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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 66^96 - RIiale di Torino. Contiene I.P.
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Anno IX - numero 22-1° giugno 2001
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■ BIBBIA E ATTUAUTAM
LIBERTÀ UMANA
LIBERTÀ DIVINA
«Un vento impetuoso soffiava sulla
superficie delle acque»
Genesi 1,2
La creazione inizia con questo
soffio impetuoso su un oceano
caotico, vuoto, oscuro, senza vita.
'. Questo soffio cova l’inizio della
creazione, spinge il vuoto verso la
realizzazione del disegno divino,
dell’unità dell’intero creato, e della
compimento finale del disegno di
Dio. Lo Spirito è dunque un soffio
impetuoso presente e attivo nel
mondo. Noi parleremo di questo
‘ soffio cosmico in una dimensione
molto modesta: nella sua azic ne nella vita del cristiano avvolta i,.d doppio paradosso della determinazione
e della libertà. Diceva Lutero: «Il cristiano è signore di tutto e servo di
. tutti». Questo riferimento al soffio
che crea ci aiuterà a non perdere la
prospettiva. Analizziamo un aspetto
dell’opera dello Spirito divino, ma
nella cornice complessiva dell’opera
divina di creazione, di sostegno, di
redenzione e di compimento.
UNA seconda metafora viene
dall’apostolo Paolo: «Dove c’è lo
Spirito, c’è libertà» (II Corinzi 3, 17).
Lo Spirito è presente nella chiesa.
Edifica il popolo della nuova alleanza. Il suo soffio impetuoso è attivo
nel corpo di Cristo. Crea la libertà, lo
spazio della responsabilità e della
crescita, dell’autonomia e della redenzione. Da una parte abbiamo lo
Spirito della potenza creatrice di Dio,
un vento impetuoso, l’assoluta determinazione: la creatura è il risultato
della volontà e della dynamis (potenza) di Dio creatore. Dall’altra parte
abbiamo la libertà, lo Spirito che crea
spazi di libertà e autodeterminazione
della creatura, lo Spirito di Pentecoste che edifica la chiesa. Come risolvere questo dpppio paradosso?
LJAPOSTOLO Paolo parla di
«una vita guidata dallo Spirito»
(Galati 5, 16). Luca parla dell’attesa
dello Spirito, un’attesa nell’impotenza umana della potenza divina (Atti
1> 4). Pentecoste occupa il territorio
simbolico dell’incontro fra la determinazione e la libertà. La prima dimensione dell’opera dello Spirito nel
cristiano dobbiamo cercarla in queste due esperienze: l’attesa dello Spirito e la guida dello Spirito per una
vita nello Spirito e verso la verità di
Cristo. Non si tratta di una esperienza soggettiva, perché l’esperienza
spirituale avviene nel contesto
dell opera divina, e dunque nella nostra esperienza di incontro con Dio
nel mondo. Incontriamo Dio in tutte
m cose perché Dio è presente nel
mondo senza confondersi con il
mondo, la «trascendenza immanente ^ cui parla J. Moltmann; e perché il nostro incontro con Dio avviene neUo spazio della libertà dove in^ntriamo la grazia di Dio che salva.
^ incontriamo nella chiesa, dove lo
pirito attualizza l’opera di reden^•one, nella predicazione della parola
Dio, il Verbo incarnato dove si incontrano la libertà divina e la libertà
. e nella celebrazione del culto
? Dio e dei .sacramenti, dove questo
incontro di libertà ci viene offerto
Cane un dono della grazia attraverso
«fede che giustifica.
Martin Ibarra
spìrituautahhbhì hhhbhafricai
«io sono la via, /o verità e la vita» Medico in Sudan per due seOànane
di MAGOA MAGRO
M <S;EàLCr3V:v. -.':
Come migliorare e umanizzare il rapporto tra operatori ospedalieri e pazienti?
«Fui malato...» e mi curaste
CU ospedali evangelici italiani sono fortemente impegnati a stabilire una più
corretta e umana «relazione terapeutica», con le persone molate e i loro familiari
EUGENIO BERNARDINI
Entrare in un ospedale come
paziente, o come familiare di un
paziente, è sempre un’esperienza caratterizzata da apprensione e senso
di smarrimento. L’ospedale, in fondo, è un mondo a sé, con le sue regole, le sue leggi, le sue gerarchie, i suoi
orari. La persona che vi entra diventa
subito un (o una) «paziente»; il processo di spersonalizzazione giunge
molto spesso fino al punto che il malato viene identificato con la sua malattia o, addirittura, con la parte malata o l’organo malato del suo corpo.
La sensazione di essere diventati una
«cosa», 0 comunque esseri trasparenti, viene confermata con un disagio crescente quando il medico, davanti al letto del paziente, sembra es
sere interessato solo alla sua cartella
clinica che agli occhi del malato, o
del familiare, che lo scrutano per cercare di comprendere la situazione al
di là delle parole, spesso difficili, che
vengono pronunciate.
Certo, grazie al cielo, il rapporto tra
medico e paziente, allargato a quello
con i familiari e gli altri operatori
ospedalieri, in particolare con il personale infermieristico, è in positiva
evoluzione. Oggi, c’è una sensibilità
crescente deli’istituzione ospedaliera
nel riconoscere il paziente come una
persona che non perde i propri diritti
e la propria dignità di cittadino solo
per aver varcato la soglia di un istituto sanitario e, dall’altro lato, c’è una
crescente consapevolezza da parte
dei pazienti di non essere solo un pigiama di fronte a un camice, ma di
A margine del Concistoro della Chiesa cattolica
Parità e reciprocità ecumenica
In una intervista rilasciata al quotidiano «la Repubblica» del 21 maggio a proposito del recente Concistoro straordinario della Chiesa cattolica, il cardinale Achille Silvestrinl
ha ricordato che «il rilancio deU’ecumenismo» è stato uno dei temi cruciali di questo incontro: nelle parole
del cardinale la Chiesa cattolica, co- /
me «sorella maggiore, chiama le altre chiese sorelle all’incontro, alla riconciliazione, alla collaborazione».
L’agenzia stampa Nev ha chiesto a
tale proprosito un commento al
professor Paolo Ricca, docente della
Facoltà valdese di teologia di Roma.
«Parlare di Chiesa di Roma come
"sorella maggiore” - spiega Ricca - a
cui spetterebbe, per questa posizione, una particolare responsabilità
anche in campo ecumenico è certo
un passo avanti rispetto all'autocoscienza che la Chiesa di Roma ha
manifestato, per esempio, in una
iscrizione nella Basilica papale di
San Giovanni in Laterano a Roma,
dove essa si dichiara mater et caput
omnium ecclesiarum (cioè madre e
capo di tutte le chiese). Meglio “sorella maggiore” che “madre e capo”.
D’altra parte proclamarsi “sorella
maggiore” delle altre chiese, declassando inevitabilmente queste ultime a “sorelle minori”, non è forse il
modo migliore per intavolare un discorso che vuole essere ecumenico.
La Chiesa cattolica, si sa, è stata l’ultima a entrare nel movimento ecumenico. Ma appunto; diventare
ecumenici significa, fra le altre cose,
uscire da una logica di una graduatoria tra chiesa maggiori e minori
(anche se sorelle), e adottare quella
di una fraternità e sororità senza aggettivi, secondo il grande principio
della parità e reciprocità [par cum
pari) raccomandato anche dal Concilio Vaticano II».
essere una persona con il diritto inalienabile di essere chiaramente informata della propria situazione in modo da poter dare il proprio consenso
alle scelte terapeutiche che il medico
ritiene necessario adottare.
Su questa strada camminano da
tempo gli ospedali evangelici in Italia (Genova, Napoli, Pomaretto, Torino e Torre Pellice) che, a detta di
molti, sono all’avanguardia nella capacità di unire il rigore della cura
all’umanità del trattamento. Ma per
uscire un po’ dallo spontaneismo di
quanto già si sta facendo in corsia o
in ambulatorio, il Gruppo di lavoro
sulla bioetica della Chiesa valdese e
il Coordinamento ospedali evangelici (Ceo) ha organizzato a Torino, il
Segueapag. 15
J Valli valdesi
L'incontro con
culture diverse
Il problema culturale in un contesto multirazziale è stato al centro del
«punto d’ascolto» promosso a Torre
Pellice il 25-26 maggio dalla «Bottega
del possibile», che da anni è impegnata nella promozione della domiciliarità. Esperti del settore, amministratori e politici si sono confrontati
sulle modalità dell’incontro con «l’altro». Particolare evidenza è stata data
al ruolo del volontariato e degli operatori sociali nel favorire un’integrazione effettiva delTimmigrato; della
scuola nello sviluppare il confronto
fra culture, delle chiese nel concepire
una rete di relazioni fra religioni improntata al dialogo. Ha partecipato ai
lavori anche Livia Turco, ministro
uscente per le Politiche sociali.
Apag.ii
ECO DELLE VALLI
Vtd Ctusone e cultura ocdbma
di DAVIDE ROSSO
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■■i L'OPINIONE HI
«BUONISTA».
NON PENTITA
È accaduto forse 11 anni fa. Era dopo pranzo e stavo riposando. Mi arrivò
una telefonata da una popolare trasmissione televisiva che cercava persone per un dibattito sull’aborto. La
signorina al telefono mi fece alcune
domande a bruciapelo, mentre ero ancora piuttosto assonnata. Le mie risposte non sufficientemente aggressive non le piacquero. Non mi richiamò.
Erano quelli gli anni in cui si andavano affermando i salotti televisivi. Gradualmente si facevano strada personaggi che passavano da salotto televisivo a talk show, non tanto per i loro
contenuti, quanto per la maniera aggressiva con cui parlavano. I temi spaziavano dalla politica, allo sport,
all’arte o al costume ma lo stile si assomigliava, era quello del disprezzo, del
linguaggio violento, della presunzione, in alcuni casi del turpiloquio.
Amati o odiati questi mostri televisivi
presero a dilagare contro ogni misura.
Si scoprì che a moltissimi italiani piacevano le risse. Le scàriche umorali e
adrenaliniche di questi personali facevano audience. £ questo contava.
Contava e conta per una macchina come la televisione (particolarmente
quella privata) che ha come scopo primario quello di vendere pubblicità.
Questo stile si è imposto. I personaggi suddetti, e gli altri da loro generati
per gemmazione, sono ormai «opinion
makers» (non si dice così?) affermati e.
corteggiati. Anche la politica vi si è
adattata. Il bipolarismo si presta alla
contrapposizione di protagonisti più
che di programmi politici, alla mutua
scomunica. E la televisione, tagliata su
tempi brevi, battute a effetto, slogan
usa e getta, ha estromesso quasi completamente la riflessione, la problematicità. Abbiamo assistito alla campagna elettorale televisiva più superficiale e stupidamente aggressiva degli ultimi decenni. Ma Io stile arrogante,
quando non la violenza tput-court, è
ormai da tempo stata esportata fuori
dal video, ha contagiato, nei casi più
gravi, anche i seggi elettorali. L’impressione è che in alcuni casi i candidati, particolarmente dì una delle due
parti in competizione, siano stati costruiti a tavolino e addestrati per apparire più aggressivi, più ricchi (la ricchezza esibita fa spesso parte del quadro), più arroganti e sicuri di sé. I risultati elettorali, particolarmente quelli relativi ai sindaci, mostrano chemon
sempre questi soggetti e il loro stile sono premiati dagli elettori (e meno male!), ma molti di loro l’hanno comunque spuntata. E oggi il Parlamento e i
Consigli comunali sono più popolati di
prima da questa genia di personaggi.
La società ha così partorito un nuovo
improperio: l’offesa di «buonista».
Buonista è chi prova a mettersi nei
panni dell’altro, chi cerca di ascoltarne
le ragioni. Buonista è chi evita di marchiare l’avversario come nemico del
popolo e dell’umanità. Questa è la mia
riflessione di oggi. Forse sono diventata apocalittica e a volte rischio di vedere il mondo popolato da mostri a tre teste con molte corna e occhi da tutte le
parti. Non fateci caso. Sono solo una
buonista impenitente che crede ancora
che la bontà sia una cosa positiva, e insieme ad essa: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, mansuetudine,
autocontrollo. Sono qualità «vetero».
Le sosteneva l’apostolo Paolo tanti secoli fa, chiamandole addirittura «frutti
dello Spirito». E io ancora ci credo.
Anna Maffei
2
r ^
PAG. 2 RIFORMA
venerdì 1°GIUG^,^^
«'Quando il giorno
della Pentecoste
giunse, tutti erano
insieme nello stesso
luogo.
"Improvvisamente
si fece dal cielo un
suono come di vento
impetuoso che soffia,
e riempì tutta la casa
dov’essi erano seduti.
"Apparvero loro delle
lingue come di fuoco
che si dividevano
e se ne posò una
su ciascuno di loro.
* Tutti furono riempiti
di Spirito Santo
e cominciarono
a parlare in altre
lingue, come
o Spirito dava loro
di esprimersi. (...)
"E tutti stupivano
e si meravigliavano,
dicendo: “Tutti questi
che parlano non
sono galilei?"Come
mai li udiamo
parlare ciascuno
nella nostra propria
lingua natia?” (...)
'"Tutti stupivano
ed erano perplessi
chiedendosi l’uno
all’altro: “Che cosa
significa questo?”
'"Ma altri li
deridevano e
dicevano: “Sono
pieni di vino dolce”.
'‘'Ma Pietro, levatosi
in piedi con gli
undici, alzò la voce e
parlò così: “Uomini
di Giudea, (...)
ascoltate
attentamente le mie
parole: '"Questi non
sono ubriachi, come
voi supponete, perché
è soltanto la terza
ora del giorno; '"ma
questo è quanto fu
annunziato per
mezzo del profeta
Gioele: Avverrà
negli ultimi giorni dice Dio-, che io
spanderò il mio
Spirito sopra ogni
persona; i vostri figli
e le vostre figlie
profetizzeranno,
i vostri giovani
avranno delle
visioni, e i vostri
vecchi sogneranno
dei sogni. '"Anche
sui miei servi e sulle
mie serve in quei
giorni spanderò
il mio Spirito e
profetizzeranno (...)
"'Eavverrà che
chiunque avrà
invocato il nome
del Signore sarà
salvato”»
(Atti 2
LA FORZA DELLO SPIRITO SANTO
La folla di Pentecoste fu costretta ad ascoltare una predica molto severa. Alcuni ne
furono irritati ma in 3.000 riconobbero nelle parole di Pietro lo Spirito Santo all'opera
LUaUAPEYROT
DOPO la resurrezione per i
discepoli continua a non
essere affatto chiaro che cosa
farà il Signore e quale sarà il loro
futuro. 1 discepoli continuano a
fraintendere le parole di Gesù,
cioè a ragionare in termini nazionali e a sognare un posto di
prestigio nel Regno (Atti 1,6).
Gesù ordina di stare ad aspettare a Gerusalemme, rimanendo
uniti, e di non fare nulla, in attesa di grandi eventi. In realtà i discepoli prendono delle iniziative, seppure nel segno della tradizione: Pietro continua a giocare il suo ruolo di leader e consiglia al gruppo di ricompattarsi
sostituendo il traditore Giuda:
comandare e mandare avanti
l’istituzione sono le uniche cose
che riescono a fare i discepoli in
attesa dello Spirito Santo.
La discesa dello Spirito
1-21)
Ma la promessa di Gesù non
tarda a realizzarsi: il mattino di Pentecoste scende lo Spirito sulla comunità riunita, forse
in uno spazio del Tempio. Il Signore non sceglie un giorno
qualsiasi, ma un giorno in cui a
Gerusalemme c’era più gente
del solito a motivo della festa.
Diversamente dall’esperienza di
Filippo (Atti 8, 26), Dio non
chiede alla prima comunità di
Dio solo... ma tu puoi
Dio solo... ma tu puoi
Dio solo può dare la fede,
ma tu puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza,
ma tu puoi ridare fiducia al tuo prossimo.
Dio solo può dare l'amore,
ma tu puoi insegnare ad altri ad amare,
Dio solo può dare la forza,
ma tu puoi ridare coraggio agli sfiduciati.
Dio solo è la via,
ma tu puoi indicarla a^i altri.
Dio solo è la luce,
ma tu puoi farla brillare a^i occhi di tutti.
Dio solo è la vita,
Dio solo può fare ciò che sembra impossibile,
ma tu puoi fare ciò che è possibile.
Dio solo basta a se stesso,
ma preferisce contare su di te.
Pregherà di un gruppo di campiñas del Brasile
(tratto da Quando è giorno, della Cevaa, p.l03)
predicare su una strada deserta,
ma nel cuore della città e della
festa religiosa, e non a degli indifferenti ma a dei credenti,
informati sulle promesse dell’Antico Testamento, in attesa
del Messia, persone ritornate a
vivere a Gerusalemme dopo una
vita trascorsa all’estero. L’elenco
dei popoli e dei paesi dei versetti
9-11 situa immediatamente la
prima comunità cristiana, che
all’ascensione ragionava ancora
su scala nazionale, nella dimensione dell’ecumene: da Oriente
a Occidente, dal deserto al mare,
fino a Roma.
Nel suo momento costitutivo è
chiaro che la chiesa non può essere una chiesa per sé, ma una
chiesa per la missione verso i popoli della Terra. 11 primo dato di
fatto è che la chiesa non si fonda
da sé, ma per volontà e potenza
di Dio, così «nessuno ha il potere
né di mantenerla né di annientarla» (Luthi, p. 24). Questa affermazione non ci esenta tuttavia
dall’impegno e dalla responsabilità, ma quando le istituzioni religiose diventano troppo sicure di
sé, il racconto della Pentecoste
ricorda che lo Spirito Santo ha
sostituito l’abitudine, che aveva
permesso a Pietro di continuare
anche dopo la resurrezione nel
suo molo di leader, con la potenza della Parola, che a Pentecoste
si è servita di Pietro, ma altre volte di altre e altri, realizzando la
profezia di Gioele; i giovani, la
cui parola non era ascoltata fino
all’età adulta, gli anziani, della
cui lucidità si poteva dubitare,
possono diventare predicatori
della Parola tanto quanto i dotti
e i sapienti.
La predicazione di Pietro...
Ma ciò che conta non è la
descrizione dei fenomeni
esteriori, bensì il contenuto della
predicazione. Che cos’è la predicazione cristiana? Intelligenza,
libertà e amore. Pietro era un pescatore incolto, ma è in grado di
parlare alla folla e di farsi capire
da tutti. Una forza più grande di
lui lo spinge a parlare. Ha capito
che il piano di Dio porta agli
eventi vissuti poche settimane
prima, alla morte e resurrezione
di Cristo: ha capito che, mentre
lui predica, Dio porge una mano
all’umanità perché colga lo stesso senso e cambi. Lo Spirito ci dà
intelligenza, ci accompagna nella lettura della Parola, ce la spiega, ci aiuta a metterla in relazione con la nostra vita. E tutto
questo con grande libertà, senza
restrizioni, senza censure. Pietro
ha usato anche molto amore:
l’annuncio del giudizio, dell’imminenza della fine, del momento in cui di fronte a Cristo si fa la
conta di chi crede e di chi no,
viene rivolto con chiarezza e determinazione, come ti parla un
medico di fronte a una malattia
seria, ma anche con «cordialità
affettuosa»: «Ravvedetevi... perché per voi è la promessa, per i
vostri figli e per tutti quelli che
sono lontani, per quanti il Signore ne chiamerà» (Atti 2,39).
volta la breve visita si concludeva con la mia preghiera a cui lei
immancabilmente aggiungeva:
«Cosa sarebbe la vita senza la
Bibbia? Nulla!». Non penso che
lei si esprimesse così solo perché non poteva più uscire dalla
sua casa, ma ritengo che sempre
la parola del Signore sia stata
per lei il grande universo, in cui
il piccolo universo quotidiano
riceveva senso e respiro.
La salvezza universale
..e la nostra
Il parlare in lingue
PRIMA della predicazione
vera e propria non si può
tacere il fatto che avviene qualcosa di eccezionale. Il gruppo
dei discepoli, galilei perlopiù di
umili origini e senza istruzione,
iniziano a parlare in lingue.
Non è chiaro ciò che avviene
veramente. Hanno parlato un
linguaggio estatico o nelle lingue dei popoli presenti? E possibile che si siano verificati entrambi i fenomeni. Siarno itioltre di fronte a un doppio miracolo: i discepoli hanno parlato
lingue che non conoscevano, e
la gente ha capito. Il successo
della comunicazione richiede
proprio questo, che l’oratore
sappia parlare bene e che il
pubblico ascolti e capisca.
Spesso la nostra predicazione esprime un certo compiacimento nel bastare a noi
stessi, senza un sincero desiderio che altri, gli «altri» vengano a
condividere la vita della chiesa,
a cambiarla, a rinnovarne le espressioni. Intelligenza, libertà e
amore di fronte alla Bibbia e di
fronte alle nostre vite, ma spesso
la Bibbia è per noi un libro chiuso e noioso. «E come è chiuso il
libro della Bibbia così è chiuso
anche il libro della nostra vita»
(Miegge, p. 42). Bibbia chiusa,
vite chiuse. Per i credenti non
dovrebbe essere cosi. Nella Bibbia si dovrebbe attingere la forza, la fantasia, l’ispirazione per
vivere vite impegnate e piene di
gusto e dignità. Quando ero pastora di Maniglia, visitavo a volte dopo il culto una anziana sorella, ormai costretta in casa
dall’invalidità. Maddalena non
poteva più partecipare alle attività di chiesa, ma sul tavolo della piccola cucina, oltre a molti
giornali, c’era la Bibbia. Ogni
SICURAMENTE nella vita della chiesa primitiva una delle
sfide più importanti fu comprendere che con Gesù Cristo la
salvezza non riguarda solo un
popolo, ma tutti. Questa sfida si
ripete continuamente: la varietà
di culture e popoli che oggi noi,
con più facilità di un tempo, incrociamo, costituisce il terreno
su cui siamo messi alla prova,
ma incrociare non vuol dire automaticamente incontrare e comunicare. Pentecoste anche su
questo insegna due cose: innanzitutto prima di volere cambiare
gli altri occorre cambiare ciò che
non va in noi, poiché Pietro ha
chiamato al ravvedimento, con
l’accusa pesantissima di essere
responsabili della morte di Cristo, non gli indifferenti, i pagani,
i senza dio, ma le persone religiose. In secondo luogo l’apostolo non ha predicato se stesso,
ma Gesù Cristò, dicendo che la
salvezza consiste nell’invocare il
nome del Signore, e non il nome
di una chiesa. Accanto alla riflessione fondamentale sulla comunicazione fra cristiani di paesi diversi, è tempo di riflettere su
un fatto ormai evidente a tutti:
la difficoltà di comunicazione
fra i membri «comuni» delle nostre chiese: fra l’adolescente e gli
adulti, fra le famiglie e i Consigli
di chiesa, fra i credenti assidui e
i marginali, fra le persone semplici e i membri sovraccarichi di
impegni, di commissioni e di
tensioni... C’è qualcosa che lega
ancora i credenti fra di loro? Oppure ognuno reclama una parola confezionata su misura, una
parola che non lo turbi e lo metta in discussione? La folla di
Pentecoste fu costretta ad ascoltare una predica molto severa,
alcuni rimasero irritati o indifferenti, ma 3.000 riconobbero nelle parole di Pietro lo Spirito Santo all’opera: nel riconoscere
questa presenza, che porta a
contrasti e decisioni, sta la soluzione di alcuni problemi.
Note
omiletiche
L'evangelista Luca rar
conta la Pentecoste, cornè
momento costitutivo della
Chiesa, sul modello degi
inizi del ministero di qV
sù. Come Gesù inizia con
il battesimo nel Giordano
e su di lui scende lo Soi'
rito (Luca 3, 21-22), anch^
1 discepoli ricevono il battesimo dello Spirito. $¡5
Gesù che i discepoli sono
chiamati alla predicazio.
ne, Gesù a Nazareth (Lu!
ca 4, 15ss.), i discepoli nei
riguardi della folla di' Pentecoste. La predicazione in
entrambi i casi verte su un
testo profetico, Isaia 611
2 e Gioele 2, 28-32, rispetto a cui si annuncia il compimento delle promesse
Sia il Maestro che i suoi discepoli vanno incontro a
derisione e sarcasmo, ma
mentre Gesù viene cacciato da Nazareth, i convertiti di Pentecoste sono circa
3.000 persone.
QualcCJno-.sostiene che
l'evangelista abbia tratto
ispirazione anche dal racconto della Torre di Babele
(Genesi 11), poiché cornea
Babele per l'orgoglio umano di costruire una torre fino al cielo, Dio era sceso e
aveva confuso popoli e linguaggi, Pentecoste, al com
trario, rappresenta una
nuova discesa di Dio, che
attraverso lo Spirito viene
a ricreare l'unità perduta,
permettendo la comunicazione mediante un unico
linguaggio. Per comprendere di che tipo di linguaggio fa dono lo Spirito, è
estremamente stimolante
lo spunto di Miegge in Al
principio la Grazia.
La festa giudaica delle
primizie (Esodo 34, 22,
Deut. 16, 10), si stava trasformando già all'epoca di
Luca nella festa della promulgazione della Legge
del Sinai. Pur non avendo
seguito questa pista, interessante è lo spunto offerto da Bruno Corsani: «la
Legge è per Israele, lo Spirito è "per ogni carne"; la
Legge è data 50 giorni dopo l'uscita d'Israele dall'Egitto, lo Spirito so giorni dopo l'ultima Cena, e
dopo la morte di Gesù»
(op. cit. pp. 17-18).
Per
approfondire
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pilo
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mi]
pies
ché
Mancano dell'anno di
pubblicazione due raccolte di meditazioni, che riportano a mano però oltre al nome del proprietario la data di acquisto,
1960; Walter Luthi, Les actes des apôtres, Labor et
Fides, e Jean Paul Benoit,
Combats d'apôtres, Société centrale d'évangelisation. In tema di meditazioni sempre molto stimolanti sono gli scritti di Giovanni Miegge: Gli Atti degli apostoli, ed. Claudiana,
1948, e «Vivere nello Spiri
to è vivere nel Regno di
Dio» in Al principio la Grazia, scritti pastorali a cura
di C. Tron, ed Claudiana,
1997, pp. 40-45. . ,
Passando ai commentari
denso di informazioni f
Gustav Stahiing, Gli Atti
degli apostoli, Paideia, 'Il
Non manca nulla, ancha
se è più sintetico, in Atti
degli apostoli e lettere,
collana Testimoni deliaca;
rità, Claudiana, 1978,
Bruno Corsani.
Infine, sul tema genera'
le dello Spirito Sant^
Eduard Schweizer, «9I'
ti degli apostoli: dolio dele lingue e profezia», '
Spirito Santo, Claudianai
1988, pp. 66-68.
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La fede cristiana e le altre fedi: è possibile dialogare e camminare insieme?
«lo sono la via, la verità e la vita»
la pluralità delle religioni caratterizza orinai anche il panorama italiano, ma non per questo
si sono superati pregiudizi, chiusure, timori Ma la «via e la verità» di Cesò sono cosi chiuse?
W Gruppo interreligioso sardo
Un luogo di confronto
che interroga i credenti
MMERT ANDERS
JO sotto lo vio, lo verità e
la vita; nessuno viene al
Padre se non per mezzo di
me Se mi aveste conosciuto,
iwreste conosciuto anche mio
Padre...» (Giovanni 14, 6s).
Chi non ha sentito tuonare
Questo passo dai pulpiti conttol fedeli poco ferventi nelle
dottrine cristiane, ma molto
aperti verso le massime del
fjewAge 0 la spiritualità orientale? 0 sermoni del tipo:
«Il nostro Signore Gesù è
l’unica via. Chi non professa il
nome di Gesù Cristo, non è
nel vero e non va ascoltato».
Vale a dite che solo il cristianesimo può indicare la strada
da percorrere per giungere a
Dio, che solo il cristianesimo
può essere fonte di vita. Ho
conosciuto delle comunità
che mettevano su un loro indice di libri proibiti tutti i saggi sulle altre religioni. Ho visto
come in queste comunità persone con volontà di dialogo,
venivano prima o poi allontanate dalla comunione. E ancome credenti che
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accolhe Tirò olirietajisto,
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vivere m coerenza
orientamenti biblici
hcciano fatica ad ammettere
con se stessi il fascino che
Sffltono per le religioni orientali, per paura che queste diventino fuorvianti per il pro1^ cammino di fede.
’’Questa catechesi cristiana
mi ha sempre lasciato perplesso. In primo luogo perÉé entrava in conflitto con i
dati della mia esperienza di
vita.' Come è possibile che il
mio amico, dichiarato non
(fedente e allergico a qualunque discorso che abbia a
che fare con fede o chiesa,
ma per tanti aspetti persona
più gioiosa e impegnata di
me, non abbia la vita? Anzi,
spessa sono io ad essere sostenuto dalla sua fiducia, incoraggiato dalla sua vivacità
ed energia che sembra non
esaurirsi mai; spesso sono io
a ricevere... e non viceversa.
In base a questa elaborazioneempirica non mi stupii,
quando nei primi incontri interreligiosi promossi dalle
chiese evangeliche di Cuneo
e Mondovì sperimentammo
non solo un grande interesse
(la parte dei credenti delle varie fedi, ma anche una notevole condivisione dei valori
che ciaMuna fede presentava.
Inseguito ebbi l’occasione di
approfondire questo primo
approccio nella Chiesa battirii Cagliari, dove già nel
1995 era stato fondato il
^ppo interreligioso sardo
wls). Il gruppo era intento a
«promuovere rincontro, la
aWnunicazione e la collaboWone tra persone apparte^ri a religioni, confessioni
nti, laici, al fine di conirne l’esperienza religioSimile ad alcuni dei no^cpnsigli ecumenici locali,
WS si proponeva nel suo
*®^to di voler intervenire
^1 casi di violazione dei di™“rieDe minoranze e, in partiste, nei casi di disinfor^lone dei mezzi di comujt^lone riguardo alle diveriJ^tà religiose presenti nel
tltorio». Nessun membro
. uis era lì in qualità di tappante istituzionale del. — fede, ma ciascuno
•Va il proprio percorso
—e agli altri come eleI di arricchimento e di
Ij confronto.
I Gis * riegli incontri del
tonilo stati anni di rinnova'j (ijltPore di fronte alla possillk^HPidivisione di valori di
llotj’ la solidarietà con
1 Per n ^ oppresso, l’amore
) ,|j. “ prossimo e la ricerca di
I “ Con tutto il cuore, tutta
'(¿Id ^ Jlrituali
la propria anima e tutta la forza». Valori cristiani che erano
presenti anche nelle altre fedi.
La strada per tradurre questi
valori nella vita era assai diversa da una esperienza religiosa, all’altra, ma questo non
ha impedito di presentarci insieme anche all’esterno, per
testimoniare la possibilità del
dialogo, 0 per intervenire in
alcuni casi concreti di violazione della libertà di religione.
L’esperienza del Gis ha
trovato la sua conclusione
un anno fa quando, per il
trasferimento di alcune persone, è venuto a mancare
anche il necessario slancio
per questo lavoro. Il Gis non
ha chiuso per insuccesso,
per disinteresse o, come sarebbe stato più prevedibile,
per incomprensione. Essendo tutti i membri presi da
mille attività, l’impegno della libera condivisione della
nostra fede fu il più facile da
tralasciare. Ironia della sorte,
anche in quest’ultimo atto
del gruppo, l’esperienza di
fede, in questo caso la crisi
della stessa, oltrepassava
ogni confine religioso.
In seguito a queste esperienze, le affermazioni «Biffiane» sulla necessaria conversione dei musulmani, o
l’impostazione della Dominus Jesus, intenta a difendere
l’unicftà della salvezza dentro il cattolicesimo romano,
mi creano un grande senso
di tristezza. La forzata affermazione della propria autorità mi sembra un evidente
frutto di paure, tra cui lo
sgomento di dover difendere
il cristianesimo non tanto
dagli attacchi dei pagani,
quanto dalla voglia dei suoi
membri di aprire il proprio
orizzonte ad altre esperienze
spirituali. L’aperta critica
all’esperienza religiosa, non
solo cattolica ma cristiana,
che viene avanzata dai fedeli
confrontati con la pluralità
delle religioni, mette in crisi
l’egemonia della fede biblica
in tutta Europa, come evidenziano i ripetuti sondaggi
sulle nuove credenze della
popolazione. Un apprpccio
di rigorosa chiusura di fronte
all’immigrato di diversa religione che viene nel nostro
paese, non mi sembra essere
il modo più adatto per governare queste paure.
Mi chiedo allora se la sequela di Gesù Cristo, anziché
nell’iscrizione anagrafica in
un registro di membri di
chiesa, non consista piuttosto in una conversione spirituale che mi forgia nel servizio per il prossimo. Mi chiedo se la «verità» non consista, tra altro, nella presa di
coscienza che io, e con me
tutto il cristianesimo, non
riusciamo a presentare una
vita con uno spessore tanto
maggiore di quella delle altre
religioni, o del mondo laico.
Mi chiedo, quindi, se la «via»
non debba essere tanto larga
da poter essere aperta e condivisa con tutte le persone di
«buona volontà» (vedi il paragrafo sull’incontro con le
altre religioni della Charta
oecumenica) in cammino
verso Dio; e se questa via larga non si restringa automaticamente per il fatto che è
difficile fidarsi e vivere di
grazia e di dono. Mi chiedo
se la «vita» non risulti in fin
dei conti proprio da una
maggiore apertura, esposizione al rischio e sequela
spirituale, come avverte anche Gesù quando dice: «Chi
vorrà salvare la sua vita, la
perderà: ma chi avrà perduto
la sua vita per amor mio, la
troverà» (Matteo 16,25).
Letto non più con gli occhi
di un impiegato dell’anagrafe ecclesiale, ma con quelli
spirituali che vengono a conoscere Gesù in un individuale esperienza di fede,
l’abusato passo di esclusione
dell’Evangelo di Giovanni
(«Io sono la via...»), si trasforma in un dirompente incoraggiamento di fede per
noi cristiani, che per la natura stessa della nostra fede
possiamo rischiare l’apertura della stessa e la sua condivisione con i prossimi.
MARCEUO FLORIS*
CINQUE anni fa, invitato
da Goda Chandra, un devoto di Krishna, andai a una
riunione del Gis (Gruppo interconfessionale sardo). In
una sàia della chiesa evangelica battista di Cagliari, attorno
a un tavolo, persone appartenenti a diverse fedi presenti
sul territorio cittadino, e laici,
chiacchieravano su questioni
attinenti la religione. Da quel
giorno, con una cadenza quasi sempre settimanale, non ho
mai smesso di frequentare
questo gruppo fino al momento della fine delle sue attività. Il gruppo, che aveva alle spalle un’attività saltuaria,
pian piano cominciava ad assumere una fisionomia ben
precisa. Composto da Baha’ì,
cattolici, devoti di Krishna,
battisti e laici, il gruppo si arricchì cOn la presenza dei
buddisti della Soka Gakkai e
di alcuni meinbri della Chiesa
di Gesù Cristo dei santi degli
ultimi giorni (o Mormoni). Insieme si programmava l’attività sociale per un intero anno. Si decideva insieme quali
temi affrontare e, settimanalmente, sempre nella solita sala, due fedi, in circa venti minuti ciascuna, presentavano il
loro punto di vista a tutti i
presenti. Le riunioni erano
aperte a tutti gli interessati e
rese note attraverso un quotidiano locale. Io stesso, in
quanto cattolico-romano, ho
invitato alcuni responsabili
del Centro ascolto ricerca
informazione sette (Caris), un
organismo pastorale istituito
nella diocesi di Cagliari. Un
invito, purtroppo, caduto nel
vuoto. Nel frattempo, veniva
steso lo statuto del Gis, ormai
meglio definitosi Gruppo interreligioso sardo. Purtroppo
oggi di quella esperienza restano solamente uno statuto
ben articolato, ma mai depositato, e alcuni contatti personali tra alcune persone che
frequentavano il Gis.
Per me il Gis ha rappresentato un’esperienza umana importantissima riassumibile in
una frase: condividere la ve
rità. Non esiste vero amore
per la verità se non si apprezza il desiderio che ognuno ha
di conoscerla, lo sforzo che fa
per raggiungerla e la devozione con cui la protegge, la porge e l’annuncia. Con quest’
atteggiamento ho spesso ascoltato e parlato con i fratelli del Gis. Diverse volte le verità non corrispondevano
eppure sentivo che la Verità
ci teneva uniti. Forse nelle
nostre comunità cristiane
facciamo l’esperienza contraria: stesse verità... ma disimione, disgregazione. L’attività svolta nel Gis mi ha fatto sorgere le seguenti domande: per essere cristiani è
sempre importante dire le
verità cristiane? se la redenzione di Cristo, attraverso lo
Spirito, raggiunge tutti, non
dovrò, incontrando un uomo, ascoltarne le verità per
trovare la Verità? il dialogo
non è costitutivo dell’amore
per il prossimo? le verità cristiane sono già chiare, una
volta per tutte, o nell’incontro con l’altro acquistano una
luce più intensa e nuova?
Una cosa ho imparato nel
Gis, quella stessa che Pietro
imparò andando a trovare
Corneho, il centurione romano: Dio è il primo vero missionario della fede. Chissà quante volte, noi, diversamente da
Pietro, non ascoltando la parola di Dio ci siamo rifiutati di
entrare nella casa impura della Verità (Atti 10).
insegnante di religione
A confronto con la spiritualità cattolica, buddista, Baha'i, Hare Krishna e con il pensiero laico
il dialogo è obbligatorio perché non esiste un'unica verità
Abbiamo rivolto alcune domande a cinque persone che,
a partire dalla propria fede,
hanno dedicato tempo e passione al dialogo interreligioso.
Luisa Businco, cattolica, Sergio Meloni, buddista, Stefano
Assorgia, laico. Luigi Secchi,
Bahd'i, Krishna Pria, Mare
Krishna. (h.a.)
- Perché il dialogo con altre
religioni?
(Luisa) «È un mio bisogno
personale crescere insieme
agli altri. 11 mio essere cattolica significa essere aperta nei
confronti delle persone ed
esperienze che mi stanno vicine. Vorrei così superare le
paure del pregiudizio per capire in che cosa gli altri sono
diversi da me».
(Sergio) «Lo scopo del buddismo è di raggiungere la pace mondiale attraverso il miglioramento individuale e
nei rapporti con gli altri, e
quindi anche con le altre religioni. La pace non può essere astratta, ma deve essere
alimentata dalla pacifica gestione dei rapporti nel proprio ambiente».
(Stefano) «Dialogo perché
non esiste un’unica verità.
Come laico sono alla ricerca
della verità in Dio o la verità
inclusa nella nostra coscienza, esattamente come uno
che professa una religione.
Sono convinto che ci si deve
sempre confrontare con la
pluralità dei sistemi per potervi giungere».
(Luigi) «Penso che tutti i
messaggi delle varie religioni
provengano dallo stesso Dio
che si rivela in maniera differente e tramite diversi profeti, ma ognuna di queste rivelazioni si fonda in un solo
Dio. Coltivare il rapporto con
le altre religioni è come coltivare il rapporto tra fratelli
della stessa famiglia».
(Krishna) «Dio è uno. In
tutte le religioni si manifesta
la stessa verità di Dio. Benché
gli aspetti della manifestazione religiosa siano diversi da
fede a fede i contenuti sono
tutti collegati alla stessa fonte. Perciò tutte le fedi sono
intente a ricercare Tamionia,
la fratellanza, la felicità. Coltivare il dialogo interreligioso
significa nutrire le radici
dell’albero divino».
- Qual è il problema più
grande che la fede di ciascuno
di voi incontra nel dialogo interreligioso?
(Stefano) «La pretesa dell’esclusiva della propria verità».
(Luisa) «Un problema credo sia una cattiva conoscenza
della mia fede. Spesso vedo
che mi manca la conoscenza
del vero significato dei testi
cattolici. Se fossi informata
meglio, avrei un fondamento
più stabile che mi permetterebbe di esporre la mia fede
con più tranquillità».
(Sergio) «Da un punto di vista dottrinale non incontriamo come buddisti difficoltà
alcuna. 11 buddismo ha sempre rispettato le altre religioni
al punto tale da fare proprie
anche parti dei loro insegnamenti. Credo che i problemi
siano più di carattere psicologico. Ci sentiamo infatti esposti alla paura del diverso con
tutti i pregiudizi che questa
porta con sé. Va considerato
che il buddismo viene spesso
presentato come un fatto di
moda e quindi classificato come un partner di dialogo poco rispettabile».
(Luigi) «Spesso incontriamo
forti pregiudizi nei nostri confronti ed è dunque impossibile instaurare un dialogo. Se
l’altra fede non è disposta ad
ascoltare e ad aprirsi, manca
una componente fondamentale per garantire un proficuo
incontro».
(Krishna) «Non incontriamo delle difficoltà. La nostra
fede non avanza nessuna
pretesa di essere verità assoluta. Anche se i nostri rituali
sono diversi, non siamo così
distanti dalle altre religioni».
- Quale ritenete che sia
l'apporto specifico della vostra fede in dialogo con le altre? E con quale elemento essa
riesce ad arricchire l'incontro
delle religioni?
(Stefano) «Vedo l’approccio
laico un po’ come il sale dentro il dialogo. Non essendo
legato a nessun sistema, dottrina o massime, il laico può
stimolare, provocare o rendere più fantasioso il dialogo
tra le religioni. Più laici sono
impegnati nel dialogo, maggiore è la possibilità di riuscirci, perché ho constatato
che le religioni intendono
sempre portare l’acqua al
proprio mulino».
(Krishna) «Tutte le nostre
scritture sostengono che in
quest’era particolare del
mondo l’unica pratica religiosa valida universalmente sia
di cantare i santi nomi di Dio.
Nell’atto di pronunciare e di
trasformare il nome di Dio in
suono, viene emanata una vibrazione positiva che supera
la forza del solo pensiero e
provoca un effetto benefico
per il mondo intero. Da lì
proviene la pace che Dio
spande sulla terra. Il nostro
specifico apporto è la pratica
del canto dei nomi di Dio.
Ciascuno potrà cantare il nome di Dio più adatto alla propria impostazione di fede».
(Sergio) «Il buddismo ha
una lunga storia di nonviolenza. Abbiamo sviluppato
queste tecniche per raggiungere la pace interiore e sviluppare relazioni pacifiche
tra persone e gruppi. Il nostro apporto sta nel fornire la
base per il controllo della
propria mente per rendere la
pace non solo un obiettivo,
ma un atteggiamento secondo cui vivere».
(Luigi) «Noi vorremmo far
comprendere agli altri che il
principio dell’unità nella diversità è un principio molto
prezioso, anzi indispensabile
per la vita. Il nostro gruppo
qui a Cagliari è composto da
membri provenienti dalle religioni più varie e a nessuno
di noi viene chiesto di rinnegare il proprio passato. Forse
la nostra fede si profila nel rispetto che portiamo alle varie
manifestazioni della vita spirituale di ciascuno».
(Luisa) «Il valore specifico
è per me quello di portare il
messaggio di Gesù che ha rivelato Dio come amore. Credo che il cristianesimo abbia
la dote della totale apertura
verso gli altri, senza doversi
lasciare prendere dalla paura
di incontrare degli ostacoli.
Vedo Gesù che è talmente sicuro del suo messaggio da
non temere il confronto».
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 1“
Messaggio di Pentecoste dei presidenti del Consiglio ecumenico delle chiese
«Spandi il tuo Spirito sopra ogni persona»
Fin dal suo inizio, l’anno 2001 ci ha
riservato delle sorprese. Gli eventi che
si sono svolti ci tengono nell’incertezza,
come se l’umanità si preparasse - per
parlare come Paolo - a un parto doloroso, gravido di pericoli mortali ma anche
ricco di preziose speranze di una vita
nuova. Ci prepariaino così a una nuova
Pentecoste, dopo sette settimane illuminate dal mistero insondabile e
dall’infinito splendore della resurrezione pasquale del nostro Signore.
Forti di questa visione di una vita
nuova, noi cristiani ci apprestiamo ad
affrontare le sfide di questo secolo che,
in assenza di tale visione, rischierebbero
di sopraffarci. In particolare siamo felici
di sapere che il dialogo ecumenico rimane vivo fra le grandi famiglie di chiese cristiane. Oggi più che mai queste
chiese, nonostante le loro specificità,
sono chiamate a ricercare appassionatamente l’unità, la testimonianza comune
e l’efficacia del servizio «affinché il
mondo creda». In questa ricerca, traiamo coraggio dalle parole del profeta
Gioele, ricordate dall’apostolo Pietro il
giorno della Pentecoste: «Avverrà negli
ultimi giorni, dice Dio, che io spanderò
il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni,
e i vostri vecchi sogneranno dei sogni.
Anche sui miei servi e sulle mie serve, in
quei giorni, spanderò il mio Spirito, e
profetizzeranno» (Atti 2,17-18).
Se consideriaiho i profondi cambiamenti ai quali l’umanità si trova oggi
confrontata, la famosa esortazione dell’apostolo Paolo, tante volte letta e citata
nelle nostre chiese, ci indica il cammino
da seguire: «Vi esorto dunque, fratelli,
per la misericordia di Dio, a presentare i
vostri corpi in sacrificio vivente, santo,
gradito a Dio; questo è il vostro culto
spirituale. Non conformatevi a questo
mondo, ma siate trasformati mediante il
rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia
la volontà di Dio, la buona, gradita e
perfetta volontà» (Romani 12,1-2).
forze capaci di negare la nostra umanità e di separarci in campi rivali. Nella
sua vita spirituale e nei suoi atti la chiesa, nel mondo e non del mondo, deve
incarnare l’Evangelo. Siamo convinti
che lo Spirito ci chiama a mettere la nostra creatività al servizio del disegno di
Dio, a mantenere viva questa visione, a
ispirarla e a trasmetterla alle generazioni future. Esso ci chiama a credere in
questi nuovi domani le cui basi stiamo
già gettando oggi.
Per questo formuliamo questa preghiera: «Spandi il tuo Spirito sopra ogni
persona, o Signore, affinché noi stessi, i
nostri figli e le nostre figlie, i nostri gio-'
vani e i nostri vecchi, uomini e donne,
siamo trasformati dal rinnovamento
delle nostre intelligenze, discerniamo la
tua volontà e la proclamiamo, e siamo i
costruttori di una nuova civiltà, sempre
guidati dalla luce del tuo Regno. Amen».
I presidenti del Cec
Il fuoco dello Spirito (VII Assemblea del
Cec, Canberra 1991)
Oggi, la Pentecoste ci chiama non
all’arroganza spirituale, al facile trionfalismo, al conformismo, non alla rassegnazione, alla neutralità o al fatalismo, bensì alla speranza, all’impegno e
all’azione trasformatrice e costruttiva
che apre la via a una nuova civiltà dello
Spirito, della Giustizia e dell’Amore. In
quanto cristiani, battezzati nello Spirito
Santo, non è forse vero che abbiamo la
possibilità unica di voltarci verso il Cristo per trovarvi la forza nuova e i nutrimenti spirituali che ci permetteranno
di rispondere al suo appello? Non è forse vero che egli ci ha ricevuti nella sua
chiesa e mandati nel mondo per compiere la sua volontà?
In quanto cristiani, dobbiamo aprirci
maggiormente al messaggio biblico che
ci chiama a trasformarci per il rinnovamento delle nostre intelligenze e a farci
agenti della volontà di Dio. In quanto
chiese, siamo chiamati a opporci alle
Agnes Abuom, Nairobi (Kenia)
pastora Kathryn K Bannister, Bison,
Kansas (Usa)
vescovo Jabez L. Bryce, Suva (Figi)
S. E. Chrysostomos, metropolita di
Efeso, Istanbul (Turchia)
S. S. Ignatius Zakka I Iiva, Damasco
(Siria)
M. Kang Moon-Kyu, Seul (Corea)
vescovo Federico J. Pagura, Rosario
(Argentina)
vescovo Eberhardt Renz, Stoccarda
(Germania)
La tradizione del messaggio di Pentecoste dei presidenti del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) risale al 1950. Il messaggio è un’opera comune degli otto presidenti del Cec, che rappresentano i membri del Cec nelle differenti regioni. Il progetto di messaggio di quest’anno è stato
redatto dal vescovo Federico 1. Pagura,
dall’Argentina. «Nella nostra prospettiva
latino-americana, spiega, è essenziale sottolineare che lo Spirito della Pentecoste è
fonte di rirmovamento e di nuova creazione non solo in termini personali ma anche
dal punto di vista sociale e storico».
La commissione Chiesa e società della Kek si è riunita dal 9 al 13 maggio a Creta
Quali rapporti tra chiese, stato e società civile in Europa?
DORIANA GIUDICI
CHE cos’è una chiesa?
Un’organizzazione non
governativa? Un’associazione
senza fini di lucro? Queste
domande hanno, per tre giorni, coinvolto nelle varie opzioni, dubbi, risposte, circa
quaranta rappresentanti delle
chiese protestanti europee e
di alcune chiese ortodosse.
Che cos'è
la «società civile»?
Il quesito ha rilevanza se si
pensa che la Commissione
«Chiesa e società» della Kek,
riunitasi a Creta, in Grecia,
dal 9 al 13 maggio scorso, deve cercare di capire come le
chiese intendano il loro rapporto con i poteri politici e
amministrativi dei loro paesi.
Invece di riuscire a trovare
un’impostazione comune di
metodo e di contenuti per
dialogare con le autorità, i lavori si sono conclusi con una
ancor più difficile e irrisolta
questione: «Che cos’è la società civile?». Si è toccato con
mano durante i lavori quanto
le chiese siano legate (in
qualche caso si potrebbe anche dire, ingabbiate!) nelle vicende storiche, nelle tradizioni, nelle culture dei loro
paesi e come, solo con grande difficoltà, a tratti appaiano
dei connotati comuni fra comunità di credenti.
La solidarietà
Uno di questi è, senza dubbio, la solidarietà e l’attenzione per «i minimi». Ma anche
in questo caso vi sono approcci diversi: gli ortodossi
hanno continuamente e con
forza sottolineato di dover
parlare innanzitutto «dell’anima» e non del corpo. La
sollecitudine delle chiese deve essere rivolta ai mali, alle
sofferenze, alle malattie del
l’anima, poi vengono le necessità sociali. Quindi occorre aprire spazi di «potere»
all’interno delle stesse istanze politico-economiche per
avere più possibilità di intervenire là dove i valori spirituali sono intaccati. Altri, come gli anglicani, hanno sostenuto la necessità dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e di avere
corsi universitari di teologia
pagati dallo stato.
Soprattutto ha interessato
a lungo i lavori della commissione la questione delle modalità e dei metodi di confronto con il potere pubblico.
Devono, le chiese, esprimere
richieste ufficiali ed esplicite
in merito a problemi etici? O
forse alle chiese spetta solo il
compito di formare delle persone responsabili? Le chiese
cristiane d’Europa possono
essere assimilate a Mosè che
detta norme legislative o
piuttosto ai profeti che indicano difficoltà, colpe, percorsi, per uscire dalle crisi?
Umanizzare il lavoro
Su un altro punto invece il
consenso è stato totale: occorre impegnarsi, ovunque e
con ogni mezzo, per l’umanizzazione del lavoro. E questo soprattutto in vista dell’argomento dell’Europa che
prevede l’ingresso di paesi in
cui lo sviluppo sociale è spesso stato legato a sistemi politico-economici ormai superati. Come credenti dobbiamo ribadire la contestualità
di tre condizioni per ogni essere umano: libertà, dignità,
responsabilità. E pretenderle
da qualsivoglia potere politico-economico.
Particolarmente interessante è stata l’analisi di un
questionario distribuito l’anno scorso a 80 rappresentanti di chiese protestanti e or
li reverendo Emmanuel, vescovo di Reghion, responsabile dell’ufficio della Chiesa ortodossa presso l’Unione europea (a destra)
todosse. Ne sono tornati
completati solo 54. Da questi
risulta che la questione sociale che più coinvolge le comunità cristiane è l’attività di
pacificazione e riconciliazione: seguono la povertà e la
disoccupazione: le problematiche Nord-Sud; le implicazioni socio-economiche
nella costruzione dell’Unione europea. Seguono poi la
bioetica, la biotecnologia e
l’integrazione europea; all’ultimo posto delle preoccupazioni delle chiese ci sarebbero i diritti umani e la libertà religiosa.
I diritti fondamentali
Ovviamente si tratta di un
dato parziale, ma le preoccupazioni restano rispetto a
questa collocazione all’ultimo posto se ricordiamo che
la Charta oecumenica, recentemente firmata a Strasburgo
(22 aprile 2001), sottolinea in
più punti, il diritto alla libera
scelta «e secondo coscienza»
della propria appartenenza
religiosa ed ecclesiale. Non
solo, ma l’articolo 10 della
Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione europea recita
testualmente: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di
religione e tale diritto include
la libertà di cambiare religione 0 credo».
Certo si può pensare che
un modo di evangelizzare focalizzato sulla specificità di
ogni chiesa abbia, nei secoli,
prodotto grosse difficoltà ancora presenti in tutte le organizzazioni ecclesiastiche e,
quindi, la libera scelta dell’individuo, sia ancora vista o
come un’eccentricità o come
un rischio di confusione e di
disordine. Importante è, comunque, che si sia iniziato un
dialogo fra chiese cristiane
anche su questi punti; i successivi appuntamenti (in
Svizzera nell’aprile 2002 per
la commissione e durante
l’Assemblea Kek nel 2003) potranno farci comprendere se i
credenti sono, al di là delle
divisioni storico-teologiche,
capaci in questo ventunesimo secolo di esprimere, nelle
loro società, comuni valori
fondati sulla parola di Dio.
IÈ spirato improvvisamente il 12 aprila
Ricordo di don Silvio Prandi
PAOLO RICCA
Quando sì scriverà la
storia deU’ecumenismo
in Italia non bisognerà dimenticare il nome e l’opera
di don Silvio Franch, nativo
di Cloz (Val di Non), per molti anni delegato della diocesi
di Trento per l’ecumenismo
e la cultura, spirato improvvisamente il 12 aprile scorso
all’età di 69 anni. È stato un
interprete ispirato e appassionato dell’ideale ecumenico. Per lui essere cattolico
significava davvero essere
universale, amare cioè, e in
qualche modo appartenere,
all’intera famiglia cristiana,
nelle sue varie espressioni
ecclesiali e articolazioni confessionali. Era e si sentiva di
casa tanto nel piccolo gruppo valdese di Rovereto quanto nella grande sede patriarcale di Mosca, visitata decine
di volte, o in quella di Costantinopoli.
Don Franch guardava Roma da lontano, con qualche
diffidenza neppure celata,
una sorta di distacco interiore: più che cattolico romano
era cattolico trentino, il che
per lui significava, se così
posso dire, cattolico-protestante e cattolico-ortodosso.
Serbo un ricordo vivo della
sua indignazione per la «Nota» del cardinale Ratzinger
sulle «Chiese sorelle», in cui,
com’è noto, il prefetto dell’ex
Sant’Uffizio, con una serie di
sottili distinzioni, ha messo
in guardia i cattolici contro
un uso, secondo lui, improprio per non dire errato dell’espressione «chiese sorelle». Franch intuiva che dietro
i dotti «distinguo» linguistico-teologici del Vaticano si
celava non solo un’azione
più o meno consapevole di
sabotaggio del processo ecumenico in atto ma anche, e
questo era ben peggio, la negazione di una verità evangelica fondamentale.
Due aspetti, fra i tanti, dell’azione ecumenica di Silvio
Franch meritano di essere segnalati anche sulle colonne
di Riforma (che egli leggeva
regolarmente e attentamente). Il primo risale al 1984,
quando egli organizzò a Riva
del Garda l’assemblea generale della Conferenza delle
chiese europee (Kek), la prima e finora l’unica svoltasi in
Italia. Essa si concluse con
una liturgia nel duomo di
Trento nel corso della quale,
per la prima volta in un culto
ecumenico così largainem
rappresentativo, venne
tato il Credo niceno-costan«
nopolitano (condiviso da tui '
te le maggiori chiese ortodo ' '
se) nella versione originati!
che è quella da sempre seM i
ta dalle chiese ortodosse
senza l’aggiunta occidentali
di «Filioque». Fu un moniej
una volontà di comunione i
affermata anche se neppure
oggi raggiunta. Nella vita di '
don Franch il rapporto con '
l’ortodossia divenne priorità- '
rio. Lo coltivò appassionata- ì
mente fino alla fine. ,
Il modo in cui don Silvio
Franch impostò e visse que. ■
sto rapporto è il secondo
motivo che rende la sua ope- '
ra ecumenica degna di esse- I
re ricordata e segnalata. Egli I
impostò e visse il suo rappor- |
to con l’ortodossia, quella
russa in particolare, in termini rigorosamente fraterni e *
solidali, escludendo qualsiasi
intento proselitistico diretto I
o indiretto, presente o futu- \
ro. Ricordo benissimo con i
quale vigore polemico Franeh parlasse criticamente di ,
numerose iniziative missio- '
narie della chiesa di Roma in ’
Russia dettate, malgrado le
smentite ufficiali, da evidenti '
propositi proselitistici nel *
quadro di un progetto diri- f
conquista cattolica dell’Est ■
europeo. Don Franch era agl
antipodi di questo progetto,
anzi lo contrastava aperta- ' ,
mente. Ecumenismo perlai < ^
voleva dire condivisione, ^
non competizione, mettersi
a disposizione deU’altro, non ’
fargli concorrenza, favoritela '
sua crescita, non la propria, servirlo, non egemonizzarlo.
In una parola: essere perlai- >;
tro una benedizione, non ,
una minaccia.
Silvio Franch è stato un l
uomo libero: non aveva pa- |
droni, tranne il Signore. Par- |
lava volentieri (la sua con- |
versazione era amabilissima)
ma non era per questo un
chiacchierone. L’ecumenismo non era per lui un modo
di dire ma era un modo di
essere. Non se ne riempiva la
bocca ma l’ha costruito con
tenacia, pazienza e perseveranza, creando conoscenza
dove c’era ignoranza, fiducia
dove c’era sospetto, amicizia
dove c’era diffidenza. Lascia
una bella eredità, sperando
che qualcuno la raccolga^A
Trento e altrove.
DAL MONDO CRISTIANO
! Ha suscitato molte critiche anche a Strasburgo
Francia: approvata la legge «antisetta»
PARIGI — Il 3 marzo scorso il Senato ha approvato la cosiddetta legge «antisetta», scatenando critiche da parte di
gruppi religiosi, organizzazioni per i diritti dell’uomo e dapw
di 50 membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa. Se passerà anche alla Camera dei deputati, la Francia sarà l’unico paese democratico dell’Europa occidentme
ad avere una legge che regola le minoranze religiose.
dati di un ampio sondaggio
La mappa delle comunità religiose Usa
NEW YORK — Singolare risultato di un ampio sondaggio
sulle comunità religiose degli Stati Uniti: oltre la metà risultano costituite da meno di 100 membri, il 25% conta rnn^°
di 50 fedeli: il 10% invece supera il migliaio di aderenti. L®
studio è stato compiuto nell’arco di cinque anni dall'IsOW'
to di ricerca Hartford che ha preso in esame 14.301 comunità ufficialmente costituite, cristiane, musulmane e mo|"
moni: un campione che rappresenta il 90% dei fedeli dell
diverse religioni presenti negli Usa. (nev/bipi
\ Sul settimanale dell'Esercito della Salvezza
La situazione sociale in Gran Bretagna
«D
LONDRA — Il settimanale dell’Esercito della Salvezza '
grido di guerra» ha pubblicato in un recente numero tre i
teressanti interviste, sulla situazione sociale in Gran Bre
gna, al primo ministro Tony Blair e ai leader William ,
(conservatore) e Charles Kennedy (laburista).
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Un importante contributo storico dovuto all'ultimo libro di Augusto Comba
I valdesi nella storia di Torino
Dal culto nella cappella della legazione di Prussia a partire dal 1827, fino allo costituzione
e radicamento della comunità e lo fondazione dell'Ospedale evangelico e degli Artigianelli
MARCO ROSTAN
IL periodo storico e Fatmosfera descritti da Giorgio
Tourn nel suo dialogo con
«Daniel, valdese e giacobino»’ vengono ripresi nell’imrtortante contributo di Augusto Comba alla Storia di Torino che l’editore Einaudi sta
pubblicando in vari volumE.
Si tratta della vicenda dei
protestanti torinesi a cavallo
dei due secoli, dai tempi della
battaglia di Marengo alla creazione dell’Ospedale evangelico e degli Artigianelli. Si
parte proprio con la figura di
Ketro Geymet, pastore a Torre Pellice dal 1785. moderatore nel 1788, presidente
dell’amministrazione di governo dopo la proclamazione
della Repubblica piemontese, sgttoprefetto di Pinerolo
dal 1801, particolarmente ca
pace nei rapporti con le ambasciate torinesi dei paesi
protestanti e assai aiutato
dalla moglie Charlotte Peyrot, ben inserita fra i prosperi
imprenditori protestanti stranieri che operavano nella capitale sabauda.
Anche il fatto di essere stato per un periodo il cappellano di queste ambasciate, oltre ai contatti personali, fece
soigere a Torino una comunità e proprio le ambasciate
^Qtestanti decisero, a partire
dal 1827, di stipendiare un
pastore per la sua cura. Il
^de sostenitore di questa
pima paroisse fu il conte
Éedrich Ludwig von Waldèurg, dal 1815 ambasciatore
I fiussia a Torino: i culti avrenivano nella cappella della
legazione di Prussia, primo
pastore fu un giovane ventiduenne, Jean-Pierre Bonjour;
a lui seguì, daT1833 al 1847
Amedeo Bert. Formato a Ginevra nell’ambito del socinianismo, Bert visse il «duello
cristologico» ingaggiato fra la
Compagnia dei pastori e
l’ambiente del Risveglio e fu
probabilmente considerato
dai suoi colleghi più giovani
poco spirituale. Ma proprio
come rappresentante della
teologa settecentesca, vicina
al razionalismo, si trovò in
una condizione favorevole
per organizzare a Torino una
comunità di un certo livello
sociale, come si deduce ddla
presenza di numerosi «notabili» nel primo Concistoro.
Bert prese poi l’iniziativa
delTinserimento della chiesa
nella vita cittadina, sempre
con il sostegno del conte
Waldburg-Truchsess e poi di
Charles Beckwith. La «diaconia» fu al primo posto: si trattava tra l’altro di evitare che i
protestanti ricoverati negli
ospedali cattolici subissero
indebite pressioni per la loro
conversione. Il primo refuge
fu istituito nel 1843, nella casa Bellora, dove fu aperta anche una scuola e poi una biblioteca: vere sfide contro la
ripresa della repressione antivaldese. Poi la questione del
cimitero: fino a un certo punto i valdesi erano seppelliti
insieme ai suicidi, nel luogo
più trascurato del cimitero;
per trasportare la salma alle
Valli, la famiglia doveva sborsare 500 lire. Bert ottenne
prima di seppellire i valdesi
con gli infanti e poi, nel 1846,
di avere un settore evangelico nel cimitero. Nel frattempo il Concistoro si rinnovava:
entravano il banchiere Giuseppe Malan, Auguste Gaffarei, Jacques Decker e altri.
Nel 1844 muore il conte
Waldburg-Truchsess, sepolto
a Torre Pellice e a Torino arriva Beckwith: nel 1847 Amedeo Bert riceve la visita di Roberto d’Azeglio che in dicem- '
Amedeo Bert
bre avrebbe inoltrato al re la
supplica per l’emancipazione
dei valdesi e degli ebrei, recante la firma di 600 cattolici,
fra cui 75 sacerdoti; nel gennaio 1848 la Tavola è ricevuta
da Carlo Alberto che firmò le
Patenti il 17 febbraio, e le rese pubbliche il 24; i messaggeri inviati da Bert alle Valli
suscitavano i falò, il 26 i vaidesi si recavano a Torino per
una grande manifestazione e
per il culto pubblico celebrato da Bert nella cappella
dell’ambasciata. Secondo il
censimento, nel 1848 gli
«acattolici» a Torino erano
363, secondo Bert i membri
della sua paroisse erano 800.
Nel racconto appassionante di Augusto Comba segue la
vicenda di Beckwith e della
costruzione del tempio di
corso Vittorio, con le cronache apparse su La Buona Novella che Giovanni Melile dirigeva da Torino, dove operava come pastore aggiunto
con il compito di predicare in
italiano: accanto alla prima
comunità di stranieri, vi erano infatti a Torino molti nuovi adepti, intellettuali come
Bonaventura Mazzarella ed
ex cattolici come Luigi Desanctis, già parroco a Roma.
Cominciano in quell’epoca
una serie di querelle fra la Tavola, un po’ rigida e autoritaria, e la comunità di Torino,
piuttosto effervescente, nonché tra i vecchi valdesi e i
nuovi «italiani»; è anche il
momento della ribellione di
una parte dei neoconvertiti
che a Genova e Torino aderirono alle Chiese cristiane libere il cui più noto esponente fu Alessandro Gavazzi,
cappellano garibaldino.
Nel 1861 i valdesi di Torino
piansero la morte di Cavour
che li aveva più volte protetti
e nel 1864 elessero pastore
Giovanni Pietro Melile. Cresceva nella comunità l’élite
imprenditoriale torinese, vi
erano matrimoni tra protestanti stranieri e torinesi; altri
nuclei compatti si insediavano: dai Biolley, ai Frizzoni, ai
Boringhieri. Da una scissione
della Chiesa libera si formava
la prima comunità battista
(1877); per iniziativa di un industriale della seta francese,
Craponne, si costituiva nel
1900 l’associazione degli industriali torinesi, futura Confindustria. Il Meille proseguì
l’opera iniziata con il refuge,
grazie a finanziamenti dei
banchieri Long e De Fernex si
acquistarono dei terreni e si
costruì la prima sede dell’Ospedale, con attiguo l’istituto degli Artigianelli, dove
sarebbero poi stati ospitati i
ragazzi delle Valli che venivano in città per imparare un
mestiere: anche la casa balneare di Borgio Verezzi fu
un’idea del Meille.
Bert era morto a Torre Pellice nel 1883: suo figlio era
stato bocciato dai pastori
perché troppo razionalista,
ma era poi stato consacrato
a Ginevra diventando pastore metodista a Genova; era
massone come del resto intensi furono i contatti fra i
pastori di quel periodo con
la massoneria; da Pietro Geymet a'Teofilo Gay, a Carlo Alberto Tron, a Ernesto Giampiccoli. Dal 1880 a Torino ci
fu appunto Carlo Alberto
Tron, pastore entusiasta e di
straordinaria energia; dal
1897 Ernesto Giampiccoli: al
posto dei rapporti con le ambasciate europee ora si sviluppavano i contatti con gli
Stati Uniti: così un gruppo di
emigranti dalle Valli avrebbe
fondato in Carolina del Nord
la città di Valdese.
Nel 1899 Giampiccoli poteva scrivere che a Torino, su
una popolazione protestante
di 2.500 persone, di cui 800
membri di chiesa regolari, vi
erano 200 famiglie valdesi,
18 italiane non delle Valli, 95
svizzere, 60 tedesche: la crescita avrebbe comportato
l’apertura di un secondo locale di culto nella zona di
San Donato.
(1) Giorgio Tourn: Daniel un
valdese giacobino, Torino, Claudiana, 2000.
(2) Augusto Comba: I valdesi,
in Storia di Torino, voi. VII («Da
capitale politica a capitale industriale - 1864-1915»), a c. di Umberto Levra. Torino, Einaudi,
2001, pp. CLXI-1119, £ 150.000.
fcMi Pregi e limiti di un libro del gesuita tedesco Medard KehI sulla fine del mondo
Per una teologia pastorale relativa all'aldilà
RIIVIOFERRARIO
Cl fii un tempo, non remoto, in cui interrogarsi su
temi come la risurrezione e
te fine del mondo sembrava
essolutamente inopportuno
® Pericoloso: quasi una fuga
^ell’immaginazione più o
ffleno mitologica, sospettata
“t sottrarre energie all’impeper una trasformazione
Pelitica di questo mondo e
®Ue sue ingiustizie. In realtà
^potrebbe sostenere, con
^celienti ragioni bibliche,
«e la «vita eterna» non è af■etto im’appendice consola
U COMUNITÀ
•I OLBIA (SS)
cerca
^mbito bmv pastori,
.nti e predicatori an'er un solo culto dotale.
offre
?io in propria picco
i^steria.
f«fonare ore serali al489-27263.
toria della fede cristiana, ma
fa parte del suo centro poiché ha a che vedere con
l’identità di Dio stesso. La
chiesa è quindi chiamata ad
accompagnare le donne e gli
uomini, anche del nostro
tempo, che si interrogano
sull’aldilà anche perché se tali domande non sono collocate nell’orizzonte della fede,
non è che spariscano, bensì
diventano terreno di coltura
di superstizioni grossolane e
dottrine strampalate.
L’ultimo libro del gesuita
tedesco Medard Kehl* si muove appunto nella direzione di
una simile teologia pastoralmente responsabile. Esso si
impegna dapprima nella presentazione e nella confutazione di diverse prospettive «escatologiche» (che cioè
hanno a che vedere con le
«realtà ultime», con la «fine» o
il compimento di tutte le cose) che riscuotono notevole
successo nella società occidentale dei nostri giorni: si
tratta in particolare della reincarnazione da un lato e delle
attese apocalittiche tipo quelle dei Testimoni di Geova (dispiace, a questo proposito,
vedere catalogata la Chiesa
avventista come «setta ex
traecclesiale» insieme a Mormoni e Testimoni di Geova, p.
100). Kehl considera le moderne dottrine occidentali
della reincarnazione come aggiornamenti dell’antica dottrina gnostica contro la quale
si è battuta la chiesa antica; le
visioni apocalittiche, invece,
risentono di una lettura poco
avvertita dei testi biblici.
L’autore è molto critico anche nei confronti dell’estremismo cattolico conservatore (che egli chiama «cattolicale», ponendolo implicitamente in parallelo con il
mondo «evangelicale»), incapace di accogliere il rinnovamento del Vaticano II. La
dottrina considerata genuinamente cristiana è presentata da Kehl con grande chiarezza, sulla base di una lettura dei testi biblici largamente
condivisibile. Il linguaggio,
certo, è quello della tradizione cattolica, il Vaticano II è
considerato la chiave di volta
del Novecento teologico e
qua e là il lettore evangelico
avanza riserve critiche, ma
sui punti decisivi si può discutere in modo proficuo.
Persino sul Purgatorio, che
Kehl, insieme a diversi teologi cattolici da Von Balthasar e
Rahner fin qui, interpreta come l’incontro con lo sguardo
di Dio, che purifica proprio
in quanto ama; naturalmente
ci si potrebbe chiedere se
questa lettura sia compatibile
con l’insegnamento tradizionale della chiesa di Roma,
nonché con la dottrina delle
indulgenze, recentemente riproposta con enfasi e sulla
quale il nostro autore glissa
con ammirevole disinvoltura.
Al di là delle questioni confessionali, comunque, il libro
di Kehl è una bella esposizione della speranza cristiana,
che attende nuovi cieli e nuova terra abitati dalla giustizia,
e nulla meno. Una famosa
raccolta di scritti di Karl Barth
si intitola Cominciare dall’inizio, il che indubbiamente costituisce un programma ragionevole: chi legga il libro di
Kehl, tuttavia, potrà constatare che anche «cominciando
dalla fine» la fede e la teologia
sono in grado di dire ciò che
conta in definitiva.
(*) M. Kehi,: e cosa viene dopo
la fine?. Sulla fine del mondo e
sul compimento finale, sulla
reincarnazione e sulla risurrezione. Tr. it. Brescia, Queriniana,
2001 («Giornale di teologia», n.
279), pp. 237, £36.000.
Pietro Geymet, moderatore e poi sottoprefetto di Pinerolo
„. .. Una raccolta di versi di Pina Rando
La metafora del dubbio
e la ricerca del vero
PAOLO FABBRI
Nel considerare la silloge
di poesie Duplice veste'
di Pina Rando, poetessa della
terra messinese, conviene
partire dal titolo e dalla poesia che apre la raccolta: «Tra
sfarfallii d’oro/ chi s’agita per
il vero e si consuma/ nella
duplice veste/ nel nulla/ si ritrova/ fa’ nascere se stesso».
Duplice veste come metafora
del dubbio, di opposte situazioni che finiscono per trovare uno sbocco dialettico (hegeliano?), come premessa
della ricerca, sempre faticosa,
del vero, come premessa del
percorso, sempre tormentato
della vita verso la morte. Duplice veste quindi come chiave di lettura della poesia di
Pina Rando, che si esprime in
alcuni elementi ricorrenti. Il
sonno e la veglia insieme al
buio e alla luce, dove il buio è
l’ambito della ricerca, il dubbio la molla che riconduce al
pensiero, sempre una duplice veste, un luogo in cui giace
il seme e uno in cui sboccia il
fiore: «In anfratti nascono/ informi sulle labbra/ si confondono parole/ nel pensiero
trovano/ del grido essenza/
nel tutto generata».
La ricerca di un vero che è
anche la parola primigenia,
la parola che si trova a monte
del limite in cui emergono le
classificazioni oppure, come
dice Flavio Ermini; «La parola
poetica è la mano che si appoggia su un oggetto e che
non appartiene più al corpo
da cui proviene. Si manifesta
nel distacco per dare vita a
un nuovo senso, chiamando
in causa figure di un pensiero
che riconosce al suo interno
una duplicità costitutiva»^ La
parola poetica che, dalla duplice veste sogno-veglia, emerge in una difficile consapevolezza che, in accorato lirismo, trova il suo rifugio in
Dio: «Ritorno nel giorno/ che
sciama/ nel silenzio che fascia/ dal dubbio rapita/ riflessa nello stagno/ della terra assopita/ dolcezza del sacro/ trasparenza/ fragilità
ancora d’azzurro/ myosotis
tra le dita».
E ancora sempre la notte
come luogo dove le sensazioni e il pensiero si amplificano
e in alto c’è chi odora il pianto del mondo: «La luna/ distesa sull’animale/ il pianto/
della cieca gramigna/ prigioniere/ che il respiro oscura./
Dall’alto del roseto/ l’inconoscibile tu odori/ o l’urlo di cenere di Orione». La duplice
I
veste che si cala nel tempo
come flusso, come contenitore del severo procedere della
vita: «Del tempo/ strugge/
d’oro/ insinuati i lampi/ nei
nidi in solitudine/ traveste
muta/ in urla che tacite/ in-'
stabile nella corrente/ rinnega». Nel flusso del tempo,
nella ricerca del vero, emerge
il senso sereno del progredire,
verso la fine della ricerca:
«Dello spirito/ in polvere di
giada/ in sabbia d’uomo/ in
molecole/ lenta/ l’ora». Una
ricerca e un percorso che il
vero comunque lo incontrano, sia pure distillato a gocce,
mentre il dubbio si scioglife di
fronte a un fuoco vivo, che si
fa metafora della fede, come
nell’ultima poesia della silloge; «Bellezza nella simmetria/ dei lineamenti/ di pensiero/ a goccèi tormento/
nello sguardo/ della mente./
Del tempo/ si dissolve lenta/
dagli abissi/ la sembianza/
silente e immobile/ del vero
ogni dùbbio/ sciogliendo nel
fuoco vivo/ che non teme il
mistero/ e torna».
Infine la morte come parte
del pensiero, in fondo come
parte della vita e quindi ancora duplice veste: morte-vita in cui la morte non è il termine della vita e del pensiero, come il buio non è la negazione del pensiero, che nasce in anfratti presumibilmente oscuri, ma ne emerge
vestito di ricordi come di petali un fiore. Il linguaggio è
secco, a tratti ruvido, ma
quando si scioglie in forme di
delicato lirismo tocca corde
profonde. La tensione della
ricerca verso la parola poetica è intensa e costante, (duplice veste anche nella verbalità), ma lascia comunque
spazio all’immagine con
squarci felici. «Luce neve
sangue/ del giardino s’incorona/ nelle stelle spente i volti/ luce sangue/ di paure
confuse/ negli occhi/ nelle
mani/ senza odore/ le corolle/ sfogliate violentemente/
occultate».
I versi sono solitamente
brevi (senari, settenari, ottonari), per distendersi a tratti
in versi più lunghi (decasillabi, endecasillabi, dodecasillabi) a dare un momento di respiro all’incalzare del componimento.
(1) Giuseppina Rando: Duplice
veste. Collana Via HeraKleia, via
San Giovanni in Valle 2, 37129 Verona; distribuzione edizioni Cierre
grafica, via Verona 16, 37060 Caselle di Sommacampagna (Vr).
(2) Ante Rem, antologia a c.di
Flavio Ermini, ed. Ante Rem, p. il.
6
PAC. 6 RIFORMA
Cultura
VENERO) 1“
VEI
Riflessione della Chiesa valdese di Pavia sui crimini commessi da minori
Con le generazioni cambia l'etica?
Negli ultimi anni la criminalità minorile non è in aumento anche se recentemente c'è stata
una serie di delitti impressionanti. La pena deve avere sempre un carattere rieducativd
PAOLO FABBRI
Da un po’ di tempo a questa parte è tutto un succedersi di fatti sanguinosi,
molti dei quali efferati omicidi, commessi da giovani in
età minorile: si tratta di un
fenomeno mediático o c’è
davvero un aumento di questi delitti particolarmente
gravi commessi dai minori?
In caso affermativo, si può
parlare di mutamenti nell’etica delle nuove generazioni? E
ancora; come si collocano
questi fatti rispetto a un comportamento normale? Su
questi interrogativi si sono
soffermati la prof.ssa Silvia
Larizza, docente di Criminologia, e il prof. Luca Fonnesu,
docente di Filosofia morale,
entrambi presso l’Università
di Pavia, su invito della locale
Chiesa valdese nella propria
sala di culto.
Nell’esaminare l’andamento dei crimini commessi da
minori è necessario, sostiene
la prof.ssa Larizza, premettere che molti crimini non vengono denunciati, specialmente quelli meno importanti. Si crea così un’area di
non conoscenza che inficia
parzialmente i dati statistici.
Ciò premesso, secondo i dati
Istat, la criminalità minorile
negli ultimi anni non è in aumento. Prima di prendere in
considerazione i dati, bisogna precisare che al di sotto
dei 13 anni i reati non sono
punibili, quindi i reati non
sono tali e non vengono inclusi nelle statistiche. C’è poi
un intervallo dai 14 ai 18 anni
in cui la punibilità o meno
del reato è decisa dal giudice.
Dai 18 anni in avanti i reati
sono sempre punibili. Di reati minorili quindi si può par. lare per la fascia intermedia
da 14 a 18 anni, per la quale
non si presume né una piena
capacità di intendere e di volere né una totale incapacità
di intendere e di volere. Allo
stato attuale ci sono proposte
di portarè i 18 ann^a 16, come avviene in altri stati.
Circa l’andamento dei reati
negli anni più recenti possiamo, fra i tanti dati riportati,
citarne alcuni particolarmente significativi: nel 1998 il totale dei reati minorili denunciati è stato di circa 42.000, a
fronte dei quali stanno circa
24.000 procedimenti penali
avviati, mentre nel 1994 i procedimenti avviati erano di circa 25.800. Si tenga conto che
il totale dei procedimenti penali nel 1998 è stato di circa 3
milioni e 90.000. Per quanto
riguarda l’omicidio volontario
nel 1998 su 2.184 persone denunciate i minori sono stati
19. Negli ultimi anni si riscontra una sostanziale stabilità
nella quantità di reati minorili
che, per la maggior parte, riguardano reati contro il patrimonio.. Considerando il totale
delle infrazioni, l’età in cui
viene commessa la maggior
parte dei reati è quella che va
dai 18 ai 31 anni, quindi dopo
la fascia minorile.
Come viene utilizzata dai
giudici la libertà di decisione
circa l’orientamento da tene
re sulla punizione del reato?
Occorre partire dalla indicazione della Costituzione, secondo cui la pena deve avere
un carattere rieducativo. Di
fatto l’orientamento dei giudici è di fare un uso limitatissimo della pena carceraria, in
quanto ritenuta fortemente
diseducativa. Si ritiene’infatti
che un minore messo in carcere sia molto più difficilmente recuperabile. Si fa allora ricorso a strumenti giudiziari diversi, come la sospensione del processo, l’arresto domiciliare, l’affidamento in comunità ecc. Dati
veramente molto interessanti
quelli della prof.ssa Larizza,
che stimolano la curiosità, riflettendo sul tema, a spingere
l’indagine anche a 20-25 anni
addietro, alla distanza cioè di
una generazione, per ricollegarci ai quesiti iniziali.
Passando dail’analisi criminológica a quella teoretica
della filosofia morale, il prof.
Fonnesu precisa subito che
non esiste un concetto, di normalità, il che non significa
che non esistano il giusto e
l’ingiusto, il bene e il male. In
ordine alla normalità ci sono i
costumi dei popoli, che interessano però gli antropologi o
i sociologi: ci sono le posizioni del senso comune, che
però varia nel tempo; c’è il
concetto di natura, che ci
consente di definire ciò che è
naturale e ciò che non lo è (è
normale che un leone ammazzi una gazzella). Nessuna
di queste vie ci consente però
di definire un concetto mora
le di normalità. La filosofia
morale si occupa piuttosto di
verificare se ci sono più etiche, di vedere in che misura
esistano valori comuni, quali
sono le argomentazioni che
stanno alla base delle diverse
etiche e quali sono le conseguenze di tali argomentazioni. I filosofi possono fornire
giustificazioni, buone ragioni,
ma non le motivazioni ultime.
La filosofia insomma ci aiuta ad avere maggiore chiarezza, ma non instilla valori, può
collegare valori con principi,
ma non determinare principi.
Essa ci aiuta a fissare un unico metro valutativo delle azioni, evitando la personalizzazione cui siamo inevitabilmente portati affrontando il
problema dell’etica. Infine un
valore che può aiutare sul piano pragmatico ad affrontare i
problemi dell’etica è quello
della tolleranza. I limiti della
filosofia morale come disciplina lasciano aperti interrogativi sulla normalità dei
comportamenti su cui si sta
riflettendo, sul fatto che essi
siano il frutto di una diversa
scelta comportamentale della
generazione dei 15-18enni di
oggi, sull’opportunità di prevedere una carcerazione minorile fortemente rieducativa,
ma anche tale da scoraggiare
le eventuali emulazioni, come
le numerose ed entusiastiche
adesioni via Internet dei delitti di Novi Ligure fanno temere. Sarebbe certamente di
grande interesse sviluppare i
temi qui svolti sul piano sociologico e teologico.
Un convegno torinese sulla Resistenza coinvolge anche le valli valdesi
Luoghi della memoria nelle Alpi occidentali
FEDERICA TOURN
Tornare sui sentieri dei
partigiani, disegnare i
contorni dei luoghi che hanno
visto la Resistenza, scopxire
quali tracce, politiche e culturali, hanno lasciato sul territorio. Che senso può avere oggi
un convegno che si occupi
appunto di «Luoghi della memoria, memoria dei luoghi
nelle regioni alpine occidentali: 1940-1945», come quello
proposto dal 7 al 9 maggio
scorso alla Galleria d’arte moderna di Torino? Una riflessione del genere non è una
semplice ricostruzione storica
ma, come ha evidenziato Paolo Momigliano Levi, direttore
dell’Istituto storico della Resistenza in Val d’Aosta, serve a
fare dei luoghi della memoria
uno degli elementi fondanti
dell’identità europea, capace
di produrre spirito critico, democrazia e fraternità solidale
nella prospettiva di un’Europa comune.
L’incontro nasce dall’Istituto piemontese per la storia
della Resistenza e della società contemporanea di Torino in collaborazione con il
Centre d’Histoire de la Résistence et de la déportation di
Lione, e segue un altro convegno, tenuto a Lione nel gennaio scorso, in cui si propose
A guerra finita, festeggiano i resistenti vaidostani delia zona di La
Thuile-Piccolo San Bernardo
un confronto franco-italiano
sulla rivisitazione in chiave
storiografica della guerra e
della Resistenza. È chiaro infatti che quando si parla di
Resistenza, lo sguardo si allarga immediatamente alle Alpi
e ai confini che le segnano: si
scoprono le città diventate
crocevia di passaggi, incontri
e scontri, come Aosta e la sua
valle, via di transito e fuga per
centinaia di prigionieri di
guerra e di ebrei, o come la
Svizzera. Come si ricorderà
anche Willy Jervis, fucilato dai
tedeschi il 5 agosto 1944, era
un passeur, aiutava gli esuli a
rifugiarsi all’estero attraverso
le montagne, forte, oltre che
della passione democratica e
antifascista, anche della sua
Par 1 vostri acquisti, porgli abbonamenti al perioe^l evangèlici
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buona esperienza di alpinista.
Di un convegno così ricco
di contributi non si può che
dare un resoconto parziale e
limitato ad alcuni luoghi, a
noi più vicini: «Il territorio
disegnato sulla mappa è solo
un ipotetico contenitore - ha
spiegato Gianni Perona, professore associato di Storia
contemporanea alla Facoltà
di Lingue e letterature straniere di Torino - il Piemonte
partigiano non comprende la
vai Sesia, l’Alessandrino, ma
è concentrato intorno a Torino, all’interno di una frontiera sabauda religiosamente
conservatrice e culturalmente liberale perché segnata
dalla cultura salesiana». In
questa zona sorge una molteplicità di capitali, a cominciare da Torre Pellice, «capitale religiosa che fa riferimento a uno spazio alpino
mentre spiritualmente guarda a Ginevra e mantiene saldi legami con l’Inghilterra»,
come ha detto Perona. Poi
c’è Pinerolo, fortemente determinata dalla Cavalleria,
che forma numerosi capi
partigiani (come Colajanni,
poi a capo della prima Divisione Garibaldi), mentre il
partigianato canavesano ha
una forte matrice negli alpini. In ogni caso dall’estate
del 1944 assume rilevanza
l’ipotesi di un Piemonte nucleo di un possibile stato
partigiano, con la conseguenza preoccupazione al
Sud per l’emergere di un
«particolarismo piemontese». Anche se non se ne farà
nulla, secondo Perona è evidente in questo caso la costruzione di un’identità politica in rapporto con la Resistenza armata: nel progetto
di insurrezione Torino recupera la volontà di centralità
politica perduta nel 1865.
La «guerra dei poveri» nel
Cuneese è d’altro canto «un
movimento armato corposo
ed efficiente, sostanzialmente unitario, che copre vaste
zone di territorio nei 20 mesi
di lotta partigiana», ha detto
Mario Giovana, autore di diversi studi di storia contemporanea. Giovana ha parlato
di «memoria insidiata», lamentando la disattenzione e
la disinformazione della società a proposito della storia
recente, distacco a cui si può
rispondere anche con la scelta didattica che privilegia il
contatto fisico con i luoghi
teatro della Resistenza.
Un’impostazione, questa,
proposta dai «musei diffusi»
(come l’Ecomuseo della Resistenza della Provincia di Torino), dove il visitatore va a
cercare il passato nei iuoghi
dove è avvenuto: proposta
che andrebbe, secondo Giovana, ripresa e ampliata anche grazie alla collaborazione
degli Istituti storici. In questo
modo si contribuirebbe a
«sventare il rischio, oggi pai
pabile, che la Liberazione, la
democrazia e la Repubblica
appaiano con l’andar degli
anni eventi prodotti da ingo
vernate fatalità».
LIBRI
Storia
Totalitarìsini
Segue il precedente Le storie, la storia (1999) il libro di Paolo
Mieli, già direttore della Stampa e del Corriere della sera. Storia e politica. Risorgimento fascismo e comunismo (Rizzoli
2001, pp. 392, £ 33.000). Se il primo libro
metteva a confronto vicende storiche recenti con quelle dell’antichità, quest’ultima
raccolta di articoli si confronta in maniera
approfondita e stimolante con la storia dei
totalitarismo novecenteschi e con la memoria dello stato italiano all’atto del suo
formarsi. Ma il libro contiene anche questioni di metodo e spunti relativi ai materiali d’archivio utilizzati dagli storici.
|PAOL(
¡MIELI
STORIA:
IPOUTK
(lUSORGIMENTC
!|"ASC!SMQ
fcOMU HJSMl
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
^ radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità,
TELEVISIONE
Protestantesimo
■I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
_____m»- zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedi seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 10 giugno, ore 23,50 circa,andrà in onda: «Pane e Rose; l'esperienza
e le riflessioni dei giovani evangelici sul lavoro che cambia»
La replica sarà trasmessa lunedì 11 giugno alle ore 24 e lu
nedì 18 ¡giugno alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Spiritualità per il 2000
DAVIDE ROSSO
La post-modernità e la
spiritualità. Questi due
concetti sono sempre più diventati parte del nostro vivere quotidiano, del nostro
parlare. In particolare sul loro incrociarsi, sulla dipendenza dell’una dall’altra,
sull’accrescersi e il moltiplicarsi del bisogno di trascendente si sono spesi in questi
anni fiumi di parole. Ma il
processo è in crescita e soprattutto in continua evoluzione e chiede un confronto
continuo, un tentativo di incontro e di comprensione
della tematica soprattutto e
in modo particolare da parte
delle chiese storiche, da chi
anni fa ormai pensava di essere l’unico depositario in
Occidente, o quanto meno
uno dei pochi, delle questioni spirituali. L’ultima puntata di Protestantesimo andata
in onda domenica 27 maggio su Rai2 (replica lunedì 4
giugno) ha affrontato proprio il tema della spiritualità
attraverso un dibattito in
studio supportato da contributi filmati che hanno offerto spunti o approfondimenti
a quanto accadeva o veniva
detto in trasmissione.
Si è parlato di ricerca di
spiritualità, di induismo, di
buddismo, di movimento
pentecostale con un movi
mento apparente di avvici
namento progressivo alla
realtà cristiana tipica dell’Occidente. Ma il discorso
non andava in questo stesso
senso, la questione in gioco
era Dio e l’uomo. «Il noma
dismo dello spirito» che ca
ratterizza il nostro tempo al
la ricerca di soddisfazione
la ricerca religiosa costante
ma anche l’incontro che deve caratterizzare il nostro
modo di vivere il rapporti
con l’altro con chi percorre
una scelta di fede diversa. «1
è poi Internet, il mondo vit'
tirale in cui navigare, che influenza anche il modo di
municare delie religioni, che
diventa protagonista a suo
modo di un mondo di ricerca. Quasi immagine a su3
volta di un nomadismo tutte
sommato comodo a livelle
fisico, potendo essere esercitato tranquillamente de
casa, ma complesso e sovraccarico di informazion
che obbliga nella linea p'"
usuale a scelte all’interno
un offerta sostanziosa
di
messaggi. La conclusion '
quasi scontata per certi ve
si, non potrà che esser
quella della ricerca della conoscenza, del capire ed e
trare nel mondo degli al
alla ricerca dell’incontro, e
sendo consapevoli però
è l’uomo il luogo in cui le r
ligioni si devono incontrar •
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ma
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' uH^ERDI 1° GIUGNO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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Ogiuirienza
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4 elu
II pastore Hugo Armand Pilón ha visitato le valli valdesi daH'll al 18 maggio
vìsita del moderador della Mesa vaidense
In un'epoca di grandi trasformazioni dovute alla globalizzazione, la comunicazione
e la collaborazione tra le due aree della Chiesa valdese sono ancora più importanti
SERGIO MBET
ftROVENIENTE dagli Stati Uniti, dove aveva avuto incontri
r con la Waldensian Society e altri organismi, è giunto in Italia, e segnatamente alle valli valdesi, il moderatore Hugo ArPilón, «el moderador de la Mesa vaidense», moderatore
¿¿¡¡’area rioplatense della nostra chiesa. Hugo Armand Pilón,
un anno di più del moderatore Gianni Geme, entrambi eletti
alla carica nel 2000, è pastore a Colonia del Sacramento (Uruguay): nel Rio de la Piata il moderatore resta al servizio della
%iesa locale di cui è responsabile.
Intenso il calendario di incontri nella settimana che il modefodor ha passato alle valli valdesi (daU’ll al 18 maggio). Con il
suo omologo italiano, ma anche con i responsabili di una serie
di organismi che hanno il loro parallelo nei due rami della
ÓiUsa valdese: le opere, la Commissione sinodale per la diaconia, U Centro culturale (con attenzione anche al coordinamento
musei e al sistema archivistico e bibliotecario), con il presidente
della Commissione esecutiva distrettuale, con membri della
Commissione discipline, con i responsabili delVAssociazione
evangelica di volontariato (il volontariato è gestito in modo abbastanza diverso in Sud Amerita e in Italia).
Importante la partecipazione di Hugo Armand Pilón a una
parte dei lavori della Commissione «otto per mille», e il fuoco di
fila di domande e risposte nel corso di un incontro con i pastori
delle Valli. Come Riforma ha riferito, il moderador ha predicato
a ihllarPellice (non ha dimenticato l’italiano, che aveva appreso in Facoltà nel 1985), e inoltre ha potuto incontrare vari rioplatensi che lavorano nei nostri istituti, e assistere a un concerto
di due corali delle Valli a Pomaretto.
Un incontro a lato delle attività istituzionali, che tuttavia rimiamo importante, Hugo Armand Pilón lo ha avuto con Gisella Rein, l’attrice che probabilmente porterà il suo Più di mille
^ovedì (un pezzo drammatico e forte sulle madri dei desapareados) sui palcoscenici uruguaiani. Al termine della visita in
Itàlia Hugo Armand Pilón, insieme con il pastore Franco Tadiero, ha potuto recarsi a Ginevra, dove vari esponenti della
l^aa si trovavano, anche per un ricordo del presidente Ralph
Tànaore, di recente scomparso.
-A quindici anni dalla pri$a visita, quali cambiamenti
ha notato nella Chiesa valde^ìn Italia?
«È logico che la situazione
della chiesa sia cambiata,
d’altra parte anch’io sono
cambiato. Nel 1985-86 sono
tenuto come studente, risiedendo soprattutto presso la
Facoltà di teologia di Roma
anche se, grazie alla cortesia
della Tavola valdese, in quella occasione avevo potuto vistare un po’ tutta l’Italia con
mia moglie Suzy, visita che
terminò con un mese di lavoro nella Chiesa valdese di Palermo. Questa volta, invece,
arrivo dagli Stati Uniti dove
ho trascorso dieci giorni di
visite e riunioni nella mia veste di moderador dell’area
rioplatense. Quando l’il
ma^o sono giunto alle Valli,
a Torre Pellice, mentre ero
^cora con la valigia in mano
davanti alla Foresteria, una
coppia di sposi mi ha fermato per salutarmi; erano stati
nella Pampa grazie a un’escursione organizzata durante una visita delle chiese italiMe alle nostre. L’incontro
ter ha emozionato, mi sono
sentito come a casa quando
arrivo in una delle nostre
chiese nel Rio de la Piata. La
^sa cosa è successa durante e dopo il culto, tenuto infante con il moderatore
^lanni Genre, a Villar Pellice:
ci starno scambiati informa
zioni sulle chiese e su vari
fratelli e sorelle delle due
aree, esattamente come facciamo da noi quando giunge
un ospite dall’Italia».
- Come ha visto il rapporto
chiese-territorio?
«Successivamente ho avuto
molti contatti con pastori, direttori di istituti e opere, volontari del Rio de la Piata che
sono momentaneamente in
servizio alle Valli. Mi ha molto
colpito l’enorme responsabilità che la Chiesa valdese ha e
sente alle Valli in rapporto ai
propri servizi diaconali, sui
problemi finanziari, sulle difficoltà nel ricevere dallo stato
l’attenzione necessaria, sulla
grande responsabilità di operare secondo criteri di buona
amministrazione in tutti gli
aspetti. E poi sono stato colpito dalla gran quantità di persone di cui ci si prende cura. È
stato anche utile e interessante vedere come opera la Commissione otto per mille, come
analizza i progetti delle varie
istituzioni sia a livello nazionale che internazionale. Ho
avuto un’impressione estremamente positiva, esiste
chiaramente una vocazione di
servizio e solidarietà che conferma quello che è stato l’obiettivo espresso dal Sinodo
quando decise di ricevere
questo apporto dei cittadini
italiani. Mi ha anche colpito il
servizio svolto dall’Associazione di volontariato, le prò
CXXìfixMi
Un arcobaleno sull’Isola
di San Patrizio?
Seminario itinerante in irianda
51 luglio - 8 agosto 2001
Olir t
6 trent’anni di troubles, di scontro paramilitare tra nazionali6 unionisti, tra «cattolici» e «protestanti». Ma è davvero scopte la pace? In viaggio in una delle più belle isole dell’Europa, alla
delle sue culture, della sua storia, delle sue speranze. Un
di studio e di turismo impegnato tra i protagonisti del propace, in uno dei paesi chiave dell’Unione europea. Tappe
Asolino, Belfast, Derry, Armagh e alla scuola di pace di Corry■^ela. Posti limitati.
^informazioni: ufficio programmi di «Confronti» (program„^¡¡^onfronti.net). Tel. 06 4820503, Fax 06 482790I
I due moderatori, Hugo Armand Pilon e Gianni Genre
spettive di cambiamenti e
ampliamenti nelle possibilità
di volontariato a seguito di
nuove leggi italiane».
- Che impressioni ha avuto
sul rapporto chiese e pastori?
«In rapporto alla vita di fede delle chiese, ho l’impressione che si prospettano cambiamenti importanti. Ho anche notato che nelle ultime
generazioni di pastori non si
guarda più soltanto verso le
chiese e la teologia dell’Europa del Nord, ma anche verso
altri luoghi, compresa l’America del Sud. Credo che la visita periodica e crescente di pastori e professori della Facoltà
di teologia di Roma nel Rio de
la Piata faciliterà la ricerca di
nuovi modelli e forme di lavoro e renderà più ricco il ministero pastorale nelle chiese
italiane. La presenza di volontari italiani in Uruguay, anche
se non necessariamente vaidesi, è un altro segnale importante degli ultimi tempi.
Ho l’impressione che oggi in
Italia si parli in modo diverso
di noi, c’è maggiore sintonia e
comprensione, si conoscono
meglio le situazioni e le persone. Negli ultimi tempi, inoltre, ci sono stati gesti concreti
e fraterni come gli aiuti di solidarietà che sono giunti nel
Rio de la Piata da comunità,
pastori e diaconi, dalla Tavola; c’è stata anche una grande
condivisione delle nostre
preoccupazioni e problemi,
che in realtà sono abbastanza
comuni alle due aree della
chiesa valdese, tramite ii fraterno scambio di opinioni,
considerazioni e idee. Questo
scambio ci ha fatto sentire
fratelli e sorelle della stessa
chiesa. Insomma, oggi, a tutti
i livelii, i nostri rapporti sono
molto più stretti e profondi di
un tempo, credo per merito
di entrambe le aree delle nostre chiese».
- Le visite reciproche sono
state fondamentali in questo
senso...
«Naturalmente. Negli ultimi anni le comunicazioni tra
noi sono avvenute in diverse
forme: con la visita di pastori
italiani per tenere corsi al
Centro Emmanuel dal 1978,
con le visite di rappresentanti
dei Presbiteri rioplatensi alle
chiese nell’area italiana che si
sono svolte negli ultimi sette
anni, con lo scambio di pastori fra le chiese di Pomaretto e Fray Bentos, con la visita
del moderatore Gianni Rostan al Sinodo del 2000 a Colonia, con i volontari e i viaggi
di gruppo che si sono succeduti in entrambe le direzioni.
Queste esperienze hanno dato un’impronta più diretta e
personale ai nostri rapporti».
- Ha avuto delle impressioni negative da questa sua visita?
«Veramente no. Ho però
due riflessioni che vorrei condividere con voi. La prima riguarda la nostra società sempre più globalizzata, che per i
paesi del “cono Sud” (così
chiamiamo la parte meridionale dell’America del Sud)
non ha significato un miglioramento delle reali condizioni di vita, salvo la facilità delle comunicazioni attraverso
Internet e i vari altri mezzi, i
quali però sappiamo che
spesso rispondono a interessi
economici monopolistici di
fronte ai quali i paesi del Sud
hanno meno difese. Ciononostante, questi mezzi possono
globalizzate la solidarietà, anche con una maggiore fluidità
delle comunicazioni tra le due
aree delle nostre chiese, sia a
livello di pastori che di comunità e opere al servizio della
chiesa. La seconda riflessione
riguarda la necessità di approfondire il tema diaconia
ed evangelizzazione in entrambe le aree delle nostre
chiese. Credo che dobbiamo
rivalutare la dimensione profetica ed educativa della chiesa, soprattutto in una società
che ogni giorno di più necessita dell’annuncio chiaro
dell’Evangelo e, a sua voita, la
chiesa necessita di spazi di
grazia come sono le comunicazioni di fede e le opere di
servizio in cui questo evangelo può essere vissuto e sperimentato ogni giorno. Credo
che non si tratti solo di quantità di risorse, che non sono
mai sufficienti, ma soprattutto si tratta di qualità, di qualità moltiplicatrice di vita che
può coinvolgere sempre più
persone in una scelta di vita,
non solo per se stesse, ma anche per la comunità e la società in generale».
CRONACHE DELLE CHIESE
PISA — Domenica 29 aprile, in un culto bilingue presieduto
dai pastori Tomassone e Langeneck, è stato impartito il
battesimo a Samuel Ng, di Gianluca e di Sabine Weller. Domenica 20 maggio è stata battezzata Matilde Strambi, di
Alessandro e di Elena Casarosa. In entrambe le occasioni
ha cantato il coro della chiesa diretto da Paolo Gannito.
• Un picnic a San Rossore, in una bella domenica assolata,
ha concluso gli incontri della scuola domenicale.
• L’assemblea del 13 maggio ha esaminato la relazione annua e ha eletto quale deputato alla Conferenza distrettuale
Renate Dolker Benassi (supplente Nicola Ng) e al Sinodo
Nelsa Giorgi Strambi (supplente Marily Scorsonelll).
• Rinnoviamo i nostri auguri fraterni a Stefano e a Sara Granella per la nascita di Caterina.
• Ci stringiamo alle famiglie La Face, Schweitzer e Borelli
che affrontano la morte dei loro cari: Ingeborg Weber La
Face, Frieda Moser Schweitzer e Sandro Borelli.
■n Chiesa battista di Torino-Lucento
I «vecchi giovani» ancora
si ritrovano volentieri
RENZO TURINEnO
Avevamo vent’annl e anche meno eppure così
giovani andavamo al culto
quasi ogni domenica, perfino
a quello del pomeriggio e
sempre la sera ci ritrovavamo
al gruppo giovanile (allora si
chiamava così). Che tempi,
ragazzi!, erano proprio altri
tempi... Con noiosa ripetizione oggi lo diciamo per un
sacco di cose, tra una punta
di sussiego (eravamo tutti più
buoni) e una di giudizio sul
presente cattivissimo, avvolgendo di cipria un’improbabile epoca felix quasi fosse
stata tutta zucchero.
A Torino la Chiesa battista
di via Viterbo, la «mitica» Lucento, aperta nel 1931, propone l’anniversario con alcune sobrie iniziative. Una è
stata la paziente ricerca dei
«vecchi giovani» del 1945-60.
La prima leva dei quali oltre
al leggere la Bibbia pregava
che il Signore convertisse
nuove anime (il bel linguaggio biblico) e allo scopo aprì
un piccolo campo missionario 50 km fuori, sostenendone
le spese. Poi, come succede
per ogni forma associativa, le
vicende hanno fatto schizzare
le schegge in Italia e altrove;
chi ha cambiato chiesa, chi ci
va poco, chi non più. Domenica 20 maggio i «ritrovati»
che volevano e potevano si
sono rivisti per un culto,
un’agape, il canto del loro
«glorioso inno storico», le foto
e i gridolini di sorpresa, chi si
rivede!, come stai?, sei sempre uguale! (naturalmente
non è vero), la lista dei malarmi e il groppo in gola di chi
pensa ai suoi morti.
Però le cose cambiano, eccome, lo diciamo tutti con le
identiche parole del drammaturgo statunitense David
Mamet. Siamo distanti da
Natalia Ginzburg e Susanna
Agnelli con le loro deliziosodivertenti atmosfere familiari
(quali peraltro 50 anni fa noi
neppure ci sognavamo). Che
fare di giornate simili, che
senso hanno; rimpatriata patetica, il come eravamo, «dietrismo» commovente o peg
gio narcisistico... e stop in
avanti? Il 20 maggio con ¿i ex
giovani stava l’attuale comunità, che avrebbe potuto non
conoscere questo pezzo di
storia della sua chiesa, oppure sì ma indirettamente, ereditata ma non vissuta. A essa
che cosa dice? Alcune settimane fa lo scrittore Folco
Portinari, trattando altra materia, chiedeva: «Si può avere
nostalgia senza memoria, nostalgia di ciò che non si è conosciuto e sperimentato? Se
non c’è stata esperienza diretta, più che nostalgia si può
vezzeggiare un oggetto, un
desiderio da età dell’oro».
Per le Scritture di Israele la
memoria è un fattore costitutivo della comunità. Ancorché in contesti differenziati si
legge: «Ricordati di tutto il
cammino che l’Eterno ti ha
fatto fare... Memoria: si facciano ricerche nella casa degli archivi». Ma si legge pure:
«Non rimane memoria delle
cose di altri tempi; e di quel
che verrà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che
verranno più tardi». Una
spinta alle lusinghe della delusione, alle sirene dello scetticismo? Altra pagina: «Voi
avete detto: è vano servire
Dio; cosa abbiamo guadagnato a osservare le sue prescrizioni, ad andare vestiti a
lutto a motivo dell’Eterno?
Ora dunque noi proclamiamo beati i superbi; sì, quelli
che operano malvagiamente
prosperano; sì, tentano Dio e
scampano! Allora quelli che
temono l’Eterno si sono parlati l’uno all’altro; e l’Etemo è
stato attento ed ha ascoltato;
e un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il
ricordo di quelli che lo temono e rispettano il suo nome»
(Deuteronomio 8; Esdra 6;
Ecclesiaste 1; Malachia 3).
Dimenticare è dunque verbo negativo e ricordare verbo
positivo. Crediamo allora che
il 20 maggio una comunità
(quella di ieri e quella di oggi)
abbia aggiornato le sue memoria ricordando e parlandosi
con parole non tutte vane.
Mentre Dio ascoltava e aggiornava il libro del suo ricordo.
™ Lutto alla Chiesa battista di Fioridia
Lucia Mollica, il cuore
riempito della Parola
PAWEIGAJEWSKI
D
OMENICA 13 maggio,
durante il servizio funebre, la Chiesa cristiana evangelica battista di Fioridia
nonché numerosi ospiti si sono stretti in un vincolo di
preghiera e di solidarietà intorno ai familiari di Lucia
Mollica, deceduta dopo una
lunga malattia all’età di quasi
novantuno anni. Lucia apparteneva a una famiglia battista consapevolmente dedicata al servizio dell’Evangelo,
il fratello Carmelo è stato uno
dei pionieri dell’evangelizzazione durante il secondo dopoguerra; molti membri della
famiglia sono tuttora impegnati in varie attività delle
chiese evangeliche italiane.
La mia conoscenza di Lucia
risale solo al 1999. Questi due
anni sono stati segnati profondamente dalla sua grave
sofferenza. In ogni occasione
d’incontro avvertivo, però,
che dietro la veste di un fisico
fragile e marcato dalla malattia si nascondeva un cuore
riempito dalla parola del Signore. Lucia me lo faceva capire con qualche frase biblica
pronunciata ad alta voce, attraverso il calendario Buon
seme, sempre ben in vista,
come pure per mezzo delle
sue contribuzioni che arrivavano sempre puntuali e generose, fino alla fine.
Il piccolo tempio della
chiesa di Fioridia non è riuscito a contenere tutti coloro
che sono venuti per partecipare ai funerali. Lucia era
molto conosciuta ad apprezzata in città, come lo sono le
figlie Bianca ed Èva nonché
le loro rispettive famiglie. Riflettendo sulla vita di Lucia e
sulla sua testimonianza non
posso fare altro che ripetere il
versetto biblico scelto per
l’occasione: «Dio, infatti, non
ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo
del nostro Signore Gesù Cristo» (I Tessalonicesi 5, 9).
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 1“
Ì!HSìÌO200i VENI
a Intensa settimana di inziative della comunità battista
Evangelizzazione a Napoli
La testimonianza dell'Evangelo di Gesù Cristo in un contesto
urbano segnato dalla presenza della criminalità organizzata
Giorni intensi e partecipati
quelli vissuti dalla comunità
battista di Napoli nella settimana dal 15 al 20 maggio. La
settimana coincideva con l’arrivo di un gruppo di studenti
in teologia americani e con
una serie di attività già programmate: due incontri settimanali, una iniziativa evangelistica per le strade del centro
città, e un culto battesimale. Il
primo è stata una serata biblica pubblica giovedì 17 maggio, sul tema dei 10 comandamenti, a cura della past. Anna
Maffei, per la serie di conferenze pubbliche su temi biblici programmate per il terzo
giovedì di ogni mese. Il giorno
successivo il past. Emanuele
Casalino ha animato una serata sul tema: «Testimoniare
dell’Evangelo di Gesù Cristo
in un contesto urbano segnato dalla presenza della criminalità organizzata». A questo
appuntamento, organizzato
dall’Associazione battista della Campania, ha partecipato
dando la sua testimonianza il
padre del giovane diciannovenne Davide Sannino, ucciso
due anni fa per la rapina di un
motorino. La testimonianza
di Sannino, membro di una
chiesa pentecostale, ha offerto uno spaccato di una realtà
urbana segnata dall’abbandono a se stessa di generazioni
di giovani adolescenti, che
passano in pochi anni da piccoli teppisti, a microcriminali
comuni, poi a manovalanza
per le bande camorristiche.
«Più violenti si dimostra di saper essere da giovanissimi anche per futili motivi - è stato
Per le strade di Napoli
detto - più si lancia un messaggio di capacità e disponibilità ai boss in vista di una
carriera nella camorra».
Sabato 19 maggio il coro
«Ipharadisi» della chiesa battista insieme a fratelli e sorelle
della comunità ha organizzato quella che ha definito
scherzosamente come una
«passeggiata ecologica del
corpo e dello spirito», ossia
un pomeriggio per le vie di
Napoli che aiutasse a ripercorrere, attraverso il cantò, la
lettura del Vangelo di Marco e
piccoli interventi, il senso della vocazione e del discepolato
cristiano oggi a Napoli. Nelle
strade affollate del centro non
pochi sono stati attratti ad
ascoltare non solo D canto ma
anche l’inconsueta e colorita
lettura del Vangelo in napoletano. Uscire all’aria aperta,
cantare e camminare insieme
ha consentito per un giorno
di rivivere il discepolato fuori
dalle rassicuranti pareti delle
chiese, un’«esposizione» a cui
ormai siamo disabituati.
Conclusione di questa ricca settimana è stato il culto
domenicale con la testimonianza battesimale intensa e
commossa di Alfonso Carola.
Il messaggio offerto dal prof
Isam Ballenger sul testo di
Luca 5, 1-11 ha richiamato i
presenti a rimettere al centro
il messaggio dell’«assurdità»
della fede, una fede che invita ad abbandonare le acque
rassicuranti della nostra ragionevolezza fidandoci della
sola parola di Gesù, che ci
manda a pescare in acqua alta. «Prima di giungere al battesimo - ha detto Ballenger veniamo da una lunga strada,
e un’altra lunga strada ci attende. Un giovane miliziano
libanese, raccontando la sua
esperienza nel momento del
suo battesimo disse che aveva fino ad allora passato la vita a cercare di uccidere altre
persone, ora avrebbe vissuto
solo per dare vita». La chiamata al discepolato cristiano
è l’inizio di questa nuova
strada proiettata verso la vita.
Agape Centro Ecumenico
10060 Prall (To, Italia), Tel. (+39) 0121-807514, fax (+39) 0121-807690, e-mall: ufflcio@agapecentroecumenlco.org
Care sorelle e cari fratelli, desideriamo invitarvi alla festa che avremo, il 12 e 13 agosto 2001, ad Agape,
per ricordare i 50 anni di attività del nostro Centro, a partire dalla sua inaugurazione nel 1951. Vogliamo offrirvi come invito questo breve testo su Agape di Tullio Vinay, da una circolare del dicembre '51;
«Agape, malgrado le molte umane sue deficienze, ha avuto finora un soffio di vita suo
particolare ed ha portato un chiaro messaggio ai giovani d'oggi, e non vorrei che, nella
necessità di dare una regolamentazione al nostro lavoro, noi ne smorzassimo l'efficacia e
l'instrinseca vitalità, solo la partecipazione viva di tutti voi potrà dare contenuto profetico al nostro lavoro ed evitare che dopo tante fatiche e speranze cl si riduca ad un'attività la quale, per quanto utilissima e vastissima, finisca col rinunziare a quello che è stato
Il frutto di una esperienza nuova. Agape è stata una pazzia di uomini che hanno creduto
nell'amore di Cristo; ora I palpiti dell'amore non possono essere regolamentati».
Anche oggi confidiamo nella vostra preghiera e lavoriamo perché le speranze indicateci si continuino a realizzare. Un caro saluto
Agape compie 50 anni
Programma:
12 agosto
10.30
13
15.30
16
Serata:
culto a Ghigo di Frali
pranzo ad Agape
Messaggi di saluto.
Sarà presente K. Raiser, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Intervento su «L'utopia d'Agape: nascita, obiettivi di partenza e percorsi» di Tot! Rochat
proiezioni di diapositive e scambi di chiacchiere...
Si invita a portare le proprie diapositive
13 agosto
9,30
Adempimenti dell'Associazione degli amici e amiche di Agape: elezioni; bilancio; vita
dell'Associazione
15
Serata:
14 agosto
Partenze
Interventi vari e dibattito su:
Com'è nata ed evoluta l'idea e il significato di «campo» e quali futuri si intravedono
Intervengono Samuele Montalbano, Claudia Calli, Annamaria Lorandi, Franco Davite.
gara di canto a squadre e musica
Quota:
£ 90.000 per coloro che si sono iscritti entro domenica 15 luglio
Solo pranzo domenica 12 agosto; £ 20.000
«Per favore, ISCRIVETEVI! Per I non iscritti si prowederà secondo le possibilità del momento e
in ogni caso con soprattassa di improvvisazione»
(Dal programma di inaugurazione di Agape 12 agosto 1951)
Battisti americani in Italia
Una «full immersion»
nella realtà evangelica
ANNA MAFFEI
UNA full immersion nella
realtà evangelica italiana
è stata quella che un gruppo
di 8 studenti in teologia del
Seminario teologico battista
di Richmond in Virginia (Usa)
ha potuto realizzare nell’arco
di 17 giorni. Il seminario è fra
quelli che sono stati fondati
negli anni immediatamente
successivi al sopravvento
dell’ala fondamentalista avvenuto nella Convenzione
battista del Sud degli Stati
Uniti (Sbc). È uno dei quattro
seminari sostenuti in gran
parte dai «Cooperative Baptists», unione delle chiese battiste americane formatasi
proprio per prendere le distanze dalle posizioni integraliste e liberticide imposte
dalla Sbc alle sue chiese
membro e ai suoi missionari.
Il gruppo di studenti, guidati
dal loro professore di missiologia, prof Isam Ballenger,
già presidente del Seminario
battista di Rueschlikon, ha
potuto incontrare il comitato
esecutivo Ucebi a Roma, ha
visitato la Facoltà valdese,
ascoltato una lezione di storia
del prof Paolo Ricca, incontrato gli studenti italiani di
teologia nella chiesa di Roma
di via del Teatro Valle.
Successivamente il gruppo
ha fatto tappa a Firenze incontrando i pastori Piero Pensi, Raffaele Volpe e la locale
Chiesa battista. Per qualche
giorno hanno poi partecipato
alla vita della Chiesa battista
interculturale di Rovigo. Si sono poi fermati un’intera settimana a Napoli e attraverso incontri, colloqui e visite alle
istituzioni evangeliche, non
ché partecipando alle attività
della chiesa di via Foria, hanno potuto avere un quadro di
una realtà molto minoritaria
ma vivacemente presente nel
contesto cittadino. La valutazione conclusiva del viaggio è
stata molto positiva per l’accoglienza ricevuta e per i contenuti complessivamente espressi dalla testimonianza
evangelica e battista nel nostro paese. Lo scopo dichiarato alla vigilia era quello di
confrontare gli studenti con
una realtà molto diversa da
quella di provenienza, cosa
particolarmente importante
per loro che vivono e studiano
a Richmond, città dove una
sola chiesa battista può essere
numericamente equivalente a
tutta l’Unione battista italiana
e avere uno staff di 15 pastori
a svolgere a tempo pieno ministeri diversi nell’ambito della stessa comunità.
Dalle conversazioni con loro, d’altra parte, anche i battisti italiani che li hanno incontrati si sono resi conto
che battismo americano del
Sud non sempre significa
fondamentalismo^ integralismo, appoggio a politiche repressive e alla pena di morte.
C’è anche lì una parte delle
chiese e del mondo accademico che vive un desiderio
genuino di riscoprire quella
grande verità storica delle
origini, per la quale essere
battisti significa libertà. Per
questo esprime un reale disagio per l’intolleranza mostrata dalla destra religiosa americana e guarda con estremo
interesse a un battismo come
quello italiano, ricco di idee e
iniziative, anche se piccolo e
finanziariamente povero.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali: una per le vaili valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una
Commissione d’esame sull’operato della Ced, esaminano:
l’andamento della vita spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere del distretto, le questioni eventualmente
sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il riconoscimento o la
revoca della costituzione di nuove chiese locali o in formazione, eventuali relazioni di commissioni appositamente nominate nella sessione precedente. Al termine, viene eletta la
nuova Ced e un/a deputato/a della Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente:
I distretto 9-10 giugno a Pomaretto
il distretto 22-24 giugno a Torre Peliice
III distretto 9-10 giugno a Firenze
IV distretto 8-10 giugno a Bethel (Cz)
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membri
delle chièse battiste e di altre chiese evangeliche del territorio. Ttitti t membri delle chiese valdesi e metodiste possono
assistere ai lavori delle Conferenze.
Hai trai 22 ei 30anni?
Cerchi un lavoro coinvolgente?
La Diaconia valdese-Csd seleziona giovani disposti/e
a effettuare un
pércorso di formàzione
in vista deH'assegnazione di incarichi di responsabilità neil'ambito della diaconia evangelica italiana e/o
europea.
Saranno considerati titoli preferenziali la laurea o il
diploma universitario, la conoscenza di una o più lingue straniere, un'esperienza pratica nell'ambito del terzo settore (volontariato, servizio civile ecc.).
La formazione, personalizzata in base alle competenze già acquisite, e quindi di durata variabile, prevede
sia lo studio intensivo presso Università o altre agenzie
formative, sia il tirocinio in Italia o all'estero. Lo stesso
dicasi per l'incarico, che potrà variare per tipologia e
per dislocazione.
Informazioni e curriculum a:
Commissione sinodale per la diaconia ^
via Angrogna, 18 • 10066 Torre Peliice (Torino)
CULTO
DI PENTECOSTI
Domenica 27 moggio^
locali della chiesa boNi^^l
Cagliari, la Rai ha rtóstf^T
tl culto die verrà trasmes^
©ufovìsiòne la domenicQ |
Pentecoste {in onda quinta
bore 10 dì domenica 3A
gfi,Q,,$«, Raldue).. Il.
svolgerà secondo il fitoLp^
tecoste: i! soffio divino coà.
la solitùdine. .
Seguendo il testo bftìtei
Numeri 11, esso intttujg 0
strare la possibile c
zione di -persone, i
ancora più in generale, foi^
diverse per un fine .
La comunità evange
infondere lo speranza che attraverso lo conoscenza, tl fj.
spetto e il recìproco
gno, si possa instaurare ur
dialogo che sta alla bcfee |
un mondo più equo e pi ^
sto e si propone di
■Ilo per stare insieme,
spezzare gli isolamenti raen
un appelli
tali e non temere l'incortro,
■ La trasmissione, che sro^introdotta do un breve filoicfosulio città, esporterà unlmiiioi
gine di Cagliari intesa noi?
solo come città di storio, |
archeologia, di turismo ,e|
sole, ma ánche come ceé)
di pluralità della fede. ^
più di 120 anni che lo ¿yeso evangelico battista è rcidi
cata a Cogliari
V'.
gnata nel dialogo con le
chiese cristiane e anche ca
Le altre religioni presenti,:
nefisola. Al culto hanno pé-:
fectpato credenti delle chiese:
cattolico e. ortodossa euna|
rappresentanzo dei locale
Gruppo ecwnenico di tovofo.
Sarzana
Incontro
evangelico
MIRIAM DI SARNO
IL 6 maggio la Chiesa cristiana evangelica di Rapallo e la Chiesa battista di Saizana si sono incontrate presso quest’ultima per celebrare
un culto e trascorrere una
giornata insieme. Certo la
giornata non è stata delle più
favorevoli, in quanto la pioggia Tha fatta da padrona, ma
ciò non ha impedito di godere delTospitalità dei fratelli e
sorelle di Sarzana e delle meravigliose benedizioni che
Dio ci aveva riservato.
Il canto e il messaggio della
Parola sono stati profondi e
significativi: abbiamo infatti
avuto la possibilità di cantare
anche in inglese vista la p^'
tecipazione di alcuni fratelli e
sorelle filippini facenti parte
comunità di Rapallo. La pt®'
dicazione è stata di gt*"
conforto e incoraggiamento
Improntata sul testo delH'
more verso il prossimo, ci ns
insegnato che non si p"“
amare Dio se non si riesce®
amare e aiutare, tendenoe
una semplice mano, colti
che vive al nostro fianco.
Abbiamo anche avuto 1 oP'
portunità di celebrare la San
Cena e constatare che accO'
starsi alla cena del Signor® i
ogni volta un gesto di fed®
amore. L’incontro è prosegi®
to poi con un’agape fratern >
dove l’accoglienza della®
munirà di Sarzana ci ha vet
mente rallegrato; i rtiom®
di incontro e condivisione
no preziosi, perché anche ®
I. BV/ ^ J
munirà più piccole, che vi
no la loro testimonianza
città sentendosi talvolta
po’ isolate, possono tro
var®
incoraggiamento rocipro .
nell’incontro con altri ira
e sorelle. La giornata ** t a
elusa prima del
causa della nioeeia insiste j
eders'
ma la speranza di . ,¡.
anche con altre comuniw
marrà viva nei nostri cuori
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Vita Delle Chiese
Giornata di studio e riflessione a Udine della Fdei Friuli Venezia Giulia
Nord-Est, i diritti dei migranti
Si sono aggiornati i dati della presenza di innmigrati stranieri nella regione e si è ribadito che
d sono diritti che prescindono dalla cittadinanza. Il comandamento biblico dell'accoglienza
PAG. 9 RIFORMA
ANITA BRASCHI
Sabato 12 maggio la Federazione regionale donne evangeliche in Italia del
Friuli Venezia Giulia ha indetto una giornata di studio
sul tema «Nord-Est - diritti
M soggetti deboli: i migranSr L’incontro si è svolto alla
chiesa metodista di Udine.
Era intento delle organizzatrici offrire un primo luogo
una migliore conoscenza della situazione dei migranti nel
nostro territorio. A ciò si è
provveduto con le due relazioni del dr. Paolo Barbina,
medico del lavoro, e di Daniel Ekouta, presidente dell’Associazione mediatori di
comunità, associazione di
immigrati che collabora con
il servizio sanitario al fine di
migliorarne la fruizione da
parte dei migp-anti.
Entrambi i relatori hanno
sottolineato l’esistenza di
precisi diritti che, di regola,
non prevedono una distinzione ¡sulla base della cittadinanza né di alcun altro criterio, ma che spesso non sono
rispettati quando i soggetti
che ne dovrebbero godere
presentano una debole contrattuahtà. Evidentemente la
conoscenza dei diritti negati
è elemento fondante per
consentire un efficace e appropriato impegno, inteso
non solo a favorirne il rispetto, ma ad assicurarne la corretta considerazione. Spesso
infatti l’atteggiamento che riduce ogni relazione a un fatto
esclusivamente interpersonale (molto diffuso in varie
confessioni religiose), distrugge la figura dello straniero-cittadino, per ridurlo a
un oggetto di beneficenza,
misura della bontà di chi la
beneficenza esercita.
Il tema è stato affrontato e
sostenuto anche dal punto di
vista biblico-teologico, in
modo profondo ed esaustivo
da Clara Cozzi, sovrintenden
te del 7° circuito, che ci ha
condotto a riflettere su Levitico 19, 34, e dalla relazione
delia pastora Laura Leone «Lo
straniero nella Bibbia». Quest’ultima ha posto l’accento
sulla figura dello straniero-altro, come figura da rispettare
proprio nella sua alterità e da
accettare nella sua diversità.
La considerazione biblica ha
naturalmente consentito il
passaggio dal concetto di accettazione a quello di accoglienza che, restando ferma
l’indicazione del diritto internazionale, è anche manifestazione del comando dell’amore, testimoniato e proposto in tutta la Scrittura.
Al termine dell’incontro le
organizzatrici hanno deciso
di raccogliere la casistica che
si presenterà loro in merito a
casi di diritti negati e di considerare, in forma anche
operativa, le modahtà di corretta e adeguata soluzione.
Ci si augura che questa iniziativa potrà essere meglio
progettata anche in collegamento con forze già esistenti
come per esempio il Centro
mediatori di comunità e con
un costruendo centro di
competenza giuridica per i
soggetti deboli.
In Italia, Stati Uniti e Canada la sua intensa attività per l'evangelizzazione
Giovanna Arbanasich, una vita per la testimonianza
CIANCAMO LANNUm
IL 13 maggio si è spenta a
Chiavari, all’età di quasi 88
anni, Giovanna (Jane) Arbanasich Macuk. Nata nel 1913
a Rorà, era figlia del pastore
Giovanni Arbanasich, fondatore agh inizi del secolo scorso della Chiesa battista di
Chiavari, morto prematuramente nel gennaio 1916
quando la piccola Giovanna
non aveva ancora tre anni;
dal padre Jane aveva ereditato una fede profonda e una
dedizione alla testimonianza
evangelica che l’ha ac'compagnata.per tutta la vita. Vivace, intraprendente, piena
di slancio verso il prossimo, e
soprattutto verso i più deboli
e bisognosi, fu negli anni della ^oventù antesignana dello
spirito di modernità e di
emancipazione femminile: la
ricordo negli Anni 30 girare
1 Italia centrale in bicicletta,
con basco e gonna-pantalooe, a volte con me, suo nipoatio,. seduto di traverso sulla
canna o sul portabagagli, in
un atteggiamento spigliato e
®odemo, che allora appariva
decisamente controcorrente.
D 29 aprile dell’anno scorso aveva festeggiato, già dePnte per la malattia, il 73°
®^ersario del proprio bat®snno, a suggello di una vita
utlta dedicata all’Evangelo.
Nel 1939 era partita per gli
Stati Uniti per frequentare
una scuola missionaria battista nel Kentucky e poi tornare in Italia a svolgere la sua
opera di evangelizzazione.
Bloccata però negli Usa dallo
scoppio della guerra, fu l’animatrice del Comitato delle
chiese per il sostegno agli
evangelici d’Italia e per tutta
la durata del conflitto viaggiò
instancabilmente attraverso
gli stati dell’Unione, tenendo
conferenze sulla difficile
condizione delle nostre comunità sotto il fascismo e organizzando l’invio di aiuti
concreti, il cui flusso nel periodo irnmediatamente successivo alla liberazione è ben
presente a chi appartiene alla mia generazione.
Tornata in Italia nel 1946 vi
rimase però per pochi anni:
agli inizi del 1951 si trasferì
infatti in Canada insieme al
marito, il pittore Piotr Macuk,
conosciuto a Roma dove prestava servizio nel Corpo di
spedizione polacco. Per oltre
un ventennio ha dedicato in
quel paese, e più in particolare nello stato di Manitoba, le
proprie energie ai bambini
psicologicamente disturbati e
all’assistenza agli immigrati,
sempre recando una testimonianza di solidarietà cristiana
che la fece amare e rispettare
da quanto l’hanno conosciuta. Rientrata definitivamente
in Italia con Piotr, e stabilitasi
con lui a Chiavati, città della
sua infanzia, dove sono se
polti il babbo Giovanni e la
mamma Enrica Paschetto, ha
continuato per tutta l’ultima
parte della vita, finché la salute glielo ha consentito, il proprio impegno di testimonianza evangelica e di volontariato, dedicandosi in particolare
agli anziani e organizzando
neU’ultimo decennio anche la
raccolta di aiuti per le popolazioni dell’ex Jugoslavia colpite dalla guerra.
Se ne è andata serenamente, direi quasi con naturalezza, lasciando un ricordo incancellabile di impegno e dedizione ai suoi simili; un ricordo alto e al tempo stesso
fondato su un grande senso
di umiltà e di semplicità nel
compimento di quello che ha
sempre considerato il suo
dovere di cristiana.
Giovanna Arbanasich
evangelica
Ilarità Ramp
¿in distribuzione il numero 175
Clprimavera 2001) di «Gioventù
evangelica». In questo numero pub^
blichiamo uno studio biblico in forma narrativo (Nico Ter Linden),
due interviste sullo globalizzazione,
dopo il vertice europeo di Nizza
RampaziJ e il Forum sociale mondiale di Porto Aiegre
R®'o); articolo sull'autonomia scolastica (Tiziavolosantì, Emanuele Criscione), uno riflessione sulle chiese
aree metropolitane (Samuele Bernardini), due interventi sul
della Cultura (Pawel Gajewski, Manuel Kromer), apM e segnalazioni, più il consueto inserto «Theologico» a cuoella Libreria Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2001
normale...........................L. 50.000
sostenitore......................... 100.000
estero...............................65.000
“3 copie al prezzo di 2»............ 100.000
cumulativo GE/Confronti............. 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
Sioventù evangelica - via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
e-mail: giorguel@interfree.it
Chiesa battista di Olbia
Tutta la comunità in festa
insieme al piccolo Oscar
Domenica 22 aprile è stata
una giornata di festa per la
Chiesa battista di Olbia, con
la presentazione al Signore
del piccolo Oscar Trlngale:
tutta la comunità si è stretta
intorno ai giovani genitori Elda ed Emilio. Il culto è stato
presieduto dal pastore Herbert Anders, giunto da Caglia
ri. Concludendo il culto Anders, nel momento della presentazione, ha chiesto alla
comunità di alzare le mani
sul piccolo Oscar, invocando
su di lui e sui genitori la benedizione del Signore e chiedendo l’impegno di tutti nel
sostegno e nell’aiuto all’educazione alla fede. (m./.tn.J ■
MONZA — Alle 17,45, alla libreria Ancora (v. Pavoni ang. p.
Diaz), si presenta il libro di F, Ballabio e B. Salvarani «Religioni in Italia» (Emi) in una tavola rotonda dal titolo «I cristiani, e il pluralismo religioso». Intervengono Giovanni Anziani, Stefano Levi della Torre, Luigi Nason e gU autori.
MILANO — Alle ore 18, nella sala attigua alla libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza una tavola rotonda sul tema «Le prospettive dell’ecumenismo a partire dalla nuova Carta ecumenica». Intervengono il past. Fulvio Ferrarlo e Sarah Nummico, segretaria
del Consiglio delle Conferenze episcopali europee.
CAGLIARI — Alle ore 20,30, presso la Cripta di Santa Restituta, si tiene un incontro su: «Pentecoste e la Carta ecumenica».
TORINO —Alle 20,45, al Centro teologico (c. Stati Uniti
11/h), don Mario Polastro e Alberto Taccia presentano l’accordo sul matrimonio tra cattolici e valdesi e metodisti.
VERONA — Le chiese dell’Associazione battista del NordEst organizzano un raduno multietnico alla chiesa «Soni Clinic Ministry» (Lungadige Galtarossa 23d). Sono previsti momenti di canto e di lode e comunicazioni del prof. Giorgio
Girardet e del past. Kinglsley Appiagyei (Londra). Per informazioni rivolgersi al pastore Carmine Bianchi (0425423256) o al pastore Abu Bonsra (045-595579, 045-6700336).
CALTANISSETTA — Alle 20, alla parrocchia di San Giuseppe, si tiene una veglia ecumenica di Pentecoste.
MILANO — Alle 20,45, con ritrovo ai giardinetti del Consiglio
di zona n. 7 (v. Anseimo da Baggio), si tiene una veglia ecumenica di Pentecoste sul tema «Sale della terra e luce del
mondo», a cura del Consiglio delle chiese cristiane di Milano.
CAGLIARI —Al Campo Sardegna, in occasione della chiusura delle attività annuali della Scuola Domenicale, avremo un
incontro conviviale presso il Campo Sardegna. Parteciperanno le comunità di Cagliari, di Carbonìa, di Olbia e di Nuoro.
MILANO — Alle 9,30, nella sala della chiesa metodista (v.
Porro Lambertenghi 28), l’animatore Patrick Stocco conduce un seminario sul tema «In azione verso la pastorale giovanile» nell’ambito del 6° circuito valdese-metodista.
lueno
NAPOLI — Alle 19,30, al Teatro Piccolo di Fuorigrotta (p.
Campi Flegrei), la Chiesa battista di Fuorigrotta presenta la
commedia in due atti di Antonio Salvato «Storie del vicolo».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i pro^ammi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimana^.
Il piccolo Oscar Trlngale con I genitori
LJ amico dei fanciulli è una
' pubblicazione rivolta a
bambini e bambine die ha una
storia molto lunga: il primo
numero, infatti, risale al lontano 1870, anno ricco di iniziative per la Chiesa valdese perché, con la presa di Roma, si
cercavano spazi fino a quel
momento impensabili. In
quell’epoca, in Italia, erano
pochissimi i giornalini per
bambini. C’era stato un Amico
dei .fanciulli nato a Milano nel
1812 e uno a Prato nel 1840,
ma ebbero una breve durata.
Nel maggio del 1870 esce il
primo numero deU’Amico,
«Giornalino delle scuole domenicali», periodico stampato
e piegato in modo da poter essere distribuito settimanalmente, in fogli di 4 pagine, ai
bambini delle scuole domenicali. Una copia costava 10
centesimi e se ne stampavano
2.000 copie. Nel 1872 L’amico
dei fanciulli raggiunge una tiratura di ben 7.000 copie.
L'amico dei fanciulli uscì con
regolarità fino al 1944, quando fu costretto a sospendere le
sue pubblicazioni fino al 1945
per la mancanza di carta e per
le interferenze del ministero
della Cultura popolare. Tuttavia anche in quel periodo è
continuata la stampa clandestina con dei fogli ciclostilati
che venivano fatti circolare
nelle scuole domenicali dell’Italia meridionale. Nel dopoguerra le publicazioni vengono
riprese con regolarità e da allora è stato letto da bambini e
bambine valdesi, metodisti,
battisti e di altre chiese. I lettori di oggi possono trovare nei
vecchi numeri racconti, poesie
e disegni dei loro bisnonni,
nonni e genitori di quando
erano bambini. Ancora oggi
L’amico dei fanciulli riceve rac
conti poesie e disegni che vengono pubblicati.
Questa «storia» evidenzia
che le nostre chiese hanno
sempre avuto una particolare
attenzione per il mondo dei
bambini, per la loro educazione
morale, civile e religiosa. Anche oggi, se pensiamo alla prevalenza dei mezzi di comunicazione visiva, possiamo comprendere quale valore assuma
leggere un piccolo giornale
che, insieme a tanti argomenti,
propone l’appuntamento con
la lettura e la conoscenza della
parola del Signore e con la testimonianza cristiana in generale. Il nostro sforzo in questi
anni si è concentrato nella ricerca del giusto modo di raccontare la Bibbia, affinché i
nostri piccoli lettori possano
scoprire il messaggio evangelico attraverso le parole di tutti i
giorni, con uno stile narrativo
adeguato alla loro età.
Il titolo del giornalino oggi
può sembrare antiquato: la parola «fanciulli» non si usa più,
ma è nato 131 anni fa e la sua
storia è il suo pregio.
I direttori dell’Amico:
1870-1881: Augusto Meille
1881-1913: Bartolomeo Pons
1914-1925: Odoardo Jalla
1926-1951: Selma bongo
1952-1988; Berta Subilia
1989-1999: Floriana Bleynat
dal 2000 : Monique Messina
la redazione de
L’amico dei fanciulli
L'amico dei fanciulli è nato
nel 1870
Il Corriere dei Piccoli è nato
a Milano nel 1908
Topolino è nato nel 1932
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
HELllElucNo»,, : ^
COME COMBATTERE
LA PEDOFILIA
CLAUDIO FOTI*
Viene scoperta a Roma una
rete di pedofili che da anni aveva fatto decine e decine di giovani e giovanissime prede. Emerge
un contesto sociale, familiare,
istituzionale incapace di cogliere responsabilmente gli indicatori del disilo di queste decine
di piccole vittime. Emerge una
comunità adulta incapace di
mettere questi bambini nelle
condizioni di parlare e di chiedere aiuto. Segue la tragedia di
Torino del piccolo Aziz, violentato e scaraventato sotto il treno
da un ragazzo di quattordici anni: il sadismo e il dominio sessuale ai danni dei più piccoli come riempimento del vuoto;
l’uso oggettivante e perverso del
più inerme come compensazione della fragilità e della debolezza del «Sé».
Sono risposte
già alla portata
di un quattordicenne. Sono tentazioni, socialmente sollecitate e diffuse nell’immaginario
erotico maschile. Anche il disagio del ragazzo assassino evidentemente non è stato ascoltato adeguatamente e in tempo.
Dai fatti di questi giorni possiamo certo ricavare una brutta
notizia, ma anche, per fortuna,
una bella notizia, ma solo se ci
accostiamo a fondo al problema. La brutta notizia è che la
perversione sessuale ai danni
dei cuccioli dell’uomo è molto
più estesa e radicata di quanto
vorremmo nella nostra comunità adulta. I pedofili sono numerosi, talvolta ben organizzati,
spesso per anni impuniti. Alla
faccia di tutte le idealizzazioni
culturali e le dichiarazioni di
principio sulla protezione del
bambino. La brutta notizia non
riguarda solo la presenza del pedofilo in senso stretto, che è un
soggetto la cui preferenza sessuale rigida non consente rapporti sessuali con partner adulti, ma riguarda anche un gruppo
molto più vasto di adulti, per lo
più maschi, che non disdegna
rapporti sessuali con partner
adulti e nel contempo è ben disponibile a un uso occasionale o
continuativo del corpo sessuato
dei minori: schiere di cittadini
benpensanti, che di notte si trasformano in clienti di prostitute
e prostituti minorenni, o durante le vacanze danno vita a un turismo interessato ad avventure
sessuali occasionali con minorenni dei paesi poveri. È una fol
Bisogna sapere
ascoltare i bambini
e dare loro tutta
l'attenzione e ¡1
tempo necessario
irreprensibili che, nella privacy
delle pareti domestiche, fa uso
di bambini e bambine, sporcandone il corpo e tentando di
assassinarne l’anima. E ancora:
emergono organizzazioni di pedofili che si sviluppano nell’impunità, spinte da grandi motivazioni di sesso e business: promuovere l’ideologia della presunta libertà sessuale a favore
della pedofilia, praticare la perversione e cancellare in gruppo,
e quindi con più efficacia, qualsiasi senso di colpa, attivare un
giro d’affari sbalorditivo rispondendo a una vasta domanda sociale di materiale pedopornografico. Ma c’è anche una bella notizia che può
emergere da una
riflessione approfondita sulle
vicende di questi
giorni: è possibile
sconfiggere ogni
forma di strumentalizzazione
sessuale ai danni
dei bambini: con
l’ascolto, che è la
risorsa più efficace per la prevenzione dell’abuso, della pedofilia e più in generale del disagio minorile. La forza degli abusanti sta nella solitudine dei nostri bambini, nel
deserto relazionale e dialogico
che li circonda, nelle barriere
comunicative che, spesso inconsapevolmente, sono gli adulti a
costruire nella fami^ia e nella
scuola a fronte del bisogno di
confronto, di dialogo, di confidenza, espresso dai bambini. Un
bisogno che risulta scoraggiato
per anni, prima di determinare
atteggiamenti di chiusura reattivi nei soggetti in età evolutiva.
Dunque: fare più attenzione
ai bambini Imparare l’empatia,
cioè la capacità di mettersi dal
loro punto di vista. Empatia
che, a scanso di equivoci, non
ha nulla a che vedere con il permissivismo, con l’incapacità genitoriale di porre dei limiti ai figli Impariamo a parlare la lingua dei bambini cioè il linguaggio dei sentimenti impariamo a
valorizzare e a mettere in parola i nostri e i loro sentimenti.
Ascolto è disponibilità: di tempo, di presenza mentale, di
apertura a ciò che non conosciamo. Ascolto è vicinanza
emotiva. Con l’ascolto contrastiamo i rischi di esiti devianti e
patologici dello sviluppo infantile. Con l’ascolto riduciamo il
grande isolamento dei bambini,
e possiamo invece isolare coloro che li vogliono abusare.
psicoterapeuta, presidente
la di genitori perbene e di adulti del Centro Hànsel e Greteì di Torino
A
L ECO delle VVliJ >|LDE.<a
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V. 15 -10125 Torino, tei. 011 /655278 - fax
011/657542 e-mail: reda2ione.torino@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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Maflei, IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, lifeurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 21 del 25 maggio 2001 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledi 23 maggio 2001.
200t
Associato alla
Uniona stampa
periodica Italiana
La rottura tra ebraismo e cristianesimo fu determinata da un errore o una colpa]
«Airinizio qualcosa andò storto»
In seguito allo Shoà perpetrata dal nazismo è nata uno nuova riflessione sul rapporto tra
chiesa e sinagoga. Una discussione sulle tesi del teologo protestante tedesco Rolf Rendtorff
GIORGIO TOURN
DOPO la recensione di
Klaus Langeneck {Riforma del 30 marzo) sul libro di
Rolf Rendtorff sul dialogo tra
cristiani ed ebrei' e l’intervento di Antonella Visintin
{Riforma del 20 aprile), vorrei
intervenire anch’io riconoscendo che questo libro solleva un problema centrale
nel dibattito teologico odierno: il rapporto fra la chiesa e
Israele. Tre mi paiono essere
i temi sui cui riflettere.
Lager
Anzitutto i rapporti odierni
fra cristiani ed ebrei. Anticamente erano in una prospettive esclusivamente teologica; il rapporto chiesa-sinagoga era raffigurato dalle statue
di due donne: una vede, l’altra ha gli occhi bendati: è la
sinagoga che, di fronte al mistero della rivelazione non
vede perché impedita dalla
sua incredulità^ Oggi i rapporti sono vissuti a livello più
cultural-religioso, è emersa la
realtà dei ghetti, la tragedia
dei lager. Si impone di comprendere l’interlocutore dall’interno; la sinagoga bendata
non ha senso perché, privata
della sua identità, non ha
possibilità di dire lei stessa
chi sia. Questo per la teologia, ma per la storia?
Il problema è quello dei
tragici eventi degli Anni 4045. Parlare di olocausto è improprio, Shoà è autodefinizione ebraica, Auschwitz è cifra simbolica. Personalmente
direi che la tragedia della comunità ebraica europea va
collocata nell’«univers concentrationnaire». Il mondo
dei lager trascende la questione ebraica. È certo legittimo
che i credenti ebrei si interroghino sul significato di questa
prova e ne cerchino la chiave
nell’elezione, ma per i non
ebrei il lager non è evento vocazional-metafisico, ma fatto
storico sociologicamente analizzabile come il massacro
degli armeni e lo sterminio
dei kulaki russi. Molti pensano che si tratti di una cesura
storica e dopo non si possa
parlare di Dio; è da discutere.
I giudei e la nuova via
11 secondo problema si riconnette alla nascita della
comunità cristiana. 1 cristiani
potrebbero aver smarrito nel
tempo la chiave di comprensione del messaggio stesso di
Gesù distaccandosi dalla teologia della generazione apostolica e dovrebbero rimediare tornando alle origini e leggere documenti apostolici
con occhi nuovi. C’è del vero.
Ma potrebbe essere accaduto
qualcosa di ancor più grave.
Scrive Rendtorff: «All’inizio
[cioè all’epoca apostolica]
qualcosa andò storto. Dico
“andò storto” perché non sono persuaso che ciò che accadde alla rottura dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo fosse davvero il volere di
Dio. Non ci è possibile riconoscere che le nostre strade
si sono separate in conformità al, ma contro il volere di
Dio?»^. La nascita del cristianesimo frutto di un errore o
addirittura di una colpa?
Che Gesù sia ebreo e la sua
predicazione sia nel quadro
del giudaismo è chiaro, ebrei
erano i suoi discepoli e la prima comunità cristiana, tributaria in quasi tutto della sinagoga. Gesù un rabbi, certo,
ma di che tipo? Si situava nel
giudaismo del tempo, ma a
tal punto sulla frontiera da
riuscire inaccettabile a sadducei e farisei. Le sue tesi su
punti cruciali della fede giudaca: il Sabato, l’interpretazione della Torà, sono creazioni posteriori? E poi resta il
problema della sua morte.
Se la rottura fra chiesa e sinagoga è avvenuta non per
volontà di Dio, che cosa ha
determinato la fuoriuscita
dalla sinagoga di quegli ebrei
che dichiaravano di seguire
la nuova via? Si parla troppo
facilmente di antisemitismo
presente nei testi apostolici,
ma vanno però distinti i fatti
e le letture, la posizione critica nei confronti della sinagoga è una cosa, le proiezioni
posteriori un’altra.
' 11 rapporto del giudaismo
del primo secolo con la comunità cristiana non è di
questo tipo: allora era il giudaismo il culto riconosciuto
dallo stato; non la setta dei
seguaci del rabbi Gesù. Il primo godeva dello statuto giuridico di religio licita, i secondi no, erano solo congreghe
di facinorosi; se il libro degli
Atti è attendibile, la repressione anticristiana, agli inizi,
è organizzata dagli ambienti
giudaici. Gli uomini fecero
quello che Dio non voleva,
sia pure, ma chi erano quegli
uomini? Solo i cristiani? gli
ebrei? entrambi?
Cristo. Nell’attuale dialogo
doi/rebbe essere abbandonata
l’espressione Antico Testamento perché «antico» è svalutativo, è il realizzato contrapposto al provvisorio,
mentre per gli Ebrei la Parola
sta tutta in quei tèsti. Inoppugnabile sul terreno della storia delle religioni, non è a mio
avviso accettabile nella comunità cristiana.
Due comunità di fede
Qual è dunque l’intenzione
che muove questo approccio?
Rendere a Israele ciò che gli
appartiene, essere patrimonio di fede autonomo valido
in sé e non tappa preparatoria di qualcos’altro, del cristianesimo. Così facendo si
sradica però la chiesa cristiana dal suo fondamento, annullando la bella immagine
creata da Paolo della chiesa
come innesto sul tronco dell’ulivo-Israele. Se il Deuteronomio e Isaia sono solo parte
della «Bibbia di Israele», essi
non mi appartengono e non
ho nessun diritto di leggerli
come mio patrimonio. Parlare della Bibbia ebraica anziché dell’Antico Testamento
significa dare della chiesa la
definizione, che nel primo
secolo davano i funzionari
imperiali o i rabbini, di setta
giudaica o eresia. E se, invece, fosse l’ebraismo dell’età
postcristiana una setta, una
devianza dell’Israele biblico?
Infatti, quale ragione teologica o storica legittima una discendenza della sinagoga
odierna dalla Rivelazione antica? La continuità storica
non garantisce nulla dal
punto di vista della fede (qui
stava il problema della circoncisione per Paolo). Certo
dal punto di vista ebraico è
proprio quella discende^,
che garantisce la continitìtj
ma è una petizione di prinl'
pio non una verità.
Forse gioverebbe accostar,
a questa situazione ciò T
accadde nel XVI secolo. Don'
la Riforma non c’è piò]
chiesa d’Occidente (qug|ij
romana) ci sono due modi a
essere cristiani. Analogamen.
te, nel I secolo la storia dì
Israele si è spezzata in dug
tronconi dando origine a due
comunità, quella della sinagoga, di tipo rabbinico talmudica, e quella della ecclesia, di tipo carismatico prole'
tico; per entrambe i libri b[.
blici sono la radice della fede
a cui si aggiungono i commenti rabbinici da un lato e il
commento storico esistenziale della vicenda di Gesù di
Nazaret dall’altra. Conia
stessa legittimità, perché la
mera continuità storica ambientale della sinagoga non
legittima una continuità teologica. I rabbini cabalisti non
sono più legittimati a riferitsi
al Deuteronomio e a Isaia di
quanto non lo siano gli apostoli o gli scolastici medievali
loro contemporanei.
Tutto questo non sta nel libro di Rendtdorff ma la sua
lettura me lo suggerisce, basta per rendere conto della
sua attualità e pregnanza.
(1) Rolf Rendtdorff: Grisliani
ed ebrei. Claudiana, 1999.
(2) Allusione evidente al testo
di II Corinzi 13-15 dove Paolo
parla del velo che impedisce a
Israele di vedere il Cristo.
(3) 0)3. cit.. p. 116.
(4) Il dizionario in questionein
8 volumi, edito dopo il 1922, raccoglie un impressionate numero
di citazioni rabbiniche del 1 secolo ponendole in parallelo coni!
testo evangelico.
Bibbia ebraica
0 Antico Testamento
Vi è infine l’interpretazione
delle Scritture, di quei libri
letti come parola di Dio dai
rabbini del primo secolo, da
Gesù, da Paolo, e oggi ancora
come tali da cristiani ed ebrei.
Con metodi e ottiche diverse,
sotto il profilo metodologico e
dei contenuti. Per l’ebraismo
quei testi sono il tutto della rivelazione, per la comunità
cristiana solo una parte (l’Antica) l’altra (la Nuova) è costituita dagli scritti che la prima
generazione ha redatto per
esprimere la sua fede in Gesù
CARi ascoltatoli e care
ascoltatrici, comincio a
leggere insieme a voi una lettera con molta esitazione.
Viene dalla provincia di Foggia e chiede qualcosa che né
io né altri che lavorano accanto a me possiamo dare.
Ascoltiamo.
«Cari fratelli, mi chiamo
Antonio e vorrei andare all’estero o in Europa come
missionario. Ho accettato il
Signore da un anno, sono per
tutte le denominazioni (dove
vi è un solo nome di Gesù), e
quando mi sono convertito
non ho chiesto in quale chiesa denominazionale dovevo
entrare. Dunque vorrei essere
missionario, perciò ho bisogno di coordinate per avvicinarmi alla figura di missionario in Europa 0 all’estero. Vi
chiedo, se possibile, di riceve
„"v.. ■
se iiesci a tiovaie
le parole»'
Ld eccomi qui, con voi
ichì
EUGENIO RIVOIR
re indirizzi e/o numeri telefonici di tende o progetti missionari sparsi nel mondo. Con
amore in Cristo, Antonio».
Che cosa rispondere? Questa lettera, mi pare giusto che
lo sappiate, ha già fatto il giro
di parecchie mani, si è posata
su molte scrivanie, è stata letta
da molte persone. Molti l’hanno letta, hanno cercato di rispondere, poi l’hanno accantonata. Uno ha detto: «Pro
verò a rispondere, ma ora non
riesco a trovare le parole»; un
altro ha suggerito di rimandarla al mittente dicendo di
non sapere che cosa dire; un
terzo ne ha discusso a lungo
con alcuni amici ed è arrivato
alla conclusione che vivevano, lui e gli amici, in un altro
mondo; per questo rinunciavano a dire qualcosa più
grande di loro. Alla fine la lettera mi è stata data: «Prova tu.
R'
S3*
I
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parlai
rinco
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1: so,él
mi state ascoltando, di fro“
a questo giovane che vorrei
impegnarsi e che cerca lacW* |
sa dove si parla solo di G®
Cristo e dove si dice che
pertutto nel mondo
posto va bene, qualsiasi t 1
munità va bene, perché c e ,
solo nome di Gesù. Se siai»^
seri con chi scrive, dobbiai«
dirgli che questa chiesa t>
c’è; e questo ci aiuta a rifle
re sulla miseria della ente ^
nel mondo e alle delusioni c
essa crea fra tutti coloro c ^
un po’ dappertutto cercan 1
senso della loro vita. |
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione ut
diouno «Culto evangelico» et .
dalla Federazione delle e ^
evangeliche in Italia andu
onda domenica 27 maggio)
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2001
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PAG. 11 RIFORMA
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I ■ Nuova iniziativa turistica a Torre Pellice
Antichi cortili da visitare
Dopo «Fiori e sapori» e la presentazione del nuovo logo, Torre Pellice propone un’altra giornata all’insegna dell’accoglienza. Protagonisti, questa volta, i cortili del paese, spesso chiusi o
nascosti e che invece domenica 3 giugno saranno aperti al
pubblico e pronti ad offrire inaspettate emozioni, almeno così
promettono Pro Loco e Comune che organizzano la manifestazione «Di cortile in cortile». E questo itinerario da una casa
all’altra farà incontrare i visitatori con i prodotti alimentari tipici, fiori e frutta, fotografie, ceramiche, antichi mestieri, momenti di danza e musiche. Nelle vie del paese sono poi previsti
anche altri momenti di svago, spettacoli di intrattenimento e
danze. Nella foto la restaurata piazza della Libertà.
■ 1 Presentato a San Germano Chisone
Nuovo stemma del Comune
Verranno presentati sabato 2 giugno il nuovo stemma e il
nuovo gonfalone del Comune di San Germano. La presentazione avverrà all’interno delle celebrazioni per la festa della Repubblica che quest’anno in vai Chisone e Germanasca i vari
Comuni hanno deciso di celebrare congiuntamente con una
manifestazione che si terrà il mattino del 2 giugno a San Germano. «Si tratta della prima “uscita” ufficiale del nuovo stemma - dice Clara Bounous, sindaco di San Germano - che è stato adottato con decreto del presidente della Repubblica già ad
aprile del 2000». Il nuovo stemma sangermanese ha come emblema l’acqua, bene prezioso per l’economia locale, e il rospo,
protagonista di una nota leggenda.
E
V
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’ J' A A
Fondato nel 1848
L'appuntamento annuale di riflessione della «Bottega del possibile» a Torre Pellice
Strategie culturali per Taccoglienza
In un contesto che si avvia a diventare multirazziale è importante saper elaborare delle politiche
di integrazione che sappiano fornire servizi sociali e promuovere il confronto fra sensibilità diverse
carole*'
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MASSIMO CNONE
Cf è chi guarda all’immigrazione come a
un’opportunità entusiasmante di «laboratorio
interculturale», chi a una
bomba pronta a esplodete, un pericolo da trattare
con i «guanti di velluto»
della sicurezza e dell’ordine. Ma le prospettive di
visione, lo sanno anche i
bambini, possono cambiare l’oggetto d’indagine, moltiplicarne le stacciature radicalizzando
lacomplessità.
Ha fatto bene la «Bottega del possibile» di
Torre Pellice, associazione che da tempo si occupa di domiciliarità, a inserire nel suo settimo
«punto d’ascolto», che si
è tenuto a Torre Pellice
venerdì 25 e sabato 26
maggio, uno spazio dedicato al «problema culturale in un contesto multirazziale», un titolo ambizioso che intende riassumere, senza esaurirne i
dettagli, un aspetto che
nel mondo variegato del
volplìtariato e degli operatori sociali e sanitari è
forbe considerato secondario, ma del quale non
si può fare a meno di
Palare. La necessità delIwcontro con le altre e
gli altri, i’altro da noi,
1 estraneo, forse il diverbi è stata più volte ribadita del corso del dibattito di venerdì pomeriggio
“la Foresteria valdese.
Inevitabilità» dell’im^igmzione è sostenuta
y^ne da Giorgio Garelli
del setore Affari interna«onali della Regione Piemonte: «Per mantenere
attuale livello di svilupjto'Spiega Garelli - Pitada ha sempre più bisofj risorse derivand dall’immigrazione. Per
ateuti esempio l’Unioe^industriale di Biella
^ssita di 10.000 lavo^wi che non sono atd^ente disponibili».
A operatori e a volon^ rimane il compito di
^«tere chi del fenome, «nmigratorlo vive il
to oscuro. Una nuova e
e povertà che busporte delle nostre
.p sfratta i «clochard»
j^attzlani. Un lato naosto che improwisante si illumina, balza
onori delle cronache
quando si parla
5j n^tttuzione e spac(come se non ci fosse
I ministro Livia Turco, ai centro, interviene al punto d’ascolto della «Bottega del possibile»
una richiesta tutta nostrana), delitti e violenza.
Una questione che si autoalimenta e con la quale
dovrà misurarsi anche il
neosindaco di Torino,
Sergio Chiamparino.
Fra gli ospiti del pomeriggio coordinato dal pastore Sergio Ribet c’è anche don Piero Gallo, parroco di San Salvario,
quartiere divenuto simbolo di una sovente difficile convivenza. Quel che
è certo, commenta don
Gallo, è che «nel giro di
10 anni avremo uña città
molto diversa». E snocciola una serie di cifre: a
Torino il 3% degli abitanti è straniero, dato che
lievita al 10% se si considerano i neonati in città.
Nelle scuole pubbliche di
San Salvario il 50% dei
bambini alle materne arriva dall’estero, cifra che
scende al 22% alle elementari e al 16% alle medie. In Italia gli stranieri
«regolari» sarebbero un
milione e 700.000, ma
«nell’esperienza di San
Salvario - dice don Gallo
- oltre metà degli immigrati non è registrato».
Vestito con una lunga
tunica chiara, all’incontro
partecipa anche Boriqui
Bouchta, imam della moschea di Torino, in Italia
dal 1986 e di professione
macellaio, che racconta
l’esperienza piemontese
della seconda religione
italiana (oltre 1 milione e
200.000 fedeli): l’Islam.
«In Italia del Nord - dice
Bouchta - le nostre comunità non hanno trovato lo spazio giusto, come
invece nel Sud, dove l’avvicinamento fra le due
culture è stato più facile».
D’altra parte però il numero degli esercizi commerciali gestiti da stranieri anche a Torino è in
crescita. L’imam e tutta la
comunità islamica condannano la criminalità:
«Non bisogna nascondere la verità - conclude
Bouchta - dal 1994 a oggi
abbiamo avviato una serie di progetti per lottare
contro la malavita. Noi
musulmani siamo tutti
ambasciatori della nostra
religione e dobbiamo
conquistarci il rispetto
degli italiani».
Il giorno successivo al
cinema Trento interviene anche il ministro alle
Politiche sociali, Livia
Turco, che cita la legge
sull’immigrazione, meglio conosciuta come
Turco-Napolitano, come
esempio di norma concepita con l’esperienza
del volontariato, dell’associazionismo e del no
profit. «L’obiettivo delle
politiche sociali - dice la
Turco - è di creare eguali
opportunità di accesso ai
servizi scegliendo le priorità: quindi le politiche
per la famiglia, gli interventi per l’infanzia, la,
presa in carico delle persone non autosufficienti
e la lotta alla povertà».
Dopo le elezioni del 13 maggio
Sindacati: è finita
la concertazione?
La vittoria del centrodestra alle elezioni politiche del 13 maggio porrà
fine alla stagione della
concertazione lasciando
spazio a nuove forme di
lotta sindacale? È certamente un’ipotesi suggestiva che in qualche ambiente già si è fatta strada; la classe sindacale,
ora che non ha più contiguità esplicite a livello
governativo, potrebbe
accelerare il confronto.
Tutto questo anche alla
luce delle ultime dichiarazioni del leader di Confindustria, D’Amato, e
del primo ministro «in
pectore» Berlusconi. E
intanto ha fatto un certo
effetto la manifestazione
dei metalmeccanici della
scorsa settimanaa. Anche da Pinerolo i sindacati hanno organizzato la
partecipazione alla manifestazione con un’ottantina di lavoratori.
Quale è stata la partecipazione allo sciopero?
Le adesioni sono state assai diversificate, a seconda dell’industria. «Sono
state comunque più basse delle cifre ottimistiche
rilanciate dalla Cgil commenta Enrico Tron,
della Fim-Cisl -: all’Avio
siamo al 50%, ma da altre
parti appena sopra al
venti per cento. Buona
l’adesione alla Sachs e alla Merloni, come pure in
Beloit, anche se va sottolineato che a forza di parlar male della piattaforma contrattuale proposta, e non importa che
siano di volta in volta Fall
o Alp, alla fine i lavoratori
sentono poco sia la vertenza che lo sciopero».
Una risposta indiretta
ma sintomatica arriva
puntualmente dall’ultimo numero del foglio
edito da Alp: «Finora [i
sindacati, ndr] hanno cogestito economicamente
con la concertazione le
modifiche del mondo
produttivo. Ben presto i
sindacati dovranno assumere la responsabilità diretta di gestire gli effetti
politici del mercato mondiale integrato, cioè controllare da una parte le
reazioni di classi interne
agli stati, dall’altra le ondate di “barbari” che premono alle porte».
ICONTRAPPUNTOI
CAPACITÀ CRITICA
E VOGLIA DI PROGEHARE
PIERVALDO ROSTAN
Ancora una volta le Valli
hanno per molti versi dato
segnali diversi e contrastanti rispetto all’andamento nazionale del voto; e per
dirla in termini di piccolo
«orto piemontese» ciò che il
centro-sinistra ha guadagnato nei Comuni valdesi lo
ha perso in quelli della pianura. E viceversa, ovviamente. Non è
la prima volta
sterna turistico, per altri le
olimpiadi sono un regalo
non voluto, che faranno
spendere miliardi senza ricadute o forse con ritorni
negativi in termini di impatto ambientale. È ben vero che alami nodi della viabilità pinerolese si risolveranno grazie all’impulso
dei Giochi del 2Ò06: la ormai famige
che ciò accade CopOC/tó di OnaUsì
e le conferme . .
critica e promesse
elettorali nel
territorio delle
valli valdesi
vengono dal
passato più o
meno recente:
si guardi alle
altre elezioni,
ai molti referendum a partire da quelli
di alto profilo
come quelli su divorzio e
aborto per arrivare agli ultimi, seppur poco sentiti e avviliti dall’overdosaggio imposto dai radicali.
Lucio Malan, valdese che
arriva giovanissimo (per la
carica) al Senato, ha detto
che non è stato capito, che
le proposte della Casa delle
libertà in sostanza non sono arrivate dritte al cuore
degli elettori di queste valli
emarginate. Gli eletti del
centro-sinistra invece, oltre
a sottolineare la prova di
«fedeltà» delle Valli hanno
anche ribadito la loro capacità di analisi critica rispetto alle mirabolanti promesse del candidato premier
del centro-destra.
Al di là tuttavia della
campagna elettorale e dei
commenti a caldo, il dato
è incontrovertibile: nei
centri dove è presente un
«campanile valdese», con la
sola eccezione di San Secondo, ha vinto l’Ulivo, e in
alcuni paesi in modo assai
netto e talvolta addirittura
in contrasto con le prese di
posizione dei loro sindaci.
Se il succeso del centro-sinistra sia da imputarsi alla
serietà e all’impegno unanimemente riconosciuti ai
parlamentari uscenti, alla
presenza in quasi tutti i Comuni e nelle tre Comunità
montane di amministrazioni «uliviste» oppure ad altri
elementi è difficile dire; più
probabilmente si tratta di
un insieme di ragioni.
Ma ciò che oggi importa
ma^iormente, anzitutto ai
cittadini, è il che cosa accadrà domani, quali ricadute
avrà l’azione del nascente
governo Berlusconi sulle
Valli. Abbiamo davanti
l’evento olimpico; per qualcuno è il mezzo per avere
risorse da investire sulla
viabilità, sui servizi, sul si
rata autostrada, di cui l’iter realizzativo è stato avviato da alcune settimane,
la statale della vai Chisone, la provinciale della vai
Pellice (sempre che in un
caso come nell’altro il territorio trovi una quadra alle
richieste e alle perplessità
di ogni suo lembo). Poi ci
sono gli impianti: due palaghiaccio a 'Torre e Pinerolo,
il trampolino e il fondo a
Pragelato, oltre al Sestriere.
L’impressione iniziale è
però che, al di là delle belle
parole sulla necessità di
realizzare opere che durino, che siano gestibili in futuro con ricadute positive
sulla pratica sportiva, si finirà per realizzare ciò che è
funzionale ai Giochi, investendo le risorse a disposizione probabilmente destinate ad accrescersi col dilatarsi dei prezzi: di quanto il
territorio avrà cercato di
progettare circa il proprio
autosviluppo resterà, questo è il timore, poco.
Ci sono poi partite appena aperte, dai finanziamenti eropei in cui la Regione
svolge non solo il ruolo di
indirizzo ma anche di cofinanziatore, insieme allo
stato centrale. E su quei
fondi le nostre valli stanno
puntando molto e tentando
di elevare il loro grado di
progettualità. La presenza
di eletti nazionali di entrambi i fronti, la rappresentanza politica diversa
per Provincia di Torino e
Regione, insieme a quella
confermata della città di
Torino, dovranno garantire
anche che non vi siano figli
e figliastri, che i progetti
vengano valutati sulla base
della loro possibile efficacia
in posti di lavoro e manutenzione di un territorio ferito e degradato eppure con
grandi potenzialità. Le Valli
hanno dimostrato, anche
col voto, di non essere terra
di conquista per nessuno,
ma un insieme di persone che ama impegnarsi per
il proprio futuro.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli Aàldesi
VENERDÌ!“
GIUGNO:
FESTA A BOBBIO PELLICE — Cerano anche gli alpini a Bobbio Pollice in occasione del fine settimana organizzato dalla Pro Loco dal titolo «Gli
“ori” della vai PelUce», intendendo con ciò promuovere alcuni aspetti della valle, cori, fiori, sapori e trattori. La sera del sabato un concerto di
cori e corali nel tempio valdese ha attirato una
gran folla; domenica poi la mostra mercato dei
prodotti agricoli e artigianali (nella foto), giochi
nel piazzale vicino al Pellice e grigliata sotto
l’ala comunale; non si è svolto invece il previsto
raduno dei trattori per qualche polemica fra
trattoristi e Comune.
PINEROLO: ESTATE GIOVANI — L’amministrazione comunale di Pinerolo organizza un soggiorno
estivo diurno presso la scuola elementare Parri
destinato a ragazze e ragazzi in età compresa fra
i 6 e i 14 anni, favorendo Tinserimento di disabili. I periodi vanno dall’11 al 29 giugno, dal 2 al 20
luglio e dal 23 luglio al 3 agosto. Dal 6 agosto
all’11 agosto è invece previsto un soggiorno a
Pracatinat, mentre dal 16 agosto al 7 settembre
si terraimo i «pomeriggi estivi».
ASSOLUZIONE PER I VIGILI DI PINEROLO — Il
tribunale ha assolto dall’accusa di falso la comandante dei vigili urbani, Ermenegilda Aloi, e
due suoi colleghi. La vicenda era nata quando il
sindaco Barbero aveva fatto distribuire sui tergicristalli delle autovetture un volantino con le indicazioni sul come comportarsi rispetto alla sosta a pagamento mentre secondo un vigile questa forma di pubblicità è vietata e per questo fatto aveva «multato» il sindaco stesso. La comandante, ritenendo che invece il volantino fosse
del tutto legittimo annullò la multa. Ne derivò
l’accusa di falso da cui ora è stata assolta.
A ANGROGNA SI PARLA DI IMMIGRAZIONE — La
Pro Loco di Angrogna organizza per sabato 2
giugno, alle ore 21, nella sala unionista di San
Lorenzo, una serata dedicata all’«Immigrazione
neH’America del Sud»; partecipa la maestra
Ethel Bonnet. Durante la serata cenni storici,
diapositive, testimonianze.
IL CORO MARMOLADA NEL PINEROLESE — Il coro «Les harmonies» organizza due concerti del
coro Marmolada di Venezia diretto da Lucio
Fineo. L’appuntamento è per sabato 2 giugno
alle 21 nel tempio valdese di Torre Pellice e per
domenica 3 alle 11 al Forte di Fenestrelle.
CONCERTI E INIZIATIVE DEL FIHAVANANA —
Continua l’attività del coro Fihavanana, costituito nel 1993 per aiutare le comunità del Madagascar. Nel mese di giugno sono previste due serate di canti: sabato 2 giugno nella sala di Villar
Pellice e sabato 23 a Perrero.
CORSO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI — La
Comunità montana vai Pellice organizza un corso di formazione per animatori che si terrà alla
Crumière di Villar Pellice dal 2 al 10 giugno. Il
corso è gratuito: chiunque fosse interessato è invitato a iscriversi entro il 1° giugno telefonando
alla Comunità montana (0121-9524212). Il corso
si svolgerà su quattro giornate e avrà come temi
degli incontri trekking e pronto soccorso, la conoscenza dell’ambiente, costruzione lanterne,
carta marmorizzata, organizzazione e programmazione di centri estivi.
APERTO IL SERVIZIO ASL IO PER I FUNGHI — Per
poter vendere i funghi occorre essere muniti, oltre che dell’attestato rilasciato dall’Asl competente per territorio dopo un esame sul riconoscimento dei funghi eduli e velenosi, anche di un
certificato che ogni volta attesta che i funghi sono
commestibili. Questo certificato viene rilasciato
solo dagli ispettori dell’Asl dopo una visita micologica. Dal 21 maggio il servizio di ispettorato micologico è attivo telefonando alla sede dell’ufficio
AsI di via Bignone a Pinerolo 0121-235413.
TORRE PELLICE: ULTIMATA LA PIAZZA — Sono
stati ultimati i lavori di rifacimento della pavimentazione di piazza della Libertà a Torre Pellice (manca ancora il nuovo arredo urbano): «Entro breve - assicura l’assessore Alessio - inizieranno i lavori di rifacimento di piazza San Martino con analogo intervento anche nel sottosuolo cambiando le tubazioni delle fognature e predisponendo l’impiantistica sotterranea per l’illuminazione». Non si toccherà, almeno per ora,
il tratto intermedio di via Repubblica.
PINEROLO: APERTA LA IV EDIZIONE DI FIERAFFARI — Si è aperta il 26 maggio a Pinerolo la 4“
edizione di Fieraffari, manifestazione organizzata dall’associazione commercianti pinerolesi
che si chiuderà domenica 3 giugno. Come già
negli anni passati sono presenti alla manifestazione, oltre a numerosi commercianti del Pinerolese, anche la Regione e la Provincia che quest’anno in un area gestita dall’enoteca regionale
della Serra Roppolo invitano i ristoratori locali a
una serie di degustazioni guidate dei vini doc.
VENEI
Il punto sulla situazione della viabilità in vai Pellice
Nuovi accessi da Pinerolo?
Una proposta prevede di migliorare la strada OsascoGarzigliana; altri interventi da Cappella Merli a Bibiana
MASSIMO GNONE
DOPO pene e dolori il
dado è tratto. Non
celano la soddisfazione
gli amministratori della
vai Pellice per l’accordo
raggiunto durante la
Conferenza dei sindaci di
venerdì 25. In ballo c’è il
futuro della viabilità da
Pinerolo alla vai Pellice e
dal verbale della riunione, che sarà consegnato
alla Provincia di Torino
per le verifiche di tempi e
costi (il budget è di 13
miliardi), emerge un consenso unanime, che conferma le prospettive delle
scorse settimane. La proposta, non ancora un
progetto, prevede un intervento di potenziamento della provinciale 158,
la Osasco-Garzigliana,
con la costruzione di un
nuovo tracciato che partirebbe dalla circonvallazione di Osasco fino al
torrente Chiamogna (con
la realizzazione di un
nuovo ponte e di alcuni
svincoli): si procederebbe quindi alla sistemazione e all’allargamento
della strada esistente fino
a Cappella Merli e l’innesto con la 161. Questa
possibilità tiene conto
dei vincoli idrogeologici
delle fasce fluviali del
Pellice e della necessità
di danneggiare il meno
possibile i fondi agricoli.
All’intervento sulla 158
si affiancherebbe il miglioramento della 161, in
particolare dall’incrocio
di Cappella Merli fino al
ponte di Bibiana. Un altro intervento sul tappeto
è l’ipotesi di costruire un
nuovo asse sulla destra
orografica del Pellice da
Luserna Alta (in corrispondenza del bivio per
Lusernetta) alla circonvallazione di Bibiana che
servirebbe a smaltire il
traffico da e per le cave e
lo stabilimento delle acque minerali, evitando
così il passaggio in via I
Maggio a Luserna. Soddisfatti per l’esito della trattativa sono la presidente
della Conferenza dei sindaci, Bruna Frache, e 1’
assessore alla viabilità
della Comunità montana,
Giorgio Odetto. «L’accordo fra le amministrazioni
è sostanziale - commenta
il presidente della Comunità montana, Claudio
Bertalot - anche se alla
riunione mancava come
sempre il Comune di
Bobbio». Al coro si aggiunge anche il sindaco
di Bricherasio, Bosio:
«Questa decisione permette di migliorare la viabilità e salvagqardare le
realtà economiche e produttive esistenti».
La Regione si pronuncia
Latte nel Pinerolesé
Una lettera raccomandata del dirigente del settore «Gestione delle attività strumentali per l’economia montana e le foreste» della Regione Piemonte chiude formalmente la vicenda dell’assegnazione alla Comunità montana vai Pellice
di mezzo miliardo da investire nel progetto «Riorganizzazione delle cooperative lattiero casearie
del Pinerolese». La pratica viene annullata poiché
i proponenti il progetto
non sono stati in grado di
portare avanti quanto
ipotizzato. La vai Pellice
era capofila dell’iniziativa
che vedeva coinvolte le
tre Comunità montane
del Pinerolese e le cooperative agricole deUa zona.
Il sistema cooperativo
è però da tempo in crisi: quella di Macello ha
chiuso, quella della vai
Chisone è in forte difficoltà, la Latteria Alta vai
Pellice alla fine non ha
accettato, malgrado le
non lievi difficoltà in cui
versa, di entrare a pieno
titolo nell’ipotesi di una
unica cooperativa per
tutto il Pinerolese. Solo la
cooperativa agricola Prarostinese ha mantenuto
l’impostazione originaria,
anzi oggi sta racco Jiendo
latte da varie aziende per
poi portarlo a Bagnolo.
-' " Al Consiglio comunale di Luserna San Giovanni
La minoranza sull'Aventino
«Un atto democratico,
ma estremo». È con queste parole che esordisce
il capogruppo di Alternativa per Luserna, Danilo
Colomba, nella conferenza stampa convocata
giovedì 24 maggio dai
gruppi di minoranza di
Alternativa e Lega Nord,
che annunciano di non
partecipare al Consiglio
comunale convocato per
il pomeriggio. Proclamando l’Aventino Colomba sventola una lettera che porta la firma
del responsabile dell’Ufficio tecnico, Bovero, e
indirizzata all’assessore
al personale e vicesindaco. Paolo Gardiol, nella
quale Bovero, si legge
nella lettera, «esprime il
proprio dissenso, come
già ribadito nelle precedenti riunioni per il modo clientelare e senza
criteri oggettivi con cui
sono state attribuite le
indennità», un comportamento, continua la lettera, «che ha rotto l’equilibrio interno all’ufficio».
Un’accusa grave, della
quale Colomba fa la sua
bandiera per attaccare
duramente il vicesindaco, ritornando sul tema
della fiera dei Santi e del
Piano regolatore già oggetto di polemiche nel
corso delle scorse settimane e denunciando
La conferenza stampa della minoranza a Luserna
l’assenza di Gardiol in
occasione della Commissione urbanistica del 15
maggio e della Commissione commercio del 21
maggio.
Per quanto riguarda la
fiera. Colomba dichiara
di non voler fare demagogia, ma «noi vogliamo
puntare alla riuscita della
manifestazione». Per Colomba «si rischia la paralisi dell’ente, manca l’input politico: noi chiediamo di tutelare i commercianti lusernesi e Luserna è sempre più un comune dormitorio e alle 8
e mezza di sera sembra
che ci sia il coprifuoco:
se c’è collaborazione ben
vengano manifestazioni
e iniziative sul territorio». Gli fa eco il consigliere Capitani: «Ci manca il rispetto per la nostra
carica, in un momento in
cui si sta decidendo lo
spostamento della fiera
che causerà dei danni al
commercio esistente».
L’opposizione lamenta
di non avere avuto offerte di dialogo. Alla conferenza stampa arrivano
alla spicciolata anche gli
assessori Bruera, Delladonna e Michialino. Per
loro ci sono parole favorevoli da parte dell’opposizione: «Riteniamo di
avere un buon rapporto
con altri assessori», dice
Colomba. Le accuse piovono su Gardiol: al sindaco Ghibò viene chiesto
addirittura di ritirargli le
deleghe. l.a maretta non
si arresta, ma nel pomeriggio il Consiglio si svolge regolarmente (senza
la minoranza) e tutti i
punti sono approvati.
Per il ponte di Villar Perosa
Forse in autunno
il via ai lavori
DAVIDE ROSSO
SEMBRA che si muova
qualcosa intorno all’ex ponte nuovo di Villar
Perosa trascinato via dalla furia delle acque del
Chisone a ottobre. Dopo
molte insistenze da parte
dei Comuni di Villar Perosa e di San Germano finalmente la settimana
scorsa si è tenuta la conferenza dei servizi in Regione che ha tracciato il
quadro di quello che sarà
il nuovo ponte e ha fatto
il plinto sulla situazione
dei finanziamenti.
Il nuovo ponte che ricollegherà la statale 23 alla provinciale dell’Inverso
sul territorio di San Germano sarà, da progetto,
lungo circa 160 metri con
un’ampiezza leggermente maggiore del precedente con 3 arcate centrali da 40 metri e due laterali di 20 metri. Il costo
dell’opera si aggirerebbe
I
attorno ai 7 miUardien.
vengono però le note Ì
proprio positive. 10.7
ziamenti infatti, ched
vevano arrivare dalla fi
gione alla Provincia nr!'
prietaria del ponte, ».!
sono ancora disponte
anche se pare che l'en!
provinciale si sia im»
gnato al finanziamento
dell opera che potrebb,
così nell’arco di2o3me
si essere appaltata con
l’inizio lavori in autunno
Sembrano lunghi an
che i tempi perilpont»
ferroviario stradale di fi
nerolo. Qui la questioni
che vede coinvolti il Co- '
mune, proprietario del
ponte stradale, e le ferro
vie, proprietarie di quello
ferroviario, coinvolge sia
i progetti sia la parte 0.
nanziaria i cui costi totali
sarebbero recentemente
stati stimati intorno ai 24
miliardi, mentre il primo
preventivo parlava «solo»
di 12-13 miliardi.
Comprensorio alpino Torino 1
Piano faunistico
È di pochi giorni or séno una presa di posizione del Comprensorio alpino Torino 1, cioè l’organismo che gestisce,la
caccia nelle montagne
pinerolesi, di forte critica
verso la scelta della giunta regionale di deliberare
sui criteri per l’individuazione di aziende faunistiche-venatorie.
In sostanza la contestazione è su un punto; non
tocca alla giunta bensì al
Consiglio deliberare sul
«piano faunistico regionale» e le aziende faunistiche 0 agrituristiche venatorie rientrano a pieno
titolo nel piano faunistico. Dunque si teme che
comunista organizza per
venerdì 1° giugno, alla sa- |
la valdese del Reynaud,
ore 20,30, un pubblico dibattito sull’argomento.
Unitrè di Torre
Attraverso
gli stili
Paola Terenzio, diplomata in flauto traverso al
conservatorio Verdi di
Milano, e Angelo Colletti,
diplomato in pianoforte
al conservatorio Pedrollo
di Vicenza, hanno offerto,
il 3 maggio scorso, un
concerto per l’Unitrè di
Torre Pellice. I due musicisti si sono incontrati nel
1999 e hanno dato vita a
un duo che contempla un
repertorio'^ aperto a diversi stili musicali: dal barocco al classico, dal contemporaneo al jazz.
Nella prima parte del
concerto è stata eseguita
la Sonata in Mi bemolle
maggiore Bmw 1031 di
Bach; a seguire, del compositore danese Nielsen,
Fantasy Pieces op. 2,
un’opera che evidenzia
il folclore danese. Nella
seconda parte della serata è stata eseguita la Sonatina op. 100, di Dvorak, compositore ceco
che rispecchia le tradizioni della sua terra: la
Sonatina inizia con un
Allegro risoluto, per poi
snodarsi nei tempi Larghetto, Scherzoso, Trio,
Finale e Allegro. II timbro
incisivo hà reso fedelmente il brano proposto,
con un breve bis finale
tratto dal compositore e
pianista russo Skrjalin.
Poma retto
Giovani
e gemellaggi
MILENA GRILL
UNA delegazione^
persone provenient i
da Mirabel-et-Blacons, p
paese francese gemella® |
con il Comune di Poi®'
retto, dal 25 al 27 ma^® ^
sono arrivati alle Valli®
visita ai gemelli poin^' 1
ni. Il programma dei d» |
giorni prevedeva una vi- |
sita a Scopriminieta* ^
Frali, una serata danz®'
te e un pranzo comuni®'
rio. Dal 18 al 25 agosto®
vece saranno i giovani
Pomaretto a essere osfi
tati a Mirabel-et-Blaco®
Proprio pensando ai P
L
dietro la delibera assunta
a febbraio dalla giunta regionale e cioè senza discussione in Consiglio, vi
sia il tentativo di favorire
qualcuno o qualche progetto specifico. Da un lato perciò il Comprensorio
alpino Tol chiede alla Regione di revocare la delibera, ma nello stesso
tempo a Massello (Comune che da tempo ha chiesto di istituire una azienda faunistico venatoria) il
neoeletto gruppo di mi- ,
noranza di Rifondazione
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PAG. 13 RIFORMA
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Comunità montana valli Chisone e Germanasca
«Espaci occitan»
L'ente aderisce con qualche distinguo all'associazione
sperando che non si appiattisca il discorso culturale
^_____PÀVIDE »osso
Riunione tranquilla
quella del Consiglio
della Comunità montana
valli elùsone e Germana
' scachesiètenutaa Pe
rosa lunedì 21 maggio. I
consiglieri dopo aver apnrovato praticamente
all'unanimità una variazione di bilancio, che
comprendeva tra l’altro il
' recepimento dalla RegioI ne e lo stanziamento di
85 milioni per progetti da
t attuarsi delle scuole, aveva aU’ordine del giorno
l’adesione all’associazione «Espaci occitan».
Sull’adesione critici si
sono dimostrati subito
alcuni consiglieri: qualcuno si è domandato se
l’adesione a un’associazione «nata lontano dal
nostro territorio che ha
per scopo la diffusione e
I ia salvaguardia della lingua e della cultura occitana» non potesse creare
' problemi alle associazio^ ni con finalità simili che
operano da anni sul territorio. Altri consiglieri
hanno sollevato problemi relativi alla concezione della lingua occitana
portata avanti dall’Espaci tendente, a loro dire,
atBùformarla su un unico modello; altri ancora
I insistito perché la
Comunità si ponesse fin
da subito come soggetto
promotore di iniziative
all’interno del sodalizio.
Rassicurazioni sono subito giunte da parte della
giunta. «Abbiamo avuto ha rassicurato Laura Balzarani, assessore alla Cultura - alcuni incontri con
le associazioni locali e si è
deciso di inserire all’interno del documento che
dovrà portare al sodalizio
con l’Espaci alcune frasi
che salvaguardino il lavoro e il rapporto con queste associazioni». Alla fine
la decisione è stata quella, passata per altro con
l’astensione delle minoranze, di adesione.
A seguire il Consiglio si
è occupato dell’approvazione delle convenzioni
per l’assunzione in gestione in economia, cioè
in proprio, da parte dei
Comuni oppure di affidamento in appalto dei
trasporti pubblici deboli,
cioè con basso afflusso di
pubblico rispetto al costo, atto per altro dovuto
dopo l’accordo di programma avvenuto in dicembre tra Comunità
montane e la Provincia
sulle aree a servizio debole per i trasporti locali.
Ultimo punto all’ordine del giorno infine l’interpellanza presentata da
numerosi consiglieri di
minoranza sulla situazione delle centraline idroelettriche la cui costruzione è in discussione nelle
valli e sul collettore di
valle per la vai Chisone. Il
presidente della Comunità, Roberto Prinzio, ha
risposto puntualmente
all’interpellanza affermando, per quel che riguarda le centraline, che
la situazione è ferma al
punto nella quale era a
settembre prima dell’alluvione mentre per quel
che riguarda il collettore
fognario la Comunità
montana ha presentato
un piano generale in Regione che prevede un
collettore che fa capo a
tre depuratori: un primo
a Pourrière in alta valle,
un secondo a Perosa e
infine un ultimo a Pinerolo; è stata abbandonata l’ipotesi di utilizzare il
collettore di Villar Perosa
che è stato seriamente
danneggiato dal Chisone
a ottobre. Parziale soddisfazione è stata espressa
dalla minoranza nel sentire che «finalmente si
parla dei due progetti,
quello delle centraline e
quello del collettore, come di due realtà separate
anche se molti punti rimangono ancora nebulosi e da chiarire».
Verso l'assemblea della Atl 2 «Montagne Doc»
lavoro comune con il Trentino
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aziont'
»ranni’
jinarei’
irepaif'
Sarà una nuova settimana decisiva
per l’Atl 2 «Montagne doc» dopo l’assemblea convocata per martedì 29;
sarà interessante verificare le posizioni
emerse, come sempre non del tutto
omogenee dei soci, pubblici o privati
che essi siano. Qualche mese fa, al termine di un’assemblea assai tesa e con
molti abbandoni, il presidente Chiabrera arrivò a rimettere addirittura il
suo mandato. Poi l’atto è rientrato ma
l’assemblea di fine maggio potrebbe
sancire una ricucitura dei rapporti oppure una lacerazione.
Intanto si segnalano alcune iniziative
dell’Atl 2. La scorsa settimana è stato
presentato un accordo con la Provincia
m Trento in vista della «Borsa internazionale del turismo di montagna» che si
terrà a Riva del Garda dal 21 al 23 giugno: abbandonando il tradizionale antagonismo, Montagne doc e Trentino
partner in questa che è una
(Ielle più importanti manifestazioni ita"®e; c’erano l’anno scorso 50 espositotiiMtour operators, 350 albergatori.
u l’Atl 2 sta lavorando anche su un
lengetto di «accoglienza floreale» chia
mato «Montagne olimpiche in fiore»; si
tratta, secondo gli auspici di Montagne
doc di una grande operazione di sensibilizzazione alla «fioritura» dei paesi
delle valli Susa e di Pinerolo. 11 21 giugno alla Porta d’Italia a Susa, parchi,
vivai e aziende metteranno in vendita a
prezzi competitivi fiori ed essenze tipiche delle valli e saranno allestite mostre con messaggi formativi sulla migliore gestione degli spazi verdi. Va aggiunto che TAtl ha già dato il via alla
competizione a premi fra Comuni «Comune fiorito, paese accogliente». Questo nella logica che vede da anni assolutamente vincenti i paesi del Trentino
Alto Adige piuttosto che della Valle
d’Aosta dove la piacevolezza del paesaggio trova un eccellente corrispettivo
negli addobbi floreali delle case private. E se un paese fiorito è un bel biglietto da visita, bene ha fatto TAtl a promuovere questo settore, così come fa
da anni la Regione a livello di vivai per
gli alberi forestali. Nel frattempo sarà
interessante verificare il grado di impegno concreto di privati e di Comuni
per l’accoglienza floreale ai visitatori.
Il finanziamento arriva dalla Regione Piemonte
124 milioni per Talluvione
DANIBLAGRIU
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)C0ri"*
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,erü6«
^ELLA seduta del Consiglio comubaie di Prarostino della scorsa setI ®®na è stato comunicato l’arrivo di
I Ifliilioni della Regione Piemonte
I danni provocati dall’alluvione
ci,^® scorso 16 ottobre; il contributo,
' 6 parte di quanto richiesto dal Co
I ^e, sarà utilizzato per ripristinare i
I p Plù critici e urgenti della viabiprevisti in via Codino Delio, at1 te chiusa al transito delle auto
l| cedimento del manto stradale, e
I saranno interessate dagli in
I anche le strade che portano alárgate Rostagni, Milone e Pagnoni,
I ^‘almente bloccate o rovinate da
^6 del terreno.
state approvate dal Consiglio
ile alcune varianti di completaal complesso residenziale in borila Rocco, che prevedono il trasferidell’area edificabile per le tre vil
lette rimanenti nella parte superiore del
villaggio esistente, anziché nella parte
inferiore, su richiesta dei proprietari dei
terreni; inoltre sarà possibile per gli acquirenti di un alloggio poter avere anche la proprietà del suolo abitato, oltre
che il diritto d’uso di superficie com’era
attualmente. Il ricavato dalla vendita
della proprietà del suolo, che resta comunque facoltativo, sarà utilizzato per
integrare il fondo per i lavori di ampliamento della scuola elementare.
In ultimo, ancora un punto all’ordine
del giorno che riguarda la zona Rocco
di Prarostino, dove è prevista la ristrutturazione della piazza della borgata,
con il ripristino della fontana, la realizzazione di un marciapiede e di una scalinata per salire alle scuole e di un parcheggio auto per le stesse; verranno
spostati anche i cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti, che saranno
posizionati in un punto più agevole per
tutti e con un impatto visivo minore.
Alle strutture del Pinerolese
Sopralluogo del
Comitato olimpico
Quella passata è stata
una settimana pinerolese
per il Toroc, il comitato
che si occupa dell’organizzazione delle .Olimpiadi 2006 e per l’Agenzia olimpica organismo
incaricato della realizzazione dei siti olimpici.
Rappresentanti delle due
istituzioni sono giunti
martedì e mercoledì a Pinerolo per un sopralluogo agli impianti del palazzetto del ghiaccio
mentre alcuni tecnici, incaricati dal Toroc, hanno
compiuto un giro esplorativo in vai Chisone per
verificare la possibilità di
interventi sulla viabilità.
«A Pinerolo - dice il
sindaco, Alberto Barbero
- i tecnici dell’Agenzia
hanno analizzato le caratteristiche tecniche
dell’impianto. Nel corso
dell’incontro si è dibattuta la possibilità di rendere accessibile il palazzetto a 5.000 spettatori requisito che però il giorno
dopo, con i rappresentanti del Toroc, abbiamo
ridiscusso manifestando
le nostre perplessità perché il rischio è quello di
creare una struttura difficilmente gestibile a olimpiadi finite».
Sempre negli stessi
giorni una delegazione di
tecnici del Toroc ha percorso la vai Chisone per
un secondo sopralluogo.
«La situazione dei progetti per la viabilità delle
nostre valli - dice Roberto Prinzio, presidente
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca - se vede sicuramente risolto il problema del
superamento dell’abitato
di Porte che la legge per
le olimpiadi finanzia
completamente e la situazione di miglioramento della statale a
monte di Perosa presenta ancora alcuni problemi nel tratto tra Villar Perosa e Perosa. Per questo
i tecnici del Toroc sono
venuti a compiere un sopralluogo in valle».
Il progetto così come
pare essere emerso prevede che la statale, arrivata alla zona villarese
della Boghe, pieghi a sinistra per immettersi
nella provinciale dell’Inverso, opportunamente
potenziata, per poi ritornare nel vecchio tracciato della statale 23 all’altezza di Pinasca. «Il problema di traffico dovuto
alla strozzatura di Perosa
- dice ancora Prinzio non può per il momento
essere risolto, l’intenzione comunque è quella di
migliorare la viabilità
della provincialeper la
vai Germanasca erenderla più sicura».
NELLE CHIESE VALDESI
ANGROGNA— Domenica 3 giugno, al capoluogo,
il culto di Pentecoste sarà in francese, con cena del
Signore.
BOBBIO PELLICE — Domenica 3 giugno, ore
10,30, culto di Pentecoste con santa cena.
PINEROLO — Giovedì 31 maggio, a Torre Pellice
in casa La Montagna, giornata di chiusura dell’attività dell’Unione femminile. Sabato 2, ore 20,45 a
Madonna di Fatima, veglia di Pentecoste. Domenica
3 giugno, alle 10, culto di Pentecoste, con celebrazione della cena del Signore e ammissione in chiesa
di Christian Alvino, Luisella Bounous, Federica
Giai, Silvia Pietrolini, Valentina Riggi. Sabato 9, alle
21, nel tempio, concerto della corale di San Germano a favore dell’associazione Arcobaleno.
POMARETTO — Venerdì 1“ giugno, incontro al
Centro anziani di Perosa.
PRAMOLLO — Domenica 3 giugno culto di Pentecoste con santa cena nel tempio. Da questa domenica i culti si terranno nel tempio.
PRAROSTINO — Domenica 3 giugno, Pentecoste,
alle 10 nel tempio di Roccapiatta culto con santa cena. Partecipa la scuola domenicale e la corale. Si
prosegue con la visita del Rifugio Carlo Alberto. Da
domenica 3 fino a sabato 16 il pastore Ruben Vinti
sarà assente: per qualsiasi necessità rivolgersi
all’anziano del quartiere.
SAN GERMANO — Viene organizzato un viaggio
in Sicilia nei giorni 15-25 aprile 2002; il viaggio si
realizzerà solo se si raggiungerà il numero di 45-50
iscritti. Per informazioni rivolgersi al pastore Deodato, 0121-58614.
VILLAR PELLICE — Domenica 3 giugno, alle 10,
nel tempio, culto con cena del Signore, predicazione del pastore Daniele Garrone, partecipazione della corale di Bobbio-Villar Pellice, alle 12,30, pranzo
comunitario nella sala polivalente (adulti lire
20.000, bambini fino a 10 anni 10.000), nel pomeriggio giochi, lotteria, pacchi sorpresa.
CON VQl TUTTI I GIORNI
RADIO
BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200-96.550, Tel. 0121-954194
redazione.rbe@tpellice.tiscalinet.it
A colloquio con due studentesse del liceo scientifico di Pinerolo
«Insegnateci ad affrontare i problemi»
ALBERTO CORSAMI
CRESCERE è una necessità per la quale
non basta l’amica del
cuore, né il gruppo, né la
classe né i genitori, ma
ognuna di queste componenti deve fare la propria parte. Sono parole
da addetti ai lavori, ma io
le sento dai soggetti coinvolti tutti i giorni in
queste contraddizioni. II
delitto e il suicidio di
fronte al liceo scientifico
di Pinerolo hanno pervaso, come era inevitabile,
l’ambiente degli studenti, che si sono trovati tra
lo smarrimento e il bisogno di confrontarsi. Ma
da loro emerge anche un
problema più ampio, che
è la necessità di confrontarsi in generale con altre
generazioni. Di questo
parliamo con due studentesse del liceo scientifico, a cui diamo i nomi
scelti da loro, Claudia e
Sara, 16 anni. Alla scuola
affiancano il lavoro giovanile e con i più piccoli
nella parrocchia cattolica (in un Comune delle
Valli), e si ritengono fortunate di poter «fare riferimento a un gruppo», o
meglio ancora a più
gruppi su cui si incardinano vari «spezzoni»
dell’esistenza, che coesistono con le amicizie più
autentiche.
La partenza è la consapevolezza, sopraggiunta
alTimprovviso, che vicende di cui si parla come lontane da un giorno
all’altro toccano la tua
città, la tua scuola, per
alcuni la classe e le amicizie dirette. Hanno discusso fatti di cronaca
con protagonisti degli
adolescenti, hanno discusso di Novi Ligure, si
sono divisi fra chi ritiene
i protagonisti della vi
cenda individui particolari e chi li considera attori di un copione che
poteva coinvolgere altri:
«Dal momento - dice Sara - che i casi di violenza
si sono ripetuti, non sappiamo se siamo di fronte
a una nuova malattia,
ancora tutta da scoprire,
oppure se chiunque possa commettere fatti del
genere». Claudia propende per questa ipotesi, e la
motivazione starebbe
nella società. Intanto
perché, concorda Sara,
«questa società e i giornali fanno sapere sempre
tutto; circola più violenza di qualche anno fa, si
rischia di essere trascinati dai tg come dai film o
dai cartoni, e soprattutto
si sta perdendo la capacità di prendere le distanze da ciò che si vede». Ancora più esplicita
Claudia, che usa un verbo significativo «La tv ti
serve violenza a tutte le
ore, e alla fin fine questo
azzera la sensibilità...» e,
prosegue l’amica, «ti porta a dare troppo poca importanza alla vita».
Chiedo chiarimenti.
Sara: «Di fronte a delle
difficoltà c’è chi può arrivare a pensare di uscirne
con una pistola. Non che
questo avvenga sempre,
ci mancherebbe, ma già
il solo fatto di pensare
come ipotesi che una
possibile soluzione sta
nel far fuori una persona...». E qui i puntini sospendono il giudizio: mi
interessa dirottare sul
perché di questo ricorso
ai «mezzi drastici». Dice
Claudia: «Invece di cercare di risolvere i problemi si cerca di evitarli, come dire che quel che non
ci piace si può spegnere:
ma nei rapporti con le
persone questo non si
può fare». A volte, addi
rittura, il problema viene
negato, nel senso che
non ci si capacita di un
risultato mancato, di un
brutto voto. Claudia: «Ci
sono quelli che non si
pongono mai problemi,
non ne hanno mai affrontati, e se per caso si
beccano un’insufficienza
in un compito in classe
restano tramortiti: allora
chiedono ai professori se
non era viziato il testo di
partenza, se non è il caso
di annullare la prova e ripeterla: ritengono di essere a un determinato livello, e non tollerano il
minimo declassamento».
Ecco una delle ricadute
(forse non Tunica) della
competitività esasperata;
ma da dove viene questo
modo di affrontare, \)
meglio non affrontare i
problemi? «Non è solo responsabilità di noi adolescenti - chiarisce Sara -:
spesso i genitori cercano
di risolverti tutti i problemi poi, a un certo punto,
la loro guida ti manca e ti
trovi di colpo a doverteli
gestire: i genitori non ti
insegnano a cavartela da
solo nella vita quotidiana, c’è chi a 18 anni non è
in grado di cuocere la pasta; e soprattutto c’è chi
alla nostra età non sa che
ogni bene è costato del
lavoro, che i soldi vanno
guadagnati». «Purtroppo
alcuni di noi - riprende
l’amica - quando parlano
dicono in sostanza “io, io,
io e ancora io. Poi, ci sono gli altri’’». «Anche una
insegnante - aggiunge
Sara - ce lo dice: ci si ferma troppo a noi stessi, al
massimo si arriva al vicino di banco». Giusto, ma
basta la voce di una professoressa, se non si introietta una visione di relazione con gli altri a ogni
respiro che facciamo? bastano l’esempio, l’ammo
nimento autorevole, il
predicozzo?
Non bastano. Sara, a
metà tra la previsione e
l’esperienza degli amici:
«Di colpo, poi, ti trovi ad
avere vent’anni e ti accorgi che i problemi che hai
avuto fin qua, dalla riuscita a scuola al ragazzo
che ti ha piantato, sono
da ridimensionare, ce ne
sono di più importanti.
Abbiamo bisogno che
qualcuno ci insegni a non
sminuirli, perché quando
li viviamo ci stiamo male
davvero, ma anche a non
considerarli più di quel
che sono». Claudia: «Tante volte si sente dire: è arrivato a questo punto
perché nessuno Taveva
mai ascoltato. Ma forse,
in alcuni casi, c’è stato
chi ti ha ascoltato troppo
e ha sempre provveduto
per te». Provvedere, allora, dovrebbe significare
qualcosa di diverso: non
aiutare a fare lo slalom
tra i problemi, ma irrobustire la conoscenza di sé e
delle possibili relazioni
con gli altri, la fiducia
nelle proprie risorse e in
quelle che derivano da
chi ci sta intorno. Ma siamo certi che solo gli adolescenti abbiano questa
necessità?
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^ldesi
venerdì lociucy,.,,
SPORT
FESTA DELIO SPORT
Compie vent’annì la
Festa dello sport organizzata dal 3S Luserna,
ormai sempre più festa
pinerolese (per la varietà
di sedi di gara) e internazionale,(per la quantità e la qualità di giovani ospiti dai paesi dell’Est europeo). Domenica scorsa la manifestazione ufficiale, con il
grande raduno delle delegazioni e delle squadre
al complesso sportivo Alpi Cozie finalmente inondato dal sole. Nei
giorni precedenti in Comune c’era stato il ricevimento delle delegazioni
politiche e commerciali
della Slovacchia e dell’ex
Jugoslavia. Per andare al
concreto della manifestazione sportiva riportiamo gli esiti dei tornei.
Nella pallavolo 11“
memorial «Ferrazza», assoluti femminili, nella finale il VbC Pinerolo ha
battuto il 3S per 3-0
mentre la finale 3“-4° posto è stata vinta dal Nok
Niksic (Montenegro) per
3-0 sulla Pallavolo Pinerolo; 5“ posto per Prievidza che ha superato
Svolen per 3-0. Nella categoria assoluta maschile
1“ 3S, 2" Villar Perosa e 3“
One Soft Prievidza. Il trofeo Monviso under 15
maschile ha visto prevalere il Noicom Alpitour
davanti al Chisola volley
e 3S. Infine per il torneo
Giocavolley Monviso under 13 femminile ha vinto il Porte davanti a Orbassano, 3S Pinerolo e
Pallavolo Pinerolo.
Per la pallamano il trofeo Cavourese, finale regionale del trofeo Topolino, under 19 maschile, è
stato vinto dal Città Giardino di Torino, davanti ai
Regio Parco e al 3S Luserna. Per il medesimo
trofeo, a livello under 14
maschile, parti invertite
per i primi due posti, con
il Regio Parcvoa vincere
davanti al Città Giardino;
sempre terzo il 3S Luserna, mentre nell’under 14
femminile ha vinto il 3S
Pinerolo davanti ail’Atletica Pinerolo.
Nel tennis unica vittoria delle squadre straniere: la coppia di Prievidza
Danko Juraj e Danko Branislav ha vinto contro Luserna e Libardoni del
Tennis club Alpi Cozie.
Le «Miniolimpiadi» a Porte
I «Giochi» di valle
Si svolgerà negli impianti sportivi portesi, ripristinati dopo l’alluvione
di ottobre grazie anche
all’intervento finanziario
della fondazione Specchio dei tempi e del Tg5,
la dodicesima edizione
dei «Giochi olimpici di
valle» che si terrà nei
giorni 1“, 2 e 3 giugno. La
manifestazione, che vedrà sfidarsi in varie discipline sportive circa 800
giovani con un’età compresa fra i 6 e i 14 anni
Uutti provenienti dalle
valli Chisone e Germanasca), sarà inaugurata il 1“
giugno, alle ore 20,30, agli
impianti sportivi di Porte
quando è previsto l’arrivo
delle due «fiaccole olimpiche» che dovrebbero,
dopo essere partite rispettivamente da Prali e
da Pragelato e aver percorso per intero le valli
Germanasca e Chisone,
giungere negli impianti
per la cerimonia di accensione del tripode olimpico a cui seguirà una
esibizione della banda
musicale sangermanese.
Le gare vere e proprie
poi cominceranno solo il
giorno successivo alle
ore 8,30 e continueranno
anche la domenica fino
alla cerimonia di chiusura che si terrà alle ore 18.
Rassegna musicale a Torino
Ritorna «Occitanica»
DANIELA CRIU
Ritorna ai parco La
Tesoriera a Torino,
in corso Francia 192, la
rassegna musicale «Occitanica», da giovedì 31
maggio fino alla domenica 3 giugno. La manifestazione è organizzata
dal Folk Club di Torino e
dalla Circoscrizione IV,
con la collaborazione
dell’associazione Espaci
Occitan. Anche quest’anno «Occitanica» proporrà
al pubblico una serie di
concerti, a ingresso libero, di musica occitana e
non, con suoni e ritmi
che spaziano dalla Provenza al Piemonte e oltre. Si inizia giovedì 31
maggio alle ore 21, con
«Viatice en Occitania»
con la regia di Sergio Berardo dei Lou Dalfin; venerdì 1“ giugno è la volta
del gruppo svedese degli
Svari Kaffe, che proporrà
musica scandinava. Sabato la manifestazione
inizia già dal primo pomeriggio, con una competizione musicale di organetti, ghironde e danze
e con l’esibizione del Wadumbah Dance Group,
gruppo di origine australiana che eseguirà musiche e danze tradizionali
aborigene e che ha partecipato anche all’incontro
dei suonatori «dijeridu» a
Cavour la scorsa settimana. Ancora sabato,, alle
21, ballo folk con danze
in compagnia del gruppo
francese dei Dedale.
«Occitanica» si conclude domenica: il pomeriggio sarà dedicato alla
competizione tra strumenti, seguirà il concerto del gruppo pinerolese
«Calhiolait»; alle ore 18
musica con il duo francese Oller e Lasalle e infine, alle 21, ballo folk con
i «Trencavel», ancora
provenienti dalla Francia. La manifestazione
sarà seguita via etere anche da Radio Beckwith
Evangelica, radio ufficiale del festival occitano,
con interviste e collegamenti telefonici dal parco di Torino.
BIBSÄlÄiS
Nel minibasket, memorial «Leo Sgobbi» primo posto per l’Artena
Torino, 2“ per la Libertas
Moncalieri e 3" per la Libertas San Mauro.
La XX Festa dello sport
prosegue giovedì 31 maggio con la giornata dello
sport a Bricherasio, con la
24 ore di pallavolo il 9 e
10 giugno alla palestra Alpi Cozie di Luserna San
Giovanni e con il torneo
misto di pallavolo a coppie domenica 24 giugno
alla conca del Fra.
TENNIS TAVOLO
Dopo le finali di campionato italiano della
scorsa settimana a cui
hanno partecipato con
esito positivo i due gio
vanissimi della Polisportiva vai Pellice Paolo
Geuna e Matteo Pontet,
domenica prossima a
Torino si svolgerà il Criterium finale Grand prix
giovanile: alla manifestazione partecipano i
migliori atleti dell’anno a
livello regionale nelle
singole categorie. Sono
ben sei i giovani della
Valpellice che si cimenteranno nella gare di domenica 3 giugno e più
precisamente nell’under
21 Mauro Cesano e Simone Odino (che parteciperà anche alla juniores maschile), Alessandro
Bosio fra i Ragazzi, Paolo
Geuna e Matteo Pontet
fra i Giovanissimi e Cristina Chiri fra le Ragazze.
APPUNTAMENTI
31 maggio, giovedì
PINEROLO: Alla scuola comunale di danza, fino al 3
giugno, rassegna di danza con la compagnia Teatro
Nuovo, la scuola comunale danza di Pinerolo, il liceo
artistico Coreutico, l’Accademia regionale di danza.
SAN SECONDO: Nel cortile della scuola media, alle
21,30, i ragazzi presentano «Il barbiere di Siviglia».
1“ giugno, venerdì
VILLAR PELLICE: Fino al 30 giugno, nei locali del
museo Crumière, mostra «Il lupo», aperta il sabato
ore 16-18 e 20-22, domenica 9,30-12 e 14-17.
PINEROLO: Alle 21, al Centro sociale di via Bravo,
incontrò su «L’alternativa, osare il futuro».
2 giugno, sabato
VILLAR PELLICE: Concerto nel tempio del coro
Fihavanana e del coretto di Villar-Bobbio, presentazione del gruppo multiculturale Cevaa, alle 21.
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle 21, concerto del
coro «Marmolada» di Venezia, presentato dal coro
«Les harmonies».
PRAROSTINO: Alle 21, alla pista coperta del capoluogo San Bartolomeo, concerto dei gruppi Minerva,
Quasar, Radio Freccia. Ingresso libero.
POMARETTO: Nel tempio, alle 21, concerto della
banda con la fanfara di Avully.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella sala Paolo Paschetto
del Centro culturale valdese, inaugurazione della mostra dello scultore Mario Gallina dal titolo «Antologica», fino ai 24 giugno, aperta giovedì, sabato e domenica ore 15-18, e gli altri giorni ore 14,30-17,30.
3 giugno, domenica
TORRE PELLICE; Alla sede del distaccamento dei
vigili del fuoco di Torre Pellice, in via Peliico, seconda
edizione di «Pompiere per un giorno»; dalle 9 visita
alla caserma, giochi e simulazioni, alle 12,30 pranzo;
nel pomeriggio ancora simulazione e giochi.
FENESTRELLE: Al forte San Carlo, alle 11, concerto
del gruppo corale «Marmolada».
5 giugno, martedì
TORRE PELLICE: Fino al 30 giugno, nell’atrio del
Centro culturale valdese, è visitabile la mostra <<Agape. Centro ecumenico».
8 giugno, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi collettivi nella
sede dell’Avis, via Roma 4L
notturna prefestiva,"wP
telefono 800-233111 *
Viaggio di studio nel Biellese organizzato dalla rivista «La beidana»
Piedkavallo, fra eredità eretica e picapere
MARIA ROSA FABBRINI
SIAMO in viaggio con
«La beidana»: anche
quest’anno la rivista, con
il Centro culturale, si è
trasformata domenica 20
maggio in un «tour operator» per portare una
cinquantina di valdesi
dentro il protestantesimo
biellese, dal XIII secolo ai
primi del Novecento. Valle del Cervo, Prealpi biellesi. Sullo sfondo, il cielo
a tratti sereno lascia intravedere il passo da cui i
Walser, provenienti da Issime nella valle del Lys,
raggiunsero questo scorcio di Piemonte. Saliamo
costeggiando il torrente,
lungo una strada che porta ancora i segni della furia alluvionale di ottobre.
Nella bassa valle, gli
stabilimenti cupi dei cappellifici sorti con la prima
industrializzazione: poi
una nicchia: Rosazza, il
paese dei muratori che
fecero fortuna, divennero
impresari, costruirono
belle case, simbolo del
nuovo benessere, e inserirono nel paesaggio una
architettura in contrasto
con la semplicità degli altri insediamenti disseminati lungo il Cervo. Infine, l’alta valle: altra faccia della classe operaia di
fine Ottocento: quella dei
muratori, dei picapere,
dei selciatori che preferivano spaccarsi la schiena
e rinsecchirsi i polmoni
estraendo e lavorando la
sienite, la pregiata pietra
locale, pur di non rinchiudersi nelle fabbriche.
Le loro donne rimanevano a casa per i lavori familiari e un’agricoltura di
mera sussistenza. Durante il periodo estivo portavano i pesanti bagagli del
villeggianti, oppure gerle
colme di pietre, calce, cemento per la costruzione
delle case. Una povertà
eroica, tragica, ma non
sottomessa: uno dei pri
mi scioperi fu proprio
queUo delle portatrici.
A partire dagli Anni 70
dell’Ottocento, i valdesi
che si erano trasferiti
nella valle del Cervo per
lavorare nei cappellifici
di Andorno, venivano visitati periodicamente dal
pastore Revel di Ivrea.
Due erano le comunità
evangeliche della parallela valle Elvo: quella dei
Fratelli, a Graglia, e quella dei valdesi a Pollone;
gruppi di simpatizzanti
si erano formati anche a
Cavagiià e a Cándelo. A
Piedicavallo la situazione era piuttosto movimentata. Da un lato vi
erano i contatti con i colporiori e la testimonianza dei valligiani che, tornati dalla Svizzera e dalla
Germania, confermavano la possibilità di vivere
in modo diverso il cristianesimo. Dall’altro,
c’era l’ostilità della popolazione alimentata dal
parroco che, con le sue
posizioni intransigenti e
persecutorie nei confronti degli «eretici», suscitava non poco malcontento.
Cominciarono le conversioni e, a differenza di
Graglia dove le donne rimanevano cattoliche, a
Piedicavallo interi nuclei
familiari diventarono valdesi. Ben presto la comunità decise di istituire
una scuola di istruzione
laica e si rivolse alla Tavola per avere una maestra. Nel 1888, proveniente da Luserna, arrivò
Elisa Goss che dopo poco
sposò Cesare Jon Scotta:
la loro casa divenne il
centro animatore della
comunità. La costruzione
del tempio iniziò nel
1893 e terminò due anni
dopo: molti artigiani della valle diedero la loro
opera gratuitamente. Gli
effetti dell’emigrazione,
che spopolò la zona intorno al 1910, si fecero
La conferenza di Gustavo Burat
sentire anche nella chiesa: la comunità valdese
fu ridotta a un numero
esiguo di persone. Dal
1922 il tempio venne utilizzato raramente e il
centro si spostò a Biella.
Terra di cattolicità radicata, il Biellese ha sempre reso vita difficile agli
eretici. La storia di Fra
Dolcino rappresenta la
testimonianza più drammatica. Ma quello era il
tempo dell’Inquisizione,
dei roghi e della repressione cruenta. Nell’Ottocento, un clericalismo
rancoroso incitava a contrastare gli eretici lanciando appelli dai giornali che assumevano toni
di vera e propria crociata.
Su Biella cattolica del 15
maggio 1895, troviamo
inviti espliciti. «Sono poche settimane che ebbero luogo a Cándelo le Sacre Missioni e con tanto
concorso di popolo: e ora
si permette a un nemico
della propria fede di venire in casa e insultare
ciò che si ha di più caro
e a predicare la ribellione a Cristo e alla Chiesa...
Sappiamo di paesi, in anni addietro, dove al presentarsi di un predicatore
di eresie si fece un chiarivari, un fracasso tale con
campanelli, con fischi,
con casse da petrolio che
non lo si lasciò parlare...
Così si ha da fare a Can
delo e dappertutto ove il
protestante si presenti...
Non si dica che ci deve
essere libertà per tutti.
L’errore come il vizio, come l’avvelenatore, non ha
dei diritti. Solo la verità
ha diritto di farsi valere e
di respingere ogni attacco. Questa licenza che si
prendono i protestanti, se
non vi provvede il governo, deve essere frenata
dal popolo».
Per tornare alla cronaca, dobbiamo dire tutto il
calore che la comunità
valdese di Biella ci ha riservato, a partire dal culto tenuto dal pastore Jonathan Ferino e continuando con Tavo Burat,
preziosa e inesauribile
voce narrante della giornata. Nel pomeriggio,
la passeggiata al monte
Massaro da dove partì
l’attacco finale contro gli
Apostolici, rifugiati sul vicino monte Rubello, che
si concluse con la cattura
di Dolcino e Margherita,
il 23 marzo 1307. Un cippo collocato nel 1974 dal
Centro studi dolciniani,
ha sostituito l’obelisco distrutto da un’esercitazione militare nel 1927.
Ridiscesi al piazzale
della Bocchetta di Margosio, splendida balconata sul gruppo del Monte Rosa, la moglie del pastore ci ha sorpresi con le
sue ottime torte.
GUARDIA FARMACEull
(turni festivi con or^^l
DOMENICA 3 GIUGNO
Campiglione: Simondi.*
Luserna telefono 590613 **
Villar Perosa: De Paoi..
Nazionale 29, tei. 510173^
Pinerolo: Balchet - p.zg
Donato 46, tei. 322723 ^
ermierbiÌ
i HictrrtH:
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presso i distreffl*
SERVIZIO ELIAMBULA<à
telefono 118
CINEMA I
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha inpr„.
gramma giovedì 31 e venerdì 1“ giugno, ore
21.15, Domani con Valerio Mastrandrea; sabato
2, ore 20,10 e 22,20, domenica 3, ore 15,45,18
20,10 e 22,10, lunedi!,
ore 21,15, La mummia,il
ritorno.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in prògramma, venerdì 1° gi^.
gno, ore 21,15, La ville
est tranquille: sabato 2,
ore 21,15, Miss detective;
domenica 3, ore 16,30, '
18,45 e 21,15, lunedì,
martedì e giovedì, ore
21.15, La mununia,ilritorno.
PINEROLO — Lamultisala Italia ha in programma, alla sala «2cento» Il sapore della vittoria: sabato e domenica
pomeriggio PokémonS.
Alla sala «5cento»vain
visione Pearl Halbor.
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trappe
trance!
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canipa
ne foni
simisti
natura
è 'buo
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dur^ui
nate in
Gran finale del Cantavalli, sabato 2 giugno
all’auditorium dèi liceo
scientifico di Pinerolo,
con una mitica band iiiglese, trent’anni di attività, dischi nella «top
ten», tour in tutto il mou
do: gli Strawbs, capitanati
da Dave Cousins, in versione acustica, tre voci e
tre chitarre per un concerto che ripercorre una
gloriosa carriera ma guarda anche in avanti, verso
un folk d’autore pieno di
inventiva e genialità. Ore
21,15, lire 15.000.
Hanno da poco festeggiato i trent’anni di attività con un grande con- ì
certo nei pressi di Lon-i
dra contenuto nell’ulfr |
mo Cd live, «The Straw |
Complete». La band cn*
ha annoverato tra le snj
file artisti del calibro di i
Sandy Denny e Rich'^*' I
care il
creazic
rendai
mutuo
venza
dui». ]
mette
lattere
ta anp
quella
«La re
direni
rienza
affidai
tazior
quelli
deteri
della C
keman, torna «on
road» in versione acush ^
ca, voci e chitarre, Dsn
Lambert e Brian WiHoJ'
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eclettico e geniale.
INFORMAGIOÀ^
VALPELLICE
Piazza Partigiari* a
Luserna S. GiovanP^l
012D902603 ®
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sport, scuola, lavori |
musica, viaggi*
tempo libero
Lunedì e venerdì
7,
9.
15
PAG. 15 RIFORMA
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Sdinando Adornato (oggi
Balista di Avvenire) e
Ì si propone l’incontro
ìtale tra laici e cattolici,
«Wa nel numero di
;Ì-maggio unlntemsta
I card. Cristoph Schon
W arcivescovo di Vienna,
denuncia da parte del'Európa di oggi una certa
ideologia dell’innocenza».
^edo che il presupposto
ner il riconoscimento di una
Ua-dice il prelato-sia
raopresentato dalla conosci del perdono. In un
mondo in cui non si sa più
nulla del perdono, meno
che mai del perdono di Dio,
la colpa non può più essere
riconosciuta». E più avanti
SchSnborn indica nei gesti
del papa una rottura: «Il Papa non ha continuato a utilizare l’antica strategia della Chiesa, della Chiesa ufficiale, anch’essa prigioniera
in fondo dell’ideologia dell’innocenza». Nello stesso
fascicolo Adornato discute
con il politologo Gian Enrico Rusconi del famoso «Come se Dio non ci fosse» e
delle sue ricadute sulla laicità e la politica. Nel contrapporre l’Illuminismo
francese (finito malamente
in autoritarismo) a quello
an^osassone, il primo scrive:«! padri fondatori americani partivano da una visione fondamentalmente pessimista, ma realista, della
natura umana. L’uomo non
è “buono” per natura. Nessnnprogetto sociale può
diaque proporsi di ripristinare inesistenti purezze prim^nie. È meglio (...) applicare il proprio ingegno alla
creazione di istituzioni che
rendano agevole, tramite
mutuo contratto, la convivenza pacifica degli individui». L’interlocutore ammette la differenza (e il carattere vincente della cultura anglosassone rispetto a
quella giacobina), ma dice:
«La religione cristiana che
diventa “civile” nell’esperienza americana è quella
affidata alla libera interpretazione del credente, non
quella autoritativamente,
determinata dalla dottrina
della Chiesa cattolica (...)».
«Fui malato...» e mi curaste
25 maggio, un convegno sul
tema: «Nuovi rapporti tra
operatori e pazienti nella
realtà ospedaliera», con lo
scopo di dare a operatori diversi, pazienti e persone interessate la possibilità di confrontarsi su quanto si fa e su
quanto si dovrebbe ancora
fare per migliorare il rapporto
del paziente con la cura, l’istituzione, il personale e per
riformulare i rapporti dal
punto di vista degli stessi
operatori. Quali ruoli sono da
riconfigurare e quali elementi
sono da approfondire? L’autonomia della persona come
principio base, in che modo
può essere riconosciuta? Che
cos’è in pratica il diritto della
persona a essere accuratamente informata? Fino a che
punto il consenso agli atti
medici è veramente informato e consapevole? La scelta
degli esami diagnostici e degli
interventi terapeutici è particolarmente difficile nel caso
di malattia terminale: quali
sono gli interventi di diagnosi
e cilra doverosi e che cosa invece si deve considerare futile
e pertanto evitare?
Il nostro giornale tornerà
sui risultati di questo importante convegno che ha avuto
il patrocinio della Regione
Piemonte, della Provincia di
Torino, della Città di Torino,
della Federazione italiana di
Medicina generale e che ha
visto una partecipazione, nel
prestigioso Centro congressi
di «Torino incpntra», di circa
120 personé^tra personale
medico, infermieristico e amministrativo in particolare degli ospedali evangelici e pub
blici del Piemonte. Particolarmente rappresentato il personale dell’Ospedale valdese di
Pomaretto che da un anno si
è avviato sulla strada del confronto e di un più corretto
rapporto con la soggettività
della persona-paziente (vedi
Riforma, del 2 febbraio, p. 11).
La comunicazione
Tutto il convegno è ruotato
intorno al problema della comunicazione tra i diversi soggetti della realtà ospedaliera: infatti siamo solo agli inizi
del cammino che porterà la
persona-paziente, e i suoi familiari, a ricevere un’informazione corretta, completa,
comprensibile e non sbrigativa e brutale della propria situazione di malattia. Oggi
troppo è lasciato alla buona
volontà e al tempo libero del
medico o del personale infermieristico. E d’altra parte non
è detto che la persona-paziente e i suoi familiari siano
in grado di comprendere o
vogliano veramente comprendere la situazione, la diagnosi e la prognosi, la terapia
adottata. Infatti non è raro
che i pazienti e i loro familiari
in realtà chiedano all’istituzione ospedaliera, soprattutto quando la situazione appare grave, di tenere in piedi
una «decente menzogna»,
cioè di essere assistiti e rassicurati senza che sia necessario conoscere la verità della
situazione; non è raro che di
fronte alla richiesta del consenso a un determinato trattamento, il malato e suoi familiari deleghino tutto al medico e all’istituzione sanitaria.
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15. 10125 Torino
Pubblichiamo l’elenco
delle offerte a favore dell’Enofa, l’Associazione dei
mutilati di guerra eritrei che
sostiene le cooperative dei
mutilati-panettieri di cui abbiamo già più volte dato notizia. Vi proponiamo di continuare ancora a sostenere
questo progetto per un po’
di tempo poiché il numero
dei mutilati è grande e grande è anche il bisogno di aiuto da parte di queste popolazioni stremate da anni di
guerra spietata: un’iniziativa
che il fràtello Teklay Ridane
definiva nella sua lettera del
16 febbraio scorso «impegno
umano e nobile», (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN MARZO-APRILE
£ 100.000: Odette Eynard
Balmas; Mirella Argentieri
Bein.
£ 50.000: Ida Martinat.
Totale £ 250.000
Totale precedente:
£ 1.720.002
spese ccp: £ 2.000
Imposta bollo: £ 27.000
Incassa: £1.941.002
Passatempo
(D. Mazzarella)
"«zontali
Alle origini della loro
7 X* ^ John Wesley
■ Materide per la fabbricali «One di scarpe e borse
®olo menziona questo
«mistero ricordando
ebe della Chiesa di
'-«ncrea
12. Lo si dice di amici molto
stretti e affiatati
13. Lo diedero a bere a Gesù
in croce
14. Guida spirituale buddista
16. Rifugio per animali
17. Profeta del tempo del re
Davide
18. Aperto... in inglese
19. Ricevuta, ottenuta
20. Divinità egizia
21. Ribellate, rivoltate
23. Risponde a tutti
25. Il popolo eletto, detto alla maniera ebraica
26. Profeta discepolo di Elia
27. Pari in Mosè
Verticali
1. La Bibbia dice che l’unico tra Dio e l’umanità è
Gesù Cristo
2. Altro modo di dire provenzali
3. Famoso quello di Milano
4. Atomi che hanno perso
o guadagnato elettroni
5. Si occupa della preparazione dei materiali per la
Scuola domenicale
6. Quella del caffè è detta
anche torrefazione
8. Altro nome dell’apostolo
Bartolomeo
10. Inadeguato, non all’altezza
11. Paolo vi trovò un altare
dedicato al dio sconosciuto
14. Nobilita l’uomo
15. L’evangelista del sermone sul monte
17. Ceste di vimini usate per
pescare
22. Noiosa senza pari
24. Nel sole
Se si vuole un cambiamento, è necessaria la collaborazione delle due parti coinvolte, certamente, ma non possiamo nascondere che una
responsabilità particolare
spetta all’istituzione ospedaliera che, in questa situazione, è il «soggetto forte» di
fronte al paziente e i suoi familiari che sono il «soggetto
debole». A tutta l’istituzione
ospedaliera, non solo ai medici, deve essere richiesta non
solo competenza professionale rigorosamente applicata,
ma anche corretta e completa
informazione, sensibilità umana, sostegno emotivo e
aiuto strumentale in modo da
creare quella «relazione terapeutica» di cui oggi tutti avvertiamo il bisogno.
Eugenio Bernardini
E noto che l’alfabeto deve il
suo nome alle prime due
lettere dell’alfabeto greco antico; alfa e beta (a, b). Non è invece altrettanto noto quanto
sia entrata nel nostro linguaggio la terza lettera di tale alfabeto: la G (gamma) che si pronuncia Gh. Noi la ritroviamo
perfino nelle espressioni riguardanti cose modernissime e di
tecnologia avanzata, per esempio le auto: «L’intera gamma
dell’Alfa Romeo», oppure «venite a esaminare la gamma dei
nostri computer...» e via dicendo. Gamma ha dunque assunto
i significato di «lista, elenco,
serie», ed è d’uso normale più o
meno per tutti i parlanti. Per
quale motivo tutto ciò è accaduto? Grazie alla musica.
Ed ecco come. Nel Medioevo le note musicali non avevano i nomi attuali (do,\e, mi,
ecc.), ma erano indicate con le
lettere dell’alfabeto: A (la), B
(si), C (do), D (re), E (mi), F
(fa), G (sol): queste lettere
(maiuscole) indicavano le note
intonate dai «bassi» nei cori
(oppure l’ottava bassa delle tastiere); le note intonate dai
«tenori» erano scritte minusco
le: a, b, c, d, e, f, g, mentre erano doppie quelle intonate dai
ragazzi (che sostituivano le
donne nei cori ecclesiastici,
che allora erano gli unici cori
«colti»); ecco dunque aa, bb,
cc, dd, ee, e basta, perché i ragazzini più in alto del nostro mi
non andavano con la voce!
Quando ci si accorse che in
realtà i «bassi» potevano cantare una nota più bassa della A
(la basso), cioè un sol, lo chiamarono «gamma» per distinguerlo dagli altri sol (G, g) e la
parola gamma, che indicava
inizialmente la prima nota di
questa scala musicale, finì per
dare il nome all’intera scala: ecco nascere la gamma musicale.
Dall’idea di una gamma, o serie,
o elenco, o lista in musica,
all’idea di una gamma, o serie,
in tanti altri campi, il passo era
breve. Abbiamo visto dunque
un chiaro esempio di come la
musica abbia potuto interferire
con il linguaggio di tutti i giorni e date un contributo (e ce ne
sono stati non pochi altri)
all’arte della comunicazione,
che spesso noi pratichiamo senza ben renderci conto deU’origine delle nostre espressioni.
I POSTAI
■ Musica
senza barriere
Su invito della diocesi di
Susa, il 21 aprile ho partecipato alla cattedrale di Susa al
concerto per organo del
maestro Luciano Fornero,
docente di Organo e composizione organistica al conservatorio «G. Verdi» di Torino.
Alla presenza delle autorità
religiose e politiche della
città, con questo concerto è
stato inaugurato il prezioso
organo della cattedrale, prezioso gioiello del 1889 costruito da Carlo Vegezzi Bossi e recentemente restaurato.
Nella serata, dedicata alla
musica organistica di ]. S.
Bach, il maestro Fornero, oltre a fornirne delle ottime interpretazioni, ha anche sottolineato il grande contributo che Lutero diede alla musica all’inizio della Riforma
nel XVI secolo, contributo ripreso più tardi da Bach.
Mentre ascoltavo con profonda attenzione il dolce
suono di questo strumento
di valore, ho ricordato il concerto di canti della tradizione
valdese e riformata che, nel
febbraio del 1997, in occasione dei campionati mondiali
di sci alpino a Sestriere, la
corale evangelica di Torino
tenne nella stessa cattedrale
riscuotendo un indimenticabile successo. Il 21 aprile il
maestro Fornero era poi aiutato alla consolle dall’organista titolare della cattedrale di
Susa, maestro Mariano Martina, diplomatosi al conservatorio di Torino e allievo di
un maestro di canto e musica d’organo all’Istituto musicale di Pinerolo, il valdese
Claudio Morbo. Non mi sono
dunque sentito isolato, in
quel magnifico concerto: so
che la musica non conosce
barriere e che la cultura musicale si trova sopra tutte le
nostre prerogative.
Ivo Blandino
Sant’Antonino di Susa (To)
Personalia
Il 14 maggio Flavio Fasulo ha
conseguito presso l'Università
di Milano, con votazione 110/
110, la laurea in storia discutendo la tesi su «I pastori evangelisti valdesi dal 1860 al 1902»
(relatore prof. Grado Merlo);
gli giungano i rallegramenti
più vivi della famiglia e della
comunità di Bergamo.
^ Metodo
nonviolento
A mio avviso Emma Bonino non ha provocato. Ha risposto a modo suo, non violento, alla provocazione persistente del silenzio su problemi essenziali su cui è calata l’indifferenza. Trovo che
non dovremmo essere fieri
del risultato delle votazioni.
Che Emma Bonino sia passata come un’ombra non è certamente motivo di gloria per
l’Italia. Lei non ha dato fastidio come gli scioperi che
creano tanti disagi a tanta
gente; questi sì, sono degli
scioperi violenti.
Io ho cercato di fare il parallelo con Gesù, che si ha
troppo l’abitudine di esclu
dere dalla nostra esperienza
giornaliera. Questo potrebbe
essere un salutare esercizio di
riflessione. Anche Emma, come Gesù, aveva a cuore il bene di tante donne, di tanti
malati, di tanti sofferenti e si
vorrebbe buffone quest’unica
pagina di altruismo? Se in
questo mondo, sempre più
aberrante, esiste ancora qualche cosa di puro e di nobile,
lo dobbiamo a personalità
come queste. Anche Gesù era
e fu solo. Ma è dalla semenza
dei martiri che si moltiplicheranno quei perdenti che considerano la vita dello spirito e
l’esistenza dell’abnegazione
ben più importante che non
la corsa sfrenata a quelle ricchezze, superiori alle nostre
necessità.
Lucietta Tenger-YiWax Pellice
I PARTECIPAZIONI I
Il 5 marzo è mancata
Perfide Elsa Stroppiana
di 75 anni
una zia che non conoscevamo
abbastanza.
Nel suo borgo di Torino dove
viveva da 50 anni le persone la
ricordano come una parte spirituale di loro, una persona di cuore, sensibile ai problemi del suo
prossimo; diceva sempre che il
vero amore è difficile da trovare
su questa terra. Ora è alla presenza del vero amore.
Torino, 1® giugno 2001
RINGRAZIAMENTO
«. ..l’Eterno proteggerà
il tuo uscire e il tuo entrare
da ora in eterno»
Salmo 121,8
La famiglia Janse, commossa
per le numerosissime e affettuose
manifestazioni di partecipazione e
di solidarietà ricevute in occasione
della scomparsa della loro cara
Willempje Janse nata Van Es
di anni 65
neH'impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia sentitamente coloro che si sono uniti a loro in questo momento di prova.
Savigliano, 22 maggio 2001
RiNGRAZIAMENTO
«L’anima mia s’acqueta in Dio
solo, da lui viene la mia salvezza»
Salmo 62,1
Si è serenamente spenta all'Asilo dei vecchi di San Germano
Irma Erminia Matthieu
(Mimi)
Lo annunciano i nipoti, i cugini e
i parenti tutti. I familiari ringraziano
il personale tutto dell’Asilo di San
Germano, e in particolare la signora Vera Meynier per la costante e
devota assistenza. Grazie anche
al pastore Sergio Ribet per il suo
messaggio, così personale e vividamente evocativo della persona
speciale che era Mimi Matthieu, e
grazie a Delia Long che con i suoi
fiori ha così bene interpretato i'ultimo desiderio di Mimi.
Pomaretto, 16 maggio 2001
«In questo è l’amore: non che
noi abbiamo amato Dio
ma che Egli ha amato noi...»
Giovanni 4,10
È mancata
Elide Odin ved. Quattrini
Lo annunciano i figli Franco e
Marco Decker, le nuore e i nipoti.
Torino, 22 maggio 2001
Music and thè Arts
nuove dimensioni di musica e danza
GiovetTi 7 giugno - ore 20,30
Firenze - chiesa battista (borgo Ognissanti 4)
30 artisti, musica, corale e coreografìa per celebrare la musica
di Beethoven, Bach, Händel e Puccini attraverso stili classici e
contemporanei da tutto il mondo. ___■■ ■ - '
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
Magda Magro, medico anestesista, ha lavorato nel complesso ospedaliero di Adior
Due settimane di volontariato in Sudan
«Siamo giunti a Adior il lunedì 12 marzo e ne siamo ripartiti il lunedì 26. Quattordici giorni
ininterrotti di attività operatoria in quello che comunemente chiamano "thè Theatre"»
MAGDA MACRO
SE qualcuno solo all’inizio
di quest’anno mi avesse
chiesto: «Vai ad Adiòr?», lo
avrei guardato con aria decisamente interrogativa, chiedendo a me stessa dove mai
si trovasse una località con
un simile nome. Invece, un
po’ più di due mesi fa, il 10
marzo scorso, mi imbarcavo
su di un aereo diretto a Nairobi. Da lì, con altri due voli, i
miei due compagni ed io saremmo atterrati all’«aeroporto» di Adior.
Nel Sud del Sudan
Adior è un distretto, cioè
un’area piuttosto vasta, popolata da migliaia di persone,
i Dinka, nel Sud del Sudan, a
circa 300 km dal confine con
il Nord-Ovest del Kenia, e a
circa 15 km dal Nilo azzinro.
Non ci sono città (e non solo
come le intendiamo noi) e
neppure villaggi. Ci sono solo
agglomerati di capanne sparsi nella savana, e grossi recinti per il bestiame. Per questa
popolazione, pastori soprattutto, non c’era un punto di
riferimento, un luogo in cui
ritrovarsi, poter stare insieme. Da qualche anno, il Ccm
(Comitato collaborazione
medica) di Torino ha messo
su un complesso ospedaliero.
Ai nostri occhi di occidentali
non sembrerebbe una definizione adatta, ma per i locali è
un qualcosa di tangibile, la
possibilità di avere assistenza medica, chirurgica soprattutto, ma anche una agorà in
cui stare assieme, ritrovarsi,
scambiarsi le proprie esperienze, sentirsi uniti e simili.
Ed è in questa struttura che,
dopo quasi sette anni di inattività (sonò in pensione), ho
ripreso ad esercitare per due
settimane la mia professione
di medico anestesista.
Il tutto ebbe inizio da una
telefonata che ricevetti a fine
gennaio. Una sorella di chiesa e collega, ancora in attività, mi comunicava semplicemente che mi aveva trovato lavoro in Sud-Sudan. Non
solo non avrei ricevuto alcun
compenso in denaro, ma avrei dovuto pagarmi anche i
voli e il «soggiorno». La mia
risposta, nonostante qualche
remora, fu quasi immediata e
naturalmente affermativa.
Una nave alla deriva
Avevo qualche sentore della
situazione politico-economica di questo sfortunato paese, in questo disgraziato continente, cioè l’Africa, che amo
e ché conosco abbastanza.
L’anno scorso avevo trascorso
una decina di giorni, da turista, nel nord del paese. Forse
già da allora, anche se non
avevo neanche sfiorato la
realtà che mi si è presentata
esattamente un anno dopo,
era sorto in me questo desiderio di aiutare questa gente, tra
le più bisognose in un continente in cui il bisogno di tutto
è pressoché ubiquitario.
Qualcuno ha scritto che
l’Africa è come una nave alla
deriva, sempre in procinto di
affondare. È con angoscia che
mi sento di assentire, di dare
ragione a questa affermazione, dopo aver vissuto certe situazioni. Ma l’angoscia aumenta perché dobbiamo riconoscere che siamo noi bianchi, noi occidentali, noi del
mondo cosiddetto sviluppato,
i principali responsabili di
questa situazione. Non ho la
capacità né dati esatti per documentare quanto affermo, e
poi lo scopo del mio scritto è
solo quello di raccontare la
mia esperienza di medico e
anche di credente.
• Il Consiglio della «Chiesa cristiana»
Una chiesa Usa chiede scusa
ai discendenti degli schiavi
Veduta d’insieme dei complesso ospedaliero di Adior
Il più grande stato africano
Il Sudan, il più grande stato
afi"icano (2 milioni e 500.000
kmq) come estensione territoriale, è diviso in Nord e Sud
da ima guerra civile che dura
da 18 anni. Possiamo immaginare di tutto sulla guerra e
sulle sue conseguenze, ma la
realtà supera ancora l’immaginazione. Abbiamo lavorato
in condizioni sempre incredibili, anche per la mente più
ricca di fantasia, ai limiti del
possibile o addirittura oltre.
La missione chirurgica era
composta da sei persone. Tre
medici e tre paramedici. I
medici eravamo due chirurghi ed io, i paramedici tre
donne africane, tre persone
speciali con le quali, essendo
donna e della stessa fede, ho
condiviso fino in fondo questa esperienza di vita.
Ricorderò sempre con simpatia e nostalgia Jenipher,
l’infermiera professionale di
Nairobi, battista come me, il
cui sorridente cipiglio, unito
aH’impeccabile professionalità, mi rimarranno sempre
impressi. Ho nostalgia di
quella corrente di affetto, di
stima, di schietto cameratismo che si erano creati anche con Grace, la strumentista di confessione presbiteriana, Kikuyo di Nairobi, e
con Toshe, la sorridente e timida logista, di confessione
pentecoàtale, etiope ma abitante a Nairobi. Le considero
tre donne molto care, consacrate nel lavoro e nella fede,
molto vicine al mio modo di
pensare ed anche di essere.
Lascio le riflessioni e le considerazioni personali per ritornare sul piano pratico;
penso che a chi legge e interessi anche conoscere le conclusioni pratiche del lavoro
che abbiamo svolto.
Il nostro lavoro
Siamo quindi giunti ad Adior, i miei colleghi ed io, il
lunedì 12 marzo, e ne siamo
ripartiti il lunedì 26. Sono
stati quattordici giorni ininterrotti di attività operatoria,
in quella che comunemente
chiamano «thè Theatre», all’inglesè. In alcuni momenti
mi pareva infatti di essere a
teatro, ma sul palcoscenico, e
di stare recitando, anzi mi
pareva di interpretare la parte dell’anestesista in un sogno, o meglio dovrei dire un
incubo. I primi quattro cinque giorni sono stati i più duri da sopportare, sia fisicamente che moralmente. È
stato quasi uno shock per me
riprendere in mano i «ferri»
del mestiere, anche perché
non era che di «ferri» ne avessi molti a disposizione.
(1 - contìnua)
Il Consiglio della Chiesa
cristiana (Discepoli del Cristo) ha presentato le sue scuse per non avere fatto di più
per opporsi alla schiavitù
nell’800. Durante una riunione svoltasi dal 21 al 24 aprile
scorso, il Consiglio della
chiesa, che conta 834.000
membri, ha adottato una risoluzione che dichiara che
molte comunità religiose
Usa, tra cui la Chiesa cristiana, «non hanno saputo protestare contro l’istituzione
della schiavitù negli Usa, e
questa indifferenza nefasta
ha generato una sofferenza
indicibile fi'a.gli africani rapiti con la forza da gente malevola, venduti agli americani,
costretti a lavorare senza
compenso e spesso sottoposti a maltrattamenti da parte
dei loro padroni bianchi». Il
Consiglio «confessa la colpevolezza collettiva che condividiamo per queste cattive^
azioni e implora il perdono
di Dio e di tutti i figli di Dio
le cui vite sono state colpite
da questi peccati».
Emily Jackson, di Memphis, Tennessee, membro
afroamericana del Consiglio
e pronipote di schiavi, ha accettato le scuse: «Parlo per
me stessa; quando delle scuse vengono presentate, esse
devono essere o accettate o
respinte. Personalihente accetto queste scuse e lo spirito nel quale sono state presentate», ha dichiarato. Per
Curt Miller, portavoce della
chiesa, è «una risoluzione
importante e significativa»
perché è la prima volta che
la chiesa affrontava questo
tema. «Questo si iscrive proprio nella convinzione della
chiesa cristiana che privilegia
la riconciliazione e la lotta
contro il razzismo», ha detto.
La Chiesa cristiana è una
delle chiese che vennero fondate quando i coloni americani si insediarono nell’Ovest all’inizio dell’800. Secondo
.Miller, alcuni membri e re
sponsabili di chiesa si eran
pronunciati per l’aboHzion!
della schiavitù, e la questio
ne era stata dibattuta in oc
casione della Convenzion
generale del 1863, duranteU
guerra civile. Ma la chiesa
non diventò mai un simbolo
della riforma abolizionista
«Sapevamo che era una cosi
sbagliata, e non abbiamo fatto abbastanza per eliminarli
- ha detto Miller -. La schiavitù era un’istituzione che
schiacciava la gente, e ha ancora effetti oggi».
Miller ha precisato che la
risoluzione del Consiglio non
era vincolante per la chiesa e
che il Consiglio impegnava
solo se stesso. «Il Consiglio
parla alle comunità e non per
loro», ha affermato. La risoluzione, ritiene, potrà avere
conseguenze quando l’Assemblea generale si riunirà
per dibattere la questione
delle riparazioni, argomento
controverso negli Usa, I favorevoli agli indennizzi pensano che gli Usa dovrebbero
presentare scuse ufficiali agli
afroamericani e concedere
compensi finanziari ai discendenti di schiavi. I contrari rispondono che una simile
iniziativa sarebbe ingiusta
nei confronti di altri americani, dato che la schiavitù è stata abolita oltre 100 anni fa.
Il Consiglio ha raccomandato che l’Assemblea chieda
alla chiesa di trattare ufBcial
mente la questione delle riparazioni e di dare delle ragioni, basate sulla fede, per
appoggiare una scusa ufficiale. Un’altra possibilità sarebbe che la chiesa chiedesse al
governo di «presentare déle
scuse nazionali per avere
partecipato e appoggiatoli
sequestro, l’esportazione e la ^
schiavitù di persone di origine africana». Ci sono circa
73.000 afroamericani nella j
Chiesa cristiana, ossia il 9% r
dei membri di chiesa. La se- '
de centrale si trova a India- ;
napolis (Indiana). (eni)
Un progetto 8%o in Mozambico: la cooperativa di Mandzir
La difficile strada della ricostruzione
RENATO COÏSSON
La cooperativa agricola di
Mandzir si costituisce agli
inizi del 1994. La guerra fratricida che per anni ha insanguinato il Mozambico è finita
con gli accordi fra i contendenti il Frelimo e la Renamo.
La pace sembra reggere. La
vita può tornare alla normalità ma tutto è da ricostruire,
in particolare nelle campagne da dove durante la guerra le popolazioni sono fuggite
per rifugiarsi nelle città.
E così diverse famiglie di
contadini ritornano a Mandzir ma devono ripartire da zero. Le capanne sono da ricostruire, i campi da rimettere
in ordine ma quello che è più
difficile da fare è la ricostituzione del patrimonio animale. Sarebbe necessario procurarsi delle mucche e dei buoi
reperibili in Sud Africa, che
oltre che fornire il latte e la
carne sarebbero impiegati
nel lavoro del campi. Impossibile però contare sull’aiuto
del governo che deve far
fronte alla ricostruzione delle
infrastrutture minime in tutto il paese. Venuto a conoscenza di questa situazione, il
Fondo di solidarietà del nostro giornale, nell’estate del
1994, lancia una sottoscrizione per l’acquisto di alcune
mucche. I lettori certamente
se lo ricorderanno. L’iniziativa ha successo e ci ha permesso di inviare già a febbraio 1995 cinque milioni e.
successivamente, a ottobre,
altri cinque milioni.
Ricevuti i soldi, subito, a dicembre, i responsabili della
cooperativa si recano in Sud
Africa e comperano 8 buoi e 2
mucche. Purtroppo sono anni
di siccità e il lavoro nei campi
è ancora più duro e incerto.
Con l’aiuto dei buoi i campi
possono ora essere arati meglio, siamo nel mese di febbraio del 1996. Si annuncia la
stagione delle piogge e la semina viene fatta abbondante.
Ma le piogge si trasformano
in torrenti e questa prima semina viene fortemente compromessa. A settembre poi,
per l’alluvione, un bue annega mentre anche una mucca
muore di parto.
l’acquisto di sementi e di attrezzi agricoli. Le mucche de- '
vono però rimanere presso la
Ong finché non abbiano partorito un vitello, per permettere'alla Ong stessa di aiutare
altri contadini. E questo è la
loro salvezza.
20 famiglie insieme
La cooperativa conta ora
20 famiglie, che lavorando
insieme trovano il coraggio
per far fronte alle difficoltà.
Nel febbraio del 1997 viene
presentato dal Comitato italiano per la Cevaa alla Commissione dell’otto per mille
un primo progetto mirante
sempre alla ricostituzione del
patrimonio bovino. La richiesta viene accolta nel 1998.
Con i soldi ricevuti ad aprile
1999, grazie al progetto Vetaid di una Organizzazione
non governativa che opera in
Mozambico, possono essere
acquistate 20 mucche e a dicembre altre 10 mucche.
Inoltre ogni famiglia di contadini riceve 280 dollari per
Dopo le inondazioni
Nel mese di maggio 2000,
infatti, la regione di Mandzir
è una delle regioni colpite
dalle tremende inondazioni
oggetto per diversi giorni
dell’interesse dei mass media
che ci fanno vedere quei poveri contadini appollaiati sugli alberi, mentre tutta la
campagna intorno è sotto due
metri di acqua e possono essere soccorsi soltanto con gli
elicotteri. I raccolti sono distrutti e quel poco bestiame
che erano riusciti ad avere
annegato. Per fortuna le mucche acquistate con il progetto
otto per mille sono in una zona, a 200 km, non toccata dalle inondazioni. Le strade sono
interrotte e per parecchi mesi
i contadini non possono mettersi in contatto con i guardiani che le curano. 11 timore
è che non potendo corrispondere loro il salario pattuito, le
mucche vadano perse.
Viene allora coinvolta la
commissione «Otto per mille»
che invia, per l’emergenza,
un aiuto straordinario di 15
milioni. II resto della storia ce
la racconta il pastore Oriente
Sibane, il responsabile del
progetto, in una lettera che
Alcuni soci della cooperativa agricola di Mandzir
«Finalmente il 21 marzo 2001
siamo andati a Mabalane dove si trova il nostro bestiame
che ci sarà consegnato nel
2002, secondo il periodo stipulato dall’organizzazione
che ci ha venduto questi animali. È stata una grande gioia
constatare che alcune mucche avevano già il vitello e
che erano ben curate e belle... Abbiamo parlato con i
guardiani che ci hanno dato
tutti i dettagli sulla vita del
nostro bestiame. Abbiamo
pagato le cure mediche e come salario questi guardiani ci
haìhno chiesto di comprare
loro delle capre. Con i soldi
ricevuti dalla Tavola valdese
abbiamo così comperato loro
8 capre e ognuno ha ricevuto
un maschio e una femmina.
Per la nostra cooperativa abbiamo comperato, per far
fronte all’emergenza 9 mucche, per sostituire quelle che
sono morte nell’inondazione,
queste sono già a Mandzir e
paesi poveri uscire da una situazione di miseria. Non®
sufficiente la «buona volontà» e l’impegno dei singoli. Ai problemi causati daW
follia degli uomini, la guerrl
si aggiungono spesso le caW'
mità naturali, siccità prima
inondazioni poi, anche s
queste ultime sono state W
vorite da altri errori uman>
l’apertura delle dighe i
Zambia e nello Zimbabwe.
ibilità®
La nostra responsac
perciò quella di vivere
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incoraggiati dalla forza d'a”^
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non si arrendono ma che s ^
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ricominciare.
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abbiamo appena ricevuto: possono ora essere utilizzate '
da tutti i soci della cooperati- ,,| :
va, aspettando le altre cheso-|) |
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graziamo tanto». j(.
La storia di questi pochi i
anni di vita di questa cooperativa ci aiuta a comprendete
meglio quanto è diffìcile per' ,
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