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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. o ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Diiettoie e Baiiiinistiatoie : 6«Dvcnuto CellL Via magenta fi. 18, HOfflH
2loma, 31 ZTÌaijO 1910 = anno m = H. H
''^ntTnTííl‘rTt> * Riforma, Roma e Rivoluzione
— Scienza e religione—Curia
*’ romana delenda est — Sacrosanto individualismo! — Divagazioni d’un filosofastro - Da sacerdoti romani a ministri evangelici — Estensione della Riforma in Piemonte — Se Rio è con noi...
— I Non mi riesce » — Vecchiezza serena e attiva —
Leviamoci ed operiamo — A più di mille metri — Da
le antiche province — Corrispondenza lombarda —
Cronachetta romana — Corrière abruzzese — Materialismo religioso — Oltre le alpi e i mari — I cattolici
romani in Francia — Una conferenza sul Pasteur —
Gipsy Smith a Parigi — Per mezzo di manifesti —
Un’eroina cristiana — L’Italia negli Stati Uniti —
Cinque minuti coi figli di Abramo — Leggendo e annotando — Idee nuove — Paolo Gruner — Libri e
periodici ricevuti — Sotto l’incubo !
Rifopina, Boma e HiBoliizionE
Nelle (Ine conferenze che il prof. E. Douiuergue,
Fillnstre storico di Giovanni Calvino, ha proferito
di recente a Ginevra, sono molti importanti pensieri. Ne riproduciamo alcuni per i nostri Lettori.
Ciò che, dal lato religioso, contraddistingue il
Medio Evo dai tempi anteriori è lo stabilimento e
il regno del Romanismo. La Riforma assale e distrugge il Romanismo. All’ ascetismo monastico oppone l’ascetismo evangelico di S. Paolo, il quale è
tutt’altra còsa da quello. La Riforma rimuove l’autorità della Chiesa e vi sostituisce quella di Dio.
Il Dcumergne nega che i tempi della Riforma
appartengano anch’essi al Medio Evo. La persecuzione atroce contro la Riforma, persecuzione che avvenne dovunque la Chiesa Romana potè valersi della
forza secolare, non si comprenderebbe se il movimento religioso, contro cui si appuntavano energicamente le armi repressive, non fosse stato altro
che un ritorno al Medio Evo. La Riforma ha in verità salvato l’Europa da la stretta soffocatrice dei
tempi di mezzo e preparato l’avvento dei tempi nroderni.
Se la consideriamo dal lato interiore, psicologico,
la Riforma ci apparisce ancora come Tinauguratrice
dell’età moderna ; in quanto che a lei si deve la formazione di un « nuovo individuo », le cui tendenze
sono interiori e non più esteriori, attive e non più
passive ; di un individuo pel quale l’azione tanto più
vale quanto più sia il riflesso d’ una condizione speciale dell’anima. E questa condizione speciale dell’anima viene dai Riformatori attribuita a un’opera di
rigenerazione spirituale che il Dio santo vi compie
col suo Spirito. Tale l'individuo — secondo l’icieale
della Riforma — e tale per conseguenza la società.
La Riforma ha rinnovellato la società ecclesiastica ;
onde la Chiesa — sotto l’azione di lei — è divenuta
tutt’altra cosa da quel ch’era prima, e cioè non più
una istituzione teocratica per i fedeli, retta da una
gerarchia potente, governata da un sovrano assoluto — il Papa — ma la società dei fedeli, demo
cratica, con un governo rappresentativo e una costituzione approvata dai membri stessi della Chiesa.
E questa Chiesa novella ha foggiato una società civile a sua imagine e sembianza, costituita di cittadini, democratica anch’essa, rappresentativa e costituzionale. Da una cosi profonda trasfoi’mazione nacque una nuova coltura, una nuova civiltà, assolutamente opposte a quella sorta di coltura e di civiltà
che regnavano prima.
La tesi che il Cattolismo romano sostiene è questa: « La Riforma è rivoluzione ». E il Cattolicismo
attribuisce tutti i guai dell’oggi alle « dottrine velenose venute su nel secolo XVI ». I più moderati
tra i segnaci di Roma sostengono che la Riforma ha
generato l’individualismo rivoluzionario.
E’ giusto l’asserire che lo spirito della Rivoluzione e lo spirito della Riforma sono invece opposti
l’uno all’altro. Secondo la Rivoluzione, l’uomo (e si
pensi alle dottrine di G. G. Rousseau, l’ispiratore e
l’idolo della Rivoluzione francese) l’uomo è naturalmente buono e si svolge normalmente : e quest’ è
il domma di tutti i paganesimi. Secondo la Riforma,
l’individno è naturalmente cattivo e abbisogna d’nn
intervento divino per vincere il male che porta in
sè : e qnest’è la grande verità proclamata da la nostra confessione dei peccati. Invano si grida : « Libertà ! Eguaglianza ! Fratellanza ! » Che è mai la
libertà, senza tutela contro le passioni e i vizi, senza
difesa contro gli assalti degli altri uomini ? Per l’individuo essa si risolve in licenza, per lo Stato in
dittatura, per tutti in schiavitù. Che è mai l’eguaglianza in un mondo in cni — sparite che siano
certe ineguaglianze sociali — sussisterà nondimeno
l’ineguaglianza organica, fondamentale ? Che è mai
la fratellanza di uomini supposti buoni, non estranei
— è .vero— a certi nobili impulsi umanitari, ma,
in ogni modo, di uomini che inneggiano volentieri
all’odio di classe e di razza e che battezzano col
nome di solidarietà l’egoismo dei desideri e perfino
dell’amore ? — Lo spirito della Riforma, cioè lo spirito deìl’Evangelo rievocato da la Riforma, provvede
invece di tutela la libertà, riconoscendo 1’ autorità
superiore di Dio, che vien posta a fondamento d’nna
salda disciplina morale ; conferisce all’ eguaglianza
la sanzione che le abbisogna, stabilendo sopra alle
ineguaglianze casuali un’eguaglianza essenziale e
morale, poiché tutte le vocazioni procedono da Dio
e poiché tutti i membri dell’ organismo sociale devono concorrere a uno scopo comune ; e infine lo
spirito della Riforma, ossia dell’Evangelo, conferisce
alla fratellanza la sua vera guarentigia, facendo degli uomini tutti una sola famiglia, la grande famiglia del Padre. Tutti liberi, tutti eguali, tutti fratelli, perchè tutti figlioli di Dio!
Il prof. 0. dot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
SCIENZA E RELIGIONE (1)
COUCILI jtZIOHEI
Un po’ di storia.
Dai tempi del norvegese Steffens (nato nel 1773,
morto nel 1840) ad oggi, i tentativi di conciliazione
si son ripetuti più volte (2).
Lo Steffens si studiò d'accordare » la fede cristiana
con la scienza ». Oi riesci ? — Parrebbe... di no, poiché
egli stesso ebbe francameùte a confessare di non sentirsi sodisfatto dell’opera propria.
Vi si provarono il Baader, lo Schlegel, lo Schleiermacher, Giuseppe de Maistre, Hegel, per nominarne
alcuni soltanto e alla rinfusa.
Giuseppe de Maistre (1753-1821) credette di scorgere
tra la scienza e la religione una c naturale affinità»
e aprì l’animo a sperare che questa « naturale affinità » avesse a congiuugere scienza e religione in una
sola mente d’uomo di genio, l’apparizione del quale
— secondo lui — non doveva più molto tardare.
Il filosofo Hegel (1770-1831) potrebbe sembrare davvero colui che il de Maistre sospirava. Hegel fu uomo
di genio chi ne dubita ? — e, se si dovesse accettar l’opinione dei più caldi tra i suoi ammiratori,
Hegel avrebbe proferito • l’ultima parola dello spirito umano » nientedimeno ! e definitivamente conciliato « la fede con la religione ».
Tra i caldi ammiratori di Hegel non era certameùte
quel profondo e acuto ingegno — oggi troppo ingiustamente dimenticato — di Federigo de Rougemont,
che aveva appreso la filosofia hegeliana non su le
fredde pagine dei libri, ma da la bocca stessa del
maestro a Berlino. « O’era » egli dicedi Hegel • c'era
nella sua pretesa di conciliar la fède con la scienza
un profondo disprezzo (dédain) verso la religione,
ch’egli riduceva a zero (à néanf), mentre si atteggiava a protettore di essa ».
Tra Hegel e il positivismo ci corre una bella... distanza; eppure, ecco, non è impossibile di rinvenire,
anche tra i positivisti, animi sognatori d’un accordo
perfetto tra religione e scienza.
Non più di quaranta o cinquant’anni or sono,l’inglese Slack — lasciandosi addietro Augusto Comte il
sommo sacerdote del positivismo — annunziava il sorgere di un’ altra età — oltre alle tre famose proclamate dal Cointe — annunziava cioè il sorgere di una
quarta età, in cui « lo spirito religioso, disposandosi
allo spirito di libera ricerca, lo stimolerebbe e ne incoronerebbe i risultati ».
Un altro posivista — anch’esso inglese — il Mackay
scriveva circa quel tempo medesimo : € Per lunga esperienza trascorsa, noi oi slam convinti ohe la scienza
è utile; adesso incominciamo ad avvederci che la scienza
è morale; e infine, certo, noi scopriremo che la scienza
è religiosa ».
(1) Continuazione vedi num. prec.
(2) Assai prima dello Steffens, l’italiano Marsilio Ficino, il
traduttore di Platone e dei neoplatonici alessandrini, si propose di conciliar « la scienza con la fede ». —— « La corruzione del suo tempo aveva, secondo lui » dice il professor Enrico Mestica. « la sua causa nel dissidio tra la scienza e la
ifn *■ —Ma è lecito domandare se al tempo del Ficino (14331499) la scienza moderna, sperimentale fosse nata... Più che
ffuel grande umanista mirava a conciliar la lìlosofla
^1 Platone) con le dotti^ne cristiane, la ragione con la fede.
Del resto, è bene che si sappia che questo mio rapidissimo accenno storico intorno ai tentativi di conciliazione non ha la
minima pretesa di riescir completo!
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LA LUCK
Uà buon consiglio.
Esagera Federigo de Rougemont nel suo giudizio intorno a Hegel ? — Non discuto ; ve lo concedo senz’altro. Il che non m’impedirà di dare a chi ne abbisognasse un buon consiglio, così, in generale. Quando
si tratta di conciliare, di accordare due cose, lasciate
runa e l’altra di queste due cose come sono, non le
mutilate. Mutilar la religione (1), e poi dire con fare
da trionfatore : « Vedete com’ella s’accorda bene con
la scienza ! » sarebbe molto comodo, ma non sarebbe
troppo onesto...
Scienza religiosa?
Che cosa intendeva il Mackay per € scienza religiosa? »
Uno dei nostri buoni conoscenti, il professor T.
Flournoy ha intitolato un suo bel lavoro così; Les
principes de la Psychologie religieuse. (Principi di
psicologia religiosa) ; ma egli ha avuto cura di apporre
a questo titolo una nota a piè di pagina, in cui dice ;
* Il va de soi que la dénomination de Psycliologie religieuse n’implique aucun caractère religieux, pas plus
qu’antireligieux: c’est une simple abréviation pour
Psychologie de la réligion ou des phénomènes religieux ». Traduco per uso di chi non legge il francese : « È ben inteso che il titolo Psicologia religiosa
non implica nessun carattere religioso, come nessun
carattere antireligioso : sì tratta d’ una abbreviatura
solamente, in luogo di Psicologia della religione o
dei fenomeni religiosi ».
Per « Scienza religiosa », il Mackay intendeva egli
forse : scienza della religione, scienza dei fenomeni
religiosi, scienza cioè che tìen conto dei fenomeni religiosi, che se n’occupa, che li studia come studia ogni
altro ordine di fenomeni ? Se questo il Mackay intendeva, sarei pienamente d’accordo con lui.
Ma se — come ne ho un... vago sospetto — l’idea
sua fosse un’altra ; se profetizzando la futura religiosità della scienza, egli si augurava che la scienza avesse ad assumere — come direbbe il professor Flournoy — un « carattere religioso », non sarei più d’accordo con lui minimamente.
La scienza non è, non sarà, non può essere, non
deve essere nè c religiosa » nè « antireligiosa ».
Porte aperte.
Forse avrò frainteso, e, se mai, tanto meglio ; ma —
fino a prova del contrario — persisterò nel credere
che alcuni dei signori sopra ricordati — Steffens, De
Maistre, Hegel, eccetera — mirassero a conciliar la
scienza con la religione. E ciò in buon volgare significherebbe ch’essi mirassero a sfondar porte aperte,
anzi spalancate. L’opera del conciliatore è opera santa;
ma il conciliatore deve rappaciare due avversari, non
due persone che non abbiano mai sognato d’attaccar
briga nè di tenerci il broncio.
Ora la Scienza e la Religione non si sono bisticciate
mai, non sono e non sono state mai in guerra tra di
loro, com’io ho dimostrato.
Ben altri sono i contendenti I Dissidio c’è ; ma tutt’altro è questo dissidio. Non si tratta di ricondur la
pace tra la Scienza e la Religione ; si tratta invece di
conciliar l’animo dello scienziato incredulo alla Religione, e l’animo del credente, del teologo alla Scienza.
• Il male è uno solo.
Io ho ricercato : prima la colpa dei credenti, ossia
dei teologi conservatori; poi quella degli scienziati
increduli, reazionari. Ed ora io sostengo che tra la
colpa degli uni e la colpa degli altri, in fondo in
fondo, non c’è differenza alcuna : i teologi dommatici
e conservateri non hanno proprio nulla da invidiare
ai reazionari increduli, e viceversa. La colpa è la stessa,
il male da sanare è uno solo.
Fatevi tornare a mente, ve ne prego, ciò che dovemmo riconoscere degli uni e degli altri, dei conservatori e dei reazionari ; e facilmente vi avvedrete
che la mia nuova affermazione non fa una grinza,
come suol dirsi.
Infatti !
In che essenzialmente consiste la colpa dei teologi
(non di tutti, s’intende, ma di que’ tali teologi a cui
io pensavo) ? ~ All’apparire, al mostrarsi della Scienza
nuova que’ teologi han chiuso gli occhi per non vedere e si son tappate le orecchie per non udire, inorriditi. Ma che cos’era la Scienza nuova ? che cosa recava? — Recava un metodo nuovo, il metodo sperimentale; si appellava s\Vesperienza ; si proponeva
d’inalzar l’edifizio suo su Vesperiema.
Quei teologi dunque —respingendo la Scienza nuova
— respingevano con essa il metodo sperimentale, respingevano Vesperienza. Questa è la loro colpa.
E in che consiste essenzialmente il male degli scienziati (non di tutti, naturalmente, ma di que’ tali scienziati almeno a cui io pensavo)? — Gli scienziati non
si son dati pensiero o non si son dati abbastanza
pensiero d’una parte deWesperienza. Gli scienziati
(1) Come pare faccia anche il Ferrière nel suo recente scritto
presentato al concorso del Coenobium ; scritto che il CoaTiobiufii pubblica nel primo suo Mscicolo di quest anno 1910.
hanno inoltre — come sappiamo — commesso un
altro fallo : sì sono spinti cioè oltre l'esperienza, sentenziando in nome della scienza intorno a ciò che la
scienza non può che ignorare. « Troppo in qua » e
* troppo in là » : cioè tradimento dell’esperienza o,
per Io meno, infedeltà sWesperiema.
I teologi respingono \esperienza ; gli scienziati —
per ciò che concerne la Religione — non se ne curano abbastanza o se la gittano dietro le spalle. Gli
uni e gli altri fanno divorzio da l’esperienza. Dunque, generale abbandono dell’esperienza !
Pare strano, ma è così : teologi e scienziati, cioè
credenti e increduli, conservatori e reazionari, si scaglìau reciprocamente saette e fulmini ; eppure sono
tutti egualmente colpevoli e la loro coscienza è... macchiata del medesimo peccato !
Pare strano, ma è così : il male è lo stesso, il male
è uno solo !
Il rimedio.'
La diagnosi che si fa di un male ha somma importanza sempre, perchè da essa dipende la scelta del
rimedio. La diagnosi suggerisce il rimedio.
Abbiam fatta la diagnosi, ricerchiamo adesso il rimedio.
II male è uno solo. Non occorreranno due rimedi,
ma uno solo.
Il male degli uni e degli altri consiste nell’aver
respinto o trascurato o abbandonato l’esperienza. Il
rimedio non potrà essere che uno solo : accettare
l’esperienza, tornare all’esperienza e non se ne dipartire mai più !
(Continua)
Curia Homana delEnda est
Ho letto nel N. 5 del « Commento » che la discussione sui seminari fatta alla Camera ha suscitato un
largo interessamento alla questione.
Le numerose lettere di ringraziamento, spedite probabilmente da giovani preti, non credo siano veramente
espressione d’un largo interessamento del paese. Il
popolo italiano nella sua enorme maggioranza è clericale per eccellenza e perciò areligioso. Or chi conosce un po’ la vita seminarista sa che la questione
dei seminari, cosi come è stata sollevata dall’On. Murri
alla Camera, è una questione eminentemente morale e
religiosa. Il popolo italiano quindi, — che, perchè clericale, concepisce la religione e la morale che ne deriva come se consistessero unicamente nell’osservanza
d’alcuni riti e cerimonie esterne, — il popolo italiano,
dico, non può interessarsi delle grandi questioni morali e religiose, la cui soluzione contribuirebbe alla
soluzione di tanti altri problemi nazionali.
Il popolo italiano non saprà mai di che lagrime
grondino e di che sangue le fredde mura dei seminari e dei conventi finché le poche coscienze superiori
e i pochi spiriti magni delle nuove geuerazioni anelanti al regno di Dio non - proclameranno la verità,
tutta la verità. Si parla tanto della schiavitù dei negri e della tratta delle bianche; e perchè non abbiamo noi il coraggio di levare forte la voce contro
il turpe mercato che si fa ancora in Italia in pieno
secolo XX® di migliaia di coscienze e d’intelletti?
L’On. Murri e tanti altri sanno come me che la maggior parte dei giovanetti nei seminari e nei conventi
ci vengono rinchiusi per volontà assoluta dei genitori, quando non possono avere ancora il coraggio di
ribellarsi e di far^sentiie il grido della loro coscienza
oltraggiata ; sanno come me, che i genitori sono alla
loro volta schiavi della superstizione popolare e che
il popolo è schiavo d’una tradizione umana ormai superata, dalla quale il popolo non potrà liberarsi finché
una schiera di anime profondamente religiose non avrà
il coraggio di attendere in Italia alla seconda edizione riveduta, se si vuole, e corretta dell’opera dei
grandi riformatori nordici del secolo XXI®. L’On. Murri
e tanti altri sanno come me, che tutta l’educazione
dei seminari e dei conventi non tende ad altro che a
plasmare dei caratteri ammorbidendoli, delle coscienze
pervertendole, delle menti empiendole di formule medioevali, che nessuno capisce, e che inaridiscono il
cuore.
Or siccome questi caratteri ammorbiditi e queste
coscienze pervertite domani saranno gli educatori della
donna italiana e dei fanciulli e perciò la causa della
miseria intellettuale, dell’immoralità e dell’ irieligiosità della nostra stirpe, è nostro dovere, per amor di
patria, il far capire al popolo che Cristo non ha istituito una casta a parte detentrice della fede e della
morale e tanto meno delle coscienze ; è nostro dovere
di far capire ai genitori, che essi non hanno l’autorità
d’imporre ai figli la vocazione nè al celibato che gli
apostoli non hanno comandato, nè alla missione d’evangelizzare 0 di guidare le anime cristiane, che vien
solo da Dio ; è dovere dello Stato, pel bene sociale, il
proibire che giovanetti e giovanette vengano chiusi
nei seminari, nei conventi e nei monasteri prima che
abbiano compiuto i corsi delle scuole medie e i ventun’anni di età.
Si obietta che per la libertà di coscienza lo Stato
non può impedire che ragazzi entrino nei seminari e
nei conventi. Io però credo che a tale obiezione abbia
già risposto esaurientemente l’On. Murri o qualche
collaboratore dqlla « Riforma Laica », se ben ricordo.
Ad ogni modo l’obiezione, che mira a fare dello Stato
uno spettatore indifferente della compressione di tante
giovani coscienze, delle lacrime e dei dolori di tanti
giovani cuori anelanti alla luce, al sole, tale obiezione,
che vorrebbe fare dello Stato uno spettatore indifferente d’una educazione falsa e contro natura, .contiene
un concetto ormai sociologicamente superato.
Quello scrittore che saprà rivelare in un libro destinato al popolo gli orrori e i metodi inquisitoriali
dei seminari, le tenebrose coscienze dei padri spirituali e le vigliaccherie dei direttori ; quel deputato
che saprà scuotere con una discussione aita e .serena
l’apatia della Camera e l’indifferenza del Governo in
tale materia, saranno benemeriti non solo di migliaia
di giovani esistenze rinchiuse in carceri senza nome,
ove se entra la luce del sole, non entra certo la luce
dell’amore e della verità, ma soprattutto saranno benemeriti della patria e della religione.
E a proposito dei seminari di Milano, dei quali
han fatto l’apologià gli On. Meda e Cornaggia alla
Camera e un certo Novelli in un giornale clericale,
credo utile esporre un fatto personale tanto per far
vedere che ci vuole proprio un’anima illusa per scrivere che « nessuna delle correnti del pensiero moderno è estranea agli studi » di quei seminari almeno.
Nell’agosto del 1906 scrissi una lettera a Mons. Bignami milanese eletto Arciv. di Siracusa. Dicevo fra
l’altro : « Qualche beneficiato, parlando con me dei
miei ideali e delle mie speranze d’una futura risurrezione della nostra diocesi e di tutta la Sicilia, manifestati in un mio discorso giovanile, ove vibrava
tutto il calore e l’entusiasmo d’un giovane collegiale
non ancora conscio della vita di questo basso mondo,
mi diceva che è inutile sperare in un’azione risanatrice della S. Sede o dei Vescovi, perchè presso di
loro non regna, non può regnare la giustizia.
Ah! no. Eccellenza, in questa scettica affermazione
ho visto non il marasma senile che logora il Vaticano
e i Vescovadi, ma l’ignoranza e l’immoralità d’una
gran parte del nostro clero, che impedisce o allontana
la risurrezione della società per mezzo della Chiesa,
Se per un momento solo potessi credere che tutti i
Vescovi hanno buttato la coscienza dietro le spalle,
come pur troppo han fatto alcuni, lo dico francamente,
sarei pronto ad accorciare la tunica e ad allungare i
calzoni, non potendo avere più alcuna sper za ne la
verità de la Chiesa ».
In una lettera posteriore dicevo ; « Il i rio ideale è
quello di studiare, di acquistare una cultura moderna
sufficiente a sostenere l’urto degli avve; sarii e a sposare nel mio pensiero la scienza con la fede ; è quello
di condurre al cielo questo popolo, rbbrutito nell’ignoranza e nella miseria, per la via non della disperazione, ma del benessere e del pro’gresso, e di contribuire, sia pur modestamente, alla risoluzione de la
questione sociale, che per me è tutta questione di
cuore. Chi amà davvero non può non sentire i gemiti
del popolo affamato, nè non prevedere i pericoli in
cui versa la borghesia ».
Queste parole di colore non oscuro fecero riconoscere in me un murrista pericoloso. Mons. Bignami
lesse la lettera al- Card. Ferrari e ambedue decisero di
farla vedere a Papa Sarto. Questi, cosi mi fu riferito,
buttando il berretto a terra, esclamò ; « Si faccia svestire 1 E’ pericoloso 1 »
E qui ogni commento sarebbe inutile.
Il mio pensiero teologico sino allora era stato puramente cattolico romano. Dopo quel giudizio compresi che nella Chiesa romana c’era troppa scoria da
buttar giù, troppe cose da riformare.
E ormai son lieto d’esserue finalmente uscito. Se mi
dispiace *d’aver lasciato le mie valli e i miei monti sui
quali ho tànte volte pianto davanti ai pallidi tramonti
autunnali, pure sento un conforto indefinibile al pensiero di poter gridare agli italiani con personale esperienza; € Delenda Curia romana! »
Salvatore Morello
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LA LUCE
Sacrosanfo^Jri^idualismo !
« Il cattolicismo : ecco la salute ! L’individualismo :
ecco l’eresia ! » Così insegnano or qua or là, in vari giornali e riveste, intelligenze affascinate dall’autorità, per
noi esotiche e che debbono rimanere tali. Ad udirle si
crederebbe davvero che sia troppo gravoso ormai per le
nostre spalle cristiane il principio evangelico che riconosce in ogni individuo il diritto ed il dovere di comunicare direttamente coll’ideale, colla rivelazione con
Dio. Ad udirle si crederebbe davvero che noi evangelici non abbiamo più la forza di seguire il grande ed
immortale principio che ci ha dato nascita. Ad udirle
si crederebbe davvero che noi evangelici stiamo per
rinnegare i nostri genitori ed averne, nonché paura,
sacro orrore.
Il cattolicismo è la sottomissione assoluta del giudizio privato ed individuale al giudizio pubblico e cattolico della Chiesa ; esso è la ripetizione della grande
menzogna contenuta nella frase: « Voce di popolo è
voce di Dio » ; esso è la tirannide delle maggioranze
ignoranti, cieche e viziose, sotto alle quali basisce tutta
la nostra vita sociale ; esso è la soppressione brutale
delle individualità, è l’imperio della violenza è la primavera del martirio ; esso è il pianto dei rimbambiti e dei
codardi, sterile e profanatore delle tombe dei grandi.
Noi figli della Eiforma, noi cristiani del XX“ secob,
protestiamo contro questo cattolicismo. Protestiamo nel
nome dei profeti che soli innalzarono la loro voce ^.udace centro alle masse, contro al cattolicismo religioso,
politico 6 sociale dei loro tempi. Protestiamo nel nome di
Gesù, che sereno, solo contro tutti, affermò il regno
dei cieli di fronte alla turba ecumenica che urlava :
« Sia crocifisso! E’ bene che un uomo (individuo) muoia
per il popolo 1 ». Protestiamo in nome dei martiri e
degli eroi, di quella fulgida legione di individui che attraverso i secoli, agitando la fiaccola sacra, se la consegnarono l’un l’altro di sopra dalla polvere delle moltitudini turbolenti, in cerca istintivamente di un pastore 0 di un tiranno.
Non lo ignoriamo : nell’individualismo ci sono gravi
pericoli, basterebbe per provarlo 1’esistenza del cattolicismo romano stesso o papismo che sovrappone il giudizio di un individuo, del Papa a tutti gli uomini. Colui
che siede in Vaticano ha degradato i laici, i preti ed
vescoviquesti avrebbero dovuto essere i suoi.fratelli,
i suoi colleghi ; ma egli ne ha fatto dei figli, dei
servi 0, peggio, degli schiavi ; tutti abbassa a chiesa
discens ed egli si aderge solitario in chiesa docens ;
mediante l’autorità delle celebri chiavi riduce Cristo a
re spodestato e Dio ad esecutore dei suoi propri voleri, a vicario suo nei cieli 1 L’individualismo papista
ha cielo e terra al proprio carro attaccato. Bisogna
abbatterlo !
Tuttavia non dobbiamo temere Pindividualismo quando
sia reale. Ci si grida : « vi condurrà all’anarchia ! ». Ma
noi non ci lasciamo impressionare da parole e daremmo
il benvenuto anche aH’anarchia, se l’anarchia fosse l’incarnazione della sincerità assoluta. Ogni uomo, sia egli
professore o avvocato, negoziante o medico, artista o
semplice operaio, se lavora per quanto la parte migliore
di lui medesimo gli dice essere buono, vero e giusto,
ogni uomo può e dev’essere operaio nel regno di Dio
sulla terra. Ogni anima sincera ha un orientamento religioso, gravita verso l’ideale, è come da magnete attratta da Dio, dal Padre celeste ch’è l’ispiratore di
eterna solidarietà. Ecco perchè non conosciamo apprensioni di fronte all’individualismo.
Anzi ueU’individnalismo c’è la salute. Coll’affermare :
« Eziandio i capelli del vostro capo sono tutti annoverati ». Gesù diede ad ogni individuo un valore fino
allora non intuito. Egli non conosceva una chiesa docente ed una chiesa discente ; vjHe una chiesa docente
in un mondo discente ; a tal fine innalzò ogni singolo
cristiano alla dignità sacerdotale e lo mosse ad adempiere il supremo rito cristiano, ed invocare la presenza
spirituale, reale di Cristo nei cuori, ostie viventi sole
atte a riceverlo.
Lutero insegnò « Il mondo viene governato da Dio
mediante pochi eroi ed ottime persone, che senza armi
e diplomazia hanno agito sul pensiero ed il sentimento
delle moltitudini ». Fénélon lasciò scritto : « Dio opera
una infinità di meraviglie mediante un numero assai
piccolo di volontà ». Cartesio bisognoso di trovare una
base ferma, positiva, incrollabile per la sua filosofia,
®on seppe scoprire nulla di meglio che l’individuo;
« Penso, dunque esisto ! » E sull’io fondò il suo sistema. Togliete dal XX“ secolo Mazzini e Cavour, Manin
e Garibaldi i pensieri e le spenraze che lanciarono, le
ispirazioni che comunicarono, l’amore che seppero suscitare, i bisogni di sacrificio che provocarono, e la storia
splendida della nostra indipendenza diventa impossibile. Togliete dall’arte, un Fidia od un Raffaello, dalla
musica un Bach od un Beethoven, dalTastronomia un
Copernico od un Galileo, dal cristianesimo un Paolo,
un Origene od un S. Agostino, dalla poesia un Danti
od un Foscolo, dal movimento economico un Lassalle e un
Marx, e sarà come .se aveste spento i fari del genere amano, e come se questo repentinamente e pesantemente ricadesse nella densa notte dei tempi preistorici. Mai idea
religiosa, filosofica o politica, mai forma artistica, mai
luce poetica, mai ideali trasformatori, mai senno divino sono sorti dalle moltitudini; ma sempre sono discesi da individui emergenti di tra quelle moltitudini,
i quali poi le comunicarono alle turbe più o meno incoscienti.
Carlyle, un profeta dei tempi moderni, diceva e con
ragione a Mazzini : « Il popolo, le masse ignoranti,
cieche, viziose e folli voi le considerate maestri, capi
e guide ? No... in verità esse hanno bisogno d’insegnamento, di guida ; occorre obbligarle ad obbedire alla
saggezza superiore ed alla virtù di pochi eletti », cioè
di individui.
Ben si è apposto Sennino quando, nel discorso con
cui si è presentato al Parlamento quale presidente dei
ministri, ha affermato ; « Il problema maggiore della
storia sta nel conciliare via via praticamente il fine
collettivo... con la conservazione d’altro canto di quelVindispensabile fermento del progresso umano ch’è
l’iniziativa individuale... L’individualismo serve sovra
tutto di messo, la collettività rappresenta il fine di
ogni passo innanzi nello svolgimento sociale ».
Beati dunque quei popoli che mirano ad aumentare
aU’infinito le personalità, che posseggono eroi in ogni
disciplina umana e si lasciano da essi magnetizzare ;
costituiscono le schiatte superiori uella umanità ! E
guai a quei popoli che hanno paura deH’individualismo
e che ipnotizzano i loro eroi, restringendone gli orizzonti : quei popoli resteranno sempre tra le razze inferiori !
E’ meschina la fede del cattolico poiché, onde creda'
gli occorre l’approvazione del mondo ; non intuisce le
violenze individualiste della fede cristiana, i « guai a
me se non evangelizzo » di S. Paolo, i « non posso
altrimenti » di Martin Lutero, i « resistez » (resistete) scritti da una ignota ugonotta su le mura della
tetra torre di Constance. E’ uomo mediocre colui che
non osa mai essere sè medesimo e che, temendo di dividere il popolo, di portare il sovvertimento, discatenare rivoluzioni, modella sempre i suoi pensieri, le sue
convinzioni, le sue azioni alle dottrine altrui, alla opinione pubblica, alla tradizione, alle consuetudini, alla
meda, in somma al cattolicismo.
Gli uomini dell’eternità sono quegli individui che
portano nel loro sangue spirituale tutta la sacra eredità
dei padri, che calpestano pregiudizi antichi ed abitudini avite, che si tagliano uno spiraglio di luce uella
foresta delle tradizioni scolastiche, che respirano fin
d’ora l’aria vergine dei secoli futuri profumata dalla
presenza di Dio ed accendono le moltitudini ad egregie
cose. Salutiamo l’individualismo, poiché è la condizione
indispensabile del progresso religioso e sociale ; con esso
ritorna nel popolo la coscienza del valore e della dignità delle singole persone, il senso eroico ; con esso
Tnmanità viene innalzata ad aristocrazia spirituale, introdotta nei cortili celesti.
O. Gpilli
DWagaziowi i’«« filosofastro
III.
Sostitqipe il ppete I E con che ?
Come chiodo caccia chiodo.
Cosi amore caccia amore,
dice una canzonetta popolare ; e in un modo un po’ brutale, ma sempre efficace, un altro detto volgare viene
a confermarci la stessa verità sperimentale , « un diavolo scaccia l’altro » ; motto che non avrei voluto
citare qui perchè mi dorrebbe venisse applicato tal quale
alla mia tesi, ma che ho dovuto citare nella facile previsione che esso venisse in mente a qualche mio contraddittore. E’ bene mettere le mani avanti.
Dalla canzonetta, dal proverbio, dall’esperienza e dalla
logica ci viene questo importante insegnamento; che
una cosa, qualunque ella sia, non può ragionevolmente
esser sostituita che da un’altra cosa della stessa natura, rispondente agli stessi bisogni^ avente la stessa
e possibilmente una maggior efficacia. L’acqua, per
quanto eccellente, non potrà mai sostituire il pane, nè
il pane l’acqua.
Per sostituire il prete (scopo lodevolissimo e che io
approvo con tutte le mie forze) bisogna cercare qualche
cosa 0 qualcuno che risponda con la stessa ed anche
con una maggiore efficacia a quei bisogni ai quali finora, bene o male, ha dato soddisfazione il prete. Vi
pare ?
La prima cosa da farsi, pertanto, è la ricerca esatta
di quei bisogni, affin di trovare, scartando il prete, qualcosa 0 qualcuno che possa come lui, o meglio di lui,
soddisfarli.
Ed è qui che m’è parso che l’analisi di quei bisogni,
fatta dall’on. prof. Graziadei, sia stata un’analisi meschinamente errata e del tutto insufficiente (1).
« Il popolo, dice il Graziadei, ha un bisogno morale
ed estetico e il clero lo soddisfa collo splendore del
culto ; il popolo ha un bisogno materiale, e il clero lo
soddisfa colle banche di piccolo credito ».
Per quanto si sia ammirato il Graziadei nelle sue
argomentazioni precedenti, si sente subito che, arrivato
a questo punto, egli non è più padrone del suo soggetto, non lo possiede, non lo conosce. E’ un viaggiatore che ha camminato fino allora per una via ben tracciata, ben conosciuta e sicura e che quindi vi procedeva con ogni franchezza ; ma eccolo ad un punto in
cui la regione gli diventa totalmente ignota. Costretto
a continuare il suo viaggio, egli s’inoltra indeciso, a
caso, cercando di uscire al più presto da quell’imbroglio e di ritrarsi subito al sicuro tra le pareti domestiche.
Secondo il Graziadei, adunque, il popolo ha un bisogno
morale ed estetico. E’ un bisogno duplice, mi pare ; e
il Graziadei ci dice che il clero vi soddisfa per mezzo
dello splendore del culto. Che lo splendore del culto soddisfi al bisogno estetico, e passi I ma non so vedere
come soddisfi al bisogno morale. Che vi sia una fondamentale, esterna relazione tra il Buono ed il Bello io
io credo ; ma all’atto pratico, nella nostra umanità cosi
tendente al male, noi abbiamo veduto assai spe.sso l’arte,
sotto tutte le sue forme, risolversi in uno strumento
del Cattivo anziché del Buono. E’ bensì vero ancora,
che in quasi tutti i culti, l’arte è stata sposata alla
religione ; ma generalmente quell’elemento artistico ha
portato nel culto degenerazione, corruzione, dissoluzione
.del.sentimento religioso ; e ciò tanto più nella religione cristiana, la quale, nella sua divina, maestosa
.semplicità, può bensì esser compenetrata da tutto ciò
che di bello si ritrova in natura, ma è piuttosto ritrosa a tutte quelle bellezze che hanno nell’arte la loro
provenienza.
No, il bisogno morale non sarà mai soddisfatto dallo
splendore del culto. Quanto al bisogno estetico, in quanto
esso ha di naturale e non di artificiale, potrà trovare
larga soddisfazione nella natura stessa o anche in molte
manifestazioni dell’arte ; ma non è affatto perciò necessario che l’arte si unisca al culto, anzi la loro separazione (non dico la loro lotta, il loro contrasto) sarà
piuttosto desiderabile.
Il bisogno morale del popolo troverà ampia, elevatissima, completa soddisfazione nel Vangelo di Cristo.
Fate, 0 socialisti — come già alcuni di voi lo fanno,
almeno fino ad un certo segno — fate che il Vangelo
di Cristo divenga oggetto di studio nelle masse, divenga il nutrimento delle menti e dei cuori del popolo ; e voi lo vedrete immediatamente, questo popolo,
abbandonare il prete, cisterna screpolata che non contiene c'he poco e torbido umore, per rivolgersi a Cristo,
fonte abbondante di acqua purissima che sgorga in vita
eterna. Il bisogno estetico lo soddisferà in qualche altro
modo; e il Vangelo di Cristo glie ne porgerà, certo,
qualche elevata e nobile soddisfazione anch’esso.
Quanto poi al bisogno materiale, non è un bisogno
religioso. Tanto è vero che il prete, seguito dalle folle
durante tanti secoli, non ha mai dato soddisfazione a
un tal bisogno, eppure è stato seguito. Ed anche per il
bisogno materiale sono certo delle piccole soddisfazioni e
del tutto insufficienti quelle piccole Banche di credito.
Voi, socialisti, offrite ben altro al popolo per la soddisfazione dei suoi bisogni materiali! E studiate un
po’ davvicino il Vangelo di Cristo, e ci scoprirete,
certo, quello che il prete e con lui molti fra i Cristiani non vi vedono ancora; ci scoprirete che Gesù
Cristo, col suo Vangelo, non intende provvedere solo
ai bisogni più strettamente e più veramente religiosi;
ci troverete che il Vangelo di Gesù si occupa delle
(1) V. La Luce, n. 11.
4
LA LÎTOE
anime, ma anche dei corpi, soddisfa al bisogno morale
ì^a anch0 al m_^teriale. riconoscerete che Gesù Cri^0 è , il più adatto, il più efficace, il più perfetto sostituto che possiate dare al popolo invece del prete. E
sarà tal sostituto che darà al popolo soddisfazioni complp|;e ed eterne. Dite pure al prete che si ritiri ; ma
credete che invece di sostituire a lui Carlo Mazza,
sarà somma saggezza la vostra se gli sostituirete Cristo ; poiché in grazia di Lui saranno appagati i vostri
bisogni materiali e al tempo stesso le vostre più profonde aspirazioni morali e religiose.
Il Filosofastro.
Da sacerdoti rrnhi^ evangelici
Continua la lista favoritaci dal presidente signor
Arturo Muston :
Noce Sisto.
Zedda (?) Salvatore.
Agliata G.
Allegri G.
Alessì* Carmelo
Andriani G.
Autelli G.
Rellondi A. (?)
Cappello G.
Nagni.
De Conca.
NB. Ci dispiace di non saper dire con esattezza se
i surriferiti fossero preti o frati. Le persone stesse vorranno forse esser tanto gentili da parteciparci la loro
precisa condizione di sacerdoti.
ESTENSIONE DELLOima IN PIEMONTE
Funestissimo fu pel Piemonte il periodo delle invasioni francesi del 16“ secolo, perchè la nentralità disarmata, adottata da Carlo III di- Savoia, non fu punto
rispettata nè dai Francesi nè dagli Spagnuoli, che finirono collo spartirsi gli Stati deirimbelle duca. Dei
governanti del Piemonte a nome del re di Francia,
gli uni, furono favorevoli, altri ostilissimi alla Riforma. Sarebbe troppo lungo narrare quell’altalena di
editti favorevoli e di misure repressive, di visite d’inquisitori e conseguenti supplizi e d’interventi di potenti
personaggi a prò della libertà di coscienza. Quel che
importa ricordare si è che nulla potè frenare il potente
risveglio, che animava le folle in tutto il Piemonte e le
traeva, a dispetto delle minacce e dei martiri, a sentire i predicatori valdesi. Sorsero numerose chiese non
solo nelle Valli, ma in tutto il marchesato di Salnz'zp,
come pure a Carignano, Vigone, Villafranca ecc. Torino ebbe due congregazioni riformate, una di lingua
francese, l’altra per gl’italiani cui predicava il pine
rolese Girolamo Salvai o Silvaggio. Chieri venne per
sino detta la piccola Ginevra. Ma il culto, in tutti
quei luoghi, era tenuto quasi segreto ; solo nelle valli
Valdesi si osò, allora, come vedremo, edificare dei
templi per rendervi a Dio il culto in ispirito e verità
che gli è accettevole.
Giovanni Jalla.
5e Dìo è con noi...
Qualunque sia la tua età, la tua condizione, tu hai
certamente già fatto questa dolorosa esperienza : Quante
cose, tu hai detto, quante cose sono contro di mel - Contro di te la malattia, contro di te il male sotto tutte le
sue forme, contro di te molti Uomini egoisti, cattivi, gelosi, contro di te... tu stesso; noi siamo spesso i più mortali nemici di noi stessil Cosi, quando si dà uno sguardo
alla vita vissuta, si è scoraggiati, affranti, molti essendo stati gli ostacoli, molte e spaventevoli le difficoltà. Dietro di noi, un passato triste e che ci condanna. Nel presente, mille difficoltà assalgono noi e
quelli che noi amiamo. Come prospettiva avvenire : l’inquietndine, il mistero, la morte!
In cospetto di tutte queste forze, le quali, in certi
momenti, sembrano allearsi insieme ai nostri danni,
noi ci sentiamo spossati... impotenti...
Oggi però, invece di guardar unicamente a questi
- vJ^i^Ojstocoli, che, come venti contrari, arrestano il tuo andare e ti opprimono, tu devi guardar in alto ; ecco, in
Cristo, Dio si rivela a te come un amico... come un
difensore... come il migliore degli amici, come il più
potente dei defensori. Oh guarda dunque a Lui, renditi
consapevole della forza Ch’Egli vuole trasfonderti: Egli
è l’Onnipotente e ti ama ; tu sei il suo figliuolo, il suo
figliuolo diletto 1 Se le cose stanno cosi, di chi dovresti
temere ? La forza che tu possiedi per mezzo di Lui è in
. i..'.ii.1 ji. i
finitamente più grande di tutte quelle che ti sono avverse. Lancia dunque con l’Apostplo una sfida trionfale a ogni cosa; al passato^ al presènte, aU’avvenire.
Poiché Dio è con te — credilo — oggi, domani e sempre, chi 0 che cosa mai potrà essere contro di te?
Nulla assolutamente! Racchiudi in cuore questa gloriosa certezza, e prorompi in canti di giubilo !
(Vers la Paix di E. Soulié)
Tito Celli
Un uomo rispondeva sempre così, quando gli si
parlava di conversione ; « Non mi riesce ! >
Per cinquant’anni si cercò di convincerlo della
necessità di convertirsi. Invano ! « Non sapete che
siete peccatore ? » gli si domandava.— « Sì, lo so » rispondeva. — « E non sapete che Dio vi vuol perdonare ?» — i Sì, lo so » rispondeva « ma che volete ?
non mi riesce »...
Ed è morto! Aveva avuto sossant’anni per ravvedersi, ma non si ravvide!
< Come scamperemo noi » esclama l’autore dell’Epistola agli Ebrei « se trascuriamo una sì grande salvezza ? » (Dal francese).
Vecchiezza serena e attiva
Il vecchio — dice Viaud-Bruant nel Relèvement
Social — dev’essere ottimista più ancora del giovane.
C’è una giovinezza brizzolata e fin una giovinezza
canuta. Si può esser giovani a qualunque età. Essere
giovani significa essere ottimisti, anzi entusiasti. L’inverno non è la stagione della morte; è invece il momento in cui la natura si raccoglie per meglio produrre; è una stagione ricca di promesse. Il vecchio
buono, raggiante di idee sane — come un fiore profumato — si crea d’intorno un’atmosfera attraente
e esercita una forte efficacia su le azioni morali. Così,
noi con piacere vedremmo gli uomini avanzati nell’età moltiplicare le loro opere, a gran beneficio della
gioventù, che abbisogna di esempi e di eccitamenti.
Lcviarooci ed operiaruo!
Gli uomini, ai giorni di Toplady hanno desiderato
i giorni di Whitfield e i contemporanei di Whitfièld
desideravano i giorni di Bunyan ; questi rimpiangevano
i tempi di Wielif, di Calvino e di Lutero, e al tempo
di Calvino e di Lutero, si rimpiangeva quello di Crisostomo ; alla loro volta i Cristiani di queU’epoca gemevano di non aver conosciuto gli apostoli, e senza
dubbio al tempo degli apostoli si rimpiangevano i giorni
di Gesù Cristo. Chi sa, se anche allora, non vi furono
uomini tanto ciechi da desiderare di tornar indietro
all’età della profezia, e da stimare di più il giorno
d’Eliseo che quello infinitamente più glorioso di Cristo ?
Gli è cosi che sempre vi è gente più occupata del passato che del presente. Non è questa una aberrazione?
Leviamoci ed operiamo, e invece di lamentarci dei
mali del secolo, cerchiamo, per la grazia di Dio, di renderlo migliore. Questa condotta è razionale, l’altra non
è che una bambinaggine. Siate persuasi che Gesù è lo
stesso oggi come ieri e che sarà lo stesso in eterno.
Spurgeon. — Versione di G. A. ügon.
piu’ PI mi ILE mef^
Sono certo che ai Lettori della Luce non tornerà
discaro di udire qualche notizia sulla Chiesa più alta
che noi abbiamo, la Chiesa di Frali, di cui ho attualmente la direzione. È forse, fra tutte le parrocchie
delle Valli, quella che ha conservato meglio l’impronta
valdese. Ma prima di parlar degli abitanti, mi sia lecito
dare alcuni cenni sul paese che un nostro professore di teologia chiama • l’Engadina delie Valli ».
*
•
Chi viene da Ferrerò e percorre una diecina dichilometri per una strada disagevole, che segue tutte
le accidentalità del terreno senza incontrare nulla
(1) che riposi il suo sguardo stanco di mirar le rupi
colossali, le quali s’incastrano le une nelle altre
quasi dovessero ad ogni istante sbarrargli il passo,
non s’aspetterebbe mai di trovare a 1400 e 1500 metri
di altitudine un vallone così ampio e così ridente.
Eppure, quando egli già sente forte la stanchezza e
quasi dispera di poter arrivare a destinazione, a un
tratto, dopo un’ultima faticosa salita, ad uno svolto,
ecco che la valle si allarga e si fa piana, formando
una conca di forma ovale perfetta : A sinistra un
pendio piuttosto dolce coperto d’una selva vastissima di larici, il cui silenzio non è interrotto, d’estate, che dal tintinnio dei campanelli delle gregge
che vi pascolano e dallo zufolar del mandriano ; a destra, alle falde del monte, più ripido questo, i campi
soi^e^i; ^
, mùficciupli ; più su altri boschi
(1) Tranne i pochi casolari di Pomeyfré a mezz’ora da Perrero.
altri pascoli*; ih tasso i prati lisci e verdi come un
panpo di biliardi}, divisi in due parti eguali dalla
« Gqrmanasca » il cui mormorio, in tempi ordinari,
appena si sente, tanto scorre placida nel suo letto ; in
fondo un mucchio di case, « la Villa », le quali più
che d’un borgo hanno l’aspetto di una fortezza, coi
suoi angoli sporgenti, le sue insenature, le sue feritoie. Le feritoie sono le finestre dei fienili (la grangia) ohe generalmente stanno alla periferia del villaggio, mentre le abitazioni propriamente dette (la
meisoun) ne occupano il centro. La ragione di ciò è
semplicissima trovandosi nell'interno dell’abitato le
case sono meno esposte alle sorprese di quel terribile
nemico devastatore che chiamasi la valanga.
Verso mezzogiorno, cioè dalla parte opposta a quella
che si vede per la prima giungendo da Ferrerò, il
villaggio non essendo esposto a nessun pericolo di
questo genere, si presenta più gaio e sorridente. Fra
altri edifici di discreta apparenza, c’è la chiesa parrocchiale cattolica, assai graziosa a dire il vero, ma
che hi l’aria di annoiarsi terribilmente e di dirsi:
« che ci sto a fare qui ?» E invero, se si eccettuano
il parroco, alcuni suoi fittaiuoli e le guardie di finanza che sono più assidue al culto valdese (le adunanze della domenica sera si tengono in italiano) che
alla messa, i cattolici di Frali riduconsl a zero.
Il parroco che è uomo di cuore, ha molto ben compreso il lamento della sua chiesa, tanto è vero che
tempo fa, se sono bene informato, egli propose al
mio predecessore di dividere con' lui.. la parrocchia
valdese. Egli avrebbe preso la parte inferiore con la
Villa per centro e il signor Bonnet si sarebbe t^enuta
per sè la parte superiore. E si dice die le idee socialiste non fanno strada quassù !
«
» •
Oltrepassata la Villa, la valle si restringe per uno
sperone del contrafforte di sinistra che indica chiaramente essersi colà prodotta una immensa frana in tempi
chi sa quanto remoti, e dopo un quarto d’ora di cammino, si riapre in un nuovo bacino più lungo assai del
precedente, ma più selvaggio a causa della montagna
nuda, altissima, tormentata da burroni, che lo limita
a ponente.
Fer farai un’idea esatta di questo bacino, conviene
portarsi al villaggio degli « Indritti » posto trasversalmente alla valle sopra un pendio aprico e verdeggiante. Lo spettacolo che si gode da questo punto è
dei più imponenti. Fersone che hanno viaggiato molto
in montagna, e che non possono essere accusate di
€ spirito: campanilistico », asseriscono che il Vallone
di Frali è dei più belli che si possano vedere in tutta
la catena delle Alpi, e che se non fosse per le nevi
delle vette che qui si sciolgono al tepore del sole d’agosto, esso non la cederebbe in nulla alla tanto decantata valle di Gressoney.
I villaggi sono posti a destra e a sinistra del torrente in luoghi dove la valanga difficilmente li può
cogliere e sono congiunti, fra loro, da ponticelli di
legno, senza ringhiera, che devono rifabbricarsi, per
così dire, ad ogni piena. Quanto al torrente stesso
non saprei, nel povero linguaggio, adoperare altra
immagine, per dipingerlo, che quella d’un nastro
d’argento serpeggiante sur un tappeto di velluto verde.
Ricordo il senso di piacere che provano quando,
da questo medesimo punto, tornato dagli studi, contemplavo in sulla sera quella grande distesa di prati
tutta coperta di mucchi di fieno che parevano tante
cupolette, e udivo il gridio dei ragazzi saltellanti in
mezzo ad essi.
Altre due caratteristiche presenta il vallone di Frali
a chi lo contempli dagli Indritti : una macchia fittissima d’abeti in mezzo ai larici che rivestono il versante di sinistra, e in fondo, presso la borgata dei
Fomieri, una maestosa cascata alimentata dalle acque
che scendono dal colle d’Abries.
*
» •
II nome di Fomieri mi richiama alla mente un tragico fatto della storia valdese, accaduto nell’anno 1488.
Fartito a quanto pare da Cesena, un battaglione di
700 uomini, distaccato dalle truppe di La Falud, salì
sul colle della Longia donde piombò su quel villaggio.
Gli abitanti aveano appena fatto in tempo a varcare
il torrente e a rimpiattarsi nel vicino bosco del « Giordano ». Gl’invasori, trovate, le case vuote di abitanti,
ma piene di vivande, si .diedero a gozzovigliare. Ne
approfittarono i Fomierini i quali, armatisi in fretta
e soccorsi dalle altre borgate, irruppero sui soldati
avvinazzati e li sgozzarono tutti. Solo 1’ alfiere potè
scampare e rintanarsi sotto una valanga scavata dalle
(loque. Quando poi il freddo e la fame l’ebbero ridotto
a mal partito, egli uscì dal suo nascondiglio implorando pietà, e i pralini rabboniti, lo rimandarono
sano e salvo a narrare ai suoi la strage de’ compagni.
Pietro Griglio
5
J)a ìe aniiche province
Sanremo. — Nel Pensiero di Sanremo il pastore Ugo
Janni risponde con uh àrticolone di quattro colonne
e più alla conferenza tenuta da l’onorevole Podrecen
ànohe in quella città. Ne riportiamo solamente la
chiusa, che, secondo noi, è la pafte più giusta e più
importante dell’articolo :..
« Dieci anni fa il partito socialista — inconsapevole
della reale natura politica del papato, e falsamente
credendo (come tanti superficiali credono) ch’essa cominci e finisca con la questione del potere territoriale
ormai esausta — s’illuse di poter svolger l’opera sua
lasciando in pace il papato per averne pace. Questo
mostra quanto grande fosse allora la impreparazione
storica e critica del partito socialista. Oggi, ridestato
alla realtà, per respingere gli assalti del clero, si mette
a battagliare contro la fede religiosa — ch’esso scambia
per un gingillo clericale — e contro il principio cristiano. E’ una prova di più della sua fenomenale impreparazione critica, aggravata da impreparazione
psicologica. Questa impreparazione — on. Podrecca si riflette nella sua conferenza ! Di essa, la seconda
parte è nata fatta per annullare l’efficacia della prima
e frustarne le finalità. I risultati di- siffatta propaganda sono : affievolire in alcune coscienze le idealità
e le speranze religiose aggravando sulle loro spalle
il peso della vita, e rafforzare in un numero infinito
di altre coscienze, sgomentate da cotesto nichilismo,
la presa della superstizione vaticana e del dominio
clericale. Superstizione e miscredenza sono due flagelli in perpetua azione e reazione l’uno sull’altro
essi si divorano, ma anche si generano a vicenda. Chi
ne va di mezzo è l’anima latina, la grande ammalata
che continuamente si gira e rigira, ora sopra un fianco
ora sull’altro, nel suo letto d’affanno.
Bisogna uscire, una buona volta, da questo falso e
fatale dilemma. Il fenomeno Murri — scomunicato dal
papa in cui s’incarna la decrepita superstizione religiosa e dai vecchi partiti democratici in cui s’incarna
la non più giovane superstizione, irreligiosa — indica esso che finalmente sta per aprirsi una via di
uscita dal ferreo cerchio tracciato di concerto da quei
due opposti errori ? Io lo spero. La realtà uomo è innanzi tutto spirito, e la democrazia, se vuol essere libertà, sarà spirito.
O non sarà ! »
Corrispondenza. Lombarda
Felónica Po. — (Virgilio Sommani). 11 giorno
di Pasqua è stato per noi un giorno paiticolarmente
solenne, e lode ne sia al Signore. La nostra Chiesa
presentava un aspetto edificante col suo uditorio come
sempre numeroso, pieno di gioia e di raccoglimento
Dopo il culto, fu amministrato un battesimo ; e nove
nuovi fratelli furono ammessi alla Chiesa e alla comunione, la quale fu celebrata con l’animo pieno di
quella commozione,.che suscita sempre nel cuore dei
fedeli il ricordo del sacrificio di Cristo.
Possano i nostri nuovi fratelli restar fedeli fino
alla morte e voglia il Signore che l’Evangelo della
Grazia si confermi e si estenda sempre più in questo
caro paese 1
gronachetta Romana
Tanto il Venerdì Santo quanto la Pasqua, un gran
numero di persone si accostò alla comunione. Da due
anni in qua non avevamo mai veduto tanta gente!
— L’Associazione Cristiana dei Giovani fece la sua
solita gita del Lunedì dopo Pasqua, prendendo a
meta il « Bosco Sacro >.
Corriere Àbruzzese
Ci scrivono Garunchio:
Col cuore pieno di dolore segnalo la partenza del
Slg. Francesco Peyronel per un viaggio in Germania.
Malgrado il cattivo tempo, molti fratelli sono stati
ad accompagnarlo sino alla stazione postale, ove ci
siamo separati piangendo.
Abbiamo sette catecumeni quasi tutti assidui. L’uditorio alle conferenze è stato soddisfacente, come
pure ai culti ordinari, nonché allo studio biblico del
Giovedì. Le contribuzioni sono in grande aumento.
La Scuola Domenicale incoraggiante: il numero dei
bambini varia dai 20 ai 30.
Queste bre'vi note dimostrano ohe in Carunchio
c’è vita.
Gennaro Cantone.
Chi desidera Tltalìa Evangelica, 25 annate complete, hen rilegate, in ottimo stato,
al prezzo di L. 40, si rivolga subito al
pastore G. Silva, Verona.
mWERIALISMO REUCIOSO
Si leggeva alcuni giorni sono nel « Corrière della
Sera: •
* A Bari e ad Andria vi era grande attesa pel miracolo della spina di Cristo, che vuoisi debba avvenire tutte le volte che il venerdì santo coincide con
la festa dell’ Annunziata. La basilica di San Nicola
nella nostra città era oggi gremita di migliaia di
fedeli, che attesero ansiosi, pregando per lunghe ore,
in preda ad angosciosa agitazione. Alle ore 15.25, finalmente, si udirono urla clamorose e si sparse la
notizia del miracolo avvenuto. La spina era apparsa
leggermente insanguinata. Seguirono scene impressionanti e drammatiche ; vi furono svenimenti, clamori.
Un notaio, con due testimoni che attendevano presso
l’altare, redasse verbale del fatto. I fedeli vollero poi
avvicinarsi all’altare per baciare il ricco ostensorio
che racchiude la spina.
Durante la serata oltre ventimila fanatici accorsero, devoti e oranti alla basilica ; furono a stento
trattenuti e calmati da un enorme apparato di forzeAd Andria dove nella cattedrale si conserva un’altra spina della corona di Cristo, vi era un'attesa ancor più agitata poiché i socialisti avevano formato
un ambiente contrario ai cattolici. Ma fino alle ore
20 il miracolo non era avvenuto ed una follalvariaimmensa e agitata attendeva in chiesa e fuori. Anche là vi era un enorme apparato di forza ».
Da ulteriori notizie apprendiamo che ad Andria il
miracolo non è avvenuto, e ohe invece sono avvenuti
colà gravi tumulti e collutazioni fra cattolici e socialisti. I cattolici accusavano i socialisti d’esser stati la
causa del non avvenuto miracolo !
E questo nel secolo XX.® !
OLTRE LE ALPI E I rtARI »
"Svizzera
Lugano — La Gazzetta Ticinese del 24 marzo dava
cpnto dell’importante «conferenza abolizionista» che fu
tenuta nella palestra comunale dai signori Paolo Calvino, pastore evangelico valdese, dal sacerdote cattolico romano Pometta e dal dottor Bruno Manzoni
Un « numeroso e multiforme pubblico » era accorso.
La conferenza durò due ore e « fu accolta con notevole favore « anche dai non abolizionisti presenti e
malgrado qualche stoccata un po’ forte al costoro indirizzo ». Parlò per il primo il pastore Calvino « in
modo piano, ma chiaro sullo scopo morale della federazione abolizionista ». Gli oratori furono applauditi. Anche noi li applaudiamo!
Losanna — Come annunziammo a suo tempo, si è
costituita una Società la quale si propone di ripubblicare tutte le opere dell’immortale Alessandro Vinet.
Sta per uscire il primo volume: « Les etudes sur la
littérature française au XIX siècle », a cura di Paolo
Sirven professore di letteratura francese all’ Università di Losanna (editori G. Bridel et C.ie). Seguiranno : i < Discours sur quelques sujets religieux »,
a cura di Amato Chavan pastore a Grandson e professore all’Università di Losanna; poi un volume di
brani inediti e di articoli anonimi fin qui sparsi in
varie pubblicazioni.
La Società comprende illustri Svizzeri e Francesi. A
surrogare il defunto prof. Ernesto Martin, che ne era
membro, è stato eletto Giorgio Wagnière direttore del
Journal de Genève. Gli altri soci sono uomini come
Eaoul Allier, Filippo Godet, Frank Puaux, Paolo Seippel, Wilfred Monod.
In una recente seduta della Società, Filippo Bridel
fece la storia dell’antica « società delle opere di Vinet »;
la quale comprò il diritto d’autore dalla vedova del
Vinet stesso sborsandole 40.000 franchi. Questo diritto
non si estendeva però alla « Chrestomathle ». Di quell’antica società nata nel 1847 e discioltasi nel 1870,
fece parte, tra gli altri, il filosofo Carlo Secretan. All’atto dello scioglimento gli azionisti ebbero un rimborso di franchi 850, più una copia di tutti i volumi
pubblicati.
Muri (Berna) — Ê morto l’ottantaduenne Carlo Rohr,
zelante pastore, che fu discepolo del famoso Tholuok
a Halle.
Berna — Il Drews professore di filosofia alla scuola
politecnica di Carlsruhe, il quale si è reso facilmente
famoso negando l’esistenza di... Gesù Cristo e facendosi canzonare nella dotta Germania, ha concorso al
posto di professore di filosofia reso vacante presso
rUniversltà di Berna da le dimissioni del prof, israelita Stein, ma non è stato ammesso.
In Germania si sono fatte premure presso Harnack,
perchè accettasse di confutare l’assurda tesi del Drews
surricordata ; ma Harnack non ha accolto l’invito : e
infatti non occorre un Harnack per confutare un Drews.
Francia
Besançon — Il 14, 15 e 16 giugno dell’anno corrente
si adunerà in questa città della Francia un congresso
dei cristiani sociali. Al congresso seguirà una conferenza internazionale.
Lione — La chiesa evangelica di Lione è immersa
nel lutto per la morte del fedele pastore Frank Coulomb.
Reims — Questa chiesa cristiana evangelica è anch’essa in lutto per la prematura morte del pastora
Elia Loux, bell’anima di credente e di consigliere.
Germania ■
Halle — I giornali esteri recano la notizia della
morte del dottor E. Haupt, professore d’esegesi (interpretazione) del Nuovo Testamento all’Università di
Halle. Aveva 69 anni. Era cristiano positivo ed aveva
pubblicato parecchi scritti su la 1. epistola di S. Giovanni, su le citazioni dell’Antioo Testamento contenute nei quattro Vangeli, su Giovanni Battista, sul
giorno del riposo, eco.
Spagna
Madrid — La gioventù cristiana evangelica di Madrid tenne l’il marzo un pubblico comizio nel teatro
de Barbieri « a favore della libertà di culto ». La Revista Cristiana pubblica, in un supplemento di 31
pagina, un amplissimo resoconto di detto comizio, che
essa considera come un < avvenimento memorabile ».
Molte adesioni, anche di deputati alle Cortes. Parlarono Francesco Oviedo presidente del comizio, Adolfo
Araujo, Giuseppe Martiagnez, Agostino Arenales ex
gesuita, Vittorio Jover e Policarpo Román. Del comizio scrissero con simpatia due giornali politici: El
País e El Liberal.
Ibaernando — El Imparcial pubblicava questo telegramma: « Per armeggi! clericali è stato chiuso,
contro ogni legge e ogni giustizia, il collegio evangelico di Ibaernando ». Ma il ministro dell’Istruzione
pubblica Conte di Roraanones, appena informato della
cosa, vi pose rimedio. Per telegrafo e in termini energici il ministro diede ordine che immediatamente venisse riaperta la scuola.
Bilbao — I fanatici clericali hanno assalito a sassate la cappella cristiana evangelica della calle di San
Francisco. ÌI Governo di Spagna adesso è liberale democratico; ma quei preti sono sempre gli stessi, hanno
il sangue degli inquisitori nelle vene.
Tngbilterra
Londra — Si parla assai di due nuovi evangelisti,
giovani e pieni d’ingegno : i signori Federigo e Arturo Wood. Si occupano specialmente dei fanciulli e
dei giovani, attraendo fino a tre volte per domenica
nella Victoria Hall ragguardevoli uditorii. Arturo
Wood ha speciale attitudine pel canto, Federigo Wood
per là predicazione invece.
K Cheitenham — È morto il colonnello Claudio Régnier Condor, celebre esploratore della Palestina. Tutti
i libri-e’tutte le carte geografiche che della Terra
Santa si vanno pubblicando dal 1882 in poi si valgono dei lavori del colonnello, che fn coadiuvato da
l’illustre Lord Kitchener.
Scozia
Edimburgo — In giugno prossimo si adunerà il congresso universale delle Missioni, al quale parteciperanno 1100 delegati ufficiali a rappresentare le varie
Società missionarie, e vi interverranno del pari da
tutte le parti del mondo parecchie migliaia di persone che s’occupano delle Missioni. I precedenti congressi furono tenuti : a Liverpool (1860) ; a Londra
(1878 e 1888) e a Nuova York (1900). In quest’ ultimo
congresso 3000 delegati rappresentavano 250 diverse
Società.
I CHTOLICI BOMillI IH FimCM
I vescovi, che al tempo del Concordato facevan la
polìtica di soppiatto e senza chiasso, adesso — dopo
la separazione — non si peritano di introdurla apertamente nelle loro pastorali e fin nei precetti quaresimali che si leggono dal pulpito nelle varie chiese
diocesane. Nei precetti quaresimali di quest’anno si contenevano frasi come queste : « Bisogna continuare la
lega e rendersi inespugnabili. — Poiché i nemici della
Chiesa mischiano la religione ad ogni quistìone politica,
il prete non può rimanersene impassibile. Vogliono la
guerra? Ebbene sia guerra! Non è il preteche l’abbia
cercata — L’alleanza giudeo • massonica - protestante si macchia di continui delitti a danno della religione, della fanaiglìa e della libertà ».
Noi in Italia siamo da lunga pezza abituati a un lingnaggio come questo, e non ne facciamo le meraviglie.
Domenica scorsa — giorno di Pasqua — il predicatore
della chiesa di Ara Coeli al Campidoglio, qui in Roma,
ripeteva per la millesima volta quel che tutti i predicatori cattolici romani han detto : incoraggiava gli
uditori a non atterrirsi innanzi alla persecuzione, perchè
« la Chiesa fu sempre perseguitata ».Salvo... quando...
perseguitava, ossòrviàmo noi.
6
LA LUCE
Un9 conferenza sul PfiSTEilR
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Valler
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conferei!
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S. Croce
Segretai’i
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II
Pasteur
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f • Eadot ha, pochi giorni or sono, proferito alcristiana di rue de Trévise a Parigi, una bella
za sul Pasteur, il grande scienziato, acni meal Machiavelli si adattano le parole che in
in Firenze si veggono incise su la tomba del
D fiorentino : « Tanto nomini nullum par elo(Per un si grande nome non c’è elogio che basti),
“erenziere suddetto ha disegnato il carattere del
mettendone anche in vista il lato religioso,
r si è dato alle sue ricerche scientifiche, senza
irsi se le sue ricerche avrebbero nociuto alla
scienza — egli diceva — non deve darsi punto
delle conseguenze filosofiche che da essa poderivare ».
e il Pasteur era uno scienziato nel vero senso
larola.
ipntite. « In lui lo scienziato non fu mai in
cristiano; la vigoria della sua mente, la
del suo giudizio, le sue magnifiche scoperte
!he lasciarono intatta la sua fede. Il Pasteur
persona completa : alta intelligenza, volontà telargo e caldo, coscienza delicata ; ed è riiristiano. Egli diceva : « Mentre lavoro nel mio
■io, prego ». Fin negli ultimi giorni di sua
inservò perfetta la serenità dello spirito, e mori
ipore un cristiano ».
col
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Signore,
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Cristo
riconosi
grazia,
metà dei
I Crist
tini rà.
è ripartito; ma quanto bene spirituale ha
ire ! Ha tenuto anche una radunanza pei Franirpretato dal pastore Saillens. Gli ascoltatori
metterò una così profonda impressione, che
IO lo Smith di tenere un’altra radunanza per
Francesi ; e fu tenuta infatti, e vi accorse una
ine di persone. Il Parker esprime con le separóle il frutto di tali conferenze per le anime:
mith * ci ha avvicinati al Salvatore ; sì che il
cuore si è sentito rianimare al contatto con l’a’vino ». — Durante le adunanze, molte persone
esplicitamente affermato di voler servire al
Circa trecento persone firmarono un modulo
te queste parole : « Poi che io credo che Gesù
a il solo salvatore degli uomini, dichiaro di
loerlo come tale e, con l’assistenza della sua
prometto di essergli discepolo fedele ». La
firmatari sono Francesi.
;iani di Parigi sperano che il risveglio con
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igi in questi giorni scorsi si è .fatta dell’evanine per mezzo di manifesti affissi alle canto
01
questi manifesti pone i cittadini in guardia
pericoli delTalcoolismo, e li invita a opporre
alla marea del vizio che sale minacciosa,
manifesto, illustrato da la matita del missio.ristol, mira ad attirar l’attenzione sul Libro
cioè SU la S. Scrittura. Sotto il titolo : « Paognuno » reca in caratteri rossi citazioni di
lelebri, come queste di Vittor Hugo : « Ricor.
ihe il libro più filosofico, più popolare, eterno,
a Scrittura. Dunque disseminate il Vangelo
nei villaggi. Ci sia una Bibbia in ogni capanna », e
quest’altra di Ernesto Renan : « Tra mille anni non
si ripubblicheranno forse che i due più vecchi libri
del genere umano: Omero e la Bibbia ».
[Un’eroina, cristiana
morta agli Asili di John Bost a Laforce la
iovanna Lapeyre. In una gravissima malattia,
ti al Signore ; e, guarita che fu, andò a ofoi servigi a John Bost. Per 48 anni curò
jiilettiche, senza percepire un solo centesimo,
tntt’nn anno non dormi mai in letto una notte
0 dunque anche noi i nostri' santi; ma noi
ettiamo su gli altari. Siamo tutti obbligati ad
eroismo della sig.na Lapeyre ; uè per questo
neremo il paradiso. Il paradiso ci è conquiàperto da Gesù Cristo.
ITALIA NEGLI STATI UNITI
ola che vi sieno negli Stati-Uniti, cinque mitaliani e che, di questi, dieci mila sieno evan
Dei quattro cento mila italiani e di un milione di
ebrei che trovansi in « Greater New-York », molti
hanno perduta la fede e son caduti nello scetticismo,
nell’ateismo e nella infedeltà.
«
• •
Sono più di cinquanta I giornali le riviste italiani pubblicati negli Stati-Uniti. Di essi, una parte
subisce l’influenza romana, l’altra è in guerra aperta
con la religione. — Ciò malgrado, l’Evangelo fa progressi rallegranti poiché sonvi presentemente 175
chiese evangeliche o missioni italiane, e vari giornali
prettamente evangelici sono fatti circolare fra i nostri connazionali.
*
* «
Ogni estate e quasi in ogni città, si tengono delle
radunanze di risveglio, e di evangelizzazione sotto
immense tende con delle migliaia di uditori d’ogni
nazionalità. In New-York, l’opera estiva ha preso un
gran sviluppo e si contano tende destinate a tutte
le nazioni rappresentate nella grande metropoli. In
ottobre n. s., fu tenuta un’assemblea generale dei vari
evangelisti venuti a parlare dell’opera loro. La vasta
sala Carnegie era ripiena dei nuovi convertiti e di
amici. Fu concesso un minuto ad ogni ministro per
descrivere il suo lavoro ; e così si udirono successivamente tutte le diverse lingue; italiano, spagnuolo,
francese, svedese, polacco ecc. Alla fine di ogni allocuzione, il gruppo di convertiti di quella data nazionalità s’alzava in piedi a testimoniare dell’opera
in essi compiutasL
*
ìii *
La missione italiana di Cincinnati è ben avviata.
Ultimamente inaugurò una bella sala nella « Central
Church » ed una festa fu celebrata colla presenza di
un buon numero dei nostri compaesani. Alcuni giovani italiani cantarono e recitarono, furono uditi
varii discorsi, fra gli altri uno d^ Sig. Louis Meyer,
soprintendente dell’opera fra gl’ Israeliti. Ebbe luogo
una seduta con proiezioni e tutti ricevettero in ricordo un Nuovo Testamento, i bambini qualche balocco.
*
• *
Il doti. Fisher descrive in « The Herald and Presbyter » un rione della città di Pittsburg ove, dice,
par di trovarsi in un angolo di Napoli o di Roma,
tanti sono i magazzini di generi italiani e gl’inquilini, bassi, tarchiati, dai capelli e dagli occhi neri.
Ma egli si rallegra di vedere non lungi di là un’antica chiesa americana, prima soppressa,^sulla facciata
della quale ora si legge in italiano : « La chiesa è
aperta. — E’ strano, continua, che in quel luogo ove
un 150 anni or sono combattevano, nelle foreste, inglesi e francesi contro gl’indiani, oggi i figli della
soleggiata Italia vadano ad udire l’Evangelo della
salvezza ed a trovar pace mediante la fede I I cristiani italiani dànno infatti prova d’aver trovato la
pace, portando frutti che sono quelli dello Spirito.
*
* *
Leggiamo che, fra i 40 mila Italiani di Buffalo, lavorano tre chiese americane, e che l’opera sembra
prendere uno sviluppo incoraggiante, come anche
quella condotta fra gli 80 mila Polacchi — Per gli
Ungheresi, che vi sono pure assai numerosi, è stato
deciso ultimamente di edificare una chiesa del prezzo
di 50 000 franchi.
*
« 4c
Della missione italiana di Detroit, diretta dal signor Pasquale De Carlo, parla il doti. Bryant che la
chiama uno dei campi più promettenti sotto tutti gli
aspetti. Diciotto nuovi membri erano stati di recente
ammessi alla chiesa ed altri si preparavano al medesimo passo.
Anche le altre missioni del Michigan, a Old Forge
e Calumet, ove lavora il Sig. De Luca, danno buon
affidamento.
* *
Il presbiterio di « West Jersey » ha consacrato al
santo ministero l’italiano Sig. Pico Armota (speriamo
che il suo nomo nome non sia troppo storpiato !) che
prende la direzione dello missioni italiane di Hammonton e di Atlantic City.
G. d. P.
Cinque minuti coi figli d’Àbramo
Malgrado tutti gli sforzi del Sionismo, i Giudei sono
relativamente pochi in Palestina, e quasi saremmo
tentati di credere che i più non desiderino ritornarvi.
Secondo le statistiche a nostra disposizione, vi sarebbero attualmente 11483875 Giudei nel mondo ; di essi
8876299 si troverebbero in Europa e 1880579 in America; gli altri sparsi in Asia e in Affrica. Lu Russia
ne ospiterebbe il maggior numero, cioè 5215085 di
cui 220000 a Varsavia soltanto. Vengono gli Stati
Uniti con 1800000, dei quali 905000 a Nuova York
100000 a Filadelfia e 98000 a Chicago. Londra ne accoglierebbe relativamente pochi cioè 140000.
Tuttavia, dopo la promulgazione della costituzione
in Turchia, i Giudei sembrano ritornare in assai gran
numero nella patria degli avi. Che debbano aver presto il loro « glorioso rimpatrio »? I giornali asseriscono che i quattro quinti della popolazione di Gerusalemme (ch’è di 100000 abitanti) sono Giudei e che altre colonie nùmerose trovansi a Giaffa, Tiberiade ed
altrove. Essi avrebbero comprato quasi l’intera pianura di Esdraelon e si estenderebbero, come a dire, da
Dan fino a Beerseba. Sono a migliaia quelli che lasciano la Persia per rifugiarsi in Palestina.
Uno scrittore giudaico, nella « Federation Review, »
lamenta la diminuzione dei giovani che studiano per
diventar rabbini. Egli dice che, dei 250 rabbini che
trovansi agli Stati Uniti, non ce n’è uno che pensi a
consacrare un suo figlio al servizio del Signore. E
quando i ministri d’una chiesa non si curano di rivolgere i propri figli verso il ministero, si dovranno
maravigliare che altri padri facciano come loro e non
incoraggino affatto la gioventù a scegliere quella carriera ?
Un altro scrive nell’« American Israelite » lagnandosi
del fatto che i Giudei non leggono più i loro giornali
religiosi uè i loro libri in modo da avere un’idea un
po’ approssimativa della religione giudaica. E soggiunge : « Sarebbe ormai tempo che si trovasse una
bibbia in ogni casa israelitica. Ci fu un tempo in cui
eravamo chiamati il popolo del Libro (il popolo della
Bibbia); adesso potremmo giustamente esser chiamati
il popolo senza un libro. I nostri vicini cristiani cercan loro d’aprire i libri che raccontano il nostro passato glorioso ; non dovremmo esser meno di loro ansiosi di conoscere ciò che contengono di prezioso i libri dei nostri padri »
Si è formato, a Filadelfia, sotto il nome di Hebrew
Christian Union, un’associazione composta esclusivamente di Giudei convertiti al Cristianesimo. L’unione
tenne un'adunanza piena d’entusiasmo e di zelo per
l’evangelizzazione d’Israele e si è messa in relazione
coll’Unione analoga di Londra. A presidente è stato
' nominato il Dott. Max Green ed a segretario lo scrittore Yddish. Sig. Filippo Sidersky.
Il Sig. Luigi Meyer, soprintendente della missione
fra i Giudei per conto del Comitato evangelico delle
missioni interne, ha, in un’adunanza tenuta a Cincinnati, perorato la causa della evangelizzazione dei suoi
connazionali. Il Meyer, convertito a Cristo, proclamò
la necessità di portar l’Evangelo ad Israele in una
città dove risiedono i suoi genitori ancora Giudei. Egli
ricordò come, a Nuova York, un cristiano gli avesse
detto, un giorno, di non aver mai visto un Israelita
convertito del quale potesse aver fiducia, e prosegui:
« Il pregiudizio riguardo ad un Israelita convertito è
ingiusto com’è ingiusto quello riguardo ad un cinese o
ad un giapponese. Gli uni come gli altri sono suscettibili di accettar la Verità evangelica e, tra gli uni
come tra gli altri, vi sono stati dei veri credenti, perfino degli eroi e dei martiri. Non è improbabile che
Dio faccia verso i Giudei ciò che fece verso i Pagani. La
Chiesa cristiana era più o meno addormentata e incredula ; ma Iddio l’ha rialzata e risvegliata, spingendola alle missioni tra i popoli pagani. Iddio risveglierà
di nuovo la Chiesa cristiana e la spingerà, a evangelizzare gli Israeliti ; i quali finiranno col riconoscere
per Messia e Salvatore Colui ch’essi hanno trafitto ».
F. G.
Leg^eodo e annotando
Il prof. Domenico Rodari ha voluto dimostrare in
uno studio pubblicato nella Rivista filosofica che le
dottrine di Gian Giacomo Rousseau non sono che una
ripetizione di quelle di un altro ginevrino, il Burlamachi, di famiglia oriunda italiana (di Lucca), la quale
fin dal 1591 era stata costretta a emigrare*, al pari di
molte altre, per avere abbracciato la religione riformata. Ora il prof. Del Vecchio, dell’Univérsità di Messina, contesta nella Cultura Contemporanea l’esattezza
di tale giudizio. Egli scrive : « Le opere del Burlamachi, che occupava a Ginevra la cattedra di diritto naturale e civile, furono senza dubbio anche per il Rousseau un mezzo àUnformasione ; egli trovò in esse quasi
una sintesi nitida e ordinata, delle teorie elaboratedalie scuole intorno al diritto naturale e civile. Ma
per scoprire le scaturigini delle idee del Rousseau, cioèi veri suoi precursori nell’ordine speculativo, dobbiamo-
7
risalire più addietro, e fermarci su pensatori ben più
originali e profondi del Burlamachi, in ispecie su Hobbes, Sidney e, particolarmente, Loche. Dal concittadino
suo Burlamachi il Rousseau derivò molte forme estrinseche, molti elementi accessori nella composizione del
Contrai social; ciò basta a rendere interessante il raffronto, ma non autorizza certo ad attribuire al primo
una parte essenziale e preponderante nella formazione
del pensiero, incomparabilmente più alto, del secondo.
Tale è precisamente l’errore che commette, a parer nostro, il Rodar! ».
Senza entrare nel merito di questo dibattito, ci limitiamo a fare questa semplice osservazione. Ginevra
deve non pochi dei suoi cittadini che l’hanno illustrata
nei vari! campi del pensiero ai fuorusciti italiani
per causa di religione, specialmente lucchesi. Basti
accennare ai Diodati, ai Turrettini, ecc.
La stessa Cultura Contémporanea contiene una interessante lettera di Salvatore Miuocchi sullo studio della religione nei Licei. Ne stralciamo il seguente periodo :
■« E non occorre insistere nell’affermazione, del resto
facile a dimostrarsi che la storia delle religioni è
forse più adatta ad abituare i giovani, attraverso i
simboli dogmatici e rituali, al pensiero filosofico, che
la storia della filosofia, la quale, se trattata con un po’
di larghezza, esige forse il medesimo sfogo di astrazione concettuale, che la filosofia teoretica. E perciò
giova supporre che sarebbero, nei licei, bene dedicati
due anni i quali servissero come a preparare lo studente alla storia ulteriore della filosofia: l’uno di essi
impiegato a dichiarare l’origine e lo svolgimento delle
religioni primitive e di quelle superiori dell’ India, e
l’altro, invece, per la storia delle origini semitiche e
delle origini del Cristianesimo. Si boccia uno studente
notò Pasquale Villari, se non ci sa dire chi fossero
Venere e Mercurio, e poi non ci curiamo di insegnargli
chi fosse Gesù. Bisogna convenire che questa è una
situazione assurda, alla quale è necessario trovare un
rimedio ».
*
*
Goffredo Bellonci nel Giornale d’Italia, a proposito
di uno studio di Alberto Lumbroso sulla fede religiosa
di Napoleone I, pubblica un interessante articolo in
cui dimostra, contrariamente al Veuillot, al Montalem
bert.
LA LUCE
al Falloux e ad altri, che il grande imperatore
« eraj teista o, se si vuole, deista », e che « ha dovuto
credere sè strumento di quella Potenza, qual sia il
nom^ che essa abbia, che regge le cose umane e gli
avvedimenti della storia del mondo ». Può darsi che
Nap(^leone, soprattutto nel suo tetro esilio di Sant’Elena,
abbiaj rivolto la mente sua verso le cose religiose :
anzi ciò è certo, perchè risulta dalle Memorie di S.
Elena pubblicate dal conte di Montholon, e dal colonnello Bertrand, suoi compagni di prigionia. Ma ci sembrano un po’ paradossali le argomentazioni dall’articolista.
Ad; esempio, egli scrive : « Non v’ha uomo che operi
qualcosa nel mondo che non creda in "un modo o in
un altro, a Dio ». Sta bene : ma bisogna vedere di quale
natura siano tali opere. Se sono stragi, uccisioni ingiustificabili, se è il Terrore, non sappiamo vedere come
tali fritti possano essere stati compiuti nel nome di
Dio. Se ciò quei tali hanno creduto, grande certo è
stato I il loro errore. Opere di pace, di giustizia, di progresso : ecco le opere di Dio.
Enrico ÌEcynicr.
IDEE^^OVE
Si devono al miliardario Carnegie: il Daily Telegraph le ha pubblicate, e noi le togliamo dal Giornale
d’Italia che le ha riportate.
< Il miliardario Andrea Carnegie, che fra i plutocrati americani è quello che si dà più volentieri arie
da filosofo, in un banchetto dato in suo onore a Los
Angeles in California, espresse delle idee straordinariamente audaci sulla distribuzione della ricchezza
nelle società civili.
« Io credo — egli disse — che un uomo che muore
con un milione di lire, debba lasciare metà del suo
patrimonio allo . Stato. Ora è tempo che si venga ad
un accomodamento fra la ricchezza privata e la ricchezza pubblica. Bisogna regolare questi rapporti per
impedire ohe i consumatori privati che non hanno
forti capitali vengano schiacciati sotto il peso del capitalismo onnipotente. Se mi è lecito di fare il profeta, io predirò che da qui a non molti anni gli operai
saranno nel tempo stesso capitalisti e operai. È prossimo il giorno in cui gli speculatori di borsa, che
speculano sui valori anziché crearli, non saranno ri
conosciuti come uomini d’affari. Io sono oltremodo
avverso a questi speculatori e credo che non dovrebbe essere loro permesso di eseguire le loro manovre
alla luce del sole.
c Credo anche che l’imposta sul reddito, che pertanto è una si grande risorsa per gli erari di tutte
le nazioni civili, dovrebbe essere abolita. Il mio progetto è assai semplice e migliore. La imposta sul reddito serve solo a fare di ogni cittadino un bugiardo.
Lasciate che i cittadini guadagnino tutto il danaro
che vogliono, ma fate che quando muoiono debbano
lasciare metà allo Stato. Questa sarebbe un dividendo
sufficiente per la nazione, ed eviterebbe ai cittadini
la noia di dover mentire davanti all’esattore delle tasse,
travisando le cifre dei propri guadagni ».
PAIOLO GRÜHER
Ecco un nuovo nome da aggiungere alla lunga lista
degli scienziati credenti. Paolo Graner, professore di
fisica neU’Università di Berna, ha tenuto e pubblicato
una conferenza che il Porret ha tradotta dal tedesco
in francese sotto il titolo: « Croire et Savoir » (Credere e Sapere). In questa conferenza, che i Lettori faran bene a procurarsi inviando 50 centesimi alla « Librairie Robert, Genève (Svizzera) » si sostengono, tra
le altre, certe tesi o da noi già so.stenute l’anno scorso,
0 che noi andiamo adesso sostenendo qui nella Z«ce,
tant’è vero che i... grandi ingegni anche senza conoscersi... s’incontrano ! Eccovi le tesi del Grüner : 1)
L’accettazione delle leggi della natura si fonda sur un
atto di fede. La fede è la grande forza d’impulso che
muove l’uomo alle ricerche scientifiche. — 2) Bisogna
sbandire l’idea d’un dissidio tra fede e scienza: non
esiste. Il dissidio può avvenire invece tra fede e fede ».
Aggiungiamo un altro pensiero del Grüner, ch’è veramente bello : « La ricerca della verità non consegue
veramente il suo scopo" se non per mezzo della fede
in Gesù Cristo ».
LIBRI € PERIODICI RIC€VOTI
L’Alba, organo dell’Unione delle giovani cristiane. Anno XI,
num. 3 (marzo 1910). — Socialismo cristiano ? estratto di
* Battaglie d’oggi ». Copie 25000. Una copia 0,02. — Siamo
anticlericali perchè siamo cristiani, estratto di • Battaglie
d’oggi ». — Vita, rivista quindicinale di azione per il bene.
Anno VII, num. 3.
Domenico Giocoli, gerente responsàbile
Tipografia delTIstituto Gould, Via Marghera 2, Roma
&OÍÍO Vinoußo!
Proprietà riservata ^ Biprodazione proibita
Il furore del Prelato era al colmo. Nessuno mai, in
tutta Ip sua lunga carriera, aveva osato parlare a lui
in tal modo.
Ohe sarebbe avvenuto se Don Angelo avesse pronunziato ancora una parola sul medesimo tono ? Ma,
ahimè! nell’animo di Don Angelo già succedeva una
reazione subitanea. Abituato da tanti e tanti anni alla
sottomissione e al rispetto quasi superstizioso verso
i superiori, egli fu ad un tratto sorpreso da un improvviso terrore per ciò che aveva fatto e detto al cospetto
del Cardinale. In un impeto di pentimento sincero gli
si gettò ai piedi e, prendendogli la veste e baciandogliela, supplicò col pianto nella voce:
— Oh, Eminenza, mi perdoni, mi perdoni ; dimentichi quello che ho potuto dire mentre ero fuori di
me; mi perdoni.... sono un povero prete di campagna...
ho mancato... ho peccato... mi perdoni, la scongiuro.
Il Cardinale indietreggiò di qualche passo e con
una perfida luce di trionfo negli occhi stette per alcuni istanti silenzioso a mirare lo sventurato prete
prostrato ai suoi piedi. Il petto gli si sollevava in
larghi respiri per la gioia della vittoria ormai quasi
insperata; i muscoli delle labbra rosse e tumide avevano dei fremiti, le unghie aguzze delle dita s’affondavano nella carne molle delle mani, strette a pugno
per la commozione violenta.
— Imagino, signor mio — disse finalmente con crudele sarcasmo — che siate stato sorpreso da un accesso di pazzia fulminante, e mi compiaccio di vedervi
ora ritornare alla ragione. Vi avverto che ad un solo
patto userò misericordia. Siete disposto?...
— A tutto, a tutto son disposto. Eminenza — interruppe con foga Don Angelo — ma la supplico ancora
una volta, non mi chieda di commettere il male... non
ispenga in me l’ultima scintilla di fede...
— Risponda, o l’ubbidienza più assoluta, o la scomunica. Non s’illuda, un’accusa di modernismo...
— Ma io non sono un modernista ; Lei lo sa. Eminenza.
— Qualunque insubordinatezza equivale a modernismo oggi, signore, e non v’è remissione. Risponda.
— Oh, Eminenza! — esclamò il povero prete, che
sentiva a poco a poco mancarsi le ultime forze. — Mi
permétta di vedere il Santo Padre, di esporre a lui
i miei scrupoli... forse...
— Ah ! ah ! — rise il Cardinale ironicamente. — Non
è cosa facilè arrivare al Santo Padre ; e quand'anche...
— e alzò le spalle e fece un gesto che voleva dire :
« Sei un grande sciocco, se puoi credere che io gli permetterei d’avere un’opinione diversa dalla mia ».
Don Angelo comprese il significato di quella reticenza e si vide perduto. Col cuore stretto da uua morsa
di feifro e quasi piangendo, riprese a parlare :
— Eminenza, Lei sa che la scomunica vorrebbe dire
non solo la vergogna e la miseria per me ; ma la vergogna e la miseria per mia madre, povera vecchia, e
per qùelle tre innocenti creature lasciatemi da mio
fratello; Eminenza, non mi stringa la corda al collo,
abbia pietà di me, non mi rovini ; io pregherò per
Lei giorno e notte ; io la benedirò per tutta la vita...
— ’Sforno a ripeterle, caro signore — rispose gelido
il Cardinale — che Lei è libero come l’aria. Io non
le ingiungo assolutamente nulla e lascio la sua sorte
nelle sue mani. Decida, decida !
Don Angelo scoppiò allora in un pianto dirotto. Era
affranto, era prostrato, era vinto. Si accasciò sul pavimento dove ancora stava in ginocchio e lasciò libero
sfogo al dolore che l’opprimeva. Quando rialzò il capo
e si levò in piedi, la crisi era avvenuta, la decisione
era presa.
— Eminenza — disse al Cardinale, che lo guardava
con placido sorriso — c ’è un Dio che vede e che giudica ; Egli avrà pietà di una povera anima come la
mia, e mi perdonerà il torto che sto per fare ad una
creatura innocente. Eminenza, cedo dinanzi alla forza ;
per quanto mi costi, piuttosto che veder soffrire i miei
cari, allontanerò dal Presbiterio la figlia del povero
morto e rinunzierò ai miei obblighi di tutore.
— Oh, oh ! Ma non è questo che voglio, signor mio
— esclamò sorridendo il Cardinale. — Se ieri questa
sareblje stata una prova bastante del suo zelo, oggi
ne occorre una maggiore. Voglio una conversione;
una conversione di cui possiamo vantarci presso i nostri avversari, una conversione che faccia chiasso,
che rialzi il fascino della Chiesa e soprattutto... sopratbitto che mi assicuri della sincerità di pentimento
del signor Parroco di Pietraviva e della sua devozione
alla causa cattolica.
— ÌJta bene ! — esclamò Don Angelo di nuovo fror
mente di collera. — Colla fame si domano i leoni e
la Chiesa segue lo stesso sistema. Per sfuggire alla
fame. Eminenza, io diventerò traditore dell’amicizia
spergiuro ; mi farò tormentatore di un’anima pura
e santa, mi preparerò un avvenire di rimorso e di
pene... Che importa ? Che importa ? Non sono una
macchina? Non sono uno schiavo? Cedo, ubbidisco..»
vilmente ubbidisco... e mi disprezzo, e mi vergogno
di" me stesso, e non ho più fede, non ho più fede ;
non ho più fede nella Chiesa, che ha deturpato la mia
anima, che ha calpestato la mia coscienza, che ha distrutta la mia pace.
— Signor Parroco — disse il Cardinale con freddezza. — Prendo atto di ciò che Ella ha deciso, ed
oso dire che ha fatto la scelta migliore. Ora credo
ohe Ella abbia estremo bisogno di riposo, e farà bene,
prima di rimettersi in treno, a dormire qualche ora
tranquillamente. Nel sonno gli spiriti si calmano ; non
c’è come il sonno per rimettere un uomo in carreggiata. Prima che se ne vada però, vorrei domandarle
un favore, per il quale spero non avrà difficoltà. Una
cameriera di mia sorella, una buona giovane, molto
premurosa e bene educata, avrebbe estremo bisogno
di aria di campagna, e siccome, pur troppo, noi quest’anno non potremo muoverci da Roma sino alla fine
di settembre, vorrei pregar Lei, Reverendo, di darle
ospitalità in casa sua per un paio di mesi almeno.
Naturalmente al disturbo penseremo noi, e la giovane
potrà essere di grande aiuto per sua madre, signor
Parroco ; che cosa ne dice ?
— Una spia ! — pensò Don Angelo stringendo i
pugni ; ma era rassegnato ormai a tutto. Chinato il
capo in segno d’assenso, disse : — Quando Lei voglia.
Eminenza — e fatto un inchino, s’avviò verso l’uscita.
Ma il Cardinale,divenendo a un tratto gentilissimo e
pieno di premure, lo prese per mano e lo condusse verso
un altro uscio.
— Per di qua, per di qua — disse — e messo il capo
nell’altra stanza, chiamò : — Padre Francesco !
Il frate accorse.
— Favorisca guidare il Revereudo Don Bernabei
per la scala di servizio. Prima però, gli offra dei rinfreschi — e soggiunse ancora qualche parola sottovoce
all’orecchio del frate.
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