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lA BUONA NOVEllA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la Teriik nclU carili^
Eh;*. IV. is.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero centesimi 16. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Condizioni d'AsHoeiazione t
Per Torino — Un Anno L. S. — A domicilio L. « • — I’roviscie L. 8 f O.
Sei me*i • ». - . 3 »o - • a »5.
Tre mesi . — . * »» — ■ « 3«.
Per Francia e Sriuera franco a destinaiione, e per l’Inghilterra franco al contine lire » SO
per un anno, e lire 5 per sei mesi.
Le Asaociaiioni si ririvonu : iu Torixo all'llfll»lo «l«-l <¿1 ornale,vlulu del Re, nnm. SI.
— A Genova, alla Capprlla VuldpMc, mura di S. Chiara.
Nelle provincie, presso nuli gli pontali per mezz» di Vaglia, che dovranno essere inriaii
franro al Direttore della Hiosa Novki.la e non altrimenti.
All'estero, ai seguenti indirizzi : Londha, dai sigg. Nisshett e C. librai^^
Park-j, dallalihri
dai si«g. Uenis (
Losanna, dal sig. Delafontaine iiljraio.
ai seguenti indirizzi: Londra, dai sigg. Nisshett e C. librai, ai Hcrners-street;
libreria C. Meyrucis, rue Tronchet, 2; \i)nr,s^ dal sig. Peyrol-Tinel libraio; Lio.i*.
niB et Petit Pierre lihrai, rue Neuve, 18; Ginevra, dal «ig. E. Ilernud libraiiì
Soniiiiaiio.
Festa annuale nell’Alpe Valdese. — Lettera al
direttore del giornale VUNIONE. — A’miei
Concittadini, XII. — Lo Stato romano svelato, li. Notizie: Torino - Londra - Berlino.
AVVISO
FESTA ANi\UALE
NELL’ALPE VALDESE
La solita festa stabilita pel lo agosto d’ogni
anno, in commemorazione dello benedizioni
che Iddio ha largito al suo popolo dell’alpe
Valdese, specialmente neH'epoca dello pi'u dure prove, sarà quest’anno celobrata sullo alture
'ilt' Prairi'ólTo , Tfésfiniòm "an^ifrSssè, c'òtn'c'^an
Germano, i colli d’Angrogna, la valle di Porosa ed altri luoghi, delia [lossente mano liberatrice del Signore.
Speriamo che non solo i Valdigiani, ma
eziandio molti del circostante paese, ed alcuni
da più lontano, con fratellevole accordo e religiosa letizia verranno ad innalzare un inno
di laude all’Eterno su quelle antiche pendici ;
tanto più cbe l’ora seml>ra vicina in cui tale
festa, al presente ristretta ad un lembo dol
Piemonte, diverrà nazionale italica, religiosa
sempre, in quanto che da quegli alpini recessi
ha già cominciato a spirare il soiTio vitale del
puro Vangefo che, allargandosi, deve rigenerare spiritualmente 4’Ilalia tutta, ch’è la nostra
patria terrena.
LETTERA AL DIRETTORE DEL GIORNALE
L'UNIONE
Inseriamo assai di buon grado la seguente
lettera avuta da un noslro onorevole amico.
Slimal.mo sig. Direttore
Nel numero 206 del vostro riputato giornale
VUnione lessi una specie di critica discussione
tra voi ed un certo sig. teologo Negri sulla verità e genuinità degli evangeli. Non è mio pensiero di mischiarmi in lali critiche diatribe; ma
poichò voi non pretendete all’altribulo dell’infallibilità, e riguardate la materia come una
questione importante da trattarsi doltamenle e
con calma dai filosofi amanti del vero, mi faccio
lecito di sotloporvi alcune osservazioni, che seb
bene di contrario parere, spero che non rigetterete come indegne del vosiro riguardo, lo non
prenderò a discutere, che il vostro asserto, cioè :
che la sloria positiva di G. Cristo siasi perduta, e
che non ci pervenne di lui che una gloria leggendaria,
mitica e religiosa,- e che non sapete dar conio a voi
stesso del modo con cui la Chieta tcelse i quattro
evangeli, e formò in conseguenza il canone del Nuovo
Testamento. Se quesli principii, annunziali in un
foglio lello da moltissimi in questa ciltà, senza
una risposta si lasciassero correre, temo che
almeno la religione evangelica di.scendcrebbe
ad un grado inferiore alla pagana ed all» maomettana. — E seuza ulteriori preamboli eccomi
all’assunto.
Non avvi storia profana nè antica, nè moderna, che porli seco tanti gradi di evidenza,
quanto la cristiana. Essa resse sempre, e regge
alla critica più scrupolosa da 19 secoli a quesla
parte, e credo non verrà meno nei secoli pure
avvenire. I qnattro evsngti;, ifciitti fki quattr*
a'utori differenti, trattano degli ultimi tre anni o
poco più della vila di Crislo. Essi raccontano
falli avvenuti alla presenza di molliludini contemporanee, sebbene con alcune circostanze secondarie poco differenti tra loro; e questi fatti
esposti furono alla lettura di coloro che n’erano
stali testimonii. Nò questa lettura fu soltanto
momentanea e passeggera, ma continua e permanente; poiché gli evangeli letti venivano del
continuo nelle chiese, e parie formavano del
cullo crisliano, come Giustino martire l’attesta.
Ora non sorse mai una voce fra le numerose
società che seguivano le massime di Cristo, che
desse loro una mentita, e che in parte alcuna
gli contraddicesse: anzi le turbe cristiane crebbero sempre in credenza ed in fervore verso i
medesimi, ed alcune volte memorie apostoliche,
e sempre gli oracoli di Dio vennero appellati. E
tale appellazione dopo il corso di 19 secoli circa
giunse fino a noi. Se ciò non basii per credere
alla storica verità degli fevangeli, come creder
potremo alla verità storica di Polibio, di Tacito,
di Tucidide, o di Senofonte, che la sloria di
Grecia e di Uoma ci rapportarono? Ma pure ciò
non basta. Il cristianesimo fu sempre avversato
fin dalla sua prima origine si dagli P}brei, che
dai Romani. Dai primi, perchè riformava o completava la legge mosaica; dai secondi, perchè
scuoteva i fondamenti della loro potenza. Eppure
nessuno fra loro attaccò l’autenticilà o genuinità degli evangeli; bensi le dottrine ne furono
impugnate, e la realtà dei miracoli. Le prime,
siccome poco conosciute, venivano riputate sovversive ed antisociali;! secondi attribuiti venivano allo spirilo maligno, alla magia, all’in
ganno. Né tacciar possiamo Celso d’ignoranza^
che scrisse coniro i cristiani verso la fine del
secondo secolo, o Porfirio, che lo slesso fece nel
terzo secolo, o Giuliano l’aposlala nel quarto,
che furono i più svegliati ingegni, e i luminari
dei loro tempi. Essi parlano di Malico e di Giovanni, di Marco e di Luca, come di autori che
avevano narralo le gesta di Crislo, e che essi
tentavano di confutare e screditare. E se vi foise
stata la vera storia, non la leggenda evangelica,
come voi asserite, non s« ne sarebbero forse
prevalsi come di arma polenle per nbbatlere
cristianesimo; o sarebbe forse slata ignota
loro sommi indegni quasi contemporanei, o vi-^'
cinissiini almeno ai tempi descrilli, per eiser
poi nota solo a noi critici del secolo .\ix, che incalzati dalla superstizione appena possiamo tenerci in piedi fra le tenebre deifignoraiua e di
un semi-paganesimo? L’asserire ciò sarebbe
piuttosto follia che umano consiglio. Nè potevano
gli evangeli »‘■s t opera di qtMit'.ro impontori, tendenti lutti al medesimo scopo d’ingannare le moltitudini; poiché chiaramente appariscono essere
scrini da quattro personaggi senza saputa gli
uni degli altri, ed in paesi diversi, e forse lontanissimi Ira loro. Gli Apostoli, ed i loro imme~
diati seguaci, avendo l'opera dell’evangelizzazione tra le mani, correvano da una provincia
all'altra del vastissimo impero romano; e sebbene siavi qualche dubbio che Malico scrivesse
da prima in ebraico, pure quasi subito ne deve
essere stata fatta la versione in greco per comodo delle chiese fuori della Palestina; poiché
la lingua greca era la più generalmente conosciuta in quel tempo. Vero è che verso i principii del secondo secolo si fece difTatli la versione
Siriaca, e quindi l’antica Latina, che san Girolamo poscia riformò. Tali versioni primitive ci
danno una sicura prova dcH'autenlicità degli
evangeli, poiché l’alterazione o falsificazione
impossibile rendevano.
Oltre a tali prove esteriori ricorrer possiamo
alle prove interiori, cioè a quelle prove,chp sono
inerenti agli evangeli medesimi per confermarne
la loro autenticità e genuinità, per più ampia
testimonianza a coloro che bramassero dubitarne. Eccone alcune fra tante, che i classici
autori su tale materia sogliono arrecare.
I. Il linguaggio del Nuovo Teslamenlo mostra,
che gli scriltori erano originari non della Grecia,
ma della Giudea, essendo misto di frasi e modi
di dire più propri agli Ebrei che ai Greci; nè dir
possiamo che scritti furono tulli gli evangeli iu
Palestina, come voi, signor Direllore, asserite i
poiché essendo essi scrini pel comodo delle
chiese, venivano promulgati in quella lingua più
se:
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universalmente conosciuta,la greca, e non parlavasi il greco in Palestina, ma bensì l’ebraico
<lel tempo.
II. Le narrazioni evangeliche coincidono talmente coi fatti storici del tempo, che possono in
alcuni casi servire come di schiarimento, e conferma ai medesimi. Da quelli conosciamo la divisione della Palestina in tre provincie: Giudea,
Samaria e Galilea. Da essi le varie giurisdizioni
« rettori; e quali fossero le provincie in quelle
parti spettanti al senato, quali all’imperatore.
<ili evangeli ci dicono quanto grande fosse il
malcontento dei Giudei contro i Romani, e come
privi fossero del jus viiae el necis assunto a sè
<lai loro dominatori ; ci parlano delle sètte religiose che allora dominavano fra i Giudei, dei
loro vizi e virtìi. In queste ed altre simili circostanze gli evangeli concordano colla storia. Sappiamo inoltre per tale mezzo, che i pubblicani, o
gabellieri erano stabiliti a Caparnao e a Gerico,
perchè in Gerico facevasi il balsamo prezioso, e
<la Caparnao veniva esportato all’estero dagli
Aradeni. I pubblicani erano incaricati a raccoglierne il tributo. In Luca (111, 14) si fa menzione di soldali in armi, o che marciavano alla
iatlaglia, ed in Marco (VI, 17-28) della morte di
Ciovanni Battista il precursore; colla storia di
Giuseppe alla mano si schiariscono questi passi,
ed a vicenda si confermano. Cosi puossi spiegare
il passo degli Alti (XXIll, 2-5), in cui si mostra
non riconoscere Paolo il sommo sacerdote
Anania nemmeno alle vesti; poiché Anania esercitava ad interim la carica resa vacante per l’uccisione di Gionatan per ordine del governatore
Felice, e la nuova elezione d’ismail fatta dal
re Agrippa non era ancora avvenuta. — Circostanza pure speciale, che ci fa conoscere essere
stato scritto questo capitolo prima della distruzione di Gerosolima. — Tralascio altre consimili osservazioni per amore di brevità, e con-cludo: che se le relazioni evangeliche sono cosi
esatte nella descrizione de’ coslumi, e de’ falli minuti istorici del tempo, come potranno appellarsi relazioni mitiche e leggendarie, come sono le
■vite de’santi, ed altre consimili invenzioni del
raisticismo gesuitico della romana chiesa? Se
all’opposto desse non possono riguardarsi come
storia veridica e reale, io confesso ingenuamente, che in tal caso non so che cosa sia storia.
In quanto a non saper dar conto a voi stesso
del come si facesse la scelta dalla Chiesa dei
quattro evangeli fra il numero grande, che come
tali passarono nel iv{secolo, dirò, che nell’anno
315 Atanasio formò il canone del Nuovo Testamento come noi lo riconosciamo. Epifanio fece
lo stesso nel 370. Girolamo nel 392. Rufino nel
390. Augiislino vescovo d’Ippona riconobbe lo
stesso nel 390, e con esso lui quarantaquattro
vescovi riuniti in concilio nel 397. Altri quattro
cataloghi furono formati nel secolo iv: i quali
di poco differiscono da quello comunemente ricevulo, e nei quali manca o la Rivelazione, o
l’EpistolaagliEbrei.Equeslocatalogo.cioèquello
di Girolamo, che riconosciamo ancora adesso
«ome autentico, appoggiavasi ad una catena non
interrotta, e cominciante dai tempi apostolici.
Eccone gli anelli principali. Eusebio di Cesarea,
che scrisse la sloria ecclesiastica nel 315, riconobbe lo stesso catalogo dei libri del Nuovo Te
slamenlo riferito di sopra, ed osservò essere stala
questa la costante opinione di tulta la Chiesa.
Arnobio in Africa, nel 300, scrivendo ai Gentili
si servi dei quattro evangeli, come del testo da
cui parlivasi nelle sue discussioni. Origene, celebre per il suo ingegno e sapere, nato nel 184 e
morto nel 253, illustrò quelle scritture medesime,
che ora vorrebbersi chiamare leggende. Lo slesso
fece il vescovo'Cipriano in Affrica nel 258. Lo
stesso Cajo, prete romano. Lo stesso fece Tertulliano, splendore della Chiesa di Cartagine fra
il seconilo e terzo secolo. Egli riconobbe i quattro
evangeli come autografi, chiamando Malico e
Giovanni aposloli, e Luca e Marco uomini apoalolici. Clemente Alessandrino, precettore di Origene, non diede il suo assenso alle scritture
finché non ebbele attentamente esaminale, come
pure fece Atanagora, filosofo ateniese, elegante
scrittore delle cristiane antichità. Ireneo, vescovo
di Lione nel 170 circa, attestò l’aulenlicità delle
scritture, e chiamò tanlo il Vecchio che il Nuovo
Testamento, oracoli di Dio, dettali dal suo santo
spirito. Ed egli fu discepolo di Policarpo, che
era slato istruito dall’apostolo Giovanni. Tiziano,
che fiori circa nel 172, compose VArmonia dei
quallro evangeli, e venne accusato come falsificatore di quei passi che favorivano i suoi erelici
sensi. Giuslino, martire alla metà del secondo
secolo, cita numerosi passaggi dei quallro evangeli, ch’egli chiamò Memorie degli apostoli e loro
compagni. Finalmenle Papia, vescovo di Terapoli
fra il 110 e il 116, amico di Policarpo e di Giovanni presbitero, fa chiara testimonianza dell’evangelio di Malleo e di Marco, e cila alcune
lellere apostoliche e gli Alti e la Rivelazione.
L’ultimo anello della nostra catena tocca i
tempi apostolici, ed ora converrebbe citare i
padri apostolici, che sono Barnaba , Clemente,
Erma , Ignazio e Policarpo. Essi per verità non
chiamano gli evangelisti per nome, ma citano i
passi che loro convengono, senza curarsi delle
persone che gli avevano scritti ; poiché nella
Chiesa apostolica gli uomini affatto scomparivano, e solo Cristo e la sua dottrina trionfavano.
Anzi parlarono di quesla dollrina siccome di
cosa ovvia e conosciula da tulli, e contenuta
negli oracoli del Signore.
Lo slesso Paolo scrivendo a Timoteo (IV, 18)
dice, l’operaio è degno del suo premio, senza citare dove quesla sentenza originariamente ritrovasi (Luca, X, 7); poiché ogni cristiano, dottore almeno, doveva tener fissi nella menle i
precetti evangelici, per essere ad ogni luogo e
tempo pronto ad annunciarli. Che cosa adunque
concluderemo da ciò? Parmi di non andare errato , se francamente asserisco che il catalogo
del Nuovo Testamento falto da Girolamo, quello
stesso che riformò l’anlica versione latina, e che
noi pur lullavia conserviamo, è il catalogo autentico, che rimonta ai tempi apostolici, e di cui
alcun uomo di rello giudizio e sincera volontà
non ha alcun motivo di dubilare.— Che vi fosse
poi un numero grande di falsi evangeli nel iv secolo non nuoce alla verilà del noslro asserto.
Ogni divisione o setta che in ogni tempo sorse
nella Cbiesa, cercò di appoggiare le sue falsità
su fondamenti evangelici ; e quando questi non
si prestavano ai loro voleri, li correggevano a
loro modo, e li raffazzonavano come loro pareva.
Un evangelo ebbe Corinto, contemporaneo degli
Aposloli ; un evangelo ebbero gli Ebioniti sorti
poco dopo, e cosi molti allri ; ma nessuno di loro
asseri che gli evangeli di Marco, di Matteo, di
Luca 0 di Giovanni erano leggende, e lungi dalla
vera storia di quel divino maestro, di cui si sforzavano di trarre alla loro speciale inlelligenza
le dollrine e gl’insegnamenti.
Tralascio altre osservazioni, che la lettura del
vostro foglio del 27 corrente mi suggerirebbe,
per brevità ; e conchiuderò dicendo, che non avvi
al mondo sloria più certa che quella degli evangeli, tanto per argomenti intrinseci, che estrinseci ; e che la diffusione repentina dei medesimi
in tanti paesi e fra tante nazioni, ne occasionò
le primitive versioni, e quindi l’impossibilità di
falsarli ed alterarli.
Aggradile, signor Direllore, gli attestali della
più perfetta stima di chi ha l’onore di segnarsi.
Un Evangelico.
A’ MIEI CONCITTADINI PII
Materialismo.
XII.
I due ultimi segni dell’apostasia romana,
dielro la classificazione da me falla, sono il
materialismo e il giudaismo introdotto nel cristianesimo. 11 culto della materia o la negazione di ogni spiritualità 0, in allri termini, il
panteismo, sotto il piìi gjrossolano aspetto, viene
già dai clericali abbastanza manifestato coll’adorazione delle tele, delle tavole, delle pietre,
dipinte 0 scolpile, secondo la fantasia degli artisti 0 secondo la realtà di qualche bellezza corporea d’uomo 0 di donna viventi, e battezzate
poscia col nome della Vergine Maria e dei vari
martiri del cristianesimo; coU’adorazione del
papa medesimo, indialo ; coll’adorazione delle
reliquie; in breve coH’adorazione dei teraphims,
come si direbbe in ebraico, cioè coll’idolalria
e colle superstizioni. Ma cotesto materialismo
si collega specialmente colle mutilazioni, aggiunte ed alterazioni di senso fatte alla Parola
di Dio, e (felle quali ho parlato: or dunque, o
miei concittadini, guarivamo insieme qualche
parte della Sacra Scrittura, in apparenza non
violata, e scorgerete che per lo meno i clericali sostituirono dovunque il materialismo allo
spiritualismo, la forma alla essenza, in guisa
che per loro il Signore non è pili il Dio degli
spiriti d'ogni carne, il creatore delle nostre
anime e in conseguenza Colui che solo vuole
essere servito, in ispirito e terità.
Nessuno, io credo, negherà cotesta massima
che nell’interno risiede il vero pregio delle cose,
o la prova luminosa l’abbiamo appunto in Crislo e nel cristianesimo; Crislo, povero artigianello, come uomo; i dodici Aposloli, semplici
pescatori; l’Evangelo, umile per la forma esteriore; il culto, siccom’era praticato dai primi
cristiani, puro, dignitoso, ma privo di splendore
0 magnificenza; la stessa virtìi cristiana, modesta; tutto ciò, che agli occhi di alcuni, al confronto degli uomini eroici di Plutarco e di Tito
Livio, della sapienza umana che si estende da
3
Omero a Tacito e delle sontuose cerimonie giudaiche e paganiche, forse rimpicciolisce il cristianesimo , tutto ciò, ripeto, foce mutare la
faccia del mondo, ed è l’evento il più ragguardevole e prodigioso dolla storia. E perchè? perchò in tytto questo si nasconde un’interna spiritualità ch’è la causa del miracolo, in guisa
rhe l’esteriore bassezza del cristianesimo diventa la riprova della sua eccellenza portentosa. E interna spiritualità vuol dire ch’ella
dev’essere nel cuore deil’uomo, e non può essere altrove, nò la si può effigiare materialmente, perchò lo spirito non si tocca, non si
vede, non si conosce; ma lo si troverà meglio
che fra le pompe romane, in quegli umili riti
spontaneamente celebrati da una piccola chie.sa,
nella laude cantata dall’uomo il più rozzo, nella
preghiera improvvisata ed incolta, rivolta a Dio
sia nella propria cameretta, sia in un tempio
disadorno, sia in un antro, o sotto la maestosa
ombra d’un castagno, o nell’aperta campagna
o sull’alta cima d’un monte e sotto l’immensa
cupola del cielo.
Or dunque i clericali, avendo voluto rivestirò
la religione di forme sensibili, l’hanno spogliata della sua essenza, l’hanno snaturata; per
conseguenza al culto interiore fu anteposto l’esteriore; alla grazia venne sostituita la natura ;
il timore all’amore, l’attrizione alla contrizione:
quindi, fra le altre cose, le messe in onoro di
Maria e dei santi, da offerirsi pei quattro fini
.seguenti, come si legge nei catechismi dei preti:
)“ Per onorar Dio, quasi che invece non lo si di•sonori altamente, e non sia la messa una continua protesta cóntro rinsuflilcienza del sacrificio di Gesù Cristo, per lo cui lividore siamo
.stati sanati (1* Piet., Il, 24). 2" Per ringraliarlo de’ suoi benefizi. 3“ Per placarlo e dargli soddisfazione dei nostri peccali. 4“ Per ottenere tutte le grazie necessarie. Bel modo di
ringraziarlo col rimproverargli sempre la fallita opera del Redentore! in quanto al placarlo e
dargli soddisfazione, è proprio credere che possa
l’uomo riuscire nell’impresa se fu invano tentata da Gesù Cristo, m^entre riamo stati saltati
per grazia (Efesi, II, 5); ed ecco la natura so.stitnita alla grazia, alla fede le opere, valido
ad ottenere tutte le grazie; fra le quali opere
tfovansi annoverati pure i digiuni, le limosine,
specialmente per le ànime del purgatorio, ed
altre pratiche onde acquistare co’proprii meriti
le indulgenze; e non mica indulgenza dalla Divinità celeste, ma dalle divinità terrestri cioè
dai papi, ovvero dai santi e in ispecie da Maria,
coll’osservanza, a cagion d’esempio, del mese
Mariano: invenzione che sembra fatta a bella
posta per rendere la religione ridicola; e a questo modo le creature sempre collocate nel posto del Creatore, la madre di Gesù in luogo del
Cristo, tanto che ormai si giunse al colmo dell’idolatria, in proposito, coH’invenlato dogma
dell’immacolato concepimento. Ciò poi è la sanzione di quella bestemmia, già registrata negli
annali gesuitici, ¡iroferita da un predicatore
nel Veronese che disse, « esser bene sperare
nella misericordia di Dio, ma esser meglio anidra aflìdarsi nella Vergine » e qui giunto col
discorso e cavata di tasca una scatolletta donde,
apertala, saltò su una figurina di madonna,
« perchò (finì coH’esclamare, mostrandola al
popolo) ecco quella che vi può dare il paradiso ».
Se non in parole, certo cogli atti che si praticano , tenuto per impotente il sacrificio di
Gesù Cristo, ne viene di necessità che i ¡ireti
sostituiscano in religione il timore aU’amore,
e che per loro esista ancora il Dio terribile dell’epoca giudaica , anziché il padre affettuoso
che diede l’Unigenito in baha del mondo per
salvare il mondo medesimo. Quindi, la contrizione si mutò in attrizione; mi spiego : contrizione significa dolore che si ha delle colpe commesse, per amore di Dio, da cui ne risulta cho
l’uomo, aiutato dalla grazia celeste, si pente di
propria volontà e con pieno proposito ritorna
a Dio, per mantenersi nella nuova ubbidienza:
voi ben vedete, o miei concittadini, che si tratta
d’un mutamento libeço, interno, spirituale , il
solo che sia eflìcace; ilprofetaJoeldice : «Stracciate i vostri cuori e non i vostri vestimenti :
e convertitevi al Signore Iddio vostro ecc. »
(li, 13). — f Iddio adunque ha «lata la penitenza eziandio ai Gentili, |)or ottener la vita
[Atli, XI, 18) ». Capito, Iddio vuole la ¡innitenza; non le confessioni periodiche e formalistiche, al prete. « Or essi, avendo udite queste cose, furono compunti nel cuore, e dissero
a Pieiro, ed agli altri aposloli: Fratelli, che dobbiam fare? E Pieiro disse loro: Ravvedetevi ecc.»
(Atti, lì, 37); non disse mica, venite da me
ch’io vi confesserò e vi assolverò.
Che cos’è invece l’attrizione? E un dispiacere,
che, pogniamo, si senti^, d’avere offeso Iddio ;
che però nasce dal timóre della pena, non dalla
gravità dei peccalo, nò da quella vivezza d’amore che la creatura deve avere pel Creatore
e per l’Agnellb immolalo sul Golgota; ora siccome i preti si annunziano come aventi la potestà di sciogliere da ogni colpa, cos'i ne viene
che gli uomini pii credono rimanere purificali,
col semplice atto esteriore di narrare all’orecchio del prete-dio i falli ch’essi reputano avere
commessi, e che per lo più si riferiscono a pratiche superstiziose del roipanismo non eseguile.
Infine la penitenza non ò un sacramento, ma
è assai più, giacchò senza pentimento ed essere nati di nuovo ossia di Spirito santo, nessuno è cristiano vero, nè può ottenere la vila
eterna: la confessione dei clericali è uno spionaggio, un artifizio per tenere soggiogate le
coscienze.
Dei selle sacramenti indicati nei catechismi
preteschi, due soli veramente furono instituiti
da Gesù Cristo; gli altri appartengono alla categoria delle rose aggiunte : diamo a quelli
un’occhiaia, cioè al battesimo e all’eucaristia ,
e vedendo como sieno stati pur essi ridotti ad
una vana forma, resterete maggiormente persuasi del materialismo sostituito dai clericali
allo spirito della parofa del Signore , mentre
dovrebbero appunto essere minislri di spirito,
e non diletterà, perchè la letterauccide(2*Cor.,
Ili, 6). Ma non basta , essi diventarono anzi
panteisti, nel senso che, annullata la grazia e
la potenza divina, attribuirono l’una e l’altra a
se medesimi, vale a dire allo spirito crealo e
quindi alla natura, facendosi plenipotenziari
di Dio, senza responsabilità e rendimento di
conti; si vedrà poi nel giudicio finale como andranno le coso.
Vengo al hattosimo: credete voi, o miei concittadini, che il crislianesimo avrebbe potuto
rivoluzionare idoalmente il mondo, so gli Aposloli non avessero che battezzato i bambini e ,
.se volete anche aggiungere, recitate dai pulpiti
delle omelie, come i vostri vescovi, dei forbiti
discorsi , come certi padri predicatori nella
quaresima, o dello insipido ma strepitoso commedie, come certi altri? Oh ! no di certo e per
una ragione ben semplice che gli uomini, prima
di essere convertiliu) almeno allettati alla nuova
fede, non sarebbero andati ad udirli nelle case
0 chiese. Ed oggi come allora dominando pur
troppo! la miscredenza nel mondo, lo chiese
evangeliche otterranno ottimi risultamenti coll’imitare anche in ciò sempre piti i delli Apostoli, e diffondere, j)cr esempio, dove si può
le già cominciate predicazioni in pien’aria.
Comunque sia, l’insegnare deve precedere ogni
altra parie del mandalo evangelico : e infatti
G. C. dire a’suoi Aposloli, ministri, discepoli
d'ogni tempo : « Andate adunque ed ammaestrale tutti i popoli, battezzandoli nel nomo
del Padre, del Figliuolo e delloSpirito Sanlo».
(.Mat., XXVIII, 19). L’insegnare a lutto lo
genti 0 il predicare eziandio sojn-a i letti, cd
ora potrebbesi dire, il predicare eziandio per
le strade, ecco il primo incarico apostolico.
Paolo diceva ai Corinti : « Cristo non mi ha
mandato per battezzare, ma per evangelizzare » (l'CoR., I, 17). NeH’accogliere adunque l’evangelizzazione e sentire gli stimoli della
coscienza peri proprii peccati consisto il primo
battesimo; quel battesimo stesso che predicava
Giovanni Ballista, senza del quale non si può
ottenere il battesimo secondo rh’è di Spirilo
Santo (Mat. , III, 11. — Alti, XIX , 4) ; quel
battesimo cho altresì Gesù cominciò ad annunziare, dicendo : Ravvedeteti (Mat., IV, l"?); o
ravvedetevi diceva anche Pietro, poi ciascuno
sia battezzalo nel nome ecc. , e riceverete il
dono dello Spirito Santo (Alti, II,.38, 39).
«Ben vi battezzo io con acqua, a penitenza ecc. » diceva Giovanni : la spiritualità
dell’espressione è rinchiusa nella parola penitenza, e l’acqua che netta il corpo non 6 cheli simbolo di mondezza, in cui deve trovarsi
l’anima: i clericali poi col benedire quest'acqua
non danno forse ad essa un valore che non ha
e non materializzano quindi il sacramento?
È detlo negli alli; « Coloro adunque i quali
volonterosamente ricevettero la sua parola, furono battezzati » (II, 41) nel nome del Padre ,
del Figliuolo 0 dello Spirilo Santo, e in questo
parole consisto veramente il valore dell'atto,
la grazia del battesimo o il battesimo completo,
non solo di penitenza ma di spirito, imperciocché quegli che lo riceve si obbliga a professare la fede e la legge di G. (ì. e rinunzia al
demonio e alle sue opere.
Se non che tutto ciò sta beno per gli adulti,
non già pei bambini che nulla comprendono :
rispondono intanto altri per essi ; ed ecco la
necessità del crisma ossia della conferma cho
devono pronunciare i fanciulli, giunti all’età
della conoscenza, di ciò che a nome loro promisero i iiadrini, cd è allora solamente in falla
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cho si può dire d’aver ricevuto il battesimo di
Spirito Santo , purchò vi sia già nel cuore il
battesimo di penitenza; e questa dualità di penitenza e di spirito va poi ad unificarsi nel solo
battesimo cosi espresso da Gesìi Cristo ; « In
verità, in verilà, io ti dico, che, se alcuno non
è nato di nuovo, non può vedere il regno di
Dio » (Giov., Ili, 3 e seg.). Ora in qual modo
hanno i clcricali materializzato il crisma? In
prima, stando ai loro catechismi, ancho un fanciullo d’età inferiore ai sette anni può essere
cresimato ; non occorre adunque ch’egli comprenda l’importanza della cerimonia, ma basta
cho il vescovo stenda le mani sul cresimando,
coH’invocare lo Spirito Santo sopra di lui, e gli
faccia in sulla fronte un’unzione in forma di
croce con olio mischiato con balsamo, e dal
vescovo stesso consccrnto il giovedì santo; imperciocché tutta la virtìi spirituale risiede in
quest’ olio, eh’ è appunto chiamato il sacro
Crisma, o nella onnipotenza ilei vescovo, il
quale pronunzia le parole ; Io ti segno col segno della Croce e ti confermo col Crisma (ch’ò
olio) della salute, nel nome ecc., e termina col
dare al fanciullo uno schiaffo, non obliando di
raccogliere il cero , ch’ò pel vescovo la parte
4)iìi importante del rito, siccomo la piìi importante pel fanciullo è di ricevere un regaluccio,
per ricordo, dal santolo, e delle ciambelle per
la gola.
Per ultimo, che dirò io dell’eucaristia cioò
della Santa Cena? Restringerò le mie osservazioni al seguente semplicissimo parallelo. Nogli Evangeli voi troverete, o miei concittadini,
in qual modo e perchè Gesìi Cristo abbia istituito questo sublime sacramento (Mat., XXVI,
26 0 seg. — Marc., XIV, 22 e seg. — Luca ,
XXll, 19 e seg.); e troverete eziandio riportate
le parole del Redentore, da Paolo nell’epist. 1*
ai Corinti, cap. XI. È un sacramento di rammemorazione di Cristo partecipante i di lui beneficii, il nutrimento spirituale e gli accrescimenti di grazia; ma prima, provate voi stessi,
se siete, nella fede (2* Cor., XIII, 5); il calice ò
la comunione del sangue di Cristo ; il pane ò
ia comunione del di Lui corpo. Ora, il corpo
e il sangue si devono forse intendere materialmente? no, ve lo dice il divino Maestro; le
parole, carne e sangue, ch'Egli ha dato per la
vita del mondo e che sono il cibo pane, hanno
anch’esse un significato spiritualissimo; e come
può essere altrimenti! lo spirito è quel che vivifica, la carne non giova nulla (Giov., VI,
■Ì8-63). Ebbene, vediamo a quale formalismo,
materialismo, scoricezza, inezia , nullità e sacrilegio abbiano i clericali ridotto l’augusta e
semplicissima instituzione di G. C. Piii sapienti
di Dio, hanno intanto abolito il pane e il calice
c sostituito l’ostia, che prima d’essere dal
prete consecrata (ch’è il prete dovunque che ba
la potenza sovrannaturale) è una sottilissima
schiacciatina rotonda; e dopo la consecrazione
riprende subito subito l’antico significato di
vittima, perché allora 'soltanto si trasmuta nel
corpo vero del nostro Signore Gesù Cristo, in
quella guisa cho il vino (che è pei .soli sacrificatori nelle messe, e non pei fedeli], sempre
dopo le parole del prete, si cangia in sangue.
La bianchezza poi, la figura, il gusto del pane;
il colore, l’umidità, l’odoro, il gusto del vino
sono mere apparenze : ma in sostanza, anche
nella sola ostia o particola (previa la consecrazione, non obliate mai questo), vi ò corpo,
sangue, anima, divinità di Gesù; ed altrettanto
dicasi del vino suU’aUare. E mai possibile in
ciò riconoscere più la santa Cena instituita dal
Messia, nell’atto appunto di offrirsi Ostia o Vittima per la salvezza di tutti gli uomini? Ed ò a
quella schiacciatina che i clericali danno il
nome di eucaristia, che decesi adorare da tutti
perchè contiene la persona del Figliuol di Dio
(seiirpre dopo la consecrazione sacerdotale).
Finalmente, il catechismo farisaico domanda
perchò si dee credere che nella schiacciatina
vi sia veramente e realmente il Cristo? e si risponde; perchè l’ha detto egli medesimo (menzogna e sacrilegio '■), e me lo insegna la santa
Chiesa — no, la santa Chiesa ; bisogna dire la
clerocrazia giudaico-romana.
LO STATO ROMANO SVELATO
II.
Sistema papale basato sull'assoluta,
violenza spirituale
€ In fatto il sistema papale, come si è sviluppato co’secoli, nonsifondagiàsuiradesioue libera
dei fedeli a certe leggi spirituali; ma oltrepassando in ciò il maomettismo, pretende governare
l’umanità per una delegazione divina; s’è possibile colle buone , altrimenti, colla forza ; la sua
tendenza invincibile è di piegare l’individuo, di
insignorirsene , sottomettendo la società medesima per un insieme di leggi e d’influenze: fino
dall’origine, il sistema papale introdusse delle
penalità, in principio spirituali, poi gradatamente
di più iu più materiali, sino alle violenze inique
degli ultimi secoli ; le prigionie , la morte per
fuoco o per fame. Questa coazione lia esistito
in tutti i paesi dove la corte di Roma ebbe le
mani libere ; per renderla maggiormente rigorosa , ella aggiunse alla soprantendenza e alle
repressioni episcopali, quelle d’unistituto affatto
speciale, Vinquisizione, divenuta la chiave forte
di tutto il sistema romano. Comprendesi ora ciò
che i popoli non vogliono più? '
(Continua). *
Torino. — Il Risorgimento, giornale. — Allorquando si vùol discorrere di cose intorno alle
quali non si hanno le debite conoscenze è assai
facile cader in errore. Ciò è testé avvenuto al
Risorgimento che nel suo num. 28 luglio annunzia un Congresso tra i mormoniti e i protestanti
di Torino, ed arguisce che si tratterà del modo
di conciliare la poligamia dei mormoniti colle
leggi del Piemonte.
Ci limitiamo di far osservare agli onorevoli
scrittori del giornale suddetto che nessun accordo esiste, nè può esistere fra i mormoni, e le
varie Chiese [non sètte) cristiane che hanno per
base il Vangelo: il solo fatto della poligamia
rende il mormonismo una religione non solo
anticristiana, ma ben anco incivile, perchè tendente a distruggere il primo elemento sociale
cli'è la famiglia; e risulta ingiuriosa l’ipotesi che
la jioUgamia dei mormoniti sia conciliabile colle
leggi del Piemonto. Se pure si trova in Toriuo un
qualche mormone che abbia lo strano pensiero
di far seguaci, non potrà mal di certo stringere con noi vincolo alcuno d’alleanza, nè saremmo gran fatto inquieti sull’opera ^ua; semplicemente porremmo in avvertenza i membri
della nostra Chiesa illuminandoli affinchè non
si lasciassero ingannare dalla falsa dottrina mormonica : la qual cosa crediamo siasi effettuata
per parte di un rispettabile ministro della Parola di Dio, in modo affatto particolare; ma uon
congresso , nel senso del Jliiorgimento, e nemmeno riunione generale in proposito dei soli ministri evangelici.
Il mormonismo, riguardo alla poligamia , ha
ridotto a teorica ciò che pur troppo! senza teorica preventiva, si pratica nel mondo corrotto ;
oh! quanti mormoni si trovano già nel cattolicismo romano ! Ed havvi un solo mezzo di sanare la corruttela sociale, ed è col diffondere a
larga mano la luce del Vangelo, non già col fare
ad esso ed a’ suoi ministri la guerra. Il mormonismo è un pigmeo; ma v’ha piuttosto un gigante
contro di cui gli stessi clericali dovrebbero armarsi per combattere, e questo gigante e il razionalismo filosofico, il quale ha già posto qualche forte radice nel teiTeno del cristianesimo.
Curiosa miopia davvero ! si scorge il moscerino
e nou si teme l’elefante che vi assalisce.
Londra. —Progetto di colonia in Palestina.—
L’II giugno decorso fu tenuta riunione in casa
del rev. R. Herschel, sotto la presidenza di lord
Shaftesbury, allo scopo di formare in Palestina
una colonia agricola d'israeliti convertiti. Cotesta colonia dovrebbe provvedere ai bisogni
materiali degli Ebrei indigenti che soffrono in
causa della fede che hanno abbracciata : dovrebbe inoltre mantenere la testimonianza della
Croce in quel paese oggidì coperto di tante tenebre, dopo d'aver veduto sorgere dall’alto l’Oriente sopra di lui. Il rev. Gobat, vescovo di
Gerusalemme , presente alla radunanza, ha
espresso la sua convinzione che , dalla distruzione della città di Davide in poi, giammai le
circostanze mostraronsi cosi favorevoli come
ora pel ritorno degli Ebrei in Palestina, ed aggiunse che il desiderio di rientrare nel paese
de’ loro padri aumenta di di in di fra gli Israeliti. — Un piano fu adottato onde formare la
Società a prò della colonia.
{L’Avenir]
Berlino. — Nuova istituzione fra gli eTangelici. — Si legge nella Gazette eie Franca del
21 luglio:
« Scrivesi da Berlino che il prpfess. Stahl è
per fondare in Prussia un convento religioso
protestante. Questa nuova tendenza della Chiesa
riformata verso certe istituzioni che appartengono esclusivamente, fino ad ora, al cattolicitmo
romano forma il soggetto di conversazioni le
più animate in moltissime società di Berlino.
Il convento di cui si parla sarebbe nello stesso
tempo un rifugio per gli spiriti stanchi degli
affari del mondo, ed una specie di seminario
per la gioventù. Si darebbe a questo stabilimento il nome d'istituzione de Diaconi. •.
Urosiio UoBieutc'O gerente.