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Ann« II»
Veucrdì 3 dicembre IS5V.
A.
LA BÜOMA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PBBZXO D’A«*MiOCIAZIO!«B
(i domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,SO
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìui, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » S,20
A).>:5EijovT£{ Si tv àyinYi
Seguendo la verità nella cai^tà.
Ems. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
del Ke, N ’IiJ, piano 3''.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie coiranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Una convQtsione al Vang;el6v ~ Dialogbetti. III.—Libertas pro oobit.<^Ai »ignori
Redattori dei Cattolico. — ^e Glaneur Savoyard. —■ Notizie religiose t MilaflO*
,^ir6tìjse — Roma — Francia — Labrador. — Cronachetta polìtica.
m CONVEUSIOXE Al VANGELO
Un amico nostro ha ricevuto la
lettera seguente, la quale per essere
dettata col linguaggio delia sincerità
e della fede, noi crediamo possa essere di vera., edificazione pei nostri
lettori. . — .
Puligny(prèsChagny) Saoneet Loire
8 novembre, 1832.
Egregio Signore]
Dna sera del passato settembre un
iwete romano recavasi alla casa di
Vossignoria, ed annunziandosi sotto il
nome di D. Giovanni Ferrerò vi pregava di ascoltarlo. — Voi gentilmente
lo riceveste nel vostro gabinetto, e
con tanta grazia ed evangelica unzione parlaste al cuore del sacerdote romano, che egli cominciò a presentire
essere prossima la sua redenzione a
Cristo.
Son io stesso, o signore, quel prete
non più discepolo del papa, ma seguace di Gesù Cristo. Vossignoria non ha
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certo dimenticalo lo scopo della mia
visita; pure sento dolce bisogno di
ricordarla, e spero che ripeterla non
tornerà inutile, ma potrà far del bene
a più d’un prete che si trovasse nello
stesso caso di afflizione spirituale, in
cui mi trovai per molti anni io medesimo.
Da pezza agitato dal dubbio sulla
mia religione, io cercava coll’ esame
delle Divine Scritture rendermi ragione sulle credenze che Roma impone
alla fede de' suoi sudditi. — Meditando sulle imparate dottrine, e confrontandole colla santa parola, e allo
sfoggio del culto papale paragonando
la sublime semplicità della religione
di Gesù Cristo, e riflettendo sul dogma
della giustificazione gratuita e suU’in
segnamento delie opere meritorie.....
ed osservando che le tradizioni ecclesiastiche di Roma sulla confessione
auriculare, sull’eucaristia, sulla messa,
sulla transustanziazione, sul purgatorio, sulle indulgenze eco. ecc., non
sono affatto espresse nelle Divine Scritture, e che nè Gesù Cristo, nè gli Apostoli non hanno sillaba che accenni a
certi dogmi del papa e della sua Chiesa.....cominciai a domandare a me
stesso : La religione di Roma in
cui sono nato, e poi stato fatto ministro, insegna veramente quanto è necessario alla salute eterna? La sua
dottrina è dessa conforme alla Divina
Parola? La romana dottrina sul culto
e sulle credenze è dessa in armonia
colla semplicità del Vangelo? — A
questi quesiti la mia coscienza rispose
di no. Ora a questo no della mia coscienza, che mi dice non essere la
Chiesa romana la vera, dovendosi tenere per soli veri Cristiani coloro che
credono alla grazia di Gesù Cristo e
non al valore o all’efficacia delle opere
meritorie , esiterò ancora tra 1’ errore e la verità ? Starò io ancora in
forse tra Cristo e il papa? Sarò evangelico per intimo convincimento,
e cattolico in apparenza? Seia messa
non è più per me che una cerimonia
umana....., se la transustanziazione
non è più per me che una invenzione
scolastica del medio evo....., dovrò io
continuare a celebrare ? Ma allora k)
sono un ipocrita, e meglio sarebbe per
me che Dio non avesse fatta la luce sul
mio spirito, che rifiutarla o fingere di
non vederla. — A tali riflessi la grazia di Gesù Cristo che batteva al mio
cuore, mi ispirava coraggio di vincere
ogni umano rispetto, e di confessare
pubblicamente la verità, separandomi
da Roma senza più. — Tuttavolta
mondani riguardi mi trattennero ancora legato alle contratte abitudini :
la tema di recare afflizione al cuora
de’ miei carissimi genitori e fratelli,
di perdere la stima e l’amore di personaggi egregi che mi onoravano di
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singolare bcucvolcnza....., il timore di
trovarmi senza mezzi di sussistenza, e
di passare da una vita agiata ad uno
8lato di penuria.....— E tutte queste
eonsiderazioni pesavano talmente sul
mio spirito, che vissi più anni senza
potermi risolvere a confessar Gesù
Cristo. Intanto le pene del cuore crescevano, si moltiplicavano in proporzione della luce chela mia mente hevea nella santa Parola. — Codardo !
sentiva il bisogno di rigettare l’errore,
e di vivere di verità..... ogni giorno
prometteva a me stesso « dimani rinunzierò al papa », ed il dimani
mi trovava più codardo del giorno
passato. — Dio avrebbe dovuto abbandonarmi , e punire la mia viltà :
pure non fu così; piacque anzi alla misericordiosa bontà del mio Dio, trionfare della mia codardia, e vincere la
mia iuCngarda ostinazione coll’abbondanza della sua grazia.
Un giorno più del solito agitato,
non più dal dubbio — imperciocché io
credeva fermamente al Vangelo, come
dubitava di Roma, — ma inquieto
sulla mia falsa posizione tra Cristo ed
il papa.....per calmare la mia inquietudine, prendo tra le mani il Vangelo, lo apro, e mi cade sotto gli occhi
questa terribile sentenza del SalvaloTe; « Che giova all’uomo l’acquisto del
mondo,, se poi andrà perduta l’anima
fiua? ■» S. Marco Vili, cap; Sfr. ®il#
sta terribile ma salutare sentenza mi
colpì ; mi sentii agghiacciare ; ahbrividii; mai in vita mia provai più desolante agitazione ! — Dal profondo
del cuore, io pregai Iddio padre o a
togliermi la luce che illuminò la mia
mente, o ad ispirarmi coraggio di romperla finalmente con Roma. — Il sole
era prossimo al tramonto ; coll’ agitazione in cuore, cogli alTetti dell’auima in tempesta, esciva di casa: esciva
per trovar pace; quella pace ch’io cercava dappertutto.....che chiedeva agli
uomini, e che Dio solo può dare.
E Dio me la diede; Dio m’ispirò
un buon pensiero per trovarla : Andrò dal signor] B. dissi a me stesso;
questi è uomo di profonda erudizione:
vedrò che saprà dirmi; se avrà una
parola di consolazione per me. —
Ma..... un prete romano..... da un
ministro valdese ?.... — E se qualcuno del clero mi osservasse? Se il
vescovo lo sapesse?..... A questi riflessi , il mio cuore rispose ; la salute
dell’anima tua è forse nelle mani del
tuo vescovo? — Egli potrà punirli!
ma non potrà darti la vita eterna.
Oh, non temere colui che può ucoifléré
il corpo.....temi bensì chi può uòéì'
dere l’anima tua. —Così rinfriiiibato
dalla parola di GristofVJi.'. ftfiìdató' in
Dio--^ rivolsi i mFtìl paisi')tiir aWta^
iiono'defi signor ' i-i
Sigawdy<ii0>'fito jiveva Fonofe’ di
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conoscere nè vossignoria, nè il signor B., io non cercava che un uomo
erudito nella parola di Dio, pietoso, mi
sericordievole.....Io cercava un cuore
cristiano per versare in esso l’espansione del mio ; mi rivolsi a voi non
avendo trovato il signor B. — e in
voi, 0 signore, trovai il vero ministro di Dio. — La soavità, la forza , l’unzione colla quale parlaste al
mio cuore , risolveste i miei dubbi,
rinfrancaste la mia fede, tranquillizzarono r anima mia — Dio parlò
al mio cuore per bocca vostra. — Voi
mi consigliaste di pregare, di leggere
con umiltà di cuore la sacra Parola,
di fare nulla di più che avrebbe richiesto la mia fede. — Vedrete, o signore, più sotto, qual vantaggio spirituale mi recò la visita che vi ho
fatto. — Voi mi accomiataste dandomi la Lucilla, il Beneficio recato dalla Morie di Cristo, ed il
De Sanctis, e vi lasciai edificato di
voi, e col mio cuore più tranquillo e
più disposto a separarmi da Roma.—
Se ben vi ricorda, io vi diceva che
l’esercizio del sacerdozio romano era
r unico mezzo di vivere.... e sarei caduto in povertà cessando di celebrare
e dalle altre prezzolate funzioni dell'altare romano.—Voi mi rispondeste
di confidare in Dio! Alcuni giorni ancora vissi esercitando il ministero di prete....,ma ogni volta clve mi accostava
all’altare per celebrare la messa, sentiva tutto il sacrilegio che commetteva
celebrando un rito che già credeva
ingiurioso ed offensivo alla divinità di
Gesù Cristo.....un rito che per me
non era più che un soggetto d’idolatria e d’impostura. — Allora pochi
giorni dopo che vi parlai, cessai di
celebrare e di prendere parte ai riti
romani..... e sia benedetto Iddio, mi
sentii in appresso più tranquillo — la
mia fede più larga — l’anima mia più
lieta.
Otto giorni dopo quella sera che
conversai con vossignoria, alcuni interessi della mia famiglia mi obbligarono a lasciare Torino per alcun tempo, — e se la Provvidenza dispose,
che lotìtano da Torino potessi più liberamente esentarmi dall’esercizio del
mioistero sacerdotale, mi tolse però il
vantaggio di profittare nelle cose di
Dio, bevendo le acque salutari della
vostra dottrina. — Tornato a Torino
verso la metà di ottobre, volai a casa
vostra — non eravate in casa. — Risoluto di romperia finalmente con Roma e separarmi da lei per vivere in
Gesù Cristo, stabilii di lasciare famiglia, Italia e patria, e recarmi in Francia, in Inghilterra od in America, dove mi sarei aggregato a qualche chiesa
cristiana, dopo avere pubblicamente
rinunciato al papismo. — Il pensiero
di non polcr sostenere senza troppa
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commozione la desolazione della mia
famiglia , e certamente lo sdegno e
la collera de’ miei parenti se avessi
abiurato in Torino gli errori di Roma .....fu tale pensiero, che mi spinse
alla risoluzione di recarmi in suolo
straniero per praticare liberamente la
mia fede.
Addi 20 ottobre lasciai Torino, l’Italia , i miei carissimi. — Lasciava la
religione di Roma, un presente tranquillo secondo il mondo, un avvenire
promettente agiatezza , partiva colla
sola fede di Cristo in cuore. — 11
giorno innanzi la mia partenza mi recai ancora a casa vostra, cercando di
voi, per comunicarvi la mia assoluta
determinazione , ricevere i vostri ordini, e chiedervi qualche lettera d'appoggio presso i Cristiani di Francia
e d’Inghilterra; — ma fosse disposizione di Dio 0 caso , non vi trovai.
— Addì 25 ottobre giunsi a Lione —
ai 24 m’imbarcai sulla Sonna per Chàlons avviandomi a Parigi, solo, senza appoggio, con soli otto scudi in
tasca.... senza conoscenza o recapito
per Londra o Parigi.... con poca cognizione deH’idioma francese per appiccare discorso coi passeggieri che
erano sul battello. — Fra cento e piCi
persone che viaggiavano meco io era
solo fra tanto mondo, come la palma
del deserto. — lo non aveva che Dio
unico mio consolatore. — Egli però
accorse in mio bisogno.
La necessità di sapere il luogo della
stazione della ferrovia che noleggia i
viaggiatori da Chàlons a Parigi, mi
obbligò a rivolgermi ad un signore ,
che dal volto gentile e dallo sguardo
pietoso mi prometteva bontà di cuore
e cortesia.
Scambialo un saluto col Signor
Jouard-Pons (che voi stesso, o Signore , conoscete molto bene , come
vengo assicurato dal suddetto e dalla
signora Susanna Pons della Torre, sua
con.sorte), e richiestolo di condurmi
alla stazione giunti a Chàlons, alla
qual dimanda mi premise essermi guida e direzione, m’interrogò della mia
patria. Come seppe esser io dello
Stato Sardo e Piemontese, mi rispose :
Mia moglie è pur ella Piemontese.
Ella è della Torre di Lucerna, di religione evangelica. Allora io soggiunsi ; Meglio per voi, o Signore, avete
una sposa veramente cristiana.—Jouard a questa mia osservazione, per
nulla in armonia colla mia divisa di
prete , stupì, meravigliò, e rispose :
Signore, è la prima volta che sento
un prete ad enunciare, con parole cosi
precise concetti opposti alla fede di
Roma. — Allora io a lui : — Signore,
benché il mio costume non vi parli
in favore de’ miei principii, spero che
vorrete questa volta credere vero il
proverbio: che l’abito non fa il monaco. Sebbene la mia divisa sia quella
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di prete e di papista, il mio cuore
però e nemico ed avverso alle dottrine
di Roma; le mie convinzioni religiose
non sono più quelle del clero romano
io sono evangelico, io sono cristiano!
— E Jouard a me; Voi dunque non
credete nè a messa , nè a confessione, ecc., ecc. ? — Ed io a lui; Non
credo che a Gesù Cristo! Non ho altra
fede che nel suo sangue che placò per
me la giustizia di Dio, senza il menomo concorso delle mie forze naturali,
delle mie opere. ■— Io credo che il
Cristiano è salvato solamente dalla
giuslizia Q dalle opere di Cristo , rigenerato dal solo Spirito Santo per
libera volontà e bontà di Dio , non
in virtù di nessuna opera umana e
particolare cerimonia. Ecco la mia
fede : quella fede per la quale io erodo fermamente che Gesù Cristo pagò
sufficientemente ogni mio debito a
Dio, quella fede per cui credo che
l'inferno fu estinto per me dal sangue preziosissimo di Cristo , unica
mia giustizia , redenzione e salute.
— Se dunque , riprese Jouard, voi
credete nella sola virtù di Cristo,
voi non potete più rimanervi prete,
nè esercitare le funzioni di prete romano. — Naturalissima conseguenza , risposi ; ed appunto lasciai famiglia e patria per essere più libero
a professare la mia fede. Prima d’ora,
0 Signore , ho rinunziato alla messa
e ad ogni esercizio di prete ; ora non
mi resta che deporrc la sottana. A
Parigi mi vestirò da borghese e getterò via questa scorza romana. —
Jouard mi strinse con gioia la mano,
e tutto lieto d’aver trovalo un nuovo
fratello , e di vedere in me un nuovo
trionfo della grazia divina , mi parlò
in questo modo: — Signore, voi mi farete grazia e sommo piacere se interr
romperete la vostra andata a Parigi ;
voi dovete compiacermi, e venir mec»
a Puligny qualche tempo in casa mia;
mia moglie sarà lieta di vedere un piemontese , più lieta di stringere la manoad unfratello convertitoaCrislo. Nel
nostro incontro veggo un non so cbe
di provvidenzìtile ; io non potrei si
tosto dividermi da voi ; accéttate in
nome di quella fede che ci fa in Cristo fratelli : non io faccio un favore
a voi invitandovi, sì, voi lo fate a
me accettando,' venite,a casa mia potrete tosto deporre questi abiti ed abbigliarvi alla borghese; noi leggeremo
insieme la Santa Parola , pregheremo, loderemo Iddio , voi sarete per
mia moglie un fratello, per me un
amico — Accellai.
Signore , sono 17 giorni che vivo
sotto il tetto della più cordiale e cristiana ospitalità , edificato dalle virtù
di questi due rispettabili conjugi Jouard-Pons. — Essendo costoro vostri
conoscenti c fratelli in Gesù Cristo,
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voi giubilerete di saulo gaudio , che
io sia alla vostra coinpalriota la signora Susapna Jouard-Pons un motivo di esercitare la carità e la cristiana beneficenza.
Vi scrissi questa lettera, o Signore,
col vivo desiderio che vi compiacciate
di darle tutta la pubblicità possibile
in un foglio qualunque. — Quando
ua Cristiano ha la gioia di sentire nel
suo cuore la fede e la grazia di Gesù
Cristo, deve avere il coraggio di confessarla in faccia agli uomini. — Oh
piaccia alla divina bontà, che queslo mio scrino sia di edificazione
ai fedeli, di eccitamento ai miei
antichi collcghi di riconoscere le verità che recarono pace all’anima mia,
— e conoscano finalmente « Che il
sangue di Gesù Cristo , il figlio di
Dio, ci purificò d’ogni peccato (I. Pietr. c. 1») ; ci salvò dalla maledizione
della legge, facendosi egli stesso maledizione per noi (Gal. Cap. 3. v. 19);
che scancellò col suo sangue la cedola che slava coutro noi per i suoi
decreti , ed abolì intieramente questa
cedola die ci era contraria, l’abolì
aOlggendola alla sua croce (Colos.
Cap. 2. V. 14) ; che nessuno sarà giustificato avanti Dio dalle opere della
legge.- perchè la legge non dà che la
conoscenza del peccalo , e quindi il
peccatore è salvalo da Dio per la graiia della fede senza le opere : avve
gnaccbè le sole opere di Cristo piacquero a Pio e furono per noi meritorie : onde conchiude S. Paolo —
Voi siete salvati dalla grazia, dalla
fede : questa grazia non viene da voi
ma è un dono di Dio , non già delle
opere , perchè niuno si glorii di sè »
(Ephes. II. 8).
0 preli romani, so alcuno di voi
trova se stesso in questa mia letlera,
se alcuno di voi geme, sospira e
piange nel segreto deU’anima sua agitato dal dubbio sulle romane credenze.... eccovi il mezzo di acquistare la
pace del cuore ; leggete con umiltà
di cuore la Parola di Dio. — Oh
mio Dio, che con tanta gratuita bontà ti palesasti al mio spirito come
mìo unico salvatore ! oh la tua parola , la tua buona novella, la tua
fede che guarì l’anima mia, la nodrì,
la consolò, la Ìorlificò , sia luce, alimento , consolazione e fortezza ai
parenti, colleglli ed amici, dai quali
mi separai, non per odio o livore, non
per umani molivi, ma solamente per
obbedire a Cristo , onde aver parie
in paradiso con Cristo.
Gradite , o Signore , gli omaggi di
stima e di cristiano amore coi quali
ho l’onore di professarmi con speciale
considerazione ,
Della S. V. Egregia,
nevm° ed aj[m'> patella in G. C.
Gio. Ferbero , ex,-prete romano,
ora discepolo di Gesù Cristo.
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DIALOGÜETTI
III.
Dou lilborlo e Tonto.
Tonio. Giusto desiderava di vederla, signor D. Liborio, per continuare quel discorso dell’altro giorno.
D. L. Quale?
Ton. Eh, non finga averlo dimenticato. Ella diceva che i Valdesi insegnano che l’uomo non deve fare
opere buone per essere salvato, perchè è salvato per la fede, ed io con
molti passi del Vangelo, e con buone
ragioni le provava che appunto perchè
l’uomo è giustificato per la fede senza
opere, appunto perciò deve operare il
bene.
D. L. Ma vedi quanto sei sciocco,
il mio caro Tonio, rispondi a me ;
quando, secondo la dottrina dei tuoi
maestri, Dio ha giustificato l’uomo
senza alcun merito, quell’ uomo così
giustificato non può più dannarsi; non
è vero ? Ora se non può più dannarsi,
qualunque cosa egli faccia sarà salvato : dunque vedi bene che se questo
preteso giustificato per fede sarà un
ladro sarà salvato, se sarà un assassino, sarà salvato ecc. ecc.: dunque
la tua religione insegna l’immoralità.
Ton. Mi par proprio neH’udirla di
rileggere la Campana di ieri P altro,
la quale in un articolacelo del tutto
degno del giornale che Io stampava,
moveva le stesse stupide accuse contro la dottrina evangelica, che ora
sento venir fuori dalla sua bocca.
D. L. Campana o non Campana,^
non è questa la quistione, e faresti
meglio invece di chiamare stupide queste accuse, di confutarle, se te ne senti
capace.
Ton. Senta, signor D. Liborio, io
sono un povero operaio che non ho
fatto studii, ma quello ch’io credo,
grazie a Dio, so perchè lo credo, e
quindi ella non pensi di potermi per sì
poco abbagliare coi suoi razziocinii
da dotto, che parendo conchiuder
molto, non conchiudono nulla. Io
ammaestrato dall’Evangelo so (e questa scienza è la mia pace), che l’uomo
è salvato unicamente per fede, vale a
dire, come già glie l’ho spiegato un’
altra volta, che la sua salvazione non
gli viene nè da quello che ha operato,
nè da quello che opererà, ma unicamente dal perdono meritatogli da Gesù Cristo coi suoi patimenti, e ch’egli
per mezzo della fede si è appropriato.
Ma intendo io con questo asserire,
e quei cristiani dei quali divido la
credenza, vogliono essi insinuare, come ella, signor D. Liborio, ed i pari
suoi ne li accusano (con qual buona
fede, Iddio lo sa!) che sia cosa indifferente il bene oprare, e soprattutto
che si possa godere il beneficio della
morte di Cristo, rimanendo corrono
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di cuore, ed immerso in ogni sorta
di bruttura e di malvagità? Dio ce ne
liberi ! Perciocché se trovasi scritto
nell’Evangelo che « siamo salvati per
grazia » (Efes. H. 8), è dell’ Evangelo
altresì questa parola che si collega
così ottimamente colla precedente, che
« essendo stati riscattati a gran prezzo, noi dobbiamo glorificare Iddio
nel nostro corpo e nel nostro spirito
che gli apparlengono (1. Corint. VI.
20) ; » è dell’ Evangelo altresì questa parola che « se uno è morto
per (ulti... egli è morto, affinchè quelli
che vivono, non vivano più per se
stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro « (2. Cor. V. 14)j
e questa di S. Pietro, che « siccome
Colui che ci ha chiamali è santo, noi
pure dobbiamo essere santi in tutta
la nostra conversazione » (1. Pel. I.
15). — La santità dunque, e non la
sozzura, la consecrazione del suo corpo e del suo spirito a Dio, e non l’abbandono alle concupiscenze della vita,
ecco, 0 signor D. Liborio, quale dovrà essere, dietro la Scrittura, il carattere del cristiano, che sa di essere
stalo riscattato gratuitamente da Gesù
Cristo. — Ed infatti creda a me che ne
ho fallo l’esperienza; chi dopo essere
stato per molto tempo tormentato ed
angoscialo, a cagione dei suoi peccali,
è giunto a credere a quel portento
d’amore : Gesù Cristo immolato per
noi, non può più non amare Gesù Cristo ; e più sarà ferma in lui quella
fede, più sarà intenso altresì quell’amorc. Or quando io porto grande affetto ad alcuno, lungi dal sentirmi
spinto a fare quello che gli dispiace,
non trovo più deliziosa occupazione
che di adempiere quanto so meglio di
compiacergli. Così chi amerà Iddio,
chi amerà Gesù Cristo, essendosi sentito amalo da Lui, amerà altresì la
divina volontà ; e mentre egli rifuggirà come dalla maggiore delle disgrazie , da quanto essa proibisce, egli si
adoprerà, per quanto è in lui, airesattò
adempimento di tutti i comandamenti
che essa c’impone. .Ma tutto questo, ci
badi bene, ei lo farà, non per essere
salvato, ma appunto perchè è stato
salvato; non per meritar il ciclo, ma
per gratitudine ed ubbidienza a Colui
che ce l’ha aperto coll’immolazione di
se medesimo. Ecco, o signor D. Liborio, a che si riducono per un’ anima
retta e sinceramente disposta a lasciarsi guidare dall’Evangelo, quei ra*
ziocinii con cui ella cercava di stornarmi dalla mia fede....
D. L. Sì, si, tutto quello che lu
vuoi, Tonio; ma intanto voi altri non
vi confessale, non andate alla messa,
non fate opere di carità, non osservale il venerdì e sabato ; in somma
non fate nulla di quello cbe comandd
la S. Madre Chiesa.
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Ton. Ma noi però facciamo tulio
quello che ci comanda di fare Iddio
nella sua Sanla Parola. Se noi non ci
confessiamo agli uomini, ci confessiamo a Dio, il quale solo può rimettere
i peccali (Luca Y. 2)); se non andiamo alla messa ove non comprendiamo
nulla, andiamo alla predica ove comprendiamo lutto ; se non diamo l’elemosina ai frati, la diamo ai veri poveri ; se mangiamo carne il venerdì e
il sabato, è perchè il Vangelo non solo
non c€ lo proibisce, ma ci dice :
(I Mangiale di tulio ciò che si vende
nel macello, senza farne scrupolo alcuno per la coscienza n (I, Cor,
25). E poi le opere buone sono la carità in tutta la estensione della parola.
B. L. Addio, addio Tonio; oggi
ho frolla, un’altra volta....
Ton. Attenda ancora un istante e mi
dica; Ella che dice che gli Evangelici
insegnano che non si devono fare le
opere buone, lo dice, ma non lo crede.
Se lo credesse , bisognerelibe che credesse che una comunione religiosa la
quale insegna una lale dottrina fosse
composta di lulli i più grandi scellerati. Ebbene veniamo ai fatti: 1 Valdesi
insegnano questa dottrina non solo ,
ma essa è il punto fondamentale della
loro credenza , e quello che forse più
di ogni altro li distingue dalla Chiesa
romana. Or ha ella sentito mai dire
ad alcuno che nelle valli abitale dai
Valdesi vi regnasse maggiore immoralità che in qualunque altra parie
del noslro Piemonte ? Portiamo più
lontani i nostri sguardi : la maggior
parte degli Inglesi, degli Olandesi, dei
Prussiani, degli Svizzeri, degli Americani professano quella credenza che
è respinta come eresia abbominevole a
Firenze, a Napoli, a Roma ecc. ecc.
Or confrontandoneirinsieme questi popoli gli uni cogli altri, ardirà ella di sostenere che regni maggiore immoralità,
che la vita di famiglia sia meno illibata, la fede giurala men sicura, le
persone e gli averi men guarentiti in
Inghilterra, in Olanda, in Prussia od
in America, che in Toscana, a ^^apol¡
e sovraltutto a Roma?.... Altre volle , quando si viaggiava poco, e i
soli preti, signor Don Liborio ^ scrivevano giornali, questo si potea asserire ; ma ora che perfino gli operai
viaggiano, e cbe lutto si sa per il suo
vero verso , queste fandonie non vi è
più chi seriamente si ardisca di sostenerle....
D. L. Basta, lasciamo andare questi discorsi che non fanno al nostro
proposito: dimmi, li vuoi riconciliare
colla S. Chiesa ?
Ton. Vuol dire colla sua Chiesa?
D. L. Colla Chiesa romana, s’intende : quella è la sola vera, e fuori
di essa non vi è salvezza.
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Ton. Quando ella ini avrà dimostrato col Vangelo alla mano , cbe la
sua Chiesa è la sola vera, io allora
tornerò ad esser romanista.
D. L. Bravo Tonio, ed io te lo dimostrerò come quattro e quattro fanno otto.
Ton. Ed lo le manterrò la mia parola.
LIBERTAS PUÒ NOBIS
Sir Culling E. Eardley, presidente
della sezione britannica dell’.Alleanza
Evangelica, avendo letto tra i nomi
dei componenti il Comitato formatosi
in Irlanda per il progresso della liberici religiosa, quello del sig. Lucas,
redattore del giornale gesuitico thè
Tablet, e scorgendo in ciò una occasione propizia di assicurarsi della sincerità dei sentimenti espressi da certi
cattolici-romani su quest’ importante
quistione, diresse a questo campione
della libertà la lettera che riportiamo
quivi appresso:
Io non ho bisogno d’insegnarle che un
uomo pubblico volendo esser rispettato,
deve agire per principio. Cliiedere l’uguaglianza religiosa in Iilanrla, e non
incoraggiare, per quanto sla in suo po*
tere, gli sforzi che altrove si fanno a
questo Gne, sarebbe prova di una assenza
totale di principii.
Non è intenzione mia di esternarle
in questa lettera il mio modo di vedere
intorno al movimento cb’ell.1 cerca <1!
provocare in Irlanda; solo io mi penhettó
di rivolgermi alla S. V. a cagione di
quanto sto per esporle.
Ella, senza dubbio, ba avuto cogni«
zione dell’ incarceramento avvenuto iu
Toscana dei coniugi Madiai, per motivo
di religione. Colestoro sono stati condannati uno a tre anni e mezzo, l’altro à
quattro anni e mezzo di galera coi hivoin
forzati, per aver letto le Sacre Scritture,
reso culto a Dio in fuori della Chiesa
di Ronia, ed aver indotto alti-e persone
ad unirsi a loro.
Simile barbarie non abbisogna di
commentario: l’accusa ha dichiarato nel
modo più esplicito, durante il processo,
essere la causa di cui trattavasi del tuttd
estranea alla politica. Fu stabilito che Ift
condanna era per fatto di religione uni»
camente : religione diversa da quella dell^
chiesa stabilita di Toscana; ed è questa
punizione l’infrazione piii oltraggiosa che
si possa concepire dei principii piii elementari della libertà religiosa. '
Una deputazione di vari paesi; Gran
Bretagna, Francia, Olanda, Svizzera,
Germania, sta per recarsi presso al
Gran Duca, onde sollecitare, a nome
della libertà jellgiosa, la liberazione del
coniugi Madiai. lo mi propongo di combinarmi con cotesta deputazione a Marsiglia ; e perciò mi permetto di domandarle, se io possa assicurare i membi'i
che la compongono che sono autorizzati
per parte della S. V. a dichiarare a Firenze, ove Ella è assai bene conosciuta,
che vede con sdegno t’inc.nrceramento
dei coniugi Madjaij nell’interesse supposto della sua fede, e che è suo desiderio
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sia lo scopo che la deputazione si è prefisso, pieuamente raggiunto.
Ad una lettera cosi dignitosa come
rispose il sig. Lucas— Dopo fatte
le meraviglie sulla imj>ertinenza (sic)
di slr Culling E. Eardley , egli cosi
ragiona per ben tre colonne del suo
giornale; È vero che la religione stabilita è protestante in Irlanda, e cattolica in Toscana; ma il protestantismo in Toscana è « un delitto contro
« a Dio, ed una ingiuria alla società»,
tnenlre il romanismo in Irlanda è una
vera benedizione; il protestantismo è
l’eresia, il romanismo è la verità. La
verità deve essere sostenuta e l’eresia
soffocala: molivo per cui i Governi
cattolici-romani possono e devono incarcerare i protestanti; mentre i Go
verni protestanti commettono un vero
oltraggio contro Iddio, non lasciando
che i catlolici godano ovunque la
più intiera libertà.
■— Qualcheduno, non ricordiamo
chi, diceva che gli errori pratici che
nascono da una religione falsata sono
più mostruosi di quelli che partorisco
la stessa incredulità. Il redattore in
capo del Tablet, ed i tanti che si fanno
sostenitori delie medesime dottriue,
non porgono essi, della verità di lai
parola, la prova più indubitata?
Ai signori Redallori del Cìttoucq.
Signori Reverendissimi!
Quando l’avrete fluita col « procedere
vituperoso » delia Buona Novella, coi
« giornalisti supposti Valdesi« coi ucorbelloni, parabolani, tergiversatori, allucinatori, aggiratori, tranellieri, haratiieri di professione » ed altre congimiti
gentilezze di cui, con una liberalità che
va crescendo, ci regalaste nell’ultimo articolo al nostro indirizzo (num. 97i),
speriamo che vi compiacerete rispondere finalmente alle domande che da
più tempo vi abbiamo fatte sul senso
dei passi da voi addotti a sostegno della
vostra dottrina intorno all’ Eucaristia.
La scusa che rispoudere a siffatte domande trarrà la discussione troppo a
lungo, non fa per voi, che dei lunghi
articoli) e delle serie inrinite pare cbe non
vi spaventiate tropico quando la cosa vi
capacita; il venir fuori ,tuH’ad un tratto
perchè gli articoli che si doveauo stampare in fascicolo separato al fermine della
discussione, si stampino fin d’adesso, e
si stampino in Genova piuttosto cbe altrove perchè cosivi piace, (come se i redattori della BuonaNovella,\o ripetiamo,
fossero i vostri penitenti, e non avessero
altro da fare che di accettare quante condizioni vi salta il grillo d’impor loro), è
un’altra scappatoia che non ingannerà se
non i gonzi. L’unico mezzo che vi resti di
aver salvo l’onore e di non dare a credere
al pubblico, che pentiti della sfida fattaci,
cercate lutti gli arzigogoli per tirarvi indietro, si è che ci diale le risposte che
v’abbiara chieste, e senza le quali egli è
impossibile cbe la discussione vada avaoli.
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In nessun ordine di cose le ingiurie non
si computano come ragioni, e quanto
meno in un argomento come quello che
trattiamo! Una tale sfilata di sconcie parole per difendere il mistero Eucaristico !!
Ma non ve ne accorgete, o signori redattori, che se ciò che difendete a queslo
modo fosse la verità, e la verità potesse
morire, da molto tempo essa sarebbe stata
soffocata nelle vostre mani ?
LE GLA>EUK SAVOVAlUi
(Lo Spigolatore Savoiardo).
Riceviamo da Ciamberì questo Giornaletto, che si dice diretto a propagare
conoscenze cristiane e popolari. Il primo
numero che abbiamo sott’occhio contiene
un’introduzione, dove protesta di rivolgersi a tutti coloro che oltre la vita corporale sanno di avere anche un’anima da
salvare. Inteade pertanLo di trattare non
solo i bisogni della presente vila, ma
quelli altresì dello spirito; e come cercherà di rendere popolari le conoscenze
necessarie al benessere e alla comodità
della vita , non mancherà di spargere
eziandio le verità di vila eterna, quali ci
vengono insegnale dalla parola di Dio.
Esso non farà polemiche, non provocherà
contrasti, ma desideroso di vivere in pace
con lutti, starà contento a diffondere colle
utili dottrine la luce delle verità evangeliche. Prende per sua divisa e norma
quelle parole di s. Pietro al cap. 2’ della
sua prima Epìstola, dove dice che noi
dobbiamo, «facendo bene, turare la bocca
« all’ignoranza degli uomini stolli ; e come
« liberi, ma non avendo la libertà per
« coverta di malizia, anzi come servi di
« Dio, onorare tutti, amare i fratelli, te
n mere Iddio, e rendere onore al Re i>.
Se durante le lunghe sere potrà far passare a’suoi lettori qualche ora piacevole
ed istruttiva, egli crederà d’avere adempito al suo dovere, cd avrà gioia perfetta
quando sappia di avere arrecato ad alcuno qualche bene solido e durevole.
Dopo simile introduzione compendia assai
chiaramente le dottrine comprese nelle
sante Scritture. Appresso raccomanda a
tulli il libro per eccellenza, eh è il Nuovo
Testamento. Fa poscia un articolo sulla
Divinità di Gesù Cristo. In fine ricorda il
rispetto che avea Napoleone pel Santo
Evangelo, e cosi dà termine alla parte
religio.sa di questa prima pubblicazione.
Noi ci siamo di vero cuore rallegrali
vedendo che anche in Savoia si sveglia
lo spirito cristiano, e corre a dissellarsi,
non già alle cisterne dissipate delle tradizioni umane, ma alle vere sorgenti di
vita eterna, quali sono le sante Scritlure.
Noi facciamo animo a questo noslro confratello evangelico, e gli auguriamo dal
Signore Iddio che abbia lettori in quantità, e possa anch’egli concorrere al trionfo
che non può fallire della vera Fede, che
salva pei meriti infiniti del nostro Divin
Salvatore Gesù Cristo.
Alla parte religiosa fa seguito la parte
istruttiva, e si parla dei rimedi contro le
inondazioni, delle razze bovine, del traforo delle Alpi, e d’altre materie piacevoli, che fanno del Giornale un buon repertorio di utilissime cognizioni popolari.
Anche per questo lato il Giornale merita
moltissima lode, perchè smèntisce quella
bugiarda accusa lanciata iniquamente da
n^olti contro il Cristianesimo, di essere
cioè Religione ostile al progressivo incremeuto della pubblica e privata agiatezza;
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liOTlZIE RKI^SCllOSE
Milano. Lft Bilancia svela nome, rognoiue, e patria deirimposlore ohe trasse
in inganno il clero anglicano facendogli
credere alla esistenza d’un concilio in
Lombardia interamente dedicalo a propagarvi la viforma religiosa. Egli si cliiaina 1). Sebastiano di Col, sacerdote e professore di Udine. Ecco spiegato l'enigma
su cui fabbricarono tante menzogne e
calunnie i (ìesuiti Moueum della Civiltà
Cattolica di Roma, e del Cattolico di
Genova.
Firenze. — Lettere di Toscana assicurano che Madiai nella sua prigione è stato
preso da violenti dolori di stomaco con
bruciore......Sarebbe possibile che i|
Granduca si lasciasse trarre perfino ad un
assassinio completo per veneficio? La fazione clericale da cui è guidato insegna,
sebbene oggi non più pubblicamente, che
non solo non è peccato, ma cbe anzi è
opera meritoria uccidere gli eretici. Ancora un ravvicinamento : chi sono i veri
cristiani secondo il Vangelo? coloro che
intraprendono lungo viaggio, e si espongono a spese, ad incomodi, a rifiuti villani, ai quali non sono assuefatti, per liberare i Madiai; o coloro che insultano ai
prigionieri, alla deputazione, a tutti coloro
che s’interessano per loro, e che tentano
ucciderli proditoriamente col veleno? I
Madiai saranno martiri, ma il loro sangue
griderà vendetta innanzi a Dio come il
sangue di Abele il giusto.
Rom\.—Scrivono alla Bilancia che il
Sommo Pontefice ha scelto il fiore e l]apice della sapienza in tutto ciò clic s’attiene a verità religiose, perchè esamini
maturamente e profondamente il primo
istante ehe fu concepita Maria Vergine da
sua madre Anna. Così sarà deciso se la
dottrina deirimmacolata Concezione d.
Maria sia vera di verità teologica o di verità rivelata.
Francia. — Scrivono al Medilerraneo :
Che i Prefetti dei dipartimenti mandino
fuori proclami più o meno enfatici per
esortare il popolo a votare l’impero,
e giungano qualche volta fino al ridicolo;
pazienza! Ma ha sorpreso e profondamente addolorato i buoni il vedere il vescovo di Rennes, e dopo di lui altri molti
intimare al clero di leggere in pulpito a
messa grande le episcopali esortazioni
per l'impero. La polizia con deve inoltrarsi nel tempio, nè la religione deve
piegarsi mai a servire interessi politici.
— In un dipartimento legittimista i
preti si sono astenuti dal votare per l’impero, e nissuno del popolo-è comparso a
mettere il suo voto nell’urna. Qui pure
il clero si è reso colpevole di mescolare
la religione alla politica.
Labradoii. — Leggiamo negli Archivii
Evangelici-. In questa parte dell’America settentrionale l’inverno è ben altro
da quello dei più freddi paesi d'Europa.
Qui il termometro di Réaumur segna
per solito dai 20 ai 2S gradi. Quando
poi soffia un certo vento impetuoso e
violentissimo, vi sentite gelare assolutamente le ossa. Anche nella stagion d’estate, che non è affatto calda, si stenta
moltissimo a far nascere pochi legumi.
Appena nel mese d'aprile si semina il
grano entro casse di legno, le quali bisogna tenerle dentro casa. Nato che sia
e alquanto cresciuto, bisogna trapiantarlo
in casse più grandi, che si mettono da-
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vanti alle finestre esposte al sole. Ntìl
mese di maggio si pongono dentro fosse
scavale nel suolo, e coperte; ma il tempo
è ancora si freddo ed umido, che la metà
delle piante perisce. Verso il 2i giugno
si lasciano all’aria aperta, ma le notti
sono ancora si fredde, che la vegelazione
uon può che procedere assai lentamente.
Solo in luglio e agosto i legumi giungono
a maturitA, ma sono assai inferiori per
bellezza e bontà a quelli d'Europa. Le
palate fioriscon di raro, e un fior di patate è qui più prezioso che non le camelie
in Europa.
Per ingrassare i terreni si fa uso dell'alga marina gittata sulle spiagge dallo
onde. Gl’indigeni la raccolgono per cibarsene. È veramente strano di vederli a
mangiare col miglior appetito del mondo
quest’erba cosi cruda e bagnata come è
gittata dall’acqua.
Or in questi cosi inospili paesi, e sotto
i ghiacci perpetui del Nord, sono venuti
i Missionari evangelici ad annunziare la
parola di Dio, e 1 novelli cristiani si
scambiano come già quelli dei tempi apostolici i più alTettuosi saluti di carità fraterna. Ecco alcuni brani della lettera che
ultimamente scriveano i fedeli della Chiesa
di UoiTenthal alla conferenza degli Anziani
di Herrnhout. —
« Aggradite che vi facciamo assapere
qualche cosa di noi che siamo ad Hoffenthal. Noi rendiamo azioni di grazie a Gesù
Figliuolo di Dio con tutto il nostro cuore,
perchè nel suo iofìnito amore ci ba chiamati a seguirlo in carità. Noi non avremmo
udito giammai a parlare di Lui se non si
fosse fatto Uomo, e non àvesse preso la
nostra carne e il nostro sangue, e non ci
avesse inviato i suoi messaggeri ad am
maestrarci , senza badare che eravamo
poveri, malvagi, e ricalcitranti, e qui
confinali in gelide contrade. Ecco perchè
noi non cessiamo di benedire la sua bontà
che ci ba visitali. .Sia egli lodalo di eternità in eternità !,,.
« Ab Gesù, tu sei il Signore Iddio nostro, e noi l’iuvochiamo! Tu sei il nostro
solo Salvatore, perchè colla tua morte e
col tuo sangue, Tu ci hai redenti dal peccato. Noi salutiamo coloro che sono al
di là dei mari : in verità noi non siam
degni di chiamarvi col nome di fratelli.
Il Dio della pace sia con voi ! Salutatevi,
come dice l’Aposlolo Paolo ; salutatevi
gli uni c gli altri con un santo baciò.
Tutti i fedeli che qui si comunicano alla
sacra Cena vi salutano tulli con me, che
ho scritto la presente.
Sai.omon.
mOMCllETTA POLITICA
Torino. — La Gazzetta Piemontese
pubblica due Ileali Decreti sotloscritli
dal ministro dell’interno che disciolgono
i Consigli comunali di Verrone e di
Final Marina. Le intestine discordie
motivarono lo scioglimento del primo, e
una supplica illegalmente indirizzala al
Papa contro il vescovo di Savona, per
aver sospeso dalla parrocchia il sacerdote Siccardi, fu causa dello Scioglimento del secondo.
—• 11 Consiglio municipale nella tornata del 29, udì la relazione del nuovo
progetto di riordinamento della Musica
della Guardia Nazionale che, incominciando dal 18ì)3, sarà a tutto carico
del Municipio.
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— Senato. È stato approvato il progetto del Ministero sulla Convenzione
internazionale sanitaria.
— Camera dei deputati. 1126 fu votata a grande maggioranza la Legge sui
crediti supplettivi del Bilancio del 1851.
— Il 27, 29, 50 seguì la discussione
sulla Legge della riforma daziaria. Continuò il 1 dicembre, e ieri il sig ministro Cavour presentò alla Camera come
avea promesso il bilancio del 1853, col
piano finanziario del governo. Ha fatto
vedere che il deficit è di 19 milioni, e
bisognerà provvedervi colle economie,
colla migliore distribuzione delle imposte, e infine con un imprestito; e pel
bilancio del 18S4 ha promesso che l’attivo
jwtrà benissimo pareggiare il passivo, e
forse si potrà operare la conversione
delle rendite, e alleggerire in parte le
pubbliche gravezze.
— Ogni domenica ricomparisce qui
sempre ben accolto il redivivo D. PirIone, che rivede i conti al governo teocratico di Roma, e combatte le dottrine
tutte e i teoremi scolastici della Civiltà
Cattolica.
— L’ultimo fascicolo della Civiltà
Cattolica portava un breve di benedizioni che le impartisce il Papa, e poi
tante insolenze contro i Piemontesi e il
Piemonte, che il nostro Governo si è
veduto in obbligo di doverne proibire
la introduzione.
Mantova. — 11 tribunal militare ha
pronunziate le condanne di quei tanti
infelici arrestati per supposto complotto
settario, fra i quali vi ha molti sacerdoti ragguardevoli per grado e per dottrina. Dodici sono sentenziati a morte,
diciassette alla galera in vita, e gli altri
a pene minori. L’Arcivescovo di Milano
è partito immediatamente per Vienna
ad implorar grazia dall'imperatore.
Francia. 11 Courner de Lyon, dice che
Io squittinio finale per l’impero darà 4
in SCO,000 voti di più che la votazione
del 20 dicembre pel plebiscito del 2.
— La proclamazione di Napoleone 111
si farà in Parigi il 2 dicembre.
— Non è ancor definito se il Papa venga per la incoronazione a Parigi.
— Tutto è movimento per gli apparecchi della casa Imperiale. La lisla civile
sarà di circa 58 milioni.
Inghilterra. — Il cancelliere dello
scacchiere annunziò nella seduta del 26
della Camera dei comuni, che entro otto
giorni avrebbe presentato l’esposizione
del suo programma finanziario.
Olanda. Il sig.Groeh-van-Prinstererha
interpellato il ministero sulle relazioni
che intende d’avere col governo francese
che sta per divenire Impero. 11 sig. Torbeke, ministro deM’interno, ha risposto
che la quistione era assai dilicata, e dovea
con suo rincrescimento notificare alla
Camera, che fin qui le grandi Potenze
non aveano preso veruna deliberazione
per guarentire l’indipendenza dei piccoli
Stati. Infine manifestò la sua sorpresa
che i grandi Stati si allontanassero così
patentemente dalle vie costituzionali.
...
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
. . -M
TIP. SOC. DEGLI IBTISTI A. POKS I C.