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28 settembre 1984
assemblea battista
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DALLA PREDICAZIONE DEL CULTO DI APERTURA DELL’ASSEMBLEA BATTISTA
Tenendo alta la Parola della vita
Nella realtà di cui siamo parte, in cui non ci è cohsentito tracciare un confine netto tra chiesa e mondo, la parola
dell’Apostolo è appello ai credenti perchè con la parola e la vita testimonino della liberazione ricevuta da Cristo
« ...affinché siate irreprensibili e schietti, figlioli di Dio senza
biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale
voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola
deOa vita...» (Filippesi 2: 15-16).
La confusione e le tensioni attuali sono dovute in gran parte
alla nostra incomprensione di
c»ò che avviene realmente fra i
popoli e le nazioni della terra.
Dovunque constatiamo delusione
ed impazienza,, sospetto e paura,
dovunque possiamo scorgere i
pericoli dell’esplosione... Le critiche più violente della situazione internazionale non hanno riconosciuto chiaramente la natura e l'insondabile profondità della crisi contemporanea. La veriià è che l'evoluzione rapida della storia supera le nostre normali concezioni e per mancanza
d’immaginazione e di chiaroveggenza, noi siamo incapaci di afferrare il senso della tempesta
attuale, ciò che ci rende sia scoraggiati e scettici, sia violenti ed
ostili verso quelle nazioni e quegli uomini che ci appaiono abbastanza sfrontati da opporsi ai
nostri progetti. (J. Hromadka Amsterdam 1948).
La generazione
storta e perversa
Queste parole venivano pronunziate 36 anni fa da Hromadka, alla prima Assemblea del
Movimento Ecumenico, ad Amsterdam, aH’indomani della seconda guerra mondiale, tre anni
dopo le bombe di Hiroshima e
Nagasaki, che lasciarono il mondo terrorizzato e sgomento.
A distanza di 40 anni que-,
ste parole non hanno perso nulla della loro attualità, appaiono
anzi persino inadeguate per dipingere questa « generazione
storta e perversa » nella quale
siamo chiamati a vivere. Il senso di smarrimento, di paura, di
incomprensione denunziato dal
teologo cecoslovacco, non ha fat-,
to che aumentare di intensità ed
allargarsi a tutti i paesi del
mondo, anche a quelli che tradizionalmente erano esenti da capovolgimenti internazionali.
Da una parte e dall’altra del
mondo si vive con il fiato sospeso sempre con il timore che uno
di quei paurosi missili ohe si ergono verso il cielo possa partire
per una volontà malvagia o per
un errore sempre possibile, scatenando una paurosa deflagrazione.
La ifabbricazione e la vendita
delle armi sofisticate continua a
ritmo ininterrotto procurando
guadagni vergognosi a molti paesi (fra cui l’Italia) e favorendo
il prolungarsi e raggravarsi di
conflitti nel terzo mondo, tra i
quali quello Iran/Iraq è uno dei
più allucinanti.
La parte nord del mondo, nonostante le crisi ricorrenti e la
disoccupazione giovanile scoppia di benessere e ogni anno vediamo distruggere milioni di tonnellate di vino, di frutta e di altri generi per delle non ben comprensibili leggi di mercato; mentre la parte meridionale di questa « generazione storta e perversa » vive nella miseria più
spaventosa; quando vive, perchè
ogni giorno muoiono di fame 40
mila esseri umani, in gran parte
bambini.
Le dittature militari nell’America del sud e in Africa continuano a mietere vittime politiche e la tortura è diventata im
luogo comune, troppo comune.
La nostra società italiana, il
« mondo » più vicino a noi, la
« generazione storta e perversa »
in cui siamo noi stessi immersi,
ha conosciuto e conosce in questi ultimi anni cose che non aveva mai visto prima. Il commercio
della droga e la morte per droga in continuo aumento; la violenza diretta, spietata, che semina di cadaveri le strade di Napoli e di Palermo; la potenza
criminale di mafia e camorra;
la corruzione dei politici; la sovranità incontrastata di mammona che tutto demolisce e tutto schiaccia come un immenso
bulldozer.
La Chiesa
Questo è il « mondo » come
oggi noi lo vediamo, al quale si
addice bene l’espressione di Paolo « generazione storta e perversa ».
Secondo im’interpretazione or-,
mai secolare, dovuta in buona
parte al pensiero di alcuni padri
della chiesa, di fronte a questo
tipo di società sta un’altra società, la Chiesa, la « città posta
sopra il monte », « la luce del
mondo e il sale della terra »,
La chiesa: la comunità di coloro che hanno creduto, che sono nati di nuovo, che si amano,
che vivono nella comunione fraterna, che vivono della predicazione della Parola e della preghiera.
La chiesa: torre d’avorio, dove Pamore fraterno è praticato
con gioia, dove non esiste inimicizia, nè pettegolezzo, nè violenza, nè menzogna, nè cose vergognose, nè ricchi e poveri, dove tutti hanno pari diritti e di
UNO SGUARDO PANORAMICO SULL’ASSEMBLEA
Frontiere dell’Unione Battista
Speranze ed inadempienze,
prese di coscienza e ritardi si
sono variamente intrecciati, nell’Assemblea ’84 dell’Unione Cristiana Evangelica Battista in
Italia, creando un quadro generale sfumato di difficile lettura.
Sul piano interne il massiccio
rinnovamento del Comitato Esecutivo (sei membri su nove), ed
in particolare reiezione di un
nuovo Presidente, potrebbero
sembrare preludio a chissà quali
cambiamenti. In realtà, nella
maggior parte dei casi si è trattato di sostituzioni previste per
fine mandato o per incompatibilità con nuovi incarichi: la sorpresa quindi è relativa!
Né si interpreti come voluta
la composizione « nordista » del
nuovo Comitato. Se questo fatto
puramente accidentale varrà a
scuotere le comunità del Nord,
dando loro nuovo vigore, non
potremo che rallegrarcene. Non
dimentichiamo però che oggi la
« frontiera » dell’Unione Battista
è il Sud del Paese, nelle zone
terremotate (Pozzuoli, Senerchia,
Napoli ne sono esempio), nella
spinta evangelistica delle chiese di Puglia e Lucania.
Questo Comitato dovrà dar
corpo al Piano di cooperazione
prospettato dal Convegno Ecclesiologico del settembre ’83 e
proseguire il grosso lavoro organizzativo già iniziato. Su questo terreno principalmente dovrà muoversi con energia e chiarezza.
Sempre sul piano interno si
rifletta piuttosto sull’ennesimo
dibattito sorto intorno ai metodi ed ai contenuti dell’evangelizzazione, che ha sottolineato,
se pur ve ne fosse stato bisogno, come questo nodo non sia
stato ancora sciolto. Che cosa
evidenziano e che cosa nascondono termini come evangelizzazione, presenza, testimonianza, impegno, annuncio, solidarietà, lotta ecc., e in che relazione stanno fra loro? L’Assemblea
ha chiesto un convegno specifico
per l’approfondimento di queste
tematiche.
Niente da segnalare nel settore dei rapporti interdenominazionali: tutto sembra procedere
tranquillamente. C’è senza dubbio maggior apertura verso le
altre Chiese Evangeliche ed in
particolare verso valdesi e metodisti. Ne sono conferma l’approvazione quasi unanime del
progetto di collaborazione fra
« Eco-Luce » e « Testimonio » e
l’interesse suscitato dalle proposte di intervento comune a
favore dell’Istituto Taylor di
Roma.
Più discontinuo il lavoro dell’Assemblea sui temi che la impegnavano sul fronte esterno.
Si è notata la carenza di informazione e la frettolosa riflessione delle chiese: qua e là riaffiora
la tendenza a rinchiudersi nel
proprio particolare e a disinteressarsi dei problemi della società e del « mondo ».
Se il dibattito sulla lettera inviata da Rebibbia dai due exterroristi dissociati è stato sentito e vivace, la discussione sul
la pace ha impegnato di più
l’Assemblea non ufficiale in una
serata libera che non i delegati
posti davanti ad una mozione
articolata e complessa. Considerare il dibattito su un tema così scottante come scontato può
essere segno di maturità e consapevolezza, speriamo non sia
sintomo di assuefazione e rassegnazione,
L’Assemblea ha confessato la
scarsa dimestichezza dei suoi
membri e delle comunità con
altri temi come la Teologia della liberazione, prendendo sì posizione a favore dei teologi in
odore di eresia, ma dopo un dibattito non molto stimolante.
NelTaffrontare la questione
dei rapporti con lo Stato la discussione ha rivelato che diverse chiese dell’Unione non danno
affatto per scontato che si debba giungere alle Intese, Sono affiorate motivazioni teologiche,
storiche e politiche a sostegno
di posizioni di assoluto separatismo. L’Assemblea ha chiesto
quindi un supplemento di indagine su tutta la questione.
Un’Assemblea in tono minore
dunque? Piuttosto im’Assemblea
guardinga e consapevole che non
si possono fare passi avventati,
né fughe in avanti, che dietro
ogni decisione deve esserci la
documentazione e la ponderazione da parte delle chiese, in
modo che chi le rappresenta in
questi incontri periodici sappia
con chiarezza che cosa si discute e che posizione prendere.
Emmanuele Paschetto
gnità. Questa piccola società,
scuola di democrazia, vive della
potenza dello Spirito Santo, i
suoi confini sono chiari e la nroteggono dal « mondo ». La chiesa sta nel mondo, ma come im’isola fertile in mezzo all’oceano
del male, un’oasi verde in mezzo
al deserto del peccato.
Ma le cose stanno veramente
così?
Nel mio lungo peregrinare, mi
trovo sovente di fronte alla domanda circa la mia nrofessione.
E’ sempre molto diffìcile spiegare qual è il mio lavoro. Ma particolarmente imbarazzato mi son
trovato un giorno, quando una
mia compagna di viaggio, diplomata in teologia in un seminario
cattolico, dopo aver notato l’entusiasmo con cui descrivevo il
mio ministero, mi chiese improvvisamente: « Ma qual è l’esperienza meno efltusiasmante di
codesto suo lavoro? ». Rimasi
piuttosto perplesso, ma dopo un
istante di riflessione rispósi:
« L’esperienza più triste è quella di essere costretto a vedere
le cose da dietro le ouinte ». Voi
capite bene che cosa intendevo
dire e anche la mia interlocutrice lo capì molto bene.
Le chiese non sono nè isole nè
oasi. Tutte le contraddizioni della nostra società malata si riflettono nella realtà delle nostre
comunità, sia pure — grazie a
Dio — in misura assai ridotta
e mescolate ad ima indubbia sincerità di fede. Quante piccole
ingiustizie, quante cattiverie,
quante tensioni, quante incomprensioni, quanta assenza d’ami>
re, quanta mancanza di misericordia, quanta apatia c’è spesso
nelle nostre chiese, pur sotto il
manto pietoso della Bibbia e della comunione fraterna.
Non è possibile, da parte nostra tracciare un confine netto
tra chiesa e mondo. Facciamo ■
bene — certo — a tenere i
nostri registri di chiesa, ad aggiornarli di tanto in tanto con
le aggiunte o le inevitabili cancellature, ma sempre riconoscendo che si tratta di operazioni
umane e molto relative.
Il sangue di Gesù Cristo non
può essere reso sterile, senza
produrre qualche frutto... Egli
solo conosce quelli che sono
suoi... Ma poiché si tratta di una
manciata di persone, talvolta disprezzabili, mescolati in mezzo
ad una gran moltitudine e sono
nascosti come un poco di grano
sotto un gran mucchio di paglia
sull'aia, dobbiamo lasciare a Dio
solo il privilegio di conoscere la
sua chiesa, il cui fondamento è
la sua elezione eterna (Calvino Ist. Crist. 4/1).
Piero Bensì
(continua in ultima pag.)
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assemblea battista
28 settembre 1984
Solidarietà, critica, preghiera
Dopo la votazione che lo
ha chiamato alla presidenza
dell’Unióne, e dopo il saluto
del presidente uscente Piero
Bensì, il pastore Paolo Spana ha rivolto all'Assemblea
un messaggio di cui riportiamo (non rivisto dall’autore)
l’essenziale. Dopo aver dichiarato la propria titubanza di fronte ad un difficile incarico per il quale si sente
poco adatto. Paolo Spana ha
proseguito dicendo:
Quello che vi chiedo è semplicemente ciò che è necessario a chiunque assuma la
responsabilità del servizio; la
solidarietà fraterna, l’aiuto
nei momenti difficili, la critica aperta e senza mezzi termini quando ci sono errori.
E soprattutto la preghiera.
Perciò ringrazio coloro che
invece di esprimere congratulazioni mi hanno detto che
saranno con me in preghiera.
Accetto questo compito senza velleità. Qualcuno ha detto che bisogna voltare pagina ma io non volto proprio
nulla. Caso mai sarà il dito
del Signore che volterà pagina. Qualcuno potrebbe pensare che si possa fare meglio: io non credo che si possa fare meglio e penso che
sarà estremamente difficile
continuare con la competenza, la serietà, l’impegno e la
abnegazione personale di chi
mi ha preceduto.
In termini generali, l’obiettivo che ho davanti è quello
dj sempre: rendere un servizio. Io non sono un capo né
penso di esserlo e spero che
nessuno di voi avrà mai questa tentazione, di pensare
Il presidente Paolo Spana.
cioè che il presidente dell’Unione, chiunque egli o ella
sia, possa mai essere un capo, Interpreto questo vostro
mandato in ternuni di servizio. _ Pertanto davanti a voi
dichiaro — e dovrete ricordarmelo nel giorno in cui me
lo dimenticassi — che questo mandato- sarà esercitato
nel più ampio spirito di collaborazione. Cercherò di impegnarmi perché la nostra
Unione faccia idteriori passi
avanti nella sua maturazione,
nella sua crescita e come ci
è stato ricordato in questa
Assemblea, questo significa
maturazione e crescita delle
chiese locali. Penso perciò
che si debba dare il massimo contributo di energia all’evangelizzazione, ’intendendo
per evangelizzazione non soltanto l’adesione emotiva all’appello evangelico ma la nascita e la crescita di un’etica
che sia fondamentalmente
protestante, seria, essenziale,
non paroliera; di una cultura che consenta ai nostri figlioli e ad altri di crescere
con la prospettiva di una vita che sia veramente alternativa a quella che la cultura dominante ci impone. Così oltre a questo occorrerà
incrementare la collaborazione tra le chiese: notì solo la
collaborazione delle chiese
battiste tra di loro, ma anche delle chiese battiste italiane con le chiese battiste
di altri paesi e delle chiese
battiste con le altre chiese
evangeliche. Noi infatti abbiamo bensì un contributo
specifico che io credo fermamente ci sia stato affidato dal
Signore da gran tempo; ma
questo contributo non ci costituisce come chiesa ad
esclusione delle altre chiese.
Ed infine penso che dobbiamo fortemente accentuare il
senso della nostra presenza
in Italia e in Europa in riferimento alla problematica
della pace che è stata affrontata in questa Assemblea in
modo direi entusiasmante,
malgrado alcune perplessità.
Ci inclina a questo senso di
responsabilità che dobbiamo
avere verso Dio il nostro Signore Gesù Cristo, Signore
della pace.
Abbiate pazienza dimque
con me. Io spero ché insieme
noi possiamo andare avanti
in questa strada. Vi prego
dunque: solidarietà nelle difficoltà, critica chiara negli
errori e la preghiera di fronte al compito che ci sta davanti.
Cent’anni di “testimonio”
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- In questa Assemblea del 1984
Il Testimonio aveva ima doppia
^adenza: il suo centenario e
l’esame dei primi due anni di
vita nella nuova veste e sotto
la nuova conduzione direttiva e
redazionale.
L|appuntamento con il centenario è stato salutato con un
numero speciale (n. 9/10) monografico, che ha tracciato a
grandi linee la storia della rivista e dei principali avvenimenti
nei quali essa ha operato.
Il dibattito sul Testimonio attuale è stato ampio e interessante ed ha evidenziato il grosso sforzo che la redazione ha
fatto in questi due anni per renderlo fruibile ad una massa più
ampia possibile di lettori.
Un ampio spazio è stato concesso al progetto di collaborazione tra il settimanale « EcoLuce » e lo stesso « Testimonio ».
Il dibattito è stato molto serrato, ma ha dimostrato l’enorme
interesse dell’assemblea per questo progetto che, proprio nel
centenario del Testimonio, ha
determinato una svolta significativa non solo per battisti, metodisti e valdesi, ma sicuramente per tutto l’evangelismo italiano.
La collaborazione tra le nostre Chiese « B.M.V. », che è già
operante da moltissimi anni,
soprattutto a livello di base, non
poteva non sfociare nella collaborazione anche in un settore
così vitale, per la testimonianza
verso il mondo, il coordinamento di attività di servizio e il dibattito teologico, politico e culturale, quale è quello della
stampa.
L’Assemblea UCEBI, come già
ha espresso il Sinodo poche settimane fa, ha così approvato a
larghissima maggioranza l’Atto
che dà inizio a questa collaborazione che tutti auspichiamo
duratura, impegnata e benedetta dal Signore per il raggiungimento della Sua gloria.
Andrea Mannuccl
PROGETTO ECO - LUCE / TESTIMONIO
L'Assemblea generale dell’llCEBl approva II progetto Eco^Luce/
Testimonio;
— dà mandato alla Redazione del
Testimonio jdi attuare subito il
punto A del progetto stésso;
— dà mandato al Comitato Esecutivo di dare attuazione in tempi
brevi ài punto B nei modi che
riterrà opportuno;
— auspica che la differenziazione
e la conseguente complementarietà delle due riviste possa costituire un reale passo avanti
nella testimonianza evangelica
che cerchiamo dì rendere al
servizio delle nostre chiese attraverso la stampa.
Pertanto l'Assemblea approva una
collaborazione tra II Testimonio e
l’Eco/Luce articolata nelle seguenti fasi:
FASE A: Le due Redazioni si collegano a mezzo di un membro della Redazione di ciascun periodico
che faccia parte anche dell'altro.
Si potranno così conoscere meglio
le rispettive linee, i problemi, i
prsgrammi e coordinare l’attività.
In questa fase sarà promosso lo
scambio di articoli, notizie, corrispondenze in modo da avere una
presenza battista neH'Eco/Luce e
valdese/metodista ne « Il Testimonio ». Una opportuna campagna pubblicitaria reciproca promuoverà la
diffusione di ciascun periodico nell'altrui ambiente.
FASE B: Una vera collaborazione si attuerà nella differenziazione
dei due periodici in modo che i
lettori si trovino dì fronte non due
strumenti alternativi tra cui scegliere, bensì due strumenti complementari da utilizzare ugualmente
seppur per scopi diversi; da una
parte un giornale di informazione e
formazione evangelica che esprima
settimana dopo settimana la voce
delle chiese evangeliche, il panorama del protestantesimo .mondiale,
il dibattito biblico-teologico-culturale; dall'altra una rivista che fornisca alle chiese e ai singoli degli
agili strumenti di evangelizzazione,
moderni « TRACTS » (opuscoli) su
argomenti di attualità e di formazione evangelica, eventuali numeri
monografici, riflessioni dalle e sulle
chiese.
In questa seconda fase, tutto
l'aspetto informativo si riverserà
nel settimanale « Eco/Luce » guadagnando in tempestività. D’altra
parte « Il Testimonio » programmerà ogni anno una serie di iniziative su tematiche di interesse teologico ed attualità con un linguaggio divulgativo e in forma pensata
soprattutto per l’esterno.
In questa fase B le due Redazioni svilupperanno una collaborazione più stretta a mezzo di una
riunione programmatica comune all’inizio di ogni anno. La periodicità
de « il Testimonio » resterà mensile.
I costi del lancio e del sostegno, opportunamente quantificati,
saranno sostenuti dalle chiese battiste, metodiste e valdesi direttamente tramite adeguati progetti di
finanziamento.
Durante I vari momenti a tutta
l'operazione (fase A e B) sarà data ampia diffusione presso i membri delle nostre chiese attraverso
tutti I nostri canali di informazione
(lettere del Comitato Esecutivo, visite del Presidente, pubblicità su «Il
Testimonio » stesso), onde consentire a tutti di esprimere il proprio
parere, necessario per un confronto continuo con la Redazione de
« Il Testimonio » e utile per l'ottimale realizzazione dell'intero progetto.
Elezioni
Presidente dell’UCEBI: Paolo Spanu.
Vice presidente dell’UCEBI: Emmanuele Paschetto.
Gomitato Esecutivo dell’UCEBI; U. Delle Donne, L. Spuri, G.
Mollica, M. Romeo, V.Dicarmine, F. Bo, F. Scaramuccia.
Dipartimento di teologia: Piero Bensi.
Dipartimento dell’Evangelizzazione: Saverio Guarna.
Centro Filadelfia di Rivoli: Cesare Casabeltrame.
Villaggio gioventù S. Severa: Bruno Colombu.
Istituto Taylor Roma Centocelle; Angelo Chiarelli.
Villa Graziatala di Avigliana: Elio Canale.
Il Testimonio: Andrea Mannucci.
Servizio Istruzione Educazione della FCEI: rappresentante
battista Silvia Chiarenzi.
Collegio Anziani: Michele Sinigaglia, Elena Girolami, Albert
Craighead, Luigi Masino, Nunzio Strisciullo.
Commissione nomine: Vera Jafrate, Tommaso Gelao, Ugo
Bianchi, Silvio Toninelli, Daniele Miraglia.
Revisori: Luca Campennì, Irene Di Passa, Aldo Casonato
INTERVISTA AL PASTORE PIERO BENSÌ
Tra passato e futuro
Da dove vengono i battisti?
— Il movimento battista nasce
in Inghilterra circa 400 anni fa
nell’ambito della predicazione
calvinista in mezzo a quella nazione, in mezzo alla chiesa anglicana diciamo. Sono i puritani, sono i congregazionalisti. Fra
questi alcuni ad un certo moménto riflettono sul significato
della chiesa locale e sul segno
che è indispensabile per entrare
a far parte della chiesa locale.
Questa riflessione portata avanti all’inizio da due pastori, un
tempo anglicani e poi passati
appunto nell’ambito dei congregazionalisti, John Smyth e Thomas Helwis, li portò a considerare attentamente la necessità
del battesimo dei credenti come una porta di ingresso nella
chiesa, intesa sempre soprattutto come comunità locale: non
un pezzettino della chiesa universale ma il corpo di Cristo
come si manifesta in quel luogo
e in quel tempo.
— E i battisti italiani?
— Oggi com’è organizzata la
UCEBI e quale è la sua consistenza?
— Sono passati molti anni e
rUCEBI si può dire non è assolutamente più una organizzazione missionaria nel senso che
dipenda dai missionari, ma è
un’organizzazione del tutto autonoma, italiana, che ha nel suo
seno anche dei predicatori stranieri e tende fortemente a essere anche indipendente finanziariamente. L’UCEBI è organizzata in un modo nettamente congregazionalista; ciò che conta
soprattutto sono le comunità
che hanno piena autonomia di
decisione per i loro affari interni, per la scelta del pastore ed
altre cose. Si riuniscono uria vcl
II presidente uscente Piero Bensi
accanto al nuovo presidente.
— I battisti italiani, che ovviamente seguono questo modo di
pensare, sono sorti in seguito
alla testimonianza avvenuta in
Italia circa 120 armi fa da parte di missionari battisti prima
inglesi e poi americani. I battisti inglesi incominciarono con
un sogno molto bello, soprattutto del primo di essi, James Wall
che aveva il sogno di predicare
l’Evangelo agli italiani nella speranza che gli italiani accettando
Cristo e la salvezza trovassero
poi essi stessi il loro modo di
essere protestanti. Un sogno che
purtroppo svanì nel giro di pochi
anni un po’ per opposizione delle altre chiese evangeliche e soprattutto perché Wall si rese
conto che gli italiani non erano
maturi per la Riforma protestante. Di lì nacquero poi le varie chiese battiste per la predicazione di altri missionari inglesi e poi in seguito con l’arrivo in Italia di un numero notevole di missionari americani.
ta ogni due anni in assemblea
generale e nominano i servizi
della chiesa che vanno dal presidente ai responsabili dei dipartimenti e delle altre attività dell’Unione che in questo momento
stanno moltiplicandosi e sono
diventate numerose.
— Ecco; uno sguardo verso il
futuro. Dove vanno i battisti?
— Certo possiamo dire che
all’inizio di queste secolo ci fu
soprattutto da parte di una persona — Lodovico Paschetto —
allora giovanissimo, un forte interesse per i problemi sociali
che però fu accompagnato da
una vivace presenza evangelistica nel nostro paese. Questa
istanza, questo bisogno di evangelizzare rimase fortissimo, si
manifestò in un modo particolarmente notevole all’indomani della seconda guerra mondiale, e
con l’avvento delle nuove generazioni ci fu una ripresa di
interesse, che raggiunge oggi il
nostro presente, per i problemi
che travagliano il nostro tempo. Le chiese battiste hanno
quindi cominciato già da parecchi anni ad aprirsi alle grandi problematiche del nostro
tempo, al problema della pace,
della droga, della violenza, al
problema della fame nel mondo,
cui sono particolarmente sensibili.
— Una domanda personale:
qual è il lato più positivo della
tua esperienza di 10 anni di presidenza dell’Unione?
— Indubbiamente il lato più
positivo della mia esperienza è
stato il compito affidatomi con
il mandato di presidente, di
visitare costantemente le comunità facendo da organo di
collegamento fra le comunità.
(continua in ultima pag.)
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28 settembre 1984
assemblea battista
CRONACA DELL’ASSEMBLEA DI SANTA SEVERA 11-16 SETTEMBRE 1984
Giro di boa per i battisti italiani
A seguito di un’intensa Assemblea che con una massiccia partecipazione di delegati e osservatori ha rinnovato radicalmente l’esecutivo, i battisti si trovano di fronte ad un anno di lavoro su regolamenti evangelizzazione e intese
Dopo anni di evoluzione dell’Unione Cristiana Evangelica
Battista in Italia (UCEBI),
che hanno visto rafforzarsi le
strutture organizzative nazionali (Dipartimento di Teologia,
Dipartimento deH’Evangelizzazione) e l’impegno dei battisti
in strutture ecumeniche sia a livello della Federazione Chiese
Evangeliche (PCEI) sia a livello
di rapporti tra chiese battiate
metodiste e valdesi (BMV), i
battisti italiani hanno dovuto
cambiare il vertice che da dieci
anni ha guidato questa evoluzione; Piero Bensi, scaduto il mandato, ha ceduto il posto a Paolo
Spanu che è il nuovo presidente, e Luca Campennì, un laico
vice presidente, anch’egli al termine del suo mandato, è stato
sostituito da Emmanuele Paschetto.
Il tutto è avvenuto all’Assembiea Generale dell’UCEBI di S.
Severa (Roma) dall’ll al 16 set;embre, in cui circa 140 delegati,
in rappresentanza di 80 tra gruppi e chiese di tutta Italia, si soi.o ritrovati dopo i tradizionali
lue anni che separano le assem
iee generali dei battisti italiani.
L’assemblea di quest’anno poi
e cominciata con un giorno
di anticipo per il numeroso elenco di argomenti aH’ordine dei
lavori. E tuttavia, malgrado lo
scorso anno ci fosse stato un
convegno sull’Ecclesiologia Batìlsta che aveva già riunito a S.
Severa rappresentanti di tutte
le chiese e gruppi, la presenza
dei battisti è stata massiccia assomigliando sempre più a una
assemblea di "battisti” piutto
sto che di ’’delegati”: spesso a
mezzogiorno circa 250 persone si
affollavano nella mensa del Villaggio della Gioventù, sede dei
lavori che in questa occasione
ha mostrato il limite per un
consesso numeroso come questo.
ItK
Emmanuele Paschetto,
vice presidente dell’UCEBI.
Questa assemblea, convocata
a settembre, era nata sulle polemiche pei la scelta della data, che avrebbe impedito a molti di partecipare per la coincidenza dell’inizio dell’armo scolastico e perché giusto dopo le
ferie estive. Eppure, come ha
sottolineato il presidente uscente durante la discussione di alcune mozioni che proponevano
al Comitato Esecutivo futuro di
escludere settembre per le prossime assemblee, la presenza è
stata massiccia come lion mai.
Qualcuno però ha obiettato che
anche l’età media dei partecipanti è cresciuta come non mai.
Certo che la partecipazione è
stata favorita da grosse scadenze, come il rinnovo del presidente e del vice presidente, e da importanti decisioni, come le intese con lo Stato, il progetto Testimonio/Eco-Luce e la lettera
dei due brigatisti dissociati che,
si era saputo, avevano indirizzato la stessa lettera presentata
al Sinodo valdese metodista anche alla Assemblea UCEBI.
La sera dell’ll sono cominciati i lavori con la costituzione di
un seggio, Mario Marziale presidente e Salvatore Rapisarda vice, che ha mostrato di sapersi
fare valere. I battisti infatti hanno la focosa abitudine di partecipare molto attivamente ai
lavori e tutti insieme. Né problemi di cultura né problemi di
oratoria affliggono molti dei partecipanti che desiderano prendere la parola su tutto, sia per riferire secondo i mandati delle
proprie comunità, non esistendo
organi intermedi tra Chiesa locale e Assemblea Generale, sia
per dire la propria opinione, anche se uguale a quella appena
espressa.
Sono state quindi presentate
e ammesse, come prevedono le
norme dopo il parere del Comitato Esecutivo (governo dell’UCEBI), due nuove chiese:
quella di Albano (Roma) e quella di via Elvo a Torino. Quindi
sono stati presentati i nuovi pastori che, in prova, stanno già
operando presso comunità altrimenti scoperte: Massimo Aprile
a Pozzuoli, che appena preso
servizio ha dovuto affrontare il
problema del bradisismo e del
terremoto, Carmine Bianchi a
Ferrara, che è stato contattato
per una interessante prova a
livello BMV e cioè la cura anche della chiesa valdese di Felonica Po, Tonino Barbieri a Cuneo, Lidia Giorgi a Marghera,
Anna Maffei a Campobasso, Erminio Podestà a Sampierdarena
Albisola, Blasco Ramirez a
Gioia del Colle. Una commovente preghiera al Signore ha accolto i nuovi pastori.
Dopo il festoso cerimoniale
per i nuovi, con un sereno ricordo dei pastori Santini e Labianca deceduti nel biennio trascorso, i battisti hanno chiuso il
primo pomeriggio di lavori.
Il culto di apertura della assemblea è stato tenuto dal pastore Piero Bensi, presidente
uscente, la mattina di mercoledì 12 alla presenza di tutti i delegati e degli ospiti: il moderar
tore della Tavola Valdese Metodista Giorgio Bouchard accompagnato dal pastore Bruno Bellicn, il segretario nazionale della Federazione Giovanile Evangelica (FGEI) Paolo Naso, il direttore della Società Biblica in
Italia past. Renzo Bertalot. Nei
giorni successivi sono giunti altri ospiti, mentre i primi lasciavano, i lavori, per altri impegni,
il presidente t della Federazione
delle Chiese past. Aurelio SbaJfi,
il segretario del Servizio Migranti della FCEI past. Bruno Tron,
la sig.ra Leda Rocca e il pastore
Ted Bishop per l’Opera delle
Chiese Evangeliche Metodiste in
Italia.
I saluti dei vari ospiti si sono
poi alternati alle decisioni e alle votazioni che hanno seguito
un ritmo sempre più serrato
man mano che i giorni passavano. E molti di questi interventi
hanno prodotto mozioni assembleari, impegnative per il C.E.
eletto, come quella che spinge a
collaborare più strettamente con
il Servizio Migranti FCEI o quella che auspica, in un clima di rallegramenti per il coinvolgimento
dei giovani battisti nel lavoro
FGEI, che il loro prossimo Campo Studi nazionale si svolga a
S. Severa.
II ritmo assunto ha visto nelle due tornate quotidiane svolgersi i lavori necessari a esaminare il lavoro di due anni del
C.E. e dei vàri Dipartimenti e
delle Opere o Attività, e a margine, nelle serate, affrontare temi di ampio respiro: il problema
della pace nel mondo attuale, la
situazione di Pozzuoli, la realtà
della comunicazione di Testimonio, il Servizio Produzione
Audio Visivi). E momenti di
grande intensità si sono avuti
oltre che per il rinnovo delle
massime cariche, cui è seguito
il rinnovo del 60% del C.E., anche per la discussione della lettera dei due brigatisti dissociati,
che ha coinvolto emotivamente
i partecipanti per un intero pomeriggio alla presenza della madre di uno di loro, e allorquando si è parlato del progetto Testimonio/Eco-Luce. I due relati
intese con lo Stato e su quale
base.
Accadrà così che i battisti italiani si troveranno impegnati
per il prossimo anno ecclesiastico a doversi riunire per tre
volte!
Infatti il 1985 è già l’anno della. Assemblea straordinaria per
discutere del nuovo Regolamento deirUnione. Poi ci dovrà essere il convegno sulle Intese.
Infine trovatisi di nuovo divisi
-4
Il nuovo comitato dell'UCEBI. Da sinistra: Emmanuele Paschetto,
Umberto Delle Donne, Paolo Spanu, Massimo Romeo, Ferdinando
Bo, Franco Scaramuccia, Vera Dicarmine, Luigi Spuri, Giuseppe
Mollica.
vi documenti testimoniano della
importanza che ì battisti attribuiscono a questi due fatti che
incidono'nella loro testimonianza verso l’esterno e nella loro
vita interna.
Ma la sorpresa si è avuta allorquando si è affrontato il tema dell’intesa con lo Stato, per
il quale il C.E. aveva prodotto
un testo da discutere dopo aver
consultato le comunità. Solo che,
malgrado da quattro anni ogni
Assemblea Generale si esprimesse favorevolm,ente per la preparazione di un testo su cui discutere, al momento delle decisioni molte chiese hanno mandato a dire che non avevano avuto il tempo di discuterne, oppure che semplicemente per loro
non si doveva andare ad alcuna
intesa con lo Statò coerentèmente con i principi battisti di netta
separazione tra Stato e Chiesa.
E’ stato necessario così che una
soluzione salomonica rinviasse a
un convegno apposito la discussione definitiva' che stabilisca
una volta per tutte se i battisti
italiani andranno a discutere le
sul significato e sul modo di gestire il Dipartimento dell’Evangelizzazione, l’assemblea ha approvato il progetto di un convegno che sciolga i dubbi e definisca cos’è ' e come deve essere
l’evangelizzazione in Italia.
Sarà un anno di duro lavoro
per il C.E. e per i battisti italiani, ma ben varranno le parole
con le quali Paolo Spanu, quando ha accettato la carica di presidente come un servizio che gli
veniva caricato addosso, non riconoscendo come propria la vocazione verso il lavoro amministrativo, ha indicato uno degli
obiettivi che stanno dinanzi:
«dare il massimo contributo di
energie all’evangelizzazione, intendendo per evangelizzazione...
anche la nascita e la crescita di
un’etica che sia fondamentalmente protestante, seria, essenziale, non parollera, e di una cultura che consenta ai nostri figlioli ,e ad altri di crescere con
una prospettiva che sia veramen- v
te alternativa a quella che la
cultura dominante ci impone».
Elio Canale
Pubblichiamo i principali atti
dell’Assemblea di S. Severa iri
forma provvisoria e non ufficiale.
Gli atti dell’Assemblea
Ruolo diaconale
L’Assemblea Generale delrUCEBI istituisce in seno alruCEBI il Ruolo Diaconale al
quale possono essere iscritti fratelli e sorelle di Chiese evangeliche che intendono offrire la
loro opera a favore di chiese o
organismi della Unione, accettando il trattamento economico
pastorale per il tempo ed il
luogo di impiego.
L’Assemblea dà mandato al
C.E. di predisporre una proposta di regolamento.
parte della FCEI e demanda al
C.E. il compito di collaborare
strettamente con questo nuovo
servizio per un maggiore impegno verso tutti coloro che costretti per ragioni di sopravvivenza a lasciare il proprio Paese cercano lavoro in Italia.
Pace e disarmo
Attività giovaniii
Servizio migranti
L’Assemblea Generale delruCEBI si rallegra per la creazione del Servizio Migranti da
L’Assemblea Generale delrUCEBI, preso atto e rallegrandosi del crescente ccinvolgimento dei giovani battisti nelle attività della FGEI e della ripresa
dei contatti con gli Organismi
europei e mondiali della Gioventù battista, auspica che questo
processo si rafforzi ulteriormente e che si tenga a S. Severa
il prossimo Campo Studi nazionale della FGEI.
L’Assemblea Generale dell’UCEBI approva la seguente
mozione sulla pace e il disarmo:
« Dopo ampio dibattito nel
quale molte Comunità hanno testimoniato il loro impegno per
la pace e il disarmo, l’Assemblea ringrazia il Signore per
quanto ha concesso loro di fare.
Nello stesso tempo sente di dover confessare il proprio peccato, perché, nonostante la sensibilità al problema sia crescente
riconosce la propria inadeguatezza di fronte alla gravità dei
processi di riarmo in atto di cui
l’avvenuta installazione dei primi 16 missili a testate nucleari
a Comiso è solo uno degli aspetti.
In questo quadro ; invita, le
Comunità a proseguire etj ap
profondire l’analisi generale sui
seguenti temi tutti direttamente collegati al loro impegno per
la pace:
1. Il nesso inscindibile tra
pace e giustizia, tra lotta per
il disarmo e impegno per un
nuovo ordine economico ispirato
alla solidarietà, alla cooperazione e a una equa distribuzione
di tutte le risorse;
2. Il collegamento tra lotta
per la pace e diritto alla democrazia e all’autodeterminazione
dei popoli contro i regimi militari e la contrapposizione dei
blocchi ideologici, politici e militari;
3. Il rifiuto della logica idolatrica della deterrenza in base
alla quale si ripone la propria
fiducia nelle armi e nelle strategie militart piuttosto che nel
Signore e nell’amore che Egli
riversa su di noi e nella riconciliazione a cui siamo chiamati
nelle relazioni con il prossimo;
4. La lotta ai processi di militarizzazione in varie regioni del
nostro Paese che sacrificano alla logica della difesa energie e
risorse altrimenti utilizzabili;
5. Il sostegno e l’attenzione
alle azioni di disubbidienza civile
non'violenta come richiamo alla
suprema autorità dell’Evangelo che ci rimanda a precise scelte ed atti coerenti di testimonianza nell’unico Signore della
pace.
Invita le Comunità a intensificare i propri collegamenti con
la Commissione pace-disarmo
delle chiese battiste, metodiste e
valdesi, e suggerisce la seguente
linea di lavoro:
1) Sostegno all’ultima fase
della raccolta di firme per una
legge di iniziativa popolare che
consenta un referendum sulla
installazione dei missili nucleari
nel territorio italiano; ;•
2) Un più intenso impegno
4
assemblea battista
'4..
!i •
per tutte le iniziative a carattere
informativo ed educativo per sviluppare una vera «cultura» della pace. Segnala allo scopo il
lavoro di vari centri di documentazione in grado di fornire il
materiale necessario (CEDIP,
Archivio disarmo, futura, ecc.);’
3) Costituzione di gruppi locali di studio biblico-teologicc
che focalizzino la loro attenzione
sui temi della pace e del disarmo;
4) Proposta di denuclearizzazione del territorio a partire dal
locale di culto;
5) Sostegno dell’obiezione di
coscienza al servizio militare, alla ricerca, alla costruzione ed
alla sperimentazione dei sistemi
d’arma;
6) Adesione ad iniziative (come quella della EGEI) rivolte
allo sviluppo di relazioni bilaterali di parte con i fratelli e le
sorelle dell’Est e del Sud e, in
un quadro più generale, promozione di rapporti bilaterali con
le realtà dell’evangelismo intern^ionale più impegnate sui temi sopra indicati ».
Lettera ai dissociati
L’Assemblea Generale dell’UCEBI dopo aver letto e discusso la lettera di due dissociati dal terrorismo delibera di
inviare loro la seguente lettera:
« Beato colui la cui trasgres
sicne è rimessa e il cui peccato
è coperto! Beato l’uomo a cui
l’Eterno non imputa l’iniquità e
nel cui spirito non è frode alcuna» (Salmo 32; 1-2).
« Il castigo per cui abbiamo
pace è stato su Lui » (Is. 53; 5).
Cari fratelli,
avete scelto noi come interlocutori e sapete che noi siamo
un gruppo di credenti che vive
la fede in condizioni di minoranza e che a più riprese si è espresso contro il terrorismo sulla base di motivazioni teologiche, etiche e politiche.
'Tuttavia non ci siamo mai sentiti giudici infallibili perché ci
siamo sempre sentiti coinvolti
e responsabili, volontari o involontari, del distorto sviluppo della società: abbiamo confessato
e denunciato la colpa dello sfruttamento e delle ingiustizie.
Voi ci chiedete un dialogo politico, vale a dire che abbia rilevanza nei rapporti umani. Noi
crediamo che la nostra fede come rapporto col Dio di Gesù
Cristo, che è intervenuto nella
storia per trasformarla instaurando nuovi rapporti di solidarietà volti alla salvezza ed alla
valorizzazione della dfenità dell’Uomo, sia precisamente ciò
che si può definire un atto politico, nel senso pieno del termine
ed è proprio su questo terreno
che noi desideriamo proseguire
questa lettera invitandovi a condividere con noi la centralità del
rapporto con Cristo per agire
politicamente. Per quanto riguarda il nostro contributo di
riflessione sulla dissociazione dal
terrorismo sarà necessario approfondire il valore che tanto
voi quanto la società attribuisce
a tale fenomeno.
Nel nostro linguaggio « dissociazione » vuol dire ravvedimento (metanoia) cioè ritorno a Dio.
Il ritorno implica un giudizio
di condanna sulla vita vissuta
lontano da Dio, un impegno a
ricercare nuove mete di rapporti umani che la parola di Dio
indica, chiedendoci di servire ed
amare il prossimo come noi stessi. In questa nuova via il modello è Gesù Cristo. Egli è venuto nella storia, si è fatto povero con i poveri, umile con gli
umili; ha denunciato i potenti
e le loro violenze ma è anche
stato pronto a portare la croce
fino all’estremo sacrificio.
Detto questo, vi chiediamo di
individuare ulteriori scelte concrete che potete operare nel vostro ambiente e da lì verso l’esterno, per vivere il ritorno a
Dio nel rapporto di servizio e
di amore verso il prossimo. Diciamo ciò, perchè crediamo che
la riparazione è stata compiuta
da Cristo per tutti i peccati del
mondo, anche per i vostri; tuttavia dobbiamo renderci conto
cfie nessuna azione umana può
diventare riparazione ma solo segno di ravvedimento.
Se può esservi di conforto, diciamo che la Parola di Dio, e
non noi come Comunità di credenti battisti, invita non solo voi
ma ogni uomo a vivere il ravvedimento ed a incidere in ogni
ambito di attività perchè questa
sia uniformata al criterio del servizio e dell’amcre per il prossimo.
Certo per voi che vivete rapporti interpersonali limitati, il
ravvedimento acquista più un
significato qualitativo che quantitativo. Per voi, forse, è più difficile che per noi incidere a livello di società; spetta a noi far
sì che le carceri siano luoghi
in cui sia possibile raggiungere
l’opera di Cristo in termini di
salvaguardia della dignità della
persona umana e, tuttavia, vogliamo sperare che la dissociazione, fenomeno che va ulteriormente precisato nella sua rilevanza politica, possa portare ad
un ulteriore passo avanti nelTindividuazione degli spazi politici
di vita e di lavoro in cui sia
possibile dare concretezza a parole quali « riconciliazione »,
« pacificazione», «riparazione »,
«giustizia» e «pace», «shalcm».
Su questo piano intendiamo
proseguire con voi un cammino
di ricerca e di coinvolgimento.
In ogni caso intendiamo esprimere tutta la nostra solidarietà
cristiana ed umana nell’impegno
perché nella nostra società le
anticipazioni della realtà nuova
del Regno di Dio siano sempre
più evidenti.
Vostri nel Signore Gesù Cristo.
Contro le barriere
L’Assemblea generale dell’UCEBI
Considerando nella sua drammaticità e importanza il problema dei disabili e delle barriere
di ordine economico, psicologico,
architettonico e sociale che li
rendono handicappati,
evidenziando pertanto come il
problema sia sostanzialmente
sociale e ambientale,
chiede alle chiese ed ai centri
battisti di approfondire:
1) lo studio e la riflessione sul
problema;
2) l’attenzione specifica per le
realtà vicine e con cui si è
a contatto,
per l’eliminazione delle barriere
culturali e psicologiche; e soprattutto, di verificare le possibilità concrete di realizzare
quelle modifiche delle strutture per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
questo, da Un lato, per applicare le norme previste dalle
leggi dello stato (n. 384 del 27.
4.78) e dall’altro, perché la lotta
contro le emarginazioni di qualunque tipo è sostanza della nostra vocazione.
(segue da pag. 1)
Brillare nel mondo
Tenendo alta la Parola della vita
Ma allora, che cosa significano
le parole di Paolo: « In una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come lummari nel mondo, tenendo alta
la parola della vita »?
Due osservazioni esegetiche.
_ La prima; per ben due volte
m poche righe Paolo insiste che
Il nostro risplendere avviene nella nostra generazione, nel nostro
mondo. E’ ciò ohe troppo spesso
noi dimentichiamo, scambiando
chiesa, la comunità, la predicazione come il tutto della nostra vita cristiana, il termine ultimo del nostro operare. Si moltiplicano i culti, si intensificano
gli studi biblici, si faitìio le riumoni nelle case, si creano le corali, si ripetono le riunioni di
preghiera ed i credenti pensano
di aver compiuto così tutto il
loro dovere, dimenticando che
non è nella chiesa, al comodo riparo delle mura di un locale di
culto, che dobbiamo risplendere
come luminari, bensì nel mondo,
nella storta e perversa generazione. Finché stiamo al buio, finché continuiamo a predicarci addosso non illuminiamo proprio
nessuno.
La seconda osservazione esegetica: Paolo afferma che noi
brilliamo come luminari « tenendo alta la parola della vita ».
Questo significa ohe il nostro risplendere é in stretta relazione
con la parola della vita. Non si
tratta di una qualche virtù che
possediamo in proprio, non é
perché siamo migliori o meno litigiosi, o più generosi. Dovremmo esserlo, certo. Ma non è aue^o che ci rende « luminari ».
Ciò che fa di noi « sale e luce »
del mondo é la parola della vita,
il fatto che a noi — peccatori e
incapaci — é stata affidata que
sta Parola. La parola della vita
non é un libro, non è la Bibbia.
Ma é Colui al quale la Bibbia
rende testimonianza. La parola
della vita porta un nome ben
cMaro che fa ardere i nostri cuori: Gesù il Cristo.
« La Parola é stata fatta carne ed ha abitato un tempo fra
noi ». « E’ venuto fra i suoi, ma
i suoi non Thanno ricevuto ». Ecco ohe cos’é la parola della vita:
Dio stesso che si fa uomo per
venire a vivere la nostra vita di
uomini.
Avete notato, leggendo gli Evangeli ed in particolare quello
di Luca, come Gesù si trovasse
di rado nei luoghi dove la gente
si sarebbe aspettata di trovarlo?
Facev^ di tanto in tanto qualche
capatina nelle sinagoghe o nel
tempio di Gerusalemme, ma
sempre in chiave polemica. Viceversa lo troviamo a cena in
casa di Zaccheo, leggiamo che la
gente mormorava perchè mangiava con i pubblicani ed i peccatori, toccava i lebbrosi, conversava con le meretrici, discuteva
con una samaritana, dormiva
nella barca di pescatori ignoranti. Ma cosa ci faceva Gesù con
quella gente? Viveva con gli uomini del suo tempo condividendone le miserie, le difficoltà, le
angosce. Ed ogni volta che qualcuno ci chiede con stupore:
« Ma ohe ci fate voi cristiani
qui? » è forse segno che siamo
nel posto giusto. « Ero in carcere e mi veniste a trovare... ».
Non vorrei essere frainteso e
che alcuni pensassero che io voglia svalutare le riimioni nelle
nostre chiese. Nulla é più contrario dalla mia intenzione.
Culti, studi biblici, riunioni
nelle case, preghiere, sono fondamentali, ci forniscono il cibo,
le calorie, le vitamine indispensabili per vivere spiritualmente.
Ringraziando il Signore i nostri
culti sono mediamente molto
ben frequentati e io vorrei che
10 fossero altrettanto gli studi
biblici e le riunioni di preghiera. Abbiamo bisogno di queste
cose, non possiamo farne a meno, non possiamo vivere senza
l’annunzio della parola di Dio.
Ma guai a noi quando queste
realtà diventano il fine di tutto
11 nostro essere credenti e non
uno strumento prezioso per vivere la nostra vita in mezzo alla
generazione storta e perversa,
un comodo alibi per^nascondere
il nostro vuoto spirituale.
La nostra
testimonianza
Tra passato
e futuro
ABBONAMENTI
1985
Annuo L. 24.000
Semestrale L. 13.000
Sostenitore L. 50.000
Estero L. 50.000
Suppl. aereo fuori Europa L. 24.000
Versamenti sul c.c.p. 327106 intestato a Eco delle Valli Torre Pellice (To). - La Luce,
A quanti sottoscriveranno un
nuovo abbonamento 'SS invieremo
gratis II giornale per il 1984. resto del
(segue da pag. 2)
Il nostro essere congregazionalisti ha talvolta come risvolto
negativo una scarsa coesione e
quindi si sentiva il bisogno di
questo ministero. La parte più
bella del mio compito, che naturalmente era per una buona
percentuale amministrativo era
costituita da queste visite alle
comunità, dalla predicazione, in
templi gremiti, il contatto con
la gente, l’ascoltare i loro problemi e il cercare di dare alle
chiese — ferme restando la loro convinzione di essere chiese
pienamente autonome — la sensazione di essere tuttavia parte
di un corpo più grande, che è
appunto l’Unione delle chiese
battiate.
Intervista a. cura di
Franco Giampiccoli
« Se il granel di frumento caduto in terra- non muore, rimane solo; ma se muore produce
molto frutto ». « Chi vorrà salvare la sua vita in Questo mondo... la perderà, ma chi perde
la sua vita... la ritroverà ».
Queste parole di Gesù si applicano certamente a ciascuno
di noi individualmente: ma altrettanto alla comunità dei credenti. Chiamati ad amare di più
il mondo (nel senso delTumanità) che non la propria struttura
ecclesiastica; a preoccuparsi di
più deH’annunzio della liberazione agli uomini che non della crescita della propria spiritualità;
disponibili di più ad essere « ingiuriati, perseguitati, diffamati,
considerati la spazzatura del
mondo » per amore di questa
generazione, che non a difendere la propria dignità; preoccupati di più di « combattere il buon
combattimento della fede » che
non della comodità delle nostre
caserme.
Allora, fratelli e sorelle, si .delinea per noi chiaramente il significato della parola di Paolo:
« risplendere come luminari nel
mondo tenendo alta la parola
della vita ».
Significa; affondare le nostre
radici nell’Evangelo di Cristo e
vivere intensamente la vita della comunità, ma come mezzo
per portare la nostra parola e
la nostra presenza nel mondo;
per camminare fianco a fianco
con gli uomini e le donne del nostro tempo non per giudicarli,
ma per aiutarli ad essere liberi;
far con loro due miglia se ci
chiedono di farne uno; mostrar
loro che la liberazione in Cristo
non é una nozione teologica ^ o
un sentimento del cuore, ma è
una realtà concreta nella nostra
vita ohe ci obbliga a lottare per
la pace, per la giustizia, per la
verità, contro la schiavitù della
violenza, della miseria, delle armi, della droga, della menzogna.
Se la nostra fedeltà alla chiesa produce di questi frutti, allora siamo sulla strada giusta; altrimenti dobbiamo rivedere la
nostra posizione. Era il messaggio che il Signore rivolgeva al
popolo d’Israele per mezzo del
secondo Isaia e il popolo di Israele faceva tanta difficoltà a
comprendere: « Io voglio far di
te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino
alle estremità della terra... Le
nazioni cammineranno alla tua
luce e i re allo splendore del tuo
levare ».
Qualcuno mi chiederà: ma in
concreto che cosa dobbiamo fare?
Non sta a me dirvelo perché
é proprio qui il nostro genio
battista, il frutto del nostro modo di concepire la chiesa come
comunità dei credenti. Congregazionalismo non vuol dire regolamenti, non vuol dire proteste
per le interferenze del Comitato
Esecutivo negli affari interni della chiesa, ma significa che ogni
comunità locale ricerca e trova
il senso della propria specifica
presenza, della propria vocazione nella sua città, nel suo rione.
E’ la chiesa di Catania che
deve studiare e scoprire quali
sono le ansie e il peccato dei
siciliani per poter annunziare
loro la liberazione in Cristo nella loro cultura, nel loro linguaggio. E’ la chiesa di Matera che
può sapere quali sono le esigenze dei materani; é la comunità •
della Lungaretta che conosce il
dramma dei drogati di Trastevere ed in quel dramma deve in
tervenire. Le chiese possono servirsi, devono servirsi dei Dipartimenti che l’Unione mette a loro disposizione; ma sono esse,
le comunità locali, che devono
indicare la strada per l’impegno
diretto per la generazione nella
quale si trovano, che devono capire il momento storico che vivono, in quella città, in quel
tempo.
2.084
Fratelli, sorelle, voi che siete
qui e rappresentate il Battismo
italiano, fra cento anni, nel
2084 (se mai ci sarà un 2084!)
lo storico di allora che cercherà
fra i documenti per stabilire chi
erano e cosa hanno fatto questi
Battisti di questa generazione,
non si interesserà tanto di sapere quante chiese abbiamo costruito, quante opere sociali abbiamo impiantato,, né quale tipo
di carriera ciascuno di noi ha
fatto nella vita, quanti scienziati o senatori c’erano in mezzoa noi, ma cercherà di scoprire
quali segni, quale testimonianza
abbiamo dato nella nostra generazione; in quale misura siamo
stati capaci ad aiutare i nostri
compagni di cammino a conoscere e vivere la libertà in Cristo; fino a che punto il nostro
essere Battisti é stato significativo nel « mondo » intorno a
noi...
Alla fine della storia umana,
quando ormai le cose terrene
sono concluse, Giovanni, nell’Apocalisse cosi si esprime:
_ « Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come
cristallo, che procedeva dal trono di Dio e delTAgnello. In mezzo alla piazza della città e d’ambo i lati del fiume stava l’albero
della vita che dà dodici raccolti
e porta il suo frutto ogni mese;
e le foglie dell’albero sono per
la guarigione delle nazioni ».
Ci conceda il Signore di essere, qui ed ora, nella nostra generazione, alcune di quelle foglie!
Piero Bensì
Inserto al n. 37 del 28 settembre 1984 de . L’Eco delle
Valli Valdesi », settimanaie delle Chiese valdesi e metodiste.
Dir. reap. Franco Giampiccoli Reg. n. 176/1960 Trib. di Plnerolo - Stampa: Coop. Tip. Subalpina, Torre Pellice (Torino).
Sped. In abb. post. Gruppo 1“
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