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Anno 124 - n. 2
15 gennaio 1988
L. 800
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Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
&
ITALIA
La vita è tutta un quiz
La raccolta dei principali giochi tra U 1980 e il 1987
(miliardi di lire costanti 1986)
Anni Lotto Enalotto Totocalcio Totip Lotterie Scommesse ippiche
1980 995 91 1.066 57 53 1.669
1981 963 116 1.319 77 61 1.653
1982 1.157 132 1.549 92 57 1.591
1983 929 152 1.949 113 71 1.571
1984 956 167 1.993 135 70 1.593
1985 1.004 206 1.778 193 80 1.675
1986 1987 696 214 1.758 242 161 1.801
(1° serri.) 362 109 1.181 135 44 1.008
Variazioni % rispetto all’anno precedente
1980 —5,6 185,7 —9,4 21,6 —2,4 6,6
1981 —3,3 27,3 23,7 35,4 16,7 —0,9
1982 20,2 13,8 17,4 20,3 —6,9 —3,8
1983 —19,8 15,0 25,9 22,9 24,9 —1,3
1984 3,0 10,2 2,3 18,9 —1,5 1,4
1985 5,0 23,2 —10,8 43,2 13,2 5,1
1986 —30,7 3,9 —1,1 25,4 102,8 7,5
Fonti: Ministero delle Finanze per concorsi e lotterie; UNIRE per le
scommesse ippiche
Questi dati, desunti dal rapporto Censis del 1987, evidenziano non solo la passione per il gioco che ha penetrato la
vita quotidiana degli italiani, e le cui dimensioni economiche
sono rilevantissime (sì parla di 10.000 miliardi l’anno che vengono spesi in concorsi, quiz, portfolio vari, premi di acquisto
ccc.j, ma anche un profondo malessere dell'individuo nella società. Il gioco diventa un grande rito collettivo consumato nelì'assenza di senso per la propria vita. E se, per ritrovarne il
significato, provassimo a (ri)leggere la Bibbia?
LXXX SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
Pregare sì,
ma per quale unità?
Difficilmente accettabili le proposte circa l’unità dei cristiani E’ possibile pregare in uno spirito di umiltà, apertura, ubbidienza?
Intervistato dal TGl nei primi giorni delTanno, « frère » Roger Schutz, della Comunità di
Taizè (Francia), ha dichiarato
che l'unità dei cristiani non potrà attuarsi se non sotto il Papa. Forse pochi in Italia hanno
capito che Schutz non era, nonostante il saio bianco, un frate domenicano, ma un protestante. Certo un protestante sui generis, membro di una Comunità che non ha mancato di sollevare perplessità e critiche in
ambienti protestanti, con un’identità spesso ambigua, per cui
non stupisce apprendere che da
quest’anno essa avrebbe deciso
di non comparire più nell’annuario delle chiese protestanti
francesi.
In dicembre il Patriarca della
Chiesa Ortodossa di Costantinopoli, nel corso di un viaggio che
¡'ha visto in varie capitali religiose europee ed orientali (Gerusalemme, Roma, Ginevra...) ha
rivolto un appello alla chiesa
cattolica perché questa entri a
far parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), ed ha
proposto il modello «patriarcale » (cioè episcopale) per un’ipotetica unione delle chiese.
La settimana scorsa a Roma si
è svolto un incontro tra l’Alleanza Riformata Mondiale (ARM)
e la Chiesa cattolica. Anche qui,
sullo sfondo dei temi trattati, sta
la questione dell’unità; ma l'ipotesi è quella del conciliarismo.
Ecco dunque una breve carrellata di avvenimenti recenti, che
rendono conto di tutta una serie di incontri, rapporti, dialoghi;
un lavorìo intenso, difficile da
seguire per la sua molteplicità
e complessità. Partendo da angolature diverse e con ipotesi di
soluzioni diverse, in modo più
o meno esplicito, si arriva comunque al problema deH’unità.
E’ in questo clima, molto ricco di elementi, che si svolge dal
18 al 24 gennaio la « Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani », giunta ormai alla sua
80" edizione. Un particolare ci toc
-uM.
L’INIZIO DELL’ANNO • 2
Sei parole per la nostra vita
« Ascolta Israele! Ricordati
popolo mio! ».
(Deuteronomio 5:
1-22).
Tra le dieci parole da non dimenticare le ultime sei riguardano la nostra vita: genitori, morte, amore, furto, menzogna, desi de ilo.
La quinta parola è genitori.
Essi sono il tuo primo legame,
il tuo primo sostegno, il tuo primo aiuto. Senza di loro tu non
saresti affatto. Senza di loro tu
non saresti così, nel bene e nel
mate. Essi sono o sono stati, per
te, quello che tu sei o sarai, nel
bene e nel male. Essi sono là
perché Io ho volti‘o che tu fossi.
Il vero bene dei genitori è di
essere il mio strumento. Per questo li devi onorare, non solo nel
bene, ma anche nel male: essi
rappresentano la vita. E tu devi onorare la vita, non devi infangarla, anche se a volte ti sembra troppo amara. Onorando loro tu onori Me, il padre e la
madre che tutti vi ha generato.
Anche tu sei o sarai il mio
strumento per chiamare altre vite alla vita. Perché i figli non
sono solo tuoi, ma anche miei
ed è per questo che devi volere
la vita e devi farlo bene, piuttosto che male.
Ascolta, Israelel Onora i genitori. Ricordalo! Non le lo scordare.
La sesta parola è morte.
Non ti stupire se parlo della
morte, ma ho appena parlato
della vita. Il suo contrario tu
non lo conosci ancora, ne hai so
lo sentito parlare. Solo quando
vi entrerai, saprai che nemica
essa sia. Tu la morte la descrivi
nera, fredda, silenziosa, ma essa
è indescrivibile, come il nulla.
Io invece sono il tutto, la vita.
Capisci tu questo? Lo intendi?
Veramente? Allora alle vite degli altri non essere indifferente.
Rendi felici i compagni del tuo
viaggio, fa' loro del bene, condividi il tuo pane. Fa' loro del
bene senza odio o rancore.
La vita e la morte appartengono a tutti. Ma chi soffoca la
vita è tremendo.
Ascolta, Israele! Non dare mai
la morte. Ricordalo! Non te lo
scordare.
La settima parola è amore.
Fra le cose più belle della vita
ti ricordo l’amore. L'amore è una cosa meravigliosa, vedrai! Sapere che non sei solo, sapere che
al tuo fianco c’è qualcuno che
ha fiducia in te, sapere tutto di
lui. o di lei, e amarlo, è veramente una cosa meravigliosa.
Quando dirai che l'amore è
cieco, sarà una menzogna, un sintomo del male, perché l’amore
deve vedere, deve prevedere, deve essere responsabile, non può
essere cieco.
L’amore ha bisogno di impegno, deve essere costruito, poco
alla volta, giorno per giorno, con
pazienza, fedeltà, costanza. Senza disperare, senza pensare al
male, senza desistere. Solo il tuo
abbandono, la tua resa, la tua
debolezza o la tua follia, possono renderti cieco nell’amore. E’
allora che nasce il tradimento,
che è sempre il segno del tuo
fallimento.
Ascolta, Israele! Tutto è possibile a chi crede in me. Non tradire l’amore. Ricordalo! Non te
lo scordare.
menzogna
creazione;
L’ottava parola è furto.
Rubare significa possedere, ma
senza fatica, senza sincerità, senza impegno. Rubare significa malignità, debolezza, vigliaccheria.
Rubare significa impazienza, ambiguità, pigrizia. Rubare significa
solo pensare a se stessi con rabbia verso gli altri. Per questo
il furto, piccolo o grande, genera
sempre risentimento, rancore,
violenza.
Non si rubano solo la terra o le
cose, ma la fiducia, la serenità,
la speranza. Dunque è una regola importante quella che ti do,
perché è solo in un ambito di
onesti che c’è un mondo giusto
e felice.
Impara a lavorare. E’ con mani piene di speranza che costruisci la vita. C’è più gioia in questo impegno che nell’impazienza
del ladro che vuole tutto, ora.
Ascolta, Israele! Non cadere nel
furto. Ricordalo! Non te lo scordare.
La nona parola è menzogna.
La menzogna, ti diranno, a volte è necessaria. Invece non è
vero! La menzogna copre solo la
verità. La menzogna crea illusione, confusione, disaccordo. La
è disarmonia, nella
per questo il male è
il padre di ogni menzogna.
La sincerità è comprensione,
purezza, luce. Per essere sempre
fuori dall’ombra del sospetto, tu
non devi mentire. Chi mente si
lega, si imprigiona, resta fermo.
Solo la verità rende liberi.
Anche se tuo padre e tua madre ti insegnano a mentire, tu
sii sincero.
Ascolta, Israele! Non scegliere
mai la menzogna. Ricordalo! Non
te lo scordare.
La decima parola è desiderio.
In quest’ultima parola che ti
affido c’è tutto il segreto della
serenità. Perché tu non sei sere-.
no, anzi sei quasi sempre preoccupato, agitato, insicuro. Ti manca sempre qualcosa. La felicità
la poni sempre dietro le cose che
non hai e le cose degli altri le
guardi con invidia. Sei quasi sempre pieno di desideri e quasi
sempre infelice.
Vedi? Basta poco ner vivere la
vita. Quasi tutto è superfluo, ma
tu hai molta immaginazione e
pensi che non hai mai abbastanza.
Io ti ricordo di non essere ansioso, geloso, preoccupato. Rammenti? L’erba dei vicini è sempre più verde! Guarda invece i
gigli dei campi e gli uccelli del
cielo, essi sono belli e felici.
Ascolta, Israele! Frena il tuo
desiderio. Ricordato! Non te lo
scordare.
m
ca da vicino: sia i testi 'biblici che
la liturgia sono il frutto di un
lavoro comune tra pastori, hr®"
ti e laici delle Valli Valdesi e
della diocesi di Pinerolo. Questo
fatto ha generato subito un fraintendimento: non si 'sa bene
sulla base di quali informazioni,
l’edizione inglese, curata dal
Consiglio delle Chiese britanniche, presentando i testi, afferma
che le chiese valdesi e quella
cattolica romana, dopo seicento
(sic) armi di separazione, guardano ora all’unità! E’ una formulazione imprecisa e deformante.
Un po’ ovunque in Italia sono
state programmate iniziative varie, che vanno dallo scambio di
pulpito - tra chiese - cattoliche e chiese evangeliche, tavole rotonde su questioni attinenti l’ecumenismo, seminari vescovili aperti a pastori e teologi protestanti, cerimonie liturgiche. Ma
forse, complessivamente, non vi
sono iniziative più numerose o
più significative degli anni passati. Anzi, in alcune zone come
per esempio a Bari, non è mancato chi ha fatto presente Tinopportunità di celebrare questa settimana, stante la questione dell’ora di religione e la proclamazione dell’anno mariano. Si ha
l’impressione che, a parte alcune minoranze, i membri delle
chiese non siano particolarmente appassionati al problema. La
cosa può essere valutata sia positivamente che negativamente.
In positivo c’è da dire che un
sentimento diffuso guarda alla
sostanza delle cose più che alle
celebrazioni liturgiche. L’unità
esiste già là dove cristiani di
confessioni diverse sono insieme
nella pratica della giustizia, negli interventi nel sociale. In questo caso le etichette contano poco; le differenze dogmatiche, le
spaccature storiche diventano irrilevanti. V’è un moltiplicarsi di
queste iniziative, impensabili pochi decenni or sono: sul cammino del discepolato le orme
s’intersecano, si sovrappongono,
procedono in parallelo. In negativo c'è invece da dire che l’azione della preghiera viene svalutata e la tensione verso l’tinità
è quindi anche depotenziata della sua carica eversiva e rinnovatrice.
Ci si potrebbe certo domandare per quale unità pregare e se
ha senso pregare.
Forse non c’è una unità per
la quale pregare, nel senso che
io non posso pregare per la mia
unità, così come desidero che il
cattolico o l’ortodosso non preghino per la loro unità, che a
me non piace. La preghiera per
l’unità deve essere umile: è una
preghiera che porto davanti al
Signore, perché Lui realizzi la
Sua unità. E’ un dono che chiedo a Dio; ma non posso suggerirgli come debba essere Questo
dono, e a quali caratteristiche
s Luciano Deodato
Odoardo Lupi
(continua a pag. 12)
2
commenti e dibattiti
15 gennaio 1988
RICORDO DELLA YOURCENAR
Marguerite la saggia
Dall autrice degli « Archivi del Nord » una
indicazione sullo studio di poesia e religione
RICORDANDO
GIUSEPPE GANGALE
Che dire ancora di Marguerite
Yourcenar? Deirautrice di « Memorie di Adriano » o de « L’opera
al nero », per citare solo i suoi
romanzi più famosi, o dei grandi affreschi storico-narrativi sulla
propria famiglia « Care memorie » e « Archivi del Nord », scolpiti in una prosa definita « marmorea »? Che dire della prima
scrittrice eletta, nel 1980, all’Académie Freinçaise? Della grande
solitaria dell’isola nordamericana
di Moimt Desert, della pacifista,
dell’ecologa, della studiosa di archeologia, di filosofia, di storia,
dell’essenza di cui ha intessuto i
suoi libri?
Le cose migliori le ha dette lei
stessa in una conversazione autobiografica del 1980, edita in Italia due anni dopo da Bompiani
con il significativo titolo « Ad
occhi aperti ». E questa è forse la
scelta più rispettosa del suo stile di vita che le faceva scrivere
le prefazioni e le introduzioni ai
suoi testi, quasi a voler essere
storica e critica di se stessa, e
preparare da sé, come sembra,
persino la lapide da apporre alla
propria tomba.
«Perfezionarsi è lo scopo principale della vita », diceva in quella lunga intervista, e ancora: « Le
basi della mia cultura sono religiose, il mio pubblico lo ignora completamente e non lo vede».
Una religiosità che attinge alle
grandi correnti d’oriente e d’occidente, in una ricerca inesausta
di saggezza, fatta al tempo stesso
di complessità e di semplicità, di
dominio concettuale e di abbandono, di ferrea volontà e di amor
fati: « Arrivare a un livello di
serenità nel quale le cose si riflettono come in un mare calmo »
— scrive —, e ancora: « Ci sono
dei campi, come la religione o la
poesia, che devono restare oscuri. O abbaglianti, che è lo stesso ».
Piera Egpdi
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Piatone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecch-i, Alberto
Bragaglia, Rosanna Clappa NittI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hug'on, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. fìespons. Franco Giampiccoli
n. 1/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 7 gennaio 88
ed agli Uffici postali decentrati delle valli valdesi l’8 gennaio 88.
Hanno co'laborato a questo numero: Ivana Costabel, Anna Marullo
Reedtz, Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano
Caro Direttore,
l'articolo di Gino Conte su Giuseppe Gangale, «Una vita al servizio delle minoranze » (Eco/Luce del 4 dicembre), mi ha spinto a raccogliere qualche ricordo di un personaggio così
poco conosciuto e, credo anch’io, così importante. Non so se aggiungerò
qualcosa di significativo a quanto risulta dal libro scritto dalla seconda moglie e dal lavoro di Paolo Sanfilippo.
_ Gangale era diventato un mito, i
più lo ritenevano morto da decenni,
quando una quindicina di anni fa, in
una visita ai Greci o Grecaci di Calabria, lo udii inaspettatamente nominare da un sindaco, infastidito da uno
che considerava evidentemente come
un rompiscatole. Uno che, figurarsi,
voleva salvare la popolazione di quei
paesetti frananti e la loro cultura
mediante un aiuto internazionale. Allora era vivo, e da quelle parti! Gli
telefonai, lo rassicurai che non avevo intenzione di parlargli di Chiesa
valdese o di religione, presi la ferrovietta locale e lo andai a trovare
nel paesino in cui villeggiava, naturalmente In una pensioncina, in quella
Sila dove par quasi di essere in Svizzera se non fosse per le cartacce
perfino nei sentieri tra i boschi, in
quei giorni si celebrava un poeta locale, direttamente non c’entra. Gangale (il cui nome, se non erro, in albanese significa <■ cicala ■>) era preoccupato per la salute della prima moglie,
una signora ancor più piccola di lui,
che aveva conosciuta quando studiava
al Magistero di Firenze; discendente
da una vecchia famiglia di La Maddalena (tra Corsica e Sardegna) e
quindi cugina di Napoleone, la cui
madre era di Bonifacio. Ho usato un
tono un po’ da favola. Ma II • Grillo
parlante », come lo definiva un comune amico, che forse era apparso
nei Grigioni come uno gnomo, un
elfo, era ben reale. Per la salute
della moglie avevano deciso di passare metà dell’anno in Danimarca, di
cui si sentiva molto cittadino, e metà in Calabria, ‘in realtà la Danimarca non gli bastava.
Ebbi a che fare, anche professionalmente, con il secondo Gangale, il
linguista appassionato di minoranze
etniche. Malgrado le cautele, ogni tanto, saltava fuori il primo Gangale.
«Quel che avevo da dire l’ho detto.
Ho voltato pagina » non voleva dire
aver rinnegato e neppure rinunciato.
Lutero. Pensava ormai in tedesco. 1
Valdesi? Basta leggere una certa mezza pagina che ora non ricordo più se
di Revival (Doxa, 3, 1928, o della Rivoluzione protestante (Gobetti, 1925).
Se ne era andato via dalJ’ltalia in
epoca fascista, e mi accennò, mi parve con amarezza, a un rapporto, (un
dissapore?), con Rollier, forse Eric, in
Germania, dove era diventato assistente di Rohlfs, dopo un discorso tenuto
in un incontro ecumenico, un funzionario gli aveva detto pressappoco:
« Professore, Lei non può tornare in
italia, se vuole restare nella Germania nazista stia zitto ». E dopo un po’,
sentito Barth, aveva anche lui di nuovo cambiato Paese. La Svizzera fu
ospitale, e no, non volevano compromettersi troppo con i tedeschi. E
così II cavaliere errante era emigrato
a Nord, dove a Copenaghen, alla Biblioteca Reale (qui si direbbe Nazionale),
c’è, pare, il migliore istituto che studia gli Albanesi (di Jugoslavia, Albania, Grecia e Italia). E così il conoscitore degli Indoeuropei poteva parlare con competenza delle Isole Fàroér
ma anche dei Lapponi e dei Groenlandesi.
Chiuso con le Valli Valdesi, diceva.
Un giorno, mi raccontò, era venuto a
Torre Peilice, entrato alla Claudiana,
ripreso subito il treno. « Se no, non
me ne sarei più andato ». Verso la fine della sua vita pensò che Torre
Pollice sarebbe stata un giusto mezzo fra la Scandinavia e il suo Sud, la
moglie non potendo più sopportare
quei lunghi spostamenti. Non io si
seppe, o non poté essere accolto. Uno
dei suoi uitimi progetti era di rintracciare, ricostruire i’antichissima lingua
delle Alpi, e qui poteva esprimere il
centro della sua azione. In quel periodo gli furono rubate, sul treno
fra Milano e Torino, due grosse valigie che contenevano gran parte del
lavoro della sua vita. Poi il mio Istituto, per mezzo del quale avevamo
collaborato, ebbe dei problemi, e io
ebbi dei problemi con il mio Istituto, e me ne andai da Torino. Quando
avrei forse potuto riprendere il contatto, Gangale era partito anche lui,
per un altro mondo, dopo una vita
lunga e operosa.
Non intendo certo fare una biografia
di Gangale. Altri potrebbero aggiungere i loro ricordi, come i suoi amici
albanesi Enrico Ferrara e il poeta
Del Gaudio; come Arturo Genre e
Stella Peyronel. E chissà quanti altri.
E la sua opera riemergerebbe qui
ancora molto utile, si dice feconda,
se qualcuno presentasse la sua produzione nella lingua veicolare italiana,
e se qualcuno facesse l’anastatica
della sua collezione Doxa.
Gustavo Malan, Torre Pellice
RAVVEDIAMOCI
Non riesco a capire come, dopo più
di un decennio, la nostra «Tavola»
continui a fingere di ignorare l’esistenza e ia sostanza del Movimento
della T.E.V. (forse perché non le dà
il minimo fastidio!), mentre avrebbe
dovuto, da tempo, farne oggetto di
interessamento ed anche di considerazione e preoccupazione dato il ben
consistente numero degli aderenti ed
i contenuti dei loro interventi riportati nella circolare periodica che viene
regolarmente pubblicata, nonché per
i frequenti articoli su "La Luce".
in particoiare, se ne dovrebbe logicamente trattare ampiamente al Sinodo, discutendone a fondo coi vari
responsabili, malgrado che questa assise sia ormai uno stereotipato congresso in cui nulla o quasi si decide,
preferendo il sistema delle commissioni e rimandando, di solito, al poi,
con risultati quasi sempre scontati. Ciò
perché tutto è in mano ai pochi addetti ai lavori, mentre i delegati delle
varie comunità hanno ben poca voce
in capitolo.
'In ogni ente democratico che si rispetti, ove si sviluppi un forte dissenso interno, è logico quanto doveroso che i dirigenti responsabili cerchino di appianare i motivi di quei
dissenso ricorrendo, se del caso, al
parere di tutti gli associati.
Nella fattispecie si tratta di abolire
nella nostra chiesa (come Ente) l’atteggiamento e i’interessamento alla politica in generale (specie quella nostrana, notoriamente cosi sporcai),
alla molto ipotetica « giustizia sociale », alle questioni sindacali, alle contrastanti ideologie umane, al colpevole ed imperante partitismo (da tutti deprecato), agii intricati, colossaii
problemi internazionali ecc.
Purtroppo oggi tutto è disastrosamente politicizzato, ma la nostra chiesa non doveva cadere in questo madornale errore a suo danno.
I predetti argomenti riguardano e
interessano i’O.N.U., gli Stati, I Governi, i partiti, i giornali ecc. nei
quali la nostra petulante vocetta non
può essere minimamente ascoltata e
tanto meno gradita, ma anzi, nettamente avversata e, peggio ancora,
derisa!
Sono ben noti i motivi dei nostri
dirigenti a giustificazione dei loro atteggiamenti politici: ebbene, quali
sono i risultati?
Tanto per capire, vedi, ad esempio, le relazioni, i rapporti e le conclusioni fra Spini, Craxi e il Vaticano, segnatamente sulla scottante questione dell’ora di religione nella scuola.
E allora? Perché ostinarci ad intrufolarci e comprometterci con organismi così lontani dalla nostra natura,
dai nostri principi e dalla nostra vera missione? Ecco, appunto, la nostra
missione, la quale è essenzialmente
quella di evangelizzare l’umanità poiché
nulla può essere risolto nel mondo se
l'uomo non impara a conoscere, rispettare e adottare le leggi, i comandamenti e la Parola di Dio.
Se non crediamo fermamente a questo, che razza di cristiani evangelici
siamo?
A noi valdesi (che dovremmo essere la fiaccola ardente deH’evangelismo italiano) le « cose del mondo »
non possono né debbono interessare
che su di un piano oggettivo, per affermare e difendere giustamente le
nostre posizioni ed i nostri interessi
coi nostri principi cristiani di pace, di
speranza, di carità e deH’amore di Dio,
lasciando ai singoli fratelli la più ampia e completa libertà individuale in
materia politica e ideologica, con la
loro diretta responsabilità di fronte al
Signore.
Ma non si può ammettere di fare
violenza alla coscienza individuale e,
soprattutto, che nelle nostre comunità
serpeggi il dissenso, il malinteso, il
contrasto, la sfiducia, il sospetto ed
anche l’odio, ohe sono appunto i peculiari « ingredienti » della politica,
qualunque essa sia.
E allora è ormai venuto il tempo
dì un ravvedimento generaie. Questo
è un ammonimento di Dio (più che
una Sua esortazione); Egli non può
permettere che fra il Suo popolo
sussista una situazione quale è quella attuale della nostra chiesa.
Ravvediamoci dunque (e presto!)
tutti: la « Tavola », i Concistori, i Pastori, la T.E.V. eoe., iniziando una nuova vita ecclesiastica fatta di fede,
speranza, carità, concordia, armonia,
fiducia, rispetto e fraterno affetto nella pace e neH’amore di Dio, spalancando le nostre porte al mondo.
Dio non approva la discordia, quindi questa deve scomparire e con essa i suoi motivi, attraverso una generosa gara di reciproco perdono cristiano nella gioia di una ritrovata,
operosa e proficua compattezza per
l’adempimento alacre e costante della
nostra vera missione, sospinti dalla
più fervente preghiera e sorretti dalla mano onnipotente e benedicente
di Dio!
Fratelli e sorelle: ravvediamoci!
Ferruccio Giovannini, Pisa
D’accordo con l’appello al ravvedimento, ma proprio per questo i giudizi
non devono essere sommari, (g.g.)
CHI HA RAGIONE?
Questo simpatico dilemma mi viene suggerito dalle « precisazioni sul
Battistero » apparse nel n. 48 del
18.12.87. Sono grato a Lucia Guasti
Gardioi per essere intervenuta personalmente nel dibattito e, per non annoiare i nostri lettori con disquisizioni
troppo accademiche, mi limiterò a
far rilevare che, in fondo, non vedo
alcuna contraddizione tra Gönnet e
la Thouzellier. Perché un conto è pensare e scrivere un’opera, un altro è
divulgarne il contenuto. E’ accertato
che Durando d’Osca compone il suo
Liber antiheresis tenendo conto di
quanto era emerso dal famoso colloquio di Narbonne del 1190 tra gli eretici meridionali e i difensori dell ortodossia romana, del quale ci ha ampiamente riferito il premostratese Bernardo di Fonteaude (cfr. Gönnet, Enchiridion Fontium Valdensium, i,
1958, pp. 64-90), ma non è altrettanto certo che il trattato di Alano da
Lilla degli inizi del sec. XIII abbia
« utilizzato » il testo di Durando: la
cosa è controversa, p. es. il domenicano Dondaine, scopritore e primo
divulgatore del Liber antiheresis, è
di parere diverso (cfr. C. Thouzellier,
Catharisme et Vaidéisme en Languedoc..., 1966, p. 74, n. 100). Sui due
manoscritti di Madrid e di Parigi, la
stessa Thouzellier scrive che entrambi sono databili « des confins du Xll.e
et du Xlll.e s. » (cfr. il suo articolo
Le « Liber antiheresis » de Durand
de Huesca et le « Contra heréticos »
d'Ermengaud de Béziers, in « Revue
d’hist. ecclés. » del 1960, ripubblicato
nel volume miscellaneo Hérésie et hérétiques, Roma 1969, p. 40). Dunque
permane, a mio modo di vedere, il
problema dei modi e dei tempi della
diffusione effettiva del messaggio di
Durando e, pertanto, come ripropone
opportunamente l’Autrice, quel che
importa effettivamente « è se un famoso architetto e scultore (Antelami)
abbia usato il libro di Durando quale base teologica per l’iconografia
dei portali del Battistero di Parma ».
Solo quando uscirà alle stampe (spero nel prossimo « Bollettino della Società di Studi Valdesi ») l’importante
comunicazione di Lucia Guasti Gardioi, sarà possibile vederci un po’
più chiaramente e discutere coi documenti alla mano questa geniale
ipotesi di lavoro. E’ quel che dissero
concordemente Dal Pino e Gönnet nel
dibattito di Torre Pellice dello scorso settembre 1987.
Giovanni Gönnet, Roma
3
15 gennaio 1988
religione a scuola ^
UNA PROPOSTA CHE VUOLE FAR DISCUTERE
Perchè il crocifìsso?
Il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici rappresenta il potere della Chiesa Cattolica sullo Stato: togliamolo!
Quella di questi giorni è la solita storia che il Ministro della
Pubblica Istruzione ci propone
con le sue circolari « ricche di
illegittimità» e di chiara ispirazione cattolica. Non esiterei a
definirle « liberticide » del pluralismo religioso e della laidità,
pardon laicità, dello Stato...
L’ennesimo ricorso al T.A.R.
della Tavola Valdese contro l’ennesima circolare Galloni sulTI.
R.C. sembra quasi un tentativo
di voler negare una situazione
di fatto (la non applicazione della legge 449/84) con una non ben
individuata « situazione di diritto » (l’inapplicabilità della 449/
84)!
Ma cosa vorranno mai le Chiese valdesi e metodiste?
Che lo Stato italiano rinunci
ad essere sfacciatamente a favore della Chiesa cattolica? Oppure che una volta tanto si dichiari neutrale sulle questioni religiose non di sua competenza?
Ma cosa hanno fatto le Chiese valdesi e metodiste per rendere più laico lo Stato? Poco,
in ragione della loro... forza pohtica e della loro... incapacità di
propagandare la legge 449/84, vera « bomba » giuridica in campo
religioso. Occorre un fatto eclatante, che susciti scalpore nell’opinione pubblica, per affermare a quest’ultima che ci sono
anche gli altri... e non solo i cattolici.
Occorre cioè, ora più che mai,
battersi per togliere i crocifìssi
dalle aule scolastiche, per far capire che la legge 449/84 è « la
legge quadro » in materia religiosa per chi non si avvale dell’I.R.C.
Ma perché il crocifìsso? Per
quattro ' -. ii : , i;
1) Fc:' [-.i nessuno si è accorto (apr'icandola!) della legge
449/S4 ticH’ll agosto ’84 e, nella
migliore delle ipotesi nessuno le
ha dato l’importanza che merita.
La società italiana ha inquadrato tale legge come un « fatto interno » delle Chiese valdesi e
metodiste oppure come una ri
servata regolamentazione di pròfalerni che non investono i diritti
di tutti, ma solo dei pochi eletti
che appartengono alla confessione valdese (nell’Italia dei privilegi può anche essere un fatto
«normale»!).
2) Perché non si può pretendere un’applicazione indolore dei
diritti affermati dalla legge 449/
84 senza farli valere « sempre »
ed automaticamente per tutte le
questioni che li richiamano.
3) Per separare inequivocabilmente Tart. 9 dall’art. 10 della
legge 449/84: il primo afferma
dei diritti validi per tutti i cittadini (valdesi e non valdesi) che
non vogliono Tinsegnamento della religione cattolica; l’altro propone alle autorità scolastiche la
disponibilità delle Chiese valdesi e metodiste a partecipare al
dibattito culturale alTintemo della scuola, laddove se ne senta
la necessità.
L’art. 9 è tassativo e prescrittivo, Tart. 10 è invece proptrammatico e necessita di ulteriori
circolari applicative concordate
con il Ministero P. I.
L'ambito delTart. 10 è limitatissimo, ma quello delTart. 9 è
assai vasto, perché investe tutta la « confessionalità » della
scuola, laddove si afferma che
« non si può svolgere TI .R.C. ed
eventuali pratiche religiose in
concomitanza con altre mateirie »: qui cade tutto il discorso
dell’« ora alternativa in aggiunta alTorario scolastico », che però non verrà mai capito se non
lo si afferma categoricamente
con una « netta » ed intransigente presa di posizione contro il
« marchio » confessionale della
scuola italiana.
Se la legge 449/84 riuscirà a
togliere i crocifissi, almeno nelle aule dove siano presenti uno
o più alunni che non si avval
gono delTI.R.C. (valdesi e non
valdesi), vedrete che qualcuno si
accorgerà che esiste anche la
legge 449/84 (Stato, Governo e
Magistratura compresi).
4) Come può pretendere la
Tavola Valdese di avere uno
Spazio contrattuale lì dove la
maggioranza, o meglio « il simbolo della Chiesa di maggioranza », ha creato delle condizioni confessionali « obbligatorie »
per tutti? Prima di parlare di
facoltatività delTI.R.C., togliamo
il segno inequivocabile della presenza di una ipoteca confessionale sullo Stato italiano. Solo
spezzando la catena delTobbligatorietà della presenza del crocifisso, si potrà ottenere la facoltatività delTI.R.C.
Se non si toglie il crocifisso
(crocefisso è antiquato) in primis nelle scuole e poi successivamente negli uffici pubblici, ci
saranno sempre cittadini di serie A (i cattolici) e quelli di
serie B (gli emarginati di altre
confessioni o « i matti del dissenso »).
Il crocifisso, di per sé, non ha
mai dato fastidio a nessuno (sottoscritto compreso), ma è quello che esso rappresenta che è
grave: il potere della Chiesa cattolica sullo Stato. Ecco perché
il crocifisso va tolto inderogabilmente.
Dietro ad esso, tanto per essere più espliciti, si nascondono
la mentalità conformistica, Tintransigenza cattolica, lo strapotere eoonomico-politico-religioso
della religione di maggioranza,
l’indifferenza verso la giustizia
egualitaria, l’abitudine alia sopraffazione, l’ineluttabilità del
privilegio e, se vogliamo, il pericolo, sottile e diabolico, che si
continui ad autorizzare Tidolatria e a considerare lo Stato come il « braccio secolare » della
Chiesa cattolica.
La raccomandazione del Sinodo alla Tavola per premere sul
Governo, affinché si tolgano i
crocifissi dalle aule e dagli uffici pubblici, rimane allora « il
banco di prova » della sua capacità operativa in difesa e in
applicazione della legge 449/84.
Donato TrovarelU
Da oltre un secolo
il Concordato fa problema
Il mAtblKU t f>Ll 5ULAKI
La vignetta
« penso » dal
(1865) raffigura alcuni membri del governo italiano costretti dal maestro a ripetere un
contenuto « concordatario ». Intanto Pio IX attende fregandosi le mani.
□ Gli insegnanti di religione si mobilitano per
difendere la dignità dei loro insegnamento
TORINO — Quattrocento insegnanti di religione della diocesi
di Torino hanno reso pubblico un documento per rivendicare pari « dignità » con gli altri docenti della scuola, anche attraverso
una regolamentazione della loro posizione giuridica e per sottolineare l'importanza della loro materia, « senza la quale non si
potrebbero comprendere la storia, il costume, l’arte, la filosofia
del nostro Paese ».
« Siamo educatori come tutti gli altri, — affermano gli insegnanti, che hanno frequentato o stanno frequentando la scuola
superiore di scienze religiose della Facoltà Teologica di Torino —
con eguali doveri, in quanto Tinsegnamento religioso è parte integrante del processo di formazione dell'uomo ».
I docenti sottolineano la serietà della loro preparazione (4
anni di studi di livello universitario, 35 esami), sostengono che
la facoltatività della materia ne compromette la serietà, che le
attuali ore di insegnamento sono troppo poche e che ci vorrebbero materie alternative « serie e chiare ».
« La scuola non può ignorare le Inquietudini dei giovani e
deve aiutarli a porsi domande sul significato della loro vita ».
(ANSA)
□ Il Ministro Galloni: non si devono più
recitare ie preghiere a scuoia
ROMA — Il Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Galloni, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare repubblicana, ha stabilito che all’inizio delle lezioni gli insegnanti si debbano
astenere dal far recitare le preghiere agli alunni. Il testo della risposta, — reso noto dal Comitato « Scuola e Costituzione » — emanato il 12 dicembre scorso dal gabinetto del Ministero della Pubblica Istruzione, fa riferimento ad un caso specifico, sul quale i
deputati repubblicani Castagnetti, Dutto e De Carolis hanno fatto l’interrogazione, quello di insegnanti del 155° circolo di Roma,
che in alcune classi, frequentate da alunni non avvalentisi delTinsegnamento della religione cattolica, facevano recitare le preghiere.
« Premesso che l’usanza di cominciare la giornata — si legge nel
testo ministeriale — con una breve pre;ghiera traeva fondamento,
per la prima e la seconda classe elementare, dai programmi del
'55, in conformità a quanto assicurato dal Provveditore agli studi
di Roma, gli insegnanti interessati sono stati richiamati ad osservare le norme in vigore ». Secondo il Ministero, si debbono ritenere sufficienti le istruzioni già impartite, in particolare « quelle
ultimamente diramate — conclude il testo — con la circolare n. 316
del 28.10.’87 (sull’ora di religione e lo studio dei diritti umani) le
quali hanno, tra l’altro, posto l’accento sulla necessità di una scrupolosa vigilanza affinché l’articolazione della classe — per la contestuale presenza di alunni avvalentisi dell’insegnamento della religione cattolica ed alunni non avvalentisi — avvenga con la garanzia del pieno rispetto della personalità di o,gni studente e della
scelta espressa ». (ANSIA)
□ L’« Avanti! »: il cristianesimo
è parte della nostra identità nazionale!
ROMA — L’«Avanti» del 23 dicembre, in un corsivo, si sofferma sulla iniziativa di una maestra che in una scuola elementare di Roma ha proibito agli scolari di fare il presepio. « Non è
certo questo — scrive T« Avanti !» — un modo per affermare la laicità che è tolleranza, confronto e convivenza civile di opinioni e
culture diverse. Il laico è schierato per la laicità: ha le sue convinzioni, ma non ha dogmi: può essere credente e non credente.
Il presepio è uno dei simboli più gentili trasmessi dalla civiltà
cristiana. E’ innanzitutto un omaggio alla vita, al rinnovarsi della
vita, al perpetuarsi della vita. E’ un momento di sentimenti buoni,
di amore e di fratellanza. Siamo già così perfetti da poter sdegnosamente ricacciare dalla nostra vita questi simboli, queste tradizioni, questi momenti di crescita spirituale? Non sembra proprio, anzi è proprio il contrario rispetto a una società che ogni
giorno si fa più violenta, spesso in modo atroce, dove si stenta
ad affermare l’interesse generale contro i particolarismi, gli individualismi, gli egoismi di ogni tipo. Da laici, possiamo affermare
che c’è troppo poco Cristo, e non troppo Cristo nella società
moderna. La presenza di un presepe in ima scuola avrebbe ’’offeso
le minoranze”? Ma via! Cristo è venerato in tutto il mondo e presso i popoli delle più diverse convinzioni religiose e in Italia il
cristianesimo è parte della nostra tradizione — conclude T« Avanti! » — della nostra cultura, della nostra identità nazionale ».
(ANSA)
□ La « messa di Natale » al Liceo Visconti
suscita un vespaio di polemiche
ROMA — Due terzi degli 800 studenti del Liceo Classico "Visconti” di Roma hanno disertato il 22 dicembre la prima ora di
lezione. Solo metà degli scioperanti, però (circa 200 su 4/500) ha
partecipato, nella vicina chiesa di S. Ignazio, alla « messa di Natale » che è stata lo spunto della protesta. La preside dell’Istituto,
Clotilde Turri, che non aveva autorizzato lo svolgimento della cerimonia alTinterno dell’orario scolastico, ha deciso di considerare ’’ingiustificati” gli assenti, permettendo però agli studenti di
rientrare a scuola alle 9.30, senza esigere la giustificazione firmata dai genitori, e senza adottare provvedimenti disciplinari. Ciò in
considerazione, si legge nella circolare, dell’« impossibilità di verificare chi era effettivamente in chiesa e perché l’accavallamento
convulso di iniziative e polemiche non ha consentito ai giovani
una ben calibrata analisi dei termini in cui è stata posta e condotta
l’intera questione ».
Fino allo scorso anno, in effetti, la «messa di Natale» al ’’Visconti” è stata sempre tenuta nell’orario scolastico, nel giorno che
precede le vacanze natalizie. La celebrazione, che non è prevista
dai regolamenti scolastici risale al 1917, ma quest’anno la presidenza del Liceo ha deciso di abbandonare la tradizione, anche in
considerazione del nuovo Concordato e della circolare Falcucci. Alla
decisione si è opposta la componente cattolica della scuola. (ANSA).
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4 storia religiosa
15 gennaio 1988
UN LIBRO DA LEGGERE
Pasque piemontesi 1655
Un piccolo capolavoro della Claudiana ci restituisce una grande pagina di storia valdese nelle parole stesse dei protagonisti: demolisce
miti e leggende, evoca fatti reali più avvincenti di un romanzo
Quasi cinquant'anni fa, quando cercavo di orientarmi nella
scuola e per la vita, mia nonna
Luisa Bonetto mi diede in mano un volume di storia valdese:
lo lessi avidamente nei prati e
quasi lo imparai a memoria.
Quel libro mi diede un’idea chiar
ra della vicenda valdese: prima
c’erano stati i « barbi » del medioevo, quasi tutti j&niti sul rogo, poi la Riforma e la guerra
del Signore della Trinità, e poi,
poco prima deU'Esilio, il truce
episodio dèlie « Pasque Piemontesi »: un nobilotto piemontese
(il Pianezza),. con l’aiuto dei gesuiti, aveva ordito im orrendo
massacro, che proprio la vigilia
della Pasqua 1655 quasi aveva
distrutto il popolo valdese. Ma
per fortuna, un savio moderatore (Léger) e im eroe popolare
(Gianavello) avevano rianimato i
sopravissuti e, con l’aiuto del
grande Cromwell, avevano respinto gli invasori e ristabilito
la libertà. In casa d’una zia, il
grande volume deìVHistoire del
Léger, con le sue crude illustrazioni, stava a testimoniare la
palpitante verità dei fatti.
Più tardi, ho cominciato a capire che questo modo di narrare la storia — pochi grandi eroi,
che si fanno luce in circostanze
drammatiche — era tributario
più della filosofia di Carlyle che
d’una vera e propria ricerca storica, ma — grande sorpresa —
i risultati della ricerca scientifi
proprio in questa collana che è
uscito il volume di cui ci occupiamo in questo articolo (1).
Spendendo alcuni anni di vita.
Enea Balmas ha potuto rintracciare dei documenti inediti, o
pressoché sconosciuti, che cambiano la nostra visione delle « Pasque Piemontesi »: si tratta delle numerose operette di propaganda scritte^ a getto continuo
dai valdesi, nel bel mezzo del
massacro, allo scopo di mobilitare l’opinione pubblica protestante d’Europa; ci sono poi le
lettere e i sermoni scritti dai
loro sostenitori 'svizzeri, francesi,
olandesi e inglesi, e perfino le
risposte che i Savoia furono costretti a commissionare ai loro
intellettuali per difendersi di
fronte al tribunale delTopinione
pubblica europea. Tutti questi
documenti sono stati analizzati
da Enea Balmas: i più significativi sono stati tradotti da Grazia
Zardini Lana, e pubblicati in appendice a questo volume, insieme con la riproduzione fotografica dei testi originati. Non si
tratta dunque di una ricerca storica, ma d'una pubblicazione
scientifica di testi, che serviranno a ricostruire dalla base la
storia di quell’anno cruciale: il
1655. I testi sono però inquadrati da un’ampia introduzione e
da uno splendido congedo che
spingono im « valdese militante »
a molte riflessioni.
Mi sia dunque concesso toma
Una scena degli eccidi commessi dalle truppe piemontesi in una
stampa olandese dell’epoca.
ca erano molto più interessanti,
« vicini », che non la ’’storia”
narrata in modo oleografico e
convenzionale. Ma questa scoperta aveva un prezzo: bisognava
riscrivere la storia valdese. E’
quanto la Società di Studi Vaidesi e la Claudiana hanno cominciato a fare da una ventina d’anni almeno, e con dei risultati
notevolissimi: il Medioevo valdese è stato pienamente ricostruito grazie all’opera di Gönnet e
Molnàr, per l’epoca moderna sono state compiute alcune grosse
ricerche (Armand Hugon, prima
ancora Arturo Pascal), e soprattutto si è cominciato a pubblicare i testi in modo sistematico:
la collana « Storici Valdesi » della Claudiana. Piano piano, i libri scritti dai valdesi (o dai loro amici) 3-4 secoli fa per narrare la loro storia e per difendersi dalle accuse dei loro avversari, stanno tornando a noi
in edizioni scientificamente ineccepibili, tipograficamente perfette, esteticamente gradevoli: ed è
re dopo cinquant’anni sul prato
della nonna, e dire cosa credo
d’aver imparato da questo libro.
Un popolo
in espansione
ra. Le virtù calviniste, si sa, favoriscono il risparmio, e con questi risparmi i montanari valdesi si comprano belle terre nei
comuni della pianura: Bibiana,
Fenile, ma anche a Savigliano e
Cherasco. E, fatalmente, stabilendosi in queste terre, si « portano dietro » l’abitudine di riunirsi, di leggere insieme la Bibbia, educare i loro figli nella
fede: ma questo non è previsto
dal trattato di Cavour (1561), e
soprattutto va contro tutta la
politica dei Savoia. Finché in
Piemonte infierisce la guerra civile, i valdesi si espandono indisturbati, ma quando toma un
po’ di ordine, cresce la voglia
di « rimetterli al loro posto ».
Si comincia con la carta bollata: diffide, decreti, ordinanze; poi,
si decide di dare una lezione a
questi contadini « insolenti, superbi, temerari ». Della bisogna
si incarica il marchese di Pianezza, ma i suoi settecento soldati
non riescono a andare oltre Torre PeUice, e i valdesi si preparano alla resistenza, come nel
1560. A questo punto, qualcuno
a Torino ha un’idea geniale. Proprio in quei giorni, il grande esercito francese sta sfilando nella Val di Susa per andare ad
attaccare gli spagnoli in Lombardia: perché non chiedere in
prestito qualche reggimento e fare il golpe? Detto fatto, durante
la settimana di Pasqua (calendario giuliano) 5.000 soldati di
prima qualità vengono buttati
addosso ai valdesi, e alla prima
scaramuccia si scatenano: non
molta gente muore (pare solo
1.712 persone in tutto), ma è tutto un popolo che è in fuga; o,
se non è in fuga, china il capo
davanti a questa vittoria della
Controriforma. Arrivano i padri
gesuiti, e il Pianezza non si accontenta più del semplice ritorno dei valdesi nei loro limiti
storici; esige piena sottomissione: sulle rovine del mondo valdese si pianterà la Santa Croce.
Un popolo in armi
Nel 1655 è in pieno corso la
Rivoluzione inglese, e sul continente è finita da poco la terribile guerra dei trent’anni (16181648): il Protestantesimo, quasi
schiacciato durante la guerra,
può rifiorire. E le Valli Valdesi
stanno fiorendo: i ventimila contadini che abitano la Valle del
Pellice e tutta la Valle del Chisone crescono in numero, in forza economica e culturale. Il fatto di vivere sotto due regimi diversi (i Savoia per la Val Pellice e Germanasca, la Francia per
la Val Chisone e Pragelato) non
li danneggia, anzi favorisce la
loro libertà di movimento: e
questo popolo in espansione preme, fatalmente, verso la pianu
Un’Europa
in movimento
Il principe Tommaso Savoia Carignano, comandante in capo dell’esercito che ha compiuto la strage delle Pasque Piemontesi del 1655.
Ma il piano di Pianezza (e del
padre Caresana) fallisce: l’esercito francese è ripartito subito
per i campi di battaglia della
Lombardia, e la popolazione valdese ha trovato scampo nella
Val Chisone francese, dove organizza un vero e proprio « santuario » di resistenza popolare.
Nasce a Pinasca una specie di
« comitato di salute pubblica »,
formato da qualche pastore e
molti laici; gli uomini si armano, attraversano il Chisone e portano una spietata guerriglia alle spalle delTawersario. I leader
di questa « guerra di popolo »
sono molti: Gianavello, Jahier,
Grimaldi (ignoto fino ad oggi)
e anche il pragelatese Jourdan.
Quando Bartolomeo Jahier cade
sullo stradale di Osasco, tutte le
Valli sono già liberate; intanto
si va organizzando a Pinasca una piccola « brigata intemazionale »: 500^ volontari (soprattutto
ugonotti) che sono accorsi in aiuto dei valdesi.
la guida del pastore Lepreux:
tre giorni dopo il massacro parte la prima denuncia scritta (in
direzione di Ginevra), poi altri
documenti verranno prodotti a
getto continuo, ma con notevole abilità diplomatica. Poiché Parigi è la « cerniera politica » di
tutta questa operazione, buona
parte dei documenti passeranno
Sotto silenzio il ruolo decisivo
svolto dai soldati francesi durante il massacro. Intanto, Jean Léger sta girando l’Europa, e a
Londra un pastore svizzero italiano (G. B. Stoppa) si fa interprete dei problemi valdesi presso quel governo e quell’opinione
pubblica. Perché esiste ormai un
fenomeno di cui i Savoia non
avevano tenuto conto: il neonato giornalismo moderno. Le gazzette di Parigi, Londra, Amsterdam parlano dei valdesi, denunciano l’ingiusto massacro: i Savoia sono costretti alla difensiva sul fronte ideologico come su
quello diplomatico. Invano i cattolici inglesi intervengono con
uno scritto a favore delle tesi
sabaude: Cromwell pone come
condizione per una sua alleanza
con la Francia la soluzione del
problema valdese.
Una battaglia ideale
La ripresa valdese è dunque
stata spettacolare, ma sarebbe
stata del tutto impmsabile senza una larga mobilitazione dell’Europa protestante. Ed è a questa mobilitazione che si dedica
il « comitato » di Pinasca, sotto
I valdesi hanno dunque vinto
la loro battaglia, con la carta
stampata più che con gli archibugi, ma non si può leggere senza commozione questa carta
stampata, sia per l’ottimò livello culturale che essa denuncia,
sia soprattutto per i motivi su
cui essa fa leva: non tanto l’orrore dei fatti narrati, quanto il
diritto alla libertà di coscienza;
i valdesi sanno (e dicono) di difendere un principio universale
e non soltanto delle vite e delle
terre. Perciò trovano il tempo
di redigere, nel bel mezzo della
lotta, quella Confessione di fede
che ancor oggi i nuovi pastori
firmano all’atto della loro consacrazione. Giustamente Balmas
la definisce « la pagina più alta »
fra tutti questi scritti d’occasio
ne: vien voglia di firmarla di
nuovo, quando la si legge in questo contesto!
Come vien voglia di imparare
a memioria la lista dei nomi che
firmano l’appello agli Stati GeneraU d’Olanda: Isaac Lenreux,
« Praeses », Jean Léger, Giovanni Pastre, Giovanni Michelin e
Davide Léger (tutti in latino) e
i laici, che firmano in italiano:
Francesco Laurenti, Guglielmo
Malanot, Giacomo Jahier, Daniele Grill, Giovanni Bonnet, Paolo
Imbert, Isaia Cairus, Giovanni
Fantino; ma è una lista incompleta, perché il gruppo dirigente valdese è più ampio: Balmas
pubblica accuratamente le liste
dei responsabili, come esse compaiono nei vari documenti. Così come ci suvaerisce che l’altro
Léger (Antoine) sia stato molto
più importante, a livello culturale e « politico », di quanto comunemente non si pensi.
Dopo poche settimane, la guerra finisce: un invio di rinforzi
piemontesi serve solo a impedire ai valdesi di stravincere; a
Pinerolo si tratta, auspice l’ambasciatore francese e i cantoni
svizzeri, e si giunge rapidamente a un compromesso: la cosiddetta Patente di Grazia, che ristabilisce i valdesi in quasi tutti i loro diritti. Inglesi e olandesi penseranno che c’è stata troppa fretta di concludere, che si
poteva tirare sul prezzo: ma i
valdesi avevano visto in faccia
la morte, e la storia vera non
è mai trionfale. E non è piccolo
merito di questo libro il fatto
che esso ci aiuti ad uscire da
quella continua altalena di trionfalismo e di autolesionismo, che
è sicuramente uno dei nostri
maggiori peccati.
Giorgio Bouchard
' La vera relazione di quanto è accaduto nelle persecuzioni e I massacri dell’anno 1655: le < Pasque Piemontesi » del 1655 nelle testimonianze
dei protagonisti, a cura-di Enea Balmas e Grazia Zardini Lana, Editrice
Claudiana, Torino, 1987. L. 45,000.
5
15 gennaio 1988
marta e maria
I
TEOLOGIA AL FEMMINILE
TORRE PELLICE - ANIMAZIONE BIBLICA
! Sarete mie
e miei testimoni
1 ■
* .
Le donne svizzere intendono riscoprire il loro ruolo nella Riforma
ed appropriarsi di spazi decisionali aH’interno delle varie chiese
La produzione teologica delle
chiese evangeliche, in Italia e all’estero, non è fatta solo dei numerosi libri di singoli autori e
autrici, già pubblicati e conosciuti. Vi sono anche innumerevoli
quaderni, opuscoli, lavori, in parte non editi, ancora aperti per
una discussione, spesso frutto di
commissioni di lavoro: tali materiali contengono spunti interessanti ma spesso sono del tutto
sconosciuti ad un pubblico più
ampio.
Uno di questi lavori è stato
prodotto dalla commissione teologica della Federazione delle
Donne Evangeliche della Svizzera
(EFS) nella primavera scorsa
con il titolo: « Sarete mie testimoni e miei testimoni » (purtroppo l'italiano non ha la parola « testimone » al femminile, come invece il tedesco!). Le 21 pagine sono riferite in modo particolare
ad un altro documento, prodotto
dall’Assemblea Generale dell’Alleanza Riformata Mondiale in
Ottawa, nel 1982.
Nella premessa le autrici spiegano come è nata la Federazione e come è strutturata (dal
1947 ad oggi si contano 80 diversi gruppi per un totale di 200.000
membri). Quindi si presentano
le autrici stesse: sono 8 donne,
non tutte teologhe di professione, che hannf) scritto i singoli testi molto lib.;ramente e senza voler arrivare .ad una redazione finale unn.n ai e definitiva. Tutto è
anco; > a to alla discussione e
al Ji li, , ;j. Il tema centrale può
cssf i . jctinito così: il ruolo delle donne nelle chiese riformate.
C’e sempre l’aggancio al documento dell'Alleanza Riformata
Mondiale, il quale invitava appunto le chiese riformate ad una
autoanalisi. Le donne vogliono
ora dare il proprio contributo
specifico a tale analisi. Ma perché
è importante che le donne diano
una loro risposta? « Finora la
storia delle chiese riformate è
stata prevalentemente scritta da
uomini. Così sono stati messi in
risalto solo gli aspetti che erano
importanti per gli uomini. E tali
aspetti sono stati ritenuti automaticamente validi anche per le
donne. Ancora oggi, in tutte le
celebrazioni e le commemorazioni della Riforma di Zwingli e Calvino, vengono menzionati solo
gli uomini. Il contributo delle
donne alla storia della Riforma e
nella chiesa non è stato ancora
scoperto ».
Per le donne c'è anche l’esigenza di esprimere la fede nel proprio linguaggio. Le chiese vengono caldamente invitate ad un
riesame attento del significato
dei « dogmi » riformati (Solus
Christus, Sola Gratia, Sola Scriptura), e ad una applicazione concreta del principio « ecclesia semper reformanda ». ’’Semper reformanda” vuol dire porsi nuove sfide, così come la Riforma del
XVI secolo si era posta la sfida
del tardo medioevo e dell’irrompere della nuova era. L’emergente nuova consapevolezza delle
donne è perciò di peso determinante.
Fin qui le riflessioni di fondo.
Seguono diverse prese di posizione in relazione ai capitoli del documento dell’Alleanza Riformata
Mondiale. I temi trattati sono
tantissimi, qui ne riporto solo
alcuni: 1) rapporto con la confessione « Gesù Cristo - Signore
e Salvatore »; 2) rapporto con la
tradizione - l'eredità riformata;
3) comunità di donne e uomini.
Signore sì, ma
non dominatore
1) Rapporto con la confessione « Gesù Cristo - Signore e Salvatore ». Nel documento le autrici criticano fortemente l’impiego
di questi due termini, in quanto
« sono entrambe parole compromesse a motivo di determinate
esperienze sociali, specialmente
per le donne ». Sono termini che
evocano tempi in cui l’uomo era
« signore » della donna, anche
proprio grazie ad una legittimazione teologica. Eppure il titolo
Kyrios dato a Gesti è, al contrario, la messa in questione di tutte
le forme di signoria terrena. Gesù non ha dominato gli altri, ma
ha impiegato la sua potenza per
salvare e liberare.
« Nel figlio di Dio divenuto uomo ci viene incontro un fratello
e un salvatore che ci rinfranca e
ci libera. In lui e da lui ci vediamo totalmente accettate ed amate, nella nostra forza e nella nostra debolezza. In lui e da lui ci
sappiamo capite nella nostra
gioia e nel nostro dolore, nella
paura e nel coraggio. In lui e grazie a lui riconosciamo i nostri
doni e i nostri compiti. Le testimonianze del NT sull’azione di
Gesù tra e verso gli esseri umani
— in particolare verso le donne — ci incoraggiano e ci rafforzano. Esse ci donano dignità e ci
aiutano ad accettare il nostro
essere donne ».
Così come la confessione « Gesù è Signore » è una critica alle
signorie terrene, anche l’altra
parte della confessione, « Gesù è
Salvatore », è una critica agli annunci di pseudo-redenzione terreni, che spesso udiamo e non
sappiamo distinguere.
Autorità e
tradizione
2) Rapporto con la tradizione. L’eredità riformata. Sul « Sola Scriptura » vi sono ben 7 tesi, molto stimolanti per una discussione:
1. Le donne sono diventate sensibili ad un uso autoritario della
« Sacra Scrittura » e del « Sola
Scriptura ». Esse cominciano ad
interessarsi delle diverse dimensioni della « voce di Dio » dentro
e fuori la S. Scrittura e l’istituzione.
2. Le donne scoprono di nuovo
la parola di Dio quale parola liberatrice, ed esprimono ciò nelle
proprie strutture di pensiero e di
linguaggio. Dunque cominciano
ad indagare in modo critico la
Scrittura.
3. Come sono diventate critiche nei confronti della Scrittura..., così le donne sono critiche
anche nei confronti della tradizione e pongono il problema della
storia, ufficiale e rimossa, dell’azione dello Spirito Santo.
4. Le donne vedono nella S.
Scrittura non un’autorità chiusa, ma un invito aperto a ricercare nuove esperienze.
5. Il principio « Sola Scriptura »
è per le donne un principio orientativo e non di autorità (alla quale ci si dovrebbe sottomettere).
6. Per le donne i risultati della
ricerca storico-critica hanno un
significato decisivo.
Chi è Maria
Emerge la differenza tra la Maria della devozione e dei dogmi e quella degli Evangeli
7. Le donne sono convinte che
l’azione di Dio mediante lo Spirito Santo sia più ampia di quanto è fissato nei canone e neli'istituzione-chiesa.
Vi è poi una critica a tutte le
strutture gerarchiche esistenti
nelle chiese riformate e la domanda di come esse si rapportino al principio « ecclesia semper
reformanda ». La domanda resta
aperta.
Inventare nuovi modi
per vivere la speranza
3) Comunità di donne e uomini. Qual è dunque lo spazio
delle donne nella comiimità? Le
donne hanno da sempre lavorato nella chiesa in modo considerevole, solo che il loro lavoro
non è stato riconosciuto né menzionato. E’ ora necessario rendere noto il contributo delle donne
alla vita della chiesa dagli inizi
ad oggi, senza dimenticare il ruolo importante delle mogli di pastore. In conformità a questo riconoscimento di importanza del
lavoro delle donne è ora che esse abbiano spazio e autorevolezza negli ambiti decisionali. « Le
chiese pretendono — specie dalle
donne — adeguamento, sia nel
campo del culto che in quello
del servizio. Se la donna ha un’altra idea, visione, troverà subito
delle barriere insormontabili.
Dunque rimane solo la scelta: o
rassegnarsi ai compromessi, e in
un certo senso negarsi, o rimanere fedeli a se stesse ed impegnarsi maggiormente fuori della
chiesa, dove c’è uno spazio più
libero. Cosa può fare una donna
contro questo? La soluzione dei
problemi sociali del nostro tempo richiede nuove direttive e nuovi criteri che non siano guidati
da logiche competitive di profitto
e brame di potere, ma dalla solidarietà e daH’amore che Gesù ci
ha indicato nel Sermone sul
monte. Una collaborazione libera, attiva, sganciata dalle ruolizzazioni, della donna nella vita
della comunità è perciò indispensabile, perché le donne si
fanno guidare, rnolto più degli
uomini, dall’utopia e dalla speranza... E’... un modo consapevolmente diverso di affrontare i problemi in fede salda e fiducia
nel fatto che la giustizia di Dio
vincerà ».
Rossella Gasonato
Non è la prima volta che le
donne delle Unioni femminili
delle Valli Valdesi si incontrano
per studiare una tematica in maniera interdisciplinare. Il corso di animazione biblica è ormai
un appuntamento classico dell’autunno. Quest’anno il tema
conduttore è stato « Chi è Maria ». Anche nelle chiese protestanti, a causa delle richieste
di esprimere una opinione da
evangelici sulla figura di Maria,
sorte anche a causa deU’armo
mariano, sono circolate riflessioni a vari livelli. Il nostro
corso di animazione è stato preparato da un questionario distribuito nelle Unioni femminili
per cercare di capire quale è la
rilevanza di Maria nella consapevolezza delle donne delle chiese.
Daniela Di Carlo ha presentato una carrellata di opinioni su
Maria, tratte anche dall’ambito
esterno alle chiese.
« Le occasioni di Maria » traeva infatti lo spunto da una serie di interventi del giornale
« Noi Donne ».
Susanne Labsch ha poi ricostruito l’itinerario che dagli scarni dati degli Evangeli ci conduce allo sviluppo del dogma
mariano nelle sue varie articolazioni. Erika Tomassone ha
animato una serie di letture bibliche alla ricerca della flgura di
Maria nel Nuovo Testamento.
Questa occasione di ritrovarsi
attorno ad un tema è stata
sfruttata al massimo anche come occasione 'per stare insieme,
scambiarci esperienze, vivere dei
momenti comunitari. Erika
Tomassone e Daniela Di Carlo
hanno predicato ad Angrogna
e Rorà, accompagnate nella liturgia da varie sorelle.
Quando le donne
si incontrano
Abbiamo studiato, cantato, ballato, suonato, fatto origami e
ci siamo raccontate le nostre
storie, abbiamo passato momenti intensi di reciproco arricchimento e di sincera condivisione.
Due sono le sensazioni che mi
■porto ancora dietro da quest’incontro: la prima riguarda la
voglia delle partecipanti di fare
teologia. Proprio perché le discussioni sono state animate, le
cose emerse interessanti, ho scoperto ancora una volta che la
teologia del quotidiano non è
tanto un prodotto dei grandi
teologi ma il risultato di una
fede e di una meditazione della
Bibbia legata al proprio vissuto.
La forza della teologia sta quindi proprio nella capacità di fare collegamenti tra la propria
vita e la Parola di Dio. In questa prospettiva le donne si inseriscono nel discorso teologico
con una forza dirompente, rivalutando le proprie esperienze,
spesso troppo anonime, e dando
voce ad un silenzio che per
molto tempo ha caratterizzato
le donne presenti nella chiesa.
La seconda sensazione riguarda
il bisogno della comunità, intesa come luogo nel quale ritrovarsi e condividere le proprie
scoperte sulla fede e sulla vita,
sentendosi accettate e rispettate.
Un convegno quindi, quello
di Torre Pellice, che non è servito solo alle donne che vi hanno partecipato, ma anche alle
persone che queste donne incontreranno e alle quali esse
potranno dire: « Anche io posso
fare teologia, anche io ho qualcosa da dire perché dietro di
me ho delle sorelle che mi offrono solidarietà! ».
Daniela Di Carlo
Ho passato due giornate molto intense non solo per gli studi, interessanti e stimolanti, ma
per lo spirito di letizia e di fraternità che ho sentito attorno a
me, ed in me. Spesso mi è capitato di discutere tra membri
delle nostre chiese sulla validità
dei gruppi femminili. Perché
riunirci solo fra donne? Cosa abbiamo di diverso da dire? Non
siamo forse tutti uno in Cristo
Gesù? Ebbene, ho 'potuto constatare che nel gruppo femminile riescono ad avere parte at
Incontro regionale FDEI
per il Piemonte-Liguria a TORINO (via Pio V, 15)
il 24 gennaio: ore 14.30 -17.30
aperto a ogni donna interessata.
Tema: DIGNITÀ’ DELLA PERSONA
Programma:
— Introduzione e canti —- presentazione dei gruppi;
— Presentazione biblica del tema seguita da discussione
in gruppi su testi biblici in relazione a « violenza »,
« uomo-donna », « stranieri »;
— Elezione delle responsabili regionali.
Informazioni: Elena Vigliano - Tel. 011/669.28.38 o MariePrance Maurin Coisson- Tel. 0121/81.288.
tiva molte donne che in altri
ambienti, sia per mancanza di
preparazione, sia per timidezza
non riuscirebbero ad esprimersi. Per questi incontri non è necessaria una preparazione particolare e neanche un’abitudine
a studi teologici, è sufficiente la
nostra voglia di partecipare e la
nostra sensibilità di credenti. Un
po’ poco? Eppure siamo riuscite non solo a passare due bei
giorni insieme, ma anche ad
approfondire temi di un certo
spessore confrontando la figura
di Maria, come esce dai dogmi
cattolici, con Timmagine che noi
ce ne siamo fatte. Abbiamo potuto constatare che tutte, qualunque siano la nostra cultura,
età ed estrazione sociale, abbiamo un’abitudine alla Bibbia che
ci rende difficile comprendere la
devozione cattolica riguardo a
Maria. Maria di Nazareth è una
persona che possiamo comprendere, ammirare ed amare, la
madonna ci resta estranea.
Franca Borroni
INSERTO
QUESTIONE MERIDIONALE
Ragioni tecniche ci costringono
a posticipare la pubblicazione dell'inserto di 8 pagine relativo al
convegno Fcei « Eboli ed oltre »
dedicato alla questione meridionale. Chiese e gruprpi che vogliono
acquistarne copie (560 lire esduna)
possono telefonare al n. 011/655278
entro venerdì 22 gennaio.
6
i
ecumenismo
15 gennaio 1988
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FORUM ECUMENICO DELLE DONNE CRISTIANE
Viaggio neii'URSS cristiana
La Chiesa ortodossa si appresta a celebrare il primo millennio del « battesimo della Russia » - L’impegno delle
donne sovietiche - In Bielorussia permangono le tracce e i ricordi della guerra - Una presenza religiosa articolata
Su invito della chiesa ortodossa russa, il Comitato di Coordinamento del Forum Ecumenico
delle donne cristiane in Europa
ha tenuto la sua riunione annua
a Minsk, in Bielorussia. Quattordici donne, appartenenti a tradizioni ecclesiastiche e culturali diverse e provenienti da vari paesi,
dalla Finlandia alla Francia, alla
Scozia, alla Cecoslovacchia, hanno condiviso così un’esperienza
unica e stimolante.
Strette fra la necessità di svolgere un lavoro di comitato, che
doveva prendere parecchie importanti decisioni, e il desiderio dei
nostri ospiti di mostrarci il più
possibile della vita delle chiese,
abbiamo dovuto scendere a compromessi, riducendo le ore di lavoro, da un lato, e saltando alcune visite già programmate a conventi e chiese.
La chiesa ortodossa
I nostri contatti sono stati soprattutto con la chiesa ortodossa
russa che conta, secondo dati del
Consiglio Ecumenico, oltre 50 milioni di fedeli, 20 mila parrocchie,
30 mila preti {o popi). Essa si
prepara ora a vivere imo dei momenti significativi della sua storia: il primo millennio del « battesimo della Russia », avvenuto
nel 988 quando il principe Vladimiro di Kiev si convertì al cristianesimo, sotto Tinfluenza della sua nonna credente. Si preparano grandi cerimonie e festeggiamenti che avranno il loro culmine nel prossimo giugno e a cui
saranno invitati i rappresentanti
delle chiese di tutto il mondo.
La nostra prima visita a Mosca
è dunque al Monastero di San
Danilo, restituito dopo 50 anni
dallo Stato alla chiesa in pessime
condizioni. Per molto tempo era
stato usato infatti per ospitare
dapprima degli orfani, poi dei delinquenti giovanili e le strutture,
soprattutto l’interno delle chiese,
erano state molto deteriorate.
Oggi, dopo alcuni anni di lavoro,
vi funzionano già gli uffici del
Dipartimento di relazioni estere;
la cattedrale e alcune delle chiese
sono state restaurate, con le icone e le splendide decorazioni
d’oro zecchino, gli alloggi dei monaci sono abitabili, si sta terminando di sistemare la residenza
ufficiale del Patriarca, e si costruisce un albergo di 200 stanze. La chiesa sta compiendo uno
sforzo notevolissimo per trasformare un complesso di edifici malridotti in quello che sarà il suo
centro amministrativo, e tutto
questo grazie alle offerte e al lavoro volontario dei fedeli. Lo
Stato ha dato il suo contributo
prestando esperti restauratori
per le opere d’arte.
In assenza del Metropolita Filarete, responsabile dei rapporti
con l’estero, è il suo vice, il vescovo Feofan di Kashira, che ci
riceve e ci dà il benvenuto. La
presidente del Forum, Jean Mayland, ci presenta una dopo l’altra, dicendo il nostro nome e la
chiesa d’appartenenza. Personalmente ho provato una certa soddisfazione per il fatto che, quando è stata menzionata la chiesa
valdese, un lampo ha brillato
negli occhi del vescovo che mi ha
guardata e mi ha detto, in inglese: « dall’Italia! ».
Finora il centro della chiesa
era il Monastero di Zagorsk, non
molto lontano da Mosca, dove c’è
anche una Accademia teologia
per la formazione di preti e monaci. Nella tradizione ortodossa
i preti possono sposarsi, ma soltanto i monaci raggiungono le
alte cariche ecclesiastiche. Il monastero. fondato da un santo eremita, Sergio, contava aUa fine del
1400 solo due chiesette di pietra
ed era molto piccolo. Nel corso
di pochi decenni si è trasformato
in una formidabile fortezza contro i tartari, e per secoli è stato
un luogo importante per la religiosità e la cultura russe. Vi si
sono ammassati tesori d’arte, vi
si sono costruite molte chiese
stupende, come la cattedrale dell’Assunzione con le sue cinque cupole dorate, il palazzo dello zar,
ecc. Oggi lo Stato provvede alla
manutenzione delle opiere d’arte,
che gli appartengono fin dal tempo di Lenin, ma Zagork è sempre un centro di attiva vita religiosa.
Noi vi siamo andate per le celebrazioni in onore di San Sergio:
un giorno non festivo, in cui circa 20 mila persone si sono raccolte nella cattedrale e negli
spiazzi circostanti per la cerimonia aH’aperto sulla tomba del
santo; uno stuolo spettacolare,
con paramenti splendenti, di monaci, vescovi, metropoliti, e lo
stesso Patriarca Pimen, capo supremo della chiesa. Una liturgia
lunga e, per noi, poco comprensibile, molti bellissimi canti del coro, molta devozione e partecipatone.
Ovunque mi hanno colpita la
partecipazione e la devozione: le
candele accese per preghiera davanti alle icone, la paziente presenza a cerimonie per noi lunghissime, in piedi, stretti gli uni
agli altri. Nella cattedrale di
Minsk abbiamo partecipato la
domenica mattina a una funzione
di quattro ore, durante la quale
vi è stata la consacrazione di un
prete e di un diacono. Noi ci
siamo sedute di tanto in tanto
(avevamo 4 sedie da spartirci in
14), ma la folla dei fedeli non si
è mai mossa: molte donne anziane, ma anche molti giovani, uo
® ñ:
Il metropolita Filarete di Minsk e della Bielorussia.
mini e bambini. Ho assistito a
tutta la cerimonia con molto interesse e con relativamente poca
stanchezza perché non si tratta
di una funzione statica, ma secondo la ricca liturgia succede
sempre qualcosa: gli officianti
sono numerosi e si muovono
spesso, attraversano l’iconostasi
(dietro cui è situato l’altare), accendono candele. Lo sforzo di capire che cosa sta succedendo richiede molta attenzione.
Nella cattedrale siamo state
accolte dal Metropolita Filarete
di Minsk, che era il nostro ospite, con molta cordialità e mol. te persone hanno cercato di comunicare con noi con sorrisi e
strette di mano, nell’impossibilità
di parlare una lingua comune.
Contemporaneamente alla funzione nella cattedrale, in un edificio adiacente, nella cappella battesimale, caldissima, piena di vapore e di strilli, si procedeva al
battesimo dei bambini: oltre cento in una sola mattina. E altrettanti il giorno prima.
Battisti e Avventisti
La chiesa evangelica più importante in Russia è quella battista che fra membri, simpatizzanti e familiari raggiunge dai 2
ai 3 milioni di persone. E’ in un
momento di espansione e, secondo fonti occidentali, ottiene più
facilmente della chiesa ortodossa l'autorizzazione ad aprire nuovi locali di culto: oltre 300 negli
ultimi dieci anni.
In uno dei templi battisti di
Mosca abbiamo partecipato una
sera a un culto awentista. Anche
qui la chiesa era gremita (meno
che in una ortodossa perché la
gente sta normalmente seduta invece di pigiarsi in piedi), molti
giovani, una buona e numerosa
corale, una lunga cerimonia. Ha
predicato una del nostro gruppo,
che aveva suscitato l’interesse
dei dirigenti avventisti perché è
pastore da 40 anni: ha dato il
suo messaggio in inglese con traduzione in russo. Il pastore locale ha aggiunto poi anche im
suo lungo sermone e così ci è
mancato il tempo di fermarci all’uscita per salutare la gente che
si è dimostrata molto fraterna e
accogliente.
Prima del culto ci eravamo incontrate brevemente con i membri del consiglio di chiesa e con
un gruppo di donne, con cui abbiamo avuto un simpatico scambio di informazioni sul lavoro del
Forum, su quello della chiesa locale e sulla partecipazione delle
donne.
Le donne
Malgrado il tempo molto limitato abbiamo avuto anche incontri con donne impegnate in strutture assai diverse: le avventiste
prima, poi, insieme, le battiste e
le ortodosse che hanno da parecchio tempo dei rapporti di collaborazione assai stretti. Soprattutto con queste ultime abbiamo
avuto uno scambio assai aperto
e stimolante: mogli di pastore e
di prete, e altre ancora, ci hanno
spiegato con chiara visione le
nossibilità e le difficoltà della
partecipazione piena delle donne
nella chiesa. Le cose si stanno
evolvendo e sempre più spesso
le donne occupano posizioni importanti nelle diocesi, nelle chiese locali, e in taluni servizi come
quello delle comunicazioni. La
prima donna ortodossa ammessa
in un’ Accademia Teologica ha
Il patriaca Pimen.
terminato i suoi studi a Leningrado, con molto coraggio e volontà, e ha ottenuto nella sua chiesa
un posto di responsabilità. Le
donne sono anche membro di delegazioni all'estero, ma nel complesso sono ancora poche quelle
che partecipano e molta strada
resta da fare. Le donne lo sanno
e questa consapevolezza lascia
sperare in ulteriori passi avanti
nel futuro.
A Mosca e a Minsk abbiamo
incontrato le dirigenti del Consiglio delle donne sovietiche. Interesse di base del movimento sono la pace e la giustizia, ma il
loro lavoro consiste soprattutto
nell’aiutare le donne a partecipare di più e meglio alla vita politica e sociale, e a mantenere rapporti con organizzazioni di donne
nel miondo. I risultati sono piuttosto incoraggianti: nel giugno
1987 una grande assemblea ha riunito a Mosca, sui temi della ¡pace, 3.(XX) donne di 150 paesi diversi e la presenza delle donne nella
società sovietica è notevole, anche se ancora non sono giunte
agli alti vertici dello Stato e del
partito.
In Bielorussia
Quel che colpisce in questa piccola repubblica è la presenza insistente dei ricordi di guerra: i
ricordi personali, il museo costruito per ricordate gli eroi e gli
eventi epici della Resistenza, il
grande monumento in memoria
dei villaggi distrutti e degli abitanti uccisi, che si erge a Kathyn.
Quando si conoscono i dati (2
milioni di civili, vecchi, donne,
moltissimi bambini uccisi, mezzo milione di caduti al fronte o
nella Resistenza, 209 città, 9.200
villaggi distrutti, Minsk ridotta
letteralmente a un ammasso di
rovine) si capisce come quel pe
riodo, con le sue efferatezze, vi
va nella memoria collettiva e come il desiderio di pace, il rifiuto
della guerra, sia sincero e profondo.
A Minsk abbiamo incontrato il
capo del Consiglio per gli affari
religiosi in Bielorussia, il cui
compito è di mantenere i rapporti con tutte le confessioni religiose, occuparsi delle questioni riguardanti pubblicazioni e costruzioni di edifici ecclesiastici, vegliare all’applicazione della legge
sulle religioni. In caso di conflitto è il Consiglio che funge da
mediatore. Il ministro ha risposto a tutte le nostre domande e
ci ha invitato a visitare liberamente tutto quanto ci interessava nel suo campo.
Nella repubblica bielorussa vi
sono 800 comunità religiose fra
cui 370 ortodosse, 300 evangeliche (battisti, pentecostali, avventisti), 100 cattoliche, e varie altre.
La chiesa è separata dallo Stato,
la scuola è separata dalla chiesa.
Tutti hanno il diritto di professare una fede, ma non esistono
statistiche per cui si valuta genericamente che i credenti siano intorno al 10-20% della popolazione. A differenza di altre repubbliche sovietiche, non vi sono prigionieri di coscienza.
Le città che abbiamo visto sono moderne e pulite, si costruisce molto e la coabitazione è
praticamente scomparsa. Tutti
hanno un lavoro e anche se i salari sono più bassi che da noi, le
spese base sono anche molto inferiori: l’affitto non supera mai
il 6-8% del salario, i prezzi di gas
e trasporti sono irrisori, vi sono
facilitazioni per le vacanze.
Queste sono soltanto alcune rapide impressioni di dieci giorni
di incontri e contatti a Mosca e
a Minsk.
Fernanda Comba
7
15 gennaio 1988
obiettivo aperto
NEW YORK - RIVERSIDE CHURCH
Incontrare Cristo
nella capitale dell'Impero
Una chiesa battista ma che di fatto è interdenominazionale - L’impegno per la pace e il confronto con una città pervasa di superficialità
Il primo culto, nella nuova costruzione, lo si tenne il
5 ottobre del 1930 alla presenza di seimila persone. Ma
la storia di questa chiesa battista risale a quasi un secolo prima quando, nel 1841,
un primo gruppo di credenti
aprì una sala evangelista nella Norfolk Street. Dopo varie tappe in cui la comunità
continuò a crescere e cercare, attraverso Manhattan,
nuovi locali per i culti sempre parecchio frequentati, si
decise di costruire un nuovo
tempio. La costruzione durò
sei anni. Oggi l’imponente edificio di granito in stile gotico, dotato di soluzioni moderne e funzionali (decine di
sale, mensa, teatro, garages
sotterranei), si colloca strategicamente nella New York
religiosa. Posta sulla sponda
ovest dell’Hudson, accanto
al famoso Union Theological
Scminary, al Jewish Theological Seminary, alla Columbia University, al Barnard
College e allTnterchurch Center (scherzosamente soprannominato God’s box », scatola di D’' - ) che ospita gli uffjci d ;; più grandi chiese
proi lì nordamericane la
Rii' - iiC! Church inizia, nel
Î C 5
:on il suo primo pasto
Freeze », risultante dalLunifi.cazione di due precedenti organizzazioni. Prima del suo
trasferimento negli uffici di
Washington sono riuscito,
grazie alla collaborazione
dell'antropologa Marie Louise Loeb, che sta scrivendo
un libro sulla storia sociologica di questa chiesa, ad ottenere un lungo colloquio
con Coffin. Sulla parete dietro alla scrivania del suo studio c’è una grande foto di
Olof Palme (« che dal nostro
pulpito ha lanciato un indimenticabile messaggio »), sul
tavolo la foto del figlio Alex,
ucciso in un incidente stradale, e poi libri all’infinito.
Soprattutto commentari biblici, compresi quelli di Calvino. Ecco il resoconto di
questa conversazione.
— Qual è l’unicità di questa chiesa così famosa, in
cui hanno predicato Paul Tillich, Reinhold Niebuhr, Martin Luther King e che non
sembra conoscere crisi di
partecipazione?
re Harry Emerson Fosdick,
un nuovo cammino la cui direzione era già riassunta nelle parole che Fosdick scrisse al Consiglio di chiesa:
« Accoglierò la vostra domanda intesa ad avermi pastore
della vostra congregazione a
queste condizioni: primo,
che la confessione di fede
in Cristo sia l'unico mezzo
per diventare membri di chiesa; secondo, che tutti i cristiani, a qualsiasi denominazione appartengdno, siano
liberamente ammessi come
membri di chiesa; terzo, che
accanto alla vita culturale si
sviluppi un programma di inserimento e di coscienza critica nella vita della città ».
Questo programma è stato mantenuto ed allargato.
Legalmente la Riverside
Church è battista, di fatto è
« interdenominazionale, interrazziale e internazionale ».
I suoi duemila membri sono chiamati a partecipare attivamente alle multiformi attività di una chiesa aperta
24 ore su 24. Attualmente
questa chiesa sta cercando
un nuovo pastore titolare.
Con il gennaio 1988 il pastore William Sloane Coffin, che
è stato per dieci anni pastore a Riverside Church, è diventato presidente della più
grande organizzazione pacifista nordamericana, la « Sane
ri immigrati. Insomma: qui
la porta è sempre aperta, anche di notte.
— Molte attività, molte diversità; non ci sono tensioni?
— Non vogliamo appiattire la diversità. La miglior
strada per preservare l’integrità della diversità è la controversia. Credo che la controversia sia linfa vitale per
la nostra unità di fede. L’importante è che il dibattito
non si trasformi in spirito
distruttivo. La predicazione
ha anche la funzione di inserire le varie ricerche in atto nella nostra comunità in
una strategia di testimonianza nella città.
— Il culto, dunque, è un
momento importante?
— Ci sono diverse unicità.
Provo ad elencarne alcune.
Il fondo di cui ha dotato la
chiesa John D. Rockefeller,
nel 1930, ci permette una
certa autonomia sia nella manutenzione generale dell’edificio sia nell'intraprendere
nuovi e coraggiosi programmi, senza sottostare a ricatti
economici. Molte chiese sono condizionate dalla volontà dei donatori. Qui decide
l’assemblea e non chi paga
di più. Un altro punto riguarda la composizione mista della comunità: abbiamo
un 35% di persone di colore, molti gruppi femministi
e anche un gruppo di gay e
di lesbiche che danno un contributo meraviglioso alla vita della chiesa. Questo può
far sorridere altre chiese,
noi invece prendiamo molto
sul serio il problema della
sessualità nella nostra società. Un’altra questione concerne il nostro programma per
il disarmo, che dura ormai da
dieci anni e al quale anche la
chiesa valdese in Italia partecipa, che è diventato un
punto di riferimento importante negli USA. Aggiungo il
fatto — ecco un’altra unicità — che riusciamo a dare
centomila dollari all’anno
per la fame nel mondo. E,
per finire, abbiamo una serie
diversificata di programmi
che vanno dagli studi biblici,
ai gruppi teatrali, alla scuola domenicale, al catechismo,
sino all’accoglienza dei senzatetto, dei profughi politici
e all’organizzazione di corsi
di lingua inglese per stranie
— Non è solo — continua
Coffin —, un momento ma
è il momento più importante, è il cuore stesso della
chiesa. Se funziona il culto,
funziona anche il resto. Accanto alla predicazione ritengo fondamentale la cura complessiva della liturgia: dagli
inni cantati dalla corale, che
si compone di 80 persone, alle varie drammatizzazioni, al
momento degli annunci e informazioni sulla vita della
comunità, alle preghiere.
Non ultimo, direi anche la
cura per un linguaggio inclusivo (« inclusive language »)
che non sia sessualmente di
scriminante.
— In questa città una moralità superficiale si è spesso coniugata con un profondo materialismo; l’amministrazione Reagan ha fatto di
tutto, in questi anni, per far
sentire gli americani a proprio agio nei loro pregiudizi. Qui c’è un contrasto profondo tra ricchi e poveri. Un
pastore della Germania orientale mi ha detto recentemente: « Questa città mi
fa diventare comunista, anche se non lo sono mai stato ». La cosa più urgente da
fare in questa megalopoli è
di affrontare il problema di
quel 30% di popolazione che
vive al di sotto della soglia
economica minima. A New
York il 55% dei bambini neri vive nella povertà, il 75%
non finisce la scuola dell’obbligo e da questa povertà
nascono molti problemi nazionali ed intemazionali.
lo avessero aiutato, rischiando per lui in nome di un imperativo morale. Oggi io,
qui, uomo nero libero, dichiaro di volere aiutare i
bianchi oppressi ». Un mese
fa Margherita Suarez è stata ordinata pastore della Jedson Memorial Church di New
York City, dove sta lavorando con grande passione e
amore per tutti.
Il vostro gruppo di lavoro sul disarmo come ha
accolto il recente accordo di
Washington tra i "due gran
di"?
— Ma il linguaggio inclusivo, quando battezzate una
persona « nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo », cosa prevede al
femminile?
— Noi battezziamo « nel
nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo, solo
Dio, Madre di tutti noi ».
Questa è la nostra formula.
10 credo che quando prenderemo finalmente sul serio la
teologia della liberazione delle donne, vivremo un capovolgimento paragonabile a
quello di Lutero nel XVI secolo. Noi continuiamo a pensare Dio come un buon vecchio dalla barba bianca. L’idea di Dio è in genere associata al potere maschile, senza che si riesca a comprendere come l’amore, quando
diventa potere, si autolimita.
11 linguaggio inclusivo è solo la punta di un iceberg di
un nuovo modo di rapportarsi a Dio.
— Visti da questo pulpito,
quali sono i maggiori problemi della città di New
York?
— Dalle balconate che si
affacciano sulla navata centrale del tempio di Riverside
uno striscione ricorda che
la comunità è un "santuario”, aperto ad accogliere
profughi per ragioni di giustizia. C'è una storia esemplare, tra queste centinaia di
profughi che vi hanno chiesto aiuto, che possa far capire la situazione?
— Non dimenticherò mai
la vicenda di Margherita Suarez. Venne qui da noi sei
anni fa. Cattolica, lesbica dichiarata, fortemente in contrasto con la propria chiesa,
qui si sentì subito a ’’casa
propria”: ampi spazi, dibattiti, impegno per la pace e
la giustizia. La sua presenza attrasse altre 14 famiglie
profughe negli Stati Uniti
da E1 Salvador. E una domenica, dopo aver sentito
nell’assemblea terribili esperienze di profughi e rifugiati politici, un nostro vecchio membro di chiesa, il dr.
Jenkins, si alzò e nel silenzio
generale scandì: « Mio nonno
era uno schiavo e non avrebbe mai potuto fuggire al
Nord se alcuni bianchi non
— E’ un segno positivo e
il nostro impegno continua
poiché sappiamo che è possibile ottenere dei risultati
concreti. Noi parliamo di
« invertire la corsa agli armamenti »: non siamo solo
contro la'guerra, ogni guerra, ma siamo per una pace
piena fondata sulla giustizia.
Perciò ci occupiamo non solo della ’’violenza diretta”,
ma della ’’violenza strutturale” che, sociologicamente
parlando, uccide molto di
più. La corsa agli armamenti è il maggior contributo alla violenza strutturale poiché, quotidianamente, vengono sottratte enormi energie e ricchezze che potrebbero essere utilizzate per
l’aiuto allo sviluppo delle
nazioni più povere.
— La differenza morale
tra l’uso di un impianto nucleare per scopi civili e la
produzione di armi nucleari è un elemento di discussione nella vostra comunità?
— Io vorrei vedere dichiarare la fine dell’era nucleare e aprirsi l’inizio dell’era
solare. Un prodotto che il
Terzo Mondo ha in abbondanza è il sole. Se potessimo
investire i soldi che si spendono per il nucleare militare
in ricerca tecnologica per il
solare, offriremmo il miglior
dono possibile al Terzo Mondo e a noi stessi.
Giuseppe Platone
8
8 vita delle chiese
15 gennaio 1988
AGAPE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Lezioni di
teoiogia deiia pace
Le convinzioni ideologiche occidentali a duro confronto con le drammatiche realtà del terzo mondo - Un discorso di fede per l’uomo d’oggi
Attività natalizie
Non erano numerose le persone che avevano specifici interessi teologici, nel corso dell’ultimo
campo invernale (« Una proposta
ecumenica: giustizia, pace e integrità della creazione»).
Kppure le relazioni sono state ben seguite, il dibattito è stato vivo, si è fatta teologia con
i non teologi che hanno partecipato.
Le relazioni erano state affidate a quattro teologi, due protestanti e due cattolici. Tecniche, ma si sentiva nei relatori
una passione per la verità che
riscattava i tecnicismi.
E’ stato osservato a fine campo che si sarebbe potuto rovesciare l’impostazione delle relazioni previste; comunque ne riferiamo brevemente, con la tecnica del flashback.
L’ultimo relatore in ordine di
tempo, l’angolanó Pedro Miguel,
affrontando il problema della
giustizia, ha appassionato gli
ascoltatori mescolando insieme
ricordi personali tragici e critiche teoriche all’impianto filosofico su cui si regge la filosofia
occidentale, l’esperienza del « nero » del quale si è tentato di
espropriare la cultura, e l’esperienza del docente che tenta ima
paziente opera di controinformazione.
Nella giornata precedente don
Enrico Chiavacci aveva impartito vere e proprie lezioni sulla
teologia della pace. Partendo
dal suo campo specifico di studi (la teologia morale), ma toccando temi di sistematica e inserendo le sue considerazioni
nella storia recente della chiesa cattolica. Chiavacci ha sottolineato il nuovo che si profila, fuori e dentro le chiese, proprio a partire da una riflessione
cristiana sulla pace.
Interessanti anche alcuni
spunti ecclesiologici; le parabole del Regno possono ancora
essere ingenuamente applicate
alla chiesa, o non devono piuttosto essere viste sull’orizzonte dell’umanità nel suo complesso? Ritornavano i temi del
dibattito di alcuni anni or sono, su unità della chiesa e unità dell’umanità, arricchiti dalle
nuove riflessioni e pratiche sulle
grandi tematiche della pace e
della preoccupazione per l’ambiente.
Il pastore valdese Gino Conte,
del resto, proprio alla questione
dell’ambiente, della natura, del
creato aveva dedicato la sua
relazione. Interessante una riflessione solo apparentemente
linguistica. Parlare di integrità
o di salvaguardia del creato,
potrebbe essere fortemente riduttivo. Perché non avere il coraggio di parlare di « conservazione » del creato? Diffìcilmente
il termine potrebbe avere qui
un significato « conservatore », i
vecchi termini della politica non
esprimerebbero sufficientemente
quanto si vuole affermare.
Per il resto, una pagina di teologia biblica che, senza semplificazioni riduttive, è stata però
alla portata di ogni persona attenta: nel dibattito emergeva la
possibilità di intendersi, anche
tra credenti e non credenti, senza rinunce al proprio punto di
vista, ma con attenzione profonda a quello altrui.
Forse il compito più pesante
è toccato al primo oratore, il
pastore Paolo Rlbet, sia perché
doveva rompere il ghiaccio,
sia perché la sua relazione conteneva in realtà due temi ben
distinti, anche se collegati. La
« teologia del patto » veniva in
fatti esaminata sia a livello biblico (e soprattutto veterotestamentario), sia con la lettura di
una particolare vicenda storica,
quella che, semplificando, potremmo definire la vicenda puritana.
Diffìcile compito, anche perché
si potrebbe aprire in proposito
tutto un dibattito sulla autorità
della Scrittura e sulla utilità
non normativa della riflessione
su episodi di storia della chiesa.
Tra le righe, era tuttavia individuabile un tema di fondo al
quale i protestanti sono forse
un poco impreparati: quale discorso di fede può tradursi in
parola comprensibile dall’uomo
di oggi? Quale incontro può prodursi tra storia umana e paroia di Dio, utiiizzando parole come giustizia, pace, ecologia, che
sono allo stesso tempo di tutti
e anche, in modo specifico, dei
cristiani? E la parola « patto »
che ruolo ha, in tutto questo?
E’ parola laica e profana, o è riflesso di una parola di Dio per
l’uomo?
Durante tutto il campo e nelle
esposizioni dei quattro relatori l’intreccio tra i vari temi specifici e la globalità del problema veniva tenuto ben presente.
Sullo sfondo, anche se non affrontata in modo esauriente, anche la questione di un processo conciliare, di una assemblea
autorevole, di una convocazione possibile e necessaria ma anche problematica e piena di
incognite.
Se l’ordito del campo è stato
dato dalle relazioni, la trama
veniva a mano a mano disegnandosi nel dibattito, e in alcuni colori e spunti che ritornavano in modo apparentemente imprevedibile. Alcune categorie classiche del marxismo che
tornavano a galla, ma rielaborate non dogmaticamente e ricomprese in situazioni nuove;
un filone biblico letto a più vo
ci da laici, cattolici, protestanti; la preoccupazione di riportare i grandi temi filosofici e
teologici alla quotidianità e la
volontà opposta di dar senso
forte alle cose di tutti i giorni
inserendole in una visione globale, anche se non ancora dedefìnita e univoca.
Una nota a margine. I partecipanti ai campi invernali stanno cambiando; non parliamo di
chi viene solo o quasi per sciare, ma proprio di quella minoranza che viene per seguire il
tema del campo. Meno militanza (sia nella politica che nella
fede), più esperienza e scelte
maturate sulla propria pelle,
ascolto disciplinato delle relazioni ma ricerca di metodi nuovi, a cui purtroppo solo in minima parte siamo in grado di rispondere, e una richiesta sempre più diffusa di non lasciare
a se stesso il « tempo libero »
ma di utilizzarlo almeno altrettanto bene che il « tempo di
studio ».
Forse c’è sempre stata la ricerca di un momento di confronto, di amicizia, di accoglienza; ma sembra anche che la crescente solitudine in cui si vive
giorno dopo giorno si traduca
in una domanda crescente di
convivialità, in volontà di amicizia, di comunione, anche se
solo per i pochi giorni di un
campo. Non stupisce quindi che
anche il momento del culto finale sia ben seguito, voluto anche da chi non si professa credente.
Oltre ai campisti abbiamo avuto alcuni ospiti, per una parte o un’altra del seminario. Nella giornata dedicata alla riflessione sulla pace nel mondo cattolico sono stati con noi alcuni
amici dei Comitati pace della
zona, e alcuni cattolici pinerolesi, tra cui il vescovo Pietro
Giachetti.
Sergio Ribet
BETHEL
Capodanno comunitario
La festosa esperienza di un « campo famiglie »
in Calabria - L’autogestione, i giochi, il culto
In un clima di festosa comunione fraterna si è svolto dal 27
dicembre al 1» gennaio presso il
Centro Evangelico di Bethel (Cz),
in Calabria, un campo famiglie di
circa 30 persone fra bambini, ragazzi e genitori, con 'rinserimento
sporadico di qualche famiglia locale.
Il tempo eccezionalmente bello,
con un sole caldo di giorno e un
firmamento « a portata di mano »
di notte, il cibo buono e abbondante, la cortese e amichevole
disponibilità dello staff responsabile e la conoscenza preliminare fra cinque famiglie (21 persone) provenienti da Cerignola
sono stati, a mio avviso, gli ingredienti del pieno successo di
questo campo vacanziero.
Infatti, nonostante che diverse
famiglie fossero alla loro prima
esperienza di campo, e per giunta autogestito, non mi pare siano
emersi problemi di socializzazione. Anzi, lo stare insieme sia nei
lavori di cucina che di pulizia
dei locali, sia nei momenti di raccolta della legna (per stufe e ca
mini) che dei giochi collettivi e di
vita associata in genere, con
l’unico obiettivo di riposarsi e
ritemprare le proprie energie, ha
finito col fare apprezzare a tutti
la gioia della comunione fraterna
di cui tutti abbiamo reso grazie
al Signore.
Non poco, inoltre, a questo successo hanno contribuito i ragazzi,
che in due occasioni si sono « esibiti » in alcune scenette comiche
ben riuscite.
Infine lunghe passeggiate a piedi fra i boschi, una gita programmata in auto al lago Arvo con
successiva salita in funivia a Lorica, qualche partita di pallone e
rintrattenimento di fine anno con
giochi e canti sono stati i lieti diversivi che hanno scandito il ritmo dei pasti e dei lavori collettivi.
Ha chiuso il campo il culto
con Santa Cena di Capodanno,
presieduto dal pastore Pietro
Santoro, incentrato sull’esigenza
di una vita nuova nel Cristo che
guarisce, perdona e vivifica.
Giovanni Magnifico
VILLASECCA — Oltre quaranta persone, tra adulti e ragazzi, hanno partecipato all’àgape
fraterna che ha avuto luogo domenica 20 dicembre, in occasione del culto particolare di Natale, con le ragazze ed i ragazzi
della Scuola domenicale e del Catechismo della nostra comunità.
Ringraziamo le signore dell’Unione femminile, che hanno
portato felicemente a compimento il proprio impegno di
preparazione dell’àgape.
Canti e giochi per tutte le età
hanno concluso questa giornata
comunitaria, ottima anche sotto l’aspetto meteorologico.
• La sera del 24 dicembre al
Trussan, e la mattina del 26 a
Villasecca, hanno avuto luogo
due incontri comunitari di Natale, che hanno registrato una
presenza notevole di adulti, riuniti per trascorrere gioiosamente insieme alcune ore, anche nell’ascolto e visione di alcune scenette teatrali presentate dai ragazzi.
Ma ci è caro segnalare a parte il simpaticissimo incontro
comunitario avvenuto a Bovile,
borgata di alta montagna (oltre
1.400 m.) ridotta ormai a pochissime persone, anche molto anziane. La presenza di sette membri di chiesa, venuti espressamente dai Chiotti, ha rinsaldato
il legame comunitario che ci
unisce tutti in Cristo.
Ringraziamo molto sentitamente tutti coloro che hanno
collaborato, anche molto intensamente, alla preparazione di
questi tre incontri.
• La sera del 31 dicembre la
nostra comunità si è riunita per
il culto di fine anno nel segno
della lode e del ringraziamento
al Signore. Rimane ancora una
occasione, questa, molto sentita,
e la partecipazione è sempre notevole.
Subito dopo il culto alcuni
nostri giovani, una dozzina in
tutto, si sono ritrovati nella saletta per trascorrere insieme le
ultime ore dell’anno trascorso e
le prime di quello corrente. Questo incontro è avvenuto nel contesto di un’àgape fraterna, interamente preparata da loro ed
accompagnata da giochi e canti
in un gioioso divertimento.
** Il nostro fratello in Cristo
Amedeo Rostan, di anni 83, non
è più tra noi. Nella comunione
di fede e di speranza nella risurrezione dei morti in Cristo,
esprimiamo alla sua compagna
di vita Maria ed ai familiari tutti la simpatia cristiana della nostra comunità.
• Giovedì 14 gen. h. 14.30, nella
sala culto vi sarà rincontro della nostra comunità col past. G.
Subilla, il quale ci parlerà del
lavoro svolto durante tutto il
suo ministero in Africa, anche nell’ambito della CEVAA.
Concerto di Natale
VILLAR PEROSA — Il 19 dicembre l’organista Mauro Barotto e le Corali di Pomaretto e
di Villar Perosa dirette da Renato Ribet, che dirigeva anche i
Trombettieri valdesi, hanno presentato nel tempio di Villar Perosa un ampio programma di
musiche del periodo tardo-rinascimentale e barocco. Il pubblico, abbastanza numeroso nonostante la concomitanza con altre
manifestazioni musicali nella
stessa serata, ha dimostrato di
apprezzare la valentia dell’organista, che ha saputo mettere in
piena luce le qualità sonore del
piccolo, ma pregevolissimo organo. Il tempio poi è risultato quasi troppo piccolo per contenere
le sfolgoranti armonie barocche,
in cui si fondevano coro, ottoni,
timpani e organo. Renato Ribet
ha diretto l’insieme con energia
ed entusiasmo. Nella pausa del
concerto è stata data una breve
informazione sulla ristruttura
zione dell’Asilo per Vecchi di
San Germano, a cui l’incasso
era devoluto.
• La Corale si riunisce gìov. 14
ore 20,30.
• I giovani sono invitati per
un incontro che avrà luogo al
Convitto venerdì 15.1 alle ore
20,30.
• Sabato 16, ore 20,30, seduta
del Concistoro e del Comitato
del Convitto-Foresteria.
• Riunioni quartierali: 19.1
Chianaviere; 25.1 Dubbione (famiglia Vinçon); 26.1 Fleccia (famiglia Ghigo); 27.1 Centro (Convitto).
• Unione Femminiie: dom.
17.1 a Chianaviere, ore 14,30 ;
mere. 20 al Convitto, ore 14,30.
Assemblea
di chiesa
PRAMOLLO — Domenica 17
gennaio, alle ore 10, si terrà una
assemblea di chiesa per discutere sul nostro giornale «Eco delle Valli » : come viene letto,
quanto...
Giovedì 14 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La prossima riunione
ha luogo presso la Comunità di S.
Domenico (Viale Savorgnan D'Osoppo 1), ore 20.45. io studio biblico si
svolge sul tema « Noi amiamo Dio,
perché egli per primo ci ha mostrato il suo amore» (1 Giov. 4: 19); introduce il prof. Marino Boaglio. Inoltre viene presentato, a cura del can.
G. ’Mercol, un audiovisivo dal titolo:
« Uomini di fronte alla morte ».
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso il Centro d’incontro prosegue
lo studio del libro della Genesi.
Domenica 17 gennaio
a MATRIMONI MISTI
PINEROLO — A partire dalle ore
15, presso I locali della chiesa valdese di via dei Mille 1, si svolge il
2° incontro deH'88. « Che cosa le
coppie interconfessionali domandano
alle chiese. Il punto sulla ricerca.
Come incrementare i contatti con le
comunità vaWesi e cattoliche »: questi
alcuni dei temi in discussione. Introduce una coppia mista.
□ III CIRCUITO
INCONTRO CONCISTORI
PERRERO — Alle ore 14.30 nei locali della chiesa valdese si tiene un
incontro dei concistori del MI circuito
(Val Germanasca) sul tema « Il ruolo
del pastore nella vita della comunità ».
Introduce il past. Daniele Bouchard.
Giovedì 21 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso la Foresteria Valdese ha luogo
un incontro nell'ambito delia Settimana di preghiera per i’unità dei Cristiani con la partecipazione dei pastore G. Tourn e di don A, Buffa.
Venerdì 29 gennaio
□ INCONTRO
GRUPPI GIOVANILI
PINEROLO — Di fronte aH'intenzione
di organizzare nel 1988 una giornata
dei giovani, come effettuato negli ultimi anni nei 1° Circuito, a livello
distrettuale, tutti i gruppi e le unioni giovanili sono invitati a partecipare ad un irrcontro che si tiene
presso i locali della chiesa valdese di
via dei Mille 1.
9
15 gennaio 1988
vita delle chiese
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SAVONA
AMERICAN WALDENSIAN SOCIETY
Nuovo palazzo di giustizia
L’architetto Ricci aveva già realizzato Agape e il Servizio cristiano
di Riesi - Adesione del Gruppo femminile alla Consulta provinciale
L’architetto fiorentino Leonardo Ricci è il progettista ed
il direttore dei lavori, iniziati cinque anni fa, del nuovo palazzo
di giustizia a Savona, in via XX
Settembre, che è stato inaugurato sabato 19 dicembre 1987
alla presenza del sottosegretario al Ministero di Grazia e
Giustizia on. Francesco Cattanei, del membro CSM Fernanda Conti e deH’avvocato generale dello Stato Nicola Perrazzelli.
Noi evangelici lo conosciamo
bene, perché ha progettato il
« centro ¡ecumenico » di Agape ed
il « servizio cristiano » di Riesi
ed è membro della chiesa valdese; posizione che certamente
influisce sulle sue concezioni artistiche.
Il nostro pastore Franco Becchino, in qualità di magistrato,
ha presentato al pubblico l’opera dell’architetto Ricci.
Sette piani di altezza, una
massa di vetro e cemento, redifi ciò ha una sua prorompente
bellezza, e assomiglia ad una
scultura moderna.
La caratteristica principale
del complesso è la « basilica »,
cioè il pianterreno interamente
coperto da una grandiosa vetrata. vale a dire duemila metri
quadrati di spazio aperto al pub
*
IH
Il palazzo di giustizia di Savona, recentemente inaugurato.
blico, dotato di servizi vari.
La costruzione si inserisce in
uno scenario della Savona del
futuro, siegno di una fase nuova dell’edilizia cittadina, illustrata anche da una mostra fotografica di progetti per la città, nel ridotto del teatro Chia
CATANZARO
• La festa di Natale non è
un giorno consueto per un’am
E' valdese il presidente
della Regione Calabria
Eo;-!' ;o Olivo, socialista, 47
anni e membro della chiesa
valdese di Catanzaro fin dalla
sua adolescenza, è il nuovo presidente della Giunta regionale
della Calabria. E’ stato eletto
nel tardo pomeriggio di giovedì
17 dicembre coi voti del PSI,
del PCI, del PSDI, degli indipendenti di sinistra, del repubblicano P. Araniti e dell’ex socialdemocratico A. Di Nitto.
Nel suo discorso, subito dopo
la proclamazione dei risultati
della votazione. Olivo ha detto
che la nuova Giunta non nasce
contro qualcuno, ma per qual
cosa, per tentare di promuovere
anche in Calabria un processo
di sviluppo economico, sociale e
civile che blocchi il degrado e
inverta le tendenze del passato.
Gli ingenti flussi di denaro
pubblico indirizzati al Mezzogiorno e alla Calabria non producono di per sé sviluppo ed
occupazione, se non sono inquadrati in una seria politica di
programmazione e sottoposti a
severi controlli, per evitare possibili inquinamenti mafiosi. Occorre sostituire alla vecchia logica assitenziale la moderna
cultura dello sviluppo e dell’allargamento della base produttiva.
Olivo ha dichiarato di sentirsi legato ai bisogni e alle speranze dei lavoratori, di quelli
che soffrono in Calabria e di
quelli meno fortunati, gli emigrati che sono sparsi in ogni
parte del mondo col cuore pieno di nostalgia. « Siamo con questa gente — ha detto Olivo —,
gente che è la nostra gente e
merita un futuro migliore, im
futuro di lavoro, di crescita civile, spirituale, culturale e di
pace ».
Si è perciò dichiarato vivamente interessato a costruire
un rapporto più stretto sia col
sindacato calabrese, sia con le
forze sane che operano in Ca
labria, nel campo dell’industria,
deH’agricoltura, dell’artigianato
e dell’associazionismo.
Considerando che la questione calabrese si è ormai venuta
configurando non solo come
problema economico, ma anche
come problema politico, istituzionale e morale. Olivo ha sostenuto che occorre affrontare
questi problemi con coraggio e
con impegno davvero eccezionale, impegno che non sia soltanto di denuncia, ma soprattutto
dì proposte concrete e di forte
progettualità, sostenute da impostazioni culturali adeguate e
da una fortissima tensione ideale.
Ha pei concluso dicendo: «Continueremo a batterci contro la
mafia in nome della Calabria
che vuol crescere, svilupparsi,
rompere il proprio isolamento,
presentarsi finalmente non col
volto deturpato dei malavitosi,
ma con quello pulito ed onesto
della grandissima maggioranza dei calabresi...».
Già ccrnie assessore alla P.I.,
Rosario Olivo era stato'promotore di leggi importanti a favore delle minoranze, delle scuole e delle Università calabresi,
per contribuire allo sviluppo
della coscienza civile e democratica, nella lotta contro la criminalità maflosa.
Sappiamo che la Giunta Olivo non avrà vita facile, disponendo di un solo voto di maggioranza (21/40). Ma questo nostro fratello considera il suo
impegno politico come servizio
al Signore. Fino ad ora è riuscito a qualificarsi per il rigore
della sua etica professionale e
per il coraggio della sua testimonianza cristiana.
Come comunità di credenti,
abbiamo il dovere di pregare
per le autorità che ci governano,
ma riteniamo che il caso Olivo
ci impegni in modo particolare.
Samuele Giambarresi
missione in chiesa, ma quando
Umberto, uno studente che frequenta il gruppo giovanile, ha
espresso il suo desiderio di far
parte della comunità di Savono di piazza Diaz, ha anche detto
che per lui il giorno di Natale
sarebbe stato un riferimento ben preciso nella sua vita
di credente.
Così la chiesa ha ascoltato la
sua confessione di fede, al culto
del 25 dicembre, centrata sul
pensiero « riformato » come protesta alla religiosità cattolica,
dove pure aveva cercato con insistenza una coerenza evangelica: « Il mio percorso è quello
dei Riformatori che, da una verifica nelle Scritture su ciò che
la Chiesa proponeva, mi ha portato ad individuare i suoi errori ed a scoprire la verità in
Cristo ».
Un bel regalo di Natale per
tutta la comunità!
• Il 'Gruppo femminile ha deciso di aderire alla Consulta femminile della provincia 'di Savona, che raggruppa tutte le associazioni in un organismo finalizzato ad iniziative di promozione sociale e di difesa della donna.
Il gruppo della chiesa evangelica metodista di Savona è
storicamente di certo tra i più
anziani della città; potrà così
proporre, anche a livello provinciale, le linee della Federazione femminile valdese e metodista.
Sauro Gottardi
FACOLTA’
VALDESE
DI TEOLOGIA
Esami
La sessione dì febbraio 1988
per gli esami del corso di
diploma sì terrà nei giorni 13
e 20, dalle ore 8.30 in poi.
Preghiamo di iscriversi
presso il segretario prof. Rostagno, tei. 06/3619729.
Intensificare gli scambi
tra le due sponde
dell'Atlantico
brera, e da una conferenza a
tre voci di alto livello sul tema
« Savona che cambia », nel palazzo comunale.
A chiusura delia manifestazione il pianista Bruno Canino,
accompagnato dall’orchestra sinfonica di Sanremo, diretta dal
maestro Emilio Pomarico, ha
eseguito, nell’ampia « basilica »,
musiche di Beethoven.
Si è recentemente svolta a
New York la seduta dell’esecutivo dell’American Waldensian Society, sotto la presidenza del pastore Robert Lamont. Tra le questioni più significative, segnaliamo la reinterpretazione ufficiale
che l’esecutivo ha voluto votare
del suo antico statuto (risalente
al 1906), in cui tra l’altro sì afferma la «volontà di concorrere
in egual misura sia alla ricerca
di fondi per sostenere l’opera
delle chiese valdesi e metodiste
in Italia e in Argentina-Uruguay,
sia lo sviluppo di programmi di
contatti e scambi tra le due sponde dell’Atlantico ». Tre nuovi
membri, il past. Trainar (metodista, presente al Sinodo 1987),
il past. Ahlberg (della United
Church of Christ) e il pastore
Renick (presbiteriano), sono entrati a far parte del comitato
AWS, che sì compone ora di 25
membri. Nel corso dei lavori è
stata inoltre sottoscritta una lettera di plauso e di solidarietà alla CIOV (Commissione Istituti
Ospitalieri Valdesi), in occasione
della inaugureizione del nuovo
Ospedale di Torre Pellice alla cui
realizzazione la Società ha concorso con una campagna di sostegno che ha sinora prodotto 45
mila dollari. Tra contribuzioni e
interessi l’AWS (malgrado il crol
lo di Wall Street, che ha inciso
solo marginalmente sulla realtà
finanziaria della Società) ha inviato, a sostegno delToijera delle
nostre chiese in Italia e in America Latina, per il 1987, la cifra dì
144 mila dollari, segno di un interesse vivo e crescente. La Società, alla cui direzione a pieno
tempo lavora, dal 1984, il pastore
Frank Gibson, sta organizzando
due viaggi-studio in Italia, nelle
estati ’88 e ’89, destinati soprattutto a laici nordamericani impegnati nella vita delle loro chiese che vogliano conoscere dal
vivo la realtà valdese e metodista.
In questi ultimi anni è cambiata la composizione dei membri
dell’esecutivo che, da mono-denominazionale, diventa sempre più
ecumenica con Timmissione di
nuovi membri non appartenenti
esclusivamente alla chiesa presbiteriana ma ad altre chiese evangeliche. « Questo allargamento è
positivo, — commenta il pastore
Frank (jibson, che parla correntemente italiano — anche perché
la nostra attenzione non è solo
concentrata sulla realtà storicotradizionale della chiesa valdese,
ma anche sulla sua testimonianza
nella società contemporanea,
ovunque essa avvenga ».
G. P.
TORINO
Chiusa la vertenza
per la direzione di Borgio
Si è conclusa con un accordo
tra le parti la vertenza che aveva opposto, davanti al pretore
di Finale Ligure, il Concistoro
della Chiesa valdese di Torino,
proprietario della Casa balneare valdese di Borgio Verezzi,
ed Elda e Adriano Morelato, rispettivamente direttrice e vicedirettore di quella Casa.
Come si ricorderà, dopo la
pubblicazione di un annuncio
econorriico per la ricerca di
un nuovo direttore della Casa, il
nostro giornale aveva ospitato
(nella rubrica « a colloquio con
i lettori ») una serie di lettere
sulla questione.
Già il Sinodo del 1985 si era
occupato di un primo contrasto tra i coniugi Morelato (che
avevano fatto ricorso al Sinodo
contro la decisione del Concistoro di non avvalersi più della
loro collaborazione) ed il Concistoro di Torino.
In quella occasione il Sinodo
aveva chiesto alle parti di
« reimpostare il rapporto » sulla
base di un nuovo programma
per la Casa. Il Concistoro nominava un nuova commissione con il compito di elaborare linee direttive per la conduzione
della Casa e di definire, in accordo con la direzione, gli ambienti di competenza e di responsabilità di ognuno.
Qualche iniziativa nuova veniva varata di comune accordo,
come la nascita del «centro evangelico » — accogliendo con
questo una proposta della chiesa metodista di Savona — che
ha organizzato sia culti all’interno della Casa, sia conferenze
e dibattiti aperti agli abitanti
ed ai turisti della zona.
Continuava poi l’attività « alberghiera » e quella della colonia marina, nonché il lavoro di
ristrutturazione dell’edificio e
il rinnovo delle attrezzature e
del mobilio.
Dopo un periodo in cui i rapporti sembravano essere buoni
(e in questo senso si erano espressi gli stessi membri della
commissione nella loro relazione al Concistoro e all’Assemblea
di chiesa), la commissione amministratrice osservava « il riemergere di divergenze sui criteri di gestione e l’eccessiva autonomia del direttore ». Cosa
che, secondo la commissione,
rendeva impossibile lo svolgimento della propria funzione. Di
qui alcune riunioni tra il vicepresidente del Concistoro e la
direzione della Casa ed una riunione nel settembre ’8’7 che, se- ^
condo l’ufBcio di presidenza del
Concistoro, hanno rivelato una
« totale incomunicabilità e incomprensione » tra la direzione e la commissione stessa, da
cui è poi scaturita la decisione
del Concistoro di risolvere il
rapporto di lavoro. -f
Contro questa decisione, i coniugi Morelato hanno fatto ricorso sia alla Commissione distrettuale del II distretto, sia
al Sinodo, sia — in via giurisdizionsBe, con procedura prevista
per le vertenze di lavoro — al
pretore. La Commissione distrettuale ha poi dichiarato irricevibile il ricorso, sia per decorrenza dei termini (tre giorni
oltre quanto stabilito), sia per
la pendenza davanti alla Magistratura di un altro ricorso legale.
Davanti al pretore le parti
hanno però raggiunto un accordo consensuale di risoluzione
del rapporto di lavoro, che ha
salvato i diritti retributivi e di
alloggio dei Morelato, che dovrebbe chiudere l’intera vicenda. Giorgio Gardlol
10
10 valli valdesi
1
15 gennaio 1988
VILLAR RELUCE
4 domande al Sindaco
In breve |
T ' problemi di un Comune a gestione ’’unitaria” - Economia mista: agri
Ìj0 STUS(^10 coltura, industria, turismo - Controtendenza: popolazione in aumento
No all’autostrada,
sì al treno
Sei crisi politiche in due anni e
mezzo di amministrazione. Dedotti i mesi estivi, in pratica la
giunta di Pinerolo ha governato
sì e no quattro mesi in tranquillità. Troppo poco per impostare
qualsiasi cosa che sappia di progettualità. Così si è andati avanti con l’ordinaria amministrazione, e forse nemmeno con quella,
visto lo stato delle strade cittadine.
La ragione di tutto questo è da
ricercare più nella opposizione
interna nelle forze politiche di
maggioranza che nell’azione dell’opposizione, che è stata molto
più determinata, nelle sue iniziative, dal potere che da una capacità progettuale autonoma. Certo
l’opposizione ha avuto qualche
successo (sulle regole di procedura, sull’istituzione del difensore civico, anche se la delibera è
stata poi annullata dal Coreco,
le prese di posizione sulla situazione internazionale, la denuclearizzazione del territorio), ma
ha subito il clima di immobilismo della maggioranza..
Con i suoi oltre 60 chilometri
quadrati di superficie il comune di Villar Pellice è per estensione il secondo comune della
valle; i 1.260 abitanti testimoniano che negli ultimi anni non
ha dovuto subire quello spopolamento caratteristico di altri
paesi di montagna; anzi, 10-15
nascite all'anno e un fenomeno
di ritorno che non interessa solo fasce elevate di età.
In questo contesto opera da
parecchi anni un'amministrazione che non vede una divisione
fra maggioranza e opposizione,
bensì esponenti di due liste di
indipendenti governare insieme,
e non casualmente tutti e tre i
rappresentanti di Villar in seno
al Consiglio di Comunità Montana aderiscono al medesimo
gruppo della Sinistra indipendente.
Abbiamo cercato di capire quali sono i problemi ed i settori
di maggiore impegno p>er l’amministrazione incontrando il sindaco Paolo Frache, imo dei vete»rani fra i primi cittadini della
Val Pellice.
La situazione al comune è però
solo la punta dell’iceberg dello
sfascio che ha colpito i principali
partiti della città. Fino agli anni
’80 essi avevano dimostrato una
certa coesione interna e capacità
di proporre soluzioni ai problemi
della città, soprattutto in relazione alla necessità di costruire nuove abitazioni e, a Pinerolo, per
un decennio, si è costruito molto.
Ma proprio questa attività edilizia è servita per formare un
blocco di consiglieri, imprenditori e progettisti, che ha agito trasversalmente nei partiti e nei
gruppi consiliari di maggioranza
per « dividersi » le possibilità di
lavoro e guadagni leciti.
Nei partiti si sono formate così
« correnti » legate più ad interessi che a progetti e proposte per
la città.
Quando, con le elezioni dell’85,
questo blocco è stato emarginato dal potere, sono iniziate le manovre, però in maniera trasversale, che non sono state adeguatamente contrastate da una diversa
capacità di iniziativa degli altri
esponenti dei partiti. Manovre,
voti di franchi tiratori, spostamenti da un partito a un altro
non sono serviti a niente. L’aver
accettato la logica della « guerra
interna per bande » ha prodotto
lo sfascio degli stessi partiti. Oggi uscirne è profondamente difficile.
Giorgio Cardio!
Mentre si prospettano grosse
novità, di carattere anche economico, nella vicina Bobbio, non
corre Villar il rischio di essere
un po’ tagliata fuori?
« Un conto è la sistemazione
del collegamento viario e su questo punto devo dire che sull’ipotesi di variante esterna al centro abitato siamo perfettamente
d’accordo in quanto l’attraversamento di Villar rappresenta un
grosso problema; ben venga dunque una circonvallazione. Non
eravamo invece consenzienti sulla vecchia ipotesi di asse di valle, che finiva per tagliare i pochi prati ancora utilizzati con
un certo reddito. Per altro credo che un aumento di flusso turistico a Bobbio avrebbe una
ricaduta positiva per incentivare
quel poco di turismo che oggi
Villar presenta. Qui non c’è capacità ricettiva, e il turismo è
principalmente domenicale: a
questo proposito abbiamo attrezzato un'area dotandola di alcuni servizi, abbiamo costruito un
campo sportivo che stiamo provvedendo a dotare di spogliatoi.
Fino a qualche anno fa la Pro
Loco proponeva anche una mostra estiva di artigianato, ma il
successo era assai limitato ».
Quali saranno i campi di intervento previsti per questo 1988?
« Intanto prevediamo l’estensione dell’acquedotto nella borgata del Ciarmis, borgata abbastanza popolata che presenta una carenza di acqua potabile as
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PINEROLO — La locale sezione del WWP ( Fondo mondiale
per la natura) ha preso posizione sulla questione dell’ipotizzata nuova autostrada Torino-Pinerolo col seguente documento:
« Vorremmo in questa sede
esprimere il nostro parere, del
tutto sfavorevole, a proposito
della costruzione di un tratto di autostrada che dovrebbe
collegare Torino con Pinerolo.
Infatti la realizzazione di un
simile progetto comporterebbe
necessariamente il passaggio su
terreni particolarmente pregiati
dal punto di vista agricolo, e i
danni economici si aggiungerebbero a quelli ambientali.
Antica stampa del borgo di Villar.
sai rilevante, visto che non sempre le sorgenti vengono considerate potabili dall’ufficio di igiene: le opere necessarie, tra cui
un impianto di sollevamento,
prevedono una spesa approssimativa di 100 milioni ».
Un problema che spesso angustia i piccoli comuni è quello
della viabilità, sia quella ordinaria che quello delle piste agrosilvo-pastorali che consentono lo
sfruttamento economico dei boschi; qual è la situazione di Villar?
« Per quanto riguarda la viabilità ordinaria i lavori degli ultimi anni ci hanno consentito di
ottenere una situazione ottimale; l’asfaltatura congiunta all’allargamento di alcuni punti di
altre strade, dovrebbe consentire un più agevole sgombero della neve nel periodo invernale.
Per quanto riguarda le piste, dovrebbe essere ultimata, con una
spesa di 40 milioni, quella che
porta alla Gardetta, iniziata già
nel 1987; vorremmo anche completare la pista di collegamento
con l’alpeggio del Caugis di cui
mancano alcuni chilometri. L’amministrazione ha deciso di chiedere l’autorizzazione per l’apertura di piste per la valorizzazione del patrimonio boschivo, discorso molto importante per noi,
anche se talvolta trova resistenze
basate su interpretazioni della
legge reg. 56 che non possiamo
condividere. I nostri boschi di
faggio hanno un valore notevole, gli stessi privati presentano
numerose richieste di utilizzo di
piccoli lotti di legname e ci troviamo nella condizione di non
poter accontentare le famiglie;
un taglio razionale permetterebbe anche di mantenere in buone condizioni questi boschi ».
Talvolta si parla di inquinamento del Pellice, derivante dall'alta valle; esiste qui una valida rete fognaria?
« Abbiamo da alcuni anni una
rete che serve il concentrico; ciò
che funziona soltanto parzialmente è la depurazione e questo è un problema non solo nostro... ».
In un paese ad economia decisamente mista, in cui l'agricoltura assume spesso Taspetto del
part-time, il turismo non dimostra grosse potenzialità e l’unico impianto industriale, la Crumière, dopo un periodo travagliato, pare ora sopravvivere, c'è
anche chi avanza 'la proposta di
costruire un campo da golf; qual
è il pensiero deH’amministrazio
ne
piaceva molto, per la sua bassa
incidenza sull’ambiente; credo
sarà difficile arrivare a qualcosa di concreto ».
Villar Pellice, il comune che
secondo alcune pubblicazioni turistiche risulta essere quello in
cui è ancor maggiormente diffuso l’uso della lingua francese, ha
avuto anche una caratteristica
nel corso delle ultime elezioni
politiche: è stato il Comune della valle in cui le liste che
si richiamano aH’autonomia piemontese hanno avuto il più alto risultato in percentuale; quale spiegazione dà il sindaco di
questo fatto?
« Sono risultati che mi hanno
francamente stupito; credo comunque che si tratti di un voto di protesta nei confronti dei
vincoli e delle imposizioni che
sono piovuti sui cittadini per
scelta dei governi centrali ».
Piervaldo Rostan
Per tale motivo riteniamo più
proficuo, innanzitutto, un adeguato potenziamento della linea
ferroviaria che collega Pinerolo
al capoluogo, ed indispensabile
un suo ammodernamento e, per
quel che riguarda i trasporti automobñistici, pensiamo che sarebbe ora di ampliare le vie già
esistenti. Si dovrebbe prima di
tutto allargare la ss. 23 e a questo proposito ricordiamo che il
problema dell’alberatura ai lati
della strada in altre località italiane è già stato brillantemente
risolto con appositi guard-rail,
così, ad esempio, su alcune autostrade toscane troviamo pini nel
centro strada. Infine auspichiamo che venga allargata la statale 589 nel tratto tra Piossascc e
Pinerolo, in modo da costituire
il necessario completamento della tratta a più corsie che attualmente lega Picssasco a Torino,
via Orbassano; tale opera di
completamento dovrebbe prevedere alcuni cavalcavia, in modo
da evitare incroci pericolosi o
semafori che rallenterebbero il
traffico, ed inoltre sottopassaggi
per consentire spostamenti alla
fauna locale e non interrompere eventuali corsi d’acqua ».
TORRE PELLICE
Cambia il mercato
J
« Nel corso di un’assernblea
pubblica cui parteciparono i proprietari dei terreni eventualmente interessati si evidenziò un enorme frazionamento dell’area
fra una sessantina di proprietari; personalmente il progetto mi
La ristrutturazione del mercato di Torre Pellice, già annunciata alcune settimane or sono,
ha trovato un primo momento di
realizzazione nel primo venerdì
del 1988.
La creeizione di un’area destinata ad ospitare i venditori di
generi alimentari, esclusi i verdurieri, concentrerà in piazza
Gianavello un settore merceologico che, fra l’altro, necessita di
alcuni servizi primari (acqua potabile, energia elettrica, rete fognaria). Spostati i produttori diretti che pongono in vendita i loro formaggi, sarà la volta successivamente dei pescivendoli.
« Per la messa in funzione del
servizio di scarico, dei punti acqua e luce — precisa il sindaco
Armand Hugon — abbiamo deciso di attendere che venga presentato il regolamento regionale
che definisca esattamente cosa
bisogna fare; vorremmo infatti
evitare di fare delle opere non
perfettamente idonee, con la necessità così in tempi brevi di altre modifiche ».
Ovviamente, venendosi a creare un’area dedicata ai generi alimentari, anche il commercio del
bestiame vivo è stato spostato in
quella che già anni fa era la sua
sede, e cioè in via Martinat, anche se ciò può aver creato un po’
di disorientamento negli agricoltori, da tempo abituati alla precedente collocazione.
Con la ristrutturazione del mercato del venerdì, ovviamente,
molti ambulanti, che avevano
presentato richieste di posti, hanno ricevuto risposte negative in
quanto lo spazio è comunque limitato; gli stessi « marocchini »,
in numero sempre più crescente
negli ultimi tempi, hanno ricevuto un invito ufficiale a non esporre la propria merce in sede fissa, tornando alla pratica itinerante usata alcuni anni fa.
Ancora il sindaco dice in merito: « Ambulanti formalmente in
regola con le licenze hanno protestato energicamente. Del resto
il problema è molto complesso e
non lo si risolve a livello comunale; è evidente che i marocchini
(ma vi sono anche altri, provenienti da aree centro-africane)
hanno diritto di vivere come gli
altri e dovremmo quindi studiare
realmente il problema cercando
di capire quale soluzione si possa
adottare ».
Infine, altra area soggetta a futuri cambiamenti, il mercato dei
produttori diretti di ortofrutticoli; sono iniziati i lavori per le
fondamenta del nuovo settore coperto ma sono ancora da definire
alcuni dettagli della pratica. Ciò
fatto e tempo permettendo, la
costruzione andrà avanti celermente « in modo — conclude Armand-Hugon — da poter usufruire della struttura nella prossima
primavera-estate ». P.V.R.
11
15 gennaio 1988
valli valdesi 11
DIARIO
VALLI CHISONE E GERMANASCA
La seconda guerra mondiale Carburante agricolo
vista da un alpino delle valli
Il lungo viaggio, la Russia, il freddo e i pidocchi - Il rimpianto per
gli affetti abbandonati e i culti improvvisati fra un turno e l’altro
10 febbraio 1942
...Siamo sempre in viaggio...,
stiamo bene; nel treno siamo
cinque per scompartimento e
11 tempo passa giocando a carte e cantando...
24 febbraio ’42
...Come piace a Dio, posso ancora darvi buone notizie. Non
ho ancora ricevuto niente e non
so quando potrò avere vostre
notizie; spero che almeno voi
abbiate ricevuto le mie cartoline. Il nostro viaggio è finalmente finito. Siamo quasi al
fronte, nei boschi della Russia;
il fredde è insopportabile. Non
possiamo fare altro che fidare
in Dio. Non fatevi troppo cattivo sangue...
28 febbraio ’42
Ieri abbiamo preso la decade
e vi ho spedito un vaglia di 335
lire, tanto noi non ne facciamo
niente... Avrei bisogno di un po’
di carta da lettere per scrivervi
e di medicine per i pidocchi.
Sarebbe mio vivo desiderio di
poter avere notizie anche dei
miei compagni del Btg. Pinerolo;
so che sono partiti, ma niente
di più. Vi raccomando di non
disperare; dobbiamo fidare in
Dio ed accettare la sua volontà.
15 marzo ’42
Finalmente ci è giunta la posta; non potete immaginare la
gioia che si prova quando si
ricevono notizie dei propri cari, che vengono da così lontano... Qui c’è tanta gente molto
povera... Si nao in prima linea
da due-t’c ;. xorni...
Pasqua hi
Piin.sr) (-ne in questo momento vi stMte preparando per andare m chiesa...; noi invece siamo sperduti lontano dalle nostre chiese e dal nostro Cappellano e quindi neppure nel giorno di Pasqua possiamo avere
il conforto del culto, di una preghiera, del canto di un inno. Ci
rallegriamo comunque, noi 7-8
valdesi, di poterci riunire per
leggere qualche Salmo e qualche capitolo del Nuovo Testamento e pregare Dio che ci aiuti a tornare presto presso di
voi.
6 giugno ’42
...Aspetto ogni giorno con ansia vostre notizie. Grazie a Dio,
la mia salute è sempre ottima
ed il morale alto. Fatevi coraggio...
21 luglio ’42
...Voi, cari genitori, che siete
vicino alla vostra e mia chiesa,
frequentatela; noi siamo purtroppo lontano e sperduti; tuttavia, quando questo ci è possibile, facciamo noi pure il nostro piccolo culto e ci sentiamo molto felici di poterlo fare...
Dio solo può consolarci e darci
la forza per sopportare tutto.
28 luglio ’42
Dopo tanto tempo, ho ricevuto Analmente la posta, un mucchio di lettere, in tutto una sessantina, tutte lettere vecchie di
aprile, maggio, giugno e perAno
una di marzo. In questi giorni
vi spedirò un grosso vaglia di
mille lire...
15 agosto ’42
Sono dodici giorni che non
vi mando mie notizie, ma state
tranquilli. Abbiamo cambiato
posto e siamo stati una diecina
di giorni in viaggio, un po’ a
piedi, un po’ su automezzi...
3 settembre ’42
Ho ricevuto questa mattina
con immenso piacere la vostra
lettera con la cara fotograAa di
tutti voi, che non vedo da nove mesi. Mi sono commosso nel
vedere papà e mamma così invecchiati; non dovete farvi cattivo sangue; bisogna essere forti, sperando in Dio...
12 settembre ’42
La salute, ringraziando Dio,
va sempre abbastanza bene;
spero che voi pure stiate bene
onde possiate portare a termine
i vostri pesanti lavori. Ho ricevuto la lametta, così potrò farmi un po’ di barba. Non siamo
ora più soli: qualche giorno fa
è giunto il 5° Rgt., il che ci ha
tirato un po’ su il morale, e
pare che arriveranno ancora la
Cuneense e la Julia... Salutate il
Prof. Grill e gli amici...
r ottobre ’42
Questa mattina, dopo che da
molto tempo non potevamo fare il nostro culto a causa dei
turni di servizio, ci siamo di
nuovo riuniti in un luogo appartato, dove solo il Signore
poteva udire il nostro misero
culto. In mancanza del Cappellano, ci siamo fatti un pastore:
è un giovane molto calmo di
Bobbio Penice, che adempie
molto bene il suo compito... Ho
ricevuto ieri una cartolina dal
Cappellano Ermanno Rostan...
15 ottobre ’42
Pare che presto verremo spostati su un altro fronte e lì
aspetteremo che arrivi la neve
per riprendere gli sci. Sembra
che verremo spostati verso la
Finlandia...
Chissà quante volte l’alpino
del Btg. Sciatori Monte Cervino — Francesco Emanuele Garrou, classe 1919 — con lo sguardo Asso verso la pianura uguale e senza Ane, nell’inferno dei
40 gradi sotto zero, avrà rivisto
in sogno la sua famiglia, la sua
casa, la sua Villa di Frali, la sua
valle, le sue montagne. Gran
Guglia, Frappiè, Vergia!
Francesco Emanuele era anche un giovane di carattere mite, gioviale, buono, amante del
canto e dotato di una bella voce di tenore.
L’ultima sua lettera, andata
purtroppo smarrita, pare sia
giunta ai familiari nel gennaio
1943 e da allora il suo nome Agura neirinterminabile elenco
dei dispersi nella ritirata di
Russia.
Gli venne conferita la Croce
al Valor Militare con la seguente motivazione:
« Sciatore portamunizioni, nel
corso di un duro combattimento, inceppatasi l’arma della
propria squadra, onde impedire a elementi nemici che disturbassero col fuoco la rimessa in
efAcienza della mitragliatrice,
non esitava ad esporsi allo scoperto sotto la reazione avversaria, per meglio controbattere
col proprio fucile il fuoco di
un’arma automatica avversaria ».
Iwanowka (Russia), 22 dicembre 1942.
a cura di Guido Baret e
Silvio Garrou
IN DIFESA DEI BOSCHI
Bloccare
la processionaria
Nel corso di un incontro promosso dal WWF di Pinerolo,
svoltosi presso il Museo di Scienze naturali, sono stati illustrati
i metodi di lotta alla processionarla, un parassita micidiale in
grado di distruggere interi boschi se non si oppongono rimedi.
Va rilevato che in natura esistono dei nemici naturali del parassita, che però hanno subito
negli ultimi anni drastiche riduzioni: cince, picchi, cuculi...
Le prime avvisaglie dell’attacco della processionaria si mostrano con i caratteristici nidi
che ospitano le larve, di colore
biancastro, estremamente resistenti, che compaiono sui rami
dei pini; è importante a questo
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Anche nel 1988 la Comunità
Montana Valli Chi'sone e Germanasca prosegue nell’iniziativa di
organizzare la distribuzione del
carburante agricolo agevolato
nei Comuni delle valli; da quando, nel 1984, riniziativa ha preso
il via, si è avuto un notevole
incremento nel numero di agricoltori che vi hanno aderito. Questo servizio si dimostra di notevole utilità in quanto ormai
i depositi autorizzati alla vendi
Segnalazìoni
punto evitare lo sviluppo delle
farfalle perché in questo modo
avviene una rapida propagazione del parassita. I nidi possono
dunque essere distrutti, bruciandoli; occorre comunque evitare
il contatto diretto con la pelle,
con gli occhi e con le vie resipiratorie onde impedire inAammazioni provocate dalle larve stesse.
Negli ultimi anni sono stati
effettuati dei trattamenti su boschi molto frequentati (parchi
pubblici) utilizzando un batterio,
il bacillus thuringiensis, distribuito mediante elicottero. Il costo è attualmente di 80.000 lire
per ettaro, superiore al guadagno che si consegue con l’incremento legnoso ma in grado di
evitare molti inconvenienti agli
escursionisti. Il bacillus thuringiensis non provoca alcun danno all’uomo o ad altri animali
in quanto le tossine vengono liberate solo nelle larve dei lepidotteri che possiedono un contenuto intestinale basico.
Per contribuire alla salvaguardia di questo patrimonio comune la sezione pinerolese del
WWF organizza da alcuni anni la raccolta e distruzione dei
nidi di processionaria. Chiunque
osservi nei boschi infestazioni di
processionaria è invitato ad avvertire la sezione WWF di Pinerolo in via Brignone 1.
TORRE PELLICE — | soci della Pro
Loco sono convocati presso la Sala
consiliare del Comune, mercoledì 20
gennaio, in assemblea ordinaria alle
ore 21 per l’approvazione del bilancio
e l'elezione del nuovo Consiglio; alle
ore 22 in assemblea straordinaria per
I approvazione del nuovo statuto, ai
sensi della legge regionale 5.3.87,
n. 12.
I soci possono prendere visione della bozza del nuovo statuto presso la
sede Pro Loco, Via Repubblica 3.
Coloro che fossero interessati a
candidarsi per il nuovo Consiglio, possono dare l'adesione prima dell'inizio
della seduta, alle ore 20.30.
Comitati per la pace
POMARETTO — Il Comitato pace
e disarmo Valli Chisone e Germanasca si riunisce giovedì 14 gennaio,
alle ore 20.30, presso il municipio.
Si parlerà della associazione per la
pace che si sta costituendo a livello nazionale.
_____________Riunioni________________
PINEROLO — Il Comitato antiapartheid si riunirà giovedì 21 gennaio,
presso la Camera del Lavoro, alle
ore 21. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Incontri
PINEROLO — L'argomento delle prime due serate del seminario « Wilderness » organizzato dal WWf, già
annunciato sullo scorso numero del
giornale, sarà per venerdì 15 gennaio, ore 21: «Evoluzione del nostro
pianeta; inquinamento; manipolazioni ambientali » e per venerdì 22, ore
21; « Gestione del territorio; sfruttamento della natura ».
Cinema
Proiezioni
fa di carburanti agricoli non fanno consegna a domicilio se non
per notevoli quantitativi e nel
contempo vi sono difficoltà di
equipaggiamento da parte degli
utenti che dovrebbero trasportare per proprio conto dei prodotti infiammabili senza la necessaria autorizzazione.
Pertanto tutti i proprietari di
macchine agricole, aventi il relativo libretto degli Utenti Motori Agricoli, possono rivolgersi
entro il mese di gennaio presso
la Comunità Montana a Penosa
Argentina dove si procederà alrassegnazione del carburante per
l’88. La Comunità Montana contribuirà al pagamento delle spese di trasporto per la quota del
50%.
La biblioteca
di Villar Perosa
In costante ampliamento l’attività della biblioteca comunale
di 'Villar Perosa: il prestito libri, uno dei momenti principali
del centro, ha raggiunto nello
scorso anno gli 8500 passaggi.
Attualmente i volumi in dotar
zione sono oltre 6 mila, di cui
circa 5 mila per adulti e 1100 per
ragazzi; l’area di esposizione si
aggira sui 100 metri quadri in
attesa di un ampliamento derivante dalla ristrutturazione degli ex bagni pubblici. La biblioteca, con la collaborazione della
quale sono state organizzate conferenze e gite, è aperta al pubblico dalle ore 14,30 alle 18;30 di
lunedì, mercoledì e venerdì, il
sabato dalle ore 9 alle 12.
AVVISI ECONOMICI
RIAPERTURA BANDO DI CONCORSO N. 6 posti di infermiere
professionale Ospedale Valdese di Pomaretto. SCADENZA ore 12 del
22 febbraio 1988.
CERCO lavoro, come aiuto lavori domestiei custodia bimbo anche assistenza persona anziana. Tel. ore pastì (0121) 55.539.
ANGROGNA privato vende rustico con
quattro vani abitabili, posizione soleggiata, strada asfaltata. 0121/
91150. Serali.
AFFITTASI ad Angrogna annualmente rustico indipendente costituito da
cinque vani abitabili. 0121/91150.
Serali.
TORRE PELLICE — Questi i film
in programma al cinema Trento nel
prossimo fine settimana: sabato 16
gennaio « Nadine » con K. Basinger;
domenica 17 « Belli freschi ».
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 14 gennaio, ore 17, avrà luogo una riunione
a'I Centro d'incontro con il seguente
o.d.g.: a) Azione Urgente in favore
di due condannati a morte in Malaysia;
b) Campagna denominata "Human
Rights now » (Diritti Umani adesso): tournée di cantanti rock nel mondo, anche in Italia, in favore di Amnesty International; c) Azione in favore
del prigioniero turco Alì Riza Duman,
in adozione al Gruppo Italia 90 Val
Pellice; tra le altre iniziative: "manifestazione delle candele" nella Val
Pellice per questo prigioniero, sabato
30 gennaio ore 18.30; d) Risultanze
del Consiglio internazionale svoltosi
a novembre in Brasile.
TORRE PELLICE — Presso la sede
CAI di piazza Gianavello, venerdì 15
gennaio, alle ore 20.30, vengono
proiettate diapositive su un viaggio
dal Malawi al Kenia, nella regione
dei grandi laghi africani, a cura di
Adriano Janavel.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 17 GENNAIO 1988
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO •
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000,
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Te
lefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 17 GENNAIO 1988
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
15 gennaio 1988
UN CONVEGNO A TORINO
AMNESTY INTERNATIONAL
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Povertà e sviluppo:
una crescita in parallelo
Il dilemma tra politica sociale selettiva o universalistica - I poveri dovrebbero diventare soggetto e non oggetto dell’azione sociale
«Negli ultimi 10-20 anni gli
standard di vita di poveri e ricchi, in Inghilterra, si sono sempre più. allontanati: aumenta il
benessere per i ricchi ed il disagio per i poveri », Sono parole
di Peter Townsend, dell’Università di Bristol, che confermano
un trend che si va sempre più
affermando in tutta Europa. La
povertà cresce, parallelamente al
benessere. '
Una tendenza indirettamente
oonfermata anche da un rapporto, elaborato da alcuni esperti,
secondo il quale nei 12 Paesi
della Cee, oggi, vi sarebbero 45
milioni di poveri.
Di povertà si è discusso in
im convegno, svoltosi a Torino
il 19 . e 20 novembre, promosso
dal Goethe Institut. Studiosi italiani, francesi, inglesi e tedeschi
haimo discusso iper due giorni
della « Povertà in Europa » confrontando le loro esperienze ed
esponendo le loro interpretazioni delle cause che hanno portato ad imo sviluppo di questa piaga sociale.
Sul banco degli imputati: il
disinteresse dei governi, l’emarginazione — mche culturale —
dei poveri, i falsi rimedi adottati por la realizzazione della politica sociale e uno sviluppo economico che, se non correttamente guidato, crea nuove e piericolose povertà.
Primo problema: definire la
povertà. E’ un concetto assoluto o relativo; è povero chi vive
al di sotto di un certo livello minimo di benessere o chi si sente povero paragonando la sua situazione a quella di chi gli sta
intorno? « Io considero povere le
persone che non possono seguire
in tutto costumi, relazioni e doveri che segue la società in cui
vivono », è la risposta del professor Townsend, condivisa dalla
Pregare
(segue da pag. 1)
esso debba corrispiondere. Altrimenti mi sostituisco a Dio. La
preghiera quindi implica disponibilità all’ascolto e quindi anche disponibilità alla conversione. E’ possibile che le difficoltà
che incontriamo sul cammino dell’unità derivino, più . che da questioni di ordine dogmatico e storico, proprio da questa carenza
di di^onibilità all’ascolto ed all’ubbidienza.
Ma "proprio p>erché mi trovo
in questo vicolo cieco ha senso
la preghiera. Gesù ha pregato
per l’unità; anzi, forse Tunica
preghiera di Gesù per i suoi discepoli è stata proprio questa,
che troviamo al cap. 17 delTevangelo di Giovanni. Ma Gesù non
prega per una unità organica,
strutturale, gerarchica, conciliare tra i discepoli, ma perché loro siano in lui, come lui è nel
Padre ( « affinché siano uno come noi siamo uno: io in loro e
tu in mey> Giov. 17: 22 s.). Questo della nostra unità col Cristo deve essere il tema e l’oggetto della nostra preghiera; ogni altra unità è secondaria, fa
parte della nostra storia e, quindi, in ultima analisi, del nostro
peccato.
Luciano Deodato
maggior parte di coloro che hanno partecipato al convegno di Torino. La povertà, in quest’ottica,
diventa quindi più che il prodotto di una serie di necessità fisiche insoddisfatte, il risultato di
esigenze sociali che non trovano
risposta.
Poste queste premesse, nasce il
problema di comprendere come
cambia la povertà, essendo strettamente connessa alTevoluzione
dello sviluppo. Entrano cosi in
gioco le « nuove povertà ». « Più
che di nuove povertà, parlerei di
nuovi rischi di povertà », spiega
la sociologa Chiara Saraceno,
dell’Università di Trento, che poi
fa un elenco di questi rischi:
l'area dei bisogni generati, o resi
più problematici dallo sviluppo
economico, e dei bisogni messi
in discussione dalla recessione.
A questi sono poi da aggiungere,
sempre secondo la Saraceno, i
nuovi rischi di povertà dovuti all’aumento della durata della vita, a cui è dovuta la presenza in
massa di una popolazione anziana non sufficientemente assistita
dal sistema assicurativo e previdenziale ed i rischi dovuti alla
maggiore fragilità dell’istituto familiare.
Necessità di
interventi mirati
Quali sono le strade da seguire
per combattere queste nuove sacche di povertà? Massimo Paci ,delTUniversità di Ancona, sostiene
che « le differenti categorie sociali richiedono sempre più interventi mirati a favore di determinati gruppi o individui ». Il dilemma, secondo 'Paci, consiste nello
scegliere fra una politica sociale
selettiva o universalistica. La prima favorisce risparmio di spesa
pubblica, redistribuzione' del reddito dai ceti più benestanti a
quelli meno favoriti ed una maggiore libertà del singolo nella soddisfazione dei suoi bisogni; la seconda privilegia invece l’effetto
della non differenziazione e sottrae alle leggi del mercato la soddisfazione di alcuni bisogni fon
damentali. « E’ difficile schierarsi
interamente a favore di uno o
dell'altro campo. Occorre probabilmente abbandonare la ricerca
di un sistema di protezione sociale ideale, dotato di totale coerenza interna », conclude Paci. Su
questo punto si è dichiarato solo
parzialmente d’accordo Giovanni
Sarpellon (presidente della Commissione italiana sulla povertà), il
quale sostiene che il mettere in
atto una politica sociale selettiva
significa ritornare indietro di dieci anni. « Questo modo di operare risponde più ad esigenze di ridimensionamento della spesa che
al miglioramento qualitativo del
servizio. Storicamente — conclude Sarpellon — ogni volta che si
è fatto qualcosa di specifico per
i poveri, i servizi realizzati sono
stati sempre peggiori, sia in qualità che in efficacia, di quelli messi in atto per le altre categorie
sociali ».
Per combattere la povertà, secondo il tedesco Wolf Rosenbaum, è necessario « potenziare il
potere dei gruppi più deboli ». Su
questo è d’accordo Helmut Hartmann, delTUniversità di Colonia,
il quale sostiene che « i poveri
devono divenire soggetto e non
oggetto di politiche sociali ». Un
processo che tarda a mettersi in
moto anche in Italia, lo si deduce dalle parole di Sarpellon, il
quale ricorda che « nessun partito ha preso l’impegno di mettere in atto politiche finalizzate a
combattere la povertà messa in
evidenza dall’indagine svolta dalla Commissione due anni fa ».
La battaglia contro la povertà è
dunque persa in partenza? Risponde Sarpellon: « Se non basterà fare appello ai valori, allora
lo faremo agli interessi. Non si
deve dimenticare infatti che costa meno mettere in atto strategie per combattere la povertà che
mantenerla ».
Queste le conclusioni di un
convegno che si prefiggeva uno
scopo ambizioso: affrontare in
poche ore un tema così vasto e
difficile quale può essere la povertà.
( Aspe )
Prigionieri
del mese
Ciascuna delle persone, il cui
caso viene qui illustrato, è un
prigioniero di opinione. Nessuna di loro ha commesso atti di
violenza o ne ha promosso l’uso. Il Notiziario di A.I., che viene inviato gratuitamente ogni
mese ai soci, ha presentato nel
mese di novembre i casi di tre
prigionieri e ha invitato i lettori a chiedere, cortesemente, il
loro immediato e incondizionato rilascio.
Anche noi invitiamo i lettori
a scrivere appelli in loro favore servendosi dei sottoindicati
indirizzi.
Leonid Litvinehko
UNIONE SOVIETICA
45 anni, 9 figli, pentecostale,
già residente in Ucraina. Egli
è stato processato nel 1981 con
altri 4 membri della Congregazione pentecostale e condannato a 10 anni di carcere ed esilio interno, con l’accusa di partecipazione ad attività religiose senza il permesso ufficiale
e ad ’’attività religiose antisociali” e inoltre con l’accusa di
’’calunnie antisovietiche”. E’ stato inviato in una colonia di lavoro nel Kazakhstan, a 2.000
km. da casa. Siccome si è rifiutato di lavorare la domenica
per motivi religiosi, gli sono
stati inflitti altri tre anni di
pena. Egli è stato dunque punito, sostiene Amnesty, per l’esercizio non violento del suo
credo religioso. Scrivere a:
SSSR (Unione Sovietica)
Kaz SSB - g. Alma Ata
Prokuratura Kaz SSR
Prokuroru G. B. Yelemisovu
Lance Seera Muwanga
UGANDA
40 anni. Segretario generale
degli attivisti per i diritti umani
ugandesi (UHRA). E’ stato arrestato nel febbraio ’87 dai soldati dell’Esercito di Resistenza nazionale (NRA) ed è ancora detenuto senza processo. Il
suo arresto è stato causato da
un’intervista da lui rilasciata
alTAfrican Concord (un periodico londinese), in cui criticava
il governo perché non rispettava
i diritti umani durante le operazioni militari nel nord del
paese contro l’opposizione armata. La detenzione senza processo a tempo indeterminato è
ammessa in Uganda da una legge del 1967.
L’associazione UHRA, fondata
in Svezia da esuli ugandesi, ha
molto criticato la violazione del
diritto di libera espressione del
pensiero commessa dal governo delTUganda nei riguardi di
Muwanga. Scrivere a:
President Yoveri Museveni
Office of thè President
Parliamentary Buildings
PO BOX 7168
Rampala - Uganda - Africa
Vincent Cheng
SINGAPORE
40 anni. Segretario della Commissione arcidiocesana ’’Giustizia e pace”.
Egli, insieme con altre 5 persone, è detenuto senza processo in base all’atto di sicurezza
interna (ISA). Essi sono accusati di ’’sovvertire il sistema
politico-sociale di Singapore”.
Vincent Cheng ha un ordine di
carcerazione di 2 anni, gli altri di un anno.
Non è stata data loro la possibilità di difendersi in tribunale e le confessioni, che sono
state anche trasmesse in televisione, sono state estorte, secon
do la delegazione inviata da
Amnesty in giugno a Singapo
re, durante interrogatori este
nuanti effettuati in condizion;
di disagio fisico e mentale pe.i
i detenuti e in assenza degli av
vocati della difesa. Scrivere a
President Wee Kim Wee
Office of thè President
Istana - Orchard Road
Singapore 0922
Republic of Singapore - Asia
UCCISI A’TTIVISTI
PER I DIRITTI UMANI
Il 25 agosto, in Colombia, due
noti attivisti per i diritti umani, docenti di medicina all’università di Antioquia, sono stati
uccisi, mentre si recavano alla
veglia funebre del leader del
li’Unicne sindacale degli inse
gnanti, ucciso nello stesso gior
no. I tre uomini, due settimane
prima, avevano organizzato una
marcia pacifica di 3.000 persone a Medellin per protesta contro l’uccisione, dagli inizi di lu
glio, di 5 studenti e 4 lettori
delTUniversità. Anche un senatore, promotore della stessa
marcia, era stato ucciso nella
sua casa davanti alla moglie e
alla figlia, il 14 agosto. Liste della morte, elenchi di persone da
colpire (fino a 200 nomi) circolano in Colombia. Centinaia
di omicidi politici sono stati
compiuti dagli ’’squadroni della
morte” nel 1987. Sono rimasti
impuniti, per il silenzio e la
connivenza delle forze armate
governative.
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