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Anno 113 — N. 12
19 marzo 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postate
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORBE PEU. ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ESPIAZIONE E PERDONO
I prigionieri vietnamiti hanno ’’perdonato”, noi chiediamo espiazione - Una lezione di
umanità - Una diversa coscienza del peccato e del giudizio
Tullio Vinay ha tenuto, nel corso delle
ultime settimane, in diverse comunità evangeliche, alcune conversazioni, narrando le
sue esperienze ed impressioni vietnamite.
Le linee essenziali di questi interventi erano già state sviluppate precedentemente
nelle interviste televisive, sia a Gl che a
Protestantesimo, ed hanno costituito lo
schema di una pagina speciale del nostro
giornale.
Udendolo parlare molti di noi si sono
posti la domanda; è giusto che criminali di
guerra, gente che ha massacrato e torturato innocenti sia perdonata, non dovrebbe
invece essere giustiziata? Già nel nostro ultimo numero abbiamo posto questo interrogativo; merita tornarci perché Vinay, facendo esplicito cenno alle sue esperienze,
ha narrato dei prigionieri di Con Son che
hanno offerto ai loro carcerieri la possibilità di lavorare alla costruzione della
nuova società vietnamita « perdonandoli ».
Stentiamo a crederlo ed a capirlo ma indubbiamente è così e non penso si debba
sminuire il loro gesto dicendo che è calcolo
politico interessato, deciso forse dalle nuove forze politiche più che dalla base dei
prigionieri. Una scelta politica indubbiamente c’è stata, la volontà di impostare i
rapporti in modo nuovo, di ridurre al massimo l’opposizione al regime, ma non sarebbe serio ridurre il problema ad un mero calcolo di convenienza politica. Ma se
non è calcolo che cos’è?
Come ha sottolineato Vinay, con molta
forza, c’è anzitutto una lezione di umanità.
Saper guardare al proprio passato di morte con serietà ma serenità e sapersi spogliare del proprio risentimento personale, del
desiderio naturale di vendetta, per dare al
criminale una prospettiva nuova, è segno
di maturità umana.
È esempio di umanità nuova, piena, responsabile; per noi che lo vediamo da lontano, questo saper reintegrare nella propria
famiglia umana esseri umanamente malati
e tarati, come i torturatori di Con Son, è
indice di un modo diverso di vedere il
mondo.
L’esempio è tanto più valido e forte in
quanto giunge a dei cristiani da parte di
non cristiani. Che il messaggio di Cristo sia
un annunzio di amore, di riscatto, di vita
nuova è un dato di fatto, chiaro a tutti, che
la sostanza stessa del messaggio evangelico
sia il perdono dei peccati non è mistero
per nessuno.
Ci si può solo domandare come mal la
nostra vita di uomini occidentali, educata
da 20 secoli di predicazione cristiana, sia
invece così povera di esempi di perdono,
così violenta, crudele.
Ci si può domandare ed è questo il punto più profondo della riflessione, perché come comunità cristiana siamo stati, e siamo,
così lontani dallo spirito di perdono di cui
parla Gesù.
La risposta prima, più semplice, immediata è questa; siamo cattivi cristiani, manchevoli discepoli del Cristo, siamo sotto il
livello di impegno che richiederebbe la nostra vocazione. Questo è indubbiamente vero ma forse insufficiente a capire a fondo i
problemi e dico in breve perché. Ragio
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IN QUESTO NUMERO
■ Note di esegesi biblica 2
■ Primo Levi: sul nazismo 3
■ Notizie dalla CEvAA 3
■ Dibattito: I valdesi negli anni ’20 4
■ Ricordando Vezio Incelli 5
■ Cronaca delie Valli 6-7
nando così si finisce col dire che i vietnamiti non solo ci danno una lezione di umanità, ma sono superiori a noi nella stessa
coscienza, loro sono uomini e noi no, sono
uomini migliori e noi uomini peggiori.
È proprio vero?
A pochi giorni di distanza da Vinay,
Primo Levi rievocava ai cadetti di Torino
le sue esperienze nei lager nazisti affermando che i criminali di guerra devono
scontare fino in fondo la loro pena, la categoria del perdono non si applica loro.
Levi ha sperimentato le violenze, i soprusi, la tortura ed è perciò autorizzato, in
un certo senso, a esprimere un parere, a
dare una valutazione e la dà in direzione
opposta ai prigionieri di Con Son; forse è
meno responsabile di loro, meno « umano »
meno « coscientizzato »?
Penso invece che nel profondo della sua
coscienza egli dia al verbo « perdonare »
un significato diverso da quello che diamo
parlando dei prigionieri vietnamiti e che
loro stessi darebbero. Levi e tutti noi ci
muoviamo infatti nel quadro di una civiltà
ebraico-cristiana ed i vietnamiti nel contesto di un mondo educato dal buddismo.
« Questo non ha nessuna importanza »,
dirà qualcuno « i fatti sono fatti, parlano
da soli, l’aver liberato i propri torturatori è
una scelta che non ha bisogno di essere
inquadrata in nessuna civiltà o ideologia,
parla di per sé ».
Penso invece che i comportamento siano frutto di un modo di pensare generale.
Educati dalla predicazione dpi profeti di
Israele e dell’apostolo Paolo abbiamo acquistato coscienza del fatto che il peccato
non si dimentica ma deve essere scontato. I
vietnamiti di Con Son hanno « perdonato », noi abbiamo fatto il processo di Norimberga ed ora riapriamo il dossier della
risiera di San Sabba.
I due atteggiamenti sembrano opposti; là
perdono qui punizione, in realtà non sono
forse così lontani come sembrano: il concetto è lo stesso: il passato va superato nel
nuovo atteggiamento ma per dei bianchi
nati e cresciuti nella civiltà cristiana il peccato va espiato e solo così nasce un nuovo
futuro.
Non penso perciò che i ’’fratelli” vietnamiti (fratelli nell’umanità) siano superiori,
sono diversi; se è vero che come cristiani
non siamo quello che dovremmo _ essere è
anche vero che siamo determinati, più di
quanto vorremmo, dalla nostra formazione
culturale. G. Tourn
________ CRISTIANI PER IL SOCIALISMO (CPS)
Un punto di riferimento
per ie mosse cattoliche?
« La lotta al potere democristiano, alla
istituzione e all’ideologia cattolica e la rifondazione della fede » son stati i temi del
III Convegno regionale piemontese dei
« Cristiani per il Socialismo » (CpS) che si
è svolto a Torino il 13/14 marzo.
Più di duecento persone hanno preso
parte ai lavori. La relazione introduttiva
ha proposto un’analisi del mondo cattolico
nell’attuale fase politica, sottolineando gli
ultimi irrigidimenti della ’’gerarchia”: « La
chiesa, incerta fino alle elezioni del 15 giugno, fra due linee di tendenza, tra l.e aperture di Pellegrino e la rigida chiusura anticomunista di Poletti, è uscita allo scoperto
con il documento della CEI, esprimendo la
necessità, per la gerarchia di scendere in
campo in proprio, senza passare per una
delega alla DC, la cui crisi, ormai insanabile, non dà sufficienti garanzie ».
Il vero lavoro del Convegno si è svolto
nelle quattro commissioni che hanno preso in esame temi diversi: il ruolo e la natura dei « CpS », la lotta all’alienazione
religiosa e la rifondazione della fede, lo stile concordatario della chiesa, la questione
dell’aborto.
È emerso un certo isolamento politico
dei « CpS » che insieme alle « Comunità
di base » rappresentano l’ala più a sinistra
del movimento dei cattolici del dissenso.
Forse è in atto una tendenza da parte della « gerarchia » di avvicinare certe forze
progressiste, come la sinistra-ACLI o la
CISL, per allontanare lo spettro dei cristiani-marxisti (quelli per lo più extra-parlamentari). I « CpS », in questo convegno,
si sono interrogati sulla loro « crisi d’identità » ribadendo il carattere di movimento
che ricerca la sua unità dal basso (privilegiando i contatti fra organismi ed istanze
di base) contro la visione di un « patto federativo » che istituzionalizzerebbe il movimento...
Apparentemente tutt’interno ai temi della crisi del mondo cattolico, il convegno ha
avuto, tuttavia, momenti di eccezionale a
pertura sulla questione fede-politica. Specialmente quando si è parlato del rilancio
del « servizio biblico » (letture collettive),
della chiesa di Cristo contrapposta alla
chiesa del potere, della organizzazione del
rifiuto di massa dell’ora di religione nelle
scuole e sulla lotta al Concordato. Su quest’ultimo punto si è affermato che il Concordato sancisce una « Chiesa che, anziché
vivere della sóla promessa di Cristo preferisce affidarsi ai trattati con i potenti e costruire solide alleanze con loro per averne
garanzie e protezione ».
Questi ed altri spunti han dato vita ad
un dibattito che è preliminare rispetto all’assemblea nazionale dei « CpS » di Rimini che si terrà il 19/21 marzo.
Uno dei temi più controversi è stato
quello della « rifondazione della fede » che
ha avuto, per orecchie protestanti, formulazioni ambigue.
Così per esempio: « Affermiamo la nostra appartenenza a Cristo come fulcro e
e come realtà fondamentale della nostra fede e, aspetto al limite paradossale, alla
Chiesa, anche se attualmente continua a
mantenere un atteggiamento ’’religioso" e
antiprofetico ».
In sostanza mentre son apparse chiare le
critiche alla ’’gerarchia” (si è raggiunta
persino una certa ’’feticizzazione” dell’avversario) meno chiare son state le controproposte in positivo.
Ma al di là delle formule, i « CpS » hanno individuato delle linee concrete di azione che vanno dall’intervento sulla catechesi nelle parrocchie, alle scuole private « dei
preti » che devono diventare pubbliche, sino all’esonero in massa dall’ora di religione
(”la fede si insegna o si testimonia?”).
C’ è con ogni evidenza, nell’area dei
« Cristiani per il Socialismo » una profonda scoperta della Bibbia che vuol essere accettata come una parola orientatrice, ma
G. Platone
(continua a pag. 2)
La fedeltà
di Dio
EZECHIELE 16
Nel capitolo 16 di Ezechiele è
narrata la storia d’una creatura,
con crudezza di linguaggio nel descriverne la condizione: « quanto
alla tua nascita l’ombelico non ti
fu tagliato, non fosti lavata con
acqua né sfregata con sale, né fosti fasciata; nessuno ebbe sguardi di pietà per te e fosti gettata in
aperta campagna per il disprezzo
che si aveva di te ».
La descrizione è commovente
soprattutto nel contrasto fra il disprezzo della gente per la creatura e l’amore sconvolgente di Colui che raccoglie l’esanime corpo
della neonata: « io ti passai accanto, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi: vivi; e tu crescesti e
giungesti al colmo della bellezza... »; poi, nel racconto si parla
del matrimonio tra la creatura abbandonata ed il suo salvatore: « ti
feci un giuramento, fermai un
patto con te e tu fosti mia... »; si
accenna ancora alle attenzioni dello sposo per la sposa a tal punto
che la fama della sua bellezza si
sparse tra le nazioni.
Bruscamente segue la drammatica descrizione del tradimento
della sposa: « ma tu confidasti nella tua bellezza e ti prostituisti ad
ogni passante che voleva... » poi
con un linguaggio sempre più realista si annunzia e descrive il giudizio sulla fedigrafa per parlare
infine dell’inusitato gesto d’amore
del tradito che perdona, rinnova
il patto matrimoniale: « nondimeno mi ricordai del patto che fermai con te; ed io stabilirò con te
un patto eterno e conoscerai ch’io
sono l’Eterno ».
Ezechiele parla durante l’esilio,
nel 593 a. C. I primi deportati sognano il ritorno e il profeta annunzia la distruzione. Se il tempio, la città sono distrutti, il Signore non conta più! A chi reagisce così Ezechiele ricorda i tradimenti continui.
Tradimento sul piano religioso
quando Israele ha messo Dio in
un cantuccio accettando compromessi con le divinità dei popoli
vicini, con conseguente moralità
di comodo, costume e mentalità
riprovevoli.
Sul piano politico Israele ha
confidato nell’alleanza dei popoli
pagani tradendo il patto col suo
Dio. Nell’ora cruciale tutti i fondamenti dei compromessi e degli
idoli adorati sono crollati ed il
profeta ha ricordato l’amore fedele dell’unico fondamento solido
che non crolla, cioè Dio. Anche
per noi è di incoraggiamento la
storia del profeta nella certezza
incrollabile che ’’quando si muoveranno le montagne e vacilleranno le colline la misericordia di
Dio non si muoverà da te...” (Is.
54: 10).
Gustavo Bouchard
2
-«wr
19 marzo 1976
a colloquio
con i lettori
LA SITUAZIONE
DEL NOSTRO GIORNALE
Il comitato di Redazione ha tenuto la
settimana scorsa una seduta programmatica allo scopo di fare il punto sulla
nostra situazione; daifa relazione del direttore, esaminata e discussa in quella
sede, ricaviamo questi dati essenziali che
presentiamo ai lettori.
Anzitutto alcuni dati sull’anno 1975: gli
abbonati al nostro giornale risultano essere stati 3.215 in Italia e 105 all’estero
(in questo numero sono ricompresi naturalmente tutti i pastori delle chiese vaidesi e metodiste, il cui abbonamento è
pagato dalle rispettive amministrazioni, i
pastori delle chiese battiste a cui il giornale è inviato in omaggio come scambio
per “Il Testimonio’’, ed alcuni numeri di
scambi con altre pubblicazioni).
Il rendiconto finanziario ci dice che le
entrate sono state così suddivise:
Abbonamenti: L. 15.015.725.
Vendite in edicola: L. 721.415.
Doni: L. 896.496.
Inserzioni a pagamento: L. 1.060.579.
Per un totale di: L. 17.694.215.
Nella voce “u.scite” le spese tipografiche sono state dell’ordine di L. 15.663.286.
Spedizione postale: L. 506.190.
Redazione: L. 878.934.
Amministrazione; L. 2,550.945.
Il totale delle uscite risulta pertanto di
L. 19.599.355 con un disavanzo di 1.905.140.
Le spese di amministrazione sono costituite essenzialmente dal rimborso spese
per i lavori di segreteria e da una quota
dello stipendio del direttore (il direttore
riceve il normale trattamento pastorale
che viene corrisposto in parte dalla Tavola Valdese e in parte dall’amministrazione del giornale).
Per l’anno in Corso le previsioni di spesa sono all’incìrca quelle dello scorso anno. T lettori possono facilménte comprendere che è necessario uno sforzo di tutti
per poter fare un passo avanti verso l’auto finanziamento del ' giornale. Le vie per
raggiungere questo obiettivo sono/dà un
lato l’atmiento delle offerte che dovrebbero mg^mngére quest’anno la spmma di
due milioni e l’aumento del numero di
abbonati. La méta di 4.000 abbonamenti
che ci permetterebbe di raggiungere il pareggio non dovrebbe essere impossibile,
se vi fosse da parte di tutti un impegno
costante nella diffusione del settimanale.
La situazione attuale è, sotto questo
profilo, incoraggiante: a poche disdette,
dovute a decesso o trasferimento, fa riscontro un incoraggiante numero di nuovi abbonati, 183 per La Luce e 104 per
l’Eco.
I problemi aperti discussi dal comitato
che restano gravi e dovranno trovare soluzione sono quello della collaborazione
al giornale e la sua direzione che, allo
stato attuale delle cose, richiede l’impegno di una persona a pieno tempo e la
spedizione del giornale stesso, che continua a giungere agli abbonati, malgrado
il nostro impegno e le nostre proteste,
con paurosi ritardi. Il Direttore
ESEGESI BIBLICA
La
a
donna può stare
capo scoperto?
TRANSITORIETÀ’ DI UN FATTO DI COSTUME?
(I Corinzi: 1-16)
TV Protestantesimo
L’ultima trasmissione è stata interamente dedicata ad una discussione sul Cristianesimo nella
Russia Sovietica; oltre al pastore Aldo Comba
erano presenti un giornalista ed il professor C.
De Michelis, autore del libro « Il tredicesimo
apostolo » (Claudiana, Torino 1975) che tratta di
questo argomento da un punto di vista letterario.
L’argomento si preannunciava interessante e la
discussione è stata effettivamente sostanziosa, purtroppo era richiesta all’ascoltatore una buona conoscenza della storia e della letteratura russa,
nonché aver letto il succitato libro. Chi privo di
queste nozioni non era in grado di seguire il discorso.
Si è però fatto un passo avanti, infatti la trasmissione non era più alla portata dei soli spettatori protestanti, ma di poche decine di persone protestanti e non.
Scherzi a parte, la discussione era valida, ma
non ci sembra il caso di utilizzare uno strumento di comunicazione diretto essenzialmente verso
le masse, per un programma di questo livello.
C. e L. Operti
PROSSIMAMENTE
Protestantesimo di giovedì 25/3 (II canale,
ore 18,15) presenta un servizio sulla posizione
delle chiese evangeliche italiane sul problema
dell’obiezione di coscienza.
Nella prima metà del cap. 11 della 1“
lettera ai [Corinzi, l’apostolo Paolo sostiene con grande insistenza che se una donna predica o prega neH’assemblea ecclesiale deve farlo con il capo coperto.
A sostegno della sua tesi Paolo porta
argomenti ricavati dala natura, altri dal
costume del’epoca, altri di sapore filosofico e altri tratti dall’interpretazione rabbinica della Genesi. Però ci sono anche
versetti che si pongono su im piano completamente diverso e guardano all’uomo
e alla donna nel loro rapporto con Dio.
Insomma è un testo difficile.
Inoltre, non si tratta di un testo dottrinale, con il rigore tipico di quel genere
letterario. Si tratta invece di un’esortazione pratica, relativa a una questione di
usanze e di comportamenti. Ed è ariche
scritta con un pizzico di passionalità :
Paolo si scalda per tentare di imporre
ai Corinzi certe regole esteriori e accumula ogni sorta di argomenti per rendere convincente il suo appello. Il valore
dei suoi argomenti è di segnale. Ma l’appello stesso, è valido?
È sempre rischioso dare alle questioni
di costume un valore permanente, perché
i costumi e le usanze sonò estremamente
mùtévòli. È come se quarant’anhi fa si
fosse fatta una discussione sulTopportunità per le donne di andare in chiesa ih
pantaloni. Qualcuno avrebbe magari detto: è l’uomo che porta i pantaloni! Ma
oggi, nel marzo 1976, una discussione su
ANGORA SUL DOCUMENTO DI ACCRA
tu,—::
1 SUOI ministri
ma chi li riconosce é lo spirito
I predicatori del 1° Circuito (Val Pellice), dopo aver discusso gli articoli del prof. V. Vinay ritengono utile riprendere gli argomenti presentati ed esporre le loro valutazioni
Il prof. Valdo Vinay su L’Eco-Luce
(23-1, 30-1 e 6-2) ci ha presentato una lezione sui ministeri e in particolare sul
ministero della Parola nella Chiesa, citando ampiamente i Riformatori e richiamando la priorità della predicazione nella vita della Chiesa. Il suo lungo discorso
ha due momenti ben distinti. Da una parte, ciò -che vien detto stilla predicazione
quale « anima della chiesa ». Su questo
punto il nostro consenso è pieno e sappiamo bene come il prof. Vinay abbia
vissuto e viva nel suo ministero pastorale e dottorale la vocazione di predicatore della Parola.
Il nostro consenso cessa quando si passa al secondo momento del suo discorso,
cioè l’identificazione del ministero della
Parola con i ministeri ordinati, quali si
sono strutturati nelle chiese. Il prof. Vinay è ben convinto di ciò e la gran parte
del suo discorso è rivolta, a trovarne conferma nei testi dei Rifonnatori. La sua
convinzione arriva al punto di sottolineare pesantemente il carattere sacramentale dell’ordinazione (o consacrazione) e a
pronunciarsi con non eccessiva delica"
tezza nei confronti dei « predicatori laici ».
Ci permettiamo a riguardo di fare alcune osservazioni.
blico », ma delle strutture che sono sorte
dai vari compromessi col potere, da Costantino ai vari regnanti « cristianissimi »
o « riformati », fino alle attuali concentrazioni della potenza economica e politica.
Né si dica che questo riguarda aspetti
secondari dei ministeri; al contrario, è
stata la prepotenza del braccio secolare,
in ogni tempo, che ha coartato la spontaneità delle vocazioni al ministero della
Parola ed ha costretto tanti predicatori
— da Valdo agli stessi Riformatori — a
mettersi contro i « ministeri ordinati » del
loro tempo.
la Parola », anzi noi crediamo che il ministero della Parola non possa in alcun
modo essere ridotto a strutture più o meno larghe; non è l’ordinazione che fa il
ministro, ma lo Spirito di Cristo e l’autenticità del ministero non è stabilita dall’ordinazione, ma dall’autorità evangelica
del messaggio che viene dato. Capovolgendo radicalmente la concezione cattohca, noi crediamo che l’annuncio dell’Evangelo faccia il vero predicatore e non
l’ordinazione faccia la vera predicazione.
g Un altro aspetto ci permettiamo di ri
3 11 prof. Vinay afferma che oggi il mi
■ nistero pastorale è svalutato, il che
lascia veramente perplessi. A noi sembra,
al contrario, che il ministero della Parola
sia oggi più che mai valutato, se è vero
che si rivolgono tante critiche ai predicatori. Non crediamo che il prof. Vinay
ritenesse « valutato » il ministero pastorale, quando esso era in grande considerazione sociale, ma incapace di annunciare con fermezza la Parola di Dio, al punto che l’occidente cosidetto « cristiano »
ha potuto autodilaniarsi con la benedizione dei suoi « pastori ».
1 Sembra sfuggire al prof. Vinay l’arbi■ trarietà compiuta dalle chiese nel ridurre la ricchezza dei ministeri della Parola al ministero della presidenza, quale
sostanzialmente era quello « episcopale »
o « presbiteriale ». Certamente le chiese
hanno operato Per ragioni di « ordine »,
ma la configurazione dei ministeri ordinati anche nella Riforma, non cessa di
essere « ecclesiastica » e, come tale, impegna le chiese e non lo Spirito Santo.
4, . . .. .. , . . la non ci sembra proprio riprodurre la
La situazione critica nella quale ci si ricchezza della predicazione. Soltanto Cri
■ trova ovfn e soltanto rin sintomo del- ^ Parola e soltanto Cristo poteva
2 Sembra pure sfuggire al prof. Vinay
la deformazione che nel corso della
storia è stata operata anche di questo
unico ministero ordinato, sotto Pinflusso
dei poteri che lo hanno strumentalizzato.
Nessuna chiesa ha oggi un ministero « bi
trova oggi è soltanto un sintomo del
la esigenza di nuovo confronto con l’Evangelo, nata proprio dalla dura esperienza degli ultimi anni e dalla evidente
inadeguatezza delle vecchie strutture al
nuovo che lo Spirito del Signore sta compiendo. Ci dispiace che il prof, Vinay non
abbia tenuto presente la riflessione sviluppatasi anche nella Chiesa Valdese proprio sui ministeri. Quando noi parliamo
di « predicatori laici » non pensiamo di
proporre dei surrogati « populisti » al ministero della Parola, ma crediamo di dover modificare le nostre strutture proprio
per non restringere la libertà dello Spirito; noi crediamo fermamente che i
« predicatori laici » siano « ministri del
quell’argomento appare risibile. L’uso dei
pantaloni femminili ormai si è generalizzato; ma già vent’anni fa, quando non
sarebbe stato considerato ovvio p. es. a
Roma, poteva esserlo ovvio in montagna,
e lo è sempre stato in altre parti del
mondo, p. es. in certi paesi dell’Estremo
Oriente. Con quest’analogia non voglio
minimizzare le preoccupazioni di Paolo
ma mostrare quanto è precario mettere
in troppo stretto rapporto questioni di
fede e questioni di costume.
CHE COSA VOLEVA PAOLO?
Non si vede chiaramente, nella I ai Corinzi, qual’è la battaglia che Paolo conduce in questo brano. Alcuni pensano
che egli cerchi di imporre ai cristiani di
Corinto le usanze tipiche del Giudaismo.
Sappiamo che in Giudea e in tutti i paesi della costa mediterranea, a quell’epoca, le donne ebree non si mostravano in
pubblico a capo scoperto. L’abbinamento della fede e degli atti di culto con i
comportamenti tipici di un gruppo sociale è uno degli equivoci in cui più sovente sono caduti i cristiani. È possibile
che Paolo abbia commesso il medesimo
errore?
Ma è anche possibile che Paolo volesse opporsi all’idea, sostenuta da alcuni
« piatisti » di Corinto, che erano già arrivati gli ultimi giorni, la risurrezione, il
regno di Dio — mediante il dono dello
Spirito; che si era già realizzata la speranza di un giorno in cui Dio avrebbe fatto ogni cosa nuova.
Questa convinzione li portava a considerare superato tutto ciò che caratterizza
la condizione umana nella sua esistenza
terrena: forse anche la differenza dei
sessi e. il rapporto fra uomini e donne.
Infatti sappiamo phe a Corinto c’eta chi
lo riteneva superato e viveva in un regime di astinenza sessuale (cfr. le esortazioni di 7: 3, 5, 9, 28, 36, 39 a considerare
lecita e normale la vita matrimoniale),
mentre altri, per la stessa ragione, si abbandonavano a una sfrenata libertà sessuale (6: 12-20) che sicuramente gabellavano per libertà escatologica.
È possibile che Paolo veda tutti gli
aspetti della vita individuale e comunitaria dei corinzi attraverso il prisma (deformante) di questo loro entusiasmo
escatologico e perciò dia a taluni particolari una drammaticità che non avevano.
Ma pensavano veramente a questo le
sorelle di Corinto, quando non si coprivano il capo per predicare o per pregare?
(continua) B. Corsani
dalla prima
cordare al prof. Vinay, ed è il ricupero della coscienza comunitaria che caratterizza il nostro tempo. Oggi leggiamo i
profeti biblici all’insegna di grandi nomi:
Isaia, Geremia, ecc., ma sappiamo bene
che le testimonianze che ci sono state lasciate non erano opera di individui isolati, ma di comunità di credenti, anche
quando singole personalità ne erano le
ispiratrici. Così noi pensiamo che la predicazione coinvolga gruppi di credenti e
il ministero della Parola sia testimonianza vissuta comunitariamente e questo
non certo per uniformarsi al presente secólo, ma perché il quadro delle comunità
sedute silenziose attorno ad uno che par
parlare da solo; noi siamo ministri, cioè
servitori; parliamo e ascoltiamo, ed è bene che sapniamo anche tacere — nonostante l’ordinazione o consacrazione —
per ascoltare.
Ecco perché — a nostro avviso — i documenti di Accra, forse vicini a ciò che
400 anni fa scrivevano i Riformatori, ci
sembrano oggi lontani da ciò che dice
l’Evangelo e a cui lo Spirito ci richiama.
Riteniamo che le chiese debbono riconoscere la loro responsabilità nella strutturazione dei ministeri e di conseguenza le
loro infedeltà anziché pretendere un riconoscimento divino di quelli.
tali e tanti sono i condizionamenti che la
chiesa cattolica ha imposto e impone, che
oggi è praticamente impossibile formulare
un’alternativa chiara sia ecclesiastica che
teologica. In ogni caso, a sentire il convegno, molto, dopo le grandi assemblee
« CpS » nazionali di Bologna (ottobre ’73)
e Napoli (novembre ’74), è stato portato
avanti. Basti pensare, in sede nazionale, all’aumento numerico dei gruppi biblici e in
sede internazionale, a come questo movimento si è velocemente sviluppato in Europa Occ. ed in America Latina. Siamo di
fronte ad un internazionalismo cristiano
che vuol scavalcare quello proletario? No,
ma la sua grande diffusione (paragonabile,
per certi versi, al movimento femminista)
testimonia l’ampiezza del problema di chi
è cristiano e marxista allo stesso tempo.
Il convegno torinese si è pronunciato anche sull’aborto, per la sua liberalizzazione,
cogliendone la drammaticità attraverso una
analisi sociale, politica e morale.
Una decina di giovani evangelici della
Federazione Giovanile Evangelica Italiana
(FGEI) hanno preso parte ai lavori, nelle
diverse commissioni; sono emerse alcune
differenze (sul concetto di chiesa, sulla ’’rifondazione della fede”, ecc.) che hanno dato all’incontro, come ha rilevato il pinerolese don Franco Barbero (vero protagonista
del convegno), un carattere ecumenico che
è proprio del movimento dei « Cristiani per
il Socialismo ».
3
19 marzo 1976
'f.
■»
I'
Notiziario dalla CEvAA
Le chiese centroafricane
SENEGAL
Vi sono vari paesi africani, anche francofoni, nei quali la predicazione delle
Chiese della Comunità evangelica di aziode apostolica è ancora rara o addirittura
inesistente. Si tratta, per lo più, dei paesi
a più forte penetrazione musulmana, e di
quelli più interni al continente. Ad es., nel
Senegai vi è una sola chiesa protestante
associata alla CEvAA, la comunità di Dakar, la capitale; essa ha però in programma un’opera di evangelizzazione pure nella seconda grande città del paese, StLouis, come si è appreso nel corso della
recente sessione della giunta della CEvAA, a Roma. Nei due centri ci si sforza
soprattutto di compiere un’opera di testimonianza fra gli studenti, in particolare
fra i molti universitari di Dakar, e a tale
scopo è in funzione un centro giovanile.
REPUBBLICA
CENTROAFRICANA
Un’apertura più recente pare essersi
manifestata — sempre secondo notizie
date nel corso della sessione romana della giuta della CEvAA — nel paese che dalla sua posizione al cuore dell’Africa nera
ha tratto il nome: la Repubblica Centrafricana. Da alcuni anni vive nella capitale, Bangui, una comunità protestante internazionale, che ha chiesto la sua associazione alla CEvAA. Essa è stata visitata
ultimamente per conto della Comunità
dal segretario generale Victor Rakotoarimanana e dal pastore camerunese Emmanuel Njiké, i quali hanno però approfittato dell’occasione per far conoscenza
più diretta della situazione del protestantesimo centrafricano.
È una situazione assai particolare, perché i circa 200.000 (?) evangelici (su una
popolazione di circa 4 milioni di abitanti,
in maggioranza musulmani e animisti)
sono riuniti in numerose chiese sorte da
missioni di tipo fondamentalista. Il gruppo più numeroso pare essere l’Associazione delle chiese battiste: un centinaio di
chiese con circa centomila membri. Vi
sono poi varie altre chiese minori, soprattutto « fratelli » e pentecostali, riunite in
una Associazione nazionale delle chiese
evangeliche centraficane. Quest’ultima sostiene un’attiva Società biblica ed è in
progetto la costituzione di una facoltà
teologica di orientamento fondamentalista.
AFRICANI
E FONDAMENTALISTI
In tutto questo panorama abbastanza
multiforme si notano due costanti: una
forte partecipazione e originalità africana
(sia nel culto, sia nell’accettazione di costumi indigeni: ad es. la poligamia è sottoposta a disciplina meno rigida di quanto avvenga solitamente nelle chiese protestanti) e una marcata impronta data
dai missionari americani di rigida impostazione fondamentalista. Questa seconda
caratteristica fa si che i rapporti, per i
protestanti di Bangui, siano talvolta quasi più facili con certi cattolici che con
queste comunità fondamentaliste. Tuttavia anche in questo campo si nota qua e
là qualche possibilità più positiva; da
alcuni di questi gruppi, specie nella generazione più giovane, giunge- la richiesta
di collaborazione per un diverso studio
della Bibbia.
I due visitatori della CEvAA sono stati
particolarmente attenti a questo aspetto,
e la sessione romana ha discusso soprattutto la possibilità di aiutare uno di qùesti gruppi, raccolto intorno a un ’profeta’
indigeno Antoine Ayama, il quale ha saputo tener testa, in un certo senso, ai
missionari nordamericani. Da questo
gruppo, che vive in una zona particolarmente isolata e in condizioni profondamente depresse, è stato espresso il desiderio di un aiuto per la formazione biblica e catechetica; la Comunità si sforzerà di rispondere, con tatto e riserbo,
a questo desiderio, possibilmente attraverso la chiesa di Bangui.
Nella capitale è pure in funzione, su
iniziativa privata, un ampio centro giovanile operante su linee svariate; esso
svolge un’opera che risulta assai positiva, specie fra gli studenti, ma costituisce un grosso peso finanziario — forse è
stato lanciato con ambizioni eccessive —
senza essere per altro organicamente integrato, per ora, nella chiesa locale.
Ecco dunque, in pochi accenni, un
’sommario’ delle aperture e dei problemi
che incontrano le chiese africane: la contrapposizione fra missione protestante e
missione fondamentalista, la polverizzazione in gruppi spesso concorrenti, reali
possibilità evangelistiche, fra l’altro fra
gli studenti, bisogno e sete di formazione biblica e teologica, specie fra le giovani generazioni, necessità e difficoltà di
relazioni fraterne fra denominazioni e
fra chiese locali sparse in paesi vasti e
dalle comunicazioni spesso difficili (ad
esempio, da Bangui alla regione Bakuma, ove vive il gruppo Ayama, vi sono
990 km. di piste difficilmente immaginabili per un occidentale). Parecchi di que'
sti gruppi, soprattutto quelli d’impostazione pentecostale, praticano il ministero della guarigione per imposizione delle
mani, una pratica che trova un’eco profonda nell’anima africana, rispondendo
fra l’altro ad esigenze sanitarie che trovano difficilmente altra risposta in vastissime zone.
Gino Conte
IN BREVE
I Tramite la CEvAA, la Chiesa evangelica del
Togo cerca due pastori, del terzo mondo o
europei, per partecipare a una campagna di risveglio nel nord del paese; mentre la Chiesa luterana e la Chiesa riformata d’Alsazia e Lorena
cercano un pastore africano, del Madagascar o
del Pacifico che partecipi con i loro organismi
alla « animazione missionaria » della chiesa, tenendo conto della sua dimensione universale. Per
l’Italia possibilità di questo genere sono rese più
difficili (ma non negate) da problemi di lingua.
■ La Commissione assistenziale del Consiglio
ecumenico (CESEAR) ha inviato d’urgenza
5.000 dollari alla Federazione delle Chiese protestanti del Madagascar quale primo soccorso per
le vittime del ciclone che ha funestato il nord
dell’isola a metà gennaio : nella sola provincia di
Majunga vi sono molte migliaia di senzatetto; si
sono registrati varie decine di morti e di feriti
gravi.
■ La Missione sudanese e la Missione norvegese, che da tempo operavano per conto loro, si
sono integrate, durante il sinodo di Ngaoundere,
alla Chiesa evangelica luterana, all’opera nel
nord del Camerún. La Chiesa ha una scuola pastorale, due scuole bibliche (sopratutto per la
formazione dei catechisti) e vari centri agricoli.
L’ASSOCIAZIONE MEDICO-SOCIALE
PROTESTANTE
In settembre l’Association médico-sociale protestante terrà a Strasburgo il suo 11° congresso,
sul tema « Miseria della medicina - medicina della miseria ». Per partecipare alla sua preparazione al principio di marzo si è tenuto a Orsai un
colloquio sul tema : « Le medicine tradizionali
africane e le medicine parallele europee (ii.d.r.;
si tratta della medicina omeopatica, di quella
che si muove seriamente all’insegna ’’curatevi
con le erbe”, dell’agopuntura etc.) possono contribuire allo sviluppo sanitario? ». Si trattava di
un incontro fra medici, psicosociologi, etnologi
e responsabili dell’amministrazione pubblica.
UN AMBULATORIO AMBULANTE
DI OFTALMOLOGIA
Nell’autunno 1974 l’Ambulatorio ambulante
di oftalmologia cominciava il suo periplo del Senegai. Su iniziativa della Cimade — organizzazione assistenziale cristiana francese — questa clinica mobile è stata concepita per mettere a disposizione della popolazione rurale possibilità di analisi preventive, di cure (operazioni incluse) e di
educazione sanitaria per ciò che riguarda le
malattie agli occhi, molto diffuse soprattutto in
alcuni paesi africani. Nel gennaio di quest’anno
ha cominciato ad essere proiettato un documentario sull’attività dell’ambulatorio, illustrando
questo tentativo di medicina specializzata itinerante e di massa.
dal mondo cristiano
iuh&ha
DISSIDENTI SOVIETICI
SCRIVONO A POTTER
Un gruppo di dissidenti sovietici ha inviato, al segretario generale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese (C.E.C.) il pastore metodista Philip Potter, un accorato
appello. A Potter vien richiesto d’intervenire in favore di Gabriel Superflne, excollaboratore della prima ora di A. Solgenitzin, attualmente in carcere. Dopo
essergli stata confiscata la Bibbia G. Superfine ha iniziato uno sciopero della fame. L’appello rivolto al C.E.C. e sottoscritto da dodici persone è conosciuto
dai dirigenti del Cremlino, (e.p.d.)
ÙmencOL
IL DITTATORE CILENO
PERSEGUITA ANCHE OLTRE
I CONFINI
Il vescovo luterano Helmut Frenz, da
tempo espulso dal Cile, è stato recentemente accusato di falsità dal dittatore
Pinochet. L’accusa di Pinochet è confutata dal vescovo Frenz che ha reso la sua^
testimonianza di fronte alla Commissione O.N.U. per i diritti dell’uomo. In quell’occasione Frenz ha ribadito che il dittatore Pinochet avrebbe ammesso di fronte ad altri testimoni resistenza della pratica di tortura in Cile, (e.p.d.)
CHIESA CONFESSANTE
PRIMO LEVI: testimonianza diretta
dalie leggi razziali aireccidio degli ebrei
Primo Levi, chimico e scrittore, autore, fra l'altro, de « La
tregua», «Se questo è un uomo», «Il sistema periodico»,
si è incontrato sabato 6 marzo con il gruppo giovanile evangelico di Torino. Nel quadro della ricerca che il gruppo conduce sulla « Chiesa confessante » in Germania sotto il na
zismo, l'intervento di Primo Levi, affronta la questione razziale. La conversazione di Levi è qui riportata «dal vivo»;
molte altre cose son state dette nel dibattito che è seguito. Ci
riserviamo di pubblicarle in una prossima scheda.
iPenso che dovendo parlare
ad un pubblico giovane sia
opportuno cominciare a dire,
cosa significava essere giovane durante il periodo fascista.
In Italia durante il fascismo vi era tensione ma ad un
livello abbastanza superficiale. Le cose sono cambiate bruscamente per me, in quanto
ebreo, a partire dalle leggi
razziali italiane che riproducevano le leggi di Norimberga
del 1933.
Hitler a pochi mesi dalla
sua salita al potere dichiarò
che il suo programma era nazionalistico e antisemita; riteneva che gli ebrei non consanguinei con i tedeschi, appartenevano ad un popolo diverso, erano nemici perché
chi non era con loro era contro di loro.
Alla salita al potere di Hitler coincise la persecuzione
degli ebrei. In Italia le cose
successero molto più tardi ed
in modo diverso perché nei riguardi della minoranza ebraica (50.000) non esisteva una
tradizione, si erano assimilati
profondamente alla popolazione, nessuno li distingueva.
Secondo la Chiesa cattolica,
gli ebrei erano un popolo testimone con la loro dispersione, per il fatto di non riconoscere il Messia,
La Chiesa cattolica ha invaso il mondo e gli ebrei avrebbero dovuto seguirla per accompagnare la sua diffusione
come testimoni onnipresenti
che la loro inferiorità politica
era determinata dal fatto di
essere ebrei.
La chiesa cattolica, non si è
mai staccata da questo principio fino al Concilio Vatica
no II, nel corso del quale papa Giovanni XXIII ha cancellato quella dizione dei « perfidi judei », cioè uomini senza
fede. Restarono emarginati,
reclusi in ghetti, partecipi solo
in parte ai diritti degli altri,
allo scopo di mantenere questa loro identità di testimoni
fino all’ emancipazione del
1848, che ha visto il loro inserimento nella nazione italiana; confluiti nella borghesia,
nel làvoro artigianale, nel
commercio.
Dal 1848 in poi non si può
più parlare di una oppressione degli ebrei in Italia. Mussolini, tanto per dire, aveva
un’amante ebrea.
In seguito si assiste ad una
brusca conversione del fascismo da agnostico nella questione ebraica ad una posizione antisemita. È stato un
trauma non solo per gli ebrei
ma anche per gli italiani.
L’Italia non aveva una tradizione antisemita non aveva
ragioni di storia, di confini,
non ha mai alimentato odio
verso alcuno stato.
Le leggi razziali sono entrate in Italia con il contagocce.
Molti italiani si sono resi conto per la prima volta che il
fascismo era poco coerente e
consistente, gli operai Tavevano capito anche prima, in
quanto di anno in anno si
trovavano la paga ridotta.
La borghesia italiana che
viveva abbastanza bene all’ombra del fascismo si trovava per la prima volta davanti ad una questione incoerente da parte del fascismo.
Un’altro campanello d’allarme fu per gli italiani il racconto dei reduci delle guerre
fasciste dei corpi di spedizione in Russia. Erano tornati
dal fronte (’41-’42) raccontando lo sterminio da parte dei
tedeschi in Russia, sterminio
che contava 1.000.000 di ebrei,
chiusi in vagoni sigillati, cacciati dai cani poliziotti.. Questi reduci dal fronte si resero ben conto chi erano i nazisti e quindi dei fascisti loro alleati.
Andando al fronte passavano per le stazioni, per le retrovie vedevano come manovali donne in stracci, morte
di fame, chiedendo un pezzo
di pane. Lungo le retrovie vi
erano i "commandos” armati
ché avevano il compito di girare lungo il fronte per uccidere gli ebreh
Per ■ oop.'io it ' 'ano tutto
questo è stato un segnale, per
gli ebrei una tragedia, '•ienché le leggi razziali italiane
non fossero così crudeli come quelle tedesche, vi era
divieto di possedere giornali
ariani, divieto per i professionisti di avere clienti ebrei ed
una serie di provvedimenti
sempre più stretti.
Io' mi ero laureato ugualmente; ero l’ultima leva a cui
si era concesso di arrivare alla laurea: ho lavorato in condizioni quasi clandestine senza nome. Quando T8 settembre le armate tedesche sono
entrate in Italia non c’era ancora la resistenza, si cercava
di costruirla da^ Passo, sebbene fos'.'Tio seriZf. -sperienza, come organi/z:tr'.' u la resistenza attiva non !o sapevamo, solo pochi antifascisti
che avevano combattuto in
Spagna avevano una vera coscienza politica.
La mia inesperienza era tale che ho detto di essere ebreo; ho creduto a quello che
mi dicevano i fascisti, mi
hanno arrestato dicendomi
che in Italia esisteva un campo di concentramento per gli
ebrei a Bossoli. Se dicevo di
essere jbreo sarei andato in
questo campo di concentramento, se dicevo di essere
partigiano mi avrebbero messo al muro. E così ho detto
di essere ebreo. Ma le cose
andarono diversamente. Qualche giorno dopo arrivò una
commissione di SS, vennero
rastrellati 650 ebrei, uomini,
donne, vecchi e bambini.
Fummo caricati su un treno, in vagoni-bestiame, come
materiale.
Il materiale da trasporttire
non era materiale umano, era
materiale e basta. Non ci davano né da mangiare né da
bere; capisco non darci cibo
perché costava, ma l’acqua
non costava nulla, eppure
mancava anche quella. Il vagone era sigillato non ci dicevano niente, dove andavamo,
quanto durava il viaggio, era
un aspetto a mio parere
simbolico della mitologia nazista secondo cui gli ebrei a
differenza di tutti gli altri non
erano esseri umani ma « uomini apparenti » che per un
caso biologico hanno aspetto
umano ma non sono uomini,
non fanno parte del consorzio
umano e quindi vanno trattati in modo diverso, non hanno sensibilità, non contano.
Sono pezzi. Ricordo questa
frase. Al momento del carico
il capitano disse in tedesco
al caporale: « Quanti pezzi
sono?». (Continua)
4
19 marzo 1976
... _____UNA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA
Un materiale da utilizzare
Nella riunione di febbraio il comitato
di traduzione ha portato a termine la
prima stesura di tutto il N.X. Ora tocca
ai revisori e poi ai consulenti farci pervenire le loro osservazioni per giungere
al testo definitivo. Speriamo entro il mese luglio di poter consegnare il manoscritto al tipografo e di arrivare alla publa pubblicazione per il prossimo Natale.
Intanto si sta lavorando ad unificare lo
stile e a preparare un glossario da pubblicare in appendice.
Sono previste ancora due riunioni del
comitato dei traduttori: una per prender
in esame le ultime osservazioni e per
concordare l’introduzione e l’altra per rivedere le bozze.
Sono stati pubblicati finora, a titolo di
sondaggio : la lettera di Giacomo, il Vangelo di Marco e la passione secondo Marco disposta in forma dialogata, i: stata
una occasione preziosa per invitare il largo pubblico a farci conoscere altre osservazioni. Man mano che ci sono giimte
sono state raccolte e sottoposte ai traduttori. Abbiamo così dato a tutti i volenterosi la possibilità d’intervenire in tempo e di offrirci una collaborazione fraterna. È giusto infatti non tappare la
bocca a nessuno, fin che c’è tempo come
è sempre spiacevole rinviare le discussioni a lavoro pubblicato.
La traduzione si è svolta secondo il metodo delle equivalenze dinamiche tentando di arrivare ad ima forma del linguaggio che sia rispettosa innanzitutto del
contenuto e poi libera dai gerghi ecclesiastici e tradizionali non più comprensibili dall’uomo del XX secolo.
È bene precisare che la nuova traduzione non intende sostituire le precedenti che continueranno ad essere pubblicate.
È nostro desiderio afSancarle con l’intento preciso di facilitare una rilettura
della Bibbia e tendere una mano a quanti non si ritrovano più con un frasario
d’altri ^mpi. Anche gli apostoli ci hanno lasciato la loro testimonianza serven
dosi di un linguaggio popolare, ima specie di lingua franca, comprensibile a tutti.
Hanno partecipato al lavoro da parte
protestante, come membri del comitato
di traduzione: il prof. Bruno Corsani, il
past. Bruno Costabel (traduttori), il past.
Renzo Bertalot (coordinatore) e il dr. Jan
de Ward come consulente dell’Alleanza
Biblica Universale.
Nel comitato di revisione hanno partecipato: il prof. Alberto Soggin e il past.
Otto Ranch. Le chiese evangeliche italiane hanno nominato come consulenti il
past. Luigi Santini e Luciano Deodato
(valdesi), il past. Domenico Cappella
(metodista), il past. Piero Bensi (battista), il dr. Edoardo Labanchi e il dr. Emilio Grosso (Chiesa dei Fratelli) e il prof.
Fausto Salvoni (Chiesa di Cristo).
Abbiamo bisogno che le nostre comunità prendano contatto con il lavoro fin
qui svolto ed approfittino del materiale
già pronto per suscitare il più ampio in
teresse possibile alla lettura dell’intero
Nuovo Testamento. Contiamo perciò su
tutti gli evangelici italiani per preparare
la strada ad un nuovo contatto con la
Bibbia. Siamo infatti coscienti di lavorare e di chiedere la più ampia collaborazione per quanto è al centro della nostra missione, per quanto riguarda l’essere stesso della Chiesa senza il quale
poco ci rimane se non argomenti che
trattano del suo benessere diversamente
interpretato. È possibile trovar tempo e
spazio per questa collaborazione?
Renzo Bertalot
P.S. - Sono disponibili:
— La lettera di Giacomo (L. 50, franco
di porto, per un minimo di 100 copie).
— Il Vangelo di Marco (L. 200, franco
di porto, per un minimo di 100 copie).
— La Passione secondo Marco (L. 50,
franco di porto, per un minimo di 100
copie).
La Bibbia:
300 miiiòni di copie
Il direttivo dell’Alleanza Universale delSocietà Bibliche ha constatato, di recente, l’aumento delle Bibbie o parti di essa
diffuse nel mondo nel 1975.
I dati delle diffusioni sono ricavati dai
rapporti delle « Società » dell’Asia, dell’Africa, dalle due Americhe, e dall’Europa. Nel 1975 son stati diffusi circa 300
milioni di esemplari contro i 254 milioni
dell’anno precedente ; soltanto in Asia
l’aumento della diffusione delle Sacre
Scritture è stato del 10%.
Le « Società » tuttavia sono un pò tutte con l’acqua alla gola a causa dei forti
aumenti dei costi tipografici e della carta. Soltanto per i paesi africani si osserva: «la Bibbia è il libro più economico,
il più facile da acquistare ed il più utilizzato ».
Infine gli esperti deU’Alleanza biblica
universale hanno analizzato, sotto la guida del segretario generale il past. Ulrich
Fick di Stoccarda, i problemi inerenti
ad una possibile uniformità dei formati
di tutte le Bibbia diffuse nel mondo.
DIBATTITO: VALDESI NEGLI ANNI ’20
In margine airopuscolo di L. Santini
Giusepoe Banchetti
In quel periodo della crisi dello stato liberale degli anni a cavallo del 1920, e che
sfocerà nel fascismo, in seno alla Chiesa
valdese lion maturò alcuna scelta politica.
Fece però eccezione raìteggiamento del
pastore Giuseppe Banchetti.
Il nostro storico Luigi Santini, con vero
intelletto d’amore, ce ne ha ricostruito e
il periòdo storico e l’uomo che doveva
chiudere la sua luminosa giornata nel
1926 a Rio Marina.
Il lettore non potrà sottrarsi ad un giudizio più che positivo sulla personalità
del postro collega.
Comunità d’Agape
Son passati quasi due anni da quando una fetta della comunità residente di
Agape si è spostata, per il periodo invernale, a Pinerolo. La scelta, allora, era
motivata dalla ricerca di un inserimento reale nei problemi del Pinerolese. Il
tessuto urbano più importante e vicino a Prali è Pinerolo ; qui parte del gruppo
agapino ' si è trasferito e lavora... Siamo andati a trovare questi fratelli e
abbiamo rivolto loro alcune domande.
— Potete ricordare brevemente le motivazioni del vostro trasferimento a Pinerolo?
— Ciò che ci siamo proposti con lo
spostamento di parte del gruppo residente a Pinerolo, per il periodo ottobre-giugno, è un tentativo di testimonianza. Il
senso della nostra decisione non era di
partire da una teoria elaborata ad Agape da applicare nel pinerolese, ma — al
contrario — riteniamo che è l’ascolto della parola di Dio nelle situazioni di impegno concreto che determina le linee della nostra predicazione ai campi e ai gruppi che vengono ad Agape.
—- A relativa distanza di tempo verificate la giustezza di quelle motivazioni?
Qual è il rapporto con Agape-Prali?
— Dopo poco più di due anni di questa esperienza possiamo dire che le motivazioni iniziali restano valide. L’esperienza fatta nell’impegno politico quotidiano,
e la lettura biblica con i compagni impegnati nelle lotte del movimento operaio
ci è stata molto utile anche per il nostro
lavoro nei campi di Agape. Questa esperienza inoltre ha aperto nuovi problemi
quali ad esempio l’infiuenza che la religione ha sui comportamenti politici nel
pinerolese. E questo è diventato una pista
di ricerca di Agape (campo teologico internazionale).
— Che tipo di lavoro sviluppate? Qual è
il rapporto con la Fgei-valli?
— A Pinerolo noi continuiamo il lavoro che ciascuno di noi ha per la conduzione del centro di Prali: amministrazione, preparazione dei campi, lavoro editoriale, ecc. Nel tempo libero cerchiamo dì
essere presenti nelle lotte che il movimento operaio svolge, partecipiamo al
collettivo di ricerca biblica, per verificare con altri compagni la nostra pratica
con la parola di Dio. Mettiamo inoltre a
disposizione di quanti ne hanno necessità
gli stnimenti tecnici di cui disponiamo
(ciclostile, amplificatori, impianto di traduzione simultanea, ecc.). Collaboriamo
con tutte le attività della Fgei-valli con
un impegno organizzativo nel coordinamento.
— Per il futuro pensate di continuare
in questa linea o prevedete un cambiamento?
— I problemi per 11 futuro sono i locali
in cui svolgere la nostra attività. Il quartiere che ci ha affittato i locali è in trattative col comune per l’apertura di un
centro sociale di quartiere, che avrà bisogno anche dei locali da noi occupati.
Condividiamo la scelta del quartiere e
stiamo cercando di affittare nuovi locali.
Se saranno trovati pensiamo di continuare la nostra esperienza anche se occorrerà sviluppare un lavoro che non sia solo
più di tempo libero ma diretto, lavoro
che dovrà essere fatto in collaborazione
con la Pgei locale.
— Potreste descrivere la lettura biblica ’
« alternativa » che conducete?
—- Riteniamo che non si tratti di una
lettura alternativa. Nuovo per il pinerolese è il tipo di partecipazione che è ecumenico (al collettivo partecipano sia cattolici che valdesi) e impegnato politicamente (i membri del collettivo sono impegnati nelle lotte proletarie nel pinerolese).
Praticamente le cose procedono cosi.: ci
si trova ogni giovedì sera presso la chiesà valdese di Pinerolo e la riunione inizia
con la lettura del resoconto della seduta
precedente. Poi si legge im capitolo dell’evangelo di Marco e lo si discute: uno
spiega quale gli sembra il quadro, il contesto che ci aiuti a capire, un altro riferisce di situazioni di oggi che possono
sembrare analoghe, si discute e ci si chiarisce il testo. A volte qualcuno si incarica
di studiare più a fondo problemi teologici
o storici contenuti nel testo.
Il lavoro che noi facciamo non è mai
accademico ma è finalizzato alla nostra
testimonianza tra gli uomini del pinerolese.
Ma non sarebbe fare un torto alla sua
umiltà se lo aggregassimo alla serie degli
eroi della Chiesa valdese? È allora ohe li
perdiamo gli uomini che il Signore suscita in seno alla sua Chiesa.
Il meglio che possa capitare ad una
creatura è di diventare testimone nulla di
meno.
1) La sua fede: Cristo ha voluto la
fratellanza -universale degli uomini ed è
morto in croce per l’attuazione di questo
progetto. Esso però comincia da un incontro personale che richiede l’arresa totale dell’uomo a Dio. La predica del Banchetti non differisce da quella di qualsiasi predicatore, porta allá conversione. Ma
il credente è un seguace di Cristo: si tratta di un ubbidienza che è servizio e vita.
Non vi sono spazi alienanti quali il pietismo che ipotizza un incontro neirintimo
0 l’associazionismo domenicale ove la Comunità è condotta dagli altri ma non decide nulla responsabilmente.
L’intelligenza tesa ad appropriarsi del
ministero di Dio diventa un lusso di fronte al fratello emarginato. Queste cose Egli
le diceva con estrema franchezza.
2) Si è parlato molto dell’appartenenza al socialismo. Non si è trattato di mihtanza quanto di tendenza, di scelta congeniale. Egli confluiva coll’istanza socialista
e pertanto fu pacifista e non interventista.
Proprio nel 1913 anche Barth, il grande
teologo, rifiutò di sottoscrivere il manifesto propostogli dal maestro Harnack che
sosteneva il ricorso alla guerra pèr risolvere i conflitti sociali. Siccome in seno all’evangelismo la sua popolarità, fu simile
a quella che oggi ha un Tullio Vinay per
1 militanti nel socialismo, come mio padre, egli era ritenuto senz’altro come un
iscritto al partito, per mia madre invece,
come tutte le donne allergiche alle novità,
era soltanto un democratico. iPer i fratelli
illetterati di Cerignole e di Corato, che
certe quisquiglie non le coglievano neanche, egli era il migliore dei predicatori,
l’amico buono e fraterno.
Quando nel 1921 si trovò davanti alle
lotte sociali degli operai di Piombino: ore
di lavoro, paga, serrate, ecc. Egli ha davanti a sé le sofferenze dei zolfatari di
Grotte e dei cafoni di Puglia (le lotte di
„Di Vittorio col quale ebbe momentanea
dimistichezza) esplode al collega più anziano: « ...Ella può disprezzare i socialisti
fin che le pare, ma la mia ferma convinzione è che fra essi e noi forse Gesù riserberebbe a noi maggior disprezzo, e anche
maggior condanna ». La frase sa di una
amarezza infinita ed umile al tempo
stesso.
3) Quando la notizia della sua morte,
non naturale ma per lo sprofondarsi del
solaio della casa pastorale, attraversò
l’Italia evangelica, corse anche voce che
egli stesse lavorando ad uno dei suoi opuscoli che la Claudiana sfornava del continuo in quel tempo. Vi è in essi, dai titoli
originali come: Rivendica il tuo patrimonio, Telegrafo senza fili, ecc., tutta la
verve scherzosa toscana insieme alla purezza di un italiano perfetto, come parlava scriveva, nonché la passione socratica
al dialogo per cui si faceva leggere come
dal colto e dal semi-alfabeta.
4) Ricuperare dunque il testimone la
cui fede oscillò tra misticismo e impegno.
A mio parere egli è stato ricuperato dalla
terza generazione almeno a partire dal
1965 in poi. Me ne dà la certezza la vigile
ricerca dell’identità protestante che caratterizza il nostro tempo per altro così incerto e confuso.
Il Prof. Paolo Ricca scrive nel suo
« Identità Protestante » a pag. 29 quanto
segue: « In primo luogo il protestantesimo deve superare gli schemi individualistici entro cui ha costretto, privatizzando,
lo e depotenziandolo, il suo messaggio e
la sua testimonianza. Se questo superamento non avrà luogo, bisogna aspettarsi
che presto o tardi il protestantesimo diventi — una setta tagliata fuori dalle correnti principali della storia — (P. Tillich).
E dunque compito improrogabile del protestantesimo misurarsi con la dimensione
collettiva dell’esistenza e rimodellare, se
è necessario, le sue forme di vita e di
azione e i contenuti della sua predicazione.
Bisogna che il protestantesimo venga a
patti con il fatto che oggi il problema
maggiore non è la libertà e la responsabilità del singolo ma la libertà e la responsabilità delle masse; non è l’autonomia spirituale e la capacità decisionale
dell’individuo ma l’autonomia spirituale e
la capacità decisionale della collettività.
Oggi il problema maggiore non è come
trasformare l’uomo in soggetto responsabile ma come trasformare il popolo in
soggetto responsabile.
Nell’economia della grazia e nella tensione del Regno che viene Giuseppe Banchetti ci parla ancora.
G. E. Castiglione
Approfondire
Ho letto l’opuscolo di Luigi Santini « Il
Valdismo dalla crisi dello Stato liberale
al fascismo », pubblicato dalla Società di
Studi Valdesi in occasione del XVII febbraio. E l’ho letto con il vivo interesse
che sempre suscitano gli scritti di Santini.
Non intervengo in merito alla requisitoria contro l’impostazione che la Chiesa
Valdese ha dato alla sua testimonianza
nel periodo in esame. Meriterebbe un esame più approfondito. Mi limito a fare le
mie riserve sul giudizio sprezzante espresso nei confronti della « culturina Valdese
che sprezza la plebe » f pag 30), e che trovo ingiusto nei confronti di tutta la mia
generazione.
Vorrei solo fare una precisazione riguardo alla morte di Giuseppe Banchetti.
Come si sa, egli mor'i in seguito al crollo
del pavimento del suo studio. Secondo
Santini, lo stabile era stato deliberatamente lasciato andare dalla Tavola (Moderatore B. Léger) in precarie condizioni
per mancanza di denaro (pag. 30). La
realtà è che la Tavola aveva autorizzato
tutti i lavori di cui le erano stati segnalati
la necessità. Tanto è vero che il Banchetti, in data 17 marzo 1926, esattamente 15
giorni prima della tragedia, ringraziava
il sovrintendente Giovanni Bonnet per la
« liberale risposta della Tavola » alle sue
richieste di fondi per riparazioni.
Purtroppo il povero Banchetti aveva
trascurato i segni premonitori di quel
che sarebbe successo, al punto che avendo visto che il pavimento cedeva, si accontentò di mettere dei mattoni sotto il suo
tavolo di lavoro, senza avvertire l’amministrazione centrale.
Roberto Nisbet
5
19 marzo 1976
Ricordando il pastore Vezio incelli
a
« ...Siamo accampati ai limiti del deserto. Al
di là del fiume si stende una terra strana, ignota,
diversa. Un mondo pauroso in cui si mescolano
immagini contraddittorie di risaie in fiamme, di
barricate studentesche, di omicidi politici, di
manganelli levati, di fabbriche occupate e di università deserte; immagini agghiaccianti di lusso
e di miseria, di egoismo e di sfruttamento, di
arroganza e di alienazione. È ciò che vive fuori
del recinto della chiesa : il mondo che si stende
al di là del Giordano.
K È qui che Dio chiama Israele. Non lo ha
tratto fuori dal’Egitto perché si consoli nel deserto, lontano dagli uomini. Lo ha preso perché
vada ad abitare Canaan, perché viva insieme a
quei popoli, perché possa mostrare, vivendo gomito a gomito con loro, cosa significa che Dio è
il re di Israele...».
Sono parole tratte da due predicazioni
radiofoniche di Vezio Incelli del ’68 e del
'70. Una testimonianza del suo travaglio
e della sua speranza, del suo modo di intendere la fede, di ’sfidarsi’ e di ’sfidarci’
a viverla.
Vezio Incelli è morto; crudelmente, il
21 febbraio 1976; stroncato dalla banalità
di un incidente di macchina lungo una
autostrada: uno dei simboli di questo
mondo « al di là del Giordano ». Il Comitato Permanente della Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia, della chiesa in cui egli
ha militato come pastore, vuole ricordarlo qui a tutti coloro che gli sono stati
compagni, ai fratelli che hanno ascoltato
la sua predicazione, a quelli che l’hanno
incontrato nel corso della sua vicenda
umana; e vuole farlo sul filo di due dei
messaggi che sono stati pronunciati al
suo funerale.
Dalla morte alla vita
Vezio Incelli è morto, e il vuoto-lascia'
to dalla morte — ha detto Giovanni Lento, parlando dinanzi alla sua bara nel
tempio di Via de’ Benci a Firenze------nes
suno può colmarlo. Ma, cóme credenti,
possiamo rintracciare il senso di questa
morte e della vita che essa ha stroncato.
Giovanni Lento ha citato un passo della I Epistola di Giovanni: « Noi siamo
passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli ». È una parola che dà alla
morte, alla vita e all’immortalità una dimensione diversa da quella che la speculazione filosofica ha attribuito attraverso
i secoli a questo triangolo entro il quale
l’uomo si muove.
L’apostolo Giovanni dice in sostanza
che l’immortalità non è un problema speculativo, ma qualcosa che investe il campo dell’esperienza; non un problema da
filosofi ma un avvenimento concreto che
si verifica nella nostra esistenza storica
e che pone quindi le sue radici nel tempo della nostra vita. Per l’apostolo Giovanni l’immortalità è un passaggio da
morte a vita che avviene prima che la
morte concluda la nostra esistenza fisica; è il movimento dell'eternità che si
trasferisce nel tempo e prende dimora
dentro di noi, quando ad un certo momento decidiamo di porre la nostra vita
a disposizione dei fratelli. È nell’amore
per gli altri — per quelli che si agitano
in quel mondo contraddittorio che si
stende al di là del Giordano e nel quale
ci decidiamo ad entrare per condividerlo e trasformarlo — che passiamo ’dalla
morte alla vita’. E sappiamo che siamo
passati dalla morte alla vita perché
’amiamo i fratelli’. Non una nozione ma
una esperienza; vita vissuta nella convinzione che il credente, figlio della resurrezione, è impegnato ad essere testimone
del ’mondo nuovo’ di Dio. È in questa dimensione che la vita e la morte di Vezio
Incelli sembrano doversi collocare.
Un uomo impegnato
Quando Gesù proclama: « chi crede in
me ha vita eterna"» — ha detto ancora
Giovanni Lento — vuol dire che chi si fa
suo discepolo, chi lo segue lungo il cammino che egli ha tracciato, ha da quel
momento la ’vita eterna’. Da quel momento il ’mondo nuovo di Dio’ diviene
realtà operante nella nostra vita quotidiana: il ’Regno di Dio’, che porrà fine
al tempo, si inserisce già nel nostro
tempo.
Vezio Incelli è morto. Con questa morte — ha detto Sergio Aquilante — si consuma una parte della nostra stessa vicenda di questi anni: una vicenda in cui Vezio Incelli è stato in più di una occasione protagonista di primo piano. In questi anni, infatti, lo abbiamo visto impegnato non solo come pastore nelle comunità di Vintebbio, Vercelli, Biella (nel
quadro dell’integrazione valdo-metodista),
Firenze, ed attualmente, sia pure in forma per noi ancora fuori dell’abituale, Milano, ma anche come segretario regionale del movimento giovanile della nostra
chiesa prima della costituzione della
FGEI, come sovraintendente di Circuito,
come membro del Comitato Permanente,
come segretario del Servizio Sociale della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia, come membro del Comitato italiano della Conferenza cristiana della pace. In tutti questi servizi egli ha sempre
dato un contributo di intelligenza di cui
sentiremo certamente la mancanza.
Formatosi nella teologia barthiana, ma
aperto ed attento a tutti gli sviluppi della ricerca teologica, Vezio Incelli aveva
accolto con serietà il richiamo all’impegno concreto di fede che veniva dal maetro di Basilea. Da tale richiamo la sua
vita era stata profondamente segnata. E
pertanto lo abbiamo visto impegnato, in
particolare a Firenze, nel lavoro della
’associazione spastici’, e dare in questo
campo così drammatico tutta la collaborazione di cui era capace.
Alla ricerca dell’autenticità
Di tutto ciò noi rendiamo qui testimonianza, registrando una perdita pesante;
quella di un fratello che molto ha speso
di sé nel predicare l’Evangelo di Gesù.
Tuttavia questa testimonianza ha un senso se la rendiamo in una dimensione di
verità, nella consapevolezza il più possibile piena della nostra condizione umana. Una condizione che resta per tutti
noi, nessuno escluso (e noi credenti lo
sappiamo bene), una condizione di peccato, e quindi di debolezza, di miseria,
di errore.
In questa dimensione di verità possiamo dire, però, che Veziò Incelli — certamente nei suoi limiti (che in un modo
o nell’altro sono i limiti di tutti noi), e
nelle sue cadute (le quali anche, in misura eguale e diversa, sono le cadute di
tutti noi) — ha sempre ricercato nella
sua vita la fedeltà ad un valore estremamente arduo: quello dell’autenticità. Questa ’autenticità’ è stata per lui una passione che l’ha continuamente assorbito e
l’ha fatto soffrire e, forse, ha fatto soffrire anche quelli che egli erano vicini.
Era come un fuoco che lo bruciava nel
profondo e non gli permetteva di adagiarsi sulle posizioni raggiunte, sulle certezze dalle quali molti di noi si lasciano
catturare ed imprigionare. Il ’normale’,
convenzione intoccabile del nostro modo
di vivere, punto di riferimento obbligato
di tanti di noi, non lo appagava, al punto
che financo per il suo ministero pastorale egli ha costantemente cercato nuove
vie.
Tutto questo l’ha portato talvolta ad
’esasperare’, a ’radicalizzare’. Il suo comportamento a qualcuno forse non è piaciuto, e in qualche altro ha provocato
perplessità, fastidio, e, in certi casi, dolore. Ma resta il fatto che Vezio Incelli,
con la sua esperienza, certo non priva di
contraddizioni e di angoli oscuri, rappresenta per noi, per i suoi familiari, i suoi
colleghi i suoi fratelli e compagni, una
’sfida’. Égli continua a sfidarci affinché ci
decidiamo a tentare finalmente nuove
espressioni della nostra fede, nuove forme di testimonianza e di servizio.
La vita non ha concesso a Vezio Incelli
molte gioie, né le ha date a coloro che
hanno diviso con lui molte delle sue giornate. Ed ora, quasi a scontata conclusione
di una storia segnata dalla pena e dalla
amarezza, nel colmo di questa vita pur
tuttavia aperta a ima speranza di _ serenità, la morte improvvisa e straziante.
Che’dire dì fronte a questa morte?
Le risposte suggerite — alcune diventate componenti essenziali- della nostra
cultura — non mancano. Due soprattutto.
C’è quella che richiama l’immortalità
della nostra anima. Un’anima che, con la
morte, fuggirebbe dal corpo per raggiungere la sua sede naturale, la sua ’patria’.
Una risposta certo suggestiva ed antica,
talvolta accolta da una certa teologia cri
(continua a pag. 8)
Il lavoro
nella chiesa
Il 3-4 aprile si terrà a Roma un incontro di studio su: Il lavoro nella chiesa,
organizzato dalla Federazione giovanile
evangelica e dal Servizio studi della Federazione Chiese evangeliche. Vuole essere un incontro dei dipendenti e non
sui dipendenti, per iniziare un chiarimento quanto mai urgente all’interno delle
nostre chiese. Per questo è indispensabile
la partecipazione dei dipendenti «laici»
che lavorano negli istituti e nei servizi
vari gestiti dalle chiese.
L’incontro si propone tre obiettivi:
1) capire la natura del problema e
definire le caratteristiche del lavoro nella
e per la chiesa ;
2) verificare alcune definizioni generali sulla base di due esempi concreti,
non esaurienti delle diversità di situazioni di lavoro, ma significativi;
3) stimolare la costituzione di un
gruppo che assicuri continuità al lavoro
lanciato con il convegno e fornisca una
ampia documentazione sul problema.
PROGRAMMA
Sabato 3 aprile
accoglienza dei partecipanti nella sala
di via Marianna Dionigi 59, Roma (dalla stazione autobus 77 per P. Cavour);
ore 9.3M2.30: Introduzione sul tema generale a cura di Giorgio Peyrot -Dibattito;
ore 15-19.30: Due situazioni di lavoro nell$fc chiesa
a) Istituto Gould (a cura di Marco
Jourdan);
b) Uffici della Pcei (a cura di R. Maiocchi);
Dibattito ;
Domenica 4 aprile
Discussione generale, individuazione
dei criteri da seguire e di im gruppo
per il proseguimento del lavoro.
Iscriversi subito presso : Renato Maiocchi. Via Firenze 38, 00184 Roma (tei.
4755120).
DALLE NOSTRE CHIESE
MILANO
In quale condizione si trova una Chiesa come la nostra in quella grande città
che è Milano? Quali prospettive per il
futuro? A questi ed altri interrogativi ha
tentato di dare una risposta l’Assemblea
di Chiesa, tenutasi domenica 7 marzo,
convocata per discutere il tema « Valdesi di Milano, dove andiamo? ». Durante il
culto alla mattina abbiamo ascoltato tre
interventi, tenuti da fratelli della « Commissione Culto». Il primo ha delineato
a grandi linee l’attuale situazione della
nostra comunità. La nostra chiesa è relativamente numerosa, ma i fratelli che
partecipano con regolarità alle nostre attività sono una minoranza, non è però
possibile affermare che gli altri membri
di Chiesa siano insensibili ai problemi
dell’Evangelo. Il punto d’incontro principale è costituito dal culto domenicale. La
figura del pastore è il punto chiave di
riferimento intorno a cui ruota l’intera
comunità. Siamo dunque una «parrocchia» più che una «comunità» nel vero
senso della parola? Un gruppo di persone che si vedono poco e si conoscono ancora meno? Una Chiesa che rinuncia al
suo impegno comunitario ed affida la
sua vocazione ad un numero troppo ristretto di persone?
Un esempio di «lavoro alternativo» ci
è stato proposto con il documento redatto dai monitori del terzo anno di catechismo. Da ormai quattro anni, cioè fin dall’epoca in cui i ragazzi frequentavano il
pre-catechismo, i monitori hanno cercato di evitare le lezioni di tipo tradizionale. Per un anno si è puntato solamente
a creare un rapporto di amicizia tra i
■ giovani, a porre cioè le basi per lavorare gli uni accanto agli altri, in comunità.
Tutti i lavori intrapresi negli anni sue-,
cessivi, da un approfondimento della storia dei Valdesi, al tema « Chi è Gesù? »
ed all’esame del problema della nostra
fede sono stati condotti con un proficuo
lavoro di gruppo. Si è voluto modificare
l’atteggiamento tradizionale dei monitori
che dall’alto della loro condizione di
« maestri » trasferivano ai ragazzi « oggetti» tutto il loro sapere. Ci si è invece
posti sullo stesso piano dei giovani, per
creare insieme la formazione di credenti
impegnati.
La responsabilità è anche delle famiglie
che delegano alla Chiesa il peso della
educazione religiosa e della comunità che
trascura ed emargina i giovani. L’ultimo
intervento ha formulato proposte per il
nostro futuro. Nella nostra Chiesa il cul
to domenicale non è "lì solo pimto d’incontro. Vi sono tante altre preziose attività come la Claudiana, Cinisello, culti
comunitari, FGEI, Lega Femminile, gruppi di servizio etc. ma si e no im ottavo
dei membri di chiesa vi partecipa. Il primo invito ci ha consigliato di seguire
maggiormente queste attività. Il problema non è. però così, semplice: è tutta Ja,nostra Chiesa che non è più in grado di
offrire ai fratelli isolati momenti comunitari. Tanti di noi vivono la propria esistenza in solitudine. È perciò tutta la vita comunitaria che va decentrata. Viene
quindi proposto di creare un gruppo di
visitatori-animatori che si prendano cura degli emarginati dalla vita della comunità e di creare dei « gruppi del Vangelo »
sparsi nelle diverse zone della città. Il dibattito è stato vivace ed è emersa ima
reale volontà di porre rimedio all’attuale
situazione. Si è stabilito di allargare il
« gruppo visite » col compito di continuare a breve termine il lavoro già iniziato
e completare una presa di contatto coi
fratelli emarginati o che da tempo non
partecipano alla vita della comunità.
• La settimana è stata intensa. Infatti
mercoledì 10 marzo il pastore Tullio Vinay è ritornato tra noi per parlarci del
suo recente viaggio in Vietnam, dopo la
conclusione della lunga guerra.
• Si è inoltre deciso di dedicare la prossima assemblea al problema dell’istruzione.
(m. r.)
TORINO
Il gruppo FGEI di Torino ha fatto in
modo che nel maggior numero di situazioni si dessero notizie della FGEI durante il culto domenicale del 7 marzo.
A Corso Vittorio la predicazione è stata
a cura del candidato al ministero Giuseppe iPlatone; una panoramica sulla attività della FGEI è stata presentata da Elio
Pizzo.
Al Lingotto, dopo la predicazione del
segretario nazionale della FGEI, vi è stata una relazione sulla conferenza di Primo Levi, nel quadro delle attività del
gruppo giovanile, sulla conferenza di Tullio Vinay, sulla ricostruzione nel Vietnam, e un intervento sulla EGEI, a cura
di Anna D’Ursi.
In via Nomaglio, predicazione e notiziario FGEI sono stati curati da Erika
Tomassone, del gruppo di Agape.
In Corso P. Oddone, dopo la predicazione di Franco Giampiccoli, l’attività
della FGEI è stata presentata da Giulia
D’Ursi. Nel pomeriggio, un gruppo non
numeroso ma interessato ha partecipato
ad un dibattito sull’ora di religione, introdotto da Oriana Bert.
Le tesine della Commissione Politica
della FGEI, che sono comparse sul n. 37
di Gioventù Evangelica, saranno presentate e discusse in un incontro'promosso
dalla FGEI di Torino per il 24 marzo 76,
mercoledì, nei locali della Chiesa Battista, in Via Bertela 63. La relazione introduttiva sarà tenuta da Francesca Spano, responsabile della Commissione Politica della FGEI. Inizio: ore 21.
Quinto circuito
‘ P nato un nnom
coHattim taataglca
Indetto dal consiglio del V Circuito
delle Chiese Valdesi e Metodiste, ha avuto luogo sabato 6 marzo con inizio alle
ore 16,30, e domenica 7 a Borgio Verezzi (SV), il primo incontro dei predicatori del circuito, e di quanti erano interessati all’invito, per iniziare un « collettivo» teologico nell’ambito del circuito.
All’incontro erano presenti circa 40
membri delle comunità del sud-Piemonte e liguri che hanno ascoltato con vivo
interesse e partecipazione la discussione
e la relazione introduttiva del pastore
Paolo Ricca su : « Un collettivo teologico :
come e perché» suddivisa in tre punti:
le esigenze che spingono a questi incontri; a chi sono rivolti, e come si possono
organizzare tali incontri.
La relazione, densa di spunti e iniziative concrete, si è rivelata il punto focale di tutto l’incontro. La sera del sabato, la parte esegetica sul testo di Luca 10:3842 ha offerto ai 4 gruppi nei
quali si sono divisi i presenti, ampio materiale per lo sviluppo delle predicazioni
della domenica mattina, svolte durante
il culto comunitario. Il pomeriggio, ancora il pastore Ricca ha presentato il tema «I compiti di una teologia protestante oggi in Italia », relazione e conversazione che, con i loro motivi di interesse
generale per la comunità, hanno lasciato ancora molti spunti di rifiessione e
problemi aperti, tanto che si è ritenuto
dover riprendere il tema nel prossimo
incontro di « collettivo » che avverrà ancora nella casa valdese di Borgio Verezzi i giorni 22 e 23 maggio con programma
da stabilirsi. Giorgio Castelli
6
cronaca
alle valli oggi
La Bibbia
pericolosa
L’anno 1975 ha iatto registrare la più
alta percentuale di diffusione della Bibbia
nel mondo: 300 milioni di copie. Per contro nessuno si illude che basti vendere o
regalare la Bibbia perché possa essere
messo in conto un parallelo incremento
di cristianesimo praticato. Forse che si è
diventati più Cristiani del 1974 in cui si
sono diffuse 46 milioni di copie in meno?
Qualcuna di queste copie è penetrata
anche nelle valli, forse ad accrescere il
numero di quelle possedute, vecchie e
nuove, in italiano ed in francese, cattoliche e protestanti. Ma finché si parla di
Bibbie non lette non sorge alcun problema. La Bibbia non letta non fa problema.
I problemi nascono quando la si legge.
In mezzo al mosaico di titoli e di notizie infilate in quel grosso settimanale cattolico che è L’Eco del Chisone, ho trovàto
un’interessante letterina al direttore, della Sig.na Nelly Rostan di S. Germano Chisone. Così scrive: «Per quanto concerne
il Collettivo di ricerca biblica formato da
valdesi e cattolici, indicato dal pastore E.
Genre come l’unica alternativa seria, devo riconoscere che con le argomentazioni di don Morero — cosi come le leggo —
mi trovo d’accordo ».
E bene precisare subito che io non ho
mai scritto quanto mi attribuisce la Signorina Rostan sulla scia dell’interpretazione di don Morero. Ciò che ho scritto è
cosa ben diversa, e cioè: « La via aperta
dal Collettivo di ricerca biblica formato
da valdesi e cattolici sul terreno comune
della Scrittura non è Un’alterriativa equivoca, è l’unica seria », frase in cui il soggetto non è il Collettivo ma la via aperta,
volendo sottolineare il comune confronto
con la Scrittura e non la serietà (unica!)
del Collettivo. D’altro canto l’intenzione
era quella di negare la patente di serietà
alla scelta ecumenica operata da certa
parte del cattolicesimo pinerolese che ha
invitato le suore di Darmstadt.
Nessuno pretende, tanto meno quanti
partecipano al Collettivo biblico per quanto ne so (non ho, purtroppo, il tempo di
parteciparvi), affermare che soltanto in
quel gruppo vi è serietà ecumenica; nessuno ha mai detto che Vi ci sia la vera
ortodossia; mi chiedo soltanto quali altri
esempi di lettura biblica ecumenica regolare possano citare coloro' che si dichiarano insoddisfatti del tentativo del Collettivo biblico. Nulla. E dal nulla vengono
poi fuori le sorelle di Maria!
Ma ciò che più lascia perplessi è il discorso di don Morero sull’aggregazione, i
giudizi trancianti verso un suo collega
nel ministero, don Barbero,, che ha fatto
una scelta diversa, come si sa. E con don
Barbero liquida tutta una ricerca di testimonianza (ecumenica) che si svolge nel
pinerolese e che va ben oltre il Collettivo
di ricerca biblica-, ...
Ma è giustificato il giudizio di don Morero verso chi cerca un’aggregazione o di
fatto si trova a^regato in uno spazio politico che non sìa quello tradizionale della
democrazia cristiana che don Morero pare
dimenticare tutto d’un colpo? Forse che la
DC e la chiesa pinerolese hanno chiuso
con la loro vocazione di aggregazione, religiosa e politica?
Nel discorso di don Morero ci sono almeno due aggregazioni gratuite: la prima
è quella di aggregare il pastore Bertalot
alle suore di Darmstadt, U che è altrettanto paradossale quanto dire che don Barbero e don Morero rappresentano una
stessa linea ecumenica all’interno del cattolicesimo pinerolese. La seconda: la Signorina Rostan è convinta di dar ragione
a don Morero, ma don Morero sa benissimo che le sue convinzioni ecumeniche sono molto distanti da quelle della Sig.na
Rostan. Però di fronte a questa aggregazione che certo non è stato lui a cercare
don Morero non ha ritenuto di precisare
alcunché.
In realtà non è che la Sig.na Rostan
condivida l’ecumenismo spiegato da don
Morero; semplicemente non condivide la
linea politica del Collettivo di ricerca biblica, perché a suo parere troppo omogenea al suo interno. Ma questo è un’altra
cosa. La scelta della Sig.na Rostan è determinanta dalla troppa chiarezza politica del Collettivo e dalla mancanza di
chiarezza della posizione di don Morero e
dell’Eco del Chisone in cui tutti possono
trovare, come in un grande mosaico, ciò
che cercano.
In fondo la lezione da trarre è questa:
diventa pericoloso leggere la Bibbia quando questa lettura è accompagnata da un
impegno politico di sinistra. Ma come la
mettiamo con l’altra lettura, quella difesa dalla chiesa ufficiale?
E. Genre
LUSERNETTA
Turati: i licenziamenti restano
PERRERO
Dopo gli ultimi avvenimenti, che hanno
visto un certo numero di operaie scendere in lotta per difendere il posto di lavoro, sono riprese alla Turati le trattative
tra azienda e sindacati per risolvere la
vertenza originata dalla decisione padronale di procedere al licenziamento di 62
operai (poi ridotti a 45).
Nel corso deH’assemblea interna di giovedì 11 marzo, l’azienda si sarebbe impegnata, dietro precise garanzie da parte
dei Sindacati e del Comitato di lotta, a
riesaminare la situazione.
I licenziamenti potrebbero essere ritirati, con la riassunzione di qualche operaio, il prepensionamento dei più anziani
e con l’incentivo alla dimissione volontaria per gli altri.
Questo in pratica vuol dire che, comunque vadano le cose, alla Turati ci saranno ora una quarantina di posti di lavoro in meno.
È un altro duro colpo all’occupazione
in Val Felice, che non potrà certo essere
assorbito dalle 10 assunzioni alla Gambatex (l’azienda che si trova aH’interno stesso della Turati ed il cui titolare è l’attuale sindaco di Lusernetta).
Né alcuna garanzia potranno offrire i
nuovi posti di lavoro che si dovrebbero
trovare alla Confezione Europa, in quanto le operaie verrebbero assunte con contratti a termine.
Non poche perplessità ha destato un
intervento del presidente della Comunità
Montana arch. Congo, il quale ha dichiarato la disponibilità della Comunità stessa per reperire dei posti di lavoro ai licenziati. Si ritiene infatti che il compito
primario della C. M. sia quello di impedire i licenziamenti, costringendo le aziende a rispettare il diritto al lavoro e non
a pensare solo ai loro interessi.
La situazione rimane dunque sempre
critica, anche se alcune iniziative, maturate nel corso della settimana, avevano fatto pensare a ben altri sbocchi.
Martedì sera, al termine di im’assemblea convocata nella sede comimale di
Lusernetta, le organizzazioni sindacali,
sotto la spinta di un gruppo di operaie,
dei consigli di fabbrica e dei gruppi di
base della zona, avevano proclamato uno
sciopero di otto ore, da effettuarsi l’indomani, 10 marzo.
II volantino distribuito per l’occasione
diceva che la lotta sarebbe continuata
« nei giorni successivi, fino al raggiungimento dei nostri obiettivi ».
Mercoledì mattina, alle 5.30, i circa 20
operai che ancora continuano a lavorare,
si sono presentati ai cancelli, ma l’ingresso in fabbrica è stato loro impedito dai
compagni di lavoro e da altri lavoratori.
Ci sono stati alcuni scontri verbali, poi è
stato possibile convincere gli operai ohe
volevano entrare a non farlo, e si è comin
ciato a discutere delle iniziative da pren
dere per portare avanti la lotta tutti uniti.
Verso le ^30 è giunto uno dei fratelli Turati, che si è detto disposto a ridiscutere con
le maestranze gli aspetti della vertenza. E
stato quindi stilato un ennesimo volantino, che convocava i lavoratori ad un’assemblea interna per il giorno dopo, dalle
6 alle 7.
È Stato appunto durante quest’ultima
riunione che i Sindacati, nonostante le
proteste di alcune operaie decise a portare avanti la lotta (nel frattempo erano
già arrivate le lettere di licenziamento),
hanno stabilito di riprendere le trattative
per una soluzione morbida della vertenza.
L’amministrazione comunale continua a portare avanti la linea d’informazione e collaborazione
stretta con la popolazione delle borgate, tramite
assemblee a livello di quartiere.
In tali incontri si cerca di spiegare il metodo
di lavoro della amministrazione che intende operare tenendo conto il più possibile delle esigenze
reali della popolazione e di appurare le necessità
di ogni singola borgata onde intervenire tempestivamente ed a ragion veduta.
Riunioni in tal senso sono già state tenute a
Chiotti per il problema della strada di ViUasecca;
a Maniglia per il problema dell’acquedotto; a
Faetto per quello delle strade.
Altre riunioni sono previste nel mese di aprile
a Perrero e a S. Martino.
OSPEDALE VALDESE DI POMARETTO
SERVIZIO DI GERIATRIA
Dopo un anno di iter burocratico ha
avuto finalmente avvio il servizio di Geriatria. Questo servizio è stata la prima
concretizzazione del modello di rapporti
tra il nostro Ospedale e la Comunità
Montana, ed è stato approvato dalla Regione Piemonte. Ogni mattina cinque anziani su servizio di prenotazione svolto
dalla Comunità Montana, vengono visitati dai Sanitari dell’Ospedale e dopo gli
accertamenti del caso, vengono rinviati
ai sanitari curanti con relativa documentazione. Si cerca in tale modo di superare
la settorialità dell’intervento e, in questo
spirito, si è avuta una riunione, tanto
SCHEDA
IL SERVIZIO: 916 ricoverati di cui 154 provenienti dalla Val Germanasca, 418 dalla Val
Chisone, 40 daUa Val PelUce, 137 da Pinerolo e dintorni, 22 trasferiti dagli Ospedali di
Pinerolo, 145 provenienti da altre loealit.
Hanno usufruito dei servizi ambulatoriali
7.452 persone di cui 416 minatori, 72 dipendenti RIV, 57 seolari.
L’attività diagnostica: 51.131 esami di laboratorio, 4.830 di radiologia, 4.508 di cardiologi®- . , . .
La riabilitazione : 498 trattamenti riabilitativi,
87 di terapia fisica.
IL PERSONALE: 6 medici, 1 biologo, due
teenichè, 11 infermiere, 1 fisioterapista, 5 amministrativi, 24 ausiliari, 3 consulenti.
IL BILANCIO (ordinario): uscite L. 659 milioni. Entrate: L. 630.000.000. Deficit per interessi passivi L. 29.000.000.
LE SPESE STRAORDINARIE (impianti)
1974-1975: L. 192.000.000. Aneora da reperire: L. 70.000.000.
LA COMMISSIONE : 1 avvocato, due pastori,
due casalinghe, due operai, 2 architetti, 1
maestro, due medici, un economista, un commerciante.
SAN SECONDO
Abbattuto
lo storico «castello»
Il « castello » dei conti di S. Secondo ora abbattuto per fare posto
ad un condominio è stato considerato dagli amministratori comunali
un vecchiume privo di rilievo sul
tessuto urbanistico ambientale.
Si trattava (ora ci sono le macerie) di un «elegante palazzo»... rimodernato verso l’anno 1740 : grandiosi ne erano gli appartamenti, da
cui si aveva l’accesso a un delizioso giardino di 5 giornate circa...:
sorgeva questo palazzo sopra un
amenissimo poggio... (G. Casalis,
Dizionario. Voi. 18», p. 745).
Sul poggio, attorno al quale si è
strutturato nel corso dei secoli il
paese, era stato fatto costruire, forse da Giacomo d’Acaja «il castellano o ricetto del borgo di S. Secondo» (C. Rostagno, Miradolo p.
11) che fu notoriamente testimone,
tra l’altro, di un cruento episodio
della resistenza valdese, nel maggio
1655 (A. Jalla, Janavel pp. 58-59).
I Bianco diventarono conti di San
Secondo dal 1679, dopo che ebbero
accumulato una fortuna «approvigionando le truppe francesi in Italia» nel corso del XVII secolo (V.
Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare, voi. >, p. 77).
Si tramandarono fino ài giorni
nostri il castello poi adattato a palazzo e il parco; altri loro beni nella zona furono a loro tempo alienati. È curioso che pochi anni prima di fare spazio alle ruspe, sentissero il bisogno di sottolineare il
pregio della loro casa contro un
articolo di giornale che la' definì
« palazzo nobiliare a linee settecentesche con im largo cortile, che gli
dà un po’ l’aspetto di una caserma
(cfr. «Il Penice» del 21 ottobre e
del 28 novembre 1960, alle pp. 3 e
2, un articolo e una letera del prof.
Timbaldi).
I beni dei signori (alla cui costituzione certamente, nei secoli, non
mancò il contributo del popolo di
S. Secondo) avrebbero potuto essere considerati una ricchezza per il
paese, e in qualche caso riscattati
per servizi pubblici : peccato che
l’equilibrio urbanistico, l’eleganza e
la misura delle costruzioni, gli spazi verdi, il gusto della bellezza e il
senso dell’ambiente non siano sembrati degni di riguardo ; peccato
che in tanti casi il nuovo e il moderno si debbano, a S. Secondo,
identificare con mediocrità, cattivo
gusto e incultura.
informale quanto necessaria, con i medici
locali, presente il Presidente della Comunità Montana; ove, tra l’altro, ci si è resi
tutti disponibili per l’istituzione, a cura
della Comunità Montana, di un libretto
sanitario che dovrà essere distribuito a
tutti gli abitanti della Valle.
Il discorso è appena iniziato ed anche
la popolazione dovrà esprimere la propria opinione, in quanto la salute è un
problema suo, più che delle strutture che
devono tutelarla: queste ultime, imitamente agli operatori tecnici, devono avere una disponibilità promozionale. E
quanto ne deriva dovrà essere verificato
nel tempo e nella prassi, modificato se
necesssario e realizzato in una visione
pratica del problenaa»
Con questa disponibilità l’Ospedale di
Pomaretto ha iniziato quest’anno un nuovo periodo di lavoro ed alla considerazione della buona collaborazione con gli
enti ed i sanitari locali, si è aggiunto il
riconoscimento da parte dello Stato Italiano della sua idoneità come sede di tirocinio pratico dei neo-laureati. E ciò è
motivo di soddisfazione per coloro che
con il loro ingegno hanno qualificato
l’Ospedale. D. Varese
Union Vaudoise ■ Paris
Nous nous sommes retrouvés ce dimanche 22.
février pour célébrer l’anniversaire du « 17 ».
Fidèlement chacun prend le chemin du cours
Bernard Polissy qui ouvre ses portes non plus
pour ses élèves mais pour nous permettre deranimer nos souvenirs et poser des jalons pour
l’avenir.
Notre journée ne sera pas tout à fait ce qu’elle
aurait dû être, notre Président le Pasteur G. Appia est hospitalisé depuis quelques heures, sa
silhouette élancée, nerveuse, son verbe nous manqueront.
Nous avons pensé, cette année, participer à
notre façon aux fêtes du bi-centenaire de la naissance des Etats-Unis et en hommage à ceux qui
participèrent à l’édification de cet immense Etat
nous avons demandé au Professeur H. Peyrot de
nous faire connaître le modeste rôle des Vaudois.
L’un d’entre nous a lu son exposé sans en modifier quoi que ce soit, c’est ainsi que nous aprimes comment « nos Vaudois partis Piémontais
devinrent successivement Hollandais, Anglais et
finalement Américains en 1776! ».
Succès certain auprès de l’auditôïre qui risque
fort de dépasser celui-ci souhaitons-le! En tout
cas notre secrétaire aura bien du travàil à reproduire cette conférence dont chacun désire un
exemplaire.
Le Professeur H. Appia lui nous a dirigé vers
d’autres horizons, ceux 'd’Afrique du Sud où les
nôtres émigrèrent en nombre se joignant au mouvement d’émigration des protestants Français.
Partout nous retrouvons des traces du passage
des Vaudois, en France leur connaissance devient
de plus en plus précise à travers de nombreux
ouvrages historiques, religieux, littéraires spécialisés. Nous espérons qu’un jour cette « diaspora » sera peut-être utile aux habitants des Vallées.
Notre ami le Consul Général d’Italie à Metz,
Monsieur Vicari nous a fait part de ses préoccupations attachées à ses fonctions, lui et sa femme se sont faits les ardents colporteurs d’une
amitié franco-italienne où la culture y trouve
une large part. Amis des Vallées qui traversez
la Lorraine, l’Alsace ou qui y travaillez, il vous
recevra toujours avec plaisir et vous conseillera.
Monsieur Durrleman devait dans une courte
méditation nous rappeler que k l’Etemel est notre Rocher » allusion poétique à l’alliance de
Celui-ci et de nos montagnes.
Après les agapes de rigueur, nous nous sommes séparés et dispersés en passant au prochain
« 17 février ».
Que les familles Durrleman et Dressen soient
remerciées de leur dévoué accueil plus que sympathique!
La collecte a rapporté la somme de 860 Francs
Français à partager entre les refuges de vieillards
de San Germano Chisone et de Luserna San Giovanni.
Félix et Huguette Vicne-Ribet
7
delle valli
ANGROGNA
SAN GERMANO
• Sono nate; Long Fulvia, di Franco e di
Stellina Rivoira, della Buffa, e Arnoul
Marta, di Aldo e Besson Ada, del Serre.
Un fraterno benvenuto alle neonate e
rallegramenti alle famiglie.
• È deceduto presso l’ospedale di Torre
Penice Odin Cisoia Maria dei Raggio.
Pensiamo con simpatia fraterna al marito, ricoverato all’ospedale ed al figlio ed
alla sua famiglia.
TORRE PELLICE
L’Associazione Enrico Arnaud avrà la
sua seduta mensile domenica 21 c. m. alle ore 20,45 nella sala delle Attività. Il
dott. Sergio Gay parlerà sul tema; «La
riforma fiscale; cumulo dei redditi e autotassazione ».
Tutti sono cordialmente invitati.
Riguardo al pranzo del 17 febbraio riceviamo la seguente precisazione:
Sul n. 10 del 5 u.s. il Sig. Coisson Leo rifeTÌsce delle cose udite assurde e ridicole circa il
pranzo di Torre Pellice.
Dato che desidera sapere la verità eccola : Il
pranzo del 17 febbraio a Torre Pellice da 46 anni è organizzato da un gruppo di amici e così
è stato anche per il 1976. Da anni vengono invitati solo il Pastore, la Signora ed il Sindaco, mentre tutti gli altri partecipanti pagano regolarmente il loro pranzo. L’intera quota dei partecipanti è stata versata al ristorante e per coprire
le spese dei tre invitati alcuni amici si sono autotassati.
La contabilità, completa di tutte le pezze giustificative è a disposizione di chiunque.
Italo Hügon
LUSERNA S. GIOVANNI
• Durante il culto di domenica scorsa è
stata battezzata la piccola Gabriella Benech, di Sergio e Iris Peyrot.
Il Signore accompagni questa bimba
con le Sue grazie ed aiuti i genitori a
mantenere le promesse.
• La filodrammatica di Prarostino porterà, sabato 20 c. m. alle ore 21, sulle scene della Sala Albarin la commedia in tre
atti di C. G. Viola dal titolo ; « Candido »,
Tutti sono cordialmente invitati.
• Il culto di domenica 21 c. m. sarà cen
trato ‘ sul méssaggio del capitolo 6« del
profeta Isaia e sarà seguito da una riflessione comunitaria. v
Per un migliore approfondimento è già
stato distribuito domenica un ciclostilato con l’esegesi del testo ed alcune indicazioni di lettura.
• Una cinquantina di partecipanti si sono incontrati domenica pomeriggio nella
Sala Albarin per una comune riflessione
sul problema dell’occupazione soprattutto in riferimento alla situazione delle
valli.
• Tre anziani ospiti del nostro Asilo
hanno terminato la loro esistenza terrena in questi ultimi tempi; Guarienti Funduklian Lucrezia, di anni 80,; Perazzone
Teresa Maria, di anni 78; Miglietti Masaniello Quinto Giovanni, di anni 88.
Inoltre ci hanno lasciati; Ricca Ernesto, di anni 71, di Pravillar (Lusernetta)
e Bertin Davide, dèi Monnet, deceduto
improvvisamente nella casa della figlia ai
Nazzarotti all’età di anni 78.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo tutta
la nostra simpatia cristiana.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 20 al 26 marzo
Doli. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 21 marzo 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr Imbertì)
Vìa Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
Martedì 23 marzo 1976
FARMACIA MUSTON ( Dr. Manasserp)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 21 marzo 1976
FARMACIA VASARIO (Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Giovanni: Tel.90.084 - 90.205
• Siamo lieti di comunicare che 1 trombettieri valdesi saranno presenti al culto
di domenica 21 marzo. Suoneranno tutti
gli inni scelti per quel culto. Abbiamo dovuto rinviare la recita « La fortuna si
mette gli occhiali» a causa di un grave
lutto che ha colpito una delle attrici della compagnia ospite. Ci auguriamo di poter ascoltare questi amici e comunicheremo la data appena fissata.
• La corale si è arricchita di quattro nuovi soprani. Abbiamo così ottenuto un
maggiore equilibrio tra le varie voci. Vorremmo ancora uno o due tenori! Ferve
intanto la preparazione per i culti di confermazione e di Pasqua, nonché per la festa di canto.
• La visita di chiesa effettuata dalla commissione distrettuale ha avuto regolare
svolgimento e si è chiusa col culto di domenica 7 marzo, presieduto dal pastore
Giorgio Tourn. Ci auguriamo che i membri della Commissione abbiano potuto
rendersi conto che la nostra comunità,
malgrado le sue debolezze, ha ancora un
« potenziale di lavoro » del quale il Signore potrà servirsi anche in avvenire.
• Le sorelle dell’Unione Femminile si sono rallegrate di accogliere le altrf Unioni della zona che si sono unite a loro per
la giornata di preghiera. Grazie di cuore
a quante hanno organizzato le cose e preparato i numerosi dolci.
• Il Consiglio Comunale, che aveva istituito tra i suoi membri dei «settori di
responsabilità» (istruzione, anziani ecc.),
ha ora deciso di chiamare alcuni altri
sangermanesi a partecipare attivamente
alle varie commissioni di lavoro, sempre
presiedute da un membro del Consiglio.
Ci auguriamo che questo lavoro sia utile
per la popolazione.
• Ricordiamo che, nel corso del mese di
aprile, avremo i seguenti incontri; sabato 3 aprile, ore 20.30, proiezione di un
film sui Valdesi di Calabria e di uno sub
l’Asilo di San Giovanni da parte delTanziano Dino Gardiol, che ringraziamo sin
d’ora (colletta a favore dell’Asilo di San
Giovanni). Ci auguriamo di poter avere
in quell’occasione anche i trombettieri
valdesi. Domenica 4 aprile, culto presieduto dalle missionarie Graziella Jallà e
Marie Borie, nel corso del quale ascolteremo il messaggio di una giovane donna
dello Zambia (colletta a favore della
CEVAA). *
11 aprile, culto di confermazione (col-,
letta a favore di Villa Olanda). Chièdiamo a tutti di prendere buona nota di queste date e di considerarle sin d’ora impegnate !
SAN SECONDO Doni « Eco^Liicé »
UT
PRAMOLLO
• Giovedì sera 11 marzo si è tenuta una
seduta del Consiglio Comunale. Fra gli
argomenti all’ordine del giorno è da segnalare l’approvazione del progetto per
l’ampliamento dell’acquedotto Gaiet; si
tratterebbe di costruire una nuova vasca
più capace di quella esistente in modo
da avere una maggior riserva d’acqua
per sopperire all’attuale carenza che si
rivela soprattutto nei mesi estivi nella
frazione Ruata dove sono state costruite
ultimamente abitazioni nuove. Un altro
progetto riguarda l’acquedotto delle Greisouere che serve la zona di Pramollo basso; anche qui bisognerebbe costruire una
nuova vasca per permettere all’acqua di
arrivare fino alla borgata Ramate, attualmente priva di acquedotto.
Un altro argomento preso in esame, riguardante tutto il Comune, è quello della raccolta rifiuti che funziona relativamente solo in qualche borgata di Pramollo alto; si tratterebbe di estendere il
servizio e studiare un sistema di tassazione per chi ne usufruisce.
• Domenica 14, nel pomeriggio, sono venuti i giovani della filodrammàtìca'tìi Villar Pellice a presentare una commedia.
Li ringraziamo vivamente e speriamo che
incontri di questo genere possano ripetersi.
______________VILLAR PELLICE
• La comunità ha ricevuto la visita, a
fine febbraio della Tavola Valdese. Il Moderatore ha presieduto il culto; dopo
un’agape fraterna c’è stato un incontro
con il Concistoro. Nel corso delle visite,
in un clima di fraternità, la comunità ha
ascoltato con partecipazione i diversi
.messaggi della Tavola.
• E’ mancato Puy Eliseo di anni 75 della borgata Bessé. Esprimiamo la nostra
simpatia cristiana ai familiari.
Hanno collaborato; Renato Coisson,
Giovanni Conte, Ivana Costabel, Dino
Gardiol, Mauro Gardiol, Marco Rossi, Jean L. Sappé.
,I membri delTUnione giovanile hanno
preparato una serata dedicata alla Missione Evangelica contro la lebbra, con vari interventi e diapositive, presentandoli
giovedì 11 aU’Unione di Bobbio Pellice
nel corso di uno scambio di visite.
• L’Unione di S. Secondo ringrazia quella di Bobbio per l’accoglienza e attende
la restituzione della visita in aprile.
• Il gruppo di S. Secondo è a disposizione per visitare gruppi e comunità ed illustrare il problema della lebbra ed il lavoro fatto dalla Missione Evangelica.
Comunità Montana
Val Pellice
La Comunità Montana Val Pellice organizza
per il giorno 8 aprile c.a., un viaggio di studio
nel corso del quale verranno visitate:
1) il Centro d’impacchettamento latte della
ec Latteria Sociale Valle Sacra » di Borgiallo;
2) il Centro Tori dell’Istituto Zooprofilattico
di Torino;
3) una stalla sociale nel Comune di Racco
nigi.
Il viaggio di studio si inquadra soprattutto nelle iniziative che la Comunità Montana sta attuando, in collaborazione con le Cooperative Agricola
della Valle, per la realizzazione di un Centro
d’impacchettamento latte in Val Pellice, il quale
dovrà essere gestito da un Consorzio, attualmente in fase di costituzione, raggruppante tutte le
Cooperative attualmente operanti in Valle.
La visita agli impianti di lavorazione e l’incontro con gli Amministratori della Latteria Sociale di Borgiallo, potranno certamente meglio
illustrare agli agricoltori partecipanti, le finalità
e l’importanza deUà struttura.
Uli orari di partenza sono i seguenti ; da Bobbio Pellice (in piazza) ore 6; da Villar Pellice (di
fronte al Municipio) 6,10; da Torre Pellice (Piazza Muston) 6,20; da Luserna S. Giovanni (Via 1°
Maggio - Semaforo) 6,25; dal Pónte di Bibiana
6,30; da Bricherasio (Cappella Moreri) 6,35.
Il ritorno è previsto intorno alle ore 18,30.
Il costo totale del viaggio, compreso il pranzo
che verrà consumato a Carmagnola, è fissato in
L. 4.000.
Per ulteriori informazioni e per l’iscrizione
— da effettuarsi entro venerdì 2 aprile — rivolgersi all’Ufficio Tecnico.
VAssessore all’Agriooltura
Coisson prof. Franca
Comunità Montana
Val Chlsone e Germanasca
Lo sviluppo deU’agricoltura nelle nostre zone
è stato il tema dell’ultima seduta del consiglio
del 12 marzo u.s.
Il tecnico agrario dott. G. Carlo Bounous ha
presentato una relazione sull’attività di questo
settore.
Tra i vari aspetti del servizio di assistenza teccnico agricola si possono segnalare: riunioni periodiche con gli agricoltori per informazioni sulle
leggi in materia agricola; visite a mostre zootecniche; piantagioni sperimentali di piante adatte
alla montagna; prenotazioni a prezzi accessibili di
patate da semina; attività promozionale nell’allevamento e nell’apicultura; infine, probabilmente
questo è stato l’aspetto più gradito del servizio,
l’avvio in gran numero di pratiche per ottenere
prestiti e contributi.
Molte iniziative importanti restano ancora da
attuare : raccolta del latte, cooperative di vendita,
studio della utilizzazione delle aree abbandonate
e degli alpeggi ed il già iniziato regolamento di
polizia rurale.
Tra le note positive il dott. Bounous ha segnalato il rinnovato interesse dei giovani per
Tagricoltura e la costituzione di tre consorzi per
l’acquisto di macchine agrìcole.
La discussione che ha seguito la relazione ha
avuto anche momenti vivaci, quando il consigliere Ghiado di Ferrerò, rispondendo alle critiche
che provenivano da parte democristiana, ha ricordato le gravi responsabilità di questo partito
ed il suo malgoverno specie nel settore agricolo.
Il servizio svolto dalla Comunità Montana può
considerarsi valido, ma solo come primo passo
verso una nuova impostazione deU’agricoltura
che veda come protagonisti gli agricoltori stessi
uniti in un progetto comune.
Doni per l’Asilo
di Luserna San Govanni
Doni pervenuti nel mese di febbraio •
Adriana Tagliabue Raya 20.000; Gian Carlo ed
Elvira De Bettini, nel 13“ anniversario dipartita
del nostro caro Sebastiano De Bettini (T. P.)
30.000; Revel Guido e Elma, in mem, del caro
figlio Adolfo 5.000; Mara Goletti in Pons, in
mem del padre 15.000; Lily Lupo (Como) 15.000;
coniugi Santonastaso (To) 5.000; in mem. di
Bounous Eugenio, la moglie e là figlia 20.000;
Valdo Bounous, in mem. della moglie, del padre e fratelli 10.000; Richard Aldo e Bianca in
mem. del Pastore R. Jahler 10.000; Emilia Alilo
Ayassot in mem. di Margherita Besson ved. Colombo 5.000.
Grazie!
Richard Aldo, Pràli 1.Q00; Richard Silvio,-.
Frali 1.000; Pascal Oreste, Frali 1.000; D’Àbramo Angelo, Ronìa 5.000. •
Loreto Eliseo,' Carunohio 500; Rossi Delia, Savona 1.000; Boiocchi Barella Tina, S. Fedele
1.000; Albertazzi Sila, Bahna Biellese 2.000;
Palmery Mariano e Ada, Milano 1.000; Ebert
Gönnet Alberta, Germania 2.500; Montesanto
Giorgio, Perrero 1.000; Benvenuti Pensi Anita,
Cavoretto 2.000; Sciclone Gianna, Vasto 5.000;
Massel Francesco, Riclaretto 1.000.
Grill Ester in Bonjour, Luserna S. Giovanni
500; Schmitz Bianca, Germania 500; Rosetti Joseph, Svizzera 500; Gardiol Ilda, Gorizia 1.000;
Ferrerò Norberto, Villar Perosa 1.000; Moneada
A., Canada 2.670; Marziale Paolo, Roma 5.000;
Lazier Albert, Villar Pellice 5.000; Pascal Delfina, San Secondo 1.000; Peruggia Gemma, Arezzo 600.
Tron Enza, Pinerolo 500; Griot Alfredo Pinerolo 500; Griva Elisa, Abbadia Alpina 500;
Dardanelli Anita, San Secondo 500; DeUavalle
Ameba, Serravalle Sesia 1.000; SoreUe Peraldo
Bert, Cándelo 1.000; Dormelandi Peyronel Odetta,
Torino 2.000; Mazzoli Adriana, Mezzano Inferiore 1.000; Burlone Mansueto, 'Torino 1.000; Colletta Antonio, Matrice 1.000.
Ospedale di Pomaretto
L. 5.000: Signori Melchiori, S. Germano Chi8one.
L.10.000: Camilla Mie ved. Ferrier, S. Germano Chìsone.
L. 20.000: Tamis Agilberto, Albenga; Alberto e Ida Poet, Ferrerò.
L. 30.000 : BertoUi Bruno e Rita, Torino.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI cuoca. Rivolgersi Casa Diaconesse Torre Pellice - Tel. 91.254.
CHIESA VALDESE TORINO affitta aUoggio in
villetta a ViUar Pellice, tutto l’anno. Telef.
011/353568 dopo le ore 20.
CHIESA Valdese Torino cerca con urgenza custode per stabile via Pio V 15. Telefonare al
011/353568 dopo le ore 20.
VENDESI nuovo alloggio in Bibiana, ottimo affare. Telefonare dalle ore 7,30-20,30 n. 91155.
RINGRAZIAMENTO
I familiari dèlia Compianta
Maria Odin in Cisoia
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano lutti coloro che con presenza, parole e scritti hanno preso parte al loro dolore. In particolare ringraziano Orline e Giulio Chauvie, i vicini
di casa, il Dott. De Bettini, il Pastore Coisson,
Medici e personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
Angrogna, 19 marzo 1976.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
F rancia Rostan
sentitamente ringraziano quanti sono stati vicini
durante la malattia e la dipartita del loro Caro.
Torre Pellice, 11 marzo 1976.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Adelina Charbonnier v. Malano
ringraziano sentitamente i medici e il personale dell’Ospedale Valdese di Torre PeUice, il pastore Sonelli e tutte le persone che hanno partecipato al loro dolore nella triste circostanza.
Torre Pellice, 15 marzo 1976
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli, i familiari tutti del compianto
Davide Bertin
Cav. di Vittorio Veneto
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
grande dolore.
In modo particolare ringraziano i sigg. Dott.
Scarognina, Pastori Taccia e Gay, Assoc. Ex Combattenti, Vigili Urbani, Brigata G. di F. di Danzo, i vicini di casa.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Ferrier, Giacomino, Pons, mamma,
figlie, genero, fratelli, sorella, commossi per la
dimostrazione avuta in occasione della dipartenza del loro Caro
Aldo Ferrier
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore con presenza, scritti, fiori ed in modo
particolare la famiglia Poet Henry di Marsiglia,
i pastori Deude di Marsiglia, Davite di San Secondo, Rostagno di Pomaretto ed i cari amici della Scuderia Perosa Corse.
Pomaretto, 12 marzo 1976
« Speranza eterna consoli i vostri cuori »
(2 Tessalonicesi 2: 17)
8
8
19 marzo 1976
COLONIE DELL’IMPERIALISMO
IRAN : clima di terrore
I religiosi sciiti contestano l’attuale dittatura che ha messo in ginocchio il Paese.
Le liste ufficiali riportano 300 esecuzioni negli ultimi tre anni. I governanti in
un recente discorso agli esponenti religiosi iraniani hanno dichiarato « Voi siete
uomini di fede; quando invitate i vostri
fedeli a credere in Dio, dovete invitarli
altresì ad ubbidire alle autorità civili »
Il Partito Unico, creazione dello Scià ideata lo scorso anno, ha per scopo d’irregimentare tutta la popolazione, di controllare tutti i mezzi di comunicazione, di limitare le libertà individuali. Particolarmente feroce è la repressione contro i
musulmani sciiti (quelli che riconoscono
come califfi Alì e i suoi discendenti in linea maschile, sorti come partito politico
nelle guerre islamiche del VII sec. d.C.)
che tradizionalmente rappresentano la
corrente contestatrice delllslam. L’asse
portante della teologia degli Sciiti è la
completa indipendenza della sfera religiosa dal potere politico. Un religioso sciita
(oulamas) non potrebbe mai accettare
sovvenzioni dal potere costituito, pena la
perdita di credibilità di fronte al popolo.
La contestazione degli Sciiti contro il
regime attuale dell’Iran si appoggia su
queste ragioni: Il concetto di « Chanhenchai » (re dei re) è quello che il regime
iraniano attuale si attribuisce, concetto
già detestato dallo stesso profeta Mahomed. Il regime attuale ha compromesso
totalmente l’indipendenza del Paese e limita l’esercizio delle libertà individuali e
collettive. Quasi tutto il popolo in Iran è
aH’opposizione. La maggioranza dei dirigenti religiosi iraniani sono in carcere dove, spesso, subiscono tremende torture. Il
regime cerca di presentare, all’esterno,
questa opposizione come di natura reazionaria. Ma i fatti e la storia dimostrano
che l’opposizione religiosa in Iran è sempre stata all’avan^ardia dei movimenti
popolari democratici: Movimento del ’Tabacco del 1891 (contro lo sfruttamento
inglese del tabacco); Movimento costituzionalista, 1905; Movimento di Mossadegh
subito dopo la II guerra mondiale etc. È
a causa delle condizioni economiche, sociali politiche che tutto il popolo iraniano
è contro il regime salvo una minoranza
del 2 o 3% che costituisce la fetta direttamente beneficiata da quest’economia basata sui capitali-stranieri.
La crisi in cifre
Com’è noto l’economia iraniana è basata essenzialmente sul petrolio. I prodotti
industriali vengono tutti importati tramite la vendita del petrolio. L’agricoltura è
prostrata; l’Iran importa il 93% dei suoi
prodotti alimentari. Il costo della vita nel
corso del ’75 è salito del 52%. Di fronte
a questa realtà l’Iran è costretto ad aumentare la sua produzione di petrolio per
salvare l’equilibrio economico a scapito
della progressiva perdita di « materia
prima ». Questa dipendenza economica
verso i paesi industrializzati, in particular
modo con gli Stati Uniti, si traduce in un
assoggettamento totale alla politica imperialista. All’epoca del governo Mossadegh, negli anni '50, l’unico che ha tentato una politica economica « senza petrolio », le spese militari non superavano il
3% del prodotto nazionale lordo.. Oggi le
spese militari prendono un terzo del bilancio nazionale (la produzione più alta
nel mondo). Gli Stati Uniti che sono presenti nel paese con 25.000 « consiglieri »
militari intendono, nel prossimo futuro,
portare a 100.000 o 150.000 il numero di
questi consiglieri.
Per mantenere in piedi una situazione
di totale spoliazione si è creato cosi un
clima di terrore dove la tortura ha una
dimensione sempre più mostruosa. Non
la subiscono solo i sospetti o i colpevoli
di opporsi al regime, ma anche i familiari, i parenti (i bambini vengono torturati
davanti ai loro genitori, le donne sono
violentate davanti ai figli e ai mariti).
Il regime vuole distruggere l’opposizione attraverso la tortura per poi reintegrarla nel regime. Di fronte a questa situazione la corrente religiosa sciita non
cessa l’opposizione; uno dei cardini essenziali di questo movimento è la convinzione di dovere lottare in modo fermo e continuativo contro ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
(G. P.)
^ da « Réforme » del 14/2/76.
la settimana internazionale
cura di tullio viola
POTENZA E PRESTIGIO
DELL’UNIONE SOVIETICA...
...sono molto aumentati negli ultimi
mesi, e non solo nel settore militare. In
questo, certamente TURSS ha raggiunto
la parità con gli USA, come pure nelTindustria pesante. L’URSS supera gli USA
nelle produzioni: dell’acciaio (155 milioni di tonnellate annue contro 117 milioni), del petrolio (540 contro 457), del carbone (771 contro 643); ne è invece superata nella produzione dell’energia elettrica (1038 miliardi di Kw/h contro 1903),
in quella delle automobili (stand di 1,2
milioni contro 6,7 milioni), dei trattori
(2,3 milioni contro 4,4), dei frigoriferi
(5,6 milioni contro 6) e di molti altri prodotti industriali e macchinari, e persino
nelTagricoltura: grano (annui 154 milioni di tonn. contro 224), carne (l6,7 milioni contro 18,8) ecc.
I BERSAGLI ALLA MODA
I soloni della cultura
Tranquillizzatevi. Non voglio riprendere la questione del premio per la Pace
assegnato al «padre della bomba sovietica all’idrogeno ». Si è già detto tutto e il
contrario di tutto e, del resto, il premio
per la Pace è stato anche, una volta assegnato a Kissinger... .
Vorrei solo richiamare la Vostra attenzione sul fatto ohe il Premio per le scienze economiche è stato diviso in parti eguali tra imo scienziato sovietico (Kantorovich) ed uno nordamericano (Koopman)
i quali, vivendo e studiando in ambienti
socioeconomici apparentemente cosi diversi come TURSS e gli USA, hanno contemporaneamente e indipendentemente uno dall'altro messo a punto im perfezionato « modello econometrico a programmazione lineare ». Si tratta di un marchingegno matematico in base al quale si offre « scientificamente a chi guida l’economia di un vasto paese il mezzo di fare
previsioni e prendere decisioni atte a realizzare per il meglio gli sviluppi della vita
economica ». E bravi i due scienziati che
offrono ai reggitori delTeconomia un mezzo così eccellente per evitare le crisi ed
assicurare la diffusione di un benessere
permanente.
Un pò meno bravi i reggitori che, pur
disponendo di un tal mezzo (e se i soloni
del Nobel lo hanno premiato è certamente valido), ne ricavano i risultati che sono
sotto gli occhi di tutti.
Per il « modello » occidentale la crisi
mondiale che tutti stiamo soffrendo; per
l’analogo « modello » orientale il confes
sato fallimento delTultimo piano quinquennale. Per l’occidente, disoccupazione.
miseria, inquietudine sociale, approfondimento delle ingiustizie, disfacimento progressivo del tessuto produttivo. Per Toriente la definizione di un nuovo piano
quinquennale ohe sacrifica la produzione
dei beni di consumo, una crisi agricola
che obbliga a squilibri del commercio internazionale per coprire le necessità alirnentari, e il riapparire di campi di detenzione e di lavoro forzato, chiara spia di
un dissenso interno che non è più possibile ignorare né limitare alla « pazzia clinica » di pochi individui.
E allora quali conclusioni si possono
trarre da questo quadro?
Forse solo quella che la civilttà industriale, basata sulla tecnologia e sulla sua
madre « scienza », è veramente in crisi sia
nella sua forma occidentale che in quella
orientale. E se ciò è vero, la conseguenza
che è forse in ritardo sulla storia chi ne
vede ancora il problema centrale nella
lotta tra la visione capitalistica e quella
comunistica della civiltà industriale
stessa.
E la necessità, quindi, di concentrare i
nostri sforzi e la nostra testimonianza
nella _ lotta a quei fenomeni « sovrastrutturali » (come in Italia la cultura cattolica) che minacciano i valori di fondo (la
libertà responsabilizzata, l’amore concreto verso i minimi, la difesa e il rispetto
dei diritti civili della persona) che sono
anche i nostri.
Il bersaglio è quindi la scienza? Probabilmente no. Il vero bersaglio è la presunzione ohe la scienza possa risolvere tutti
i problemi degli uomini: quelli connessi
al loro rapporto con la natura, e qui i successi sono evidenti, anche se inquinati da
controindicazioni negative; e quelli connessi ai^ rapporti tra di loro, e qui vale ancora più la evangelica legge dell’amore e
del rispetto reciproci, che non i tentativi
di ricocete a soluzioni « scientifiche ».
Come in fondo dimostra l’alto valore
scientifico e lo scarso valore pratico del
« modello econometrico a programmazione lineare » doppiamente premiato dai soloni del NOBEL.
Niso De Michelis
In quanto a prestigio politico e militare nel mondo, TURSS non ha più nulla da invidiare agli USA, come dimostrano ad es. le grandi vittorie da lei conseguite, non molto tempo fa, in Indocina,
ed ultimamente nelTAngola, vittorie che
non le sono costate un sol colpo di fucile.
Ma in Europa i sovietici continuano ad
aumentare la propria presenza militare,
mentre le loro navi da guerra si affacciano, in numero sempre crescente, negli
oceani di tutto il mondo.
Naturalmente in USA quest’aumento
di forze della potenza rivale, viene seguito con preoccupazione, ma i giudizi in
proposito sono molto disparati. Ad es.
James Schlesinger, ex ministro della difesa, ha detto: « Una potenza militare come quella sovietica può essere impiegata
in modo diretto, ma è più probabile che
sia sfruttata in modo indiretto, per strappare concessioni politiche, economiche o
militari ». Invece per Malcolm Curde, direttore della sezione ricerche del Pentagono (il ministero della Difesa USA), « entro il 1977 i sovietici potrebbero, teoricamente, attaccare le basi missilistiche statunitensi, assorbire il contrattacco USA e
avere ancora forze sufficienti per attaccare l’apparato nucleare cinese e della
Nato; quindi attaccare la popolazione e
obiettivi militari negli USA e possedere
ancora riserve nucleari più grandi degli
USA ». (Notizie tratte da « Panorama »
del 9.3.’76).
Noi riteniamo che, nel periodo storico
che l’umanità sta attraversando, le nazioni e i gruppi sociali siano altrettanti
vasi intercomunicanti: siamo perciò diffidenti verso le persone informate di tutto, ritenute quindi di poter pare previsioni grandiose sulla politica internazionale.
Abbiamo un’istintiva ripugnanza verso simili ragionamenti, più o meno machiavellici: hanno l’aria di dimostrazioni matematiche su temi che sono certamente
al dilà e al disopra della pura razionalità.
SI SENTE LA VOCAZIONE
DELLA DITTATRICE
« Credono che io non sappia nulla
di ciò che accade nelle strade, né delle
canaglie che vivono nelle strade. Ma, se
sarà necessario, io saprò essere "la donna della frusta" ». Queste brutte parole
sono di Isabelita Peron, la donna ch’è
stata rieletta, sabato 6 c., alla testa del
« partito giustizialista » argentino, nel
corso del congresso nazionale di quel partito.
Il congresso era stato convocato allo
scopo di eleggere un nuovo consiglio nazionale che sostituisce il precedente, diventato troppo contestatario verso il vertice del potere. La signora Peron s’è appoggiata sui cosiddetti « verticalisti » (peronisti fanatici), i quali Thanno eletta con
175 voti contro 8. Ma il 40% dei delegati,
rappresentanti della frazione moderata
del partito peronista, avevano deliberatamente abbandonato il congresso, prima
del voto. (Da « Le Monde » del 9.3.’76).
Questo 40% che abbandona il congresso, ci fa ricordare tristemente il cosiddetto « Aventino » che abbandonò il parlamento italiano nei primi tempi del fascismo.
Ricordando
il pastore
Vezio Incelli
(segue da pag. 5)
stiana, e tuttavia inaccettabile per dei
credenti evngelici.
C’è quella, più « religiosa », della ’rassegnazione’: ogni cosa rientra nella volontà di Dio, anche la morte. Una volontà che, davanti alla vita e alla morte di
Vezio Incelli, così crudelmente stroncato
sulla soglia dei 35 anni, appare francamente così dispotica e spietata da essere incomprensibile. Ci chiediamo perché
coloro che hanno amato Vezio Incelli, sua
moglie, i suoi figli, suo padre, sua madre,
le sue sorelle, i suoi compagni, fratelli,
amici dovrebbero accettarla. E ci chiediamo anche se questa volontà così spietata è veramente quella di Dio: se intenderla così non sia un mistificarla.
Giovanni Miegge avvertiva che
« Non possiamo acconsentire alla morte come
ad un semplice fatto naturale, necessario, forse
in fondo benefico : ciò sarebbe dimenticare la
grave ombra di riprovazione che pesa su di essa.
Non è vero che il sapere accettare la prospettiva
della nostra morte sia sempre un segnò di distacco, di superiorità, di nobiltà d’animo; può essere
inversamente una prova di leggerezza e di incoscienza... Accettare la morte non è necessariamente sottomettersi a Dio; potrebbe essere in
parte anche maggiore abdicare davanti ad un
male che Dio non vuole, che Dio nega, che non
aveva in serbo nei suoi disegni, per la sua creatura, fatta a sua immagine ».
L’invito alla ’rassegnazione’ noi dunque
lo respingiamo: ci ribelliamo ad esso come ad una menzogna che ci viene contrabbandata come predicazione delTEvangelo.
Ma allora che dire? Forse — ha detto
ancora Sergio Aquilante — non resta che
registrare il fatto doloroso, senza togliergli nulla della sua, dramrnaticità e inimicizia. Vezio Incelli è morto, irrimediabilmente morto. Non facciamoci illusioni!
Non cerchiamo di consolarci con delle bugie, non anneghiamo il fatto in stati d’animo falsi e alienanti. Ne abbiamo trasportato la salma al cimitero; Tabbiamo
calata in una fossa; vi abbiamo gettato
sopra un po’ di terra. Siamo tornati a casa, abbiamo parlato di lui e continueremo a farlo domani e forse dopodomani.
Poi sempre di meno. Ed infine su di lui
spenderemo qualche parola in determinate sporadiche circostanze, e molti di
noi se ne ricorderanno quando capiterà
di leggere il suo nome nell’elenco dei pastori della nostra chiesa, o di ripercorrere il testo di una delle sue predicazioni.
È la realtà: la dura legge della realtà dominata da quella potenza che chiamiamo
peccato.
C’è però qualcuno che non dimentica:
l’Iddio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, l’Iddio di Gesù Cristo in cui Vezio Incelli ha creduto e al cui servizio egli ha
accettato di mettersi. C’è qualcosa che la
morte non può distruggere: la parola di
perdono che questo Dio ha pronunciato
su Vezio Incelli, e l’elezione di cui ne ha
fatto oggetto.
Gridava l’antico profeta d’Israele:
« ogni carne è come l’erba, e tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L’erba si secca, il
fiore appassisce... ma la benignità del nostro Dio
sussiste in eterno » (Isaia).
L’opera nostra svanisce e perisce. Resta però l’opera di Dio: l’opera di giustizia e di grazia che Dio in Gesù ha compiuto per ciascuno di noi miseri peccatori, quiSidi anche per Vezio Incelli, e nella quale siamo coinvolti fin da ora. Resta
perciò il perdono che Vezio Incelli ha ricevuto e la sua elezione alla vita nuova.
Questo è, nella fede, l’unico valido motivo per una consolazione al cospetto di
una morte. Come scrive l’apostolo Paolo
in Romani 8:
« quelli che Dio ha preconosciuti, li ha pure
predestinati ad essere conformi all’immagine del
suo figliuolo... ».
Comitale di Radaxiena; Eruno Beilion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Gente, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
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8 luglio 1960
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