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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANCiELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 17 MARZO 1995
ANNO 3-NUMERO 11
LA NAZIONE 0 L'IMPRESA
ITALIA SPA
PAOLO FABBRI
Da un po’ di tempo a questa parte ricorre spesso
l’espressione «Azienda Italia» per indicare lo stato. Pel"ché questa novità nel linguaggio politico e giornalistico,
visto che da sempre gli studiosi considerano lo stato una
grande azienda pubblica?
Un’azienda che fa scelte
sbagliate, lo sanno tutti, può
fallire; lo stato si tende a
pensare che non fallirà mai.
Non a caso un impiego statale è tradizionalmente il più
sicuro, anche se non il meglio remunerato. I problemi
creati dall’oggettiva situazione di dissesto finanziario
dell’Italia hanno reso naturale il riferimento all’azienda
come organizzazione che deve necessariamente essere efficiente e fare utili, pena la
sua scomparsa sul mercato.
Vale allora la pena di verificare fino a che punto l’Italia
può essere assimilata a una
società per azioni.
I proprietari di una Spa sono gli azionisti, che si riuniscono in assemblea ed eleggono un Consiglio di amministrazione al quale viene dato l’incarico di gestire l’azienda; di norma il Consiglio
elegge a sua volta un presidente, cui compete la straordinaria amministrazione, e
un amministratore delegato
per la gestione ordinaria.
L’amministratore nomina
chi vuole a capo delle varie
sezioni o aziende controllate,
decide il livello di qualità dei
prodotti da offrire, quali «rami secchi» della gestione tagliare, dove fare nuovi investimenti, quante persone gli
servono e quante eccedono.
L’amministratore delegato
gode di un'ampia discrezionalità nella sua azienda, che è
vincolata dal rispetto del codice civile e delle leggi. Se le
scelte saranno valide, il mercato comprerà i prodótti, le
banche daranno finanziamenti, l’azienda farà utili.
Nell’azienda Italia, con un
po’ di immaginazione, possiamo ritenere che gli azionisti siano tutti gli italiani che
delegano i propri rappresentanti a riunire in un’assemblea-parlamento, che a sua
volta elegge un presiedente
della Repubblica con il compito di rappresentare lo stato
e conferisce la propria fiducia
a un Consiglio dei ministri
con un capo del governo.
Le differenze fra queste due
forme organizzative sono
molte e complesse, ma una
balza subito evidente: gli
azionisti sono anche i destinatari dei prodotti, o meglio dei
servizi forniti dall’azienda
stato e lo sono tutti, manager
e barboni, operai e contadini,
montanari e cittadini. Ne consegue innanzitutto che questa
grande azienda pubblica deve
ricercare l’efficienza nei suoi
meccanismi, ma non può permettersi di eliminare certi servizi che il mercato farebbe
cèssare. Ad esempio una persona anziana deve essere rico
verata in ospedale se prende
la polmonite, anche se l’età
comporta un tipo di degenza
antieconomico. In secondo
luogo l’azienda Italia non può
trascurare la presenza o meno
di disoccupati perché la nostra
è una Repubblica fondata sul
lavoro (come recita l’art. 1
della Costituzione).
Queste sono le vere profonde differenze tra l’azienda
Italia e una privata Spa: si deve quindi ritenere che non
esista un problema generale
di inefficienza nella pubblica
amministrazione? Non è così.
L’inefficienza nella pubblica
amministrazione è importante ma occorre capire che
essa è nata dall’affermazione
di un modo di fare politica
che ha trascurato di affrontare i problemi tipici dell’azienda stato e ha posto il potere e la sua conservazione al
posto di una gestione della
cosa pubblica tesa al miglioramento dei servìzi, alla formazione di regole per il buon
funzionamento della competizione economica, alla costruzione di uguali opportunità per tutti i cittadini.
L’inefficienza nasce dalla
mancanza di obiettivi di ampio respiro, una mancanza
che si ingigantisce col crescere del debito pubblico e
dei sacrifici che questo impone alle famiglie: qui sta il
vero punto buio della politica
italiana. Da chi aspira a governare non dobbiamo aspettarci soprattutto la capacità di
realizzare efficienza; per questo ci sono i tecnici a tutti i livelli, ed è sicuramente bastante la volontà politica di
utilizzarli. A chi si propone di
governarci dobbiamo chiedere «senso dello stato» e, per
esprimerci con le parole di
Karl Barth, una profonda etica della responsabilità.
Riflessioni partendo dalla parabola dei lavoratori nelle diverse ore
Grazia è il nome della vera giustizia
CIUSEPPE PLATONE
«Questi ultimi hanno fatto un’ora sola
e tu li hai trattati come noi che abbiamo
sopportato il peso delle giornata e sofferto il caldo...»
(Matteo 20, 12)
Leggendo la parabola dei lavoratori
delle diverse ore c’è un punto sul
quale tutti concordiamo ed è proprio
quando un lavoratore della prima ora dice, in sostanza, al padrone della vigna:
ma come! Abbiamo lavorato dodici ore
sudando come matti e adesso ci paghi
con la stessa paga di chi ha lavorato solamente un’ora?
Noi parliamo di giustizia ma qui Dio
ci parla della sua grazia. «Vedi tu di mal
. occhio - dirà il padrone della vigna che io sia buono?». L’amore di Dio suscita rabbia, invidia: più Dio è buono,
più noi diventiamo cattivi; più Cristo
ama i suoi e più lo lasciano solo; più lui
è femio nel suo atteggiamento di nonvio
lenza e più forte diventa l’onda di violenza che lo trascina sul Golgota. Più c’è
generosità, liberalità, apertura, tolleranza, più vi esplode accanto la meschinità,
l’aridità, la chiusura, la condanna.
Noi possiamo costruire un regno di
giustizia dove i più bravi, i più svegli, i
più forti, i più sani e i più ricchi saranno
sempre in prima fila, ma non dobbiamo
illuderci che questa nostra giustizia coincida con la grazia di Dio. Non si può ridurre r Evangelo a una semplice morale.
E allora? Questa allergia tra le nostre regole e quelle di Dio è proprio incurabile?
No. Tra la chiesa della pura formalità
o la chiesa settaria c’è un grande spazio
di azione, di pluralità, di ricerca dove si
può tentare di collegare, anche in modo
nuovo, il regno di Dio e il regno
dell’uomo. In altre parole si tratta di
provare a trasformare l’invidia, non dico proprio in amore, ma almeno in rispetto; si può provare a capire come il
gesto generoso di pagare chi ha lavorato
lo stesso di chi ha lavorato di meno non
Visita in Italia
Konrad Raiser
incontrerà
papa Wojtyla
Il pastore Konrad Raiser,
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), incontrerà papa Giovanni Paolo II durante una visita a Roina, prevista dal 4 al
7 aprile. È la seconda volta
che Raiser visita Roma nella
sua veste di segretario generale del Cec: nel giugno 1993
la visita avvenne su invito
delle chiese membro italiane
del Cec (battisti, luterani, metodisti e valdesi), e Raiser incontrò anche i responsabili
del Pontificio Consiglio per
la promozione dell’unità cristiana. Quello del prossimo
aprile sarà quindi il primo incontro di Raiser con il papa:
tutti i suoi predecessori hanno
effettuato visite ufficiali in
Vaticano, mentre il papa Paolo VI ha visitato il centro ecumenico di Ginevra, sede del
Cec, nel 1969, e Giovanni
Paolo lì nel 1984.
Parlando a Copenaghen,
dove ha svolto una relazione
al summit mondiale sulle politiche sociali, Raiser ha affermato che la visita al papa
intende essere «una espressione dello stretto rapporto
che si è sviluppato in più di
trent’anni di collaborazione
fra la Chiesa cattolica e il
Cec». «Il nostro rapporto è
cambiato nel tempo e ci sono
stati alcuni punti di difficoltà
da entrambe le parti: perciò è
bene incontrarsi per vedere
insiente in quale direzione
vogliamo muoverci». Nel
corso della visita il pastore
Raiser incontrerà anche i rappresentanti delle chiese membro e della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia.
Raiser sarà accompagnato dai
vicesegretari generali Mary
Ann Lund e pastore Wesley
Ariarajah, dal responsabile
dell’ufficio per gli affari internazionali, pastore Dwain
Epps e dall’ortodosso Georges Lemopoulos.
è una frode ma è il garantire un minimo
vitale a tutti. Si può provare a vivere
quella rivoluzione di mentalità che Cristo ha portato tra di noi.
Se la nostra giustizia si ferma, come
spesso capita, al puro tornaconto non
potremo mai riflettere la luce di Cristo.
La grande difficoltà sta proprio nel cercare di far entrare in contatto, in confronto, la logica dell’Evangelo con la
nostra. Ogni chiesa non dovrebbe avere
altro progetto che questo.
A prendere sul serio questo Evangelo
che ci scuote dalla testa ai piedi c’è da
avere paura. Molte sicurezze, molti riferimenti e convinzioni saltano; ci si sente
smarriti, ma occorre vivere questa crisi
per rinascere ad una nuova mentalità. Occorre investire nell’azienda di Dio senza
temere di pagare un prezzo troppo alto.
Si tratta del miglior investimento possibile: lasciandoci afferrare dall’Evangelo la
nostra vita, attraverso sempre nuove sfide, acquista quel senso duraturo e
profondo che abbiamo invano cercato.
Battisti in Albania
pagina 2
Delle Chiese
Sinodo valdese
del Rio de la Piata
pagine 3 e 4
All’Ascolto
Della Parola
Comunione
nella preghiera
pagina 6
2
PAG. 2 SFORMA
Ecumene
venerdì 17 MARZO 1995
L'opera del pastore battista Saverio Guarna a Tirana sta producendo ottimi frutti
Albania: in primavera si battezza Maometto
EMMANUELE PASCHETTO
Prosegue a Tirana l’opera
del pastore Saverio Guarna, raggiunto ora dalla moglie
Betsy: entrambi sono alle dipendenze della Missione battista europea (Ebm). Il loro
lavoro si inserisce in una situazione politica, economica
e sociale molto difficile: gli
investimenti dall’estero sono
limitati perché le imprese temono ancora l’instabilità legale e politica; miseria e disoccupazione sembrano per
ora problemi insolubili; l’inflazione è sotto controllo perché i prezzi levitano lentamente, ma ciò avviene grazie
al blocco rigido dei salari.
Anche nella capitale acqua ed
elettricità sono razionate e i
generi alimentari locali non
sono eccezionali: quelli importati dall’Italia costano il
triplo rispetto al nostro paese.
Saverio e Betsy sono però entusiasti del loro lavoro e si
sentono a loro agio con gli albanesi che, ci scrivono, sono
«sempre affettuosi, generosi,
amichevoli e ospitali oltre
ogni dire».
Per tre mesi è stata a Tirana Francesca Nuzzolese che,
completati gli studi di teologia a Riischlikon, ha voluto
fare un’esperienza missionaria. È nato così un nuovo polo di evangelizzazione nel
quartiere di Laprake, dove
Francesca ha raccolto un
gruppo di donne e ha iniziato
una scuola domenicale; dopo
la sua partenza la testimonianza è continuata e sta crescendo. A Tirana la Chiesa
battista ha ora una notevole
attività: riportiamo uno stralcio di una circolare di Saverio Guarna, datata 8 gennaio.
«Domenica, scuola domenicale per tutte le età alle 10 (di
media 70-80 presenze ripartite
in 4 classi), culto alle ore 11
(media di 90-100 presenze).
Il pastore Saverio Guarna con i bambini delia scuola domenicale
indi corso di catecumenato (8
candidati... per ora). Martedì,
studio biblico e scuola domenicale a Laprake; martedì e
mercoledì corso di italiano per
studenti delle superiori e universitari (sono 18); giovedì,
riunione di preghiera e studio
biblico; venerdì, unione giovanile (circa 40 presenze in
media), sabato, corso per i ministeri. Tutti i giorni un intenso programma di visite pastorali per tenere i contatti con
circa 250 persone, una parte
delle quali ancora non viene
in chiesa regolarmente, ma è
presente nelle occasioni speciali: per la festa natalizia dei
bambini, il 18 dicembre, in.
chiesa eravamo in 257, per il.
culto di Natale in 128».
La Chiesa battista di Tirana
è composta da albanesi e dagli europei impegnati nei diversi settori del progetto
Ebm; ovviamente fra gli albanesi ci sono uomini e don
ne, ma nei posti di responsabilità della chiesa ci sono
esclusivamente donne, in genere universitarie: la segretaria, la tesoriera, la coordinatrice della scuola domenicale
e quattro monitrici, le tre interpreti, il gruppo musicale
(due violini e una tastiera), i
tre membri albanesi del Consiglio di chiesa, le conduttrici
del canto e della preghiera
nel culto. La chiesa sta assumendo una fisionomia più
chiara e si va strutturando anche sotto il profilo normativo: sono in preparazione il
Patto della chiesa, lo Statuto
e la Confessione di fede.
La partecipazione crescente ai culti e alle riunioni ha
imposto la ricerca di un locale più capiente: dallo scorso
agosto è stato preso in affitto
un complesso più grande. Il
salone contiene oltre cento
posti a sedere, ma le spese
sono salite a 1.300.000 lire il
mese. Proprio per cercare una
soluzione definitiva a questo
problema il Comitato esecutivo deirUcebi ha incaricato
l’ufficio tecnico delTUnione
battista di fare i piani per la
costruzione di un tempio a
Tirana.
Nella primavera prossima
ci saranno certamente dei
battesimi al mare, forse una
decina. Tra questi vi sarà anche Maometto: un anziano
solo, povero e malato che ha
scoperto l’Evangelo di Cristo
e che prima di Natale ha testimoniato in pubblico la sua
scelta di fede. I cattolici e gli
ortodossi quando battezzano
un musulmano gli cambiano
nome ma i battisti di Tirana
vogliono che Maometto conservi il suo nome, perché intendono così rispettare la sua
dignità personale e sottolineare come i credenti appartengano a «ogni tribù, lingua,
popolo e nazione».
Di fronte a 30.000 cristiani a Brazzaville
Le chiese del Congo
«Ricostruire la pace»
In una dichiarazione resa
nota il 29 gennaio scorso di
fronte a 30.(X)0 cristiani riuniti a Brazzaville per la commemorazione del 25° anniversario dell’ecumenismo in
Congo, i responsabili delle
chiese membro del Consiglio
cristiano del Congo (cattolica
romana, evangelica, salutista,
kimbanguista e ortodossa)
hanno invitato i congolesi a
«disarmare i loro cuori da
ogni odio tribale onde ricostruire la pace».
Le celebrazioni si sono
svolte in un contesto nazionale segnato dal lento ritorno alla pace dopo i conflitti interetnici che hanno provocato
la morte di 2.0(X) persone negli ultimi due anni. I responsabili di chiesa hanno invitato
i congolesi, e in particolare
gli uomini politici, a riflettere
sul vero valore che essi danno
oggi all’essere umano, di cui
sempre meno vengono rispettati i diritti fondamentali.
I delitti sono frequenti, e la
menzogna e il furto «sono diventati vere e proprie industrie». L’insieme del popolo
congolese deve perciò «assumere la responsabilità di questo male», dichiarano i responsabili di chiesa che inoltre insistono sulla «moralizzazione della vita pubblica
congolese». Hanno quindi
chiesto ai cristiani di giocare
pienamente «il ruolo di sale
della terra e luce del mondo
onde cambiare le mentalità e i
comportamenti» denunciati
dalla Conferenza nazionale
sovrana.
I responsabili hanno lodato
gli sforzi di tutti coloro che
hanno contribuito, a fianco
delle chiese, al ristabilimento
progressivo della pace nel
paese e in particolare nella
capitale ma ritengono che «la
vera pace è ancora condizionata dallo scioglimento delle
milizie armate dei partiti politici, dalla requisizione delle
armi, dall’indipendenza della
giustizia, dalla riabilitazione
dell’esercito e della polizia
nei loro diritti legali di forze
repubblicane».
A questo riguardo hanno
interpellato fortemente il presidente della Repubblica, Pascal Lissouba, e i capi dei
partiti politici sulla necessità
urgente di applicare le misure
adeguate per garantire una
pace durevole tra i congolesi,
qualunque sia la loro appartenenza etnica, regionale e politica. «Dobbiamo tutti insieme lottare contro le forze del
male che snaturano l’essere
umano», precisa la dichiarazione. (Spp)
Per la prima volta è stata eletta una donna
Suora a capo della
cooperativa «Scod»
La Scod (Società cooperativa ecumenica di sviluppo) ha
eletto all’unanimità, durante
la sua ultima assemblea generale in Perù, suor Frances
Ryan, religiosa canadese orsolina, alla presidenza del suo
Consiglio di amministrazione.
Suor Frances è cattolica romana, come diversi altri membri
del Consiglio di amministrazione della Scod; gli altri
membri rappresentano altre
confessioni, dato che la Scod
si definisce come «ecumenica». Sociologa di formazione,
suor Frances ha ayuto vari incarichi negli ultimi 35 anni. E
stata anche membro fondatore
della Canadian Alternative
Investment Cooperative. La
Scod, dice, fa solo prestiti a
progetti che le grandi banche
ritengono «insolventi».
Creata 20 anni or sono su
iniziativa del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), la
Scod persegue un doppio
obiettivo: permettere a gruppi svantaggiati di avere accesso ai crediti e ai mezzi finanziari che sono essenziali
allo sviluppo di imprese economiche, e offrire alle chiese, ai gruppi ad esse collegati
e agli ordini religiosi possibilità di investimento conforme
ai loro principi etici. Fin dalla sua fondazione, il Cec è
sempre stato rappresentato da
un suo collaboratore nel
Consiglio di amministrazione
della Scod. Attualmente, si
tratta dell’economista Rob
van Drimmelen, che lavora
presso l’Unità «Giustizia, pace e creato» del Cec.
1 prestiti concessi dalla
Scod ammontano attualmente
a 83 milioni di dollari. Gruppi
di sostegno, associazioni indipendenti e chiese comprano
quote sociali di 250 dollari
runa (rendimento del 2%) o
titoli di 5.000 dollari (rendimento del 4%). Pur comprendendo che le casse pensioni
delle chiese devono far fruttir
ficare al massimo i loro averi,
suor Frances ritiene che esse
dovrebbero «sviluppare un
senso della responsabilità nei
confronti dei più poveri» e cita le dichiarazioni di John
Kenneth Galbraith per il quale
la «sottoclasse» (under-class),
anche nel Nord America, non
accetterà più di rimanere tale.
«Se non risponderemo ai loro
bisogni - dice suor Frances è probabile che i poveri si ribelleranno per esprimere la
loro disperazione». Per lei la
povertà è uno «scandalo» nel
mondo di oggi. «Non capisco
come possiamo dimostrarci
così indifferenti di fronte ad
es.sa», conclude.
Dal Mondo Cristiano
Ufficio della Chiesa ortodossa
presso l'Unione europea
BRUXELLES — Il 10 gennaio scorso ha avuto luogo a
Bruxelles l’inaugurazione ufficiale dell’Ufficio della Chiesa ortodossa presso l’Unione europea, sotto la presidenza del metropolita Panteleimon del Belgio (patriarcato ecumenico), rappresentante ufficiale della Chiesa ortodossa in Belgio. L’idea di
aprire un ufficio di rappresentanza presso la Comunità europea
era nata dopo rincontro tra Jacques Delors e il patriarca Bartolomeo 1, a Bruxelles, nel maggio 1993. In un messaggio inviato
in occasione dell’inaugurazione, Jacques Delors si è congratulato di vedere la presenza ortodossa diventare «più continua e
più regolare» presso le istituzioni europee. In «un’epoca piena
di rischi e di difficoltà» in cui «non solo la libertà ma anche le
identità culturali e nazionali» sono minacciate, «l’Europa ha bisogno del contributo della Chiesa ortodossa che, con i suoi 200 '
milioni di membri, soprattutto in Grecia e in Europa orientale,
rappresenta un fattore di peso nel futuro del continente». In
questo contesto, ha affermato Delors, l’ortodossia è chiamata a
fare da ponte tra l’Est e l’Ovest. Nella sua risposta, il padre
Emmanuel Adamakis, responsabile del nuovo ufficio, ha sottolineato che la Chiesa ortodossa ha elaborato risposte costruttive
di fronte ai problemi contemporanei come le questioni di giustizia sociale o della protezione dell’ambiente, «collegando la
teologia della persona alla teologia della società, come una koinonia (comunione) dei popòli». (Bss/Sop)
Il settimanale «Réforme»
festeggia i suoi 50 anni
PARIGI — Fondato nel 1945 da una équipe guidata da Jean
Bosc e da Albert Finet (che ne fu il primo direttore), il settimanale protestante Réforme festeggia questo mese i suoi primi 50
anni. Sabato 11 marzo si svolgerà, presso il Palazzo dei Congressi a Parigi, un colloquio con la partecipazione di numerose
personalità protestanti. Il primo numero di Réforme è uscito il
24 marzo 1945. In quel tempo, la linea del giornale era basata
su Ire peirole chiave: resistenza, sulla scia della teologia di Karl
Barth, impegno nella città e libertà, sia nei confronti di un
qualsivoglia magistero sia nei confronti delle chiese e dei partiti politici. Fedele a questo spirito, Réforme propone oggi ai propri lettori «uno sguardo protestante sull’attualità». Attualità sociale, politica e intemazionale, ma anche ecclesiale e culturale.
Il colloquio organizzato in occasione di questo giubileo ha per
tema: «I protestanti di fronte alle sfide del XXI secolo». Si parlerà di democrazia, di economia, di disordine intemazionale, di
solidarietà, di creazione, di speranza cristiana. (Bip)
Il primate cattolico d'Irlanda
chiede perdono ai britannici
CANTERBURY — In un sermone pronunciato il 22 gennaio scorso, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, nella cattedrale anglicana di Canterbury, il cardinale
Cahal Daly, primate cattolico di tutta l’Irlanda, ha lanciato un
appello alla riconciliazione tra cattolici e protestanti. Daly ha
chiesto ai britannici di perdonare, alludendo chiaramente agli
attentati dell’Ira in Gran Bretagna: «Voglio chiedere perdono
alle persone di questo paese per le ingiustizie e le ferite causate
dagli irlandesi in molte occasioni nel corso della nostra storia
comune, e in particolare nel corso degli ultimi 25 anni». È la
prima volta dalla fondazione della Chiesa d’Inghilterra che un
vescovo irlandese cattolico predica in quella cattedrale. Anche
il primate della Chiesa anglicana d’Irlanda, l’arcivescovo Robin Eames, ha preso parte a questa cerimonia simbolica di riconciliazione. (Bss)
Polonia: diverse chiese
si contendono un monastero
SUPRASL — La Chiesa cattolica romana, ampiamente maggioritaria in Polonia, contesta la decisione del governo di concedere il diritto di proprietà di un monastero, fondato 500 anni
fa, alla Chiesa ortodossa autocefala di Polonia. Questa chiesa,
che si è dichiarata indipendente dal Patriarcato di Mosca nel
1922 e che dal 1970 è diretta dal metropolita Bazyl di Varsavia, conta sei diocesi, 250 parrocchie e 410 chiese. Anche la
Chiesa greca cattolica, che conta circa 350.000 membri, rivendica la proprietà di quel monastero. La storia del monastero di
Suprasl, nell’Est della Polonia, è ricca e movimentata: dalla data della sua fondazione, alla fine del ’400, ha cambiato più volte proprietari. Alcune personalità polacche hanno esortato la
Chiesa cattolica romana a rinunciare alle sue pretese sul monastero onde evitare un conflitto tra i cattolici romani e la Chiesa
ortodossa autocefala di Polonia. A livello giuridico e storicó,
tutte le parti in conflitto sembrano avere buone ragioni per rivendicare il diritto di proprietà del monastero. (Eni)
Francia: visita del patriarca
ortodosso copta Shenouda III
CHATENAY MALABRY — Dall’ 11 al 14 febbraio scorso,
il Patriarca della Chiesa ortodossa copta, il papa Shenouda 111,
ha compiuto una visita in Francia per consacrare l’altare della
Chiesa dei copti a Chatenay Malabry. Capo religioso di circa 7
milioni di fedeli, di cui alcune decine di migliaia in Francia, il
patriarca di Alessandria ha saputo favorire uno spirito di rinnovamento. Nel 1975 Shenouda III e Paolo VI avevano firmato
una dichiarazione comune riguardante la cristologia. (Bss)
3
VENERDÌ 17 MARZO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Il Sinodo delle chiese valdesi del Rio de la Piata ai Parque XVII Febrero
Decisioni^ dibattiti e incontri per cercare la
via della predicazione e della testimonianza
SERGIO RIBET
Qualche anno fa il pastore
Aldo Comba aveva scritto un commento al Sinodo
vedendo in questo avvenimento, se non erro, un complesso di almeno tre diversi
aspetti: il momento decisionale, il momento del dibattito, rincontro fraterno così
importante soprattutto per la
diaspora.
Mi sembra che questi tre
elementi si siano ritrovati anche nel recente Sinodo della
zona rioplatense della nostra
chiesa. Forse l’aspetto che
più ho potuto apprezzare è
stato quello dell’incontro fraterno; e non credo soltanto
perché venendo da «fuori»
questo incontro mi ha particolarmente toccato, dato che
nelle interviste «volanti» che
ho potuto fare emergeva la
stessa valutazione.
Questo momento fraterno
lo si è vissuto nel culto di
apertura (presieduto dal pastore Miguel Angel Cabrera),
nei culti mattutini (più studi
biblici che annuncio, gestiti
dalla presidente della Chiesa
evangelica metodista uruguaiana Beatris Ferrari e da
suo marito Mortimer Arias,
già vescovo metodista in Bolivia), nel culto di chiusura
(presieduto dalla pastora
Bianca Armand-Pilon e da
Hpracio Tucat) ma, anche in
modo diffuso, negli incontri a
lato del Sinodo, incontri di lavoro e di famiglia, di scambio
di idee e di riposo, con i
membri del Sinodo e i loro
familiari, con rappresentanti
di altre chiese, con i curiosi
nel miglior senso della paro
la, che cercavano di cogliere
qualcosa di quel che il Sinodo
dibatteva.
Il momento decisionale è
quello che forse posso valutare con maggiore difficoltà:
occorrerebbe una più ampia
conoscenza del dibattito in
corso nelle chiese e nella società per poter affermare che
il Sinodo è riuscito - o non è
riuscito - a pronunciarsi in
modo evangelico e costruttivo. Quel che è certo è la funzionalità del lavoro per commissioni, che apre di fatto il
Sinodo al contributo di tutti e
non solo degli «addetti ai lavori», elimina e riduce i protagonismi e non toglie all’assemblea plenaria la possibilità di riprendere in esame i
temi più controversi.
L’organizzaziftne e il funzionamento del Sinodo mi
sembrano di buon livello: mi
pare che ci sia più concretezza e meno ideologia, nel senso deteriore del termine, di
quel che vi sia nella nostra
area. Il momento dedicato al
dibattito non è forse stato tra i
più alti salvo alcuni sprazzi
qua e là: per esempio, anche
se non si tratta di un tema di
fondo, la discussione se fosse
opportuno o meno ringraziare
il moderatore uscente per il
lavoro svolto. Si scontravano
una linea di totale sobrietà,
che riteneva superfluo ogni
riconoscimento, visto come
una forma di autocompiacimento, e una linea, rappresentata tra altri dalla Commissione d’esame, che riteneva utile esprimere non solo
delle razionalità ma anche dei
sentimenti, come quello della
gratitudine: essere sobri non
I pastori Hugo Armand-Pilon e Marcelo Nicoiau (seduti) accompagnano il canto durante il culto di apertura del Sinodo
significa dimenticare la cortesia. Come spesso avviene, si
è giunti ad un compromesso. ,
Sui contenuti si è ricalcato
lo schema della relazione della Mesa con l’aggiunta dalla
relazione della Commissione
d’esame, e schematicamente
ripresi nelle quattro commissioni di lavoro: vita di fede,
testimonianza e servizio ricomprendente tutto il vasto
capitolo della diaconia; funzionamento istituzionale,
comprendente tra l’altro il capitolo ricco e interessante dei
rapporti ecumenici, amministrazione e finanze.
Il capitolo che mi è sembrato più promettente è quello
delle relazioni ecumeniche,
nel quale si è potuto toccare
con mano l’importanza che
hanno le relazioni ecumeniche e intemazionali per i vaidesi del Rio de la Piata, da un
lato, il forte contributo che i
valdesi danno in questo settore, dall’altro.
Mi sembra di poter dire che
i valdesi nel Rio de la Piata,
nonostante la loro presenza
non sia numericamente altissima, rappresentino per la loro organizzazione, la loro teologia e la loro cultura, un
punto di riferimento significativo sia per le altre chiese
protestanti sia per il dialogo
ecumenico in generale.
Il pastore Hugo Malan Tucat lascia dopo sette anni l'incarico di moderatore
Un'esperienza positiva e arricchente
Secondo i regolamenti il
pastore Hugo Malan Tucat ha
dovuto lasciare l’incarico di
moderatore dopo sette anni di
Mesa vaidense (la Tavola
valdese del Rio de la Piata) e
altri sette come «moderador». Al termine di questo
suo servizio lo abbiamo intervistato.
- Nel lavoro di moderatore
le è mancato qualcosa':
adesso prova già un po’ di
nostalgia per quello che ha
lasciato?
«Il lavoro di moderatore più
che nostalgia ha generato un
grande senso di responsabilità
di fronte alla missione. Oggi
non posso che fare a meno di
approfondire questo tema in
vista delle diverse responsabilità che investono la nostra
chiesa nel Rio de la Piata».
- Si è parlato molto nel Sinodo della necessità, per i
pastori, di avere una buona
stima di sé per il loro lavoro.
Occorre molta «autoestima»
per lavorare .sette anni come
membro della Tavola e sette
come moderatore ?
«Non so se ne occorra molta, ma credo che se non si ha
ben chiaro questo aspetto si
rischia di restare intrappolati
nei dubbi e nelle perplessità
generati dalle situazioni di
incomprensione e in quelle
situazioni che non si possono
risolvere, per quanta consacrazione e vocazione si abbia. La stima di sé, di cui abbiamo parlato nel Sinodo,
passa attraverso il sentirsi bene con quel che si fa, e que
II pastore Hugo Malan Tucat nel suo ufficio
sto non significa il meglio o
la sola cosa che si può fare,
ma semplicemente quel che
si può fare con i doni che abbiamo. Credo inoltre che sia
utile per mantenere un equilibrio e per resistere nei momenti di stanchezza o di lavoro stressante. Se non c’è
stima di se stesso non si può
mantenere a lungo un impegno come questo, ma allo
stesso tempo ci si deve guardare dalla tentazione di credersi i migliori o superiori».
- Ha qualche programma
per il futuro immediato?
«In primo luogo debbo riprendere il mio servizio a
tempo pieno nella comunità,
che ho forzatamente “trascurato” per le esigenze del lavoro di moderatore. Poi assumerò gli impegni che il Sinodo mi ha datq in due commis
sioni (nelle commissione del
Centro Emmanuel e nella
commissione per le comunicazioni, Codeco) e, se sarà
possibile, anche prendere alcuni giorni di riposo».
- Quali settori di attività
seguirà con maggiore interesse, oltre a quello imprescindibile della chiesa locale?
«Il primo e più importante è
nel campo della formazione.
Da alcuni anni sto lavorando
al programma Educab (educazione aperta) dell’Isedet, sia
come punto di riferimento per
gli studenti che come membro
della Commissione consultiva
del corpo docente dell’Isedet.
Questo e la mia responsabilità
di membro del Centro Emmanuel saranno i punti ai quali
dedicherò maggiore attenzione nel futuro. E un lavoro che
mi piace ed è anche indispen
sabile per il rinnovamento e
l’attualizzazione del lavoro di
evangelizzazione delle nostre
chiese».
- Avrà un po ’ più di tempo
per la sua famiglia ?
«Spero di sì. Più che pensare in termini quantitativi penso che sarà un tempo con minori ansie, spero di poter iniziare una chiacchierata o una
giornata da passare in famiglia, senza essere raggiunto
da una telefonata urgente o
dal peso di sapere che c’è
della corrispondenza urgente
da sbrigare La famiglia è stata il punto di appoggio più
.solido che ho avuto. Mia moglie e le mie tre figlie hanno
sempre avuto un atteggiamento di sostegno e di comprensione molto bello, che ha
contribuito enormemente alla
mia permanenza nella Mesa
per tutto questo periodo».
Il Sinodo, considerando che
è giunto a termine il periodo
previsto dai regolamenti per la
moderàtura del pastore Hugo
Malan, e il duro impegno che
implica la presidenza della
Mesa vaidense insieme con un
ministero pastorale, esprime la
sua riconoscenza al Dio di Gesù Cristo per la grande consacrazione manifestata, dal nostro fratello. Questo è stato
possibile grazie all’impegno,
all’appoggio e all’incoraggiamento della sua sposa, Miriam
Carrera, e degli altri suoi familiari; ad essi esprimiamo la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza.
Hugo Gönnet, nuovo moderador
Collaborazione con
metodisti e riformati
Nel Sinodo rioplatense vigono le stesse regole del Sinodo del
ramo europeo della Chiesa valdese: al fermine del Sinodo si
elegge la nuova «Mesa». Sono stati chiamati a questo incarico
il pastore Hugo Gönnet, dal 1988 nella Mesa, che è stato eletto
«moderador», e (confermati) gli altri membri: Silvio Charbonnier, vicemoderatore; Noemi Bremermann Artus, segretaria;
Hugo Armand-Pilon, mentre neoeletto è Sergio Bertinat: gli ultimi due sono pastori in Argentina. Subito dopo la sua elezione
il moderador ci ha rilasciato questa intervista.
- Mi pare che il Sinodo abbia operato una scelta di continuità eleggendo una persona che già aveva un’esperienza di sette anni di lavoro
nella Mesa. Quali sono i punti, già affrontati nel corso degli anni passati, 'su cui si dovrà maggiormente insistere?
«Forse è ancora molto presto per dare una risposta definitiva a questa domanda; non
credo certamente che vi saranno cambiamenti molto importanti. Dovremo continuare a
insistere per regolarizzare la
situazione di alcune chiese dal
punto di vista economico. La
crisi nelle finanze crea molti
danni; ci sono chiese che hanno ritardi molto importanti. Se
risolveremo questo aspetto
potremo allora puntare le nostre forze in altre direzioni.
Dovremo anche mettere a
punto molte risoluzioni che
sono state prese in merito alla
cooperazione con altre chiese
dell’area rioplatense. Di fatto
quest’anno già ci sarà un pastore delle chiese riformate in
Argentina che lavorerà per la
Chiesa valdese a Buenos Aires. Per l’Uruguay si è elaborato un progetto di cooperazione e testimonianza insieme
ai metodisti che dovrà concretarsi nel corso di quest’anno.
Le chiese firmatarie della
Concordia di Leuenberg hanno in progetto di iniziare una
pubblicazione congiunta... e la
lista potrebbe continuare».
- La composizione della
Mesa è un po’ cambiata (due
pa.stori in Argentina...); questo comporta un cambiamento nel modo di lavorare ?
«Più che la presenza di due
pastori mi sembra che si debba segnalare come positivo il
fatto che abbiamo nella Mesa
un rappresentante di ciascuno
dei presbiteri più lontani dalla
sede amministrativa della
Chiesa valdese. Questo faciliterà il fluire di informazioni
da queste chiese alla Mesa e
viceversa. E non è poco! Certo, lo sforzo di Hugo Armand-Pilon e di Sergio Bertinat per partecipare ogni mese
alla sedute della Mesa dovrà
essere grosso. Però loro sono
disposti a farlo e con voglia
di partecipare. Il cambiamento nel modo di lavorare forse
consisterà nelTutilizzare
l’esperienza di tutti, nel distribuire le responsabilità, nel
sapere che non c’è nessuno
nella Mesa che abbia tutte le
risposte»!
- Il Sinodo, come sempre,
ha dato una serie di suggerimenti e di mandati alla Mesa.
Quali le sembrano prioritari?
«Questo Sinodo non ha dato grossi incarichi alla Mesa.
Forse questo è anche un segno del fatto che le chiese sono più preoccupate di risolvere la propria crisi che di affrontare i grandi temi. Penso
che i grandi temi siano rimasti non affrontati. Un’inquietudine manifestata da questo
Sinodo è stata proprio quella
di organizzare in modo diverso i lavoro sinodali affinché
si possano affrontare i temi
veramente importanti per la
vita delle comunità. Forse la
nostra responsabilità sarà
quella di trovare le vie affinché questo possa verificarsi
nel prossimo Sinodo, e anche
di fare in modo che nelle comunità si inizi la riflessione
su questi temi, giacché è proprio dalle comunità che questi devono venire».
. — Un giudizio a caldo su
questo Sinodo?
«Un Sinodo preoccupato
dei problemi economici delle
chiese; chiese preoccupate
della cura pastorale dei propri
gruppi; scarso numero di pastori... e questo ostacola sempre la riflessione su questioni
più di fondo. Però bisogna dire anche che è stato un Sinodo senza tensioni, con un
buono spirito per i rapporti
fraterni. Credo anche che sia
stata rinnovata in gran parte
la composizione del Sinodo, e
questo è sempre un fatto importante. In questa stessa linea devo dire che vi è stata
una buona partecipazione dei
giovani, cosa che è sempre
molto incoraggiante».
- Qualche speranza, desiderio, sogno particolare?
«I sogni sono molti! Uno in
rapporto alla vita delle comunità: che nasca di nuovo la
passione per l’Evangelo e il
suo messaggio. Che in tempi
in cui le utopie sembrano essere finite, siano le comunità
quelle che le vivono e fanno
in modo di renderle realtà.
Purché queste comunità traggano la propria ispirazione dal
Vangelo di Gesù Cristo. Poi
avrei una speranza per il mondo: che pace non sia solo una
parola usata quando si consegna un Premio Nobel, bensì
una realtà da vivere per uomini e donne di ogni razza e cultura, in qualunque tempo e
luogo. Aggiungo una parola
di gratitudine per la sua presenza durante il Sinodo, segno dello sforzo che fanno i
nostri fratelli in Italia per accompagnarci e capirci. A tutte
le comunità valdesi e metodiste in Italia e in Svizzera voglio mandare il mio saluto».
La nuova Mesa vaidense, da sinistra; Sergio Bertinat, Noemi Bremermann Artus, Hugo Armand-Pilon, Silvio Charbonnier (vicemoderador), Hugo Gönnet (moderador)
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 17 MARZO 1995
Il lavoro del corpo pastorale delle chiese valdesi del Rio de la Piata
Difficoltà e speranze del servizio della Parola
SERGIO BERTINAT
Un corpo pastorale vivace,
interessante, composito,
quello che si riunisce nel Parco 17 Febbraio, alla vigilia
del Sinodo: ci sono i «soliti»
cognomi: Rostan, Tourn, Malan, Bertinat, o ci sono cognomi diversi: Nansen, Rommel. Cabrerà, Collazo... Ci
sono pastore e pastori (mezza
dozzina le pastore, circa un
quarto dei pastori in servizio
ordinario), ci sono argentini e
uruguaiani, ci sono pastori
giovani ed emeriti, ci sono
coppie pastorali, valdesi e interdenominazionali.
I temi all’ordine del giorno
sono in parte quelli classici
che ci si attende che un corpo
pastorale debba esaminare
(liturgie, sacramenti...), in
parte temi comuni all’area
rioplatense e all’area europea
(problemi legati all’esercizio
del pastorato femminile, problemi di malessere e disagio
pastorale legati a un ruolo e a
un’immagine che vanno cambiando), in parte problemi
specifici dell’area rioplatense
(potrebbe essere una parziale
risposta ai problemi economici della chiesa ipotizzare
un lavoro pastorale a metà
tempo, affiancato a un lavoro
secolare?).
Cominciamo da quest’ultimo tema. Anche se la prima
spinta a questa riflessione è
stata data dalla situazione
economica, subito il dibattito
si fa più complesso, diventa
vocazionale ed ecclesiologico. Non si giunge a una conclusione ma si rimane aperti
allo studio di questa eventualità, peraltro non facile da
realizzare, collegandola da un
lato a vocazioni specifiche,
d’altro lato valutandola come
un possibile stimolo al senso
missionario della chiesa.
Sui pastori, sul loro ruolo,
sulla loro salute (si sono regi
II pastore Hugo Gönnet interviene nel Sinodo
strati molti casi di stress, e il
dibattito sui motivi che hanno portato a questo è stato
ricco), il corpo pastorale ha
approvato un ordine del giorno che ha poi passato al Sinodo. L’ordine del giorno
adottato dice:
«Il Sinodo, attento
a) al fatto che si ripetono
situazioni particolari di operai che hanno sofferto per
esaurimenti e stress, con serie ripercussioni sulla salute
psicofisica degli stessi;
b) alla difficoltà che la
chiesa, nelle sue varie istanze, incontra nel risolvere con
prontezza ed efficacia queste
situazioni;
c) alla necessità che sia gli
operai che le chiese prendano coscienza delle difficoltà e
delle tensioni che si producono nel servizio pastorale e alla opportunità di stabilire
meccanismi tendenti a prevenire o risolvere questi casi
quando si presentano
decide di esortare le chiese
e i presbiteri perché studino
in profondità questo tema e la
problematica connessa. Si
utilizzeranno alcuni materiali
già trasmessi dalla Commissione per i ministeri (come
l’opuscolo «Mantenersi in
forma per il ministero») così
come le riflessioni sorte nell’ultima riunione del Corpo
pastorale, e tutto il materiale
che si riterrà opportuno.
Le reazioni, conclusioni e
proposte delle chiese saranno
trasmesse prima del 30 settembre alla Commissione per
i ministeri, che a sua volta
informerà la prossima Assemblea sinodale». Sul pastorato femminile si è constatato
che vi possono essere atteggiamenti discriminanti a sfavore delle pastore, sia da parte dei colleghi sia da parte
delle comunità, e il corpo pastorale ha designato le pastore stesse ad istruire una riflessione sul tema per presentarla alle successive sedute.
Più tradizionali gli altri temi affrontati: una liturgia sul
riconoscimento dei doni e la
consacrazione dei ministeri,
un testo sulle benedizioni di
matrimoni, l’esame del suggerimento di un presbiterio,
tendente ad accorciare il periodo di permanenza dei pastori in una chiesa da sette a
cinque anni, e ancora l’esame di una proposta di cattolici e luterani uruguaiani che,
avendo firmato un accordo
sul riconoscimento reciproco
del battesimo, invitavano i
valdesi ad aderire all’accordo
stesso.
Il corpo pastorale ha ritenuto superfluo aderire a questo
accordo, sia perché dovrebbe
essere cosa scontata tra cattolici e chiese aderenti al Consiglio ecumenico, sia perché
•la pratica sembra andare già
verso una direzione di reciproco riconoscimento (anche
se i luterani uruguaiani motivavano la loro firma all’accordo con l’abitudine di alcuni preti di ripetere il battesimo nei confronti di bimbi
battezzati dai luterani). A differenza del nostro corpo pastorale, quello rioplatense
non è presieduto dal moderatore ma da un pastore eletto
annualmente dal corpo pastorale stesso. Ha presieduto
questa riunione il pastore Nestor Rostan; il corpo pastorale
ha eletto per l’anno in corso,
quale suo presidente, il pastore Dario Michelin Salomon.
Dal 19 al 23 febbraio: settimana al Sinodo
Cosa pensano ì
deputati delle chiese
________RUBEM ARTUS________
Al termine dei lavori del Sinodo abbiamo raccolto le impressioni di due deputati.
T n primo luogo, la granxvJLde gioia che si prova
partecipando al culto di apertura come adorazione personale rivolta a Dio, a cui si aggiunge la forza dello Spirito
di adorazione insieme con
tanti fratelli in fede, di tante
comunità, unite. Così anche
si approfitta ogni mattina con
gioia del messaggio evangelico che si riceve, che si ascolta, insieme con i cantici. Per
guanto riguarda il funzionamento del Sinodo, a livello
amministrativo, credo che abbiamo un’organizzazione
molto buona ma stiamo sempre cercando di migliorare,
soprattutto per essere efficaci.
Apprezzo quanto vi è di
bello, di buono, la libertà con
la quale conduciamo i nostri
lavori, soprattutto in Commissioni, esprimendo il nostro punto di vista; nelle assemblee plenarie occorre essere molto concreti, perché si
devono approvare o respingere gli ordini del giorno o le riflessioni delle Commissioni.
Mi pare che sempre regni
uno spirito fraterno, che mi
rallegra molto in questo incontro, anche perché posso
incontrare è salutare molti conoscenti, o altri che forse non
si conoscevano, e poi si scopre che perfino erano parenti... e fare sempre nuovi incontri. Inoltre è un incontro
ecumenico, molti pastori o
rappresentanti di altre denominazioni ci accompagnano,
non fosse che per un breve
momento; apprezziamo questa comunione attraverso la
LE PllllÌCtÌ»ALI DECISIONI A
Pubblichiamo una sintesi
delle molte le decisioni assunte
dal Sinodo delle chiese valdesi
del Rio de la Piata. Alcune di
esse riguardano la vita dèi
«presbiteri» (che grosso modo
corrispondono ai nostri circuiti) in genere affidati alla cura
di un pastore o di una coppia di
pastori; altre sono mandati verso la Mesa, altri ancora sono
prese di posizione «politiche».
Diaspora
Il Sinodo, considerando
a) la situazione in cui vivono le famiglie della nostra
chiesa nella diaspora, costrette ad emigrare da una regione
all’altra dei nostri paesi essenzialmente per motivi economici;
b) che le nostre comunità
rurali si stanno a poco a poco
trasformando in comunità urbane.
raccomanda
a tutti i presbiteri di riflettere, nel corso,di quest’anno, su
questa situazione, cercando di
dare una risposta adeguata e
dinamica.
Sulla questione della promozione e difesa di posti di
lavoro il Sinodo,
1 ) considerata la realtà della perdita di fonti di lavoro
sia in ambito rurale che in
ambito urbano;
2) in risposta a 26/SR/93;
raccomanda
a) ai presbiteri di formare
commissioni per la promozione e difesa di fonti di lavoro;
b) alla Commissione ecologia e promozione agraria di
raccogliere e coordinare le varie esperienze in merito e di
riferirne al prossimo Sinodo.
Potrero del Burro
Al presbiterio del Nord
Uruguay il Sinodo affida
l’amministrazione di un terreno di notevole valore ambientale, lasciato in uso alle chiese dall’Istituto nazionale della
colonizzazione, dando anche
il compito di «promuovere la
protezione della flora e fauna
autoctone in coerenza con la
comprensione biblica e teologica della creazione».
Centro urbano
Nueva parroquia (Cunp)
È un lavoro svolto con metodisti e discepoli di Cristo,
nell’area della Grande Buenos
Aires, con un programma di
servizio sociale, e con attività
di culto. Il Sinodo raccomanda alla Mesa di rivedere gli
obiettivi del Cunp «in base alle necessità del contesto socio-economico in cui esso è
inserito», e l’integrazione della comunità di fede nel presbiterio del centro Argentina.
Funzionamento del Sinodo
Il Sinodo, dati
a) l’enorme quantità di
informazioni fornita annualmente dalle relazioni della
Mesa delle commissioni sinodali e dei presbiteri;
b) la necessità di metodologia adeguata per analizzare
questa informazione e affrontarla con la specificità e
profondità necessarie;
c) il compito crescente e
senza limiti delle commissioni d’esame negli ultimi anni
decide di raccomandare alla
Me.sa la nomina di una commissione che studi nel corso
La Mesa vaidense al lavoro
dell’anno e proponga al prossimo Sinodo nuove forme di
lavoro in commissione, e
orienti il lavoro della commissione d’esame.
Personalità giuridica
Il Sinodo chiede alla Mesa
di effettuare, attraverso i canali opportuni, uno studio approfondito sui vantaggi o
svantaggi che può comportare
l’utilizzo di una o di molte
personalità giuridiche, sia
nell’ambito delle opere che in
quello Selle chiese. .
Statistiche
Considerando che i dati inviati dalle chiese non sono
sempre affidabili, o per mancanza di criteri comuni o per
insufficienze nella tenuta dei
registri, il Sinodo raccomanda alla Mesa «la revisione e
precisazione dei criteri» da
utilizzarsi, e alle commissioni
presbiteriali di operare le verifiche necessarie.
nostra fede comune. Mi sento
molto a mio agio, molto felice
di restare questi cinque giorni
nel Parco 17 febbraio, ricco di
alberi, la spiaggia a due passi,
con ospitalità molto buona,
per il cibo, per il personale».
Mario C. Rivoir
Tarariras
TA ato che per la prima
XV mJ volta partecipo a un
Sinodo, si tratta di una esperienza totalmente nuova per
me. Le cose che più mi sono
piaciute sono state lo spirito
di lavoro costruttivo che si
sperimenta in questi giorni,
l’affetto e il calore con i quali
sono stato accolto, nonostante
non conoscessi quasi nessuno;
in generale, anche quello che
si è trattato nel corso delle
riunioni.
Le cose che non mi sono
piaciute; le discussioni che si
protraggono per trenta minuti
(non tutte) e che sempre girano intorno agli stessi punti,
come per esempio un momento in cui si trattava di
cambiare una parola in un ordine del giorno; personalmente penso che tutto quel che si
riferisce alla redazione definitiva di un ordine del giorno
potrebbe essere delegata al
segretario e non essere di
competenza del Sinodo.
Mi piacerebbe continuare a
lavorare in questo modo, specialmente in quel che concerne la gioventù; così mi piacerebbe che al Sinodo partecipassero più giovani. Mi è piaciuto anche l’interesse che le
persone adulte esprimono nei
confronti dei giovani».
Esteban Barolin
(16 anni, delegato giovanile
per il presbiterio Nordargentino)
Sessualità
Il Sinodo, considerando
l’importanza di una riflessione delle chiese sul tema della
sessualità nei suoi diversi
aspetti, come parte della nostra realtà, raccomanda alla
Commissione di educazione
cristiana:
1) che si dedichi alla compilazione e/o elaborazione di
materiale su questo tema,
comprendendo in primo luogo gli studi già effettuati dal
ramo italiano della Chiesa
valdese e dalle diverse chiese
sorelle del Rio de la Piata;
2) che nel corso dell’anno
invii alle chiese il materiale
elaborato e linee per lo studio
della relativa problematica.
Commissione centrale
degli istituti
e opere sociali (Ccios)
Riaffermando il criterio di
solidarietà che esiste nella
Chiesa valdese, considerando
1) che è necessario incre
mentare una migliore amministrazione delle risorse esistenti; ,
2) che conviene stabilire un
coordinamento più efficace
delle attività dei centri di servizio sociale,
il Sinodo raccomanda alla
Ccios di studiare, attraverso
canali adeguati, la possibilità:
a) di stabilire un coordinamento effettivo tra le amministrazioni dei centri suddetti;
b) di stabilire un fondo comune di solidarietà che permetta di equiparare i salari
del personale direttivo dei
centri di servizio sociale.
Commissione di
amministrazione cristiana
Questa commissione è stata voluta da questo Sinodo
come commissione sinodale,
e l’atto corrispondente ne
precisa il mandato relativo alio studio delle questioni finanziarie e amministrative e
alla formazione delle chiese a
questi aspetti della vita della
chiesa.
Rapporti con la
regione europea
Sono stati votati tre ordini
del giorno: uno di essi esprime un augurio ai pastori Aldo
Comba e Bruno Coreani, ben
conosciuti nel Rio de la Piata,
in occasione della emeritazione di questi fratelli.
Un altro atto risponde a
quello del Sinodo dell’area
europea del 1994, n. 54, che
propone scambi'pastorali tra
le due aree, accogliendolo «in
tutti i suoi termini». 11 terzo
esprime riconoscenza per i
programmi di visite, la colletta del XVII Febbraio, i libri o
i giornali dell’area europea
che risultano essere utili e ben
utilizzati nell’area rioplatense.
Conflitto Perù-Ecuador
Due ordini del giorno infine
si riferiscono in modo specifico a questioni politiche, uno
sulle elezioni recenti o prossime rispettivamente in Uruguay e Argentina, uno sul
conflitto tra Perù e Ecuador,
che riportiamo: «Il Sinodo,
informato del conflitto frontaliero tra Perù e Ecuador, con
la conseguente perdita di vita
umane e gli strascichi di rancori o lacerazioni che toccheranno le relazioni di entrambi
i popoli nel futuro
a) esprime con forza il suo
rifiuto della guerra come soluzione ai conflitti dei popoli;
b) unisce la sua voce e il
suo appoggio a quanto ha fatto e farà la Clai (Conferenza
latinoamericana delle chiese)
nel futuro e per contribuire
alla soluzione del conflitto;
c) esorta le chiese a tener
presente nelle loro preghiere
questo fatto doloroso, chiedendo al Signore della vita
che assista entrambi i popoli
e i governi con il suo Spirito,
perché possano incontrare le
vie della riconciliazione e
della pace».
Il servizio sul Sinodo è
stato curato da Sergio Rihet con la collaborazione
di Rubem Artus e Sergio
Bertinat. Le foto sono di
Marianne Hintermuller
5
VENERDÌ 17 MARZO 1995
'.il -,
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Trasferimenti pastorali
Nelle sedute di fine febbraio la Tavola,
preso atto dei risultati di diverse assemblee
di chiesa e della prossima emeritazione di alcuni pastori, ha approvato molti Atti (distribuiti con la circolare n. 3) relativi alla situazione del campo di lavoro. Il diacono Franco
Taglierò, diventato «candidato in prova» dopo aver felicemente terminato gli studi in Facoltà di teologia, è stato assegnato alla chiesa
di Angrogna dal 1° settembre 1995. A Bergamo è stata proclamata la vacanza dal 1° ottobre 1996 (la designazione del nuovo pastore
dovrà avvenire entro la fine del mese di giugno 1995), perché il pastore Thomas Soggin
andrà in emeritazione alla fine dell’anno
1995-96. A Pinerolo è stato nominato il past.
Paolo Ribet, che inizierà il suo ministero il 1°
settembre 1996, mentre per il prossimo anno
la chiesa sarà curata dalla pastora Anna Zeli,
che viene dal Baden (Germania) con l’intenzione di fermarsi alcuni anni in Italia. A Prarostino l’assemblea di chiesa ha designato, in
deroga ai regolamenti, il past. Ruben Vinti, e
la Tavola ha condiviso questa scelta nominandolo dal r settembre 1995.
Altre decisioni riguardanti il campo di lavoro sono relative a Prali, dove per qualche
mese viene inviata dal 1“ aprile la pastora
Dorothee Mack, in attesa che la situazione si
chiarisca, a Biella (che è stata affidata al 4°
circuito per il 1995-96) e alla zona del Vástese dove da aprile arriverà il pastore Achim
Roscher (si trasferisce dalla Germania con
moglie italianissima). A Luserna San Giovanni dal prossimo settembre sarà trasferito
il past. Mario Berutti, proveniente da Colleferro e Ferentino. A Sondrio è stato confermato il past. Renato Di Lorenzo, che dividerà il suo tempo con la cura della chiesa di
Brusio, nei Grigioni. A Pramollo verrà prossimamente proclamata la vacanza, per la partenza del pastore Ruben Vinti, e così pure a
Bobbio Pellice, dove il pastore Aldo Rutigliand si avvia all’emeritazione con l’ottobre
1996. La Tavola segue anche da vicino la situazione che si è creata o che si verrà a determinare in altre chiese o gruppi: si deve pensare alla cura di Tramonti di Sopra, di Dipignano, di Udine e Gorizia e forse di altre
chiese.
La Tavola ha anche indicato le chiese in
formazione che invieranno deputati al Sinodo 1995 secondo il criterio della rotazione:
Chivasso, Imperia, Barga, Pescolanciano,
Vittoria, Agrigento-Grotte, e fissato le deputazioni metodiste al Sinodo: 5°, T, 8“, 10° e
13° circuito due deputati; 6° e 11° Circuito
tre; 12° e l6° uno. Il 14° salta un turno, avrà
un deputato nel 1996, mentre il 12° nel ’96
non ne avrà nessuno.
Il 5 marzo inaugurato un nuovo locale di culto a Qualiano
Una nuova chiesa battista
«dei popoli» nel Napoletano
Non è stata solo l’inaugurazione di un locale di culto,
quello che è accaduto a Qualiano, nell’interland napoletano, domenica 5 marzo: si è
trattato di qualcosa di più, di
molto di più.
E stato come porre le fondamenta di una casa in un
campo minato, come piantare
una tenda in pieno deserto.
La «Chiesa evangelica battista dei popoli», così l’abbiamo voluta chiamare, è sorta
infatti in un territorio ostile e
rischioso. Chi non ha mai
sentito nei notiziari o letto
nelle cronache nere dei giornali nomi come Qualiano,
Giugliano, Casal di Principe,
Villa Literno, luoghi dove
marginalità sociale, economia sommersa, illegalità diffusa, caporalato, guerre camorristiche e ancora, e purtroppo razzismo, sono realtà
quotidiane, vissute dalla
maggioranza della gente come destino, fatalità cui pare
impossibile sottrarsi.
In questi «territori occupati» abbiamo voluto piantare
la nostra tenda, o meglio abbiamo voluto scavare profondamente per porre stabili fondamenta di una nuova casa.
(Questi 80 metri quadri di locale d’affitto, poca cosa agli
occhi umani, abbiamo voluto
dedicarli a Dio, con un culto
di lode, canto e preghiera. La
«casa» era gremita di credenti provenienti dalle varie comunità battiste del Napoletano, c’erano anche tanti che
hanno già visto in questa la
loro nuova dimora il luogo
dove esprimersi liberamente
senza paura, dove vivere la
propria vita di preghiera, dove sentirsi affratellati con altri, diversi, certo, per lingua,
cultura o anche colore della
pelle, ma assolutaménte ugua
Fuori collana è uscito
Antonio Prearo
Terra ribelle
(1943-1945)
pp 280, 8 ill.ni f.t., L. 35.000
Nel 50® anniversario della Liberazione la Claudiana ha
assunto l’impegno di salvare dall’oblio una delle poche
fonti serie esistenti sulla Resistenza: le memorie di primissima mano del comandante della colonna Val Pellice della 5® Divisione «Giustizia e Libertà» operante proprio in una
valle i cui abitanti, i Valdesi, erano
stati «ribelli» per secoli. Il tutto è
raccontato con semplicità, onestà
e spontaneità che ne fanno un libro di grande leggibilità. Una pagina di storia italiana costata tanti
sacrifici che non deve e non può
essere dimenticata.
Ristampa anastatica ingrandita
con nuova copertina dell’edizione,
introvabile, del 1947.
H mmedhrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
li quanto alla fede, alla speranza, alla dignità.
Italiani, zairesi, angolani,
camerunesi erano lì tutti insieme mentre il missionario
angolano Rodrigues Chama,
l’iniziatore della nuova chiesa, conduceva il culto insieme al pastore José dos Regos, quando i pastori presenti
si alternavano nelle preghiere
di dedicazione, quando il presidente dell’Unione battista.
Renato Maiocchi, portava il
suo messaggio sulla conversione al Cristo dell’eunuco
etiope sulla via di Gaza (Atti
8, 26-39).
Mancavano i ganaensi, un
gruppo di simpatizzanti che
era atteso dalle prime ore del
pomeriggio, ma non si erano
visti; a metà del culto ci è
stato annunciato che c’erano
stati problemi da parte della
polizia che aveva sgomberato
le baracche dove vivevano,
erano scappati e ora non si
sapeva più dove trovarli. Ne
era rimasto uno, da solo,
piangeva. Abbiamo continuato a pregare, e a cantare. La
lode è sovvérsiva perché vive
la realtà del Regno mentre
visibili sono solo le tenebre
di altri potentati. (a.m.)
Hai fatto
l’abbonamento
, a
RIFORMA?
Vanesi di Taranto
No al
clericalismo
L’assemblea della Chiesa
valdese di Taranto, constatato
il manifestarsi di un nuovo
clericalismo in ogni ambito
della vita italiana, da quello
della scuola e della politica a
quello dell’informazipne,
rileva che nel servizio pubblico televisivo prendono
sempre più spazio rubriche
che vedono la presenza del
clero e che sono dominate da
tematiche della cultura cattolica, indipendentemente dai
normali programmi d’accesso.
Tenuto conto come alcune
di queste tendono a esaltare le
credenze della religione popolare, dandole per scontate,
senza una necessaria critica
interculturale e interreligiosa
e senza una seria riflessione
sociologica e teologica,
esprime il proprio disagio e
la necessità che questo fenomeno possa essere valutato in
un confronto con quei settori
della cultura laica e religiosa
che, eredi del Risorgimento e
della Resistenza, auspicano
un’effettiva pari condizione
del nostro popolo.
Pachino
L'ottimismo
della volontà
NINO GULLOTTA
In occasione del XVII Febbraio, domenica 19 ha
avuto luogo a Pachino (Sr) un
bell’incontro comunitario di
commemorazione, di festa e
di riflessione, con la presenza
di sorelle e fratelli di Scicli e
Siracusa. Nel corso del culto
c’è stata la confermazione
della sorella Giuseppina Zerbo, che la comunità ha accolto con particolare gioia perché già inserita attivamente
da tempo al suo interno.
Dopo il culto c’è stata un’
àgape fraterna a cui hanno
preso parte un centinaio di
persone e poi una lotteria. Più
tardi ci siamo riuniti per discutere a partire da una frase
detta dal pastore Magri durante il sermone: «...prima del
1848 i valdesi erano rinchiusi
in un ghetto e non potevano
predicare perché isolati; oggi
siamo spesso anche noi “isolati”, non perché ci manchi la
libertà politica e religiosa ma
stavolta per nostra volontà, in
quanto di solito preferiamo
vivere tra le nostre quattro
mura ecclesiastiche, svolgere
le nostre attività interne, ma
difficilmente andiamo fuori a
predicare il Vangelo»,
È seguito un dibattito interessante e a tratti vivace. Nonostante le divergenti valutazioni, tutti erano convinti della necessità di dover uscire
all’esterno come chiesa (e
non solo come singoli individui), per poter portare il messaggio del Vangelo ai nostri
concittadini e riscoprire un
ecumenismo corretto, basato
sul rispetto reciproco, ma anche sulla chiarezza delle posizioni.
TAVOLA VALDESE
Vacanza di chiese
La Tavola, a seguito della emeritazione del past. Thomas
Soggin, proclama la vacanza della Chiesa cristiana evangelica di Bergamo, a partire dal 1° ottobre 1996, secondo
l’Art. 14 R04. La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire in base agli Artt. 12, 13, 14, 20, 21, 22 e 23 di R04 e
all’Atto Sinodale 21/SI/35 entro il 30 giugno 1995.
Cronache
TERNI — La giornata mondiale di preghiera è stata l’occasione per parlare di accoglienza. Continuando l’esperienza che
va ormai avanti da tempo, donne metodiste e donne cattoliche hanno condiviso la liturgia proposta stavolta da un gruppo interconfessionale di donne cristiane del Ghana. Partendo
dal testo suggerito nella liturgia, la parabola del padre misericordioso, e da alcune storie proposte da rifugiati per motivi
di guerra o di povertà, il nostro gruppo si è confrontato con
la nostra capacità di accoglienza e con i nostri pregiudizi
culturali, etnici e poco cristiani verso il nostro prossimo.
Guidate dalla sorella Peggy Bertolino abbiamo affrontato
con entusiasmo i canti proposti, tipici del culto e del cristianesimo ganaense. Anche questo cantare e suonare insieme
musiche e parole così lontane eppure così vicine è stato un
intenso momento di preghiera e di comunione.
• Domenica 5 marzo abbiamo ricevuto la visita del prof.
Sergio Rostagno e della sua signora. La comunità ha ricevuto con viva speranza il messaggio che il prof. Rostagno
ha portato durante il culto predicando su un passo della lettera agli Ebrei, con il quale ci esortava a tenere sempfe a
mente che il fondamento di questa nostra vita è in qualcosa
di invisibile, diverso dalle verità di questo mondo, ma potente ed efficace: la parola di Dio. Dopo il culto Rostagno
ha brevemente parlato della Facoltà valdese di teologia e
del lavoro che in essa si compie, rispondendo anche ad alcune domande dei membri di chiesa presenti al culto; a lui e
agli altri professori e agli studenti auguriamo un tempo di
studio e di maturazione benedetto dal Signore.
MILANO — L’assemblea della chiesa valdese riunita domenica 12 marzo, dopo aver ascoltato la relazione finanziaria, ha
approvato il consuntivo 1994 e il conto preventivo 1995,
che prevede un impegno verso la cassa centrale di 228 milioni. L’assemblea ha inoltre proceduto all’elezione dei propri deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; alla
Conferenza parteciperanno Gioachino Pistone, Brigitte
Carminati e Enrico Vola. Al Sinodo sono stati eletti Giorgio Guelmani e Susanna Peyronel.
POMARETTO — Sono nati Gabriele Cedrino, di Giuseppe
e di Paola Pascal, Marzia Pons di Adriano e Valdesina Ferrerò, Selene e Alessia di Liliana e Dario Genre Bert. Ai
nuovi nati e alle loro famiglie rinnoviamo l’augurio di una
vita illuminata dal Signore.
• La comunità ringrazia Franca Long e Renato Coisson per
la loro partecipazione alle manifestazioni del XVII.
• Nel mese di febbraio ci hanno lasciato Pietro Enrico Artero e Frida Pastre Beux. Alle famiglie vada la solidarietà
dei fratelli e sorelle di chiesa. Siamo vicini a Silvano Maurino, e ai suoi cari, per la perdita della moglie, Nicoletta
Jouvenal.
BASSIGNANA ;— Terminato il ciclo di studi biblici; è iniziata
una serie di conversazioni sul ruolo delle chiese evangeliche nella Resistenza europea. Abbiamo già affrontato la situazione italiana e il 26 marzo affronteremo la vicenda delle
chiese tedesche.
VALLECROSIA — La sera del 16 febbraio una cinquantina
dei membri di chiesa di Imperia, Sanremo, Bordighera e
Vallecrosia si sono riuniti al Colle della Melosa per il falò
del XVII Febbraio. Attorno al fuoco si è pregato, cantato
(anche il giuro di Sibaud) e si è espressa la solidarietà verso
coloro che, nel mondo, non godono della libertà. Non è
mancata neanche la recita, la storia di Gianfortuna, cioè
Gianni Jourdan che «per fortuna» è riuscito a tornare tra la
sua gente dopo esserne stato strappato violentemente.
• Sabato 18 febbraio abbiamo organizzato un dibattito su un
tema di libertà: «Quale diritto all’istruzione pubblica?» a
cui hanno partecipato il pastore Paolo Sbaffi, il prof. Gianfranco Amoretti, segretario provinciale della Cgil-scuola, e
Matteo Viviano, presidente del Coordinamento genitori democratici. Il dibattito è stato di buon livello anche se pochi
erano i partecipanti.
• Domenica 19 febbraio invece si è ricordato in chiesa il
XVII con una predicazione del pastore Sbaffi che ha affrontato il tema del «lavoro secondo la Bibbia»; è seguita la tradizionale agape fraterna.
Fuori collana è uscito
Tullio Vinay
L’AMORE È PIÙ GRANDE
La storia di Agape e la nostra
con scritti di Franco Fortini, Leonardo Ricci, Enea Balmas
prefazione di Paolo Ricca
pp 134, 8 tav. ill.ni f.t., L. 16.000
Non è la storia della creazione di una istituzione, ma il resoconto di una straordinaria e inconsueta esperienza spirituale
vissuta tra il 1947 e il 1951 da un
gruppo di giovani usciti dall’esperienza sconvolgente della guerra,
che ben presto ha Coinvolto giovani
di tutto il mondo: l’esperienza di sapersi amati da Dio, l’«agàpe» divina di cui parla l’apostolo Paolo nella
sua prima lettera ai Corinzi. In appendice alcuni scritti di giovani lavoratori volontari di allora diventati poi
famosi: Franco Fortini, l’architetto
Leonardo Ricci, il francesista Enea
Balmas ecc. Pagine di stringente
attualità.
m mmotSMoe
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 17 MARZO 1995
COMUNIONE NELLA PREGHIERA
GIOVANNI ANZIANI
Di tempo in tempo il credente si pone la domanda sulla utilità del chiedere
qualcosa a Dio. Certo la parola di Dio invita il credente a
«chiedere» nella certezza che
«sarà dato», ma spesso sorgono in noi tante obiezioni nei
confronti della preghiera finalizzata alla richiesta. Domande come:
- perché occorre chiedere a
Dio ciò che lui stesso ci ha
promesso?
- che cosa in realtà è bene
chiedere a Dio?
- come è possibile sapere
se ciò che chiediamo è in accordo con la sua promessa?
- come interpretare le esperienze di preghiera in cui
apertamente Dio non ha risposto?
- come situare la preghiera
di domanda in una vita apparentemente appagata dal
mondò?
- come rendere vitale il
«sia fatta la tua volontà», senza cadere nel fatalismo?
- come essere pazienti
aspettando la risposta di Dio? ■
Sono queste le domande,
che spesso ci poniamo soprattutto nel riflettere oggi sul
rinnovamento delle nostre comunità e sulla riscoperta della
preghiera comunitaria. Pregare e «chiedere», che cosa?
Chiedere
Il brano dell’Evangelo di
Giovanni ci appare come
una forte sottolineatura riguardo alla preghiera come
richiesta: «Qualunque cosa
chiederete». Ma subito sorgono in noi delle perplessità:
chiedere è segno di debolezza
e di mancanza, anzi indica
un’indegnità, un’incapacità,
un fallimento. E noi non vogliamo dichiarare pubblicamente di essere mancanti e di
essere falliti!
«Chi è in grado di risolvere
da sé i propri problemi non
prega, e in ogni caso non formulerà mai una preghiera
sotto forma di richiesta. E
«Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no,
credete a causa di quelle stesse opere.
In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà
anch ’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; e quello che chiederete nel mio
nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.
Se chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti.
Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità,
che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non
lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà
in voi»
(Giovanni 14, 11-17)
una forma di orgoglio, in
quanto nessuno mette in mostra volentieri il proprio bisogno d’aiuto»'. Così pregare è
umiliante, qualcosa da nascondere o da tollerare solo
per i deboli e le donne e per
le quattro vecchiette che vanno sempre in chiesa; chi è uomo maturo e responsabile,
governa virilmente la propria
vita e non prega.
Tutto ciò forma la nostra vita e la cultura del nostro vissuto. È anche un atteggiamento che investe non solo la preghiera, ma tutte le relazioni
umane. Non si chiede aiuto!
Noi abbiamo disimparato a
chiedere aiuto e non abbiamo
più fiducia nel soccorso che
può venire da altri. «Chi non
osa più gridare a Dio: "aiutami!”, non osa (o non è più
capace) di farlo neppure con
il suo prossimo»-. Siamo allora oppressi dal nostro orgoglio sopravvalutando noi stessi e isolandoci da tutto e da
tutti, illudendoci che il nostro
fare dipenda dal nostro saper
fare, senza aiuto.
«Poter comunicare con Dio
è un onore... Chi prega, si pone in relazione con l'Altissimo, rimane in silenzio, è consapevole di essere muto nei
confronti della sua grandezza,
ma sperimenta l’onore al
quale è destinato come essere
umano: essere in relazione
con il Creatore»^. Chiedere
non è inutile, perché ci pone
in comunione col Signore.
. Nel mio nome
Ci interessa poco capire la
questione del «nome»
come la personificazione o
come l’identificazione di Ge
sù. Ci interessa invece comprendere la preghiera come la
richiesta della presenza di Gesù. Dobbiamo vederlo, per così dire, accanto a noi. Così la
preghiera diviene qualcosa di
più di un elenco di richieste, è
certezza di comunione, certezza di presenza, certezza di
partecipazione. Comunione e
presenza di Dio della speranza, del Padre che ama ma anche, ricordando un commento
di Calvino: «Gesù ci ferma
con la mano per impedirci di
trovare altri padroni».
La preghiera è allora guidata «nel nome di Gesù» verso
la risposta di Dio, e la preghiera acquista la consapevolezza di ottenere risposta appunto perché è «nel nome di
Gesù». Ma poniamo nuovamente domande perplesse: ci
attendevamo, dopo aver compreso l’importanza del chiedere aiuto, una pronta risposta da parte di Dio senza condizioni. Invece l’Evangelo
sembra fermarci, porre un
ostacolo a questo meccanismo di domandayrisposta: occorre pregare nel nome di Gesù. Dunque non con la nostra
piena libertà, non offrendo e
presentando nostre umane richieste ma... solo quelle nel
nome di Gesù!
Così una condizione è posta per ottenere ascolto da
parte di Dio, allora Dio non
ci appare tanto «libero» da
udire le nostre richieste di
aiuto. Dio sembra legarsi a
questa condizione. E potremmo affermare che Dio non
vuole rispondere se non alle
preghiere formulate con questa identificazione. Come intendere tutto ciò? Innanzitut
to noi siamo ciechi e sordi,
non abbiamo alcuna possibilità di trovare o di ascoltare il
bene per la nostra vita. In secondo luogo solo Gesù compie in noi e per noi il miracolo di farci vedere e farci udire
con il suo Spirito l’opera dell’
amore di Dio.
Nel suo nome non è una
formula magica per rendere
buone le nostre richieste a
Dio. È invece la confessione
di fede in Gesù Cristo come
l’unico che consente di ricevere e di gioire dei doni del Padre quali doni di vita eterna.
Lo farò
Qui vi è la certezza della
risposta di Dio! Quasi
come un impegno di Dio per
noi, quasi come una promessa
senza delusioni, del Padre che
ama. Qui è ripresentata l’alleanza di Dio con noi come
patto di pace per darci un avvenire e una speranza. Dio ci
apre al suo futuro consentendoci di trovare i suoi'doni, la
sua risposta alla nostra pre
ghiera, come un frutto da gustare in libertà e senza temere
di esaurirlo nell’attimo fuggente, senza temere di consumare i preziosi doni della pace e della consolazione.
Qui e ora Dio si impegna a
«fare», a dare concretezza al
suo amore, a dare spessore al
suo stare in comunione con
noi. Tutto infatti ci conduce a
questa parola: comunióne, con
Dio in Cristo Gesù. 11 nostro
chiedere aiuto conduce alla
comunione; il nostro chiedere,
nel nome di Gesù, conduce alla comunione; e la promessa
del «fare» di Dio rende questa
comunione forte e costante,
direi anzi che rende aperto il
futuro con doni sovrabbondanti. Comunione è Dio che
viene a noi e si assume l’onere del fare per donare, l’onere
di amarlo e di pregarlo e di lo darlo, oggi e sempre.
1) H. M. Kuitert, La fede
cristiana per chi dubita, Claudiana, p.303;
2) ibidem p.304;
3) ibidem p.304.
La tua volontà sia fatta
Signore, ovunque tu sei, la tua volontà si compie. Ovunque, nel mondo che vediamo con i nostri occhi, tutto è
riempito dalla tua volontà e pieno di eventi che tu decidi.
Nel tuo mondo invisibile, che ci è nascosto, essa si compie
per mezzo dei tuoi messaggeri, per il tramite di forze che
non conosciamo. Non abbiamo bisogno di chiederlo. La
tua volontà si compie. Ma dove ci troviamo noi uomini,
essa si compie soltanto se le diamo spazio. Dove arrivano
le nostre mani, dove sorgono i nostri pensieri, dove si protende la nostra volontà, là c’è il pericolo che la tua volontà non si compia.
(J. Zink, Come pregare, Claudiana, p.340)
INIZIATIVA PER I LETTORI DI «RIFORMA»
FRAMMENTI DI
DELLA RIFORMA
Il 17 febbraio di ogni anno si ricorda la concessione dei
diritti civili ai valdesi (17 febbraio 1848) che aprì una
grande stagione di libertà per tutte le chiese evangeliche
poi presenti sul territorio italiano.
In questa occasione la redazione di Riforma offre ai suoi
lettori la possibilità di approfondire la conoscenza di alcuni importanti avvenimenti storici, acquistando a prezzo
.fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana:
Giovanni Jalla - Storia della
Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto (1517-80)
(2- ediz.), pp. 420
L. 39.000, scontato L. 19.500
Una ricerca esemplare su un
aspetto ignorato della vita politico-religiosa del Piemonte del
’500. Ristampa anastatica dell’edizione Claudiana, 1914.
Giorgio Bouchard - Il ponte
di Salbertrand. Il ritorno dei
, valdesi in Italia (1689)
pp. 80, 47 disegni e 33 grandi foto in b/n
L. 22.000, scontato L. 11.000
L’autore fa rivivere vivacemente
la più famosa pagina della storia
valdese. I magnifici disegni di U.
Stagnaro e le incisive foto di A.
Merlo immergono visivamente il
lettore nei luoghi storici e tra i
personaggi dell’epoca.
Gfc«^ Boudurd
IL PONTE DI
SALBEPTRAND
Il ritorno dei valdesi in Italia
Gerolamo Miolo - Historia breve e vera de gl’affari de
i valdesi delle Valli (1587)
a cura di Enea Balmas
(2- ediz.), pp. 160
L. 20.000, scontato L. 10.000
Anonimo - Histoire memorable de la guerre folte par le
due de Sauope Emanuel Philebert contre ses subjects
des Vallées [...] (1561)
a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena
testo originale con versione italiana a fronte, pp. 180
L. 20.000, scontato L. 10.000
Denys Bouteroue - Discorso breve delle persecuzioni
occorse in questo tempo alle chiese del Marchesato di
Saluzzo. (1620)
Introduzione, note e appendice di Enea Balmas, testo originale
francese e versione italiana di G. Zardini Lana. pp. 280
L. 30.000, scontato L. 15.000
Tre testi del 1500 e 1600 che offrono una testimonianza
preziosa della resistenza valdese e delle chiese riformate
del Piemonte alla repressione cruenta del sovrano feudale.
Grado Merlo - Vaidesi e valdismi medievali
I voi., pp. 160
L. 20.000
scontato L. 10.000
II voi., pp. 184
L. 27.000
scontato L. 13.500
Da numerosi frammenti del complesso fenomeno dell’eresià medievale in Italia e Francia nei secoli XIl-XVI,
appare un insieme di
viva spiritualità che torna a interrogare la cultura del nostro tempo.
valdesi
e valdismi
medievali
vaiciesi
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Sconto 50%
L’offerta è valida solo fino al 31 marzo 1995 e per invii in Italia.
1 volumi devono essere ordinati
esclusivamente alla nostra redazione
con lettera (via Pio V, 15 - 10125
Torino - fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
7
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Neirambito del programma Interreg si sono incontrati venerdì scorso a Briançon i rappresentanti politici della vai
Pellice e del Queyras impegnati in un progetto di valorizzazione deir area transfrontaliera mediante un marchio. Oltre
500 grafici, impegnati in un concorso, presenteranno bozzetti per valorizzare il comune patrimonio culturale e naturale tenuto conto da un lato della presenza del mondo valdese dall’altro del parco regionale del Queyras. 11 progetto itaio-francese vorrebbe coinvolgere scuole e gruppi organizzati, oltre naturalmente a singoli visitatori sull’area che attualmente conta oltre 230 persone a qualche titolo impegnate
nel turismo e sull’ambiente in Italia e più di 100 sul versante francese. Aumento dell’occupazione, ripristino di strutture abbandonate, integrazione di reddito agricolo; questi, secondo i promotori, i vantaggi possibili derivanti da una forte integrazione delle due aree transfrontaliere.
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y -J.
VENERDÌ 17 MARZO 1995 ANNO 131-N. 11 LIRE 2000
Ho sotto gli occhi un documento di Beckwith
del 1829, dove il colonnello
fotografa, come faceva ogni
anno, la situazione delle chiese delle Valli. A lui, lo sappiamo bene, stava a cuore soprattutto l’istruzione dei più
giovani. Sapeva che per non
sciupare quella libertà religiosa e civile che sarebbe arrivata pochi anni dopo, per
affrontare il grande compito
dell’evangelizzazione dell’
Italia bisognava preparare
«truppe scelte», uomini e
donne motivati vocazionalmente e attrezzati da punto di
vista culturale. 11 documento,
infatti, parla di bambini e di
maestri, di locali angusti (a
volte di stalle) che si trasformavano in scuole nei mesi
LE RIUNIONI QUARTIERALI
SPAZI PREZIOSI
GIANNI GENRE
invernali. In ogni quartiere,
anche il più lontano, una
scuola. Oggi molte di queste
scuole in cui si formarono migliaia di coscienze evangeliche, vengono utilizzate per le
riunioni quartierali, però sempre meno frequentate, soprattutto dalle generazioni più
giovani. Eppure, quella della
riunione quartierale è una delle pochissime occasioni in
cui, come in chiesa, riusciamo
a restituire la parola alla gente
dei nostri paesi.
Uomini e donne di cui non
si ode quasi mai la voce nei
Sinodi e che intervengono
. troppo raramente anche nelle
assemblee di chiesa, ma che
hanno molto da dire sulle
questioni della fede e della vita quotidiana, dell’etica e della politica. La riunione quar-,
tierale è uno spazio troppo
prezioso che non possiamo
Anno 1995-96
Meno alunni
nelle scuole
superiori
Anche se mancano diversi
mesi all’inizio del prossimo
anno scolastico le scuole
possono già fare previsioni
sul numero di alunni e classi
poiché, come è noto, è stato
abolito il meccanismo delle
preiscrizioni e già entro il
mese di febbraio si è dovuto
provvedere all’iscrizione vera e propria. Come sono andate le cose nelle scuole superiori del Pinerolese? Il dato
che accomuna tutti gli istituti
di istruzione secondaria è un
calo sensibile del numero
globale di nuovi iscritti alle
classi prime.
Al Liceo scientifico ci sono 35 alunni in meno rispetto
all’anno in corso ed è in flessione anche il liceo classico,
che di certo perderà una classe; sembrano invece tenere
l’istituto magistrale e il
linguistico, con circa 120 alunni; a conferma che, nonostante il calo demografico si
faccia sentire sulla scuola superiore, le scelte dei ragazzi
e delle famiglie sembrano
privilegiare i corsi ad indirizzo linguistico c’è anche la situazione positiva del Liceo
europeo di Torre Pellice.
All’istituto «Alberti» di Luserna San Giovanni, di indirizzo tecnico commerciale,
per geometri e per operatore
turistico (il corso che ha sede
a Torre Pellice e che ha registrato per la sua novità un aumento di preferenze) si prevedono una o due classi in
meno; ci sarà invece lo stesso
numero di classi al «Buniva»
di Pinerolo ma con meno
alunni.
Nel settore professionale
non ci sono particolari novità:
mantengono all’incirca lo
stesso numero di nuovi iscritti
il «Capetti» e il professionale
alberghiero. Dato positivo è
infine il basso tasso di abbandono degli studi dopo la scuola deir obbligo che nel Pinerolese è intorno al 5%.
A colloquio con il giudice Passone, fra i fondatori dell'associazione «La fornace»
Valorizzare la progettualità dei pinerolesi
PIERVALDO ROSTAN
Pinerolo città dormitorio,
città degli scandali della
finanza, dalla classe politica
vecchia e immutabile. Ma non
è solo questo: da qualche mese è attivo in città un gruppo
di lavoro, «La fornace», il cui
nome sembra evocare l’esigenza di costruire progetti,
di elaborare proposte politiche basate su concetti forti
come solidarietà e responsabilità. Fra i promotori della.
Fornace c’è il giudice Elvio
Passone, che tra l’altro ha potuto contare su un breve periodo di «riposo», dopo 1’
esperienza del Consiglio superiore della Magistratura e in
attesa del prossimo incarico in
Corte d’appello a Torino.
«Il progetto parte dall’esigenza di mettere in contatto e
a confronto tante persone ed
esperienze - spiega il dott.
Passone - aggregabili intorno
a determinati valori; così a
settembre del ’94 partimmo
con una serie di riunioni con
l’obiettivo di creare un punto
di incontro di tutte quelle forze pinerolesi che in un senso
molto ampio possono definir
si “progressiste” e non mi riferisco soltanto alle forze politiche ma anche e più ancora
la società civile; si trattava di
creare un luogo dove parlando di problemi concreti sia
più facile superare le differenze ideologiche, le storie
personali e di gruppo».
Su quali argomenti vi siete
mossi prioritariamente? «Da
ottobre in avanti - prosegue
Elvio Passone - ci siamo riuniti per affrontare il bilancio
comunale di Pinerolo, il disagio giovanile, i problemi
dell’ambiente, il commercio.
la tossicodipendenza. Abbiamo così scoperto che nella
società di Pinerolo c’è un discreto patrimonio di progettualità; quasi tutti sanno cosa
si vorrebbe fare ma il nostro
obiettivo è quello di passare
dal desiderio al progetto concreto, con tutte le difficoltà
che ciò comporta.
Non ci siamo mai posti in
posizione antagonista con i
partiti ma se un elemento va
sottolineato è il capovolgimento del rapporto con la politica istituzionale: non più
accettazione o meno di pro
grammi proposti dalle forze
politiche ma idee e progetti
nati dalla base e proposti ai
partiti con fasi “istruttorie”
già avanzate di fronte ai quali
i candidati ad amministrare
dovranno dire se li accettano
e come intendono muoversi.
Si capovolge la logica della
politica; abbiamo in questo
caso il cittadino che chiede, e
chiede in modo ragionevole,
superando il meccanismo
delle promesse mirabolanti.
Il nostro impegno prosegue
ora per commissioni di lavoro (urbanistica, disagio giovanile, sanità e anziani,
occupazione, cultura, sport e
turismo) e pubblicamente si
affronteranno le questioni
emerse».
Così nasce «La fornace»
col tentativo di smuovere Pinerolo, una città che negli ultimi anni può essere ricordata
più che per la sua classe politica, per l’attività di alcuni
magistrati (Pignatelli, Pazé,
Passone) curiosamente tutti
dello stesso anno di nascita,
che con il loro modo di porsi
in città hanno saputo essere
soggetti di un forte dialogo
con la società.
A vec les vaudois du Piémont»: così titola la prima pagina del «Semeur Vaudois» di Losanna nell’ottobre
1945, che riporta un ampio e commosso
resoconto del past. Paul Métraux sulla
sua visita alle Valli all’indomani della
Liberazione. Il resoconto è anche, forzatamente, una descrizione cruda delle
atrocità della guerra, colloqui con i pastori, panorama sui problemi delle chiese: leggiamone qualche brano.
«Ci fermiamo a Perrero. Ci aspettano i
pastori della valle. Come esprimere loro
la nostra emozione mentre ascoltiamo il
racconto, tragico e semplice, di questi
mesi! Il 12 agosto 1944 il villaggio di
Maniglia è completamente incendiato.
Resta un ammasso di pietre. 54 famiglie
senza casa; non hanno più nulla. Il pastore [si trattava di O. Peyronel, ndr] il cui
cognato è stato fucilato, è controllato come un ostaggio nel presbiterio che è accanto alla caserma. Una domenica
dell’anno scorso i tedeschi, avvertiti dai
IL FILO DEI GIORNI
«AVEC
LES VAUDOIS»
MARCO ROSTAN
loro spioni che ci sarà una riunione di
partigiani, occupano Perrero. Il pastore
non c’è: dunque sarà con i partigiani. In
realtà stava presiedendo un culto in un
villaggio [si tratta di Maniglia, ndr]. Lo
cercano. Sul paese c’è una nebbia spessa:
il piccolo tempio è sopra la strada e i camion dei tedeschi lo sorpassano senza
accorgersene. Poi tornano indietro: ma
nel frattempo li hanno sentiti: e i numerosi partigiani che erano al culto hanno il
tempo di scappare [si buttarono giù per
la scarpata fino al torrente. Con loro
c’era anche il pastore A. Geme]. Il pastore è arrestato ai piedi del pulpito. Sarà rilasciato poco dopo: è difficile sostenere
che, con la toga e le facciole, stesse partecipando a una riunione segreta». (...)
«Ecco il piccolo villaggio dei Clot: incendiato il 2 agosto ’44. Ecco i Pons,
bruciati il 17 febbraio. 5 contadini uccisi.
Lutto, rovine ovunque. E quella volta a
Pomaretto. C’era la Santa Cena. Un ufficiale tedesco vi partecipa. Non sa che la
persona che prende la Santa Cena con lui
è un capo partigiano! Il pastore invece lo
sa bene» (...).
Più avanti l’articolo parla del past.
Bertin e di San Germano, di Bobbio e di
vaiar Pellice. E della prima grande riunione dei giovani, dopo la liberazione,
nel Vallone degli Invincibili: vi partecipa
anche un gruppo di soldati sudafricani
con il loro cappellano M. E. Pons, originario delle Valli.
permettere venga lentamente
soffocato. «Un paese - scriveva Pavese - vuol dire non essere soli». Si è soli nella massa indifferenziata, nel mondo
in cui tutto e tutti vengono
omologati; vale la pena tornare a incontrarsi, tornare a riscoprire il senso delle nostre
appartenenze, reimparando a
pregare insieme dopo aver discusso e progettato, dopo essersi confrontati sulla parola
di Dio e sul mondo che egli ci
ha affidato. A partire da quelle scuole di quartiere in cui un
tempo si istruivano i propri figli, oggi può rinascere la passione per una fede vissuta in
modo consapevole e per un
impegno anche civile di cui
abbiamo bisogno più che del
pane quotidiano.
In Questo
Numero
Liste del Polo
Si presenteranno in formazioni civiche i candidati che fanno capo ai raggruppamenti politici del
«Polo delle libertà». Della
loro consistenza nel Pinerolese e delle prossime
scadenze amministrative
abbiamo parlato con Aida
Revel (Forza Italia) e con
Lucio Malan («Federalismo e libertà»).
Pagina II
Ambientalisti
I Verdi non coincidono
«tout-court» con l’arcipelago ambientalista, ma in
vai Pellice esiste un buon
rapporto con i movimenti.
Di questo e dell’attività
politica parliamo con Erica Malan, segretaria locale
dei Verdi.
Pagina II
Consigli comunali
Ultime battute per i Consigli comunali, che giungono alla fine del loro
mandato. A Torre Pellice,
oltre ad alcune delibere da
considerarsi di routine, si è
parlato ancora del Palazzo
del ghiaccio e si è votato
un ordine del giorno contro la riapertura della centrale nucleare francese
«Superphénix» (a 120 km
dalle Valli). A Angrogna
sono state previste riduzioni di tariffe per il servizio
di raccolta e smaltimento
rifiuti e si è parlato dei tecnici in pianta organica.
Pagina II
Ecosviluppo
NelTultima seduta utile
il Consiglio della Comunità montana vai Pellice ha
approvato il piano di ecosviluppo, do^ le osservazioni giunte dai Comuni.
Il punto più discusso è
quello dei collegamenti
con la Ffiuicia.
Pagina III
Lì
8
PAG. Il
E Eoo Delle vaoi ^ldesi
VENERDÌ 17 MARZO 1995
Il municipio di San Secondo
Elezioni amministrative: Forza Italia e «Federalisti e Libertà»
Il Polo sì presenta in liste civiche
DAVIDE ROSSO
SULLA STRADA SAN SECONDO CI RIPENSA — Preannunciato dopo gli incontri con le amministrazioni della vai
Chisone, è giunto la scorsa settimana il dietrofront del Consiglio comunale di San Secondo sul parere per il progetto di
nuovo collegamento stradale al ponte di San Martino. Unanime era stato il voto contrario, con un solo no sono passati
la revoca della prima delibera e il parere favorevole: gli impegni della Provincia di Torino e le pressioni dei Comuni
vicini hanno convinto tutti, ad eccezione del consigliere
Rocco che abita proprio da quelle parti. Il Consiglio aveva
anche altri punti in discussione, dalla presa d’atto delle dimissioni dell’assessore Sadone, su cui c’è stato il silenzio
generale, ai lavori di ripristino di strade danneggiate dall’alluvione. Un parere favorevole è stato espresso rispetto alla
richiesta delle Guardia di Finanza di trasformare l’ex scuola
elementare di Miradolo in una caserma: è stato infatti approvato il piano finanziario. Intorno all’attuale Consiglio, in
indubbia crisi di identità, si stanno rinnovando riunioni di
ex amministratori e probabili candidati in vista delle elezioni: un gruppo dell’ex maggioranza in dissidio sta costruendo
una nuova lista nella quale stanno confluendo persone vicine al Ccd e Forza Italia; l’attuale minoranza si sm a sua volta muovendo e non è neppure esclusa una terza lista.
ATTENZIONE AI FALSI RACCOGLITORI DI FONDI
PER CIECHI — L’Unione ciechi e l’associazione Omero
(prò cultura nonvedenti) di Pinerolo, segnalano che sul territorio delle Valli e della pianura ci sono persone che raccolgono fondi a favore dei non vedenti. Le suddette associazioni hanno ribadito che nessuno è stato autorizzato ad iniziative di questo genere e invitano chiunque fosse avvicinato per strada o in casa da persone che si spacciano come appartenenti a queste associazioni, a diffidare e a segnalare la
cosa al più vicino posto di polizia o ai vigili urbani, oppure
direttamente all’Unione Ciechi di Pinerolo il lunedì dalle 17
alle 19 (tei. 0121-595535).
51“ ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI PONTEVECCHIO — All’alba del 21 marzo 1944 ingenti forze
nazifasciste attaccarono le postazioni dei partigiani che
occupavano la vai Lusema. Gli scontri armati furono assai
duri e si protrassero per tre giorni in tutta la valle; caddero
in combattimento 9 partigiani e 40 vennero fatti prigionieri
e portati agli Aitali nella prigione della caserma Pettinati,
dove furono picchiati e seviziati. Case, baite e fienili vennero dati alle fiamme o saccheggiati; i prigionieri furono condotti a Torino da dove alcuni furono fucilati e altri deportati
in Germania. Sabato 18 e domenica 19 verranno ricordati
quei fatti con una serie di manifestazioni: in particolare sabato alle 17 verrà posto un omaggio floreale ai monumenti
ai Caduti e Internati di Lusema e Torre Peli ice e, alle 20,
sarà accesa una fiaccola presso la lapide di Pontevecchio.
Domenica, alle 10,30, cerimonia a Pontevecchio, alla presenza delle autorità: l’orazione sarà tenuta dal prof. Gianni
Oliva; alle 20,30, all’auditorium comunale di Lusema, serata di canti e testimonianze a cura del Gmppo teatro Angrogna e presentazione del libro «Storia e poesie».
A PINEROLO ARTISTI PER LA LIBERTÀ — In occasione delle manifestazioni per la celebrazione del 50° anniversario della Liberazione, presso la sala dei Cavalieri di Pinerolo verrà esposta una raccolta di quadri e sculture realizzati
da artisti del Torinese sulla Resistenza e sulla lotta per la libertà di vari popoli. La mostra, organizzata dall’Anpi di Rivoli, sarà inaugurata sabato 25 marzo alle 17 alla presenza
del presidente della Provincia Luigi Ricca e resterà aperta fino al 2 aprile, nei giorni feriali tutto il giorno, nei festivi solo al mattino.
SOTTOSCRIZIONE PRO ISTITUTI VALDESI — Come è
tradizione alla Skf di Villar Perosa, in occasione del XVII
Febbraio, è stata promossa una sottoscrizione a favore di alcune opere diaconali valdesi. L’iniziativa, che ha coinvolto
le maestranze dell’Skf, delle ditte Pellegrini e Merlo, ha portato alla raccolta di oltre 4 milioni di lire distribuiti fra Asilo
dei vecchi di San Germano, Uliveto di Lusema, Ospedale di
Pomaretto e Comunità alloggio di Torre Pellice.
UN AIUTO PER LUIGINO — Luigi Petrozzi è un bambino
di sette anni affetto da una grave malformazione intestinale
che lo obbliga a tre ani artificiali e a un’alimentazione artificiale legata a una macchina collegata al petto. Con
un’operazione c’è la possibilità di migliorare le sue condizioni di vita ma quest’operazione è possibile solo in una clinica specializzata negli Stati Uniti; i costi (oltre 1(X) milioni) sono impossibili da sostenere per la famiglia per cui il
gmppo Incontro di Pinerolo ha lanciato un appello affinché
chi fosse interessato possa intervenire con un aiuto economico; il numero di conto corrente è: 5432, agenzia n. 3 Bnl
di Torino, intestato a Petrozzi e Palma.
Proseguendo nel nostro
viaggio attraverso i partiti pinerolesi, in vista delle
prossime elezioni amministrative, questa settimana siamo andati a sentire i rappresentanti di Forza Italia (Aida
Revel) e di Federalismo e Libertà (Lucio Malan).
Ai rappresentanti dei due
gmppi politici abbiamo chiesto di parlarci di come si presentano oggi i loro due movimenti nel Pinerolese, qual, è
la loro consistenza, la loro distribuzione sul territorio. «La
distribuzione sul territorio dei
Club di Forza Italia - dice
Aida Revel, coordinatrice dei
Club del collegio 19 per la
Camera - è abbastanza buona. Come soci sostenitori del
movimento possiamo contare
su circa 400 persone, di cui
200 a Pinerolo.
Per quel che riguarda questo collegio il movimento è
partito molto bene con la formazione dei Club: nel corso
di quest’anno non si è proceduto alla formazione di nuove
entità ma si è badato a potenziare quelle già esistenti,
mentre ora stiamo procedendo alla costituzione di nuovi
Club come quello di San Secondo e Prarostino».
L’on. Lucio Malan invecp
dice che «per quel che ri
Angrogna
Regolamenti
convenzione
e commiati
Ultimo appuntamento giovedì 9 marzo per il Consiglio
comunale di Angrogna; in
esame alcuni regolamenti, fra
cui quello riguardante il servizio di raccolta e smaltimento
rifiuti è senz’altro quello più
importante per le ricadute sui
cittadini. La raccolta avviene
nelle principali zone del paese
facendo riferimento alla presenza dei cassonetti. Il servizio è stato esteso ufficialmente anche alle Sonagliette e a
Buonanotte, dove già avveniva ma solo d’estate.
I cittadini dovranno usufruire del servizio, con pagamento totale, entro i 200 metri dal
più vicino cassonetto. Sono
state previste riduzioni per alcune categorie di cittadini;
20% in meno per i cittadini
soli, 10% di riduzione per le
seconde case e 15% di sconto
per gli agricoltori: chi vorrà
usufruire delle riduzioni dovrà fame richiesta.
II Consiglio ha poi proceduto al rinnovo della convenzione con la Comunità montana per il servizio di tecnico
comunale attualmente in comune con Rorà e Lusemetta;
si tratta di un rinnovo a tempo, poiché la nuova pianta organica (non ancora in vigore)
prevede l’assunzione di un
tecnico comunale, al massimo in consorzio con Rorà.
Ultimo Consiglio; la minoranza era presente col solo
Adorno e la stessa maggioranza presenterà una lista assai rinnovata. Sarà con tutta
probabilità Jean-Louis Sappé
il prossimo candidato sindaco
al posto di Franca Coì'sson e
vi saranno sicuramente anche
molti nuovi nomi. Sul versante opposto si sa di contatti
avviati da Michele Benedetto, massaggiatore a Torre
Pellice, che punterebbe a costituire una lista.
guarda il movimento Federalismo e Libertà, essendo un
movimento giovane, ci stiamo organizzando, ma possiamo già contare su una sessantina di iscritti provenienti dal
circondario di Pinerolo anche
se non abbiamo mai fatto una
vera e propria campagna alla
ricerca di proseliti. Molte di
queste persone provengono
dall’esperienza della Lega,
anche se vi è pure chi prima
non aveva questo partito come riferimento».
Questo, per sommi capi,
quel che riguarda la presenza
dei due partiti sul territorio;
ma in vista delle elezioni a livello locale come intendono
muoversi rispettivamente
Forza Italia e Federalismo e
Libertà, due forze politiche
che a livello nazionale appartengono al campo del Polo
delle libertà?
«Per quel che riguarda le
elezioni locali - afferma Aida
Revel - abbiamo cercato dei
contatti con delle persone
dell’area moderata per la formazione ovunque di liste civiche; questo è stato fatto e
viene fatto a seguito di un accordo all’interno del Polo».
«Anche noi Federalisti precisa l’onorevole Lucio
Malan - siamo orientati a
presentarci non sotto simboli
particolari ma all’interno di
liste civiche. Secondo noi bi
Torre Pellice
Nuova gara
per affidare
le affissioni
Ultimo Consiglio anche
per Torre Pellice: minoranza
ai minimi termini, col solo
Peyrot a garantire la presenza
e votare unanimemente tutti i
punti. Una delibera sul palaghiaccio ha aperto i lavori
garantendo così la possibilità
alla Comunità montana di
andare avanti nell’iter dei
mutui per il completamento;
proprio in questi giorni sono
stati affidati i lavori per la
prima tranche di completamento dell’opera. Di routine
l’approvazione del regolamento per le pubbliche affissioni: essendo venute meno
le condizioni per la gestione
del servizio da parte della
ditta precedentemente appaltante, la giunta ha bandito
una gara per un nuovo affidamento. In attesa della definizione del nuovo ente gestore
delle affissioni per conto del
Comune, i cittadini potranno
rivolgersi all’Ufficio vigili."
Legate alle disposizioni legislative sono risultate anche le
modifiche introdotte allo Statuto comunale, il Consiglio
ha votato un ordine del giorno sulla validità dell’Unione
europea come strumento di
collaborazione fra «le famiglie dell’umanità».
Una significativa presa di
posizione contro la vicina
centrale nucleare francese
Superphénix ha chiuso l’attività del Consigli. Il documento, dopo aver illustrato in
premessa tutta la vicenda di
questo reattore pericolosissimo situato a 120 km dalle
valli, contenente 5 tonnellate
di plutonio e 5.000 di sodio,
in grado di funzionare pochi
mesi su 9 anni di vita, con almeno quattro avarie gravi,
chiede alle autorità francesi
di «chiudere in modo definitivo l’esperienza atomica di
Superphénix».
sogna puntare sulla risoluzione dei problemi, bisogna puntare sui programmi attraverso
le persone indipendentemente
dai partiti».
I programmi: qual può essere per voi la linea da seguire per la stesura dei programmi anche se poi a livello locale, ovviamente, bisognerà
tener conto delle situazioni
particolari riferite alle varie
realtà comunali?
«Per noi di Federalismo e
Libertà - aggiunge Lucio
Maian - i punti importanti, in
breve, sono il mettere i Comuni al servizio dei cittadini,
la trasparenza, lo snellirñento
delle pratiche burocratiche,
un no all’assistenzialismo
(l’assistenza deve esserci ma
bisogna che sia indirizzata
verso chi ne ha realmente bisogno), bisogna dare spazio
ai privati e non viceversa».
Anche in casa Forza Italia
questi punti sembrano essere
prioritari; Aida Revel sottolinea comunque che per il suo
movimento «bisogna privilegiare di più l’iniziativa privata, bisogna promuoverla perché questa è il fulcro di ogni
comunità; inoltre il privato
(entro certi limiti di controllo
che devono essere posti a tutela dell’iniziativa degli altri)
lavora meglio, lavora di più e
con maggior economia rispetto al pubblico».
Regione Piemonte
Due leggi
oer tutelare
a montagna
Il Consiglio regionale del
Piemonte ha approvato nelle
prime sedute di marzo due
importanti leggi per la montagna piemontese; si tratta di
provvedimenti per la salvaguardia del territorio e per lo
sviluppo socio-economico e
l’individuazione delle fasce
altimetriche territoriali nell’
ambito delle Comunità montane. La prima legge pone le
basi per l’applicazione in
Piemonte della legge nazionale 97/94 sulla montagna, la
seconda gradua le diverse fasce di altezza delle zone
montane su cui vi saranno interventi pubblici.
La delegazione piemontese
deirUncem (l’ente che associa 45 Comunità montane e
530 Comuni montani della
nostra regione) attraverso il
suo presidente. Emiliano
Bertone, ha espresso soddisfazione per i provvedimenti, in particolare «la costituzione di un “fondo regionale per la montagna” che
avrà una quota del 20%
sull’addizionale regionale sul
consumo di gas metano (circa 9 miliardi). È un primo
provvedimento che consentirà di aprire nuove possibilità di interventi per le Comunità montane in settori tipici dell’economia montana
e in particolare nella tutela
ambientale e per favorire
nuovi insediamenti, soprattutto di giovani».
Verdi
Centralità
dei temi
ambientali
Solo nel 1990 l’ambientalismo ha trovato, in alcuni Comuni delle Valli, una sua
rappresentanza ufficiale nelle
istituzioni; a Lusema l’allora
lista verde arcobaleno mancò
per una manciata di voti un
secondo consigliere;/a Torre
Pellice nella lista tradizionale
di sinistra venne eletto un
esponente dei Verdi, poi diventato assessore. Oggi come si colloca questa forza
politica nel Pinerolese? Lo
abbiamo chiesto a Erica Malan, segretaria dei Verdi della
vai Pellice.
«Di fatto i Verdi, come organizzazione, esistono solo in
vai Pellice, dove il gruppo ha
buoni rapporti cori il mondo
delle associazioni ambientaliste, in particolare Legambiente. Purtroppo abbiamo difficoltà, al di là della dozzina di
iscrizioni, a organizzare una
presenza attiva sul territorio,
a parte il lavoro di Paolo Gardiol a Lusema San Giovanni
e Piervaldo Rostan a Torre
Pellice. Nella Comunità montana non abbiamo potuto incidere e molte volte abbiamo
avuto difficoltà a riconoscerci, anche nelle scelte della maggioranza di sinistra.
Alle elezioni europee abbiamo registrato un buon
risultato ma non siamo in grado di concretizzare un contatto più assiduo con questi sostenitori».
- Come vi stcUe muovendo
in vista delle prossime elezioni?
«La nostra collocazione è
nell’area progressista e cón
le altre forze ci stiamo confrontando, senza preclusioni
da parte nostra, né verso
Rifondazione comunista né
verso i Popolari. Certo la nostra aspirazione sarebbe che
tutte le tematiche legate all’
ambiente, che poi in una zona montana come la nostra
vuol dire assetto del territorio, uso corretto delle risorse
come l’acqua, viabilità compatibile, decisa scelta verso il
trasporto su ferrovia, trovassero collocazione nei programmi in modo vincolante
per le prossime amministrazioni locali.
Vorremmo poi puntare
molto sul rinnovamento; a
Lusema, ad esempio, ci piacerebbe un candidato sindaco
espressione della società civile, magari anche di posizioni “centriste” ma che presenti il màssimo grado di
credibilità per tutti i cittadini,
e assessori totalmente slegati
dal cosiddetto “partito del
mattone”. Probabilmente
avremo candidati verdi anche
a Villar Pellice, oltre naturalmente a Torre Pellice».
- E nel resto del Pinerolese?
«Il fatto che il gruppo dei
Verdi sia in vai Pellice ha
probabilmente fatto sì che
l’azione sia stata limitata a
questa valle; così in vai Chisone c’è nella sinistra una
maggiore attenzione “operaista” e a Pinerolo si sono mossi, in un’area a noi vicina, a
livello locale, il gruppo per
l’Alternativa e a livello nazionale la Rete».
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9
VENERDÌ 17 MARZO 1995
E Eco Delle Yalu moEsi
PAG. Ili
Dibattito lungo nell'ultima seduta alla Comunità montana vai Pellice
Il Consiglio approva il piano di ecosviluppo
PIERVALDO ROSTAN
Alla fine, proprio all’ultima seduta, il piano di
ecosviluppo della Comunità
montana vai Pellice è stato
approvato. Redatto da un
gruppo di esperti esterni e di
operatori dell’ente potrebbe
rappresentare un punto fermo
da cui partire per ogni progetto di sviluppo sostenibile
in vai Pellice, coniugando
agricoltura, cultura e turismo.
Il testo del piano era stato inviato a tutti i Comuni che a
loro volta hanno provveduto
a fare alcune osservazioni; la
maggioranza delle modifiche
proposte è stata accolta ma
ciò non ha impedito che il dibattito risultasse lungo e, a
tratti, teso.
Sulla questione di possibili
collegamenti con la vicina
Francia si sono concentrati
quasi tutti gli interventi. Da
parte del sindaco di Bricherasio. Bolla, si è cercato in tutti
i modi di far approvare una
mozione in cui la maggioranza si dicesse favorevole al
collegamento mediante traforo; mentre il sindaco di Bobbio, Aldo Charbonnier, si limitava a chiedere che con un
emendamento si invitasse il
prossimo Consiglio ad assumere in via prioritaria la que-'
stione dei collegamenti oltralpe, tutti gli assessori ribadivano la necessità, senza dei
no pregiudiziali, di poter
considerare a fondo l’ipotesi.
Muro a secco in vai d’Angrogna. Anche le costruzioni tipiche sono
un patrimonio da valorizzare (foto G. Platone)
avvalendosi del piano di valutazione ambientale ed economica che la Provincia sta
redigendo.
«Solo allora potremmo assumere una decisione che in
un senso o nell’altro peserà in
modo decisivo sulle sorti della valle», è stato, in sintesi,
detto dai più. Dopo due ore di
discussione si è andati al voto
che ha cassato la proposta di
Bolla (definita strumentale da
Charbonnier) e ha approvato
una mozione redatta dal presidente, Cotta Morandini,
Affollato convegno a Pinerolo
L'impegno femminile
nella Resistenza
ELSA ROSTAN
MARIA LUISA DAVITE
Il 7 marzo, organizzato dal
Comune di Pinerolo, si è
svolto in una sala del municipio l’affollato convegno su
«Donne e Resistenza». La ricercatrice storica Graziella
Bonansea nella sua introduzione ha evidenziato quanto
sia importante per la ricerca
storica, accanto ai possibili
documenti scritti, il racconto
orale degli avvenimenti fatto
da persone che li hanno vissuti. Erano perciò state invita' te a parlare, per portare la loro testimonianza vissuta nel
periodo della Resistenza, tre
donne: Marisa Diena, Frida
Malan e Luisa Testori.
La prima, partendo dala sua
giovinezza trascorsa a Torino
in clima fascista, afferma che
a un certo punto e di fronte
agli avvenimenti che precedettero la seconda guerra
mondiale, ha cominciato a riflettere e, a poco a poco, si è
formata in lei una coscienza
individuale che l’ha portata
non solo al rifiuto degli
«ideali» del momento, ma a
una militanza attiva nella Resistenza che si è prolungata
anche dopo il 1945.
Frida Malan, figlia di un
pastore valdese, per sua scelta
politica ha militato prima, du
rante e dopo la Resistenza nel
Partito d’azione. In base anche alla sua formazione nella
Ucdg (Ywca, Associazione
mondiale delle donne cristiane e laiche) ha combattuto
sempre per la formazione della coscienza delle donne anche in ambito sociale.
Lucia Testori, appartenente
a una famiglia del Cuneese
già da lunga data antifascista,
è diventata presto partigiana,
e partigiana sospetta perché
coinvolta talora in difficilissime situazioni come quella di
dovere, di notte, trasportare
armi nascoste sotto il suo letto in una vicina cantina, ritenuta più sicura perché ignorata dal comando tedesco. Con
altre donne poi, venuta a
conoscenza della sosta a San
Dalmazzo di vagoni ferroviari piombati e destinati a campi di concentramento per
ebrei e prigionieri politici, si
dette da fare per far pervenire
loro micche di pane.
La presidente della Regione
Piemonte, Carla Spagnuolo,
nel portare il suo saluto al
convegno, ha sottolineato anche l’importanza di tutte le
donne che durante la Resistenza hanno reso possibile,
pur nell’anonimato e senza
prendere le armi, questa grande presa di posizione in favore della libertà dei popoli.
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contenente l’impegno alla
prossima amministrazione a
trattare in via prioritaria la
questione del collegamentO’
(due voti contrari da Bricherasio e una astensione della
consigliera di Angrogna, Frida Simond).
All’unanimità è stato invece approvato un ordine del
giorno sulla viabilità di accesso in vai Pellice in cui si
chiedono diversi interventi a
partire dal completamento
dell’autostrada di Pinerolo.
Nuovo ponte sul Chisone a
Garzigliana, raccordo veloce
con Cavour, utilizzo del sedime dell’ex ferrovia Bricherasio-Barge per la creazione di
uno svincolo, circonvallazione a Osasco, arginatura del
Pellice Su cui far correre una
strada e infine collegamento
di tipo autostradale fra la circonvallazione di Pinerolo e il
ponte di Bibiana: questi i
grande sintesi i «punti qualificanti» delle proposte della
Comunità montana vai Pellice che, come si vede, si preoccupa di una zona che va
ben oltre il proprio territorio.
Viste le proposte di razionalizzazione della rete scolastica, la giunta della Comunità montana ha quindi
proposto di costituire una
commissióne ampia, comprendente amministratori di
maggioranza e minoranza dei
Comuni, direttori di istituto,
per valutare tutte le possibili
soluzioni.
Infine il Consiglio, con
l’astensione della minoranza
che non ne ravvisava l’urgenza, ha deciso di collaborare
con la «Bottega del possibile», l’associazione nata con
l’intento di promuovere la
domiciliarità, mediante una
convenzione: il Centro di documentazione sul settore socio-assistenziale della Comunità montana sarà gestito dalla «Bottega» che a sua volta
potrà essere coinvolta nella
guida sul territorio per visite
ed esperienze di assistenza.
I
Quest'anno Tepidemia è più grave
L'influenza deve fare
il suo corso
Puntuale come tutti gli anni
anche quest’inverno l’influenza è arrivata e qui nelle
nostre valli come in molte altre parti di Italia ha letteralmente decimato scuole, uffici,
fabbriche; la versione 1995 di
tipo virale si distingue dalle
precedenti per il fatto di manifestarsi con febbre molto
elevata, complicazioni batteriche di vario tipo e per il suo
decorso piuttosto lungo, che
spesso se non completato e
curato porta alle cosiddette
«ricadute». Ne abbiamo parlato con Miriam Pisani, medico
di base a Torre Pellice.
«Questa, come altri tipi di
influenze che solitamente si
manifestano tra gennaio e
febbraio ma si trascinano poi
con colpi di coda fino alla
primavera, quando ci si aspettano le malattie esantematiche, è di tipo virale, per questo le febbri molto alte che si
riscontrano vanno interpretate
come risposte di difesa da
parte dell’organismo. Credo spiega Miriam Pisani - che
spesso si abbia troppa paura
della febbre alta (39/40) e si
faccia un vero e proprio abuso di antipiretici. Forse non
tutti sanno che per esempio
l’acido acetilsalicilico (il
principio attivo dell’Aspirina)
in dosi consistenti può provocare danni gravissimi ai barn
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Valli Chisone e Germanasca
Norme antisismiche
bini fino a 15 anni, provocando la sindrome di Reye, una
malattia a carico del fegato e
del cervello che spesso compare appunto dopo influenze
e varicella e che studi recenti
hanno collegato proprio
all’abuso di farmaci contenenti l’acido acetilsalicilico».
Dunque è meglio tenersi la
febbre alta e i malesseri ad
essa collegati? «Si può fare
molto, senza l’abuso di farmaci, per alleviare le complicanze dell’influenza - consiglia la dottoressa Pisani -; per
esempio è sempre molto utile
bere succhi, tisane, spremute
e soprattutto va favorito il decorso naturale di questa influenza, accettando con pazienza i giorni di inattività
che spesso costringe a trascorrere. Come al solito i
soggetti a rischio anche quest’anno avrebbero dovuto fare
il vaccino, tenendo conto che
l’influenza virale non dà alcuna immunità e si ripresenta
abbastanza facilmente, questa
volta con complicazioni batteriche. In quest’ultimo caso
poi troppo spesso si ricorre
agli antibiotici, che ancor più
di altri farmaci a mio avviso
andrebbero somministrati solo quando è proprio necessario e soprattutto non andrebbero mai presi senza rivolgersi al medico».
Il consiglio della Comunità
montana Chisone e Germanasca ha concluso la sua attività
con una seduta dedicata agli
ultimi adempimenti tra i quali, salutato con espressioni di
sollievo, il termine dell’iter
per il piano regolatore generale intercomunale: sono state
approvate le ultime varianti,
per la bassa e media vai Chisone, che concludono una
lunga vicenda di rinvii e di
modifiche.
Le ultime riguardano gli
adeguamenti alla normativa
antisismica e alla delimitazione delle aree a rischio idrogeologico; a parte queste zone dove non si può costruire,
il piano prevede un aumento
della possibilità di fabbricare,
soprattutto nei Comuni di
fondovalle dove si|registra se
non proprio un aumento, almeno un arresto dello spopolamento. Dopo l’approvazione da parte della Regione,
che richiederà anche un certo
tempo, questo strumento urbanistico diventerà operante
su tutto il territorio.
Prima di questo punto, l’assessore Genre ha illustrato gli
ultimi interventi sul progetto
di valorizzazione delle miniere della vai Germanasca. La
società Luzenac vai Chisone
chiude il cantiere della miniera Paola e mette a disposizione del progetto turistico
un chilometro e mezzo di
galleria, con alcuni edifici
esterni. Con un finanzia
mento di 123 milioni si dovranno predisporre un centro
di documentazione e attrezzare un primo tratto di miniera per le visite. È anche
prevista una segnaletica in
comune con le miniere francesi che fanno parte dello
stesso progetto e una serie di
itinerari escursionistici negli
altri luoghi caratteristici della
valle. Si prevede inoltre la
costituzione di una cooperativa che prenda la gestione di
tutta l’operazione per poter
iniziare l’attività l’estate
prossima, alla conclusione
del passaggio di destinazione
dall’utilizzo a scopo industriale a quello turistico.
In ultimo il presidente, Erminio Ribet, ha illustrato la
proposta di una modifica abbastanza rilevante allo Statuto
della Comunità montana che
consiste nel ridurre il numero
dei futuri assessori da 7 a 5.
La motivazione è stata la diminuzione degli impegni derivata dalla soppressione
dell’Ussl 42. Dopo aver dato
altri ragguagli sulle vicende
della viabilità in vai Chisone
in vista dei mondiali del 1997
a Sestriere, e con l’incertezza
dei finanziamenti, il presidente ha ringraziato tutti i consiglieri e gli assessori per la
correttezza tenuta durante il
quinquennio trascorso e ha
concluso con un saluto cordiale questo periodo di attività del Consiglio della Comunità montana.
Iniziativa degli astrofili di Luserna
Osservare il cielo
con i planetari
L’associazione «Astrofili
Urania» di Luserna San Giovanni ha aderito anche quest’anno alla giornata internazionale dei planetari, del 19
marzo, mettendo a disposizione del pubblico la sua sede e le attrezzature didattiche
di cui dispone, ovvero una
sala per conferenze di 40 posti, un piccolo museo e una
biblioteca con videoteca.
L’iniziativa è stata promossa fin dal 1990 dall’associazione «Amici dei planetari», Museo di scienze naturali di Brescia e Centro studi
ricerche «Serafino Zani» di
Lumezzane ed è stata accolta
dai maggiori centri astronomici europei e mondiali.
L’Urania parteciperà alla
manifestazione con una serie
di conferenze e osservazioni
che si svolgeranno presso la
sede sociale del Bric del Colletto a Luserna San Giovanni, dalle ore 14 alle 18 e dalle 20 alle 23.
I visitatori verranno accolti
davanti alla sede e in attesa
di essere divisi in gruppi potranno osservare al telescopio il Sole e le sue macchie
durante il giorno e alcuni dei
principali corpi celesti durante la serata (tempo permettendo). La visita alla sede
dell’associazione «Urania»
prevede una breve storia
dell’astronomia, la descrizione delle sue tematiche principali, la proiezione di diapositive e l’osservazione del cielo, con le sue costellazioni e
movimenti, all’interno della
cupola del miniplanetario
«Goto ex 3», unico del suo
genere in Piemonte; le osservazioni del cielo a occhio nudo verranno invece coordinate dai responsabili ed effettuate dalla collinetta vicina
alla sede sociale (550-metri
di altitudine), dove sorgerà
l’Osservatorio astronomico
della vai Pellice.
L’associazione «Urania»
prevede inoltre tra i suoi programmi di attività visite guidate, per le scuole o per amatori, da concordare con il responsabile, dottor Giovanni
Peyrot (tei. 0121-90787), che
comprendono tra l’altro una
lezione introduttiva incentrata sull’osservazione della
sfera celeste artificiale del
planetario e corsi di astronomia che vengono svolti in cicli di dieci lezioni, che hanno
lo scopo di avvicinare i principianti alle meraviglie della
natura celeste, alle leggi dinamiche dei suoi corpi attraverso le tecniche di osservazione più elementari, integrate dall’uso di modelli astronomici didattici oltre che del
planetario.
J'
10
PAG. IV
L* Eoo Delle Valli Iàldesi
VENERDÌ 17 MARZO 1995
La ricorrenza festeggiata a Marsiglia
Un «XVII» fraterno
Anche quest’anno l’Unione
valdese di Marsiglia, che raccoglie gli immigrati dalle
Valli che ancora sentono fortemente il legame con la
Chiesa valdese e con il paese
di origine, ha festeggiato il
XVII Febbraio, sia pure un
po’ «in differita» la domenica
26 dello stesso mese.
Il nucleo si va riducendo di
anno in anno perché i giovani
sono oramai inseriti nel tessuto sociale e, quando sono credenti impegnati, ecclesiastico
marsigliese; comunque l’Unione valdese rappresenta un
organo prezioso di legame
non solo tra i valdesi ma anche tra tutti i piemontesi delle
valli alpine che partecipano
volentieri e con grande fraternità alle manifestazioni festose dell’Unione.
Parecchi erano anche presenti al culto, nel tempio riformato di me Grignan. Ogni
anno viene inviato un pastore
delle Valli, quest’anno quello
di Villasecca, per il culto e
per un breve messaggio
all’agape fraterna che lo segue; sempre presente anche il
pastore emerito Marchand
che ha curato la comunità di
Grignan per vari decenni e
che manifesta sempre un
grande affetto per la Chiesa
valdese.
In un breve messaggio
Marchand ha invitato i presenti all’agape a non limitarsi
alla partecipazione a quest’ultima ma a considerare
anche il culto come momento
essenziale perché la gioia di
trovarsi insieme sia piena e
autentica.
Ogni momento della festa è
stato come sempre organizzato in modo impeccabile
dai coniugi Peyronel, e in
particolare da Jeannot che ha
la responsabilità della presidenza dell’Unione. Al termine dell’agape il presidente
ha invitato i presenti a ritrovarsi insieme agli amici della
vai Germanasca, per un momento di festa e un’agape,
che si terrà sabato 12 agosto
ai Chiotti.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTW TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Sabato 18
marzo, alle 17, nei locali della chiesa valdese di Pinerolo, prosegue la serie di incontri del collettivo teologico
«G. Miegge»; tema della serata il capitolo IV (la vita
naturale) dell’Etica di Bonhoeffer. ^
ANGROGNA — Domenica 19 marzo il culto sarà presieduto dal gruppo giovanile; seguirà l’assemblea di chiesa per la relazione finanziaria e la nomina dei deputati
al Sinodo e alla Conferenza distrettuale. Alla giornata
parteciperà la Ced che nel pomeriggio incontrerà il
Concistoro e i responsabili delle attività.
TORRE PELLICE — Domenica 26 marzo, alle 15,30, vi
sarà un incontro di preghiera comune a tutte le chiese
evangeliche del paese; rincontro ecumenico si svolgerà
presso la chiesa Avventista, in via Giolitti, con tema
Apocalisse 3, 1-6.
RORÀ — Giovedì 23, alle'20,30 alla sala Morel, incontro
di studio biblico.
Posta
Politica
ambientale
e occupazione
Il piano attualmente valido
per l’occupazione proposto
dagli ambientalisti a complemento e in alternativa alle misure che furono annunciate a
suo tempo dal governo Amato, riguarda il potenziamento
e la riorganizzazione dei trasporti pubblici, il risanamento
edilizio, l’agricoltura ecologica, la riforestazione, la «rinaturazione» delle rive dei fiumi. Il piano avrebbe dovuto
essere presentato il 30 aprile
1993, ma la sera prima la Camera «assolse» Craxi e ci si
rese conto che la forza degli
argomenti quale forma di
pressione sulla «sfera politica» non serviva più a niente, e
che mancava un interlocutore.
Da allora il succedersi delle
■Stagioni politiche non è che il
perdurare di una situazione
sorda alle tematiche ambientaliste, che finalmente (e non
è poco) si erano poste l’obiettivo di far collimare obiettivi
ambientali e sociali. Ora siamo a un capolinea.
Eppure dalla Germania, dal
Giappone, dagli Usa vengono
avanti le nuove tecnglogie per
l’ambiente, dimostrate e in
applicazione. Perché non se
ne parla? Sembra dimostrato
che l’attuale ripresa economica non produrrà posti di lavoro convenzionali; allora si dovrebbe informare anche di altri modi atti a concretizzare
occupazione realizzando praticamente le proposte degli
ambientalisti. Ma il piccolo
schermo, informazione per
eccellenza, è saturo di personaggi che fanno solo spettacolo. Niente censure, d’accordo,
ma perché seguitare a infliggere certe presenze?
Se l’audience genera questi
personaggi è bene non illudersi che i piani per l’occupazione basati sulle tematiche
ambientaliste vengano presi
in considerazione: gli obiettivi sociali seri vengono meno
di fronte agli interessi di partito e personali. I passati governi hanno brillato per l’assenza di iniziativa in proposito, ma a c|je cosa mirano le
«facce nuove»? Garantiscono
l’interesse generale?
Dalla caduta del vecchio sistema alla configurazione di
uno nuovo, le aspettative di
una politica «trasversale» per
l’ambiente e l’occupazione
non possono essere ancora
vanificate dalla mancanza di
un interlocutore...
Eros Cavalieri - Rinasca
Sport
La formazione femminile di 2- divisione della 3S Nova Siria
PALLAVOLO: SUCCESSO PER LE RAGAZZE DI PINEROLO — Successo per la formazione di CI femminile di
Pinerolo; le ragazze proseguono la loro marcia al secondo posto dietro il Genova: l’ultimo turno è stato ancora un 3 a 0, questa volta a Magenta. Identico punteggio, ma a sfavore, per i ragazzi dell’Arredacasa con il Voltri. E intanto giunto al rush finale il trofeo «Baudrino» e le pretendenti alla vittoria finale sono la formazione di Porte e quella di Perosa Argentina; chi vincerà potrà esibirsi sabato 18 marzo presso la palestra comunale
di Lusema San Giovanni contro la selezione delle migliori giocatrici provenienti da altre squadre partecipanti al torneo. Intanto è già tempo del «Memorial Ferrazza», competizione femminile under 16, organizzato dalla 3S di Luserna, in memoria
di Stefania Ferrazza, una giovane atleta lusemese perita quattro
anni fa in un incidente alla Rocca di Cavour. Le squadre iscritte
al torneo per questa seconda edizione sono: US San Secondo,
detentrici del titolo, 3S Nova Siria Lusema, Volley Villafranca,
Volley Perosa, Con Voi di Carmagnola, Antares Magic, Riccio
Bricherasio, Itt Volley di Barge. Le squadre si affronteranno in
due gironi all’italiana di andata e ritorno, che si concluderanno
con le finali del 4 giugno.
Come da pronostico la formazione di Villar Perosa ha vinto il
torneo «Storello», vincendo la finale con Riccio Bricherasio
per 3 a 1. Già nelle semifinali la squadra di Villar Perosa aveva
vinto e miglior giocatore del torneo è risultato Carlo Rostagno,
della formazione villarese. Al secondo posto nel torneo si è
classificato Riccio Bricherasio, formazione che vanta il miglior
palleggiatore del torneo, Nicola Alemanno, e il miglior schiacciatore, Alessandro Bohansea. Al terzo posto è arrivato il Lennon Pub e al quarto la formazione di Villafranca.
Prestazione collettiva di buon livello infine quella della 3S
contro la Trisfera Rivalta, che dovrebbe consentire ai ragazzi di
Andrea Lusema di occupare uno dei due posti a disposizione
per accedere alla fase successiva; decisivi saranno i prossimi
scontri diretti tra ,le prime squadre in classifica. Si fa invece
preoccupante la situazione della formazione femminile del 3S
che ha perso contro il Volley team di Gmgliasco nel campionato di seconda divisione, perdendo per 3 a 1, con una formazione molto rimaneggiata.
CORSA CAMPESTRE — Il 19 marzo si disputerà la quarta e ultima prova dei Campionati pinerolesi di corsa campestre.
La competizione, organizzata dal GS di Pomaretto, avrà luogo
su un percorso inedito, tracciato in zona Gravere a Perosa Argentina (dietro la caserma dei carabinieri). Il ritrovo è previsto
per le 8,30, mentre le gare cominceranno un’ora dopo; la tappa
di Perosa deciderà i vincitori delle tredici categorie in corso,
anche se,in alcuni casi c’è già un trionfatore dopo appena tre
tappe; ogni atleta nel computo finale dei punti potrà avvalersi
dei suoi migliori tre risultati. La premiazione avverrà il 4 aprile, alle ore 20, al cinema Trento di Torre Pellice, in occasione
della presentazione della XIV edizione della festa dello sport.
Si sono svolti domenica 12 a Riccione i campionati nazionali
di corsa campestre con la partecipazione di 75 società e circa
2.000 atleti provenienti da tutta Italia. 11 GS di Pomaretto, presente con 35 atleti, ha ottenuto il titolo di campione italiano e
un ottimo secondo posto con Susy Pascal, categoria Ragazze A
(1982) e Valentina Richard, categoria Ragazze B (1983); la società sportiva di Pomaretto, grazie alle buone prestazioni di tutti i suoi atleti, ha ottenuto il settimo posto nella classifica di società per le categorie giovanili.
CALCIO — Positiva giornata per le due formazioni pinerolesi; il Pinerolo è riuscito a portare a casa un buon pareggio per
2 a 2 da Certaldo, tenendo a distanza i rivali nella lotta per non
retrocedere. Il Lusema ha invece battuto nettamente (4-1) il
Mondovì in Promozione; domenica derby esterno col Barge.
TENNIS TAVOLO — Al torneo nazionale di Modena gli
atleti della Valpellice non sono riusciti ad entrare in classifica:
infatti Gay e Rosso sono usciti al terzo turno in un torneo con
circa 250 iscritti. Sconfitta per la D2 provinciale a Moncalieri
dove Battaglia, Bricco e Genre sono stati sconfitti per 5 a 2 dal
club ping pong C. Il 15 marzo a Torre Pellice, alle 20,30, ci
sarà l’ultima partita di campionato contro il Gasp di Moncalieri
e sempre a Torre Pellice, il 18 marzo, ci sarà la penultima giornata del campionato della nazionale CI che affronterà il Ventimiglia mentre la C2 regionale se la vedrà con il K2 di Torino.
PALLAMANO FEMMINILE: DOPPIA PRESTAZIONE
PER IL LUSERNA — Hanno giocato due volte questa settimana le ragazze di Goss, impegnate dapprima nel campionato
juniores con il Valdhandball di Biella, incontro durante il quale
sono emerse l’attivissima Miriam Bellion e le giovanissime Valentina Galliana, autrice di due realizzazioni e Federica Bertin,
capace di tre centri. Successivamente le stesse formazioni si sono incontrate per il turno di serie C, perdendo più clamorosamente per 41 a 15 (si era invece concluso 23 a 14 rincontro del
campionato juniores), anche a causa dell’assenza di due elementi fondamentali come Federica Gaydou e Stefania Consaga.
Nel torneo cadetti il 3S ha vinto dimostrando una forte superiorità tattica; i ragazzi lusernesi di Enrico Comoglio hanno
vinto per 22 a 11 contro la formazione Regio Parco. I giovani
della 3S hanno facilmente preso il sopravvento fermando sul
nascere ogni schema offensivo da parte della squadra avversaria, grazie anche al bravissimo Barberis in porta. Hanno esordito tre giovanissimi (11-13 anni); Davide Rivoira, Stefano Bonnin e Enrico Battaglino.
Appuntamenti
16 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Toma in vai Pellice la rassegna teatrale Nascondigli: alle 21, nella sala Trento, il
Teatro degli Illuni presenta
«L’uomo dal fiore in bocca», di
Pirandello; ingresso lire 10.000.
16 marzo, giovedì — PINEROLO: Presso il circolo Stranamore verrà presentata, alle 21, la
nuova rivista «Fandonie» che,
nata in vai Pellice, vuole promuovere dialogo scritto e orale
fra le persone. Intervengono il
coordinatore Andrea Salusso,
Vittorio Morero, direttore dell’
Eco del Chisone, e Alberto Corsani, dell’Eco delle valli valdesi.
17 marzo, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 20, nella sala riunioni della Comunità
montana, si svolgerà il secondo
incontro del ciclo sull’agricoltura; tema della serata «Tecniche
di giardinaggio», relatrice Paola
Re; il giorno dopo lezioni pratiche di potatura con l’agrotecnico
Sergio Bunino.
17 marzo, venerdì — SAN
GERMANO: Alle 20,45, presso
il tempio, incontro con Renato
Ribet, assessore al Lavoro della
Comunità montana, su «La situazione del lavoro in valle e le opportunità offerte dai “mondiali”
del 1997». Intervengono Luciano
Marengo (assessore regionale) e
Milena Fossat (Cilo).
17 marzo, venerdì — PINEROLO; Alle 21, presso il circolo
Stranamore di via Bignone, si
svolgerà il secondo incontro sulle eresie con due interventi; Bruna Peyrot su «Come i valdesi
hanno costruito la loro memoria
collettiva» e Roberto Prato su «Il
mito di fra Dolcino nel movimento operaio biellese del XIX e
XX secolo».
17 marzo, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 17,30,
nella sala riunioni dell’UsI 10 in
via Roma 22, nell’ambito di un
ciclo di incontri sull’alcolismo e
problematiche correlate, i dott.
Luca Aimetti ed Ermanno Picco
parleranno rispettivamente di
«Medicina di base e alcolismo» e
«Urgenze mediche in alcologia».
18 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 17, nella sala
Paschetto del Centro culturale
valdese, si inaugura una personale del pittore Giustino Caposciutti che presenterà dipinti su iuta e
«Filoarx»; la mostra è aperta fino
al 30 marzo, tutti i pomeriggi.
18 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 20,45, nel tempio,
il Coretto valdese di Torre Pellice presenterà lo spettacolo di spiritual «L’anima della libertà».
18 marzo, sabato — PINEROLO: Presso il circolo Stranamore in via Bignone, serata musicale con il gruppo tedesco
«Peace of mind» e il quartetto
«Greeti Hopes».
18 marzo, sabato — SAN
GERMANO: Alle 21.15. nella
sala, il Gruppo teatro Angrogna
replica «Café Liberté»; prevendita presso Libreria Claudiana di
Torre Pellice e casalinghi Plavan
di San Germano.
18 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 21, nel tempio,
per la rassegna Piemonte in musica, concerto di pianoforte a
quattro mani con Aldo Sacco e
Alfredo Castellani che eseguiranno brani di Schubert, MaiIhaud, Rachmaninov. L’incasso
sarà devoluto all’Associazione
pace vai Pellice per ospitalità ai
profughi.
18 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 20,45, per la
ras.segna di teatro in vai Pellice,
presso il .salone Opera gioventù,
la compagnia «Vecchio teatro»
replicherà la commedia brillante
«L’uomo che sorride».
18 marzo, sabato — BOBBIO PELLICE: Presso la sala
polivalente, alle 20,45, l’Unione
di San Giovanni presenta la recita «Il malato immaginario» di
Molière. Parteciperanno alla serata alcuni membri della corale
di Villar-Bobbio.
19 marzo, domenica — PlNEROLO: Alle 14,30, nel tempio, avrà luogo l’incontro periodico delle coppie interconfessionali: sulla base del lavoro svolto
da alcune coppie si procederà alla
stesura di un documento di informazione per le nuove coppie.
19 marzo, domenica — SAN
SECONDO: Si tiene una mostra
di ortofrutticoltura e di macchine
agricole e un mercato dell’usato.
Inoltre sono previsti gare di bocce, un raduno di macchine sgranatrici d’epoca e serate danzanti;
lunedì 20 fiera di S. Giuseppe.
19 marzo, domenica — SAN
GERMANO; Nel tempio, alle
21, per la rassegna Piemonte in
musica, il quintetto a fiati «Eco
ensemble» presenterà musiche di
Respighi, Procaccini, Fèsta, Debussy, Rossini, Strauss, Agay.
20 marzo, lunedì — PINEROLO: Alle 16,45, presso la
scuola media Brignone, si svolgerà la seconda lezione di Giorgio Tourn per il corso di aggiornamento insegnanti su «Storia e
presenza valdese nelle valli del
Pinerolese» (tra persecuzioni e
guerre europee).
21 marzo, martedì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella
sala consiliare del municipio,
presentazione della nuova rivista
«Fandonie». Intervengono il
coordinatore, don Vittorio Morero, direttore dell’Eco del Chisone, Alberto Corsani dell’Eco
delle valli valdesi.
21 marzo, martedì — PINEROLO: Alle 21, nel salone dei
Cavalieri in via Giolitti, il prof.
Marco Geuna, dell’università di
Milano, parlerà su «La storia del
pensiero politico, oggi».
23 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, nel teatro incontro di via Caprini, A/errà presentato «Diario <di un pazzo» da
Nicola) Vasilevic Gogol, con
Flavio Bucci.
5ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto.
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 MARZO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 MARZO
Luserna San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
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vari: tei 0121-40181.
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Genève; lires 500.000. Tel.
0121-932043.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
lel/fax 0121/932166
Sped, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp, Franco Giampiccoii
Stampa; La Qhisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
11
VENERDÌ 17 MARZO 1995
i Attualità---:
PAG. 7 RIFORMA
Î- I.
m
» ■■- l
Presentata al Salone del libro religioso
Bibbia protestante
su dischetto
Lavoratori in una fabbrica abru2zese appena costruita grazie all’intervento straordinario delio stato
Un importante convegno della Chiesa valdese di Catanzaro chiede più occupazione
Il diritto-dovere di lavorare tutti e meglio
ANTONIO PARISI
Lavorare tutti è un diritto e
un dovere; è questo il
monito che giunge dalla sala
delle conferenze della Provincia di Catanzaro, dove il 17
febbraio si è svolta una conferenza-dibattito sul tema:
«Lavorare tutti: un diritto-dovere o un’utopia?».
Il convegno è stato organizzato da Bruno Gabrielli, pastore della chiesa valdese di
Catanzaro, in occasione della
settimana della libertà. Alla
riunione ha preso parte Doriana Giudici Fruttini, evangelica battista e membro,del
Cnel, Comitato nazionale per
l’economia e il lavoro di Roma. Hanno altresì assicurato
A/ixMoi/h
«Alzati e cammina» (Atti 3, 6)
Periodico
di formazione comunitaria
VPAROLA DI DIO ALLA VITA
i VITA ALLA PAROLA DI DIO
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21/32.23.39 - 76.4.81
un loro contributo Biagio
Amato, cattolico, presidente
dell’opera pia «Villa Betania» e Fon. Rosario Olivo,
valdese, eletto nel collegio di
Isola Capo Rizzuto per il
gruppo progressista.
Il pastore Gabrielli ha introdotto la riflessione prima
rivolgendo il pensiero all’importante conquista della libertà di religione, da parte
dei valdesi del secolo scorso,
poi soffermandosi a considerare la libertà come un bene
indivisibile che non può prescindere da altre forme di libertà. Dunque, secondo il pastore, anche il lavoro è visto
come una componente fondamentale della libertà e dignità umana, concetto questo
espresso nel pensiero di Lutero, che Gabrielli cita; «Di
lavoro non muore nessuno,
ma di solitudine e inoperosità si può morire, perché
l’essere umano è nato per lavorare, come l’uccello è nato
per volare».
Doriana Giudici Fratóni ha
precisato i compiti del Cnel,
affermando che esso è voluto
dalla Costituzione italiana e
ha l’obbligo, il diritto e il dovere di dare un contributo al
governo suH’economia e sul
lavoro. Inoltre, compito non
meno importante, è quello di
fare da monitoraggio, cioè di
verificare che le leggi vengano effettivamente utilizzate
dando suggerimenti sulla loro
formazione e attuazione. Dopo la doverosa precisazione,
Ìa Giudici si è soffermata à
lungo sulla questione lavoro e
sullo «scandalo di una società
che vede i propri giovani senza prospettive future».
«L’Italia - dice la Frattini è in un grave stato di crisi e
pur essendo un paese civile e
importante economicamente,
le mancano i valori cristiani
ai quali bisogna richiamarsi.
Infatti c’è il dramma di una
società che non offre nulla ai
propri figli, i quali non possono trovare unà collocazione aH’interno di essa senza
un lavoro che dia senso e di
gnità alla propria vita. L’assistenza va bene fino a un certo
punto, cioè fino a che non diventa assistenzialismo che ferisce la dignità dell’individuo». Questo, secondo la.
Frattini, avviene soprattutto
al Sud, dove da un lato l'esagerato vittimismo e dall’altro
la negligenza degli amministratori hanno impedito alle
risorse umane di emergere,
fermo restando il fatto che i
governi succedutisi in questi
decenni non hanno aiutato il
Meridione a svilupparsi.
Più duro è stato l’intervento di don Biagio Amato, soprattutto nei riguardi dei politici e dei grandi gruppi industriali, i primi rei di aver depauperato le tasche degli itaiiani riempiendo le loro, i secondi colpevoli di reinvestire
all’estero i propri utili invece
di guardare al Sud per creare
nuovi posti di lavoro. «I giovani - dice don Biagio - non
hanno più punti di riferimento perché il Calabria il nuovo
non esiste ma potrebbe esistere grazie alla creazione di
piani di sviluppo e progetti
tali da far emergere la realtà
giovanile».
Questi concetti sono poi
stati ripresi dall’on. Rosario
Olivo durante la sua analisi
della società odierna. «È so
prattutto nel Meridione - ha
affermato Olivo - che la disoccupazione si allarga a
macchia d’olio, se è yero come è vero che la Calabria è
fra le regioni più povere
d’Europa mentre le Lombardia è fra le più ricche; ciò è
improponibile per un paese
civile come il nostro. Tutto
ciò è dovuto alla logica dello
sparpagliamento delle risorse,
dei soldi, all’incapacità progettuale ma anche al meridionalismo piagnone, vittimista,
poco partecipativo». La gente
del Sud, secondo l’onorevole
Olivo, deve porsi come protagonista, lasciando da parte
l’atteggiamento di spettatore
passivo. E altresì necessario
che il governo faccia la sua
parte; infatti nella finanziaria
di Berlusconi, liquidato l’intervento straordinario per il
Mezzogiorno anche quello
«ordinario» pare non abbia
trovato spazio.
L’onorevole Olivo conclude affermando la necessità di
una iniziativa dello stato che
segua l’esempio degli americani per trovare lavoro, puntando cioè sulla scuola, sulla
sanità e, cosa non meno importante, che ridisegni un’
equa distribuzione delle risorse disponibili fra Nord, Centro e Sud.
CASA VALDESE DI RIO MARINA
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Abbiamo ancora possibilità di accoglienza:
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Per pastori e diaconi disposti ad aiutarci con culti
e studi biblici a cónferenze, sconti particolari.
Dopo la Bibbia in versione
cattolica, arriva su computer
anche la traduzione protestan- te «Riveduta» (curata nel
1924 da Giovanni Luzzi) e
quella ecumenica «interconfessionale» (la cosiddetta
Tilc, traduzione interconfessionale in lingua corrente). I
due programmi, realizzati
daH’editrice elettronica Garamond in collaborazione rispettivamente con le Assemblee di Dio in Italia e con
Ldc-Abu, sono stati presentati a Milano al Salone del libro
religioso a cura della Società
biblica, presente con uno
stand. Sempre nell’ambito del
salone, lunedì 13 marzo la
Società biblica ha presentato
l’ultima edizione del Nuovo
Testamento greco, con una
conversazione del prof. Bruno Corsani, già docente di
Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia, sul
tema «Il greco in libreria».
Le due versioni elettroniche della Bibbia consentono
di realizzare ricerche a tutto
campo, su singoli libri, .su
singole parole, frasi intere o
radici o suffissi di termini di
cui si vogliono individuare le
occorrenze; vi è inoltre la
possibilità di evidenziare i testi, di integrarli con note personali, di stampare i testi selezionati e i risultati delle ricerche effettuate. Essa pertanto potrà essere utilizzata
da tutti coloro (pastori, predicatori locali, studenti) che
compiono studi esegetici.
Per informazioni rivolgersi alla Società biblica, via
IV Novembre 107, 00187
Roma, tei. 06-69941416, fax
69941702.
A Rocca di Papa dal 12 al 14 maggio
Incontro delle donne
battiste europee
A Rocca di Papa, il 12, 13
e 14 maggio 1995, il Movimento femminile evangelico
battista organizza il 2° Seminario di formazione per donne leader battiste, metodiste e
valdesi. Il motto del campo
sarà: «Sovr’ali d’aquila» Isaia 40, 31.
Condurranno il seminario
le pastore Elisabetta Green,
per la parte biblico-teologica,
e Adriana Gavina per quella
psicologico-pastoraie.
I posti a disposizione sono
50. il campo inizia venerdì 12
alle ore 17 e termina con il
pranzo di domenica 14. La
quota di partecipazione è di £
65.000.
Prenotazione presso Vera
Marziale, tei. 06-9499014
(Rocca di Papa), 06-5780414
(Roma).
Movimento del
cristianesimo sodate
Il tradizionale incontro primaverile di Mezzano (Parma) avrà
luogo il 29 e il 30 aprile 1995.
Il tema di quest’anno sarà dedicato al movimento del «cristianesimo sociale». Interverranno I prof. Biagio De Giovanni
e Luciano Guerzoni.
Per informazioni tei. 0521238551 (pastore M. Aquiiante).
LAICITÀ E
DEMOCRAZIA
Il Comitato torinese per la laicità della scuola promuove il
CONVEGNO DI STUDIO
sul tema;
«Laicità e democrazia nello Stato e nella scuola.
Pubblico e privato nelle istituzioni formative»
Torino, Sala dell 'Istituto bancario San Paolo
(via Santa Teresa ang. piazza San Carlo)
PROGRAMMA
Giovedì 23 marzo
Mattino, ore 9-13:
Apertura dei lavori e saluti
Relazione introduttiva:
Carlo Ottino (Comitato torinese)
ore 9,45:
Laicità, Democrazia, Costituzione
Stefano Sicardi (Università di Torino, sede di Alessandria)
Laicità e civismo nella scuola pubblica italiana
Clotilde Pontecorvo (Università «La Sapienza», Roma)
Democrazia o deriva plebiscitaria, laicità o confessionalismo: le
scelte della gerarchia cattolica in Italia
Marcello Vigli (Comitato nazionale Scuola e Costituzione)
Interventi e dibattiti
Pomeriggio, ore 15-18,30:
Tavola rotonda
Le Associazioni professionali dei docenti a confronto: AIMC,
Mario Boschi; CIDI, Domenico Chiesa; FNISM, Adriano Ballone;
MCE, Daria Ridolfi; UCIIM, Maria Teresa Lupidi Sciolla.
Coordina: Lidia De Federicis
Interventi de! pubblico e conclusioni
Esonero ministeriale P. I. Prot. 3302/19 del 12.1.1995
Per informazioni rivolgersi alla segreteria dell’Istituto Studi Storici «G. Salvemini» Tel. 011/835223 dal lunedì al venérdì, ore 16-19
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PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 17 MARZO 1995
Vienna, l’Università
Una mostra a Roma ricorda lo scrittore Joseph Roth
La nostalgia per le piccole patrie
Joseph Roth nacque nel
1894 a Schwabenhof, un borgo in Volinia (Galizia orientale). La Volinia era il cuore
dell’ebraismo orientale, la zona in cui l’arretratezza dell’
economia unita all’arcaismo
della struttura sociale aveva
meglio conservato la forza
centripeta della famiglia e
delle matrici religiose come
difesa contro la storia. Crebbe
«in un ambiente che come pochi altri poteva dimostrare la
funzione storica e civile
dell’impero e la sua impronta
cosmopolita. In quel crogiolo
orientale slavo-tedescoebraico, pullulante di stirpi
diverse, l’impero appariva al
massimo grado nella sua funzione di "Heimat” [patria,
terra natale]» (C. Magris, Lontano da dove. Joseph Roth e
la tradizione ebraico-orientale, Einaudi). In questa Heimat
vi era posto per una pluralità
di piccole patrie particolari,
piccole civiltà, stirpi e lingue
di cui era garantita la coesistenza reciproca. Il pensiero
corre a Rustchuk, la cittadina
romena in cui nacque Elias
Canetti e i cui abitanti si
esprimevano in sette lingue,
dal turco al ladino (il dialetto
giudeo-spagnolo). Per tutta la
vita e in tutta la sua opera
Roth manterrà al centro della
sua visione del mondo questa
dialettica tra l’immensamente
grande (la vastità dell’impero
asburgico) e il molto piccolo
(il villaggio ebraico dell’Europa orientale), i cui termini
non sono solo complementari
ma addirittura si identificheranno, in un curioso rovesciamento di prospettiva tra il
lontano e il familiare.
Dopo aver studiato a Leopoli e a Vienna, Roth combattè come sottufficiale tra le
schiere grigie degli imperial
regi soldati e fu anche fatto
prigioniero dai russi nel 1916.
Dopo la guerra divenne giornalista a Vienna e poi a Berlino, da dove cóllaborò alla
Frankfurter Zeitung e raggiunse una certa notorietà,
per iniziare a scrivere novelle
e romanzi. Nel 1923 previde
acutamente, nel romanzo La
tela del ragno, il putsch di
Ludendorff e Hitler e il seguente avvento del nazismo.
Quando questo prese il potere Roth abbandonò la Germania e si convertì al cattolicesimo, e dopo l’annessione
dell’Austria alla Germania
iniziò a frequentare i circoli
degli emigrati monarchici. Si
stabilì a Parigi, dove la disperazione per quanto avveniva
in Europa lo portò nei suoi
ultimi anni all’alcolismo, parallelamente alla più densa
produzione letteraria. Morì
nel 1939.
Descrisse l'ambiente ebraico-orientale e la Mitteleuropa
Joseph Roth un ospite in esilio
GIOACHINO PISTONE
Joseph Roth è stato il cantore dello shtetl, il villaggio rurale degli ebrei dell’Est
europeo e al tempo stesso
della grandezza e caduta
dell’impero austroungarico.
Entrambi vengono visti non
nella loro realtà e contraddittorietà, ma come luoghi utopici in cui trovare quell’equilibrio e quell’armonia protettiva che la vita quotidiana
crudelmente sottraeva all’uomo Roth. Luoghi utopici nel
doppio senso di ou-topos (il
luogo che non esiste) e Ai eutopos (il luogo della felicità
assoluta).
Anche qui la curiosa dialettica inverte le polarità dei
rapporti, e allora l’utopia è
negativa, una prospettiva rivolta all’indietro senza possibilità di futuro. Come in un
gioco di specchi i luoghi del
desiderio e dell’ideale di
Roth non esistono più: lo shtetl inizia la sua perdita di
senso, preludio alla scomparsa, con il primo conflitto
mondiale, che segna anche la
finis Austriae, il tramonto
dell’impero sovranazionale
degli Asburgo.
Allora l’unica possibilità
diventa la narrazione: raccontare storie disparate, farle risuonare runa con l’altra. Tipico di Roth è ambientare i
propri romanzi e racconti negli stessi luoghi con gli stessi
personaggi: così è per il contrabbandiere Kapturak, che
compare in Giobbe (1930) e
poi nella Marcia di Radetzky
(1932). Roth ama fare dei
propri racconti una casa grande, con molte porte e molte
stanze per molte specie di uomini, proprio perché nella sua
Un libro di Massimo Firpo affronta le peculiarità di un movimento poi soffocato
Fermenti riformati nell'Italia del '500
Il profilo storico che Massimo Firpo dedica alla Riforma
protestante e alle eresie nell’Italia del Cinquecento’” presenta numerosi motivi di interesse. Si tratta di un saggio
che, in un numero relativamente contenuto di pagine,
descrive le vicende del movimento riformatore italiano
dalle origini, agli inizi degli
anni ’20, fino agli anni ’60.
I primi capitoli illustrano la
mappa della protesta religiosa in Italia a partire da Venezia, «nodo della propaganda
eterodossa» (p. 11) («porta»
della Riforma, come la chiama Bernardino Ochino) segnandone l’articolazione
geografica e sociale, e mettendo in rilievo la straordinaria mobilità di uomini e idee
da un capo all’altro della penisola, dando conto in modo
efficace sia delle dimensioni
del fenomeno sia del vario
intrecciarsi dei percorsi individuali e delle vicende dei
gruppi ereticali che caratterizzano la realtà italiana, priva di un centro di irradiamento come Wittenberg, Zurigo o
Ginevra.
II libro di Firpo non ha tut
L
Bernardino Ochino
tavia un carattere descrittivo.
I capitoli centrali cercano infatti di delineare il profilo
dottrinale della protesta religiosa italiana che presenta,
secondo l’autore, elementi
propri specifici di flessibilità
teologica, di sperimentalismo, di libero confronto, a
cui contribuirono anche le
particolari condizioni in cui si
sviluppò il movimento riformatore italiano, ma che si
connotano con una loro precisa originalità sul piano teori
co, ricostruita, a partire dalla
peculiare ricezione di Erasmo
in Italia, attraverso alcuni
punti nodali, come il trattato
del Beneficio di Christo («il
testo forse più emblematico
della cosiddetta Riforma italiana», p. 94) e il pensiero di
Juan de Valdés e degli «spirituali». E infatti, secondo Firpo, solo con il ripiegamento e
la sconfitta del movimento, a
partire dagli anni ’50-60, si
impone infine «una sostanziale confessionalizzazione in
senso calvinista di quanto restava del movimento ereticale
italiano» (p. 92).
Sulla tesi della «peculiarità» antidogmatica del movimento italiano di contro alle
vafie ortodossie riformate,
come su altri punti (l’assenza
quasi completa dei valdesi da
questa .storia della Riforma,
la valutazione del radicalismo religioso di matrice anabattista, la stessa periodizzazione accolta da Firpo, che lo
porta a escludere dalla sua indagine l’emigrazione italiana
religionis causa, la mancanza
di una ricerca comparativa
con altre realtà europee),
avahza riserve critiche molto
puntuali Emidio Campi, nell’
ampia recensione comparsa
sul Bollettino della Società di
studi valdesi n. 173 (die.
1993), ora ripubblicata, con
alcune modifiche, in Michelangelo e Vittoria Colonna.
Un dialogo artistico-teologico ispirato da Bernardino
Ochino, e altri saggi di storia
della Riforma (Claudiana,
1994, pp 175-193).
Non possiamo che concludere con le parole di Campi
stesso, che sottolinea la ricchezza di informazioni e di
stimoli, anche critici, offerti
dal libro di Firpo, ma ricorda
anche «quanti e quanto gravi
ostacoli ancora vi sono per
giungere a una ricostruzione
complessiva del moto riformatore nella Penisola» (p.
193).
'(*) Massimo Firpo, Riforma
protestante ed eresie nell’ltaiia
del Cinquecento. Roma-Bari,
Laterza, 1993, pp 206, £ 25.000.
vita non riuscì a trovare una
casa ospitale in quelle a cui
aspirava: il piccolo villaggio
ebraico e il grande impero
scomparvero non appena egli
giunse nelle loro vicinanze.
Tarabas, protagonista dell’
epico romanzo omonimo, è
definito nel sottotitolo Un
ospite su questa terra.
■ I motivi, le figure, le allegorie rintracciate nella tradizione ebraica sono gli unici
cardini possibili per un ordine
e un significato dell’esistenza. Eppure Roth si proclama
cattolico (come la dinastia
asburgica) e «occidentale»,
pur non rinnegando la sua Judentum. La sua posizione è
tragica e desolatamente sola,
quasi una porta costantemente aperta sulla disperazione:
nei suoi romanzi anche la Bildung, la formazione, l’itinerario tipico di tanta letteratura
tedesca, è un’involuzione del
personaggio, da Zipper e suo
padre a Franz Tunda in Fuga
senza fine.
Politicamente si definì per
un certo periodo anarchico,
ma il suo era un anarchismo
«esistenziale», che lo portò a
condannare la politica, anche
la più radicale, intesa come
volontà di un mutamento possibile. Il romanzo 11 profeta
muto il cui protagonista percorre una parabola in qualche
modo simile a quella di Trotskij, è un romanzo non sulla
rivoluzione (quella russa del
’17), ma sul fallimento della
stessa possibilità di una rivoluzione che non sia annichilente per l’uomo. Così Roth
giudica la storia come luogo
di un esilio, un mondo composto di molteplici frammenti
senza centro, che si combinano fra loro provocando in
questo modo il dolore e la
sofferenza umana. Se nella
storia non c’è un senso, non
ci sono neppure principi e valori trascendenti o immutabili; ciò che rimane di certo e di
assoluto, nel Profeta muto sono brandelli di passioni e sentimenti, irriducibilmente individuali.
Il destino individuale di
Roth sembrò preludere a
quello del «suo» mondo
ebraico orientale, che verrà
completamente spazzato via
di lì a pochi anni dalla Shoà.
Joseph Roth
La nostalgia senza speranza,
il ricordo per un mondo
scomparso che, solo, dà senso
alla vita di chi resta, gli scampoli di passioni e sentimenti
che affiorano nei ricordi come metafora di un presente
senza senso e prospettiva; e
insieme a tutto questo una
grandissima capacità di narrare: forse in questo modo può
essere sintetizzata l’opera di
questo grandissimo scrittore
ebreo e mitteleuropeo, una
sorta di cammino tra Giobbe
e il Profeta muto.
TV ASSASSINA?
È ANCHE
COLPA NOSTRA
Due episodi sulla prima pagina dei quotidiani lo stesso
giorno (lunedì 6 marzo): un maresciallo suicida perché indirettamente accusato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, nel corso della trasmissione televisiva «Tempo reale», di essere «colluso» con attività di mafia; un'esecuzione sommaria ai danni di un rapinatore brasiliano, documentata in maniera inequivocabile dalla tv di quel paese.
Due episodi che fanno riflettere: uno, il secondo, testimonia dell’utilizzo del mezzo televisivo come elemento di
prova a carico di un omicida (perché tale deve essere considerato il poliziotto in questione); l’altro denota come il
passaggio sugli schermi di casa degli italiani abbia potuto
concorrere a determinare un gesto come il suicidio (giacché non è escluso che dietro a questa tragedia ci siano altre
concause).
Dobbiamo in questo caso prendercela con la televisione?
Dobbiamo accusare il «medium» troppo invadente, che determina gli eventi prima della nostra volontà? Forse sarebbe opportuno rifarsi a un paragone sportivo e dire, come
fanno alcuni allenatori, che se la tale squadra non ha giocato bene è perché l’altra non l’ha lasciata giocare o, specularmente, che se una si è proiettata costantemente all’attacco è perché l'avversaria gliel’ha lasciato fare e ha posto la
propria «trincea» qualche metro troppo indietro.
Co.sì, allo stesso modo, se la televisione guadagna troppo spazio nelle nostre vite è anche perché lasciamo che st
comporti così, perché arretriamo troppo cedevolmente; se
il sindaco di Palermo aveva elementi tali da accusare un
maresciallo di collusione con la mafia poteva c doveva rivolgersi alla magistratura anziché a un conduttore televisivo e alla relativa platea. Se uomini, donne, giovani provassero a parlare fra loro direttamente, senza la mediazione
delle telefonate in diretta (falso coinvolgimento che si
spaccia per interattivo ma che è sotto sorveglianza di chi
conduce il gioco), forse i rapporti umani sarebbero diversi.
A meno che la televisione non sia il rivelatore di una
condizione esistenziale così problematica che obbliga uomini e donne a parlarsi attraverso la mediazione televisiva
o telematica. Avremmo, in questo caso, la prova che non
sappiamo più parlarci; e forse è proprio così. Ma la colpa
è tutta del video?
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VENERDÌ 17 MARZO 1995
PAG. 9 RIFORMA
Gli argomenti «eretici» dello scienziato in un libro sull'Apocalisse
La teologìa secondo Isaac Newton
PAOLO T. ANGELERI
L9 importanza di Isaac
Newton (1642-1727)
come scienziato non ha ovviamente bisogno di sottolineature; rimane invece aperta
la questione del suo contributo in campo teologico. Di recente Richard Popkin, commentandone l’opera, si domanda perché uno dei più
grandi «teologi» del Seicento
(perché tale è a suo avviso
Newton) abbia potuto perdere
tempo a occuparsi di scienza.
Chi abbia modo di accostarsi
alla sua produzione potrà rendersi conto della mole ingente dei suoi scritti teologici e
del loro stretto rapporto con
l’attività scientifica.
Gli esponenti della teologia
ufficiale del suo tempo fiutarono immediatamente in lui
l’eretico e provvidero a dar
ostracismo a tutta la sua produzione in questo campo: la
«Royal Society» alla sua
morte rifiutò infatti di acquisirne gli scritti e li restituì alla
famiglia con la raccomandazione di non mostrarli ad anima viva. Ma che c’è di tanto
eretico nel suo pensiero? Sarà
sufficiente leggere il suo
Trattato sull’Apocalisse* per
rendersi conto della «vis polemica» nei confronti delle
chiese istituzionalizzate: la
cattolica romana senza alcun
Un ritratto del giovane Newton
dubbio, ma anche le chiese
riformate. Innanzitutto una
chiara lezione antitrinitaria: il
■mistero scritto sulla fronte
della Meretrice è per lui «la
Trinità, cioè il peccato dei
peccati consumato da Attanasio e dai suoi seguaci contro
Ario, con la reintroduzione
del politeismo nel cristianesimo» (p. XL introduz.). A suo
avviso Cristo, come i profeti
Trasmissione ecumenica in Francia
Tutto può
essere perdonato?
Quando si spengono le luci
e resta accesa solo la scritta
luminosa «Agapè» .sono le 11
di mattina di domenica 5
marzo, e sulla seconda rete
televisiva nazionale francese
deve ancora aver luogo la
messa. In precedenza sono
state programmate le trasmissioni islamica, ebraica e ortodossa. «Agapè» è una trasmissione particolare, che
una volta al mese cattolici e
protestanti realizzano congiuntamente: non vanno in
onda, pertanto, né «Le jour
du Seigneur» né «Présence
protestante», che assommano
in un’ora di programma i loro
spazi disponibili.
Argomento del mese, per
«Agapè» è il perdono, o meglio i casi limite del perdono,
quei casi della vita che portano credenti e non credenti a
chiedersi: «Si può perdonare
tutto?». Il dibattito in studio
dura poco meno del tempo a
disposizione (ci sono le sigle,
un’intervista registrata sul
medesimo argomento e la rapidissima presentazione di alcuni libri attinenti, in parte
scritti da alcuni ospiti) e nonostante questo il tejnpo vola
e il tono non è pesante.
Partecipano dei testimoni,
credenti con una storia da
raccontare, e alcuni «esperti»:
il pastore Louis Schweitzer,
segretario generale della Federazione protestante di Francia, il sacerdote gesuita Jacques Sommet, il medico e
psicanalista Gérard Haddad,
che segue alcuni figli e nipoti
di vittime nei lager nazisti.
Le storie raccontate sono diverse fra loro (una signora,
gravemente offesa nella sua
vita di coppia, è passata dalla
depressione all’odio, al voler
nuocere all’altro e infine, con
la fede e l’aiuto della psicanalisi, al perdono; un anziano
signore cattolico racconta di
quando, nell’aula del tribunale, ha dichiarato di perdonare
il compagno della propria figlia, che veniva giudicato per
averla uccisa) e questa varietà di casi porta il pastore
Schweitzer ad affermare che
il perdono non è un concetto
morale, non è una questione
di principio ma è questione di
vita, che si incarna nell’esperienza di uomini e donne.
Numerose sono le problematiche affrontate, diversi gli
esiti a cui possono portare gli
approcci: se possiamo perdonare perché siamo peccatori
che sono stati perdonati da
Dio, è anche vero che si può
perdonare qualunque persona
ma non qualunque atto e che
non è possibile esercitare il
perdono verso qualcun altro
se non si è fatto un cammino
che porti alla piena riconciliazione con se stessi. E tanto
più è difficile esercitare il
perdono quanto più è forte il
legame d’amore che lega le
persone le une alle altre e
che, venendo spezzato, lascia
l’individuo in balia di forze
che non immaginava nemmeno di possedere.
Questo rilievo porta fra
l’altro lo psicanalista a citare
un versetto bello e importante, l’ultimo del libro di Malachia: «Egli volgerà il cuore
dei padri verso i figli, e il
cuore dei figli verso i padri»
(4, 6, che sarà ripreso in Luca
1, 17) in riferimento ai drammi che si consumano sotto i
nostri occhi proprio per i conflitti generazionali. E risultata
peraltro generalmente condivisa la convinzione che possiamo perdonare perché prima di questo Dio agisce in
noi, anche dove e quando la
nostra reazione potrebbe essere tutt’altra: ira, rancore,
desiderio di vendetta.
ebrei prima di lui, non era venuto per istituire una nuova
religione, ma per riportarla
all’antica purezza (p. LXI).
Non solo queste affermazioni ne fanno un nemico di
ogni teologia ufficiale: il vero
aspetto eversivo del suo pensiero sta nel convincimento
che non esista una verità religiosa fissata una volta per
sempre; al contrario, essa si
dispiega nel tempo e comporta il rifiuto della tradizione
dogmàtica in nome dell’inesauribile fecondità della parola di Dio. Teologia in cammino, dunque; senso della
presenza quotidiana di Dio
nel nostro vivere, secondo
l’insegnamento di Abramo e
degli antichi patriarchi; nessuna pretesa di monopolio
della verità e rifiuto conseguente dell’imprigionamento
di Dio entro schemi puramente umani.
Ecco a grandi linee la sua
teologia: una teologia fortemente «antiteologica», per la
grande carica polemica contro tutte le teologie ufficiali
che si autoproclamino unica
fonte della verità al fine di
rafforzare le istituzioni da cui
dipendono. Le sue interpretazioni dei testi sacri possono e
devono senza alcun dubbio
essere sottoposte a vaglio critico, tenendo conto dei condizionamenti e dei pregiudizi
del suo tempo; ma il nucleq
antiautoritario che ne è al
centro ne costituisce un
aspetto valido e insostituibile, in quanto anticipazione
degli sviluppi del pensiero
teologico nei tre secoli a lui
successivi.
(*) Isaac Newton, Trattato
sull’Apocalisse, con testo originale a fronte. Torino, Bollati Boringhieri, 1994, pp 251, £ 30.000.
Un riconoscimento all'artista evangelico
Puzzanghera poeta
del mito e dei carusi
GIUSEPPE PLATONE
■p oeta del mito e dei ca\\ Jr rusi che ha saputo cantare l’eroismo dell’umiltà»,
questa la motivazione del premio consegnato, giovedì 2
marzo, a Reggio Calabria dal
direttivo del Circolo culturale
Rhegium Julii a Ernesto Puzzanghera, uno degli uomini
culturalmente più vivaci di
Reggio. Da anni redattore della rivista letteraria La Procellaria (che quest’anno compie
43 anni), Puzzanghera ha già
vinto molti premi, tra i quali
quello della presidenza del
Consiglio e del ministero della Pubblica Istruzione per meriti educativi: ha pubblicato
numerosi saggi, ma è soprattutto conosciuto come poeta.
Oggi Puzzanghera è anziano, ha 87 anni, pienamente
lucido e ricco di saggezza. Mi
racconta, nel suo studiolo tappezzato di libri, la sua lunga
odissea: a Riesi, il paese natio, ha dedicato quella che
considera la sua poesia più
riuscita: «Se percorrerete le
strade». Conobbe la chiesa
valdese, di cui è stato sempre
membro attivo, nel 1926,
coinvolto dalla predicazione
del pastore Arturo Mingardi
e in quegli anni intrecciò una
forte amicizia con il pittore
Filippo Scroppo e il pastore
Liborio Naso. Puzzanghera
rievoca anche i lunghi anni di
amicizia con Tullio Vinay,
anche prima del suo arrivo in
Sicilia. «Un giorno - ricorda
- mi telefonò da Firenze, era
l’immediato dopoguerra, voleva vedermi perché giudicassi un suo nuovo progetto. Sicché mi ritrovai, dopo qualche
giorno, in quel freddo inverno
fiorentino con Carlo Gay, Roberto Comba, Franco Sommani, Teodoro Balma ad
ascoltare questo giovane pro
feta che progettava un grande
centro giovanile internazionale nel cuore delle valli valdesi: stava nascendo Agape...».
Ogni domenica Puzzanghera è presente al culto nel tempio di via Possidonea. Gli sarebbe piaciuto studiare teologia in vista del pastorato, ma
rallora decano della Facoltà
valdese, Ernesto Comba, respinse la sua domanda perché
non aveva la licenza liceale,
quella magistrale che aveva il
giovane Puzzanghera non fu
ritenuta idonea per gli studi
teologici. Sicché finì con il
laurearsi in pedagogia e, per
tutta la vita, insegnò a Reggio
Calabria dove oggi è universalmente noto come il «poeta». «Semplice, malinconica
la poesia di Puzzanghera come scrisse Giovanni Miegge - indica la serenità attraverso una visione religiosa
della vita»; ma nelle poesie di
questo riesino ci sono quasi
sempre i colori e profumi dèi
Sud. Come in questo ritratto
delle donne calabresi: «Venivano alla fontana/ come antiche fanciulle greche/ con
anfore sui bianchi omeri/ e le
braccia ad arco. Avevano
molli fianchi/ e lucide trecce
a corona/ il misurato passo/
scandiva accenti d’una strofa
alcaica».
Sul tavolo ingombro di carte c’è l’inseparabile vecchia
Olivetti Lettera 22. Pozzanghera ha scritto infiniti articoli per La fiera letteraria. La
Gazzetta del Sud, Il Giornale
di Sicilia e la rivista letteraria
La procellaria. C’è ancora
tempo per un caffè e una sigaretta; anche la moglie, Felicia,
scrive poesie ma sono meno
note di quelle del marito anche se, tiene a precisare, vanta
qualche pubblicazione e la declamazione ai Giovedì letterari del professor Fiumara.
Un patrimonio da rivalutare
L’Ufficio liturgico nazionale della Chiesa cattolica si sta impegnando a far comprendere alle comunità ecclesiali che la
musica sacra è una parte essenziale delle celebrazioni: «La liturgia della Messa - spiega don Guido Genero, direttore
dell’Ufficio - prevede che alcune parti siano cantate. Limitarsi
a leggerle significa snaturarle. Purtroppo però in molte parrocchie italiane o non si canta per niente durante la Messa o si
“appaltano” i canti a gruppi di adolescenti e “chitarristi” che
ripetono sempre gli stessi pezzi». Per diffondere la musica sacra nelle parrocchie italiane l’Ufficio liturgico, con l’aiuto della
Consulta (organismo di supporto all’Ufficio, costituito da
esperti e da delegati dalle «regioni ecclesiali»), sta conducendo
diverse iniziative. In primo luogo si organizza un corso di formazione per responsabili diocesani di musica sacra o incaricati
di musica liturgica di associazioni e comunità religiose, allo
scopo di creare un gruppo di esperti che aiutino i fedeli a avvicinarsi alla musica sacra. In secondo luogo è in preparazione
un repertorio di canti per la liturgia: alcuni già esistenti, altri da
comporsi ex novo. Infine l’Ufficio liturgico intende sollecitare
le chiese italiane a restaurare e mettere in funzione gli organi a
canne che possiedono. «Abbiamo stimato - afferma don Genero - che nelle chiese italiane ci siano almeno 15.000 organi a
canne che rappresentano un patrimonio fli inestimabile valore
che andrebbe valorizzato sensibilizzando anche le migliaia di
diplomati in organo che ci sono nel nostro paese». (sir)
IVISTE
L'Aleph, lettera muta
Il bollettino del Cent re protestant d'études è uno strumento
che diffonde e socializza le riflessioni di ambito teologico ed
etico che vengono svolte costantemente nei centri della Svizzera romanda e a Ginevra in particolare. Gli argomenti monografici che affronta vogliono rappresentare un tentativo di collegare lo studio della Scrittura e della teologia alla sensibilità quotidiana e ai problemi reali. Il numero 1 di questo 1995 (il bollettino esce 8 volte l’anno) è dedicàto a uno studio del poeta Claude Vigée, Borges di fronte alla cabala ebraica: dalla .scrittura
di Dio al .silenzio dell’Aleph. Dal titolo stesso appare evidente
il riferimento a un celebre racconto dello scrittore argentino
(L’Aleph, appunto, pubblicato in Italia da Feltrinelli), che passò
buona parte della vita a contatto con il mondo dei libri e della
biblioteca (e che a questo sacrificò la vista). Il racconto, scrive
Mare Faessler nella prefazione allo studio di Vigée, «è consacrato all’esplorazione onirica di intuizioni metafisiche e teologiche di cui si trovano le tracce neU’in.segnamento della Cabala relativo a Dio come dLspiegamento di un infinito-nulla (...);
questa scoperta letteraria ci riconduce al mistero biblico
delTAleph, comune ai tre monoteismi». Infatti, spiega Faessler,
la Bibbia incomincia con un beth, seconda lettera dell’alfabeto
ebraico, che non può non rimandare ‘dWaleph, lettera muta, lettera taciuta, «precedenza assoluta del ritirarsi di Dio
nell’Istante in cui ci dà il mondo». Tale fondamento trova riscontro anche nel pensiero cristiano e nell’Islam. Lo studio di
Vigée, ancorché limitato a una quindicina di pagine, è documentato e fitto di rimandi all’opera di Borges e alla tradizione
ebraica, e stimola criteri personali per l’interpretazione
dell’opera di uno straordinario scrittore.
(*) Bulletin du Centre protestant d’études. n. 1/1995. Place de la
Fusterie - case po.stale 3158 - 1211 Ginevra. Abbonam. estero Fs 38.
14
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 17 MARZO 1995
Agenda
CALUSO — La chiesa di Ivrea ha iniziato
una serie di iniziative evangelistiche
nell’Eporediese. In questo quadro si terrà
un culto pubblico sul tema «Come si è fatto conoscere Dio?» dalle ore 15 alle 17
presso la sala del Centro anziani in via San
Francesco d’Assisi.
FIRENZE — Ha inizio il convegno organizzato dalla Tavola valdese e dalla Commissione di studio per la diaconia,
sul tema «Scuola statale e scuola privata, scuola di tutti».
Interventi di Franca Long, Emanuele Barbieri, Giorgio
Bouchard, Elio Canale, Beniamino Lami, Francesca Spano, Giulia Rodano, Franco Calvetti, Domenico Maselli,
Paolo Naso, Luca Zevi. E stato invitato il ministro della
Pubblica Istruzione, Giancarlo Lombardi. Alle ore 9 presso l’Istituto Gould; per informazioni tei. 06-4820503 e
091-6817941.
PISTOIA — Nel quadro di un ciclo di conferenze organizzato dalla Chiesa battista con il patrocinio del Comune,
il pastore Piero Bensi parla sul tema «La reincarnazione»:
ore 18, presso la Sala napoleonica di via degli Armeni 11.
GENOVA — Le chiese battiste di Genova
e Sampierdarena organizzano una giornata
comunitaria che prevede un culto presieduto
dai giovani, un’agape fraterna e un concerto
(nel pomeriggio) delle corali del Gruppo di
azione biblica, della parrocchia di Oregina,
della Chiesa valdese di Sampierdarena e del Gmppo ispanoamericano. Dalle ore 10,30 in via Dattilo 30r.
ROMA — Riunione del Sae sul tema «Per un’etica della
diversità: quali itinerari?» parla il prof. Dalmazio Mongillo: ore 16, presso le Suore francescane di via Giusti. Per
informazioni 06-5833125.
CUNEO — Le chiese di Cuneo e Mondovì
in collaborazione con un movimento tedesco «Cammini di riconciliazione» organizzano una serie di appuntamenti per la riconciliazione in una terra profondamente segnata dalla rappresaglia nazista contro le
popolazioni. Il primo appuntamento prevede una conferenza del rabbino Luciano Caro sul tema «D perdono nella
prospettiva biblica». Alle ore 17, presso la sala di via Toselli 2; per informazioni tei. 0171-630296.
BIELLA — La Chiesa valdese ha programmato una serie di iniziative sui temi
culturali. In quest’ambito il pastore Ruggero Marchetti parla sul tema «Il cristiano e le
autorità»: ore 21, nella chiesa valdese di via
Fecia di Cessato 9.
MILANO — Il Centro culturale protestante e l’IrsaeLombardia organizzano un ciclo di lezioni Sulla storia del
protestantesimo. Il corso è strutturato in una lezione settimanale e discussione di due ore. Per la terza lezione Pietro
Adamo parla sul tema «Puritanesimo e libertinismo
nelTInghilterra della Rivoluzione»: ore 15,30, presso la
sala attigua alla Libreria Claudiana in via San Francesco
Sforza 12a. Per informazioni tei. 02-76021518.
MONDOVÌ — Le chiese di Cuneo e Mondovì in collaborazione con un movimento tedesco «Cammini di riconciliazione» organizzano una serie di appuntamenti per la riconciliazione in una terra profondamente segnata dalla
rappresaglia nazista contro le popolazioni. Il secondo appuntamento prevede una conferenza del pastore Fulvio
Ferrano sul tema «Dietrich Bonhoeffer, un cammino spirituale». Alle ore 20,45, presso l’Hôtel Park; per informazioni tei. 0171-630296.
SONDRIO — 11 Centro evangelico di cultura organizza
una conferenza del pastore Massimo Aprile sul tema «Società sana e camorra, l’inestricabile intreccio di un distorto
modello di sviluppo»: ore 21, nella sala di via Malta 16.
EURODIACONIA — La terza Assemblea generale di
Eurodiaconia si svolgerà a Roma, presso la Facoltà valdese di teologia, dal 23 al 25 marzo. Vi parteciperanno i
delegati delle organizzazioni diaconali protestanti dei vari paesi europei, dal Portogallo alla Finlandia, dalla Scozia alla Repubblica ceca. La giornata di venerdì 24 marzo
sarà dedicata all’illustrazione della politica sociale
dell’Unione europea da parte della signora Cristina Louro, funzionafia del governo portoghese presso la Commissione europea, che presenterà il recente «libro bianco» della Commissione. Nel pomeriggio, il segretario generale di Eurodiaconia, Axel Führ, illustrerà le finalità di
Eurodiaconia nonché i modi e le procedure pratiche per
poter partecipare ai programmi sociali della Comunità
europea. L’Assemblea vera e propria di Eurodiaconia si
svolgerà sabato 25. La sera di giovedì 23, il pastore Paolo Ribet, presidente della Commissione sinodale per la
diaconia, illustrerà il sistema socio-sanitario italiano e
l’attività delle opere diaeonali delle Chiese valdesi e metodiste italiane.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 19 e 26 marzo predicazione del pastore Salvatore Ricciardi; inoltre saranno trasmesse notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della .settimana seguente
alle 8,30. Domenica 26 marzo trasmissione
su «Dietrich Bonhoeffer: un cristiano nella Resistenza».
RIFLESSIONI DOPO LA SETTIMANA DELLA LIBERTA
Lavoro per me
0 per il mio prossimo?
MAURIZIO SENS
Qual è il senso del lavoro
oggi? Il lavoro è un bene essenziale in una società
democratica? Devo lavorare
per me o per il mio prossimo?
Questi alcuni degli interrogativi su cui hanno riflettuto i
fratelli e le sorelle delle chiese battiste, metodiste e valdesi convenuti nel tempio valdese di Milano il pomeriggio
di domenica 19 febbraio,
giornata conclusiva della Settimana della libertà, che da
alcuni anni si caratterizza come preziosa occasione di impegno, di presenza e di testimonianza nel nostro paese.
Quest’anno il Consiglio Fcei
aveva suggerito alle chiese di
avviare una riflessione sulla
questione del lavoro.
Dopo un’agape fraterna,
un’introduzione di Gioachino
Pistone ha aperto i lavori e la
riflessione è poi proseguita in
tre gruppi su lavoro e vocazione, lavoro domani, lavoro
e sfruttamento. L’Italia sta attraversando la sua più grave
crisi economica del dopoguerra, è in atto una rivoluzione informatica e tecnologica senza precedenti che riduce l’occupazione, le condizioni di lavoro vengono determinate interamente dal mercato,
il concetto stesso di diritto al
lavoro viene messo in discussione, là disoccupazione è in
crescente aumento (record
europeo'negativo dell’Italia
nel 1994) come lo sono le disuguaglianze e gli squilibri
sociali, lo stato sociale viene
ridimensionato.
Tutto questo genera nella
società insicurezza, paura per
il futuro, e rappresenta una
minaccia per la libertà e la di
gnità delle lavoratrici e dei lavoratori. A questo si deve aggiungere l’accresciuta concorrenza economica di altre
aree del mondo e la caduta
del muro di Berlino (che ha
sconvolto il contesto europeo) che stanno ridisegnando
la divisione intemazionale del
lavoro.
In questo quadro si colloca
la riflessione che stiamo conducendò sul rapporto tra il lavoro e la nostra vocazione
evangelica. Il lavoro, prima
ancora di essere un problema
economico-politico, è un prò-,
blema di giustizia sociale:
Gesù Cristo ci spinge alla
condivisione, alla compartecipazione, a essere solidali e
vieini agli esclusi dal mondo
del lavoro; come credenti
dobbiamo chiederci qual è il
significato del lavoro alla luce dell’Evangelo. Il lavoro
non è solo un mezzo per trasformare la società ma è anche un mezzo per esprimere
quello che si è, per comunicare esperienze di vita, per mettere in collegamento le gene
razioni, è un mezzo per dare
identità e dignità alle donne e
agli uomini.
Che cosa possono dire e fare le nostre chiese al loro interno e nella realtà che la circondano rispetto a questi gravi problemi? Quali contributi
possono dare al superamento
di queste inaccettabili contraddizioni? Sapranno essere
luogo di incontro e di confronto?
' Certamente non è, facile rispondere a queste domande,
dare delle indicazioni, e le
chiese di Milano non sono
ancora in grado di farlo, ma
credo che sia importante che
le comunità battiste, metodiste e valdesi si siano ritrovate
insieme a discutere su questi
temi, che vedono coinvolte le
nostre esistenze, le nostre
quotidianità.
Mi auguro che le nostre
chiese siano capaci di continuare l’approfondimento in
altri momenti, nella convinzione che la speranza, la forza
e il coraggio ci viene dal Signore nostro Dio.
Dal Corriere della Sera al Tg3: un po' di attenzione!
La disinformazione trionfa
Bonhoeffer
cattolico?
A pag. 31 del «Corriere
della Sera» di sabato 11 marzo, nell’articolo «Undicesimo, fatevi i fatti vostri». Massimo Dini attribuisce a mons.
Ravasi Taffermazione; «non
a tutti è dato avvicinarsi ai testi di Bonhoeffer, il martire
cattolico ucciso cinquant'anni
fa nel lager nazista di Flossenburg».
Ora, mons. Ravasi è certamente un uomo «di vasta cultura», come giustamente il
Dini riconosce, e proprio per
questo non può né aver detto
né pensato una inesattezza
del genere. Dietrich Bonhoeffer era un pastore protestante,
e uno degli ispiratori della
cosiddetta «Confessione di
Barmen», il documento teologico che diede alla Chiesa
confessante tedesca (protestante!) l’-ossatura e il nerbo
necessari a resistere al nazismo e a opporsi ai suoi sostenitori religiosi.
Siccome in Italia gli uomini
«di vasta cultura», soprattutto
in campo religioso, non sono
legioni. Dini avrebbe fatto
bene a non tradurre in cattolichese il pensiero di Ravasi.
Non si tratta di rivendicare un
privilegio di bandiera; ortodosso, cattolico o protestante
che sia, un martire rimane in
nanzitutto un testimone di
Cristo. E però il caso di riconoscere ciascuno nella sua
identità, e di non travisarla:
così si fa un’operazione di
informazione autentica, di
ispirazione ecumenica e di
promozione culturale.
Salvatore Ricciardi
Milano
Le statue
che piangono
e Bach
Ho seguito in modo molto
frammentario, perché contemporaneamente impegnata
in altri lavori, il sempre apprezzato Tg3, sabato 4 marzo
alle 14,30.
Vorrei fare una considerazione: era in corso un servizio
sulle «statue che non si comportano da statue», cioè che
presentano rivoli di sangue
dai collo al torace e altri fenomeni simili. Trattandosi di
argomento comunemente
considerato religioso, anche
se non approvato da autorità
cattoliche, il sottofondo musicale era costituito da brevi
flash tratti da brani e dal coro
finale della «Passione secondo San Matteo» di Bach
dove, certo, si parla del capo
DA SAPERE
insanguinato di Gesù Cristo e
del suo sacrificio sulla croce.
Vorrei che non si confondessero generico ecumenismo e sincretismo. In una civiltà multimediale, interetnica e interreligiosa, non è
sempre facile avere chiarezza
su tutte le componenti che ne
costituiscono l’intreccio.
Tengo perciò a chiarire che la
mia non è una protesta contro
gli operatori. Vorrei solo
contribuire a ricordare che
Bach è un musicista-teologo
protestante.
Il protestantesimo, basandosi sui 10 comandamenti come sono scritti nel libro biblico dell’Esodo (capitolo 20,
versetti 4-5), non ha mai raffigurato per venerarli né personaggi biblici, né santi vissuti successivamente.
L’interpretazione protestante del cristianesimo ha sviluppato non le statue e le raffigurazioni pittoriche contenute nelle «Bibbie illustrate
ai poveri», ma ha in.segnato a
leggere a tutti, con le traduzioni della Bibbia in lingua
volgare del medioevo, del
tempo della Riforma e oltre.
Perciò l’accostamento di
simboli di tradizioni o di fedi
diverse, fa credere che tutto si
equivalga e non contribuisce
al rispetto delle singole identità di fede e di cultura che
devono sì dialogare, ma non
sbiadire le une sulle altre.
Oriana Beri - Torino
Il fegato
un problema italiano
L’1% della popolazione
italiana (circa 600.000 persone) è ammalato di cirrosi
epatica, 40.000 italiani hanno
un tumore maligno al fegato
e ben 10 milioni di persone
tra i 12 e i 65 anni (il 20%
della popolazione di questa
fascia) ha problemi di funzionalità epatica.
Le malattie croniche di fegato assumono sempre di più
il ruolo di malattie sociali.
Per capire il perché, il Fondo
per lo studio delle malattie
del fegato ha lanciato il «progetto dioniso» che ha condotto uno studio sulle popolazioni di due Comuni del nord
Italia: Cormons (Gorizia) e
Campogalliano (Modena), simili per caratteristiche socioeconomiche ma diversi per
abitudini alimentari. Tra il
marzo ’91 e il marzo ’93,
7.000 persone sono state sottoposte ad accurate visite e a
test diagnostici e a un questionario alimentare. Attualmente i dati rilevati sono in
fase di elaborazione. ,
Il farmaco più venduto
La «medicina» più venduta
in Italia è uno psicofarmaco.
La Federfarma afferma che
nel 1993 ne sono vendute
23.350.000 confezioni. Il suo
nome chimico è Lorazepam;
in media un italiano su tre ha
avuto in tasca una scatola di
benzodiazepine, la sostanza
alla quale ci si aggrappa quando si sta male di psiche. Esistono però anche altri prodotti
che aggrediscono lo stesso tipo di sintomi per curare ansia,
insonnia, e disagio psichico e
questo è un sicuro indice del
difficoltà ad affrontare la vita
da parte degli italiani.
I farmaci a base di Lorazepam sono diffusi soprattutto
nelle regioni del Nord, mentre la regione che ne fa maggior uso è la Toscana e quella
che ne fa minor uso è la Puglia: ciò probabilmente deriva ■
dagli indirizzi terapeutici e
dalle scuole mediche.
Manicomi chiusi
Secondo la legge finanziaria entro il 31 dicembre 1995
dovranno essere chiusi tutti i
«residui manicomiali», cioè
gli ultimi ospedali psichiatrici, e dovranno essere attivate
1.200 strutture alternative.
Que.sto significa che in molte
regioni, dove non si sono ancora attuate le strutture alternative previste dalla legge
«Basaglia» del 1978, i malati
attualmente ricoverati in strutture oggi inadatte per la cura,
saranno per lo più «.scaricati»
sulle loro famiglie, spesso
non preparate ad accoglierle.
1 malati mentali sono in media 40 ogni 100.000 abitanti e
hanno bisogno di servizi domiciliari e territoriali, day-hospital, servizi di appoggio alle
famiglie, e di servizi per
l’emergenza. Per questo la
Consulta nazionale per la salute mentale ha chiesto alle
Regioni di riversare almeno il
5% del bilancio della sanità a
questo tipo di servizi.
Indennità di invalidità
Sono stati definiti i nuovi
importi delle pensioni, degli
assegni e delle indennità per
inabilità. 11 decreto del ministero degli Interni è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio. Le nuove
indennità di accompagnamento sono le seguenti:
- ciechi civili assoluti lire
985.825;
- ciechi parziali lire 86.180
ogni ventesimo di invalidità;
- invalidi civili totali lire
741.315;
- indennità di comunicazione per sordomuti lire
299.720.
15
VENERDÌ 17 MARZO 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
Chiese
storiche
e evangelicali
Lettera aperta al fratello
Piero Bolognesi.
Caro Bolognesi,
ho letto con vivo interesse
e partecipazione la tua intervista a Emmanuele Paschetto, pubblicata sul n. 8 di
Riforma. Vorrei soltanto fare
due osservazioni.
1 ) Durante la mia presidenza della Fcei (1976-1982) era
, stato deciso di favorire la
partecipazione dei non federati alle rubriche Culto evangelico e Protestantesimo. A
questo riguardo ho avuto numerosi incontri con esponenti
dell’area evangelicale (che
brutta parola!) per stabilire
progetti concreti di collaborazione. Per i Fratelli, ricordo
in particolare un bell’incontro a Milano con i rappresene
tanti delle assemblee di quella città, di Firenze e di Piacenza. Mi sembrava che i
piani e le prospettive fossero
molto soddisfacenti. Lo stesso può dirsi per altre denominazioni. Poi, ovviamente, terminato il mio mandato, non
mi sono più occupato della
cosa, ma so che i miei successori (Sbaffi e Bouchard)
erano molto interessati. Perciò pensavo che ormai le cose fossero decisamente avviate, dopo tanti anni. Sono.rimasto quindi un po’ sorpreso
nel leggere il tuo appello a
una maggior collaborazione
in quel campo specifico (radio e tv).
2) Hai ragione quando affermi che certi membri delle
chiese storiche guardano con
disdegno (a Firenze direbbero: con la puzza sotto il naso)
la letteratura proveniente
dall’area evangelicale. Si
tratta in genere di persone
che pensano di sapere tutto e
di non aver bisogno di nessuno. Ma non si può generalizzare: vi sono molti pastori e
molti fratelli che accolgono
con interesse (a volte critico)
la letteratura evangelicale e
LETTERA
Una federazione mondiale per la pace
ALBERTO MENABENE
La causa prima delle guerre è costituita dalla divisione del mondo in
stati nazionali indipendenti che, in
quanto tali, hanno nel proprio territorio
fabbriche di armi le quali dovrebbero
servire per la difesa dei confini nazionali, ma sin troppe volte sono state invece
usate per aggredire gli stati limitrofi.
Il concetto di stato nazionale assume
poi una particolare pericolosità se i confini politici delimitano un popolo ben
definito per tradizioni, razza, lingua e
religione: in tal caso è purtroppo possibile a un capo facinoroso sfruttare
l’omogeneità di quel popolo per indurlo
a imprese sconsiderate in nome di una
presunta superiorità magari esaltata come missione divina (vedi Hitler e la superiorità della razza germanica, il fanatismo del mondo arabo islamico, ecc.).
Se dunque è la divisione del mondo in
stati nazionali indipendenti la causa prima delle guerre che insanguinano periodicamente il mondo, mi sembra che
compito primario delle varie religioni
sia quello di, chiederne l’abolizione proponendo la sostituzione dell’attuale assetto con altro che invece per la sua
stessa concezione elimini ovunque, e in
via permanente, ogni possibilità di attrito cruento fra i popoli.
Va dunque avanzata e sostenuta la
proposta della creazione degli «Stati
uniti del mondo», concetto politico che
automaticamente comporta la pacifica
composizione di ogni contrasto fra le
genti e la conseguente eliminazione delle fabbriche di armi. La proposta della
creazione degli «Stati uniti del mondo»
può sembrare a prima vista meravigliosamente utopistica, ma diventa un po’
meno utopistica se si afferma il concetto
che essa dovrà avvenire necessariamente per gradi e che già potremmo considerarci soddisfatti se riuscissimo a creare nel breve periodo della nostra vita
terrena un primo nucleo di federazione
di stati destinati ad allargarsi progressivamente sino all’intero ambito mondiale: l’importante è di riuscire a iniziare il
processo federativo e a mio avviso ciò
può avvenire abbastanza facilmente ia
questo nostro vecchio continente ove è
già in corso un lentissimo processo di
integrazione; questo processo va favorito emendandolo degli errori di impostazione che ne hanno impedito lo sviluppo
politico.
Consideriamo il primo di tali errori,
che io non esito a definire colossale:
ideatori del processo unificativo furono
infatti gli estensori del «Manifesto di
Ventotene», i quali ipotizzarono l’unione politica fra stati a regime monarchico
e stati a regime repubblicano: poiché la
federazione europea dovrà avere necessariamente regime repubblicano, i monarchi capi del rispettivo stato verrebbero a trovarsi sottoposti moralmente o
gerarchicamente al presidente della repubblica europea, il che spiega le resistenze fortissime che i governanti degli
stati monarchici (in particolare i britannici) hanno sempre opposto a ogni iniziativa che affermasse il principio di sovranazionalità.
la leggono con attenzione.
Per onestà intellettuale bisogna anche dire il rovescio
della medaglia: non è sempre
facile discutere con quei fondamentalisti che si fissano
sulla lettera della Bibbia e ne
dimenticano lo spirito. Credo
che questo me lo concederai.
Ai nostri amici cattolici ho
sempre detto che le nostre divisioni provengono dal grande amore che i protestanti nutrono per la Bibbia: fra di
noi, sottovoce, diciamo più
umilmente che le nostre divisioni provengono spesso
daU’amore che ciascuno ha
per la propria interpretazione
della Parola.
Penso che da una parte e
dall’altra dobbiamo lottare
contro questo spirito integralista ed essere aperti gli uni
agli altri. Perché tutti abbiamo dei doni da offrire e da ricevere. Soltanto questa reciprocità può realmente arricchirci spiritualmente. A proposito: ho sempre letto con
piacere la tua rivista, finché
mi arrivava...
Piero Bensi - Firenze
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
m
*
Il numero 10 del 10 marzo 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale a
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 8 marzo 1995.
l'Ufficio CMP Nord,
Le nostre
piccole verità
Rileggendo articoli su problemi che sorgono dal confronto tra chiese storiche e
chiese evangelicali, vorrei fare alcune riflessioni di carattere più generale.
Credo che troppo spesso in
ambito cristiano le dottrine, i
dogmi, i principi, le regole,
gli intellettualismi di vario
genere vengano presentati
come la verità e invece molto
spesso si tratta di un modo
particolare di interpretare il
cristianesimo in base alla
propria cultura, sensibilità,
storia, tradizione; insomma
un punto di vista particolare
che si contrappone a altri
punti di vista.
Spesso dimentichiamo che
Gesù contro il legalismo farisaico ci ha insegnato che il
cristianesimo, prima che (o
forse invece che) un insieme
di dottrine, leggi e regole è
un diverso modo di essere e
di rapportarsi agli altri, un
mettere al primo posto l’amore, il servizio, la disponibilità verso il prossimo. Gesù
ci ha insegnato che il sabato
è stato fatto per l’uomo e non
viceversa, cioè che qualsiasi
dottrina, legge, regola deve
sottostare alla «regola» principale dell’amore per l’uomo
e per Dio.
Se provassimo a sottoporre
le nostre dottrine a questa regola, non so che ne resterebbe ancora; certamente nell’
ecumene cristiano vi sarebbero meno divisioni.
Dunque ridimensioniamo e
collochiamo nel giusto contesto le nostre piccole e parziali verità e facciamo posto a
colui che è «la via, la verità e
la vita» (Giovanni 14, 6).
Troppo ovvio e banale? Proviamo a farlo.
Aldo Cianci
Polizzi Generosa
Nazaret è
realmente
esistita
Caro direttore,
ho trovato particolarmente
significativo e opportuno l’articolo del fratello Paolo T.
Angeleri su «Gesù Cristo
dentro e fuori la storia» del
quale condivido in toto premessa e conclusioni. L’autore
asserisce, tuttavia: «Pup darsi
che realmente Nazareth a
quei tempi (lo afferma uno
storico, Ambrogio Donini)
non esistesse e che Gesù non
sia nato a Nazareth...».
L’ipotesi è basata su quanto
si legge nella Storia del cristianesimo del Donini stesso
(Milano, Teti, 1975, pp 7071) e riproposta all’inizio di
una fortunata Vita di Gesù di
M. Craveri.
Questi due autori a tal proposito uniscono una dipendenza esclusiva dalle fonti
letterarie a precomprensioni
di tipo ideologico o personale
e sono così condotti alla formulazione di un tipico argumentum ex silentio: se di Nazareth si parla solo nei Vangeli ma non nelle fonti letterarie (quelle che noi oggi possediamo), allora il borgo non
è esistito.
Non credo che si possa dubitare più dell’esistenza di un
insediamento abitativo nella
zona di Nazareth nel 1 secolo
d.C. dopo le campagne di
scavo archeologico condotte
in sito, che hanno appurato
l’esistenza di un antico villaggio agricolo sin dall’età
del Ferro II (900-550 a.C.), se
non si vuol parlare dell’iscrizione di età imperiale trovata
dall’Avi-Yonah nel 1962 a
Cesarea, che menziona Nazareth a proposito delle famiglie sacerdotali, o del più famoso rescritto sulla violazione dei sepolcri (età giulio
II clic di prima pagina
L'azienda Italia?
L’Azienda Italia va male: 2 milioni
di miliardi di debito e i creditori non
sono rassicurati dalle vicende legate
all’amministratore delegato del nostro
paese. Ma l’economia produttiva per
ora tira: vendiamo sempre di più
all’estero ma i nostri prodotti, avvantaggiati dal tasso di cambio, sono a
bassa tecnologia. È possibile governare l’Italia come un grande magazzino
(nella foto)? Per Paolo Fabbri, ex manager dell’anno, sembra proprio di no.
Claudia) di Nazareth (come
sembra), o delle ricerche di
Bagatti e del Testa sulle tradizioni dei giudeo-cristiani di
Nazareth.
Tutto ciò ho voluto far brevemente presente non certo
per amore di concordismo biblico, dal quale sono notoriamente esente, ma per «dare a
Cesare quel che è di Cesare»,
là dove Cesare sta per le più
«umili» (da humus perché
vengono dalla terra) fonti documentarie, che allo storico
sarebbero utili, non meno di
quelle letterarie ben più note,
anche nell’ambito di ricostruzioni del tipo di quelle, oggi
in realtà desuete, del Donini e
del Craveri.
Con fraterna cordialità
Giancarlo Rinaldi - Roma
Economia
ideologica?
Caro direttore,
pur facendo parte di quella
schiera di borghesi brutti e
cattivi che giornalmente si interessano aU’indice Mibtel e
alla quotazione della nostra
povera lira, sono tuttavia abbonata a Riforma, di cui apprezzo anche gli articoli tecnico-politici a volte involontariamente divertenti.
Come ormai tutti sanno, o
dovrebbero sapere (la conoscenza è sempre positiva),
uno spostamento dell’indice
di borsa, del tasso di sconto o
della valuta ha una forte ricaduta in termini economici su
tutti noi: dal pensionato al disoccupato al piccolo risparmiatore.
Non mi dilungo non avendo acquisito sufficienti titoli
accademici o benemerenze sinodali e progressiste.
Cordialmente
Lilia Rivoiro Pellegrini
Torino
La formazione
spirituale e
professionale
Noi come studenti del Centro di formazione diaconale
(Cfd) e come possibili «futuri
dipendenti» delle chiese, abbiamo preso parte al convegno delle opere svoltosi presso l’istituto «Gould» dal 4 al
5 marzo. Partendo dalla riflessione del pastore Paolo Ribet
durante il culto, vorremmo
esporre alcuni pensieri.
Il testo del sermone era
tratto dalla lettera di Giacomo (2, 14-26), su fede e opere. Durante questi anni di studio al Cfd, la domanda che
spesso ci siamo posti è quanto sia importante la diaconia
nelle chiese e nella società;
per questo ci ha colpiti sapere
che all’interno di alcune comunità è ancora viva la riflessione sulle opere, come testimonianza di fede.
Molti di noi pensano che la
fede possa essere espressa attraverso la disponibilità e
l’impegno nel sociale e di
conseguenza anche nelle nostre opere diaconali; da qui
nasce l’importanza di un continuo collegamento e di una
continua cooperazione tra le
comunità e le strutture. Sicuramente la collaborazione da
noi citata non è semplice da
instaurare, il tempo e la disponibilità sono due fattori
che ostacolano questo fine,
ma se si trovano questi ultimi
è possibile che ci si scontri
con la sottovalutazione che
ognuno ha di se stesso, come
è emerso chiaramente dall’intervento di Fornerone. Ci è
sembrata importante la precisazione che per fare un servizio anche se volontario come
membro di un comitato sono
necessari preparazione e continuo aggiornamento.
Gabriele De Cecco ha esposto le caratteristiche del
direttore modello, ma quello
che ci è piaciuto di più è stata
la metafora legata al concetto
di strategia. L’opera non deve rimanere, come purtroppo
è nella realtà, un frutto della
nostra diaconia che matura
nella serra, quindi staccata
dalla chiesa, ma deve sapersi
adattare ai cambiamenti legati alla storia dell’opera e.della
società, favorendo la collaborazione con il personale attraverso il coinvolgimento del
dipendente al progetto globale sin dal momento dell’assunzione.
Molti degli interventi sono
stati volti a chiarire l’importanza che hanno la formazione permanente del personale
e la sua duttilità nel trasformarsi seguendo i progetti nelle varie fasi; se queste condizioni vengono a mancare
dobbiamo avere il coraggio di
«tagliare i rami secchi».
Speriamo che gli studi e le
esperienze che finora abbiamo fatto ci diano gli strumenti per affrontare tutte queste
problematiche.
Francesco, Paola, Vera
Centro di formazione
diaconale, Firenze
Agli abbonati
Alcuni abbonati che avevano rinnovato il loro abbonamento a Riforma o all’Eco delle valli a fine dicembre o
all’inizio di gennaio hanno ricevuto nei giorni scorsi un
sollecito di pagamento.
È un nostro errore. Nell’inserire il dato del pagamento
nell’elenco degli abbonati non abbiamo aggiornato Tanno
dell’abbonamento. Così è successo che quando abbiamo
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Giorgio GardioI
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PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 17 MARZO 1995
Dopo l'accordo del 22 febbraio tra i primi ministri John Major e John Bruton
Irlanda del Nord: nuovo passo verso la pace
JEAN-JACQUES PEYROWEL
Un nuovo passo significativo nel processo di pace
in Irlanda del Nord è stato
compiuto lo scorso 22 febbraio. John Major, primo ministro britannico, e John Bruton, nuovo primo ministro irlandese, hanno siglato un testo di 26 pagine intitolato Un
approccio pratico alla soluzione dei problemi in Irlanda
del Nord. Per questo hanno
scelto di incontrarsi in un luogo simbolico: il castello di
Hillsborough, vicino a Belfast, dove Margaret Thatcher e
il suo omologo irlandese di allora avevano firmato raccordo angloirlandese del 1985.
Come è stato chiaramente
sottolineato da ambo le parti,
non si tratta di un accordo definitivo da prendere o lasciare, bensì di un compromesso
raggiunto dopo diciotto mesi
di dialogo tra i negoziatori sir
Patrick Mayhew, ministro degli Affari d’Irlanda del Nord,
per conto del governo britannico, e Dick Spring, capo della diplomazia del governo irlandese. Il compromesso mira
a salvaguardare sia il desiderio del governo di Dublino di
mantenere una certa unità, se
non politica almeno economica, dell’isola, sia la volontà
del governo di Londra di garantire gli interessi della maggioranza protestante dell’Ulster. Il documento vuole
quindi essere una base sulla
quale intavolare i negoziati
veri e propri che non saranno
più soltanto tra i governi di
Londra e di Dublino ma saranno allargati ai vari partiti
politici deirirlanda del Nord.
Così, a sei mesi dalla dichiarazione unilaterale di cessate il fuoco dell’Ira, seguita
dopo poche settimane da un
impegno analogo da parte dei
gruppi paramilitari unionisti,
le «chances» della pace appaiono promettenti. Anzi, nel
campo nazionalista si sta manifestando una certa impazienza e il leader del Sinn
Fein, Gerry Adams, che lamenta la lentezza del governo
di Londra, ha dichiarato di recente: «Finora sono vissuto
sull’orlo del precipizio e vorrei trascorrere il tempo che
mi rimane da vivere in modo
normale». Anche il principale
partito «cattolico», il partito
laburista socialdemocratico di
John Hume, principale artefice della «conversione» di
Adams, appoggia senza riserve l’avvio dei negoziati.
I partiti unionisti «protestanti» invece gli sono contrari e ribadiscono la loro ferma opposizione ad ogni ipotesi di accordo col governo di
Dublino: minacciano quindi
di boicottare i negoziati, ma
l’immagine dei leader dei due
partiti «protestanti», James
Molyneaux per l’Ulster Unionist Party (Uup) e lan Paisley
per il Democratic Unionist
Party (Dup), sembra essersi
un po’ appannata negli ultimi
tempi. Alle elezioni del 20
maggio Í993 l’Uup, con il
29,3% dei voti, aveva perso il
2,1% rispetto alle precedenti
elezioni, mentre il Dup, con il
17,3%, aveva perso lo 0,5%.
Anche se i leader politici
unionisti continuano a usare
toni duri e ultimativi (dopo
un recente incontro con John
Major, lan Paisley ha affermato che le proposte angloirlandesi sotvo una «dichiarazione di guerra»), la maggioranza della popolazione protestante deirUlster (che rappresenta il 54% del Poltre 1
milione e mezzo di abitanti) è
ormai stanca della violenza
terroristica che per 25 anni ha
insanguinato il paese, causan
Belfast: militanti unionisti bruciano in pubblico il testo del documento comune
do la morte di 3.408 persone,
tra cui molti civili e bambini.
In questi 6 mesi, cattolici e
protestanti hanno sperimentato gli effetti positivi del cessate il fuoco: la presenza militare britannica è diventata
invisibile, sono cessate le
continue perquisizioni, i turisti affluiscono. Tutto ciò favorisce il commercio e gli investimenti: a confermarlo è
giunta la presa di posizione
pubblica degli industriali nor
dirlandesi, favorevole al documento comune: una cosa
mai vista nella storia dell’Irlanda del Nord.
L’importanza storica del
documento non sfugge a nessuno. Il testo è stato inserito
nella rete Internet ad uso della vasta diaspora irlandese nel
mondo. Inoltre 600.000 copie
sono state fatte affluire in tutti gli uffici postali deirUlster
in modo che tutti i cittadini
possano studiarlo ed esprimere le loro opinioni, in vista
dei futuri referendum che diranno qual è la volontà della
maggioranza della popolazione. John Major, che deve la
sua esigua maggioranza parlamentare proprio ai nove deputati unionisti dell’Ulster, sa
di giocare il suo destino politico su questa questione perciò ha esortato i nove a «non
lasciarsi sfuggire l’opportunità» di una soluzione pacifica del conflitto nordirlandese.
I punti principali dell'accordo
- ritorno a una fórma di governo locale nell’Irlanda del
Nord che, dal 1972, era amministrata direttamente da Londra.
È prevista la creazione di un’Assemblea locale di 90 deputati
eletti con il sistema proporzionale, in modo da garantire i diritti di rappresentanza della minoranza. Il governo britannico riconoscerebbe a questa Assemblea poteri esecutivi e legislativi
in misura corrispondente a quelli che aveva fino ài 1972.
- creazione di organismi transfrontalieri tra Repubblica d’Irlanda e Ulster, dotati di potere esecutivo in alcuni campi (agricoltura, trasporti, turismo, energia). Tali organismi sarebbero
responsabili di fronte al Dall (Parlamento di Dublino) e di
fronte alla nuova Assemblea d’Irlanda del Nord.
- modifiche costituzionali: Londra si impegnerebbe a modificare \\ Government of Ireland Act del 1920, che afferma la
«autorità suprema del Parlamento di Westminster» sull’Irlanda
del Nord, introducendo la nozione di «consenso» della maggioranza della popolazione d’Iiìanda del Nord. Da parte sua,
la Repubblica d’Irlanda si impegnerebbe ad emendare gli articoli 2 e 3 della sua Costituzione, secondo i quali la sovranità
di Dublino si estende sul «territorio deH’insieme dell’isola
d’Irlanda», introducendo anch’essa la nozione di consenso da
parte della popolazione d’Irlanda del Nord.
- impegno dei due governi a garantire la protezione dei diritti civili, politici, sociali e culturali di entrambe le comunità.
Questi punti sono soltanto proposte che potrebbero servire
di base per futuri negoziati tra le parti: governo di Londra,
governo di Dublino, partiti dell’Irlanda del Nord. In caso di
accordo nei negoziati, la formulazione finale verrebbe sottoposta a referendum distinti nella Repubblica d’Irlanda e in Irlanda del Nord.
El Salvador: all'inizio degli anni Ottanta oltre 250 bambini sono stati rapiti dai militari
Bambini rapiti per essere venduti in vari paesi europei
________TONI KEPPELEB_______
Per oltre 12 anni Maria
Magdalena Ramos, di
GuarijIa, non ha più visto il
suo piccolo Nelson Anibal.
Nel maggio del 1982 i soldati
passarono per i villaggi del
nord del piccolo stato di El
Salvador, nel Centro America, uccisero tutti gli uomini e
portarono via i bambini: fra
questi Nelson Anibai, che
aveva allora sei mesi. Oggi
finalmente Maria Magdalena
Ramos ha ritrovato suo figlio
che vive, con il nome di Juan
Carlos, in un villaggio Sos
per bambini alla periferia
della capitale San Salvador;
un test genetico ha confermato la cosa.
All’inizio degli anni Ottanta, quando si scatenò la guerra
civile aperta fra il Fronte di liberazione nazionale Farabundo Marti (Fmln) e l’esercito
del governo di estrema destra,
oltre 250 bambini vennero rapiti in Salvador dai militari;
una parte di questi bambini è
poi ricomparsa in Europa. Un
comitato di ricerca organizzato dalle madri delle vittime
dei rapimenti ha rintracciato,
solo in Francia, 50 bambini
provenienti dal Salvador con
documenti di adozione falsi.
Si sa di singoli casi in Italia e
in Inghilterra. Dal 20 al 25
febbraio scorso il padre gesuita Jon Cortina ha iniziato anche in Germania, per conto
delle madri salvadoregne, delle ricerche sulle tracce dei
bambini scomparsi.
Ancora oggi, tre anni dopo
la fine della guerra civile, la
questione dei bambini rapiti
rimane un tema tabù in Salvador: molte donne tacciono,
per paura di rappresaglie.
Nella primavera del 1993
uscì un rapporto dell’Onu
sulle violazioni dei diritti
umani durante la guerra civile
e in esso si accennava anche
ai rapimenti di bambini; non
si riuscì però a documentare
neppure un caso, perché nes
suno ebbe il coraggio di deporre pubblicamente.
Padre Cortina, insieme con
le madri, vuole riempire questa lacuna del rapporto dell’
Gnu. Durante la guerra egli
curava diverse comunità nella zona di infuenza dei guerriglieri e fu il primo con cui
le madri si confidarono: fra
queste c’era anche Maria
Magdalena Ramos che adesso ha raccontato la sua storia
anche ad alcuni giornalisti.
«La cosa avvenne durante i
massacri del maggio 1982. I
soldati davano la caccia a tutti quelli che al Nord abitavano sul Rio Sumpul. Prima uccisero gli uomini, poi ci por
'.m'
Da alcuni mesi sono state consentite le attività religiose all'interno delle carceri
Russia: di chi sono le anime dei carcerati?
VITALI JAKOWENKO
I reclusi del carcere 17 a
Wladimir sono contenti
perché da alcuni mesi hanno
ogni giorno 40 minuti in più
di libertà, per pregare. Wladimir è un capoluogo di provincia a oriente di Mosca: degli oltre 800 detenuti nel carcere locale, solo 12 si dichiarano ortodossi; l’innovazione
tuttavia incontra il favore generale. «Si può stare da soli
fuori della cella a pregare. O
a giocare a pallavolo», dice il
recluso Alexij Slobin.
Alexij, che ha 27 anni, ha
già passato due anni e mezzo
dietro le sbarre, ma ne deve
scontare ancora tre. Ha ferito
gravemente un miliziano durante una rapina ad un chiosco, a Mosca. «Dio mi ha
protetto dal peggio - dice in prigione ho pregato ogni
giorno per quell’uomo e, grazie a Dio, è sopravvissuto».
Og^ si prega nell’ex «sala
Lenin»: dove prima campeggiavano i ritratti dei capi del
Pcus e dei membri del Politburo sono ora appesi quadretti con versetti biblici e un’
icona del metropolita Weniamin, fucilato nel 1922 dai
bolscevichi, che in Russia è
considerato il patrono dei
carcerati.
L’anno scorso il ministero
degli Interni e il Patriarcato
di Mosca hanno firmato un
accordo per 1’«esercizio di
attività religiose aH’interno
degli istituti di pena». Fino
ad oggi le chiese allestite nelle carceri sono oltre 250; la
prima fu costruita già nel
1992 dai detenuti di una colonia penale nei pressi di San
Pietroburgo. Il patriarca di
Mosca e di tutta la Russia,
Alessio II, la inaugurò, celebrandovi per primo la messa:
egli stesso chiese al presidente Boris Eltsin che venisse ridotta la pena a coloro che
avevano lavorato alla costruzione e il presidente accolse
la richiesta.
Secondo le indicazioni fornite dal patriarcato di Mosca
vi sono attualmente circa 500
persone impegnate nella «cura d’anime» nelle carceri russe e negli istituti di pena.
Molti riferiscono di aver ricevuto dai detenuti un’accoglienza del tutto inattesa:
«Quando ho cominciato la
mia predicazione con il saluto “Cari fratelli e sorelle’’ sono rimasti sconcertati», ricorda padre Alessandro che si
occupa della comunità ecclesiale costituitasi nella prigione 17 a Wladimir. Da anni i
carcerati si erano sempre sentiti rivolgere la parola con
l’espressione «detenuto». Padre Alessandro, che ha 34 anni, dice messa tre volte la settimana in una stanza improvvisata. «Non avevo mai visto
gente pregare con tanta devozione», racconta.
«Per noi la chiesa è una
grande autorità morale - dice
il direttore del carcere, Viktor
Passetschenko - e noi non
facciamo distinzione fra le
diverse confessioni, perché la
chiesa offre a coloro che sono in carcere una prospettiva
di vita completamente diversa, opposta a quella della criminalità». Finora però in
questa prigione non è stato
dato uno spazio per la preghiera ai musulmani, sebbene
fra i detenuti vi siano diversi
tartari. «La grande maggioranza è ortodossa - dice il direttore - e noi da questa realtà siamo partiti».
Al ministero degli Interni
sono cominciati i guai ad
opera degli evangelisti stranieri, per lo più americani,
sudcoreani, giapponesi e svedesi. «Si accalcano letteralmente davanti alle prigioni e
alle colonie penali - si lamenta Viktor Frolow, direttore
generale degli istituti di pena
di San Pietroburgo - portano
vestiti, generi alimentari, libri, comprano le ore di massimo ascolto alla radio e alla
televisione e vogliono una
cosa sola: l’anima dei prigionieri». L’arcivescovo ortodosso di Vladivostok ha rimproverato recentemente alla
televisione i missionari giapponesi e coreani di ricorrere
nelle loro prediche a metodi
demagogici per «cancellare
dalla coscienza dei russi i valori morali nazionali».
Anche il patriarca Alessio,
capo della Chiesa ortodossa,
è fortemente preoccupato. «1
missionari stranieri in Russia
affittano per le loro messe
centri culturali, stadi, fasce
orarie sulle stazioni radio, e
tutto ciò non è onesto - dice
il patriarca -; i poveri e i sofferenti, le persone che sono
scosse nell’anima, che sono
disorientate moralmente, e
fra queste ci sono senz’altro i
detenuti, devono ricevere una
particolare protezione dalla
Chiesa russa». Nello stesso
tempo ha chiesto all’avvocatura generale dello stato di
concedere alla Chiesa ortodossa la cura pastorale anche
di coloro che si trovano in
carcere in attesa di giudizio.
In questa situazione precaria,
che spesso dura diversi mesi,
i detenuti hanno assolutamente bisogno di un appoggio morale.
Alexij Slobin, il detenuto
citato, non sa molto dei problemi delle autorità religiose
e del ministero degli Interni.
Una cosa sa: che la Bibbia ha
«cambiato totalmente» la sua
vita ed è semplicemente felice di poter avere nel piccolo
scaffale della sua cella, accanto ai libri di Tolstoi, anche la Sacra Scrittura. (Epd)
tarono via i figli. Ci dissero
che i bambini -non sarebbero
più diventati dei guerriglieri,
ma avrebbero servito il governo. Portarono via anche i
neonati». Cortina ricorda
quattro azioni militari del genere condotte in un mese, durante le quali 54 bambini furono rapiti e portati via con
gli elicotteri.
Alcuni di questi bambini
vennero «regalati» dai militari a famiglie amiche, altri furono internati in orfanotrofi o
raccolti in villaggi Sos per
bambini, altri ancora offerti a
coppie europee per l'adozione, con documenti falsificati.
I genitori adottivi, che per lo
più non conoscevano i retroscena, hanno pagato, secondo
Cortina, «almeno diecimila
dollari, per cosiddette lasse
legali, che hanno costituito
quindi un buon affare per le
forze armate».
Quando due bimbi rapiti
vennero identificati negli
Usa, attraverso i test genetici,
le loro madri volevano denunciare il caso, ma fu impedito loro di arrivare al tribunale. Cortina dice che l’avvocatura generale dello stato «le
coprì di insulti definendole
vecchie bugiarde e buttandole
fuori». I tribunali familiari
negarono l’esame degli atti di
adozione.
Il ritravamento di altri
bambini dipende in gran parte
dal caso: una famiglia francese che vive in Salvador seppe
di una coppia che aveva adottato un bimbo. Esaminando i
documenti ci si rese conto
che si trattava di uno dei
bambini rapiti durante la
guerra. Questa coppia venne
poi a conoscenza di un altro
caso e in questo modo si creò
una rete di informazioni. Si
potè così entro alcuni mesi
scoprire 50 bambini «esportati» in Francia ed altri in Inghilterra e Italia.
Prima di andare in Germania, padre Cortina ha assicurato i genitori adottivi che
non si sarebbe cercato, attraverso interventi legali, di riportare in Salvador i bambini
rapiti che eventualmente fossero ritrovati. «Le madri del
Salvador vogliono innanzitutto sapere dove sono i loro figli e le loro figlie e se stanno
bene. Il resto lo decideranno
le ragazze e i ragazzi stessi
che ormai sono adolescenti e
giovani». (Epd)