1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVAJtiGELIZZAZIONE
-~aaA/>^^VXAa/^
Brezzo di associazione
ìigno [franco a destinasione}____ JC. 3 00
Pèr la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25
Ter r Inghilterra, ìd................... „ 6 50
Per la tìennauia id. ................. „ 5 50
Non si ricevono asaociatloni per meno di
un anno.
Andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo
(la Buona Novella) ad ogni creatura.
Mattico XVI, 16.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Firenze, da Laopoldo PincUi, via Tomabuoni
al Deposito di libri religiosi.
In Livorno, via San Francesco, idem.
In Torino, via Principe Tommaso dietro ilTempio Yaldese.
Nelle Provincie, per mezzo di franco-òolli posiali, che dovranno essere inviati franco in Firenze, via Tomabuoni al Deposito libri religiosi.
AlVestero, a’segmenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meymeis, ruo Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio; Inghilterra, dal signor G. F. MuUer,
General Merchant, 26, Leadenhall street. E. C.
SOMMÀRIO
C*eTangC'lÌ$iazlone In Italia. — Cronaca : Luce».
L’EVANGELIZZAZIONE IN ITALIA
La Commissiono della Evangelizzazione in Italia della Chiesa valdese,
nel 20 maggio perduto, presentò il sno rapporto al Sinodo convocato a San
Giovanni. H campo nel quale la Commissione ha sparsa la Buona Semenza,
ò vasto, e formato di terre ben preparate alcune, incolte altre e riottose a
ricevere le faticose cure del coltivatore; e se non tutte le speranze si sono
realizzate, se la raccolta non è stata abbondantissima quanto sarebbe stato
il desiderio dei lavoratori, pure non vi è luogo a disperare, nè del suolo ingrato, nè della messe.
Il rapporto fa parola, prima, dei luoghi ove l’opera era già avviata : poi
di quelli, che nuovi, hanno ricevuto il buon seme. Nel render conto ai
nostri lettori di quel rapporto seguiremo il metodo da esso tenuto.
Courmayeur. — I nostri lettori sanno già che nella Valle d’Aosta furono
venduti mille Testamenti e 500 Bibbie. Una piccola chiesa si formò nel
villaggio, la quale se non è cresciuta di numero, si è però posata su solida
2
roccia. Fu necessario provvedere alla istruzione dei figli della famiglia
evangelica, e noirinverno decorso si aprì una scuola con 10 bambine: attualmente ascendono a sedici. L’Evangelista Daniele Gay istruendo quei
ragazzi, ha introdotto l’italiano con gran piacere dei nuovi convertiti.
Aosta. — Da Courmayeur l’Evangelizzazione discese ad Aosta: dal villaggio alla città, al contrario di quello che suole ordinariamente accadere.
Il signor Currie era incoraggiato nel principio dell’opera : molti e in gran
numero accorrevano: ma i più erano curiosi: la foUa diminuì, e non restarono ohe una trentina veramente convertiti e di tutto cuore datisi al Vangelo. « Molte cause, dice TEvangelista, hanno fatto declinare il culto ad
» Aosta. La maggiore e più possente è l’odio e la rabbia dei 50 preti della
» città, e delle 20 o 25 suore di carità. Tutti congiurano contro di noi, e
» fanno sforzi incredibili per uccidere ü culto. Nel momento della riunione,
» moltissimi circondano la casa per pagare quei che rinunzieranno ad en» trarvi. Molte spie propagano il nome di quelli che intervengono : e se è
» un giornante o povero, è sicuro che non trova più nè lavoro, nè chi lo
» soccorra ». E queste non sono le sole cause della diminuita presenza delli
uditori : altra ve ne è più grave e dolorosa : il sig. Currie la annunzia : ei
dice: « Abbiamo pure perduto molti, perchè hanno trovato il A''angelo
y> troppo severo e incompatibile con il libero soddisfare delle passioni.
» Finché parlava di controversia, ridevano: ma quando annunziai direttali) mente la yia della salvazione, molti dissero : Questa Parola è dura chi può
» intenderla? »
Molte Bibbie sono state bruciate, nondimeno la vendita continua, e ogni
mese da 80 Testamenti, 12 Bibbie, e da 250 a 300 trattati sono venduti.
A Bristogno, villaggio vicino, si è formata una Congregazione, la quale per
il carattere di quei del paese dà consolanti garanzìe. La missione di Aosta
diverrà più stabile ora che si è acquistata una casa e dipendenze per la
Chiesa, e le scuole.
Casale. — L’opera non dà segni di progresso. La Congregazione è composta di 31 uomini, 6 donne, o 13 ragazzi; raramente si trovano tutti riuniti, impedendoglielo una od altra circostanza. L’Evangelista di Casale visita le stazioni di Voghera, Cagtelnuovo e Guazzora; i fratelli non sono
molto numerosi, ma quei pochi fermi nella fede, resistono alle.più terribili
vessazioni.
PiNEROLO. — Questa stazione prende tutti i giorni grande importanza.
La scuola della domenica ha da trenta alunni. Al culto intervengono molti
soldati di guarnigione alla città. La Congregazione formatasi a Vigone,
presso Pinerolo, dà le più belle speranze.
Torino. — Capitale del regno, ha una grande importanza per la Evangelizzazione. Il tempio è frequentato da numeroso uditorio, e una ventina di
nuovi membri sono stati ammessi alla comunione nell’anno decorso. Quattro
3
scuole ben organizzate e ben dirette, l’istituto dei giovani artisti valdesi,
la Società dei soccorsi per infanti poveri, lo spedale cd altre opere di beneficenza prosperano, e producono i benefici effetti che emanano dallo istituzioni evangeliche.
Nizza. — Staccata questa città dalla famiglia italiana, non si considera
quasi più, la evangelizzazione di quella città, come opera d’Italia. Il Pastore
Evangelista, signor Pilatte, ha una fiorente Congi-egazione composta di individui di tutte le nazioni che sono attratti dalla sua eloquente parola.
Genova, Pavale. — Porremo qui le parole dell’Evangelista. « Non abbiamo nulla di nuovo nel corso dell’anno. La Congregazione è composta da
una cinquantina di comunicanti uomini, e di 40 donne, tutte della città. Vi
sono da 30 a 40 valdesi che fanno pure parte della Congregazione, alcuni
militari, valdesi anch’essi, una quarantina di persone, con le quali siamo
in rapporto, e che consideriamo come facenti parte della Congregazione,
sebbene non sieno comunicanti, e finalmente una sessantina di ragazzi appartenenti alle famiglie della Chiesa. La media dei presenti al culto della
mattina è di un centinaio di uditori, il dopo pranzo una sessantina; nel
martedì e giovedì sera, da 20 a 30 ».
Meritano speciale menzione lo zelo e la prudenza dei due Evangelisti
Gay, e Bruschi: le prove non sono mancate, e in' mezzo alle tempestose
procelle la loro fede e fermezza ha salvato la Chiesa di Genova dai moltiplici assalti del nemico comune.
Li Evangelisti ogni mese visitano Favaie, La numerosa e ben cognita
famiglia Cereghini alimenta la cappella e la scuola: uno della famiglia Cereghini presiede le adunanze, e fa il maestro nella scuola: alcuni del villaggio di Roccatagliata, si uniscono alla famiglia Cereghini : continui sono le
ingiurie e gli insulti ai quali è esposta quella piccola Chiesa, ma per la
ferma volontà deU’Intendente di Chiavari, la libertà religiosa e stata rispettata.
Livorno. — Questa stazione è in istato prospero e florido. Le prediche
del clero contro il nostro culto, la connivenza del Delegato del quartiere
ove la nuova cappella era fondata e lo stesso Governatore, con le loro ostilità
non hanno poco contribuito alla prosperità della Chiesa. La polemica giornaliera, dette agio al popolo di prendervi parte, ed interesse : e la ostinata
ed ingiusta opposizione al diritto, ebbe lo scacco, conosciuto che ebbe il
Ministero il vero stato delle cose ; la nuova cappella fu aperta, tanto è frequentata che l’evangelista Ribetti reclama un locale più grande, poiché
non sempre, e specialmente la domenica, può contenere tutti quelli che intervengono al culto. Il Ribetti vedendosi circondato da tanta gente, dimentica le gravi, amare, e pericolose difficoltà che ha sofferte per mantenersi
in quel posto, e la simpatia della sua Congregazione gli fu di conforto nei
giorni di afflizione, nella ostinata guerra. Un cento di comunicanti sono la
4
parte eletta della Congregazione: L^na scuola, una Società di mutuo soccorso, e di sollievo, aiuto e cura dei malati, mostrano una Chiesa vivente.
TI Jlunicipio sta costruendo, ed 6 quasi al suo termine, un cimitero per la
Chiesa Evangelica di Livorno.
Firenze. — La Evangelizzazione è stata, direm così, un accessorio alla
Scuola di Teologia: le proporzioni però che ha preso la rendono di grande
importanza. Rannodando i legami della comune fede contratti nel 18-18 4950-51, e bruscamente, anzi crudelmente rotti dal Governo Granducale, si è
formata una chiesa di 120 comunicanti, si son erette due scuole, una pei maschi l’altra per le femmine: fra non molto, nella Casa Salviati si costruirà
il Tempio. Il Municipio ha promesso un Cimitero; così si avrà tutto quello
che è necessario, per la materiale esistenza di una Chiesa evangelica italiana
in Firenze.
Palermo. — Questa stazone è costata molte pene e pensieri all'evangelista Appia. Li attacchi contro di lui diretti dal canonico Turano non si
sono limitati a libelli, ma si è unita la persecuzione personale: un giorno la
riunione fu invasa da una banda di popolo fanatico, e senza il pronto intervento della polizia e della Guardia Nazionale, il male sarebbe stato grave e
irreparabile. Ma come Dio dal male ben spesso fa nascere il bene, la sommossa fu utile per la evangelizzazione. Appia scrive : « Senza di quella
« sommossa, io non avrei fatto la conoscenza di molti amici nascosti, e frà
« li altri di due ufficiali dell’armata garibaldina, che hanno condotti molti
« uditori alle riunioni ». Palermo ha una piccola Congregazione di 30 comunicanti, fra i quali un avvocato giovine, stimabilissimo, e di un carattere
fermo, e che fa sperare essere una delle colonne della nascente Chiesa Italiana. Nel Natale fu per la prima volta presa la Santa Cena.
I nuovi campi sui quali è stata seminata la Parola di vita sono ;
INIilano, Bkescia, Bergamo. — Il signor Turin appena installato nella
prima città, avvisò per i giornali il luogo e l’ora ove terrebbe le sue adunanze; nei primi giorni ebbe da 6Q uditori la mattina, da 30 a 40 la sera:
e a poco a poco andarono aumentando e giunsero fino a 100 e più, da rendere il locale angusto. L’associazione dei preti liberali; fece intervenire alle
riunioni due suoi deputati, i quali furono favorevolmente impressionati. I
comunicanti sono 35: Ogni mese si prende la cena.
II signor Turin una volta il mese visita Brescia; Bergamo tutte le settimane. A Brescia, nno dei primi convcrtiti, Pugno armaiuolo, è un attivo
colportore, è dà assicuranti provo per divenire Evangelista: una cinquantina di individui popolano le riunioni di Brescia.
Pietra SIarazzi. — In vicinanza di Alessandria. La mala condotta del
prete cattolico, risvegliò la mente della popolazione ; persuasa di non esser
diretta nella verità, ricercò del predicatore ev.angelico. Allontanata la causa
movente, gli animi si calmarono: ma sentito l’Evangelo si accorsero che
5
anche un prete onesto insegnava dottrine che si allontanaviìno da quello, e
dai principii tracciati da Gesù Cristo e dai suoi Apostoli. A fortificare la
popolazione in questo concetto, li evangelisti di Torino, Genova ed Alessandria facevano spesse visite a Pietra, e dopo queste, fu creduto utile che
il signor JIusso vi si stabilisse: infatti egli raccolse intorno a se da 150 persone. Le riunioni non furono che una sola volta turbate: una numerosa
truppa dei soliti mascalzoni si incamminò per invadere la raunanza: i congregati volevano chiuder le porte, ma pensandola diversamente l’evangelista, invitò il popolo ad entrare : il capo, armato di pistola, il primo si pose
a sedere e ascoltò attento tutto il servizio: terminato, egli ed i suoi compagni, scagliarono maledizioni contro il prete, che li aveva ingannati, e li
aveva sempre promesso, ma non mai dati danari, per turbare quella riunione, nella quale non aveva sentito le bestemmie che si asserivano proferirsi contro Dio, Santi, e Madonna.
VuKKÈs, CuATiLLON, Carema, {nelle Valle d'Aosia). — Le visite dei sigg.
Lantaret e Combe, fatte in questi paesetti sulle informazioni dei colportori,
servirono aiorganizzare delle riunioni. Offertosi il signor Daniele Lantaret
come evangelista per quei luoghi, fu accettato provvedendo alla spesa occorrente il Comitato americano, sedente in Firenze, rappresentato dal rev. ]M.
Hall : l’evangeli.sta tiene nella domenica, la prima riunione a Viareng, la
seconda a Verròs ed una terza, una domenica a Chàtillon, un altra a Carema.
3I0DENA, Kegoio, Bologna. — La visita che l'Evangelista fece nell’Emilia, lo mise in relaziono con molti protestanti che vi dimorano : privi da
lungo tempo del culto eran divenuti indiflerenti, e avean quasi dimenticato
che Dio lo richiede: scrive il signor Loup di Bologna: « Tutti deplorano la
« assoluta mancanza di un culto evangelico nella nostra città, e desiderano
« uscire al più presto possibile da questa posizione penosa e non naturale ».
Per rispondere a tal desiderio fu inviato il signor Salomon : egli ha preso
stanza in Modena, e le domeniche nelle ore pomeridiane tiene adunanze
ora a Bologna, ora a Reggio.
Isola dell’Elba. — Alcuni marinari di quest'isola trovandosi a Nizza,
vi incontrarono dei conoscenti toscani, e fra questi un evangelista, dal quale
furono iniziati nelle verità evangeliche e ricevettero la Bibbiii. Tornati
all’isola manifestarono le loro idee ad altri, e cosi a Longone, a Rio, a Portoferraio si cominciò a parlare del Vangelo. Mandato colà lo studente Gregori, ebbe a Longone alla prima riunione da 30 persone, il doppio la seconda: ciò che suscitò grave molestia al curato, il quale commise ad un
carabiniere di arrestare il Gregori ; ma fu burlato in questo suo desiderio :
egli credeva esser sempre sotto il dispotico regime Granducale. Le riunioni
di Rio e Portoferraio furono più numerose: Fu allora creduto utile mandarsi colà un evangelista, e fu scelto l’ex-prete Melchiorre Peccenini di Fer
rara: Egli ha riunioni assai numerose: aiutato da due colportori non rispar-
6
mia cure per la propagazione del Vangelo; egli ha sostenuta la lotta con il
clero deirisola, cui tien testa, e nel prossimo rapporto si avranno cose maggiori da dire. Il Comitato Americano ha molto contribuito e contribuisce
tuttora alle speso necessarie per la stazione dell’isola dell’Elba.
Darem termine a quest’estratto del Rapporto della Commissione d’Evangelizzazione con le parole stesse della Commissione. « Far più, fax meglio
sarebbe impossibile? No, certamente; e se solamente fossimo più umiliati
di quel che non siamo, e sotto la mano del Signore, faremmo più e meglio.
Abbiam molto da operare su noi stessi, a svilupparci nell’amore, nell’espressione dei nostri sentimenti per aver quel posto che ci spetta nella grand'opera, destinata ad ingrandire all’infimto. Se bisogna con poco far molto,
con pochi corbelli di pane nutrire migliaia di persone, non vi vuole che una
gran fede, una gran liberalità e pensieri e affetti che vi bastino ».
La Commissione ha avuto per spendere lire it. 94,046, 74.
Le spese occorse per l’acquisto di stabili, muramenti, onorari alli evangelisti, ed altro, sono ascese a lire it. 83,997, 32 : comincia la nuova gestione
dell’anno 1862 con in cassa la somma di lire it. 10,049,42. ^
Il Comitato Italiano, per la evangelizzazione in Italia, residente a Ginevra, ha pure fatto il suo rapporto. Da questo resulta:
Che nel'caduto anno 1861 e nei primi mesi del corrente, molte sono
state le pubblicazioni che quel Comitato ha potuto mandare alla luce, aiutato sopra tutto dalla Società dei Trattati religiosi di Londra. Ecco quai
libri e trattati ha pubblicati. La Vera Croce, il Gran segreto, la Dottrina
Cristiana, 'A Frate, Si fuò leggere la Bihhia, lo Zuavo, Addio al Papa,
L'eredità del soldato. Perchè il vostro curato vi vieta leggere la Bibbia, il
Purgatorio, la Messa, il nero Patrimonio di San Pietro, o Commentarli
sulla 1^ lettera di San Pietro di Leighton, l'Amico di Casa.
I Trattati Si può leggere la Bihhia, il Purgatorio, la Messa, sono usciti
dalla dotta penna del De Sanctis : ne sono state tirate 5 mila copie di ciascuno. La verità, l’errore, sono state provate, con tanta scienza e dottrina,
e poste in tanta e tale evidenza, che non vi può essere che il più stupido cretino, il quale non sia persuaso della giustezza e precisione dei ragionamenti
che stanno a convalidare e sussidiare i concetti sostenuti dal De Sanctis.
'L’Amico di Gasa, almanacco che ha 9 anni di esistenza, è anch’esao
quasi tutto lavoro del Do Sanctis: le più ineccezionabili verità sono dimostrate, abbattuti i pregiudizi, smascherata la impostura e l’inganno. Nel
primo anno se ne stamparono 4 mila esemplali; nel 1861 40 mila, nell’anno 1862, 80 mila.
I primi tre volumi della Riforma deU’illustre dottor Merle d’Aubigny di
Ginevra, pubblicati in italiano, sono stati venduti in buon numero. A Firenze la libreria Religiosa circolante, dà speranza di utili resultati. Tre colportori hanno percorso la riviera di Genova, Massa, Carrara, e i paesi cir-
7
con vicini; due altri la Lombardi.!. Uno, cd attualmente è evangelista, risiede
a Bologna. Altro ha scorsa la Romagna, gli Abruzzi. Quattro la Toscana, e
l’Umbria.
La vendita nel decorso anno è stata: Bibbie 799, Nuovi Testamenti 1937.
Evangelo di Luca e atti 348. Libri diversi, del valore di più di 50 centesimi, 419. Trattati a 5 centesimi 12,306.
Il Campo di evangelizzazione ove il comitato continua la sua opera è a
Genova, ove la Chiesa grandemente prospera per la predicazione dei signori De Sanctis e Mazzarella, alla Spezia, a Graglia, a Biella, e più specialmente a Milano, ove la Chiesa conta già 80 comunicanti, a Bologna, a
Firenze che ne ha 470.
Il Comitato ha un occhio benevolo sulla Scuola Evangelica di Firenze
diretta dai signori Bolognini e Ferretti, su quelle fondate a Torino, a Milano, a Genova, dalla signora De Sanctis, e pensa stabilirne una a Bologna.
Nelle conferenze della Alleanza Evangelica che ebber luogo a Ginevra
neU’anno decorso, alcuni amici d’Italia, proposero al Comitato Italiano di
fondare a Genova una scuola di Teologia per li evangelisti. Si ritenne, che
quel progetto avesse alta importanza per l’avvenire deU'Evangelo in Italia.
Se da un lato la scuola di Teologia della Chiese Valdese a Firenze, corrisponde alla necessità di formare ministri della Parola nutriti di forti studi,
non poteva dubitarsi che per i convertiti, di una certa età, posti in speciali
circostanze e posizioni sociali, non potrebbero fare quei forti e solidi studi
teologici, ma che però avrebbero potuto seguirne alcuni per renderli capaci
ad annunziare la Buona Nuova, oon chiarezza, con dignità, da potere ribattere li avversari obietti, e sostenere i propri ; così afferrato il concetto, il
signor De Sanctis ne compilò il programma, piacque, come che soddisfacente allo scopo prefisso, e la scuola di Teologia fu aperta a Genova, e già
cinque alunni la frequentano.
Il Comitato prepara una concordanza italiana delle Sante Scritture, lavoro che facciamo voti che presto vegga la luce, il quale sarà di grande
utilità per i lettori e li studenti delle Sante Scritture.
Avremmo voluto dare maggiori dettagli sulle opere di quel benemerito
Comitato, ma non abbiamo potuto farlo, non avendo il rendiconto; e le parole che abbiamo dette sono estratte dalla Semaine lieligieiise, 31 maggio,
anno corrente.
Montepulciano.—Persecuzioni religiose.—Giuseppe Mazzei, libraio ambulante di Livorno, vendeva i suoi libri a Montepulciano. Fu arrestato dalle
guardie di Pubblica Sicurezza, e condotto dal Delegato. Veduto, quel degno magistrato, che le merci del Mazzei erano Bibbie e Trattati religiosi,
si spaventò, e ingiunse al Mazzei di uscire dalla sua giurisdizione. Il Mazzei
andò altrove, ma informatosi che quella ingiunzione era arbitraria, e lo
era davvero, tornò a Montepulciano per vendere i suoi libri. Riferito al
8
Delegato che il Mazzei era tornato, montò sullo furie, fa imprigionare il
Mazzei, e quindi la irritata penna esara questo decreto;
« Attesoché la mattina del 28 cadente la Pubblica Sicurezza procedesse
al fermo del Mazzei iu questa città, ove nel precedente dì 23 eragli stato
inibito di tornare senza un attestato di buona condotta.
« Attesoché questo marcato disprezzo agli ordini dell’autorità avvalori il
sospetto che detto prevenuto sia un soggetto pericoloso in fatto di brighe
faziose^ intento forse a diifondere nel popolo principii contrari alla religione dominante. — Per questi motivi. — Trasmette per un anno al summentovato Giuseppe Mazzei il precetto di allontanarsi da questo distretto
governativo, con minaccia, non obbedendo, dell’arresto e carcere da otto
giorni a due mesi, e della reincidenza nel precetto medesimo. Ordina che
dalla Pubblica Sicurezza venga costui accompagnato fino al confine di
questa Delegazione, in direzione della sua patria.
« Li 29 maggio 1862.
« Il Delegato D. Torsellini.
Ecco un decreto modellato su quelli della famosa, e non mai abbastanza
lodata, Presidenza del Buon Governo, e che merita stare accanto a quelli
della Inquisizione di Spagna. Ove sono i fatti che giustificano la presa misura? Sono tutti nella sospettosa e dubbiosa mente del Delegato spaventato
dalle Bibbie : ma oltre questa paura, fatti non ve ne sono, e il buon senso
repugna a ritenere che il marcato disprezzo di un'ingiustizia, sia un fatto
ed una ragione sufiiciente per esiliare un cittadino per un anno, da un
luogo. Povera Toscana! sei stata la prima ad unirti al benefico scettro di
Vittorio Emanuele, e sarai l’ultima a goderne i fruttuosi effetti? E quando
ti libereranno dalle leggi sorte dalla mente del Lorenese, nei tempi in cui
la cruda reazione imperversava? Il delegato TorseUini, come se l’esilio fosse
poco, ha presi tutti i libri al Mazzei, e nega restituirli. E il Governo si
tace? e non arma la destra di folgori?
Accanto a questo fatto doloroso, ci piace riportare le nobili parole dell’esimio sig. Chaurand, Sostituto al Tribunale di Chiavari, in una causa
d’ingiurie, proferite contro un Evangelico. Ecco quello che diceva il
Sostituto;
« Se è vero che il primo articolo del codice civile, -«tabilisce la religione
» cattolica, apostolica, romana per la religione dello Stato; è altresì vero
» che l’art. 1° dello Statuto fondamentale del Regno, dice; - Gli altri culti
» ora esistenti sono tollerati. - Esiste in Favaie, da più anni, una CongreD gazione detta delli Evangelici Valdesi o dei Riformati, la quale gioisce
» per la garanzia che la legge costituzionale le accorda, lasciando libera la
9
« .sua coscienza. Il Codice, serra, isola, esclude e sepnra; ma lo Statuto
v> apre le porte al pensiero, alla fratellanza, alle comunicazioni, ed al!;i
» unione cittadina. Devesi sbandii'e il vecchio fanatismo, che nel civil
» tempo in cui siamo, non può vedere colui che professa una credenza che
» non sia la romana. Questi imputati credendo onorare Dio e la loro reli» gione, si permisero villaneggiare e disprezzare Cereghino, e così fa» cendo, avvilirono la propria credenza ».
Pisa. — I nostri lettori si rammenteranno, con dolore, i tristi fatti che
avvennero in Pisa nel caduto anno 1861 alla Chiesa Evangelica, per causa,
del battesimo da darsi al figlio di uno delli Evangelici. Rammenteranno
come una moltitudine di sconsigliati, animati da odii personali e sollecitati
dai danari dei retrogradi, tolsero al Poggi il suo neonato o lo condussero
a battezzarlo a S. Giovanni, e in mezzo alle più ereticali bestemmie conipirono quel sacramento.
Gh! quanto sono mutate le cose! Viva Dio, il partito retrogrado non ha
più forza! In questa medesima città di Pisa, quel medesimo Poggi, al quale
Vanno decorso fu tolto il neonato che condueeva a battezzare, nella scorsa
domenica, otto corrente, nella Chiesa evangelica, offriva al fonte batteni
male il figliuolo ultimamente nato. L’acqua fu aspersa sul capo del neonato
da un Evangelico, in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Spanto.
Il ministro della Chiesa evangelica, sig. Luigi Tecchi, non battezzò il neo
nato, poichò crede che non possa, nè debba somministrarsi il battesimo cho
a coloro i quali con li atti e con le parole mostrano e attestano la loro fedo
in Cristo Gesù. Lode al buon Popolo Pisano, che ha conosciuto la ipocrisia di coloro che lo spinsero nell’anno decorso al delitto. Vere erano le
parole deH’illustrc avvocato Massei, con le quali terminava la sua squisita
orazione nel processo di violenza contro la Chie.sa evangelica; egli diceva:
« Io veggo negl’imputati il pentimento, e sono sicuro che in altra circostanza non commetterebbero più ugual delitto fi. Parole profetiche, che
hanno avuto il loro compimento nella medesima città, e alla vista di quei
medesimi, ai quali erano diretto, e che sedevano nel banco dei rei.
CRONACA
Locca. — ¡Mercoledì, 11 corrente, avanti le Assise della Corte reale di
Lucca, comparvero a rispondere,‘del delitto di attacco alla Religione dello
Stato, commesso per mezzo della stampa, Giovacchino Gregori, sindento
Teologia evangelica e Pasquale Del Bono, venditore di libri.
Adempiute le formalità per costituire la Corte d’Assise, l’avvocato Pellegrini, difensore di Pasquale del Bono, propose, come dicono i legali, uu
10
incidente pregiudiciale, che tendeva a rinviare dal Giudizio il suo patrocinato. Il Del Bono era stato accusato avanti la Pretura di Portoferraio come
trasgressore al Regolamento di Polizia, perchè avea distribuito lo scritto
del Gregori, senza previa autorizzazione. Il Pretore lo condannò a quindici
giorni di carcere: portata in appello quella sentenza, il Tribunale di prima
istanza la revocò. Appoggiato su questo giudizio, l’avv. Pellegrini con molto
acume diceva; “ Il mio raccomandato soffrì un processo ed una condanna
per causa della stampa dello scritto Gregori; se quello scritto non fosse stato
stampato, il Del Bono non era rinviato in giudizio avanti la Pretura di Portoferraio : ora, per causa della stampa, il Del Bono è inviato avanti questa
Corte d’Aasise, e questa Corte d’Assise lo deve rinviare dal giudizio, perchè per questo identico delitto fu condannato ed assoluto; esiste a favore
del Del Bono la cosa giudicata. ’’
Il Pubblico Ministero osservò che la istanza pregiudiciale promossa dal
difensore di Pasquale Del Bono, non meritava essere accolta, imperocché
la lettura dei due Decreti, il Pretoriale, condannatorio, e quel del tribunale
di Prima Istanza, assolutorio, mostrava che in quel giudizio si contemplava una trasgressione, e in questo un vero e proprio delitto. La Corte
rigettò la istanza pregiudiciale.
Esaurito l'interrogatorio de’ testimoni, il Pubblico Ministero, l’egregio
avv. Leopoldo Pio Ceccarelli, esordì la sua orazione, invocando l’autorità
deU’illustre Niccolò Tommaseo, il quale nel suo libro SuHi scritti del martire Savonarola, si confessa cattolico, e protesta di non vergognarsi per
tale; uguale confessione emette il Pubblico Ministeri), ed a questa fanno
tacitamente eco tutti gli astanti (e quelli che sanno che quasi tutti i giorni
va alla messa), non esclusi li Evangelici condannabili, e quindi esplicitamente i loro difensori; ma noi sappiamo che il cattolicismo di Niccolò
Tommaseo è puro, come è pura la bella sua mente, che la sua bocca mai
proferisce il venerato nome di Dio, nè invano, nè con titoli ingiuriosi, e che
nell’aureo suo libro; Eome et le monde, mostra qual'è, e quale dev’essere la
fede del cattolico. Ciò premesso, il Pubblico Ministero scende a lamentare
come nel nostro articolo (N° abbiam fatto bersaglio di lui, e financo dei
suoi nomi che li rammentano i giorni gloriosi della sua nascita. Nel nostro
precedente articolo non avemmo intenzione di bersagliarlo, ma di rinfacciarli un’ingiusta accusa che faceva alli Evangelici, dichiarandoli, senza
darne le prove (e il difensore della legge non deve poetizzare e nulla asserire
se non è provato) e mostrarne li errori nei quali era caduto, sostenendo il
suo assunto come faremo oggi, mostrando che se fosse addentrato nello
studio della storia della Chiesa dopo Cristo, vi avrebbe riscontrato uomini
miseri, corrotti, peccatori; uomini venerandi, stimabili da seguirne l’esempio, ma sempre uomini, cioè fallibili, e non dotati delli attributi che sono
soli ed esclusivi di Dio.
11
Il Gregori nel suo scritto nega il Primato del papa; il Puliblico Ministero, smanioso di fare sforzo di erudizione, e siciu'O di non esser preso in
fallo dal difensore' delFimputato, (imperocché, vedi somma ingiustizia, a
lui è lasciato discutere anche sui dogmi, e alle difese no) a giustificare il
primato del papa rammentava le parole di Cristo riportate da San Matteo
nel cap. xvi, 16 ; € Io ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra io edificherò la mia Chiesa; » e asserì che tale era pure la opinione dei Ss. Padri,
e la unanime decisione dei Concili. Ma il Pubblico Ministero non sapeva
che Pietro non conobbe mai questo suo primato, perchè nella sua lettera
prima cap. v, 1, scrive; « i sacerdoti, che sono tra voi, gli scongiuro, io consacerdote, e testimone de’patimenti di Cristo; 5Iartini; » e i Ss. Padri
non hanno quel primato come chiaramente appare nelle loro opere interpretando appunto le parole: Tu sei Pietro ecc. come può vedersi in S. Giustino, S. Cipriano, S. Girolamo, S. Gregorio Nazianzeno, S. Ambrogio, S. liarlo, S. Cirillo, S. Basilio, S. Giov. Crisostomo, S. Agostino, che tralasciamo
di riportare; ma non possiamo a men di referire 8. Cipriano De Unii
Eccles. Epist. 27. « Tutti li Apostoli erano uguali a Pietro, rivestiti bel
MEDESIMO onore, c la dichiarazione che fa il Signore, si applica a tutti i
vescovi ». S. Giov. Crisostomo Omel. 14, sup. cap. xvi, di S. 3Iatt. « Sopra questa pietra, cioè sulla fede di questa confessione edificherò la mia
chiesa. H Salvatore ha detto sopra questa pietra, e non su Pietro, poiché
non ha fondata la Chiesa sulli uomini, ma sulla fede. Che cosa dunque significa sopra questa rocca? La confessione contenuta nelle sue parole ». A
sostegno di quel primato riporta pure il Concilio di Firenze (1438), ed
altro che non rammentiamo, ma dimentica che il Concilio Generale di Costanza 1414, e quello di Basilea 1431, avevano statuito che il papa era al
disotto del Concilio, e obbligato ad obbedirgli, e così contrariamente a quello
che decise il Concilio di Firenze. Quanto al culto dei Santi, invocò l’autorità
del cap. 44 dell’Ecclesiaste ; ma ci è impossibile riscontrarla, poiché l’Ecclesiaste non ne ha che dodici. Sulla Messa non fece parola, probabilmente
troppo impressionato dalle parole di S. Paolo alli Ebrei; « Cristo essendo
stato offerto una volta per levare i peccati di molti. Nè si sentì la forza di
sussidiare la Bolla di Pio IX Ineff'abilis Deus, ma poeticando, con Dante,
ed esornando le Litanie Loretane salì nelle alte sfere e alle sue parole
fece eco la pietà delli ascoltanti mentalmente pronunziando, ora pro nobis.
L’avvocato Puccioni difensore del Gregori fece dimenticare le giaculatorie del Pubblico Ministero con la sua solida e convincente difesa.
Ciominciì) col dichiarare ch'cgli non aveva asstmto il patrocinio delle opinioni teologiche dal suo cliente professate nello scritto intitolato : .Stiposto aU'Arciprete di Portoferraio: quelle opinioni il difensore le condanna al pari del Puhblico Ministero,
perchè, come questi, appartiene alla Chiesa Cattolica romana. Se in ciò la difesa e
l'accusa sono concordi, discordano però intorno al diritto del Gregori, di esporre
quelle dottrine : ed è ajipunto di questo diritto, clic l'oratore ha assunto il patroci-
12
Ilio, aiBnoliò in tempi di rivile libertil. Botto lef^gi iuformatcì del principio di lolleranza religiosa, non si scendesse idl’enorniiti d'intriininare l'innocua manifestazione del pensiero.
« Confesso, esclama l'oratore, clie c^niqnalvolta odo die s'istruiscono procedure
contro i dissidenti per il titolo di attacco alla Religione dello Stato, io uii faccio
gravemente a dubitare se imperi lo Statuto costituzionale de’4'marzo 1848, o se
invece perduri il govenio tirannico, che durante un decennio fece strazio di questa
bella parte d'Italia. Le procedure di religione, non sono conciliabili in massima
col sistema di libertà. 0 la coscienza è libera, e allora a che incriminare i dissidenti
se espongono le loro dottrine 'i ~0 la coscienza non è libera, e in tal caso perchè lo
Statuto dichiara che gli altri culti, diversi da quello da lui dichiarato culto dello
Stato, sono tollerati? »
Il Male adunque, a senso mio, invocava l'accusa le disposizioni dello Statuto stesso
per convincervi, signori Giurati, che era mestieri pronunziare la reità del Gregori.
K la difesa si augura di mostrarvi, come lo stesso Statuto vi faccia uu dovere di
rimandare assoluto l'odierno imputato ».
Qui l’oratore dichiara che egli potrebbe anche mostrare come non sieno poi cosi
condannabili, quali le pretese l’accusa, le dottrine teologiciie dal Uregori professate :
dice ch’egli avrebbe argomenti sufficienti per provare che i dubbii esternati dal suo
cliente furono dubbii. che prima di lui avevano manifestati scrittori non sospetti di
avversione alla Chiesa romana; aH’ap2>oggio di tale itsserto si fa a citare alcuni
passi di Tertulliano e di S. Bernardo, ma viene interrotto dal Presidente della Corte,
il quale dichiara che sul terreno teologico non avrebbe ammesso discussione alcuna,
perchè i dogmi erano immutabili e non suscettibili di alcuna disquisizione.
11 difensore nota al sig. Presidente, ch'egli avrebbe tutto il diritto di proseguire
quella discussione, dappoiché il Pubblico Ministero nelle sue conclusioni aveva parlato di dogmi, e hingamente li avea discussi. Se non che egli ottemperava all’invito
del Presidente, sol perchè poco o nulla importavagli discutere il prinqipio teologico,
nel quale d’altra parte non consentiva coll'iinputato, quando a favore di lui ricorrevano ad esuberanza principii di diritto pubblico e di diritto penale.
E cominciando dalle teorie di pubblico giure, l'oratore rammenta le antiche
lotte fra la Chiesa e lo Stato, lotte che parevano sopite, e che i tempi presenti veggono con già ve pericolo della Keligione fieramente rinnnovate. Da quelle lotte nacque, ne’ tempi scorsi, una pace littizia, che fu fatta o a spese dello Stato o a spese
della Chiesa : a spese dello Stato, che abdicf) diritti incontrovertibili a favore della
Chiesa; a spese di questa, quando lo Stato usurpò i poteri di lei. Quindi le relazioni
fra l’una e l'altro, o si fondarono sul principio assoluto della dipendenza dello
Stato dalla Chiesa, o sulla opposta teoria, o sopra un sistema di conciliazioni, che
senza contentar nessuna delle parti, perpetuava le cause della comune scissura.
Quali fossero le conseguenze di questi diversi sistemi, è facile comprenderlo. Dove
imperava la Chiesa, si abusò della potestà civile tino al punto d'imporle di punire i
semplici peccati; dove imperò lo Stato, ad ognuno fu lecito professare qual dottrina
liiù gli pi.icesse, e il sistema delle libertà fu contrapposto a quello dell'intolleranza :
dove imperarono i Concordati, le leggi non furono pienamente ecclesiastiche, nè
pienamente laicali.
L’oratore nota che le condizioni della nostra legislazione sono appunto queste
ultime. Fa voti perchè il principio della piena libei-tà trionfi, e dice che quanto può
rimaner d’intolleranza nelle leggi, dev'esser temperato nell applicarle. Cita l'esempio dell’Inghilterra, ove esiste la Chiesa officiale stabilita da Anigo Vili, e da Elisabetta, ma dove poco a poco la libertà di coscienza è entrata nel costume popolare : in
prova di che allega l’esempio deU’ammissione del barone di Kotschild, isdraelita.
nella Camera dei Comuni, e la discussione avvenuta in quest’assemblea nel 1851
sul iill proposto dal ministero tori/, col quale si volevano sottoporre all'ammenda
di 100 sterline i vescovi cattolici, ogni qualvolta assumessero il titolo dalla Chiesa
romana loro riconosciuto.
« Lo Statuto nostro, prosegue il difensore, fu promulgato sotto il regime dei Concordati. Disse Eeligione dello Stato la Cattolica: riconobbe le altre, dichiarandole tollerate, e proteggendole poi contro le ire clericali. Così mentre coH'art. 1(>
della legge sulla stampa punì ogni attacco alla Religione dominante, nel successivo
art. 18 volle puniti, sebbene con pene minori, gli attacchi contro gli altri culti dallo
Stato riconosciuti.
« Ora se nella legge si trovano disposizioni alquanto restrittive della liberti di
eoiìcienza, e lo sono quelle che puniscono gli attacchi alla Religione dello Stato,
bisogna, nell’applicarla, saperne moderare e temperar gli effetti. Se la libcrti\ è am
13
messa, e nel tempo stesso infrenata, è mestieri stabilire il [lunto in cui l'uso legit^*
timo dì cotesta libertà diventa abuso, e soggiace quindi alle prescrizioni della legge
penale.
« Per determinare fin doTC si estende l'uso, e do%’e abbia principio l'abuso, occorre innanzi tutto stabilire quali sieno i diritti inerenti alla libertà di coscienza.
L'esempio di cotesti diritti non pub essere menomato ¡»er un sovercliio zelo di protezione verso il culto dominante >i.
Qui l'oratore prende a combattere due opinioni erronee intorno alla natura di
questa libertà.
Dice che s'ingannano coloro i quali credono garantire la libertà di coscienza, in
c]Uanto non istituiscono indagini sulle credenze altrui, e non costringono a seguii-e
l'esempio del culto professato dalla maggioranza. Costoro confondono la libertà di
non aver religione con la libertà di professar quella che più talenta.
Ammettendo ([uesto principio, bisognerebbe dire che la libertà fu proclamata
in Francia quando la Convenzione Nazionale stabilì il culto derisorio della Dea Ilagione. Ed infatti vi fu chi lo sostenne, notan<io che i Cattolici non erano obbligati
a piegarsi dinanzi a quegl’idoli, e ad inneggiare al materialismo nelle loro chiese
profanate. Ma bene osservò più tardi Beniamino Constant, che la libertà ai Cattolici
fu restituita solo nel giorno in cui vennero ad essi ridonati i loro preti.
Non meno erronea è l’opinione di coloro, e par che questa opinione sia vagheggiata dall’accusa, i quali sostengono che i dissidenti possono professare nel segreto
della loro coscienza il culto che più lor piace, raa non hanno diritto a manifestar
liberamente le loro credenze. Il difen.sore nota in questo proposito che ammettendo
tale ])rincipio era mestiere sulrirnc le logiche conseguenze, e che più di tutto logico
dovea dirsi Luigi XIV. il quale dopo la revoca dell'Editto di Nantes obbligava i
protestanti ad andar alla messa.
« La libertà di coscienza, prosegue l'oratore, fu definita nettamente ed egregia
mente da due sentenze una della Corte Heale di Kennes, 1 Agosto 1828, l'altra della
Corte Reale d'Orleans 9 Gennaio 1838: il diritto cioè « di piofessare qualunque culto,
praticandone gli atti che ne costituiscono l’esercizio ».
« Ora codesti atti si riassumono in tre grandi categorie : la fede : la preghiera ;
l’insegnamento ». Qui l'oratore legge uno stupendo brano dell'opera di Giulio Simon
(che egli vorreblje veder sul banco di tutti gli ufficiali del Pubblico Ministero, perchè
li consiglierebbe ad esser più cauti nell'iniziar procedure di tal fatta), nel quale si
mostra come la fede senza la preghiera è nulla, come la fede e la preghiera rinuvrrebljero illusorii diritti senza la facoltà d'insegnare; e come in questa facoltà si concentri appunto tutta la sostanza del libero esercizio di un culto.
Ma egli è nell’esercizio di questa facoltà di insegnare che si corre in pericolo di
imbattersi nella disposizione della legge penale, che punisce gli attacchi alla religione dominante.
Quindi la necessità di determinare fin a qual punto codesto insegnamento sia
lecito.
L’oratore pone in rilievo una strana contradizione fra la legge civile o politica e
la legge jjenale. Se il Gregori, egli dice, avesse enunciato i principii condannati dall'accusa in una stanza, predicando a’suoi correligionari, non si saiebbe proceduto
contro di lui: e si noti che quella stanza deve considerarsi come luogo pubblico o
aperto al pubblico, perchè in essa pub accedere chiunque lo voglia. La legge questo
permette, e noi siamo dell’esercizio di tal facoltà ogni dì testimoni. — Ma il Gregori
ha stampato : e perchè ha stampato dev’essere punibile'? Non è forse uguale il pericolo, se perìcolo v'è, per la Religione dello Stato? Anzi non dovrebbe temersi maggiore quello che pub nascere daH’cflicacia della parola parlata? — Perchè questo
deve andar immune da pena?
Pertanto la esposizione della dottrina professata dal dissidente non potrà mai
fornire elemento di procedura contro dì lui : l'azione della legge si spiegherà quando
quell’esposizione si trasforma in attacco alla Religione dello Stato.
Ma non ogni esposizione pub considerarsi come tale da attaccar questa Religione ;
l'enunciar le dottrine proprie non basta a costituir il reato, per il quale è stato dagli
scrittori di gixis penale richiesto il concorso di tre estremi. — cioè; la manifestazione di principii contrari al do^ia cattolico, il pubblico scandalo, l’animo diretto
a vilipendere, ad oltraggiare, a distruggere la Religione dominante, animo che il nostro Codice chiama empio fine.
¡-volte largamente questo teorie, l'oratore passa ad applicarle alla specie: e comincia dal domandarsi; «Ha Ella posto mente 1 accusa quando tradusse ijinanzi a voi,
sigg. Giurati, Giovacchino Gregori, aH'opinione religiosa da luì professata? — No :
14
certamente, perchè se vi avesse posto mente, il giudìzio attuale non avrebbe avuto
principio.
« Il Gregori nou è nel grembo della Chiesa cattolica: è un dissidente; è un evangelico: quindi è strano pretendere che egli esponendo le sue dottrine abbia ad uniformarsi ai dogmi Romani.—Lo ripeto; è un seguire, senza aver il coraggio di
dichiararlo altamente, i principii di Luigi XIV : è un volere che i Protestanti vadano
alla messa ».
« E questo basterebbe ad escludere il delitto. — So bene, che il primo estremo
qui concorre: so bene che abbiamo la manifestazione di massime contrarie al
dogma cattolico: ma chi scrive è tale che quel dogma non professa; e questa è circostanza che bisogna tenere in grandissimo conto ».
II Rispetto al secondo estremo, al pubblico scandalo cioè, non mi commuovono le
dichiarazioni emesse dai testimoni dell’accusa. Sia pure che in Portoferraio lo scritto
del Gregori facesse trista impressione: se cib è vero, questo basterebbe a rassicurarvi,
signori Giurati, che pericoloso per la Keligione dominante quello scritto non fu.
D'altra parte non bisogna a queste commozioni popolari prestar troppa fede : v’è chi
le prepara e sa sfruttarle; la Storia è la, e parla chiaro; che anzi da queste stesse
commozioni dì pochi bigotti e dì alcune pinzochere dovreste, o signori Giurati,
trarne argomento per sempre più raffermare il principio della libertà di coscienza.
Il pubblico scandalo cesserà, quando i cittadini sapranno che iu religione, è lecito
professare qualunque dottrina ».
« Vengo al terzo estremo, &\Vempio fine. E qui davvero che gii aigomenti dell’accusa sono distrutti dallo scritto medésimo e da’ fatti che lo precederono ».
« Codesto scritto, signori Giurati, voi lo leggerete, e nel segreto delle vostre deliberazioni porterete il vostro esame sul complesso dell’atto, non sopia una parte sola
del medesimo, come fece l’accusa. La legge cib vi impone, e il Presidente deUa Corte
dì Assise a suo tempo ve ne leggerà il disposto ».
Qui l’oratore si addentra in un esame dello scritto incriminato ; e pone specialmente in rilievo due parti del medesimo : quella in cui il Gregori volgendosi all’arciprete di Portoferraio lo prega a mostrargli che i dogmi della Chiesa romana si
trovano tutti nelle Scritture, dichiarandosi, ijuando cib gli sia dimostrato, pronto a
rientrar nel seno della Chiesa cattolica : e quella in cui consiglia i popolani deU’arciprete a seguire i consigli di lui e a farsi mostrar Bibbie cattoliche.
Da queste parti dello scritto il difensore ne trae argomento per escludere l'empio
fine nel Gregori di attaccar la Religione dello Stato, e p«r mostrar come egli null’al tro avesse in animo, se non che esporre le proprie dottrine, difender il proprio culto,
a cib indotto dalle provocazioni dell’arciprete di Portoferraio.
L’oratore si fa allora ad esaminare lo scritto dell'arciprete, ne rileva le frasi ingiuriose e provocanti: mostra come egli con quello scritto ponesse il Gregori in dovere di difender sè e il suo culto, e conclude dicendo che se l’arciprete avesse seguito i precetti di S. Paolo, e avesse ammonito non con parole iracondo, ma con
quello spirito di carità e di pace, di cui il Vangelo gli insegnava i precetti, il Gregori
non sarebbe stato posto nella necessità di replicargli.
Che il Gregori volesse difendere il proprio culto e non attaccare il cattolico resulta
chiaro anche dalla querela da lui data all'arciprete, in base dell’art. 18 della leg^
sulla stampa. E codesta querela fu rigettata, perchè il Tribunale di Portoferraio
ritenne che nell’arciprete non v’era la intenzione di volere attaccare il culto Evangelico. — Ora questa intenzione dolosa che mancò nel provocatore, dovrà trovarsi
nel provocato? Quegli potrà vilipendere, questi sarà astretto a tacere?
Ridotta la causa a questi ultimi termini, il difensore dichiara di non avere motivo
a temer del verdetto de’ giudici del fatto: esser egli certo che pronunzieranno la non
colpabilità dcll’accusato, e sanzioneranno così il principio della libertà di coscienza.
<1 L’intolleranza, o signori Giurati, (così conclude l’oratore) ha fornito il suo
còmpito ; quanto rimane ancora di leggi restrittive della libertà di coscienza in
breve scomparirà. Facciam voti, perchè governi e popoli s'intendano per il compimento di questa grande opera, e perchè i principii conquistati nel 1789 da’nostri
padri, ricevano da noi la loro pratica sanzione. La libertà non è soltanto istrumento delle migliorìe sociali : essa è condizione necessaria della pace : altra volta
questa chiedeva.si all’oppressione : oggi è la libertà sola che può flarla. E in ciò sta
appunto la grandezza del secolo presente. E voi dì questi principii di libertà civile
facendovi solenni banditori, compirete uiiicio di onesti cittadini c di liberi magistrati ».
15
L’avvocato Pellegrini trovò tutto detto dal suo collega nella difesa; mostrò con lucida orazione come lo scritto del Gregori esarato in termini dignitosi e convenienti come si addico alla materia in quello discussa, faceva
un rilevante contrasto con la pastorale dell'arciprete Traditi, nella quale
ad ogni parola appariva non già lo zelo di Pastore, tutto amore per il suo
gregge, che vuol salvare da’lupi rapaci, ma l'amaro fiele, l’acrimonia, la
rabbia, lo sdegno, e mostrò come il di lui raccomandato Pasquale Del Bono
non ebbe piena cognizione di quello che nello scritto del Gregori si conteneva, nè ebbe minimamente intenzione attaccare la religione dello Stato,
poiché fu per tratto di amicizia verso del Gregori se usò premure perchè
quello scritto fosse stampato e distribuito ai suoi amici. Chiedeva però
a nome della più scrupolosa giustizia, un verodetto di non colpabilità per il
suo difeso Pasquale Del Bono.
Il presidente dell’Assise riassunse le ragioni dedotte dai difensori dell’imputati e dal Pubblico Ministero, le quali com’è naturale, persero di
quella vivacità che non può apparire se non in bocca di coloro, che spontanei le emettono; il pubblico rimase un poco scandalizzato del sistema tenuto nell'esporre, cioè le ultime ragioni a sostegno dell’accusa, quasi che
si volesse fiir credere che la ragione sta neirultimo che parla.
Ritiratisi i Giurati, e dopo tre quarti d'ora tornati in udienza, il capo di
essi pronunziò il verdetto di non colpabilità: dal pubblico fu accolto con
favore, e con un trionfo della libertà di coscienza e della libera e dignitosa
discussione ; e fu una meritata replica al partito retrogrado e intollerante,
non meno che una vittoriosa prova deH’utilità delle istituzioni dei Giurati,
una trionfante risposta a quei che ne vorrebbero privare la Toscana.
Livorno. — Gli è dovere santo, in un è dolce, l’ottemperare al consiglio
di San Paolo, allorquando scrivendo a’ Romani, dico loro che siano comii' nicantì a’ hisogni de santi; e però noi pure, piccolo gregge di (juesta nascente chiesa di Livorno, comechè nè potenti, nè ricchi, ma poveri e idioti
a simiglianza dei fedeli delle prime Chiese fondate dagli Apostoli, venimmo
nella determinazione di provvedere allo necessità de’fratelli allorquando
questi versassero in qualche infermità. Il perchè raccoltici in generale adunanza, ci decidemmo erigere fra noi una Bocieià di Mutuo Soccorso, la
quale appunto provvedesse a simili contingenze de’confratelli infermi; se
nonché, quante difficoltà, quanti ostacoli, non ci vedemmo noi insorgere ad
ogni tratto lungo la via che ci tracciammo? Nullameno la Dio mercè vincemmo questi ostacoli, e superammo cotali difficoltà; giacché ognuno di noi,
gareggiando di santa emulazione, si mostrò pronto a que’ sacrifici che tornavano indispensabili alla santa impresa; e qui è debito di giustizia in un
c di riconoscenza il dover attribuire gran parto della riuscita al concorso
che ci avemmo dalle altre Chiese evangeliche di questa città, mentre c i
Pastori delle chiese Inglese, Scozzese, e Alemanna-Olandesc con apposita
16
circolale eccitavano i proprii fedeli a far parte di tale Società, e i membri
di queste chiese aderendo a questo invito, e al dolce movimento della propria carità non pure porgevano ascolto al desiderio che noi esprimevamo di
averli a soci onorari, ma eziandio gareggiarono infra loro a chi ci porgesse
maggior quantità di soccorso, ad aumentare il fondo di cassa. In conseguenza di che, essendoci noi adunati di bel nuovo il 29 spirato maggio,
dopo un semestre di preparazione, potemmo gioire dell’ottimo risultato che
il Signore ci avea concesso di ottenere; e quindi ci fu dato dichiarare eretta
la nostra Società, la quale si vide tosto provveduta de’ mezzi necessari,
onde stipendiare uu medico-chirurgo, un farmacista, ed onde fissare un assegno giornaliero a quegl’infermi, che il richiedessero. E però nel pubblicare queste linee, i fratelli della Chiosa evangelica valdese di Livorno, intendono esternare la propria riconoscenza ai loro benefattori, ed esprimere
o^iiandio il desiderio che altri membri delle sunnominate chiese abbiano a
far parte di loro Società, accertandoli ohe niun motivo politico li induceva
a fondarla, come pur troppo asseriva una falsa voce, ma sì la pura carità,
che è dir quella carità che ogni cristiano ha succhiato alle vene del crocifisso, ed .illa fonte di ogni verità, l’Evangelo.
Nè qui solo ci soffermammo, ma conoscendo quanto importasse il fornire
di assistenza personale i fratelli infermi, e il dar conveniente sepoltura alla
aalma 'di chi abbandonando l’esiglio, si fosse volato a far parte della eterna
città, così adunatici, fondammo una Confraternita di Carità, la quale appunto avesse per iscopo cotali atti di fratellevole amore. E però ora, mercè
di tale Confraternita, siam certi che un amoroso fratello ci assisterà nello
nostre malattie, e veglierà al nostro origliere porgendoci que’ conforti e
(jucirassistenza, di cui saremo necessitosi, nò ci abbandonerà sino a che non
.saremo ridonati alla salute, o ritornati alla polvere donde siamo tratti. Oh
degnisi il nostro buon Padre celeste, benedh-e a questa chiesa di Livorno,
onde cresca semprepiù nell’amor fraterno, e dietro le sante e provvide cure
del suo degnissimo Pastore, non cessi dall’informarsi alla vera e cristiana
carità. Amen.
l,EoroLi)o Piselli gerente
FillENZE — Tiiiografla CLAUDIANA, diretta da Raffaele Tromlietla.