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SETTIMANALE DEI LE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 27 OTTOBRE 1995 ANNO 3 - NUMERO 40
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DOMENICA DELLA RIFORMA
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TORNARE
ALLA BIBBIA
CLAUDIO H. MARTELLI
uesto libro della Legge non si diparta mai
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dalla tua bocca, ma meditalo
giorno e notte, avendo cura
di mettere in pratica tutto ciò
che vi è scritto; poiché allora
riuscirai in tutte le tue imprese» (Giosuè 1,8).
«Mia madre e i miei fratelli
sono quelli che ascoltano la
parola di Dio e la mettono in
pratica» (Luca 8, 21).
Quando, in occasione della
Domenica della Riforma, ricordiamo i grandi principi
teologici che portarono alla
svolta della storia della Chiesa d’Occidente, può accadere
che le antiche gloriose bandiere vengano tolte dalle bacheche che le conservano per
ricomparire in pubblico con le
loro entusiasmanti scritte;
«Sola Scriptura», «Sola Fide», «Sola Grada», «Ecclesia
semper reformanda» e, passando in mezzo a noi, ci richiamino a un ruolo preciso
che dovrebbe spettarci come
eredi di un eroico passato.
Dobbiamo domandarci però
se siamo consapevoli di questo e se l’adesione alla Riforma e a tutto ciò che ne è seguito sia per noi un fatto globale 0 solo una partecipazione
intellettuale a quei principi.
Come metodista non posso
non pormi il problema dell’
esperienza e della prassi. Non
posso non risentire dentro di
me il pressante invito di John
Wesley ad essere tutt’uno con
la Bibbia. Tutt’uno: non solo
con la mente ma con il cuore,
con le parole e 1 gesti di ogni
giorno, con le scelte che sono
chiamato a fare nella vita personale come in quella sociale
e politica.
Chiedo perdono a coloro
che si sentiranno offesi ma
oso domandare: quale posto
ha oggi, tra gli evangelici italiani «storici», una lettura
della Bibbia che non sia prevalentemente esercizio culturale? Quale spazio occupa
questa parola di Dio nelle nostre vite prima e dopo il culto
domenicale, così scarsamente
■frequentato, dopo lo studio
biblico, privilegio ormai di
pochissimi e non in tutte le
nostre comunità?
Mai la Scrittura ha avuto
tanta diffusione nel nostro
paese, ma con il numero delle
copie è aumentata la fede,
l’entusiasmo per l’evangelizzazione, la consapevolezza
che è necessario rifiutare una
visione del mondo e della vita
che la Scrittura denuncia?
Non sta accadendo, per ciò
che ci riguarda, quel che già
accadde al protestantesimo
del XVIII secolo quando dietro il dibattito di pochi addetti
ai lavori la Bibbia era di nuo- '
vo lontana dalla vita delta
gente comune? Non c’è il rischio che, com’è accaduto
per tante rivoluzioni, le grandi parole d’ordine diventino
solo slogan: «Libertà, eguaglianza, fraternità», «Sola
Scriptura, Sola Fide, Sola
Gratia Dei»?
C’è un modo straordinariamente efficace a mio parere di
celebrare l’anniversario della
Riforma oggi ed è quello di
ritornare veramente alla Scrittura, di riconsacrarsi veramente a quel Dio che in essa
ci parla. Ritornarvi nella prassi quotidiana del singolo credente, ritornarvi con la passione che un tempo fu caratteristica della nostra gente, ritornarvi con quello spirito di
ascolto e di preghiera senza il
quale nulla accade: essere
tutt’uno con la Bibbia. Imparare da essa non solo ciò che è
accaduto ma intendere per
mezzo suo ciò che sta accadendo e che accadrà.
Dobbiamo ritornare alla
Bibbia per lasciarci conquistare e trasportare dal vento
dello Spirito per un rinnovamento delle nostre chiese che
coinvolga le persone che ne
fanno parte e, mediante la testimonianza di una fede che
cambia la vita, tutti coloro
che il Signore ci porrà accanto per amarli e servirli come
fece Gesù, il Cristo.
A proposito della ricorrenza del «giorno dei defunti»
Sensazionale notizia ignorata dalla stampa
ROBERTO NISBET
«La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria? O
morte, dov'è il tuo dardo? (...) Ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per
mezzo del Signor nostro Gesù Cristo»
(I Corinzi 15, 54b, 55, 57)
Immaginiamo per un momento che cosa succederebbe se da qualche laboratorio scientifico giungesse la notizia che
è stato scoperto il modo di vincere definitivamente la morte. Certamente i giornali uscirebbero in edizione straordinaria; le radio interromperebbero le trasmissioni e tutti gli avvenimenti che oggi
impegnano la nostra attenzione passerebbero in ultimo piano: l’umanità sarebbe
finalmente uscita da un incubo. Orbene
questa notizia è già stata annunziata, ma
ci deve essere stato un equivoco, perché
molti la ritengono una dottrina della
chiesa, certo piacevole, ma che purtroppo urta contro la realtà di tutti i giorni.
È vero che Gesù ha detto: «In |prità,
in verità vi dico che se uno osse^a la
mia parola, non vedrà mai la morte»
(Giov. 8, 51) ma né i giornali né la radio
ne parlano e migliaia di persone si recheranno in lacrime a piangere i loro morti
ai cimiteri. Questo vorrebbe dire che Gesù ci ha ingannati e ha soltanto alimentato dellè false illusioni. È dunque necessario uscire dall’equivoco. Perché una
delle due: quando andiamo al cimitero e
deponiamo dei fiori sulle tombe, intendiamo affermare che lì c’è tutto quello
che rimane di una vita, cioè nulla. Ovve
ro Gesù Cristo ha realmente distrutto la
morte e noi non moriremo più.
Ma che cos’è la morte? La domanda
può sembrare assurda perché è chiaro
che quando il cuore ha cessato di battere,
è subentrata la morte é non c’è più vita,
ma quello che ci sorprende è che, secondo. Gesù, la morte dell’organismo fisico
è preceduta da un processo di decadimento e di corruzione spirituale, di cui la
morte fisica non è che l’atto conclusivo.
Se nel nostro io interiore noi accogliamo
pensieri e sentimenti che non sono in armonia con la volontà di Dio, questi pensieri e sentimenti agiscono come una potenza disgregatrice, una potenza di morte. Infatti quante sono le anime ammalate, moribonde, anzi addirittura morte!
Nella Bibbia si parla perfino di una chiesa, quella di Sardi, che ha nome di vivere, ma è morta!
Quando l’anima è morta, il corpo fisico può ancora vegetare per qualche tempo ma gli manca, per così dire, lo scheletro spirituale che lo sostiene. In modo
grossolano si può dire che un individuo è
morto quando le sue membra non reagiscono più: ma la vera morte è cominciata
prima, quando l’anima ha interrotto il
contatto con la sorgente della vita. Perciò
Gesù afferma: «Chiunque vive e crede in
me, non morrà mai» (Giov. 11, 26). Non
c’è dubbio che l’Evangelo deve essere
compreso da questo punto di vista, cioè
che Gesù è venuto per risuscitare i morti,
per ridare nuova vita a quei morti che
noi siamo. Questo è il vero problema,
molto più importante che quello della
morte fisica.
Non intendiamo con questo idealizzare
la morte e con san Francesco ringraziare
Dio per la «nostra sorella morte». Essa
sussiste con il suo corteo di sofferenze e
di separazioni. Anche Gesù è passato per
il Getsemani e la croce e ha pianto sulla
morte di Lazzaro, però la morte fisica
non è più il massimo orrore dell’esistenza, perché la vita che Gesù è venuto ad
accendere in noi è una vita indistruttibile, la vita eterna. Inoltre la morte non è
più soltanto la rinunzia a un corpo che
abbiamo tanto amato ma, secondo
l’espressione di san Paolo, con la morte
si mette da parte un vestito logoro, per
rivestirne un altro migliore (Il Cor. 5,4).
Infine questa visione trasforma il nostro dolore per la morte dei nostri cari.
Certo abbiamo perso un compagno di
viaggio e ci sentiremo più soli, nel sentimento di essere rimasti indietro, ma
quando Gesù proclamava «Beati quelli
che fanno cordoglio, perché saranno
consolati» (Matteo 5, 4) voleva anche affermare la certezza che la morte di un
corpo non distrugge la comunione con i
credenti che sono andati avanti più in
fretta. Se poi qualcuno avesse ancora il
minimo dubbio, Gesù ci ha lasciato una
prova tangibile, e cioè i segni del pane e
del vino. Degli ebrei Gesù diceva: «I vostri padri mangiarono la manna nel desejto e morirono» (Giov. 6, 49), proprio
come oggi molti si accontentano di mangiare, bere, godere nel deserto di questa
vita e poi muoiono. Ed ha anche aggiunto; «Questo è il pane che discende dal
Cielo, affinché chi ne mangia non
muoia» (Giov. 6,40).
Congresso mondiale
Comunicatori
cristiani
Dal ’7 all’11 ottobre si è tenuto a Metepec, vicino a Puebla, in Messico, il II Congresso dell’Associazione mondiale di comunicatori cristiani
(Wacc). Circa 400 delegati
provenienti da 85 paesi del
mondo si sono riuniti per riflettere insieme sul tema
«Comunicazione e dignità
umana».
Giornalisti delle televisioni
nordamericane ed europee
hanno discusso con gli indios
di radio popolari del Guatemala, 0 con giornalisti della
Birmania, delle Filippine,
delle Isole del Pacifico o con
gruppi di controinformazione
del Chiapas, per scambiare
esperienze e preoccupazioni,
e riflettere insieme sul loro
ruolo in difesa dei diritti umani nel sempre più complesso
sistema delTinformazione. In
un mondo che avanza sempre
più velocemente verso là globalizzazione e la concentrazione dei mezzi di informazione, in un settore dove si
vanno concentrando i più
grossi investimenti di capitale
e dove le notizie viaggiano
sempre più in tempo reale,
l’accesso all'informazione e
il suo controllo democratico
diventano sempre più un fatto
determinante per la democrazia e il futuro dell’umanità.
Grande interesse ed emozione
ha infine suscitato l’intervento del vescovo messicano Samuel Ruiz, che ha parlato sulla costante violazione dei diritti umani nei confronti degli
indios del Chiapas.
La Wacc è un’organizzazione ecumenica a cui aderiscono giornalisti protestanti,
cattolici, ortodossi e laici e i
dipartimenti dei mass media
di molte chiese di varie parti
del mondo, e tra questè la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). La
Fcei ha partecipato al congresso con una sua delegata,
Gianna Urizio, caporedattrice
della trasmissione Protestantesimo. (nev)
La famiglia dei
riformati europei
pagina 2
Senza Spirito .
non c’è vita
pagina 6
Cultura ' ■
«Il coraggio
del pettirosso»
pagina 9
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PAG. 2^ RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
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Si è svoltà a Edimburgo l'Assemblea europea dell'Alleanza riformata mondiale
La grande famìglia dei riformati in Europa
_______CUUMO PASOUET
Ci si ritrova solo ogni sette anni, per problemi organizzativi e soprattutto finanziari ed è un vero peccato. Appena sono arrivato al
luogo dell’incontro (quest’
anno era in una residenza per
studenti dell’Università di
Edimburgo, in Scozia) ho
avuto la sensazione della vivacità e della multiformità
delle chiese europee che, come' la nostra, hanno le loro
radici nella riforma di Zwingli, Calvino, Knox e molti altri. Ci siamo ritrovati, rappresentanti di 40 chiese, da quasi tutti i paesi europei, dal
Portogallo alla Svezia, dalla
. Bulgaria all’Ucraina.
Prima ancora di iniziare i
lavori ci si poteva accorgere
di come molte cose siano
cambiate nel nostro panorama
europeo: era la prima volta
che ci si confrontava dopo la
caduta deh muro di Berhno, e
finalmente la presenza «liberata» di fratelli e sorelle provenienti dall’Est si poteva apprezzare in tutta la sua impor‘ tanza, storica, numerica e culturale. Fra tutti balzava agli
occhi la componente ungherese, due milioni di riformati in
patria e consistenti minoranze
sparse in Romania, Croazia,
Serbia, Slovacchia e CarpatoUcraina. E poi ecco le chiese
a noi storicamente vicine come i Fratelli cechi o,di cui
quasi si ignora l’esistenza come gh evangelici di Bulgaria,
Grecia o Lussemburgo.
Non era facile comprendersi in questa babele linguistica
e culturale e forse è anche per
questo che gli organizzatori
avevano previsto che ben tre
relatori stimolassero la riflessione dell’assemblea. Il pri
mo. Lesile Newbigin, veniva
dalla Chiesa unita dell’India
del Sud e ci ha provocati su
una nostra grande certezza:
«Siete sicuri che la secolarizzazione che stiamo vivendo
non sia figlia di queU’Uluminismo che ha fondato la nostra cultura? Siete sicuri che
non si debba riscoprire, nei
confronti della Bibbia, una
distanza sacrale che abbiamo
abbandonato? Il papa di Roma non ha forse, almeno in
parte, ragione nella sua difesa
dei valori contro ogni desacralizzazione?». Immaginarsi
le reazioni deli’assemblea
plenaria... tutte giustissime,
tutte condivisibili, ma in fondo appare una consapevolezza: viste da lontano, culturalmente e geograficamente, ecco che anche le nostre convinzioni più radicate appaiono criticabili, o possono almeno essere messe in questione. L’Europa non è più
l’unico continente in cui i
riformati elaborano riflessioni
e tutto deve poter essere rimesso in gioco, anche le cose
che ci appaiono più assodate,
anche le conquiste, per noi irrinunciabili, dell’IÌluminismo
e della Rivoluzione francese.
La tematica uomo-donna
nella chiesa è stata al centro
dei lavori, e la teologa scozzese Elisabeth Templeton ci
ha sfidati a proseguire la riflessione su questo tema. Milan Opocenslflj, segretario generale dell’Alleanza riformata
mondiale (Arm), ha ricordato
piiù volte che mentre noi rappresentanti dei «riformati europei» eravamo al lavoro,
nella nostra Europa si continuava a morire. Ed ecco che
le due relazioni ci portano a
parlare di teologia: bisogna
porre lo «status confessionis»
su temi quali il commercio
delle armi e l’esclusione delle
donne dalla vita della chiesa?
Bisogna cioè «scomunicare»
le chiese che hanno comportamenti ambigui in questi
campi, come a suo tempo fu
fatto con le chiese bianche
razziste del Sud Africa? Alla
fine delle discussioni hanno
prevalso la capacità di attendere e di autocritica: si sono
incoraggiate le chiese (Grecia
e alcuni paesi dell’Est) che
non ammettono le donne al
pastorato a proseguire nella
Of
Il logo deH’Assemblea deH’Arm
loro riflessione, ma anche le
chiese che già lo fanno a non
pensare di avere concluso il
cammino della riflessione su
«donne e uomini nella chiesa». Quanto al commercio
delle armi, che le chiese devono combattere sempre e in
ogni caso, non è forse vero
che è uno dei commerci che
sta alla base del nostro benessere nell’Europa odierna?
Per quanto riguarda l’urgenza del momento, l’assemblea ha votato alcuni ordini
del giorno contro ogni idea di
pulizia etnica chiedendo in
particolare alla chiesa ortodossa serba di essere più «attenta alle esigenze dell’Evangelo» ed esprimendo la sua
solidarietà alle chiese dell’Eu
ropa centrale e orientale impegnate nella lotta contro ogni
forma di «nazionalismo, sciovinismo e xenofobia».
Interessanti anche i momenti dei culti che sono stati vari
e variati, e che ci hanno fatto
vedere come si possa comunicare e lodare il Signore anche
in modo non verbale, come al
culto nella cattedrale di St.
Giles, la chiesa riformata
principale di Edimburgo, dove in un contesto assolutamente tradizionale abbiamo
potuto cantare nelle nostre
lingue, non senza una qualche
emozione, gli inni che sono
patrimonio comune dei riformati europei. Non c’è stato
molto tempo per incontri
informali, si è lavorato tutti i
giorni dal mattino alla sera,
eccezione fatta per il giovedì
sera, quando siamo stati ricevuti ufficialmente dal sindaco
di Edimburgo. Nelle pause ho
però cercato di incontrare il
(maggior numero di persone
perché sono convinto che si
ha molto da imparare dalle altrui esperienze, e sulla base di
questi dialoghi mi sono chiesto: è possibile trovare oggi
un denominatore comune tra
tutte queste chiese? Non credo che vada cercato nelle tematiche o nelle dichiarazioni
ufficiali; certo ci sono problemi comuni, ma vengono affrontati in modi molto diversi.
C’è sicuramente una storia
e una base teologica che ci lega e ci fa sentire fratelli e sorelle, ma se devo cercare una
definizione che ci descriva in
modo efficace continuerei ad
usare quella di un pastore
francese che parlando dei
riformati europei diceva:
«Nous sommes minoritaires
et insoummis» («siamo mino-'
ritari ma non sottomessi»).
Il punto di vista di una delegata della Chiesa valdese all'Assemblea di Edimburgo
Lotta delle donne nella chiesa e nella società
HABIE-FBANCE HAURIN COfSSON
.. TJo una crisi d’iden^ AJ. tità... Dubito giella
mia bandiera». Quattro voci
di donne e uomini di Gran
Bretagna hanno ripetuto queste parole nella loro breve riflessione su «nazióne santa»
durante il culto di apertura
dell’Assemblea europea dell’
Alleanza riformata mondiale
(Arm) sul tema «Speranza e
rinnovamento in tempi di
cambiamento». Come un eco,
l’ultima voce diceva che attualmente in varie parti del
mondo, come nella Bosnia,
«gente muore per una bandiera, ma non ne sa il perché».
Altri culti, a volte animati
con fantasia, hanno scandito
ogni giornata, e nelle preghiere liturgiche si alternavano
voci femminili e maschili,
prima di confluire alla fine.
Per la prima volta all’Arm, il
secondo giorno l’assemblea si
è divisa in due gruppi, donne
e uomini, riuniti separatamente per esplorare i problemi di
una «partnership» creativa
nella chiesa e nella società. La
giornata delle donne ha alternato momenti di preghiera,.
canti, danze liturgiche con
musica ebraica, e momenti di
lavoro di gruppo sull’educazione dei bambini e le immagini di Dio, la condivisione
del denaro e dei ministeri nella chiesa, la religione (un fattore di oppressione o di liberazione per le donne?), e la
teologia femminista vista
dall’Europa dell’Est. Le teologie dell’Est si pongono mol
ti problemi sul nostro pluralismo. Quando si viene a sapere
che, ad esempio nell’Ucraina
subcarpatica, la giornata di
una donna va dall’alba a mezzanotte, prima sul posto di lavoro, poi in una casa senz’acqua, con ore di coda nei negozi per poco cibo, e che non ci
sono donne nei Consigli di
chiesa, sentiamo l’importanza
della nostra solidarietà e accettiamo che ci rimettano in
questione. Un uomq diceva:
«Quando veniamo nelle chiese quasi vuote dell’Occidente,
là dove l’Evangelo è stato
predicato per secoli, ci stupiamo. È deprimente per noi il
declino delle chiese tradizionali; l’alienazione dei giovani
e la secolarizzazione sono da
tenere presenti nel nostro impegno personale a Cristo».
La relazione della teologa
scozzese Elisabeth Templeton
è stata contestata da donne,
perché la sua analisi risultava
teorica e dimenticava 30 anni
di lotte delle donne. Se si
prendessero alla lettera le sue
parole, sparirebbero quei
gruppi che fanno parte del
movimento delle donne (in
Italia Fdei, Sophia, Cassiopea), che oggi alcuni definiscono come il più radicale
portatore di . cambiamenti in
Occidente. La scelta di questa
teologa come oratrice ci fa
mettere il dito su una constatazione grave: forze subdole
creano la divisione tra donne.
Quelle per le quali la propria
sofferenza analizzata può essere la spinta per lavorare alla
liberazione delle donne, ma
anche degli uomini, e quelle
inserite nella società patriarcale e che fanno fatica ad accogliere le proposte delle altre. Difficilmente le prime sono mandate come delegate
nelle assemblee, e forse il
subconscio collettivo aspetta
dalle seconde che facciano tacere le prime. Siamo ancora
lontani dalla «comunità delle
donne e degli uomini». Uno
dei sei gruppi di lavoro dell’assemblea ha lavorato su
questo tema, con sottogruppi
su potere/non potere, violenza, consacrazione delle donne, linguaggio, nuovi simboli,
spiritualità.
È stato riconosciuto che le
radici della violenza esercitata
in guerra sono le stesse di
quella esercitata contro le
donne. Le chiese hanno considerato erroneamente la violenza contro le donne come
un tabù mentre dovrebbero
preparare i pastori a prendere
coscienza di quello che è il
«genere». L’impegno delle
donne cristiane nei movimenti
per la pace come in metodi
nonviolenti di risoluzione dei
conflitti non sono stati ancora
riconosciuti; una collaborazione tra Est e Ovest dovrebbe vertere su prostituzione,
resistenza e spiritualità^ commercio delle armi. L’assemblea ha raccomandato alle
^hiese riformate di fare propri
i problemi sollevati dal Decennio delle chiese in solidarietà con le donne e invita a
dialogare con le chiese che
non hanno ancora ammesso le
donne al «ministero ordinato
della parola e dei sacramenti»
e a visitarle.
L’oratore più rivolto al futuro è stato Milan Opocenskij,
segretario generale deU’Arm.
Nel ricordare che nel 1982
l’Arm aveva decretato lo «status confessionis» sull’apartheid, dichiarato incompatibile con l’Evangelo, Opocenskij
ha proposto cinque casi di
«status confessionis» da discutere nelle chiese: il razzismo, le armi di distruzione di
massa, l’esclusione delle donne, l’ingiustizia dell’economia mondiale e la distruzione
dell’ambiente.
Altri punti da approfondire
nelle chiese sono l’evangelizzazione nel mondo moderno,
le relazioni tra laici e ordinati,
il nazionalismo, la protezione
dei Rom. Si è protestato contro gli esperimenti nucleari
del governo francese: «Pregare e agire insieme e in maniera creativa in vista di trasformare una cultura della violenza in una cultura della pace e
giustizia». Si auspica che una
Conferenza dei giovani venga
organizzata nel ’96, in vista
dell’Assemblea gene^le del
’97 a Debrecen. ^
Il pastore Claudio Pasque! è
entrato a far parte del nuovo
Comitato europeo. Dei 20
membri del Comitato (presidente Krister Anderssen della
Chiesa missionaria svedese,
vicepresidenti Evelyn Martin
dell’Austria e Hartmut Lucke
della Svizzera), 8 sono donne
e 12 pastori; la novità sono i
rappresentanti dell’Europa
dell’Est, donne e uomini.
Dal Mondo Cristiano
Francia: a Toulouse le Assise
della Federazione protestante
TOULOUSE — Dal 27 al 29 ottobre si svolgono a Toulouse
le Assise (quadriennali) della Federazione protestante di Francia (Fpf). Vi partecipano circa 400 delegati di tutte le chiese
niembro. L’incontro ha per tema: «Partager, c’est yivre» (Condividere è vivere). Sono state invitate diverse personalità: lo
scienziato Albert Jacquard, Konrad Raiser, segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), mons. Joseph Duval, presidente della Conferenza episcopale di Francia, Dalil
Boubakeur, rettore della moschea di Parigi. La Fpf riunisce
T80% del protestantesimo francese. Le Assise rappresentano
un momento eccezionale che permette ai protestanti francesi di
incontrarsi nella loro diversità. In quest’occasione la Fpf festeggia il suo 90° anniversario: una delle priorità della Fpf oggi
è l’impegno per la giustizia e per la difesa dei diritti umani. In
particolare sta lottando, insieme ad altre chiese, per il riconoscimento del diritto degli stranieri di vivere in Francia. (bss)
Il Cantone di Vaud rifiuta
il dibattito su chiesa e stato
LOSANNA — AH’inizio di settembre, il «Grand Conseil»
del Cantone di Vaud ha approvato la revisione della legge ecclesiastica del 1965. La nuova legge impone ora ai pastori una
permanenza massima di 15 anni in una stessa parrocchia.
Inoltre il ministero dei pastori verrà d’ora in poi sottoposto a
una valutazione da parte del Consiglio sinodale, sulla base di
un «cahier des charges» definito dal Consiglio di qhiesa e
consegnato al pastore al momento del suo arrivo. 11 «Grand
Conseil» ha però rifiutato di aprire un dibattito sui rapporti tra
chiesa e stato, come veniva richiesto da una minoranza di deputati. Negli anni ’70, i protestanti rappresentavano il 70%
della popolazione del cantone, ora sono meno del 50%. La
maggioranza dei deputati ritiene che dovrebbe essere la chiesa
stessa a fare proposte su un’eventuale riforma dei rapporti
chiesa-stato. I responsabili della Chiesa riformata intendono
riflettere a fondo su questa questione nei prossimi tre anni.
Danimarca: vietato
manifestare con la toga
COPENAGHEN — 1 pastori danesi non avranno più il diritto di manifestare nelle strade con la toga pastorale. Ciò in
seguito ad una manifestazione di dieci pastori con la toga che
protestavano contro l’aborto nella piazza reale di Christianborg. Il vescovo Erik Norman Svendsen, di Copenaghen, ritiene che la toga non sia un vestito come un altro e che, in ogni
caso, non sia da usare durante manifestazioni in quanto è stato
concepito essenzialmente per il culto. Qualche anno fa, la questione era stata sollevata in Svezia quando pastori con la toga
avevano manifestato per un aumento di stipendio. (bip)
Kek: aperta la successione
a Jean Fischer
GINEVRA — 11 segretario generale della Conferenza delle
chiese europee (Kek), Jean Fischer, si ritirerà nel 1997, dopo
dieci anni di mandato. L’Assemblea generale della Kek, che
avrà luogo appunto nel ’97, potrà dunque eleggere il suo successore. 1 membri della Kek sono fin d’ora invitati a inviare le
loro proposte per la carica di segretario generale. 11 Consiglio
della Federazione delle chiese protestanti di Svizzera (Feps)
propone la candidatura del vescovo polacco Jeremias. (spp)
Svizzera: 73.000 firme
contro il celibato dei preti
MORGES — Una petizione di 73.000 firme è stata consegnata alla Conferenza dei vescovi svizzeri, riunita a Morges
all’inizio dello scorso settembre. Le firme sono state raccolte
da preti, da grganizzazioni cristiane e dalla Lega svizzera di
donne cattoliche (Lsfc). Parallelamente, la Lsfc ha lanciato una
raccolta di firme a favore dell’ordinazione delle donne.
Inghilterra: riorganizzazione
della Chiesa anglicana
LONDRA — La struttura amministrativa della Chiesa d’Inghilterra deve essere prpfondamente modificata. È quanto ritiene la commissione di esperti incaricata di valutare la situazione attuale. Le funzioni e le prerogative della «Church
Commissioners», supremo organo amministrativo della chiesa
di stato nominato dal Parlamento, dovrebbero essere fortemente ridotte. Dovrebbe essere creato un Consiglio centrale,
posto sotto la presidenza del primate d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury. Negli ultimi cinque anni, la Church
Commissioners ha perso oltre 45 miliardi di lire in seguito ad
operazioni finanziarie discutibili. Dato che i fondi deH’amministrazione centrale non bastano più per pagare il personale e
le spese di funzionamento della chiesa, le parrocchie hannó
dovuto dare la loro contribuzione. Il cambiamento di statuto
della Church Commissioners, che deve essere approvato dal
Parlamento, segnerebbe un primo passo nella revisione degli
stretti legami che uniscono la Chiesa anglicana alla corona
britannica, anche se non si tratterebbe in nessun caso dell’abolizione della Chiesa nazionale d’Inghilterra. (spp)
3
n
venerdì 27 OTTOBRE 1995
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
ANNA MAFFEI
Quando in una pausa durante il Forum sulle don, ne a Huairou ho chiesto a
Shamim Malik e Shunila
Ruth di parlarmi un po’ dell’
origine della loro chiesa in
Pakistan, mi hanno risposto
che il messaggio cristiano fu
per la prima volta portato nella loro terra dall’apostolo
Tommaso, nel primo secolo.
Dunque la loro chiesa ha radici antichissime, anche se
ancotp oggi devono faticare
non poco a convincere la gente del loro paese che la loro
fede non è di provenienza occidentale. «Il Vangelo di Gesù Cristo - ha affermato Shuniila, pastora, coordinatrice
■del movimento delle donne
della chiesa del Pakistan - è
stato predicato prima in
oriente e viene dall’oriente,
ma quasi tutti lo dimenticano»- «È vero - ha aggiunto
Shamim, pastora anch’essa
però di quella chiesa antica,
di cui abbiamo degli echi nello scritto apocrifo “Gli atti di
Tommaso” (scritto intorno al
23ff d.C.) purtroppo non ci
sono più tracce».
; La storia del cristianesimo
nella terra che oggi identifi^ . chiamo come il Pakistan, che
esiste come nazione indipendente dall’India dal 1947, è
storia sofferta. Dopo l’evangelizzazione dei primi secoli
passata attraverso le vie commerciali sulle sponde dell’Indo ci sono tracce ben chiare
di chiese organizzate di origine nestoriana e poi armena. 1
cattolici, missionari gesuiti,
hanno cominciato a costruire
le loro chiese nel XVII secolo
mentre le missioni protestanti
delle varie denominazioni sono, con alterne vicende, penetrate in quelle terre nel corso
del secolo scorso al seguito
dei colonizzatori.
Quali chiese protestanti,
chiedo, ci sono oggi in Pakistan? «Tutti i cristiani - risponde Shunila - rappresentano in Pakistan solo circa
l’l% della popolazione totale, di questi i 3/5 sono protestanti. Nel 1970 quattro tra le
denominazioni principali, i
metodisti, gli anglicani, i luterani e i presbiteriani scozzesi si sono uniti in quella
che abbiamo semplicemente
definito “La chiesa del Pakistan”. Questa conta attualmente circa 200.000 membri,
è di tipo episcopale ed è divi• sa su base territoriale in otto
diocesi. La decisione di unire
le nostre chiese è venuta proprio dal fatto che siamo così
pochi in una nazione massicciamente islamica. Ci sono
ancora delle chiese che non
sono insieme a noi: battisti,
pentecostali. Fratelli... Hanno una liturgia e una vita ecclesiastica meno strutturata
della nostra e sono in crescita». È possibile evangelizzare
in Pakistan?
Questa domanda genera
una tale accesa discussione
fra le due pastore che una si
allontana per un po’. La questione, dunque, comprendo, è
davvero rovente. «Il fatto è mi spiega Shamim - che in
Pakistan abbiamo una Costituzione che prevede la libertà di religione e anche di
evangelizzazione. Però il
proclamare il Vangelo non
deve implicare il fare discepoli. Insomma il problema è
che da quando è in forza la
legge islamica, la shariat,
qualunque musulmano che si
converte rischia di essere
condannato a morte. Dunque
Pechino e oltre - 4: intervista a Shunila e Shamim, pastore delle donne cristiane
Cristiani in Pakistan: una minoranza
oppressa che cerca di testimoniare la fede
Una via di Karachi, ormai miiitarizzata
evangelizzare è possibile, in
teoria ma non in pratica. Si
convertono alcuni indù, ma
per il resto è quasi impossibile. Anche se non abbiamo
notizia che la pena capitale
sia stata mai ufficialmente
applicata, un musulmano che
diventa cristiano vive una vera tragedia nella sua vita e
nella società. La famiglia lo
ripudia , perde il lavoro, e
può anche rischiare di essere
linciato».
«La pena di morte è invece
stata applicata - aggiunge
Shunila, sedendosi di nuovo
- per la legge sulla bestemmia. L’anno scorso un uomo
è stato condannato e giusti
ziato per questa accusa. Quest’anno hanno rischiato la
stessa sorte altri due giovani
cristiani, Relimat e Salamat
Masih. Uno di loro aveva appena 11 anni. L’accusa era
di aver scritto sul muro cose
contro il profeta Maometto,
ma i due non sapevano neppure scrivere. Su questo noi
cristiani ci siamo mobilitati
col digiuno e la preghiera in
tutte le famiglie. La stampa e
Amnesty hanno portato il caso all’attenzione internazionale. Così i due, incarcerati e
torturati, contro i quali c’era
solo l’accusatore e nessun testimone, sono alla fine stati
rilasciati. Ma il problema rimane, perché la legge sulla
bestemmia è costantemente
un’arma nelle mani dei musulmani che per qualsiasi futile ragione e senza prove
possono accusare un cristiano di bestemmia e questi essere arrestato con rischi gravissimi».
È difficile essere minoranza in Pakistan, mi pare di poter commentare: «Molto conclude Shunila - ècco perché molti, se ne hanno la possibilità emigrano». Eppure
Benazir Bhutto è molto ben
vista, anche qui al Forum.
«Benazir è molto diversa da
chi ci ha governato precedentemente fin dal 1978, quando
è cominciata l’applicazione
rigida della legge islamica
con il generale Zia-Ul-Haq.
È equilibrata e vc^rrebbe
cambiare molte cose ánche in
favore delle donne, ma non
può perché il suo governo
non ha la maggioranza».
Proposta ecumenica
Un Consiglio
nazionale
delle chiese
Di fronte all’accelerazione
ecumenica in atto il progetto
di costituire anche in Italia
un Consiglio nazionale delle
chiese è «sicuramente più
realistico e vicino». Lo afferma il teologo protestante pastore Paolo Ricca, decano
della Facoltà valdese di teologia, in un’intervista che apparirà sul fascicolo di novembre del mensile «Confronti». «L’idea fu lanciata
da alcuni vescovi cattolici
come monsignor Riva che si
rifaceva al modello francese
- ha ricordato Ricca - poi ci
sono state delle frenate, an-'
che da parte protestante. Ma
oggi i tempi appaiono maturi.
Sarebbe un segno, soprattutto
in Italia, che non si può continuare a vivere uno accanto
all’altro senza creare luoghi
comuni e condivisi di discussione, dialogo e confronto. In
questo senso mi auguro che
anche la Federazione delle
chiese evangeliche avanzi
delle proposte».
Consigli nazionali delle
chiese, a cui partecipano ortodossi, cattolici e protestanti, sono già attivi in varie parti del mondo: in Europa possiamo citare le esperienze
della Francia e della Gran
Bretagna.
^1
L'incontro annuale del gruppo delle donne protestanti della Federazione delle chiese svizzere
Per perdonare bisogna aver fiducia in sé e nell'altro
FRANÇOISE VUFFHAY
Quest’anno l’incontro di
«Equinoxe» a Vaumarcus (Svizzera) dal 22 al 24
settembre 1995 aveva come
tema «Il perdono», dando seguito a quello dell’anno precedente sul conflitto, ed è stato organizzato da un gruppo
di lavoro delle Federazione
svizzera delle donne protestanti. Con questo tema si
tocca la nostra vita relazionale con le sue rotture, le sue
rabbie e le sue delusioni.
Quante ferite rimaste intatte,
quante offese nascoste, non
perdonate, che avvelenano la
vita degli individui e quelle
dei gruppi. Camminiamo su
un terreno minato tanto
dall’imperdonabile quanto
dall’obbligO' morale e religioso di perdonare, bloccando
ogni possibilità di cambiamento o di riconciliazione.
Le tappe del perdono sono
numerose e uscire dai nostri
pregiudizi e da certi luoghi
comuni rimettendo in discussione alcune prese di posizione quali perdonare, è dimenticare, è abbassarsi. In effetti il poter perdonare o chiedere perdono implica un cammino che passa attraverso diverse tappe, all’immagine del
processo del lutto. L’odio, la
rivolta, l’impossibilità di perdonare in un primo tempo,
poi l’accettazione della propria vulnerabilità fanno parte
di queste tappe: questo cammino richiede delle condizioni precise, come per esempio
poter riconoscere e esprimere
la propria ferita o quella dell’altro; poter stabilire una relazione di fiducia, almeno di
un’equivalenza, dove da una.
parte e dall’altra ciascuno Si
riconosce ferito, capace di ferire; capire e chiarire la situazione (fi offesa (forse non c’è
colpa), non cristallizzare l’altro in un comportamento, poter tradurre il perdono attra
il
verso dei gesti, per quanto
semplici essi possano essere.
Questo cammino di perpetui inizi e di conversione è un
percorso di umiltà e di speranza: senza Jo sguardo misericordioso di Dio portato su
ognuno, senza l’accoglienza
quotidiana del suo perdono,
senza il ricorso alla preghiera
non sarebbe forse possibile.
«Oh... scusa!» è una parola
ripetuta, banale, ma vitale. Il
perdono di Dio, il perdono
umano, il perdono ricevuto,
dato, richiesto, o rifiutato, ne
richiamano tante sfaccettature
diverse. Non esiste perdono a
buon mercato anche se gratuito.
Durante le tre giornate del
convegno sono state poste varie domande quali: «Esistono
delle regole, dei punti chiave
per vederci più chiaro?»;
«Che cosa si fa del male che
si è fatto?»; «Come lasciare
passare, perdonare il male subito?»; «Il perdono è necessario? impossibile? indispensabile?»; «Quali sono i
rischi, gli ostacoli, i giochi di
un perdono reale?». Attraverso assemblee plenarie, momenti di lavoro in gruppo utilizzando metodi attivi, atelier
(danza, pittura a dito, scrittura, new game... ecc.) sono
stati esaminati testi del Vecchio e del Nuovo Testamento
mettendo dei «paletti» per un
itinerario di scoperte sui perdono.
Come esempi sono stati
smdiati i testi di Osea 2, 4-8 e
16-25 (le due facce dell’amore di Dio, riflettendo su
quello che questi passi ci insegnano sui perdono di Dio e
come siamo chiamate a perdonare e a essere perdonate
alla luce di questo testo), I
Sam. 24 (vendetta, giustizia,
che cosa dipende da noi e che
cosa scopriamo di essenziale
rispetto al perdono?) e Giovanni 8 (interrogandosi sul
perdono di Dio e sul Cristo
che non accusa e su come vivere il perdono attraverso
l’incontro con il Cristo).
Una pastora, Kristin Rossier, ha affrontato il tema parlando di quello che ha scoperto rispetto al perdono sottolineando che esso sblocca, permette di passare da una chiusura ad un’apertura, è più forte dell’odio e della rabbia, è
difficile darlo senza l’aiuto di
Dio. Gesù differenzia l’atto
dalla persona* e il suo comportamento vedendolo nella
visione di un partnerariato:
non cancella lo sbaglio, lo riconosce, vuole andare oltre.
offrire una nuova vita. Il regalo di Dio è che a volte si
può perdonare. Questo atto
può colpire l’altro, provocare
delle emozioni forti in lui; il
cammino è globale e il perdono è dato e ricevuto da Dio
permettendo uno sguardo
nuovo. È un bisogno vitale
per la nostra identità, la nostra relazione con l’altro, con
Dio; è un sostegno, una preghiera di Dio; c’è bisogno di
una distanza fisica, di trovare
delle immagini per dire il male che è stato fatto e che va e
viene tra me e l’altro.
Per poter perdonare bisogna
avere fiducia in sé e nell’altro: e che cosa si può dire del
perdono nella Bibbia? È unicamente per i cristiani che
l’amore fraterno, specifico, richiede l’amore dei nemici. Il
perdono è quindi necessario, è
una cerniera nel mezzo della
nostra fede, qualcosa che fa
scattare una messa in movimento. L’essere umano è descritto come un essere in relazione: con Dio, con l’altro,
con se stesso. Nella Genesi
l’uomo e la donna si aiutano
reciprocamente di fronte a
Dio che si offre di condurli, di
proteggerli. Gli essere umani
ricevono il codice della legge
nel Vecchio Testamento per
permettere la relazione con
Dio, con se stesso e con gli altri. Questa alleanza è costantemente rotta, distorta. Si tratta sempre di lasciare da parte
ciò che distorce le relazioni,
le falsa, le rende diverse.
Nel Nuovo Testamento il
verbo lasciare significa lasciare qualcuno da qualche
parte e proseguire la propria
strada. Ciò che cambia dalla
vecchia alleanza è che il popolo può ritrovare il suo Dio
nella nuova alleanza: Dio in
Gesù Cristo ha pagato con la
sua persona accettando una
volta per sempre che la relazione sia ristabilita e che non
ci sia più bisogno di ripetere
il sacrificio. Questa parola ha
il prezzo di una vita umana
(prezzo enorme), un regalo da
tenere in considerazione e da
non utilizzare a cattivo fine.
Sapere che ho ricevuto il
perdono una volta per sempre
permette la liberazione, la sicurezza, la fiducia: permette
di correre un rischio e, nelle
relazioni, di sbagliarsi, di
avere una vita più esposta. È
una cerniera che permette di
ritrovare l’alleanza e di togliere ciò che l’ostacola.
Una mattinata è stata anche
dedicata a scoprire gli elementi chiave della riconciliazione nell’Africa del Sud,
guidati da Catherine Schneider. Che cosa significa la riconciliazione in un conflitto
tra due collettività e quali sono le tappe necessarie? Alcune sono, ad esempio, la presa
di coscienza della sofferenza
dell’altro, la necessità della
pazienza e della speranza, la
messa in opera della volontà
(alzarsi, prendere delle iniziative personali e collettive),
il posto dell’immaginazione e
della creatività, i rischi corsi
perché qualcosa cambi. I
cammini di perdono e di riconciliazione riguardano tanto il nostro corpo quanto le
nostre emozioni e il nostro
intelletto.
Alcune domande sono state
affrontate a piccoli gruppi
quali: «La guarigione di un
paese o di un gruppo passa
obbligatoriamente dall’ammissione della colpa?»; «Esistono esempi intorno a voi o
contro esempi?». Oggetto di
una meditazione è stato il testo di Matteo 18, con l’intervento di Lytta Basset, e il testo di un altro momento di
meditazione è stato quello di
Giovanni 3, 20: «Se il nostro
cuore ci condanna, sappiamo
che Dio è più grande del nostro cuore. Egli conosce ogni
cosa e può aiutarci nella nor
stra vita di credenti».
4
pag. 4 riforma
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Vita Delle Chiese
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995 '
I valdesi di Buenos Aires si impegnano in un lavorò sociale ecumenico
quotidiana delle chiese con i malati di Aids
tUClIXATROW
Abbiamo avuto in questi
ultimi anni alcune occasioni di incontro tra la Chiesa
valdese in Italia e la Chiesa
valdese rioplatense. Non possiamo non rallegrarci che
questa possibilità si sia estesa
anche ai singoli membri delle
comunità e nei due sensi.
Queste visite hanno coinvolto
le nostre chiese per l’ospitalità, per l’ascolto, per la partecipazione alle attività comunitarie. Credo che da entrambe le parti si percepisca
che queste sono occasioni
preziose |^r crescere nella fede e nell’impegno sociale, attraverso il confronto.
In questo senso è stato vissuto rincontro con Noemi
Geymonat, operatrice sociale
a Buenos Aires e membro
della Chiesa valdese del Rio
de la Piata. Cogliendo l’occasione della sua presenza in
Svizzera dove ha collahorato
con la Missione di Basilea
per un seminario di formazione, Noemi è stata invitata a
Roma e ha avuto due momenti di incontro con le comunità
locali. La domenica ha partecipato al culto nella chiesa di
piazza Cavour; con il messaggio rivolto e le parole
scambiate nel momento conviviale che è seguito ha suscitato in tutti molta simpatia e
interesse. Il martedì successivo, in un incontro organizzato
dalla rivista «Confronti» e dal
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, ha presentato più
dettagliatamente il lavoro sociale svolto dalle chiese
nell’attuale situazione di impoverimento della società, in
particolare in Argentina.
L’esperienza ampia e diversificata di Noemi come operatrice sociale è stata una testimonianza di grande valore;
per anni ha lavorato con i rifugiati, le famiglie dei detenuti politici e dei desaparecidos, le ragazze madri, le donne in difficoltà, e ultimamen
Veduta panoràmica di Buenos Aires
te non ha esitato ad impegnarsi in un gruppo di solidarietà con i malati di Aids.
Benché corredata da alcuni
dati statistici, l’esposizione
che ci ha fatto ha avuto il pregio di presentare la situazione
a livello della realtà quotidiana. Le chiese e i singoli, coin
volti nella stessa situazione di
crisi, cercano comunque il
modo per dare delle risposte
di solidarietà concreta verso
fasce sociali più deboli. Le
iniziative nascono spesso da
piccoli grappi sensibili al disagio che non esitano a impegnarsi per intervenire con
quello che hanno a disposizione; con coraggio osano
«provare», anche se non hanno a priori garanzie di continuità o di successo.
Un esempio significativo
che Noemi Geymonat ha presentato alle comunità è quello
della «pastorale ecumenica di
solidarietà con i malati di
Aids», iniziata alcuni anni fa
dalla collaborazione di un
prete cattolico, alcune suore e
Chiesa elvetico-valdese di Trieste
Tito Cassano
organista per 50 anni
RENATO COiSSON
La comunità elvetico-valdese di Trieste ricorda
con affetto e riconoscenza il
fratello Tito Cassano, deceduto improvvisamente domenica 8 ottobre, ed è vicina alla
famiglia in questo momento
di lutto. ■ '
Con la morte di Tito Cassano perdiamo un membro affezionato della comunità valdese e un prezioso collaboratore. Per oltre cinquant’anni
Cassano ha infatti fatto parte
del gruppo degli organisti
prestando la sua opera con
grande disponibilità e dedizione, sia per i culti domenicali che per gli altri momenti
liturgici. Era figlio del pastore metodista Bartolomeo Cassano, pastore a Fola fino alla
fine della seconda guerra
mondiale; fin da giovane si
era trovato coinvolto nella vita di una comunità, mettendo
al servizio dei fratelli il suo
dono musicale.
Venuto a Trieste per lavoro, si era inserito nella vita
delle nostre comunità in modo attivo, partecipando con
passione e con forte spirito
critico alla riflessione teologica e alla ricerca di una testimonianza autentica all’Evangelo. In particolare auspicava
una maggiore collaborazione
fra le comunità evangeliche
triestine, soffrendo molto
quando sorgevano delle incomprensioni.
Cultore del canto e della
musica sacra, aveva una raccolta di innari delle chiese
protestanti e coglieva tutte le
novità con grande interesse.
Appassionato lettore, apprezzava molto Riforma, anche se
avrebbe desiderato articoli
teologici più corposi e approfonditi, per una più cosciente maturazione evangelica nella nostra Italia così segnata dalla cultura cattolica
romana. Siamo riconoscenti
al Signore per quanto Tito
Cassano ci ha dàto e per gli
stimoli che ci lascia; le nostre
piccole comunità della diaspora devono molto a questi
credenti convinti e impegnati.
alcuni membri di comunità
evangeliche. Il gruppo svolge
un programma di accompagnamento spirituale per i malati e le loro famiglie, un servizio di educazione alla prevenzione destinato alle comunità e alle chiese e garantisce
il funzionamento di una casa
di accoglienza per uomini
sieropositivi.
La quantità di posti disponibili è limitata ma l’accoglienza semplice e familiare
esprime concretamente la solidarietà di credenti impegnati; l’azione del gruppo non si
limita tuttavia a questo: ogni
membro si impegna a far conoscere il progetto alla pro
pria chiesa e a sollecitare
l’appoggio di enti pubblici o
internazionali che possano
garantirne la continuità. In
questo modo lavorano ora per
l’apertura di un centro analogo per donne.
Altre opere già più consolidate che intervengono verso
bambini, ragazze madri, anziani, centri sociali nei quartieri poveri ci dimostrano che
l’impegno sociale ha radici
storiche nella realtà evangelica rioplatense. L’incontro è
stato forse troppo breve e discreto,, ma ha lasciato in noi
la sensazione del «possibile»
che potrebbe esserci utile in
questo momento.
Giovani metodisti in Europa
Il progetto comune
della fede in Dio
FRANCESCA SCHIRÒ
Anche quest’anno, come
ormai avviene da 5 lustri, si è tenuto il Consiglio
europeo della gioventù metodista (Emyc), di cui la Egei fa
parte a pieno titolo. L’incontro annuale si è svolto questa
volta in Germania, a Stoccarda. Come alcuni sapranno,
l’Emyc è un’organizzazione
internazionale, con cui la
Egei mantiene contatti diretti,
che opera a livello europeo
con l’obiettivo di mantenere
vivi i rapporti fra ragazzi con
simile tradizione metodista.
Una settimana all’anno,
quindi, è dedicata intensamente all’organizzazione di
attività, incontri, approfondimenti che i diversi delegati
affrontano dividendosi in
commissioni, per rendere il
confronto più diretto e partecipato. Vi sono 5 commissioni che si confrontano sui problemi dei giovani nelle rispettive chiese (tema molto attuale nella Egei), sul concetto di
evangelizzazione, sul rapporto giovani, chiese e società e
sulle possibilità di incontro e
confronto diretto fra ragazzi
provenienti da diversi contesti culturali ma con una medesima fede e tradizione religiosa e storica.
Quest’anno eravamo circa
una sessantina di persone,
ospitate in un centro molto
accogliente della chiesa metodista di Stoccarda-Giebel,
provenienti da 20 stati diversi.
Parlare a tu per tu con persone
giovani provenienti da paesi
quali l’Ucraina, la Serbia, la
Macedonia, la Bulgaria non
capita tutti i giorni: voglia di
ascoltare, scoprire ma anche
di parlare, capirsi, desiderio di
pregare insieme, ognuno secondo la propria cultura, il
proprio «sentire», la propria
esperienza di vita, portano
senza dubbio a una maggior
conoscenza di se stessi, della
propria identità, non solo culturale, ma anche religiosa. Sono tanti i modi per esprimere
la propria fede, ma unico è il
punto d’incontro: Dio.
Personalmente, ritengo
molto importante la partecipazione di noi giovani protestanti italiani a eventi di
questo genere: l’entusiasmo,
la carica che in questi giorni
hanno colmato il mio cuoré
mi stimolano a perseverare,
nella mia ricerca di fede, passo dopo passo, perché so di
non essere sola ma di aver
scoperto tanti fratelli al di là
dei confini di casa mia. Trascrivo qui di seguito la risoluzione che quest’anno 1’
Emyc ha adottato, che riguarda un problema a tutti troppo
noto: gli esperimenti nucleari
che il governo francese sta
continuando a fare nell’Oceano Pacifico.
«L’Emyc disapprova qualsiasi tipo di test nucleare.
Perciò propone ai giovani
delle chiese protestanti in Europa di reagire contro i test
nucleari francesi, boicottando i prodotti francesi, organizzando incontri di preghiera e di riflessione, spedendo
una lettera all’ambasciatore
di Francia, scrivendo lettere
ai politici... e di battersi per
la pace, la giustizia e la tutela del creato».
Il gruppo evangelico di Fermo (Ap) incontra esponenti di altre religioni
I Bahà'ì: la religione della progressività della
rivelazione e la tentazione di essere Dio
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ENOS MANNELLI
V enerdì 6 ottobre il nostro
gruppo di Fermo (Ap) ha
ospitato alcuni adepti Bahà’ì
(«seguaci della gloria») che
ci hanno esposto chi sono e
che cosa credono. La fede
Bahà’ì è la più giovane fira le
religioni indipendenti del
mondo (è sorta da una scissione in seno all’Islam). 11
suo fondatore Bahà’u’Ilàh
(«gloria di Dio») (1817-1892)
è considerato dai Bahà’ì il più
recente di una serie di Messaggeri di Dio che risale alla
preistoria e include Adamo,
Mosè, Buddha, Zoroastro,
Cristo e Maometto.
Il 23 maggio 1844 a Shìràz
in Persia un giovane, conosciuto con il titolo di Bàb («la
porta»), annunziava l’imminente apparizione del Messaggero di Dio atteso da tutto
il mondo. Il suo scopo era
quello di preparare l’umanità
a quel nuovo avvento, ma il
clero musulmano scatenò
contro di lui e contro i suoi
discepoli una tremenda e sanguinosa persecuzione. Il Bàb,
dopo sei anni dalla sua apparizione, fu fucilato da un imponente schieramento di soldati (diverse centinaia) e quasi 20.000 dei suoi fedelissimi
perirono in tutta la Persia.
Bahà’u’Ilàh, nato nel 1817,
appartenente a una delle
grandi famiglie persiane, era
stimato e amato dal popolo
Haifa: il mausoleo del Bab, maestro di Bahà’u’Ilàh e, secondo la fede
bahà’ì, suo Araldo e Precursore
per la sua generosità ma
quando decide di schierarsi
pubblicamente dalla parte del
Bàb, deve subire la perdita
dei suoi beni, la tortura e 1’
esilio. Proprio in questo frangente (Baghdad 1863) annunzia di essere colui che il Bàb
aveva promesso.
Gli scritti di Bahà’u’Ilàh e
di suo figlio; che assunse il titolo di ’Abdul’l-Bahà, che significa servitore di Babà, costituiscono la guida alla quale
i «seguaci della gloria» si devono attenere. Alla morte del
padre Abdul’l-Bahhà fu.nominato autorevole interprete
degli insegnamenti Bahà’ì e
interprete dei suoi insegnamenti. La comunità Bahà’ì
conta oggi circa 4 milioni di
seguaci in oltre 200 paesi.
Il tema centrale del messaggio di Bahà’u’Ilàh è che l’umanità è un’unica razza e che
è giunto il giorno della sua
unificazione in un’unica società mondiale. Altri principi
sono l’abbandono di ogni forma di pregiudizio, pari opportunità delle donne rispetto agli
uomini, l’eliminazione degli
estremi di povertà e ricchezza, un’unica lingua universale, la «progressività» della rivelazione divina, la non esistenza del peccato secondo la
concezione ebraico-cristiana,
la terra è di tutti ecc.
Al termine della esposizione ci sono stati degli interventi che si possono raggruppare in tre punti:
a) Alcune «rivelazioni»
bahà’ì erano già contenute
nelle scritture ebraico-cristiane. L’infedeltà dei rispettivi
seguaci ha permesso l'offuscamento e, a volte, anche il
tradimento di tali verità. Altre (la lingua universale, il di^
vieto di assumere alcolici, il
codice dei diritti umani, ecc.)
ci sono sembrate delle pie banalità.
b) L’affermazione che il
«sigillo» posto dall’Islam alla
rivelazione divina è stato
strappato in nome della «progressività» della rivelazione
stessa, ci sembra tanto una
maldestra scopiazzatura del
magistero pattolico «norma
proxima» della verità: gira e
rigira... Roma è sempre «mater et magistra» !
c) Avremmo anche potuto
ritrovarci su qualche affermazione se queste fossero venute dalle file di quella «grande
folla di testimoni» (Ebrei
12,1), tra i quali noi e tantissimi altri, che cammina verso
quella meta che Dio ci ha
preparata. Quando, invece, si
pretende di essere non i segnali indicatori (sempre imperfetti) della realtà di Dio,
ma di incarnare la realtà stessa, allora non possiamo far
altro che dissentire in pieno.
Il mitico animale dell’Eden lo
aveva già sussurrato un giorno: «... sarete come Dio!».
La serata è stata interessante perché, nel rispetto reciproco, abbiamo potuto esporre le
basi della nostra fede.
I
5
)?VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Insediato il conduttore della Chiesa valdese di Angrogna
Allo studio ^evangelizzazione
Con un affollato culto nel
tempio del Serre, domenica 8
ottobre ha avuto inizio il nuovo anno di attività. Il sovrintendente del 1° circuito ha
presentato alla comunità il
candidato al ministero Franco
Taglierò che, predicando su
Efesini 2, 11-22, ha sottolineato come la chiesa di Gesù
Cristo abbia confini ben più
vasti di quelli della chiesa loc^e e ogni comunità debba
atere presente la propria testimonianza in una prospettiva allargata all’incontro con
gli altri e alla comunione di
fede con sorelle e fratelli di
ogni paese e di ogni cultura.
Mio stesso modo i gruppi di
attività, il cui impegno è vitale nell’economia comunitaria, devono avere sempre coscienza di essere inseriti in
utìa chiesa che comprende
«gli altri» con i quali si condivide il culto e l’obiettivo
della costruzione dell’edificio fondato su Gesù Cristo.
Dopo la consegna della
Bibbia ai catecumeni di primo
anno e la .celebrazione della
¿cena del Signore, un folto
grappo si è riunito nell’agape
fraterna preparata presso la
sala del capoluogo dal gruppo
di servizio e di accoglienza.
In questa occasione è stata
espressa la riconoscenza di
tutta la comunità a Jean-Louis
Sappé, che ha lasciato la presidenza del Concistoro dopo
l’elezione a sindaco di Angrogna. All’agape erano presenti
.mche gli ultimi tre sindaci del
t paese, che hanno così eviden
II tempio valdese del Serre di Angrogna
ziato la continuità del costanta
impegno della comunità anche nel campo civile.
La domenica successiva
ben 70 membri elettori si sono costituiti in assemblea di
chiesa per eleggere due anziani del Concistoro e udire la
relazione del deputato al Sinodo. Sono stati eletti i fratelli Umberto Gaydou (prima
nomina) e Adriano Chauvie
(secondo quinquennio), ai
quali la chiesa augura un impegno benedetto dal Signore.
Tra gli argomenti che il Sinodo ha proposto alla discussione delle chiese l’assemblea ha
colto con particolare interesse
quelli dell’evangelizzazione,
del documento sul papato e
l’ecumenismo, e della mobilitazione in vista dell’Assemblea della Cevaa (giugno
1996). La corale ha iniziato
l’attività annuale ringraziando
la direttrice Monica Natali
che, per motivi di studio, lascia la direzione a Franco Taglierò. Anche l’Unione femminile, che sta rilanciando il
proprio impegno sia all’interno della comunità locale sia
nei rapporti con gli organismi
federati grazie a nuove adesioni, ha iniziato a riunirsi
predisponendo un programma
mensile di incontri che ruota
intorno al tema della famiglia.
Il Concistoro, riunito nei
giorni scorsi, ha eletto il proprio presidente nella persona
di Marina Bertin.
La comunità si è stretta intorno a Giampiero, Patrizia e
Marco Bertalot in occasione
della presentazione della piccola Jennifer.
È deceduto dopo lunga malattia il fratello Ketro Emilio
Chiavia del quartiere dei
Bertot. La comunità esprime
la sua solidarietà fraterna alla
famiglia colpita dal lutto.
Ebrei-cristiani
Alla scoperta
delle radici
Il 24 settembre i catecumeni di varie chiese evangeliche
del Nord-Est (elvetici, valdesi, luterani, metodisti, pentecostali e battisti) si sono ritrovati a Venezia per un incontro di approfondimento sulla
vita e il credo ebraico, organizzato dalla Federazione regionale delle chiese evangeliche (Fcene) con il titolo «Mia
scoperta delle nostre radici».
L’incontro ha avuto inizio
con una visita al ghetto nuovo: l’espressione «ghetto» deriva dal termine getto, in
quanto all’epoca dell’arrivo
dei primi ebrei già vi esisteva
una fonderia, così chiamata.
È seguita la visita al museo
ebraico, dove sono esposti alcuni strumenti utilizzati negli
scorsi secoli per usi liturgici
in sinagoga.
Successivamente sono state
visitate le tre sinagoghe che
attualmente non sono più «di
rito»: quella tedesca, quella
’italiana e quella levantina .
Le peculiarità fra loro comuni
sono le ridotte dimensioni e
lo stile raffinato, malgrado la
mancanza all’epoca di materie pregiate: siamo stati colpiti, tra l’altro, dai rotoli della
Legge e dal matroneo. Poi c’è
stato un incontro con un giovane rappresentante della comunità ebraica di Venezia,
che ha risposto alle nostre domande, e infine i catecùmeni
e i loro accompagnatori si sono recati a palazzo Cavagnis,
dove ha sede la Foresteria
valdese.
m.
'■/Accolti dal Comitato esecutivo delTUcebi nella sua ultima riunione
ilr
Tre pastori per servire nelle chiese battiste
Durante la breve Assemblea straordinaria deU’Ucebi che si è
tenuta a Torre Pellice lo scorso 1° settembre, prima delle sedute congiunte dall'Assemblea con il Sinodo valdese, il presidente
dell’Unione ha presentato tre nuovi pastori in prova, già al lavoro nel campo italiano. Ne tracciamo qui un rapido profdo.
Carmine
Arenzale
Carmine Arenzale è di nazionalità francese, essendo
nato a Millau nel 1960; sposato dal 1984 è padre di tre figli: Marianne, Marc e Paul.
Ha fatto gli studi di teologia
r presso la Facoltà teologica
evangelica libera di VauxSur-Seine, terminandoli nel
1985. Dal 1985 al 1989 ha la■Ij vorato con i Gruppi biblici
universitari (Gbu) italiani in
■ , Sicilia, presso le università di
Messina, Palermo e Catania.
Dal 1989 al 1992 è stato
cappellano militare protestante della Difesa nazionale, nella Forza d’azione rapida e
nella marina francesi. Come
cappellano ha partecipato a
una missione di due mesi e
mezzo in Centro Africa e di 5
settimane in Libano.
Dal settembre 1992 è pastore della Chiesa evangelica
battista della Valle dell’Oise;
ha anche l’incarico della cura
t
pastorale presso l’opera diaconale Abej (Associazione
battista per l’occupazione e la
gioventù), gestita dalla chiesa
di Compiègne, che raggruppa
sette stabilimenti con un centinaio di operai.
Dal maggio 1995 è pastore
della Chiesa battista di Roma
Trastevere: dal 1° settembre è
iscritto nel ruolo dei pastori
dell’Ucebi.
Mario
Ciotola
Mario Ciotola è nato a Napoli nel 1956 ed è sposato
con Lori, americana. Hanno
quattro figli: Eric di 15 anni,
Davis di 14, Bryan di 3 e
mezzo, Kimberly di un anno
e mezzo.
Venuto in contatto con
l’Evangelo Ciotola si è convertito nel 1976. Dal 1979
Mario e la moglie sono stati
impegnati come evangelisti e
musicisti nell’organizzazione
«Cristo, la risposta», in Italia
e negli Stati Uniti, gassando
poi nel 1983, sempre come
evangelisti è insegnanti della
Bibbia, a «Gioventù in missione»: con questa organizzazione hanno svolto la loro
opera in Svizzera, Inghilterra
e Italia. Dal 1985 al 1987 ha
seguito dei corsi alla «School
of Biblical Studies» della
«Youth with a Mission» e al
«London Bible College».
Rientrato con la famiglia in
Italia nel 1991 Ciotola ha preso la cura di una piccola chiesa evangelica indipendente
nei pressi di Varese, che
tutt’ora segue. Dal maggio
1995 è pastore presso la chiesa battista di Varese: attualmente è pastore in prova nei
ruoli deirUcebi.
Adriano
Dorma
Adriano Dorma è nato a
Collegno (To) nel 1934; coniugato con Irma; hanno due
figli: Antonella e Luca, entrambi universitari. Ha lavorato come operaio in uno stabilimento tessile, quindi come impiegato, diplomandosi
nel frattempo in ragioneria e
sostenendo diversi esami alla
facoltà di Economia e Commercio. Specializzatosi poi in
Auditing e Organizzazione
industriale, è passato all’insegnamento in istituti professionali. È stato consulente
aziendale e consulente tecnico del tribunale.
Battezzato nel 1951, J)orma ha curato nel 1961-62 la
chie'sa battista di Venaria,
collaborando successivamente nella predicazione è nella
diaspora con le chiese di To
MILANO — Domenica 1° ottobre, con un culto a cui hanno
preso parte anche i bambini della comunità, la Chiesa valdese ha iniziato il nuovo anno di attività, che segna la ripresa della scuola domenicale e del catechisino.
• Domenica 8 ottobre ha avuto luogo l’assemblea di chiesa
di inizio anno, nella quale si è deciso di studiare il documento sinodale «Il papato e l’ecumenismo» e il documento
sulla bioetica attraverso la costituzione di due apposite
commissioni; l’assemblea ha inoltre incaricato il Concistoro di verificare la possibilità di istituire un gruppo di studio
su otto per mille e diaconia.
GENOVA — Domenica 8 ottobre, a Sampierdarena, nel corso
dell’assemblea di apertura del nuovo anno di attività della
Chiesa valdese e metodista, sono stati eletti nel Consiglio
di chiesa come anziano Saro Solarìno, che ne è già presidente da molto tempo, e come nuovi diaconi Adriano Bertolini e Roberto Zanatta.
PISA — Domenica 8 ottobre, nel corso del culto, la comunità
valdese si è unita intorno a Ferruccio Giovanninì, che
due giorni dopo ha compiuto 1(X) anni; poi si è fatta festa
insieme, ricordando anche il suo impegno in anni passati,
in cui è stato anche, e per lungo tempo, membro del Consiglio di chiesa, pur ricordando che non è tanto la lunghezza o meno della vita che vale, quanto piuttosto la presenza
e la forza del Signore che sa e può riempire gli anni della
nòstra vita. È stato un motnento di riflessione nella comunità cristiana, in mezzo ai tanti altri momenti in cui egli è
stato in questi giorni circondato nella e dàlia città per i
suoi impegni sportivi, di pubblicista e di animatore delle
manifestazioni storiche pisane.
TORRE PELLICE — Nel corso del culto di domenica 8 ottobre, giornata dedicata alla diaconia, Carla Beux Longo,
membro della Commissione sinodale diaconia, ha dato ai
presenti varie informazioni sull’attività di questa commissione. Sono inoltre stati presentati alla comunità i giovani
sposi Elisa Rubbolì e Davide Arca, che ci hanno parlato
del loro impegnativo (avoro nella Comunità alloggio di via
Angrogna. Ha quindi avuto inizio l’assemblea, che ha eletto
Anna Ribet quale membro del Concistoro in sostituzione
dell’anziano Roberto Charbonnier, dimessosi per motivi di
lavoro. In seguito è stata ascoltata e discussa la relazione sui
lavori del Sinodo e dell’Assemblea-Sinodo congiunti. Sempre durante questo culto un affettuoso saluto è stato rivolto
al pastore Zotta, a Torre Pellice per un breve soggiorno.
• ¿’Evangelo della resurrezione è stato aimunciato in occasione del funerale dell’anziana sorella Isabella Chauvie.
SAN GERMANO — Sabato 14 ottobre i membri del Concistoro hanno vissuto momenti di gioia e di profonda comunione fraterna durante una cena con i membri del Consiglio
di chiesa di Frutigen i quali, accompagnati dal pastore Thomas Josi e da sua moglie Gabi, hanno fatto una breve visita
alle Valli. Ricorderemo sempre con gioia questi cari fratelli
e sorelle svizzeri e, esprimendo ancora ai coniugi Josi tutto
il nostro affetto, diciariio loro un arrivederci sincero perché
desideriamo vivamente che i legami stabilitisi fra noi si vadano sempre più rinsaldando.
• Ancora una dipartenza ha rattristato la nostra comunità in
quest’ultima settimana: ci ha lasciati infatti la nostra sorella Onorina Sappei vedova Balmas, all’età di 86 anni. M
familiari tutti, i sangermanesi esprimono la loro fraterna
simpatia ricordando le parole di consolazione e di speranza di Cristo: «Io sono la resurrezione e la vita: chi crede in
me anche se muore vivrà».
rino via Caluso, via Viterbo e
via Crissolo. Dal 1988 gli
viene affidata la chiesa battista di Sant’Antonino di Susa,
e dal 1993 anche la chiesa
battista di Susa.
Ha seguito i corsi del Dipartimento teologico dell’
Ucebi, conseguendo l’attestato di pastore locale. Attualmente, libero da impegni professionali, si dedica esclusivamente al ministero pastorale.
Comitato Villa Olanda
Offerta per gli istituti delle Valli
Dopo lo scioglimento del comitato spontaneo «prò Villa
Olanda» a causa della destinazione di detto immobile ad altre finalità da parte della Tavola valdese, abbiamo contattato i vari donatori per accordarci sulle modalità di restituzione delle offerte a suo tempo versate.
Un certo numero fra loro, neU’esprimere il vivo rammarico per la mancata realizzazione del progetto «Casa per anziani» e nell’intento di mantenere un significato «diaconale» ai loro doni, ci hanno pregato di devolverli ad altre opere che svolgono il loro così apprezzato servizio nella valle.
Abbiamo provveduto a compiere questo nostro ultimo atto: nel dare ulteriore conferma ai donatori, restiamo a disposizione per ogni eventualé chiai^mento.
J
per il disciolto comitato: Roberto Peyrot, Torre Pellice
in Cenacolo
Pubblicazione bimestrale di meditazioni quotidiane per il culto individuale e
familiare.
Abbonamento annuo per l'Italia e per 1' Europa L. 15.000. Per cinque o più abbonamenti allo stesso indirizzo sconto del 20%.
Sostenitore L. 20.000. '
Abbonamenti: su c.c. postale n. 26128009
intestato a «Il Cenacolo» - via Firenze, 38 00184 Róma.
Rimesse su vaglia postali intestati a: Aurelio
Sbaffi - via Firenze, 38 - 00184 Roma (Uff.
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Abbonamenti 1996
6
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PAG. O RIFORMA^ì'
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Della Parola
VENEIÌDÌ 27 OTTOBRE 1995
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NON CE VITA
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I . ' ì;
OPOARDO LUPI
La prima volta che fui
spinto a riflettere su queste parole, più di trent’anni or
sono, fu nel corso di alcune
lezioni di etica personale che
ci impartiva a Strasburgo il
professor Roger Mehl. Il tema del corso era molto inte_ ressante per noi giovani studenti; infatti si parlava dei
rapporti tra uomo e donna
nell’amore, della necessità
quindi di una riflessione cristiana sull’argomento.
Corpo^ anima
e spirito
Nell’antropologia paolina
l’essere umano non è solo una persona con un’apparenza, un aspetto, un volto,
ma qualcosa di più complesso. C’è un corpo, sì, ma c’è
anche un’anima che è resistenza della coscienza, del carattere, della condotta, insomma di ogni attività psichica.
Eppure, oltre q ciò, ci ricordava il nostro docente, l’essere umano ha anche uno spirito. Lo spirito è quella parte
dell’essere umano che orienta
alla consapevolezza dell’esistenza e all’azione intelligente in ogni relazione. Quella
spirituale è una vita forse più
nascosta di quella fisica o di
quella psichica, ma non è meno importante. Per lo più è intuita, se ne può sentire il palpito in certe particolari condizioni ma, per la difficoltà di
indicarla, è troppò spesso
emarginata, dimenticàtai disconosciuta.
La relazione
tra uomo e donna
Così nella relazione uomo-donna, come diceva
il prof. Roger Mehl, l’importante è amare con tutto il nostro essere, cioè col corpo,
l’anima e lo spirito, non con
una sola parte di noi. L’amore infatti è totale relazione di
un essere con un altro. Nella
visione cristiana e biblica in
generale l’amore è anche una
parabola che interpreta la tensione al nuovo di Dio.
Del resto nella lingua del
Nuovo Testamento ci sono
tre modi per dire «ajnore»;
eros, filadélfia, agape, ai quali possono corrispondere il
corpo, l’anima e lo spirito.
Certo, corpo, anima e spirito sono un tutt’uno inscindibile eppure molteplice, una
«Ora VIddio della pace vi santifichi egli
stesso completamente e Finterò essere vostro, lo spirito, Fanima, il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore
nostro Gesù Cristo»
(I Tessalonicesi 5, 23)
«Nel principio Dio creò i cieli e la terra.
La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia delFabisso e lo Spirito di
Dio aleggiava sulla superficie delle acque»
(Genesi 1, 1-2)
«Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati.
Nel giorno che Dio il Signore fece la terra
e i cieli, non c^era ancora sulla terra alcun
arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché
Dio il Signore non aveva fatto piovere sulla
terra, e non c *era alcun uomo per coltivare
il suolo; ma un vapore saliva dalla terra e
bagnava tutta la superficie del suolo.
Dio il Signore formò Fuomo dalla polvere
della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e Fuomo divenne un essere vivente»
(Genesi 2,4-7)
realtà composita eppure omogenea, questa è la caratteristica dell’essere umano. Ma non
è sempre così. A volte lasciamo che una parte prenda il
sopravvento sull’altra. Si può
diventare un po’ troppo materialisti, un po’ troppo idealisti, oppure un po’ troppo spirituali, ma ogni squilibrio origina la disarmonia. Ecco perché l’apostolo Paolo dice che
tutto l’essere nostro deve essere conservato nella sua integrità senza perturbamenti.
L’antica lezione mi ha lasciato con molte curiosità e
spesso, nel corso degli anni,,
sono tornato con la memoria
al testo della epistola ai Tessalonicesi.
La presenza divina
Lo spirito è la componente
più negletta della nostra
umanità. Anche in campo
teologico la situazione dello
Spirito Santo non è stata definita in maniera e con autorità
ecumenica come è stato il caso, ad esempio, della cristologia. I concetti non sono sempre chiari e distinti, quindi risultano spesso oscuri e confusi. Eppure siamo tutti consapevoli che la teologia dello
Spirito Santo riguarda la teologia della presenza divina.
E certo che, proprio nella
sua definizione, la parola spirito sembra voler sfuggire ad
ogni tentativo umano di determinazione. In ebraico, in
greco e in latino-italiano, lo
spirito ha in sé il senso di alito, aria, vento. È ciò che spira; che alita, che soffia, ma
nessuno può determinarlo in
modo più preciso perché nessuno può manipolarlo.
Eppure c’è tutta un’inflazione e forse un abuso di questo termine tipicamente biblico che è usato nella sua radice etimologica nei modi più
diversi e spesso contrastanti:
si può essere spirituali, ma
anche spiritati; spiritosi, ma
anche spiritisti, e chi più ne
ha più ne metta.
Il soffio che dà vita
Nel libro della Genesi ci
viene però fornita un’immagine interessante dello spirito, anche perché primitiva.
Ci è narrato innanzi tutto che
lo spirito di Dio aleggia
sull’intenzione della creazione dei cieli e della terra. Subito dopo ci è detto che nell’essere umano, formato dalla terra, Dio soffia il suo alito, così
che egli si desta alla vita divenendo in qualche modo consapevole dell’esistenza.
Non sono che due immagi
ni molto conosciute, che mi
sembra vogliano dire una cosa molto importante: all’origine della vita c’è lo spirito.
Senza spirito dunque non
c’è vita (Giacomo 2, 26), né
comprensione della vita. Sottovalutare, rimuovere, ignorare questa realtà può minacciare seriamente la stessa vita fisica e mentale.
Nel regno animale la particolarità della creatura umana
dunque non sta tanto nella
sua natura psicofisica, ma
nella possibilità di corrispondere in modo spirituale alla
relazione con Dio, con gli altri esseri umani e col mondo
della creazione. Questa possibilità può essere certo esaminata dalla riflessione e può
anche vibrare in ogni fibra
della fisicità, ma non può essere decisamente descritta. È
di natura diversa dal corpo e
dalla mente, è appunto alito,
soffio, vento, un modo cioè
del tutto particolàre di rapportarsi. Come si può spiegare il rapporto che unisce nella
fede un essere a Dio? Come
spiegare che cos’è la simpatia, l’amore verso una persona o quello slancio così fecondo verso la natura, la memoria, l’idea che tutti conturba e che dispone ad essere artefici di creatività?
Il rapporto tra Dio
e la creatura
C5 è un compiacimento
benevolo verso la vita
che è proprio come un vento
che ci sospinge dandoci serenità e speranza.
Forse è proprio nello spirito che l’essere umano è stato
creato ad immagine e somiglianza di Dio, perché anche
lo spirito di Dio è inafferrabile presenza con la quale egli
entra in relazione amorevole.
La particolarità umana sarebbe dunque in questo dono di
corrispondere e di entrare in
relazione con Dio in primo
luogo, ma anche con gli altri
esseri umani e col mondo
della creazione. E tutto ciò
scaturisce dall’iniziativa di
Dio stesso espressa in quel
gesto d’amore, quasi come
un bacio soffiato a chi parta
per un viaggio, col quale egli
donò ad Adamo la consapevolezza e il gusto per la vita.
Perché nell’essere umano
«quel che lo rende intelligente è lo spirito» (Giobbe 32,
8), anche in coloro che siamo
portati a considerare poveri
di spirito.
Corpo e anima dunque; ma
anche spirito. Ecco di che cosa è fatta la vita dell’essere
nostro ed ecco perché, come
dice Paolo, la dignità di questo essere deve mantenere
tutta la sua equilibrata integrità, nella tensione verso il
nuovo di Dio.
Preghiera
O Dio, crea in me un cuor puro
e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.
Non rigettarmi dalla tua presenza
e non togliermi lo spirito tuo santo.
Rendimi la gioia della tua salvezza
e fa’ che uno spìrito volenteroso mi sostenga
. ' . ' \ Salmo 51, 10-12
Abbonamento
alla rivista
per l’anno 1995-96
Abbonamonto per l’Interno .................... L. 28.000'
Abbonamento sostenitore per rintemo.........,....L. 50.000
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In caso di mancato recapito si prega restituire
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L'Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
r:¿r
Gli alvei dei fiumi rappresentano storicamente un problema; la crescita di folta vegetazione, l’accumulo di materiali
alluvionali diventano ostacoli allo scorrere regolare delle
acque dei torrenti. In queste settimane il Magistrato del Po
ha dato avvio alla pulitura del Pellice, prima a Bobbio, ora a
Villar e Lusema San Giovanni. Una pulitura troppo radicale, dicono i pescatori e gli ambientalisti, che ha distrutto tutto il lavoro di allevamento della fauna ittica e che, in caso di
alluvioni, rischierebbe addirittura di rappresentare un pericolo: le sponde non sono protette ma assai franose.
DESI
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995 ANNO 131 - N. 40 ' • URE 2000
Dedichiamo questa settimana qualche pensiero
al nostro giornale. La recente
assemblea delle chiese battiste, metodiste e valdesi non
ha risparmiato le critiche, ma
ha detto chiaramente che il
giornale Va sostenuto e che ci
vogliono miglioramenti nei
contenuti e nella redazione.
Per quanto riguarda più direttamente l’Eco, si tratta di
fornire un’informazione più
completa, più equilibrata fra
località e valli (oggi la vai
Pellice è prevalente), più
tempestiva, più approfondita.
Se c’è qualcosa di importante
in un paese, occorre parlarne
prima, in modo che la gente
lo sappia; ogni tanto bisogna
poter sentire il parere di tizio
e di Caio, .cogliere gli umori
IL NOSTRO GIORNALE
UN APPELLO
MARCO ROSTAN
della gente, parlare dei consigli comunali ma anche capire
perché i minatori di Prali sono in sciopero.
Nei giornali questo si fa
con mezzi adeguati e con una
vasta rete di collaboratori
qualificati e retribuiti. È evidente che non ce lo possiamo
permettere: l’impegno di pareggiare il bilancio del giornale già ora comporta che
due o trecento persone in più
vi si abbonino. Non ci resta
allora che valorizzare, anche
per il giornale, la grande disponibilità di persone che già
si esprimono in numerose attività. Queste persone, e^altre; possono essere le «antenne» del giornale nella vita
sociale, civile, amministrativa delle nostre valli. Non si
chiede a tutti di saper scrivere, ma si può chiedere di essere attenti ai fatti, ai proble
mi, alle discussioni che avvengono nei nostri paesi, si
può chiedere di suggerire, telefonare, segnalare.
C’è dunque un compito
organizzativo molto importante per il quale il giornale
chiede l’aiuto dei Concistori:
in ogni chiesa ci siano due o
tre responsabili, uno per le
notizie ecclesiastiche, altri
per seguire nella settimana
ciò che succede, avendo in
testa il giornale e dedicandogli un’ora o due di tempo.
Molte chiese lo fanno ma da
altre riceviamo poco o nulla.
Si tratta di un’attenzione importante anche per la testimonianza e per la predicazione;
se i Concistori sapranno valorizzarla anche per il giornale, ne saremo tutti arricchiti.
^ Regione Piemonte
Edilizia
residenziale
agevolata
Il Consiglio regionale ha
approvato il programma di
edilizia residenziale agevolata per il quadriennio 1992-95,
programma proposto tempestivamente dalla giunta, che
lo aveva elaborato nel testo
definitivo dopo aver approfondito sia le consultazioni effettuate sia le risultanze
del dibattito svoltosi nella
competente commissione
consiliare. I fondi, programmati messi a disposizione dal
ministero dei Lavori pubblici
solo a maggio di quest’anno,
ammontano a circa 181 miliardi per un totale di oltre
2.500 alloggi tra recupero e
nuova costruzione.
Rispetto al passato vi sono
novità importanti, per cui i
Comuni dovranno promuovere interventi misti, pubbliciprivati per una migliore qualità residenziale. È stata data
grande importanza al recupero dell’esistente e agli interventi destinati alla locazione.
Per i privati che recuperino il
loro alloggio o ne acquistino
uno per/ristrutturarlo sono
previsti dei «contributi a fondo perduto per il miglioramento della condizione abitativa» in sostituzione di quelli
che si chiamavano «buoni casa». È stata prevista una riserva di almeno il 5% su tutti gli
interventi per coppie giovani
che intendano sposarsi; è stato approvato infine in via sperimentale un contributo per
gli enti pubblici che recuperino 0 acquistino alloggi da destinare in locazione a malati
di Aids o a persone in cura
riabilitativa presso i servizi di
salute mentale delle Usi.
Il no alla riforma delle pensioni e la nascita di una nuova associazione pinerolese
Aria di crisi per il sindacato confederale?
PIERVALDO ROSTAN
Un no assai diffuso alla
riforma pensionistica nel
referendum organizzato dai
sindacati, un voto contro la
«triplice» ai referendum di
questa primavera, la nascita
di un sindacato alternativo
(Alp) che ha raggiunto in pochi mesi i 400 iscritti. Ce n’è
abbastanza per parlare di sindacato confederale in crisi?
Ne parliamo con alcuni sindacalisti locali.
«Si tratta di una difficoltà a
livello nazionale - afferma
Vittorio Federico, della Cgil
di Pinerolo - che, se vogliamo, si è manifestata in modo
chiarissimo sulla riforma delle pensioni. Dobbiamo però
andare in là nel tempo e considerare un elemento assai
atipico della nostra zona: per
molti anni la Cisl, che a livello centrale ha sempre avuto
una vocazione maggiormente
centrista aveva al suo interno, nel Pinerolese, una forte
componente di segno totalmente diverso; un tempo queste persone si riconoscevano
in Dp, oggi in Rifondazione.
Questa anomalia ha portato
Uno stabilimento nel Pinerolese
a una evidente crisi di rappresentanza che in parte almeno oggi è sfociata in Alp».
Tuttavia il no alla riforma,
numericamente e qualitativamente, poco ha a che vedere
col fenomeno Alp...
«Indubbiamente il malessere è ben più ampio ma rimango dell’idea che i tempi della
riforma sono stati giusti. Non
possiamo dimenticare che le
destre hanno vinto le elezioni
e che ovunque nel mondo dove la destra ha vinto si è assistito a uno smantellamento
dello stato sociale. Noi siamo
riusciti ad essere controparte
dei governi nella difesa dello
stato sociale; la riforma delle
pensioni era necessaria e forse oggi non la si potrebbe ottenere nei termini ottenuti a
luglio. Si può parlare di crisi
del sindacato? Certamente,
ma ricordiamoci che solo qui
in Italia siamo riusciti ad organizzare un referendum che
ha visto l’80% dei lavoratori
parteciparvi».
«Indipendentemente da Alp
e dalla suà attività - aggiunge Franco Agliodo, segretario pinerolese della Cisl
- il malessere c’è; una buona
parte dei delegati non ha seguito la scelta sindacale degli anni ’80 della partecipazione: è rimasto prevalente il
modello del conflitto sociale.
La cosa che mi preoccupa
non è tanto la scelta dei compagni di Alp quanto il fatto
che le divisioni indeboliscono di fatto i lavoratori;
Cgil, Cisl e UH avevano mille limiti ma rischiamo di non
riuscire a contrattare nulla
dei cambiamenti che stanno
avvenendo».
In questo modo il sindacato
non è diventato un apparato
troppo lontano dalla base?
«Io non ritengo di aver fatto il funzionario mediatore;
siamo stati poco con la gente,
a spiegare i cambiamenti prosegue Agliodo -; i lavoratori hanno così vissuto le novità esclusivamente come cose che ti colpiscono, ti fanno
male. In altri casi si è teso a
non parlare delle cose che
mettono in difficoltà. In questi ultimi tre anni in alcuni
casi ci siamo sostituiti all’ente pubblico, magari pensando
più agli organigrammi che
alle strategie».
In un avviso rivolto a chi ha diritti sulle «tombe di famiglia», l’assessore ai
servizi cimiteriali di un Comune della
vai Pellice ricorda l’obbligo di curare e
mantenere in buono stato di pulizia le
tombe stesse per rispetto alla «sacralità
del luogo». Non voglio negare che tale
«sacralità» possa valere per l’assessore
e molti dei lettori di tale avviso. Ritengo
peraltro che non ci dobbiamo lasciare
influenzare da simili formulazioni e che,
per mantenere in buono stato di pulizia
e di cura le tombe di famiglia, sia sufficiente un riferimento all’educazione e al.
buon gusto. Lasciamo il sacro a ciò che
veramente lo è.
Va innanzitutto ricordato che un antico editto, per la precisione del 2 luglio
1618, vietava ai religionari (come erano
allora chiamati i valdesi nei documenti
ufficiali) di seppellire i loro defunti nei
cimiteri dei cattolici; restava concesso
di avere loro cimiteri in altro luogo, discosti dalle strade pubbliche e a spese
IL FILO DEI GIORNI
SACRALITÀ
BRUNO BEUION
loro, senza poterli cingere di muri, siepi
o altra cosa.
Viene spesso ricordato come il duca
Vittorio Amedeo II abbia concesso alla
famiglia Durand Canton il diritto di seppellire i propri morti nel giardino di casa. Ciò perché egli era stato accolto in
casa Durand Canton, a Rorà, nel luglio
1704, quando era dovuto fuggire da Torino in seguito alf invasione francese
della città, nel corso della guerra di successione spagnola. Giustamente W. S.
Gilly, nel resoconto della seconda visita
fatta alle Valli, segnala che il Canton ebbe il permesso di «recintare un suo cimi
tero». Dove l’aspetto straordinario pare
non essere la costituzione di un cimitero
privato, in fondo al giardirlo di casa, ma
di avere un cimitero «recintato».
Pare infatti che i valdesi non facessero
molta attenzione ai loro cimiteri, che
non erano considerati né santi né sacri
ma soltanto campi di sepoltura, se il Sinodo del 1711 considera comunque assai indecente che la gente non si faccia
scrupoli di portare il proprio bestiame a
pascolare sui cimiteri. Il Sinodo condanna tale usanza ed esclude dalla Santa
Cena coloro che dovessero continuare.
Invita inoltre i Concistori a provvedere
alla recinzione dei cimiteri.
E oggi? Sarebbe interessante vedere
quali regole hanno stabilito i Concistori
che ancora hanno la responsabilità dei
cimiteri. Certo li hanno recintati; c'è da
augurarsi che li mantengano in buone
condizioni di ordine e di pulizia per
quanto possibile. Mi auguro tuttavia che
non li considerino sacri!
In Questo
Nvmm
Accoglienza
Nel mese eli ottobre hanno soggiornato a Pinerolo
diciotto bambini provenienti dalla Bielorussia,
che hanno subito le conseguenze del materiale radioattivo sprigionatosi con
Tesplosione della centrale
nucleare di Cemobil. L’iniziativa non ha coinvolto
solo le fanjiglie che li hanno ospitati ma anche il
Comune e diversi gruppi.
Pagina II
Oasi del Barant
La Provincia di Torino
ha deliberato uno stanziamento destinato a garantire
il completamento del giardino botanico alpino «Bruno Peyronel», situato presso il Colle Barant in alt4
vai Pellice. Nel presentar^:
l’intervento l’assessord'
Giuliano ha precisato che
con questo non si deve ritenere esaurita l’opera, che
rientra in un interesse generale per un’area ambien^
talmente rilevante.
Montagna
La recente nuova legge '
sulla montagna permette
alcuni interventi di recupero e di promozione deU.,^
attività e delle culture
ne oltre a incentivi^
cuni settori inc^rétum
li. Naturalmente
verificarsi alctitié
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ILto’ipvItìt che prosegue e
poiatmlg« i vari membri.
dette famdgUe.
A;
8
PAG. Il^
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGPiA — Si conclude con
una buona partecipazione di pubblico a tutte le iniziative
proposte la XVII edizione dell’Autunno in vai d’Angrogna, che ha visto per tutto il mese di ottobre dibattiti (pensioni, agricoltura e montagna), esposizioni varie, cori e,
domenica 22, tanto sport con il triathlon che ha richiamato, grazie anche al clima non sfavorevole, numerosissime
persone da tutta la zona.
Mensa insegnanti — Fino alla fine dell’anno gli insegnanti delle scuole dell’obbligo che si trovano sul territorio di Lusema San Giovanni potranno aspettare per pagare
il buono pasto per il pranzo, del quale usufruiscono durante l’orario di servizio, in attesa di eventuali provvedimenti
ministeriali. È questa la conclusione di un incontro che si è
svolto la scorsa settimana, al quale hanno partecipato numerosi insegnanti, il direttore didattico, Armand Hugon,
l’assessore all’istrazione. Merlo, la responsabile del servizio istruzione. Trombetto, e il segretario comunale. I toni
^ dell’incontro si sono subito fatti caldi e il Comune, in questa come in altre circostante ha dimostrato, secondo gh insegnanti convenuti, scarsa attenzione e disponibilità nei
cOfifrcEii della-scuola.
STATALE 23: BONANSEA INTERROGA IN SENATO —
Il senatore Claudio Bonansea ha p>osto di recente un’interrogazione per conoscere quali siano le disposizioni governative date all’Anas perché siano attuate le misure di sicurezza relative alla statale 23, secondo quanto disposto dalla
• Legge 235/95, a proposito degli interventi proposti per i
campionati di sci alpino ’97 a Sestriere. Il senatore Bonansea manifesta inoltre la sua preoccupazione per la grave situazione che si sta venendo a creare nel Pinerolese a causa
della mancata concretizzazione delle opere previste dalla
legge 235 e lamenta l’esiguità dei fondi destinati a opere riguardanti la statale 23, sulla quale già grava il 65% del traffico locale. Anche l’on. Malan è nuovamente intervenuto
sull’argomento: venerdì 20, insieme al commissario straordinario Livio Dezzani, ha consegnato alla presidenza del
Consiglio la documentazione relativa al completamento
dell’autostrada: «Si tratta solo di accelerare le procedure e
non di spendere quattrini - ha aggiunto Lucio Malan». Lo
stesso deputato di Pinerolo era fra i firmatari della mozione
approvata martedì 17, con larga maggioranza, in cui si chiede al governo di impegnarsi in ogni modo affinché la Cina e
la Francia cessino i loro esperimenti nucleari.
«LA CIARDOUSSA» — «La ciardoussa» di ottobre ’95, il
notiziario periodico del Cai Uget Val Pellice, contiene interessanti articoli fra i quali uno sul rilancio del giardino alpino «Rostania» di Valdo Benech, presidente della cooperativa Mount Servin, e uno di Marco Fraschia sulle pubblicazioni dedicate alle arrampicate in vai Pellice, che in altra
parte commenta il film «Baraabo delle Montagne».
AUSCHWITZ — Il rapporto fra storia e memoria, quello inscindibile tra «barbarla» e «modernità», i dati storici essenziali dell’antisemitismo sono stati al centro del primo
incontro del seminario per insegnanti su «Nazismo e sterminio», organizzato dal Centro culturale valdese presso la
scuola media San Lazzaro. Positiva la risposta del personale docente: 147 gli iscritti, di cui 94 dalle elementari, 52
dalle medie e 28 dalle superiori.
OVINI IN MOSTRA — In occasione della Fiera dei santi
del 2 novembre a Lusema San Giovanni, appuntamento
tradizionale importante per tutta la valle, si svolgerà il 2°
concorso nazionale della pecora frabosana-roaschina e la
1“ mostra delle razze ovine autoctone in via d’estinzione.
L’iniziativa vuole essere un’occasione per gli allevatori di
far valutare i capi migliori e di far conoscere le potenzialità di razze che stanno scomparendo e vuole inoltre essere
un momento di socializzazione per il mondo della pastorizia, importante per gli addetti che hanno trascorso lunghi
mesi agli alpeggi.
ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA — Domenica
29 e lunedì 30, in mattinata, si svolgeranno, nelle scuole
dell’obbligo, nelle materne e nelle secondarie superiori, le
votazioni per la rielezione .dei membri dei Consigli di circolo e di istituto. Hanno diritto al voto genitori, insegnanti,
ausiliari e studenti (questi ultimi solo nella secondaria).
NUOVA REDAZIONE DELLA «BEIDANA» -- Giovedì 2
novembre alle ore 20,30 a Torre Pellice presso la biblioteca del Centro culturale valdese (via Bèckwith 2), il nuovo
gruppo redazionale della «Beidana» presenta il proprio
programma editoriale. L’incontro è aperto agli interessati.
t Eco Delle Vai.o moESi
Iniziativa di accoglienza a Pinerolo
Bambini di Cernobil
venerdì 27 OTTOBRE 1995
Dal 7 ottobre soggiornano a
Pinerolo, per quattro settimane, diciotto bambini bielorassi accompagnati da un’interprete e da un’insegnante. Provengono,da villaggi colpiti
dalle piogge radioattive seguite all’esplosione di uno
dei reattori della centrale nucleare di Cemobil.
Le accompagnatrici alloggiano presso la «Casa valdese» di via dei Mille, mentre i
bambini sono ospitati da altrettante famiglie pinerolesi;
inoltre la scuola elementare
statale «Giovanni XXIII» ha
reso disponibile un’aula per
consentire al gruppo di proseguire le normali attività di
studio legate al calendario
scolastico.
Il progetto di accoglienza si
è sviluppato grazie all’iniziativa autonoma e spontanea di
alcune famiglie, come atto di
solidarietà concreta nei coìifronti di una popolazione che
a dieci anni dell’esplosione
del reattore vive ancora in
condizioni di emergenza. Le
organizzazioni che per le famiglie pinerolesi fungono da
referenti sono due: la fondazione «Bambini di Cemobil»,
nata ad opera dei coniugi
Gruscevoi, che agisce a Minsk e garantisce che non intervengano favoritismi nella
scelta dei baxnbini che beneficiano di un soggiorno all’estero, e la fondazione «Aiutiamoh a vivere» con sede a Terni, che fornisce il supporto organizzativo necessario.
Le famiglie ospiti si sono
assunte il carico delle spese di
viaggio e quelle relative allo
stipendio e al mantenimento
delle due accompagnatrici oltre che, come è naturale, quello relativo a tutte le spese correnti di mantenimento del loro
ospite per il periodo di quattro
settimane. Dall’esterno il
gruppo ha ricevuto varie forme di sostegno; in particolare
per quanto riguarda i contributi di tipo economico l’amministrazione comunale ha
garantito la fornitura dei pasti
(servizio di refezione scolastica) per tutto il periodo oltre a
uno stanziamentp per consentire l’acquisto di materiali di
consumo e didattici. Inoltre
ha suggerito di pubblicizzare
l’iniziativa nell’ambito del
«Festival musicale d’autunno» per agevolare una raccolta di fondi durante le serate
del 14 e 21 ottobre.
Il progetto, nelle intenzioni
delle famiglie organizzatrici,
dovrebbe avere un seguito
negli armi a venir^, infatti pare che solo la possibilità di
potersi recare all’estero almeno una volta ogni anno per alcuni anni consecutivi possa
far diminuire (seppure in modo limitato, ma percettibile) i
rischi ai quali la salute di
questi bambini è esposta.
E stato aperto un conto
presso la locale agenzia dell’
Istituto bancario San Paolo di
Torino, intestato a BrunoMarocco, n. 107154, con la
causale «Progetto Cemobil».
Le intestatarie del conto sono
due persone facenti parte del
gmppo di famiglie ospiti che
hanno dato la propria disponibilità nominativa in attesa
che il gruppo si costituisca
giuridicamente come fondazione riconosciuta, entro la fine del 1995.
Quanti fossero interessati
ad accogliere un bambino nel
1996 potranno rivolgersi ai'
responsabili del gmppo anche
presso la Biblioteca comunale
di Pinerolo, via C. Battisti 11,
tei. 0121-76944.
Oasi del Barant
Un'area da
valorizzare
La Provincia di Torino ha
deliberato lo stanziamento di
20 milioni per il completamento del giardino botanico
alpino «Bruno Peyronel» al
Col Barant, in alta Val Pellice. Il giardino, che sta sorgendo a quota 2.300 metri,
appartiene geograficamente
al gruppo del Monviso ed è
tra i più alti in Europa; è stato
inaugurato nel settembre
1991 e intitolato al professor
Bruno Peyronel, botanico
dell’Università di Torino.
La collaborazione tra Comunità montana vai Pellice,
Comune di Bobbio, sezione
del Cai, insieme ai fondi Interreg della Cee, e il lavoro di
un gmppo di guardie ecologiche volontarie della Provincia, ha consentito di realizzare
i primi interventi di studio e
di organizzazione dell’area.
«Esaurito lo stanziamento europeo di 15 milioni - ha dichiarato l’assessore alle Risórse naturali e culturali, Walter Giuliano - si rendeva urgente mettere a disposizione
le risorse finanziarie per completare l’opera. Il nostro .'sostegno non è limitato alla singola iniziativa ma rientra in
un disegno più complesso che
riguarda il territorio dell’alta
vai Pellice. Stiamo ragionan/ do per altri interventi che valorizzino appieno le specificità dell’area del Barant, di
grande interesse ambientale».
AH’allestimento ha collaborato anche il Dipartimento
di biologia vegetale dell’Università.
Francofonia
I valdesi
sull'«Atlas»
«On aurait pu consacrer à
la géographie de la langue
française et aux statistiques
qui l’accompagnent nécessairement, un solide volume de
mille pages, illustré de deux
cents cartes. C’est dire que le
petit ouvrage qui vous est
proposé est fort succinct».
Così Philippe Rossillon
presenta l’Atlas de la langue
française*, che si può considerare un viaggio nel tempo
della lingua d’Oltralpe, dalla
sua nascita ad oggi. Con l’ausilio di carte geografiche,
commenti, disegni, statistiche, indici di scolarizzazione
con documenti attinenti alla
nascita, all’evoluzione, alla
situazione odierna della lingua francese, questo volume
a carattere storico-geograficoculturale-associazionisticofrancofono, offre un quadro
affascinante.
Fra le notizie non sono dimenticate le «Vallées francoprovençales et vaudoises». A
pagina 65, un breve cenno (a
cura di F. Vigne), con relativa
cartina, ricorda l’importanza
che ha avuto la lingua francese nel «Bastion vaudois du
Piémont italien», intesa a far
conoscere la Bibbia attraverso la predicazione (in francese) protrattasi fino alla fine
del XIX secolo. Segnala pure
la scelta del 65% degli alunni
delle scuole elementari a favore dello studio del francese
(seconda lingua).
(*) Atlas de la langue française, Paris, éditions Bordas,
1995,98 FF.
Solo per
correttezza
Egregio signor direttore,
ho letto con stupore la lettera del prof. Ettore Mieoi, persona che stimo e rispetto per
la sua intelligenza politica,
sul numero scorso. Una lettera che, per quanto riguarda il
comportamento del Ppi e mio
in particolare in merito a una
mozione presentata da Alleanza nazionale in Consiglio
provinciale sui discorsi politici del sen. Bossi e la presunta
minaccia all’unità del paese,
snocciola una serie di inesattezze, forse fmtto di una cattiva informazione. Innanzitutto i fatti.
1) La mozione di An è stata
respinta dal Consiglio provinciale grazie ai voti determinanti del Ppi, e al mio ovviamente, dopo l’uscita dall’aula
del Pds e di qualche altro
esponente della maggioranza
di centrosinistra. Una fuga alquanto anomala e strana, avvenuta dopo una lunga discussione in aula, presenti
tutti i gruppi politici consiliari. Comprensibile quello della
Lega Nord ma, ripeto, ingiustificata quella degli altri!
2) n prof. Micol, nella sua
cronaca un po’ forzata, ha letto il mio intervento in aula in
modo forse fantasioso ma
non rispondente alle riflessioni da noi enunciate in aula. Di
quella mozione, è vero, noi
potevamo raccogliere un solo
periodo: quello dove si recitava che «il Capo dello Stato è
il garante dell’unità nazionale e il supremo custode della
Costituzione repubblicana».
Un’osservazione che condividiamo, come movimento politico dei cattolici democratici, dal secondo dopoguerra.
cioè dopo l’approvazione della Carta costituzionale. Ma la
condividiamo soprattutto oggi dopo i ripetuti attacchi,
non ultimo proprio in questi
giorni dopo la questione
Mancuso, di cui è oggetto da
parte delle forze politiche del
Polo, An in testa. Detto questo abbiamo espresso forti
perplessità su questa mozione
di An e sullo stupore che questo partito manifestava nei
confronti di alcuni pronunciamenti del leader della Lega
Nord. Pronunciamenti che
erano perfettamente condivisi
nel marzo scorso quando si
trattava di fare liste comuni
nel Polo delle libertà e che,
invece, oggi, sono da condannare senza appello.
In secondo luogo, proprio
nel mio intervento, e anche
qui il prof. Micol ne dimentica un pezzo, ho sottolineato
il ruolo importante che ha
giocato la Lega nel recente
passato denunciando la linea
politica e la strategia del Polo berlusconiano che rischiava di attenuare il nostro impianto democratico, pur non
nascondendo che alcune proposte e alcune battute da noi
non siano mai state condivise: dai 300.000 bergamaschi
pronti a combattere, alla costituzione del Parlamento di
Mantova.
Ecco perché il dialogo con
la Lega, che noi vogliamo
cresca e si sviluppi ulteriormente in vista anche delle
prossime elezioni politiche
su temi cari a entrambe le
tradizioni culturali (quella
autonomista federalista e
quella cattolico-democratica)
non può e non deve arenarsi
sugli scogli di una cattiva
informazione con riflessioni
alquanto fantasiose.
Giorgio Merlo
capogruppo Ppi
Provincia di Torino
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Domenica 5
novembre, alle 17,30, nella sala valdese di San Secondo, si svolgerà il secondo incontro del collettivo teologico «Miegge» durante il quale si studierà «L’Essere e la
finitudine», tratto dal testo di Paul Tillich, Teologia sistematica. Seguirà cena al sacco comune.
MASSELLO — Domenica 29 ottobre, alle 11, è convocata
l’assemblea di chiesa; dovranno essere assunte decisioni
importanti sugli stabili nonché essere eletti nuovi membri del Concistoro.
POMARETTO — Col m^se di novembre riprendono le
riunioni quartierali; le prime saranno ai Pons, ore 20 del
Tea Inverso Paiola il 2, alle 15.
SAN SECONDO — Domenica 29 ottobre, alle 10, ci sarà
il culto con Santa Cena; nel pomeriggio, alle 15, riunione dell’Unione femminile.
TORRE PELLICE — Domenica 29 ottobre, alle 10, culto
in francese con Santa Cena; alle 15, pomeriggio comunitario con castagnata, all’Inverso Roland!.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali saranno il 6 novembre, a Villasecca, il 7 a Serre Marco e l’8
ai Trussan; inizio ore 20.
VILLAR PEROSA — I giorni 11 e 12 novembre si svolgerà un corso di animazione organizzato dalle Unioni
femminili; iscrizioni £ 10.000. Per informazioni tei.
500407.
PRAROSTINO — Domenica 29 ottobre il culto con Santa
Cena si terrà alle 10 nel tempio di San Bartolomeo. Al
pomeriggio, alle 14,30, bazar della Festa del raccolto.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La prossima riunione
quartierale sarà martedì 31, ore 20,30, ai Gonin.
9
Ph ■
^venerdì 27 OTTOBRE 1995
E Eco Delle Aàlli ^ldesi
PAG. Ili
La nuova legge regionale per il recupero della montagna
Molte luci e qualche ombra
________MARCO ROSTAN________
La montagna sta cambiando, come scrive Bruna
■ Peyrot sulLultimo Eco, e non
è più vero che muore. Se ne è
parlato anche durante l’Au/tunno in vai d’Angrogna, in
Í una serata che ci ha permesso
r di conoscere la recentissima
. legge regionale sulla montagna, con i contributi di Walter
Giuliano, assessore provincia' le, di Franco Bertoglio, segretario piemontese dell’Uncem
, (Unione dei Comuni montani)
e di Marco Bellion, consigliere regionale. Cambia la cultura del «villeggiante» che non
cerca solo più il condominio
comodo e i campi di sci; cam
biano le possibilità di lavoro
dei montanari, non più solo
legate alla terra; cambia il
modo di concepire un parco,
che non significa solo vincoli
e protezione della natura ma
anche case e posti di lavoro.
Nel medésimo tempo molti
ostacoli perdurano: la vita dura, le scuole sempre a rischio
di chiusura, troppe strade da
mantenere e troppi costi per i
Comuni, troppi vincoli e bu• rocrazia per chi vuole fare
qualcosa di buono, vuole ristrutturare o aprire un’attività
commerciale. Bene; allora, se
si aprono delle possibilità, si
offrono degli strumenti; e
questa legge ne offre tanti ai'
Comuni, alla Comunità mon
tana, ai giovani agricoltori.
Certo, molte cose avverranno
solo se il Consiglio regionale
farà ogni anno i previsti stanziamenti che la legge finanziaria potrebbe bloccare.
Bisogna alzare gli occhi,
non guairdare esclusivamente
al proprio recinto o al tornaconto personale di domani
mattina: guardare avanti, al
domani, ai prossimi anni, con
uno spirito imprenditoriale
nuovo, coraggioso, e al tempo
stesso con la saggezza dei nostri vecchi i quali ben sapeva,no che la loro ricchezza dipendeva anche dal modo in
cui tenevano il loro prato, il
loro torrente, dal fatto che riparavano il loro tetto.
Il ruolo delle Comunità moritane è centrale per il progresso
Fondo regionale permettendo...
^ Cerchiamo in questa scheda
di riassumere i punti principali della nuova legge regionale sulla montagna. Il titolo
importante: provvedimenti
per la salvaguardia del terri
■f
■i*.
, torio e per lo sviluppo socior ‘ economico delle zòne monta■; ne (...). Belle parole, come
.S?, quelle contenute in tante altre
"3 leggi a favore della monta:^Sgna, ma forse stavolta c’è
I* qualcosa di più: prova ne sia
^ che il capitolo sui «soldi» non
m.. è alla fine, ma all’inizio.
L’art. 2 infatti istituisce un
Fondo regionale sulla montagna dove confluiranno an, nualmente varie risorse, fra
cui il 20% delle entrate ricevute dalla Regione come «addizionale» sul consumo di
metano. Una cifra di una certa importanza: come dire che
una parte dei soldi spesi dai
Comuni tornano sul loro territorio. La legge regionale attribuisce poi un ruolo molto
importante alle Comunità
montane per quanto riguarda
la programmazione socioeconomica, la formulazione
di una carta d’uso del territorio: con felice sintonia il recente programma della giunta
della Comunità montana vai
Pellice si muove nella stessa
direzione, in particolare per
quanto riguarda l’idea di
riformulare il vecchio Piano
(Prgi) e di procedere con una
programmazione fatta in modo integrato fra i responsabili
dell’agricoltura, della cultura,
del turismo, dell’urbanistica.
f:' La legge ribadisce poi la
^ necessità di gestire insieme,
Si fra Comunità montane e CoI muni, una serie di funzioni: la
pianificazione del territorio,
la raccolta e lo smaltimento
dei rifiuti, i trasporti locali, il
m servizio di polizia urbana e
rurale, la realizzazione di
strutture che favoriscano gli
anziani e la loro permanenza
% nei luoghi abituali, la formazione dei giovani, le opere
f pubbliche a favore del territorio, il recupero ambientale.
Un altro capitolo importanti- te riguarda la sistemazione
‘ idrogeologica e forestale: anpt che qui spetta aHe comunità
fp montane fare il piano degli
interventi, parte dei quali possono essere affidati a coltivaci; tori diretti singoli o associati,
con residenza e attività nei
Comuni di montagna. Sono
^ poi previsti degli incentivi
per il ricupero dei vecchi centri abitati, per chi acquista o
ristruttura vecchie case come
prima abitazione o si trasferisce, anche come attività, nei
( comuni montani.
Nell’ambito delle possibilità che le Comunità montane
T
potrebbero offrire (ma bisognerà vedere ovviamente che
cosa dice la legge finanziaria) ci sono anche aiuti per
gli allacciamenti telefonici,
per l’acquisizione di quote
latte, per l’uso dei pascoli,
per la tutela dei prodotti tipici, per gli atti di compravendita e di permuta dei terreni
che favoriscano la ricomposizione fondiaria e l’attività
agricola in particolare dei
giovani coltivatori di età fra i
18 e i 40 anni, per gli eredi
considerati affittuari.
La Regione, entro un anno,
dovrà poi definire le linee di
sviluppo del turismo rurale
per la montagna piemontese e
di conseguenza le Comunità
montane potranno sostenere
progetti finalizzati alla conservazione e valorizzazione
del patrimonio edilizio rurale
di particolare valore. Stesso
discorso per valorizzare i mestieri tradizionali e l’artigianato: naturalmente tutto dipenderà dall’attività del Consiglio regionale e soprattutto
dalla sua volontà politica di
predisporre annualmente i finanziamenti necessari.
Tra le belle .speranze c’è
anche la possibilità che le Comunità montane funzionino
come sportello del cittadino,
con un collegamento informatico fra Comuni, Provincia
e Regione; che i giovani che
studiano frequentando università o scuole superiori fuori dal loro comune montano
ricevano borse di studio.
Ogni anno la giunta regionale
dovrà stabihre nel proprio bilancio i soldi da destinare alla
montagna: ci sarà una quota
fissa per ogni Comunità montana (rivedibile ogni due anni) e la parte residua sarà costituita da un 30% in proporzione a quanta gente ci abita
e un 70% in -proporzione a
quanto è esteso il territorio di
ogni Comunità.
Non resta ovviamente che
vigilare e darsi da fare perché
quanto previsto dalla legge
sia messo in atto da chi è stato eletto per amministrarci.
Il secondo quaderno di Osvaldo CoTsson
La storia di Angrogna
Sapevate che il Consiglio
comunale di Angrogna, intorno al 1911, doveva occuparsi
della Pila ad olio e delle sue
riparazioni? La Pila ad olio o
frantoio per noci era all’epoca
costituita da due macine di
granito disposte verticalmente
e collegate da un asse orizzontale, che giravano in cerchio, mosse da forza idraulica, sul fondo di un frantoio
costituito da una mola orizzontale, con i bordi rialzati. E
sapevate dei fuochi che, seeondo le memorie dell’epoca
sarebbero apparsi sul Vandalino, tanto da far credere che
si fosse aperto un vulcano,
durante il terremoto del 1808?
Una costante preoccupazione, non terminata neanche oggi, del Comune di Angrogna è
comunque sempre stata quella^
della viabilità; agli inizi del
1900 la sóla strada carrozzabile era quella che dagli Appiotti di Torre che, per il Baussan
e il Giovo, arrivava al Capoluogo, ed era stata progettata
per accedere ala stazione ferroviaria. Nel 1904 viene progettato di farla proseguire per
il Serre e di qui, scendendo a
fondovalle al mulino del
Chiot di’Alga, prolungarla fino a Pradeltomo. Per parecchi
anni il Consiglio comunale ne
discute: e quasi cento anni dopo continua a discutere su come trovare i soldi per la manutenzione.
Sono alcune delle interessanti notizie storiche che
Osvaldo Coi'sson ha raccolto
nella seconda puntata della
sua Storia di Angrogna, appena uscita nei «Quaderni del
Centro di documentazione» e
presentata durante gli incontri dell’«Autunno». La ricostruzione storica va dalla Rivoluzione francese all’immediato dopoguerra: si parla
perciò di Napoleone, dei visitatori britannici alle Valli, del
Risveglio del 1825, dell’emigrazione, dei mormoni, della
contesa fra Giretti'e Soulier
nelle elezioni politiche del
1904 e 1909, della guerra di
Libia e di quella mondiale,
con tutti i nomi dei caduti,
del Ventennio e della Resistenza (con alcune pagine del
diario scritto da Edoardo Aime, all’epoca pastore al Serre, relative al 1944).
La prima parte della Storia
di Angrogna, che per larghi
tratti coincide con la storia
valdese, era stata pu'bblicata
sempre nei Quaderni lo scorso anno: entrambi sono reperibili presso il municipio di
Angrogna.
La stagione dell'alpeggio nelle valli Chisone e Germanasca
Le mucche ritornano al piano
_______MILENA MARTJWAT_______
O ettembre andiamo, è
tempo di ttiigrare», così un noto poeta cominciava
una sua poesia intitolata «I
pastori». Ormai se ne vedono
poche di mandrie scendere in
autunno dagli alpeggi con i
rumorosi campanacci appesi
al collo ma le si può ancora
incontrare, tra gli altri luoghi,
sulla strada del vallone di
Pramollo: la famiglia Plavan
dei Savoia di San Germano
Chisone porta infatti le mucche all’alpeggio del Lazzarà
(m 1.500 circa) per i mesi
estivi. Salgono a inizio giugno e scendono a fine settembre, impiegando mezza giornata a tragitto.
«Abbiamo un’ottantina di
capi fra mucche e vitelli,
bianchi pezzati neri o rossi e
tutti subiscono i controlli
dell’Usi, una volta l’anno il
risanamento e dei controlli
particolari in caso di vendita
di capi - spiega Loretta Plavan, una trentina d’anni, coltivatrice diretta a tempo pieno
- e ormai da quattordici anni
la mia famiglia porta le nostre mucche all’alpeggio del
Lazzarà».
L’essere allevatori di mucche è una tradizione di famiglia per i Plavan: «I miei
nonni avevano già delle muc
che, i miei genitori hanno
sempre fatto gli allevatori spiega Loretta -, cominciando con un numero esiguo di
mucche quando si sono sposati per poi aumentare sempre piu. Mio padre non è mai
andato a lavorare in fabbrica, si è sempre dedicato alla
campagna': è lui che si occupa della produzione di tome, sairas, brus e burro».
La mungitura avviene, sia a
San Germano che all’alpeggio, in maggioranza con
l’aiuto delle mungitrici, altrimenti mungere due volte al
giorno tutte le mucche da latte sarebbe un lavoro enorme.
L’alpeggio del Lazzarà è della famiglia ed è composto
dalla «miando» ristrutturata e
da una stalla modello. I prati
sono in parte della famiglia e
in parte comunali. La luce
viene prodotta da un generatore mentre l’acqua proviene
da un profondo pozzo scavato
più a monte: «In estate sono i
miei genitori ad occuparsi
delle mucche all’alpeggio,
mio padre si dedica maggiormente alla lavorazione del
latte, mentre mia madre va al
pascolo con l’aiuto indispensabile dei nostri tre cani continua Loretta -; io e mio
fratello, anche lui coltivatore
diretto a tempo pieno, ci andiamo saltuariamente perché
L'impressione di un turista alle Valli in vacanza
La presenza valdese era scarsa
Sulla circolare della Chiesa valdese di Firenze «Diaspora evangelica» è recentemente comparsa questa lettera, firmata Andrea Sartiani;
vi sono considerazioni che
dovrebbero fare riflettere sulla cosidetta «vocazione turistica delle Valli»...
Sono ormai due volte che
scelgo di trascorrere le mie
ferie nelle valli valdesi. Due
anni fa mi fermai a Ghigo di
Prali, nel campeggio situato
quasi di fronte alla partenza
della funivia, sulla rive del
Germanasca. Non mi mossi
molto da lì: visitai il museo,
andammo sulla funivia e infine assistetti al culto, sempre a
Prali, una domenica mattina.
Furono delle ottime vacanze,
un bel posto, un buon campeggio, i gestori molto disponibili. Però della presenza
valdese, poco. La mattina
della domenica al culto pareva che tutti avessero lasciato
il latte sul fuoco; appena fini
to, sparirono immediatamente. Dove si trova Agape l’ho
visto quest’anno; è segnalato
da un cartello all’inizio del
paese ma non dice assolutamente di cosa si tratta, c’è
scritto solo^« Agape».
Anche per le vacanze di
quest’anno ho scelto le valli
valdesh visto che tutti in famiglia eravamo stati piacevolmente impressionati dalla
bellezza dei luoghi. La prima
tappa l’abbiamo fatta in vai ^
Pellice. Il problema è stato
trovare un campeggio: quelli
esistenti sono interamente occupati da «stanziali». La sensazione di trovarsi in un posto
«particolare» è senz’altro tangibile, i luoghi storici sono
ben indicati, le persone ne
parlano volentieri e con interesse. Abbiamo notato una
certa differenza fra le due
valli; nel primo caso una sensazione di trovarsi in un qualsiasi posto di villeggiatura alpino, nel secondo la certezza
/■■■
ci occupiamo qui a San Germano della fienagione e degli
altri lavori di campagna».
Normalmente le mucche
della famiglia Plavan non partoriscono in alpeggio perché
non sarebbe agevole in caso
di necessità di un veterinario,
quindi alla discesa dall’alpeggio comincia anche la stagione dei parti. È la Loretta che
si improvvisa veterinaria, è lei
che si occupa di controllare
come è posizionato il vitello.
Se si tratta di un parto gemellare o no e di «tirare fuori» il
vitellino. Il veterinario vero
interviene solo in casi di
emergenza. «Amo molto le
mie mucche e anche seguirle
nel parto - racconta ancora
Loretta - non riesco ad immaginare la mia vita senza di loro; da adolescente avevo anche una trentina di pecore
tutte mie a cui badare. Anche
a mio figlio Federico, che ha
tre anni, piacciono molto le
mucche. Federico si ricorda i
nomi delle nostre mucche e in
primavera, quando è nata
l’ultima femmina e le si doveva dare un nome perché le
femmine le alleviamo (i maschi vengono venduti per l’ingrasso), è stato lui a sceglierlo, continuando così la tradizione di famiglia che vuole
che siano i bambini di casa a
dare il nome alle vitelline».
di trovarsi in luoghi dove la
presenza valdese ha lasciato
un segno. Voglia nostro Signore che dopo aver resistito
alle spade del Medioevo la
cultura valdese non abbia a
soccombere alla «tentazione
della modernità» che tutto
omogeneizza.
Ricostruzione di miniera nel
museo valdese di Frali
10
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ri V,
PAG. IV
E Ë(X) Delle Vaiii %ldesi
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
)
Domenica 29 ottobre, a Pomaretto, si discute il futuro dell'ospedale valdese
Un servizio indispensabile per la valle
/
La proposta di legge finanziaria per il 1996 è chiara: gli
ospedali che hanno meno di
120 posti letto dovranno
chiudere. La decisione operativa è lasciata alla regioni.
Cosa farà la Regione Pie->
monte rispetto agli ospedali
valdesi di Torre Pellice e Pomaretto? Certo la Regione
non può chiudere gli ospedali, perché non appartengono
alla Regione, ma può invece
togliere la convezione con il
servizio sanitario pubblico o
fare un convenzione diversa
che preveda ad esempio solo
l’assistenza per malati con
necessità di lungodegenza. In
entrambi i casi si tratterebbe
di fatto di modificare radicalmente il servizio che gli
ospedali valdesi offrono alla
popolazione delle nostre valli. In particolare che cosa
succederà a Pomaretto?
Di questo si discuterà domenica 29 ottobre, in una tavola rotonda presso il tempio
valdese di Pomaretto (ore
14,30) in cui interverranno
l’assessore regionale alla Sanità, Francesco D’Ambrosio,
il presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germinasen, Ejminio Ribet, il
commissario per i campionati
del mondo di sci al Sestriere
nel 1997, Livio Dezzani, e il
presidente della Commissione sinodale per la diaconia,
pastore Paolo Ribet. .
La presenza del Commissario per i mondiali di sci
può sembrare una bizzarria.
In realtà la legge sui mondiali prevede anche interventi
per i servizi sanitari. Da tempo giace in Regione un progetto per una manica di servizi dell’ospedale (costo 2
miliardi e mezzo) che potrebbe essere realizzata proprio grazie á questa legge.
Anche di questo si discuterà,
ovviamente con il concorso
della popolazione interessata,
che potrà dire la sua.
Tasso di occupazione dei posti letto
Ricoveri
Giornate di degenza
Degenza media
% occup. letti
■ 1990 1991 1992 1993 1994
1196 1313 1332 1396 1484
22.441 21.818 21.520 22.711 22.264
18,8 16,6 16,2 16,3 15
87,9 85,4 84,2 94,3 92,4
1995
885
11.281
12,8
94
Nota: il tasso di occupazione dei posti letto degli anni fino al 1992 è stato calcolato su 70
novembre 1992 sono dichiarati 66 posti letto, pari agli effettivi.
posti letto; dal
Attività di day hospital
1990 1991 1992 1993 1994 1995
Ricoveri 724 663 705 691 624 443
Giornate di degenza 5216 5170 4656 5357 5297 2880
Indicatori di attività ambulatoriale
1990 ì99t 1992 1993 1994 1995
Laboratorio 245.310 275.122 277.778 267.101 282.374 142.705
Radiologia 10.433 11.139 11.798 13.365 16.846 10.190
Ecotomografia 3305 4846 5303 6711 7643 5192
Cardiologia (alcune misure di attività)
ECG 7527 7368 7214 8067 7962 4178
Test da sforzo 241 258 278 259 235 , 148
ECG dinamico Holter 512 648 580 505 542 296
Endoscopia dig. 809 923 999 1021 1376 865
Pneumologia 443 483 647 670 676 461
Giornata
dell’Ospedale
valdese
di Pomaretto
Domenica 29 ottobre
La Ciov, in collaborazione con l’associazione amici
dell’Ospedale valdese di Pomarètto e la Chiesa valdese di
Pomaretto, ripropóne la tradizionale «Giornata dell’ospedale» per presentare i lavori di ampliamento recentemente
conclusi, illustrare quelli in corso e informare la popolazione sui programmi futuri dell’ospedale.
Programma
ore 10:
ore 11,15:
ore 14,30:
culto nel tempio di Pomaretto
visita guidata in ospedale
incontro con la popolazióne presso il tempio:
saluti e brevi messaggi, momenti musicali con
il quintetto «Gli architorti» (prima parte),
«Vicende storiche dell’ospedale» del pastore
Giorgio Toumj >
momenti musicali con il quintetto «Gli architorti» (seconda parte);
tavola rotonda; «L’ospedale valdese di Pomaretto nella sanità che cambia: problemi e prospettive», dibattito con Francesco D’Ambrosio, assessore regionale alla Sanità, Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, Livio Dezzani, commissario per i lavori dei Mondiali di sci, Paolo
Ribet, presidente dell Commissione sinodale
diaconale, amministratori regionali e locali.
TRIATHLON DELLA VAL D’ANGROGNA — In una tipica giornata autunnale si è svolta domenica scorsa la 14“
edizione del Triathlon della vai d’Angrogna; tre le frazioni, skiroll, mountain bike, corsa a piedi, che 28 terzetti
hanno portato a termine fra gli uomini, e due fra le donne.
Quattordici atleti (di cui due donne) hanno poi affrontato
tutte e tre le specialità; si sono inoltre svolte diverse gare
giovanili di skiroll. Da notare che mentre il terzetto vincitore ha impiegato in totale 1 ora e 28’, il migliore degli
atleti che hanno compiuto le tre frazioni ha impiegato soltanto 14’ di più.
Remo Carino (Ana Gressan), davanti a Danilo Negrin
(Angrogna) ha vinto la gara individuale, mentre la classifica a squadre ha visto prevalere Claudio Gamier, Andrea
Bugnone e Franco Agli davanti a Màuro Bonnet, Riccardo
Magliaio e Gabriele Barra.
Nelle gare giovanili di skiroll, successo di Antonella Chiavia davanti a Helen Coucourde sui 5 km delle Allieve; sui 3
km degli Esordienti e Cadetti ha vinto Luca Montanari davanti a Manuel Monnet e Andrea Montanari. Vittoria di Indirà Greci (Cedas Fiat) davanti ad Elisa Codino fra le Esordienti e Cadette mentre fra i Giovani ha vinto Stefano Davit
e fra le Giovani il successo è andato ad Elena Volpe.
TENNIS TAVOLO: RIPRENDONO I CAMPIONATI —
Sabato 28 ottobre si giocherà il quarto turno nei campionati
di tennis tavolo; la Valpellice in CI nazionale arf(lrà ad Aosta
contro la Coumba Freide e la C2 regionale sarà a Torino con
le Poste B. In CI la classifica vede al comando il Poirino con
6 punti davanti a Poste Torino, San Mauro, Ciriè, Cus Torino
5, Valpellice 4, Don Carlo, Grugliasco e Aosta 3.
PALLAVOLO — Si è conclusa al tie-break la partita delle
ragazze under 16 tra Perosa e 3S Nova Siria di Lusema
San Giovanni. La partita ha avuto un ritmo altalenante infatti dopo un avvio nettamente favorevole alle lusernesi,
che si aggiudicavano facilmente i primi due set, un vistoso
calo di tensione permetteva l’insperata rimonta delle padrone di casa. Alla fine però l’azione del 3S è tornata lucida e la vittoria per 2 a 3 (10-15, 4-15, 15-6, 15-5, 8-15)
non veniva più messa in discussione. Questa la formazione
delle lusernesi: Feirero, L. Fornero, B. Fornero, Geymonat, Benecchio, Bertin Benedetto, De Pizzol, Favout, Lasagne, Maurino. Per la squadra di Perosa hanno giocato
Balid, Pons, Pascal, Marchisio, Ferro, Bainese, Corino,
Brun, Pons, Barus e Peyran.
26 ottobre, giovedì —
TORRE PELLICE; Alle
15,30, presso la Casa valdese
di via Beckwith 2, prende il
via l’attività dell’Università
della terza età con un concerto per flauto e pianoforte con
Molinaro e Spriano.
26-29 ottobre — PINEROLO: Per il Festival musicale d’autunno proseguono fino a domenica 29 vari concerti: presso il Teatro-incontro di
via Caprini, alle 20,45 di giovedì 26, sarà la volta del coro
«Cantus» dall’Ucraina; venerdì 27 si esibirà il coro di
Ingolstadt dalla Germania, sabato 28 si esibirà il coro «Turba Concinens» che festeggia i
suoi 15 anni, infine domenica
29 concerto di chiusura con il
«Trio» di Torino.
26- 29 ottobre — BIBIANA: Per la VII Sagra del
kiwi, alle 21 di giovedì 26,
teatro dialettale con la compagnia «Piccolo varietà» di
Oddoero; venerdì 27 alle 2,1
serata di liscio; sabato 28 alle
19 dimostrazione di arti marziali, alle 21 serata dedicata
ai giovani. Domenica 29 dalle 14 alle 24 no stop di gruppi spontanei; alle 21,30 cqncerto di «Bandamania». Le
manifestazioni si svolgono
sotto il tendone a fianco
dell’ala comunale.
27 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, presso
l’auditorium del liceo scientifico, su organizzazione di Legambiente e La Fornace, si
svolgerà un dibattito su «Rifiuti: da problema a risorsa»;
intervengono il segretario di
Legambiente Piemonte, Attilio Tornavacca, il presidente
dell’Acea, Franco Santiano, il
direttore delPAcea, Francesco
Carcioffo, e l’assessore all’
Ambiente della Provincia di
Torino, Beppe Gamba.
27- 29 ottobre — TORRE
PELLICE: Per «Castagne in
vai Pellice» venerdì 27 alle
21 presso la Sala consiliare,
dibattito su «Progetti di rilancio della castanicoltura in vai
Pellice»; sabato 28 alle 21,
nel tempio valdese, concerto
di Sandra Hall, gospel and
blues; sabato 28 e domenica
29 torneo misto di pallavolo.
Domenica 29: dalle 8 alle
17 mostra dei prodotti locali
sotto i portici del municipio;
alle 10,30 concerto della
banda musicale; alle 11 davanti al municipio esibizione
degli sbandieratoti di Roccapiatta; alle 13,30 inizio della
gara di bocce presso il bocciodromo di viale Dante; alle
14,30, ala rotonda di piazza
Muston, nuova esibizione
degli sbandieratoti di Roccapiatta; alle 15,30 caldarroste,
alle 15,45 spettacolo del fantasista Zaza a piazza Muston;
alle 16,30 premiazione di gare, tornei e concorsi.
27 ottobre, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
21, presso la S^ala consiliare,
convocazione della sessione
straordinaria in seduta pubblica del Consiglio della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca con fitto ordine
del giorno, tra cui la nomina
del presidente e della giunta.
28- 29 ottobre — SAN SECONDO: Festa autunnale organizzata da Pro Loco, commercianti, agricoltori e artigiani; alle 21 di sabato 28
danze e vin brulé in piazza;
domenica 29 alle 16 castagnata presso l’ala comunale, alle
19 cena in piazza, alle 21 danze e elezione di miss castagna.
28 ottobre, sabato —
PRAROSTINO: Trial motociclistico dei Pionieri a cura
del motoclub Gentlemen’s di
Pinerolo.
28 ottobre, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21, presso la scuola dei
Gonio, conferenza su «Arte,
filosofia e scienza» a cura del
gruppo astrofili «Urania».
28 ottobre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, alla Comunità montana, per il gruppo Val Lucerna
Walter Barberis parlerà di
«La ragion di stato in Italia».
28 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 21,15 presso
la Sala unionista rappresentazione di «Café Liberté» spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna. Prenotazioni presso la
Claudiana di Torre Pellice.
28 ottobre, sabato — SAN
GERMANO: Alle ore 16,
all’Asilo dei vecchi, si apre la
mostra «C’era una volta» dedicata all’abbigliamento degli
ultimi cent’anni.
29 ottobre, domenica —
VILLAR PEROSA: Alle
9,30 partenza da piazza Libertà della camminata panoramica non competitiva
«Quattro passi per la vai Chisone», organizzata dall’Admo
«Rossano Bella». Prenotazioni in orario d’ufficio allo
0121-315666.
29 ottobre, domenica —
PINASCA: Castagnata organizzata dal Comune.
29 ottobre, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: A partire dalle 15, presso
il parco di Villa Olanda, l’associazione «Lou cialoun» organizza una castagnata.
2 novembre, giovedì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Appuntamento tradizionale con la Fiera dei santi.
Durante la fiera esposizione
di ovini a partire dalle 8.
3 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Presso
la «Bottega del possibile», alle 21, serata dal titolo «Terra
che brucia» dedicata alla Palestina, con proiezione diapositive e dibattito.
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 26 e venerdì
27 ottobre, ore 21,15, Barnabo delle montagne; sabato,
ore 20 e 22,10, domenica, ore
16, 18, 20 e 22,10 e lunedì
21,15 Batman forever.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 27, ore 21 W l’amour;
sabato, ore 21, Un amore tutto suo; domenica, (15, 17, 19,
21) e lunedì (21) Dredd; martedì (21), mercoledì (15, 17,
19, 21)'e giovedì (21), Alcatraz, l’isola dell’ingiustizia.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«5cento» Apollo 13 (feriali
ore 19,40 e 22,20, sabato
19,40 e 22,30, domenica
14,30, spettacoli continuati).
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tei/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può eseere vwxluto separatamente
Reg. Tribunale cfl Pinerolo n. 175/60
Re^. Franco Qiampiccoii
Stampa: La Ghieieriana Mondovt
Una copia L. 2.000
■Æ:
11
JHERDt 27 OTTOBRE 1995
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
^Torino e gli. immigrati: le chiese del quartiere organizzano un incontro con i cittadini
Disagio e ottimismo^ due facce di San Salvario
FEDERICA TOURN
ncora zona San Salvario:
mentre si discute sugli
¿■'emendamenti proposti alla
^ legge Martelli, il quartiere di
' Torino diventato il centro
■' .dèli’interesse della stampa
nazionale, simbolo (spesso
■ forzato) del disagio legato
■ all’immigrazione extracomu^ nitaria, è stato protagonista di
ì'un incontro organizzato dalle
chiese presenti sul suo territoV iio. Giovedì 19 ottobre, nella
parrocchia dei santissimi Pietro e Paolo apostoli, si è infat' .ti svolto l’affollato dibattito
condotto da Gad Lerner, vicedirettore della Stampa, su
-«Immigrazione extracomuniTaria, le proposte delle comunità religiose».
^ Germano Garatto, consu, lente giuridico della Caritas
diocesana di Torino, ha rotto
il ghiaccio con una panorami' ca sulla situazione degli immigrati a Torino, puntando
^l’attenzione soprattutto sugli
«irregolari», che rischiano più
facilmente di essere reclutati
dalla delinquenza perché disoccupati 0 occupati saltuariamente, giovani e giovanis, : simi che vivono di espedienti
senza il controllo della famiglia, come è il caso di molti
ragazzi marocchini. «Non dimentichiamoci - ha ricordato
Garatto - che i flussi migratoti sono un fenomeno fisiologi, co della nostra società, ed è
quindi impossibile l’espulsione di massa ipotizzata da
qualcuno: e inoltre, con quali
.'risorse economiche li rimanderemmo a casa?».
È stato calcolato che rimpap triare una singola persona coSta allo stato circa un milione,
senza considerare che gli exP; tracomunitari, che spesso fanÌ- no lavori disertati dagli italia’j ni, contribuiscono alla crescir } ta economica del nostro paese
e la loro perdita sarebbe per
noi un fattore di grave crisi,
j A Torino, secondo l’assessorato regionale aH’Assi.stenza
e alle Politiche per l’immiI grazione, ci sono 13 immigra■ ti su 1.000 torinesi: 13.128
^(residenti) nel ’94, 8.212 maschi e 4.916 donne provenienti da 123 paesi, il 60% tra
i 25 e i 40 anni. Tra l’altro,
considerando l’insieme di diploma superiore e laurea, la
' proporzione degli stranieri
' con un titolo di studio «alto»
è del 43,8% contro il 27,9%
degli italiani. «Quello che bisogna fare - ha detto ancora
, Garatto - è istituire dei regolari flussi d’ingresso nel nostro paese, favorire il ricongiungimento dei familiari e
fare in modo che gli irregolari
- vengano alla luce perché siano loro assicurati i diritti civi, li elementari».
Devono quindi essere arginati il lavoro nero, che 1’
immigrato svolge senza alcuna tutela, e l'osceno sfruttamento degli «affittacamere
, sanguisughe», capaci di far
pagare a una famiglia quasi
500.000 lire per una soffitta
senza bagno; alloggi fatiscenti di San Salvario, regno del
, subaffitto, dove spesso neri
«regolari» sfruttano a loro
volta compatrioti senza permesso di soggiorno. A questo
proposito, il numero verde
(1670-19531, dalle 9 alle 17)
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Il pastore Bruno Tron parla all’assemblea delle chiese nel quartiere San Salvarlo (© Michele D’Ottavio)
istituito dal Comune un mese
fa per dare ai cittadini uno
strumento di denuncia delle
illegalità, ha già dato dei risultati: 353 segnalazioni al 17
ottobre, di cui la maggior parte da San Salvario: le chiamate riguardano anzitutto proprio gli alloggi e gli affittacamere, poi l’ordine pubblico e
l’igiene, lo spaccio, la viabilità e i locali pubblici.
«Una delle principali preoccupazioni di San Salvario è
la legalità, deteriorata dalle
attività illecite - ha infatti
detto Bruno Tron, segretario
del Servizio rifugiati e migranti della Fcei - i cittadini
devono poter usare e vivere il
proprio quartiere; bisogna
analizzare bene l’origine del
degrado e non cercare dei capri espiatori, strumentalizzando l’esasperazione dei cittadini a fini elettorali». La distinzione netta tra immigrazione, anche illegale, e delinquenza, è stata ribadita
dall’imam della moschea di
Torino, Mostafa Aboussaad,
che ha condannato l’amplifi
cazione tutta negativa che i
media fanno della situazione
di San Salvario. «Siamo tutti
contro la delinquenza - ha
puntualizzato l’Imam - ma è
importante saper distinguere:
i criminali devono pagare
senza sconti ma anche senza
distinzioni di colore».
Lia Montel Tagliacozzo,
presidente della Comunità
ebraica di Torino, ha riportato
il discorso alle attività del
quartiere: «Nelle iniziative
per San Salvario dobbiamo
avere come interlocutore privilegiato il Consiglio di circoscrizione e tenere conto del
fatto che molti stranieri chiedono di partecipare alla vita
del quartiere», ha affermato.
Gli interventi del pubblico
hanno portato alla luce il disagio e Tottimismo nella vita
a San Salvario, le due facce
del coinvolgimento collettivo
al problema: chi ha timore ad
attraversare il quartiere, magari anche di giorno, e chi
racconta la propria esperienza
costruttiva di lavoro volontario con gli immigrati. Tutti
auspicano una politica nazionale e cittadina mirata e la
necessità di interlocutori istituzionali che mantengano le
{promesse d’impegno; senza
dimenticare il valore fondamentale della partecipazione
personale e collettiva dei cittadini alla rinascita culturale
del quartiere (magari con la
riapertura del circolo «Hiroshima» come incentivo).
La domanda è: che cosa si
deve fare in una zona in cui si
concentra un numero elevato
di immigrati, delinquenti magari loro malgrado? Riqualificare gli spazi pubblici, risistemare il mercato di piazza Madama Cristina, colpire nel
reddito gli affittacamere,
creare centri di accoglienza
(una cooperativa del lavoro
per stranieri, un centro recupero tossicodipendenti) che
strappino gli immigrati alla
malavita, aiutare l’ospedale
valdese ad aprire un pupto di
consultazione medica per immigrati sono solo alcune delle
proposte per ridare dignità a
San Salvario.
OPINIONI
LE DONNEE
LATECNOLOCIA
SIMONA PIOVANO
D a un po’ di tempo a
questa parte si vedono
spesso alla televisione servizi sulla tanto-discussa inseminazione artificiale. Sul
rapporto legge e morale sono state formulate varie tesi:
ci soffermiamo su una di
quelle più condivise.
I magistrati esercitano il
loro potere mediante l’enunciazione di leggi in Parlamento e l’ordine dei medici
non ha voluto essere da meno, formulando un codice di
autoregolamentazione sulla
riproduzione assistita, che si
sostituisce all’attività vera e
propria del legislatore.
Era aspettativa comune
che i medici si interessassero di ciò che è di loro
stretta competenza, come
per esempio la raccomandazione di norme più severe
sul controllo sanitario nei
centri privati al fine di tutelare maggiormente la salute
delle donne e dei bambini.
Invece i medici dettano regole sociali che devono essere rispettate da tutti senza
tener conto che all’interno di
uno stato vi sono più concetti di giusta genitoiialità. Ciò
vuol significare che su questo argomento non vi è una
deontologia medica consolidata e condivisa, e che le
scelte si dovrebbero fare tenendo conto dei diversi
aspetti culturali, bilanciando
così opinioni diverse. •
Queste sono scelte di società e pertanto scelte politiche che non possono né devono essere affidate alla libera interpretazione della
federazione medica; ma se,
come spesso accade, il Parlamento, per antonomasia
sede naturale delle scelte
politiche, tace e ci si chiede
se non sia necessaria e giusta un’opera di supplenza da ,
parte dei medici. La risposta
che si dà a un tale interrogativo è senz’altro negativa, se
questa viene fatta in'un modo che incida sui diritti dei
cittadini e può pertanto pregiudicare' la stessa decisione
parlamentare; solo il legislatore, infatti, può limitare le
scelte dei singoli.
Purtroppo la presenza attiva parlamentare su questo
fronte è ancora mancante e
pertanto vengono'prese in
considerazione soltanto le
direttive della federazione
dei medici che consistono
essenzialmente nella negazione: alla maternità surrogata, negli interventi su donne che abbiano superato la
mezza età, nell’utilizzo del
materiale riproduttivo appartenente a un defunto e,
infine, nella negazione se richiesta da single o da omosessuali.
L’idoneità, e quindi anche
la possibilità delle donne di
diventare madri o meno,
verrà quindi a essere giudicata da un medico. È giunto
ormai il momento che le
donne si interroghino sulla
scelta di essere madri poiché
solo l’autorizzazione femminile può dar voce alle donne
che intendono avere un figlio artificialmente respingendo così almeno in parte
l’invasione tecnologica.
Incontro (Jelle chiese evangeliche e (Jella comunità ebraica di Roma con il sindaco Rutelli
Le scuole materne comunali devono insegnare religione?
FRANCO SCARAMUCCIA
Mercoledì 18 ottobre una
delegazione delle chiese evangeliche italiane, composta dai pastori Domenico
Tomasetto, Ignazio Barbascia
e il sottoscritto, e dell’Unione
delle comunità ebraiche,
composta da Tullia Zevi e D.
Tedeschi, rispettivamente
presidente e vicepresidente, si
è incontrata con il sindaco di
Rotna, Rutelli, per rappresentargli il disagio delle confessioni non cattoliche per il finanziamento 'dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole materne comunali, deciso dalla giunta
capitolina.
Dal punto di vista giuridico, la questione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola materna è assai complessa. Infatti di esso
non si parla né negli Orientamenti (Dpr n. 647 del 10-91969) né nel Concordato del
1984: anzi, l’espressione usata «continuerà ad assicurare...» sembra escludere tale
insegnamento, perché non
era mai stato svolto in precedenza. Se ne parla nel «Protocollo addizionale», che è
parte integrante del Concordato, ma il fatto che esso riguardi «scuole materne ed
elementari» faceva pensare
che si riferisse alle sole scuole materne statali.
Ugualmente non vi fa riferi
mento l’Intesa «Falcucci-Poletti». Un primo riferimento,
pur non esplicito, si trova nella circolare ministeriale n.
368 del 20.12.1985, in cui il
ministro Falcucci dichiara che
«sono da ritenersi pubbliche,
óltre le scuole statali, anche
quelle gestite da enti pubblici
nazionali, locali, o comunque
qualificati tali». Il Tar Lazio
accolse con sentenza del
7.4.1989 il ricorso del comune di Arezzo, che obiettava
che nella normativa vigente le
scuole degli enti locali sono
equiparate alle scuole private
e non a quelle pubbliche statali, per cui la pretesa della
circolare ministeriale era da
considerarsi infondata, ma il
Consiglio di Stato nel febbraio del 1990 ha annullato la
sentenza del Tar Lazio.
Dal punto di vista dell’opportunità, non vale la pena di
ripetere la voce di tutti i pedagogisti che hanno sconsigliato l’inserimento di un insegnamento specifico, per di
più confessionale, della religione in una scuola che vede
la presenza di bambini di 4-5
anni, senza parlare poi del
trauma che si provoca in
bambini di quell’età quando
si debba procedere alla separazione per motivi religiosi
fra coloro che si avvalgono e
coloro che non si avvalgono.
Il Comune di Roma non
aveva preso alcuna posizione
in merito: nel 1993, durante il
periodo del commissariamento, il commissario Voci provvide all’introduzione della religione cattolica con un articolo aggiuntivo nel regolamento della scuola materna
comunale. Successivamente,
con delibera della giunta, la
nuova maggioranza guidata
dal sindaco Rutelli fece propria la delibera del commissario governativo. Da qui la
protesta per l’introduzione in
una scuoia di bambini tanto
piccoli di un elemento di divisione, che penalizza pesantemente dal punto di vista
psicologico i figli degli appartenenti a confessioni non
cattoliche.
Dopo approfondita e chiara
discussione, in cui sono stati
puntualizzati i rispettivi punti
di vista, il sindaco si è dichiarato sicuro che la circolare attuativa emanata dall’assessore all’Istruzione dovrebbe garantire il rispetto dei bambini
di religione non cattolica, tutelandoli al massimo anche
dal punto di vista psicologico.
I rappresentanti delle confessioni hanno fortemente insistito sulla necessità di evitare
un insegnamento diffuso della religione, limitandolo alle
previste 60 ore settimanali
(magari raggruppandole m
scaglioni di più ore per volta
per consentire eventualmente
un insepamento alternativo)
e di evitare scrupolosamente
atti di culto di ogni genere
(dal segno della croce fino alle visite pastorali).
Accogliendo un suggerimento della delegazione il
sindaco ha deciso di dare vita
a una commissione, composta
da esponenti delle confessioni
non cattoliche, che collabori
con r amministrazione capitolina nel monitorare la situazione e controllare che non si
verifichino deroghe o violazioni della circolare di riferimento messa a punto dall’
amministrazione. Si è anche
parlato della possibilità della
predisposizione da parte del
Comune di un libretto illustrativo, che spieghi adeguatanlente ai bambini il fatto religioso e la realtà della presenza nella società di più confessioni e di più riti, come
hanno già fatto alcuni Comuni del Nord Italia (da ultimo,
per esempio, Nonantola). In
questo senso è prevista una
riunione con l’assessore Farinelli pér fissare i compiti della commissione e nominarla
con sollecitudine perché cominci ad operare.
12
PAG.-8 RIFÓRMA
Cultura
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
Un libro sui minatori della Maremma
Il dramma antico del
popolo dei sottoterra
Il nome di Luciano Bianciardi ha cominciato due anni
fa ad uscire dal dimenticatoio
dove era stato relegato: giornalista e scrittore scomodo,
tormentato nel jnodo di affrontare la reàltà e di condurre la propria vita, ha commentato in maniera cruda le
vicende della crescita economica dell’Italia negli anni
’60 e, per il tono con cui studiò la Milano degli affari di
quell^epoca, può essere avvicinato a Giovanni Testori, rispetto al quale era però lontano ideologicamente.
Ora, parallelamente alla
riedizione per Baldini & Castoldi dello zibaldone dal titolo abbastanza enigmatico.
Chiese, escatolle e nessuno
raddoppiò. Diario in pubblico 1952-1971, esce anche
una nuova edizione del suo
reportage, di alcuni anni precedente, sui minatori maremmani*, scritto a quattro mani
in collaborazione con Carlo
Cassola e la presentazione di
Enzo Jannacci, che di Bianciardi fu amico e al quale il
"cantautore milanese chiese (e
ottenne) le note di copertina
al primo disco.
Dalle miniere della Maremma partiva anche la rivolta
del protagonista del più importante romanzo dello scrittore grossetano. La vita agra
(1962), ripubblicato nel 1993.
Comunista che sta per essere
estromesso dal partito, lasciava la Toscana alla volta di
Milano, con il progetto folle
di far saltare il «torracchione», la sede della Montecatini, per vendicare i morti sottoterra del suo paese. E che la
situazione di quei minatori
fosse difficilissima lo si evince da alcune note preliminari
al libro: solo alcune società
(minori) accordarono il permesso ai due «cronisti» di visitare gli stabilimenti; le
grandi lo rifiutarono adducendo «misure precauzionali e di
sicurezza. Leggendo questo
volume, il lettore si renderà
facilmente conto delle vere
ragioni del rifiuto».
Il libro è essenzialmente
analitico: fatto il quadro geografico e geologico della Maremma e ricostruiti i primi
scavi dei marmi di epoca addirittura etrusca, individua
una svolta nel secolo XIX, allorché, fra le varie iniziative
segnate dallo scetticismo generale, si diede impulso anche
agli scavi dei filoni di rame.
Questo sarà il primo obiettivo, nel 1899, della Montecatini, ma poi verrà la pirite e
verranno anni di grande domanda, nonostante le guerre
del fascismo e le sanzioni.
Il rovescio della medaglia è
rappresentato dagli incidenti,
dalle malattie professionali
(tra cui l’idrargirismo, intossicazione mercuriale che lede
reni, fegato e cervello e portò
anche al suicidio alcuni soggetti), dalla crudeltà di“una
produzione che portava a dire: «Perché una miniera renda, bisogna che due ditte falliscano»'. una infatti deve fare
i pozzi, la seconda incominciare le gallerie, e la terza
sfruttare il giacimento.
Cassola e Bianciardi passano al setaccio tutta una casistica di inadempienze sulle
norme di sicurezza e sulle attrezzature, studiano come si
formarono i villaggi dei minatori (in una terra anticlericale
che però ammette il sorgere
delle chiese alla nascita degli
agglomerati), come si svilupparono le prime lotte sindacali e le società di mutuo soccorso, come si fronteggiarono
in quelle terre fascisti e antifascisti (famosa la strage di
Niccioleta del giugno ’44), le
battaglie contro il regime dei
cottimi. L’apice drammatico è però rappresentato dalla
«sciagura di Ribolla»: uno
scoppio che mieterà vittime il
4 maggio 1954, proprio mentre la costa maremmana era
teatro di manovre Nato (Italie
Sky) e i maggiori quotidiani
poterono dirottare alla miniera i loro inviati speciali.
I commenti dei giornali
tenderanno a dare la colpa alle imprudenze dei minatori, e
ribadiranno («La notte») che
al posto dei padri sarebbero
andati i figli: destino desolante che già Zola raffigurò mirabilmente in Germinai; in
miniera tutto sembra sul punto di cambiare ma tutto ritorna come prima. Ne sono prova le storie individuali di alcuni minatori, riportate alla
fine del volume, fra rivendicazioni, sindacalismo, delusioni, visite mediche e rassegnazione.
(*) Lucano Bianciardi-CarLO Cassola: I minatori della
Maremma. Cemusco L., Bestia,
1995, pp 224, £ 24.000.
Interessanti interrogativi al campo single svoltosi a fine agosto a Rocca di Papa
Come si può convivere con la solitudine?
ELENA CHIHES
Il tema del campo single di
quest’anno (dal 23 agosto
al 3 settembre) è stato mutuato dal titolo di un libro. Solitudine nemica solitudine amica, di Marcella Fanelli (ed.
Gbu, 1991). I relatori, Italo
Benedetti e Elena Mangione
Girolami, hanno evitato che
la discussione, suscitata dalle
loro introduzioni, si risolvesse in un’autocommiserazione
e anche che la solitudine venisse considerata solo dal
punto di vista di chi non ha
una vita di coppia. Infatti si
pensa subito: chi è più solo di
un single? La solitudine è stata esaminata, prima, da un
punto di vista biblico e, poi,
sociale e personale.
Nell’Antico Testamento,
sin dalla Genesi, la solitudine
è il risultato di un rapporto
con Dio spezzato dal peccato.
L’Uomo e la donna, che rompono la relazione armonica
della creazione, si sentono soli e provano vergogna davanti
a Dio. In seguito, presso il
popolo d’Israele, la sohtudine
è vista come esclusione dal
popolo; coloro che non si
comportano bene (ma anche i
lebbrosi) vengono allontanati
dalla comunità.
Nel Nuovo Testamento,
Gesù reintegra i legami spezzati dal peccato e riunisce i
figli e le figlie con il Padre
per mezzo del perdono che li"
vincola vicendevolmente.
D’altra parte tutti, single e
non, nella fede sono soli, a tu
per tu con jl Signore.
La vita di coppia non è un
ordine divino, ma un bisogno,
un desiderio che nascono
dall’alterità prevista da Dio
nelle specie viventi («...li
creò maschio e femmina»
Gen. 1, 27 e 5, 2). Questo desiderio, questo bisogno non
sempre trovano una realizzazione o un soddisfacimento.
A volte per costrizione, a volte per incapacità, a volte per
scelta si rimane soli/e, ma la
solitudine è presente anche
nelle coppie in cui non ci si
capisce più.
Una certa dose di solitudine
è necessaria alla vita d’ognuno per ricaricarsi. «Chi non
sa rimanere solo tema la comunità. Ma vale pure U contrario: chi non sa vivere nella
comunità si guardi dal restare solo» (Bonhoeffer^ La vita
comune, Queriniana, 1969).
Così si è passati a un altro
aspetto della solitudine: quella dei credenti nelle nostre
comunità. La comunità è un
piccolo laboratorio in cui si
sperimenta la capacità di saper vivere sia nella comunione sia nella solitudine. La crisi incombe quando non c’è
equilibrio tra questi due
aspetti. È stata incisiva l’affermazione di un campista:
«La comunità non è formata
da 3 persone, ma da 1+1+1,
cioè da tanti individui che insieme formano la comunità,
ognuno dei quali rimane comunque 1».
Le ultime relazioni hanno
riguardato gli aspetti sociali e
personali che possono influenzare, positivamente o
negativamente, la vita degli
individui e sono stati tratti da
un testo che si è rivelato utile
per la discussione (K. E. Buchmann. Prendi in mano il
tuo destino, Paoline 1987).
Innanzitutto sono stati esaminati i modi di pensare e gli atteggiamenti conseguenti.
Aspettarsi sempre l’approvazione degli altri, non avere
abbastanza stima di se stessi,
non sapere accettare gli insuccessi, pretendere che tutti
si conformino al nostro modo
di pensare e di agire, dare tutta la colpa della nostra infelicità agli altri: tutti questi sono
esempi di «cattivi pensieri»
che ci fanno male perché di
struggono.la voglia di fare, di
creare, di provare. È necessario invece coltivare «buoni
pensieri» che ci permettano
di vivere serenamente e di superare le inevitabili difficoltà.
Sono stati infine esaminati
gli atteggiamenti che favoriscono i buoni rapporti interpersonali. Sulla base di alcune scelte etiche di fondo (tolleranza, rispetto per gli altri,
comprensione, ecc.) è necessario imparare e applicare alcune semplici regole di comportamento che permettono,
tra l’altro, di sconfiggere la
propria e l’altrui solitudine
negativa. Ecco alcuni esempi:
non fermarsi ai pregiudizi che
inevitabilmente tutti hanno
nei confronti delle persone
che non conóscono (o conoscono poco); essere disponibili all’ascolto; evitare di interrompere l’interlocutore,
prima che si sia espresso; incoraggiare il colloquio ponendo anche delle domande a
cui non è possibile rispondere
semplicemente sì o no; non
fingere interesse; esprimere
con tatto, ma con fermezza, il
nostro eventuale dissenso.
Le valutazioni sul campo
sono state ampiamente positive. Il tema è stato ben sviluppato e i momenti di vera vacanza sono stati numerosi e
soddisfacenti. Le discussioni
sono state molto ricche di
esperienze personali, di confronti e di spunti interessanti
che hanno aiutato ognuno dei
partecipanti a valutare la propria condizione serenamente:
sono stati anche toccati punti
che non riguardano solo i single: la fede, l’etica, i rapporti
interpersonali, la sessualità,
ecc. Si tratta di temi su cui
ogni individuo dovrebbe riflettere nella propria comunità, con gli amici più intimi
e, se c’è, con il partner.
Nella prospettiva di rilanciare il campo single, che si
tiene regolarmente dal 1989,
ci si è chiesti come mai questa opportunità non venga
colta da un maggior numero
di persone. Fra le possibili
motivazioni, due (essere perplessi circa l’utilità di un
campo per i single; temere di
essere etichettati tra coloro
che sono alla ricerca di un
partner) richiedono le seguenti precisazioni: la suddivisione dei campi per tipologia di
utenti non vuol essere, in alcun modo una loro ghettizzazione, ma vuole venire semplicemente incontro alle loro
esigenze, che sono oggettivamente diverse; anche il campo single ha quindi la sua ragione d’essere. Inoltre tutte le
occasioni di incontro (convegni, campi studio, ragazzi,
giovani, famiglie, anziani)
servono, tra l’altro, per iniziare e/o approfondire relazioni
umane di tutti i generi (amicizia, amore, solidarietà, condivisione d’interessi culturali,
ecc.); è quindi del tutto naturale che questa componente
sia presente in eguale misura
(né più né meno) anche nei
campi single.
Il campo single vuole essere uno spazio in cui sia coloro che hanno scelto liberamente di rimanere single, sia
coloro che desiderano formare una coppia, possano sentirsi a proprio agio.^ Per la progettazione dei prossimi campi si cercherà di anticipare la
data, verranno presi in considerazione anche temi che non
riguardano in modo particolare i single, verrà dato grande rilievo alla pubblicizzazione dell’iniziativa invitando
personalmente il maggior numero possibile di persone
(per ricevere gli inviti segnalare gli indirizzi al Centro
evangelico battista, via Vecchia di Velletri 26, 00040
Rocca di Papa; telefono 069499014 e 5780412).
Lo strumento potrebbe servire anche per diverse iniziative musicali cittadine
Il tempio valdese di Torino si doterà di un
organo per interpretare la musica barocca
Un organo «bachiano» nella chiesa valdese di corso Vittorio Emanuele a Torino?
L’idea, che solo pochi anni fa
sarebbe sembrata velleitaria o
quantomeno originale, potrebbe concretizzarsi nei
prossimi anni.
«Già da diverso tempo la
Chiesa valdese di Torino scrive il comitato che ha elaborato il progètto - mette a
disposizione il proprio tempio
per lo svolgimento di attività
concertistiche di musica classica, sia organizzate in proprio che gestite da enti e associazioni pubbliche e private.
Tale attività non contrasta con
la natura del tempio come
luogo di culto, anzi la promozione di attività artistiche e
culturali rientra nelle finalità,
sia pure collaterali, della testimonianza evangelica».
Tra l’altro sono stati fatti
recentemente alcuni tentativi
di inserire la musica sacra
protestante all’interno del
culto stesso (come nel culto
teletrasmesso l’anno scorso):
e il riferimentò è soprattutto
alla musica organistica dell’
epoca compresa tra il ’500 e
il ’700. Se in Torino è cresciuto l’interesse per queste
musiche, che per comodità
collochiamo nel segno del
«nume tutelare» Johann Se
ba.stian Bach (ma si dovrebbero fare almeno i nomi del
precursore Dietrich Buxtehude, o quelli di Johann Gott
fried Walther, che di Bach
era lontano parente, e di Johann Pachelbel) è vero anche
che in città manca uno stru
mento «autenticamente barocco», che si adatti a quello
stile e a quella sensibilità.
«La Chiesa valdese - prosegue il testo - intende dotare il proprio tempio di tale
strumento (...) che costituirebbe un unicum nella nostra
regione, in quanto non risulta
documentata 1’esistenza di
organi accordati a 415 Hz
(l’accordatura degli strumenti barocchi)». Uno strumento
del genere, che esiste da alcuni anni, per esempio, a livello altissimo, nella basilica
milanese di San Simpliciano,
potrebbe pertanto essere utilizzato per concerti e incisioni da parte di solisti e gruppi
che utilizzino strumenti d’
epoca.
Il Comune e altri enti hanno manifestato interesse e assicurato un contributo. Il comitato estende l’invito a contribuire a tutti gli amanti della
musica; una cifra preventivata (circa 300 milioni) comprenderebbe anche «le «pese
per il miglioramento dell’acustica del tempio», che verrebbe reso più adatto per l’esecuzione di musica da camera. I
versamenti possono essere effettuati sul ccp n. 17736109,
intestato a Chiesa valdese, via
San Pio V 15, 10125 Torino,
specificando la causale.
13
venerdì 27 OTTOBRE 1995
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
«Il coraggio del pettirosso», un romanzo che parla di Bibbia e persecuzioni
Il balìvo Pascal^ un uomo da bruciare
per poter ripulire Carlomagno dall'eresia
ALBERTO CORSAMI
I hi crede che il bidello è
solo l’impiegato che at
tende alle aule scolastiche nel
dileggio degli studenti, scoi«' ‘..prirà leggendo 11 coraggio del
-'V pettirosso' che bidelli erano
' ' anche anticamente (per derivazione dalle parlate della
' franconia) i «messi di giusti»;'■ zia»; e scoprirà pure una serie
¿5'' di parole misconosciute quan( to evocative: conoscerà il ba.> livo, funzionario regionale o
' magistrato nel Medioevo; le
C; chiudende, recinzioni degli
orti; guarderà con timore allo
scabino, giudice inquisitore
di nomina regia, oltre che
J aprirsi alla familiarità con il
lessico preciso e poetico della
campagna e dei pescatori, tra
•'[ "' ghiozzi, barbi e alcioni.
Hi&te Una gran parte del fascino
del romanzo di Maurizio
Maggiani, vincitore quest’an[no dei premi Viareggio e
^ Campiello, sta proprio nella
^'capacità di rendere vicende
^lontane e dense di peso storico calandosi anche in un par_ lare lontano che sembrerebbe,
l^ijSe non fosse che è documentato, di invenzione fantastica;
'anche il protagonista Saverio
deve inventare, è costretto a
farlo. Prima di tutto come cura alla sindrome depressiva (o
^ qualcosa del genere) che si è
"" .impadronita di lui dopo un inI cidente subacqueo e poi, a
" Alessandria d’Egitto, perché
glielo chiedono gli amici esuli d’Italia e di vocazione anarchica, fra il fumo, i litri di
birra e l’odore che prende il
legno dei tavoli di una bettola
che ricorda quella del Settimo
sigillo di Bergman.
Se a tutto questo si aggiunge revocazione dei valdesi,
degli eretici, di Gianluigi Pascale, martire dell’Inquisizione perché diffondeva la Bibbia^ l’interesse per questo
quarto libro dello scrittore di
Castelnuovo Magra (La Spezia) si fa grande. Dice Maggiani stesso: «Ogni cosa ha
avuto inizio dalla nota spese
- dutentica - del suo [di Pascale] rogo. Quel documento
10 l’ho trovato in un libricino
che racconta un’altra storia
(...) la vicenda di un predicatore che da Ginevra si spinge
fino alle Calabrie, nel bel
mezzo del XVI secolo, per
predicare la sua fede. La fede dei valdesi. Un uomo molto coraggioso, Gian Luigi
. Pascale, un uomo da bruciare» (p. 315).
Per Maggiani il coraggio di
Pascale è anche quello degli
esuli che, come fece il fornaio padre del protagonista,
lasciarono l’Italia perché sospetti, anarchici che erano
sfuggiti al fascismo ma temevano per l’immediato dopoguerra. Ed è lo stesso coraggio degli abitanti di Carlomagno, il luogo d’origine, appunto, del genitore di Saverio, paesino incline alla ribellione, un villaggio di Asterix,
che solo l’inquisitore Xavier,
fatto venire appositamente
dalla Spagna, potrà «normalizzare» nel sangue. È anche
11 coraggio del pettirosso, di
cui il padre parlava al bambino Saverio: «...non gli piaceva per nulla che gli avessero
assegnato il suo posticino e
morta li»; per questo vola dove gli pare e sfida pericoli
che paiono più grandi di lui.
Saverio, dunque, residente
nella comunità italiana di
Alessandria d’Egitto, parte
sulle tracce del padre, che conobbe un giorno il grande
poeta Ungaretti, ma cercando
Lucca, il palazzo che fu della famiglia Diodati
l’ipotetica cittadina di Carlomagno, deve fare i conti, dopo una rivelazione avuta in
sogno, con qualcosa di più
profondo, un’eredità morale
imprescindibile, un’aspirazione alla libertà che trova
fondamento negli imperativi
della coscienza e della fede.
Così, incoraggiato dagli amici del padre, si mette a scrivere il primo e l’ultimo capitolo della storia di Pascal, il
balivo del nobile signore di
Bramapane, inviato a governare il territorio apuano di
Carlomagno.
Pascal, idealizzazione di
Pascale, finirà per sposare una
ragazza del posto, ansiosa di
imparare a leggere, di studiare, magari quel libro che in alcune, parti del Piemonte scelgono di far tradurre ad uso del
popolo, contravvenendo alle
direttive della chiesa e dei
suoi vari bracci secolari: proprio con la Bibbia avuta dal
Bramapané le insegnerà l’alfabeto. L’invenzione spinge
Pascal nel Saluzzese, alle valli del Pellice, propaggini del
lago Lemano, terra d’eresia e
di aspirazioni alla libertà. La
ragazza potrà tornare con un
sacchetto di caratteri da stampa; lei e Pascal saranno arrestati da Xavier. Pascal, umiliato, torturato e condotto a
piedi a Roma, con viaggio di
un mese, finirà sul rogo; la
moglie Sua fuggirà, tornerà
con i genitori, avrà il suo
bambino e stamperà una pagina di sapore biblico.
Così termina il «libro dentro il libro», che è anche una
vicenda che parla del «Libro»
e della produzione di libri: un
tutt’uno che lega istruzione,
desiderio epico e collettivo di
riscatto sociale, lettura della
Bibbia, alfabetizzazione, fede, vocazione.
Il romanzo, per la cui cura
l’autore esprime gratitudine
allo scomparso Franco Fortini
e a Domenico Maselli, è avvincente, grandioso, poetico,
a seconda dei momenti, forse
appena più debole nel ricercare paralleli nell’attualità (la
vicenda della compagna di
Saverio, una comunista palestinese che fa la ginecologa
peU’infemo dei campi profughi); e soprattutto rinnova là
convinzione che la storia dell’amóre di Dio per il suo popolo si iscrive nella Storia, si
incarna nella fisicità delle
persone fisiche e delle azioni
concrete, lasciando il segno e
il testimone a tutti i pettirossi
che verranno.
(1) Maurizio Maggiani; Il
coraggio del pettirosso. Milano, Feltrinelli, 1995, pp 317,
£ 28.000.
(2) Maggiani fa riferimento,
nelle pagine finali del libro, alla
traduzione «stampata a Ginevra
a cura di un lucchese riformato,
seguace di Calvino» (p. 286): è
immediato vedervi la figura del
Diodati, ma per ragioni cronologiche sarebbe stato impossibile
che Pascale potesse avere con sé
quella traduzione. Aveva piuttosto quella del Bracioli; idealmente, tuttavia, sarebbe stato verosimile, e alla finzione letteraria si
può accordare una «forzatura» di
questo genere.
MAL lUZIO \L\G<iLVNT
ILCXHRAOGaO
DEL PETTIROSSO
Le risultanze di Pechino in una conferenza a Varese
Per nuovi rapporti interpersonali
ANNA NASINO
T e donne e l’azione per
l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace» è stato il tema che la sera del 7 ottobre la
sorella Doriana Giudici ha affrontato nella sala della Chiesa evangelica battista di Varese. Preparato con cura dalle
sorelle del Movimento femminile, rincontro è stato
aperto a tutta la cittadinanza
che, con loro soddisfazione, è
accorsa numerosa con rappresentanza anche delle varie associazioni laiche e cattoliche
locali. È stata notevole anche
la presenza di sorelle delle
chiese batòste milanesi di via
Pinamonte e di via Iacopino,
nonché delle sorelle valdesi e
metodiste di Milano.
Dinanzi a una sala gremitissima Doriana Giudici, che
aveva partecipato a Pechino
alla IV Conferenza mondiale
deirOnu sulla condizione
della donna, ha esposto i risultati di quell’assise, affinché con cadano nel vuoto e
non si corra il pericolo che
restino lettera morta. Ribadito
con forza il principio dei pari
diritti e della pari dignità della donna nel lavoro, nella famiglia e nelle istituzioni pubbliche, Foratrice ha esaminato la situazione attuale, notando come lo sviluppo econo
Donne in un film di produzione Indiana
mico, ineguale tra Nord e Sud
del mondo, condanni milioni
di persone (e tra queste le
donne sono in maggioranza)
alla semplice sopravvivenza.
In ogni area geografica,
inoltre, vige un condizionamento della donna dal punto
di vista culturale e religioso.
Nelle società islamiche (come ha dichiarato alla Conferenza il premier pakistano
Benazir Bhutto) si strumentalizza il Corano, affermando
che esso stabilirebbe l’inferiorità della donna; ciò non è
esatto, e l’estromissione della
donna dalla vita sociale, in
quei paesi, è frutto di ordinamenti, leggi e regole, tendenti a emarginarla.
Quanto a noi, si sono auspicate nell’incontro regole sociali che governino i rapporti
interpersonali (rapporti familiari, tra coniugi) in maniera
diversa da quelli attuali nelle
chiese. A questo punto le nostre sorelle si sono poste il
problema se continuare ad essere conservatriti o tendere a
essere innovatrici. Dall’incontrò è scaturito l’impegno a
lavorare perché la società e la
chiesa considerino e regolamentino le «nuove» famiglie
(di separati, divorziati, madri
nubili) e soprattutto tutelino
la salute attraverso adeguate
informazioni anche a prevenzione dell’Aids. Un vivace dibattito ha concluso la serata.
John Wesley
>TUDI
Wesley e i Fratelli moravi
«Sentii di avere fede solo in Cristo, Cristo soltanto per la mia
salvezza; ed ebbi la certezza che Egli aveva lavato i miei peccati, proprio i miei, e mi aveva salvato dalla legge del peccato
e della morte». Così nel Journal John Wesley descrive la sua
esperienza di fede, dopo la serata tra i Fratelli moravi in Aldergate Street, il 24 maggio 1738. Ai rapporti tra Wesley e i Fratelli moravi è dedicata la bella tesi di licenza teologica del pastore Giovanni Cereda, difesa presso lo Studio teologico San.
Paolo di Catania e pubblicata in estratto nella rivista dell’istituto*. L’ammirazione iniziale di Wesley per i Fratelli moravi,
culminata nella visita a Hermhunt (11-14 agosto 1738), si tradusse in un successivo dissidio di natura teologica, pur nel
mantenimento, sino alla fine di Wesley stesso, di un caldo rapporto fraterno con la comunità dei Fratelli. La^dottrina della
santificazione, in particolare, divise Wesley dal pastore luterano Henry Molther, missionario moravo operante a Londra, in
attesa di partire per l’America. L’autore, a difesa del pensiero
wesleyano, cita anche alcuni studiosi italiani: Sergio Carile (Attualità del pensiero metodista), Giancarlo Rinaldi e Vittorio
Subilia. L’importanza teologica di John Wesley è riassunta nelle pagine conclusive dell’estratto (150-152): può essere interes- •
sante notare che mentre la famiglia metodista privilegia l’aspetto sociale del pensiero wesleyano, i nazareni e i pentecostali
accentuano la dottrina della santificazione. In questa ottica il
pastore Giovanni Cereda sottolinea la gioia della dottrina della
santificazione che può essere oggi il contributo evangelicale a
un protestantesimo storico talvolta un po’ triste e formale.
(*) «Synaxis», n. 1/1995, pp 117-152.
Arte e oggetti
Una mostra su Man Ray (come quella che dal 5 ottobre si
protrarrà fino al 7 gennaio, presso la Galleria d’arte moderna e
contemporanea di Torino)* è un evento che consente di capire
tutto ciò che è arte «di rottura» nel nostro secolo. È difficile
concepire la pop art, l’arte povera, l’arte più trasgressiva senza
far riferimento all’esperienza delle avanguardie storiche degli
anni ’20 e ’30, di cui Ray fu in parte uno dei protagonisti. Nato
a Filadelfia nel 1890, fotografo, autore di film sperimentali,
pittore, scultore e creatore di oggetti artistici. Man Ray vivrà la
sua stagione più intensa nella Parigi dei cubisti e dell’avventura dadaista di Marcel Duchamp, dei surrealisti di Breton e dei
bistrot della Rive Gauche, di Jean Cocteau, della modella Kiìd
di Montpamasse e dei parigini d’adozione Joyce, Hemingway
e Gertrude Stein. Soprattutto lascerà il segno, nella grande
messe delle sue opere, l’attenzione per le forme così come sono presenti nel mondo, riducendo al massimo la mediazione
degli strumenti espressivi, e valorizzando invece il peso di
quelli tecnici; in questa direzione vanno per esempio Ì suoi
rayogrammi, cioè fotografie eseguite senza macchina fotografica, mettendo sulla pellicola una serie di oggetti sopra i quali
veniva poi accesa la luce. Il risultato è un rapporto diretto tra
la materia fisica dell’oggetto e la forma che poteva prendere
nei giochi di luce, senza la mediazione dell’apparecchio. Dopo
l’occupazione nazista della Francia Man Ray è costretto a tornare negli Usa (Hollywood), ma tornerà nella capitale francese
nel 1951 per aprirvi una nuova stagione creativa. A Parigi morirà nel 1976, avendo pubblicato anche un’autobiografia (Autoritratto, Mazzetta, 1975). Il testo più importante sull’artista
pubblicato in italiano è Mm Ray. Il tigone dell’immaginazione
di Arturo Schwarz (Feltrinelli, 1977).
(*) Man Ray. La costruzione del sensi. Torino, Galleria civica
d’arte moderna e contemporanea. Orario 9-19 (lunedì Chiuso).
14
5..
PAG. 10 RIFORMA
MONTESILVANO (Pe) — Le chiese,
evangeliche (Fratelli, Adi, metodisti, libere)
hanno organizzato una serie di iniziative
per la dilTusione della cultura biblica sul tema «La famiglia in una prospettiva cristiana». In quest’ambito il prof. Rinaldo Di
Prose parla su «Gli elementi distintivi della famiglia cristiana»: ore 17, presso la chiesa ev^gelica di corso Umberto 50. Per informazioni telefonare allo 0871-361496.
PORDENONE — Le chiese evangeliche della città ricordano insieme la Riforma protestante con un culto nella
Chiesa battista di viale Grigoletti 5. Tiene la predicazione il
pastore Derril Fledeijohann. Informazioni al 0434-32431.
TORINO — «I dilemmi della bioetica» è il tema di un
confronto tra Maurizio Mori, direttore della rivista «Bioetica», Giannino Piana, teologo morale, e Anna Rollier, bio-,.
Ioga, che il Centro evangelico di cultura «A. Pascal», la'
Comunità di base, il gruppo donne credenti, l’Ospedale
evangelico, la redazione de «Il Foglio», il Sae e l’YwcaUcdg hanno organizzato nel Salone valdese di corso Vittorio Emanuel^ II 23: modera Gianni Fornari. Dalle ore
15,15 alle 18. Per informazioni tei. 011-6692838,
VERCELLI — Si tiene l’Assemblea delle chiese valdesi
fc metodiste del 6® circuito. Tra i punti all’ordine del giorno la discussione sui «ministeri nella chiesa» e la «partecipazione dei membri di chiesa alle attività della chiesa»:
ore 9,30, presso la chiesa metodista in via Dodo 18. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0321-36293.
TORINO — Nell’ambito dei corsi della
Scuola di pace «Ernesto Balducci» Alberto
Bosi tiene una lezione sul tema «Violenza e
pace nella comunicazione di massa», con un
intervento di Mirta da Prà. Dalle ore 9,30
alle 17 presso l’Istituto Principessa Clotilde
in via Magenta 28. Per informazioni 011-6699577.
TRIESTE — Nell’ambito della rassegna
«Ottobre organistico» organizzato dal Centro culturale Albert Schweitzer, si tiene un
concerto di Walter Gatti: ore 20,30, nella basilica di San Silvestro, in piazzetta San Silvestro. Per informazioni tei. 040-632770.
BARI — Dalle ore 9,30, presso la chiesa
evangelica battista in corso Sonnino 23-25,
avrà luogo l’Assemblea generale della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e
Lucania. Per informazioni tei. 080-854913.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di un corso di formazione
che si tiene ogni giovedì in due sessioni, alle
16 e alle 20,45, organizzato dalla Chiesa
valdese e dal Centro «A. Pascal». Nella sala
di via Pio V n. IJ, terza lezione su «Calvino, etica industria
e democrazia». Per informazioni tei. 011-6692838.
11.05 MONCALIERI — Alle ore 16, nella
chiesa del Nazareno, culto di evangelizzazione tenuto dal pastore Luigi Pecora.
TRIESTE — Nell’ambito della rassegna
«Ottobre organistico» organizzato dal Centro culturale Albert Schweitzer, si tiene un
concerto di Francesco Giannoni: ore 20,30,
nella basilica di San Silvestro, in piazzetta
San Silvestro. Informazioni al 040-632770.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di un corso di formazione
che si tiene ogni giovedì in due sessioni,,alle
16 e alle 20,45 organizzato dalla Chiesa valdese e dal Centro «A. Pascal». Nella sala di
via Pio V n. 15, quarta lezione su «Inghilterra, compromesso e rivoluzione». Per informazioni tei. 011-6692838.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «Alcuni recenti aspetti della ricerca teologica protestante» con la conferenza del pastore prof.
Sergio Rostagno (Facoltà valdese di teologia di Roma) su «Serve ancora la teolo
gia?»: ore 21, nella sala di via Tasso 55; tei. 035-238410.
MONCALIERI — «Chi sono gli evangelici italiani?» è il, tema di una conferenza di
evangelizzazione organizzata dalla Chiesa
del Nazareno. Alle ore 21 presso la sala della Chiesa, in via Ariosto 5.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla"Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 8. Lunedì 30 ottobre in replica: inchiesta sull’insegnamento religioso nelle scuole materne,
>iografìa teatrale su Lutero, evangelici e democrazia.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo.
Vita Quotidiana
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
Statistiche del 1 ° semestre 1995
Crescono la piccola
criminalità e la violenza
Il 1995 è certamente l’anno della ripresa economica,
ma si sta caratterizzando anche come quello del ritorno
alla crescita della delinquenza, che da un po’ di tempo risultava in ritirata. Nei tre anni passati, cioè quelli segnati
dalla crisi che ha impoverito
l’Italia, i delitti erano infatti
in calo, ma nei primi mesi 'di
quest’anno si è verificata
un’inaspettata inversione di
tendenza. I crimini «in riprer
sa» sono fortunatamente
quelli di minore gravità, come la truffa e il contrabbando, mentre la criminalità violenta e i furti risultano ancora
in calo. Negativo anche il risultato delle forze dell’ordine
che, per la prima volta dal
1992, hanno denunciato all’autorità giudiziaria un minor numero di delinquenti.
Questo, in estrema sintesi, è
ciò che ha rilevato l’Istat con
l’indagine sulla criminalità
effettuata in collaborazione
con il ministero dell’Interno
e relativa al periodo gennaiogiugno 1995.
Le cifre
Sono oltre 6.000 al giorno
gli atti di delinquenza commessi nel nostro paese, cioè
1.090.850 nel semestre, e
hanno subito un incremento
dell’1,4% rispetto al milione
e 75.510 del corrispondente
periodo del 1994. Ma è la categoria degli «altri delitti»
che arriva complessivamente
a 411.862 (+ 8%), quella a
cui praticamente va imputato
il balzo in avanti del primo
semestre dell’anno. Infatti le
altre due «voci» principali, la
criminalità violenta (29.653
casi) e i furti (649.335), sono
diminuiti rispettivamente del
4 e del 2,1%.
Criminalità violenta
La soddisfazione per la riduzione di questi delitti non è
completa perché c’è un crimine, la violenza carnale, che ha
fatto registrare una crescita
del 7,7% e infatti appare qua
si tutti i giorni sulle pagine
dei giornali. I casi sono passati da 416 a 448 e proprio
mentre il Parlamento sta per
varare la nuova legge che trasforma finalmente questo
odioso atto in reato contro la
persona e non più contro la
morale. Risultano inoltre in
crescita le lesioni volontarie
(-H 2,9%) e le rapine in banca
(+ 2,4%) e negli uffici postali
(+ 13,3%). Per il resto il panorama è contrassegnato da
una lunghissima serie di segni negativi.
Si comincia con gli omicidi
volontari consumati, 47Q in
tutto con un decremento dell’ll%, e con quelli tentati
(838, 4,4%). Si prosegue con
la maggior parte dei delitti in
qualche misura riferibili alla
criminalità organizzata: uccisioni di mafia, camorra o
’ndrangheta (-6,5%), estorsioni (-0,5%), sequestri di
persona (-9%), associazioni
per delinquere (-14,4%) o di
tipo mafioso (-19,7%) e attentati incendiari e dinamitardi (-12%). Infine le rapine calano complessivamente del
7,4%, ma quelle che hanno
avuto come obiettivo gli au
Furti
Altri delitti
Spopola il contrabbando
(+13,1%) che incrementa gli
affari quando le sigarette costano troppo, e tornano le
truffe (+2,4%) ma gli incendi
dolosi (-5,2%), gli omicidi
colposi (-2,1 %) e la produzione e spaccio di stupefacenti (1,3%) risultano ancora in diminuzione.
Fondo di solidarietà
La scuola di Agou
FRANCO DAVITE
In attesa di pubblicare, il
mese prossimo, le prime
offerte per la scuola di Agou,
trasmettiamo alcuni dettagli
relativi a questo progetto: traduco semplicemente il testo
ricevuto dal Togo che mi
sembra abbastanza eloquente
nella sua schematicità.
«Agou-gare [stazione ferroviaria] è una località com~prendente alcuni villaggi di
agricoltori situati nella foresta
equatoriale a 105 km a Nord
della capitale Lomé, con quasi
100.000 abitanti distribuiti su
52 ettari strappati alla foresta;
e sede di prefettura; vi sono
due scuole elementari, di cui
una protestante; è stata fondata nel 1960 ed è aperta a tutta
la popolazione senza distinzione di razza e di religione.
La scuola è composta da sei
classi e dispone di due stabili,
di cui uno in rovina e l’altro
non terminato. I banchi (tavoli e panche) sono rotti e stanno marcendo. La scuola, costruita sul . fianco del monte
Agou, non dispone di servizi
igienici né di un serbatoio per
l’acqua potabile. Questa si
tuazione riduce il numero di
ragazzi che la scuola potrebbe ospitare; pur avendo attualmente un numero di
iscritti superiore alle capacità
ricettive, infatti l’effettivo degli ultimi cinque anni varia
tra 200 e 300 alunni di cui
180 ragazzi e 120 ragazze ffa
i 6 e i 14 anni. Questo significa che è raro trovare classi
con meno di 80 alunni accampati in 5 su banchi previsti per due.
Per cercare di frenare questo degrado e di migliorare le
condizioni di vita degli alunni
nella scuola la popolazione
contadina di Agou ha dato vita a un progetto che si propone la sistemazione del vecchio stabile, la costruzione di
servizi igienici e di una cisterna per l’acqua potabile, la
fabbricazione di banchi nuovi
in numero sufficiente per tutte le classi».
A causa della crisi economica che imperversa in Togo,
la Chiesa evangelica di questo paese non è in grado di far
fronte alle spese previste, e
lancia un appello alla cui risposta vogliamo contribuire
con la vostra collaborazione.
Consumatori
600.000 lire
per la scuola
Il Movimento consumatori
punta il dito sul costo della
scuola. Infatti l’associazione
ha svolto una breve indagine
in alcune città rilevando che
si sono spese oltre 500.000
lire per mandare un allievo in
prima media e circa 700.000
per la prima superiore. I costi, ovviamente, escludono
dizionari e materiale didattico vario. Dall’indagine emerge che mentre il rincaro sul
costo dei libri è appena superiore al tasso di inflazione annuo, il vero salasso viene
operato sul materiale didattico. Zaini, cartelle, astucci,
quaderni, complici le costosissime campagne pubblicitarie televisive, sono rigorosamente «griffati» e hanno
prezzi da capogiro.
Da questi dati prende spunto il Movimento consumatori
per proporre alla scuole di
ogni ordine e grado di organizzare gruppi di acquisto
con i genitori per spuntare
sui libri di testo quel 20 per
cento di sconto previsto
quando se ne acquistano
molte copie direttamente dalla casa editrice.
Concorso giovani
consumatori
tomezzi pesanti (i Tir) sono
crollate addirittura del 20,9%.'
Sqno stati 649.335, oltre la
metà dei delitti totali, e sono
specialmente le grandi città a
registrarne il più alto numero.
A Roma, Milano, Napoli e
Torino si rilevano il più alto
numero di scippi, borseggi,
furti in appartamenti o di automobili, reati invece poco
conosciuti nei piccoli centri.
Anche tra i furti, come già accennato, sono molti i settori
«produttivi» in calo: scippi (15,7%), furti in negozi (3,3%), su auto in sosta (-7%),
di automobili (-2,5%). In
controtendenza i borseggi
(+2,3%) e i furti in appartamento (+ 4%).
È stata presentata nei giorni scorsi a Bruxelles dal
Commissario per i consumatori, Emma Bpnino, la terza
edizione del concorso europeo per i giovani consumatori. Tema di quest’anno è
quello delle conseguenze del
comportamento dei consumatori sull’ambiente: a scuola, a
casa e nella vita di tutti i
giorni. Possono partecipare al
concorso tutti gli adolescenti
di età compressi tra i 12 e i 14
anni, provenienti da scuole
dei quindici paesi dell’Unione europea. Dopo una prima
selezione a livello nazionale,
la giuria ricompenserà le migliori realizzazioni con premi
dai 3 ai 5 milioni di lire. Gli
elaborati dovranno giungere
entro il 17 gennaio 1996 ai
corrispondenti nazionali
dell’Istituto europeo interregionale dei consumi che in
Italia è rappresentato dal Comitato difesa consumatori di
Bolzano, via Roma 63,
39100 Bolzano, tei. e fax
0471-931382.
Unico modulo fiscale
D’ora in poi i contribuenti
utilizzeraimo un unico modello per pagare l’Irpef, l’Ilor, la
«tassa sulla salute» e altri tributi. A disporre questa importante semplificazione fiscale è un decreto del ministero delle Finanze, di concerto con quello del Tesoro,
che stabilisce che tale modello potrà essere utilizzato sin
dalla prossima scadenza fiscale di novembre. Il decreto
ministeriale è collegato alla
necessità di disciplinare in
maniera unitaria le modalità
di riscossione di imposte e
contributi che poi affluiscono
sul conto fiscale, oltreché la
fornitura da parte delle banche dei relativi dati all’amministrazione finanziaria.
Polìtrasfusi: aumenta
l'indennizzo
Il decreto 362 del 28 agosto
1995 ha previsto l’aumento
degli indennizzi per chi subisce danni irreversibili a causa
di vaccinazioni obbligatorie,
trasfusioni e somministrazioni di emoderivati. Infatti l’articolo 6 del decreto legge modifica la legge 210 del 1992
fissando l’indennizzo in un
assegno reversibile per quindici anni, cumulabile con
ogni altro emolumento. In caso di morte familiari e assimilati, ivi compreso il o la convivente, possono scegliere tra
l’indennizzo e un assegno
una tantum di 150 milioni.
I politrasfusi sono esentati
dalla partecipazione alla spesa sanitaria e dal pagamento
della quota fissa per ricetta
per tutte le prestazioni sanitarie necessarie per diagnosi
e cura delle patologie contratte. I benefici indicati sono
estesi anche ai danneggiati
dai contagiati. Dal 1° gennaio 1996 inoltre scatta l’obbligo di assicurazione per la
responsabilità civile per
strutture trasfusionali per
aziende e centri di produzione di emoderivati ed emodiagnostici, importatori del sangue umano. Lo stesso obbligo vale anche per i privati
che operano nella produzione
nella distribuzione e nella
somministrazione di vaccini.
15
venerdì 27 OTTOBRE 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
IPOSTA
La religione
rvaldese
alle Valli
Non mi addentro qui nella
, giungla di supposizioni riguardanti l’origine del termine «valdese»: lascio questa
ricerca agli studiosi e ai competenti.
Voglio solo esporre quanto
conosco sui valdesi delle alte
valli del Piemonte, i «barbetti». Per la maggior parte pensionati e anziani, sono «ex»
agricoltori che però non rinunciano al campo di patate e
. all’orticello che curano con
amore. C’è qualcosa di patetico in queste persone che svernano «a valle» ma che puntualmente, ai primi tepori primaverili, tornano al paesello.
Il loro numero si è assottigliato recentemente a causa
dei numerosi decessi. Si sentono un po’ soli e l’inselvatichimento della natura circostante li rattrista. Hanno
però il «patuà» che parlano
con giusto orgoglio e che li
rende membri di una comunità. Naturalmente conoscono l’italiano, ma non parlano più il francese, una volta
. il fiore all’occhiello di questi
- valdesi delle Alpi.
Ho l’impressione che si
sentano valdesi anche perché
parlano la stessa lingua di
quegli antichi valdesi che
combatterono per mantenere
la loro fede. Sì, perché l’occitano non è un patuà ma una
lingua. Non si è ghettizzata
-.nelle Valli, ma ha persino varcato l’Atlantico con gli esuli
valdesi in cerca di’ lavoro nel
Sud America. In Uruguay ha
attecchito vigorosamente. Fui
molto sorpresa quando fui
apostrofata da una valdo-uruguayana in perfetto occitano;
naturalmente, per essere un
buon valdese, quello che conta è la coerenza con la fede
professata, non la lingua occitana, che è anche quella dei
montanari cattolici. Ecco perché vorrei che questi anziani
valdesi spronassero figli e nipoti a non lasciarsi scivolare
;r ' c ; Replica alle lettere di restaurazione»
Le Assemblee di Dió è l'ecuirierá^o
FBAWCB»CO TOPPI
iÄii
Sul numero 32 di Riforma è apparsa
una lettera della redazione dpi «Tempi di Restaurazione» che, chiamando in
causa le Assemblee di Dio, ha citato «il
recente documento “Evangelicals and
Catholics”, sottoscritto da autorevolissimi esponenti del mondo evangelico statunitense tra gli altri... Jesse Miranda,
“Assemblies of God”», probabilmente
per sottolineare la posizione isolata delle Assemblee di Dio in Italia.
Precisiamo che durante la 46* Assemblea generale delle «Assemblies of
God» (46th General Council of the Assemblies of God) tenutosi a St. Louis,
Missouri, nei giorni 8.-13 agosto 1995, è
stata approvata la seguente delibera;
«Poiché il Movimento ecumenico sembra guadagnare le simpatie delta comunità cristiana e questa tendenza è crescente e sembra farsi strada nei circoli
evangelici; poiché molti dirigenti e teologi evangelici recentemente hanno firmato un documento dal titolo: “Evangelicals and Cathólics together in missions” nel quale si dichiara che gli
evangelici non dovrebbero evangelizza»
ta
re i cattolici romàni; di conseguenza
le attacco può avere il fine di produrre
una intensa pressione .sulla
delle Assemblies óf God per
nostra Comunione di chiese •
si al Movimento ecume
l’ecumenismo riduce tW'
so sulla dottrina biblici*,
delibera di riaffermare
rica delle Assemblies
chiarata nei
generale, art. 9, sezione 11 (l _
che così in parte ree ila 'll Consiglio
generale delle Assemblies ol God diySapprova ministri e chiese die paiieu’^pano ad organizzazioni eeumcnii.he
moderne di qualsiasi tipo, sia j Iim.Ho
locale che nazionale o inteina/ion.ile
per sostenere il movimento ecumenico...”. Quindi il su indicato Jesse Mi‘ randa ha agito in coniiaito con i legolamenti delle “Assemblies of God”».
■ Inoltre rifiutiamo con fermezza l’idea
che non allinearsi al dialogo ecumenico
«significhi «ospitÈure nel nostro cume come persone e nella nostra memoria storica come chiese e movimonii, lente. i ffese, risentimenti e imaie//c. qu.iiido
addirittura odi» che ci terrebbero «pri
gidnieri del passato, uidisponibili
all’azione sovrana e ^gfricc dello Spirito Santo nella Kiteni>uno tale
giudizio ingiusto nevcoalronti dei cisdenti e chiese geailÌiiit^^te evangeliche le quali dcsidermtì'seguire da s erità nell’amore» 4,T5) e riten
gono di Lasci.ire a Dio u a lui jailtanlo il
giudizio finale di ogni cftsdcnte. ina ih*,
tuttavia i «senni di Una aoteniKa nasciKi
nello Spirito S.into» non pOikSontt esveic
in contrasto loI credere, efl in>cgnjie
«tutte quante le cose che» Gctih «ha tomandate» (M itico 28, 201
Quindi la povi/ione delle Adi e, già
zie a Dio non soltanto la loro, è quella
di «combattere stienuamente pci la fede
che è .stata trasmessa .ii santi uncí volta c
per sempre» (Giuda H, cMlantlo ogni
forma di ccumenìsmn di lacciaia Se
poi lo scopo della lettela ìp oggetto era
quello di porre in eviden:^a la posi/ione
isolata delle Assemblee di Dio in Italia
suH’argomcnlo. dichiariamo che «convinti di avere una buona coscienza...
siamo decisi a condurci onestamente in
ogni cosa» t Ebrei 13, 18) c che «bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini» (Atti 5. 29).
ci, i polacchi e i serbi vengono sistematicamente sterminate» (27 ottobre 1943).
Secondo gli storici, i primi
tedeschi ad essere internati
nei campi furono i comunisti,
i socialdemoci^ici, i sindacalisti, i testinroni di Geova
(Bibelforscher). Anche per
questo motivo questi ultimi
avevano notizie di prima mano sulle reali condizioni esistenti nei campi di concentramento nazisti e non esitarono
a rivelarle.
Alberto Bertone
Ufficio stampa dei
Testimoni di Geova, Torino
nell’indifferenza religiosa; a
rifiutare ogni compromesso
con il cattolicesimo.
I giovani valdesi delle Valli
dovrebbero essere responsabilizzati e capire che la tenuta della religione valdese
dipende molto da loro. Essi
sono sempre stati un modello«
da seguire per i valdesi della
diaspora. Se cederanno, che
sarà del protestantesimo in
Italia nel Duemila?
Silvana Tron
Torre Pellice
Par condicio
in televisione
Da qualche settimana le trasmissioni di «Protestantesimo» ternlinano con cinque
minuti dedicati a un tema condensato nel binomio «E. vangelici e democrazia», in
cui è giocoforza parlare di fe
Riforma
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del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza In data 5 marzo 1993.
Il numero 39 del 20 ottobre 1995 è stato consegnato per rinoltro postale airuffido CMP
Nord, via Reiss Remoli 4^11 di Torino mercoledì 18 ottobre 1995.
de e politica. La rubrica, gestita finora dal pastore Giorgio Bouchard, si presenta come un giusto tentativo di rivisitare la storia dell’evangelizzazione nel nostro paese, colta
nei suoi momenti stimati più
significativi: impresa non facile, per la quale occorre acribia e senso critico, per non cadere nell’ovvietà condita
spesso di facili trionfalismi.
Ora, data la complessità
delle tematiche politiche, sociali e religiose che si offrono
all’attenzione dell’ascoltatore
televisivo anche non evangelico, perché non cambiare di
volta in volta il curato/e delle
singole puntate per garantire
la cosiddetta «par condicio»?
Inoltre su quelle trasmissioni si potrebbe fare anche
un altro rilievo: mi sembra
che si dia troppo spazio all’
informazione più o meno
spicciola, a danno di ciò che,
almeno per me, ne dovrebbe
costituire il vero centro di attrazione: cioè la predicazione
puntuale dell’Evangelo di
Cristo, anche per accontentare tutti coloro, anche tra i cosiddetti «estranei», che preferiscono alla messa cattolica
un culto basato solo sulla meditazione della parola di Dio.
Giovanni Gönnet - Roma
Il bisnonno
è metodista
Caro direttore,
dopo aver inviato il mio
pezzo sulla libreria Veronese
di Bologna [Riforma n. 37,
pag. 8 ndr] ho scoperto che il
pastore Daho, bisnonno dell’
attuale gestore della libreria,
non è valdese bensì metodista. Appartenne a un’importante famiglia milanese e fu
pastore proprio in quella città.
Mi scuso con i lettori di
Riforma e faccio questa correzione.
Giovanni Anziani
Bologna
I Testimoni
di Geova
e il nazismo
Egregio direttore,
la ringraziamo per la recensione del libro «I Bibelforscher e il nazismo», pubblicata da Riforma il 6 ottobre con
il titolo «Per tutti i perseguitati». Non condividiamo comunque l’affermazione dell’
autore (m.a.): «Resta il rammarico per come la resistenza
al nazismo abbia trovato gli
oppositori reali e potenziali
ciascuno Rintanato nel proprio guscio, ignaro delle sofferenze, le medesime, che subivano altri». I testimoni di
Geova furono tra i primi a denunciare la barbarie nazista,
Le citazioni probanti che seguono sono tratte dalle riviste
The Golden Age e Cònsolation (entrambe ora Svegliatevi!), pubblicate nel decennio
1933-1943.
«Migliaia di cittadini onesti
(...) di oppositori politici che
sono ora rinchiusi dietro il filo spinato dei campi di concentramento» (16 agosto ’33);
«Il gas [l’Ott 20] viene impiegato in via sperimentale
nel campo di concentramento di Dachau» (15 dicembre
1937);
La Federazione delle chiese
evangeliche In Italia
ricerca
una persona da assumere a metà tempo per ricoprire
l’incarico di
segretario/a di presidenza
presso gli uffici romani. Si richiede, fra l’altro, la conoscenza di una lingua straniera ed esperienza nell’uso
di macchine da ufficio e cpmputer. Le domande, corredate da una lettera di presentazione delia comunità
locale, dovranno pervenire entro e non oltre il 12 novembre a: F.C.E.I., via Firenze 38,00184 Roma.
«Come si può rimanere in
silenzio di fronte agli orrori
di un paese, come la Germania, in cui 40.000 persone innocenti vengono arrestate in
un colpo solo (...) nel tentativo di punire anche “la più
piccola deviazione dalle regole ariane”» (3 maggio 1939);
«Il grido per i crimini commessi dai gangster nazisti
con l’approvazione ufficiale
del^T attuale governo tedesco
giunge sino al cielo» (18 ottobre 1939);
«Quanti sanno che nella
Germania nazista esistono
campi di concentramento per
le donne?» (28 luglio 1939);
«Ci sono abbondantissime
prove che, da Hitler in giù,
ogni nazista si sente libero di
assassinare chiunque desideri» (21 febbraio 1940);
«In 4 mesi 60.000 ebrei polacchi sono stati sterminati
nei campi di concentramento» (12 giugno 1940);
«Intere nazioni come i gre
Grazie
Gianna!
La Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania (Fcepl) rivolge un sentito
ringraziamento alla pastora
Gianna Sciclone per la preziosa e intensa collaborazione
prestata durante gli. anni del
suo ministero in Puglia. La
Fcepl invoca la benedizione
del Signore sull’opera che la
pastora Sciclone è stata chiamata a svolgere nella terra
d’Abruzzo. Grazie Gianna!
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
I figli, le figlie e i familiari tutti
del caro
. Ernesto ReveI
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con scritti,
presenza e parole di conforto
hanno voluto dimostrare la loro
stima e solidarietà in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare
a tutto il personale medico e paramedico deU'Ospedale valdese
di Torre Pellice e ai pastori Pasquet e Berutti.
Luserna San Giovanni
25 ottobre 1995
I necrologi ${ accettano entro le ore 9 del lunedì. Tel.; 011-655278
fax 011-657542.
CASA
CARES
Villa «I graffi»
via Pietrapiana, 56
50066 Reggello (Fi)
corso residenziale Radiodays
Impariamo il vocabolario
dell’Informazione
24-26 novembre 1995
Il Comitato di Casa Cares organizza un corso
residenziale per fornire le indicazioni professionali fondamentali per la redazione di un giornale radio e per l’acquisizione di un ottica giornalistica.
Il corso, che sarà condotto da Piero Scaramucci, direttore di Radio popolare di Milano, e
che avrà un carattere più pratico che teorico, è
rivolto alla qualificazione professionale dei partecipanti e ha il seguente schema:
- La notizia:vCome si sceglie la notizia
- Le fonti: da dove arriva la notizia
- Il pezzo: come si tratta la notizia
- L’intervista: Quando e come si intervista
- La gerarchia: norme di gerarchizzazione delle
notizie ^
- Il giornale: regole di impaginazione del giornale
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PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 27 OTTOBRE 1995
Un anno dopo il ritorno del presidente legittimo la situazione è nettamente migliorata
Haiti: la metamorfosi del presidente Aristide
JBAH.JACQUEg PEYRONEL
Che,cosa sta succedendo
ad Haiti a un anno dal ritorno trionfale del Presidente
Aristide? Un articolo della rivista Time del 16 ottobre ci
rivela che il popolarissimo
«Tidid» non solo sta facendo
un ottimo lavoro ma ha acquisito una statura di uomo di
stato moderato, lontana mille
miglia dalTimmagine di tribuno radicale e vendicativo
che finora aveva dato di sé.
Sarà perché gli Stati Uniti
lo hanno convinto a cambiare
stile per mantenere la loro
promessa di riportarlo al potere, oppure perché vuole dimostrare agli stessi Usa di
meritare una rielezione nel
prossimo dicembre, anche se
ha dovuto promettere di rinunciare a tale eventualità,
non prevista dalla Costituzione haitiana; fatto sta che„con
l’appoggio determinante delle truppe Onu per il mantenimento dell’ordine pubblico,
il presidente eletto ha saputo^
in meno di un anno, ridare
speranza ai suoi 7 milioni di
concittadini. Nessuna delle
pessime previsioni dei suoi
detrattori si è verificata, anzi,
da un anno a questa parte
Haiti sta vivendo un insperato momento di stabilità politica, di libertà e di paziente
ricostruzione economica, tanto da far sembrare lontana
l’epoca della feroce dittatura
del generale Raoul Cédras,
ora esiliato a Panama. L’ex
prete di Port-au-Prince, cacciato dal potere nel settembre
1991, da quando è stato reinsediato il 15 ottobre 1994 dai
Port-au-priftceTTcìlimill di immondizie neile stt;ade deiia capitaie
20.000 marines americani, è
diventato un’altra persona. Il
focoso rivoluzionarit), seguace della teologia della liberazione, si è tra^fórmato in un
convim&wsfenitore dell’economia liberale.
Il tasso di crescita economica, che era calato del 30%
tra il 1991 e il 1994, è ora del
4,5% all’ànno. L’inflazione è
stata ridotta al 25%, mentre
un anno fa superava il 50%.
Sorprendentemente, Aristide
ha accettato le direttive del
Fondo monetario intemazionale e della Banca mondiale
riducendo le tariffe, limitando il ruolo del governo nell’
economia e avviando un processo di privatizzazione delle
imprese statali, pesantemente
inefficienti. Questa «conversione» ha destato non poche
critiche all’interno dello stesso governo, fino a provocare
le dimissioni del primo ministro Smarck Michel il 13 ottobre scorso, ma Aristide afferma: «Il mio paese non tor
nerà al buio della dittatura».
Certo, i problemi non mancano. La capitale continua ad
essere sommersa da montagne di rifiuti, segno che i servizi pubblici sono gravemente carenti; la disoccupazione
colpisce tra il 70 e l’80% della popolazione attiva; il reddito prò capite (260 dollari
l’anno) rimane il più basso di
tutto il mondo occidentale, e
l’80% della popolazione è
analfabeta.
Le elezioni politiche della
scorsa estate (che hanno registrato un alto tasso di astensionismo) hanno dato una vittoria schiacciante al Partito
Lavalas, il partito del Presidente, che ha preso 67 degli
83 seggi alla Camera. I partiti
di opposizione non hanno
mancato di denunciare le irregolarità che si sono verificate.
Negli Usa, il senatore repubblicano Bob Dole, uno dei
più accreditati candidati alla
prossima elezione presidenziale, ha accusato Aristide di
aver sostituito l’ex dittatura
con un regime a partito unico.
Un altro senatore repubblicano, lesse Helms, si oppone a
ogni ulteriore aiuto finanziario e chiede di annullare quello previsto di 1,3 milioni di
dollari per la prossima campagna elettorale di dicembre.
Inoltre Dole e Helms accusano Aristide di violazione dei
diritti umani, in particolare
per l’assassinio, nel marzo
scorso, di Mireille Durocher
Bertin, consigliere legale della giunta Cédras. Eppure è
proprio sulla questione dei diritti umani che Aristide sta
rafforzando la sua già immensa popolarità fra il popolino di Haiti. Ha sciolto il
gruppo armato di 7.000 uomini accusato di avere assassinato 4.000 civili dopo il golpe e lo ha sostituito con una
forza di polizia di 5.000 uomini, addestrati dagli Usa.
Che cosa succederà il 7
febbraio prossimo, quando
Aristide lascerà l’incarico?
Molti temono che gli ex golpisti ritentino un altro colpo
non appena saranno andati
via gli ultimi caschi blu dell’
Onu. Del resto Bill Clinton
ha appena dichiarato che le
forze Onu dovrebbero rimanere finché ci sarà la certezza
che «la democrazia trionfi».
Per questo ci si chiede se
Aristide non cerchi in fondo
di succedere a se stesso. Se
invece manterrà la sua promessa di farsi da parte, lo
farà probabilmente con la
certezza di poter continuare a
giocare un ruolo decisivo nel
futuro del suo paese. Usa
permettendo.
Dopo il secondo esperimento nucleare
«La nostra terra
è stata violentata»
Il Consiglio superiore della
Chiesa evangelica della Polinesia francese (Eepf) ha immediatamente reagito all’annuncio del secondo esperimento nucleare francese nel
Pacfico con la seguente dichiarazione.
«Domenica 1° ottobre, il
secondo esperimento nucleare ha avuto luogo a
mezzogiorno a Fangataufa.
La nostra terra è stata violentata. Il giorno del Signore è stato violato. L’esplosione nucleare ha avuto
luogo mentre uscivamo dai
luoghi di culto. La nostra
dignità di credenti è stata
beffeggiata.
Questo giorno di raccoglimento, di preghiere e di
azioni di grazia è stato scelto per dimostrarci l’accecamento dell’uomo di fronte
al messaggio del Signore,
messaggio di pace e di
amore. È questa la risposta
di Jacques Chirac al nostro
incontro di giovedì 21 settembre? [*] Eravamo stati
ascoltati, avevamo la speranza di essere stati capiti.
Dobbiamo pensare che la
nostra parola è stata inutile
e che essa viene respinta,
calpestata?
Questa domenica l’avevamo posta sotto il segno
del lutto, chiamando i
membri di chiesa alla'calma
e alla fiducia. Ci sentiamo
schiaffeggiati, abbiamo la
sensazione che nulla potrà
fare indietreggiare un pugno di uomini, esperti, militari, politici. Nonostante le
proteste del mondò intero,
nonostante i digiuni e le
preghiere dei cristiani, essi
rifiutano di portarci sul
cammino della pace, essi
continuano ,a coprirci di
menzogne.
Come possiamo credere a
coloro che dichiaravano
che a Mururoa nessun pesce muore quando viene effettuato un test nucleare, e
che oggi ritengono che un
migliaio di pesci vengono
uccisi? Che cosa diranno
domani?
Di fronte a questa violenza, nel nostro dolore, non
abbiamo altro da opporre
che la nostra preghiera. Rifiutiamo la spirale della
violenza. Chiamiamo tutte
le polinesiane e tutti i polinesiani a partecipare al lutto per la nostra terra e per il
futuro dei nostri figli. Che
Dio ci aiuti».
[*] Il 21 settembre scorso
una delegazione della Chiesa
evangelica della Polinesia
francese, guidata dal suo presidente, pastore Jacques Ihorai, era stata ricevuta all’Eliseo dal Presidente francese. I
responsabili dell’Eepf avevano ribadito a Jacques Chirac la
loro richiesta di porre fine definitivamente agli esperimenti
nucleari nel Pacifico, (hip)
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