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ECO
DELLE mLLI VALDESI
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lOHRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC VII -N. 12
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TORRE PEI.LICE — 24 Marzo 1967
Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
am ^¡[H Nelle chiese, nel mondo
Che senso ha, oii, celebrare la Pasqua ?
Interroghiamo I testimoni de! fatto
e lasolamool Interrogare da loro
Ci prepariamo alla celebrazione
pasquale. Con che animo? In quale
travaglio? Con quale speranza? Se
ci soffermiamo a riflettere .«u che cosa questa celebrazione significa per
il nostro mondo smanioso di finesettimana lungo, quale sarà la realistica conclusione? Ai tre quarti di
quelli che conosciamo, passateli in
rivista, se appena sono sinceri — e
spesso lo sono, eccome! — che Gesù
Cristo sia risuscitato non importa un
fico secco; non è neppure un problema. Perchè Dio non è più un
jtroblema. Per milioni di uomini,
oL'gi, proprio nel nostro « occidente
cristiano » (da difendere con religiosa crociata!) anche la sofferta,
rabbiosa, riflessa negazione degli
atei problematici da Nietzsche a Camus a Sartre si stempera nella poesia, blasfema con leggerezza non
curante, di un Prévert: cc Padre nostro che sei nei cieli, restaci! » Mi
permetto di proporre con convinta
insistenza alla seria meditazione delle nostre comunità il denso, teso
scritto che Paolo Ricca ha dedicato
alla morte di Dio nella cultura e
nella teologia contemporanea, in
corso di pubblicazione a cura della
Claudiana. Bisogna che guardiamo
in faccia il mondo in cui viviamo,
che lo conosciamo in profondità.
* * *
Dio è morto nella cultura, va
bene (?), ma nella teologia? nel nostro mondo, va bene (?)5 ma nella
f'hiesa? Soffermiamoci un momento,
con onesta serietà. Certo, oggi come
al tempo in cui Gesù comparve, vi
sono degli « umili « che « aspettano la consolazione » e la cc visita » di Dio; in loro la chiesa,
comunione dei santi, conserva la
sua miracolosa continuità, dono dello Spirito. Ma la Chiesa, le Chiese. la nostra Chiesa... Il vero dramma non è che qualche teologo lanci,
|)er eere.are di rispondere alla derisione e all’indifferenza dell’uomo
odierno, una paradossale teologia
della morte di Dio; il vero dramma
non è che Thomas Altizer, dalla
sua cattedra universitaria di Atlanta, radicalizzi in modo tale l’incarnazione, da affermare che in Cristo
Dio si è, proprio lui e lui totalmente, alla lettera e in modo integrale,
incarnato e che ora egli è presente
unicamente nella storia in movimento (la risurrezione stessa non ha più
alcun senso). Il vero dramma è quello che Vittorio Subilia, nella parte conclusiva del suo saggio su
« La nuova cattolicità del Cattolicesimo », esprime in questi termini (p. 285 s.): « Le Chiese hanno
|)erso la possibilità della comunicazione, il eurisma dell’incontro con il
mondo, perchè, essendosi ripiegate
sn se stesse, non possono più trovare
nulla di valido da dire al mondo.
Possono cercare di superare il comj)lesso di colpa nei confronti della
propria introversione ecclesiologica,
dandosi appunto un gran da fare per
incontrare il mondo, per adeguarsi
ai suoi schemi, per aiutarlo nei suoi
bisogni. Ma ci si può domandare se
questo incontro sia effettivo dal momento che delle Chiese non confessanti non hanno da dire e da dare
al mondo niente che il mondo non
sappia e non possieda già, spesso in
misura ben più organica e in maniera più aggiornata. La possibilità di
un messaggio al mondo di oggi può
venire da un cumulo di Chiese addizionate, per il fatto che mettono
in comune un Evangelo reso ugualmente insipido? Un Evangelo insipido sommato ad altri Evangeli insipidi non dà il sapore dell’Evangelo autentico. Le Chiese alla ricerca
della propria vitalità perduta non
possono illudersi di ricuperare l’Evangelo autentico nell’incontro con
altri ecclesiasticismi ricchi di tradizioni arcaiche ma ugualmente vuoti
d’anima. Le Chiese definiscono il
mondo un mondo senza Dio: ma es
Nelle comunità,
nei giorni prossimi
— a FERRERÒ, domenica 2 aprile,
alle ore 3.4,30, Festa dì canto delle Corali c delle Scuole Domenicali deila
Val Germanasca (nel tempio).
— a TORINO, lunedì 3 aprile, alle
are 21, nel Salone del Circolo della
stampa (C. Stati Uniti), il prof. Vittorio Subilia, della Facoltà Valdese
di Teologia, terrà una conferenza su
« Chiesa e mondo », in occasione della presentazione del suo nuovo saggio : :< La nuova cattolicità del Cattolicesimo » : presenterà l’oratore l’avvocato Mario Berutti.
— a FIRENZE, domenica 9 aprile,
convegno dei consigli di Chiesa della
Toscana: presiederà il moderatore
Neri Giampiccoli- tema all’ordine
del giorno: la diaspora toscana, sua
siniazione, possibilità e prospettive.
se stesse, da gran tempo, partecipano, in forma religiosa, al suo ateismo ». Nella conclusione del libro
citato che riportiamo in altra parte
del giorn.ale, affiorano altri drammatici interrogativi sulla via da seguire domani, che non sembra profilarsi ancora alla ricerca inquieta della
nostra fede.
H: Hi *
E’ in questo quadro molto problematico, aH’esterno e all’interno stesso della Chiesa, che ci siamo proposti di meditare per voi e con voi
l’evento della morte di Cristo e della sua risurrezione, il significato che
può avere per noi, cristiani inquieti o troppo placidi (non si dica che
siamo « piccoli fanciulli », quelli
sono rari!) del 1967.
Una cosa è certa : questo fatto
— carico di tutta la problematica di
ogni realtà umana — si è inciso nella storia. Qualcuno lo ha registrato.
E a questi testimoni ci siamo, ancora una volta, rivolti. In gruppo
— Giorgio Bouchard, Gino Conte,
Rita Gay, Paolo Ricca, Giorgio
Tourn — abbiamo cercato di coglierne la testimonianza (v. pag. 4
e 5), con la nostra sensibilità di uomini di oggi, dj credenti di oggi;
con la speranzaj.lche vi sarà dato di
riecheggiare, prolungare, approfondire l’eco di queste testimonianze.
Una cosa è certa: dall ascolto, e
dalla risposta a queste testimonianze dipende, in drammatica alternativa, la vita della nostra fede personale e comunitaria; non se ne può
prescindere.
Testimoni, a voi la parola.
Quale profeta ci indicherà la via ?
Verso una nuova
cattolicità evangelica
Al di là dei miti del dialogo, del servizio, del comunitarismo
La Claudiana ha pubblicato in questi giorni, aprendo una nuova « Collana di
studi teologici », un saggio ampio e importante del prof. Vittorio Subilia, che costituisce un’analisi e uno sforzo di valutazione globale dei risultati, o meglio dei chcumenti del Concilio, cioè della a nuova cattolicità del Cattolicesimo». In attesa di piu
ampia e meditata presentazione, e mentre auguriamo che l’opera rinnovi in Italia e
all’estero il successo de « Il problema del Cattolicesimo », offriamo ai nostri lettori le
ultime pagine del capitolo conclusivo. In esso, dopo aver descritto il Cattolicesimo come in movimento verso un Cattolicesimo «più evangelico» e « piu cattolico » al lem,no stesso l’autore si interroga sulla natura della cattolicità, sui suoi precedenti storici,
sui suoi ’fondamenti evangelici; e pone quindi l’alternativa ecumenica: Chiesa o Evanaelo? Insistendo sulle difficoltà, sugli equivoci e sulla responsabdita del dialogo, il
libro si chiude sugli interrogativi drammatici che leggerete qui sotto; drammatici, ma
non senza la speranza che ha il suo fondamento in Dio.
Riteniamo non accettabile né l’uno né l’altro termine dell’alternativa:
né il termine polemico di ieri, né il termine irenico di oggi. Non il termine
polemico di ieri: in quanto presupponeva dalle due parti il mantenimento
di posizioni che in nessun modo potevano corrispondere alle sollecitazioni
con cui Dio sollecita il suo popolo e lo scalza sempre di nuovo da e
posizioni raggiunte in cui esso ritiene di potersi sistemare confidando nella
conformità di quelle posizioni alla volontà di Dio. Non il termine irenico
di oggi: perché riteniamo che l’altra Chiesa non debba essere lasciata nella
sua pace e nella sua giustizia e che la voce critica dell’Evangelo debba
ottenere una udienza diversa dal rifiuto della Controriforma tanto quanto
dall’inglobamento integrativo della nuova cattolicità. ^
Le due Confessioni si trovano oggi di fronte a una responsabilità che
difficilmente hanno conosciuto in questi 4 secoli del loro confronto reciproco. Sia l’una che l’altra hanno abbandonato le posizioni ferme e rigide
e troppo sicure di sé, sono in situazione di movimento. La Chiesa di Roma
ha assunto una posizione critica verso il Cattolicesimo di ieri, che riteneva
di essere in possesso di tutta la verità e di tutta la sostanza della Chiesa:
oggi ritiene che la propria cattolicità è in divenire, in processo di attualizzazione, riconosce di non essere ancora « pienamente cattolica » (463), e
CONTINUA IN OTTAVA PAOINA
Il processo di Gesù
e il nostro
Alle soglie della settimana di Passione un testo teologico guida una lezione di caiechismo
sto spiegando nel mio studio, a due
catecumeni, la domanda scritta nel
loro manuale (D «Perchè gli uormni
hanno voluto la morte di Gesù? »
quando il mio sguardo cade sul libro
tire stavo ìeggendo pochi istanti prima del loro arrivo: «Il processo di
Gesù», di Josef Blinzler (2). E, forse
rischiando di filare per la tangente,
mi permetto una piccola disgressione.
SARA’ RIFATTO
IL PROCESSO DI GESÙ?
Pensate — dico loro — che per rispondere a questa domanda sia sufficiente fermarsi a quel che sappiamo
dal punto di vista legale, circa il processo fatto a Gesù in Gerusalemme
al tempo del sommo sacerdote Caiafa
e del procuratore romano Ponzio Filato? Pensate insomma che se oggi- si
rifacesse il processo a Gesù o si scoprisse che, come alcuni hanno sostenuto, «i vizi formali sfuggiti al Sinedrio ebraico rendevano giuri^amente illegale la condanna capitale
pronunciata» (op. cit., p. 13), si compirebbe con questo un gran passo innanzi per conoscere le vere cause della morte di Gesù? E che ne dite del
fatto ohe dopo la ricostituzione del
nuovo Stato indipendente di Israele,
che risale al 14 maggio 1948, sia « stata
più volte espressa da parte della Cristianità la speranza che il governo
israeliano, come successore ideale
delTantico governo sinedriale^ giudaico, riapra il processo di Gesù e sottoponga ad una revisione Tinfame
sentenza a suo tempo pronunciata»?
Addirittura, «una istanza formale in
questo senso è stata presentata, secondo quanto la stampa mondiale
ha comunicato nella primavera del
1949, da un giurista olandese che si
cela sotto lo pseudonimo H187: un
documento di quindici pagine è stato
da lui inoltrato al ministero della giustizia israeliano, ed il giudice supremo Moshe Smoira avrebbe promesso
un accurato esame della questione »
IP- ID
I catecumeni mi guardano allibiti!
DEICIDI, GLI EBREI?
Ed io continuo, seguendo sempre
a citare dal libro : « Un’altra circostanza che rese particolarmente attuale il nostro tema (del processo. ,
in appello di Gesù) fu la grande onóata antisemitica del più recente passato. Quando dopo il 1945 ci si accinse ad analizzare questo strano movimento, da parte ebraica si sostenne
di nuovo il punto di vista secondo il
quale il moderno antisemitismo altro non sarebbe, in ultima analisi,
che un effetto della tesi cristiana, secondo la quale gli Ebrei sarebbero
colpevoli della morte di Gesù. Neli’aprile del 1947 l’organo sionista «La
terre retrouvée» pubblicò un articolo
dal titolo La meurtrière tradition du
déicide. In esso si spiegava che da
quella tesi cristiana parte un filo che
conduce alle camere a gas di Auschwitz, e che finché la cristianità non
smetterà di coltivare questo fermento di odio nella sua cosiddetta religione dell’amore, l’antisemitismo non
si potrà estirpare» (p. 13).
I catecumeni mi guardano sconcertati, pensierosi. Quel che pensino
non lo so Posso solo fare congetture :
chissà se anche qui in Sabina si pensa degli Ebrei quel che anni addietro ho intuite si pensasse di loro altrove quando sentivo dire, con una
strana mfiessione di voce, « gli Ebrei ! » o mi sentivo chiedere in un
certo modo «sei Ebreo?» da chi sapeva che non ero cattolico, intendendo con questa espressione designare
l’ateo per eccellenza, il bestemmiatore di Dio, Tirreligioso, l’individuo che
è giusto sfuggire, evitare, se non addirittura eliminare! Penso al fatto
che purtroppo almeno una certa misura di antisemitismo è attribuibile
al cristianesimo; si è dovuto giungere al Concilio Vaticano Secondo perchè, nella cosiddetta dichiarazione
sugli Ebrei, la Chiesa Cattolica respingesse chiaramente Taocusa di una
responsabilità collettiva del popolo
ebraico nella morte di Gesù.... Mi ritornano in mente le affermazioni di
guell’occasionale compagno di viaggio che, in treno, mi ripeteva con
odio e disprezzo : « Gli Ebrei.... certo
gli Ebrei, sono sempre Ebrei », senza
peraltro sapere motivare in alcun modo questa sua affermazione!
« Ma Gesù ha detto « Padre, perdona loro perchè non sanno quello che
fanno ! » — osserva un catecumeno —
quindi.... ». Confesso di aver tirato
un sospiro di sollievo! Abbiamo in
seguito precisato meglio il pensiero
lasciato in sospeso da quel « qifindi ! »... giungendo, per quel che concerne gli Ebrei, alle conclusioni del
Blinzler : « Si è parlato spesso di deicidio. Si deve notare che il Nuovo
Testamento non rivolge un’accusa di
questo genere nè al Sinedrio nè al
Procuratore. Poiché i nemici di Gesù mancavano della capacità di penetrare profondamente nel mistero
deU’essenza di Gesù, la loro azione
non fu il delitto formale di deicidio.
Anche il cristiano, ohe nella fede nella sacra divinità di Gesù non può
obiettivamente giudicare l’evento del
Golgotha altro che come un deicidium, farà meglio ad evitare questa
accusa discutendo della colpa umana» (p. 420). E, per quel ohe concerne la preghiera di Gesù: «Anche
questa preghiera parla delTignoranza dei nemici di Gesù, ma non dice
che essi abbiano agito erroneamente
senza colpa. Che se non vi fosse stata colpa, non vi sarebbe stata necessità di intercessione. La preghiera
presuppone la colpa dei responsabili
della morte di Gesù, ma si appella
alla misericordia di Dio per ottenere
ii perdono dei colpevoli. Questo atteggiamento del Signore dovrebbe
fare riflettere sempre e di nuovo la
cristianità. In sè, essa fa già capire
quanto poco cristiano, se non addirittura anticristiano, sarebbe da par
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
Il nostro augurio in Cristo
Vita
pace
(1) « Io sono il S'MJSore, il tuo Dio »,
Catechismo evangelico di R. De Pury - R.
Chapal . R. J^araicret . Editrice Claudiana,
1963, C»p. 13, pag. 34.
(2) Josef Blinzler: Il processo di Gesù Traduzione di M. A. Colao PelUzzari. Editrice Paideia, Brescia 1966. p. 472. L. 3.000
« ...ma ciò a cui lo spirito ha l’animo è vita e pace »
(Ep. ai Romani 8: 8).
« Vita e pace » sono due magiche
parole cariche di contenuti. Va da
sè che ognuno tende a dare loro una
effettiva coloritura di significato del
tutto personale. Eppure, è un fatto, il nostro tempo favorisce le esistenze scombinate, abortite, e sforna una generazione senza pace. Perchè? Perchè « vivere la vita » oggi
è così spesso uno spietato egoismo
che si camuffa di pseudofilosofie?
un invecchiare precoce nei pensieri,
nei sentimenti? Perchè si parla tanto di pace e si vive, si respira violenza, angoscia? ed è così raro scoprire questa pace in se stessi, nelle case, nelle comunità?
« Se Cristo è in voi », dice l’Apostolo, voi siete davvero tesi interiormente verso la vita, la pace, e ciò
avviene perchè « lo spirito di Dio
abita in voi ». Questo è il significato
della Pasqua in termini di personalismo cristiano, un significato che ha
la sua motivazione nella vita e nella
pace annunziate dalla Resurrezione.
Cittadini ’secolarizzati’ della ’tecnopoli’ contemporanea, restiamo pertanto in Cristo e diamo pertanto un
significato evangelico a questi due
termini — vita e pace che sono
anche e più di un autentico augurio
di « Buona Pasqua ». L. S.
2
Pi».
12 — 24 mavzo 1967
Ilo amcoto .in carcere
per ritinto deil’àrin'à ntooiica
PARIGI, 6 marzo. • Georges Pinet, avvotalo all« Goric, il 12 diceimbre 1964 aveva rifiutalo il iiroprio llbretìo militare, affermando di non potere, in quanto cristiano, accettare di servire in forze armate la
cui strategia è basata sulPimpiego di armi
nucleari.
Condannato a 4 mesi di prigione dalla
Corte d’AppeUo di Parigi il .7 luglio 1966.
Pinet è stato arrestato il 27 febbr. u.s. e internato l’indemani nelle carceri di Fresnes.
—Il M.C.A.A. (Mouveanent cantre Vannemeni atomique, di cui lo scienziato Jean
Rostand è presidente onorario) ha indetto
per il 7 marzo una conferenza-stampa alla
Casa dei Giornalisti, a Parigi, con la partecipazione di varie personalità fra cui Alfred Kastler, Daniel Mayer (direttore di
« Le droit de vivre »), Jean Rostand, Claude Bourdet, i pastori Francis Bosc e Henri
Roser, un domenicano. Il M.C.A.A. domanda di moltiplicare lettere e telegrammi di
solidarietà con G. Pinet e di protesta, indirizzati all Presidente della Repubblica
Francese, alle ambasciate c ai consolai.
La crisi vietnamita attita jtli evangelici torinesi
Anche in Italia, come in ai ri paesi, le
manifestazioni di evangelici per la pace nel
Vietnam non sono mancate, e non soltanto
attraverso la stampa, ma a livello di comunità, di gruppi giovanili; forse, tu'tavia, in
nessun centro italiano come a Torino. I
lettori ricorderanno la notizia da noi data
a suo tempo sulla « veglia » natalizia, organizzala dal Comitato torinese di iniziativa
« Città europee per il Vietnam », nel quale
sono impegnati non pochi giovani evangelici, accanto a cattolici, marxisti, liberali,
senza etichetta. Lo s'esso Comitato ha organizzato per sabato IS marzo una marcia
silenziose di protesta e di richiesta di tregua
e di pacificazione, secondo gU accordi ginevrini.
In occasione del’a « veglia natalizia », un
gruppo di giovani torinesi, membri del MCS
(Movimento Cristiano Studenti) e delle co
munita battiste e valdesi della città di Ri
voli, insieme a membri della comuni'à resi
dente di Agape, avevano diffuso nella città
e in particolare alla porta dei nostri luoghi
di culto il volantino di cui pubblichiamo
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
DA «LE MONDE»:
14 marzo 1967
■Jf Recentemente in un giornale sovietico
è apparsa la notizia che alcuni cittadini
dell’U.R.S.S. hanno chiesto al Soviet »upremo di restituire il vecchio nome di
« Simbirsk » alla città di « Ulianovsk » situata sulle sponde del Volga. Com’è noto,
il nome « Ulianovsk » venne dato in onore
di Lenin, i cui prenomi erano Vlstdimù'o
Ulianov. La no'tizia non può non meravigliare, proiprio alla vigilia delle celebrazioni del cinquantenario della grande rivoluzione russa del 1917. Il corrispondente di
« Le Monde » Pldlippe Bon, in un’inlervisu a Kerenski, TSbenne ex ministro che
visse il periodo tumultuoso immediatamente successivo alla caduta del regime zarista, avuta giorni fa nell’est di Manihaltan (il
quartiere favorito della vecchia borghes a
di New York), in un grande salone pieno
di vecchi mobili e di vecchi libri, ha accen.
nato occasionaibnente a quella notizia; Kerenski ha cosi commentato : « Come sono
diventali coraggiosi, laggiù! Certo essi non
osano chiedere che si resti'uisca a Leningrado il nome di Pietroburgo. Ma ci arriveranno, €i arriveranno... ».
Kerenski è apparso al suo inlerloicutore
« alto e magro, il viso ricoperto a metà da
grandi occhiali die non riescono a nascondere le rughe profonde, ...conservante la
straordinaria vivacità, la prodigiosa memoria, la perpetua sete d’agire, di discutere,
d’esporre, qualità che fecero di lui, cinquant’anni fa, il primo tribuno della Russia ». A Simbirsk nacquero sia Kerenski
che Lenin, ma i due non s’incontrarono
mai. Invece il ipadre di Kerenski, direttore
d’una scuola secondaria, conosceva molto
bene il padre di Lenin.
La B.A.S.F. (Badische Anilin und
Soda Fabrik), una delle più vecchie industrie della Germania Occidenlale, che ha
inizialo circa dieci anni fa il proprio rimodernamento tecnico, ha annunziato che tale
rimodernamento sarà completo nel 1975La B.A.S.F. sta sostituendo interamen.e il
proprio combustibile: dal carbone sta passando al petrolio, ma solo lemiporaneamente. Nel 1975, assicurano i dirigenti, il ipeiro'lio sarà interamente sostituito dall’energia atomica. La B.A.S.F. ha un capitale di
1.15 miliardi di marchi, ne.le mani di
230.000 azionisti, e la »ua cifra d’affari
(4,707 miliardi di marchi nel 1966) è stala
assicurata, nella misura del 46%, dalle vendite aH’eslero.
15 marzo 1967
ir Jean-Paul Sartre è giunto in Israele,
dopo essersi trattenuto sedici giorni nella
Repubblica Araba Unita. Prima di partire
dal Cairo, eg-i ha tenuto conferenze ed è
inlervenu o in riunioni di vario genere. Ha
avuto esipressioni d’elogio per il presidente Nasser, che ha qualificalo capo « prudente, asssennato e lungimirante », eaipace
di prevedere con esattezza le conseguenze
e le implicazioni dei propri atti. Ha aggiunto di essersi reso conto che la propaganda occidentale ha molto falsalo la figura dell’uomo di stato egiziano. In compagnia di Sitnone de Beauvoir, ha visitalo i
campi nei quali sono raccolti gli esiliati, o
profughi, dalla Palestina. L’il corr., in
un incontro presso l’università del Cairo,
Sartre ha dichiarato d’essere persuaso che
quegli esiliali, o profughi, hanno pieno
diritto di rio tenere i territori abbandonati all’epoca del ccnflitio arabo-israeliano
del 1947-48. Naturalmente questa dichiarazione è stata salu ala da applausi calorosi.
Tuttavia Sartre non ha voluto pronunciarsi
sul problema di fondo, prima d’aver visitalo Israele e d’aver pubblicato un numero speciale della rivista « Temps modernes », numero nel quale personalità sia
arabe, sia israeliane esporranno i loro riepellivi punti di vista.
-¡à- Lo scandalo C.I.A. (serviz o di spionaggio U.S.A.) è ancora vivo. Lunedi sera
13 corr., la società radio-televisiva C.B.S.
(Columbia Broadcasing Sysem) ha comunicato d’aver respinto la richiesta degli
annunci pubblicitari di Radio Europa-Libera, annunci ritenuti pagati, almeno in
parte, appunto dalla C.I.A. Il comunicato
è sta'o dato nel corso d’una trasmissione
intitolala: « Al solido della C.I.A.: un di
lemma americano ». L’assoc'azione dei giornalisti americani ha fatto sapere, d’altra
parte, che essa sospende i rapporti con
tutti quegli organismi le cui a tivi'.à internazicnali sono state finanziate, anche solo
parzialmente, dalla C.I.A. In Europa, due
società nazionali di studenti, quella irlandese e quella belga degli studenti di lingua francese, hanno parimenti deciso di
sospendere i rapporti con la Conferenza
Internazionale Studenti, e ciò finché non
sarà stata effettuata una seria inchiesta su
eventuali finanziamenti della detta Conferenza da parte della C.I.A. Un passo analogo è previsto, come probabile, da parte
deU’Unione degli studenti svizzeri.
■Ar L’agenzia «Reuter» comunica che il
sig. Albert Carty, segretario generale dell’Internazionale Socialista, ha preso, contatto coi socialisti portoghesi a Lisbona.
Sono i primi contatti del genere, dopo
un’interruzione di ben sessanl’anni.
18 marzo 1967
-Jt- Gli ospedali di Parigi sono in grave
crisi, causa l’arretratezza organizzativa ed
amministrativa. L’a’larmc è stalo dato da
varie partì ^ è diivenuto particolarmente
grave ccn le diòhiarazioni del prof. Charles Dubost che dirige, presso l’ospedale
Broussais, l’immenso reparto di chirurgia
cardiologica (il più grande del mondo, con
i suoi 120 letti attualmente occupati). Per
mancanza d’infermieri, l’attività operativa
del reparto è stata sospesa per alcuni giorni: riprenderà lunedi 20, ma a ritmo ridotto, ciò che fa isorgere gravi preoccupazioni iper le lunghe attese che dovranno
soipportare i pazienti.
Vi sono altri casi analoghi a quello del
pref. Broussais, sebbene meno clamorosi.
■Jr II primo ministro inglese Harold
Wilson ha annuncialo che, nella prossime
settimane, il consiglio da lui presieduto
dovrà decidere « se l’Imghilterra porrà, o
no, la propria candidatura al Mercato Comune ». « Si tratta d’una decisione fra le
più importanti di tutta la storia inglese.
— ha detto Wilson —. Noi l’affronteremo
ccn sangue freddo e con sforzo concorde ».
T. Viola
qui accanto il testo, fìsso ha suscitato non
poco scalpore, dissensi e approvazioni, e
non poca incomprensione. Il Concis'oro della Chiesa valdese torinese ha ripe'u amente
esaminato la questione (no'iamo fra parentesi che negli ultimi mesi è sla'o ra’legrante, in tale consiglio, ¡'impegno a s uPrne
e discutere problemi e idee, senza lasciars'
monojm'izzare dalle pur assorbenti preoccu.
¡lozioni amministrative ì, ha affida o a due
membri (prof. R. Jouvenal, post. P. R'cca)
la stesura di un abbozzo di o-d.g. in merito,
e ha quindi accaloralamdnte discusso tede
o.d.g. Tale testo, con qualche ritocco non
puramente formalo, è stato approvato a mag.
gioranza come segue:
Il Concistoro della Chiesa Valdese di Torino, esaminalo il volantino « Non andare
in chiesa, lavora per la paipe » preparato dalla sezione torinese del Movimento Cristiano
Studenti e diffuso in città e all’uscita dei
culti del giorno di Natale 1966,
OSSERVA ohe il tes o di Isaia (1: 10-17)
cui il volantino si richiama vuol significare che ancho « la causa dell’orfano e della
vedova » è culto reso al Signore, mancando il quale, le nostre « assemblee solenni »
non sono gradite a Dio: perciò Paippello
del volantino è biblicamente fondato, là
deve parla della necessità per la Chiesa che
prega, di iinpegnarisi in modo chiaro ed
inequivocabile a « rialzare l’oppresso » oiò
è, nel caso specifico, a ccntesiare il diritto
americano alla guerra nel Vietnam, che non
si può giustificare, ma
RITIENE, al tempo stesso, ohe la Chiesa
dovrebbe confessare, con nmil'!à. di avere
troppo spesso taciuto di fronte a casi conbimili di violenza in altre parti del mondo.
RICONOSCE che i redattori del volantino provocando commenti e reazioni nella
comunità hanno contribuito a farla riflettere sulle reali dimensioni del culto di Dio.
II. CONCISTORO RITIENE TOTTAVIA
di dover formulare le seiguenti riserve:
1. • l,’alternativa propcsta dal titolo,
anche «e si può concedere che aia stata
suggerita dal desiderio di attirare l’attenzione dei lettori, è una falsa alternativa, perchè l’impegno a cui fatalmente chiama, riceve, per un cris'iano, senso e valore proprio e soltanto alla luce della predicazione
della Parola di Dio, predicazione che vien
fatta in chiesa. Un titolo ad effetto come
quello del volantino scandalizza nutilmente, deforma la verità evangelica ed è in definitiva eontroprodurente.
2. ■ Non si doveva firmare il volantino
« il gruppo evangelico di Torino » sia perchè questa espressione fa presumere un mandato da parte di tutta la gioveu.ù evangelica
di Torino (e, fra l’allro deU’Unione G'ovanile Valdese), mandato che non è stato nè
sollecitato nè ot enuto, sia perchè nasconde
i veri autori del manifestino (Movimento
Cristiano S'udenti e Aga«ig)i,ijlte non si com.
piende per quale ragione abbiamo voluto
ricorrere aH’anon mato.
3. - Ragioni di cortesia fraterna avrebhero richiesto che lutti i pastori fossero informa’! de’la distrihnzioTie del volantino nel.
Pambiio dei lemuli, il che non è a'wenuto.
IT < OMCISTORO AFFERMA CONCLUDENDO (he è sempre con timore e tremore che si deve cercare di intendere le
parole e i segni profetici del Regno, perchè, se è vero che tgui messaiggio profetico
rivo'luziona la vita, no^ è detto che ogni
alto rivoluzionario «ia, segno e profezia
evangelica. I modi poi'in cui si attua la
rivrluzione del Regno di Dio, non po.='sonù
essere identificati in una sola, determinata
tecnica d’azione, nè monopolizzati in una
sola, determiria'a visione politica del
mondo.
Il problema non è con questo ch’uso:
esso sarà ulteriormente eliscusso in una tavola rotonda, cui la comunità sarà invitu'a
a partecipare; un dibattilo che probabil
GINEVRA (spp) — Le Chiese di Ginevra
sono presenti al 37» Salone dell Automobile,
dal 9 al 19 marzo, a Ginevra. Infatti un camion-cappella imprestato dalle Chiese protestanti tedesche staziona durante il periodo
di apertura del Salone sulla spianata di
Plainpalais. Nel corso di tutta la giornata vi
si presentano dei film. Ogni giorno alle 12,10,
come aH’Esposizione nazionale, viene celebrato un servizio ecumenico di un quarto
dora. Pastori e sacerdoti delle Chiese nazionale protestante, cattolico-romana e vecchiocattolica sono a disposizione dei visitatori per
delle conversazioni.
Beh. non saremmo sinceri se dicessimo
che questa notizia Ietta la scorsa settimana
sai n Service de Presse Protestant Romand »
non ci ha esterefatli! Pensiamo che la presenza del « santuario ecumenico » semovente
non tendesse a consacrare la autolatria corrente nel nostro tempo, in particolare nei
Saloni di questo genere; ma saremmo cariasi di sapere se pastori e sacerdoti hanno seguilo un corso preparatorio di specializzazione. onde poter guidare in meditazione i
mente prolungherà le linee apparse nella
discussione in sede di Concistoro. Infatti,
dietro il caso contingente, è lutto il problema dell’impegno politico sentilo come
una vocazione o come una tentazione per
la chiesa. Nella sedu'a deliberativii del
Concistoro, infatti, l’o.d.g. surriportato è
stato votato con una maggioranza di 11 voti
contro 8 (4 contrari e 4 astenuti). La mi
Ttoranza si distingueva a sua volta soste
vendo due tesi diverse: l) gli uni rifiuta
vano in blocco ogni ”po'iticizzazione” del
la chiesa, cioè non solo la formulazione di
questa presa di posizione e le sue moda'ità,
ma il fatto stesso; 2) gli altri erano a rigore pronti ad appoggiare l’o.d.g., a condizione che ne fosse s'ra ciato l’accenno al
Vietnam: sostenevano cioè che la chiesa
non può andare oltre una generale deplorazione della violenza, rivolta a tu li e a
ciascuno, in blocco, intendendo garantirsi
da ogni ambigua .spirnzione po'itico-ideologica.
Terremo i lettori info mu.i dell’esito delTannunciata tavola rotonda, con intervento
della comunità, a metà aprile.
Non andare in Chiesa:
lavora per la pace
Non andare in chiesa, in questo periodo di Natale, chiunque tu sia. Che tu sia
un cristiano praticante o uno di quelli che ritengono sufficiente dedicare a Dio un’ora
a Natale e a Pasqua, non andare in chiesa. Perchè ci andresti? Nessuno te lo chiede
e tanto meno il Dio di Gesù Cristo il quale sicuramente prova disgusto per una religiosità fatta di riti e di parole ed è nauseato dalle assemblee, dai culti e dalle messe
solenni che coprono l’ingiustizia, il quale odia le feste stabilite come il Natale, la cui
coreografia religioso-economica è certo stanco di sopportare.
Come può il Signore ascoltare le preghiere di gente sempre pronta a chiedere giustizia per sè ma che non sa assicurare un minimo di giustizia per le classi ed i popoli
oppressi? Come può ascoltare le preghiere di un popolo unanime nel chiedere la pace,
ma. che non si preoccupa di sconfessare il proprio governo che esprime comprensione
per la guerra?
Le tue mani che credi pulite sono sporche di sangue. Sporche del sangue di uomini che non hai mai visto, mai incontrato, mai ucciso, ma per salvare la vita dei quali
non hai mosso un dito. Nella misura in cui ti sei rifugiato dietro ad un atteggiamento
fatalista, non ti sei preoccupato di ricercare con impegno personale al di là della facciata di un giornale la responsabilità del sangue versato, e non hai lavorato attivamente per la pace, sei corresponsabile con chi non vuole pace ma guerra.
In questo tempo la guerra nel Vietnam sarà sospesa per una o più brevi tregue.
C’è una. minima possibilità che l’opinione pubblica mondiale riesca a determinare il
passaggio dalla tregua alla pace.
Cogli questa occasione e impegnati personalmente nella lotta per la pace.
Rifiuta di essere governato da una, macchina politica che decide ogni cosa al vertice, che non consente al cittadino di manifestare le proprie idee senza che queste
vengano subito inserite in una statica contrapposizione partitica.
Rinuncia ad ogni atteggiamento passivo, partecipa alle dimostrazioni per la pace
nel Vietnam e cerca intorno a te con chi ti puoi unire per lavorare per la pace.
Esigi che il governo esprima la totale incomprensione del nostro popolo per la
sporca guerra nel Vietnam con la sua orrenda logica di « escalation », che dissoci chiaramente di fronte al governo americano la nostra responsabilità.
Mettiti dalla parte dell’oppresso, di chi è schiacciato, di chi soffre a causa della
ingiustizia degli uomini, e in questa come in tante altre occasioni lavora per la giustizia.
Poi celebra pure il Natale. Allora in esso potrai forse ricevere ancora una volta
l'annuncio del perdono gratuito e della sconfinata misericordia di Dio, se questo annuncio, che hai ricevuto da secoli, lo avrai vissuto e non rinnegato con una religiosità
di riti e di parole.
Il Gruppo Giovanile Evangelistico di Torino
-- e-'A* r s, * -s -.s a,
Per la pace enn giustizia nel Vietnam dolorante
Una marcia silenziosa
Auto
latria
visitatori e indicare lorà. con Vautorità della
conoscenza di causa, le scelte che s'impongono: mai giungeranno coti comodi al culto (o
alla messa) come su una Citroen, mai così
sicuri come su una Mertedes. mai così svelti
come su unAlfaromeo (Past. Rostagno, lei
che e a Ginevra le ha spese due paroline per
il confort e l'economicith della Fiat 124?); e
volete mettere, le gite. • ecclesiastiche con i
pulmini Volkswagen, o i Tigrotti OM? Su,
non pensate che il vostro consìglio di chiesa
potrebbe « aprirsi » un po' e lanciarsi nelrallestimento di una bella cappella volante?
per i circuiti d'evangelizzazione modesti, ottimo il Leoncino: per quelli più ampi, concorrenza di alte cilindrate internazionali, rutilanti di cromature, tutti i confort, specializzate in attrezzature sucre: tavolini pieghevoli da comunione con croce innestata, fonti
battesimali gonfiabili, arredi sacri antincendio.
Così?
Ma no. è il problema di Dio!
Allora ci vuole un profeta di taglia, per
annunciare Dio alla folla che corre a sognare € adorare in un Salone dell Automobile,
poco suscettibile di farsi cambiare in mano
il depliant pubblicitario della macchina del
suo cuore con un volantino su « Gesù sconosciuto » 0 il catalogo del Salone con un
evangelino (^ecumenico», s'intende).
Una massa di più di 5.000 persone è sfilata lentamente in corteo nelle vie principali
di Torino nel pomeriggio di sabato 18 marzo; era un corteo che ha certamente impressionato i torinesi per la sua compostezza e il
suo dignitoso silenzio, anche se, quasi a protesta contro questo strano silenzio, non è
mancato più volte il coro strepitoso dei claxon delle auto e dei pullman bloccati per
lungo tempo.
Parlavano invece, in maniera evidente e
straordinariamente loquace, le centinaia di
cartelli e striscioni che indicavano chiaramente il senso e i motivi di quella silenziosa
protesta : solidarietà con il popolo vietnamita
per le violenze cui è quotidianamente sottoposto da parte americana e volontà di ricerca
di una pace che possa creare i presupposti
per la sua indipendenza.
La marcia era stata preparata dal « Comitato Torinese di iniziativa Città Europee per
il Vietnam », che, a Torino come altrove,
si sforza di creare un vasto movimento di
opinione pubblica al fine di arrivare a sensibilizzare i vari governi sulla situazione sempre più angosciosa del Vietnam e sempre più
piena di pericoli per la pace mondiale.
Ed è in vista di questa manifestazione che
qualche giorno prima vi era stata, nei locali
della F.U.C.I., una tavola rotonda sui problemi della pace, con la partecipazione del
pastore Gino Conte e del padre Trovati, S. J.
Di fronte ad un uditorio formato prevalentemente di giovani, in parte già impegnati attivamente nella preparazione deirimminente
corteo, la complessa problematica della pace
e della non violenza è stata efficacemente
svolta dai due oratori : quello cattolico rifacendosi alle diverse espressioni e tendenze
manifestate nel recente Concilio su tale problema, mentre il pastore Conte sottolineava
quale debba essere, anche in questa precisa
circostanza della guerra nel Vietnam, Tattegr
giamento e la responsabilità del cristiano nella sua ricerca della pace e quali siano le caratteristiche che in questa ricerca dovrebbero distìnguerlo: paradossalmente, il meno
(c religiose » possibile.
Nella mas.sa dei cartelli inalberali dal corteo mancava volutamente qualsiasi indicazione o riferimento a parliti o ad organizzazioni
sindacali, politiche o religiose; seconda ragione di perplessità, questa, dopo quella del
silenzio del corteo, per lo spettatore non abituato, in consimili manifestazioni, ad una
tale riservatezza!
Anche per i numerosi evangelici presenti
non vi era nessun cartello indicatore; essi
hanno fatto anonimamente parte della grande massa, portando il contributo delle loro
personali convinzioni che si traducevano, in
quel momento, in un impegno invero molto
modesto, ma che. con serietà, non escludeva
la possibilità di prenderne altri in seguilo.
E una volta giunti finalmente con tutti gli
altri in piazza Castello, con quanta gioia essi
hanno ascoltato, fra gli altri messaggi (uno
pure di un giovane buddista vietnamita in
esilio; presiedeva il prof. Alberto Gabella,
esponente della sezione italiana del movimento federalista europeo) quello del pastore
Tullio Vinay, invitato e giunto in volo
espressamente da Riesi per la manifestazione. Solidarietà col popolo vietnamita, certamente. insieme ad una amara critica dei non
giustificabili e soverchianti mezzi di distruzione americani e ad una ricerca dei mezzi di
pace nel quadro di una futura indipendenza
dei Vietnamiti. Ma accanto a tutto questo - ha appassionatamente detto alla folla il pastore Vinay — occorre che in ciascuno di
noi si operi quel cambiamento di mentalità
che faccia si che Tistinto di conservazione,
di sopraffazione (« la tua morte è la mia
vita ») si trasformi in spirito di servizio e di
amore (« la mia morte è la tua vita »).
Era ormai quasi notte e tirava un vento
gelido, nella grande piazza torinese, che faceva ondeggiare i cartelloni e intirizziva le
mani, mentre gli ultimi oratori leggevano
gli ultimi messaggi e la dichiarazione finale.
Ma i cuori dei presenti, riuniti intorno alTamico venuto da lontano per portare il suo
messaggio, erano ben caldi e riconoscenti.
Consapevoli, al tempo stesso, di come sia poco facile trovare in ogni situazione la via e
il modo migliore per essere dei fedeli testimoni di Cristo. Daniele Rochat
nioiiilà Editrice Claudiana
VITTORIO SUBILIA
La nuova cattolicità del Cattolicesimo
Una valutazione protestante del Concilio Vaticano li.
Questo volume apre la collana « Nuovi slu.
di Teologici » lanciata dalla Claudiana e contiene un’analisi e una valnlazione di tutti i
documenti conciliari. P. 313, L. 2.200.
VALDO VINAY
La chiesa, le chiese e
II Concilio Vaticano
il mondo al
Questo 12» volumetto della « Piccola Collana Moderna » prosegue e conclude il discorso avviato con il 6»: Il Concilio Vaticano II in una visuale protestante italiana.
P. 87, L. 500.
Ordinazioni alia Claudiana. Via Principe
Tommaso 1, Torino, e presso le librerie evangeliche 0 i depositi Claudiana presso molte
comunità.
3
24 marzo 1967 — N- 12
pag. 3
QUANDO LE PAROLE SONO COME PIETRE
Terra di Cristo
Il prof. Parrot ci ha dato, attraverso tutto il suo lavoro di ricerca archeologica, una documentazione variatissima e ormai famosa sulle terre bibliche. Con la passione di tanti anni di
studio ha reso vive e palpitanti tante
vicende bibliche: dal diluvio alla costruzione degli ziggurat della pianura babilonese, da Mari e Ninive, dal
Tempio al Golgota, luoghi e vicende
hanno preso forma nei suoi quaderni,
album e libri, e i suoi scavi e le sue
Ramo di ratab
Il « ratàb », rovo di siepe secco e spinoso,
utilizzalo in ogni casa come combustibile,
con cui ju intrecciata la corona di Cristo (da
a Terre du Christ»),
ricostruzioni hanno chiarito molte situazioni. Il reparto di antichità orientali del Louvre, che egli dirige, è un
vero gioiello.
« Terre du Christ » si scosta dagli
altri suoi lavori. Sembra che l’archeologo interrompa un momento il suo
lavoro di piccone e di scrutamento
delle pietre, per lasciar posto al pastore Parrot, al credente, ohe dopo
aver ascoltato la millenaria testimonianza delle pietre, vuole qui prestare
orecchio solo alla testimonianza dei
testimoni oculari. Egli stesso dice di
non voler fare un vero e proprio lavoro esegetico, ma vuole raccogliere,
in brevi asterischi, dei dati che la Palestina di oggi fornisce a test’monianza e illustrazione dei fatti e dei detti
evangelici :
« E postisi a sedere gli facevano quivi la
guardia» (Mt. 26: 37).
* Che meraviglia di osservazione! Dei
soldati incaricati di fare la guardia ai
condannati c di assistere alla loro lenta
morte non possono restare in piedi, anche se sono tutti dei romani. Hanno preso le abitudini del paese. Accoccolati sui
talloni, piegati i ginocchi, aspettano
(p. 130).
« Maria di Magdala e Valtra Maria erano
quivi sedute dirimpetto al sepolcro »
(Mt. 27: 61).
* Magnifica fedeltà di queste donne, rimaste sole, quando la notte è già venuta.
Non possono allontanarsi perchè parrebbe loro di abbandonarlo. Nuova e straordinaria precisione dei testi : le donne sono sedute non sul, ma dirimpetto al sepolcro. Infatti la tomba è scavata nella
roccia (p. 134).
« ...e chinatosi vide i pannilini giacenti... » (Gv. 20: 5).
* Secondo Luca solo Pietro era andato a
verificare quello che avevano veduto le
donne. Il racconto giovannico è molto più
vibrante. Se Pietro viene distanziato è
solo perchè Giovanni, più giovane, ha il
cuore più forte e i garretti più elastici.
Quello che vogliamo sottolineare è il dettaglio: «si abbassò e vide...». Luca mantiene lo stesso dettaglio a proposito di
Pietro: «essendosi abbassato vide». La
spiegazione è facile : la porta del sepolcro
è sempre meno alta della linea visuale di
un uomo in piedi... (p. 138).
Di questi particolari, di queste piccole notizie che con una parola ci
aprono tutto im orizzonte, ne troviamo a iosa lungo il libro, non solo riguardanti il tempo di Pasqua, ma riguardanti tutta l’attività palestinese
di Gesù. Qui Parrot è teologo, ma rimane archeologo. È abituato a prendere in mano le pietre, a considerare
scientificamente il suo materiale. Le
parole per lui sono come le pietre,
vengono fuori dalPoscurità e ricostruiscono una situazione. Non si
permette di discutere le parole, ma
vuole, con le notizie che dà, illuminare le parole. E l’Evangelo, attraverso
questa sua ricostruzione e questa sua
testimonianza, torna a essere vita, vita di tutti i giorni quale ha voluto
essere, perchè è l’Evangelo di una
persona « che ha abitato fra noi ».
Berta Subilia
ANDRÉ PARROT: Terre du Christ.
Archéologie, histoire, géographie Delachaux et Niestlé, Neuchâtel
1965, p. 168, L. 4.200.
Il nrublBina di Cesa (Iriontanle)
Diario di un libero pensatore (cattolico)
Accanto a questo bel libro vivo e appassionante, che è anche una splendida strenna,
ricordiamo in particolare tutta la serie che
io stesso autore, nei « Cahiers d’archéologie
biblique » (Delachaux & Niestlé) ha dedicato
a Découverte des mondes ensevelis, Délugè
et Arche de Noé, La Tour de Babel, Ninive
et rAncien Testament,^ Le Temple de Jérusalem, Golgotha et Saint-Sépulcre, Samarie
capitale du royaume d’Israël, Babylone et
r Ancien Testament, Le Musée du Louvre et
la Bible, Abraham et son temps.
Culto radio
domenica 36 marzo
Pastore PIERO BENSÌ
Firenze
Un autore che presenti un suo libro come un’opera di apologia, cioè
come difesa dei cristianesimo sulla
base di principi accettabili anche dai
non cristiani, compie un indiscutibile
atto di onestà, poiché è innegabile che
questo termine fa un ijochino sorridere oggi i non credenti ed è lasciato
spesso tatticamente da parte anche
daioredenti che ritengono ancora ohe
un simile tipo di difesa sia possibile.
Jean Guitton compie questo atto di
onestà in un libro edito ormai da im
alino e mezzo in italiano (1), che merita di essere letto come testimonianza di taluni aspetti dei nuovo cattolicesimo Dopo aver dichiarato che desidera lare appello all’inteUigenza
soltanto il Guitton esamina innanzitutto le’difficoltà a cui va incontro
un’interpretazione mitologica dei cristianesimo (il Vangelo non ha la forma immaginosa e centrata su un s^
lo motivo che si addice al Mito). Poi
passa ad esaminare il significato della divinità di Gesù o, megho i fmda.rnenti razionali di questa («e
non fosse stato al di sopra dell umano i suoi attegigiamenti non si spiegherebbero che attribuendogli quahtà al di sotto dell’umano. Ma allora
non si spiegherebbe il seguito da Lui
ottenuto), infine, un’ampia terza parte tratta della Risurrezione. Le apparizioni di Gesù dopo la crocifiss one po
Irebbero essere state solo apparizioni
mistiche, ma anche rinterpret^
zione cozza contro la difficolta de.la
Lncretezza dei racconti evangelio.
D’altra parte la negazione della R
^rrezion^e cozza contro la nascita della Sa da un gruppo che, senza di
essa era vinto e amareggiato come
^ via s.'s^r<SiS«“sroc
la CTiMa. Questo, aiodersi ohe le divergenze di
in sintesi, il contenuto del libro. Un
riassunto' non rende certamente ragione di tutti i passaggi logici da im
argomento all’àltro; non dimentichi^
mo che il volume si presenta come il
« diario di un libero pensatore ». Questa non è soltanto una finzione letteraria, ma riflette l’idea che l’autore
ha della fede. Questa merita un discorso più ampio, che non riteniamo
inutile sottoporre alla meditazione
lettori.
L’ÀPOLOGÌÀ
COME MODO DI CREDERE
La preoccupazione che soggiace a
tutto il diseors® ■ del Guitton è innegabilmente di natura missionaria. Egli vorrebbe convincere i liberi pensatori rimasti tali che se fossero veramente coerenti, dovrebbero abbracciare il cristianesimo o, almeno, che
abbracciando il cristianesimo, non si
rinuncia per nulla ai criteri del libero pensiero. Cigni credente potrà dire
Ai crocevia e sulle piazze
Per un teatro protestante d’evangelizzazione
di sperimentare che il suo pensiero è
altrettanto libero quanto quello di
chi guarda con superiorità alle pretese infantilità della religione in nome
della libertà di pensiero. Ma il discorso del Guitton è un altro : non rivendica soltanto la sua libertà, ma rivendica di avere lo stesso pensiero di chi
si definisce come libero pensatore.
L’apologia, nata cosi come esigenza
di trasmettere la fede, o come modo
di chiamare gli altri alla fede, diventa
un modo di credere. Sarebbe, però, superficiale dire che si tratta della vec
d! M. G. Tron
chia dottrina cattolica della continuità tra ragione e fede. In un certo senso questo può anche essere sostenuto,
ma di fronte al libro ohe esaminiamo
non può avere ohe il sapore di una
estrema genericità. La formula « ratio
anelila fiidei» (2) rende scarsamente
l’idea del nostro testo. C‘è un richiamo costante all’intelletto, alla ragione, al pensiero ohe potrebbe far supporre che tale formula sia valida. In
effetti, l’insistenza su questo argomento è veramente spinta fino all’ingenuità e denuncia una totale mancanza
di considerazione per lo stato attuale delle scienze psicologiche, per le
quali l’intelletto, il pensiero, la ragione non possono neanche lontanamente riconoscersi nella ragione dei medioevali o nella purissima ragione di
Kant. Questa purissima ragione non
esiste più; è un capitolo chiuso dalla
scienza. Non può neanche lontanamente fornire una base per la fede.
Del resto, anche nel mondo occiden
occhi per
pensi©
ra fra i vari filosofi siano dovute solo
al fatto ohe alcuni hanno usato male
la ragione.
Però, questa critica, come dicevamo, non centra ohe in minima parte
le argomentazioni del Guitton. Infatti il pensiero ohe gU serve come base
per le argomentarioni non è un pensiero purissimo, ma una manifestazione ben precisa di pensiero, cioè la
critica biblica, i cui risultati più attendibili sono costantemente tenuti
presente dairautore (o almeno quelli
più attendibili secondo lui; non abbiamo la competenza necessaria per
dire se sono veramente quelli più attendibili, ma diamolo per concesso).
Allora la fotmtila che potrebbe render meglio il suo pensiero non è quella della ragione al servizioi delle fede,
ma quello della critica al servizio dell’apologia. È partendo da questa che
il Guitton ^ìXmge a giustificare fino
ai dogmi più arbitrari del cattolicesimo', come quello mariano.
Si potreibbe dire che per confutare
la riduzione deirEvamgelo a mito si
instaura una specie di mito del pensiero umano, attribuendogli molto
più di quanto possa raggiungere. In
realtà questo mito non riesce che in
parte perchè non manca qua e là la
impressione che ci sia più una giustapposizione del pensiero e della fede, piuttosto che un fondarsi di questa su quello. Tuttavia, quale fede?
nianza. Presuppone che l’uomo sia
naturalmente disposto a ricevere la
fede, mentre è naturalmente disposto
a rifiutarla. Non richiede un ravvedimento nel senso evangelico del termine : metànoia, cambiamento di pensiero. Porta a conseguenze sociali ,ed
ecclesiastiche inaccettabili. L’integrazione del Guitton e di altri più spinti
di M su questa via, è il tardivo riflesso teologico di un’integrazione ohe
nel cattolicesimo è avvenuta prima
sul piano pratico : q^uella della scuola
attiva, della resistenza al fasci;
smo 0CC. La stessa integrazione si
persegue tuttora sul piano sociale e
su quello ecclesiastico col rinnovamento a lunga scadenza. Mentre l’integrità della fede richiede una decisione a breve termine, l’integrazione
occupa un lungo volgere di anni. La
affermazione cosi cara ad alcuni che
una riforma non si può improvvisare,
suppone che per ri'forma si intenda
una lunga opera di assimilazione. La
protesta valdese, la riforma di Lutero, non appartengono a questa categoria, e nemmeno quelle riuscite all’intemo stesso dei cattolicesimo, come quella di Cluny (salvo ogni riserva sul contenuto idi questMltima).
C’è da domandarsi se il (parziale?)
fallimento del movimento ecumenico
di Ginevra ed alcuni dei suoi sviluppi più preoccupanti non siano_ dovuti
al suo essersi posto come rinnovamento a lunga scadenza, anziché come rifo'rma della chiesa. B-asterebbe
anche questo a dimostrare che i frutti maturati troppo' tardi, col processo
dell’mtegrazione, non sono più conformi all’attesa del Seniinatore. B^i
presuppongono un principio evolutivo
modernista (non a caso il libro del
Guitton è dedicato, fra gli altri, al
cardinale Newman) anziché un principio riformatore di stampo evangelico. si pongono sulla base di un’etica
del miglioramento, anziché su quella
di un’etica della rottura.
Di fronte a tentativi come questo,
c’è da domandarsi se una delle linee
più marcate di divisione fra Evangelo e Cattolicesimo non debba nuovamente passare, come quando Lutero affisse le sue tesi, sul problema
del ravvedimento. Allora c’era di mezr
zo la penitenza ecclesiastioa; oggi c’è
di mezzo il rinnovamento e l’integrazione o l’apologia, ancora. Ma forse
il punto cruciale è tornato ad essere
quello.
Pubblicato dalla casa edilrlce francese
« Les Bergers et les Mages », questo volume
contiene 36 testi e cori 'parlati per l’evangelizzazione, ordinati e presemtati dal (pastore 1. Exbrayat. Egli è il fo'ndatore e
raniniatore da 25 anni de le note « Equipe®
d’Evangélisation », gruppi di giovani che,
dopo accurata preparazione tecnica e soprattutto spirituale, percorrono durante
¡'estate le strade di Francia, ferinandcsi.
come dice il titolo, sulle piazze e sui crociochi (senza escludere le sale parrocchiali)
per annunziare Cristo a còlerò che lo ignorano.
Queste campagne d’evangelizzazione hanno la loro forza d’urto in questi testi teatrali; alcuni rie'aiborano antiche leggende
0 parabole, altri presentano 'situazioni comuni della vita quotidiana, con uno stile
di estrema immediatezza, che scuote per
Dopo Mafia e politica „
MAFIA E DROGA
Recentemente è stato pubblicato da Einaudi il libro di Michele Pantaleone : « Mafia e
droga », che completa Pindagiue sulla mafia, non esaurita nell'altro volume di Pantaleone : « Mafia e politica ».
Mafia e politica è considerato il più completo c documentato rapporto sulla mafia oggi esistente e denuncia tra l’altro gravissime
connivenze tra criminali mafiosi e uomini
politici. Il libro non poteva ovviamente esaurire l'esame del vasto campo delle attività
maliose. In particolare restava da indagare
un capitolo di particolare interesse: il contrabbando su scala mondiale di stupefacenti,
che ha in Sicilia uno dei suoi centri motori.
In Mafia e droga l’autore, dopo aver tracciato a grandi linee l’origine del fenomeno
mafioso, riporta una ricchissima documentazione delle scoperte fatte in vari anni dalla
polizia italiana e americana, sulla complicatissima organizzazione delle gangs mafiose,
sui rapporti fra mafia siciliana e mafia statunitense (è noto come la mafia sia riuscita
a trasferire i suoi metodi negli Stati Uniti,
dove ha dato vita ad una serie di lucrosi
rackets, e abbia mantenuto strettissimo legami con i boss rimasti in Sicilia), sugli ingegnosi sistemi adottati per il contrabbando, sui
metodi comunemente adottati dalle vaste or
ganizzazioni mafiose per sfuggire alla giustizia, per creare una vasta rete di connivenze
e di appoggi, che è impossibile rompere, come dimostrano gli infiniti tentativi compiuti
negli ultimi anni, tentativi in parte falliti,
in parte insufficienti di fronte ad un enorme
potere extralegale che coinvolge una infinità
di interessi .
II Pantaleone documenta, punto per punto con una ricca aneddotica, la vicenda in
cui si muovono personaggi notissimi, da Anastasia a Lucky Luciano, da don Calò Vizzini
a Frank Coppola, da (zenco Russo a Frank
Garofalo, documenta le sanguinose vendette
e ritorsioni che accompagnano l’attività mafiosa. Il libro di Pantaleone è dunque una
inchiesta seria e indispensabile a chi si interessa in particolare di questo tipo di problemi, è un contributo di primaria importanza
ad una battaglia civile che, per varie ragioni,
da troppi anni attende una conclusione; ma
è anche urta lettura piacevole e utile per chi
vuol prendere coscienza di un fenomeno che
ci riguarda tutti, anche perchè la mafia o
meglio lo « spirito mafioso » non sta solo in
Sicilia, ma dovunque...! Silvia Ade
il -suo tono diretto, il linguaggio sciolto,
pt'polare, talvolta vivacemenie popolaresco; esso pone rudemente ed inaspettatamente lo spettatore di fronte al a responsabilità di accettare o respingere il messaggio
conclusivo, rinvilo alla salvezza in Gesù
«'.risto.
Questo genere di rapipresentazione teatrale imi pare che sia adatto sia all’uomo
della strada, che ignora o rifiu.a quell’invito e non può essere raggiunto in altro
modo, sia al ncstro bravo membro di chiesa, diciamo pure a noi lutti, ohe ne ipotrem'mo ricevere uno scossone salu are media mostra ben organizzata routine religidsa,
proprio perchè qui non c’è nulla di religioso m 'SCUSO tradiziona’e, ma c’è il fermento vivo e l’appello pressante delI’Evangelo.
I testi sono divisi per argomenti: a) Slamo della brava gente; b) Il denaro-re; c)
L'amore fuorviato - dj La violenza e l’odio; c,i L’a'lcoo'lisano ; fj Incontrare e seguire Gesù.
Ecco alcuni titoli per eeemiplificare : Il
brav’ucmo; l’ora X; gii altri, dei rompiscatole; il mendicante e il re; preghiera
davanti ad un biglietto «la cento franchi;
la paltiimiera della misericordia; la veggente extra lucida: viva barabba, ecc.
Sotto l’aspetto della realizzazione pratica
questi te'ili non richiedono grandi sceneggiature e possono essere m:ntati con rapidità e facilità. Alcuni di essi sono inditati anche per scuole domenicali e cadetti, altri per le (Jnioni giovanili e le comuni'à; utile sarebbe pere ò una loro scell-a e traduzione per rinnovare non solo il
nostro repertorio di trattenimenti parrocchiali, ma anche — atlaverso ad essi — la
nostra fede ed il nostno impegno.
E velina Pons
michele PANTALEONE - Mafia e
droga - Einaudi 1966, pagg. 162,
IDEBERT EXBRAYAT - Aux carrefours et sur les places. 36 pièces et
choeurs pariés d’évangélisation. Les
Bergers et les Mages, Paris 1966,
pp. 264, L. 2.800.
FEDE
IN UN CRISTO TRIONFANTE
È sintomatico che il Guitton esamini alla luce del « pensiero » la divinità e la rii.surrezàone di Cristo e
non la croce, lasciando il sospetto' ohe
anche per il libero pensatore più scaltrito essa rimanga una « pazzia », come per l’apostolo Paolo (I Corinzi 1:
23) e che, per questo, i’« uomo naturale » non la riceve (I Corinzi 2: 14),
cioè il libero pensatore (com’è inteso
dal nostro) la ritiene a sè estranea.
Dubitiamo veramente che il Guitton
riesca a dimostrare anche la teologia della croce e non si capisce perchè egli dia per scontato che nessuno
ne dubiti. Il trionfo del (pensiero non
può portare che a un Cristo trionfante; come si potrebbe affermare di
Cristo qualcosa di inferiore al pensiero che lo esalta? Nè manca perciò,
nel Guitton, qua e là, un’affermazione altrettanto massiccia del trionfo
della Chiesa. Il grave, però, non sta
in queste, e nemmeno nelle due ultime pagine (su 311) che parlano di
Maria. Il grave sta nelle altre 309 ohe
parlano di Cristo, in un modo diverso
dall’Evangelo.
INTEGRAZIONE,
RAVVEDIMENTO, RIFORMA
Non ci si accusi di ridurre ormai
l’imica analisi globale che si sia avuta finora del cattolicesimo' contemporaneo ad un luogo comune: nel Guitton la critica biblica è stata integrata
nel corpo della teologia cattolica, ma
non troviamo per questo l’integrità
della fede. Quell’integrità che non è
nè l’integrismo, ohe si vale di ogni
mezzo per ottenere dei privilegi per
la propria confessione, nè l’integra^
zione, che assimila le dottrine ad essa
contrarie in un solo corpo. L’integrità
persegue lo scopo di predicare tutto
l’Evangelo, solo quello, e con gli unici
mezzi che la predicazione della croce
può usare. L’apologia non è fra que^
sti mezzi: apologia non è testimo
(1) Jean Guitton: Il problema di Gesù
- Diario di un Ubero pensatore. Trad. di
Gennaro Auletta. Boria, Torino, 1964, pagg.
318, L. 2.000.
(2) « La ragione è ancella della fede ».
Espressione con cui nel Medioevo si affermava che la ragione forniva i « preamboli
della fede », cioè le prove dell’esistenza di
Dio, deH’immortalità dell’anima ecc., mentre la rivelazione di Dio forniva il completamento dei dati della ragione. In realtà, se di qualcosa la ragione è stata al servizio attraverso i secoli, questo qualcosa è
la storia, ora per giustificarla, purtroppo,
ora per stimolarla. Anche i maggiori pensatori si sollevano di rado in misura netta rispetto al loro tempo. Questo non significa
svalutare la ragione, ma attribuirle il suo
giusto compito, non perenne, ma storico. E’
opportuno ricordare questo anche in seno
alle nostre comunità, dove ancora troppo
spesso si crede di poter confutare il cattolicesimo come irrazionale o addirittura irragionevole.
La Claudiana informa che è ora disponibile la nuova
BIBBIA RIVEDUTA
in formato grande (cm. 23x15,5)
in carta india e con caratteri grandi,
rilegata in tela nera. li prezzo è di
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iscrizione entro e non oltre il 20 Giugno,
versando la quota di iscrizione sul c.c.
postale n. 4/15506 intestato aPa Casa Valdese di Vallecrosia (IM). Documenti sanitari e corredo; chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese
Vallecrosia (IM).
4
pag. 4
N. 12 — 24 marzo 1967
Patì sotto P(^zio Pilato, fu crocifisse, morì, fu sepolto,
TESTIMONI DELLA PASSIONE
Funerale
in Palestina
CAIAFA
la ragion
di Chiesa
Il mistero di GIUDA
GIUDA, apostolo e traditore di
Gesù. Nacque a Karioth, non lontano
dal Mar Morto. Nulla sappiamo della
sua attività prima che Gesù lo scegliesse come discepolo. Forse era uii
partigiano che auspicava un’insurrezione armata contro gli occupanti
romanL Fra i Dodici, teneva, la borsa: amministrava i fondi certamente
esigui del gruppo. Consegnò Gesù alle
autorità rtligiose del tenpo, ritcv'cndone una somma equivalente a circa
.HO.OK’ lire del.e nostre, che poi rienn
segnò, piima di suicidarci. II <no e
^’umeo suicidio di cui par.i )1 .Sunvo
Testamento.
« La tristezza secondo Dio produce
un ravvedimento che mena alla salvezza... ma la tristezza del mondo
produce la morte » (2 Corinzi 7: 10).
« Voi sarete contristati, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia »
(Giovanni 16: 20).
Profondo è il mistero di Giuda. Egli
non ci ha svelato il suo segreto: lo
ha portato con sè nella tomba. Giuda
resta un enigma, sia per il suo tradimento sia per il suo suicidio.
C’è un mistero nel tradimento di
Giuda. Non già perchè Giuda, l’apostolo, tradisca Gesù. Tutti i Dodici
hanno tradito Gesù. Giuda si sporca
le mani, gh altri se le lavano : ma pulite o sporche, son tutte mani che han
tradito. Ma mentre si capisce che gli
altri han tradito per paura di compromettersi, per viltà, è difficile capire perchè Giuda ha tradito. Non
certo per viltà, e neppure per danaro.
Giuda ha fatto precipitare una situazione ormai perduta. Perchè? Giuda
tradisce perchè si sente egli stesso
tradito da Gesù? Tradisce per risentimento, o per prendersi una rivincita?
La missione di Gesù si stava concludendo con una disfatta. Dopo aver
sognato un trionfo per Gesù e per sè.
Giuda vede profilarsi la croce. È la
prospettiva fallimentare di un Messia crocifisso — un falso Messia,
quindi — che avrebbe a tal punto
esaspierato Giuda da indurlo al tradimento?
C’è un mistero anche nel suicidio
di Giuda. Tutti i Dodici hanno tradito e tutti devono essersi sentiti colpevoli. Pietro pianse amaramente. Ma
perchè il rimorso di Giuda lo porta
al suicidio? Perchè il suo tradimento,
che prima ^i pareva logico e necessario, gli appare ora come un misfatto, anzi come un misfatto irrimediabile? Giuda avrebbe dunque intuito che Gesù era proprio il Messia, ma
solo dopo averlo tradito, quand’era
ormai troppo tardi? Quel che Giuda
non aveva capito neirintimità del discepolato, lo capisce ora, nel distacco
definitivo, mentre le guardie portano
via Gesù ammanettato? Giuda si sarebbe reso conto di aver tradito non
un falso Messia, ma il vero Messia?
Per questo si sarebbe suicidato?
L’enigma di Giuda non può essere
risolto. Forse non v’è nella storia biblica destino più tragico del suo. Il
problema di fondo, che sta alla radice
tanto del suo tradimento quanto del
suo suicidio, sembra essere quello
della croce. Che cosa significa la croce? La sconfitta di Dio? Ma che cosa
se ne fa l’uomo di un Dio sofferente
e sconfitto? Tanto vale disfarsi di Lui.
E d’altra parte, se è proprio il Figlio
di Dio che gli uomini crocifiggono,
come si può vivere in mezzo a loro?
Il mondo diventa inabitabile e la vita
insopportabile. Giuda non vuol vivere
in un mondo in balìa di Caiafa e di
Pilato. Giuda non si sente di prendere
la croce alla leggera — quella croce
che egli stesso ha contribuito a erigere. Meglio morire che vedere Gesù
crocifisso. La croce è irreparabile.
Giuda non è un personaggio che
Ponzio FILATO, governatore della
provincia di Giudea dal 29 al 36, sotto
l’imperatore Tiberio. Risiedeva a Cesarea, ma saliva a Gerusalemme per
le f^te solenni, per salvaguardare
l’ordine. Spesso in contrasto con i
Giudei su questioni politico-religiose,
nel 36, accusato da Vitellio governatore della Siria, dovette presentarsi a
Roma a scolparsi per la strage di Samaritani raccolti in febbre messianica
sul Garizim. Non se ne ha altra notizia storica; lo storico' ecclesiastico
Eusebio lo fa morire suicida.
Giuseppe, detto CAIAFA: vescovopresidente deUa minoranza nazionale ebraica, munito di regolare approvazione governativa, emanata, dal
ministero delle wilonie, in data 3 giugno 768 a. U. c., e Armata : Valerio
Grato.
Successione episcopale rispetto ad
Aaronne: formalmente regolare.
Origine: popolare.
Parentela: avendo sposato la figlia
del sommo sacerdote uscente (Anna),
è imparentato con le migliori famiglie dell’aristocrazia fondiaria.
Studi: si è brillantemente diplomato presso la scuola di Alti Studi Ebraici discutendo una tesi sul tema:
« La Tradizione ».
Caratteristiche: forte senso di responsabilità, moderazione, marcate
attitudini diplomatiche. È nota la sua
apertura al dialogo con la cultura
ellenistica e romana.
Sta lavorando a un libro dal tìtolo :
« Onesti di fronte a Dio ».
Strabiamo alcuni brani da un suo
recente intervento nel processo svolto contro un noto agitatore religioso
giustiziato ieri pomeriggio dalle
Autorità d’Occupazione :
« ...Diletti Confratelli, l’uomo
che abbiamo oggi l’ingrato compito
di giudicare, è venuto per rovinare
il lavoro che con infinita pazienza
— e non poco successo — la nostra
Chiesa aveva svolto negli ultimi decenni. Ricordate lo smarrimento che
si era impadronito di tutta la classe
sacerdotale novanta anni fu, quando
d comandante della sesta armata romana, Pompeo, occupò Gerusalemme e penetrò nel tempio? Sembrava
la fine della nostra Chiesa, del nostro popolo: e invece era l’occasione per una diffusione della nostra
religione, dei nostri commerci, del
nostro popolo su scala universale.
Dopo tre generazioni di paziente aggiornamento, la nostra Chiesa è diffusa in tutto l’Impero, è protetta da
leggi sicure; e v’è di più: anche la
nostra penetrazione missionaria ha
avuto successo, e dovunque centinaia di simpatizzanti si accalcano
alle porte delle nostre Sinagoghe. In
Egitto, alcuni nostri giovani intellettuali preparano una nuova fioritura della cultura ebraica, una sintesi con le piu alte aspirazioni religiose di tutto il mondo civile.
(( Ed ora, ecco che il frutto di tutto questo lavoro rischia di essere disperso al vento per colpo di quest’uomo. Certo, egli non è il solo a
denunciare la nostra posizione come
conformistica, opportunistica, e fasulla: tutti sappiamo, purtroppo,
che tra i cespugli delle nostre montagne vive una minoranza di esalta■’ che vorrebbe spingere il nostro
buon popolo a ribellarsi contro l’ordine costituito, nella assurda e anacronistica speranza di riesumare il
regno medioevale del grande Davide. Ma le affermazioni di questi fanatici .sono così assurde (tipica a
questo proposito è la loro dichiarazione secondo cui le legioni romane
altro non sarebbero che « leoni di
cartapesta ») e così chiaramente dovute a profondi squilibri psichici e
all’isolamento in cui vivono, che essi non ci fanno alcuna paura; al
massimo ci danno fastidio: sono elementi marginali, fuori della Storia.
« Ma è molto più grave, molto più
pericoloso il fatto che affermazioni
assai simili a quelle dei terroristi
vengami fatte da quest’uomo, Giosuè di Nazareth. Perchè, dobbiamo
pur dirlo, qui ci troviamo di fronte a una personalità eccezionale:
non solo perchè possiede lo straordinario potere di guarire istantaneamente dei pazzi, di curare con la
semplice parola delle malattie come
la sifilide, che costituiscono un problema grave anche per i nostri migliori clinici, o di revivificare dei
cadaveri, com’è accaduto pochi gior
Sulla responsabilità di questo giudice, lettori, critici, giuristi e letterati
di ogni tempo si sono divisi in innocentisti e colpcvolisti. Si può insistere
su questo o su quel lato delle testimonianze evangeliche e degli scarsi documenti extrabiblici. Una cosa pare
certa: questo Romano in colonia, più
soldato che diplomatico, ha dato ripetutamente prova di ima mancanza
quasi totale di psicologia nei suoi rapporti con gli Ebrei. Portato alle soluzioni senza troppi scrupoli, in una
società in cui i non-Romani erano dei
sotto-uomini, si trovò tuttavia di fronte a un popolo animato da una singolare carica di resistenza religiosa,
e dimostrò più volte di non avere il
carattere e forse le forze armate necessari per imporsi.
Nel processo contro Gesù di Nazareth si può forse delineare come se
PiUTO
la ragion di Stato
gue la sua posizione. Il governatore
remano è svegliato sul far del giorno
da una nuova « grana » sorta in quel
maledetto popolo irrequieto; questioni
in cui capisce poco, tanto che più di
ima volta è giunto quasi alla rottura
con i capi e con il partito sadduceo,
i quali pur facendo comunella con il
regime romano, soddisfatti dello statu quo, sono capaci d’impuntarsi in
modo incredibile su formalismi religiosi, come sa dai burrascosi anni già
passati in Giudea. Questi capi giuridicamente gli chiedono di sanzionare
ed eseguire la sentenza del loro Sinedrio, praticamente gli chiedono di
aiutarli ad eliminare un individuo oericoloso per l’ordine costituito.
In un primo tempo Pilato sembra
accettare. Poi giunge il biglietto di
Claudia Procula. Doveva tenerci molto, per portarla sempre con se, il che
era inconsueto (sotto Augusto, persino vietato) per i governatori romani. In seguito al singolare avvertimento della moglie, che pur essendo una
immistione del tutto indebita nella
sua attività professionale lo richiama
tuttavia proprio alla serietà di essa,
Pilato decide di esaminare più a fon
do la causa del prigioniero. Convintosi della sua innocenza — è chiaro
che se è un rivoluzionario, è una rivoluzione diversa da quella zelota — cerca di salvarlo. Ma urta contro i capi,
che gareggiano in ipocrita lealismo
imperiale, contro il popolo aizzato che
si' scatena, soprattutto contro Gesù
stesso che non collabora, ohe sembra
avere stranamente accettato la fine;
eppure non c’è in lui nessun senso
di fatalità rassegnata, e al guizzo di
autorità del Romano risponde : « Se
non ti fosse dato dall’alto — da molto più in alto del tuo padrone — tu
non avresti alcun potere su me ». Di
fronte al rischio di una sommossa e
di una denuncia a Roma, pericolosa
ora che l’astro del protettore Sciano è
tramontato e ohe si sono accumulati
negli archivi imperiali i ricorsi dalla
Giudea inquieta, di fronte all’irritante e assurda nobiltà deirimputato,
Pilato cede, e riversa sul capro espiatorio il rodimento di un’ora che sente
crudamente mancata, facendo flagellare Gesù.
(CX)NTINUA A PAG. 6)
P. R.
(CONTINUA A PAG. 6)
G.B.
La « ragion di Stato » divora la stessa ragion d’essere dello Stato, la giustizia; il mantenimento dell’ordine
sconvolge l'ordine profondo delle cose, e Pilato non sa che nell’ingiustizia
— di cui invano si lava formalmente
le mani — verso quel piccolo provinciale si assomma tutta l’ingiustizia
individuale e sociale dell’uomo. In
questo torbido processo due cose appaiono comunque chiare, cristalline:
l’innocenza di Gesù e la sua ubbidienza al volere « dall’alto » che si sta compiendo proprio nello sfrenarsi dei suoi
nemici. « Causa finita est », giustizia
è fatta : mai questo formale amen giuridico è stato più drammaticamente
ipocrita, poiché mai c'è stato un innocente come questo e mai sentenza è
stata più iniqua. Eppure la giustizia
di Dio trionfava, Dio riconciliava con
sè gli uomini nel vivo della loro storia
più sordida.
Pilato, un uomo come noi, con i
suoi interessi, i suoi compromessi, i
suoi slanci, il suo scetticismo (« Che
cos'è verità? ») invero piuttosto giustificato dai « fatti », le sue esitazioni, le
sue marce indietro; e al di sopra di
lui, Dio. Come Giuda, Pilato ha sfiorato come nessun altro la giustizia
creativa di Dio, ne è stato strumento; ma non se n’-è lasciato conquistare. Non ha saputo accettare il sogno sofferto che la fanta.sia letteraria — penetrante — ha attribuito a
L’anonimo CENTURIONE romano
era inquadrato negli effettivi della
sesta armata imperiale di stanza nella^ provincia di (jriudea, zona inquieta
e infida; l’esecuzione che gli tocca dirigere sul Golgotha non è la prima e
probabilmente non sarà l’ultima del
genere, poiché Roma non è tenera
con i nemici deU’ordine e la zona ne
abbonda. Per quanto molti dei quadri
militari subalterni fossero già a quelrepoca costituiti da « provinciali » e
sia quindi improbabile che egli fosse
«romano di Roma», è tuttavia poci
verosimile ripotesì che egli fosse
ebreo; piuttosto, un simpatizzante
dell’ebraismo, come il suo collega di
Capernaum.
propria croce.
Incontro sconvolgente, ma la cui
particolare eccezionalità e unicità non
è che l’espressione per così dire esa
L’uomo d’ordine
incontra Dio
dinanzi ad una forca
sperata e resa simbolica della eccezionalità e unicità che questo stesso incontro ha per ognuno di noi, sempre
anche noi piccoli uomini mediocri e
diligenti, che svolgiamo il nostro compito quotidiano e facciamo la guardia —■ come il centurione — affinchè
le cose vadano per il loro verso normale, e gli eventi più profondi e significativi siano ben imbrigliati in modo
da non turbare la routine quotidiana
— anche noi siamo chiamati a « vedere », e riconoscere in questi eventi,
che noi cerchiamo di manipolare, i segni della potenza sconvolgente di Dio,
i segni del suo amore, del suo donarsi
a noi, della sua signoria, e a confessare
la nostra fede nel meraviglioso incontro con Cristo sulla croce.
Ma questo significa anche avere la
consapevolezza di non valere più del
centurione: consapevolezza che spesso in noi cristiani è soverchiata e cancellata daH’illusione o dalla presunzione di aver già « le mani piene di
cristianesimo » e di poter ostentare di
fronte ai non credenti la sicurezza di
essere già arrivati al traguardo della
¡fede, di possedere un patrimonio di
verità da additare loro. No; noi non
siamo chiamati ad altro che a porci
accanto al nostro fratello centurione,
riconoscerci come lui, e guardare come lui (forse imparare da lui a guardare) gli accadimenti che Iddio muove, guardare con lui alla croce di Cristo e confessare insieme la nostra fede,
nella gioia di riconoscere che Cristo
ci è venuto incontro.
R.G.
Claudia Precida: su una crcce. le figure di Gesù e di Pilato si scambiano
e sovrappongono. Non ha saputo accettare di morire con Cristo e con lui
risuscitare. Noi sì?
G. C.
MARIA, ragazza di Nazaret, sposa
del falegname-carpentiere Giuseppe,
imparentata con la famiglia di Zaccaria, è una tìpica rappresentante degli ambienti pii della diaspora palestinese, profondamente legati alla parola di Dio. Essa segue, sia pur con
qualche incertezza, la missione del
f.’gUo Gesù, assiste al miracolo di Ca
na, si trova al Golgota al momento
della sua morte.
Il versetto in cui è presentata ¡a
confessione di fede del centurione —
confessione balenante e fulminea, come lo squarciarsi della cortina del
tempio — suona leggermente diverso
nelle tre redazioni dei Sinottici. In
Matteo, dove il centurione appare accomunato alle altre guardie anche nella trasformazione interiore, è sottolineato il senso di timore sovrumano di
fronte allo scuotersi apocalittico della
terra alla morte di <3esù; in Marco
l’attenzione pare concentrata sul modo in cui Gesù spira, e in entrambi
la confessione si esprime col riconoscimento che l’uomo in croce è veramente « Figlio di Dio »; in Luca invece c’è come una visione globale di
tutte le cose accadute, e il centurione
« glorifica » Iddio riconoscendo in Gesù un uomo « giusto ».
Attraverso queste lievi differenze
siamo condotti a riconoscere i due poh
Ü le due dimensioni del significativo
episodio : la visione delle cose avveiiute, in uno scenario di morte e di
distruzione, e la visione del loro balenante significato, in una rivelazione
improvvisa di vita e di verità. La figura di questo anonimo testimone della morte di Cristo si può dire viva, e
anzi acceda alla vita eterna, solo m
quell’attimo, nell’incrociarsi di quelle due dimensioni, orizzontale e verticale : è lì che il piccolo uomo, il mediocre e diligente centurione fa il suo
incontro con Cristo e trova la sua
Davanti alla agonia e alla morte
del figlio, Maria non ha potuto non
ricordare le parole del vecchio Simeone nel tempio: « Questi è posto
a caduta e a rialzamento di molti in
Israele, e per segno a cui si contradirà (e a te stessa una spada trapasserà l’anim.a), affinchè i pensieri di
molti cuori siano rivelati ». In queste parole sta il mistero della vita di
Maria. La sua esperienza è dolore;
è una donna che vede morire ingiustamente il figlio, che vede le speranze della sua maturità ed i sogni
della sua gioventù trapassati dalla
morte. In quell’ora la sua vita intera (la sua anima) è travolta dalla
morte, la sua fede stessa in D io e
nelle sue parole viene abbattuta.
Ma l’esperienza di quell’ora non
MARIA di Nazaret
la fede contraddetta
è a sè stante, isolata, umanamente
valida e compiuta; come nella profezia di Simeone, non è che una piccola parentesi nella grande tragedia
di quell’uomo che sta morendo. 11
suo destino non è che un inciso nel
destino del condannato che in quel
momento non è più soltanto il figlio
suo, il primogenito che ha tenuto in
grembo e con cui ha giocato alla
fontana di Nazaret mentre le donne
attingevano acqua. E’ lui il protagonista di quella giorn.ata, di quelle
ore tristi ed agitate, è lui l’oggetto
di contraddizione tra i vecchi credenti israeliti, pieni dei ricordi del
.suo insegnamento, e i preti politicanti, tra i dottori della legge esperti di diritto e i suoi amici proletari.
tra i giudei orgogliosi e i gallici fa
natici, tra le spie di Erode e i silenziosi zeloti dal pugnale nascosto, tra
i borghesi di Gerusalemme e i contadini delle campagne. I loro pensieri vengono alla luce in quell’ora
come non mai.
Gesù ha fatto esplodere la realtà
religiosa e culturale della grande festa pasquale, ponendo il grande interrogativo della fede di Israele, ha
rivelato la radice stessa della volontà divina, ma sta morendo. La contraddizione non è solo negli altri,
nei presenti, nella realtà che lo circonda: è in lui stesso, perchè tutti
si domandano in quell’ora che significhi la sua vita e la sua morte,
chi egli sia realmente.
In questa grande interrogazione
di Dio o su Dio espressa dall’agonia
di Gesù è inserita come una parentesi la piccola, umana, materna domanda di Maria, il suo dolore, la
sua anima divisa. Muta, ma interiormente lacerata, vive nei limiti della
sua umanità il silenzio e la lacerazione della stessa parola divina; il
suo volto smarrito e perplesso è la
realtà corrispondente al grido del
Cristo « Eloì, eloì; lama sabacta
ni : ».
L’esperienza di Maria in quell’ora non è il dolore materno di
fronte alla morte di un figlio (anche
questo è presente, certo, ed in qual
misura lo seppe lei sola), è il dolore della fede lacerata dal dubbio.
La luminosa e serena giornata della
annunciazione : « Siami fatto secondo la tua parola, sono l’ancella del
Signore... » sprofonda ora nelle tenebre della contraddizione. In questo è vicina a noi, perchè la nostra
fede è contraddetta, divisa, inquieta, è fede di anime costantemente
trapassate dalla spada del dubbio,
ma lo è soprattutto perchè questa
nostra esperienza cotidiana non è
che una piccola parentesi inserita
nella grande contraddizione dell’opera di Dio di cui siamo stati resi
partecipi come Maria.
G. T.
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24 marzo 1967 — N. 12
pag. 5
il terzo giorno risuscitò dai morti
E RISURREZIONE^ DI CRISTO
MARIA di Magdala
una degli ultimi,
la prima
MARIA (li Magdala, sulla riva del
Jago di Grne/aretli. Affetta da gravi
turbe psichiche, forse da epilessia, fu
guarita da Gesù e da quel momento
si unì al gruppo di donne che lo sej[uiv8 provvedendo con il proprio lavoro e i propri beni al mantenimento
della troupe elei discepoli (Le. 8: 2).
È senza fondamento esegetico l’identificazione tradizionale con la prostituta di cui si parla in Le. 7; 36 ss.
-Con il gruppo delle donne, assistette
alla crocilissione.
Era stata fra le ultime, la sera delia vigilia del sabato, a staccarsi dalla
tomba, da quella pesante pietra rotolata sullo slancio gioioso della sua
riconoscenza, della sua speranza, del
suo amere.
Così fu sera, poi fu mattina, la mattina di un sabato, con tutta la chiesa in festa. Ma in festa per che cosa,
se il Signore è morto? Dove vanno,
quei pellegrini, se il Signore è morto?
Che senso hanno i sacrifici solenni.
Se il Signore ò morto? Perchè riunirsi
a cantare di gioia il salterio, se il
Signore è morto? Ohe importa l’antica liberazione dairEgitto, se il Signore è morte? Era vivo, questa volta, come non mai, era con noi, il Signore, ed è morto. Di tutto lo slancio
della fede pare non essere rimasto
che l’involucro disseccato della religiosità rradizionale. Gli Evangeli non
ci dicono se i discepoli e le donne
lianno avuto il coraggio di trascinarsi
con la chiesa per la « festa solenne »,
quel sabato Probabilmente no.
Ma mentre gli altri si consumavano nel loro dolore e nella loro atroce
delusione, le donne, di prima mattina, appena cessato il precetto sabbatico, se ne vanno alla tomba: c’è ancora qualcosa da fare, c’è ancora da
rendere gli ultimi onori al corpo del
Maestro, senza solennità, con trepido
affetto, come facevano in vita, quando non aveva nemmeno una tana,
nemmeno un luogo dove posare il capo, e con i pochi fedeli esse erano
tutta la sua casa. Vanno e pensano
alla pietra pesante. Ma è rotolata, e
il sepolcro è vuoto! Un furto? una
prete nazione? e qu firincredi-bile voce
angelica..
Un po’ più ta:di, mentre gli ’-Itri
‘ sono tutti qua e là sconvolti, eccitati,
Maria di Magdala è ancora lì, da
, vanti alla tomba; piange. Ricorda
Che inferno era la sua vita, con què’
1“ crisi ispaventose, che la squassavano a morte; un peso di dolore e di
incomodo per la iamiglia, un peso di
pena e di repulsione per il villaggio.
Poi era passato lui; tutti correvano
sulla piazza ed era corsa anche lei; e
Gesù, il rabbi, si era rivolto proprio
a lei, l’aveva chiamata per nome,
aveva comandato guardandola come
nessuno mai l’aveva guardata, per
quanto le volesse bene e provasse
^na per lei : a quello sguardo, a quelj l’ordine, la pace si era fatta nel suo
‘ intimo sconvolto. Indescrivibile; semplice e vero. Non lo lascerò più.
Giorni felici, anche se non sempre
facili, nel gruppo itinerante; ccn le
compagne — « le donne », dicevano, e
un po’ scherzavano, ma le avevano
care e preziose — Maria prendeva
. cura del gruppo, che aveva bisogno di
tante coise, anche se le sue esigenze
I erano ridotte all’osso. E quotidianamente essere con lui, ascoltarlo, vedere ogni giorno riverberarsi su altri,
sempre altri ancora la luce e la pace
ohe aveva illuminato la sua vita, vedersi realizzare in modo cos'; concreto la «consolazione» del popolo, che
Maria attendeva con tutti gli umili
^ del paese, che non avevano ricchezze
I di denaro, di potere, di cultura in cui
confidare. Essere piccola, nella sua
ombra: per servirlo con tutte le proprie forze, e forse ancor più per essere quotidianamente davanti ai suoi
°cchl un segno splendido di quanto
fosse forte il suo amore per il mondo.
Poi, nel giro di po-chi giorni, quasi
senza comprendere, la catastrofe. Ed
socola davanti alla tomba, a piangere, perchè non si è solo spezzato un
MTetto: si è spenta la fiamma della
speranza, la gioia della salvezza. 6
Oiorto. Hanno anche rubato il suo
corpo.
* Maria ».
* Rabbuni ».
Era una degli ultimi. Quando si
Parlava di lei, si diceva « sapete, la
^tta furiosa». Sempre in ¿sparte,
Silenziosa, con le compagne della diaJ®bla, umile e disponibile; non le sa
‘Cube passato per la mente di chie®re uno dei primi posti nel Regno,
^ avrebbe osato di farsi avanti e
proclamare la sua fede, forse non le
neppure facile formularla. Ma
5® stata la prima, quel mattino, e
'mtima, l’altra sera, al cimitero.
A lei per prima Gesù appare e anmincia, non per interposta persona,
~ lui stesso, di persona, che non bicercare il Vivente fra i morti.
fCON’nNUA A PAG. 6) G.C.
PIETRO, nacque a Betsaida, sul
lago di Genezareth. Di professione,
pescatore. Era sposato. Occupò una
posizione di primo piano fra i Dodici, dei quali è di solito il portavoce.
Insieme a Giacomo (fratello del Signore) e a Giovanni era considerato
«una colonna» della Chiesa nascente. Come apostolo fu essenzialmente
un missionario (non un vescovo).
Morì martire, in età avanzata, intorno al 60 d. C.
Dopo la croce e la risurrezione,
Gesù e Pietro si trovano l’uno di fronte all’altro, a tu per tu (Giov. 21, 1520). Si riconoscono. Son sempre loro.
I loro nomi e i loro volti son quelli di
prima. Sembrano tornare i vecchi tempi. Gesù e Pietro hanno tanti ricordi
in comune. Sarebbe bello rievocarli
insieme e così rivivere la loro indimenticabile avventura. Ci sono anche
i ricordi tristi, indelebili come quelli
lieti: c’è soprattutto il triplice rinnegamento di Pietro. Pietro vorrebbe
forse spiegare a Gesù come è successo, dlustrargii la situazione veramente
difììcile in cui si era trovato. Sarebbe
forse utile chiarire insieme questo
punto.
Ma stranamente il passato non viene rievocato. Non è per riesumare il
passato che Gesù e Pietro si incontrano. Il Risorto non parla mai del
passato, nè del suo nè del nostro. Il
Risorto non vuole che guardiamo indietro, ma che guardiamo Lui che è
davanti a noi.
Ma come può Pietro alzare gli occhi verso Gesù? Non dovrebbe piuttosto abbassarli per sempre, davanti a
Gesù? Non sarebbe questo il momento di ripetere la frase detta a Gesù
dopo la pesca miracolosa: « Signore,
allontanati da me, perchè son uomo
peccatore » (Luca 5: 8)? In verità, se
PIETRO
a tu per tu con Gesù
le cose di prima
sono passate
Gesù gli dicesse: «Pietro, che cosa
hai fatto? », Pietro non potrebbe alzare gli occhi verso Gesù e reggere il
suo sguardo. Ma questa non è la domanda di Gesù risorto; è piuttosto
quella di Gesù crocifisso. È il Crocifisso che ci chiede: Che cosa hai fatto? La domanda del Risorto è invece
quest’altra: «Mi ami tu?». Il che
significa; Mi puoi ancora amare, mi
puoi di nuovo amare. È con questa
domanda che Gesù riabilita Pietro.
Gesù è pronto a ricominciare: questa è la grazia che ci viene dalla sua
risurrezione- È I.ui che avvia la conversazione, è Lui che ristabilisce il
dialogo. Così la fede non è un monologo interiore con fatti, parole, personaggi di ieri, un tuffo nel passato,
ma è un dialogo con Colui che è con
noi e che comincia a parlarci. Il Risorto è sempre il primo, è sempre Lui
che prende l’iniziativa. E la sua iniziativa non è volta al passato, ma al
presente. Il Risorto non ci parla dei
nostri tradimenti di ieri, ma del nostro amore di oggi.
Tre volte Gesù chiede ; Mi ami tu?
Pietro si rattrista a motivo di questa
insistenza (v. 17), che sembra esprimere un dubbio di Gesù sulla realtà
del nostro amore per Lui. Ma non è
per eliminare un suo dubbio che Gesù ci pone tre volte la stessa domanda; è piuttosto per eliminare in noi i
nostri dubbi. Non è per convincere se
stesso, è per convincere noi che il Risorto ci chiede ripetutamente, ogni
volta che ci incontra : Mi ami tu?
P. R.
Avvertiamo i lettori che a causa delle
festività pasquali il urcssimo numero
uscirà con qualche giorno di ritardo.
-k Le illustrazioni sono tratte dal
volume di André Parrot, «Terre
du Christ », che presentiamo in
altra parte del giornale e dal libro dì Werner Keller « Und die
Bibel hat doch recht» (in Bildern). Hanno i^glato questa doppia pagina Giorgio Bouchard, Gino Conte, Rita Gay, Paolo Ricca,
Giorgio Tourn.
«... I capi sacerdoti e i nostri magistrati l’hanno fatto condannare a
morte. Ora noi speravamo che fosse
lui che avrebbe riscattato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da che queste cose sono avvenute.
Vero è che certe donne fra noi ci
hanno latto stupire: essendo andate
al sepolcro, e non avendo trovato il
corpo di lui, sono venute dicendo
d’aver avuto anche una visione... E
alcuni dei nostri sono andati al sepolcro, e hanno trovato la cosa così
come avevano detto le donne: ma lui
non Thanno veduto ». (da Luca 24 :
13-35).
Luca dice che questo fatto è accaduto di domenica, la prima domenica della storia: c’erano due discepoli stanchi e delusi che andavano a
Emmaus, e discutevano tra di loro:
parlare, discutere, è ancora oggi
Unnico modo che abbiamo per tentare di percepire la realtà, di far
presa su di essa e rendercene ragione, anche quando essa ci supera o,
come in questo caso, ci schiaccia.
Allo sconosciuto che si accompagna
con loro, Cleopa e l’altro spiegano
che i loro capi civili e politici hanno liquidato l’altro ieri l’uomo in
cui essi avevano collocato ogni speranza. Per scrupolo di informazione
essi dicono: ’’vero è che certe donne
ci hanno fatto stupire”, narrando
una confusa storia di visioni: ma è
chiaro che i due non prestano fede
alla parola di un paio di donne
analfabete e un po’ isteriche: l’unico fatto interessante è che effettivamente la tomba del giustiziato è attualmente vuota. Ma la realtà rimane quella che è: il profeta è morto
e insieme con lui è stata affossata
(non si sa bene dove) la più grande
speranza che .sia mai stata nutrita
da cuori umani. Non che Gesù li
abbia delusi: anzi, era proprio l’uomo che aspettavano, ma gli altri lo
hanno fermato: forse sono riusciti a
metterlo definitivamente fuori gioco, forse fa parte del potere dell’uomo liquidare il proprio Dio, e vivere senza più porsene il problema.
GLI ELIMINATORI
DI CRISTO
A tutti questi discorsi lo sconosciuto risponde anzitutto con una
specie di sermone protestante (v.
25-27): questi avvenimenti che vi
sconcertano erano già stati testimoniati e profetizzati proprio dagli uomini che hanno destato la grande
speranza che ora vi sembra morta.
Dopo questo chiarimento lo sconosciuto dà un segno (v. 30) che dice
le stesse cose in forma diversa, rivolta al futuro, e scompare. In questo stesso momento essi si rendono
conto di quello che avevano avuto:
la presenza del Risorto; e partono
per andarlo a raccontare agli altri,
e se stiamo bene attenti non hanno
A 20 Km. da Emmaus
uno sconosciuto
suirautostrada
smesso di raccontarlo fino ad oggi.
Ma che cosa può significare oggi
il loro racconto? Che cosa direbbero e udrebbero due uomini come loro al giorno d’oggi?
Vogliamo immaginare per un momento che due uomini delusi di tradizione cristiana percorrano in un
pomeriggio del quarto weekend del
marzo 1967 una delle nostre autostrade, e che uno sconosciuto salito
con l'autostop li interroghi sui loro
sentimenti riguardo a Cristo, e a ciò
che questo nome significa di latto
al giorno di oggi? Essi potrebbero
dire più o meno così: ’’Noi figli di
una civiltà cristiana, avevamo sperato che nel cuore ste.sso di questa civiltà Egli avrebbe realizzato l’opera
sua: invece con tutto ciò ecco il 2(U
.secolo, da che queste cose sono avvenute, e la sua liberazione non è
stata realizzata, non è uscita dal regno della promessa e della speranza
per divenire realtà vissuta c certa —
e sono stati proprio quelli che ci
hanno trasmesso questa promessa e
hanno destato in noi questa speranza, i nostri preti e i nostri pastori, i
re dei regni cristiani e i capi di go
(CONTINUA A PAG. 6)
G.B.
La pietra che si rotola:
chiusa sulle tenebre e sulla
morte, aperta alla luce e alla vita. Credere è guardare
secondo l’apertura di Dio.
TOMA una onestà
a cui Dio risponde
TOMA, soprannominato « Gemello », fa parte del gruppo drì Dodici,
fra i quali pare essere stato quello
che meno illusioni si è fatto sul successo dell’attività di Gesù (Gv. 11;
16). Lo ritroviamo nel «cenacolo» di
Gerusalemme, in attesa della Pentecoste. Secondo! la tradizione avrebbe
svolto la sua missione apostolica in
Oriente, e ad essa si richiama la Chiesa ortodossa Mar (San) Toma del
Malabar, sulla costa occidentale della penisola indiana.
La figura di Toma ci è generahneate presentata dai commentatori, sulla
base degù scarni, ma coerenti dati dell’evangelo di Giovanni, come quella
di un uomo pensoso e intelligente, incline al dubbio e alla malinconia, radicale nelle sue scelte o almeno nelle
sue proteste, ma, nel fondo, veleitario
e rinunciatario. E forse si è sempre
peccato un po’ di psicologismo nel voler vedere in questa sua sfida (« Se io
non vedo... e se non metto il mio dito,..
e se non metto la mia mano... ») unicamente un’espressione del dubbio, della incredulità, del raziocinio che chiede prove sperimentabili prima di prender posizione. Forse si può scorgere
in questo suo atteggiamento, più che
un’espressione di materialismo, un’esigenza di concretezza. Che cosa vuole
in fondo Toma? O meglio, che cosa
Cristo gli suggerisce di volere? (ed è
in fondo questa la cosa più importante).
Vuole essere certo che il Risorto è
proprio quel Gesù di Nazaret figlio di
Maria, quella persona concreta che gli
è apparsa come la sua salvezza personale, e non qualcosa di metafisico,
che non abbia più nessun rapporto con
iui, con la sua condizione umana, con
la sua storia carnale e concreta. Perciò Cristo non disprezza la richiesta
di Toma, ma la accoglie prontamente: come aveva già fatto con gli undici, così anche a Toma mostra le sue
mani e il suo costato, il suo corpo trafitto. Lungi dallo scandalizzarsi, coglie
quasi l’occasione per rivelarsi una volta ancora agli occhi dei discepoli coma una persona, per dire al mondo
che la salvezza, l’evangdo della resurrezione non è una dottrina astratta,
non è un’acrobazia dello spirito, ma è
Lui, Gesù di Nazaret, il Cristo crocifisso nella carne.
Così la prorompente confessione di
fede di Toma è veramente completa,
e Toma viene a Gesù con tutta la sua
umanità, gliela mette ai piedi, perchè
Egli la riscatti. Se la testimoniazna del
centurione ai piedi della croce aveva
qualcosa di cosmico, di oggettivo, era
un grido gettato nel deserto del mondo, la testimonianza di Toma al contrario pare nata dal crogiuolo della
persona umana, è come un grido gettato in queU’altro grande deserto delrinteriorità umana.
Gesù però, quasi a voler dissipare
ogni equivoco e ogni fraintendimento,
pronuncia quelle parole (« Beati quelli
che non han veduto e hanno creduto ») che più che suonare rimprovero a
Toma sono dirette ad avocare a Sè
solo l’iniziativa della fede, quasi dicesse; sbagliano ugualmente coloro
che si scandalizzano del mio corpo di
carne e coloro che vogliono toccare
con mano la mia verità. C5Ò che conta
è solo la fede che parte da Dio, il dono che non dipende dai modi dì vedere umani, ma solo dalla Sua potenza di resurrezione.
« lo sono la Resurrezione » : questo
è l’annuncio che Gesù vuol dare anche
a noi oggi, presentandoci il Suo coro")
trafitto e risorto, offrendoci il Suo
evangelo pasquale, risuscitando fin da
ora il nostro « corpo di morte » con il
dono della fede che ci fa dire con
Toma; « Signor mio e Dio mio ».
R. G.
SAULO di Tarso, Aglio d’una famiglia israelita emigp'ata in Gilìcia, ha
compiuto i suoi studi in teologia a
Gerusalemme con il rabbi Gamaliele.
Membro del partito fariseo, si è fatto
notare per la sua profonda conoscenza della Legge e la sua intransigenza.
Ha messo, senza esitazione, la sua
cultura ed U suo tempo al servizio
del Sinedrio per arrestare l’eresia dei
discepoli del rabbi Gesù di Nazaret
crocifìsso la vigilia della Pasqua. Convertitosi a Damasco, diventa il missionario dei pagani.
Che Gesù sia risorto non è per
Paolo una dottrina, un dogma, ma
una realtà che sta alla base della sua
vita. Egli è ciò che è: instancabile
missionario della croce, solo perchè
Gesù di Nazaret è risorto e lo ha
chiamato. Come? Non lo sa neppure
lui, « mi è apparso »; una visione
celeste, dicono gli amici; una insolazione, dicono i suoi detrattori. Quel
giorno entrò in lui la risurrezione
di Gesù e ne fece un altro uomo.
I discepoli del rabbi Gesù di Nazaret non erano eretici visionari, illusi fanatici, ma il vero Israele, in
loro viveva la potenza della parola
di Dio, perseguitarli significava perseguitare ciò che è vivente in eterno : Dio stesso. Questa fu la scoperta
che egli realizzò tra Gerusalemme e
Damasco, tra il tempio e la comunità dei discepoli, tra il culto sacerdotale e l’agape comunitaria. Ma
PAOLO di Tarso
la dinamica
della risurrezione
questo non era che il principio della risurrezione.
Paolo doveva ancora imparare che
risurrezione non significa libertà,
vita, eternità, ma molto più semplicemente il passo oltre la morte.
Gesù non finse di morire, ma morì,
Pasqua è venuta dopo. Risuscitare
significa passare oltre la distruzione,
il silenzio, Timmobilità della morte,
significa che Dio parla anche dopo
la morte, anzi parla in modo unico
proprio là.
Fu quella parola, quella potenza,
quella libertà di Gesù che presero
a poco a poco possesso della vita di
Paolo al punto da fargli esclamare:
« Ma è Cristo che vive in me »! Che
vita la sua, però! Lo si dimentica
volentieri. Un ipersensibile sempre
sulTorlo dell’esaurimento nervoso,
malato, senza casa, ospitato or qui
or là da amici, privo della serenità
di una famiglia, liberato da un carcere e malmenato in un comizio,
passa un terzo della sua vita sulle
strade o nella stiva delle navi. Le
sue lettere ce lo dicono con una lucidità terribile per i loro ritmi spezzati, gli scatti di ira ed il pianto, e
quell’alternarsi di tenerezza e di violenze uniche nel genere epistolare.
La sua era una vita da morto ambulante, una vita per cui nessuno
avrebbe dato un centesimo, per cui
nessuno oggi darebbe un centesimo.
La risurrezione di Gesù è la vita
in questo corpo di morte, è la violenza aggressiva in questo sfasciume umano che accende speranze e
vita in coloro che avvicinano l’apostolo, è il mistero che bolle e divampa in quel nevrotico operaio
tessile, fanatico lettore dei libri
ebraici. La risurrezione è la forza
che lo trascina, lo travolge, ne fa un
altro di quello che è.
Risurrezione-oppio, manìa religiosa, esaltazione mistica diranno
molti. Siamo « impostori e sinceri,
sconosciuti e ben conosciuti... » risponde Paolo.
La risurrezione non si garantisce
neppure nella vita dei credenti, se
ne vive « ...fra l’ignominia e la gloria, la buona e la cattiva reputazione ». G.^T‘1'4"
6
pag. 6
N. 12 — 24 marzo 1967
2-.
I testimoni della passione e risurrezione di Cristo
GIUDA
possa essere facilmente attualizzato.
Siamo tutti dei piccoli Giuda, vendiamo Gesù anche per meno di trenta
denari. Ma non riflettiamo sulla portata e sulle conseguenze dei nostri tradimenti. Abbiamo imparato a prendere
la croce alla leggera. Sarebbe quindi
fuori luogo servirci del dramma di
Giuda per ricavarne una morale o
dei facili ammonimenti. Piuttosto il
mistero di Giuda orienta verso il mistero della croce. Che cos’è la croce:
tragedia o evangelo? Giuda è morto
perchè la croce non poteva apparirgli
come evangelo. Solo a Pasqua, la croce diventa evangelo. Solo a Pasqua si
vede che Giuda non deve morire, per
espiare, ma che Giuda deve vivere,
perchè il suo peccato è stato espiato.
P. R.
CAIAFA
ni fa col suo amico Lazzaro. Il vero
pericolo non sta in questo, nè nell’indiscutibile (ma, certo, transitorio) fascino che quest’uomo esercita
sulle masse sottoproletarie; il vero
pericolo sta nel fatto che quest’uomo afferma di parlare direttamente
in nome di Dio, anzi di essere la
voce stessa, la Parola stessa di Dio
(in tutti i suoi discorsi si sente che
egli non ha fatto dei buoni studi) ed
in base a ciò dichiara che tutta la situazione del mondo attuale deve essere rovesciata, perchè la manifestazione del Regno di Dio è ormai imminente; secondo lui, tutto dev’essere cambiato, perfino e soprattutto
la nostra Santa Religione.
te le speranze irrazionali che serpeggiano tra le file più sprovvedute
del nostro buon popolo.
a Ma noi non siamo degli agitatori di strada (senza fissa dimora,
come costui si gloria di essere) ; noi
siamo gente responsabile, che conosce le amare esperienze del passato.
Che cosa accadrebbe se quest’uomo
avesse ancora la libertà di predicare qualche mese, o qualche giorno,
in questa città? Il nostro popolo si
solleverebbe contro VAutorità Romana, in una cieca e fanatica rivolta, come hanno fatto gli schiavi di
Spartaco diversi anni fa in Italia. Il
risultato lo conoscete; migliaia di
loro sono stati crocifissi sulle grandi strade romane, perchè la Storia
dipende dalla Forza, e oggi la Forza
si chiama Roma (applausi). Perciò,
o membri del supremo consesso da
cui dipende la vita o la morte dell’intero popolo giudaico, io vi chiedo oggi di agire finché siamo in
tempo; io vi chiedo di scegliere: o
la croce per un uomo solo, o la croce per tutti.
« La mia scelta è chiara; prendiamo questo agitatore, quest’uomo
ambiguo che ammanta i suoi sogni
sovversivi di parole bibliche, e consegnamelo all’Autorità Romana affinchè venga tolto di mezzo nel più
breve tempo possibile. Quando sarà
morto, il popolo capirà che egli non
era la Parola di Dio, ma la voce
della frustrazione e delle speranze
più assurde; capirà che non era in
grado di mantenere quello che prometteva. E il nostro lavoro, umile e
paziente, potrà continuare in pace.
E la Storia ci darà ragione ».
G. B.
Con tinuaxioni
dalle pagine centrali
le: è il Vivente: è Dio; con noi, ma
Dio. Quello ohe avevano compreso di
lui. eia solo un’ombra della realtà, e
così, la gioia di allora era solo un’ombra della gioia di oggi.
« Rabbun:, » — è il Vivente, ma è
lui, proprio Gesù di Nazaret, non un
altro. Quello per cui ha preparato ii
cibo e il giaciglio, di cui ha rammenoato la tunica, di cui ha raccontato
la forza e la bontà, ciò che era capitato proprio a lei. Ora il suo corpo
non ha più bisogno di lei (e certo
non dei suoi aromi!), ma lui ha ancora bisogno di lei; le lascia dei fratelli, da continuare a servire come
una sorella; e soprattutto deve correre, correre a dire: «Ho visto il Signore, era lui, mi ha parlato», e non
le basterà la vita per continuare a ripeterlo caparbiamente felice ai disperati, agli scettici, ai sofferenti, e anche agli indifferenti e ai soddisfatti;
« L’ho visto ». La fede è questo, ormai, la chiesa, la festa è questo; Egli
vive !
Una degli ultimi — la prima.
G. C.
Udo sconosciuto
suU'aulostrada
« Una predicazione di questo genere potrebbe sboccare in una innocua forma di anarchia settaria, se
non cadesse in un momento così delicato della storia del nostro popolo;
la parola di quest’uomo può essere
la scintilla che fa esplodere tutto il
malcontento, tutto il fanatismo, tut
MARIA dì Magdala
Non bisogna, pur amandolo e seguendolo, considerarlo appartenente a
questo mondo in cui regna la morte,
prigioniero delle sue leggi e della sua
normalità. Non era solo un uomo vitale, non incarnava solo un’idea vita
verno che vanno in chiesa, sono stati
Agostino e Teodosio, S. Tommaso
e Federico, Harnack e Eisenhower,
Billy Graham e Foster Dulles, che
hanno finito per metterlo fuori gioco, che hanno finito per farlo morire nei nostri cuori. La civiltà cristiana, questo ammasso di equivoci e di
pretesti sta crollando e con essa
crolla la fede cristiana; nessuno di
noi è più credente nel senso pieno
della parola.
aVero è che alcuni dei più semplici tra di noi, che chiamiamo ’’fratelli” e pentecostali, ci fanno stupire
perchè credono in lui con la freschezza dei primi suoi amici, parlano con lui come se la preghiera fos
se un facile colloquio, e partono a
predicare in tutto il mondo perchè
dicono che il suo Regno è più vicino
che mai.
« Alcuni dei più aperti fra i nostri
hanno cercato di seguirli, di capire
la fonte della loro fede, di tradurla
in linguaggio moderno; ma non ci
sono riusciti. L’unica conclusione a
cui siano arrivati è una conclusione
negativa che si potrebbe riassumere
simbolicamente come un ’’sepolcro
vuoto”; non si può dimostrare onestamente che Dio non esista, ci sarebbero anzi molti indizi della sua
esistenza, ma più in là non riusciamo ad andare, e in definitiva il nostro mondo è vuoto, appunto come
quel famoso sepolcro.
« Dio probabilmente, anzi, quasi
certamente esiste, ma è piuttosto
lontano; un po’ troppo lontano, e
non abbiamo nulla a cui appigliarci. Noi abbiamo certo una religione
e anzi ne parliamo continuamente,
anche nei film, in fondo non facciamo altro che parlarne, ma è una religione triste; la nostra religione si
può definire come una accorata nostalgia verso qualcosa che non si può
più raggiungere. Nel passato forse
si poteva; erano i tempi della fede.
Ma ora è finito. Tutto quel che chiediamo ai nostri preti e ai nostri pastori, è che essi facciano vibrare ogni tanto la dolce corda di questa
nostalgia, che ci commuovano e che
ci facciano cantare dei canti commoventi che esprimano e rinnovino
questa nostalgia. In fondo la religione è una forza ed un grande aiuto
anche se per caso Dio non c’è, anche se la croce del Falegname è solo il simbolo disperato della condi
strada? Il Cristo irriconoscibile non
risponde avvolgendo il nostro cuore
d’una vampata d’illuminazione religiosa - del resto il nostro cuore ar.
deva già per il solo presentimento
della Sriia presenza. Il Cristo irriconoscibile ci indica solo un libro, e ci
offre un pane; in essi lo riconosciamo per ciò che Egli è stato, l’Atteso
dalla speranza dei secoli, l’Atteso
anche da noi; e per ciò che sarà; il
Signore del grande convito imbandito per tutti i popoli.
zione umana. Non le pare?”. Que
sto dicono i nostri due viaggiatori
del 26 marzo.
^ ^
Ci sono ancora molti tra di noi
che siano disposti a porre questa domanda al Cristo irriconoscibile che
qualche volta incontriamo per la
IL FUTURO
DEL FALEGNAME
E nel riconoscerlo per quello che
è stato e per quello che sarà, noi lo
riconosciamo per quello che è; U\
vivente, il Signore. Allora il passato
anche cristiano cessa di essere la registrazione d’una immensa delusione, e ci interessa solo in quanto in
esso hanno pure brillato alcune sciatille di speranza; e il futuro cessa di
essere l’illusione d’un tempo in cui,
i capi sacerdoti e i capi di stato cessino di essere quello che sono; degli
eliminatori di Cristo; per diventare
il futuro pieno, in cui il falegname
liquidato dai preti e dai hurocrati
farà ogni cosa nuova.
Ma come esprimere questa fede
che coinvolge passato, presente e
avvenire? La nostra tradizione evangelica ci ha lasciato due soli simboli
potenti che esprimono il contenuto
della nostra fede; la Bibbia e la
Santa Cena. Ma la Bibbia è diventata per molti di noi una raccolta di
foglie secche, un album di foto scolorite, e la Cena un gesto solenne e
vuoto; tuttavia per grazia di Dio la
Scrittura è rimasta per noi la Parola
di Dio, e la Cena è rimasta la Santa
Cena. Occorre che il Cristo vivente
torni a illuminare le sue scritture,
che parlano di lui, e ad offrirci il
pane di vita, che viene da lui; e
questo, come e quando egli vuole,
accadrà.
G. B.
I LETTORI CI SCRIVONO
Fui infermo;
(negii ospedaii
psichiatrici)
e mi visitaste
Abbiamo ricevuto — e pubblichiamo volentieri — questa lettera dalla,
nuiamo le nostre visite dividendoci in
gruppi.
Volete voi pure pensare a questi
nostri fratelli e ricordarli nelle vostre
preghiere? Volete collaborare con noi
con qualche piccolo aiuto finanziario
per aumentare i pacchi viveri o aiutare qualche parente che non può pa
Presidente del Comitato d’assistenza^ spesso i viaggi per raggiungere
della Chiesa di Corso Oddone, a To- gli Ospedali? Marcella Bertele
rino, il quale da anni porta la respon
sabilità della diaconia a prò degli evangelici ricoverati negli ospedali psichiatrici della città e dintorni.
Siamo alle soglie della Settimana
Tensioni
o fratture?
Ai dissenzienti chiediamo soltanto di fondo facciamo la politica della Chietrattare concretemente questioni pre-|sa di Roma: quando eravamo perse
cise, come da parte nostra cerchiamo
di fare. Se questo dissenso reciproco
sarà vissuto come una ricerca comune
di fede, sarà fecondo per tutti.
Tanto valeva
restar cattolico?
Un lettore, da Castellamonte:
Santa ed eccoci nuovamente occupate
Signor direttore,
guitati e massacrati i « papisti » erano i nostri acerrimi nemici; oggi che
invece questi stessi « papisti » ci aprono le braccia eccoci pronti ad accorrervi con la segreta speranza di fare
la pace... magari ad ogni costo, anche
a costo di un compromesso. Non è
per sentimentalismo sdolcinato o per
anacronìstica rettorica, ma quel famoso dialogo fra Pietro Valdo ed i teologi cattolici che si svolse durante il
III Concilio Lateranense nel 1179
sotto il papa Alessandro III e che su
Matrimoni misti
e legislazione
ecclesiastica
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
ho Ietto Farticolo di Alfredo Sonelli sui matrimoni misti in cui egli po
ne in termini di chiarezza l’esigenza
di non mentirsi gli uni agli altri. Non
è la prima volta che il Rotondi, rispondendo alle sue lettrici di « Grazia », scrive delle lepidezze ad oggetto
Un lettore, da Rorà:
In tempi come i nostri, carichi di
tensione ecumenica con la chiesa cattolica, sembra un non-senso trovare
uno che non sia su questa linea e che' Filarità dei Padri conciliari per ' dei matrimoni misti. Egli crede forse
non condivida le idee del momento, semplicità ed ingenuità delle rispo- così di fare gli interessi della sua
nei preparativi per le visite agli Ospe. I consenta di scriverLe, in brevi- osare ar sentire a propria voce i Valdo, è ancora drammatica- chiesa. Per certo non persegue nè tu
dali Psichiatrici di Torino. Questo ‘à, che il n. 10, del 10 marzo 1967, disapprovazione si rischia, nella mi; mente attuale. tela quelli di Dio e dei coniugi in
modesto lavoro iniziò una ouindicina fedelmente rispecchia la situazione di glmre delle ipotesi e trovando chi . . i. , questione,
mouesto lavoro inizio una quinuicma ascolti di essere considerato come de- ' Sia rassicurato chi pensi che la mo- ’ p , .
di anni fa ner onera di due n tre so- latente frattura tra le correnti di pen- ascoiii, ui essere consiaeraio come uè i- Concordo pienamente con Fimnosta
ui anni la per opera ui uue o ire so „ • i niffratore delle idee correnti siilFeeii- tivazione di questi sentimenti perso- j. r . . i i imposia
relle della Chiesa di Corso Oddone siero in seno alla Chiesa, al settima- nigratore de.le itìee correnti sull ecu 4 essere “ Monelli dà al suo
venute a conoseenza di qualche de- naie, ai Suoi collaboratori. | menismo co a o icesimo qua i si cancellati dalla storia Non ® appoggio le conclusioni
gente delle VaUi non visitato daUa I E trattasi, purtroppo, di una spia-, sono delineate in seguito al Concilio ° che condivido. Vorrei solo aggiungere
famiglia. Con_gli anni il lavoro si è cevole situazione, destinata via via ad Vaticano II e come conservatori del- si tratta qui nemmeno di rispolverare..............................
coordinato ed ampliato. Il numero aggravarsi, ad allontanare consensi ed *a peggiore specie. E se poi di fronte
dei ricoverati di confessione evange- opere, a non produrre alcun frutto ai cosi e i «a ai» e o pino
.. o- hnnnr, I Santo ctie ci tarebbe vedere qua e la
bea SI aggira sempre sull ottantina. Si nuono. , .
] Da lettore attento, quale sono. Le dei segni di questa specie di ecume
comunìtà.
gruppi : Collegno, Grugliasco, Savonera. Le Ville, Via Giulio. C’è chi dice
potrebbe quasi chiamarla una piccola , -- ------- -------7 t.---- -, . . , ,,
anche se divisa in vari dirò che la lunga lettera del signor, nsmo, si continuasse _ ad essere saldo
che è un lavoro inutile! Per fortuna
Aldo Long mi trova perfettamente al-' proprie posizioni, non tardereb- ve^ Dase solida,
lineato con le idee esposte. Sostenitore^® arrivare il titolo di «chiuso»
soprattutto della necessità urgente e azione dello Spirito e di « cieco »
si tratta qui nemmeno di rispolverare --
vecchie posizioni per sussistere sulla chiarimenti. La dispensa di
scena dei giuochi per la sopravviven- ! siasi tipo, come tutto 1 apparato
za. La nostra vocazione di popolo cri- '•egolamentare sui matrimoni misti
stiano è da Dio e non dalle situazioni dettato dal magistero romano, riguarumane così mutevoli e prive dì una d coniuge cattolico, fin quan
j do SI senta tale. Non vorrei però che
Non abbiamo da invocare arcane ra- ^»^0 scritto di Sonelli si possa trarre
rilevare che quel timore di mentire
al coniuge cattolico a mezzo delle nostre disposizioni regolamentari aventi
ad oggetto i matrimoni misti, non sussiste; poiché detta regolamentazione
non può leggersi, nè quindi osservarsi,
che nella sua coerenza ed aderenza
alla Parola di Dio.
L’invito è quindi duplice. \l singolo, protestante o cattolico clu’ sia, di
ricercar la liberazione che Cristo solo
può donargli mediante lo Spirito ed
aver così pace con Lui neF > sua coscienza anche in occasione di un matrimonio misto; ai nostri responsabili
della regolamentazione eccìlcsiastica
perchè non abbiano mai a dimenticarsi che il procedere alla disciplina
nella Chiesa è una costante operazione di coerenza e di confronto con la
Scrittura, che si traduce, per noi uomini, in un tentativo che va sempre
rinnovato perchè resta sempre incompiuto, sino al giorno in cui il LegC
slatore farà ogni cosa nuova.
Giorgio Peyrot
Senza riguardi
personali
gioni per spiegare la mancanza di vo
- ,. , . . I indprnjrahilp ehi» tutti coloro che non i ùi fronte ai chiari e molteplici segni cazìoni pastorali. L esempio della noce pure un medico che ci spinge a indevogabde che tutti coloro «he non | generazione in proposito è senz’ai
U C pui-c Ull lUCUlVU GllC »pXXXgC a ---— --O--------- ----- ------ All x C * *♦
continuare questo lavoro e ad inten-¡condividono la linea politica ^ ® ^^tenzirar a’ non far dire allo ' tro determinante. I nostri figliuoli ci
sificarlo, perchè questo contatto con ^ naie scendano in campo a sostenere | - vogliamo giudicano e forse si domandano la ra
esseri tagliati fuori dal mondo, poco ' vigorosamente e senza incertezze le spinto ai uw ciò ene noi vogliamo, g ^ j;
o mai visitati dai familiari, può essere per loro di grande aiuto, può esse
vedere ad ogni costo la gione della... stupidità spirituale di
o Spirito di Dio là dove ! noi che siamo l’eredità spirituale di
opinioni loro. | « non voler
Dalla Sua persona abbiamo d’altron- presenza deUo Spirito ------------, . . t „ • • i, • „„i;
-I- • ‘ f 11 dp nmnip varnnzip sulla dpmnrratica ®’è soltanto il nostro debole spirito quelle generazioni che nei secoli pasre, anzi e una vera medicina. E allo- de ampie garanzie sulla democratica contraddizione e dì sati hanno sofferto massacri inumani -'’“'’un »uno specie ai mero
ra con coraggio dobbiamo continuare possibilità di esercitare un intelligente ^ inauditi perchè la loro fede in Cri- mento esplicativo dettato dalla
e portare a questi nostri fratelli e so- i opposizione. I peeca | „ „oi sona e nura ' ili decoro e di ordine in cui la
V ^ I „ , . s .. . i Non SI può rimanere non solo per- sto giungesse uno a noi sana e pura. ^___ ,_____ ^
l’impressione che anche il coniuge
protestante debba sentirsi in una
qualche maniera astretto da quelle regole. Per noi evangelici vale come
unica « norma » la Parola dell’Evangelo; e la legislazione ecclesiastica, di
qualsiasi chiesa, non può aver valore
se non si presenta all’attenzione dei
credenti sotto specie di mero regola
esigen
E che ne è di quelle famiglie inte
relle il nostro affetto, il nostro sorri-1 Oso però consigliarLe di trovare un
so la nostra narola di coraseio e di sistema che consenta praticamente un plessi, ma indignati (se ciò e permes- | f q »ìpp.
so, la nostra parola ai coraggio e ui e . I sn ad iin nastnrpl di frnntp a certa re che per esigenze protonde di ricer
fede. Abbiamo ormai un registro con miglior dialogo, un migliore incontro P 1 . .... . i
i dati degli ammalati; sappiamo cosi di idee, veramente utile e fecondo. nostra stampa evangelica che grida
il luogo di provenienza, possiamo in-' E imponga a tutti, in primo luogo, quasi al miracolo dinanzi a manifestaformarci e sapere chi è visitato e chi Fuso di un linguaggio coerente e non
non lo è mai I fazioso, atto ad illustrare pensieri me
ca della verità hanno abbandonato la
Chiesa cattolica perchè hanno trovato
spirituali a proposito della ' il Gesù Cristo dell Evangelo?
Settimana di Preghiera per l’Unità j E che dire di tutte quelle persone
dei Cristiani, specialmente poi quan-1 singole che hanno dovuto superare
A mezzo dei pastori riusciamo a ditati e non vuoti imparaticci di in irenico atteggianlento ' dure lotte con la propria famiglia cat.
scuotere certe famiglie che ora, con-1 ciologia male appresa. In tal modo, «o si ammira m u-emeo atteggiamemo ^ ^__________________________________„„„
scuotere certe tamiglie che ora, con- cioiogia mare appresa, ni lai i “ . . , I «ntrare a far narte di una
fuse e pentite si sono ricordate di ! spariranno quei modelli di fanatica di canto un togato pastore protestante , tolica per entrare a parte m una
luse e penine, si sono rivuruaic ui ^ p „ „„ natfnlian. Nè le comunità evangelica, perche li esse
chiuso tra quelle mura, condannato a corderà di aver già letto n • i
quelle corsie, a quei dormitori male- ! mutandìs — in fogli di triste passato, I viimono chi legge 1 articolo,
odoranti e pullulanti di una umanità ' come « La Riscossa » e « Il Popolo di . Cristo allora non e piu il punto di
inquieta e dolorante. Veniamo pure a
conoscenza dei sacrifici compiuti nel
silenzio da madri o genitori anziani,
che scendono a Torino con il loro
pacco viveri stretto tra le braccia
stanche, tra la folla dei treni e poi
degli autobus, pur di rivedere i loro
cari, e non li abbandonano. A Natale
e a Pasqua facciamo il giro completo
di tutti questi ospedali con il pastore
(attualmente il past. G. Peyrot di Aosta), due anziani, recando un pacco ad
Alessandria ». I
Grazie per l’ospitalità che riterrà l’ecclesiologia non è più un elemenoffrirmi e molti auguri. ; separazione;
Maurizio Quagliuolo U primato romano non e piu le
__________ spressione dell’anticristo;
Lei concorda dunque che non sia- la mariolo già non ci slvenia più.
mo noi a dividere gli spiriti, ma che Chi ha sbagliato? i Riformatori e
il settimanale riflette le tensioni — noi. ° G chiesa cattolica?
non credo siano fratture, comunque lo
spero! — esistenti fra noi. Le confermo quanto ho risposto la scorsa setti'■ mona a un altro lettore: ci è difficile
ogni ammalato. Durante Fanno conti- ' parlare con pacatezza di certi temi.
Lo stato attuale della situazione genera certamente confusione nei semplici credenti che si sentono cosi disorientati di fronte a queste manifestazioni. E non ci accorgiamo che in
Noi oggi non abbiamo alcun diritto
di calpestare e distruggere, in nome di
questo nostro falso spirito ecumenico
con la Chiesa cattolica, il risultato di
una drammatica lotta fatta di ripensamenti, di perplessità, di incertezze,
di travaglio spirituale per uscire da
una chiesa che nascondeva Cristo col
suo messaggio d’amore e di perdono,
per entrare poi in una dove questo
amore e questo perdono sono predicati e si cerca di viverne.
Tanto valeva rimanere cattolici!
Tanto valeva farsi prete!
A. Rutigliano
Chiesa deve vivere (I Cor. 14: 40).
Nelle nostre discipline ecclesiastiche
valdesi ricorre una premessa di alto
significato a questo riguardo : « Promulgando questi regolamenti — si
legge ad esempio nei RO. del 1867 —
coloro ai quali la Chiesa ha dato il
mandato di prepararli, sentono il bisogno e si fanno un dovere di dichiarare in suo nome, che, lungi dal pretendere una infallibilità o una autorità che appartengono solo alla Parola
di Dio, questi regolamenti sono imperfetti e fallìbili, come ogni opera
umana, e non possono legare le coscienze dei cristiani che nella misura
in cui sono conformi alla lettera ed
in armonia con lo spirito della Rivelazione ».
Se rileggiamo Farticolo di Sonelli
tenendo presente questa ineccepibile
impostazione giuridico-teologìca di ciò
che deve sanamente intendersi per
« legislazione (direi meglio « disciplina ») ecclesiastica » nelle Chiese della Riforma, dobbiamo concordemente
Una lettrice, E. A., ci domanda di
pubblicare sul settimanale i primi
versetti del cap. 2 delVEpislola di
Giacomo. Pensiamo che essa sia stato
ferita, o abbia visto ferito qualcuna, |
nella comunità. Ora, la Parola del Signore non è un’arma con cui sfogare
i nostri rancori; ma l’avvertimenta
apostolico è sempre attuale, e in tal
senso, con una fraterna stretta di mano agli ’’umili” (si tratta di fraternità, non di ’populismo ecclesiastico’!)
trascriviamo qui le parole di Giacomo:
« Fratelli miei, la nostra fede ne!
nostro Signor Gesù Cristo, il Signore
della gloria, sia scevra da riguardi pW"
sonali. Perchè se nella vostra adunanza entra un uomo con Fanello d’oro,
vestito .splendidamente, c v’entra pure
un povero vestilo malamente, e voi
avete riguardo per quello che vestej
splendidamente e gli dite: Tu, siedi
qui in un posto d’onore; e al povero
dite: Tu ,stattene là in piedi o siedi
ai piedi del mio sgabello, non fate voi
una differenza nella vostra mente e
non diventate giudici dai pensieri
malvagi? Ascoltate, fratelli miei di;
letti : Iddio non ha forse scelto quelli
che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del
Regno che ha promesso a coloro eh®
l’amano? Ma voi avete disprezzato d
povero! Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi traggono
tribunali? Non sono essi quelli eh®
bestemmiano il buon nome che è stai®
invocato su voi? ».
7
j.. marzo 1967 — N. 11
t-ag. 7
Incontro di Comunità Evangeliche
Agape, 29 aprile - 1° maggio
Che tipo di matrimonio
vogliamo oggi in Italia?
MATRIMONIO CIVILE, MATRIMONIO CONCORDATARIO... Questi termini
ricorrono nelle attuali discussioni sul divorzio e non sempre valutiamo la profonda
differenza che esiste tra questi due tipi di matrimonio. Quali sono le loro rispettive
conseguenze nella Chiesa e nella Società?
MATRIMONIO CIVILE PER I LAICISTI. MATRIMONIO CONCORDATARIO PER I CATTOLICI. E noi evangelici? Critichiamo la prassi cattolica ma poi
usiamo a man salva della possibilità che è concessa anche a noi di un matrimonio
« religioso » valido agli effetti civili. Abbiamo anche noi il nostro piccolo concordato?
MATRIMONIO CIVILE PER TUTTI. Ma dove andrebbe a finire « la parte religiosa » del matrimonio dei credenti? Dovremmo « rifare » il matrimonio in chiesa
dopo quello civile? o istituire una « benedizione »? o che altro?
Neirincontro di Comunità che vi proponiamo, intendiamo affrontare con Taiuto
di alcuni specialisti questo aspetto del matrimonio che non interessa solo i singoli individui, ma anche le Comunità.
PROGRAMMA
S. 29 aprile : pomeriggio arrivo
19.30 cena seguita da un breve culto
21 presentazione del tema e dei partecipanti
D. 30 aprile: 9 colazione
10.30 culto con la Comunità di Prali
12.30 pranzo
16.30 tè
17 Conferenza del pastore Alfredo Sonelli sul tema: CHE TIPO DI
MATRIMONIO VOGLIAMO OGGI IN ITALIA? Discussione.
19.15 cena
21 Conversazione sul tema: «Liturgia per un matrimonio non concordatario ».
L. 1° maggio: 8.15 colazione
9 PROBLEMI DI ATTUALITÀ’ SUL MATRIMONIO. Scambio di
domande e informazioni sui temi del divorzio e dei matrimoni
misti a cura dei pastori Aldo Comba e Paolo Ricca.
12.15 pranzo; pomeriggio: passeggiate, distensione, contatti personali, partenza.
La c/uota è stata fissata in Lire 2.800 per persona e comprende vitto e alloggio
dalla cena del 29 aprile al pranzo del 1« maggio. Al momento della prenotazione del
posto, dovrà ess.ere pagata una tassa di iscrizione di L. 300. /rr ■ \
Le iscrizioni si accettano presso la SEGRETERIA DI AGAPE, FRALI (Tormo)
con preghiera di farle pervenire al più presto; alla Segreteria rivolgersi pure per mformazioni e indicazioni pratiche.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VERONA
Ci siamo riuniti in gruppo di studio per
l’esame del problema sottoposto alla nostra
ricerca : « Il Consiglio di Chiesa nella Chiesa missionaria »; i risultati della discussione
sono stati trasmessi per la preparazione del
Convegno di Consigli di Chiesa che ha avuto luogo a Mestre domenica 5 marzo, ed
al quale il nostro Consiglio ha partecipato
al completo. E" stata l’occasione per riprendere coscienza del significato della nostra
esistenza in termini di missione, con particolare riferimento alle occasioni che anche
a Verona si offrono; per le quali, come comunità, occorre disporsi còn disponibilità e
volontà di servizio fraterno.’
— Giovedì 16 marzo si è tenuta un’altra
riunione di studio: l’argomento, proposto
dal Sinodo, è stato Tesarne dello Statuto
della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia, che sarà poi discusso in Sinodo, in
vista delTAssemblea costituente della Federazione, prevista per il prossimo novembre
a Milano.
CERIGNOLA
La Filoidramimalica di Cerignoila, domenica 12 marzo, si è recala a Bari dove ned
salone adibito a teatrino della Chiesa Battista di Corso Sonnàno, si è esibita nella recita del dramma « Cis erne ecrepclale » di
Edina Ribet di fronte ad un nuimeroso
pubblico formato in gran parie da giovani
delle varie comunità della città.
Attentissimo l’uditorio ed apipilauisi a non
finire. Siamo lieti di questa forma di servìzio resa dai nostri giovani su un argomento così vitale. La coMelfa fatta, a conclusione della serata, è stata devoluta alTOspedale Evaugellico di Napoli.
G.E.C.
FIRENZE
iiimiiiimmHHMiiii
................min
A ROMA. mCONCRG mTERDENOMlNAZlOMLE DI MONITORI
Per un lavoro più missionario
Non dimenticare i piccoli disseminati della nostra diaspora
Un culto radio per bambini? - Scuola domenicale e scuola
Un incontro inlerdenominazionale di monitori di scuole donienioali ha avuto luogo
domenica 12 marzo dalle 13 alle 17 nella
sala della Chiesa Valdese di piazza Cavour,
presenti monitori delle Chiese ddlla città,
Battisite, Metodiste, Validesi. Ndl pomeriggio si sono uniti genitori e membri delle
varie comunità.
Dopo una fraterna àgape, il breve culto
dì introduzione è islato fatto da una studentessa detiristi'tiuio Battista « Betania », che
è una bella scuola di preparazione biblica
per ragazze. La signorina Mary Moore, insegnante alTIstituto, Ila inlrodoito quindi
una diiscussione su alcuni problemi riguardanti la S.D., esponendo qual è il lavoro
della.S. D. Battis'.a di Monte Sacro, lavoro
die vuole essere missionario, in quanto
fallo non solo per i bambini della comunità, ma sopraltulto per i bambini dei rione
die la frequentano sallnariamente ma volentìeri e che ricevono così il seme della
Parola, affidato poi alTazione dello Spiri o.
le visite fai te dalle monitrici nelle case
dei bambini, danne occasione di allargare
il Jnessaiggio alle loro famiglie.
La premessa di una linea di lavoro più
aiissìonario ha dato Tavvio a una ricerca
di altre forme di S.D. più aperte a ITes erno.
Ci siamo posti il problema dei bambini disseminati nel nostro paese e ei siamo ebiesti
tome naiggiungerli con un insegnamento e
tome dar loro, in fondo, il senso di non
^®sere « fuori » della Cbiesa, Abbiamo
avanzato la proposta di chiedere ai reapon‘abilli del oùllo radio almeno un culto rn<fit all’anno per bambini, che pò.ssa ragSiunigere andi’esso questi piccoli dissemiuati, (Jja proipOiSla è stata accolla favorevoltttante dai monitori e si «pera die non sia
^flknle il’aitluazione.
Il momento centrale del no» ro incontro
« «ala la vÌBÌIa del Rev. Douglas Huberry,
^reUrio Generale del Dipartimento della
iioveuilù della Chiesa Metodfola di Gran
Bretagna, ohe ei ha parlato de'Tinisegna®*60'to biblico nel suo paese. La d scuss one
'Be è seguita è stata assai vivace e sopralhUlo ci siamo interessali a quanto ci è stato
detto circa la preparazione dei monitori
" pedagogica e biblica — fatta da leaders
^'tOipetenti, diiranle week-end o campi o
*|rohe per corrisponitlenza, e circa il mate’ytla che monitori e alunni hanno a di.spo*’rione. I metodi di inisegnamento, tipici
^*1 paesi a maggioranza protestante, camWano alquanto anche perchè l’is'nizione
?aolàijiiiica (in uso in Italia solo nelle Valli
laldesi) offre ai ragazzi uno sfondo all’in**|Bamento che dà la Chiesa. È stata sugÌWita l’idea di un testo scoUtslico che i ra
gazzi evangelici dovrebbero studiare al poS'io della lezione di religione.
La cordiate atmosfera ohe lega il nostro
gruppo inlerdenoininazionale di monitori
aiuta a rendere ogni vol'.a positiva 1 esperienza di questo nostro incontro annuale,
frutto di un lavoro fatto nel medesimo spirito.
Berta Subilia
ASSISTENZA AI CARCERATI
mitBlZIiMEilll
Devo scusarmi, prima di tutto, per il
gran ritardo (dovuto a cause ind pendenti
dalla mia volontà) col quale vengo a ringraziare Liuti colloro ohe hanno inviato i
Uro doni per il « Natale dei Carcerali ».
È vero che è »lato risposto subito a lutti,
ma da queste colonne desidero ringraziare
in modo particolare i donatori che, nascosti
sotto il velo del’anonimo, non hanno potuto ecisere ringraziati direttamente. Essi sono (da ottobre a lutto febbraio); A.ET.
(Pinerolo) in un ipaoco di bbn, L. lu.wu,
E.G. (Torino) L. IO-“»! ^.G. (ianrmno)
L. 5,000; L.O.S. (Torino) L. 5.000 > B.E.I.
(Torino), in francobolli, L. 600.
Con profonda riconoscenza pMso dire che
anche quest’anno le ofierte sono in aumento sugli anni precedeuti, cosi che olire a
provvedere ai doni natalizi, è stato possi
bile aiutare alcuni casi particolarmente penosi, e vi è ancora una rimanenza per la
prossima Pasqua e per le necessita che via
via si presentano. Poiché Tinvio di pacoln
0 di aiuti in denaro, non si limita alle solennità di Natale e di Pasqua, ma continua
tulio Tanno... finché la cassa non sia esau
In occasione di Natale sono stóti mandali 55 vaglia, una diecina di pacchi, 50
f<>pie del numero di Natak del Grido di
Guerra, 35 copie del Calendario « Buon
Seme » (dono del « Messaggero Cris iano »
di Valenza Poi, 30 « Cbrislma» Letter» lo
Prisoners » (dono del Comitato omonimo
di Londra), oltre ad alcune copie del Calendario « Valli Nostre » e del » Calendario
Ballista ».
Tutto questo non sarebbe possibile senza
la vostra attiva e generosa collaborazione;
grazie a tulli, di vero cuore!
Con saluti fraterni,
Selma Congo
Torre Pelllce (To)
meriggio di beneficienza. Eppure osservia-“
mo che le nostre giovani (ed anche un po’
meno) sorelle hanno gran tempo per molte
cose non sempre inderogabili. Dimissione
della donna?
Non vorremmo concludere con una palinodìa, ma restiamo convinti che un po’ dì
energia ed un pizzico di dedizione siano
proprio necessari. E questo, ripetiamo, è osservato nel quadro generale di una città
convalescente, ancora disorientata.
I tempi non sono facili per la vita nella
fede (ma lo sono mai stati?), tanti problemi ci assillano e talvolta ci turbano, ma in
Cristo noi abbiamo « vita e pace ». Non
stanchiamoci di rivedere l’esistenza nella
luce di Gesù, siamo assidui nelTindirizzare
le nostre creature a Lui, amiamo la comunità come vera creatura della Grazia. E il
Signore, nella Sua carità, illuminerà il nostro cammino, ci farà vivere e vivere in
una pace che — dal profondo della nostra
esistenza — vorrà sorgere ed affermarsi come una testimonianza di fede di fronte al
mondo.
Diaspora Toscana. — Come è stato accennato, il past. F. Sommani ha seguito attentamente la nostra Diaspora, recandosi più volte
ad Arezzo, Levane, Montevarchi, Terranova
Br., Empoli, Prato, Montemurlo, Montale e
Signa. La cand. theol. G. Sciclone ha fedelmente curato l’Opera di Siena e raggiunto
Montalcino. Nella situazione nella quale ci
troviamo, facciamo sempre appello alla fedeltà alTEvangelo, dei credenti dispersi, isolati;
ma è ormai avviato un rilancio dell’evangelizzazione della nostra Diaspora, rilancio per il
quale stiamo preparando gli strumenti. Questo sarà l’argomento principale del Convegno
dei Consigli di Chiesa della Toscana indetto
per il 9 aprile a Firenze.
MANTOVA
Il gruppo giovanile prosegue i suoi contatti con l’Astrolabio (partecipazione ad alcune riunioni indette da quel gruppo — e
prossimo invito di altri di quel gruppo a riferire alle nostre riunioni di situazioni di
particolare interesse cittadino) e con la FUCI
(la prossima riunione è prevista per sabato
1 aprile, ore 18,15; testo: Matteo 5: 27-32;
nei locali della FUCI), e le riunioni settimanali di studio e discussione della predicazione domenicale. Per martedì 21 marzo
è preannunziata la visita del Pastore Giorgio Bouchard, membro del Comitato Nazionale della FUV. Nel pomeriggio di domenica 19 febbraio, un buon gruppo di giovani, e di non giovani, si è recato in campagna a far visita ai fratelli Ferrari; è pre'dsta la continuazione di un programma di
visite ai fratelli fuori città.
— Il nostro Consiglio di Chiesa ha partecipato al Convegno di Mestre (5 marzo),
dopo che ci eravamo riuniti in riunione di
studio preparatorio sul materiale che era
stato segnalato dalla Commissione Distrettuale.
Già come conseguenza delTincontro, si è
deciso, in riunione di Consiglio di Chiesa,
di programmare con regolarità il ministero
delle visite ai fratelli anziani, malati, e comunque isolati. Chi sarà richiesto per questo
servizio non si tiri indietro; e chi riceve la
visita sappia che riceve una vera e propria
visita della comunità.
— Domenica 12 marzo il culto è stato
presieduto dal Pastore Bertalot, della chiesa
di Venezia, segretario della Commissione
Distrettuale. Lo ringraziamo molto per aver
accettato di dirci anche lui TEvangelo.
I trombettieri valdesi
Il trimestre di lavoro compiuto fra noi dal
past. F. Sommani e stato ben utile: insieme
alla Cand. Theol. Sciclone ha riassestato le
attività normali della chiesa, ha curato con
assiduità la diaspora, e compiuto un prezioso servizio di contatti pastorali. Siamo riconoscenti a lui ed alla comunità di Torre Pellice, che ha consentito la sua venuta a Firenze. Dei culti sono stati presieduti dai pastori A. RiccOy A. Ribet e G. Girardet^
hanno edifictlò la chi^: li ringraziamo,
sperando bene di averli ancora fra noi.
Il Moderatore past. N. Giampiccoli più
volte è stato a Firenze, seguendo con attenta
cura una congregazione che ha molto sofferto; egli ha fatto sua questa volontà precisa di
uscir fuori dal pelago — è proprio il caso di
farlo! — e di risolvere l’annoso problema della sistemazione delle Opere e degli stabili,
non solo alluvionati.
Il Consiglio di Chiesa ed i Comitati delle
Opere hanno svolto un servizio prezioso, pressoché ignorato da tutti i credenti, e tuttora
sono impegnati perchè Tevangelismo fiorentino abbia degli « strumenti » di testimonianza
adeguati ai tempi.
Per il tempio di Via Micheli sono giunte
offerte per L. 7.125.000, e questo non è davvero poco. Ma non basta a coprire le spese
fatte per la apprezzata prima sistemazione,
mentre per la copertura del debito dobbiamo
arrivare a ben 20 milioni.
Una impressione (motivata?) sulle ’’attività^ di Chiesa”...
Le cose « camminano », ogni settimana sono segnalati culti e riunioni; nulla da dire:
ristituzione sta bene in piedi. Eppure s’ha la
impressione che Talluvione, la sconclusionata
esistenza di alcuni mesi, abbiano provocato
un trauma, uno sbandamento psicologico che
— dalla vita delle persone, di tante — raggiunge quella della comunità. Vediamo.
La Scuola Domenicale si è bene/male assestata nel tempio di Via Micheli; il gruppo
dei monitori svolge un servizio fedele. Per
Pasqua comincerà il servizio del ’ nido” per
accogliere i bambini che hanno . genitori al
culto : le stanze sono preparate, il materiale
d’uso sta per giungere, rammobiliamento sarà completato presto. Un incontro con i monitori di Bologna è previsto per aprile. Ma
siamo rimasti desolatamente sorpresi a notare
certe vistose assenze di bambini : quelle assenze sono un segno d’insensibilità delle famiglie. Dove vogliamo arrivare? vogliamo
davvero bene così ai nostri figli?
/ catechismi hanno luogo al sabato, gli orari sono stati oggetto di una sorta di contrattazione infinita. Lamentiamo però delle assenze anche qui : la dimissione della famiglia, che accetta qualunque voglia dì fare o
non fare salti in testa ai figli, ha il suo peso,
come ha il suo peso certo sfacciato opportunismo verso il quale noi evangelici non saremo mai abbastanza in guardia. E poi, due
sole assenze sistematiche per noi saranno sem.
pre troppe!
L'Unione Giovanile^ che ha dato un contributo così generoso nei giorni bui del fango
in casa, svolge una attività che varrebbe la
pena di apprezzare di più: a volle insieme
ai giovani battisti, a volte in Via Micheli,
porta avanti un programma interessante.
Banco di prova della sua concreta volontà
di servizio sarà la «Settimana del Libro »
del prossimo mese.
L’Unione Femminile ha il suo andamento stagionale... : le sorelle più giovani non
vogliono invecchiare a frequentarla; le altre
la seguono come possono, ma non si esce
dallo schema della « società di cucito », con
data/programma in vista: 13 maggio, po
Da lungo tempo non hanno più dato loro
notìzie. Vuoi perchè « Peuple heureux n’a
point d’histoire », vuoi perchè troppo assillati da una attività sempre febbrile.
Ora però, mentre fervono i preparativi
per la celebrazione del decimo anniversario
deUa loro attività essi non possono non pregare la comunità della Chiesa di concedere
loro un breve colloquio ispirato ad un fraterno interesse per la loro buona volontà e
le fatiche perseveranti con le quali si sono
studiati di servire la causa del Signore e
dell’E vangelo.
^ paSìSl£ti=-"-éieci inni da ^^ndo uri gestore convalescente ad Herrenalb (Foresta
Nera) domandava al Maestro Emilio Stober
Capo delle fanfare evangeliche del Baden di
trovargli una occasione di qualche vecchia
tromba in vendita per dotarne i giovani della sua comunità, E lo Stober aveva scosso
il capo sorridendo : Le trombe non invecchiano... Ma non era passato un anno che
il Maestro amico giungeva in Italia con
un doppio quartetto di strumenti nuovi dì
zecca da offrire in regalo ai giovani di Villar Pellice. E cominciava così un’impresa
che oggi ha quasi dell’inverosimile : con degli strumenti in mano, mai toccati prima
in vita loro; con poche nozioni dettate in
fretta dai donatori, ma senza istruttori nè
maestri, dovevano seguire un metodo diverso da quello delle fanfare civili o militari,
suonare un tono più su di quelle seguendo
il corista dell’organo, come usano le fanfare
Evangeliche di Germania (65000 trombettieri) nate circa 150 anni or sono per opera
di un pastore Moravo (discendente anche
lui come noi da Pietro Valdo). Faticarono,
tribolarono, si scoraggiarono mille volte finché dopo vari anni — esattamente come era
avvenuto per i colleghi Germanici — riuscirono ad avere qualche risultato positivo.
Al primo gruppo rimasto compatto e perseverante se ne sono aggiunti altri cinque. I
primi sei o sette suonatori sono oggi saliti a
oltre quaranta voci efficienti e presenti, e
se vogliamo tener conto dei numerosi assenti, per il servizio militare, per gli studi e
per ragioni di lavoro, e dei numerosi apprendisti, oltrepassiamo la cifra dei settanta.
Le trombe suonate per il servizio di Dio
han dato loro delle caratteristiche particolari che sembrano conservarsi malgrado il
passar del tempo. Quella anzitutto della
amicìzia e della solidarietà che dà loro il
senso di appartenere ad una famiglia particolare — anche se son di lìngua e di nazionalità diversa — suonano insieme per il
Signore: pertanto sono fratelli.
La caratteristica poi — diciamolo sottovoce — di saper affrontare molti sacrifici
per compiere la loro impresa. Da principio
trattavasi di sacrifici di tempo e di lavoro
per potersi consacrare al loro strumento, eppoi sacrifici per potersi riunire malgrado le
distanze che li separavano... Non v’era modo di farlo, allora, senza noleggiare dei taxi
e, attività quasi fuori legge come s’era un
tempo, non era il caso di implorare dei sussidi dalle amministrazioni ecclesiastiche...
colmaron le falle, da principio alcuni generosi amici, nascosti nell’ombra ed ora, tutti
i gruppi son riusciti a possedere una o due
o tre macchine che son messe volentieri al
servìzio degli altri. Tutto l’aiuto che gradiscono, se possibile, è quello dì qualche piccolo buono di benzina...
I Trombettieri generalmente — e questa
almeno è la loro parola d’ordine — si sforzano di circondare il loro Pastore e di collaborare con lui in ogni modo possibile. La
loro gioia e la loro ambizione consistono
nell'esser chiamati a suonare per accompagnare il canto degli inni delle sacre assemblee.
L’ultima Conferenza Distrettuale del Distretto Valli, su proposta del Vice Moderatore A. Deodato, ha avuto la bontà di prestar loro la sua attenzione e di inserirli nell’organizzazione della Chiesa con un ordine
del giorno che qui pubblichiamo : « La Conferenza Distrettuale del I Distretto esprime
la propria riconoscenza al Past. E. Geymet
per la tenacia con la quale, attraverso un decennio, ha operato per la formazione di fanfare Valdesi, in vista di offrire ai nostri giovani una via efficace di impegno nella lode
e nel servizio del Signore; esprìme al M.o
Stober la viva gratitudine delle Chiese delle
Valli Valdesi per l’opera prestata con generosità fin dal 1957, sia col fornire strumenti ai
varii nuclei di trombettieri, sia con l’addestrare i gruppi attualmente esistenti; prende
atto che le Fanfare Valdesi sono ormai costituite nelle parrocchie di Villar Pellice,
Luserna San Giovanni, Angrogna, Prarostino, Villar Perosa, Pomaretto e che questa attività è suscettibile di sviluppo e di potenziamento; ritiene essere giunto il momento di
inserire ufficialmente questa attività tra quelle del Distretto; da mandato al Seggio di studiare, con la Commissione Distrettuale e con
i Pastori già impegnati in questo lavoro, la
forma di questo inserimento, proponendola
ai voti della Conferenza, prima della fine dei
lavori ».
Con questo, i Trombettieri Valdesi, immensamente riconoscenti alla Chiesa, non
considerano di esser giunti ad un punto di
arrivo bensì a uno di partenza. Essi hanno
1 impressione di aver trovato nell’attività spesa per la gloria di Dio, un aiuto possente
per tutta quanta la loro vita religiosa, come
un orientamento salutare del timore che li
sospinge più decisamente verso quello che è
il fine stesso della vita e dell’universo intero :
la gloria di Dio.
Son pure consapevoli di aver trovato in
mezzo al disordine caotico del nostro tempo
in cui tutti cercano disperatamente una via
che non si lascia trovare, una loro via che è
sicura fra tutte perchè non si pente, non si
arresta e non ritorna indietro chi si spende
per la gloria di Dio.
Sono parecchie decine, ma non si daranno
pace finche non abbiano offerto a tutta la
gioventù delle Valli la possibilità di unirsi a
loro e di impegnare una tromba (gioventù di
cuore naturalmente perchè tra loro non si
guarda all’atto di nascita e con una tromba
in mano i vecchi spesso ringiovaniscono più
dei ventenni).
^ 4: *
Ora celebreranno il loro decennale. Da
tempo studiano già il programma che si sono prefissi.
Il 2-3 aprile giungerà dalla Germania il
loro caro Maestro, il fratello Emilio Stober
per curare durante un paio di settimane la
loro preparazione, quindi giungeranno dalla
Germania altri 30-40 trombettieri e, tutti
insieme :
Sabato sera 15 aprile alle ore 20 nel tempio
di Villar Pellice. dove nacquero le fanfare
Valdesi, daranno inizio alla loro celebrazione;
Domenica mattina 16 aprile, divisi in gruppi. suoneranno nelle sei chiese in cui esistono i loro gruppi;
Domenica pomeriggio, 16 aprile, alle ore
14,30 avrà luogo nel tempio di Torre Pellico la manifestazione principale.
I dettagli del programma verranno comuni,
cali man mano. Questa comunicazione ha voluto essere soltanto un primo squillo di tromha per pregare le Valli di concedere un momento di attenzione e di simpatia ai loro
Trombettieri e ad organizzarsi fin da ora
per partecipare alla celebrazione del loro
decennale. Un Trombettiere Valdese
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N. 12 — 24 marzo 1967
Verso una nuova
cattolicità evangelica
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
in marcia verso la pienezza della cattolicità, cioè verso « la reincorporazione
di tutti i valori autenticamente cristiani sparsi nel mondo alla Catholìca
visibile » (464). Questo processo comporta uno spostamento e un assestamento delle posizioni tradizionali e una immissione di fermenti nuovi, nei
cui confronti Roma aveva sin’ora opposto la clausura della Controriforma
e che ora è sicura di regolare in conformità del proprio principio fondamentale, ma che tuttavia la apre alla rielaborazione deU’acquisito e del
fermo, in certa misura all’analisi critica, comunque alla discussione e alla
problematica. Tutto questo potrebbe portarla verso direzioni imprevedute,
tali da mettere in crisi quel principio, da orientarla verso una cattolicità
di fedeltà diversa da quella delle sue concezioni. Bisogna sottolinearlo senza
illusioni; il fenomeno potrebbe avvenire soltanto contro quel principio
fondamentale, le cui lontane origini abbiamo cercato di indagare in un
precedente volume (465) e che Roma senza deflettere ha saputo mantenere
e rinvigorire, con fermezza ed elasticità, nelle situazioni storiche più diverse,
come abbiamo dovuto documentare nei capitoli che precedono. Ma la storia
non si svolge soltanto secondo principi stabiliti e contiene un imprevedibile
che sfugge ai calcoli degli uomini e che spesso produce le sue trasformazioni più radicali. Chi nel 1500, in pieno umanesimo rinascimentale, avrebbe
potuto prevedere il divampare della Riforma e la divisione dell’antica
Cristianità? Chi nel 1900, in pieno individualismo e liberalismo teologico,
avrebbe potuto prevedere il sorgere e l’enorme svilupparsi del movimento
ecumenico per l’unità della Chiesa? Chi nel 1950 avrebbe potuto prevedere
la trasformazione operata dal Concilio Vaticano II nel Cattolicesimo dei
vari Pio, Pio IX, Pio X, Pio XI, Pio XII? Se la simbolistica della Chiesa
come navicella sulle acque in tempesta ha un qualche senso, bisogna pur
pensare che il timone di quella navicella possa essere impugnato dalle mani
di im Navigatore più esperto e più autorevole di quelle degli uomini di
bordo. L’antica fede nel Signore che guida il suo popolo non può rimanere
una retorica pia.
D’altra parte: il richiamo del protestante all’autorità della Scrittura
non è più semplice come nel passato, ma si è rivestito di una problematica
critica sconosciuta alle epoche precedenti: è irrealistico pensare a una
interpretazione senza presupposti, il protestante non può più pretendere
con troppa sicurezza o illudersi con troppa facilità che i suoi giudizi, anche
se appaiono formalmente fondati sui testi scritturali, coincidano senz’altro
con la Parola di Dio, nella coscienza che, pur rifiutando per principio la
tradizione, la sua mentalità risente di tutta una tradizione interpretativa,
di un contesto ecclesiastico, di una inquadratura culturale, filosofica e sociologica, che bisogna risottoporre continuamente di nuovo a un confronto
critico con l’Evangelo. Egli non può, come ha fatto troppo spesso nei secoli
posteriori alla Riforma, contrapporre a una sicurezza autoritaria una sicurezza fondamentalistica o soggettivistica: l’oggettivazione biblicistica da
parte protestante non ha maggiore validità dell’oggettivazione dogmaticoistituzionale da parte cattolica e la pretesa di disporre della rivelazione è
infondata nei due casi. Il Protestantesimo non può quindi evitare di lasciarsi
mettere in questione proprio da quella Chiesa di Roma che esso ha sempre
criticato come antibiblica e che ora si serve dei suoi stessi strumenti per
contestargli il suo fondamento biblico, non solo nel senso di operare una
riduzione dell’Evangelo che ne impoverisce la pienezza, ma anche nel senso
che gli aspetti considerati più sicuramente e indiscutibilmente biblici del
suo messaggio, ridimensionati nel contesto dell’Evangelo, che è più ampio
dei suoi loci dogmatici, assumono un significato che sposta il loro equilibrio
e può modificare in parte il loro contenuto stesso. Prima di criticare e
per avere l’autorità di farlo, è necessario essere critici verso le proprie
convinzioni considerate più sicure e incontestabili e lasciarle mettere in
movimento da quell’Evangelo che s’intende predicare agli altri.
Il momento storico che la Cristianità attraversa è dunque di una
importanza che non può essere esagerata e che potrebbe essere decisiva per
il futuro. Per ragioni molto diverse e in diversa maniera le due Chiese
si sentono al di qua della verità, in difetto verso l’Evangelo e la sua
pienezza. Con o contro i loro principi, non possono avere una psicologia
confessionale trionfalistica, perché sono in uno stato di apertura, di ricerca
e di attesa, che le rende reciprocamente corresponsabili del loro domani
di cattolicità evangelica.
Ma perché questa tensione di speranza si concreti e poggi su un fondamento reale, vero — cioè altro da una situazione pesante di ecclesiasticismi contestabili — le Chiese non possono assumere atteggiamenti di
restaurazione o di conformismo: restaurazione di un passato sepolto, che
non può ritornare in vita, conformismo verso gli schemi di una società che,
sia nella sua versione conservatrice sia nella sua versione rivoluzionaria,
deve essere contestata, non sacralizzata. Le Chiese devono mettersi alla
ricerca di una via nuova. Questa via con ogni probabilità sarà diversa tanto
dalla via seguita in questo cinquantennio di ecumenismo, quale ora ci
appare nelle sue evoluzioni più recenti, quanto dalle prospettive proposte
dal Concilio Vaticano. Questa via con ogni probabilità non seguirà neppure
la pista che le viene offerta dai miti del dialogo, del servizio, del comunitarismo, che hanno conferito alla Cristianità della nostra generazione una
vitalità fittizia, illudendola di inserirsi nel mondo col fermento dell’Evangelo, mentre si tratta troppo spesso della consacrazione religiosa dell’etica
occorrente alla società borghese e marxista per superare la crisi di trasformazione delle sue strutture. C’è dunque da presumere che la via non potrà
essere né tradizionale-conservatrice, né ecumenica, né vaticana, né marxista.
Allo stato attuale delle cose nessuno è in grado di indicare in anticipo
quale sarà il tracciato di questa nuova via; a meno che nella nostra generazione sorga un profeta, che pronunci una parola tale da liberarci dalla
nostra disorientata e amara inquietudine di uomini alla ricerca di qualche
cosa che non sanno né esprimere né individuare, ma che segretamente
sanno essere l’essenziale e non trovano a nessuno degli indirizzi noti. Si può
soltanto dire — ma si deve dirlo — che l’udienza e l’autorità che il messaggio cristiano potrà ancora avere nel mondo di domani, dipenderà dalla
capacità o meno di trovare questa via.
Vittorio Subilia
Il processo di Gesù
(462) Card. A. Bea-W. A. Visser’t Hooft, Friede zwischen Christen, Freiburg i. Br. 1966.
(463) Y. M. J. CoNGAR, O. P., Chrétiens désunis, p. 315.
(464) Op. cit., p. 56.
(465) V. Subilia, Il problema del Cattolicesimo, Torino 1962.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
te dei cristiani di oggi, il volere avvicinare con sentimenti di avversione
e di ostilità i discendenti di quegli uomini che si resero colpevoli degli eventi del Venerdì Santo. Anche r.er
la cristianità i libri dell’Antico Testamento sono la parola di Dio, e in
essi sta la frase; ”Un figlio non porterà la colpa del padre, né un padre
la colpa del figlio” (Ez. 18: 20)»
(pp. 420-421).
INNOCENTI, I ROMANI?
Del resto non ci si può limitare a
parlare di respionsabilità e di colpa
degli Ebrei soltanto. Non ci ricorda
forse il Credo stesso che Gesù « pat'.
sotto Ponzio Pilato»? «Accanto agli
Ebrei il procuratore romano Ponzio
Pilato è responsabile dell’esecuzione
di Gesù»... «Colpevole egli si rese
per il fatto, che, nonostante la sua
convinzione deU’innocenza dell’accusato, lo fece flagellare e infine lo condannò persino a morte (...). Se si
indaga solo sulla partecipazione giuridica formale degli Ebrei e dei Romani all’esecuzione di Gesù, si deve
dunque rispondere ohe entrambi i
gruppi ebbero parte press’a poco uguale nella cosa, perchè dagli uni
come dagli altri fu pronunciata una
condanna a morte» (p- 419).
SENZA SENSO,
UN PROCESSO IN APPELLO!
Dopo alcuni minuti di conversaziozione chiedo ancora ai catecumeni;
Pensate che sia utile una revisione
del processo di Gesù? Che sia sufficiente per noi stabilire chi fu colpevole, allora, della condanna di Gesù?
No! — è la chiara risposta.
Mi fa piacere costatare ohe senza
avere letto le 472 pagine del Blinzler,
senza aver dietro di loro la sua preparazione teologica, ne condividano
però le conclusioni : « La richiesta ( di
revisione del processo) avrà ottime
intenzioni, ma è completamerite senza senso. Essa riposa, come si è stabilito, sul presupposto che la condanna a morte pronunciata dal Sinedrio fosse giuridicamente invalida
a causa di innumerevoli errori di forma, e che proprio questo giudizio
avesse portato immediatamente alla
esecuzione del Signore. Entrambi i
presupposti sono, come si è visto, inesatti. Una revisione del processo da
parte degli Ebrei dovrebbe muoversi
su tutt’altro terreno che quello giuridico, e precisamente sul terreno della
fede. Con ciò tocchiamo però un problema, che è già fuori del punto di
vista storico^giuridico, il solo che qui
interessa. È comunque opportimo
sottolineare che il punto di vista puramente storico, per giustificato e necessario che sia, resta superficiale ed
unilaterale se non è completato da
quello teologico-religioso. Alla luce
della fede nella Redenzione il tragico
evento del Venerdì Santo prende dimensioni e profondità completamente nuove. E soprattutto la questione
sulla colpevolezza diventa ima domanda rivolta alla propria coscienza» ( p. 421).
ANCHE NOI COLPEVOLI?
I catecumeni seguono bene questo
ragionamento. La loro forma mentis
(non mi sento infatti di dire: le loro
solide nozioni catechetiche I ) è comunque abbastanza teologicamente
plasmata da far loro sentire ohe appunto la colpevolezza dinanzi alla
croce di Cristo è «una domanda rivolta alla propria coscienza»!
E proprio per questo ora comprendono meglio, dopo questo inaspettato
excursus nel campo giuridico, il ritorno ad una considerazione teologica
del processo di Gesù, e non devo
spendere più molte parole per spiegare il perchè giustamente il loro manuale di catechismo, alla succitata
domanda : « Perchè gli uomini hanno
voluto la morte di Gesù?» risponda
« Gli uomini hanno voluto la morte
di Gesù, perchè non potevano tollerare un Messia che dimorasse tra di
loro nella santità e nella povertà. La
croce rivela cos'. il nostro peccato e
la sofferenza che procura a Dio». Il
« nostro peccato », sì ! Non solo quello
degli Ebrei o dei Romani che intorno
alTanno 30 o 31 (Ofr., per questa data. il Blinzler, p. 88) hanno processato e messo a morte Gesù di Nazareth!
ALTRI INTERROGATIVI
L’ora del catechismo è terminata.
Ma certo non sono terminate le considerazioni che si possono e si debbono fare intorno al processo di Gesù,
non soltanto dal punto di vista giuridico, ma anche teologico (ad es.,
com’è valutato questo fatto nel libro
degli Atti e nelle Epistole?) e letterario e storico. Tanto per citare ancora
qualche domanda posta (con relativa risposta) dal Blinzler: Sono fedeli i resoconti del processo che troviamo negli Evangeli? O sono forse stati riferiti con intenti di apologetica
cristiana? O con sentimenti antisemitici o antiromani? Ed è possibile
confermare o meno questi racconti
con prove tolte dalla storia profana,
o tratte dall’archeologia dei luoghi e
dei costumi dell’epoca? Si può fissare
un’esatta cronologia degli eventi narrati?
Tutte queste questioni non possono
evidentemente essere approfondite in
semplici lezioni di catechjlBmo: richiederebbero mesi e mesi di studio,
ma è bello potere indicare a chi ne
ha il desiderio un libro ohe le tratta
con competenza e precisione. Un libro di uno studioso che ha praticamente esaminato tutto quanto è stato pubblicato in diverse lingue su
questi argomenti (ne fanno fede le
abbondanti note e piccoli excursus a
piè di pagina) e che per ogni dettaglio, anche minime, riferisce i punti
di vista dei vari studiosi ohe se ne
sono occupati, traendone poi la do
vuta conclusione, che non è mai for
zata, o per forza definitiva, quando
è chiaro che non lo può essere.
Come i catecumeni di cui sopra, leggendo il Blinzler, il credente si troverà di fronte a problemi e fatti a
cui forse non aveva mai pensato, ma
come essi potrà alla fine sentire, con
maggior conoscenza di causa, che
quanto gli è stato insegnato non sol
tanto teologicamente, ma anche storicamente, circa il processo e la crocifissione di Gesù è vero, storicamente vero, anche se a riferirne i fatti
non sono stati dei giuristi (e quindi
non hanno steso dei processi verbali
dei dibattimenti dinanzi al Sinedrio
ed a Ponzio Ffilato) o degli storici,
nel senso scientifico della parola (e
quindi non hanno pensato di procurarsi sempre tutte ie prove che allora avrebbero potuto reperire per convalidare i loro espostii. Ma — come
abbiam.o visto — il Blinzler non si
limita a queste questioni tecniche.
Non si legge invano questo libro,
scritto da un teologo cattolico e che
esce con tante di « approvazione ecclesiastica », ma nel quale (a parte le^
indicazioni delle citazioni dalla Bibbia, scritte in latino anche Se il testo è tradotto in italiano) non si
sente alcuno spirito confessionale, è
un’oi>era dotta, seria e profonda; cl
stupisce persino, dato che è cattolica,
che non prenda nemmeno in considerazione il nroblema della storicità
0 meno delle varie Sacre Sindoni
sparse nel mondo, neanche in un
excursus di cui pure il libro abboncia!
Bruno Costabel
Dalle Comunità
BOBBIO PELLICE
Sabato 11 marzo la U.G.V. di Prarostino
,;uidata dal suo Pastore ha recitato con bravura nel nostro teatro la commedia drammatica « E Giove ride » di Cronin. Numeroso
il pubblico malgrado il forte vento che non
incoraggiava certo quella sera ad uscir di
casa! Nutriti applausi hanno sottolineato la
approvazione del pubblico sia per la recita
che per la esibizione dei trombettieri i quali
hanno eseguito alcuni inni dell’Innario. Un
arrivederci ai giovani di Prarostino ed un
vivo grazie per l’ottima serata che ci hanno
dato di trascorrere.
— Giovedì sera, 16 marzo, abbiamo avuto tra noi il Pastore sig. Tourielle il quale
dopo una interessante « causerie » sulla lebbra, le sue manifestazioni e le sue cure ha
proiettato nel nostro cinema un ottimo documentario a colori sulla cura della lebbra
stessa. Lo ringraziamo di cuore per la sua
gradita visita e per quanto ci ha detto e
mostrato.
— Venerdi 17 marzo ha avuto luogo il
servizio funebre della nostra sorella Artus
Maria fu Giuseppe deceduta alla frazione
Martinats giovedi 16 corr. alla età di anni 68.
La nostra sorella è stata colpita dalla malattia quando ancora era in tenera età e da
allora non si è più rimessa. La prova è stata
per lei lunghissima e difficile; ma ella l’ha
sostenuta con spirito di fede e di perseveranza sino alla fine. Alle sorelle, ai familiari
ed ai parenti tutti rinnoviamo l’espressione
della nostra viva e fraterna simpatia cristiana.
— Nel corso del nostro culto di domenica
19 marzo abbiamo avuto la gioia di accogliere nella nostra Chiesa, quali nuovi membri
responsabili i seguenti catecumeni : Baridon
Nella (Carbonieri), Bonjour Bruna (Via Sibaud), Bonjour Giovanni (Via Capitano Mondon), Cairus Clelia (Campi), Catalin Delia
(Pidone), Catalin Marisa (Via Sibaud), Charbonnier Mauro (Via Maestra), Favai Divina
(Giornà), Gönnet Daniele (Pautasset), Melli
Silvano (Pidone),. Meyron Elena (Via Boschetti), Mondon Mario (Via Janavel), Rostagnol Giovanni Giacomo (Rostagni).
Il Signore li benedica e li guardi sempre
e faccia di ognuno di essi un membro fedele
e consacrato della sua Chiesa. L’Unione dei
Giovani e l’Unione delle sorelle di Chiesa
hanno invitato i catecumeni rispettivamente
la sera di sabato 18 ed il pomeriggio di domenica 19 a simpatici trattenimenti nel corso dei quali sono stati rivolti loro messaggi
di rallegramento e di augurio che, ne siamo
sicuri, hanno trovato un eco nei loro cuori.
c. a.
S. GERMANIO CHISONE
In quest’ultimo periodo la nostra Comunità è stata colpita da alcuni lutti. Il 26 gen.
naio ha avuto luogo il funerale di Luisa Bertin ved. Bois, proveniente da Torino e da diversi anni ospite della Casa di Riposo; rimasta sola e cieca questa nostra sorella ha
trascorso ultimamente un periodo di dura
prova.
Il 27 gennaio è stato celebrato il servizio
funebre di Margherita Forneron ved. Bertalot (Ciampas) deceduta dopo un lungo periodo di sofferenza che ella sopportò con serenità.
Due giorni dopo, il cimitero si riapriva per
accogliere le spoglie mortali di Maria Bertalot ved. Vinçon (Gondini); anche questa nostra sorella è stata sostenuta dalla fede durante il periodo della prova.
A soli ventitré giorni dalla dipartenza della
sorella Silvia Jahier ved. Travers, deceduta
in Torre Pellice, ha chiuso la sua giornata
terrena l’ex insegnante Alice Jahier (Gorga)
che per lunghi anni ha profuso le sue doti
di mente e di cuore svolgendo amorevolmente la sua missione di educatrice. Ella lascia
in tutti i suoi ex alunni, un ottimo ricordo
Il tempo della sua infermità è stata lunghissimo ed è stato caratterizzato dalla serenità
e dalla fede.
A tutte le famiglie provate da queste dipartenze la comunità esprime ancora la sua
più profonda simpatia cristiana e ricorda
le parole di Gesù : « Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me anche se muoia,
vivrà ».
— Il segno del battesimo è stato posto
sulla piccola Gemma Bounous (Gardey). Il
S'-gnore benedica abbondantemente questo
agnellino della sua greggia ed i suoi genitori.
SCSA-COAZZE
Rinnoviamo le nostre cunidoglianze e l’espressione della nostra simpatia ai congiunti
in Italia e nel Brasile per la dip.trlita de!
nostro Fratello Natale Croce di unni 69.
In Conidove (Torino) dove presso la sorella
M. Luisa ved. Miletto e famiglia ha passato i suoi ulitimi anni araorevclmen e curato, icon i parenti molti amiici e conoscenti
suoi hanno prei-enziato al suo funeiale ed
hanno avuto tosti roccaBÌone di udire Fanliunzio della risurrezione e della Vita in
Cristo.
Siamo grati a Dio e a quanti hanno dato
la loro collaborazione che anche quest’anIII, abbiamo potuto ricordare, riconoscenli
e fidenti nell Signore, la data del 17 febbraio con un Culto di adorazione e Santa
Cena nei due Templi 'a domen icu 19 febbraio e con un Culto unico per le fine Comunità, ipresen'-i anclic ¡parenti ed amici
venuti da fuori, a Coazze, Tempio pieno, la
domenica 26 febbraio seguito dairagape
fraterna presso un albergo locale con settanta commensali comorersi il Sindaco, Segre'ano comunale, Marec-ciallo (lei Carabinieri.
Rinnoviamo ringrazlamenli parlieolari alle Sore’le di Coazze le quali hanno fatto gli
onori di casa e nella Sala delle at iv.'tà delia.
Clùesa hanno servito il te etn abbondante,
dolce contorno.
Direttore resp. : Gino Conle
Reg. al Tribunale di Pinerole
n. 17.5, 8-7-1960
Tip. Suiialpina s.p.a, . Torre Pellice (Tol
avvisi economici
RICHIEDESI per Istituti Ospitalieri
Valdesi personale infermieristico
qualificato', e in particolare caposala con esperienza. Scrivere C.I.O.V., ,
Via Roma 3, Torre Pellice, tei. 91.536
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A soli otto mesi dalla morte del
babbo, Anna ed il marito Gioele Con-1
fortini. Maria Adelaide ed il marito
Odoardo Lupi, Roberta e Guglielmo
Monteforte, annunciano la morte
della mamma e suocera
Santina
De Vecchi Rinaldi
rvvenuta in Roma il 17 marzo i967-,
« Se abbiamo sperato in Cristo
per questa vita soltanto noi
siamo i più miserabili di tuli*
gli uomini. Ma ora Cristo è ri'
suscitato dai morti, primizi®
di quelli che dormono » 1
(I Cor. 15: 19-20) !
RINGRAZIAMENTO
I figli Ferdinando, Alberto, Rosa
colle loro famiglie, ringraziano vivamente tutte le gentili persone eh®
colla loro presenza hanno voluto
prendere parte al loro dolore, in occasione della dipartita del loro amato
padre
Eugenio Breuza
San Martino di Ferrerò,
10 .maizn 1967. .