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ECO
»ELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 32 I ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.200 per l’interno Eco e La Luce: L. 1.800 per l’interno | Spediz. abb. postale - lì Gruppo TORRE PELLICE — 7 Agosto 1959
Una copia L i ce 30 / L. 1.600 per l’estero L. 2.500 per l’estero | Cambio d’indirizzo Lire S 0 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Il Protestantesimo nel Brasile
e nell’Arnerica Latina
Mentre a Sào Paulo si tengono le sedute
dell’Assemblea generale riformata, cercliiamo di de'ineare la situazione del Protestantesimo in Brasile, e più in generale
nell’America latina. (I dati li abbiamo desunti dal n. .Slö del Notiziario evangelislico, a cura del Past. A. Ribet, da un articolo di A. Rembao sull’lnternational Review of Missions, gennaio 1957, e dalla
voce Brasilien nell’enciclopedia R. G. G.
19,57).
V'^a anzitutto notato che la separazione
fra Stato e Chiesa, operata nel 1889 all’instaurarsi dell’indipendenza repubblicana,
ner quanto temporaneamente abolita nel
1934, è nuovamente in pieno vigore dal
1946. Quindi, per quanto il paese sia in
graiurssima maggioranza cattolico (il 95%
l irca), regna la massima libertà di culto
c di evangelizzazione. Accanto alla grande
massa cattolica, curata da 7.200 sacerdoti
e religiosi (il che, specie date le enormi
distanze, dà una cura pastorale assai scarsa: un prete ogni 7.000 fedeli circa), e alle
< hiese protestanti e alle sette, si trovano
in Brasile, in seguito alla rivoluzione russa, circa 42.000 ortodossi; e alcuni di questi profughi sono giunti, anche recentemente, al termine di un lungo pellegrinaggio doloroso.
Schematicamente, ecco, molto approssimativa, la situazione religiosa nella confederazione brasiliana:
Cattolici
Protestanti
Buddisti
Ebrei
Ortodossi
ca. 52.000.000
ca. 1.700.000
ca. 152.000
<-a. 70.000
ca. 42.000
E’ un po’ difficile far coincidere le varie
statistiche, e conoscere esattamente come
si compone la percentuale protestante. Comunque, la Chiesa di gran lunga più forte
è quella luterana. La colonia tedesca, stabilitasi in particolare negli Stati meridionali (Rio Grande do Sul, Santa Catarina,
Rio de Janeiro) ha mantenuto una forte
coesione etnica, linguistica, e in buona
parte pure religiosa: si contano oggi circa
740.000 luterani di lingua tedesca (oltre
circa 50.000 luterani americani. Sinodo del
Missouri), i quali specialmente dopo la
seconda guerra mondiale si sono fortemente organizzati, pur mancando ancora
di pastori (172 per 820 comunità); hanno
a Sào Leopoldo una Scuola ed un Collegio teologico, una Casa madre delle Diaconesse; ma soprattutto fiorente è il lavoro delle scuole evangeliche: sono 255 le
elementari, oltre 9 ginnasi e 3 scuole commerciali.
Accanto ai Luterani, e a molti movimenti paraprotestanti (particolarmente numerosi i Pentecostali, circa 200.000, e gli
Avventisti, circa 65.000), la formazione
protestante più numerosa è la Convenzione battista (ca. 210.000); seguono i Presbiteriani (ca. 175.000), i Metodisti (ca.
78.000) e i Congregazionalisti (ca. 48.000)
Queste varie chiese hanno in complesso 14
Scuole teologiche e 14 Scuole bibliche. Secondo una statistica del « Semeur Vaudoi » (8 maggio 1956) vi erano allora in
Brasile :
Scuole domenicali 8.065
Monitori 36.335
Bimbi 500.000
Scuole elementari 468
secondarie 93
Stazioni radio 60
Case editrici 25
Periodici 101
Dal 1948 al 1951 sono stati distribuiti:
Bibbie 264.862
Nuovi Testamenti 270.758
Porzioni 3.065.400
leggiano nell’evangelizzazione all’aria aperta. V’è in Brasile un movimento, che si
intensifica continuamente, verso il Protestantesimo (la cosa è stata notata ripetutamente anche in pubblicazioni cattoliche):
nel 1930 rappresentava l’l,31% della popolazione, nel 1940 il 2,61%, nel 1950 il
3,3%, e la proporzione non ha cessato di
crescere negli ultimi anni.
^ ^
Se ora vogliamo dare un rapidissimo
sguardo alla situazione generale del protestantesimo nell’America latina, vediamo
che le situazioni sono assai diverse, da
paesi in cui c’è un’assoluta libertà di co
scienza e di testimonianza, come il Bra
sile, l’Uruguay, il Cile, il Messico; ad al
tri (Argentina, Perù, Ecuador) in cui sul
l’attuazione delle libertà costituzionali pe
sa l’influsso cattolico anche politico; ad
altri infine. Come la Bolivia, il Paraguay
e soprattutto la tristemente nota Colombia,
in cui l’ostilità diviene talvolta violenta.
In Argentina la popolazione evangelica è di ca. 250.000 membri, per lo più
nella regione intorno al Pio de la Piata,
uniti — con i protestanti uruguayanì e paraguayani — nella Confederación de Iglesias del Rio de la Piata.
NeJ Cile vi sono oggi quasi 700.000 evangelici, ossia oltre l’ll% della popolazione:
tale percentuale, la più forte nell’America
latina, dà al Protestantesimo una grande
influenza, in tutti i campi della vita nazionale; e secondo un osservatore cattolico, il
P. Vergata, « il movimento evangelico riesce perchè costituisce una forza spirituale
possente, animata da un entusiasmo popolare che si manifesta continuamente in un
impressionante spirito di sacrificio... ». Le
23 Chiese o denominazioni, unite nel Consiglio evangelico del Cile, sono quasi tutte
indipendenti. Se l’attività evangelistira si è
A PRANGUaS
Ci si comunica da Ginevra che la tradizionale celebrazione dell’anniversario —
quest’anno è il 270® — del Glorioso rimpatrio avrà luogo a Promenthoux, presso
Praiigins, nell’ospitale proprietà dei Signori Liechti, domenica 16 agosto: vi si terrà
il culto, presieduto dal Past. E. Tron, alle
10,45, seguito alle 11,30 dalja cerimonia
commemorativa, attorno al Monumento. In
caso di cattivo tempo la manifestazione
avrà luogo nel Tempio e nella Sala comunale di Prangins. Cordiale invito a quanti
si trovassero sulle rive del Lemano in quel
giorno !
in modo particolare rivolta alle classi umili, non per questo ha trascurato la parte
più colta. Anche qui il protestantesimo
mantiene molte scuo'e popolari e superiori,
giardini d’infanzia, corsi profess'onali e
ospeda’ieri, cooperative di consumo, ecc.
NelI’Ecuuiior, a Quito, ha sede la principale emittente radio protestante dell’America latina, « La Voce delle Ande », diretta
da laici nordamericani; essa dispone di 8
stazioni trasmittenti distribuite su tutto il
continente in modo da formare una catena
continua.
Non bisogna dimenticare che della grande famgiia protestante latino-americana
fan parte anche il protestantesimo nel Mess'co, forte d’un milione di membri su una
popolazione totale di SO milioni, e le promettenti chiese a Cuba, S. Domingo, Puerto Rico. Nè è da diment'care tutta Ja grande « diaspora » di lingua spagnola, nell’America del Nord: nella California e nel
Texas vivono 3 milioni di messicani di lingua spagnola, fra cui si esercita una qualche evangelizzazione protestante; mentre a
New York, fra i 750.000 abitanti di lingua
soagnola, per lo più portoricani, si contano
283 chiese e congregazioni evangeliche organizzate, senza calcolare i gruppi indipendenti.
Caratteristica di questo protestantesimo
latino-americano è una fortissima tensione
evangelislica, il che spiega appunto il suo
costante e ammirevole accrescimento. Si
tratta anche qui di « giovani chiese », e se
esse non sono, per lo più,,g di colore », ma
bianche, questo non toglie nulla alla loro
vitalità, ora che si affacciano alla maturità. Lo scambio di pens’ero e di vita con le
vecchie chiese europee continuerà ad essere
necessario, e fecondo pér gli uni e gli altri,
ma non si può ignorari’la fierezza con cui
si afferma che il protestantesimo latino « è
oggi una nazione spirituale forte di cinque
, milioni d’anime », e l’allegrezza con cui si
fa notare che esso è oggi qualcosa di autonomo, di incarnato nel suo paese, nella sua
società, di legato indissolubilmente al grande mondo latino-americano, in pieno sviluppo, terra di domani.
Cosi termina il su citato articolo, Alberto
Rembao: « ...c’è un’America latina protestante dinamica e in piena crescita, che si
presenta come una sfida lanciata agli altri
campi missionari e anche ai paesi delle
Chiese madri. A questi paesi e ai missionari che hanno inviato da un secolo ad oggi siano onore e riconoscenza, poiché
l’Evangelo è ora piantato nelTAmerica latina, grazie ai loro sforzi silenziosi e a più
di un Anglosassone santo e sconosciuto che,
per tutta una vita di arduo servizio, ha fatto conoscere a questo continente il suo Signore e Maestro, Gesù Cristo ». g. c.
Dal principio di luglio sono iniziati, ad un cingalo della piazza di
Ghigo, i lavori per la costruzione del nuovo Tempio di Frali. Il cantiere,
costituito in massima parte da volontari del Campo di lavoro di Agape,
si dedica per ora al lavoro di sterro e di scavo per le fondazioni.
A causa delle ferie, che auguriamo buone a tutti i lettori,
il prossimo numero del nostro giornale uscirà il 21 agosto
Risulta evidente Io sforzo per potenziare Tistruzione elementare e media. Le
scuole evangeliche hanno in genere un tenore di educazione superiore a quello delle scuole di Stato; cercano infatti di seguire criteri moderni, e sono le uniche,
in Brasile, in cui vi sia la coeducazione
di bambine e bambini; sono anche quelle
in cui lo sport è maggiormente incrementato, e in cui si cerca di costituire una relazione di democratica amicizia fra insegnanti ed alunni. Viene molto sentita dal
protestantesimo brasiliano l’esigenza sociale, che ha portato, fra l’altro, alla costituzione di orfanotrofi, asili per vecchi,
cooperative di consumo, ecc.
In una visita fatta alcuni anni or sono
alle Chiese protestanti del Sud America,
il Past. M. Boegner ebbe occasione di
studiare a fondo le caratterististiche di
quel protestantesimo. Egli mette in evidenza che, in genere, i culti sono assai
ben frequentati; in essi v’è una grande
indifferenza liturgica, soprattutto nelle
congregazioni metodiste, battiate, pentecostali ed avventiate, il che non impedisce vi siano culti veramente efficaci. I Pentecostali si distinguono per il coraggio con
cui prendono le iniziative più ardite, e
spesso raggiungono il loro scopo. Battisti, metodisti, salutisti, presbiteriani riva
U XV Agosto a Roccagiatto
Su richiesta del Concistoro di Prarostino la festa del XV Agosto
avrà luogo, quest'anno, a ROCCAPIATTA.- in questa occasione verrà
riaperta al Culto la cappella che è stata restaurata in questi ultimi tempi.
Secondo la tradizione, quest'anno, la Festa del XV Agosto è unica
per le due vallate; per dare un carattere particolare a quella riunione
si è deciso di scegliere un argomento centrale che ispirerà ogni attività:
a Roccapiatta saremo invitati ad occuparci di quel che siano
I VALDESI OGGI !
La riunione comincerà. con un breve Culto alle 10 precise: presiederà, come di consuetudine, il Pastore locale Giovanni Peyrot ; parlerà
il Pastore Paolo A/larauda.
Terminato il Culto due oratori ci parleranno dei « Valdesi nelle
Valli»: il Dott. Gustavo Ribet ne parlerà sotto il profilo sociale, il Pastore Gustavo Bouchard ne parlerà invece sotto l'aspetto religioso.
Alle 11,30, con breve cerimonia, sarà riconsacrata al Culto la Cappella di Roccapiatta.
La riunione pomeridiana riprenderà alle 15 precise e verrà affrontato l'argomento: «I Valdesi fuori delle Valli». Il Pastore Ernesto
Ayassot di Torino, la città che ospita il maggior numero di Valdesi fuori
delle nostre Parrocchie, parlerà sui Valdesi in Italia; il Pastore Giovanni
Tron, da poche settimane rientrato dall'Uruguay, ci parlerà invece dei
Valdesi nel Sud America. Verso le quattro anche questa seconda parte
della riunione avrà termine.
Sarebbe nostro desiderio che questa caratteristica festa Valdese
aiutasse ciascuno di noi a veder più chiaramente il nostro privilegio e
la nostra responsabilità di Valdesi : senza retorica, ma anche senza reticenze desideriamo renderci conto di quello che siamo e di quello che
dovremmo essere nel mondo in cui Dio ci ha posti.
Per questo sin d'ora invochiamo la benedizione di Dio su questa
riunione alla quale tutti sono vivamente invitati.
Per la Commissione Distrettuale :
Pastore Alberto Ribet
Negli annali del XV agosto, non si ricorda che la manifestazione sla
mai stata tenuta a Rcccapiatta. Era quindi anche ora che venisse il
suo turno.
Inoltre, avendo il Concistoro d’ Prarostino deciso di eseguire quest’anno irnportanti lavori di restauro al vecchio e storico tempio, si è
pensato di indire a Roccapiatta la riunione del XV agosto, in occasione
della inaugurazione del tempio re.staurato, ed anche per fare conoscere
ai nostri amici delle Valli e da fuori questa località, che ebbe un ruolo
importante nella storia Valdese.
Il luogo della riunione si trova a pochi passi dal tempio, e precisamente alla «Cardonera»: un vasto prato arborato, dove potrà riunirsi
comodamente la grande assemblea.
La zona è fornita abbondantemente d’acqua; funzionerà inoltre un
buffet il cui provento andrà a favore dei lavori di restauro al tempio.
Alcune bandiere tricolori segnaleranno, anche da lontano, la località.
DALLA VAL PELLICE;
a) a piedi; per i Jourdarìs • le Sonagliette (o Porte d’Angrogna) - la
Colletta. (2 ore da Torre, 1 da Angrogna),
b) in macchina: da Torre fino alle Porte di Angrogna (per la strada
nuova dei Martel); indi a piedi come sopra.
Oppure per S, Secondo S. Bartolomeo (da qui a piedi per 1 ora).
DALLA VAL CHISONE:
a) a piedi: Ponte della Turina - Vallone di Roccipiatta (1 ora e mezza) oppure S. Germano - Turina - Roccapiatta (2 ore).
D) in macchina i;chi proviene da Pomaretto o dalla Valle Germanasca;
fino al Ponte della Turina, indi a piedi per il vallone di Roccapiatta, come sopra).
Oppure: per S. Secondo - S. Bartolomeo (quindi a p'edi 1 ora).
Si fa presente che i.n nessun caso le macchine possono proseguire per
Roccapiatta, oltre le Porte d’Angrogna, il Ponte della Turina e S. Bartolomeo.
Le moto invece possono spingersi fino a Roccapiatta; ma non saranno tollerate sul posto della riunione; quindi si posteggeranno negli
appositi spazi segnalati da cartelli.
Gli intinerari di accesso al luogo della riunione saranno segnati
da frecce e cartelli. — Portare l’Innario Cristiano.
2
l'FCO Dmi Vigili VAIDCSI
N. 32 — 7 agosto 1959
CARNET DE ROUTE
A Pian-Pra
C’est vraiment un plaisir de grimper à Pian-Prà; deux petites heures
d’une douce montée à travers le
fayard, au cours de laquelle vous assistez à un étonnant changement de
décor à vue, et vous voilà transportés à plus de mille mètres, sur un
plateau herbeux, où vous respirez à
pleins poumons. PIAN-PRA, ” plan
prat ”, en notre langue d’Oc, cela
signifie d’ailleurs ” plain-pré ”, par
opposition à la plupart des pâtures
montagnardes, aux pentes plus ou
moins fortement inclinées et où les
bêtes ont parfois bien du mal à s’accrocher.
Pian-Prà, c’est d’abord un lieu de
repos idéal. A l’air pur et léger,
quelque peu énivrant, s’ajoute un
soleil chargé de rayons bénéfiques et
qui procure, grâce aux sapins qui y
prospèrent, une ombre fraîche et
d’autant plus agréable. Et quelle
eau savoureuse coule de la fontaine
située en contre-bas, auprès d’un
sentier ombragé! Les gens de la ville
voire ceux de Turin le savent bien,
qui viennent, en famille, y passer les
dimanches d’été, voire y séjourner
durant une partie de leurs vacances...
Pian-Prà, c’est aussi un observatoire idéal. Tout au long du trajet,
vous remarquez l’élargissement de la
vallée du P élis: La Tour avec les
Coppiers, devant vous le Vandalin
avec son appendice le Castélus, qui
me rappelle invinciblement le nez
de Cyrano, ou encore l’une des cornes dont la Tradition a affublé le
front de Moïse; à votre gauche, le
VilluT et ses deux églises; un peu
plus haut, ce sera Bobi, avec son
vieux clocher isolé, et que protège
l'émouvante pyramide du Sibaud.
Là-bas, c’est toute la chaîne, cette
barrière qui nous sépare du Dauphiné voisin et qui devrait nous y unir:
on devine le cirque du Prà, le Col
de la Croix, la si pittoresque gorge
des Charbonniers... Du haut du plateau, nous apercevons encore la fière
pointe du Frioland, le Viso, et, en
bas, le vallon de Rorà, l’un des
hauts- lieux de l’histoire vaudoise.
C’est un lieu sévère: les habitations
y sont plus rares et elles ont conservé pour la plupart leur caractère
rustique. Les bois y abondent. Autrefois des loups y vivaient, ainsi que
le rappelle une légende populaire.
L’église vaudoise, belle en sa sobriété, y accueille les âmes pieuses; elle
se double d’une chapelle catholique,
rutilante d’ors et toute en couleurs,
un peu théâtrale comme le sont les
églises italiennes. La Mairie, au nom
écrit en français, porte sur sa façade, la liste des enfants du pays morts
pour la Liberté. Poursuivons notre
tour d’horizon: là-bas s’étend la
plaine, la vaste et riche plaine du
Pô que nous détaillerons plus aisément, si nous nous portons tout au
bout du plateau, sur cette table
schisteuse qu’on appelle, je crois,
Roca-Bera. C’est là que se postaient
les sentinelles vaudoises de Josué Janavel dont la demeure se trouve encore quelque part, en contre-bas.
parmi les châtaigniers. Les sentinelles ont disparu, le pays a retrouvé sa
tranquillité, et Roca-Bera n’est plus
fréquentée que par les promeneurs
curieux et par les petits lézards gris
qui viennent s’y chauffer au soleil.
Pian-Prà, c’est .surtout le calme,
la paix, la grande Paix de Dieu... Il
est salutaire, loin des fâcheux qui
viennent pourtant parfois vous y
troubler, loin des bruits de la ville,
loin des soucis de la politique et de
tout ce qui nous sépare, de rentrer
en soi-même et de s’abandonner à la
contemplation de toutes ces merveilles créées par Dieu, manifestations
de sa puissance et de sa bonté, de repasser aussi le souvenir de cette longue histoire chargée de luttes, dont
les Vallées furent le cadre souvent
ensanglanté... Et je n’oublierai jamais cette nuit fraîche, parfumée de
toutes les senteurs du plateau, étonnament claire et où scintillaient des
myriades d’étoiles. Et en bas, dans
la vallée, clignotaient aussi les lumières des fermes isolées et des petits villages, espoirs d’une humanité
confiante en Dieu, — la lampe de la
Fiancée de l’Evangile...
Marcel Carrières
La Cfiiesa e i paesi in rapida evoluzione
1. La creazione di un Dipartimento particolare « Chiesa e Società » in seno al
Consiglio Ecumenico delle Chiese, e lo studio intrapreso sulle rapide trasfor■mazioni sociali, sono sintomi incoraggianti della coscienza che le Chiese prendono sempre più della loro responsabilità e del loro dovere di servire il mondo.
2. responsabilità della Chiesa verso il mondo non costituisce un compito
particolare accanto all’evangelizzazione e all’edificazione della comunità, ma
è una parte o un aspetto del servizio unico al quale la Chiesa è chiamata:
rendere testimonianza alla riconciliazione del mondo in Gesù Cristo.
3. In quanto parte di ciò che la Chiesa è chiamata a compiere nel mondo, il
suo servizio per il mondo esige di essere costantemente giustificato teologicamente. Questo servizio sarà « cristiano » in quanto sarà compiuto IN risposta
alla Parola di Dio, quale sarà stata udita.
L’espressione « rapide trasformazioni della struttura sociale » rende esplicito
alla Cristianità un aspetto del mondo circostante, che essa ha particolarmente
-trascurato: la sua responsabilità non riguarda soltanto gli individui, o i gruppi etnici e sociali, o le loro strutture; ma si applica ugualmente alle trasformazioni della storia alle quali l’uomo è associato, attivamente o passivamente.
Le « rapide trasformazioni sociali » ricordano ai cristiani la realtà dell’uomo,
quale ci è stata rivelata in Gesù Cristo: la sua vocazione e la sua capacità
di trasformare il suo stato e di dare un nuovo principio alla vita, sia come
individuo che come comunità. Perciò le trasformazioni sociali rivolgono alla
cristianità un appello nuovo a prendere sul serio la sua vocazione che è di
servire l’uomo in tutta la sua realtà.
6. Se i cristiani concepiscono il loro servizio come obbedienza alla volontà concreta del Dio vivente — e non soltanto come una messa in pratica di norme
e di principi, sia pure cristiani — essi allora dovranno sforzarsi, di fronte alle
trasformazioni sociali, di scoprire sempre dinuovo la volontà di Dio e di
essere pronti a trasformare e rinnovare la loro preghiera, il loro linguaggio
e la loro azione, fondandosi sulla Bibbia.
7 Lo studio biblico rinnovato secondo le esigenze degli sconvolgimenti storici
e delle « rapide trasformazioni sociali », sarà centrato su i passi biblici che
4.
a.
, pamhiarnenti avvenuti e che avverranno nell’esistenza umana.
1" n“„ rSulV...!
la Bibbia ed è essenziale alla sua testimonianza.
8. P» 1. Bibbi., ..... .'u iTp*
.1» - di ».«.■ - «•" "«
0 per lo meno non altrettanto chiaramente,
nuovo.
10 1 testimoni della Bibbia conoscono delje trasformazioni storiche nella esiste^a deU’uomo, che non sono in rapporto diretto con la grande trasformazione avvenuta in Gesù Cristo, ma che essi vedono limitale e sorpassate da
questa. Essi invitano a comprendere e a prendere sul seno le trasformazioni
èriche, come una conferma della grande trasformazione.
11. Ad esempio dei testimoni biblici, i cristiani sono chiamati a
sformazioni della storia dell’uomo e del suo ambiente, ad esaminarle alla luce
della grande trasformazione ed a pregare affinché in ogni situazione siano t
vate le parole e le azioni necessarie.
12. In obbedienza alla volontà di Dio, che essi discernono in una data situazione,
1 cristiani adotteranno un atteggiamento diverso di fronte alle trasformazioni
del mondo, talvolta prudente e attenta, tal’altra negativa e contraria, oppure
approvante e stimolante. Ma essi resteranno costantemente fedeli al compito
che è stato loro affidato: predicare l’Evangelo all’umanità che ha già il suo
soccorso in Gesù Cristo.
(Tesi del Prof. Christoph Barth, a Bossey). '
Deve, la
delle
(continua dal numero scorso)
Due situazioni caratteristiche
Il Slg. Henry F. Makulu descrive
a Bossey la situazione complessa delrAfrica Centrale (comprendente la
Rodesia del Nord e del Sud, il Nyar
saland : circa 486.000 Km. ciuadrati
con una popolazione di circa 7 milioni di uomini di razze diverse). Per
molti anni in questa vasta parte delrAfrica tutto è andato per il meglio;
le Missioni sono arrivate portando
insieme aH’Evangelo le scuole, la medicina, la cultura, le case e tante cose che miglioravano sensibilmente la
vita degli indigeni: farsi cristiano
non era affatto diffìcile anzi desiderabile. Il sig. Makulu diceva : « il
cristianesimo era presentato agli African! sopra un piatto d’argento»
Questo fatto ha prodotto come con
seguenza la formazione di chiese mul
titudiniste di gente apatica ed indifferente.
Ma ecco negli ultimi decenni comparire nella terra d’Africa altre for
ze ed altre prospettive allettanti: il
popolo Africano, impreparato, vi corre dietro: si tratta del materialismo,
delle ideologie politiche, di innumerevoli movimenti seducenti. A queste
idee e speranze che seducono l’africano si aggiungono delle trasformazioni strutturali della società profonde e gravide di conseguenze: in particolare l’industrializzazione di certe
zone e il conseguente vasto movimento di urbanizzazione. Questo rappresenta per l’Africano un totale e radicale mutamento di vita,, un essere
improvvisamente sradicato dalla situazione nella quale generazioni e generazioni hanno vissuto. Anche qui
la progressiva presa di coscienza delle popolazioni conduce alla formazione di nuove nazioni: ma questo
periodo di transizione si presenta pieno di difficóltà e di pericoli: i conflitti razziali, ad esempio, sono ora
più vasti e profondi che mai.
Il Prof. Christoph Barth (Aglio di
K. Barth) dà una descrizione di quan.
to è avvenuto in questi ultimi decenni in Indonesia, una volta colonia
olandese, oggi Repubblica indipendente. Quello che ha colpito in modo
particolare il Prof. Chr. Barth è l’improvvisa rivoluzione interiore operar
tasi fra gli abitanti dell’Indonesia:
una vera nascita ad essere un popolo,
una nazione. Cosa può aver provocato questo « fatto nuovo »? Vi sono diverse spiegazioni, ma tutte persuasive soltanto fino ad un certo punto:
Reazioni al colonialismo? Nazionalismo occidentale trapiantatosi in que
Chiesa, occuparsi
di questo mondo?
ste popolazioni? Vittoria dell’idea de
mocratica conosciuta attraverso la
colonizzazione? Una indagine accurata mostra che questi vari aspetti presentano solo una parte della realtà
che nella sua significazione più prc
fonda sfugge alla indagine.
Alcune pagine della Bibbia,
spesso dimenticate, riprendono vita
Il Prof. Chr. Barth invita i suoi uditori a rileggere i Cap. 9-11 del libro
della Genesi con rinnovato interesse: Dopo il Diluvio l’Eterno stabilisce
un patto di misericordia con Noè e
con la sua famigUà: gli uomini non
saranno più distrutti. « E Dio benedisse Noè e i suoi figliuoli e disse loro:
Crescete, moltiplicate, e riempite la
terra» (9: 1). «Questa è ia posterità
dei figliuoli di Noè; Sem, Cam, e Jafet: e a loro nacquero dei figliuoli
dopo il diluvio... Da essi vennero i popoli sparsi nelle isole delle nazioni,
nei loro diversi paesi, ciascuno secondo la propria lingua, secondo le
loro famiglie, nelle loro nazioni »
(10: 1 e 5). «Queste sono le famiglie
dei figliuoli di Noè, secondo le loro
generazioni, nelle loro nazioni; e da
essi uscirono le nazioni che si sparsero per la terra dopo il diluvio »
(10: 32). Nella lettura dei lunghi elenchi di nomi, in questi capitoli, vediamo il sorgere di città, di popoli con
caratteristiche diverse e tutto questo
movimento non è casuale, ma muove
dalla parola di benedizione di Dio a
Noè ed alla sua discendenza. Alla
luce dei fatti potremmo dire che quei
capitoli potrebbero essere prolungati
fino ai nostri giorni, poiché oggi ancora nuovi popoli e nuove nazioni
sorgono: e noi credenti, non siamo
chiamati a rallegrarci quando un nuovo popolo nasce e si pone accanto
agli altri? Certo in questa nascita vi
sono gran pericoli ed ogni nuovo popolo può ricadere nella stoltezza che
caratterizzò i popoli che vollero costruire la torre di Babele. La Chiesa
non ha un compito specifico verso
questi popoli?
Alcune linee d’azione della Chiesa
Il Past. D. Kilàgawa (Giappone)
ha messo in evidenza che la Chiesa
(i credenti) deve cercare di comprendere l’uomo contemporaneo per poterlo aiutare nelle sue difficoltà e poter rivolgergli l’annuncio dell’Evangelo in quella forma che possa da lui
essere compresa. Per comprendere
l’uomo contemporaneo occorre studiare seriamente il complesso problema
del mondo in cui vive e per questo
occorre che le forze presenti nella
chiesa siano unite: i laici specialisti
(economisti, sociologhi, politici ecc.)
sono chiamati oggi più che mai a
collaborare strettamente coi pastori e
coi teologi al fine di rendere eflìcace
l’opera della chiesa nel mondo di
oggi.
il Past. Ekollo indicava, quale compito urgente della Chiesa nel quadro
della vita del suo paese, il saper do
nare un « pensiero potente » che sia
generatore di vita.
Il Sig. Makulu indicava la necessità della formazione di quadri: Pastori che sappiano inserirsi nella situazione nucwa dell’Africano, impegnato nell’industria e disperso nella
grande città; inoltre la Chiesa deve
essere potenza di riconciliazione nelle tensioni razziali e nazionali di que.
sto tempo.
Queste varie indicazioni sono certamente il frutto di una profonda riflessione. Esse vanno tuttavia inquadrate dalle tesi formulate dal Prof.
Chr. Barth (riportate in questo numero del giornale) le quali centrano
lo sforzo della chiesa di inserirsi efficacemente nella situazione di questo mondo come una tensione di evangelizzazione. e vedono quale metodo fondamentale al quale tutti gli
altri debbono essere ricondotti, la guida e la luce che alla Chiesa dona
la Parola di Dio annunciante l’opera
di Dio in Cristo Gesù.
M ed il nostro popolo
RIFUGIATI ?
I rifu.giati sono degli uomini, non
dei casi, così si esprimeva Leslie
Cooke, durante il culto solenne svoltosi a Ginevra in occasione dell’apertura dell’Anno mondiale del Rifugiato. Ed ag^ungeva : « Quanto è più
facile per i governi di dare del denar
ro piuttosto che di aprire le frontiere, e come è facile di sfuggire alla
continua responsabilità di lottare
contro ciò che fa degli uomini dei
rifugiati, interessandosi alla « causa »
del rifugiati ». Se ci identifichiamo
veramente con la condizione dei rifugiati non avremo pace finché non
avremo radicato la preoccupazione
per la loro sorte nella coscienza dei
singoli nel mondo intero. E’ necessar
rio di risvegliare l’uomo vero che dorme nel rifugiato, reso apatico dalle
sue sventure, e anche prima di tutto
dargli quel Pane di Vita di cui ha
più bisogno che di tutto il resto.
Parlando dello stesso argcmento il
vescovo Dibelius ha anch’egli affermato: «non basta che i rifugiati trovino un alloggio qualsiasi ed abbiano
la possibilità di sovvenire alle loro
necessità materiali». La Chiesa, egli
ha aggiunto, non deve aspettare l’aiuto soltanto dai vari governi e organizzazioni; essa deve saper rifare tira nuova esistenza per i rifugiati,
una esistenza degna della loro vocazione di uomini. Le singole comunità
devono saiier tendere una rnano fraterna ai rifugiati ed aiutarli a ritrovare una patria nel nuovo mondo che
è diventato il loro. O®- P.
Dopo aver spaziato così nella vastità del monoo, fra popoli lontani,
dovremo riproporci il nostro proble
ma, di noi credenti che viviamo in
Italia Se da noi i problemi sono diversi da quelli di altri popoli che abbiamo nominato, rimane però il fatto
che anche il nostro popolo è angosciato da tanti e gravi problemi, il
suo cammino è incerto, il suo domani non chiaro. Dobbiamo renderci
conto che una particolare responsabilità è su noi. Viene voglia a questo
punto di dire che siamo quattro gatti e che non abbiamo la possibilità
di far udire la nostra voce o di influire efficacemente nella vita della
nostra nazione. Ho letto questa bella
risposta di J. Ellul: « Il problema non
è anzitutto dell’efficacia, ma anzitutto della fedeltà» (1). In secondo luogo il pensiero che im solo uomo (Danilo Dolci) è riuscito a muovere l’opinione pubblica italiana e europea
su una grave questione della nostra
terra del Sud, a parer mio, suona con.
danna a noi tutti (anche a noi Chiesa, Valdese), che da tanto tempo eravamo a contatto vivo con quei problemi, ma contatto inefficace e non
.esponsabile.
L’Evangelo non può essere annunziato in modo disincarnato. Lo si annuncia partecipando alla sofferenza
dell’uomo che ci sta dinnanzi, cercando di prendere il suo peso, di aiutare
a portarlo, di preservarlo dalle cadute: bisogna dunque imparare a conoscerlo bene. E’ augurabile perciò che
nelle nostre chiese, nei gruppi giovanili, nelle associazioni ecclesiastiche si entri in vie nuove di ricerca,
con l’aiuto magari di specialisti, in
spirito di preghiera e nella ricerca
delle indicazioni che Dio ci dà nella
sua Parola affinchè noi siamo trovati
servitori fedeli e vigilanti nella gene
razione e nel popolo nel quale Dio
ci ha posti.
Franco Sommani
(DJ. ELLUL: Actualité de la Réforme. In Foi et Vie 1959 N. 2.
I lettori scrivono
Egregio Sig. Direttore,
Riferendomi a quel « disagio di membri di chiesa di fronte al trinciar giudizi » ecc... penso che sia doveroso innanzi
lutto riconoscere che se rivendichiamo
per noi il diritto di esprimSre il nostro
pensiero, questo diritto va esteso anche ai
Pastori.
In secondo luogo ed in dipendenza di
esso diritto, dobbiamo tener presente che
ciascuno ha la propria responsabilità, che
diventa collettiva quando rivestiamo una
qualche carica rappresentativa.
La Chiesa Cristiana ha ricevuto vocazione di andare al popolo, tutti i popoli per
evangelizzarli, cioè annunziar loro l’Evangelo, e farne dei discepoli di Gesù.
Ora se il Vangelo vuol dire « Buona Notizia », deve essere quell’annunzio che
tragga qualcuno da una posizione incresciosa, creduta fatale dai più, e quindi
tragica; « Buona Nuova» che abbia la potenza di liberare il popolo da questa fatalità incombente, additando la via da seguire onde uscire « dal pelago alla riva ».
L’additare al popolo le cause della angosciosa situazione determinatasi; ripetere
il pauroso pericolo di una ipotetica guerra interna con la manifesta paura del prevalere vuoi del fascismo, vuoi del comunismo, o dello scoppio di una guerra esterna micidialissima perchè atomica, è sicuro
indizio di una paura fisica, che deve esulare dall’animo di ogni cristiano e perciò, tanto meno deve invadere quello del
predicatore.
Il quale predicatore, ricordando l’ammonimento di Gesù: « non dovete temere colui che ha il potere di uccidere il corpo »
e la promessa del Cristo « chi crede in me,
benché sia morto vivrà », ha tutto l’agio
di invitare il popojo ad uscire dall’angoscia e della bomba atomica e del periodo
fascista o comunista, seguendo il Cristo,
solo Salvatore, ma idoneo Salvatore, anche
se un errore di calcolo degli scienziati e
dei megalomani politici, determinerà quell’immane deflagrazione preannunziala dall’Apostolo Pietro (II Pietro 3: 10-14).
Di fronte alla quale possibile deflagrazione, che può interessare tutto il globo
terráqueo, nello spazio di un batter di ciglio, le considerazioni e controdeduzioni
politiche, sociali sono delle pagliuzze.
E lo spirito della non paura è quello
stesso che nelle operazioni della guerra
guerreggiata, lealmente, ha animato ed anima i combattenti, i quali si ritrovano uniti, anche se appartenenti a Corpi diversi,
nazioni diverse e contrastanti. Stato d’animo (da cui esula ogni spirito di parte) che
ci rende generosi verso il nemico vinto, ci
aiuta ad affrontare le più critiche situazioni.
Impavidi, come combattenti, ecco l’atteggiamento che desideriamo nei nostri
predicatori. E. A. Beux
(Ma combattenti della fede! n. d. r.).
Allemands aux Vallées Vaudoises
Nous avons lu dans l’article: « Les Maquisards » du dernier numéro de l’Echo
celte frase:
« Maintenant les Allemands y circulent
de nouveau librement (dans les Vallées
Vaudoises), mais ce ne sont plus les sauvages S.S. Ce sont les descendants des anciens Vaudois que la sauvagerie des dragons de Louis XIU et du Duc de Savoie
forcèrent à s’exiler... ».
11 vaut la peine de préciser que les nombreux Allemands qui visitent aujourd’hui
les Vallées, hôtes d’Agape et de Villar
Pellice, n’appartiennent qu’en minime partie à nos chers parents vaudois d’Allemagne.
Ce sont simplement des Allemands, nos
frères en Jésus-Christ qui sont réconciliés
avec nous à cause du Nom de Jésus, et
s’approchent avec nous de la Table Sainte,
et dans l’intimité nous confient l’horreur
qu’ils éprouvent eux aussi pour la guerre
qu’ils n’ont pas voulu plus que nous et
les larmes qu’ils ont aussi versé à cause
d’elle.
C’est le nom de Jésus qui nous réunit et
il nous unit plus encore que l’ancienne
commune origine vaudoise.
Enrico Geymet.
3
7 agosto 1959 — N. 32
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
Roccapiatta e il suo Tempio
Alcuni cenni storici
Roccapiatta fa parte almeno da
due secoli della Parrocchia di Prarostino. Pino al sec. 18» cioè finché il
culto principale fu celebrato a Roccapiatta e la residenza pastorale era
ai Rostan, i documenti parlano solo
della Chiesa di Roccapiatta. Ma dopo la costruzione del locale di culto
(la così detta «capanna») e del presbiterio a S. Bartolomeo, caprluogo
del comune di Prarostino (1699) non
si parla più che della Chiesa di Prarostino.
Roccapiatta è separata da Prarostino dal torrente Turinella. I villaggi principali, ancora oggi, sono i Rustagn (752 m.) ove si trova il vecchio
presbiterio, ora adibito a scuola, e il
vecchio' tempio' a circa 300 metri; i
Cardón, i Gudin, il Oiarvet.
Ecclestiasticamente fanno parte
della Parrocchia di Prarostino anche
i villaggi di Pralarossa, del Rosbel e
del Bric, nei comune di Inverso Porte.
Il primo dato storico riguardo Roccapiatta risale alla metà del sec. 16»,
e precisamente l’anno 1535, al tempo della persecuzione contro i Vaidesi, capeggiata da Pantaleone Ber
sore « gentiluomo » di Roccapiatta.
Questo signore apparteneva ad una
delle famiglie più illustri di Pinerolo ; era al pari tempo signore di Miradolo e di Roccapiatta; divideva la
sua residenza tra il castello di Miradolo e la cittadella di Pinerolo.
L’arcivescovo di Torino si diede, in
quel tempo, ad esercitare una forte
pressione sul debole Carlo III di Savoia. il quale incaricò il Bersore di
perseguitare i Valdesi del suo feudo.
Il Bersore riunì 500 soìdatì a Miradolo ai primi del 1535; con essi salì
verso Roccapiatta per i sentieri che
egli ben conosceva; ma fu affrontato
dagli abitanti di quella regione, aiutati da quei di Prarostino e di Angrogna. Il Bersore dovette ritirarsi
precipitosamente.
Verso la fine di quell’anno il duca
Carlo III faceva, cessare ogni persecuzione, perchè aveva bisoigno urgente dei Valdesi per mandarli a presidiare i confini dei suo ducato, minacciati dalle truppe del re di Francia.
Patto notevole ancora da ricordare
riguardo questo Bersore fu che un
suo figlio, di nome Luigi, divenne
Valdese con tutta la sua famiglia.
Primi locali di culfo
Prima del 1561, i Valdesi di Prarostino e di Roccapiatta non avevano
locali di culto; si recavano, dopo la
costituzione del culto' pubblico avvenuta nel 1555, al tempio di Angrogna
(inaugurato il giorno di Pasqua 1556)
In verità l’articolo 7 del trattato
di Cavour (1561), che assicurava ai
Valdesi una amnistia e una certa libertà di culto, conteneva un accenno interessante Roccapiatta. Esso diceva : « Sarà permesso a quei della
parrocchia di Santo Germano della
valle di Perosa et a quei di Rochiapiata i quali sono fuggiti al presente
per causa di lucro relligione, et in
essa persistenti, hauer un solo ministro, il quale potrà un giorno administrar et predicar nel loco di Sangermano, detto a Durmiglioso, et l’altro giorno a Rochiapiata, nel loco
detto Gaudini solamente et non altrove di detti luoghi... ».
Siccome però nessun documento
prova resistenza di un tempio nel villaggio dei Gudin. bisogna supporre
che l’editto di Cavour facesse allusione alla località ancor cggi chiamata
(( Rocca Ghiesa ». E’ una grande roccia a forma di balma che. dall’alto
della Sea di Angrogna, domina il villaggio dei Gudin e tutto il vallone di
Roccapiatta. Era dunque lassù che si
riunivano i Valdesi di Roccapiatta e
di Prarostino, sprovvisti ancora di
un tempio e non sempre ìiella possibilità di recarsi al lontano tempio di
Angrogna.
Il Tempio dei Rustagn, quello che
ancora oggi serve alla popolazione di
quella zona, fu edificato verso la fine
del sec. 16» (l’anno 1594 circa) durante l’occupazione francese del Lesdiguières, epoca nella quale ì Valdesi
poterorio usufruire di una completa
libertà.
Quanto alla scelta del luogo, ecco
quanto si racconta. Il commissario
ducale, incaricato di fare un sopraluogo per la scelta del sito su cui costniire il tempio, era a quanto pare
di mole piuttosto considerevole e pessimo camminatore. Dopo il tratto Pinerolo-S. Secondo fatto in carrozza,
dovette affrontare a piedi la salita
per S. Bartolcmeo, qu’.ndi discendere
nel vallone di Roccapiatta, per ricominciare a salire. Il pover’uomo, affaticato, dalla marcia e dal caldo non.
che dal suo peso, lanciava di tanto
in tanto uno sguardo angosciato verso Pralarossa, ove le autorità avevano deciso che si costruisse il temp o ,
affinchè fosse reso il più diffìcile possibile l’accesso ai Valdesi di Roccapiatta e di Prarostino e la partecipazione regolare ai culti. Quando il
commissario ebbe raggiunto i prati
dei Rustagn spossato, egli si lasciò
cadere pesantemente gridando : « Fabrichè bele-ci ; mi vad pi nen lassù ».
Fu precisamente lì che fu edificato il tempio di Roccapiatta.
Nei 1633, Vittorio Amedeo ordinava
ai Valdesi di abbattere undici temp.ii,
che egli pretendeva fossero sorti fuori dei limiti concessi, tra questi si trovava anche quello di Roccapiatta.
Questo ordine non fu eseguito, ma il
nostro tempio non potè sfuggire alla
triste sorte di tutti gli altri delle Va.Ij quando successe la « débàcle » e
l’e,silio del 1686. Fu allora diroccato fino alle fondamenta; non potè essere ricostruito che verso il 17(X)..
Nel 1744 crollò per una fortissima
i.'evicata. Rimase in quello stato diversi anni. Nel 1753 gli abitanti si
preparavano a ricostruirlo, ma il prefetto lo vietò con una ordinanza indirizzata alla popolazione e ai capi
famiglia. Avendo questi presentato
una petizione al senato di S. M., il duca accordava la ricostruzione nel
maggio 1754. L’anno seguente fu pcttato a compimento il tetto e nel 175t)
il tempio era nuovamente in grado di
ospitare i fedeli per il servizio divino...
Altre riparazioni furono eseguite
un secolo più tardi. Il 29 giugno 1851
il Conci .storo «considerando che lo
stato generale del tempio era pessimo, per cui sarebbe stato impossibile
celebrarvi il culto senza grave pericolo, che i Comuni (di Roccapiatta e
di Prarostino) non erano in condizione di poter dare alcun aiuto (!?!)
decide di attingere ai magri fondi disponibili onde affrontare le spese necessarie per le riparazioni». Queste
spese ammonta,rono a 2.8(X) lire.
Nel corso della storia valdese, il
tempio di Roccapiatta riunì, a varie
riprese, delle importanti assemblee.
Nel 1628, siccome le truppe francesi
del marchese di Uxel minacciavano
di passare le Alpi e di invadere il Piemonte, il colonnello Porporato, che
aveva il comando delle milizie vaidesi, riunì il 26 giugno a Roccapiatta
i pastori e gli altri maggiorenti vaidesi, per pregarli di esortare il popolo a difendere con vigore le frontiere
del duca. I Valdesi si dichiararono
pronti a fare la loro parte.
Il 31 gennaio 1686, il duca Vittorio
Amedeo II emanava il crudele editto col quale imponeva ai Valdesi o
l’abiura o l’esilio; i loro templi dovevano essere tutti demoliti, i pastori abiurare o lasciare le valli in 15
giorni.
I Valdesi atterriti da im tale ordine
dopo varie ambascerie inviate a Torino nel corso dei mesi di febbraio
e di marzo, si riunirono il 14 aprile
nel tempio di Roccapiatta per prendere una decisione. Su proposta di Arnaud, votarono per la resistenza armata. Cinque giorni più tardi, un’altra assemblea aveva luogo ancora a
Roccapiatta, nella quale si rinnovava
la decisione già presa. Tutti giurarono « le mani alzate al ciel » di difendere la loro fede e la loro terra fino
alla morte. Era il venerdì santo. Arnaud si levò in mezzo alla assemblea
e disse : « Signor Gesù, che hai tanto
sofferto e che sei morto per noi, accordaci la grazia dì poter soffrire e
di sacrificare, se necessario, la nostra
vita per te. Che ogmmo di noi gridi
con l’apostolo: Io posso ogni cosa in
Cristo che mi fortifica ». « Amen »,
lispose compatta la’ssemblea.
L’indomani il duca passava in rassegna le sue truppe nella piana di
S. Secondo; quindi fu dato il segnale della orribile carneficina. Le Valli furono attaccate in forze da Gabriele di Savoia (valle del Pellice) e
dal generale francese Catinat (la Valle del Chisone e la Germanasca).
Le vittime valdesi si contarono
ben presto a migliaia. Secondo lo
storico Muston, circa la metà della
popolazione valdese morì in prigione
In seguito alla resistenza degli Invincibili, il duca accordava nell’ottobre di quell’anno 1686 la liberazione
di tutti i prigionieri valdesi; fu cosi
che in pieno inverno la lunga colonna degli esuli prendeva il cammino
verso la ospitale Svizzera. Tra essi
molti erano di Roccapiatta.
Il tempio di Roccapiatta custodisce diverse tombe di personaggi importanti, per lo più di ufficiali protestanti stranieri al servizio del duca
di Savoia e dei re di Sardegna.
Ai piedi del pulpito c’è una pietra
tombale, sulla quale si legge le seguente iscrizione:
CI GIT LE CORPS DE
MOSLE EE.. RY GUILLAUME
DE... U... ERBELOU
(Insegne del casato)
COLONEL DU
REGIMENT DE
PRINCE PHILIP. NE
A BERLIN DANS LA
PRUOINCE DE
BRANDEBOURG
LE 8 AVRIL AN 1660
EST DECEDE
A SUSE LE 11 OCTOBRE
1709, L’AN 49
DE SON AGE
A lato di questa, ce mi’altra iscrizione, in gran parte rotta:
CY GIS LE CORPS DE NOBLE
JOACHIM... A DE SINNICKE.
Un’altra pietra porta questa dicitura :
BENEDICT DE^VIGNES DE
NYON LIEUTENANT COLONEL
DECEDE EN 1748.
Il Tempio di Roccapiatta
(Foto Costantino)
Il Tempio (Ji San Barfolomeo
Due parole su questo tempio, cho
è attualmente il tempio nel quale
viene celebrato il culto principale della Parrocchia di Prarostino.
Nel 1699 i Valdesi di Prarostino ottenevano di poter costruire un modestissimo locale di culto a S. Bartolomeo, capolucgo del Comune. Le
dimensioni di questo edificio dovevano essere quanto mai modeste, perchè in S. Bartolcmeo sorgeva la Parrocchia cattolica omonima. Fu la così detta « capanna » : un piccolo edificio ricoperto di paglia.
E’ evidente che im simile locale non
fosse adatto ad ospitare, e a lungo,
delle grandi assemblee come erano
allora quelle di Prarostino.
Così nel 1823 il Concistoro presentava domanda alle superiori Autorità onde potere ampliare la « capanna» e di poter anche costruire presso al nuovo tempio una casa di abitazione per il pastore, fino allora costretto a risiedere a Roccapiatta.
La richiesta del Concistoro verteva
sulle seguenti considerazioni :
1» La crescente difficoltà a trovare un pastore disposto a dedicarsi al
servizio di due templi (Roccapiatta
e la capanna di S. Bartolomeo), data la distanza che separa l’uno dall’altro (due miglia circa) e lo stato
della viabilità cattivo, impraticabile
per buona parte dell’anno, dato anche il passaggio di due torrenti sen•za ponte (I)
2» Data la consistenza numerica
della popolazione di Prarostino, am
mcntante a 1.800 anime, mentre quella di Roccapiatta non era allora che
di 200 unità.
3» Il borgo di S. Bartolomeo è il
luogo più centrale e alla migliore
portata di tutta la popolazione che
costituisce la Parrocchia Valdese,
mentre Roccapiatta si trova in un
angolo isolato del territorio parrocchiale. privo d; comunicazioni agevoli
in uria « position très désagréable,
malsaine et au milieu des bois et des
rochers» (come si esprime il verbale dei Concistoro).
« D’après toutes ces considérations
et par les motifs de nécessité et d’utilité ci dessus exposés, le Consistoire
déclare unanimement n’y avoir autre
moyen que de renouveler ses supplications au pied du Royal Trône (!)
implorant de sa Souveraine bonté la
grâce de pouvoir acquérir ou faire
construire dans la sus-dite bourgade
de Saint Barthélemy... Et dans la
flatteuse espérance que ses supplications seront favorablement accueillies, le Consistoire ne Cessna de bénir, avec toute la population de l’Eglise le nom de leur bien aimé Monarque... ».
Buoni e semplici Valdesi... Ma la
bontà e la semplicità non poterono
gran che sul cuore duro, e anche mal
consigliato, del duca, il quale fece
rispondere : « S. M. non stima di aderire»... e ancora, a seguito di una seconda richiesta : « S. M. persiste nel
fatto rifiuto ».
{continua in 4.a pag.).
Roccapiatta nella storia valdese
Le vicende di questa piccola parrocchia, seppure nella limitata visione della storia delle Valli Valdesu
non hanno avuto grande rilievo: ciò
è dovuto sia allo scarso numero dei
suoi abitanti sia alla posizione geografica, che la rende un luogo eccentrico e fuori dalle strade di comunicazione.
Cercheremo, ciononostante, di spulciare alcuni fatti utili ad inquadrare
le vicende di questo luogo, sebbene
esse siano in gran parte comuni a
quelle di Prarostino, a cui Roccapiatta è di solito stata unita in ogni tempo sia dal punto di vista ecclesiastico
che comunale. In tempi lontani, e cioè
fino al ’700, il centro più importante
era però Roccapiatta : quivi veniva
celebrato il culto principale, e il pastore vi aveva la sua residenza.
La prima data che ci ricorda questo
luogo è quella del 1535; in quell’anno Pantaleone Bersour « gentilhomme
de Rocheplatte », come lo chiama il
Gilles, ma signore di Miradolo e abitante a Pinerolo, a capo di 500 soldati
attraversò i luoghi della sua signoria
coll’intenzione di sorprendere i Vaidesi radunati nel secondo sinodo di
Chanforan. « Les Vaudois le repoussèrent sur les hauteurs de Rocheplate
vers Angrogne : il dut se retirer
précipitamment, et les Vaudois, ayant
prévenu une partie de ses gens par
des raccourcis, en tuèrent plusieurs,
pendant que le reste put avec peine se
retirer au bas ». H signorotto ritornò
alla carica qualche giorno dopo, e riuscì a imprigionare alcuni valdesi, nonostante le riprovazioni di Bianca
d’Angrogna che vedeva di cattivo occhio che si turbasse la pace dei pfoprii sudditi.
Il figlio di Pantaleone Bersour, Luigi, si convertì poi al valdismo e i suoi
discendenti perseverarono nella fede
evangelica rifugiandosi in Val Pelli
ce.
Ritroviamo il nome di Roccapiatta
qualche anno dopo, nel 1560-61, in occasione della campagna di repressione
lanciata contro i Valdesi. Alla fine del
1560, quando già il conte della Trinità da Torre Pellice operava contro le
Valli, « une grosse compagnie de ravageurs partit de S. Second et alla
assaillir la maison d’un riche homme
de Rocheplatte leur voisine, où tous
estaient de la religion, et l’ayant prise
s’y tenaient forts et la saccageaient;
mais dix sept hommes de Rocheplatte y coururent, mirent en fuite ces
garnemens, et leurs estèrent leur tambour et tout ce qu’ils avaient butiné ».
Così ci narra lo storico Gilles. E’ probabilmente da riferirsi a quell’occasione la tortura di essere sepolta viva
inflitta a Maria Roman di Roccapiatta.
Durante la stessa campagna del
1560-61, gli abitanti di Roccapiatta
dovettero fuggire, sicché le condizioni della pace di Cavour (5 giugno
1561) prevedevano all’art. 7 la loro
possibilità di ritorno, e inoltre la concessione di un luogo di culto « nel loco detto Gaudini solamente e non altrove » : ciò si riferiva probabilmente
al luogo di Rocca Ghieisa, sopra i
Godini, ove fino allora si riunivano i
Valdesi di Roccapiatta per le loro
funzioni religiose, salvo a recarsi al
Ciabas o ad Angrogna. Il tempio fu
comunque costruito qualche anno più
tardi, non ai Godini, ma ai Rostan,
come vien narrato in altra parte del
giornale.
Le tristi vicende del 1655, anno
delle Pasque Piemontesi, non riguardarono direttamente Roccapiatta e
Prarostino, per quanto anche questi
luoghi subissero le conseguenze della
guerra e avessero il loro numero di
vittime. Interessante anche ricordare
che le condizioni della pace di Pinerolo (18 agosto 1655) stabilirono la divisione del comune, fino allora costituito da S. Secondo, Prarostino e Roccapiatta, in due comuni, uno dei quali, S. Secondo, completamente cattolico. La separazione avvenne nel 1657,
e durò fino al 1928. Roccapiatta e
Prarostino sono stati di nuovo dichiarati comune a sè quest’anno stesso. Il
lato curioso della divisione del 1657
sta nel fatto che tutte le proprietà Vaidesi sparse sul territorio di S. Secondo erano considerate facenti parte del
comune e del catasto di Prarostino; e
viceversa per le proprietà dei cattolici
sul territorio di Prarostino e Roccapiatta. Tale anormale situazione durò
sino alla verifica catastale del 1907.
Altre violenze e soprusi ebbero a
subire i Valdesi di Roccapiatta alla
fine del 1663, ma soprattutto l'anno
1686 fu quello fatale, come del resto
per tutte le parrocchie Valdesi. Nell’alternativa dell’abiura o dell’esilio
imposta dagli editti di Vittorio Amedeo II, i maggiorenti Valdesi si riunivano il 14 aprile nel tempio di Roccapiatta: quivi fu decisa la resistenza
ad oltranza, soprattutto per ispirazione di Enrico Amaud, pastore allora
di S. Germano. La resistenza poi, come è noto, fu sporadica ed inefficace,
e i Valdesi di Roccapiatta subirono la
sorte comune della dispersione nelle
carceri del Piemonte e dell’esilio in
Svizzera e Germania. Il pastore Ber
nardo Jahier, con la sua famiglia, fu
tenuto prigioniero nella fortezza di
Miolans in Savoia: la moglie e le figlie ottennero di recarsi a Ginevra fin
da prima, ma il pastore fu liberato
soltanto nel giugno 1690, per ritornare poi a prendere possesso della sua
parrocchia dimezzata dalle tristi vicende di quegli anni: dei 212 abitanti
che vi erano prima del 1686, costituenti 31 famiglie, 96 erano morti nelle prigioni o in combattimento.
Una delle compagnie del Glorioso
Rimpatrio era costituita da gente di
Roccapiatta e Prarostino, agli ordini
del capitano Daniele Odin: vi troviamo nominati alcuni abitanti di Roccapiatta, come Giovanni e Daniele
Cardon, Stefano Chardoussin, Filippo
Gardiol, Daniele e Angustino Roman,
Filippo e Giovanni Roman, Giovanni
e Daniele Rostan.
Le vicende successive di Roccapiatta si inseriscono nella storia generale
delle Valli, come quelle di una parrocchia costituita unicamente di agricoltori e di possibilità molto modeste.
Sicché, anche a Roccapiatta si fecero
sentire, un secolo fa, gli stimoli dell’emigrazione, ed anche questa parrocchia ha pagalo il suo contributo alla fondazione delle colonie Valdesi
dell’America del Sud.
Essendosi il nuovo tempio di Praro.stino inaugurato nel 1828 e la casa
parrocchiale dieci anni dopo. Roccapiatta perse l’importanza che fino allora aveva come sede del luogo di culto, ed oggi è diventata ecclesiasticamente ed amministrativamente una
parte della più grande parrocchia di
Prarostino.
Augusto Armano Hugon
4
Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per iToi e vi
abbiamo creduto.
1 Giovanni 4: 16
L'Eco delle
Valdesi
Se uno dice ; lo amo Dio, e
odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
Agape, 25-26 agosto 1959
(Giornate teologiche
Le pomate teologiche si limiteranno a due sole, quest’anno, tenendo
conto di altre manifestazioni parallele, come il Conve^o di Storia della
Riforma a Torre Pellice, nei giorni 28-29 agosto.
Esse saranno dedicate al tema del « dialogo tra protestantesimo e
laicismo ».
Ogni volta che si trovano insieme, associati nelle stesse opere e nelle
stesse battaglie, uomini di libera cultura e protestanti fanno la stessa
esperienza di un consenso esteso, di reazioni comuni, di interessi ideali
convergenti; e al tempo stesso, di un limite che si delinea, presto o tardi,
nelle motivazioni del loro atteggiamento
Sarà interessante cercare insieme di definire questo limite, e di esaminare in che senso e in quale misura concorra a determinare quegli
atteggian.ienti stessi, in un dialogo che auguriamo ampio, nutrito, libero
e amichevole.
Per lasciare il maggior tempo possibile al libero scambio d’ pensieri,
le relazioni saranno ridotte a due sole, una al giorno.
Il 25 agosto, ilProfessore Alessandro d’Entrèves parlerà sul tema:
« SENSO E LIMITI DEL LAICISMO ».
Il 26 agosto, il Professore Giovanni Miegge introdurrà l’argomento :
«SIGNIFICATO E PROBLEMI DEL PROTESTANTESIMO».
Le due relazioni saranno precedute, secondo l’uso tradizionale da
due studi biblici.
Invito cordiale è rivolto a tutti coloro che, laici o protestanti, sen
tono il problema e il valore del dialogo.
Le giornate avranno inizio il 25 agosto nella mattinata, e avranno
termine il 26 a sera. La partenza potrà avvenire il 27 mattina.
La quota delle pomate è fissata in L. 1.900.
Per ogni altra informazione, rivolgersi alla Direzione di Agape.
Dalle nostre Comunità
dlVGROGIVI^ (Capolungo)
Domenica 2 agosto nel corso del nostro
Culto, l’Assemblea di Chiesa quasi al completo ha deciso, dando con ciò una prova
di maturità che ci è gradito sottolineare, di
procedere essa stessa alla futura designazione del suo Pastore. Essa ha quindi, dopo
aver udito la lettura degli articoli 15, 16, 17
dei Regolamenti Organici della Chiesa Val.
dese, proceduto alla nomina della Commissione Consultiva che dovrà ricercare i
suggerimenti della Tavola, e le informazioni del caso. La Commissione, eletta alla
unanimità, è formata dalle persone seguenti:
1. - Bertin Carlo, Anziano, Bonnettons;
2. - .Benech Daniele, Anziano, Ciabot;
3. - Chiavia Firmino, Anziano, Capoluogo;
4. - Monnet Alfredo, membro elett.. Clava;
5. Bertin Silvio, membro elett. Prassuit.
Alla Commissione auguriamo di cuore un
lavoro proficuo in vista del bene della Comunità tutta.
Culti alTaperto', domenica 9 agosto, ore
15: Martel (in caso di cattivo tempo, nella
scnoletta); domenica 16 agosto: Malans;
domenica 23 agosto: Stringats (sempre alle
ore 15). Per le località di Sonagliette e
Rougnousa si prowedereà in caso in settembre. e. a.
BOBBIO PELLir.E
— Tragico incidente stradale ha stroncato la giovane esistenza di Paola Catalin
dei Cortilet, strappata all’affetto dei suoi
cari alla bella età di anni 18. I funerali
si sono svolti il 31 luglio, dinanzi ad una
grande folla di Bobbiesi e di villeggianti.
11 Signore consoli la famiglia cosi duramente provata.
— I culti domenicali del 26 luglio e
2 agosto sono stati presieduti rispettivamente dai Past. Giovanni Bertinatti e Arnaldo Vianello. La comunità li ringrazia
per i loro apprezzati messaggi.
MASSEE
POMARETTO
Recentemente è deceduto Peyronel Giovanni, di anni 73, dopo lunga malattia. Al
servizio funebre ha preso parte un cospicuo numero di parenti e di amici. Il Signore benedica e consoli la famiglia in
lutto.
Domenica 9 agosto il culto sarà presieduto dal Pastore Paolo Marauda. Sin d’ora
gli diamo il più caldo benvenuto.
BORA’
Ricordiamo la riunione pomeridiana
(ore 15) di domenica 9 agosto alla Costa
(sopra i Rumer).
Uunion des jeunes a effectué dimanche
sa course traditionnelle; cette année nous
avons refait un itinéraire fort bien connu
mais toujours intéressant: l’Eiminal, le
Bet et le col du Pis. Le culte a été présidé par l’évangéliste A. Bertolino, nous
l’en remercions fraternellement.
Dimanche 9 aura lieu la réunion à Balcille à 2 heures %.
PRAROSTIIVIO
— Matrimonio: sabato 18 luglio è stata
invocata la benedizione del Signore sul matrimonio, già civilmente celebrato in Svizzera, di Vaudens Marcel Robert (Losanna)
e Avondet Gemma (Gayot). Rinnoviamo a
questi sposi l’augurio di una vita coniugale
fedele e benedetta.
— Numerosi villeggianti, prarostinesi di
origine e amici, sono giunti in mezzo a noi.
Mentre rivolgiamo a tutti il nostro fraterno saluto, siamo anche lieti di poterli vedere con noi la domenica nella comune
adorazione a Dio.
Tra di essi, alla Casa Valdese, abbiamo:
la famiglia Laurora di Bari, la famiglia
Rossi di Torino, la famiglia Giordano, pure di Torino, la famiglia Paschetio e Caneparo, ancora di Torino (questi tutti evangelici), per alcuni giorni il signor Krause,
di Torino anche lui.
Il signor Vittorio Laurora ha sostituito il
pastore malato nella celebrazione del culto
di domenica 26 luglio; ha rivolto inojt-e
un breve messaggio al culto domenica 2
agosto al Roc. Vogliamo ringraziarlo a nome di tutta la comunità per la sua vibrante
parola.
La signorina Graziella Laurora, poi, sostiuisce con molta bravura la abituale organista (la signora Peyrot). Anche a lei il nostro grazie.
— La comunità si prepara per il XV agosto che, ancora una volta, viene ad essere
celebrato nella nostra Parrocchia. Ognuno
dia la sua collaborazione con gioia e con
impegno.
Il 26 luglio scorso ha avuto luogo il consueto Bazar alle Fucine. La Presidente
dell’Unione Madri ringrazia particolarmente la Sig.ra Letizia Benecchio, Sig.na
Paola Rivoira, Pontet Bruno, Giorgio
Odetto. Virginia Tourn, Rosina e Guido
Benecchio, il Sig. Albertengo e tutti coloro che hanno preso parte alla riuscita
del Bazar. La Presidente: Benech.
TURBE PELLICE
Domenica 2 agosto il culto nel Tempio
del Centro è stato presieduto dal Past.
Roberto Comba, a cui esprimiamo la nostra viva riconoscenza.
Nel pomeriggio la riunione all’Inverso
Bruni è stata particolarmente frequentata,
per la partecipazione di alcuni membri
della « Enrico Arnaud » che con le loro
famiglie dopo la riunione si sono recati
in gruppo a visitare la « Gianavella ».
Con vivo piacere abbiamo rivisto, o visto
hnalmente, questa casa famosa ora tornata
in mano valdese, e ascoltato la calda rievocazione del Prof. A. falla. Si pone ora
il problema di come utilizzare al massimo
10 stabile e il terreno (oltre, beninteso,
alla' restituzione dei prestiti!). Nel corso
della riunione è stato battezzato Mario
Malan di Paolo e di Coisson Ambrosina.
11 Signore fortifichi sempre con la Sua
grazia il piccolo e la sua famiglia, cui ha
rivolto la vocazione alla fede.
.Sabato 1® agosto ha ripreso la sua attività VUnione giovanile al Centro. Pochini, a dire il vero, i partecipanti; ma molto interessante lo studio presentato dal
Past. Soinmani su « L’elemosina », e vivace la discussione che ne è seguita; si è
venuti alla conclusione, se di conclusione
si può parlare, che l’elemosina, la « carità » intesa in senso tradizionale va, si,
praticata (cxm amore, il che non è sempre il caso), ma è soltanto uno degli aspetti di quell’assistenza più vasta e forse più
sistematica che il credente deve al fratello nel bisogno. Per questo si è deciso
che la seduta di sabato prossimo, 8 agosto, fosse dedicata allo studio e alla discussione dell’« Assistenza sociale ». Speriamo che i partecipanti saranno più numerosi, ora che il ghiaccio (!) estivo è
rollo. Tornando dopo alcune settimane
nei locali della Casa unionista e dell’Asilo
abbiam potuto constatare con piacere come essi sono stati tutti ripuliti e ridipinti,
e sono ora particolarmente accoglienti.
Continuano, con partecipazione non
limito numerosa ma costante, i culti del
giovedì sera, con lettura e predicazione
seguila dell’Antico Testamento. Giovedì
scorso è stato inauguralo, con soddisfazione generale, l’arco luminoso sulla facciala del Tempio: lo spiazzo antistante è
cosi finalmente illuminato, la sera, da una
luce discreta, che serve e non disturba.
Mercoledi 5 si è svolto il servizio funebre di Aninndina lolla, improvvisamente
mancala. « L’Eterno è il baluardo della
mia vita: di che’ avrò paura? » (Sai. 27:1).
Ricordiamo le prossime riunioni domenicali all’aperto: il 9 ai Chabriols e ai
Chiotlin, il 16 alla Ravadera e ai Simound.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
U M ELmiU
in alta vai il’An|ni|tta
E’ noto che dalla Commissione Pro Valli
è stata lanciata da tempo l’iniziativa di
fornire del servizio di luce elettrica la vasta zona dell’alto vallone d’Angrogna, che
sta fra il Serre ed il Pra del Torno, con le
regioni adiacenti, la quale tuttora è priva
di questo elemento essenziale della vita civile. A tale effetto è stata promossa la formazione d’un Comitato promotore, rivolgendo al prof. Attilio falla la preghiera
d’assumere la presidenza. Il Comitato, che
è r sultato composto dai più autorevoli rappresentanti della popolazione interessata, è
cosi costituito : Stefano Coisson, Sindaco
d’Anarogna presidente onorario, nrof. Attilio .Talla, presidente, Rev. Don Francesco
Ricca, narroco di Pra del Torno, Bruno
Costahel, naslore valdese del Serre, Roherlo Siane, Candido Legger, Amato Benech
consiglìer* comunali della zona, MarceRo
Berlino. Giovanni Giordan, Italo Buffa.
Do». Emanuele Bosio, Do». Aldo Durand.
n Comitato ha subito mosso i primi passi della sua azione. E’ interessante darne
fiualclie notizia, spec'almente nei riguardi
delle 117 famiglie (475 abitanti), -residenti
nelle località tuttora prive di luce elettrica.
Una domanda documentata, perchè si provveda all’impianto necessario, è stata rivolta
alla Direzione della Società Piemonte Centrale d’Elettriciià IP.C.E.), la quale già si
è resa henem»>-’la per aver fornito l’energia
elettrica a ’ Ila la parte bassa del vallone
d’Angn^na. Con cortese sollecitudine
l’agenzia pinerolese della Società stessa è
stata incaricata di studiare e preparare un
progetto pratico dell’opera, con relativo
preventivo della spesa. Pertanto il Direttore deB’agenzia predetta, il Do». Ing. Nicoli, ben nolo per la sua competenza professionale, ha fatto ùn accurato sopraluogo,
accompagnato da un collaboratore tecnico
e dal presidente del Comitato prof. Attilio
falla. E’ stato esaminato il piano dell’imp'anto e della rete elettrica da costruirsi,
come fondamento di massima per la formazione concreta del progetto e del preventivo. Durante il sopraluogo, i visitatori
hanno pure avuto un utile scambio d’idee
col Sindaco sig. Stefano Coisson. Si può
qu'ndi aver piena fiducia che prossimamente sarà presentata al' Comitato, per un opportuno esame, una proposta concreta in
merito.
Il Tempio
di S. Barlolomeo
(segue dalla 3“ pag.)
Fu soltanto nel 1873 che la tante
volte rinnovata richiesta fu accettata
e che la capanna poteva essere in
buona parte trasformata in un tempio vero e proprioi e che il nuovo presbiterio poteva accogliere il pastore.
Da allora, le attività ecclesiastiche
si svolgono in buona parte a S. Bartolomeo ove, oltre il bel tempio, ripetutamente abbellito, e dal 1957 dotato di un bell’organo elettrico, c’è
il presbiterio in magnifica posizione,
una grande Sala per le varie attività,
la ex casa acquistata alcuni anni fa
per la villeggiatura evangelica.
E’ indubbio che-S. Bartolomeo è più
centrale, ma è anche vero che Roccapiatta ha perduto im po’ per questo trasferimento... tanto che va H
detto: «Ura tut a Prustin, a Roccapiatta pa pi nin».
Vorremmo però smentire questo
detto... E i radicali lavori di restauro eseguiti quest’anno al vecchio e
storico tempio di Roccapiatta ne sono una prova.
Roccapiatta costituisce una parte
importante della Parrocchia di Prarostino; i suoi abitanti sono al centro delle attenzioni del Concistoro
e del Pastore. Con Prarostino. Roccapiatta forma una inscindibile unità di popolo e di fede, chiamati tutti a camminare insieme per il bene
comune.
Giovanni Peyrot
A TORINO
Dal Piccolo Messufigcro ” della Chiesa
di Torino stralciamo:
Gli evangelici americani di Torino hanno
volalo darci una dimostrazione tangibile
del loro inleressamenlo por le opere della
Chiesa. Hanno infatti raccolto fra loro la
considerevole somma di D- 100.000 per far
ripulire e dipingere a nuovo Tinterno dì
alcun) locali degli Artigianelli, che avevano
visitato rendendosi conto delle necessità urgenti di tale Istituto.
Sono in pieno svolgimento i turni delle
nostre colonie al mare c ai monti. Abbiamo potuto sin qui accontentare quasi
tutte le domande di bambini sia della Chiesa di Torino che di altre Comunità. Come
ogni anno, purtroppo, molle domande
giungono in ritardo e molte ci obbligano
ad un faticoso lavoro di corrispondenza per
richiedere i certificati mancanti. Comunque
i turni sono stati sin qui al completo, come
al completo sono le iscrizioni per quelli ancora da effettuare. Il Fasi. Ayassot ha effet.
Inalo almeno una visita ad ogni turno di
colonia rendendosi conto del buon andamento. A Rorà abbiamo avuto due ispezioni delle Autorità di Frefettura e Sanitarie
che hanno trovato tutto in ordine e ci hanno espresso il loro compiacimento.
Convitto Masohiie Valdese
Torre Pellice (Terine)
Sono aperte le iscrizioni per il prossimo anno scolastico al Convitto
Maschile Valdese di Torre Pellice per alunni che frequentino le SCUOLE
ELEMENTARI, LA SCUOLA MEDIA, IL GINNASIO E LICEO CLASSICO E LE SCUOLE DI AVVIAMENTO INDUSTRIALE.
E’ indetto altresì un concorso per il godimento di 3 posti semigratuiti
(metà retta).
I titoli validi per concorrere sono le votazioni conseguite alla fine
del presente anno scolastico. Sono ammessi solo ragazzi le cui famiglie
siano di modeste condizioni economiche.
Tempo utile per la presentazione della domanda : 31 Agosto.
Per informazioni e per ricevere prospetti illustrati scrivere semplicemente, anche su cartolina pastoie, a: CONVITTO — TORRE PELLICE
'Torino).
PERSONAUA
Al Past Emilio Ganz - Bert, che
ha chiesto ed ottenuto l’emeritazione.
per motivi di salute, rivolgiamo il nostro augurio più cordiale per il suo
riposo, con gratitudine per quanto ha
fatto nel corso del suo ministero nella nostra Chiesa, e certi che esso continuerà, fecondo, com’è per tanti suoi
colleghi emeriti.
Al Dott. Leopoldo Bertolè, recentemente insignito della croce di cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, i nostri più vivi rallegramenti.
Il prossimo Kirchentag tedesco
Avrà luogo a Monaco e cioè per la
i.rima volta in una città a maggiorv.V7ri cattolica, dal 12 al 16 agosto
picssimo. Il tema: «Sarete il mio po
pelo ». Si conta che 75.0(X) persone par.
teciperamno al grande raduno e molti dei congre-ssisti saranno ospitati io
famiglie o istituti cattolici. Si prevedono 375 incontri ecclesiastici e culturali. Vi saranno dei gruppi di discussione che si interesseranno, tra
l’altro dei problemi che devono affrontare le giovani Chiese di Asia e:)
Africa, deU’influenza che ha la stampa o il cinema o la radio sulla forma
zinne generale dell’opinione pubblica.
Un gruppo di discussione avrà per argomento « la vicinanza cattolico-roma.
na ».
Un gruppo di circa mille fedeli della Germania Orientale potrà partecipare al Kirchentag. (S.OE.P.I.)
Cd prngullo di Chiesa comune
per metodisti ed anglicani
A Greenhill (Kent, Inghilterra) i
duemila abitanti hanno deciso di costruire una chiesa che sarà comune
a metodisti ed anglicani. Essa sorgerà su di un terreno che appartiene
ai metodisti, grazie a dei fondi prò
venienti dalle due comunità. La costruzione apparterrà ai metodisti, ma
la manutenzione spetterà alle due de
' cminazioni.
I culti si svolgeranno ad ore d’ver
se ma la Scuola Domenicale e l’innaric metodista saranno comuni a’L
due comunità. ( S.OE.P.I. )
Iia prima donna pastore
della “Hervormde Kerk,,
La Signora J. C. Jansen è stata
chiamata dal Sinodo generale della
Chiesa Riformata olandese ad assu
mero il pesto di pastore di tre c munità dell’Olanda del Nord. E?sa è co
:-l la prima donna pastore della sua
Chiesa. (S.OE.P.I.)
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Mrof. IJr. F l'imnn (l|iRr|j
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli 1/alerìo
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
to
I familiari ed i parenti del rimpian
Pons Ernesto Paolo
ringraziano tutti coloro che si sono
:si vario modO' adoperati nel corso del
la sua malattia e che hanno partecinr-to al loro lutto.
Revellera di Angrogna, 1 agosto 1959
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