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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESB
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI
Num. 7
Una copia Lira 30
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per rinterno ¡ Eco e La Lucei L. 2.00O per I’intemo
L. 1.800 per l’estero
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TORRE PELLICE — 17 Febbraio 1961
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Il nandeliere
Nella « tenda di convegno », che costituiva per l’Israele nomade il tempio, ardeva con le sue sette fiammelle l’aureo candelabro, costruito secondo
le minuziose indicazioni di Es. 25: 31-40. Più tardi, nel tempio di Salomone
n Re 7: 49), assai più ampio, i candelabri d’oro erano diventati dieci, preda
preziosa dei Babilonesi, alla conquista e al sacco di Gerusalemme (586 a. C.).
^on sappiamo in che misura il tempio di Erode riproducesse fedelmente quello salomonico; sappiamo comunque che quando Gerusalemme cadde nelle
mani dei Romani nel 70 d. C., dopo il lungo assedio di Vespasiano e di Tito,
il grande candelabro fece parte del bottino : nella parete interna dell’Arco di
Tito, che campeggia tarchiato sullo sfondo del Foro romano, un bassorilievo
abbastanza risparmiato dal tempo mo
stra chiaramente, fra le altre scene del
trionfo imperiale, le schiere romane
che trascinano via il grande candelabro a sette braccia.
Quella luce accesa nel tempio, al
cuore della città e del paese, era come un riflesso della presenza del Signore; era anche un simbolo della
vocazione del popolo di Dio; una
città costruita su di un monte — Sion
— non può rimanere nascosta, e quando si accende un lume, lo si mette sul
candeliere, affinchè brilli e illumini
tutto attorno.
Al tempo dell’esilio, e più ancora
al tempo della fine di Gerusalemme,
il candelabro fu rimosso da Sion infedele; non senza remissione e senza
speranza, ma tuttavia fu rimosso ; non
fu .spento, perchè la luce dell’Eterno
che .si rivela non si può spegnere, ma
passò ad altri - a noi.
Più tardi, probabilmente verso la
fine del T® see., nella sua visione a
Patmos, Giovanni contempla -il-Vivente, il Signore risorto, in mezzo ai
sette candelabri che rappresentano le
sette chiese (Apoc. 1: 12-20). Certamente come echeggiando la parola di
Gesù (Matt. 5: 14-16), le chiese (alcune. ben determinate, per tutte) sono
rappresentate simbolicamente in quella che è la loro funzione essenziale:
portare la luce che è venuta a risplendere nelle tenebre. La luce brilla in
proprio. Cristo vive e regna indipendentemente dagli uomini; ma perchè
questa luce ardente di Cristo splenda
fra le tenebre del mondo, Dio ha bisogno degli uomini, come la fiamma
ha bisogno del candelabro su cui poggiare. come la fiaccola olimpica ha
bisogno della catena di mani attraverso cui trasmettersi.
Nella lettera alla prima chiesa
(Apoc. 2; 1-7), forse la più importante umanamente, si profila però
netta la tremenda possibilità che, malgrado l’abbondanza di opere, malgrado fatica e costanza e impegno,
malgrado il rigore morale e dottrinale, malgrado
la perseveranza
fedele nelle prove, si può « lasciare il primo amore » : vivere in
una routine reli- ,1;
giosa tradiziona- tì":
le, in una caparbia e orgogliosa
« fedeltà » da cui
sia però tristemente scomparso
il caldo appassionato entusiasmo della prima ora, in
cui si sia persa la gioia traboccante
della salvezza e della presenza vivificante di Cristo. Allora, su questa
chiesa che ha lasciato il primo amore
con cui Cristo l’ha afferrata e conquistata, incombe grave il giudizio del
Signore della Chiesa, di « Colui che
tiene le sette stelle nella sua destra e
che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro » : il suo candelabro sarà rimosso dal suo posto.
Ad Efeso, metropoli portuale, la
chiesa era sorta per l’ardente predicazione di Paolo (Atti 19); fu una chiesa
di grande importanza ed influenza,
non solo per la sua posizione geografica ma per la prolungata presenza di
[ìnssorilievo delVArco di trionfo di Tito
Giovanni. Ma non resistette all’ondata islamica, e oggi daH’in.significante
villaggio turco è assente ogni traccia
cristiana che non siano le rovine della
basilica costruita nel IV sec. in onore
di Giovanni theologos. Il candelabro
era stato rimosso; e così fu nelle chiese deH’Africa settentrionale, e in quanti altri luoghi!
La piccola Chiesa valdese, cosciente che la sua forza stava nella Parola
di Dio — luce che illuminava le tenebre dell’ignoranza e della persecuzione — e che la sua vocazione era quella di farla brillare nel nostro paese,
ha scelto come proprio emblema il
candeliere saldamente poggiato sulla
Bibbia aperta e reggente la fiamma del
Cristo vivente: Lux lucet in tenebris.
Quel motivo ritorna sui muri delle nostre chiese e delle nostre sale, sulle
testate delle nostre circolari, e sulla
carta intestata delle nostre chiese, diventa a volte un motivo ornamentale
all’occhiello dei ragazzi o sullo scialle
delle- « valdesine »... si va magari a
« comprare un Lu.k lucet » — alla
Claudiana, beninteso, e per un regalo
di confermazione. In quest’inflazione
di candelieri, quanto ricordiamo il
formidabile impegno che tale simbolo
rappresenta? quanto ricordiamo la parola di Gesù: « Voi siete la luce del
mondo... non si accende una lampada
per metterla sotto il moggio; anzi, la
si mette sul candeliere ed essa fa lume a tutti quelli che scino in casa.
Così risplenda la vostra luce al cospetto degli uomini, affinchè vedano
le vostre buone opere e glorifichino il
Padre vostro che è nei cieli »? Ricordiamole queste parole, invece di tirar
petardi e razzi, intorno ai nostri falò;
ricordiamole, con rammonimento del
Signore alla Chiesa di Efeso (che in
buona parte noi neppure meritiamo):
« Io conosco le tue opere e la tua fatica e la tua costanza e che non puoi
sopportare i malvagi e hai messo alla
prova quelli che si chiamano apostoli
e non lo sono, e
li hai " trovati
mendaci: e hai
costanza e hai
sopportalo molte
cose per amore
del mio 'nome, e
non ti sei stancato. Ma ho questo
contro di te: che
hai lasciato il tuo
primo amore. Ricordati dunque
donde sei caduto, e ravvediti, e
fa' le opere di
prima; se no, verrò a te, e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto,
se tu non ti ravvedi... Chi ha orecchio
ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese (Apoc. 2: 1-7).
Noi non siamo più belli agli occhi
de! Signore di quel che non fossero le
chiese di Gerusalemme, di Efeso, e
tante altre; il Signore ha bisogno degli
uomini, ma nessuno di noi e nessuna
chiesa è insostituibile, la luce di Cristo può passare ad altri. Certo, il Signore promette che non spegnerà il
lucignolo fumante (Is. 41: 3); ma è
una promessa a cui si può ricorrere
solo nella fede che chiede e bussa ogni
giorno, conscia della propria miseria,
non nel calcolo interessato dell’ultimo giorno.
17 FEBBRAIO 1961
lln gesto di Liparamoe
Lo scorso anno U bilancio normale della Cassa Culto ha registrato
un deficit di 15 mUioni; altrettanti
(e non coperti) erano stati Tanno
precedente. Il bilancio della Cassa
Culto comporta essenzialmente il
mantenimento dei pastori, professori, impiegati della Tavola: i membri della Chiesa considerano che il
loro lavoro possa esser lasciato cadere? Se no, quel deficit li riguarda molto personalmente.
La Tavola ha chiesto alle chiese
di compiere, in occasione della ”festa valdese”, un gesto riparatore nei
confronti del passato, e di vegliare,
in futuro, a non lasciarsi accumulare un deficit come quello che pesa
sulla nostra opera, oggi.
« La Tavola, tenendo conto
della situazione finanziaria attuale, chiede che in ogni chie
sa valdese la colletta del Culto
celebrativo dell’Emancipazione,
il 17 o 19 febbraio, secondo le
circostanze, sia totalmente dedicata alla Cassa Centrale della
Chiesa per diminuire o cancellare il debito degli esercizi scorsi. La Tavola invita i Consigli
di chiesa ed i Condstori a darne previo avviso alle comunità ».
Commiato (parziale)
del past. Marc Boegner
Il Past. Marc Boegner, da 31 anni presidente della Fédéraiian Protestante de
France, ha la.scialo quella carica: i gravi
problemi dell’Africa itera e del Maghreb
lo impegnano a con.nmrar.si senza riserve
alla presidenza della Société des Missions
Evangéliques de Pantf .e della CIMADE,
tenuta anch’essa da molti anni. Al Past.
Boegner, ben nolo anche fra noi per numerose visite in Italia — rappresentante al
Sinodo e conferenziere in varie città, specie a Roma, dove ha pure tenuto lezioni
alla Facoltà di Teologia —■ è stato chiamato a succedere il Past. Charles Westphal.
Spellmann contro
Kennedy?
Aero York. —> L’arcivescovo cattolico-romano di New York, il cardinale Francis Spellmann, ha protestato contro una misura concernente l’insegnamento, giudicata ingiusta nei confronti delle scuole parrocchiali e private. Personalità dirigenti protestanti hanno da parte loro immediatamente criticato il commento del prelato cattolico.
La commissione per le questioni scolastiche del presidente Kennedy ha
raccomandato al Congresso di accordare un sussidio federale di 5.480.000.000
dollari (circa quattromila miliar
liar-|
i. Il
d; di lire) alle scuole pubbliche,
rimprovero mosso dal card. Spelliiiann a questo programma è che nessuna scuola o istituto cattolici o di
altra confessione ne beueficeranno
Cosi, milioni di genitori americani
dovranno pagare tasse di cui non avranno
alcuna contropartita, a meno ohe non mandino i loro figlioli alle scuole di Stato.
« E’ inammissibile — dichiarò il cardinale — che un ragazzo americano si veda
rifiutare la sua parte dei fondi federali
concessi agli altri ragazzi e die sarebbe necessario al suo sviluppo mentale, i>er la
semplice ragione che i .suoi genitori hanno
deciso di dargli, lun’educazione cristiana ».
Ha aggiunto di non poter credere che «il
Congresso òpererebhe una discriminazione
contro i genitori luterani, battisti, cattolici
o ebrei — tutti americani — nella ripartizione dei fondi per ristruzione ».
Questo genere di ragionamenti, cui siamo piuttosto abituati, in Italia, è sempre
parecchio stupefacente ; e ci si cliiede in
ohe misura vi si mescolino la malafede e
ringenua testaiidaggine di chi non ha ancora voluto accettare la netta separazione
che distingue lo Stato dalla Chiesa. Al riguardo osserviamo che le più avanzate dottrine sociali romane non potranno sanare
questo errore di fondo, ohe durerà fino a
ohe la C]iie«a romana non accetterà di porsi umilmente nella giusta prospettiva del
Regno che viene e del mondo che dev’essere servito e non dominato, a gloria del
■Si gnore.
Un dirigente della Chiesa luterana del
Sinodo del Missouri ha avvertito il prelato
romano di « non parlare a nome dei luterani », poiché la sua denominazione non
si sentirebbe affatto lesa — benché amministri 1.293 scuole elementari — se i fondi
federali andassero soltanto alle scuole pubbliche. Quanto al segretario associato della
Convenzione battista americana, W. H.
Porter, considera assoluumente deplorevole che un cardinale della Chiesa cattolicoromana attacclii una posizione che il presidente Kennedy, nel corso della sua campagna elettorale, si è ripetutamente e solennemente impegnato a rispettare: il nonimpiego dei fondi pubblici per sovvenzionare le scuole confessio-nali. E. Allison
Grani, ex presidente dell’Associazione della Scuola episcopale, si dieliiara anch’egli
per la separazione della Chiesa dallo Stato,
pur approvando, a titolo personale, « qualche aiuto federale » e riconoscendo che la
protesta cattolica contro la doppia tassazione non manca di fondamento.
Pure cinque organizzazioni ebraiche degli S.U. sono intervenute contro la dichiarazione del card. Spellmann affermando
che la concessione di fondi pulddici a
scuole private violerebbe così gravemente
il principio della Costituzione americana
che avrebbe contro di sé l’opinione pubblica. La dichiarazione ebraica nota che i
gruppi ebrei non vedrebbero alcuna discriminazione se le loro scuole non ricevessero alcun sussidio governativo, e aggiunge:
« Pensiamo che il mantenimento d Pcsten-'
sione della religione giudaica incombono
alla comunità israelitica e non desideriamo
affatto che il contribuente americano ne sostenga, anche parzialmente, le spese. Il
finanziamento in proprio delle scuole sarebbe alla lunga ancora più caro alla causa
della libertà religiosa ».
LA VIRTÙ DI ESSERE TOLLERANTI
I martiri di Satana
Mi è recentemente accaduto di dover approfondire, per curiosità personale, il significato del vocabolo tolleranza, il suo uso, la sua origine. Ho
sfogliato le pagine di una nota, anche
se non più giovane, enciclopedia di
scienze religiose: non l’ho trovato. Il
nostro Dizionario Biblico Pignora. Ho
aperto uno dei più pregevoli vocabolari della lingua italiana: ho trovato
questa definizione: la virtù o il difetto di esser tollerante.
Poiché siamo in clima di 17 febbraio, mi sono ricordato del quasi-entusiasmo suscitato in cuori Valdesi,
quando si annunziò che l’espressione
tollerati era scomparsa dalla legislazione? si sarebbe parlato di culti ammessi.
Indubbiamente il vocabolo tolleranza è molto equivoco, e forse vale la
pena di soffermarsi nella ricerca di
un approfondimento del suo significato.
Ce ne offre l’occasione la pubblicazione di tmo studio di Henri Meylan
dell’università di Losànna e di un’opera postuma di Frank Abauzit, con
prefazione di Charles Baudoin e Pierre Bovet.
« « tic
Uno degli aspetti più sconcertanti
della storia del Cristianesimo è l’at
teggiamento ebe la Chiesa, già perse
guitata, assume di fronte ai dissiden
t?, agli eretici, ai «fratelli separati».
Essa npn può negare in questi eretici un fervore di vita religiosa che si
manifesta in fervore di opere, in fedeltà di testimonianza, spinti fino al
sacrificio della vita: fino al martirio.
La Chiesa non può negare tutto questo, ed il suo atteggiamento è sconcertante : ^sa nega la validità di questo martirio; riconosce che muoiono
col sorriso sulle labbra, che affrontano serenamente la tortura, ma, spietata, nella convinzione di possedere
essa sola la Verità, proclama che sono dei falsi martiri: sono dei martiri
di Satana, dei testimoni del Diavolo.
Come è noto, la Chiesa primitiva,
perseguitata ed oppressa, proclama
che il sangue dei suo'i martiri era il
seme della grande messe.
Di fronte al sangue dei martiri eretici, la Chiesa trionfante con l’imi>ero cristiano si trova in imbarazzo
Scrive acutamente H. Meylan : ....« L’Eglise pressent une menace pour son
statut privifégié, elle y voit un argument dangeureux, une forme de propagande insidieuse. C’est pour quoi
eUe s’en débarasse par un jugement
sommaire : Martyrs du diable ».
Nulla da obbiettare.
La Chiesa Apostolica Romana non
può assumere altra ptosizione. Essa
può e deve affermare con perfetta coerenza che quello che conta è la « causa » : la buona causa : la causa di Cristo: di quel Cristo che è lo sposo della Chiesa: della Chiesa Apostolìca
Romana.
La fedeltà ai più alti princìpi, tma
morte sul rogo; ... il martirio di Gioffredo Varaglia o di G, L. Pascale;
...le Pasquè Piemontesi; ... testimoni
del Diavolo.
Possiamo esser sconcertati, ma questa è la dura realtà: non c’è pietà
per i morti, perchè non ci può esser
pietà per l’errore.
Tutto si può infatti rimproverare
alla Chiesa Romana, tranne i’incoerenza. Perciò, attraverso i secoli, essa
può modificare i suoi procedimenti,
può pari are di «fratelli separati», ma
i'; fondamento è immutabile; la Verità e l’errore sono inesorabilmente
separati: Dio contro Satana; i testi
nioni di Dio e i testimoni di Satana.
* * 4<
Scrive ancora H. Meylan ; « Pareil
le expression qui nous laisserait presque indifférents quand nous la lisons
chez un auteur catholique, à l’adresse des protestants du XV!® siècle,
nous fait sursauter lorsque nous la
rencontrons, au hasard d’une lecture,
dans une lettre de Théodore de Bèze.
Elle froisse notre sensibilité, elle jette le trouble dans notre conscience ».
Già! Anche i Riformatori hanno
chiamato «màrtiri di Satana» i dissidenti, gli anabattisti, i contadini ribelli in Germania.
Ed anche in questo caso la storia
può darci spiegazioni esaurienti. Le
circostanze politiche possono concedere le attenuanti. Ma il problema è
posto e si pone: il problema della tolleranza.
Non possiamo ignorare la responsabilità di Calvino nel processo e nel
rogo di Serveto, nella condanna di
Ignorare
Castellione. Non vogliamo
gli anatemi di Lutero.
La nostra « sensibilité » — froissée
—, la nostra « conscience » — troublée —, reclamano una parola chiarificatrice.
sf:
Scrive H. Meylan ancora, dopo aver
esposto le cause della trasformazione
degli spiriti che ha reso possibile una
progressiva realizzazione dell’ideale
di tolleranza ; « Il a fallu qu’on en
vienne à renoncer au dUemme: Dieu
ou diable, et à son corollaire: de Dieu
OH du diable, pour admettre que
l’homme peut se tromper de bonne
loi, et qu’il a le droit de se tromper.
Ce n’est rien de moins que le « droit
à l’erreur», qu’il est si difificile à
l’homme de reconnaître et de respecter, même et surtout dans le domaine de la religion et des conviction personnelles ».
Ma qui è il punto!
Hanno veramente gli uomini rinunciato a porre questo dilemma: Dio o
lì diavolo? Possono essi rinunziare all’intolleranza?
Se dovessimo credere all’interpretazione che un noto giornalista, il direttore della rivista II Gallo, fa di tm
passo deli enciclica di Pio XII ; Mystiei corporis, potremmo sperare che anche nella Chiesa Romana qualcosa si
muova. Afferma infatti il Fabro, in
quel passo, che si « richiede ai cristiani non solo il rispetto dei non cristiani, e non soltanto che questi non siano costretti a farsi cristiani, ma neppure che siano spinti a diventarlo ».
Purtroppo l’espressione « fratelli separati :> che suona così piena di lusinghe agli orecchi eciunenici di tanti spiriti, è equivoca anch’essa: separati, come la Verità è separata dalle-rrore. Bene lo ricordava il vescovo
di Pinerolo Monsignor Charvaz, quando prima di tentare con ogni mezzo
di far rimettere in vigore gli antichi
editti restrittivi, prima del 1848, ricordava al Moderatore che era andato
ad ossequiarlo, che egli apprezzava
niolto questo atto di fraternità cristiana, e che avrebbe fatto del suo
megliò per aiutare i Valdesi a ritornare all’Ovile! E meglio lo ricordava
ancora, alcuni armi dopo quando, do
{segue a p. 2) L. A. Vaimal
2
pag
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 7 — 17 fesbbraitì 1961
7
...
...............
^ ì :j(:
Mfco
iimiiimmiiiiiiiiiimii
L’Asilo per i vecchi di Luserna San Giovanni
GIOVEDÌ’ 9
Giungono a Parigi i Capi di governo dei
sei paesi aderenti alla Comunità europea
(MEC, Euratom e CECA); incontro preliminare di De Gaulle e Àdenauer.
Nelle elezioni per il direttivo del gruppo parlamentare DC fallisce un tentativo
della destra democristiana (Tambroni, Andreotti) di creare difficoltà all’indirizzo del
governo.
Mentre continua la lotta operaia negli
steb'limenti « Val di Susa », disordini
gravi a Napoli in occasione di uno
sciopero tramviario; a Trieste e a Roma
nuove manifestazioni nazionalistiche studentescbe, nella capitale incidenti fra fascisti e comunisti. Se non fosse grave, ci
sarebbe da ridere a pensare cbe i dimostranti romani per l’Alto Adige e quelli
austriaci del Tirolo, pur scalmanandosi per
opposte ragioni, sono ugualmente « fascisti » nel loro nazionalismo razzista. Però
la Camera di Vienna approva la ripresa
delle trattative per l’Alto Adige.
Kasavubu costituisce un nuovo governo
congolese in sostituzione di quello provvisorio dei « commissari generali ».
Sul Mediterraneo un caccia francese mitraglia 1’ aereo del presidente russo
Breznbev, in viaggio verso la Guinea.
VENERDÌ’ 10
Malgrado dissensi (in particolare quello
olandese, per timore di aumentare la separazione dalla Gran Bretagna), i sei Capi
di governo riuniti a Parigi affermano che
rintegrazione economica dovrà procedere
verso l’unione politica: l’aspetto economico e quello militare dell’unità europea rimangono in primo piano; la piccola Europa, sotto la direzione in tandem (ma quanto durerà il perfetto amore?) Francia-Gcrmania, aspira a diventare il « terzo Grande » (con la sua piccola atomica...).
Colloquio segreto a Berlino Ovest fra
Willy Brandt (sindaco di Berlino, candidato socialdemocratico alla succc.ssione di
Àdenauer) e un inviato ingoiavo; preltidio
ad un mutamento della futura politica di
Bonn verso alcuni paesi comunisti (Jugoslavia, Polonia...)?
SABATO 11
Nel Congo Lumumba sarebbe fuggito
dalla prigione, nel Katanga meridionale ;
molti pensano che sia stato ucciso e che
se ne lenti di mascherare cosi l’esecuzione;
invece il governo Tschombe insinua che
furono le forze dell’ONU a favorirne la
fuga.
Celebrazione — in sordina — della Conciliazione.
DOMENICA 12
L’URSS mette in orbita un nuovo Sputnik (lo Sputnik-canguro), da cui si stacca
una « stazione interplanetaria automatica »
ohe si dirige verso Venere (dovrebbe raggiungere le vicinanze del pianeta verso la
metà del prossimo maggio); scopo essenziale, la raccolta di dati sul sistema solare.
Secondo una fonte governativa rhodesiana Lumumba ha raggiunto la Rhodesia settentrionale.
LUNEDI’ 13
Il governo katanghese di Tsdiombe an.
nuncia che Lumumba e i suoi due collaboratori sono stati uccisi in uno scontro
con una tribù, di cui si mantiene segreto
il nome (come pure il luogo dove i corpi
sono stati bruciati), ad evitare rappresaglie lumumbiste. Hammarskjoeld ordina
un’inchiesta delTONU ma T.sohombe dichiara che nessuno ha diritto di occuparsi
di questa faccenda interna.
Arrestati i due paras che, pagati centomila franchi dai fascisti, uccisero a pugnalate in gennaio Tavvocato di Algeri che
aveva chiesto di deporre al processo delle
barricate contro Pierre Lagaillarde che
torturava gli arabi.
Al congresso comunista albanese il segretario Hodza, l’unico comunista occidentale che sostiene la linea cines'e, attacca
Belgrado e protesta contro l’Italia per le
basi militari della NATO.
MARTEDÌ’ 14
La fine di Lumumba provocu grandi in
quietudini: l’URSS, accusando Hammar
skjoeld di aver permesso l’uccisione d
Lumumba, ne chiede la sostituzione, chie
de il ritiro delle truppe dell’ONU dal Con
go, « esige » il disarmo delle forze d
Tschombe e Mobutu e l’allontanamento de
belgi, promettendo pieno appoggio a Gi
zenga, il fedele di Lumumba die controlla
il terzo nord-orientale del paese. 11 Katanga respinge l’inchiesta delle N. U.;
USA e Gran Bretagna biasimano l’attacco
sovietico al segretario dell’ONLT. Tumulti
alla Camera italiana mentre si commemora Lumumba; a Belgrado è devastata per
protesta l’ambasciajta belga.
Anche a La Spezia viene eletta una Giunta di centro-sinistra: sindaco DC; assessori 4 DC (più 2 supplenti), 4 PSI, 1 PSDl,
1 PRI.
Il Carnevale culmina col suo parossismo
di spreco chiassoso e una serie di incidenti.
MERCOLEDÌ’ 15
Eclisse solare totale.
A New York il Consiglio di sicurezza
dell’ONU affronta la cr'si congolese; si
iroltiplicano le versioni della fine di Lumumba, le violente reazioni dei paesi comun’sti ed arabi; anche a Varsavia manifestazioni contro l’ambasciata belga.
Abbiamo ricevuto...
L. 20.000 « a favore delle famiglie degli
scioperami di Pomaretto, contributo modesto della comunità di Biella per i fratelli nel bisogno ». Ringraziamo vivamente
e (i giriamo » l’offerta alla Cassa Diaconia
della Chiesa di Pomarello.
Nell’ultimo numero dell’Eco è stato involontariamente ringiovanito il nostro Istituto che desidera lealmente dichiarare i suoi non 56 ma 65 anni compiuti!
La voce dei padri
Eredi, che lo vogliamo o no, del movimento e dei principi che hanno preparato il sorgere della Riforma nel
mondo, è giusto, è doveroso' che noi
et raccogliamo di tempo in tempo' ad
ascoltare la grande voce del passato.
Qualcuno potrebbe, invero, applicare oggi al nostro Valdismo svigorito
e confCirmista raccusa lanciata dal
Profeta antico ad Israele d.ecaduto e
paganizzato, di « pascersi di cenere ».
E, di fatto, non si pasce che di cenere quel Valdismo che, un tempo,
sotto la minaccia della tortura o dei
rogo o delle galere, frequentava nella
Gheisa d’ia Tana o nella grotta di
Galmoùnd o a Barma d’Aüt il culto
in ispirito e verità che abbandona oggi così facilmente, in clima di rispet
to e di libertà,
E si pasce di cenere quel popolo
valdese che in tempi di persecuzione
ricostruiva ccntinuamente i suoi distrutti templi, a testimoniare della
sua invincibile fede e li abbandona
oggi al sole della libertà, a testimoniare della sua miseria spirituale.
E si pascono ancora dì cenere quei
Valdesi che lesinano oggi U loro denaro là dove i padri non lesinarono
nè il proprio sangue nè quello dei loro figliuoli per sostenere le opere che
erano la sola loro ra^^n d’ess^Li •
Indubbiamente le ceneri dei roghi
antichi dicono migliori cose che non
dicano le ceneri di tante nostre opero oggi!
Le tombe dei padri non hanno trattenuto prigioniere le loro anime. Il
Dio della libertà spiritualie, ITddio
del quale essi hanno servito e rivendicato l’onore non è l’Iddio dei morti
ma dei viventi. Sebbene morti essi sono viventi ed e.ssi parlano ancora.
E ciò che essi dicono è anzitutto la
necessità, l’urgenza di una più chiara
e coraggiosa testimonianza evangelica, dalia quale solo il .mondo oggi attende la liberazione da tutte le sue
tragiche .schiavitù.
«O sarete missionari o perirete!»,
tale il monito che echeggiò su questi
monti . alTalba dell’Emancipazione.
Certo i padri non pensavano che
l’Evangelo ritrovatO( e restituito nella
sua primitiva purezza dovesse rimanere il privilegio di qualche raro eletto. Essi lo annunziavano a tutti e dovunque, lo volgarizzavano nel linguaggio del popolo, io colportavano fino
a più remoti confini, lo traevano dalla cenere dei secoli, esponendo sè stessi ad esser ridotti in cenere!
Oggi noi pensiamo che gli ostacoli
sono troppo grandi perchè le nostre
piccole chiese possano lanciarsi sulla
via dell’evangelizzazione. Essi, i nostri
padri, avevano contro di sè i governi,
i tribunali, la tradizione, l’ignoranza,
il fanatismo, il denaro e la forza pubblica, E noi, noi abbiamo la libertà...
Ciò che dicono ancora le ceneri dei
padri è la necessità e il dovere di
salvaguardare la particolare eredità
che essi ci hanno lasciata. Ciò non
per gretto e sterile settarismo, ma
perchè quella fiaccola che Dio accese nei loro cuori e Ch’Egli ha preservata al mondo attraverso tanti
durissimi secoli, ha ancora la sua ragione di essere e di ardere, in un
mondo dove costantemente le libertà
spirituali sono in tanti modi minacciate da potenze umane di cui lo sco
po occulto o riconósciuto è di dominare 0 asservire le coscienze.
-AscolldHmo'la vo<}B dei nostri-nobili
morti, prestiamo loro la nostra voce
perch’essl dicano le cose che, nella
tomba, ancora gravano loro sul cuore, finché si realizzi il loro grande
sogno di liberazione e redenzione
umana in Cristo, j.
PER IL CONGO
AFFAMATO
* L’agenzia di soccorso delle Chiese protestanti svizzere (EPER) chiede che molti
si iscrivano come ’’padrini” di bimbi congolesi minacciati dalla fame. Impegnandosi
a versare mensilmente 10 fr. sv., durante
almeno sei mesi, aiuteranno ad abbassare lo
spaventoso tasso di mortalità infantile nel
Congo.
'.I
I BARBA
La luce nelle tenebre splende! Non si rammenta
Che nel corso dei secoli del tutto siasi spenta.
Da Cristo a noi rifulse così l’Eterno vero
Della Chiesa i rettori il santo ministero
Esercitarono i poveri finché il male nel mondo.
Regnando Gost,antinc si fece più profondo:
Accettava Silvestro la fatai donazione
e con esso la Chiesa entrava in tentazione.
I più allora cedettero: ma alcuni con fermezza
ma pan'a alimentarono fiamme! la di purezza
Alfine, ottocent’anni dopo di Costantino,
apparve un nunzio di più fulgido mattino;
Questi aveva nome Pietro e Valdo era chiamato
E di Lione in Francia ritiensi originato.
Valdesi nominati für di poi i suoi seguaci
Quantunque ei non volessero ma Cristiani veraci
Piuttosto, ché un Maestro solo amano esaltare.
Leggono l’Evangelo non chiosato, in volgare
Poveri vanno a un Cristo' povero appresso e il loro
VogUonc ad altri dare ineffabil tesoro
Predicando di luogo- in luogo. Assai persone
Han già tratte alla luce e deinncamazione
Oggi, il millesim’anno quattrocentoventitrè
in Val d’Angrogna un Sinodo raccogliere si de’.
Val d’Angrogna, nelle Alpi Cozie. Fra gli aspri monti
Ch’ergon superbe al cielo le bianche-argentee fronti
Delle Persecuzioni per fuggir all’orrore.
Raccolto dei Valdesi s’è il nucleo là maggiore,
Vivon patriarcalmente allevando le gregge
e coltivando i campi; fra loro ivi si elegge
Lo .stuolo del pastori .spirituali ed hanno
perciò scuola, a cui molti e d’ogni parte vanno
per apprender le lingue c la scienza divina,
un mestiere e talora pur anco medicina.
Di là partono poi, e vanno a due pel monde.
Un giovane e un vecchio col messaggio giocondo
di Cristo'. E torneranno ai bei monti lassù
ogni due anni al Sinodo e talora mai più;
Chè la lupa di Roma assai li caccia. I loro
Maestri chiamano Barba che vai zio Testo d’oro
del loro insegnamento è la Nobile Lezione
dopo il Vangelo ed eccone il sunto in traduzione;
Àltra regola invero noi non vogliamo avere
che seguire Gesù Cristo e fare il Suo volere!
Ada Meille, dal libro « O paese, paese... »
1 martiri di Satana
(segue da ¡mg. li
p» 10 anni di intrighi e di provocazioni il 24 settembre 1844, inaugurandosi in Torre Pellice il complesso degli edifici deirOrdine Mauriziano ed
una missione speciale di conversione
dei. Valdesi,, presente Carlo .. 'Alberto.
Monsignor Charvaz, si rivòlgeva ai
« cari fratelli separati » !
Ci rendiamo perfettamente conto
che questo già troppo lungo discorso,
dovrebbe esser ancora più lungo. Come chiudere gli occhi davanti all’intolleranza di certe ideologie politiche
del nostro tempo?
E poiché anche queste divagazioni
richiedono una conclusione, per quello che ci concerne la chiederemo ancora a H. Meylan : n .... Les protestants,
au contraire doivent le poser [ce droit
à Terreurl comme une conséquence
directe de la façon dont ils conçoivent la révélation de Dieu, en la personne de Jésus, comme une condition
sine qua non de la mise en valeur des
prodigieuses richesses de l’Evangile ».
L. A. Vaimal
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
a cura di T. G. Pons
Perchè no?
I giornali hanno testò parlato di un disegno di legge in via di presentazione alle
Camere e inte.so a estendere anche ai ministri di cullo acattolici alcuni benefici
assicurativi destinati al clero cattolico:
pensione vecchiaia ecc.
Forse gli estensori del progetto immaginavano di sentirsi rispondere da parte
evangelica con un coro di approvazione e
di riconoscenza: Finalmente! Dopo il lontano 1848 in cui ci si concedeva parità di
diritti con i nostri connazionali in tutto
e per tutto salvo che sul piano ecclesiastico confessionale religioso, ecco finalmente ora Un nuovo progresso. Diritto alla
pensione non è ancora una cosa eccezionale, ina è tuttavia un progresso e, forse,
una promessa di cose sempre migliori...
Ti ringraziamo o Governo della Patria
nostra e nel nostro grazie c’è ancora un
piccolo palpito di quel grazie che proruppe dai nostri petti nel fatidico 17 Febbraio
del tempo di Carlo Alberto...
Non sembra fin qui che questo sia avvenuto. Il Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche Italiane con straordinaria sollecitudine aveva notificalo già un anno addietro alla Commissione parlamentare che
un principio fondamentale dei fedeli evangelici voleva che i loro Pastori fossero stipendiali solo da loro... Ed oggi un articolo
di prima pagina del N. 3 de « La Luce »
corr. anno, lo ricorda e parla di sorpresa
e di disagio tra gli evangelici che vederebbero qui compromesso un loro principio
religioso estremamente importante.
Perchè?
Ammettiamo senz’altro la parola sorpresa percliè fin qui la Patria nostra non ci
aveva troppo abituati a gentilezze di questo genere. Noi abbiamo sempre vissuto co.
me dei « fuori legge » in fatto di religione
in Italia ed era quindi più che logico che
dovessimo sipesare da noi i nostri pastori.
Ma è pur vero che molte cose sono mutate in questi ultimi anni e che per es.
la Corte Costituzionale ha coraggiosamente e inequivocabilmente sancito a nostro
favore delle libertà che fin qui ci erano
state contestate.
E’ pur vero che in mezzo ai nostri connazionali 'noi contiamo oggi molti amici e
che quando nelle Camere si discutono cose
che ci interessano la nostra causa non è generalmente perorata dai protestanti che
non ci sono, ma da parlamentari che non
appartengono ai nostri ranghi...
Ora la nostra Patria — a quanto sembra
— vuol renderci giustizia anche in questa
altra cosa e siccome noi paghiamo le imposte come tutti gli altri italiani, vuol contribuire —• sia pure in minima parte anche
alle nostre spese di culto...
Perchè non accettare — lout court — e
non dir grazie magari con un bricciolo di
commozione nella voce?
— Perchè, rispondono alcuni atteggiando
il volto a superiore intelligenza, chi comanda paga e se lo Stato ci concede un
aiuto finanziario esigerà da noi un compenso di ubbidienza anche in materia di
attività ecclesiastica o di coscienza religio,sa...
— E perchè dovrebbe esser così? Noi
siamo abbastanza conosciuti oggi in Italia perchè ttessuno si illuda di comperare
le nostre co'scienze con un po’ di denaro,..
E noi abbiamo d’altronde occhi ed oreccliie per discernere qualunque condizione
indebita ci dovesse esser posta, e voce e
volontà per respingerla.
E perchè allarmarci anzi tempo? E peccare di anacronismo?
In passalo il nostro « spirito di persecuzione » era giustificato, ma oggi senza dubbio lo è meno e qualche volta è ingiusto.
Non è ancor detto che il disegno di legge sia approvalo, ma se lo fosse, perchè
non accettarlo con semplicità di colombe
e con fiducia, sapendo che tra i connazionali nostri ci sono pure dei cuori nobilissimi e buoni desiderosi, se possibile, di
farci del bene?
Si è parlato di im principio religioso
estremamente importante... Dov’è questo
principio? Dov’è il passo deU’Evangelo che
lo esprime?
— Certo, l’Evangelo afferma che l’operaio è degno del suo nutrimento (Matteo
10: 10), così come, nell’esempio di S. Paolo, ci mostra la possibilità che il Pastore
si mantenga da sè senza percepire nessun
stipendio... Ma non ci sembra di leggere
alcun divieto di ricevere un dono dallo
Stato. Anzi, Falmosfera di umiltà in cui
sono chiamali a vivere di discepoli del
Maestro umile di cuore, fa piuttosto pensare alla possibilità di ricevere un po’ di pane anche dal potere secolare che ci sta vicino...
Il principio religioso in materia, più che
nell’Evangelo ci sembra codificato in modi
di pensiero tradizionali e in situazioni passate, lontane e recenti.
Ma non è un principio evangelico, altrimenti io non saprei spiegarmi perchè molte Chiese Evangeliche estere, fedeli e viventi almeno quanto la nostra, possano ricevere dallo Stato i mezzi per pagare non
soltanto le pensioni ma anche gli stipendi
dei loro Pastori. Non credo che quelle
Chiese interpretino male l’Evangelo mentre che noi soli lo interpretiamo bene.
— Pensione dello Stato ai Pastori?
— Io risponderei sì, senz’altro e ringrazierei Iddio che dalla parte più insospettata vuole forse inviarci oggi un aiuto in
un’ora estremamente difficile per la nostra
Chie,sa.
Enrico Geymel
la Farèiil'a ; villaggio di Prarostino, su
la strada da S. Secondo ai Roc.
Farcuni: villaggio del Villar, nell’alto
vallone della Liussa, di fronte a
Chiò la sèlla: luogo frequentato da
falchi, piuttosto che derivato dal
nome di fam. Falconero , di cui si
ha notizia al Villar nel 1594 ed ancora nel 1655. Un villaggio Omoni
mo troviamo in vai Chisone, comune del Roure.
lì Fassiot: o Fagiot villaggio ad occ.
di Torre, oltre l’Ospedale, sulla strada provinciale. Nome di fam. scom
parso nel secolo XVIII» e ricordato
da un doc. del 1611 : ruata delli Faeiotti: 1701, Fassiotti, Faschiotti e
già nel 1457 si trova un Coletus
Facioti de Turre (J. J.).
fu Fau; villaggio di Angrogna, poco
sopra la Roccia di Pradeltorno. Il
faggio, la località del faggio.
li Faure: villaggio del Poi di Poma
retto, in alto, presso il colle dei
Cireisìe. Nome di fam. frequente in
Pfovenza, (ad Abries già nel 1260),
col significato di fabbro. 1611, alli
Fauri.
lu Faurenc o Forenc; villaggio di
Chiabrano, sopra il capoluogo. Probabilmente derivato dal precedente,
colia terminaizone enc, con senso
di filiazione, discendenza. 1578, il
Faurenca 1722, ruata di Faurengo;
o dal termine furenc. cioè che è di
fuori, scartate, scomodo, Simonda
lalias Faurenclii, a Maniglia ne!
1614 (J. J.).
Favé; villaggio di Prarostino, vicino
a Costalungia. Campo di fave, luogo coltivato a fave.
li Favut : villaggio di S. Giovanni, ne:
pressi dei Besson e dei Bellion. Nome di fam. che si trova a S. Giovanni nel 1594, a Bobbio nel 1557, nella
forma Favori, Favuti, Favodo, Favotto.
Fégeinisa; villaggio all’inverso di An
gregna : da « feugia », felci, luogo
coperto di felci, ai piedi del costone
di Serre Malan. 1674, Figerosa, Fig
geijrossa.
Fenmenii ; villaggio all’inverso del
Villar, sul pianoro a sud della confluenza della Liussa col Pellice ; luogo ove il fieno è fine, minuto. 1611,
Fen menuto.
li Fénugl; villaggio sulla collina di
S. Giovanni, presso lu Brio ed i Gunin. Nome di fam. che troviamo fin
dal 1481 in Angrogna. Ha il significato di finocchio ed è forse di provenienza provenzale ; troviamo il
neme Fenogl in vai Queyras ne:
1266. Fenoglio è anche nome di fam
rifermata del Cuneese, verso la metà del ’500. Una transazione del 12
nov. 1557 ha Fenoglia de Hengronia
ed ivi troviamo pure, fin dal 1481,
un Martino Fenoglio detto Frascha
id.; case nel vallone di Rorà, poco
sopra i Piene.
la FSnuglia; case delle Vigne di Lusema, ai piedi della Gianavella. E’
la forma femminile deb precedente.
3
17 febteaio 1961 — N. 7
L’ECO DELIX VALU VAIÜESI
pag. 3
A PRAMOLLO
due mesi' dopo
Da molte parti e da molti amici ricevo lettere con richieste di dati e di
informazioni su PramoUo ed in particolare sullo sfortunato villaggio dei
Tournim. Poiché mi è materialmente
impossibile rispondere a tutti direttamente, chiedo — certo di poterla ottenere — un po’ di ospitalità al gior
naie, cercando di riassumere in breve le notizie che possono interessare,
insieme ai molti amici che hanno
scritto, anche i munerosi lettori.
Ecco dunque:
Da qualche giorno nel piccolo villaggio dei Tournim è ritornata dinuovo la pace, una pace però fatta dì
tristezza, di dclore, di lacrime, di lutto. Per circa tre settimane, dalla tragica notte del 17-18 dicembre è stato
un continuo susseguirsi di persone e
d’ mezzi motorizzati e meccanici; ogni giorno dai 50 agli 80 uomini —
armati di stivaloni di gomma, di mazze, di picconi, di pale, di ferri da mina, di argani, di cavi di acciaio —
hanno lavorato a smuovere montagne
di macerie e diecine di metri cubi di
materiale vario nel greto del torrente
0 lungo i fianchi della china, alla ricerca affannosa dei resti delle povere vittime. Chi li ha veduti non potrà mai dimenticare la scena. Come
era commovente vederli lavorare tutti insieme questi uomini: parenti delle vittime ed amici conosciuti e sconosciuti, valligiani di Pramollo, della
Val Penice, della Val Chisone, della
Val Germanasca, pompieri di Torino
e di Pinerolo, Alpini del 4« reggimento, Valdesi e Cattolici, tutti affratellati insieme, tutti con un solo pensiero, una sola ansia: poter finalmente
trovare i resti dei fratelli scomparsi,
comporli in una bara, farli riposare
finalmente gli uni accanto agli altri,
far sì che potessero essere dinuovo
uniti nel campo del riposo come uniti erano stati nell’ora della tragedia.
Come ringraziarvi fratelli ed amici
tutti? Non si dica più che la solidarietà e Tamcre fraterno sono dei valori oramai sconosciuti. Voi avete dimostrato — e in modo meraviglioso
— che questo non è vero, che è una
accasa completamente falsa. Non ci
avete la,sciati soli a cercare i nostri
morti, non avete permesso che piangessimo da scli. Ci siete stati così vicini e ci avete recato un così, grande
aiuto! Ancora una volta vogliamo
dirvi grazie.
Insieme al lavoro di ricupero delle
salme è stato provveduto al lavoro di
sistemazione, della strada e della frar
na. A cura della Ditta Ing. De Michelis di Torino è stata riaperta al traffico delle macchine e degli automezzi
a medio carico la carrozzabile interrotta in tre punti. Non si tratta per
ora che di riparazioni temporanee di
emergenza, ma è dinuovo possibile
percorrere tutto l’intero tracciato fino al Prinas e la popolazione è regolarmente rifornita. In caso di bisogno
è pure possibile provvedere, a mezzo
di automezzi, al trasporto di ammalati. Viene intanto annimziato molto
prossimo l’inizio dei lavóri in vista di
una sistemazione definitiva dalla strada. Qualche lavoro è anche stato compiuto nel villaggio e nella zona della
irana: i tetti bloccati soino stati liberati, gli impianti elettrici sono stati
ripristinati, il materiale vario sparso
lungo il pendio è stato selezionato ed
ammucchiato, il panorama è ora un
po’ meno crudo, un po’ meno tragico. Il forestiero che giunge non vede
più altro che un enorme tratto di
terreno sconvolto, ma i Pramollini
che conservano il ricordo delle vec
chie case e della animazione e della
vita là dove non c’è più che silenzio
e solitudine, piangono un loro villaggio .semidistrutto e dei carissimi amici che non sono più
Ai Tournim è ritornata la pace, ma
una pace fatta di tristezza, di dolore, di lacrime, di lutto.
Ed ora per l’avvenire?
Molti ci pongono questa domanda
chiedendoci quali sono i piani ed i
progetti e che cosa si farà. E’ impossibile, per ora, dare a questi interrogativi una risposta precisa. La cattiva stagione non permette per il momento "di mettere mano a.ll’opera di
ricostruzione e molte cose sono allo
Un pelle^tina^^io ecumeDico
in ferra Santa
Dai 23 marzo al 7 aprile pross. si svolgerà in Palestina un pellegrinaggio ecumenico. seguendo questo itinerario: Gerusalemme. Nazareth. Bethlehem. Qumran
(M. Morto). Gerico, il Giordano. Samaria,
il Monte Garizim e il Monte delle beatUudini. il lago di Tiberiade. ecc.
Guidato dal Past. Henri Eberhard e dal
domenicano P. René Beaupère. questo primo pellegrinaggio permetterà durante quindici giorni ad un gruppo di cristiani, protestanti e cattolici, di visitare i luoghi in
cui visse e predicò Gesù Cristo, la terra
dei profeti e degli apostoli, e di raccogliervisi. (S.OE.P.l.'
Una Chiesa battista a Sevilla {Spagna},
chiusa nel novembre 1958 dalle autorità governative, è stata riaperta. Un portavoce
dell’Alleanza battista mondiale, a-landra,
ha dichiarato, dandone l’annuncio, che si
tratta di ”un atto molto significativo e assai incoraggiante per la Chiesa battista .
studio, possiamo però dire che è nostra netta impressione che l’interessamento manifestato dalle Autorità
per lo sfortimato villaggio dei Tournim e per il vallone di Pramollo fin
dall’indomani della tragica notte, non
sia l’interessamento di un momento
solamente, ma che esso si concretizzerà in più d’una realizzazione pratica. Intanto il grande aiuto finanziario giimtoci attraverso alla sottoscrizione promossa a favore dei sinistra:i ci permette di venire incontro in
larga misura ai bisogni materiali dei
fratelli colpiti. Delle somme considerevoli, molto superiori a quanto avremmo osato sperare, ci sono state
inviate e ci consentono di prow'edsre a molte necessità. Cogliamo. l’occasione per dire alle Chiese sorelle,
ai vari Enti ed a tutti i generosi donatori tutta la nostra grande riconoscenza. Molti hanno accompagnato il
loro dono da espressioni di simpatia
che sono state da noi vivamente apprezzate. La Chiesa, per 'un momento
turbata nei suoi affetti e nella sua
vita, ha ora ripreso il suo cammino
in avanti e le sue normali attività,
in occasione del XVII Febbraio però
non avranno luogo le varie manifestazioni gioiose che si avevano gli altri anni.
Domandiamo una cosa: che i fratelli in fede ed i numerosi amici che
in maniera cosi; commovente e così
fraterna hanno saputo manifestarci
il loro affetto e la loro simpatia e
portarci il loro aiuto, continuino a
rimanerci vicini con la preghiera, onde quest’ora dolorosa di calamità e
di lutto possa essere trasformata in
un’ora di speranza e di preziose benedizioni dall’Alto. „, , ...
Edoardo Micol
PROGRAMMA 1961
[stituto Ecumenico
di Bosse^
Tra le varie attività, incontri di specialisti, commissioni di studio, il programma
deiristitulo EAmnienieo di Bossey (Svizzera) comprende tre brevi corsi di carattere
generale, che desideriamo segnalare.
Corso per Missionari e Pastori, sul tema:
« Religione e fe<le cristiana ». 1-15 giugno 1961.
Questo corso sarà dedicato al confronto
Ira la fede cristiana e le religioni del mondo soprattutto orientale, Cina, India, Islam,
e ai problemi che queste pongono alle
miissioni cristiane. Gli studi saranno tenuti
da specialisti, e ciò fa presumere l’interesse non comune che avrà questo corso.
Essi saranno preceduti da una introduzione generale sul problema della religione,
dal punto di vista filosofico, fenomenologico e teologico. Gli studi biblici verteranno sul tema di Nuova Delhi; « Cristo
luce del mondo ». Presiederà il corso il
past. Ch. C. West, condirettore dell’Istitulo.
II corso è istituito in modo particolare
per i missionari che hanno una esperienza
pratica dell’Asia; alcuni missionari di altre regioni e alcuni pastori delle « vewhie
chiese » vi saranno ammessi. Le domande
di iscrizione devono dunque essere inviale
senza ritardo, e prima del 15 marzo in
ogni modo. La spesa per il corso è di fr.
sv. 11 al giorno, mito compreso.
Corso per studenti in teologia, a Da
Edimburgo 1910 a Nuova Delhi 1961,
un mezzo secolo di ecumenismo ». Data: 25 luglio - 12 agOvSto.
Quest’anno il corso per studenti in teologia viene a situarsi nella prospettiva della terza Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, die sarà tenuta, alla
fine del 1961, a Nuova Delhi. Esso preparerà gli studenti a comprendere meglio
queirawenimenlo, alla luce della evoluzione ecumenica dal 1910. Alcuni problemi saranno scelti, nei vari campi della
attività ecumenica per uno studio più approfondito. Inoltre sarà studiata l’opera di
uno scrittore del nostro tempo (Friedrich
Diirreniatt o B. Brecht) come espressione
del mondo secolarizzato della nostra epoca. Presiederà il corso il Direttore aggiunto deiristitulo, M. N. Nissìotis. Prezzo
del corso: Fr. sv. lO al giorno, tutto compreso. Domande di iscrizione entro il 31
marzo.
Corso per laiei. (.< L’Africa tra noi ».
16-26 agosto.
Il corso è destinato ai laici, uomini e
donne, che cercano di prendere una coscienza più diretta della loro responsabilità verso regioni che sono loro estranee.
Esso ha i! fine di aiutare quei laici a di*
scernere il senso della testimonianza cristiana in un tempo di profondi rivolgimenti. Presiederà il Sig. Enrico Makulu,
Direttore aggiunto deH’isiituto. Il prezzo
del corso è di Fr. sv. 12,50 al giorno, tulio
compreso. Domande di iscrizione entro il
31 marzo 1961.
Nella seconda parte delTanno avrà luogo, come di consueto, il corso del Centro
Universitario di Studi ecumenici, per coloro che, dopo tre anni almeno di studi
teologici, desiderano dedicare un semestre
allo studio dei problemi ecumenici. Studenti di altre Facoltà (non teologiche) sono anche ammessi, purché possiedano la
formazione biblica e teologica necessaria.
11 tema del corso sarà quest’anno : L’uomo
alla luce di Cristo.
Per le domande di iscrizione, come per
ogni eventuale informazione, rivolgersi al
rappresentante nazionale dell’Istituto, Prof.
Giovanni Miegge, Via Pietro Cossa 42,
Roma.
La predicazione, oggi
1 II «laicato» diventa un problema.
' ■ Esser aggiornati sui problemi della
Chiesa oggi in Italia, significa aver
preso conoscenza del problema dei
laici. Dell’esigenza di associare i laici
alia vita della Chiesa .siamo stati ormai convinti: rimane da chiedersi se
si tende ad adottare un cemporta
mento ecclesiastico corrispondente a
quest’esigenza, o se si continua sulla
vecchia strada.
Mi scuseranno i ia'ici' se dovrò filre
che il laico, per definizione, è colui
che non capisce le cose al primo colpo, colui al quale le cose vanno spiegate. perchè le capisca. Chi si assume il compito di spiegargliele, non è
un laico, è 'un competente. La conseguenza è che il laico viene assalito
da un tipo speciale di letteratura ecclesiastica, che va sotto il nome di
(alta o bassa) divulgazione. Poiché i
meriti di questa letteratura sono noli. è inutile qui parlarne. L’effetto
principale è che il laico rimarrà sempre tale: le questioni disputate non
possono interessarlo che quando sono ridotte al suo livello. 11 tutto soffre di una certa intellettualizzazione
Ora invece la prima conseguenza
del considerare il laico dal punto di
vista del corpo di Cristo, di cui è un
membro vivente al pari di altri, dovrebbe esser quella di associarlo in
modo completo alla elaborazione ed
alla discussione delle questioni ecclesiastiche. Bisogna che il laico cioè impari a disossarsi il pollo da sè, e passi
in seconde piano l’opera di chi glielo
dà già disossato, ma forse meno saporoso.
Infatti il miglior modo di combattere il clericalismo ed il conseguente
laicismo, è quello di allargare il nun.'Cro' dei partecipanti alla discussione; bisogna cioè evitare che alla elaborazione di un tema sia sufficiente
la collaborazione di chierici, cioè dì
una élite, le cui conclusioni dovranno poi essere divulgate metodicamen
te. Si vede quale sia il problema : partendo dal fatto di una élite abbastanza formata, ci si deve chiedere se la
sua forza basta per associare i laici
alle questioni che si pongono alla sua
sensibilità, o se arriva solo fino al
punto di divulgare tra i più le sue
conclusioni.
2 11 punto in cui l’auspicata parteci■ pazione laica potrebbe diventare
effettiva, già da oggi, è (strano a dirsi) quello della predicazione.
Metodicamente, come ci hanno insegnato, cominciamo dallo « stato della questione».
I due ultimi Sinodi, 1959 e 1960,
hanno lanciato un Messaggio alle
Chiese. In questi messaggi l’argomento era un riesame delle ragione d’essere della Chiesa; un argomento che
è intimamente legato al problema
della predicazione. Su che cosa deve
« battere » oggi la predicazione? La
via era indicata dal due messaggi.
La sorte di queste indicazioni sinodali mi è sotto molti aspetti sconosciuta. Circolari del Moderatore seguite al Sinodo 1959 ne raccomandavano lo studio da parte delle Chiese.
Nelle relazioni al Sinodo I960 tuttavia, non si è quasi accennato a quella che avrebbe dovuto essere una direttiva di marcia. Infatti, il Messaggio non doveva, mi sembra, esser solo letto, magari commentato, e poi
Se ce un problema in cui urge associare
i laici nella ricerca, è proprio questo !
messo in archivio. Ma avrebbe dovuto piuttosto esser tenuto presente in
ogni predicazione, in ogni iniziativa.
> Ora'è-accaduto uriTatta apparentemente inspiegabile, in realtà comprensibilissimo. E’ accaduto cioè che
il Sinodo I960 abbia lanciato un altro vigoroso messaggio, anch’esso indtoante una via rtiaestra. Forse che
il programma del ’59 poteva dirsi
esaurito? Evidentemente no. Un messaggio Sinodale ha pure una vita superiore ad un aniib, tanto più che a
prenderlo come un;' programma da attuare, c’era da guardare molto avari
ti Ma il Messaggio 1960 portava e
porta alla Chiesa altre fondamentali esigenze.
Com’è noto, il Messaggio 1959 fu
scritto di proprio pugno da V. Subilia, il Messaggio I960 fu per lo meno
ispirato molto da vicino da T. Vinay.
Le stesse cose, o quasi, Vinay le aveva scritte sulle Informazioni di Agape e le aveva ripetute in pieno Sinodo Non è inverosimile supporre che i
due Messaggi portino alla luce le prospettive di due centri metto vitali
della nostra Chiesai Per il fatto di esser sfati accolti e fatti suoi dal Sinodo, si son trovati ad esprimere delle
esigenze, dalle quali la Chiesa si sentiva direttamente interessata.
Prima che un terzo Messaggio ci
venga indirizizato, non sarebbe male
notare che 1) è cosa possibile, ma da
evitarsi, che un Messaggio seppellisca
gli altri; 2) è possibile, ma non utile,
che il Messaggio diventi abituale e
perda importanza. Non scivoliamo
neiristituzione; 3) un altro Messaggio non dovrebbe costituire una ripe
tizione dei temi dei precedenti, ma
sorgere da un terzo gruppo vitale della nostra Chiesa.
Ma ciò che mi sembra importante
è che un Messaggio Sinodale, venga
discusso e spiegato. In fondo non è
un oracolo ! E anche gli oracoli de)
profeti erano preceduti o seguiti da
commenti.
3 Quale dev’essere oggi il contenuto
• della predicazione? Prendiamo questo termine nella sua accezione più vasta, dal sermone togato aH’annuncio
vissuto in un comportamento. Una
predicazicne che voglia esser tale oggi deve avere un’imità. Quest’unità è
data secondo il Messaggio Sinodale
1960, dall’annuncio del Regno di Dio.
Quest’opinione per ora è condivisa,
con la necessaria chiarezza di visuali, da un certo numero di pastori e di
laici. Si ricorda volentieri (a sottolineare il fatto che non si tratta di
un’idea peregrina basta dire che P.
Tillich apre la sua recente dogmatica con la stessa affermazione) — che
l’impronta che la predicazione ricevette ai tempi della Riforma era
« giustificazione per fede » ; questa im
pronta va oggi sostituita con un’altra che risponda bene alle esigenze
della nostra epoca.
E’ pacifico che ogni pastore darà
alla sua predicazione una impronta
particolare. Ma qualunque essa sia,
dev’essere giustificata. Affermarlo, significa già dire una cosa di una certa
importanza, s;lgniflca costringerci a
riflettere sui nostri propri passi.
E’ possibile, interpellando i pastori
a destra e a sinistra; giungere insieme a definire qual’è rimprcnta che
dobbiame dare alla predicazione di
oggi? Dove va posto in primo luogo
l’accento per rendere virulenti nei
tempo presente i germi del messaggio evangelico?
Il fatto che la predicazione divenga un problema per la Chiesa è segno di vitalità. Ma per la Chiesa, cioè
finalmente non per un gruppo di essa, ma per tutti, per i laici come per
i « competenti ». Se c’è un problema
in cui occorre associare i laici nella
ricerca, è ben questo! Qui i laici non
soffrirebbero l’handicap in molti altri casi determinante, di possedere
una sc-3-rsa o nessuna informazione
sui « precedenti » della questione, perchè son dentro fin da principio.
Ma per la realizzazione di una par
tecipazione la’oa determinante, per
interessare tutta la Chiesa, occorre
che il problema sia impostato e discusso pubblicamente, su giornali e
riviste. Ne abbiamo a disposizione un
gran numero.
Si chiede cioè di precisare discutendo che cosa significhi « predicare il
Regno di Dio come realtà totale della vita». Si pensa forse che abbia per
noi tutti lo stesso significato (una
specie di miracolo dei LXX)? Se si
dovesse definire cosi oggi il contenuto della predicazione si porrebbero alcune questioni da chiarire.
Poiché il Sermone vien fatto su un
testo, sorge la necessità di un approfondimento esegetico. Bisogna che
il nostro « tema » sia messo in rapporto con i’escatologia nell’esegesi attuale, da Cullmann a Dodd. Si deve precisare per lo meno in che senso la
:t giustificazione per fede » può essere riassorbita neùa predicazione del
Regno, e in che senso dobbiamo, nella sostanza, rimanere fedeli al radicale messaggio della Riforma. Como
potremo poi difenderci da facili atLualizzazioni del messaggio dei profeti? Naturalmente l’omiletica stessa
dovrebbe esser discussa dal nostro
punto -'ii vis'ca: le parole del sermone
contengono un pensiero conchiuso o
aprono una prospettiva « escatologica»? Il campo deU’etica verrebbe ad
essere quasi naturalmente il p.ù interessato. E così via.
Mancando queste discussioni, avremo perso molto. Ci passeremo allora
l’un raltro la parola d’ordine : « regno
di Dio », infine uno slogai'i di più da
chiarire ai laici. E poi : avremo anche
una raccolta di Messaggi Sinodali.
S. Rostagno
* Il libro più letto in Giappone (a parte
certi romanzi) è la Bibbia. Nel 1960 ne furono venduti 1.886.909 esemplari. Solo gli
US.4 superano il Giappone nella diffusione
delle S. Scritture.
Per un focolare
■ J domestico
Destati o gioventù!
La nostra rubrica ha dato fino a questo
momento occasione a un certo numero di
incontri felici conclusi con il matrimonio o
in via di conclusione.
Non tutte le candidature però hanno ricevuto la risposta sperata. Alcune attendono ancora. Un ottimo caso che ci sembrava
meritevole al più alto grado della attenzione di molti giovani valdesi è rimasto a lungo senza risposta e finirà forse per risolversi con un matrimonio misto.
Altri ancora, specialmente in città, seguiranno forse la stessa via...
Abbiamo rimpresslone di trovarci qui
dinanzi ad un aspetto di vera e propria infermità della vita sociale della nostra Comunità.
Per quel che riguarda le Valli il fatto
di una percentuale troppo elevata di uomini non sposati nelle nostre parrocchie vaidesi parla purtroppo non solo di apatia ma
anclie di vizio e di immoralità abituali e
parla soprattutto, ci sembra, di una falsa
concezione della vita tutta fatta di egoismo e incapace di generosità e di dedizione.
Per quel die riguarda la città, l’ambiente
morale non offre migliori garanzie di quello dei monti e il matrimonio misto parla
il più delle volte di una, piccola o grande,
abdicazione alla propria fede.
Vizio, egoismo e matrimonio misto di
dii Ita dimenticato il valore della sua fede.
Tutti mali dai quali noi vorremmo aiutare
la nostra cara gioventù a difendersi. Ma
per difendersi essa deve cercare coraggio,
spirito di decisione e soprattutto di generosità.
Sposare vuol dire dare la propria vita,
offrirla in olocausto per costruire quel piccolo tempio di Dio che è la famiglia. Ma
noi abbiamo volentieri del nostro piccolo
io il concetto di una cosa straordinariamente preziosa, abbiam paura di sacrificarlo,
vogliam soprattutto tenercelo per noi e finiamo (-osi per trasformarlo in una pianta
sterile e inutile. 1 nostri giovani debbono
invece abituarsi a portare nel loro concetto del matrimonio (piei palpiti sublimi di
eroica generosità die appartengono alla loro fede evangelica e per i quali, da tanti
secoli, batte il cuore valdese.
« La Cause »
Dalla Francia il Movimento « La Cause »
die da oltre quarant’anni compie un’opera
sociale-religiosa importante, ci domanda alleanza per combattere il pericolo del matrimonio misto. Trattasi specialmente di
giovani contadini e si ricercano specialmente giovanette evangelidie (Nord o Sud
Italia, non importa), disposte a vivere in
ambiente agricolo. Per es. a St. Véran vicino ai nostri confini, dove un ottimo giovane die ha solo il difetto di non vivere
in città, ci è molto raccomandato.
Un giovane cieco
Un giovane valdese, cieco, gradirebbe
trovare una giovane compagna credente.
Non vi .sono preoccupazioni economiche.
Il mese scorso, frequentando un corso
per dirigenti di fanfare in Germania abbiamo avuto come compagno un giovane
cieco, valente organista nella sua città e
menibro di un complesso fanfaristico malgrado la sua cecità. Quando il M.o Stober
ce lo rrresentò ci disse: (( Abbiamo qui un
giovane compagno cieco fin dall’infanzia,
ma tuttavia felice, non è vero Jörg? ». E
Jörg ri.spose: « Si » con una voce squillante die fece trasalire Fassemblea. E ci dimostrò in seguito col suo umore giovanile
di essere veramente un uomo felice.
Orbene, Jörg aveva all’anulare della sua
mano un anello. Malgrado la sua cecità
aveva trovato una cara sposa ed era anche
papà di un bimbetto.
Noi vogliamo credere e .sperare che tra
le nostre fanciulle valdesi si trovi colei
die sia disposta a-J offrire al nostro giovane fratello cieco la sua gioventù, la sua
bellezza ed il suo cuore.
Ancora una nobile candidatura
Cercasi sorella credente 36-iO anni, possibilmente di media cultura e con Fanimo
aperto ad una vocazione sociale-rdigiosa
disposta a qualdte rinunzia in cambio di
una situazione desiderabile assai per un
animo valdese.
Indirizzare al Past. E. Geymet - ì iliar
Pel lice iTorinoi.
Per UHI) iiiigliore politica
d’iininigrazione in Australia
Canberra. - - Alla Convenzione del < i*
vis.no australiano due Capi di Chiese hanno violenleaienle altarealo rattuale politi*
uà australiana d'immigrazione.
I no di loro, .1. S. Moyes, vescovo anglicano d Annidale, e vecchio responsabile
del (ìiovimenlo eimmenieo in Australia, è
giunto a dire che « c strano che il governo
consideri il paese come una succursale europea nel cuore del mondo asiatico ». Ha
soggiunto che non vedeva come la cosa
avrebbe poiulo durare a lungo, poiché è
tempo elle il governo abbia finalmente una
politica definita circa rimmigrazione, e il
Parlamento non abbia più paura di questo
problema.
l n altro oratore, D. S. Anderson, delegalo del Movimeìito cristiano studenti, ha
affermato che il paese giungerebbe presto
suITorlo della catastrofe se la polìtica dì
immigrazione non cambiasse. Attualmente,
salvo rare eccezioni, nessun asiatico, qualunque sia la sua professione e formazione, può immigrare in Australia, ed è urgente aumentare le quote d'immigrazione degli asiatici.
Questa Convenzione è riunita ogni anno
dal governo per studiare i problemi posti
dairimmigrazione e indicare una politica
che corrisponda all’espansione sempre crescente del paese. Dalla fine della seconda
guerra mondiale, un Australiano su 10 é
un immigrarne. i S.OE.P.L)
4
pag. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 7 — 17 febbraio 1961
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
MASSEL
Nous aurons dimanche 26 la visite de
deux étudiants à la Faculté de Théologie
de Rome. Mr. Carlos Delmonte, pasteur
en Uruguay et actuellement à la Faculté,
nous adressera un message au culte. Toutes les paroisses des Vallées auront ce dimanche la visite d’un étudiant et la journée sera consacrée à la Faculté. Nous soubaitons dès maintenant la bienvenue à ces
jeunes.
Dimanche réunion à Salse à 7 heures 30.
Nous souhaitons à tous les masselins cl
à tous nos amis au loin un joyeux XVII;
puissent-ils se sentir unis à nous en cette
occasion, par les liens d’une communion
fraternelle et par le même esprit de service.
RORA
— Francesco Tourn, ex-sindaco di Rorà e, appunto per questo, noto a tutti come
« barba Sondi », si è spento serenamente
all’età di 90 anni. Da qualche tempo era
oqtite dell’Asilo dei vecchi di S. Giovanni.
I funerali hanno avuto luogo domenica 12
febbraio nel tempio di Rorà con la partecipazione di gran parte della popolazione.
Ringraziamo il Past. Jahier che ha presieduto il servizio liturgico all’Asilo.
11 Sindaco Sig. Morel ha voluto esprimere ai famUiari dell’estinto la simpatia
sua e dei componenti dell’Amministrazione comunale.
A tutti coloro che sono colpiti da questo lutto, in modo speciale al figlio Aldo
Dario e alla nipote Lillina, vada l’espressione della nostra profonda simpatia cristiana.
PERRERO • MANIGLIA
Venerdì 3 febbraio, con larga partecipazione di parenti e conoscenti, è stato celebrato il funerale del nostro venerato fratello Genre Abramo, addormentatosi serenamente nel suo Signore, all’età di 83 anni,
al Salengo. Era stato per lunghi anni anziano dei quartiere di San Martino e quando, a causa dell’età avanzata, aveva dovuto dimetlersi era stato nominato anziano
onorario. Alla sua famiglia, così dolorosamente provata, alla quale lascia un esempio di fede, di amore e di operosità, l’espressione rinnovata della nostra fraterna
simpatia.
Celebrazioni a Zurigo
e nella Svizzera alemannica
I Valdesi valligiani sono stabiliti in gran
numero nella Svizzera francese, specialmente a Losanna ed a Ginevra. Sono pochissimi neUe regioni germaniche deUa
Svizzera. Tuttavia intorno alle comunità
di lingua italiana, molto prospere in alcuni
centri, si sono raccolti numerosi amici
svizzeri ed evangelici italiani provenienti
da oigni regione d’Italia. In tali centri, per
ormài antica consuetudine, si celebra con
molto fervore la storica data del XVII
Febbraio.
A Zurigo la giornata del 12 Febbraio è
stata intensamente vissuta nel ricordo ammonitore del passato e nel fermo proposito di proseguire con slancio e con fermezza l’opera affidata in terra elvetica alle
comunità di lingua italiana, che sono in
intima unione con la Chiesa Valdese.
Alle ore 9, nel Tempio gremitissimo.
L'eclisse
A centinaia di migliaia di persone si è offerto lo spettacolo fantastico e solenne dell’eclisse solare.
Pur apprezzando le indicazioni
della scienza, e comprendendo l’importanza delle osservazioni astrofisiche possibili in quest’occasione
eoA rara, sono stato lieto di non
essere uno scienziato affaccendato
dietro i suoi preziosi strumenti, ma
un uomo qualunque che leva gli occhi al fenomeno raro e impressionante. Certo, non c’è più la paura
arcana davanti ad un fatto misterioso e abnorme; ma nella quiete
della valle sul cui sfondo di pianura si stagliava il sole nero con la
sua corona raggiante, mentre alle
spalle la cerchia nevosa dei monti
risplendeva di un vago chiarore irreale, sono stato preso dalla solennità silenziosa della natura, e dal
senso della piccolezza umana, di
fronte a questo fenomeno che non
avevo visto finora, e che non rivedrò più.
E mentre lento, ma inarrestabile
come ogni cosa della natura, mi
scorreva davanti lo spettacolo, contemplando all’ora esattamente calcolata il sovrapporsi della luna al
sole, pensavo che ”al tempo del
l’ignoranza” gli uomini abbandonati a se stesn avevano adorato il
Sole, e forse l’eclisse era momento
di paura per la collera divina e di
espiazione. Troppo abbacinante era
la luce pura di Dio, Creatore del
cielo e della terra; è stato necessario che all’ora prefissata dal misterioso consiglio di Dio, il Figliolo
si interponesse fra il divino splendore del Padre che è nei cieli e l’occhio umano: nell’incarnazione — ci
dicono i testimoni oculari — ’’abbiamo contemplato la sua gloria, la
gloria dell’Unigenito venuto da presso al Padre" {Giov. 1).
Ad occhio nudo, del sole possiamo solo osservare la corona fiammeggiante nel corso dell’eclisse;
della realtà possente e vivificante di
Dio, del Suo Regno possiamo solo
vedere alcuni segni: le sue liberazioni nella storia, ma soprattutto il
raggiare, intorno all’oscurità umana
dell’umile Gesù di Nazareth, della
vittoria sulla malattia, sul peccato,
sulla morte, della potenza luminosa
della resurrezione che ’’risplende
nelle tenebre’’. ’’Ora vediamo in
parte, in modo oscuro; allora vedremo faccia a faccia’’. g- c.
culto di rendimento di grazie con un vigoroso messaggio del Pastore E. Eynard
e l’esecuzione del coro « 11 Rimpatrio ».
Offerte per l’opera in Italia (Fr. 1.232 =
Lit. 175.000 circa).
Subito dopo, assemblea della comunità
per l’esame delle relazioni del Consiglio
sull’andamento nel corso dell’anno 1960;
presenti circa 100 membri ed amici.
Alle 12, in un vasto salone della Casa
del Popolo circa 150 commensali, svizzeri
ed italiani, si ritrovano intorno ad una
parca mensa (costo inferiore alle 500 lire)
per affermare la comune letizia e la fraterna solidarietà. Messaggi dei Pastori
E. Eynard, S. Corda e F. Guidon, dell’Architetto G. Semàdeni, dei sigg.ri S. Qnerciòli, C. Scbiipbacili, del giovane siciliano
S. Giuffrida; inni cantati con slancio.
Alle 15 in Un altro vasto Salone, il fraterno incontro di oltre 200 partecipanti ;
cori eseguiti dalle Corali di Basilea e di
Zurigo, esecuzioni musicali del M« ilalosvizzero A. Milesi, messaggi dei Pastori
Eynard e Hardmeier, rappresentazione
dell’atto unico « Così ce ne andremo » dello scrittore Vittorio Calvino, sotto la regìa
esperta di Antonio Wichser, e con la collaborazione di dilettanti provenienti dai
Grigiori italiani, dalla Sicilia, dalle Puglie e dagli Abruzzi. Origini diverse fuse
nell’affermazione di una continuità ideale
colle generazioni passate nella testimonianza e nel servizio cristiani e di una fede
attuale rinnovata alle sorgenti del Vangelo.
Giornata intensa che ha lasciato un grato
■ ricordo tra i presenti.
Il 19 Febbraio ha luogo la celebrazione
nella città di Winlherthur ed a Basilea si
svolgono le celebrazioni in due tempi: la
Domenica 19 Febbraio e la sera del 4
Marzo. Viator
Offerte prò sioistrati ii Praniollo
Offerte giunte alla Chiesa Valdese di Promollo {a tutto il 5-2-1961):
Chiesa Valdese di Massello (sottoscrizione) L. 57.000; Chiesa Valdese di Pinerolo (solloscriz. 2» vers.l 13.000; Unione
Giovanile Valdese di Ginevra 19.715; Doti.
Ottavio Prochet (Luseina .S. Giovanni)
25.000; Signora De Jongh (Roma) 7.500;
Fernando e Amilda Revel (Torino) 5.000;
Famiglia Long-Gazzoni (Lione) 5.000;
Marco Jahier (Ferrara) 1.000; Angele Rostan (S. Germano Ch.) 1.000; Elsy Forneron in Beri (Sestriere) 1.000; Mie Ferrier
Camilla (S. Germano Ch.) 1.000; Mie Barole Erminia (Monte Carlo) 1.000; Lanlelme Maurin Celina (S. Germano Ch.)
1.000; Fani. Durand Oscar (3. Germano
Chis.) 1.000; In occasione hattes. di Silvia
Rostan, i padrini (S. Germano Ch.) 2.000;
Forneron Alessandrina in occ. batt. della
nipotina Silvia (S. Germano Ch.) 3.000;
Forneron Alessandrina in mem. della sorella Forneron Albertina Pastini 2.000;
N. N. Roma 5.000; Bertalot Giovanni
(Prarostino) 1.000; Carab. Gardiol Erminio (Issime - Aosta) 2.000; Ferrerò Enrico
(Ferrerò) 500; Grill Pietro (Perrero) 500:
Ferrerò Alberto (Perrero) 2.000; Famiglia
T. (Vercelli) 6.000; Anais Alice Marauda
(Rapallo) 1.000; Adolfo e Emma Tron
(Massello) 5.000; tot prec. L. 7.117.235. —
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Massello 50.000; N. N. 5.000; Sig. Berto
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Continua particolarmente intensa la collaborazione nel presiedere culti e riunioni, dato l’impegno parziale del Past. Conte
a Pinerolo; domenica scorsa il culto ai
Coppieri è stato presieduto dal Past. Cipriano Tourn, mentre il Past; Bertinatti,
la Sig.na Longo e il Sig. Varese continuano a presiedere riunioni in alcuni quartieri: siamo molto riconoscenti a tutti questi amici che ci danno il loro aiuto così
apprezzato.
Domenica sera, alla seduta della « E. Arnaud », il Past. Bertinaiti ha presentato
ricordi d’Africa. ' * '
Raccomandiamo in modo particolare la
lettura deH’opuscolo del XVII febbraio,
preparato dal Past. L. Santini; in quest’anno centenario dell’unità d’Italia, che ha
pure rappresentato lo schiudersi del nostro
paese alla nostra opera di evangelizzazione, esso riveste un interesse particolare.
Si annuncia per il 20 febbraio l’arrivo
del Past. Giulio Tron, che si tratterrà alcuni mesi a Torre Pellice: rallegrandoci
di rivederlo fra noi, gli auguriamo fin
d’ora il più cordiale bentornato.
Un ragazzo e un televisore
La casa di Franco Malan, a S. Margherita, è stata testimone di un gentile alto
di solidarietà. Franco, che ha 15 anni, da
oltre sei anni è immobilizzato sulla sua
poltrona, da cui solo di rado si trasferiva
su di una caiTozzella per un breve giro
all’aria aperta; ma da qualche tempo anche questo non gli è più possibile. Curalo
amorevolmente dalla nonna e dalla zia, con
cui vive. Franco ha trovato un vero amico
nel Sig. Nicola D’Amato, insegnante delli
Scuole mauriziane: da anni questi è ve
nulo due volle per settimana, prima per
fargli lezione, poi per affetto. Giovedì
scorso è comparsa sullo « Specchio dei
tempi » una sua lettera in cui chiedeva un
televisore, anche in prestito, che ravvivasse Un poco gli ultimi tempi del piccolo
amico ; venerdì mattina già giungevano i
tecnici ad installare un televisore donato
dalla direzione amministrativa della RAlTV. Ora Franco può seguire alcuni programmi — senza stancarsi troppo — e
le isue giornate trascorrono più ricche di
interesse. Due signori venuti da Torino
hanno portato in dono un belForologio.
Mercoledì un inviato di «,Specchio dei
tempi » ha accompagnato a casa di Franco
il Prof. A. M. Dogliolti, a visitarlo con il
medico curante. Doti. E. Gardiol, e gli ha
portalo un dono cospicuo. Teniamo a ringraziare molto caldamente l’Ins. D’Amato,
lo « Specchio dei tempi », la Direzione della RAI-TV e quanti si sono mostrati solleciti e generosi. La «era del 16 Franco contemplerà dalla sua finestra i falò accendersi qua e là; ma per lui si è accesa una
Im-e ben più luminosa e grande e calda
che non quella dei fuochi, o dello schermo
televisivo: la luce di un affetto premuro
so e attivo. « In quanto l’avele fatto ad
uno di questi miei minimi fratelli... ».
Direttore resp.; Gino Conte
Coppitri . Torre Peli. ■ Tel. 947P
^edfe e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
________n. 175, 8-7-1960_______
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
La famiglia del compianto
Abramo Genre
profondamente commossa per la t^
stimonianza di stima e di affetto ricevuta in occasione della dipartita del
suo caro, ringrazia sentitamente tutti coloro che da vicino o da lontano
hanno partecipato al suo dolore. Un
ringraziamento speciale ai coniugi Canal per la fraterna assistenza all’estinto.
Salengo di S. Martino, 4 febbraio ’61
La famiglia Tourn ringrazia vivamente quanti le hanno dimostrato la
loro simpatia in occasione della dipartenza del loro diletto padre e nonno
Francesco Tourn
ex-sindaco di Rorà
In particolare ringrazia la Direttrice dell’Asilo dei Vecchi di Luserna S.
Giovanni ed i pastori sigg. Jahier e
Conte.
Rorà, 13 febbraio 1961
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