
settimana nelle scuole,
abbiamo aperto un ambulatorio per le malattie
infettive: ma negli interventi già fatti abbiamo
avuto delle difficoltà ad
aggregare gli utenti. Dal
mese in corso, nei locali
dell’ex Cottolengo in cui
si distribuisce il metadone ci sarà la presenza di
educatori».
Per quanto riguarda le
«nuove» droghe sintetiche nel 2000 ci sarebbero
soltanto cinque casi, dei
quali due soggetti con
assunzione smodata e
successivo ricovero in
Pronto soccorso ma, ammette il dottor Angelino,
«il nostro osservatorio è
largamente deficitario».
■■ ■. L'interruzione a Pinerolo sul ponte del Chisone
Ferrovia riaperta solo nel 2003
«La riattivazione della
linea Pinerolo-Torre Pellice è prevista per il mese
di settembre 2003, laddove si voglia costruire il
ponte con le funzioni
promiscue stradali e ferroviarie». Così ha risposto il sottosegretario al
ministero dei Trasporti,
Giordano Angelici, a una
interpellanza dell’on.
Giorgio Gardiol, a nome
del gruppo dei Verdi.
«Quasi tre anni per ricostruire il ponte sul
Chisone sono troppi commenta l’on. Gardiol
-. Temo che dietro questa ipotesi ci sia la volontà di non far nulla, in
attesa del passaggio della
linea in gestione alla Regione Piemonte. Già oggi
si può fare un accordo di
programma tra il Comune di Pinerolo e le Ferrovie per la ricostruzione
del ponte con le attuali
caratteristiche. Inoltre i
fondi per il ripristino sono già disponibili. È una
questione di volontà politica degli enti interessati. Chiederò pertanto al
governo di farsi parte diligente perché il ripristino del traffico, sia stradale che ferroviario, avvenga entro il mese di settembre del 2001, perché
tecnicamente questo è
possibile».
«Nei prossimi giorni
chiederemo un incontro
ai responsabili “infrastrutture” delle Ferrovie,
al sindaco di Pinerolo e
all’assessore regionale ai
Trasporti, Casoni, per verificare la volontà politica
di fare in fretta - aggiunge il consigliere regionale
del Verdi, Enrico Moriconi -. Sono fiducioso che
non accamperà scuse
perché i lavori possano
iniziare già nella prossima primavera». E da una
settimana il Gruppo civico di sinistra ha avviato
una raccolta di firme per
chiedere «di ripristinare
con urgenza il servizio
ferroviario, accelerare la
trasformazione del servizio ferroviario PineroloTorre Pellice in metropolitana leggera con un numero maggiore di corse e
fermate, realizzare con
sollecitudine il nodo intermodale a Pinerolo e
realizzare il raddoppio
della linea nella tratta Pinerolo-Torino». Indiretta
risposta viene dalla Pro
vincia di Torino che ha
ormai concluso lo studio
di fattibilità sulla trasformazione in metropolitana leggera della linea. Ma
quali potranno essere i
tempi di realizzazione?
Pinerolese pedemontano U
Confermato il
Piano dei trasporti
DANIELA GRILL
PICCOLE comunicazioni nel Consiglio
della Comunità montana
Pinerolese pedemontano
giungono da parte del
presidente Paolo Foietta
e riguardano l’assegnazione dell’incarico per lo
studio della nuova sede
all’architetto Andrea Bruno, e la conferma del piano dei trasporti: le linee
pubbliche saranno mantenute così come sono,
senza cambiamenti né tagli, a carico della Provincia di Torino, mentre la
gestione dei collegamenti
a navetta per le stazioni
ferroviarie sarà onere della Comunità montana. Si
è parlato anche del progetto unitario con le valli
Pellice e la Chisone e Germanasca per gli investimenti nelle infrastrutture
della protezione civile,
con finanziamenti statali
pari al 60%. All’ordine del
giorno anche la nomina
di Ermanno Corrano come rappresentante del
Comune di Reietto. È stato modificato il regolamento per l’istituto del
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Alluvione a Torre Pellice
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Buone notizie per i postumi dell’emergenza alluvione a Torre Pellice.
«Arriveranno nuovi fondi
per due interventi - dice
il sindaco. Marco Armand
Hugon -: il primo contributo regionale servirà a
sistemare la zona della
Pradera nell’Inverso Roland!, dove una famiglia è
stata costretta ad abbandonare la sua abitazione;
il secondo interesserà il
ponte di Blancio e la zona
limitrofa. È stata terminata la prima operazione di
sostegno e prevediamo
l’apertura entro una ventina di giorni».
Per la Pradera c’è una
ordinanza comunale che
impedisce alla famiglia
tornare a casa. «La zona
non è sicura - conferma
il sindaco - : il movimento franoso che ha investito i dintorni dell’edificio
è ancora instabile, soprattutto a monte». Il
torrente è uscito dall’alveo e ha depositato una
gran quantità di fango e
massi nel terreno circostante. Fenomeni di erosione interessano poi la
borgata dei Jalla, ancora
a Inverso Roland!, dove
la profonda scarpata verso il Pellice lambisce ormai i prati vicini a nonpiù di dieci metri dal
bordo della strada.
50(
Un'ipotesi legata alle Olinnpiadi invernali del 2006
Nuove fogne in vai Pellice?
Le Olimpiadi del 2006 porteranno
anche un nuovo sistema fognario in vai
Pellice? È una possibilità e le amministrazioni comunali ne stanno discutendo proprio in questi giorni. Attualmente ogni paese ha un suo depuratore: ci
sono impianti che servono più Comuni
che si sono consorziati, altri depuratori
risultano più o meno ben funzionanti a
seconda dei periodi dell’anno. Dunque
sembra tornare di attualità la vecchia
idea di una «fognatura di valle» già discussa nei primi Anni 80; certo non si
pensa a un solo depuratore ma a due o
tre impianti in alta, media e bassa valle. Fortunatamente l’alluvione di ottobre non ha prodotto danni al sistema
di raccolta e depurazione in vai Pellice,
mentre invece in vai Chisone gli impianti distrutti sono stati davvero molti. Vi sono però, in vai Pellice, molte zone e borgate non servite da pubblica
fognatura (di particolare importanza
per il numero di insediamenti abitativi,
tutta l’area dei Chabriols a Torre Pellice e del Teynaud a Villar Pellice).
Nell’ambito di incontri preliminari con
la Regione in vista delle Olimpiadi, sono state avanzate ipotesi di revisione
totale del sistema di depurazione: Comuni e Comunità montana hanno
quindi chiesto all’Acea di ipotizzare soluzioni complessive da presentare alla
Regione per il possibile finanziamento.
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Il Consiglio ha discusso anche della gestione dei trasporti
pubblici e ha provveduto ad alcune variazioni di bilancio
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La Comunità montana
delle valli Chisone e
Germanasca, nella seduta del 27 novembre, ha
nominato il difensore civico dopo che, nella seduta precedente, si era
fissato il suo compenso
nella misura di 640.000
lire mensili. Tra i due
candidati, Carmelo Gurrieri e Danilo Massel, entrambi in possesso dei titoli richiesti, la preferenza è andata a cfuest ultimo, votato alTunanimità
dai 36 presenti.
Alcune perplessità sono state invece espresse
riguardo all’accordo di
programma tra la Provincia di Torino e la Comunità montana per l’organizzazione e la gestione
dei trasporti pubblici locali, su percorsi interni al
territorio e poco redditizi; si tratterebbe delle linee Perosa-Prali, Pramollo-Villar Perosa, Perosa-Villar Perosa, più altre linee minori all’interno dei Comuni. Per questi servizi, la Provincia
assicura un contributo di
727 milioni. Il progetto è
- E Eco DELLE Valli Aàldesi
Pinerolo approva il «Piano»
La collina è un
bene ambientale
PAG. 13 RIFORMA
parso interessante, ma
rimane da capire come si
possano armonizzare le
varie esigenze e se in esso sono compresi i trasporti scolastici.
Dopo aver designato
come rappresentanti della Comunità nel Consiglio direttivo dell’ente
Parco vai Troncea, Igor
Bonino, Consuelo Terrier
e Paolo Treves, si è passati all’esame delle variazioni di bilancio per l’esercizio 2000. I gruppi di
minoranza, che per principio non votano né variazioni né bilanci, hanno
chiesto delucidazioni sui
contributi versati: al Comune di Roure, per il riscaldamento dell’ambu
latorio situato nella residenza anziani di Castel
del Bosco; e alla società
«La tuno», che ha la gestione di «Scopriminiere», per i danni provocati
dall’alluvione. Senza togliere nulla alTutilità degli interventi, si chiedeva
di fissare in modo preciso
e inequivocabile le modalità con cui si elargiscono
fondi agli uni piuttosto
che agli altri. Il presidente
della Comunità montana,
Roberto Prinzio, ha proposto allora di regolare
tutta la materia nominando in una prossima
seduta un’apposita commissione, nella quale siano rappresentati tutti i
gruppi del Consiglio.
Dopo un lungo iter e
una presentazione preUminare alla popolazione
avvenuta alcuni mesi fa
il Piano particolareggiato
esecutivo della collina di
Pinerolo e la relativa variante al Piano regolatore approvato nel 1995 è
approdato recentemente
in Consiglio comunale
dove è stato approvato
alTunanimità.
«La collina - ha spiegato il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero - rappresenta un bene ambientale tra i più significativi e
caratteristici per la nostra
città. L’approvazione del
Piano permette il raggiungimento di uno degli
obiettivi principali della
nostra amministrazione».
Quello approvato è in
effetti la revisione, così
come aveva richiesto a
suo tempo la Regione, di
un primo Piano particolareggiato, preparato dagli architetti Enrico Cellino e Giuseppe Sutti, che è
stata condotta dalTarchitetto Bianco di Torino. La
revisione si basa, dicono
in Comune, sulla «tutela
del patrimonio ambientale-paesaggistico e storico-architettonico dell’area collinare, ridefinendo
NELLE CHIESE VALDESI
le capacità insediative
ma anche fissando criteri
di conformità per quanto
riguarda le ristrutturazione». Rispetto al Piano
presentato nel ’95, nel
nuovo piano sono state
individuate «delle subaree di differente destinazione e capacità insediativa» ed è previsto il completamento delle aree a
villini al villaggio Belvedere, in via Trombetto e
in via delle Vigne. «In totale - dice l’assessore all’Urbanistica, Flavio Fantone - si presentano 223
nuovi vani residenziali di
cui solo 120 in fabbricati
nuovi e i rimanenti in
fabbricati ampliati».
Nel corso della stessa
seduta il Consiglio ha approvato anche alcune variazioni al Bilancio tra cui
l’integrazione di 500 milioni alle previsioni di
spesa per il 2000 a seguito
degli interventi condotti
per l’emergenza legati
all’alluvione di ottobre. Il
Consiglio ha poi anche
deciso il finanziamento,
attraverso l’accensione di
un mutuo per 400 milioni, dei lavori di completamento e di arredamento
della sala consigliare e
dell’Ufficio anagrafe.
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500 milioni non sono briciole. Ammonta a questa
somma davvero considerevole l’avanzo di amministrazione del Comune di Villar Pellice posto in discussione nella seduta del Consiglio comunale di mercoledì 29 novembre. Una cifra da gestire nel 2001 e che
arriva dalle amministrazioni precedenti. «Negli anni
passati - dice il sindaco. Bruna Frache - c’è stato questo accumulo nelle casse comunali: eppure il Comune ha fatto il suo dovere e tutte le opere sono state
portate a termine. Probabilmente nei mandati dei
miei predecessori erano più elevati i trasferimenti
dallo stato e dagli enti superiori».
L’avanzo di amministrazione approvato mercoledì
sarà destinato alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e dei fabbricati del Comune, che
si doterà di nuove attrezzature per gli uffici. «Da dicembre - spiega Bruna Frache - è iniziata la convenzione con il Comune di Torre Pellice per la gestione
associata delTufficio tributi; servono nuovi computer
anche per l’ufficio tecnico». Un’opera importante
sarà la realizzazione di un parcheggio in viale I Maggio con Tutilizzo di un terreno già acquisito dal Comune e destinato a tale scopo. Lungo la strada ci sarà
il ripristino del marciapiede e l’operazione di cura
dell’alberata. Anche le aree verdi del Comune hanno
bisogno di una ripulita con la sistemazione delle giostre e delle altre attrezzature per bambini.
L'alluvione a Bobbio Pellice
8 miliardi di danni
.Ammonta a circa 8 miliardi la somma dei danni lamentati nell’intero comune di Bobbio Pellice a seguito delTalluvione del 15 ottobre; un miliardo solo nella Comba dei Carbonieri a cui andrebbero aggiuriti i
300 milioni stimati nel tratto di Villar Pellice. Le cifre
sono state esposte lo scorso martedì dal sindaco, Aldo Charbonnier, durante il Consiglio comunale. I
problemi sono su diverse zone, con erosione di protezioni, frane e smottamenti che hanno coinvolto
anche la viabilità locale ma, per quanto riguarda il
pronto intervento che lo stato aveva autorizzato con
apposita ordinanza del ministro degli Interni, la cifra
è assai più contenuta, poco meno di 90 milioni.
E questa cifra è risultata la più significativa delle
Variazioni di bilancio approvate dai consiglieri, con
Un’astensione e due voti contrari. Sempre nelle variazioni di bilancio sono stati inseriti in entrata 35
niilioni dalla Regione a parziale copertura dello studio geologico che precede alcune modifiche al piano
regolatore e 65 milioni che l’amministrazione si
aspetta dal Bacino imbrifero. «C’è un impegno scritto in tal senso?», ha chiesto la minoranza. «No, ma è
quello che tocca a Bobbio sulla base della delibera di
questo Consiglio che ha chiesto al Bim il 22% del totale spettante alla vai Pellice», ha ribadito il sindaco.
Per il resto il Consiglio ha approvato con una astensione un ordine del giorno promosso dall’Ordine degli
avvocati per il mantenimento degli Uffici giudiziari a
Pinerolo, mentre ha rinviato a data successiva la proposta di adesione all’associazione Espaci Occitan.
Riunione del Consiglio comunale
Alluvione: ecco i dati definitivi
DAVIDE ROSSO
Riunione tranquilla
quella del Consiglio
comunale di San Germano tenutasi il 28 novembre. Tra i punti alTordine
del giorno alcune variazioni di bilancio e la relazione definitiva sui danni
dovuti all’alluvione di ottobre. Il conto definitivo
fatto dall’amministrazione parla di 317 milioni
di interventi compiuti
dal Comune per i soli lavori di prima emergenza
mentre ammontano a più
di 1,5 miliardi i fondi necessari per i lavori definitivi di messa in sicurezza,
di pulizia e rifacimento
delle arginature lungo il
Chisone e il Risagliardo e
il consolidamento delle
sponde franose. Sul versante dei privati la ditta
marmi Ricci ha dichiarato 378 milioni di danni e
il ristorante ex Malan di
ponte Palestre 150. Ingenti anche i danni ripor
tati nel settore agricolo
per i quali è ancora in
corso la raccolta delle dichiarazioni.
Al termine della seduta
del Consiglio il sindaco,
Clara Bounous, ha posto
sul tavolo anche la situazione della viabilità cittadina profondamente toccata dagli stravolgimenti
portati soprattutto dal
crollo dei ponti sul Chisone. «Vista la situazione
di aumento del traffico ha detto la Bounous - e
soprattutto di difficoltà di
fermata per i pullman nel
cosiddetto piazzale Widemann, all’ingresso del
paese, abbiamo proceduto a stipulare una convenzione con la ditta Tfc,
proprietaria dell’area, per
l’acquisizione del piazzale da parte comunale e
proceduto a vietarvi la
sosta alle auto. In questo
modo ci auguriamo che il
piazzale possa essere utilizzato con più facilità dai
mezzi pubblici favorendo
il servizio ai cittadini».
Problemi anche con l’arco che sovrasta la provinciale nella parte alta dell’abitato di San Germano.
«In questo periodo di
continui lavori sul Chisone - ha detto ancora la
Bounous - la strettoia e
soprattutto la scarsa altezza del “portico” rappresenta un problema a
cui bisogna trovare una
soluzione. Nonostante i
cartelli posti all’inizio del
paese, che indicano chiaramente l’altezza del passaggio, molti mezzi continuano a transitare e
spesso “toccano” il portico procurando danni all’immobile». Diverse le
soluzioni proposte, dall’installazione di bande
rumorose per rallentare
la velocità al controllo
più assiduo dei mezzi in
transito; l’impressione
però è che Tunica vera
soluzione sia il ritorno cdla normalità della viabilità sulla provinciale.
COORDINAMENTO ATTIVITÀ SCOUT — Il gruppo
dei piccoli di Torre Pellice si ritrova il 9 dicembre,
alle 16,30, alla Casa unionista. Il gruppo dei Piccoli di Pinerolo-Pomaretto si ritrova il sabato 16 dicembre, alle 16,30, a Pomaretto. I medi si ritrovano anche loro il 16, alle 16,30 a Pinerolo.
CASA DELLE DIACONESSE — Dall’11 dicembre al 2
gennaio, mostra-mercato dei lavori delle ospiti.
ANGROGNA — Il giovani visiteranno le persone anziane sabato 16 e domenica 17 dicembre.
BOBBIO PELLICE — Domenica 17 dicembre, alle
10,30, nel tempio, culto con la partecipazione dei
bambini della scuola domenicale e i ragazzi del
precatechismo. Alle 12,15, nella sala delle attività,
pranzo comunitario con la partecipazione di
scuola domenicale, precatechismo, catechismo e
comunità tutta. Prenotazioni presso Jeanne Charbonnier {tei. 0121-957902) entro il 14 dicembre.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico martedì
12 dicembre, alle 20,45. Riunioni quartierali: giovedì 14, alle 20,30, a Fondo San Giovanni, venerdì
15 agli Airali, martedì 19 dicembre alle Vigne.
PERRERO-MANIGLIA — Riunioni quartierali: martedì 12 dicembre, alle 20,30, alTEirassa, mercoledì
13, alle 14, alle Grangette.
POMARETTO — Venerdì 15 dicembre, alle 16, culto
al Centro anziani. Riunioni quartierali; giovedì 7
dicembre, alle 15, all’Inverso Paiola.
FRALI — Riunioni quartierali: martedì 12 dicembre,
alle 20,30, a Ghigo, mercoledì 13, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Riunioni quartierali: martedì 12 dicembre, alle 20, al presbiterio di Ruata, giovedì 14
dicembre, alle 20, al museo dei Pellenchi.
PRAROSTINO — Domenica 10 dicembre, alle 10, nel
tempio di San Bartolomeo, assemblea di chiesa
per la nomina del nuovo pastore; è necessario che
sia presente la maggioranza dei membri elettori.
RORÀ — Giovedì 14 dicembre terza riunione quartierale alle Fucine. Domenica 17 dicembre, alle
14,45, recita della scuola domenicale e distribuzione dei doni natalizi.
SAN SECONDO — Mercoledì 13 dicembre, die 20,30,
incontro di studio biblico sulla II lettera ai Corinzi.
TORRE PELLICE — Domenica 10 dicembre, alle 15,
alla Casa unionista, incontro organizzato dall’Unione femminile con il past. Bruno Rostagrio, che
parlerà su «La verità e le religioni». Riunioni quartierali; venerdì 8 dicembre agli Appiotti, martedì 12
dicembre ai Simound, mercoledì 13 ai Chabriols.
Lunedì 11 dicembre studio biblico, aUe 20,45.
VILLAR PELLICE — Domenica 10 dicembre bazar
prenatalizio organizzato dall’Unione femminile,
dalle 9 alle 10,30 e dalle 11,30 alle 17,30. Domenica 10 dicembre, alle 10,30, culto in francese, alle
20,30, culto serale. Martedì 12 dicembre, riunione
quartierale alla borgata Garin. Venerdì 15 dicembre, alle 20,45, «Villar canta», concerto con la
scuola domenicale e la corale di Bobbio-Villar.
VILLAR PEROSA — Giovedì 14 dicembre, alle 14,30,
riunione alle Chianaviere; alle 16,30, visita agli
ospiti della comunità alloggio «La duo valadda» a
Grange, con breve culto e cena del Signore. Prossimo incontro dell’Unione femminile lunedì 18
dicembre, alle 15.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 7 a Morasso e mercoledì 13 a Trussan, entrambe alle 20.
Acquedotto di San Germano
Manutenzione Acea
Decisione del Consiglio comunale di San Secondo
Agevolazioni per le periferie
In tempo di Consigli
comunali anche San Secondo ha avuto il suo, lo
scorso giovedì 30 novembre, con una seduta dal
clima particolarmente
tranquillo. AlTordine del
giorno, oltre all’approvazione di un’ulteriore variazione di bilancio, vi
erano pochi punti. Gli
amministratori comunali
hanno discusso del progetto di individuazione
del territorio: consiste in
una richiesta per le varie
frazioni sparse del comune, e di conseguenza meno agevolate nei servizi
rispetto a chi abita nel
centro del paese o nell’immediata periferia, per
poter accedere ad un’agevolazione di costi per
la realizzazione della for
nitura del riscaldamento
a gas metano. Si è poi
parlato della necessità di
un censimento delle strade del comune, progetto
che ha riscosso una certa
soddisfazione anche da
parte della minoranza.
L’intenzione espressa è
di far cancellare dalla
mappatura stradale le vie
che non vengono più utilizzate come passaggi comunali e che possono ormai essere ritenute come
strade cadute in disuso;
in seguito si prevede di
andare ad individuare le
nuove strade che nel frattempo sono diventate di
fatto pubbliche.
«Non è mancato in
questo Consiglio comunale, naturalmente, l’argomento alluvione, che
tra l’altro ha coinvolto il
nostro Comune in modo
particolarmente grave spiega il sindaco, Luciano
Martinat -. Con il Magistrato del Po abbiamo finalmente concordato la
sistemazione e la pulizia
dell’alveo del torrente
Chisone a Miradolo che
sarà effettuata entro brevissimo tempo; il letto del
fiume verrà liberato dalla
massa di detriti rimasti
dopo la piena; per quanto
riguarda invece il ponte
sul Chisone, la cui chiusura sta provocando al
traffico non pochi disagi,
non abbiamo notizie certe; ci auguriamo che la
prossima settimana venga approvato in sede provinciale il progetto per la
sua ricostruzione».
Così come era nell’aria
ormai da tempo sarà il
consorzio Acea a curare
la manutenzione dell’acquedotto di San Germano. «Recentemente abbiamo chiesto alTAcea ha detto il sindaco, Clara
Bounous, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale - un preventivo per
il 2001 in questo senso.
Questo non significa che
la gestione passerà nelle
mani del Consorzio, come qualcuno paventava
in paese, ma semplicemente che questo si occuperà della manutenzione dell’impianto».
In effetti l’acquedotto
sangermanese in quest’
ultimo anno ha dato non
pochi grattacapi alTamministrazione della citta
dina sia per le frequenti
perdite sia per la necessità di pulizia delle vasche e delle prese e infine per la necessità di clorazione sopraggiunta soprattutto nel periodo
dell’emergenza alluvione. «Avere un contratto
di manutenzione con
TAcea - dice ancora la
Bounous - ci garantisce
maggiore tranquillità anche sul controllo delle
acque oltre a permettere
al personale comunale di
dedicarsi ad altre incombenze». Il preventivo
presentato dalTAcea al
Comune è di 33 milioni
annuali e prevede ovviamente solo la manutenzione ordinaria dell’impianto con la pulizia,
ogni 4 mesi, delle vasche.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle vao.i moEsi
VENERDÌ 8 DICEMbbJ
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SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Ancora un successo (62) nel campionato under
19 per la squadra All stars
Piemonte formata da atleti del Valpellice, dell’Aosta e del Torino. Domenica scorsa a Pinerolo,
i ragazzi di Da Rin hanno
superato il fanalino di coda Vipiteno per 6-2. Male
invece le ragazze che in
serie A sono state battute
11-0 a Bolzano e i giovani dell’under 16 sconfìtti
per 11-1. Pareggio infine,
per 3-3, dell’under 14 del
Valpellice opposta ai
Draghi Torino.
Il fine settimana offrirà
dunque ai pinerolesi la
opportunità di provare
questa disciplina sportiva, relativamente nuova;
in marzo, a Pinerolo, vi
saranno prove di coppa
Italia di questa specialità. Per questa prima
iniziativa sono stati invitati gli esponenti del comitato olimpico torinese: le persone interessate
possono iscriversi telefonando allo 0121-932844,
dalle ore 14 alle 18.
VOLLEY
VERSO TORINO 2006
Il palazzetto del ghiaccio di Pinerolo sarà sede,
nel fine settimana dell’810 dicembre, di una «Tre
giorni di curling» ai quali
parteciperanno per una
serie di corsi di conoscenza e formazione ragazzi delle scuole di primo e secondo grado e i
«ragazzi del 2006» per un
primo approccio con la
specialità in vista del loro impegno come volontari durante le olimpiadi.
Il Body Cisco Pinerolo
esce sconfitto, per 3-2,
dalla trasferta di Milano
con l’Asystel; in classifica
i pinerolesi salgono a 13
punti. Nell’under 15 femminile il 3S Luserna ha
superato il Villar Perosa
per 3-0 mentre il 3S Pinerolo ha battuto il Piossasco per 3-1. Ha vinto, al
tie break, anche l’under
20 del 3S Pinerolo, opposta al Valli di Lanzo,
mentre nel campionato
under 15 maschile il 3S
Pinerolo è stato battuto
per 3-0 dal Val Susa.
Villar Perosa
Tango
argentino
Prende il via sabato 9 dicembre, a Villar Perosa,
una serie di concerti organizzati dall’associazione «Divertimento» col
patrocinio del Comune e
della Regione Piemonte.
Il primo appuntamento è
previsto per le 21,15 di
sabato nel tempio valdese. Alla ribalta il duo «Artango», Fabrice RavelChapuis (pianoforte) e
Jacques Trupin (bandoneon), alle prese con
«Tango argentino e nuovo tango»; l’ingresso costa, intero, L. 15.000 e ridotto 10.000.
I due interpreti eseguono dei tanghi di loro
composizione, una musica che trascina la tradizione popolare sulle
tracce della creatività
contemporanea. Tra il
pianista e il bandoneista
si instaura una comunicazione fatta di esitazioni, scatti improvvisi e
languidi lamenti.
Presentato a Pinerolo l'ultimo libro dello scrittore
La Torino nebbiosa di Farinetti
Gianni Farinetti, braidese di nascita,
torinese di adozione, ha presentato la
scorsa settimcma a Pinerolo, nella sala
incontri della libreria Volare il suo ultimo romanzo «Lampi nella nebbia»,
edito come i precedenti da Marsilio.
L’autore, che non vuole essere considerato «giallista», anche se nelle trame
dei suoi romanzi la tensione è molto
vicina a quella del genere giallo, propone personaggi, situazioni, intrecci, ai
quali fa da sfondo in questo romanzo,
ancor più che nei due che lo hanno
preceduto, Torino, con le sue molte
facce, i suoi tanti cliché, la sua nebbia.
Rispondendo alle domande del numeroso pubblico che lo ha accolto, lo
scrittore piemontese, già vincitore di
vari premi letterari e tradotto in molti
paesi europei, ha messo in luce che in
«Lampi nella nebbia» prosegue il suo
percorso letterario alla ricerca di descrizioni sempre più accurate e visive,
mediate in parte dalla sua esperienza
come sceneggiatore, che sostengono e
accompagnano gli amori impossibili
dei tanti personaggi, le loro passioni,
con particolare attenzione alla generazione alla quale lo stesso Farinetti appartiene, quella dei quarantenni.
Pomaretto
iatutela
del patuà
«Ricordate qualche
sensazione particolare
della vostra infanzia? Rumori, odori, sapori? Sareste disposti a raccontarci
qualcuna delle vostre
esperienze, magari in patuà?». L’invito proviene >
dagli «Amici della Scuola
latina» che, in collegamento con la scuola elementare di Pomaretto e
il Centro culturale valdese, nell’ambito del progetto «La biblioteca del
patuà», organizzano un
laboratorio sul tema: «La
nostra infanzia e quella
dei nostri nonni, un rapporto diverso con i luoghi e con il tempo».
L’incontro si terrà alle
16,15 del 16 dicembre
all’Eicolo grande di via
Balziglia 46, a Pomaretto,
e tutti gli interessati possono avere maggiori informazioni contattando
direttamente Ebe Balma
(tei. 0121-82505) o Graziella Tron (tei. 0121201796). Il laboratorio si
propone di raccogliere
testimonianze orali e
scritte in patuà riguardanti il lavoro agricolo e
quello nelle miniere, per
organizzare possibilmente una recita e comunque essere usate
nelle scuole. «Il nostro
obiettivo - dicono gli organizzatori - è quello di
valorizzare la parlata locale nei casi in cui sia già
conosciuta e di renderla
attraente per ehi non ha
familiarità con il patuà.
Se vi sentite coinvolti e
volete conoscere meglio
il progetto, accompagnate i vostri figli o venite
con qualche conoscente
il 16 all’Eicolo grando».
POSTA
Lo stato
dei torrenti
A seguito dell’articolo sul bollettino regionale del Wwf Piemonte
dell’ottobre 2000 riguardante il
progetto di canalizzazione dell’acqua del torrente Rio Comba in alta
vai Pellice, vorremmo segnalare gli
analoghi pericoli che corrono anche altri torrenti situati nella provincia di Torino (soprattutto in vai
Chisone), e di conseguenza la minaccia della scomparsa di questi
ecosistemi torrentizi (per non dire
dello scempio paesaggistico).
Vorremmo anche segnalare l’uso
indiscriminato che si sta facendo,
in questi ultimi anni, delle piste
agro-silvo-pastorali. In base alla
legge regionale 45 del 9 agosto
1989, qualora vi fosse la presenza
di aziende agrituristiche lungo il
percorso delle suddette piste ne
viene consentito l’uso a tutti i
clienti occasionali di dette aziende.
Si viene così a creare una situazione a dir poco spiacevole, soprattutto nelle domeniche di bel tempo e nei mesi estivi, poiché si è costretti a vedere luoghi di sicuro interesse paesaggistico e naturalistico trasformati in parcheggi occasionali. Esempio lampante di questa situazione è la conca del Pra situata nel Comune di Bobbio Pellice, servita dal 1991 da una pista.
Ricordiamo inoltre che nel giorno di Ferragosto, a Villanova (ultima località raggiungibile su strada
asfaltata) erano presenti circa 630
autovetture, e ciò significa che alla
conca del Pra vi erano oltre 1.200
persone arrivate a piedi, mentre le
poche persone che hanno acquistato qualche genere alimentare
all’agriturismo hanno potuto arrivarci in auto. Con questi dati è
quindi facile capire che la possibilità per alcuni di raggiungere il posto in auto o con altri mezzi di trasporto motorizzati sia una presa in
giro nei confronti di coloro che lo
raggiungono camminando.
Il problema dell’affollamento di
automezzi nei giorni estivi riguarda ovviamente anche altri luoghi
della nostra regione di indubbia
bellezza serviti da strade carrozzabili e quindi transitabili da chiunque. A nostro parere, almeno per i
giorni di più alta affluenza andrebbe garantito un servizio navetta dal fondovalle a detti luoghi.
Eros F. Accattino
responsabile Wwf pinerolese
m Malati psìchici
A nome del gruppo Diapsi vai
Pellice ringrazio il pastore Piero
Bensi per l’intervento sulla malattia mentale durante il culto evangelico del 12 novembre alla radio
(pubblicato poi sul numero 44 di
Riforma), nel quale ha messo in
evidenza le situazioni precarie in
cui vivono molti malati psichici,
spesso abbandonati a se stessi o
ospitati in strutture non idonee a
seguirli e a favorire il loro reinserimento nella società.
La nostra associazione composta da familiari di malati psichici
denuncia da vent’anni, a livello
nazionale, regionale e locale, le
carenze nell’assistenza psichiatrica che ricadono su tutti i malati,
anche su quelli che vivono in famiglia, senza ottenere risposte
adeguate a permettere una qualità
della vita dignitosa sia alle persone sofferenti, sia alle persone che
si prendono cura di loro. Sono
state emanate leggi che hanno
permesso ai familiari di avere un
filo di speranza, ma sono rimaste
in gran parte sulla carta. I fondi
destinati alla psichiatria che dovrebbero rappresentare il 5% della
spesa per la Sanità, sono ben lungi
dal raggiungere questa percentuale, con la conseguente carenza di
personale, strutture e occasioni
riabilitative come i centri diurni. I
malati sono così spesso «dimenticati» finché non sopravviene una
crisi che necessita di un trattamento sanitario obbligatorio,
traumatico per tutta la famiglia,
durante il quale il paziente viene
sedato con gli psicofarmaci, somministrati in dosi sempre maggiori a ogni nuovo ricovero.
Le famiglie (considerando che
suppliscono lo stato per l’80-85%
delle cure e dell’assistenza) non
sono sostenute finanziariamente
ma, fatto ben più grave neanche
psicologicamente, avrebbero bisogno di appoggio psicologico al
fine di reggere la convivenza difficile con il congiunto ammalato.
Dovrebbero poter fruire di periodi
di sollievo da trascorrere senza la
responsabilità dell’assistenza, per
recuperare le forze e non soccombere al disagio e alla sofferenza. I
genitori vorrebbero che il figlio
fosse avviato a un distacco graduale dalla famiglia, sia psicologico sia materiale, che gli conceda
di acquisire una certa autonomia,
per cui abbia minori difficoltà
quando essi verranno a mancare.
Nel convegno sulla malattia
mentale di Pinerolo del 24 e 25
novembre sia il vescovo che il
professor Ermanno Genre, hanno
detto che le chiese si sono finora
ben poco occupate della sofferenza psichica e hanno espresso la loro solidarietà e comprensione alle
famiglie. Le chiese sarebbero
un’importante risorsa se aiutassero sia i malati, sia i familiari a superare l’isolamento e la solitudine
con l’ascolto e la comprensione e
cercando di coinvolgerli nelle varie attività delle comunità. È importante anche che i membri di
chiesa aderiscano alle associazioni che si occupano di disagio, offrendo la loro collaborazione.
I gruppi che svolgono attività
per il tempo libero devono trovare
il modo di accogliere i malati con
comprensione e amicizia. È necessario reperire ditte che inseriscano
i malati per qualche ora nella loro
attività. Ognuno può dare il suo
contributo per compiere un passo
avanti verso una migliore qualità
della vita delle persone più deboli
e dei loro familiari.
I APPUNTAMENTI
7 dicembjre, giovedì
TORRE PELLICE: Allá bièlioteca della Casa valdese,
per l’Unitrè, concertò di Marco Armòni, flauto traverso, e Silvia Pinamonti, pianoforte; musiche di Mozart,
Stamitz, Bach, Vivaldi.
' 8 dicembre, venerdì
PINEROLO: Fino a domenica 10 dicembre, nei locali dell’ex caserma Fenulli, gran bazar a cura della
Lega nazionale per la difesa del cane.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, alla palestra comunale, concerto dell’orchestra di Givoletto.
TORRE PELLICE: Nelle vie del paese fiera autunnale e mercatino dei prodotti naturali.
9 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21, concerto di beneficenza in favore dell’ospedale valdese,
«Due bande e una corale», con la banda musicale di
Torre Pellice, la banda Ana di Pinerolo, Schola cantorum San Martino.
VILLAR PEROSA: Alle 21,15, nel tempio valdese,
concerto di Natale.
PINEROLO: Sotto i portici blu, i ragazzi del «Leo»,
Lions Club di Pinerolo, offrono i tradizionali vasi di
stelle di Natale, pro Lega per la difesa del cane.
PRAGELATO: Gara regionale di sprint in notturna,
di sci di fondo.
TORRE PELLICE: Alla Casa delle diaconesse, dalle
14 alle 18 di sabato, e dalle 10 alle 18 di domenicalO,
«Shiatsu: il tocco come via alla riscoperta della nostra
sensibilità primordiale», con Daniele Bellore.
TORRE PELLICE: Dalle 14,30, a villa Elisa, pomeriggio di solidarietà per le attività dell’Ywca-Ucdg.
SAN SECONDO: Alle 21, nel tempio, concerto del
coro «Gli amici di Giò» e della corale di San Secondo a
favore delle famiglie alluvionate.
10 dicembre, domenica
BRICHERASIO: Dalle 14, «Natale in allegria», gara
di addobbi natalizi a squadre, ritrovo all’ufficio turistico. Alle 17, presepe nell’atrio comunale.
PINEROLO: Nel centro storico, folletti, dolciumi,
panettone, caramelle, goffri; replica il 17 dicembre.
11 dicembre, lunedì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca del
Centro culturale valdese, Alberto Corsani propone, di
John Michael Coetzee, «Vergogna».
12 dicembre, martedì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Galleria civica, incontro su «Goya, Caravaggio e Pollock», tre poeti per
tre pittori, poesie e diapositive a cura di M. Tosco.
14 dicembre, giovedì >
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, per
l’Unitrè, conferenza della prof.ssa Anna Maria Albani,
su «L’arte e la cultura nel regno di Napoli» (1° parte).
15 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca della
Casa valdese, per la Val Lucerna, Alessandro Barbero
parlerà su «Carlo Magno».
PINEROLO: Al Centro sociale di via Michele Bravo,
incontro su «Attori in scena».
16 dicembre, sabato
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, la compagnia «Isole comprese teatro», presenta «Bunker»,
ingresso lire 15.000, ridotto^ lire 12.000, abbonamento
quattro spettacoli lire 40.000.
PINEROLO: Alle 17, alla libreria Volare la pastora
Giovanna Pons e la giornalista Stefanel Campana
presentano il libro «Sguardi di donne» di Piera Egidi.
Sarà presente l'autrice.
23 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle 20,45, concerto
natalizio, con la corale di Torre Pellice, il coretto e la
corale di Perrero-Villasecca. Offerte a favore del restauro dell’organo della chiesa di Torre Pellice.
SERVizr^
guardia ly^c
■notturna, prefesti^^
telefono 800-2331 Vt
GUARDIA FAE
(turni festivi con orS
DOMENICA 10 DICEli
Bricherasio: Ferraris. J
Emanueie 83/4, tei. 5977]
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via Umberto 11, tei. 8351
Pinerolo; Nuova - b.gjj
Lazzaro, tei. 377297
SERVIZIO ELIA!
telefono 118
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TORRE PELLICE;
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programma giovedì^
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Terza vittoria consecii
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Valpellice per 5-3.
Una pubblicazione del Centro culturale valdese
Esce l'«alfabeto evangelico»
Bianca. Genre
responsabile Diapsi (difesa ammalati psichici) vai Pellice
L’accoglimento dei visitatori e il loro
accompagnamento nei musei e nei
luoghi storici valdesi sta diventando
uno dei compiti più impegnativi per il
Centro culturale valdese. Sia per il numero dei visitatori (190 scuole nell’ultimo anno), sia per la loro varietà (giovani, adulti, stranieri che vanno dai luterani tedeschi agli avventisti giapponesi) ma soprattutto per un progressivo
spostamento dell’interesse, i valdesi
non sono più soltanto una minoranza
con una lunga storia di persecuzioni:
di loro si vuol comprendere l’identità
di fede. Di qui la necessità di una grande attenzione al materiale offerto e soprattutto alla preparazione delle guide
per le quali non basta possedere una
buona informazione, storica e teologica; bisogna essere in grado di entrare
in sintonia con le diverse mentalità dei
visitatori e anche di rispondere alle domande più disparate, dalla ragazzina
che vuol sapere cosa ne pensiamo
sull’aldilà all’insegnante convinto che
ormai con l’ecumenismo tutte le religioni sono più o meno uguali.
Di tutto questo si è discusso sabato 2
dicembre alla biblioteca della Casa valdese, in un incontro nel quale il past.
Giorgio Tourn e l’editore Riccardo Lorenzino hanno presentato una novità
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Drizzo
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assoluta, che farà discutere; un#
scolo, per la prima volta rivoltosi
gazzi delle scuole, costruito coW®
«alfabeto evangelico», dove coni®
grazione di testo e immagine ci si?
pone di presentare alcuni fondami
li concetti della fede evangelica, coi
linguaggio che tenga conto del
messaggio religioso che i
vono nella società italiana e cattoU
Toti Rochat, dell’ufficio «H bai“
ha ripercorso le tappe fondatila
che si seguono, ormai da 9 unnii
preparazione delle guide: un ano
ritorno continui tra informazionei
dio e discussione delle domanoa
sorgono durante le visite, intervis
pastori per verificare le diverse
ste teologiche, aggiornamenti p
ci, necessità di approfondire il
stantesimo del ’900. Infine, j,
aspetti più impegnativi di
vità è rendere attiva la visita
6 Lu
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scuole; un’accompagnatrice dei^
pi, Nicoletta Favout, ha illustrât
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esempi di un progetto di
che stimoli il lavoro degli
prima e dopo la visita e favori»^
partecipazione dei ragazzi, dalm
che storiche nel museo a gioii
mulazione, sul Rimpatrio 0 sU
scussioni di Chanforan.
15
PAG. 15 RIFORMA
3Ì 8 DICEMBRE 2000
Pagina Dei Lettori ; ^
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Il lezionario « Un giorno, una parola» d ricorda quotidianamente il dono di Cristo
Natale, il regalo migliore
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PAOlOWCCA
r atale, tempo di regali. Si fanno e
, J si ricevono. È una liturgia ricorIrtte orami totalmente secolarizzata,
commercializzata e mercificata fin^’inverosimile, le cui origini tonta„9 e dimenticate sono «il dono ineffaHfle» di Dio (Il Corinzi 9, 15), come lo
chiama l’apostolo Paolo, «dato» all’umanità (Giovanni 3, 16) e «nato da
donna» (Calati 4,4), come Natale ci ricorda- Gesù Cristo, fi Vivente. Va da sé
che il regalo di Natale è lui, non ce ne
sono altri. Quelli che noi facciamo e riceviamo a Natale sono solo il paUido
riflesso, remoto e immemore, di quel
regalo unico, che tutti festeggiano ma
pochi accettano.
Natale, tempo di regali. Quale fare?
Quale offrirsi? C’è un regalo che vale
molto anche se costa poco. Vale molto
non in sé. Non è d’oro, non è d’argento È di carta, carta stampata: ogni giorno la nostra società opulenta ne produce tonnellate su tonnellate, una parte
piccola 0 grande entra anche nelle nostre case, se non ce ne disfacessimo invaderebbe ogni spazio, per questo ci
sono giù nella strada grandi contenitori
destinati a raccogliere per poi distruggere o forse riciclare le montagne di
carta stampata ogni giorno. Il regalo di
cui parlo non vale per la carta, che non
è speciale (vergata o filigranata o patinata) ma semplice, assolutamente ordinaria: vale per il messaggio che contiene e trasmette. La carta è ordinaria*
il messaggio è straordinario .
C’è un regalo che è grande anche se è
piccolo. È grande non per le sue dimensioni che sono ridotte: sta comodamente in una tasca, ancora meglio iti
una borsa, occupa poco spazio, puoi
metterlo dove vuoi, iion è assolutamente ingombrante. È grande per la
promessa segreta che l’accompagna,
una promessa singolare: quella di renderti attento a cose importanti, che
però facilmente trascuriamo nella fretta agitata e un po’ scomposta delle nostre giornate troppo piene e troppo
vuote. È vero che molti nostri contemporanei non desiderano essere resi attenti, così almeno sembra. Preferiscono, si direbbe, distrarsi, passando da
una distrazione all’altra. Tapto che offrire distrazioni è diventato, come si dice oggi, un business, un affare. Il regalo
di cui parto non offre distrazione ma
procura attenzione. Diventare attenti
significa fermarsi un istante, raccogliersi, riflettere, ritrovare il centro e
muoversi in quella direzione. Il regalo,
benché piccolo, è grande perché lo accompagna una grande promessa: quella di orientarti verso il centro.
C’è un regalo che si fa, p si riceve,
una volta l’annoj perché Natale capita
una volta Tanno, ma è come se lo si facesse, e ricevesse, ogni giorno, È come
se ogni giorno una mano invisibile ce
lo offrisse, e noi lo ricevessimo di nuovo. È sempre quello, ma non è mai lo
stesso. È un regalo annuale ma anche
quotidiano. È un po’ come la vita che
ricomincia ogni giorno dopo il riposo e
la pausa della notte. È antico e nuovo al
tempo stesso. Diventa presto familiare
come una presenza fidata, ma molto
spesso riserva sorprese. Belle sorprese.
Non è ripetitivo. Molti regali procurano, sì, un’emozione iniziale, piccola o
grande, una gioia e un moto di gratitudine, ma poi vengono presto, per così
dire, archiviati e persino dimenticati. Il
regalo di cui parto, invece, ha la facoltà
di non farsi dimenticare. È come se si
Fondo Di Solidarietà
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Tonno
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(D. Mazzarella)
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Orizzontali
I Centro Giovanile Protestante di Firenze
6 Luogo di residenza
9 1 discendenti di Abramo,
Isacco e Giacobbe
II Mezza leva
12 Iniziatore del movimento pietista
13 Lamenti... poetici
15 Divinità delle sorgenti
nella mitologia romana
17 Confraternita, associazione
19 Famoso teatro di New
York in cui venne eseguito per la prima volta il
Concerto in Fa di Gershvein
20 Regione della Palestina a
est del Giordano
21 Notabene
23 Tolto, portato via
26 Sigla di Livorno
27 Sigla per indicare una
versione francese della
Bibbia
28 Donna riconosciuta colpevole
29 Un giudice di Israele
30 Misura di capacità citata
nella Bibbia
Verticali
1 Fondatore del Collegio
valdese di Torre Pellice
2 Un profeta delTAnticò
Testamento
La patria di Abramo
Articolo spagnolo
Cancellato, espunto
Cooperazione, lavoro
fatto insieme
Evanescenti, incorporei
Chi ha un incarico di comando
Gli ebrei la chiamano
Torah
Personaggio mitologico
che volò troppo vicino al
sole
16 La prima ripetuta
E’ formata da... minutini
Ha per simbolo chimico
Cs
Riscattò e sposò Rut la
moabita
24 Radio Beckwith Evangelica
25 Preposizione semplice
26 Sigla di Latina
3
4
5
6
7
8
10
14
18
19
22
ricordassi lui di noi, sempre di nuovo,
lungo il filo dei giorni che ci è dato di
vivere. Non solo* dunque, questo regalo è accompagnato da una promessa,
ma con essa accompagna a sua volta
ogni giorno la vita di chi lo riceve.
Qual è questo regalo prezioso ma
non caro, grande anche se piccolo, annuale ma anche quotidiano, sempre
quello e sempre diverso, che è un oggetto ma anche (si direbbe quasi) una
voce, Tinvito a un incontro, l’offerta di
un dialogo? È il lezionario biblico Un
giorno, una Parola 2001 (Ed. Claudiana, £ 12.000). E un regalo che non ci si
stanca mai di fare e di ricevere. Dura
un anno intero e si utilizza ogni giorno.
Ogni giorno ci propone quattro testi biblici, due brevi e due più lunghi, per
nutrire Tanima, allietare il cuore, pungolare Tintelligenza, orientare i passi
della vita, inserirci nella vasta comunione di ascolto suscitata in tutto il
mondo da Dio mediante la sua Parola.
Dall’ascolto può nascere la fede («la fede viene dall’udire», Romani 10, 17), e
dalla fede nasce la preghiera. Così la
Parola diventa dialogo.
Se è vero che il regalo di Natale è
Gesù Cristo e che egli è oggi presente e
operante nel mondo attraverso la sua
parola e il suo Spirito, allora non c è
regalo più consono al Natale che Uri
giorno, una Parola che ci aiuta a far sì
che il Natale, cioè la venuta di Dio nel
mondo e nella nostra vita, non sia soltanto un giorno ma ogni giorno. E bello fare questo regalo ed è altrettanto
bello riceverlo. Chi già la conosce, si
rallegrerà di riceverlo ancora. Chi lo riceverà per la prima volta* è probabile
che gli si affezioni presto e che non lo
abbandoni più. Come non si abbandona un amico fedele.
L'ecumenismo
Una volta, nel leggere let
tere del tipo di quella di Arturo A. Cericola, apparsa sul
n. del 1° dicembre, mi sentivo assalire da una grande
rabbia per la totale mancanza di conoscenze (e di amore
fraterno) che esse rivelavano.
Oggi non provo più rabbia,
ma profonda tristezza e anche pena. Non si può, fratello
Cericola, continuare a parlare di «ecumenismo ambiguo
e irenico» o peggio di «resa
senza condizioni», di «miraggio e illusioni delTecumenismo» in una sorta di «fagocitazione indolore» delle posizioni cattoliche.
Tutti coloro che credono e
operano nel movimento ecumenico non rinunciano affatto alla loro identità né si lasciano «fagocitare» da chicchessia: semplicemente, nella più assoluta chiarezza e
sempre nella limpida affermazione dei propri principi
di fede (ossia in un dialogo
franco e aperto), desiderano
camminare nell’unità e nella
comunione dello Spirito Santo, con reciproco rispetto e
reciproco amore, insieme a
fratelli e sorelle di qualunque
confessione e di qualsiasi diversa opinione, acciocché finalmente «il mondo creda»
(Giovanni 17).
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Visto che è passato un anno e mezzo dall’inizio dell’operazione Eritrea, riteniamo utile ricordarne gli inizi
per quanti si sono aggiunti a
noi dopo quella data. La raccolta di fondi per l’Eritrea è
nata il 20 maggio 1999 quando ci è giunta la notizia di
una iniziativa mista fra il governo eritreo e varie organizzazioni Onlus per venire
incontro ai molti mutilati
vittime di combattimenti e
delle mine in questa guerra
che si eternizza da trent’anni e che solo da qualche mese conosce la cessazione dei
combattimenti.
L’iniziativa vuole trovare
un lavoro compatibile con
le mutilazioni riportate dagli ex combattenti e, fra le
altre, sostiene un certo numero di gruppi che hanrio
aperto delle panetterie in
centri che ne sono sprovvisti e che sono attualmente
in espansione anche per
l’afflusso di profughi dalle
zone di guerra. L’Organizzazione ha fornito le strutture murarie per negozi e
forni, il macchinario necessario e la materia prima per
iniziare il lavoro. Il pastore
Cesare Milaneschi e la signora (ella stessa eritrea)
hanno già inviato del macchinario; noi vogliamo continuare quest’aiuto.
Nel mese di settembre abbiamo raggiunto Tobiettiyo
iniziale dei cinque milioni e
visto l’interesse che Tiiriziativa aveva destato, ricorderete che abbiamo deciso
di puntare più in alto, cioè ai
dieci milioni. A fine ottobre siamo arrivati a quota
9.130.255. Vorremmo sperare di poter inviare la somma
totale come regalo per il primo Natale del nuovo secoloCi volete aiutare? (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN SETTEMBRE-OTTOBRE
£ 300.000: Mirella Argentieri Bein.
£ 100.000: A.C. San Germano; Renata Pons.
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Vittoria Rivoira.
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Imposta bollo: £ 18.000
Spese di ccp: £ 9.000
Incassa: £9.130.255
i POSTA
: I libri scolastici
La discussione sui libri scolastici di storia mi sembra più
una banale occasione per fare sterile polemica pre-elettorale che una questione seria. Giusto per la chiarezza,
assicuro di non essere comunista, di non esserlo mai stato e di simpatizzare ben poco
per questo centro-sinistra
clericale e restauratore, ombra pallidissima del fu Ulivo.
Perché ritengo poco seria
questa polemica? Perché i libri di testo in Italia sono scelti, in ossequio alla libertà
d’insegnamento, dagli insegnanti, previa approvazione
del Collegio dei docenti.
Il mercato oggi offre centinaia di libri di storia, scritti da
autori delle più svariate correnti politico-culturali. Chi
sceglie quel testo fazioso e
non un altro è il singolo docente. Se il centro-destra
avesse voluto davvero aprire
un dibattito serio sulla questione dei libri avrebbe dovuto denunciare direttamente
tutti quegli insegnanti che, a
detta di alcuni, faziosamente
avrebbero deciso di indottrinare i propri alunni in una
certa direzione politica. Questo tipo di accusa, ovviamente, in campagna elettorale
non paga. Ritengo ipocrita
accusare gli autori dei libri di
testo e non gli insegnanti che
in assoluta libertà li scelgono.
Io sono un insegnante di
Italiano e Storia. L’anno scorso ho scelto un testo di Bmno
Mondadori perché mi è parso
il migliore. La casa editrice in
questione è di proprietà di Silvio Berlusconi, il quale, lo assicuro, mi piace anche meno
di Rutelli. Qualche anno fa ho
scelto un testo de «La scuola»,
casa editrice cattolica. Io sono
di fede protestante, ma ho ritenuto valido quel testo e,
non passandomi per la testa
l’idea di indottrinare i miei
alunni, ho optato per quel libro. La scelta e la responsabilità, insomma, sono tutte nostre. Se polemica deve essere,
il Poto abbia il coraggio di attaccare direttamente i docenti
«stalinisti», «marxisti», «antifascisti», eccetera.
Un’ultima considerazione.
Ho il timore che tutta questa
manfrina, oltre ad essere strumentale, stia mirando a mettere sullo stesso piano fascismo e antifascismo. Mi dispiace, ma da democratico
questo discorso non lo posso
accettare. La nostra Costituzione è stata scritta da comunisti, democristiani, laici, socialisti, monarchici e alla sua
base vi è un valore assoluto,
l’antifascismo, che non potrà
essere ignorato perché questo
disturba lo Storace di turno.
Bruno Gambardella
Cagliari
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I cristiani e la
Bibbia in Cina
Leggo sul numero 45, a pag.
4, l’interessante articolo di
Febe Cavazzutti Rossi «Nella
Cina del 2000 i cristiani sono
in crescita costante». A completamento di quanto riportato vorrei segnalare quanto
segue: le Società bibliche collaborano con la Fondazione
Amity fin dal 1987, quando
installarono e avviarono, insieme ad Amity e istruendone
il personale, uno stabilimento
tipografico moderno per rispondere alla grande richiesta di pubblicazioni a carattere scolastico, sanitario e soprattutto di Bibbie. Grazie alle donazioni raccolte negli
anni dai sostenitori delle Società bibliche presenti in tutto il mondo, fra i quali quelli
della Società biblica in Italia,
è stato possibile stampare
e diffondere 25 milioni di Bibbie per le crescenti comunità
cristiane dal 1987 al 2000.
Questi numeri tuttavia non
vogliono assolutamente essere «mediatici» ma solo indicano una realtà che ben conosciamo: «...ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando le Scritture per vedere se le cose stavano così.
Molti di toro, dunque, credettero», Atti 17, 11-12. La diffusione della Parola accompagna la crescita del popolo di
Dio. Per il 2001 è prevista la
diffusione di oltre 3 milioni di
copie di Bibbie, su richiesta
delle stesse comunità cristiane cinesi: chi, anche in Italia,
vorrà rispondere a questa richiesta molto concreta?
Valdo Bertalot
segretario generale della
Società biblica in Italia
FGEI -ASSEIMBLEA TEATRO
«Più di mill« giovedì»
spettacolo teatrale sulle Madri di Mayo. Roma, chiesa metodista (v. Firenze 38)
Oom. 10 dketwbrc - ore 19
16
PAG. 16 RIFORMA
Il i:;:
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L'impegno dell'équipe ecumenica al vertice dell'Onu sui cambiamenti climatici
«Noi del Consiglio ecumenico abbiamo scelto la vita»
MIRJAM SCHUBERT'*
Alla fermata del tram si
nota un gruppo eterogeneo impegnato in una discussione animata: sono dodici
donne e uomini venuti a L’
Aia, nei Paesi Bassi, per assistere alla sesta Conferenza
delle parti alla Convenzionequadro dell’Onu sui cambiamenti climatici. Vengono dalla Germania, dall’Argentina,
dal Canada, dalla Cina, dagli
Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dall’India, dal Kenia, dal
Messico, dalla Russia, dalla
Svizzera e dallo Zimbabwe. Il
tempo uggioso non è riuscito
a scoraggiarli. Il buon umore
è di casa in questo gruppo di
lavoro del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) sui
cambiamenti climatici, anche
se questi cambiamenti e i loro effetti sulla vita delle popolazioni non si prestano molto
al sorriso. Il tram sta portando il gruppo dall’albergo al
Centro congressi.
Un punto di vista
etico e teologico
In programma c’è una manifestazione pubblica presso
la vicina chiesa Zorgvliet. La
delegazione è guidata da David Hallmann, del Canada,
che ci spiega come il gruppo
vede il proprio ruolo: «Il nostro compito è di portare alla
Conferenza un punto di vista
etico, morale e teologico. Le
difficoltà e i problemi possono essere insormontabili in
un’impresa come questa, e
vogliamo portare uña visione
che sia fonte di speranza.
Con l’aiuto di Dio, le cose
possono cambiare».
Il Protocollo di Kyoto
Nel corso della successiva
discussione di esperti, alcuni
membri del Parlamento olandese danno il loro appoggio
unanime al Protocollo di
Kyoto del 1997. In base a tale
documento, i paesi si sono
impegnati a ridurre le proprie emissioni di anidride
carbonica e a fissare degli
obiettivi precisi. All’inizio
della conferenza solo 30 paesi in via di sviluppo avevano
ratificato il Protocollo; i burocrati, i diplomatici e i ministri
stanno ora litigando circa
l’adozione e il varo di questo
strumento.
Elias Abramides, membro
argentino della delegazione
ecumenica, chiede ai parlamentari che cosa proporrebbero per un paese come l’Argentina, schiacciato dal giogo
del debito ma dal quale al
tempo stesso ci si aspetta che
riduca le proprie emissioni di
diossido di carbonio. Anche
su questo i rappresentanti del
mondo politico sono unanimi: è il problema dell’Argentina. I membri del gruppo di
lavoro non possono fare altro
che scuotere il capo.
Anche la signora Nafisa D’
Souza scuote il capo con aria
preoccupata: lavora presso
gruppi autoctoni in India e
impazzisce all’idea che i pae
Veduta della Conferenza In seduta plenaria
si occidentali potrebbero
sfuggire alle proprie responsabilità finanziando programmi di rimboschimento:
«Non posso fare a meno di
pensare a quello che tutte
queste belle parole significano per la gente. E che cosa
succederà se i govèrni e le società pianteranno foreste a
scopo commerciale e se le
popolazioni locali non potranno sfiruttarle?», sbotta.
Per Elias Abramides lo zelo
con cui i paesi occidentali si
sono applicati a ridurre le
proprie emissioni di anidride
carbonica, almeno sulla carta, è un inganno: «Non chiedo molto - dice gli stati potenti devono pensare alle vere poste in gioco di questa
faccenda. Se essi non ridurranno seriamente le proprie
emissioni di gas serra, può
darsi che la Terra sarà condannata».
Fin dal 1988 il Cec segue da
vicino le politiche internazionali riguardanti i cambiamenti climatici. Il suo gruppo di lavoro ha partecipato a tutti i grandi vertici dell’Onu e questo rappresenta
un grosso lavoro. C’è tanta
gente, tante riunioni e tante
decisioni politiche. Al pari
degli altri, Marijke van Duin è
spesso esaurita: «Questo ti
svuota completamente - lamenta bisogna stare attenti
che le cose non vadano troppo lontano. La difficoltà è di
fare piccolissimi passi concreti senza perdere di vista la
totalità del problema».
(Foto Paolo Emilio Landi)
Piccoli passi
Tutti i membri della delegazione fanno questi piccoli
passi nel proprio paese di origine e nelle proprie regioni.
L’importante è che la gente si
renda conto dei cambiamenti
climatici; già si avverte che
qualche cosa è cambiato.
«Abbiamo cominciato con
un’idea soltanto - dice lesse
Mugambi, del Kenia, parlando del lavoro che sta facendo
in Africa -. Ora stiamo organizzando atelier nei villaggi e
la gente impara ad adattarsi ai
cambiamenti, ad esempio costruendo riserve di acqua per
la stagione asciutta».
I segni dei cambiamenti
Per lesse Mugambi uno dei
segni del riscaldamento climatico è lo scioglimento del
cappuccio innevato del monte Kenia. «Possiamo adoperarci per la vita o per la morte
- dice, commentando i negoziati del vertice -. Noi del Cec
abbiamo scelto la vita». Durante il vertice, il gruppo di
lavoro si riunisce quasi ogni
giorno; i membri parlano dei
loro rispettivi progetti, discutono dell’andamento delle
discussioni al vertice, e decidono l’assegnazione dei fondi. Ma c’è sempre tempo per
gli scambi personali e, il giorno di San Nicola, Larisa Skuratovskaya accoglie tutti con
cioccolatini che ha portato
da casa sua, in Russia.
Inoltre i membri della delegazione attingono forze alla
Kloisterkeerk dell’Aia, dove
celebrano un servizio ecumenico insieme ai membri della
chiesa locale e a partecipanti
alla conferenza. Un centinaio
di persone cantano in tutte le
lingue mentre il sermone e le
preghiere sono incentrati sulla creazione di Dio; dopo il
servizio, i membri di chiesa li
invitano a un buffet preparato
secondo principi ecologici,
ma non possono fermarsi a
lungo perché il presidente
della conferenza, anche lui,
dà un ricevimento al quale essi devono partecipare per essere sicuri che la prospettiva
dell’équipe ecumenica sia
ben rappresentata.
Le priorità
Nella seduta plenìiria della
conferenza, la posizione della
delegazione ecumenica viene
esposta dalla pastora Angélique Walker-Smith. Dodici organizzazioni non governative
(Ong) sono state autorizzate
a salire sul palco. Decimo
nell’elenco degli oratori, il
Cec è l’unica organizzazione
religiosa chiamata ad esprimersi. «Mi sento un po’ nervosa», confessa Angélique
Walker-Smith al giornalista
che la sta intervistando alla
televisione. «Siamo convinti
che i negoziati sui cambiamenti climatici dovrebbero
ricentrarsi sulla formula che
risponde meglio ai criteri di
efficacia ecologica, di giustizia, di responsabilità e di rendimento economico, essendo
chiaro che la riduzione delle
emissioni spetta per primi ai
paesi che hanno elevati tassi
di inquinamento per abitante», sottolinea nel suo intervento. E prosegue: «L’intera
umanità è fatta ad immagine
di Dio e secondo la sua somiglianza, e l’intera natura reca
i segni di Dio. L’eredità di Dio
spetta a tutti noi, e tutti noi
vuol dire anche la natura».
I membri della delegazione
ecumenica sperano che il loro
messaggio sarà ascoltato: «Se
non è oggi, sarà domani - dice
Bonnie Wright, dello Zimbabwe, che afferma la sua totale fiducia in Dio -; Dio farà
in modo che imbocchiamo la
buona strada». (cec-info)
* giornalista tedesca
che ha accompagnato
l’équipe ecumenica del Cec
alla Conferenza dell’Aia
Lettera del Cec e della Cicm alla Commissione dell'Onu
I diritti dei migranti nei paesi del Golfo
In una lettera indirizzata a
Gabriela Rodriguez, relatrice
speciale della Commissione
Gnu per i diritti umani dei migranti, il Consiglio ecumenico delle chiese e la Commissione internazionale cattolica
per le migrazioni (Cicm) hanno chiesto all’Onu di aprire
un’inchiesta nei paesi del
Golfo Persico, dove vivono
circa 12 milioni di migranti.
La lettera dice tra l’altro:
«Come Lei sa, molti lavoratori
migranti vivono nei paesi del
Golfo: anche se mancano statistiche precise, si può ritenere che il loro numero si avvicini ai 12 milioni; la maggioranza di loro proviene dall’Asia
del Sud e dall’Egitto. Da rapporti di organizzazioni dei diritti umani, di associazioni di
migranti e di altre fonti, sappiamo che i migranti viventi
nei paesi del Golfo sono con
T:' Provenienti dai vari territori e paesi dell'ex Jugoslavia
140 pastori avventisti riuniti a Sarajevo
Numerosi pastori avventisti del 7° giorno,
provenienti dai vari territori dell’ex Jugoslavia, si sono incontrati per la prima volta dopo
quasi un decennio di guerra etnica e di conflitti nella regione. L’evento, che si è svolto a
Sarajevo dal 19 al 21 ottobre, ha riunito 140
pastori bosniaci, croati, kosovari-albanesi,
macedoni, montenegrini, serbi, sloveni e ungheresi della Vojvodina.
«Questa riunione costituisce un’importante dichiarazione al mondo che ci circonda ha detto Bertil Wiklander, uno degli organizzatori della riunione e presidente della Chiesa awentista nella regione amministrativa
conosciuta come Ted (Trans-European Division) che comprende la Bosnia dimostra
l’unità che tiene insieme gli avventisti nono
stante i confini etnici, politici e culturali. Lo
spirito di amicizia e di amore cristiano durante queste riunioni è stato qualcosa di
straordinario». Gli oratori hanno messo in
evidenza che l’unità della comunità awentista di Sarajevo, che comprende persone con
cultura musulmana, croata e serba, è stata
una dimostrazione potente di unità spirituale in un luogo lacerato dai conflitti.
«Questa riunione è un promemoria significativo di quell’unità spirituale», ha detto Rade Nikulic, un dirigente pioniere nella comunità awentista di Sarajevo. 1 partecipanti
hanno deciso di fare della riunione un evento
regolare. 11 prossimo incontro è in programma a Marusevec, un college awentista in
Croazia, per l’autunno del 2001. (adn)
VENERDÌ 8 DICEMBREjihJ
I
«»I Viaggio nell'Afghanistan dei talebani
«L'Aquila» assediata
della valle del Panjshir
frontati a serie difficoltà. Siamo particolarmente preoccupati dai rapporti che parlano
di sevizie gravi, dell’abitudine
dei datori di lavoro di confiscare i passaporti, e dell’assenza di vie di ricorso adeguate in caso di conflitto tra impiegati e datori di lavoro. (...)
1 lavoratori migranti impiegati come domestici sono
tanto più vulnerabili in quanto, nella maggior parte dei
paesi del Golfo, essi non sono
coperti dalle disposizioni della legislazione del lavoro.
Questo significa che non hanno alcun ricorso legale quando un datore di lavoro esige
che essi lavorino 18 ore al
giorno, sette giorni la settimana. In un mondo in cui i
lavoratori migranti sono confrontati un po’ dovunque a
difficoltà, la situazione nei
paesi del Golfo è particolarmente delicata e merita un’
inchiesta approfondita. (...)
Speriamo che rappresentanti del Suo ufficio potranno
recarsi nella zona per raccogliere informazioni di prima
mano sulla situazione, sia
presso i governi sia presso gli
stessi migranti, al fine di raccomandare poi misure appropriate alla Commissione Gnu
per i diritti umani», (cec info)
Gérard Cardonne, scrittore umanista, membro della Chìt,
Un yìnrtorin/ltn il Uìl fnrUYYì n
protestante dell’Alsazia, ha partecipato a un forum a Dmh(M
capitale del Tagikistan, a nord dell’Afghanistan. Tema de^
rum: «Donne in marcia per l’Afghanistan». Racconta il suo
gio, il forum, le sue visite ai campi profughi e il suo incontro la,
il generale Massoud, capo dei ribelli in guerra contro i tafeW
L’articolo che segue, pubblicato sul giornale «L’Alsace», è
preso da Firn Information n. 202 (ottobre-novembre 2000). .
Traduzione dal francese di ],-j.
GÉRARD CARDONNE
Durante rincontro di
Dushanbe, la tensione
cresceva secondo i rumori
sempre più forti dell’offensiva d’estate dei talebani. Lo
spostamento nella valle del
Panjshir diventava ipotetico.
Una sera arriva la notizia: il
comandante Massoud, «l’Aquila del Panjshir», invia un
elicottero per portare nove di
noi nella «sua» valle. I nove
eletti (afghani, algerini, americani e francesi) firmano un
foglio per assumersi i rischi
dell’operazione.
La mattina del 29 giugno un
vecchio elicottero ci porta
verso la catena innevata dell’Hindu Kouch. Allah è con
noi! Vibrazioni di un apparecchio non più giovanissimo. A
bordo, una certa tensione.
Spettacolo quasi lunario delle
vette. Volo acrobatico di fronte a scogliere vertiginose e attraverso colli stretti. Volo tattico quando l’apparecchio effettua un «touch-down» a Taloquan, per sbarcare rapidamente un mujaheddin. Poi il
tuffo nella valle del Panjshir,
meta della nostra impresa.
Fiume torrenziale che taglia
una valle stretta di 50 a 800
metri tra rive incastrate su oltre 150 km. Piccoli villaggi
dalle case basse fatte con la
terra ocra che li circonda. L’elicottero si posa in uno slargo
verdeggiante dove ci aspettano aicuni veicoli e mucche
pacifiche. Prima impressione
quando salto a terra: il rumore del Panjshir! Pieno di furore, esso racconta l’epopea di
coloro che resistono all’ignominia talebana.
A Bozarak membri del governo Rabbani ci ricevono
nella casa della famiglia di
Massoud e ci accompagneranno, dimostrandoci così
l’interesse che attribuiscono
alla nostra presenza di testimoni. Ci viene concessa libertà totale di circolazione e
di colloqui affinché possiamo
testimoniare poi di quello
che avremo visto sul posto.
Un giovane rifugiato afghanol
Pakistan (Foto Acnur/P.Hin
La vita net Panjshir
Chanunl, ministro dei Rifugiati, ci ringrazia a nome degli
afghani di essere venuti da
paesi lontani, dimostrando
così il nostro attaccamento alla causa afghana. Il nostro
messaggio è una speranza per
la loro lotta e il loro futuro. La
situazione dei rifugiati è allarmante. Nessun riparo, ad eccezione delle tende con temperature di -25° d’inverno e
-h50° d’estate. Quest’inverno
centinaia di bambini sono
morti di freddo. Uno sforzo di
solidarietà è messo m attoi
gli abitanti de! Panjshir, offrendo ad ognuiio una st»
della loro casa. È in corsoi
programma di costruzionei
case di pietra con una soli
stanza. Sul piano alimentali
appare una distorsione tu
l’aiuto fornito a Kabul e quello dato al Panjshir. La soluzione sarebbe di evitare di passa'
re dal Pakistan (...) da dovi
transitano gli aiuti.,Sema
commenti!
Eliaz Zara, ministro dell'Educazione, e sua moglie, mol
to impegnata in questa testimonianza, dichiarano: «L'educazione è la base diunarazione». È una delle prioriti
della resistenza afghana aline di preparare il futuri
istruendo la gioventù chei
costruirà l'Afghanistan.Pel
questo, nei villaggi, nei cani|i
profughi, ci sono scuolepu
ragazzi e ragazze: separati
ma funzionanti. H ci sonoati
ber di apprendistato e diali
betizzazione per le donai
Dato che l’università è stali
distrutta due volte dai talebt
ni, è in corso un progetto!
ricostruzione nel norddeM
valle di un’università perfl
studenti, fra cui 50 ragazze
Henayat, responsabile®
dico dei rifugiati del Panjsjl
presenta la copertura sani^
ria del Panjshir: 3 ospedauj
10 cliniche. Alcuni sono®’
retti da organizzazioni noi
governative (Gng), fra®!
«Médecins sans frontièra
(Msf), Solidarité, «Médeci
du Monde». Le condiziofflO
vita nella valle sono so^ew
a moltissime malattie. E®
dente la mancanza di pe®
naie medico. Un appellò®
ne lanciato alla diaspora:
no attesi donne e uoin®
medici e infermieri.
(I _ cortii«"
e
Usa
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P
P
zi
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c.
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P
il
A
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Una famiglia afghana abbandona la propria casa, in una
nord di Kabul, per sfuggire agli scontri (Foto Acnur/R u