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Il jMítisiero
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pp. 383
L. 42.000
cod. 146
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Claudiana
ORMA
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Spedizione in a. p. «»6 ■ ari 2 comma 20/B legge 662/96- fíliale di Torino
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Anno Vili - numero 7-18 febbraio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
BIBBIA E ATTUALITÀ« I La vicenda austriaca tra diritto di ingerenza e rispetto della sovranità nazionale
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LA LIBERTA
«Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della
libertà un’occasione per vivere secondo
la carne, ina per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri»
Calati 5, 13
1 '7 FEBBRAIO e libertà, un bino' mio familiare, divenuto ormai
comune nella comprensione che ne
abbiamo come chiese valdesi. E comune, addirittura banale, sembra il
riferimento a questo appello alla libertà che Paolo scrive nella lettera ai
Calati. Eppure ci viene da pensare
che proprio nella comunità a cui
Paolo scrive avrebbero maggiormente apprezzato qualche bella regola in
più, qualche legge delimitante gli
spazi di azione del credente, al posto
di un discorso che può apparire generico. A chi avrebbe voluto delle
leggi Paolo ricorda che è chiamato a
libertà. Attenzione non sei arrivato,
non sei alla fine di una «lunga marcia» di libertà, ma il Signore ti ha posto su un cammino nel quale devi
compiere un percorso. La libertà è là
in fondo, sempre davanti a te, sempre nelle tue mani, ma sempre lontana. Quando pensi di non aver più
nulla da fare per essa, ecco che si allontana, quando pensi di averla persa
di vista ecco che riaffiora davanti a te
per chiederti di camminare ancora.
CERTO alcune regole basilari ci
sono fornite da Paolo: quando
la libertà serve solo al tuo egoismo,
quando c «occasione per vivere secondo la carne», diventa una scusa e
nega se stessa. Ma se Paolo si fosse
fermato qui non ci avrebbe detto
molto di più di quanto dicevano i
vecchi manuali di educazione civica:
«La tua libertà termina dove inizia
l’altrui libertà». No, Paolo si riserva
la sfida alla fine del versetto: «V'uoi
essere libero? Servi!». E ci voleva coraggio per dire questo a una comunità dove essere .servi (schiavi) o liberi aveva un pe.so ben diverso nella
vita quotidiana. 11 cristiano, o la cristiana, sono messi, per grazia di Dio,
in un cammino di libertà affinché
possano scoprire il servizio. Non è
forse in quest’ottica che i nostri an
tenati hanno accettato la sfida della
libertà aU’indomani del 1848? Non
hanno pensato di essere alla fine di
un percorso, non hanno cercato garanzie per tutelare la libertà ricevuta.
Hanno accettato la sfida di servire la
terra in cui Dio li aveva posti, attraverso il servizio e la predicazione
dell’Evangelo. Lo hanno fatto forse
con errori, forse cop ingenuità, ma
con l’entusiasmo di chi sa che il .servizio per l’altro è lo spazio in cui si
vive la libertà ricevuta ed è la strada
con cui si giunge alla libertà vera.
Equi Paolo fornisce ai credenti
due importanti indicazioni: la
reciprocità del servizio: «servite gli
uni agli altri». Se c’è una cosa che caratterizza la comunità cristiana è
questa disponibilità di tutti per tutti.
Quando pensi che «la chiesa» è una
cosa fuori di te dalla quale puoi pretendere dei servizi, esamina la tua
vocazione perché te ne stai pericolosamente allontanando. E questo lo
puoi fare «per mezzo dell’amore»,
con l’agape. Il Signore che ci sfida a
vivere la nostra libertà nel cammino
del servizio, ci forni.sce anche la ben
zina per percorrere questa strada: il
suo amore che non verrà mai meno.
Claudio Pasquet
L'Europa dei diritti umani
/ diritti fondomentali non hanno confine, l'Europa comincia a capirlo tanto da
accettare, come ha fatto con la moneta unica, una certa cessione di sovranità
ìean-iacques peyronel
LtAMMONlMENTO lanciato all’
( Austria, il 31 gennaio scorso, per
bocca del primo ministro portoghese Antonio Gutteres, presidente di
turno dell’Unione europea (Ue), è
stato accolto ovunque come un fatto
senza precedenti nella storia cinquantennaria dell’Unione. Si è trattato infatti di un atto di ingerenza
«democratica» nei confronti di un
paese membro mentre, è bene ricordarlo, la decisione di ingerenza
«uipanitaria» nei confronti della ex
Jugoslavia fu presa a livello della Nato e non dell’Ue. Un fatto dunque
senza precedenti che molti commentatori hanno salutato come primo atto di un’Europa politica in divenire. Ma come mai si è verificato
I Chiese austriache
No a razzismo
e intolleranza
adesso quello che non era successo
sei anni fa? Nulla di simile infatti si
era verificato nel 1994 quando in Italia si insediò il governo Berlusconi
che comprendeva fra l’altro la Lega
Nord e Alleanza Nazionale, due partiti che in fatto di xenofobia e di nazionalismo non sono così lontani
dalle posizioni del partito di Haider.
È perché l’Italia è uno dei paesi fondatori della Comunità europea mentre l’Austria è un piccolo paese e uno
degli ultimi arrivati?
Preferiamo pensare che il motivo
sia un altro e cioè che, in questi sei
anni, l’integrazione europea sia andata avanti, nonostante tutto, non
solo con l’inserimento, nel 1995, di
tre nuovi paesi (l’Austria, appunto,
oltre alla Svezia e alla Finlandia) ma
con l’adozione, nel 1997, dell’ultimo
Forum mondiale
L'acqua, un
bene comune
Trattato europeo, quello di Amsterdam, passato un po’ in sordina rispetto a quello di Maastricht (1992)
ma che rappresenta un deciso passo
avanti verso l’Europa sociale, con
l’inserimento a pieno titolo del
«Protocollo sociale», e verso l’Europa politica, con la decisione di avviare una politica estera e di sicurezza comune (Pese) e con un richiamo
esplicito ai valori fondatori della costruzione europea, quelli dei principi fondamentali della libertà, della
democrazia e del rispetto intransigente dei diritti umani.
A dire il vero, l’iniziativa dei quattordici paesi membri non ha avuto la
stessa compattezza in tutti i paesi.
Fra i paesi più influenti del club eu
Segue a pag. 10
Anche il Consiglio ecumenico delle chiese dell’Austria (composto dalle chiese protestanti, ortodosse e
cattolica) esprime forte apprensione
«di fronte ai recenti sviluppi politici
in Austria». In una dichiarazione rilasciata dal direttivo del Consiglio si
ricorda che «ogni persona ha pari
diritti e doveri, indipendentemente
dal genere, dall’appartenenza religiosa e dalla nazionalità. È noto il
meccanismo psicologico per cui si
tende a proiettare le paure, che ci
accompagnano di continuo per l’insicurezza dell’esistenza, su altre persone, facendole diventare capri
espiatori». «Chiediamo a tutti i cittadini - conclude la dichiarazione - di
resistere al virus del razzismo e
dell’intolleranza così come alla paura dell’altro e dello straniero», (nev)
Dal 17 al 22 marzo si terrà a L’Aia il
secondo Forum mondiale sull’acqua.
Il primo Forum (1996) dette mandato
al Consiglio mondiale sull’acqua
(Wwc) di iniziare un processo di ricerca e di informazione sulle problematiche relative all’acqua. Nel luglio
1998 il Wwc decise di formare la
Commissione mondiale sull’Acqua
per il XXI secolo che, in un anno di
inteso lavoro, è giunta alla conclusione che stiamo andando incontro a un
disastro ecologico se continueremo
ad affrontare i problemi relativi
all’acqua con politiche e schemi tradizionali. Per sfamare e dissetare la
crescente popolazione mondiale dovremo unire i nostri sforzi verso azioni sistematiche per l’uso dell’acqua.
A pag. 16
Valli valdesi
Ci sarà un treno
per il Queyras?
Si andrà in treno, a cremagliera,
dalla vai Pellice al vicino Queyras
francese? Lo studio di fattibilità è stato presentato venerdì 11 febbraio in
Francia. L’ipotesi per certi versi è
suggestiva ma non priva di incertezze e di elementi ancora tutti da valutare. Si tratterebbe di un treno turistico che potrebbe diventare un elemento portante del turismo di un’area ad alto pregio ambientale. Occorre anzitutto un progetto di sviluppo
che metta insieme gli elementi positivi e le criticità dei due territori: la
vai Pellice non deve diventare un
semplice corridoio di passaggio verso
la Francia e il Queyras, 3.000 abitanti
in un area davvero molto vasta e priva di significativi agglomerati urbani.
A pag. 11
L'OPINIONE I
LIBERTA E
APPARTENENZA
Sull’onda del successo in Austria di
Jorg Haider, anche in Italia riaffiorano
prepotenti le voci di coloro che chiedono, in nome della propria libertà, il
diritto di definire nuovi confini ed
escludere dalla loro «piccola patria»
chi non possa esibire un documento di
antica appartenenza. La questione ci
preoccupa non solo come cittadini ma
anche come credenti. È faticoso coniugare appartenenza e libertà, ma è un
compito rispetto al quale gli evangelici
italiani dovrebbero sentirsi particolarmente attrezzati. Per tre motivi. Anzitutto perché l’evangelismo italiano dovrebbe avere imparato, avendolo sperimentato sulla propria pelle, come
prevenire il pericolo del corto circuito
fra fede (o convinzioni) e intolleranza,
Pensiamo a Gesù che indica come
esempio di fede il centurione romano
e la donna sirofenicia e che in Matteo
25 ci ricorda che non verremo giudicati in base all’ortodossia del nostro ca
tachismo, ma esclusivamente in base
alla pratica dell’amore. Pensiamo
all’apostolo Paolo che prende posizio
ne nel dibattito lacerante delle prime
comunità cristiane, quello sull’osservanza della circoncisione o delle regole alimentari da parte di chi approda
al cristianesimo senza passare altra
verso l’ebraismo, e riafferma la convinzione che la libertà degli altri deve
prevalere. Chi vuole dirsi cristiano è
avvertito: la gente dev’essere accolta
così com’è, senza porre condizioni
preliminari. E gli evangelici italiani
hanùo saputo essere persone convinte
senza essere intolleranti o settarie.
Poi dovremmo comunicare ai nostri
contemporanei il fatto che la vera libertà si sperimenta nella misura in cui
la nostra appartenenza al Signore di
venta autentica e profonda. Marie Durand, Luther King, Willy Jervis, Jacopo
Lombardini, insieme a mille altre e altri, hanno affermato quella libertà
straordinaria che si nutre di un’appartenenza che neppure la morte può in
terrompere. Questa testimonianza non
può essere detta ma soltanto vissuta,
nel silenzio e nella più assoluta discre
zione. Infine, e questo per me è il senso
ultimo dell’appartenenza a una storia,
dobbiamo ricordare che la più grande
libertà è quella di chi condivide fino in
fondo la sorte del suo popolo. Appartenenza e condivisione non possono
scindersi, neppure il giorno in cui il
mio popolo dovesse andare alla deriva.
Nel momento dello sbandamento è legittima, anzi doverosa, la lotta contro
le ragioni e gli artefici di quelli che
possiamo considerare errori o follie,
ma la dissociazione non è lecita. Ce lo
ricorda Geremia che assume la tragedia del suo popolo e, in modi diversi,
ce lo hanno detto in questo secolo
l’ebrea Etty Hillesum che sale sul treno
per Auschwitz quando personalmente
potrebbe salvarsi e Dietrich Bonhoeffer che torna in Germania con piena
consapevolezza di ciò che succederà al
suo popolo e quindi anche a luL
È questa la libertà dell’appartenenza
che gli evangelici italiani ricordano in
questa settimana del XVII Febbraio,
insieme a molti amici e a molte amiche
che si avvicinano con curiosità e rispetto ai nostri falò e alle nostre iniziative perché affascinati dalla possibilità di coniugare in modo inedito questi due termini «laici» e dunque comprensibili a tutti. Benvenuti, compagni
di viaggio, sui sentieri di una libertà a
cui tutti possono appartenere.
Gianni Genre
2
PAG. 2 RIFORMA
«^^Gesù parlò così,
ed era molto
turbato. Poi disse:
“Io vi assicuro che
uno di voi mi
tradirà”.
discepoli
si guardarono
gli uni gli altri,
perché non
capivano
di chi parlava.
^^Uno di loro,
il discepolo
prediletto di
Gesù, era vicino
a lui a tavola.
^^Simon Pietro gli
fece un cenno
come per dire:
“Chiedigli di chi
sta parlando”.
^Hl discepolo si
voltò verso Gesù
e appoggiandosi
sul suo petto gli
domandò:
“Chi è. Signore?”
^^Gesù rispose: “È
quello al quale
darò un pezzo di
pane inzuppato”.
Poi prese un
boccone di pane,
lo intinse nel
piatto e lo dette a
Giuda, figlio di
Simone Iscariota.
^'Appena Giuda
ebbe preso quel
pezzo di pane.
Satana entrò in
lui. Allora Gesù
gli disse: “Quello
che devi fare,
fallo presto”.
^^Nessuno di
quelli che erano a
tavola capì
perché Gesù gli
aveva parlato in
quel modo.
^^Siccome Giuda
teneva la cassa
comune, alcuni
pensarono:
“Gli ha detto
di comprare
il necessario
per la festa”.
Altri dicevano:
“Vuole che dia
qualcosa ai
poveri”.
^Giuda dunque
prese il pane, e
poi uscì subito.
Era notte»
IL DRAMMA DI GIUDA
Giuda disse a Simone: «Non era lui che doveva portare la liberazione di Israele?»
Simone gli rispose: «Quante volte Gesù ci insegnò che lui era venuto per servire?»
PAOLO RIBET
Esitò a lungo, simone, prima
di aprire la porta della taverna. Troppe cose erano successe
negli ultimi giorni e soprattutto
in quella sera in cui avevano arrestato Gesù, il suo Maestro. Da
quando lo avevano portato via,
lui aveva inseguito, braccato
Giuda, il suo compagno, il discepolo con cui aveva passato tanti
momenti insieme, quello con
cui spesso si era sentito più in
sintonia perché lui apparteneva
al movimento zelota e Giuda era
uno dei sicari, l’ala radicale degli
zeloti: però ora aveva tradito,
venduto e consegnato Rabbi ai
sacerdoti ed era chiaro che questi con una scusa o con l’altra
l’avrebbero fatto fuori. E mentre
lo cercava, Simone continuava a
chiedersi come avrebbe reagito,
nel momento in cui si fosse trovato a tu per tu con Giuda: ora
pensava che gli avrebbe strappato il cuore, ora che gli avrebbe
parlato con freddezza e disprezzo e gli avrebbe chiesto semplicemente «perché?».
«Che cosa hai fatto?»
(Giovanni 13. 21-30)
Fece un lungo respiro, poi
aprì la porta. Era molto tardi
e la cantina era ormai quasi vuota. Ai tavoli qualcuno dormicchiava o giocava ai dadi, alcune
prostitute aspettavano gli ultimi
clienti. E Giuda era l'i, da solo,
seduto in uno dei tavoli in fondo, con la tazza del vino davanti
Preghiamo
Talvolta mi immagino
come sarebbe stato
ridicolo e penoso,
se la gente attorno a Gesù
(o anche solo i discepoli)
gli avessero proposto con zelo
di portare per lui la sua croce;
se tutti avessero applaudito e
lo avessero lodato sotto la croce;
«Egli muore per noi!».
La sua croce è una croce proprio vera,
egli la portava tra il tradimento e la
maledizione, circondato da un silenzio
glaciale, impotente,
come abbandonato da Dio.
11 disprezzo, il tradimento, l’imptotenza,
questa è la via della croce.
Lettera dal carcere
In Myung-Jin - Corea
(tratto da Quando è giorno? della Cevaa)
e lo sguardo fisso, perduto in un
punto indistinto dinanzi a sé.
Quando il compagno gli fu vicino voltò appena il capo e disse:
«Ah, sei tu. Sapevo che mi avresti trovato». La mano di Simone
si portò istintivamente al pugnale, ma riuscì a dominarsi e con te
voce strozzata dall’emozione gli
chiese: «Che cosa hai fatto?».
«Che cosa ho fatto? - riprese
Giuda irruente -, ho fatto quello
che dovevamo fare tutti assieme
già da molto tempo, almeno da
quando siamo entrati a Gerusalemme. Ti ricordi come è stato
bello quel giorno, con tutta la
folla che salutava il nostro Rabbi
come il Messia. Dài, tutti noi
pensavamo quel giorno che fosse venuto il momento della vittoria, quando Rabbi passava tra
due ali di folla osannante, che
agitava foglie di palma e di ulivo,
come al tempo glorioso dei
Maccabei. Allora li avevamo tutti con noi, sarebbe bastato chiamarli a raccolta e avremmo
spazzato via da Gerusalemme e
da tutta la Giudea questa canaglia dei sacerdoti, dei ladri e dei
profittatori. Avremmo scacciato
i romani e tutti i loro lacchè. E
poi, quando Rabbi purificò il
Tempio: è stata una scena incredibile. L’aria vibrava tutto intorno a noi e io mi aspettavo che da
un momento all’altro si arrivasse allo scontro. Invece non successe niente, continuava a non
succedere niente mentre dall’altra parte, giorno dopo giorno, il
consenso diminuiva e la reazione si organizzava. Non ti sei accorto di come gli erodiani, i sadducei, persino i farisei aggredivano Rabbi per metterlo in difficoltà? Era chiaro che volevano
incastrarlo in qualche modo,
aspettavano che Rabbi desse
qualche risposta scomoda per
poterlo far fuori comodamente,
passata la Pasqua, appena tutti i
pellegrini se ne fossero andati.
Dato che nessuno si muoveva, ci
voleva qualcuno che desse una
scossa, che costringesse Rabbi a
venir fuori allo scoperto, ad agire prima che fosse tardi, a dare il
segnale della battaglia. Insomma, Simone, siamo tutti e due
zeloti, sei d’accordo con me!».
«Aspetta un momento, ragazzo - lo fermò Simone io sono
uno zelota e tu sei un sicario.
Non è la stessa cosa! Certo, anche noi zeloti vogliamo la liberazione di Israele, vogliamo che il
Signore, il Santo benedetto, go
verni sul nostro popolo e sul
mondo e già da molti anni lottiamo e siamo pronti a morire
per affrettare il tempo in cui egli
porterà il suo Regno sulla terra:
ma non facciamo come voi sicari che andate in giro per i paesi e
i mercati a pugnalare alle spalle i
vostri nemici e tagliare la gola ai
collaborazionisti. Voi siete sempre stati soltanto degli avventuristi sanguinari! Che cosa pensate di poter fare con i vostri atteggiamenti fanatici? Finirà che ci
porterete alla rovina».
Tra zeloti e pubblicani
Giuda io aveva ascoltato con
quel misto di disprezzo e di
sopportazione con cui aveva
sempre accolto le prediche di Simone, Pietro, Giovanni e Giacomo, quelli fra i discepoli che
avevano simpatia per i movimenti di liberazione e rispose:
«Me le hai già dette queste cose,
fratello. Ma dimmi un po’; perché Rabbi avrebbe chiamato nel
suo gruppo della gente come
noi, se non aveva intenzione di
combattere per il Regno? E dimmi ancora; come interpreti tutte
quelle parole dette contro i sacerdoti, contro i romani?...». «Di
cosa stai parlando?... - lo interruppe Simone intanto, nel nostro gruppo Rabbi aveva chiamato certamente degli zeloti;
ma c’era anche Levi d’Alfeo, il
pubblicano. Non ti ricordi quanti discorsi e litigate, su questa
scelta di prendere con noi un
venduto, un impuro che se la faceva coi romani e succhiava il
sangue della povera gente?».
«Sto parlando proprio di quello! Sono stato male per dei giorni interi, quando Rabbi ha chiamato Levi: ma poi ho capito che
lui si era convertito, aveva abbracciato la nostra causa e aveva
lasciato tutto e allora l’ho accettato. Sembra però che tu abbia
davvero dimenticato le parole di
Rabbi, quando gli hanno chiesto
se si devono pagare le tasse a
Cesare e lui ha risposto no o
quando ha ricordato le persone
fatte uccidere da Pilato mentre
compivano un sacrificio o di
quelle rimaste sepolte sotto la
torre di Siloe; erano zeloti e Rabbi ha avuto parole di cordoglio
per la loro morte». Ora dinanzi
agli occhi di Simone la realtà
stava diventando più chiara, più
decifrabile; «Fammi capire - disse -: tu hai consegnato Rabbi ai
suoi nemici, hai portato nel Get
Venuto per servire
VENERDÌ 18 FEBBRAIO ;
zemani le guardie del sommo
sacerdote perché non avevi più
la pazienza di aspettare, perché
volevi costringerlo ad agire, a
uscire da quella che tu pensavi
fosse la sua ambiguità?». «E perché l’avrei fatto, se no?». «Per i
soldi. Non ti hanno pagato?».
Negli occhi di Giuda passò un
lampo di astuzia, ma subito la
tristezza riprese il sopravvento:
«Per i soldi? No, quello è stato lo
stratagemma per andare dai sacerdoti, per darmi credibilità; se
no, non mi avrebbero mai dato
ascolto. Ma quando ho visto come sono andate le cose, che
Rabbi si è lasciato arrestare invece di reagire, sono tornato da
loro e gli ho risbattuto in faccia i
loro soldi. E poi sono venuto qui
a cercare di capire che cosa fosse successo. Ma dimmi: non è
lui il Messia? Non era questa la
nostra speranza? Non era lui che
doveva portare la liberazione di
Israele e il Regno del Santo benedetto? Non aveva detto così a
Pietro?».
Anche simone adesso sembrava caricato di un peso
superiore a quello che poteva
portare: «Povero Giuda, non
avevi capito niente. Ma forse
nessuno di noi discepoli aveva
veramente capito: avevamo tutti
in mente la nostra idea del Messia e ci aspettavamo che Rabbi
si comportasse come noi volevamo. Ma quante volte Gesù ci
avvertì di non dire a nessuno
questa storia del Messia, o ci insegnò che lui era venuto per
servire e non per essere servito
o per dominare. Quante volte,
poi. ci parlò di sé non come
Messia glorioso, ma come del
Figlio dell’Uomo, cioè del servo
sofferente, che si fa carico del
peccato dell’umanità, di cui ha
scritto il profeta Isaia. Sai che ti
dico, Giuda? Tu nella tua impazienza hai tradito Rabbi e gli hai
gettato addosso i nemici: ma in
realtà ho l’impressione che lo
abbiamo tradito tutti».
Ora Giuda aveva gli occhi
chiusi e disse lentamente, con
un filo di voce: «Vuoi sapere
qual è l'immagine che ho davanti agli occhi? Vedo Rabbi che mi
guarda e mi dice "quello che devi fare, fallo presto’’». Poi si alzò
e. senza dire una parola, uscì
nella notte.
(seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
VENERDÌ
Fin dai tempi de||
chiesa antica ci si interro
ga sulle ragioni del tradi
mento di Giuda. Nel Nuo
vo Testamento, in gene
re, viene attestata l'ipote'
si della sua avidità di de
naro (vedi ad esempi^
Giov 12, 6); ma non convince del tutto. Una rispo^
sta sembra averla trovata
il famoso esegeta 0. Cui|.
mann verso la fine degli
Anni 50. Nel suo libro
«Dio e Cesare» Culltnannl
sostiene che con mollai
probabilità, nel gruppo
dei dodici discepoli, ben^
cinque appartenevano!
agli zeloti. Questo movi-1
mento, che lo storico Giu-,
seppe Flavio fa risalire a
Giuda il Galileo, il quale !
guidò una sollevazione |
antiromana in occasione
del censimento di Quirino
(6 d.C., vedi Atti 5, 37)
condivideva gli idealidi
purezza religiosa e lei
aspirazioni politiche di li.,
bertà dei farisei, ma da
questi si distingueva perii
ricorso alla violenza e, I
nelle sue frange estreme^
al terrorismo.
Nel gruppo dei dodici '
gli zeloti sarebbero stati; i
Simone, che in Luca 6,15
e Atti 1,13 viene definito
espressamente «lo zelota»; Pietro, il quale in
Matt. 16, 17 viene denominato con l'appellativo
di «Barjona», termine che
potrebbe derivare dall'ac- *
cadico e che significhe-1
rebbe «terrorista»; Gio-1
vanni e Giacomo, figli di
1 Zebedeo, sono chiamati'
! da Gesù (Marco 3, 17) I
j «Boanérghes», cioè «figli |
del tuono». Tale sopran-,
nome potrebbe essere,
stato suggerito dal loro '
' carattere impulsivo, ma I
certi loro atteggiamenti)
fanno pensare che si i
muovevano nell'ambito
delle attese messianiche i
tipiche degli zeloti (vedi,
ad esempio Marco 10,3540); infine Giuda, a cui
era stato dato anche un
soprannome: «Iscariot». Il
Cullmann lo interpreta
come la trasposizione
ebraica del termine latino «sicarius», che indicava quell'ala radicale degli
zeloti i quali, armati di
un corto pugnale (la «sica») uccicievano a tradimento i loro nemici, eco-1
si commenta: «Se Giuda,
era un membro del parti- '
to zelota, comprendiamo
molto meglio il suo tradimento, in quanto sarebbe stato provocato dalla
delusione: egli aveva del
Messia un ideale diverso
da quello di Gesù. Egli
aveva creduto di dedicare
la propria vita a un remessia sul tipo di un Giuda il Galileo, che avrebbe
preparato la fine della
dominazione romana e
restaurato così il Regno
di Dio in terra».
Il suicidio di Giuda, narrato da Matteo, si spi«’
gherebbe dunque con la
presa di coscienza dell’assurdità dell'atto appena
compiuto. Una motivazione politica, allora, starebbe alla base del tradimento, del processo e della
crocifissione di Gesù, come dei resto testimoniata
dalla scritta posta sopra la
croce: «Gesù Nazareno, re
dei giudei». Questo fatto
non deve stupire, dato lo
stretto intreccio che vi era
nell'antichità tra visione
politica e religiosa de
mondo. Ma, visto che il
Un
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Cesare. Il problema deW
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I 10,35-1
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iriot». Il
• L'esperienza in Gran Bretagna di comunità cristiane familiari di condivisione
icD'un sol cuore e di un'anima sola»
Il movimento è nato trentanni fa in una chiesa battista di un piccolo villaggio e oggi si è
esteso in 80 piccole e grondi comunità di vita. L'opposto del «cristianesimo della domenica»
Abbiamo intervistato Trevor
gaxby, senior leader di Jesus
fellowship, pastore e insegnante di tedesco e francese,
che vive attualmente in In•ghilterra nella casa comunitaria di Milton Keynes. (l.g.)
- Vuole parlarci degli anni
¿ella sua giovinezza e di come
ha conosciuto Jesus Fellowship ?
«Fin da giovane mi ponevo
interrogativi su Dio e l'eternità, ed ero disperatamente
¿la ricerca del senso della vita. Spesso mi sentivo un
emarginato anche a causa di
un grave eczema su tutto il
corpo che mi aveva colpito in
tenera età, e per questo cercavo comprensione e accettazione. Durante un culto,
quando frequentavo il primo
anno aH'Università di Oxford
(1972) fui toccato dall’amore
di Dio. Mi resi conto di aver
anch’io crocifisso quel Dio
d’amore, implorai la sua misericordia e sentii come un
fuoco vivente dentro di me.
Avevo trovato ciò che avevo
cercato per 12 anni. Ma anche dopo la conversione ero
inquieto, mi sentivo spesso
sólo e in colpa; non riuscivo
ad accettare un “cristianesimo della domenica’’, quello
delle facce sorridenti e superficiali, non volevo inseguire
la carriera, l’automobile, la
casa elegante e un cristianesimo vuoto e noioso. La scelta per me era chiara, doveva
essere o tutto o niente. Volevo donare tutta la mia vita a
Dio, dare tutto per seguire
Gesù. Dopo aver studiato il
-libro degli Atti degli Apostoli
compresi che Dio voleva una
chiesa radicale, un cristiane
simo senza compromessi.
Proprio in quel periodo mi
capitò di guardare un programma in televisione che
parlava di ciò che stava succedendo nella Chiesa battista
di Bugbrooke nel Northamptonshire. Erano i primi
anni del movimento di Jesus
Fellowship. Andai a visitarla.
Fui colpito da ciò che vidi. La
gente era d’un sol cuore e di
un’anima sola, pronta a pagare qualsiasi prezzo pur di servire Dio completamente. Non
cercavano di evitare o nascondere i passi difficili della
Bibbia. Lì c’era una comunità
d’amore, che rispondeva ai
bisogni profondi dell’essere
umano, dove gli aneliti personali potevano essere manifestati liberamente e gli egoismi
potevano essere affrontati e
vinti. Volli anch’io far parte di
questa comunità e poco dopo andai a vivere con loro».
- Quali sono le origini del
gruppo ?
«Proveniamo, come ho accennato, da una chiesa battista presente nel villaggio di
Bugbrooke dal 1805. In quanto battisti, alcune caratteristiche erano nei nostri geni; autonomia, congregazionalismo e unità intorno a un patto. Noel Stanton, tuttora senior leader del movimento,
arrivò come pastore nel 1957.
Dopo aver cercato in vari
modi di rivitalizzare la chiesa, ma senza successo, passando attraverso un tempo di
deserto e riconsacrazione,
Noel e altri riscoprirono la
pienezza dello Spirito Santo e
da lì si ripartì con una nuova
visione. Era il 1969».
- Quali sviluppi ci sono stati
nel movimento dal tempo in
cui lei si unì al gruppo?
«Abbiamo passato del tempo per studiare le Scritture,
condividere tante cose insieme, riflettendo sul discepolato, il pastorato, il matrimonio,
il celibato, l’educazione dei
bambini e su tutti quegli argomenti con i quali eravamo
confrontati e che ci sfidavano
a vivere come persone nuove,
in una società alternativa.
Eravamo desiderosi di imparare da Dio in che modo Egli
avrebbe continuato a guidarci. C’è voluto molto tempo,
impegno e sacrificio. Ora il
nostro movimento si è consolidato e va avanti, la gente che
si unisce a noi oggi non deve
più pagare il prezzo che pagano i pionieri!».
- C'è stato uno sviluppo graduale della vita comunitaria?
«Fin dall’inizio lo Spirito
Santo ci insegnò ad amarci reciprocamente in maniera
profonda. Esprimevamo i nostri sentimenti, condividevamo le cose materiali che ci
servivano, trascorrevamo tanto tempo insieme. Il passo
successivo fu quello di andare
a vivere insieme. Ma avevamo
bisogno di case per poter realizzare questa nostra aspirazione e per questo ci volle
tempo. La maggior parte di
noi viveva in case private con
la propria famiglia, alcuni di
noi cominciarono ad ospitare
dei single e a costituire dei
nuclei familiari estesi. A quel
tempo, c’erano degli hippies
che si erano convertiti ed erano abituati a vivere nelle comuni: essi affittarono una casa a Northampton e quella divenne la prima casa comuni
ii Un'esperienza personale
Venite e vedrete
la comunità di Gesù
LIDIA GIORGI
ndirc
1, Diof
va delj^
f
1957.
Conoa Gesù,
INIZIAl.MENTK poteva
sembrare un sogno, ma invece era realtà. Si tratta
dell’esperienza che abbiamo
fatto in Inghilterra con il movimento denominato «lesus
Fellowship» che conta alcune
migliaia di persone, molte
delle quali vivono in case comunitarie dove si condivide
tutto. Una comunità rivoluzionaria, «Atti capitolo due»,
incredibilmente attualizzato.
U ricevi nuva forza, e riscopri
il discepolato radicale. È un
movimento che si è trasformato nel tempo, accettando
nuove sfide, ampliando i propri orizzonti di vita, fede e
spiritualità le cui radici sono
battiste e dura da 25 anni. «È
troppo bello per essere vero»,
pensava inizialmente Isabel,
una ragazza spagnola che si è
unita al grtippo ma che poi
ha affermato: «È vero, sono
autentici. 1 miei genitori sono
venuti dalla Spagna a visitarci, me e mio fratello, ex eroinomane; non ci credevano
che fosse cambiato, che fosse
diventato un cristiano».
Venite, danzate e cantate.
Venite e vedete la comunità di
Gesù, gìistate il potere delTatnore che redime e ristora. Recita così un canto della comunità. In uno degli 80 gruppi della lesus Fellowship,
tinello multietnico di Londra,
abbiamo incontrato anche
Salvatore, siciliano, uno dei
tanti giovani senzatetto che
arrivano nella capitale inglese in cerca di fortuna. Era visibilmente commosso, stupito per l’accoglienza ricevuta,
un vero e proprio abbraccio
taria. Poi nel 1974 il Signore ci
diede la convinzione che dovevamo tentare l’acquisto di
un grande edificio messo
all’asta, nonostante avessimo
soltanto una piccola parte del
denaro necessario. Con l’aiuto di Dio comprammo la casa
e iniziò così la vita comunitaria su vasta scala».
- Ha detto che la comunità
si costituisce intorno a un patto: qual è questo patto?
«Il patto è un impegno di
fedeltà al Signore e di servizio
nella sua chiesa, rispettato da
coloro che si uniscono a noi.
Consta di sette punti, brevi e
incisivi, tutti tratti dal Nuovo
Testamento. Ovviamente non
si tratta di leggi, ma di proponimenti. È un impegno degli
uni verso gli altri, nelTinsegnamento a vivere in semplicità e nella condivisione. Il
patto è un modo per opporci
alla consuetudine spesso
semplicistica e disimpegnata
di vivere la fede cristiana».
- Siete anche chiamati 'Jesus Army", l'esercito di Gesù;
da dove viene quest'idea dell'esercito?
«Ci siamo ispirati alTEsercito della Salvezza perché sentivamo la stessa loro chiamata
a combattere contro i mali
della società e il nostro impegno era specialmente verso gli
emarginati. Le nostre'divise
non sono però di tipo militare, usiamo delle giacche sportive e coloratissime che ci
rendono immediatamente visibili e proprio lì per la strada
abbiamo scoperto che ci sono
modi efficaci di evangelizzare;
incontrare la gente, essere
amici, ascoltare, parlare, pregare con e per loro».
Londra, agosto 1999: manifestazione evangelistica della «Jesus
Fellowship» a Trafalgar Square
La «Jesus Fellowship Church»
«New Creation
Christian Communities»
Un'insieme di chiese locali
L'arcipelago della
«Jesus Fellowship»
d’amore: «Finalmente ho un
luogo dove stare - ci diceva
Salvatore - ho incontrato
persone che mi hanno parlato delTamore di Dio e che si
sono prese cura di me sostenendo addirittura le spese
mediche di cui avevo bisogno
e quelle per il corso d’inglese». Effettivamente questa è
gente che ha il coraggio di vivere ciò in-cui crede: l’amore,
la gioia, la pace, la giustizia di
Dio per ogni essere umano.
La loro spontaneità, semplicità e concretezza sono disarmanti. L'abbiamo constatato per esempio quando abbiamo pregato per alcune
persone alle quali avevamo
parlato di Cristo, così per la
strada, sotto un cielo rischiarato dalle magiche luci della
sera, di quella sera speciale
nella grande metropoli londinese. Ogni settimana, nei
pressi di Trafalgar Square
(come anche in altre piazze
di città britanniche) staziona
un tipico autobus inglese a
due piani: è quello colorato
di Jesus Fellowship. Si fermano soprattutto giovani, emarginati, drogati, alcolizzati, soli e depressi: c’è tempo
per parlare, pregare, offrire
cibo, bevande, insieme a
opuscoli e altra letteratura
cristiana. Un tempo per dimostrare con parole e azioni
l’amore di Gesù.
Dòpo essere vissuti con loro anche solo per due settimane, non puoi più essere la
stessa persona. Senza esagerare lì si capisce cosa vuol dire: «Da questo conosceranno
tutti che siete miei discepoli,
se avete amore gli uni per gli
altri» (Giovanni 13, 35).
La «Jesus Fellowship Church» (Chiesa della comunione
con Gesù), anche conosciuta
come la «Jesus Army» (l’esercito di Gesù) è una denominazione evangelica presente
in Gran Bretagna che, partita
nel 1973 dalla piccola chiesa
battista del villaggio di Bugbrooke, conta oggi circa
3.000 membri battezzati raccolti in 80 case comunitarie.
Vivono una spiritualità di tipo carismatico e una forte
vocazione evangelistica. L’insegnamento, le dottrine e la
prassi battesimale sono di tipo battista. È collegata ad altre chiese e gruppi britannici
attraverso la «Multiply Christian Network». Caratteristica
di questa chiesa è il lavoro
con i senza fissa dimora, tossicodipendenti, alcolisti, detenuti ed ex detenuti.
Appartengono alla «Jesus
Fellowship» congregazioni
locali e gruppi più piccoli che
si incontrano nelle case. Ogni
comunità è guidata da un
gruppetto di due o tre anziani, insieme a responsabili
giovanili. Complessivamente
ci sono 120 anziani e tante altre persone che ricoprono vari altri ministeri. La «Jesus
Fellowship» ha fra i suoi leader persone sposate o single,
ma valorizza il celibato come
possibilità di maggiore disponibilità al lavoro di testimonianza comune.
Gli incontri di culto possono essere molto grandi, anche fino a 1.500 persone, e
anche molto piccoli. Circa un
terzo dei membri della Jesus
Fellowship Church vive insieme in circa 80 comunità secondo il principio e la prassi
della comunione dei beni.
Sono le «New Creation Christian Communities» (Comunità cristiane della nuova
creazione, vedi qui a fianco).
Per la pratica della comunione dei beni che coinvolge
tante persone, la «Jesus Fellowship» è riuscita a creare
delle cooperative sia nel
campo dell’agricoltura biologica ed ecocompatibile, sia
nel campo dell’edilizia, dell’impiantistica e della meccanica, e può servirsi di supporto professionale a ogni livello. Questo rappresenta una
possibilità enorme di offerta
di manodopera per persone
recuperate dalla strada e
quindi disoccupate. Attualmente la Jesus Fellowship dà
lavoro a 250 dei suoi membri.
Le finanze della chiesa sono divise in due capitoli separati. Le spese connesse alla
vita di fede delle comunità
vengono coperte, come avviene per tutte le chiese, dalle
offerte dei membri. Le spese
relative all’andamento delle
case comunitarie e delle cooperative sono gestite direttamente dalle persone coinvolte su base assolutamente
egualitaria attraverso un fondo legalmente costituito.
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Circa un terzo della «Jesus
Fellowship Church» è costituita da comunità di vita comune, le «New Creation Christian Communities». La prima di queste comunità nacque dall’iniziativa di alcune
famiglie della piccola Chiesa
battista di Bugbrooke nel
Northamptonshire che iniziarono ad accogliere persone singole nelle loro case per
vivere insieme. Si era all’inizio degli Anni Settanta e i
primi esperimenti furono
strane misture di persone
molto diverse: famiglie «normali», giovani abituati alle
comuni hippy, intellettuali di
Oxford, ex tossicodipendeiv
ti. Al centro della loro vita comune c’era l’ispirazione che
diede origine alla condivisione di vita e di beni nelle comunità cristiane delle origini
secondo i racconti degli Atti
degli Apostoli.
Le comunità, per vivere in
famiglie allargate, cominciarono a restaurare vecchie case lavorando insieme. Vivendo nella semplicità e condividendo tutto, poterono avere
dei risparmi con i quali finanziare piccole imprese, attive in vari campi e dare così
lavoro alle persone della strada che, convertendosi al Signore, man mano si aggiungevano alle loro famiglie.
Dopo circa 25 anni l’esperimento si è diffuso in tutta
la Gran Bretagna e coinvolge
oggi circa 80 comunità familiari grandi e piccole. Molte
di queste comunità di condivisione vivono in case grandi, altre famiglie, pur condividendo le loro risorse con le
persone che vivono nella vicina casa grande, abitano
ciascuno nella propria abitazione. Molti, anche non praticando la comunione dei
beni, cercano di stabilirsi nel
pressi della casa grande e
delle famiglie appartenenti
alla «Jesus Fellowship» così
da dare e ricevere incoraggiamento nella vita cristiana.
La «Jesus Fellowship» accoglie molto volentieri visitatori da tutto il mondo. Informazioni più particolareggiate possono ricercarsi sul sito
Web: www.jesus.org.uk/nccc
o richiederle a questo indirizzo e-mail info@>jesus. org.
uk. L’indirizzo è invece; «Jesus Fellowship» Nether Heyford, Northampton NN7 3LB
Gran Bretagna.
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 83:
Bruno Corsani
La seconda lettera ai Corinzi
Guida alla lettura
192 pp., L. 24.000, Euro 12,39 - Cod. 328
La seconda lettera ai Corinzi è un libro biblico
complesso per vari aspetti, tuttavia l’autore ci offre, con magistrale competenza e capacità
didattica, una agevole guida alla
lettura che accompagna il lettore, passo dopo passo, alla scoperta delle notevoli ricchezze
che l’apostolo Paolo ha profuso
in questa lettera che è uno dei
cardini della fede e speranza
cristiana.
w SF^.■ì^,.v
‘.enpiia
.......
£2
m mmetfítrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
4
r
PAG. 4 RIFORMA
venero) 18 FEBBRAIO 2000 I VENER
Lo afferma un libro sul comportamento delle chiese durante la guerra fredda
Il Cec era cfinfiltrato» dal Kgb?
Sotto accusa il metropolita ortodosso russo Nikodim che fu uno dei presidenti del Cec
Durante la guerra fredda il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) era «infiltrato»
da agenti dei servizi segreti
dell’Europa dell’Est, e uno
dei suoi ex presidenti era un
agente del Kgb. Queste sono
le rivelazioni contenute in un
libro appena uscito in Germania. II libi^ afferma che il
metropolita Nikodim, personalità influente della Chiesa
ortodossa russa, che nel 1975
era stato eletto membro del
collegio presidenziale del
Cec, era un agente del Kgb.
Il metropolita Nikodim ha
svolto un ruolo importante
nella decisione della Chiesa
ortodossa russa di aderire al
Cec nel 1961. È stato anche
membro del Comitato centrale e del Comitato esecutivo dell’organizzazione. È
morto di infarto nel settembre 1978 mentre si trovava a
Roma durante un’udienza
dal papa Giovanni Paolo I.
Un rappresentante della
Chiesa ortodossa russa ha
smentito categoricamente
l’affermazione secondo la
quale il metropolita avrebbe
lavorato per il Kgb. Per Mikhail Gundyaev, che rappresenta la Chiesa russa presso il
Cec a Ginevra, è impossibile
per coloro che hanno conosciuto Nikodim, «crédere» a
una simile allegazione.
Il libro, pubblicato in tedesco, «Protestantesimo nazionale e movimento ecumenico: il comportamento delle
chiese durante la guerra fredda», si riferisce al movimento
ecumenico dal 1945 al 1990.
Esso afferma che nel 1992 i
dossier del Kgb hanno rivelato che il metropolita Nikodim
era stato un agente. Il libro va
oltre precisando che gli interpreti mandati alle riunioni
ecumeniche dalla Chiesa ortodossa russa venivano «scelti» dal Kgb e che scrivevano
rapporti quotidiani su quegli
incontri. Questi rapporti venivano quindi trasmessi al
metropolita il quale li inoltrava al Consiglio sovietico incaricato degli affari religiosi.
Mikhail Gundyaev ha dichiarato di non respingere la
possibilità che «alcuni membri della nostra chiesa» avrebbero potuto avere legami
con gli ex servizi di sicurezza.
Tuttavia, anche se non ha potuto consultare i dossier del
Kgb. egli respinge ogni allegazione riguardante il metropolita Nikodim. II semplice
fatto che il metropolita sia
stato menzionato nei dossier,
anche sotto un altro nome,
«non prova nulla», ha dichiarato Gundyaev. «Il metropolita Nikodim ha fatto molto
per preservare la Chiesa
dall influenza del regime
ateo», ha detto. Se il metropolita voleva che la Chiesa
ortodossa russa aderisse al
Cec. era per «preservare resistenza della nostra chiesa».
Questo nuovo libro è frutto
di diversi anni di ricerche
coordinate da Gerhard Bester, professore di storia della
Chiesa alTUniversità di Heidelberg. Il professore Besier
è molto noto per avere scritto un libro controverso in tre
volumi sulla storia delle chiese protestanti in Germania
delTEst. Il libro comprende
tre parti, ognuna scritta da
un autore diverso, sul ruolo
del Cec e delle chiese protestanti tedesche durante la
guerra fredda: la relazione
tra il protestantesimo, il comunismo e il movimento
ecumenico negli Usa: e la
storia della Conferenza cristiana per la pace.
Il capitolo riguardante il
Cec e le chiese tedesche (295
pagine) è stato scritto da Armin Boyens, che ha consultato gli archivi del Cec e della
r. •T-,
Berlino: la porta di Brandeburgo che per quasi 30 anni fu simbolo della «cortina di ferro»
Federazione luterana mondiale, nonché quelli del segretariato di stato della ex
Germania Est per gli affari
della chiesa. Armin Boyens,
ex responsabile del servizio
linguistico del Cec, è diventato più tardi cappellano nelle
forze armate tedesche.
Karin Achtelstetter, portavoce del Cec, ha dichiarato
che il Cec si rallegrava del fatto che «uno studio così ampio
fosse stato dedicato al Cec e
alla guerra fredda» e ha aggiunto che il Cec «si interessa
da molto vicino ad uno studio
serio» sul periodo della guerra fredda. Il Cec ha autorizzato tutti quelli che fanno delle
ricerche, tra cui Armin Boyens, «a consultare senza restrizioni i suoi archivi». Ha
detto però che gli autori del
libro non avevano saputo
«utilizzare correttamente il
gran numero di fonti e di materiale messi a loro disposizione». Le fonti esaminate da
Armin Boyens possono essere
utilizzate in modo corretto
solo se vengono inquadrate
in una prospettiva Nord-Sud
e accompagnate da un’analisi
Est-Ovest, cosa che il libro
non fa. Per via della «fissazione» sulla dicotomia Est-Ovest
nell’analisi delle fonti, l’interpretazione dei documenti del
Cec rimane «congelata in una
mentalità da guerra fredda»,
ha detto Boyens.
Dato che molti ricercatori
stanno studiando la questione del Cec e della guerra
fredda, Karin Achtelstetter
ha fatto notare che questo
nuovo libro dovrà «superare
il test del dibattito pubblico
da parte degli esperti in questo campo». (eni)
- ^ : È il nuovo segretario del Consiglio Pontificio per l'unità
Mons. Kasper in visita alla sede del Cec
Il nuovo segretario del
Consiglio Pontificio per l’unità dei cristiani, mons. Walter Kasper, ha tratto un bilancio positivo dalla sua visita di
due giorni al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). a
Ginevra. Il movimento ecumenico appare come uno dei
segni luminosi del secolo trascorso, ha affermato il 1° febbraio scorso. Molti progressi
sono stati realizzati in questi
ultimi decenni, contatti importanti sono stati allacciati,
filoni di convergenza sono
stati scoperti e sviluppati.
Kasper, che ha assunto le
sue nuove funzioni in Vaticano l’estate scorsa, stava effettuando la sua prima visita
alla sede del Cec. Nel suo saluto, ha sottolineato «la solida collaborazione con il
Cec». In questo contesto, ha
affermato che il lavoro della
commissione Fede e Costi
tuzione era «centrale». Fra i
temi importanti iscritti all’ordine del giorno della collaborazione tra la Chiesa
cattolica romana e il Cec,
Kasper ha menzionato la
questione del battesimo. Il
tema del «battesimo» sarà
affrontato in particolare dal
Gruppo misto di lavoro che
si riunirà nel maggio prossimo a Beirut, in Libano.
Oltre alla discussione su
temi come il riconoscimento
reciproco del battesimo, si
tratterà anche di chiedersi in
quale misura il significato
del battesimo in quanto fondamento sacramentale dell'unità dei cristiani potrebbe
essere espresso più nettamente nella liturgia, ha sottolineato Kasper, che ha aggiunto: «La questione è di sapere come possiamo celebrare insieme la nostra comune fede cristiana».
ésti La Chiesa metodista dello Sri Lanka conta 26.000 membri
Il grande impegno di una piccola chiesa
FEBE CAVAZZUm ROSSI
La Conferenza metodista
dello Sri Lanka riunita alla fine'clello scorso anno si è
dedicata all’elaborazione di
nuovi progetti per la promozione umana, la riconciliazione e pacificazione delle
popolazioni tamil e singalesi
che si affrontano in una
guerra civile distruttiva per il
paese. 1 giovani delle due etnie sono frustrati e senza
prospettive a causa della
grande disparità fra le risorse
urbane e quelle rurali, il misero sistema dell’istruzione
scolastica, l’altissimo tasso
di disoccupazione e l’alcolismo con la distruzione dei
tessuti familiari.
La Chiesa metodista è im
pegnata soprattutto nell’area
più esposta alla guerra, la
penisola di Jaffna, con progetti di riabilitazione e sviluppo, di istruzione, di educazione sessuale e lotta all’alcolismo, e con incontri e
gesti che mettono in relazione pacifica le due etnie.
La Chiesa metodista dello
Sri Lanka (18 milioni di abitanti) è sorta nel 1814, conta
26.000 membri, raccolti in
124 comunità ecclesiastiche,
con 65 pastori coadiuvati da
114 predicatori laici operanti
sul territorio e 250 che stanno terminando il periodo di
prova per entrare in servizio.
E stata la prima chiesa evangelica in Asia che ha aperto il
ministero pastorale alle donne. Per l’assistenza alla po
II segretario del Consiglio
pontificio per l’unità dei cristiani ha inoltre affermato
che la giustificazione sarà
un’altra sfida ecumenica per
il futuro. Questa questione è
fondamentale non solo per i
luterani ma anche per tutte
le chiese sorte dalla Riforma.
Ora «è importante esaminare in quale misura si potrebbe estendere ad altre chiese
sorte dalla Riforma il consenso differenziato con i luterani. e allargare la base del
consenso», ha dichiarato Kasper. Il Cec e la Chiesa cattolica romana intrattengono
contatti di lavoro intensi e
regolari. Oltre alle riunioni
del Comitato esecutivo del
Gruppo misto di lavoro che
hanno luogo due volte l’anno, si svolge una volta l’anno
una sessione plenaria del
Gruppo misto di lavoro, che
conta 35 membri. (eni)
polazione ha due punti focali. Nell’area della capitale.
Colombo, offre soccorso ai
bambini di strada, conduce
corsi di istruzione scolastica
e prescolastica, collabora
con le autorità nazionali in
un programma di nutrizione
del popolo delle baraccopoli,
e aiuta piccoli gruppi familiari a costruirsi una casa su
suolo governativo: nelle zone
più esposte al conflitto, offre
soccorso ai rifugiati, ai dislocati, ai disabili, alle vedove
rimaste senza sostentamento, alle vittime della droga e
della violenza.
La Conferenza ha sollecitato una più stretta collaborazione con anglicani, presbiteriani e battisti, con i quali ci
sono già scambi di pulpito.
DAL MONDO CRISTIANO
Polonia
Restituito alla comunità luterana il tempio
dedicato a Martin Lutero
SIEMIANOWICE — Segni pratici di distensione tra cattolici
e luterani in Polonia, dopo la firma del documento congiunto
sulla giustificazione (Augusta 31 ottobre ’99). Con una cerimonia ecumenica nella città di Siemianowice, nella Polonia
meridionale, è stato restituito alla comunità luterana il tempio dedicato nel 1895 a Martin Lutero, confiscato dalle autorità al termine del secondo conflitto mondiale e assegnato come residenza a un ordine di suore cattoliche. (nev/lwi)
Federazione luterana mondiale
1.600.000 luterani in più nel 1999
GINEVRA— Un milione e 600.000 nuovi membri di chiesa nel 1999 hanno portato il totale dei fedeli luterani nel
mondo a 63 milioni e 100.000. Aumentato anche il numero
dei luterani rappresentati dalla Federazione luterana mondiale (Firn) che passa da 57 milioni e 800.000 a 59 milioni e
400.000 nello stesso periodo. La più grande chiesa luterana
del mondo è in Europa: è la chiesa luterana svedese, che
conta 7 milioni e mezzo di fedeli. (nev/lwi)
\ Gran Bretagna
Dure reazioni a una proposta del governo
favorevole agli omosessuali
LONDRA — La proposta del governo laburista inglese di
aprire un dibattito sull’opportunità di abrogare la legge che
proibisce alle persone dichiaratamente omosessuali di insegnare nelle scuole del Regno ha suscitato l’immediata protesta della Chiesa cattolica, del vescovo anglicano di Liverpool
e del presidente della Conferenza awentista, I tre leader religiosi vedono nel progetto «una minaccia ai valori tradizionali della famiglia» e «un sintomo della decadenza dei più puri
valori della spiritualità cristiana». (nev/apd)
Francia
Giornata cristiana della comunicazione
PARIGI — Singolare iniziativa in Francia per la «Giornata
cristiana della comunicazione» (6 febbraio): le chiese protestanti, cattolica e ortodosse hanno creato un sito Internet
ecumenico (www.esperer.net) dal quale si accede a un forum di discussione con monsignor Louis Marie Billé, presidente della Conferenza episcopale francese, il patriarca Jeremie, presidente dell’assemblea delle chiese ortodosse, e il
pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Federazione protestante di Francia. (nev)
Stati Uniti
Le personalità più significative del XX secolo
secondo «Christian History»
NEW YORK — Con il nuovo secolo si moltiplicano i tentativi di stilare classifiche degli eventi e delle personalità
più significativi del secolo passato. Piuttosto curiosa la lista
stilata dalla peraltro ben nota rivista nordamericana «Christian History»: al primo posto figura come «persona più significativa del XX secolo» l’evangelista Billy Graham, seguono nell’ordine il teologo C. S. Lewis, il pastore pentecostale
William Seymour, madre Teresa di Calcutta, Karl Barth, papa Giovanni XXIII, lo scrittore Solzhenitsyn e il pastore battista Martin Luther King. (nev/alc)
Nicaragua
Proteste degli evangelici contro
i due monumenti alia Vergine e a Cristo Re
MANAGUA— Forti proteste in Nicaragua da parte di molte
organizzazioni protestanti all’inaugurazione a Managua di
due monumenti dedicati rispettivamente alla Vergine Maria
e a Cristo Re. Le due statue, inaugurate dal presidente della
Repubblica. Arnoldo Alemán, sono costate al Comune oltre
500 milioni di dollari. L’enormità della cifra spesa ha negativamente colpito i protestanti del Nicaragua che già avevano
protestato per una elargizione unilaterale governativa alle
scuole cattoliche di 2 milioni di dollari. (nev/alc)
$ Danimarca
La strana religiosità dei danesi
COPENAGHEN — Secondo un sondaggio Gallup il 60%
dei danesi è convinto che Gesù sia il figlio di Dio ma solo il
34% crede che sia il Salvatore e il 33% si rivolge a lui in preghiera. Alla domanda se l’insegnamento di Cristo è importante nella vita quotidiana solo l’8% risponde affermativamente. «Proporre oggi il messaggio cristiano - commenta
amaramente il giornale Christian Daily - ha lo stesso effetto
che si ottiene colpendo un cuscino». (nev/dcn)
t Olanija
Conferenza mondiale di Billy Graham
AMSTERDAM — Sono circa 10.000 gli evangelisti e i predicatori, provenienti da 185 nazioni, rigorosamente selezionati e invitati personalmente a partecipare dal 29 luglio al 6
agosto 2000 ad Amsterdam, alla Conferenza mondiale convocata dall’Associazione evangelistica Billy Graham. Tra gli
oratori lo stesso Billy Graham, Luis Palau e l’arcivescovo di
Canterbury, George Carey. (nev/alc)
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Il bel volume della Claudiana colma una lacuna sulla musica protestante
Cantare a Dio con «I salmi della Riforma»
La traduzione italiana del Salterio ugonotto, usato per secoli nelle chiese di tradizione
calvinista, fa comprendere meglio l'importanza del canto nella spiritualità protestante
FERRUCCIO CORSANI
POCHI anni or sono apparve in Francia la raccolta completa, e criticamente curata, dei 150 salmi «ugonotti» {Le Psautier français).
Oggi, grazie all’attento e appassionato lavoro del pastore
Emanuele Fiume (e del maestro Daniele Cristiano lafrate
per la parte musicale), la cultura italiana, e in particolare
le chiese evangeliche operanti in Italia, possiedono, nel
bel volume edito dalla Claudiana*, il tesoro dei salmi di
Davide: i salmi della Riforma
di Ginevra, Losanna e Strasburgo, in traduzione italiania; una lacuna è stata colmata, permettendo agli evangelici e a tutti gli italiani che si
interessano di musica sacra
di «vedere da vicino» in che
modo si esprimevano in musica i protestanti del XVI Secolo, cantando all’unisono,
nelle vaste cattedrali come
nelle chiesette, le lodi del Signore, attraverso le immagini, le invocazioni, i rendimenti di grazie di Davide.
Quale sia l’importanza e il
significato del canto dei salmi, tanto al tempo della Ri
forma quanto per noi oggi, è
efficacemente spiegato nella
presentazione di Paolo Ricca;
Edith Weber, docente emerita di Storia della musica alla
Sorbona, traccia un breve
profilo storico del Salterio
ugonotto. Seguono, in nitida
veste tipografica, i 150 salmi,
ai quali si aggiungono i Dieci
Comandamenti (v. Innario
cristiano, n. 162) e il Cantico
di Simeone. Va notato che alcuni salmi sono stati tratti
dall’Innario cristiano (per
esempio il 138, «O re dei re»;
il 134, corrispondente al n.
148 dell’Innario; il 116, «Amo
l’Eterno, mio soccorritor»; il
105, n. 161; il 42, «Come cerva...»; il 33, «Destati, o popolo
dei santi» e vari altri). Altri
sono tratti dalla raccolta «Salmi e cantici» delle comunità
evangeliche dei Grigioni. Mi
pare segno di modestia, e
non di pigrizia, l’aver voluto
valutare positivamente e proporre nella propria opera il
lavoro di altri fratelli in fede.
D’altronde non si potrà
certo dire che Fiume abbia
scansato fatiche e difficoltà
nell’accingersi alla traduzione di oltre cento testi poetici
accoppiati a una linea musi
cale. E si noti che il linguaggio musicale dei salmi è molto particolare: anzitutto la
suc^ struttura ritmica ignora
la scansione in «battute» (con
le stanghette) alla quale siamo avvezzi: la melodia procede in stretto connubio con
lo svolgersi del testo, acquistando di questo i punti nodali del fraseggio e dell’accentuazione; periodi e frasi si
articolano in segmenti (detti
«tactus») costituiti da gruppi
di figure musicali a 2 a 2 oppure a 3 a 3; ciò spiega le indicazioni 2t o 3t poste all’inizio di ogni salmo; spiega altresì il fatto che non dobbiamo preoccuparci di battere il
tempo come nei soliti inni e
corali; qui ogni «minima»
(nota bianca) vale un «tempo»; le stanghette punteggiate non hanno incidenza nella
pratica del canto. Ad ogni
modo notevole deve essere
l’accortezza del traduttore
nel costruire testi ben coniugati con le melodie.
Altra caratteristica dei salmi ugonotti è il loro oscillare
(in conformità con la musica
dell’epoca) fra struttura armonica «modale» (che fu
propria del canto gregoriano)
e «tonale», che man mano si
fece strada e portò all’armonia moderna (quella di Bach
e Mozart, per intenderci). Ciò
spiega come ci sentiamo talvolta un po’ sconcertati
udendo in taluni passaggi e
cadenze accordi che a noi
non sembrano logici: il senso
di «maggiore» e «minore»
non era allora affermato, ma
questa indeterminatezza dà
ai salmi un pathos tutto particolare: né costituisce una
difficoltà per le assemblee.
Invitate a cantare all’unisono
per dare maggior corposità
all’esecuzione.
Concludo con due osservazioni: a) l’interesse per i salmi
è aumentato: lo prova tra l’altro il fatto che recentemente
è stato pubblicato un Salterio
ugonotto in giapponese! b)
questo libro merita di essere
apprezzato non solo dagli
esperti e in sede culturale,
ma anche di essere usato nelle chiese e nelle corali, che
non mancheranno di esserne
arricchite in conoscenze, in
repertorio e in gusto.
(*) E. Fiume-D. C. Iafrate (a cura di), I salmi della Riforma. Torino, Claudiana, 1999, pp. XXV275, £ 32.000.
In scena a Milano un'opera teatrale di Giovanni Testori
«La Maria Brasca» fra vitalismo e piccola borghesia
PAOLO FABBRI
La Maria Brasca di Giovanni Testori è l’apoteosi
della «felicità proletaria» e
Colpisce meno delle diverse
opere tragiche di questo autore perché l’elemento tragico della \ita è molto più frequente e quindi più sentito,
(jualcuno potrebbe obiettare
che la felicità è tale e basta,
senza connotazioni «proletarie» o «borghesi», ma è pur
vero che Testori rappresenta
il popolo della periferia milanese, che ha sue caratteristiche peculiari al di là del fatto
che l’arte dell'autore proietti
i suoi personaggi in una dimensione dove tutti si possono riconoscere. Con un aforisma si potrebbe dire che la
felicità è come un maratoneta. arriva stremata al traguardo e quasi mai lo taglia.
Maria Brasca però non la
pensa così. Le lunghe ore trascorse all’ospedale Niguarda
a far passare carte sono una
sorta di pedaggio da pagare
per la parte più intensa della
vita, che viene dopo e deve
essere vissuta in modo libero
da condizionamenti dettati
dal perbenismo, con una
schiettezza che talora appare
crudele oppure arrogante.
ma è sempre tesa a difendere
la propria libertà di vita? Una
serie di uomini viene così
«consumata» e «gettata» senza coinvolgimenti sentimentali profondi, per approdare a
una maturità ancora ricca di
sensualità e passione, in cui
emerge un sentimento più
profondo per un.bel giovane
sfaccendato, «così bello che
farebbe innamorare un anticristo».
Per questo amore Maria
lotta con le unghie e i denti.
Prima contro la sorella sposata con cui vive, che lamenta la sua spregiudicatezza,
poi contro il cognato, che invece vorrebbe metterla in
guardia dal tradimento del
suo bel bijou con una ragazza
molto più giovane di lei. Dal
contrasto emerge il quadro di
una vita familiare squallida,
con una moglie che sacrifica
tutto per la famiglia, anche il
proprio aspetto fisico, mentre il marito, ben curato e
ben vestito, intrattieq^e una
relazione con una piacente
vedova a cui dedica i suoi aumenti di paga, tacendoli alla
moglie. Il quadro tuttavia ritrova il proprio equilibrio in
un abbraccio liberatorio che
in fondo pare quello di due
naufraghi che si attacchino
SCHEDA
Teatro, narrativa, saggistica
Giovanni Testori (1923-1993) è personaggio complesso nel
panorama della letteratura del dopoguerra. Influenzato dalla
Scrittura di Gadda, anch’egli milanese, nei romanzi concentra
la sua attenzione sull’ambiente delle periferie e dei sobborghi,
per rappresentare un’umanità alla ricerca di se stessa in una
fase di transizione economica e sociale. I titoli che più si ricordano in proposito sono Nebbia al Giambellino uscito postumo
nel 1995 ma scritto all’inizio degli Anni 60, La Gilda del Mac
Mahon (1975) e i racconti II ponte della Ghisolfa (1958). Importante anche l’opera teatrale, in cui Testori che nel frattempo si
è convertito al cattolicesimo, indaga senza pietà l’animo di
personaggi marginali, scoprendone angosce, dubbi, dramnii,
emarginazioni (tale è il caso del testo sperimentale, e tuttavia
messo in scena, e anche recensito da Riforma, In exitu, dramma di un tossicodipendente in fin di vita). Alla fine degli Anni
70 Testori, come per esempio Pasolini, si dedicò anche alla
scrittura di tipo «civile», intrattenendo appuntamenti periodici
Con i lettori del «Corriere della sera» e del settimanale cattolico
*11 Sabato». Al suo attivo l’autore ha anche una traduzione della prima lettera di Paolo ai Corinzi.
Adriana Asti nei panni di Maria
Brasca (foto Oppedisano)
l’uno all’altro come a un salvagente, per non affondare
nella melma della routine
quotidiana che già ha soffocato il loro amore.
Sarà però contro la più giovane rivale che Maria combatterà la sua battaglia più
dura, riuscendo a farle credere quello che forse è vero, e
cioè che il suo amante ha
l’animo del mantenuto. Non
compare mai in scena, questa rivale, quasi a evidenziare
la volontà di non essere
«messi in piazza» che il perbenismo impone, in contrasto con la volontà di chiarezza della protagonista, che in
questa chiarezza trova la propria dignità sempre tenacemente perseguita. La vicenda
si conclude con la definitiva
conquista dell’uomo e della
felicità, una felicità su misura
per Maria Brasca, disposta
anche a mantenere il bel giovane pur di legarlo a sé, ma
pur sempre felicità.
Adriana Asti, con una
splendida interpretazione,
guidata dalla misurata regia
di Andrée Ruth Shammah,
riesce a disegnare i contorni
marcati di un «carattere» passionale e carnale come quello
della Maria Brasca di Testori
senza cadere nell’errore di
una recitazione troppo veristica. Carlina Torta tratteggia
con grande sensibilità e incisività la figura della sorella,
mentre non sono meno bravi
Franco Oppini nel ruolo del
cognato metalmeccanico e
Giuseppe Scordio nel giovane amato da Maria. Bella anche la scenografia, che ambienta la storia in un locale o
cortile di periferia, con in
fondo il muro di una fabbrica, dove a tratti si apre un sipario che rivela una cucina
con un angolo separato da
una tenda, dove si trova il letto di Maria Brasca. Un ambiente proletario per una storia proletaria.
Milano,
teatro Franco Parenti
ìWi Novità libraria a Friburgo
I valdesi e altri «eretici»
A fine gennaio un folto
pubblico si è ritrovato nella
chiesa dei Frati francescani
di Friburgo, in Svizzera, per
la presentazione del libro
Waldenser, Wiederganger,
Hexen und Rebellen (Valdesi,
spettri, streghe e ribelli) di
Kathrin Utz Tremp. Il luogo
scelto per la presentazione è
stato di per sé significativo:
proprio in quella chiesa infatti, ha detto l’autrice, si
promulgò la sentenza di
condanna del primo processo condotto contro i valdesi
Il filosofo dell'ermeneutica
Hans Georg Gadamer
compie cento anni
L’il febbraio il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer
ha compiuto 100 anni. Considerato unanimemente come
il fondatore dell’ontologia ermeneutica Gadamer, già allievo di Martin Heidegger, ha
elaborato nel corso degli anni
una teoria interpretativa nella
quale il problema della verità
è posto non in maniera astratta, ma in riferimento alla possibilità che l’uomo può avere
di farne esperienza in concre
to. Il linguaggio è non tanto lo
strumento, ma piuttosto la
«dimensione», l’ambiente in
cui l’uomo può incontrare la
realtà e la tradizione.
Gadamer è anche un protestante, ha seguito l’insegnamento, fra gli altri, di Rudolf
Bultmann e, a Napoli per
l’Istituto di studi filosofici, ha
tenuto una conferenza rivolta
agli evangelici della città nel
1993. La sua opera fondamentale è Verità e metodo (1960).
LIBRI
Narrativa Racconti
israeliani
Con il titolo Tutti i racconti (Einaudi, 1999, pp. 453, £
34.000), si pubblicano unitariamente le prime prove narrative di Abraham B. Yehoshua, poi divenuto famoso anche in
Italia per i romanzi di più ampio respiro {Il signor Mani, Ritorno dall'India, Viaggio alla fine del millennio). L’autore ha infatti abbandonato con il
primo romanzo {L'amante àe\ 1973) la composizione di storie brevi. Compaiono in questi racconti, in parte già visti in italiano, forme sperimentali e metaforiche accanto ad
altre più tradizionali, realmente anticipatrici
dei grandi temi futuri: la famiglia, la tradizione, il passato.
Costume L'Italia delle
(-anzoni
Può capitare che un serioso politologo abbandoni la propria materia per avventurarsi in altri territori e che scriva un
libro dedicato alle canzonette, cioè alla musica leggera o
musica di consumo dell’Italia del dopoguerra. È quanto fa Edmondo Berselli {Canzoni. Storia dell'Italia leggera. Il Mulino,
1999, pp. 186, £ 18.000): ne scaturisce
un’Italia che vive di passioni, speranze, sogni collettive e anche di miti, fra canzoni
d’amore e canzoni di contestazione, Mogol
e Battisti piuttosto che Guccini fino al genere «trasgressivo» di Vasco Rossi.
in Friburgo il 23 dicembre
1399. Attraverso ricerche
protrattesi per oltre 10 anni,
l’autrice ha indagato sui due
processi dell’Inquisizione a
Friburgo (1399 e 1430), rintracciando le biografie di 108
vittime dei processi stessi.
Raccolte in un volume di oltre 600 pagine, queste biografie si affiancheranno all’imminente pubblicazione
degli atti dei due procedimenti, presentati in latino
nella collezione Monumenta
Germaniae Historica.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evange
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alte ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 20
febbraio, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Scuola e religioni: il
Tavolo interreligioso»; «La Parola in “Peanuts", la fede rac
contata con i fumetti»; «Perle di vetro: storie di fede e vita
quotidiana». La replica sarà trasmessa non lunedì ma martedì
22 febbraio alle ore 24 e lunedì 28 febbraio alle 9,30 circa
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PAG. 6 RIFORMA
venerdì 18 FEBBRAIO 2000
Il testo di studio proposto dal «Gruppo di lavoro» costituito dalla Tavola valdese
I problemi etici posti dalla scienza
L'etica deve promuovere il senso di responsabilità di tutti e la ricerca di un ampio consenso
sui comportamenti reali delle persone cercando soluzioni eque e universalmente applicabili
Come richiesto dal Sinodo 1999 delle chiese valdesi e metodiste («Il Sinodo, esaminata la bozza redatta dal Gruppo di lavoro
sui problemi etici posti dalla scienza, invita il Gruppo stesso a
raccogliere i risultati del dibattito sinodale e a utilizzarli ai fini
di una nuova redazione del documento da inviare poi alle chiese»), presentiamo la nuova versione del documento che dovrebbe rappresentare le linee guida su una materia quanto mai complessa. Le chiese valdesi e metodiste sono invitate, dallo stesso
atto sinodale, a studiare questa versione del documento e a trasmettere le loro osservazioni al Gruppo di lavoro in vista di una
decisione definitiva nel corso del prossimo Sinodo. Ricordiamo,
inoltre, che in queste settimane riprende in Parlamento la discussione della legge sulla procreazione medicalmente assistita,
argomento sul quale lo stesso Gruppo di lavoro ha preparato un
documento pubblicato in un inserto di Riforma del 15 ottobre
scorso e dalla Claudiana nella collana «Cinquantapagine»
I problemi posti dalla scienza e dalle tecnologie derivano
dalla costante evoluzione delle scoperte scientifiche e dal
rapido diffondersi del loro impiego tecnologico e pratico.
Tali problemi creano processi
difficili da controllare; in essi
l’umanità rischia di diventare
sempre più dipendente da
procedure e determinismi
sconosciuti e inafferrabili. Sarebbe ingiusto, d’altra parte,
dimenticare gli innegabili
vantaggi che, proprio in virtù
delle possibilità offerte da
scienza e tecnologia, possono
essere messi alla portata di
qualsiasi persona.
Nel prendere posizione su
tali problemi, le chiese non
pretendono di imporre una
propria visione scientifica. La
scienza non ci detta che cosa
credere e la fede non ci detta
che cosa conoscere. Riconoscerlo non equivale tuttavia a
decretare una completa separazione tra i due campi. Le
chiese rivendicano una competenza dal momento che si
situano sul terreno della discussione pubblica dei problemi a partire dagli interessi
e dai bisogni delle persone
coinvolte, soprattutto quando
si tratta di salvaguardare diritti delle persone più vulnerabili. L’intenzione è quella di
fare chiarezza sui problemi,
promuovere l’informazione e
di conseguenza far crescere la
consapevolezza e diffondere
il senso di responsabilità nella società tenendo conto delle
acquisizioni scientifiche.
Le chiese nelle loro scelte
etiche muovono dall’Evangelo di Gesù Cristo, che apre diverse dimensioni e punti di
riferimento variamente collegati tra di loro:
- un motivo di fiducia profonda non riposta astrattamente nell’umanità o nelle
cose, ma rispondente piuttosto al patto tra Dio e la realtà
umana, che suscita un nuovo
sguardo sulle cose (Salmo
111,7-9; Giovanni 10,10):
- un momento critico, che
pone interrogativi a ogni proposito e senza reverenze per
nessuno e che sarà perciò anche fondamentalmente autocritico;
- un momento di solidarietà costruttiva, tesa a superare contrasti, a trovare soluzioni, disposta a non lasciarsi
richiudere in rigide alternative e ad accettare invece anche resistenza di situazioni
aperte non risolvibili e di
conseguenza ad agire nella
misericordia per assorbire le
contraddizioni e lenire le sofferenze;
- un anelito universalista,
disposto alla collaborazione e
non particolarista, teso alla
costruzione di società aperte
all’accoglienza, che tengano
in onore libertà ed eguaglianza, e dove ogni persona (di
qualsiasi provenienza) sia re
sa partecipe del comune proposito:
- un invito rivolto a ogni
singola persona affinché maturi una consapevolezza profonda del proprio essere, superi con successo le crisi e rispecchi se stessa nel compito
che le viene affidato.
Tali punti di riferimento
portano a respingere atteggiamenti quali:
a) un atteggiamento dualistico, che favorisce visioni
troppo semplificate della realtà e mira a ritagliare per sé
un’innocente «parte buona»;
b) una visione clericale,
che scoifiunica a priori qualsiasi tentativo razionale e incornicia ogni atto umano in
una sfera di sacralità regolata
da un principio sacerdotale, e
COSI divide i cittadini in buoni e meno buoni, legandoli a
concezioni paternalistiche,
conservatrici e autoritarie;
c) una concezione meccanicistica ed eccessivamente
fiduciosa nella scienza, dove
essendo la realtà ridotta a
mero oggetto di studio e di
esperimento, si arriverebbe
a e perdere di vista la complessità del vivente e l’interazione di fattori umani e
culturali.
I problemi etici posti dalla
scienza possono essere affrontati in base a quattro nozioni di vasta portata, quali
quelle di limite e di autonomia', di rispetto e di diritto,
considerate nei loro vari legami e riferite alla scienza, alla
persona e all’ambiente. Vogliamo qui descrivere tali legami e indicare le conseguenze che se ne possono trarre.
L’etica non disconosce il
concetto di autonomia della
scienza. Le strutture conoscitive sono potenzialmente illimitate, senza limiti aprioristici. Non esiste la possibilità
di definire un limite assoluto
della scienza o un ambito che
le possa essere sottratto.
Si prospetta tuttavia un’intima relazione tra conoscen
I «Cinquantapagine» della Claudiana suH'argomento
n. 12
95 pp.
L 8.000
Presentazione
di Franca Long
Bioetica,
aborto, eutanasia
n. 14
64 pp.
L 5.000, Euro 2,58
Cod.313
Giovanna Pons
Progresso scientifico
e bioetica
n. 16
48 pp.
L 5.000, Euro 2,58
cod. 325
a cura del «Gruppo
di lavoro sui problemi
etici posti dalla scienza»
Presentazione
di Franca Long
Procreazione
medicalmente assistita
Per i vostri acquisti, per gli abbonamenti
ai periodici evangelici
Ubrerie CLAUDIANA
MILANO
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
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Ta. 011/668.98.04 ■ FAX 011/650.43.94
C.C.P. 20780102
hHpV/wwwxtaataaJt
za e responsabilità. Il limite
cui la scienza è sottoposta è
imposto dalla natura della
materia vivente, nonché dalla
struttura storica e temporale
della cultura umana. Ogni
scoperta apre nuove vie, ma
va elaborata e valutata anche
in base al grado di evoluzione
dell’umanità che vi è coinvolta. A ogni nuova soglia di conoscenza inerisce una nuova
considerazione della responsabilità globale che essa ha
contribuito a far sorgere.
Insieme e in relazione con
questo concetto di autonomia
della scienza, l’etica riconosce e usa perciò il concetto di
limite, per cui non tutto quel
che è possibile va necessariamente fatto, in particolare là
dove è in gioco l’alterazione
del patrimonio genetico.
L’etica riconosce e impiega
il concetto di rispetto, che si
applica a ogni forma di vita e
alLambiente nella sua globalità, e contribuisce alla ricerca di soluzioni nei casi in cui
gli interessi della comunità
umana confliggano con quelli delle altre forme di vita.
Tale rispetto si applica in
modo particolare all’embrione umano, che non deve diventare oggetto di impiego
per nessuna ragione e può al
massimo essere studiato in
connessione con una stretta
regolamentazione scientifica
tendente a promuovere conoscenze essenziali e universali. Circa la procreazione
medicalmente assistita, il rispetto delle scelte individuali, in particolar modo quelle
della donna, dovranno essere affiancate da una adeguata informazione su tutti gli aspetti del problema, a cominciare dalle conseguenze
non ancora abbastanza note
delle terapie.
Insieme e in relazione con
tale nozione di rispetto, l’etica riconosce e usa la nozione
di diritto, autonomia e difesa
della persona. La libertà della
persona va limitata soltanto
per motivi di carattere generale e mai per asserire particolari visioni appartenenti a
tradizioni filosofiche o religiose. Dal diritto nasce però
anche l’obbligo. Si afferma
quindi il dovere della legge di
porre limiti e obblighi, dove
la libertà, lasciata a se stessa.
metterebbe fuori causa le acquisizioni di giustizia e uguaglianza faticosamente elaborate e parzialmente realizzate
daH’umanità.
La concezione etica qui
adottata implica la lotta contro ogni male che affligge
l’umanità. Va respinta perciò
l’idea di un valore intrinseco
della sofferenza fisica. La sofferenza, sia per le persone, sia
per gli animali, può oggi essere fortemente ridotta e la medicina vi si deve impegnare
senza esitazioni. L’essere
umano ha diritto a una morte
dignitosa e quando, in una fase terminale della malattia, la
terapia non è più in grado di
alleviare le sofferenze, rientra
nel diritto del malato il ricorso a un aiuto a morire.
L’umanità vede nella difesa
dai mali naturali che Taffliggono un compito nobile e decisivo, che essa affida in gran
parte alla scienza. Va però
evitata l’illusione - creata in
qualche modo da una percezione distorta dello stesso
progresso scientifico - di un
mondo privo di sofferenze,
nel quale i mali naturali siano
completamente rimossi. Tale
idea può indurre mistificazioni che è bene denunciare.
La scienza non va considerata come un toccasana dotato
di poteri illimitati, ma un aiuto efficace, da sollecitare e ricevere responsabilmente.
La solidarietà con le persone sofferenti implica che l'atteggiamento verso fenomeni
sociali problematici (per e
sempio l’interruzione volontaria della gravidanza) non si
trasformi mai in giudizio verso le persone coinvolte, ma
sia piuttosto affiancato dalla
immedesimazione nella parte più sofferente.
L’intreccio dei problemi
delineati ci porta infine a far
menzione del loro aspetto
economico. A questo livello
troviamo altri importanti nessi di natura morale e giuridica
legati alle nozioni già incontrate di limite e di diritto. Si
sta svolgendo una importante
discussione a proposito di allocazione delle risorse e di
brevettazione di parti o interi
organismi viventi. Nella nostra prospettiva, i risultati
della scienza debbono entrare a far parte del patrimonio
della comunità scientifica internazionale ed essere utilizzati a beneficio dell’umanità
senza condizionamenti di carattere economico.
In base a quanto detto le
chiese hanno il compito di
diffondere l’informazione e
animare i dibattiti, in una
prospettiva di apertura e di
dialogo tra cittadini e operatori dei vari settori.
L’etica tende infatti a promuovere un consenso intorno a comportamenti reali,
non solo teorie, e va praticata
chiamando persone di ogni
provenienza a partecipare
con pari dignità alla scoperta
di soluzioni eque e universalmente applicabili, esse stesse
espressione di una comune
volontà di cittadinanza.
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-------Vita Delle Ghie;
PAG. 7 RIFORMA
A Taranto due riuscite iniziative del Centro culturale biblico «Ruah»
Quando le fedi si incontrano
' Con lo collaborazione del Segretariato attività ecumeniche (Sae), si sono affrontati il temo
I del dialogo ecumenico tra cristiani e quello del confronto con lo religione e l'etica ebraica
NICOUVPERCHIAZZI
Due interessanti incontri,
con il tema generale
' (Quando le fedi si incontra1 si sono tenuti a Taranto,
I piazza ritenuta difficile quanI IO alla comunicazione culturale, specie poi nell’ambito
delle problematiche di fede,
'gail miracolo è avvenuto,
I jpecie considerando la conI [gmporaneità di altre confeI renze giubilar!, quasi a voler
I significare che il tempo è maturo per «prove di ecumeni' SPIO» (così titolava il quoti' diano cittadino nel sottolineare il successo dell’iniziativa del 21 gennaio) o per pasI sare «dalle parole ai fatti» (così sili più diffuso settimanale
I cattolico locale).
L’incontro del 21, organizzato nella sala Paolo VI del^ l’Istituto Sant’Antonio, ha vi' sto discutere Francesco Carri,
pastore valdese delle chiese di
Taranto e Grottaglie, e don
Paolo Oliva, docente di Teologia dogmatica all’Istituto di
Scienze religiose R. Guardini
' di Taranto, moderatore don
Rocco La Rocca, direttore delI l'Ufficio diocesano per TecuI menismo. Chi scrive (per conI todel Centro culturale biblico
I «Ruah») e la prof. Lucia Zigrino (Sae) hanno chiarito significato e impegno delle loro associazioni alla luce dell’ecumenismo.
' Carri, nel ribadire le necesI sità del dialogo tra chiese, ha
I esordito evidenziando come,
I quando le fedi si incontrano e
non si scontrano, quando si
impara l’arte dell’incontro, si
ricevono lezioni dell’umiltà. Il
I pastore ha poi tracciato un
l excursus storico-teologico sul
I luteranesimo e i suoi rapporti
I conia Chiesa cattolica, ivi inI pestando il «casus belli» della
prestigioso Palazzo della Cultura, anch’esso patrocinato
dalla Regione Puglia, ha visto
intervenire sui temi generali
delTehraismo il prof. Guido
Regina, chirurgo vascolare
dell’Università di Bari, profondo conoscitore del giudaismo ed ebreo osservante egli
stesso. Dopo un’articolata introduzione della prof. Maria
Zaccaria, il prof. Regina si è
avventurato in un’affascinante traversata del «mare magnum» dell’Ebraismo, sottolineando che esso più che esprimere una teologia si considera un popolo in cammino
e in ascolto. L’ascolto è una
delle prerogative dell’uomo
ebreo, di fronte a un Signore
Dio che non si vede, ma si
sente. Un Dio che rispetta
l’uomo, lo chiama a collaborare alla creazione, insegnandogli la condotta morale da
seguire, riassunta dai dieci
comandamenti. Per gli ebrei,
religione ed etica sono un
modo univoco per vivere nella storia, quella storia che divide cristiani ed ebrei soprattutto nel concetto messianico.
Un messianismo ebraico che
è pure miglioramento continuo dell’uomo nel qui e ora. A
quest’ultimo concetto si è collegato chi scrive per far risaltare l’importanza del contributo di tanti ebrei nei diversi
Il Muro del pianto a Gerusalemme
ambiti dello scibile umano, fino alle ultime «contaminazioni» tra Qabbalah (la mistica
esoterica ebraica) e psicologia
(come in ambiti della psicosintesi), che sono forse il lato
più nobile del controverso
New Age. Dopo un prolungato dibattito, i due esponenti
del Sae e della Ruah hanno
consegnato al relatore un certificato di donazione alla terra
d’Israele, da parte delle due
associazioni, di 12 alberi.
Due incontri quanto mai
riusciti: è forse il Kairòs per la
Ruahl Sembrerebbe di sì, almeno alla luce dell’audience
del 21 (oltre 100 persone) e
del 28 (oltre 200), il che pone
il rinnovato Centro biblico di
fronte a nuove inattese responsabilità, per l’insperata
risposta e crescita quantitativa e qualitativa. Infatti, il
Centro - nato nel 1998 per
iniziativa del pastore valdese
Simonpietro Marchese e di
chi scrive, pentecostale - non
era ancora veramente decollato, pur in presenza di iniziative stimolanti. Il nuovo taglio, che dà più attenzione
all’attualità e all’ecumenismo
(con l’ingresso nel direttivo di
esponenti del Sae), ha dato
una svolta, decisamente inattesa al Centro, alla cui direzione è subentrato chi scrive,
affiancato da M. Teresa Pizzulli, musicista, anche lei
pentecostale.
L'attività (JeH'Esercito (della Salvezza a Roma
Iniziative per i senza fissa dimora
giustificazione per fede. Don
' Oliva, più che soffermarsi sul
I documento ha stimolato ciaI scuno a confessare la fede
I nella grazia del Signore e a riI conoscere l’azione dello Spirito Santo (la Ruah) nella
' Chiesa. Poi ha evidenziato i
I punti significativi della diI chiarazione, sottolineando il
consenso raggiunto su verità
fondamentali e la fine degli
anatemi reciproci. Nel dibattito è emerso che ciò che unisce evangelici e cattolici è la
fede nel Cristo risorto e la
consapevolezza che l’uomo è
«simul iustus et peccator».
L’incontro del 28 gennaio,
nella sala convegni del nuovo
Dall’inizio di dicembre, a
Roma, l’Esercito della Salvezza è impegnato nel progetto
«emergenza freddo», per l’assistenza di persone senza casa e barboni nel corso dei
mesi invernali. In collaborazione con il Comune vengono distribuiti, due volte la
settimana, pasti caldi per 70
persone, coperte, sacchi a
pelo, abiti e scarpe.
A Roma l’Esercito della Salvezza è impegnato da anni
nell’assistenza di persone
senza casa o in gravi difficoltà
economiche. La struttura del
Centro sociale situata in via
degli Apuli (ex Albergo del
popolo) è convenzionata da
circa 15 anni con il Comune
di Roma per 250 posti letto.
Di recente, nell’ambito dell’intervento «emergenza freddo» a favore dei barboni, sono stati sistemati altri dieci
posti letto. «Accogliamo persone che vivono in condizioni
di indigenza e sperimentano
gravi situazioni di emarginazione sociale - spiega il maggiore dell’Esercito Carmela
Colangelo, direttrice del Centro -. Si tratta spesso di pensionati, persone anziane che
per vari motivi hanno perso
la casa, ma anche di giovani
disoccupati, ex carcerati, ex
tossicodipendenti». Gli ospiti,
che normalmente rimangono
al Centro di accoglienza per
periodi transitori e comunque non superiori ai sei mesi,
possono usufruire di una serie di servizi, fra cui una mensa comune per 150 coperti
(colazione e cena), un centro
di ascolto, un presidio medico per l’assistenza di base.
Cresce in questi anni il numero di stranieri che chiedono assistenza al Centro socia
Per go(dersi i privilegi della terza età
‘‘Mia madre si è ripresa
la sua libertà
Quando mia madre mi ha detto che si
annoiava a vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.^
Lei cercava un posto dove stare con persone
della sua ètà, io le ho trovato una bella villa confortevole con
un parco facilmente raggiungibile dalla città.*^
Lei voleva mantenere la sua indipenden^
e le sue abitudini e io ho provveduto ad assicurarle insieme,“
anche un servizio qualificato e un'assistenza continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci vediamo.
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la{{fôidenza
la sel enita è di casa
Via P. Lazzari, 25
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3
E
$
....... 11 Sino(jo valdese del Rio de La Piata
Un patto di unità
che si rinnova ogni anno
le, che ha scelto da tempo di
lavorare in rete con altre associazioni e con i servizi sociali del Comune. «Attualmente - precisa il maggiore
Colangelo - circa un terzo dei
nostri ospiti proviene da altri
paesi: le nostre porte sono
aperte a chiunque si trovi in
difficoltà e questo è il nostro
modo per vivere il messaggio
dell’Evangelo e rispondere alla vocazione. Nei limiti delle
nostre forze cerchiamo di farci guidare dalla parola evangelica che ci chiama a sostenere e amare gli ultimi».
L’Esercito della Salvezza,
membro della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, opera in 36 località italiane e gestisce diverse opere
sociali. Attualmente l’Esercito della Salvezza in Italia è diretto dal tenente colonnello
David Armistead. (nev)
Il 10 febbraio è terminato a
Colonia (Uruguay) il 37° Sinodo valdese dell’area rioplatense (Argentina e Uruguay)
che si è aperto domenica 6
febbraio con un culto che ha
visto la partecipazione di 400
persone e la consacrazione
della pastora Carola Tron.
Dopo avere eletto il Seggio
(presidente il laico Ariel Rostan, vicepresidente la pastora Claudia Tron), e ascoltato
le relazioni della Commissione d’esame e della Commissione finanziaria, il Sinodo si
è suddiviso in quattro gruppi
di lavoro in modo da facilitare la discussione e raggiungere un maggior approfondimento delle varie tematiche.
Quest’anno i gruppi sono
stati suddivisi nei seguenti
temi: vita di fede, testimonianza e servizio, finanze e
statistiche, vita istituzionale.
Nel corso dei lavori in assemblea plenaria, il Sinodo
ha discusso della cura pastorale delle chiese, riaffermando il criterio del servizio a
tempo determinato di un pastore in una chiesa locale
(sette anni più massimo altri
sette per un totale di quattordici anni), delle opere diaconali e del modo con cui vengono amministrate, della questione finanziaria. Il Sinodo
ha anche riflettuto su che cosa significa essere chiesa per i
valdesi. Che cosa significa,
cioè, essere una sola chiesa in
cui le diverse comunità locali
sono unite da un patto di
unità che le rende solidali una
con l’altra in tutti gli aspetti
della vita. Patto che di unità
che deve rinnovarsi e ratifi
carsi continuamente, rispondendo alle diverse esigenze
poste dallo sviluppo della società e della modernità.
La sera di domenica 6 febbraio, nel tempio valdese di
Colonia, si è tenuto un pubblico dibattito su «Il significato del nascere e del morire»,
con la partecipazione del teologo metodista argentino José Miguez Bonino e del medico Milton Cazes. Il dibattito
ha sottolineato la necessità di
una riflessione etica cristiana
in una società che, in forma
inconsulta, fa sempre più uso
di tecnologie che influenzano
direttamente o manipolano i
processi naturali della vita e
della morte. La responsabilità umana in questi processi
è innegabile, così come le
motivazioni o gli interessi
che li condizionano. Nel corso del dibattito si è anche criticato il fatto che negli ospedali dell’Uruguay non esistono ancora dei comitato etici
o di bioetica.
Le chiese valdesi dell’Uruguay e dell’Argentina costituiscono un unica chiesa con
quelle italiane e svizzere, pur
suddivise in due «aree»: quella europea e quella rioplatense. La solidarietà delle chiese
«europee» verso quelle rioplatensi si esprime con un costante sostegno, come la colletta del 17 febbraio che ogni
anno ha un fine specifico deciso dalla Mesa vaidense.
Quest’anno la colletta è destinata al fondo di assistenza dei
pastori rioplatensi emeriti e a
un piccolo progetto di aiuto
per due asili infantili in Argentina e uno in Uruguay.
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FEBBRAIO 2000
Ecumenismo
La «porta santa» apre o chiude?
Kosovo
Il ponte di Mitroviza
Educazione alla pace
Colombia, la scuola della «convivencia»
Giubileo
«Beati» due papi divisi dalla libertà religiosa
Ebraismo
Un continuo viaggio deU’anima
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8
r
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Molte le esperienze e le riflessioni nelle diverse realtà evangeliche italiane - 3
La Settimana di preghiera per l'unità
Concludiamo la nostra panoramica sul senso e lo spirito con cui quest'anno molte chiese
locali hanno deciso di partecipare o meno a questa significatica iniziativa ecumenica
EMMANUELE PASCHETTO
CON questo terzo intervento sulla Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc) dello scorso
gennaio chiudiamo l’argomento, ringraziando quanti ci
hanno inviato notizie. Per
forza di cose abbiamo dovuto
riassumere i contributi che ci
sono giunti; speriamo comunque di avere reso il senso
e lo spirito della partecipazione alla Settimana, là dove ciò
è avvenuto, e di aver rappresentato con fedeltà le motivazioni delle comunità che non
hanno ritenuto opportuno
prendervi parte.
In Lombardia, per quel poco che abbiamo potuto raccogliere, vi sono stati atteggiamenti diversi. A Milano,
dove da diversi anni esiste un
Consiglio delle chiese cristiane, di cui fa parte ovviamente anche la Chiesa cattolica,
alcune chiese evangeliche
non hanno ritenuto opportuno partecipare alla Spuc. Vi
sono stati degli incontri preliminari per cercare di superare gli ostacoli che hanno
portato ad una soluzione intermedia. La Chiesa cattolica
ambrosiana ha organizzato
diversi incontri presso le parrocchie delle sette zone pastorali della diocesi (toccando oltre a Milano, 11 località
diverse del circondario, e ha
promosso un incontro sul tema: «Le chiese cristiane d’
Europa a duemila anni dalla
nascita di Cristo» con il card.
Martini, il vescovo Koppe vicepresidente della Chiesa
evangelica in Germania, e
l’arcivescovo Pop, ortodosso
romeno dell’Europa occidentale, residente a Parigi. Come
Consiglio delle chiese cristiane si sono invece avuti tre
momenti di incontro: il 22
gennaio per le coppie interconfessionali, il 24 sul tema
Ecumenismo e Giubileo^ in
cui sono emersi i motivi di
fondo per cui gli evangelici
non hanno preso parte alla
Spuc, e il 25 dove mons. Aldo
Giordano, segretario del
Consiglio delle Conferenze
episcopali europee, e la past.
Gianna Sciclone della Conferenza delle Chiese europee
(Kek), hanno presentato la
«Charta oecumenica».
Tavola rotonda suH'ecumenisnio nel tempio valdese di Milano
(foto Zibecchi)
A Lodi, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Sole, sabato 22 gennaio si è
svolto un incontro di preghiera, promosso dalla Commissione per l’ecumenismo e
il dialogo della diocesi di Lodi
e dalla locale Chiesa battista.
Hanno predicato la pastora
Lidia Maggi e mons. Giacomo Savaré. Per l’occasione
sono state raccolte delle offerte da destinare a un’associazione che lavora per il recupero delle prostitute.
A Casorate Primo la locale
comunità battista, con il pastore Bruno Colombo, ha ribadito la contrarietà degli
evangelici per i legami che in
un primo momento erano
stati creati fra Giubileo e
Spuc, ma ha ritenuto di dover
continuare sul cammino ecumenico già iniziato da diversi
anni, trovando la piena comprensione delle parrocchie
cattoliche di San Vittore a Casorate e di San Giovanni Battista di Motta Visconti, con le
quali si sono avuti die incontri di preghiera.
Le chiese evangeliche di Firenze, battista, metodista e
valdese, hanno espresso in un
documento il loro rammarico
per il raffreddamento del clima ecumenico, imputato ad
alcuni atteggiamenti di chiusura della Chiesa cattolica. Le
nostre chiese, è detto nel documento, «decidono di compiere un digiuno ecumenico
nei confronti della Settimana
di preghiera e sperano che
questa assenza possa essere
per la Chiesa cattolica romana motivo di riflessione».
Altrettanto netta la posizione degli evangelici di Palermo che, facendo riferimento
soprattutto ai tentativi di
commistione fra Spuc e Anno
Santo e alla questione delle
indulgenze, scrivono: «In
queste condizioni non ci è
possibile partecipare alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2000 che
ha perso per noi il carattere
di spazio di autentico ecumenismo». Nella settimana precedente si sono svolti alcuni
incontri di preghiera nelle
chiese evangeliche, in cui è
stato ribadito che la posizione degli evangelici ha un carattere di eccezionalità ascrivibile alle circostanze particolari in cui quest’anno si è
inserita la Spuc.
Per quanto riguarda Gioia
del Colle, di cui abbiamo accennato nel numero scorso,
in una corrispondenza della
locale comunità battista viene fatto notare che «per la
nostra piccola comunità è
stata la prima opportunità
per iniziare insieme un per
corso ecumenico, e per molti
cattolici è stata la prima occasione di udire in una chiesa cattolica la predicazione
della parola di Dio dalla bocca di un evangelico».
A Genova il 4 gennaio il
card. Tettamanzi invitava i
pastori delle chiese evangeliche a un incontro per fare il
punto sulla situazione delle
relazioni ecumeniche in città
e vedere se era possibile ritrovarsi insieme per la Settimana di preghiera. I pastori
presenti, ad esclusione del
decano della Chiesa luterana,
past. Astfalk, hanno ribadito
che la posizione evangelica è
quella di astenersi per tutto
l’anno dagli incontri ecumenici. Si è concordato tuttavia
sull’opportunità di approfondire la conoscenza reciproca
e sulla necessità di avere nel
corso dell’anno un paio di incontri su temi specifici. Per
parte loro gli evangelici si sono riuniti sabato 22 gennaio
nella chiesa valdese di via Assarotti per pregare per la città
e la sua evangelizzazione.
Erano presenti avventisti,
battisti. Fratelli, metodisti,
valdesi ed evangelici della
chiesa della riconciliazione,
dell’Azione biblica, della
chiesa svizzera. Notata l’assenza delle Assemblee di Dio
e dei luterani.
Gennaio 2000, incontro ecumenico a Torino
Celebrazione ecumenica in San Vito al Giamabellino a Milano
Vìllassìo della Gioventù
Lunsomare Pyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villa3g1@tin.it
Il «Villassio della gioventù»
Invita tutti alla
Festa dei 50 anni
Il 6 MAGGIO 2000
Inizio del programma alle ore 15
Tettimonianzc
Proiezioni
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Buffet
Per informazioni rivolgersi alla direzione
Vìllasgìo della Gioventù
Lungomare Pyrgi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villaggi@tin.it
il «Villasgio della gioventù»
in occasione della «Festa dei 50 anni»
bandisce un
Jooo
n|'^lla festa
Inviate le foto, possibBmente coDÌèf,"« saranno incluse tutte
nell’album fotografico del villaggio.
Indicate per ogni foto; data, persone, situazione.
Le foto devono arrivare entro il
31 marzo 2000
Per informazioni rivolgersi alla direzione
venerdì 18 FEBBRAIO;
Un convegno a Avellino
Comunicazioni sociali
e dialogo ecumenico
GIOVANNI SARUBBI
IL28 gennaio, presso il Salone del Palazzo vescovile
di Avellino, si è tenuto un
convegno su: «Le comunicazioni sociali per il dialogo
ecumenico, per la promozione della giustizia e della pace», organizzato dal settimanale cattolico di Avellino II
Ponte, dairUcsi (Unione cattolica stampa italiana) e dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, prendendo spunto dalla realizzazione della traduzione ecumenica del Vangelo di Giovanni, a cui hanno partecipato tutte le confessioni cristiane italiane.
All’incontro sono intervenuti Valdo Bertalot, Segretario generale della Società biblica in Italia (che ha coordinato tutta l’attività di redazione della nuova traduzione
del Vangelo di Giovanni);
Massimo Milone, vicepresidente nazionale dell’Ucsi;
Teodora Tosarti, pastora valdese e anche una delle traduttrici. È intervenuto anche
mons. Antonio Forte, vescovo di Avellino. Presente al
convegno Antonio Squitieri,
pastore metodista e direttore
del Villaggio evangelico di
Monteforte Irpino. Molti i
giornalisti presenti, soprattutto di area cattolica, facenti
capo all’Ucsi, fra cui il segretario provinciale Giuseppe
Petrucciani, e quelli dell’Ussi
(Unione stampa sportiva Italiana). Presenti esponenti di
Pax Cristi, di United Religions, delle Adi e della Cisl.
Dell’incontro è stata dato notizia sia sulla stampa quotidiana provinciale, sia attraverso le tv locali.
Ha introdotto l’incontro
don Gerardo Capaldo, direttore de II ponte, che ha spie
gato il senso di una iniziativa
che va avanti già da alcuni
anni ed è legata, per i giorna
listi cattolici, alla celebrazio
ne della giornata della cornu
nicazione sociale. Già da al
cuni anni questo momento:
di riflessione è legato, nella|
diocesi di Avellino, a un nto-1
mento ecumenico. «La dimensione ecumenica - dirà
successivamente il vescovo'
Forte nel suo appassionato I
intervento - è essenziale nel-1
la comunicazione». |
Ricco e stimolante è stato i
l’intervento di Valdo Bertalot
che ha parlato deH’impor-'
tanza della Bibbia come stru- '
mento di comunicazione e di '
dialogo ecumenico, parten-1
do dalla frase di Karl Barthi
sul rapporto fra Bibbiae|
giornale. Altrettanto stimolante l’intervento di Massimo
Milone che ha lanciato l’idea
di un patto etico per l’infotmazione, su cui si è soffer-l
mato il recente congresso:
deU’Ucsi che lo ha esposto al
papa, al presidente delle Repubblica e ai due presidenti
di Camera e Senato. Sempre
rUcsi ha lanciato l’idea di
una giornata senza stampa,
una sorta di pagina bianca sa
cui ognuno possa scrivere le |
proprie riflessioni.
Pieno di stimoli l’interven-,
to di Teodora Tosatti che siè
soffermata su alcuni punti
della nuova traduzione del'
Vangelo di Giovanni, quali'
quelli del confronto fra Gesù '
e Pilato, del battesimo di Ge-1
sù, o l’annuncio della resune-1
zione fatto da Maria di Mag-1
dala agli apostoli. Intervento
seguito con attenzione perché ha messo in risalto l’importanza dell’adeguamento!
continuo delle traduzioni!
della Bibbia al mutamentO|
della lingua e delle nuove,
scoperte archeologiche. |
Evangelici nel Cuneese
Il fratello Aldo Frangerini
Aldo Frangerini, all’età di
75 anni, è stato chiamato alla
casa del Padre, dopo lunghe
prove, il 3 febbraio scorso,
amorevolmente assistito dalla sorella in fede Carolina Seri di Terni. Parenti e amici lo
ricordano a quanti l’hanno
conosciuto a Bra, a Bologna,
a Livorno e Rio Marina, a Vallecrosia. Le esequie si sono
svolte nella casa dell’estinto.
1 molteplici servizi che Aldo
ha reso, nonostante la grave
menomazione fisica a una
gamba, come predicatore lo
cale e come collaboratore ini
istituti della Chiesa valdese,;
sono stati ricordasti dal diaco-1
no Sergio Nisbet, dalla pastora Dorothea Müller e dall'amico pastore Giulio Vicentini. I
Da parte del locale gruppo'
battista ha reso testimonianza |
anche Eliseo Manzano, che
negli ultimi tempi lo aveva assistito spiritualmente. Dal
diario di Aldo sono state lette
queste parole: «[nella vita] ho
trovato uno sbocco positivo
nella fede e nel cercare di trasmetterla agli altri».
Convegno nazionale delle opere
Firenze - via de’ Serragli 49
11-12 marzo 2000
Sabato 11 marzo
Saluti del presidente della Commissione sinodale per la diaconia
(Csd), studio biblico del pastore Giorgio Bouchard, introdurionf
sul tema del convegno di Mario Miegge, lavori di gruppo che termineranno nel pomeriggio con una discussione generale.
Per la serata è previsto un dibattito sulla boìza di contratto di lavoro unici) a livello nazionale.
Domenica 12 marzo
Intervento conclusivo di Nedo Baracani e sottoscrizione simbolica
della Carta della diaconia. Culto finale presieduto dal pastore Vita
Gardiol. Le pattenze sono previste per dopo pranzo.
Per informazioni rivolgersi alla Commissione sinodale per la diaconi^
(tei 0121.953122 -fax 0121.955125).
Per le iscrizioni rivolgersi all'Istituto Gould - via de’ Serragli 49 - 50
Firenze (telefmo 055-212576 - fax 055-280274).
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Solidarietà tra donne
ni
L>ANN0 2000 è stato accolto dalla Fdei come un anno significativo in cui deve essere rinsaldata la solidarietà fra donne, al di là delle differenze di denominazioni, di
culture, di età. Per questo lo studio biblico prescelto è il «Libro di Rut», così come la Società biblica l'ha tradotto ed edito perché, al di là del racconto, semplice e lineare, accoglie verità profonde e in parte fotografa anche la
nostra realtà. Ancora oggi moltissime sono le donne
sole; troppe le donne povere; molte hanno lasciato
il loro paese per paura delle guerre o della fame;
tante, per lavorare, devono accettare umiliazioni.
Ma la storia di Noemi e Rut è una storia vincente
perché fra loro esiste un rapporto di rispetto e di
amore, un rapporto che fa superare la «paura della
diversa» che regna nel villaggio e fa andare oltre il
diffuso egoismo. Amarsi insegna agli altri ad amare: questa è la lezione su cui vogliamo meditare
quest'anno, riconoscendo che questo è, e rimane,
il fondamentale comandamento cristiano. Ma sarebbe un errore se, come Fdei, volendo accentuare
la relazione fra donne, dimenticassimo l'importanza, il valore e l'arricchimento che ci viene dalla presenza dell'uomo. Ecco perché vogliamo allargare e
diffondere l'esperienza dei gruppi di lavoro sul tema «quale ruolo per 1 uomo e per la donna nell anno 2000» partendo da quella prima elaborazione,
fatta a Barcellona, che è il «Manifesto». Ci sembra
infatti che la solidarietà fra donne e il reciproco riconoscimento e valorizzazione fra uomo e donna,
sono i due capisaldi su cui fondare ogni nostra ulteriore riflessione o iniziativa sia in merito alle questioni relative alla violenza contro le donne (che continueremo a seguire, puntando all incontro
internazionale a Dundee in Scozia in settembre), sia in merito alla battaglia per l'annullamento del debito estero dei paesi più poveri (in cui le
donne sono le più penalizzate).
Ma, sulle nostre agende, in accordo con la Conferenza delle chiese europee (Kek) si iscrive anche l'impegno per fermare la tratta delle donne.
Sappiamo che questi temi toccano corde molto nascoste e, soprattutto
nelle chiese, si tende a lasciare i temi legati al sesso fuori dalla porta...
ma, purtroppo, anche se vogliamo sfuggirli, ci vengono quotidianamente
riproposti da cronache quotidiane di soprusi e sofferenze. 11 mercato del
sesso; la dignità della donna; la malavita internazionale che si arricchisce
sulla compravendita e la tortura; i marciapiedi delle nostre strade che denunciano la crudeltà e lo sfruttamento, non sono questioni che, ancora,
possono essere rifiutate dalle nostre chiese, altrimenti ne diventeremmo
corresponsabili!
Che possiamo tare? Innanzitutto ricordando che i fornitori di questo
mercato, «i clienti», sono nostri concittadini, vicini di casa, compagni d ufficio; dobbiamo scuotere le loro coscienze. Mi sembra esemplare quanto il
Comune di Brescia sta facendo: sta distribuendo nelle scuole superiori un
opuscolo diretto a tutti gli studenti, in cui si informano i giovani sui canali
del traffico internazionale delle «schiave» e sulle loro condizioni di vita e di... lavoro. Si
punta sulla sensibilità dei giovani per sostenere la causa del «prosciugamento» del e ragioni economiche della tratta delle donne. Le chiese, oltre a questo, potrebbero svolgere un
ruolo di educazione all’uso del corpo
proprio e altrui. Non dimentichiamo che ogni battaglia, all’inizio, contro tradizioni e culture consolidate, può sembrare un'utopia... eppure costanza e
fermezza alla fine pagano sempre.
Ne è un esempio la lunga lotta sostenuta dal vario associazionismo femminile per impedire le mutilazioni genitali alle bambine: sono già sette, alla fine
dello scorso anno, i paesi africani che hanno, per
legge, proibito le «tradizionali» operazioni (Guinea,
Senegai, Burkina-Faso. Ghana, Gibuti, Repubblica
centroafricana, Togo).
Certo almeno altri 20 paesi ancora le praticano... ma le crudeli pratiche cominciano a essere rifiutate. In una sua poesia, «Celebrazione», il poeta
cileno Pablo Neruda cosi formula la sua speranza
in un tempo di pace e giustizia: «Oggi è oggi. E
giunto stamattina, preparato da molta oscurità.
Non sappiamo ancora se sia chiaro, questo mondo
appena inaugurato...». Anche noi, in questo inizio
di millennio, pur tra difficoltà e contraddizioni, vogliamo augurare a tutte le donne, sotto tutti i cieli,
che la vita di tutte noi possa essere migliore.
Dorìana Giudici
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Bambini da saivara
Per la prima volta un trattato si riferisce ai diritti umani dei minori e
pone delle garanzie per la loro protezione. È 1 unico trattato internazionale che garantisca i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
Secondo la Convenzione, in tutti gli atti che riguardano i minori, gli
adulti dovrebbero agire «nel supremo interesse del bambino». Ci sono
però adulti che violano questo principio.
Non é certo il supremo interesse del minore essere torturato, affrontare un processo iniquo, subire illecite condizioni di carcere, non aver accesso a possibilità di riabilitazione. Eppure in Burundi Budari e Odette,
di 13 e 16 anni, hanno trascorso più di sei mesi in prigione senza accusa né processo dopo essere state torturate. Yosef e Istvan, due ragazzi
Rom di 15 e 14 anni sono stati percossi e insultati per motivi razziali
dalla polizia nell'Europa centrale.
Non è certo il supremo interesse del bambino essere costretto a prendere le armi e combattere, dopo aver lasciato la propria casa e tutto ciò
che conosce, subire gli effetti postumi della guerra, avere a che fare con
mine che producono sofferenza anche dopo la fine dell ostilità. Eppure
almeno 6.000 ragazzi, anche di otto anni, sono stati usati come soldati
nei conflitti armati della Colombia. Le autorità iraniane hanno costretto
Sohrab, Salar e Sardar, di 14, 13 e 6 anni a trascorrere quattro anni come ostaggi per il ritorno del padre.
Non è certo il supremo interesse del bambino essere sfruttato, privato
della possibilità di essere educato, diventare vittima di pratiche tradizionali che pregiudicano la sua salute, vivere a rischio di violenze o abusi da
parte di coloro che dovrebbero prendersi cura di lui. Eppure in Myanmar Mi Mi e Ma Aye, di 13 e 16 anni sono state costrette dalle autorità
a lavorare invece di andare a scuola.
La sedicenne Lai Jamilla Mandokhel è stata uccisa in Pakistan perché
fosse restituito l'onore alla sua tribù. I valori tradizionali, per quanto irnportanti, non possono giustificare gli abusi contro i minori. É necessario
Conoscere e far conoscere i problemi ed i bisogni sf)ecifici dei bambini
ed i loro diritti. Chi volesse maggiori informazioni può rivolgersi alle sedi
di Amnesty International.
Giulia D’Ursi
Vivarc il naovo senza rinnega ra il passato
C ARE sorelle, per questa meditazione ho scelto un episodio tratto dalle storie dei patriarchi, che m realtà sono ^che
le storie delle matriarche che conosciamo tutte di nome; Sara, Agar, Rebecca, Lea, Rachele. Vorrei nchiamare a vostra attenzione su una piccola vicenda descritta in Genesi 31. C’è un dissidio in famiglia tra Gi^ob^ e.su(^uocero L^ano; la gelosia di questi per le ricchezze di Giacobbe e il sospetto di essere stato imbrogliato Finalmente Dio dice a Giapobbe di tornare al suo paese per non inasprire lo scontro. Questo, naturalmente, significa che L^ e Rachele, le due mogli di Giacobbe e i loro figli devono andare con lui. Va da sé. «Giacobbe si levò, mise i suoi figliuoli e le sue mogli sui carnmelli e menò via tutto il suo bestiame, tutte le sostanze che aveva acquistato...» (17). Le donne sono costrette a lasciare la
casa patema, che lo vogliano o no. Nessuno lo chiede loro.
Penso ad alcune donne della mia comunità. Un bel giorno in Germania avevano conosciuto un sicUiano, se ne erano
innamorate, si erano sposate; in seguito l’uomo decise di tornare al suo paese. I motivi potevano essere vari: torse di riatura economica, forse la nostalgia, forse la madre che aspettava il figlio maschio perché le fosse vicino nella vecchiaia.
Comunque alle donne non era chiesto il loro consenso; una volta sposate e con figli non avevano altra ^elta. Cosi tante
seguirono 1 loro mariti in un paese lontano che, pur facendo parte dell’Europa, era diverso da quello di ongine. Come
cavarsela in tale situazione? Quali strategie le donne hanno sviluppato non solo pei' sopravvivere, ma anche per stare bene? Certo d sono tante strategie quante donne.
Anche la Bibbia ci racconta di una strategia. Lea e Rachele si trovano tra due uomini, il padre e il m^to, e naturalmente la lealtà primaria spetta al marito; nelle stmtture patriarcali le mogli facevano parte dei suoi beni. Esiste uno spazio anche per loro, un piccolo ambito di libertà da accordare alla propria vita? La Bibbia non ci parla di L^, ci raccorda
invece di Rachele in una frase poco evidente: «Rachele rubò gli idoli di suo padre» (19). L idolo ^me simbolo della tede
pagana, falsa, superata; adorare un dio di legno anziché il Dio vero, quello di Abramo, Isacco, Giacobbe. Non è anche
quello di Lea e Rachele?
Ovviamente le cose nella vita vissuta non sono sempre cosi chiare come sembrano nella teologia corretta. Che cosa siqnifica dunque questo gesto? Se avessi chiesto a Rachele una spiegazione, probabilmente mi avrebbe risposto cosi: «Si,
quando ho conosciuto Giacobbe ho anche conosciuto il suo Dio, un Dio forte che ci ha aiutato a far crescere le nostre
qreqqi che ha accresciuto il nostro benessere, che mi ha finalmente dato mio figlio Giuseppe. Quan^ ci sposamrno
adottai il suo Dio, cosi divenir anche fl mio Dio. Ciononostante, mi è rimasto sempre un po’ estraneo. Involta non nuscivo a capirlo e ogni tanto anche mio marito pareva essere un estraneo che non capivo, ma potevo convivere con questo senso di estraneità fra lià e me, fra il suo Dio e me. Solo che il giorno in cui Giacobbe ci disse di dover partire subito,
di tornare al suo paese, mi parve troppo. ^
Questa partenza improvvisa, quasi una fuga, mi fece paura. Non ero mai stata all’estero prima e sentivo istintivamente
che avevo bisogno di qualcosa di familiare. Così rubai l’idolo di mio padre, pur sapendo quanto fosse pericoloso, perche
se l’avesse trovato ci avrebbe puniti tutti. Ma ero decisa a correre il rischio tanto mi sembrava importante avere qualco^
tutta per me, quasi un piccolo segreto. Non dissi nulla a Giacobbe, né a mia sorella, né tantomeno a nosfro padre. Se
ho creduto che questo idolo potesse aiutarmi, proteggermi? Non credo proprio, ma non ho neppure nflettuto. Ero corne
una ragazza sedicenne che porti con sé il peluche prediletto nel viaggio all estero, nonostante abbia superbo cte molto
tempo l'età in cui ci si lascia consolare dall’orsacchiotto. In questa situazione non potevo fame a meno. Qualcosa mi
mancava nel Dio di Giacobbe, forse non mi era abbastanza vicino quando avevo bisogno di intimità, di familiarità. Non
lo so Del resto in un certo senso ndolo mi aiutò davvero, perché determinò la decisione di portarlo con me a tutti t costi come un p^zzo del mio passato, della mia kientità di origine, della mia casa patema e del mio paese materno; non
solo, ma accese pure la mia fantasia e mi spinse fino al punto di giocare d asturia. Quando mio p^re frugò nella nostra
roba, mi venne la grandiosa idea di nascondere il dio nel basto del mio cammello e di affermare che non potevo alzarmi
perché avevo «le solite ricorrenze delle donne (35),
Sapevo che questa spiegazione sarebbe stata rispettata dai nostri uomini. E cosi fu. Mi condannate ^r questo? Per la
piccola bugia che ho detto? Vedete, talvolta il nostro Dio, il Dio di Giacobbe mi sembra troppo ng^o. Ma forse in
non lo è Giacoblje mi ha fatto scoprire solo una parte del suo Dio, l’altra dovevo scoprirla lo stessa, e il picc^ dio «
mio padre mi ha aiutato un po’, perché io sono convinta che il nostro Dio abbia un po’ di umorismo e che abbtó quindi
guaidato con im sorriso comprensivo ciò che ho fatto. D’altronde, tutto ha avuto m lieto fine; Labano e Giacc^be si sono riconciliati malgrado il fiato e il dio scomparso e mai ritrovato, e si sono lasciati da amici.
Io, imwe, c^i tanto tiro fuori questa figurina, la guardo, sorrido, provo un po’ di nostalgia ^ i miei cari totani, ma
anche un po’ di orgoglio per a\«r hovato i mio cammino in una situazione non sempre facile, la capacità di vli^e a
«nuovo» senza dover negare o disprezzare B mio passato, le mie origini, le mie tradizioni e i costimi ^ non t^a ultimo
quella di vivere le mie possibilità con le mie proprie forze per quanto le strutture me lo consentano. E vi assicuro che
Dio, il EMo di Giaco^ e dì Rztóbele mi compren^.
AteU^ Kzaaiwii
pastora della Chiesa evai^elicà luterana in Italia - Catania
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ON questo numero del notiziario iniziamo a pubblicare i dati
relativi ai questionari raccolti in Italia da maggio ‘99 sul tema «Donne e violenza». Un resoconto nazionale è stato già pubblicato sull’opuscolo «Oltre il silenzio» edito dalla Fdei-Fcei. Inoltre, a ciascuna comunità che ha partecipato all’iniziativa, è stata
consegnata una piccola traccia per poter cominciare un lavoro di
elaborazione, ma soprattutto per dare alcuni suggerimenti per un
intervento pratico sul proprio territorio. Per ovvi motivi, non possiamo riportare qui tutti questi riassunti, ma li abbiamo raccolti
per regione e, in ogni numero del notiziario ne verrà pubblicato
uno. Ogni responsabile regionale può controllare che tutti i gruppi abbiano ricevuto il proprio resoconto locale, da completare
con questo che leggete.
Cominciamo dal Piemonte.
Il totale delle donne che ha risposto è di 63:
fl) IN COMUNITÀ
dati
lì Sei entrata in comunità:
Per scelta di fede 43
Per tradizione 16
Per non dispiacere alla famiglia
Perché già inserita in qualche attività .... 7
Altro 2
I
della nostra inchiesta svolta ancl^aiTibitc
Donne ivi«
Fascia di età
2: 18-30 anni
8: 31-45
25: 46-60
25: da 60 in su
3 non hanno indicato l'età
«Altro» conta 2 donne, che non specificano che cosa intendono
per «altro»: evangelizzazione, matrimonio? Cosi come anche le 7
donne che segnano «perché già inserita in qualche altra attività»
non specificano quale, ma entrambi i casi testimoniano che non
solo le vie tradizionali fanno approdare alla comunità, ma anche
altre forme di testimonianza, che vanno quindi coltivate.
Naturalmente, la scelta di fede si dà per sottintesa anche nelle
altre opzioni, ma sono in grande maggioranza ad evidenziarla
esplicitamente. «Per tradizione» conta 16 donne. Non è poco: la
tradizione non è da sottovalutare, anzi testimonia il peso che gioca la fede raccontata dai genitori ai figli. In alcune famiglie ciò si
sta mettendo pericolosamente in discussione, con poca attenzione verso la scuola domenicale. Non è il caso di riflettere su ciò?
Con le donne trovano difficoltà a apportarsi 8 donne, di cui 3
non incontrano la stessa difficoltà fuori, le altre non lo specificano
Con gli uomini trovano difficoltà a rapportarsi 14 donne, di cui 5
trovano la stessa difficoltà fuori, 4 no; il resto non lo specifica
Inoltre, le donne che non hanno risposto alla 1- parte della domanda n. 4, hanno però risposto alla 2- parte così: 5 si, 11 no,
Le chiese sono frequentate dalle fasce d’età più alte; quasi assenti le giovanissime e le giovani: assenti dalla chiesa o a questa
iniziativa?
Il collegamento che la Fdei sta tentando con le giovani donne
delle nuove generazioni, attraverso la Fgei, ha dato buoni risultati
solo dove il membro del Comitato nazionale Fgei ha fisicamente
più contatti poiché lì risiede, cioè la Puglia. Ma non è ad esso attribuibile la mancata informazione dell'iniziativa nelle altre regioni.
Piuttosto si verifica nelle nostre comunità una divisione fra le varie
fasce di età. che vede così separati nettamente i più giovani dal resto della comunità: si assiste per esempio a una scarsa presenza
dei giovani nello studio biblico e nel gruppo donne. Ciò è stato più
volte analizzato, ma non si è mai veramente provato a miscelare
i/le componenti di una chiesa in attività comuni, a parte il culto,
trovando temi o occasioni di incontro di interesse comune. La 2*
fascia di età è anch'essa poco rappresentata: troppi impegni per
le donne di quest'età che associano ai lavoro domcstict quello
esterno e quindi hanno ben poco tempio da dedicale alla c4iiesa?
Questi dati si possono incrociare con quelli relativi alla iainiglia, in
cui esiste un certo equilibrio nella ripartizione del lavoro domesbeo
solo nelle fasce d'età più alte. Poca collaborazione vi è in qudie
più giovani (soprattutto proprio nella 2- fascia).
2) Ti senti pienainerile inser 'ta nella comunità dei credenti?
Si ... . 42
No .... 2
Il resto non risponde.
6) Secondo te nelle relazioni tra donne della nostra chiesa si
esprime a meglio l'amt sre cristiano?
Sì 27 No 21
Se sì perché?
Solidarietà 23
Perdono 4
Condivisione 15
La domanda n. 2 registra un alto numero di consensi, tranne
2 «no». Uno dei no appartiene alla 3- fascia d'età e si tratta di
una donna sposata, che frequenta il culto, l'unione femminile e
altra attività continuativa, e che risponde si alla domanda n. 3.
La seconda, che risponde no, appartiene alla 2- fascia d'età, è
single, ha una presenza saltuaria e risponde anche no alla domanda n. 3. La prima donna, forse, non ha compreso bene, perche
pur avendo rispx>sto no alla domaraia n. 2, fa seguire nella 2' par- ' ■
te alcune preferenze: nel culto, ndle assemblee, nei gruppi femmi- - u
nili e in altro. Pertanto se m deduce che pur non sentendosi pie'
riamente inserita, frequenta varie attività. La seconda donna, invece, non risponde: le attiwtà non rispondono alle sue esigenze, i ippiare, non sono più ritenute valide forme di testimonianza? Chi ha
risposto si, così lo specifica;
Da questa domanda, che vede quasi uguale il numero dei si con i
quello dei no, si potrebbe approfondire l'aspetto se le donne sono |
inesorabilmente condannate a essere nemiche tra loro, oppure si i
può sperare che l'atavica rivalità, che le divide, possa essere tra-1
sformata in maggiore solidarietà e affetto. Il perdono fra donne è
il ^ntimento più improbabile, mentre la solidarietà è il più sentito, |
Anche l'A.T. racconta storie di donne nemiche per colpa degl i
uomini. Non esiste neanche un racconto dell'esatto contrario.
7) Trovi ci sia una distinzione di ruoli maschile
e femminile nella nostra chiesa?
' Sì ...,. .23
No . . .33
laconOvidi?
Sì........14
No........18
Stato civile - ™ e.
In famiglia . . 4
Sposata .... . . .43
Single ...11
Convivente . . 2
Se si, quando? "Wlu. '
Al culto . , . ; , . ...... . .51
Alle assemblee ... . ^ .. . . . . . . . .... -«■•* V ♦ . .. 36
Ai corsi-dibattiti ... . . ..... . . . . . . 14
Nelle commissioni . . . 15
Nei gruppi femminili . . . . 40
Altro .'. . . i ; . . . ; . . . . . ....8
Le 2 donne della 1- fascia d’età (18-30)
vivono in famiglia
Le 8 donne deUa 2» fascia d’età (31-45) *'
3) Avverti di contribuire alla riflessione e alla crescita della comunità neUp sforzo ^ del tue tempo?
una vive in famiglia
una è sposata
cinque sono single
una è convivente
Si
Sì. .
No.
46
. 8
La metà delle donne ritiene superati i ruoli. Le loro comunità
hanno raggiunto una reale uguaglianza fra i generi, o questa distinzione è così ben camuffata, da sfuggire anche agli occhi più
Chi l%)onde affennafivamente è. a mio avviso, più realista, poiché (tranne qualche rarissima isola felice), le nostre comunità sono j
ancora ‘jp^f«>ndamerte patriarcali/matriarcali: lo rivelano le 21
donne 'MètXiché $a:^e reazioni d'amore cristiano fra donne, le 20 ^
donrtó denunciano sopraffazioni, le 8 donne (2-i-6) che denun- j
ciano r^estie sessuali, le 38 donne che ritengono utile una cura |
d’anirae^La seconda parte della domanda n. 7 è ambigua: ,
14 dor^ condiwdono la distinzione dei ruoli, ma forse alcune |
-r più che,condividere tale distinzione, condividono la mancata di-1
' sanzione in ruoli, aotettando l'esistenza reale di tali ruoli, ma sen-1
. za c<»)clMderla. ,
Le 25 donne della 3* fascia d’età (46-60)
una vive in famiglia
22 sono sposate
2 sono single
Le 25 donne della 4- fascia d’età {60 la
18 sono sposate
6 sono single
una è convivente
Attività nella chiesa
Unione femminile 44
Altra attività continuativa 33
Presenza ai culti 48
Presenza saltuaria 2
Le donne così frequentano le attività secondo la loro età:
(18-30):
(31-45):
(46-60):
altra attività continuativa ..............2
presenza ai culti........................1
unione femminile.........................1
altra attività continuativa ..............6
presenza ai culti.........................3
presenza saltuaria ......................1
unione femminile.........................18
altra attività continuativa ............14
presenza ai culti.......................19
maggior parte risponde sì, ma ben 8 rispondono no e fanno
parie di Mte le fasce d età :
1 dpiriaSi (18-30); vive m famiglia, frequenta «altra attività conti
iTOva te «eguenti difficoltà; difficoltà di parlare in pubblinon essere presa in considerazione;
2 dorm (3J.-48); una sposata, presenza ai culti, difficoltà di
parlare in e sensazione di non essere presa in conside
rasà&mt '
- tma sitile, presenza szàtuarla,'-sensazione di non essere presa
«Èro (non specificato);
' - '3 dtónne (46-60); una single, presenza ai culti, difficoltà di
parlare in pubblico;
- due entrambe sposate, presenza ai culti e ad altra attività continuativa. difficoltà per una di parlare in pubblico e per l'altra
di parlare in pubblico e sensazione di non essere presa in considerazione;
- 2 donne (60 in su): una sposata, frequenta l'unione femminile. il culto e altra attività continuativa; difficoltà a parlare;
- l'altra, single, frequenta l'unione femminile, il culto, e altra attività continuativa, difficoltà di parlare in pubblico.
Questo quadro, a mio avviso, trasversale a tutte le età, denuncia un disagio da parte di alcune donne di trovare una collocazione aH'intemo della chiesa, e tanto più a sentirsi testimoni in questa società. Che cosa vuol dire essere testimoni? Chi deve essere
testimone? Il pastore o pastora, i laici?
8) secondo
, (aparóte
■ierché pro
Altro. . .
¡ione domenicale
izione per le donne;
w
linguaggio d'oggi
tuo prossimo come te stesso»
donne ruoli di discepole
alle donne ruoli di predicatici
alte donne ruoli di leoders
17
19
5
I
La domanda n.8 rivela varie sensazioni che le donne provano I
dall'ascolto delle predicazioni domenicali. Tranne il primo, che è |
più generico, e l'ultimo che non è specificato, dalle altre 3 rispo-1
ste si deducono altrettanti moli in cui le donne si autoindividuano.
Ognuno di essi andrebbe attentamente analizzato e discusso ^
all'interno del gruppo femminile o della comunità. E importante ^
fare un riscontro fra le proprie aspettative con ciò che gli altri ve- ^
dono in noi. ,
(60 in su):
unione femminile.........................22
altra attività continuativa .............12
presenza ai culti........................23
presenza saltuaria .......................1
4 Se no, quali sono le difflcoltà che incontri?
Difficoltà di parlare in pubblico.................
Scarsa esperienza-conoscenza dei temi............
Sensazione di non essere presa in considerazione
Altro ...........................................
.26
. 9
. 6
. 1
Tre donne, che non hanno segnato l'età, frequentano:
unione femminile........................3
presenza ai culti.......................3
La fascia delle 60enni (e oltre) risultano le colonne delle chiese,
seguono la 3- fascia e. con frequenza di altra attività, la 2- c la 1-.
Il silenzio imposto alle donne fino a qualche tempo fa, si ripercuote ancora fino ai giorni nostri. 26 donne sono poco più di 1/3
del totale, ed è una percentuale molto alta. Basterà una maggiore
cultura a sbloccare le attuali e future generazioni dal silenzio? Anche le difficoltà dei punti n. 2 e 3 non sono da sottovalutare.
9) Ti è capitato di vivere una situazione di sopraffazione?
Sì......20
No______28
Se si come hai reagito?
Ti sei chiusa in te stessa...........................2
Ti sei ribellata...................................."19
Ne hai parlato con:
Un familiare..........................................6
Un/amico/a ...........................................7
Un/a pastore/a ......................................2
Una sorella /un fratello di chiesa ..................5
Che proposte hai ricevuto?
Accetta .............................................-5
Ribellati............................................8
Contratta............................................-5
Chiedi aiuto..........................................2
La raccolta dei dati e la loro
elaborazione sono state curate
da Elena Chines
5) In chiesa incontri piu' difficoltà a rapportarti con
Donne. ... 8
Uomini . . 14
è la stessa che incontri fuori?
Si .... 10
No_____18
A partire dalla domanda n. 9, si entra nel vero e proprio tern^ [
della violenza: 20 donne la denunciano: 2 chiudendosi in se steS' j
se, 19 ribellandosi (qui i conti non tornano, ma questa è una dell® |
piccole distrazioni delle compilatrici). In quasi tutte le comunità ^
italiane sono denunciate queste sopraffazioni. È un dato allarman' ^
te. Pur essendo vero che in ogni gmppo possano scattare mo"
menti di tensione, è pur vero che ciò è proprio una costante un
po' troppo sottovalutata. Se il centro della predicazione evangeli' I
ca è
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anc^mbito ecclesiastico, regione per regione
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ientito,
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3 rispoiduano.
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lortante
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2
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7
2
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5
8
5
2
ca è l’amore per Dio e per il prossimo, le sopraffazioni denunciate smentiscono queste enunciazioni da «manuale». Allora possiamo chiederci:
1) Sono veramente sentiti i buoni propositi predicati, sia da parte di chi predica che da parte di chi li ascolta?
2) L’annuncio teorico dell'Evangelo è seguito da una prassi concreta di solidarietà verso chi è in difficoltà?
3) La mancata crescita delle nostre chiese (e più in generale la
crisi del cristianesimo) è una conseguenza di questa incongruenza?
4) Cosa fare per ritornare a un annuncio e a un'osservanza più
seria dell'Evangelo?
Le persone a cui ci si è rivolte per prime sono state un/a amico/a (che si presume essere esterno alle mura ecclesiastiche), al
2° posto sta un familiare, al 3® un fratello/sorella di chiesa, all'ultimo posto il/la pastore/a. E contraddittorio, a mio avviso, che
delle ben 27 donne che avevano visto nelle relazioni fra donne
della chiesa l'estrinsecazione dell'amore cristiano, 11 abbiano subito sopraffazioni nell'ambito ecclesiastico e ne abbiano parlato :
2 con un/a amico/a
3 con un fratello/sorella di chiesa
2 con un pastore
3 con un familiare
le altre non lo specificano: dunque, 5 soltanto si sono rivolte a
persone della chiesa. E solo una coincidenza, oppure quest’amore cristiano è un po' idealizzato?
10) Ti e capitato di sentire come violento
l'atteggiamento o il giudizio
di un fratello Di una Sorella
Aggressione verbale 14 9
Giudizio 3 6
Svalutazione 3 3
Superiorità 8 5'
Emarginazione 4 .cllllllilil
Altro -
La domanda n. 10 denuncia ancora altri tipi di violenza, stavolta diversificati per genere, da parte di chi li provoca. E un altro
campanello d'allarme, su cui bisognerebbe vigilare, perché non si
tratta di episodi isolati: in tutte le nostre chiese si registrano quc.sti
atteggiamenti. Forse c'è chi esagera un po': un semplice battibecco può essere scambiato per «violenza», ma l'alta percentuale delle risposte affermative lascia supporre che, escludendo qualche
abbaglio, resta un buon numero di risposte attendibili.
Anche le risposte a questa domanda sono preoccupanti.
PERCHÈ: Ogni gruppo locale ha ricevuto l’e
zioni addotte dalle donne.
Da chi:
Pastora . . .17
Diacona . . . .6
Specialista . . . . 9
Sorella di fede . . . . .23
I3j Se fu dovessi svolgere una parte attiva
che cosa H sentiresti di fare
Accoglienza 16
Sostegno . , . .22
Centro d'ascolto . . . ,20
Counseling ... .4
Relazione pastorale d'aiuto . . 6
Altro 1
B) IN FflMIGLIN
Le risposte in questo campo sono confortanti, ma non del tutto, poiché le 17 donne che non godono di una collaborazione
nella gestione del lavoro domestico sono ancora troppe. Inoltre,
la fascia d’età più mal messa è la 2- con 5 donne su 6 che rispondono no (proprio fra le più giovani: è un dato allarmante).
2) È ugualmente possibile a te e a tuo marito
prendere impegni al di là del lavoro?
Sì .
No
38
. 3
1 tre no sono distribuiti 2 nella 2- fascia d’età e 1 nella 3-, Anche questo è un dato preoccupante. Gli uomini della fascia d’età
media sono i meno «emancipati».
3) Lui ti ha incpraggiato
Sì .
No
20
. 5
In qualche caso .... 13
4) E i figli?
Sì . . 14
No . . . 6
In qualche caso . . . . . 7
5) Tuo marito ostacola il tuo impegno in chiesa?
Sì. .
No .
. . 3
. 39
Se si in che modo?
Apertamente . 3
Indirèttamente.......3
Altro............. ...
In questa domanda, i 3 sì sono una spia della dipendenza delle
donne, che non le vede libere di decidere il modo di impiego del proprio tempo.
I 6) Nelle conversazioni private ritieni che il tua punta di mta
abbia agli occhi del tuo compagno la stessa dignità del suo
Sì
No
22
25
7) Hai mai sentito frasi del tipo
eia porto! soldi a casa, quindi.^»?
Sì......2
No.... 44
S) Hai mai subito a^nssioni fisiche da parte sua?
Sì. .
No
. .47
9j Ti è mai capitato di pensare
«se adesso dico quello che penso lui non si controlla»?
Anche il forte divario fra pastora e diacona fa rilevare quante
aspettative si riversino sulla prima, alla quale si richiedono un’infinità di competenze, mentre viene alla luce quanta poca fiducia si
riservi per il ministerio diaconale, molto spesso sottovalutato. La
domanda n. 12 non lascia dubbi sulla opportunità di questo «servizio», e la maggiore affinità (intesa) fra donne è la principale motivazione: fra quelle, invece, che rispondono no la ragione è che
non solo per le donne ciò sarebbe utile, ma per entrambi i generi.
Nella seconda parte della domanda ritorna, a mio avviso, un po
l'idealizzazione che riscontravo nella domanda n. 6 (sì), non corroborata nelle situazioni concrete da un reale riferimento in tali
persone; la specialista è considerata quasi alla fine delle eventualità. mentre la sorella di fede è in cima alle preferenze, pur essendo stata interpellata solo 3 volte in caso reale.
Sì. . .
No .
. 43
10) Hai mai subito aggressioni sessuali?
Sì. .
No .
. . 2
. 47
La domanda n. 13 lancia molte possibilità di operare «concretaniente». Il numero delle componenti dei vari gruppi è già suffijdente per un lavoro autonomo localmente, ma non guasta autnentare il numero delle partecipanti aprendosi ad altre associadoni femminili, o chiese con cui tessere rapporti ecumenici basati
proprio su un lavoro concreto, oltre ai soliti incontri di studi o
Preghiere. In ognuna delle proposte concrete, sarebbe opportuna
Is consultazione, almeno all'inizio, di un/a specialista.
11) In che modo tendi di reagire alla yiplenza^
Incassi................4
Rispondi..............26
Chiedi aiuto...........7
12) La violenza viene anche dalle donne
In che modo l'hai sperimentata?
Giudizio..............18
Aggressione verbale . 28
Svalutazione...........6
Superiorità...........15
Emarginazione..........5
Altro..................2
nostre chiese sono luoghi dove si apprende ciò? Le relazioni interpersonali sono centrate sul rispetto di chi la pensa diversamente, oppure sul soffocamento o emarginazione di ogni voce dissenziente? Quante volte sono scattati meccanismi di litigi nelle
nostre chiese a causa di rivalità fra donne, per affermare (ognuna
di esse) la superiorità non tanto di se stesse, ma quanto quella del
proprio partner?
La domanda n. 6 rivela ancora un aspetto drammatico; 25
donne sanno che il proprio punto di vista non vale tanto quanto
quello del proprio partner (per lui!). Su questo argomento si dovrebbe riflettere profondamente, non solo come donne, ma anche come madri, come coppie, come chiese. L'uguaglianza tanto
idealizzata a parole è smentita da questi dati: cosa incide di più
nella subalternità delle donne? La dipendenza economica, la minore istruzione, una più scarsa esperienza «di vita», un’indole pre
disposta «naturalmente» alla sottomissione?
Le due risposte affermative sono un argomento molto delicato;
insieme agli altri tipi di violenza subiti, possono essere oggetto di
riflessione del gruppo, ma con molta cautela, perché si entra in
sfere molto intime, che non vanno toccate, se non per richiesta
delle interessate.
C) SUL LAVORO
Anche in quest’ambito vengono denunciate violenze di vario tipo. Qui è ancora più difficile porvi rimedio, perché non dipende
direttamente né dalla propria volontà né dalla propria capacità
potersi sottrarre a certe situazioni, né tanto meno si può cambiare lavoro per evitare certe sopraffazioni.
1) L'organizzazione del lavoro prevede
la possibilità dì es^^^
Sì.
No
21
. 8
2) Il tuo punto dì vista ha un qualche
rilievo nei processi decisionali
Sì. ,
No
15
13
31 Hai mai subito aggressioni
Fisiche . . 1
Verbali . 14
Sessuali. . 3
4) Quali aspetti dell'organizzazione
percepisci come violente verso d[^^
La qualità della mansione...........................3
La scarsa valorizzazione del tuo lavoro............10
Il comportamento dei colleghi.......................5
La salubrità dell'ambiente di lavoro................ó
Altro............................................. 2
Anche qui penstj che se avessimo delle comunità in grado di
sostenere le persone in difficoltà, esse potrebbero migliorare le
proprie condizioni o. almeno, saper reagire nella maniera più
idonea. Invece, affrontare da sole certe situazioni difficili è ancora
più pesante. Se poi a ciò si unisce una scarsa comprensione in
famiglia di ciò che si sta attraversando, si può facilmente capire lo
stato di depressione o di ansia in cui molte donne si trovano. C'è
anche da considerare, che le situazioni sono più difficili nelle zone
più chiuse, più bigotte più arretrate. Anche questo dovrebbe farci
riflettere sul ruolo che le nostre chiese giocano nella società.
Chiese vicine, ma che operano isolatamente rischiano di vanificare la propilei restimoriifiiiza, rendendola per niente incisiva.
D) PER STRADA
fra h tanta forme cR violenza
La pubblicità stradale . 1 ó
Il traffico..............14
11 rumore................18
Gli insulti........ 30
Lo scorrettezza ..........46
L'incWfwretiza..........32
L'aggressione verbale è la più comune. Se imparassimo a tenere a freno le lingue, faremmo soltanto un buon servizio. Ma per
arrivare a quest'autocontrollo non basta leggere o ascoltare qualche buon sermone; non so se basti tutta una vita per allenarsi a
pensare e vivere secondo principi di rispetto del prossimo/a. Le
La scorrettezza è denunciata quale violenza più sentita. Anche
tutte le altre voci hanno una buona percentuale di scelta. Questo
capitolo offre molti spunti di discussione e di intervento concreto;
il traffico, il rumore mi fanno pensare subito a una maggiore sensibilità verso l'argomento ambiente-ecologia. L.a Fdei ha pubblicato un dossier su questo tema e nelle nostre chiese molti sono stati i dibattiti, i culti, ecc. promossi per aumentare la sensibilità dei
e delle credenti. Qccorre mantenere alti l'interesse e le iniziative
in questo campo: la pubblicità stradale è anch'essa considerata
violenta: dai nudi che oggettivizzano il corpo delle donne, al lavaggio del cervello di qualunque oggetto che prova un certo status-symbol. Non si predica più tanto contro il consumismo, perché ne siamo diventati un po' tutti dipendenti ma. se qualche comodità in più non la disdegna nessuno, dovremmo però non cadere nell'eccesso opposto. Anche l'indifferenza è registrata con
frequenza, ed è un'ulteriore prova del sempre maggiore individualismo che si sta diffondendo nella società.
È difficile, a questo punto, concludere.
1 buoni propositi sono di rito, ma non bastano, anzi sono controproducenti perché attenuano le situazioni che vanno denunciate a piena voce senza guardare in faccia nessuno/a. Purtroppo, a
commettere certe violenze (soprattutto psicologiche) sono proprio
quelle sorelle/fratelli/ quei partners a cui si vuole molto bene, e
quindi, risulta ancora più difficile denunciarli senza dover mettere
in crisi lunghe amicizie, profondi rapporti d'amore. Ma non si
può e non si deve continuare a sopportare, a far finta di niente, a
minimizzare.
lo non ho una ricetta contro la malattia della violenza, però
insieme a voi, vorrei che la trovassimo insieme. Ci vorrà molto
tempo, perché la violenza è antica come il mondo, è figlia del peccato;
ma se è vero che il peccato è stato
vinto dalla grazia di Dio, è pur vero
che anche la violenza può essere
vinta (o almeno arginata) dal rispetto per il /la prossimo/a, che possiamo imparare nelle relazioni con
gli altri.
12
r
PAG. IV
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Corso interregionale di formazione della Fdei a Vallecrosia
C'é un potere al femminile?
„ Riflessione di una giovane credente
Dover dimostrare
Durante ì1 fine settimana del 15-16 gennaio una
quarantina di sorelle provenienti da diverse località del primo,
secondo e terzo distretto si sono incontrate alla Casa valdese
di Vallecrosia per riflettere insieme su un tema difficile, ma
di avvincente attualità; «Potere:
prevaricazione o servizio? C'è
una specificità del potere al
femminile?». Il benvenuto di
Laura Tommassone è stato seguito da un’introduzione della
pastora Francesca Cozzi mentre Gisella Costabel ha coordinato il lavoro del gruppo offrendo stimoli e proposte mediante adeguate linee guida e
un'efficace, sensibile moderatura dei molteplici interventi.
Il tema ha avuto come centro una meditazione sul testo
biblico di Matteo 20. 20-28,
narrante la richiesta della madre di Giacomo e Giovanni volta a garantire un posto privilegiato presso il trono divino per
i figli e la sempre inattesa, forte, complessa risposta di Gesù
indicante il Padre come unico
dispensatore di privilegi e il Figlio, che superando la tentazione del potere, scelse e indicò
per sé e i suoi la ben diversa
strada del servizio. Questo testo assai espressivo quanto conosciuto, è stato fonte di eccellenti spunti di riflessione sul tema proposto per ciascuna di
noi che singolarmente prima, e
in gruppo allargato poi. ha potuto esprimere un libero commento rifacendosi alla propria
esperienza di vita e spirituale.
Proseguendo poi in piccoli
gmppi riassortiti di volta in volta, per rendere particolarmente
integrato il lavoro e più stretta
la conoscenza reciproca, è stato interessante scoprire che tutte le convenute, sia quelle abituate a esprimersi che le più timide e ritrose, avevano qualcosa di importante da portare
all'attenzione generale, e ciò
ha reso possibile uno spirito di
comprensione e di fattiva, affettuosa collaborazione. La discussione non ha voluto assolutamente portare soluzioni o
formule definitive ma, al contrario, suscitare moltissime domande che erano anche risposte, lasciando largo spazio a ulteriori approfondimenti del tema che pareva senza limiti.
Potere, dunque, come prevaricazione, imposizione e violenza? O piuttosto come autorità, straordinaria forza di mediazione, gestione delle proprie potenzialità nella libertà e
nella responsabilità? E ancora,
potere come mezzo in varie
misure posseduto da tutti/e,
per dominare fin nei più intimi
ambiti come ad esempio la famiglia oppure, potere nel senso di servizio, inteso in modo
lato, servizio «all'altro» o reciproco, nella propria casa, nella
società e anche nella chiesa?
Infine: potere al femminile-,
possiamo affermare che esiste
una sua specificità?
Ci siamo ancora una volta
rese conto dei tanti ostacoli incontrati dalle donne per arrivare a gestire qualche forma di
potere, sappiamo che sono la
realtà una serie di barriere
esterne che ci limitano e anche
interne, personali che scopriamo proprio dentro di noi stesse, barriere legate all'eredità
culturale, ai ruoli prestabiliti
che sembrano infrangibili, ai
forti condizionamenti dell'
educazione, ad un senso di autostima spesso troppo fragile,
di scarsa fiducia nelle proprie
potenzialità, della relativa disponibilità, sovente condizionata, a ricoprire ruoli di primo
piano nei diversi ambiti adducendo le più diverse e motivate
scuse; il poco tempo libero, i figli. una certa carenza di preparazione ecc.
Eppure, nonostante tutto,
siamo altrettanto conscie di ciò
che per noi è un vantaggio assoluto proprio perché siamo
donne: il grande potere della
mediazione, la particolare capacità di ascolto, la possibilità
di esprimere la nostra emotività
in senso liberatorio, quell'orgogliosa tenacità neH'impegno...
Per riportare il nostro tema
verso il senso del servizio nella
La pastora Francesca Cozzi e la dott.ssa Gisella Costabel
chiesa, pur riconoscendo come sia naturale un particolare
spirito di «sorellanza», che tra
donne il linguaggio non ha bisogno di filtri, c quindi la possibilità di comunicare e comprendersi, di esprimere reciproca solidarietà risulta più
spontaneo, siamo fermamente
dell'opinione che occorra tendere, in quanto credenti, a
rendere sempre più visibile
un'effettiva parità di ruoli tra
uomini e donne, non certo
usando quegli stessi mezzi che
tanto contestiamo ma ricercando a ogni costo un migliore, più franco e costmttivo dialogo tra le due parti.
Considerando, in ultimo, le
diverse età rappresentate nel
nostro gruppo, ci siamo interrogate su che tipo di eredità
vogliamo lasciare alle nostre figlie e nipoti, quale parola ci
sentiamo di affidar loro a conclusione di questo momento di
riflessione così sentita... In
luogo di nostre parole, sempre
troppe o molto limitate, questo breve, intenso versetto
suggerito da una sorella di Pisa: «Di ogni cosa ritieni il bene...» ci è sembrato perfetto
come ponte fra generazioni e
da arrivederci fino alla prossima volta, a Tramonti di Sopra, nell’ultima settimana di
luglio, con lo stesso tema in
un incontro aperto a tutti.
Gabriella Molfìno
Venerdì 3 marzo, alle ore 11,30. a Roma, alla Biblioteca
del Consiglio nazionale delFeconomia e del lavoro, in via di
Villa Ruffo 12, presentazione del libro di Rut, edito dalla Società biblica in Italia in collaborazione con la Federazione donne .evangeliche in Italia (Fdei). Discutono dell’attualità, del rapporto donna-povertà-lavoro la presidente della Commissione
nazionale pari opportunità, on. Silvia Costa, la consigliera del
Cnl Maria Bertone e tre giovani dirigenti del mondo delle libere professioni della cooperazione e del lavoro dipendente. Introduce la presidente della Fdei, Doriana Giudici.
Martedì 7 marzo, dalle ore 16 alle 19,30, la Federazione
donne evangeliche in Italia con il Centro evangelico di cultura,
nell'aula magna della Facoltà valdese di teologia di Roma, in
via Pietro Cossa 42, organizza un incontro dal titolo; «Quale
ruolo per l uomo e per la donna del 2000? Il manifesto delle
donne protestanti». Introduce la prof. Bruna Peyrot, Ne discutono il prof. Sergio Rostagno, la dott.ssa Tullia Zevi, la
dott.ssa Maria Vingiani, la prof.ssa Eleonora B. Marini.
Pensando di andare in Spagna ho provato bisogno
di «dovere dimostrare»: perché
era affiorato in me questo sentimento? Volevo dimostrare,
che grande schiavitù!
Molto spesso come credenti
di fede evangelica ci esortiamo
a dover dare dimostrazione
della nostra fede, di dover
mettere in pratica quello in cui
diciamo di credere; il Signore
Gesù stesso, in verità, chiede
di testimoniare che siamo suoi
discepole e discepoli e lo chiede a tutte e tutti. E allora alle
volte può diventare una propria e vera schiavitù e, diciamo la verità, ne facciamo più
un discorso di orgoglio personale e di amor proprio.
Ma è pure vero che tutta
l’esistenza è fatta di dimostrazioni, che «gli esami non finiscono mai».
E probabilmente noi donne
ne sappiamo qualcosa in più.
credo che mai dimenticherò
un episodio che una decina di
anni fa ci raccontò la professoressa di italiano: suo figlio
frequentava la facoltà di ingegneria, facoltà ancora poco
frequentata dalle ragazze, e si
trovò a seguire l’esame di una
sua amica, bravissima, che alla fine si senti dire dal professore; «Signorina è andata bene, ma non le posso mettere
trenta: se fosse un ragazzo...!». L’indignazione fu tanta
pure per noi che l'accaduto
l’avevamo vissuto soltanto nel
racconto.
Situazioni del genere sono
all’ordine del giorno: possiamo non accorgercene (anche
se ne dubito), ma quotidianamente siamo chiamate a dimostrare e a fare quasi sempre il doppio di quello che fanno i colleghi. Può, allora, diventare drammatico se l’educazione ricevuta non ti ha
messa in condizione di provare autostima e determinazione. È vero che in questi ultimi
anni ci sono stati parecchi
cambiamenti; il grado di scolarità delle donne è ormai più alto, la presenza femminile in
settori che erano solo maschili
sta aumentando, si parla di
Sono molteplici e variegati i temi di rflessione che hanno impegnato le donne nelle chiese
Notizia dai convegni ragionaii daiia Fdei
La violenza è stato il tema
del Convegno della Lombardia, tenutosi all'inizio delle
attività ecclesiastiche, a Milano. La violenza, e in particolare la violenza sui soggetti più
deboli, donne e i bambini, è
quindi uno dei temi fondamentali su cui tutti I credenti sono
chiamati ad impegnarsi. Una
riflessione ampia che. dall'analisi del fenomeno da un punto
di vista sociologico e psicologico. si è soffermata sugli aspetti
giuridico-legislativi. sulla base
dell'esperienza decennale di
Telefono azzurro-rosa di Brescia. per concludersi con un
intervento della pastora Gabriela Lio sulla dimensione teologica della relazione pastorale
di aiuto e sulla sua importanza
nei casi di violenza.
La chiesa può rispondere al
problema della violenza attraverso la prevenzione, la precauzione e la protezione basate su una comprensione precisa del fenomeno, delle cause e
delle conseguenze. Certo, necessita conoscenza, preparazione. informazione, tempo,
energia e rispetto: ma ciò che
guarisce è il rapporto dàiuto
in quella dimensione teologica
che costituisce, appunto, l'elcmcnto differenziante da altri
interventi psicoterapeutici.
Dobbiamo promuovere dibattiti e continuare a convogliare l'attenzione sulla violenza contro i deboli e sulle strategie di prevenzione. Dobbiamo
educare, promuovere i servizi
alle vittime, inserirci nelle organizzazioni, nei gruppi per
svolgere un lavoro trasversale
alle appartenenze politiche o
religiose, per la salvaguardia
dei diritti contro la privazione
arbitraria della libertà, della pace e della giustizia Una riflessione profonda, quella di Gabriela. un messaggio di testimonianza. un programma cui
siamo noi tutte chiamate.
Calda e numerosa è stata la
partecipazione all’intera giornata di lavori con poco meno
di 40 sorelle (e alcuni fratelli)
tra cui la presidente Doriana
Giudici, tre rappresentati di
Telefono azzurro-rosa e Daniela Ferraro del Cn della Fdei
che ci ha parlato del Notiziario. della sua storia e dell'importanza della comunicazione.
11 convegno, infine, si è concluso con l'elezione della nuova coordinatrice regionale Christine Spanu. Cosgliamo l'occasione pertanto per ringraziare la coordinatrice uscente,
Santina Briante, per il suo impegno di tutti questi anni e Christine per la sua disponibilità
invocando la benedizione e la
guida del Signore sul suo nuovo incarico.
Daniela Manfrini
A Bari
PIÙ di 30 donne provenienti da varie realtà lombarde,
rappresentanti delle diverse confessioni battiste. metodiste, valdesi, anglicane, cattoliche, della Christ Scientist, luterane e della Chiesa cinese di lingua mandarina hanno avuto un
incontro Fdei, nel mese di dicembre 99. La pastora Heien
Fontana, delle chiese battiste di Varese e Lugano, ha aperto
l'incontro con una meditazione su Luca 1, 26-38, Noi «diamo
alla luce Gesù - ha detto - quando crediamo in lui e decidiamo di cambiare la nostra vita per farla diventare conforme alla parola di Dio. praticando la pace, la comunione, l'amore e
l'aiuto fraterno».
Quindi, in modo molto informale, abbiamo seguito l'itinerario di fede e letterario della giornalista e scrittrice Piera Egidi
scoprendo che, oltre ai saggi Incontri e Voci di donne. Piera
ha recentemente pubblicato un romanzo dal titolo Vent anni
appena. Abbiamo anche scoperto che vi sarà un altro volume
di Voci di donne, che porterà cosi a cento le donne intervistate e presentate. Un'occasione, questa, per continuare a riflettere sull impegno delle donne nella chiesa, da sempre. Il pomeriggio si è concluso come è abitudine nelle nostre comunità,
con un rinfresco offerto dalla comunità locale. Un caldo ringraziamento sia Heien sia a Piera per averci stimolate e rallegrate
in quel freddo pomeriggio prenatalizio milanese.
Christine Spanu
Nella chiesa evangelica
battista di Bari si è svolto
un importantissimo convegno
Mfeb (movimento femminile
evangelico battista) e Fdei (federazione donne evangeliche
in Italia) sul tema «Una federazione rinnovata verso il 2000».
Il convegno, oltre alla partecipazione delle Unioni femminili
di Puglia e Basilicata ha visto
anche la partecipazione di alcune giovani: infatti, dallo
scorso congresso, la Fdei ha
instaurato un ponte di collegamento con la Fgei (Federazione giovanile evangelica in Italia). tramite l'attuale segretaria
regionale Fgei-Puglia.
Dopo le introduzioni della
segretaria regionale Maria Secci e della segretaria della Commissione del «Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne», Pinuccia
De Crescenzo, vi è stato 1 intervento della coinvolgente
presidente Doriana Giudici che
ha fatto una panoramica
sull’attuale Fdei la cui presenza
in Puglia è molto forte. Ha
quindi presentato il lavoro del
Forum ecumenico delle donne
del Mediterraneo e ha sottolineato l'importanza di darci dei
programmi all interno delle comunità per capire quale sarà il
ruolo nel nuovo secolo della
donna e dell'uomo.
Dopo alcuni interventi, la
parola è passata alla storica
Bruna Peyrot che nel suo in
pari opportunità e se ne parla
con sempre più frequenza.
Veniamo, perciò, alle nostre
chiese: se ci penso mi viene
proprio una grande tristezza. Il
Signore ha davvero tanto da
perdonarci, in quanto (ora sì!)
come protestanti ed evangelici
abbiamo davvero un ruolo importantissimo, un’eredità notevole da curare e non dilapidare: il sacerdozio universale, il
battesimo dei credenti, il riconoscimento dei doni e delle diversità come ricchezza, la
chiesa come assemblea di credenti uguali di fronte a Dio
che deve essere sempre riformata. Le nostre chiese, concedetemelo, hanno proprio il
compito di essere all'avanguardia in questioni che riguardano la pari dignità, la solidarietà, la giustizia!
È difficile, è veramente difficile, perché spesso le stesse
donne, le stesse sorelle non
capiscono e piuttosto vedono
in te una persona che «vuole
prendere il posto» del pastore
(che se è maschio è più affidabile!) o dell'anziano (rigidamente con la «o»!) di chiesa.
Per esempio, non si percepisce l’importanza e il reale valore del linguaggio inclusivo
(magari ti ridono dietro ritenendolo uno sforzo inutile e ridicolo!); non si capisce che in
determinate occasioni sarebbe
davvero significativo che in
rappresentanza della propria
comunità sia designata una
donna; non si comprende l'efficacia di una equilibrata presenza femminile e maschile
nei nostri Consigli di chiesa...
È un vero peccato! Peccato
nel senso biblico e non ci si
rende conto che quanto più si
vuole testimoniare la propria
fede tanto più si costruiscono
muri di incomprensione e di
non accoglienza che bloccano
il cammino in avanti della comunità cristiana. Una comunità portatrice, tramite gli insegnamenti di Gesù, di un
messaggio rivoluzionario, e
per questo scomodo, un messaggio di amore e di speranza
per tutte le creature.
componenti del
Comitato
nazionale Fdei
tervento su «Memoria delle
donne, le scritture e gli archivi». dopo aver sottolineato
l'importanza della memoria come cammino e senso della nostra vita, ha incitato a raccogliere e appuntare tutto quanto
è possibile sulle memorie individuali e collettive delle donne.
E proprio alla donne verrà dedicato un settore dell'archivio
valdese di Torre Pellice, il
prossimo agosto.
Interessante e stimolante è
stato anche l'intervento di Elena Chines che attualmente sta
curando tutte le Unioni femminili del Sud e, in particolare, la
diffusione e raccolta dei questionari sulla violenza.
Si sono poi svolte le elezioni: nuova segretaria Mfeb è la
sorella Pina Leone, della comunità di Gravina, mentre Maria Secci della comunità di
Gioa del Colle (segretaria
uscente) è stata eletta coordinatrice Fdei. Con grande gioia
è stata accolta la decisione delle donne della comunità battista di Bari di formare un gruppo (mai esistito!) e di iscriversi
alla Fdei. Il culto di chiusura ha
visto come tema principale la
parabola del figliolo prodigo
letta al femminile e la partecipazione di numerose giovani e
fratelli, altra nota positiva di
questo convegno corale e partecipato espressione reale di
«Una federazione rinnovata
verso il 2000».
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Virginia Mariani
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
vai Riccardo Zandonai 84/a
00194 Roma
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via IV Novembre 107
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Fascicolo interno a RIFORMA
n. 7 del 18 febbraio 2000.
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VENERDÌ 18 FEBBRAIO 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Un'interessante esperienza maturata a Colonia Vaidense (Uruguay)
La chiesa per la difesa nell'ambiente
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è un'occasione per ripensare nnolti comportamenti
della nostra vita quotidana e contribuire a rendere più vivibili e gradevoli le nostre città
Colonia Vaidense è un nome
che solitamente evoca i nostri
rapporti ecclesiastici con i valdesi
dell’Uruguay. Ci sono aspetti meno noti, che ho potuto notare in
occasione di una recente visita,
come l’impegno a favore dell'ambiente che coinvolge vari gruppi
anche della Chiesa valdese locale,
a cui avevo chiesto di scrivere
qualcosa per il nostro giornale.
Pubblichiamo volentieri questa
corrispondenza che ci sembra interessante non soltanto per l'esperienza descritta (la raccolta
differenziata dei rifiuti è una
realtà in molte delle nostre città)
quanto per lo stimolo che offre
per immaginare, anche nell'ambito delle nostre chiese, iniziative
concrete sui numerosi problemi
ambientali, (m.r)
HUGO GÖNNET
________OMAR PITA________
abbastanza noto che la
popolazione di Colonia
Vaidense è sempre stata piuttosto accurata nel suo lavoro.
Così, quando negli Anni 80
sono apparsi i primi movimenti ambientalisti, è nato a
Vaidense il gruppo Demaval
(Defensa del medio ambiente
de Vaidense). Una delle prime preoccupazioni, anche
perché nell’87 vi era stata
un’epidemia di epatite, ha riguardato la questione delle
acque e del loro inquinamento. A partire dal 1991, il gruppo diventa un po’ il pioniere,
non solo nel Dipartimento di
Colonia ma in tutto l’Uruguay. per la raccolta differenziata dei rifiuti; c’è un inten
so dibattito con la popolazione, perché ovviamente la riuscita di un progetto di questo
genere dipende dal coinvolgimento di tutte le famiglie
che devono essere convinte
della sua utilità, si pubblicano efficaci volantini anche
con il coinvolgimento degli
alunni delle scuole, si illustrano metodi e obiettivi con
libretti e video.
In un primo tempo si pensa
di collocare in vari punti cittadini dei contenitori differenziati (come avviene nelle
nostre isole ecologiche) ma
poi ci si convince che la soluzione migliore è la separazione dei vari rifiuti (organici,
carta, vetro, plastica, carta)
presso le abitazioni e la loro
raccolta diretta da parte dei
Chiesa valídese di Forano Sabina
Un'intensa vita di comunità
ARNALDO SCARINCI
Nel corso dell’anno passato, fra le varie iniziative
che hanno coinvolto la Chiesa valdese, ricordiamo le visite ricevute da parte di fratelli
e sorelle della Germania e
l’attività della corale, ricostituita con la guida del maestro
Chun Soon Sub, ora trasferitosi qui a Forano.
Il periodo natalizio ha visto,
fra l’altro, proprio un concerto pomeridiano della corale e
l’indomani ha visto la festa
della scuola domenicale e dei
catecumeni con poesie, canti
e distribuzione di doni. Il
giorno ancora successivo la
corale, in occasione dei 110
anni di storia evangelica a Forano, ha offerto un concerto
che ha riscosso un notevole
successo. La sera del 30 dicembre, infine, è stata ancora
dedicata ai bambini della
scuola domenicale accompagnati dai loro genitori.
La vita della comunità fa
rilevare notizie liete e tristi.
Abbiamo avuto i matrimoni
di Gianni Bartoli con Claudia
Terribili, e di Fréderic Eynard con Nathalie Sandoz; le
nascite di Aurora, di Noemi e
Mauro.Ramazzotti; di Èva, di
Lucia e Paolo Scarinci; di
Giulia, di Sabina e Mario Stefanini; di Luca, di Roberta e
Bruno Grimani. Purtroppo ci
hanno lasciato Vittoria Angelini, Pia Scarinci, Ester
Balducci, Tecla Pazzaglia,
Giovanni Giuliani e Rosina
Giuliani.
Ringraziamo i predicatori
locali per i culti che hanno tenuto durante l’anno trascorso
e ringraziamo sempre il Signore per queste continue
possibilità che ci offre; gli
chiediamo di restare al nostro
fianco sul nostro cammino.
MARIE-FRANCE MAURIN
UN pomeriggio gioioso di
canti, messaggi e preghiere tra diverse chiese
evangeliche di Trieste ha
avuto luogo domenica 30
gennaio nella chiesa metodista, troppo piena per l’occasione, più di 150 persone. Si
sono presentati quattro gruppi, secondo un programma
redatto dai pastori che si incontrano mensilmente da
più di sei anni. Gli avventisti
hanno ricordato la prossima
Settimana della libertà e la
loro iniziativa evangelistica
''ia satellite; un giovane pentecostale ha testimoniato le
proprie difficoltà familiari al
thomento della conversione
ttia ha anche ricordato «l’e
camion. La cosa comporta
una certa disciplina ma è più
efficace; evita che i raccoglitori cittadini siano usati come
generici immondezzai o che i
rifiuti siano collocati all’esterno. Man mano che il metodo
si estende da un paese ad altri
vicini, come è successo da noi
con l’adesione di comuni come Rosario, Nueva Helvecia,
La Paz, Juan Lacaze, Tarariras, bisogna anche coordinare i vari calendari di raccolta,
per evitare confusione fra gli
abitanti; così adesso, ad esempio, quando si raccoglie il
vetro lo si fa in tutti i paesi
nello stesso giorno; un altro
sarà per la carta e via dicendo. Ogni famiglia ha in casa il
calendario e la mattina consegna direttamente il sac
chetto dei rifiuti previsto. La
nostra esperienza deve comunque proseguire; soprattutto con la realizzazione di
adeguati impianti di riciclaggio 0 di trattamento delle diverse specie di rifiuti. Con
l’appoggio della Cooperativa
agraria, della Sociedad de Fomento, del Comune, della
Chiesa valdese stiamo contattando organismi statali per
realizzare a Vaidense un impianto di compostaggio dei
rifiuti organici mentre a Montevideo si dovrebbe realizzare
quello per il riciclaggio della
plastica che, come è noto, è il
vero flagello.
Per diminuire l’uso dei sacchetti è stata fatta un’intensa
propaganda presso i negozi,
invitando i cittadini a riutilizzare le borse. I risultati si cominciano a vedere; città e case più pulite, quintali di rifiuti organici riutilizzati come
concime, terreni migliori e di
conseguenza alimenti più sani. E con i risultati concreti è
anche più facile far crescere
una coscienza ambientale, a
cominciare dalle scuole, come il liceo Daniel Armand
Ugon dove i membri di Demaval sono stati chiamati per
informare alunni e insegnanti; anche da quest’angolo
dell’Uruguay si manifesta così la necessità di rispondere
in modo adeguato all’accumulo di rifiuti che contraddistingue la società di consumo
in cui siamo immersi.
AGENDA
li-.; Incontro dei gruppi evangelici triestini
Fede, musica e preghiere
sperienza della forza ricevuta
dal Signore»; altri hanno pregato e accompagnato con
strumenti i due canti d’insieme programmati.
Un gruppo evangelico libero si è espresso attraverso il
proprio direttore musicale.
L’ultimo gruppo, costituito
dalle chiese dette «storiche»,
ha raggruppato elvetici-valdesi, metodisti, luterani.
Esercito della Salvezza, battisti che avevano pensato di
presentarsi insieme, con brevi messaggi e due inni. Un
solo rincrescimento dipende
dal fatto che non si sia potuto
annunciare questo incontro
alla città: sarà per la prossima
volta, speriamo, visto che diverse voci hanno auspicato
altri incontri simili.
Chiese evangeliche del Nord-Est
Giornata di formazione
su Bibbia e omosessualità
CLARA COZZI
Domenica e febbraio
nella chiesa valdese di
Mestre si è tenuta la giornata
di formazione organizzata
dal Consiglio del 7“ circuito
con la collaborazione della
Federazione delle chiese
evangeliche del Nord-Est.
L’argomento preso in esame
era «Riflessioni sull’omosessualità partendo dalla Bibbia», relatore il past. Giorgio
Girardet. La giornata è iniziata con il culto e nella predicazione il relatore, prendendo in esame il testo di Ebrei
11. ci ha portato a considerare la folla dei testimoni ivi
descritta. Costoro agiscono
per fede e in modo del tutto
imprevedibile, ubbidendo alla chiamata del Signore. Gli
esempi sono arrivati fino ai
testimoni dei nostri giorni
che hanno visto e salutato da
lontano la realizzazione del
piano di Dio. Anche oggi i
credenti sono chiamati a testimoniare il suo amore con
fede, senza pregiudizi e preclusioni.
La relazione ha preso in
esame i due passi biblici di
Genesi 19 (distruzione di Sodoma e Gomorra) e della lettera ai Romani, cap. 1 (i peccati dei pagani). Nel primo
esempio si è rilevato dal testo precedente alla distruzione (cap. 18) che nonostante
l’appello di Abramo a favore
delle due città Dio è costretto
a punirle non perché ci siano
degli omosessuali, ma perché non ci sono nemmeno
dieci giusti, cioè non c’è la
fede. Infatti nel pensiero protestante il contrario del peccato non è la virtù, ma la fede, intesa come fiducia in
Dio che ci salva in Gesù Cristo da tutti i peccati. Solo nel
Medio Evo si è creato il ter
mine «sodomia» identificandolo come peccato.
Nel testo di Romani 1, invece, la valutazione che fa
Paolo sembra una valutazione morale ma in realtà non
lo è: l’apostolo non condanna direttamente i disordini
sessuali ma l’idolatria dei pagani che li produce e l’idolatria è mancanza di fede in
Dio. In quanto al problema
morale degli antichi, dobbiamo ricordarci che loro, come
è scritto nella Bibbia, vivevano in modo precario, c’era
allora l’angoscia per il possesso dei beni onde allontanare la minaccia della fame,
della siccità, delle guerre.
Occorrevano delle regole di
vita precise, l’umanità doveva moltiplicarsi, ci si sposava
giovani, essere sterili era avvertito come una iattura bisognosa dell’intervento divino, la civiltà era unica e tutti
si dovevano omologare.
E tuttavia Gesù esce dagli
schemi e non si comporta secondo l’ortodossia ma le
contrappone l’affermazione
«ma io vi dico...» (Matteo 21
ss.) e in questa contrapposizione esprime la superiorità
del suo giudizio di grazia su
qualsiasi codice morale. Nel
momento culturale che noi
ora attraversiamo dobbiamo
prendere coscienza della varietà della nostra umanità.
Non nasciamo tutti uguali, ci
sono delle realtà di diversità
antiche quanto il mondo che
chiedono di essere ascoltate.
La comunità deve essere un
luogo di fraternità, senza preclusioni verso nessuno, dobbiamo forse trovare modelli
di solidarietà di nuovo tipo,
così come dobbiamo venire
incontro alla solitudine di
fratelli e sorelle in ricerca
che, grazie a Dio, trovano attenzione dalla nostra chiesa.
18-20 febbraio
V .ÿife'-ifi..' <#" S'
BARI —A partire dalle ore 16 del venerdì, nell’Aula magna
dell’Istituto di teologia ecumenico-patristica greco-bizantina «San Nicola» (piazza Bisanzio e Rainaldo 15), si tiene l’8°
ritiro per un dialogo fraterno organizzato dalla Consultazione carismatica italiana sul tema: «Il movimento pentecostale-carismatico: una sfida per la teologia e per le chiese». Interventi, fra gli altri, di Domenico Tomasetto e Paolo Ricca.
19 febbraio
MILANO — Alle ore 9,30, nella chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), il pastore Jonathan Terino conduce un
seminario destinato ai predicatori locali sul tema: «La Confessione di fede nella predicazione».
MILANO — Alle ore 17, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il Centro culturale protestante, il professor Paolo De Benedetti e il pastore Fulvio Ferrarlo discutono il tema: «Gesù: la storia di un ebreo».
TORINO — Alle 15, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele, incontro sul tema: «“E voi chi dite che lo sia?”
(Marco 8, 29): Gesù liberatore!». Introduce Giuseppe Platone, intervengono Paolo Ricca, Lidia Giorgi, Davide Valente,
Domenico Graverò, Gianni Vattimo, Ernesto Bretscher.
FIRENZE — Alle ore 18, alla chiesa valdese (corso Vittorio
Emanuele 138), Carlo Papini, già direttore dell’editrice Claudiana, parla sull’editoria valdese ed evangelica in Italia.
CERIGNOLA — Si chiude la mostra sulla libertà religiosa allestita al Palazzo del Comune.
BOLOGNA — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
«Andrea Gavazzi» (via Venezian 3), Renzo Morselli e gli attori del «Gruppo libero-Teatro San Martino» mettono in
scena «Lutero», adattamento di scritti anonimi del ’500, di
Lutero stesso e del testo di John Osborne.
20 febbraio
FLORIDIA (Sr) — Alle 18,30, nella chiesa battista (c. Vittorio
Emanuele 430), il past. Davide Ollearo parla su: «La festa del
XVII Febbraio e la libertà religiosa in una società pluralista».
21 febbraio
VENEZIA — Alle ore 16, alla videoteca Pasinetti, proiezione
del film «Confortorio» per la rassegna «Schermi eretici - in
ricordo di Giordano Bruno», organizzato dal Centro culturale
p. Cavagnis e dal Comune. Alle 21, film «La regina Margot».
22 febbraio
BOLOGNA — Alle ore 20,45, in via Venezian 1, il Gruppo biblico interconfessionale organizza un incontro con il prof.
Daniele Garrone sul tema: «Il Cantico dei Cantici».
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), per il ciclo di incontri su «Figure del tempo nella Scrittura», la pastora Lidia Maggi parla sul tema: «C’è un
tempo per ogni cosa: il tempo nella letteratura sapienziale».
24 febbraio
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via S. Pio
V 15 (I p.), per gli incontri «“Chi dite voi che io sia?” - Gesù il
liberatore», /Uberto Corsani parla su: «Cristo nel cinema».
PALERMO —/Ule ore 17,30, nella chiesa valdese (via Spezio
45, dietro il Politeama), il prof. Ermanno Genre, decano della
Eacoltà valdese di teologia e titolare della cattedra di Teologia pratica, parla sul tema: «Fede e omosessualità».
25 febbraio ^ ^
MODENA — Alle ore 17,30, alla fondazione San Carlo (via
San Carlo 5), il professor Michele Ciliberto parla sul tema;
«Autoritratto di Giordano Bruno».
GENOVA — Alle ore 17, nella sala del Consiglio provinciale
(palazzo Doria Spinola, largo Lanfranco 1), per il ciclo di lezioni su «Storia, arte e cultura nell’Europa protestante», il
prof. Paolo Ricca, docente di Storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di teologia, parla sul tema: «Lutero».
UDINE — /Ule ore 18, nella chiesa metodista (piazza D’Annunzio 9), la prof. Augusta De Piero parla sul tema: «Le leggi
razziali: memoria storica o esperienza da rivisitare?».
25-26 febbraio
CASORATE PRIMO — /Ula chiesa battista si tengono due incontri in vista di un’iniziativa di evangelizzazione che coinvolgerà anche i centri vicini, sul tema «Metodi e strategie di
evangelizzazione nei piccoli centri urbani», a cura del past.
Bianchi, che terrà anche il culto della domenica, ore 10,30.
26 febbraio
FIRENZE — Alle ore 17, in via Manzoni 19/A-21, il Centro
culturale protestante «P. M. Vermigli» organizza una conferenza sul tema: «Il problema della cancellazione dei debiti
dei paesi in via di sviluppo da parte dell’Occidente; realtà,
implicazioni, prospettive», con il prof. Giovanni Andrea Cornia (Università di Firenze). Moderatore il prof. Franco Volpi.
MILANO — /Ule ore 17, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), per il ciclo di incontri sulla spiritualità della
Riforma protestante, il prof. Ugo Gastaldi parla sul tema:
«Fratelli in Cristo: la spiritualità della “Riforma radicale”».
27 febbraio
TORINO — /Ule ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio, per la serie «Musica e preghiera», l’organista Antonella
Farris esegue musiche di J. S. Bach e di Vivaldi-Bach.
SIENA — Alle ore 16, nella chiesa valdese (viale Curtatone
21), il past. Gino Conte parla sul tema; «“Soli Deo Gloria”; la
vita e il pensiero del teologo Vittorio Subilia (1911-1988)»,
con testimonianza della vedova. Berta Baldoni.
14
r
PAG. 10 RIFORMA
mi FRA
GIUSEPPE PINELLI?
PAOLO FABBRI
Come per tutte le stragi di
stato anche per quella di piazza
Fontana, dopo oltre 30 anni, il
fílo delicato e complesso della
giustizia si è impaludato in mille tortuosi condotti, nessuno dei
quali ha finora portato vicino
alla verità. È comunque positivo
che ci sia ancora un processo
aperto, signifìca che qualcuno
tenacemente vuole ancora trovare la verità e ottenere giustizia. Analogamente positiva è
stata la perseveranza del Comitato per la strage di Ustica e lo
stesso dobbiamo dire dei familiari del commissario Calabresi,
che non si sono stancati di richiedere verità. Dobbiamo però
chiederci quale
verità sia necessaria o che cosa
sia la verità. C’è
una verità formale che viene
decisa con sentenza di un tribunale, che tutti
dobbiamo rispettare, ma non crediamo che questa verità sia di
per sé sufRciente a consegnare i
protagonisti alla memoria storica e a guardare oltre con la serenità di chi ha fatto i conti con il
proprio passato. La verità che
necessita, oltre al rigore formale, deve portare pace alle coscienze e perché ciò sia possibile
deve essere limpida, cristallina
come fonte alpina e come l’acqua espandersi in tutte le direzioni. Nel caso del processo per
l’assassinio del commissario Calabresi, per esempio, la verità
emersa non porta pace alle coscienze, perché lascia insoluti
troppi dubbi, troppi interrogativi, troppi nodi non sciolti su cui
si accaniscono le posizioni di
parte, ciascuna con la propria
verità/falsità.
Verità in tutte le direzioni,
dicevamo: e allora emerge dal
passato la figura di Giuseppe
Pineilì, un’altra vittima della
strage di piazza Fontana che interroga ancora le nostre coscienze nel silenzio calato su di
lui in tutti questi anni. Chi era
Pinelli? Arrestato nella ricerca
del colpevole della strage, si suicidò gettandosi dalla finestra
durante un interrogatorio guidato dal commissario Calabresi. Qualcuno vide allora nel suo
gesto un’implicita confessione
di colpevolezza, altri pensarono
che «fosse stato suicidato» dai
poliziotti che lo interrogavano.
Scomparvero i dubbi sulla sua
colpevolezza, restò deformata
la sua immagine.
«anarchico individualista» come veniva presentato sui media? In un breve quanto intenso
articolo così ne parlava Giuseppe Gozzini sul n. 3 di Gioventù
evangelica nell’anno della tragedia: Pinelli «sapeva che ero stato
il primo obiettore di coscienza
cattolico in Italia, aveva seguito
gli sviluppi del mio processo negli ambienti cattolici (...), voleva
discutere con me sulle possibilità che la nonviolenza diventasse strumento di azione politica e
l’obiezione di coscienza stile di
vita, lo gli parlavo di “società basata sull’egoismo istituzionalizzato” (...) e lui mi riportava oltre
le formule, alla radice dei problemi, incrollabile nella sua fede
Come il commissario ’^ewuomo^e neik
necessita di edin
Calabresi, anche
l'anarchico Pinelli
ha diritto alla verità
giudiziaria e morale
care l’“uomo nuovo”, lavorando
dal basso. (...).
Non ignorava le
radici sociali dell’
ingiustizia ma
non aveva ñducia
nei mutamenti radicali, nelle “rivoluzioni”, che lasciano gli uomini
come prima. Paziente, candido,
scoperto nel suo quotidiano impegno era lontano dagli “estremismi” alla moda, dalle ideologie che riempiono la testa ma lasciano vuoto il cuore».
Questo era Pinelli. Le inchieste giudiziarie hanno escluso la
responsabilità della polizia nel
«suicidare» Pinelli e nessuno ha
dubbi in proposito, ma il mistero della sua morte resta. Indro
Montanelli ha chiesto a Sofri di
ammettere le sue responsabilità
nella creazione di un clima forcaiolo attorno al commissario
Calabresi. La richiesta era legittima e Sofri ha risposto ammettendo le proprie responsabilità
morali di fronte alla vedova del
commissario ucciso. Non si dovrebbe chiedere a qualche politico o alto funzionario di stato
di ammettere che Pinelli fu arrestato perché si voleva un colpevole a tutti i costi? Non c’è nessun agente di servizio «deviato»,
nessun politico disposto a ammettere le proprie responsabilità morali di fronte ai familiari
di Pinelli, ai suoi amici, agli italiani tutti? Gozzini concludeva
così il suo articolo: «Voglio che
mi sia restituita la memoria di
Pinelli, quello vero, che io ho conosciuto». A distanza di 31 anni
anche noi seguitiamo a chiedere
la stessa cosa, in nome della libertà, che Pinelli ha cercato gettandosi dalla fìnestra, della giustizia che non ha avuto, della pa
Chi era dunque Pinelli? Un ce per le coscienze di tutti.
riforma
I . KiX)
http://www.riforma.it
REDAZIONE CENTRALE TORINO
Via S. Pio V. 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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^ ordinario: L. 105.000: ridotto: L 85 000; semestrale: L. 55.000;
UsIiS L»/ sostenitore: L 200.000
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Tariffe inserzioni pubblicitarie; a modulo (42.5x38 mm. Riforma - 37x45 mm. L'Eco delie
valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800 Economici; a parola £ 1.000
La testata Riforma è registrala dal Tribunaie di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 6 dell'11 febbraio 2000 è stalo spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 9 febbraio 2000
1998
AuociatosHa
Unione stampa
periodica italiana
MA PAGINA
L'Europa dei
diritti umani
ropeo, la Gran Bretagna, la
Germania e la stessa Italia si
sono dimostrate piuttosto
tiepide. Che a prendere l’iniziativa sia stato il presidente
francese Jacques Chirac si
può forse spiegare con il fatto
che la Francia ha una sorta di
«diritto di primogenitura» in
materia di diritti umani e di
cittadinanza (la Dichiarazione del 1789) e anche in materia di visione politica dell’Europa (Jean Monnet e Robert
Schuman). Ma è anche il paese europeo in cui la minaccia
dell’estrema destra xenofoba
e antisemita è stata più forte
in questi ultimi 20 anni, con
la presenza arrogante e ingombrante del «Front National» di Jean-Marie Le Pen.
Chirac e Jospin sanno che cosa vuol dire governare un
paese in cui le sirene dell’
estrema destra trovano ascolto presso i ceti medi e i ceti
popolari, indifferenti aile cosiddette «lezioni» del passato.
Finora, sia la destra tradizionale sia la sinistra sono riuscite a neutralizzare il pericolo lepenista ma quando un
tale pericolo lambisce la sfera
del governo nazionale, come
oggi in Austria, è del tutto legittimo che gli altri partner
europei esprimano la loro
preoccupazione, a nome di
quell’istanza sovranazionale
alla quale tutti liberamente
hanno scelto di aderire.
Sovranità nazionale
e poteri sovranazionali
Secondo alcuni, fra cui Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, il partito di
Haider è giunto al potere in
seguito a un regolare voto democratico nel quale ha ottenuto quasi il 30% dei consensi. Ragionamento solo apparentemente ineccepibile in
quanto è altrettanto vero che
più del 70% degli elettori non
hanno votato per Haider e
che la responsabilità della situazione che si è venuta a
creare ricade essenzialmente
sulle spalle del partito popolare austriaco e del nuovo
cancelliere Schuessel. Bene
hanno fatto quindi sia il presidente spagnolo Aznar nel
chiedere la sospensione dei
popolari austriaci dal partito
popolare europeo, sia il presidente austriaco nel costringere i leader dei due partiti
della nuova coalizione a sottoscrivere il promemoria sui
diritti fondamentali.
In ogni caso, la vicenda austriaca ha messo in luce una
questione estremamente delicata che già l’intervento Nato contro la Serbia aveva sollevato, e cioè la contraddizione tra diritto d’ingerenza
(«umanitaria» o «democratica») e rispetto della sovranità
nazionale. Nell’ambito della
Ue poi la questione si com
plica ulteriormente per il fatto che non sono ancora nettamente definiti gli ambiti
delle singole sovranità nazionali e quelli della sovranità
sovranazionale rappresenta
dairUe. Ora, se è vero cbe i
diritti umani non hanno confini, ciò è tanto più vero all’interno di una comunità di
paesi che hanno deciso di
unire i loro destini. Si tratta
dunque di sapere che cosa
vuole essere, o diventare,
rUe a livello giuridico-istituzionale: una semplice zona di
libero mercato, come vorrebbero i britannici e buona parte dei tedeschi, o un nuovo
soggetto politico sovranazionale al quale, a poco a poco,
tutti gli stati membri cedono
quote sempre più ampie della propria so'vranità? La creazione dell’euro, il 1° gennaio
dello scorso anno, ha senza
alcun dubbio questo significato di cessione di sovranità
e su una materia tutt’altra
che secondaria, e non c’è da
stupirsi che paesi come la
Gran Bretagna o l’Austria abbiano preferito per ora non
entrare in un tale processo. A
questo punto però occorre,
come ha ricordato il presidente Ciampi in questi giorni
a Bologna, che l’Europa si dia
nuove regole per governare
questo processo di trasferimento di sovranità, non solo
per l’economia, ma anche
per la politica estera, per la
difesa comune, per i nuovi
diritti di cittadinanza, ecc.
In un’intervista al giornale
Le Monde del 19 gennaio scorso Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, esprime forti perplessità su un allargamento troppo precipitoso dei confini europei. Delors fa una distinzione fra Europa geopolitica e
Europa politica, e afferma che
quella geopolitica, che pure si
impone, rischia di diluire l’intero progetto politico deH’U
nione europea che, già per i
«padri fondatori», non si riduceva a un grande mercato europeo capace di competere
sulla grande scena mondiale,
ormai globalizzata, ma intendeva costruire un «modello»
europeo in grado di imprimere la propria peculiarità politica, sociale e culturale nella
storia contemporanea. Per
questo, secondo lui, occorre
favorire l’approfondimento
del progetto europeo rispetto
al suo allargamento. Delors ribadisce ancora una volta la
sua convinzione sull’assetto
politico-istituzionale dell’Europa di domani: una «federazione di stati-nazioni» perché non crede sia augurabile
giungere fino alla scomparsa
degli stati nazionali.
Conflitti di interesse
Rimane quindi aperta la
questione del «conflitto di interessi» tra sovranità nazionale e sovranità sovranazionale, conflitto che si complicherà ancora di più quando
l’Europa sarà composta di
una trentina di stati membri
e comprenderà paesi come la
Turchia o l’Ucraina, per non
parlare della stessa Russia. 11
nuovo presidente della Commissione europea, Romano
Prodi, sembra essere invece
più fiducioso sulla possibilità
di portare avanti di pari passo l’allargamento e l’approfondimento dell’Unione,
e di trasformare la Commissione in un vero e proprio governo europeo, con ampi poteri sovranazionali, il che richiederà sostanziali riforme
di strutture dell’attuale Unione. Ora come ora, ne siamo
ancora lontani, ma il caso
Austria potrebbe in fin dei
conti favorire una presa di
coscienza collettiva, inter e
intra-europea, sull’Europa
che intendono costruire i futuri cittadini europei.
Jean-Jacques Peyronel
Un commento di Maurizio Mori sulla prima pagina
del 15 gennaio contesta la
tesi secondo cui la figura di
Giovanni Paolo II avrebbe
sconfitto ogni altra ideologia nell’identità storico-culturale italiana. Se questa
identità [come la chiama E.
Galli Della Loggia, ndr]
«fosse l’identità cattolica scrive Mori - non sarebbe
poi un gran male perderla:
appartengono ad essa l’Inquisizione, l’Indice dei libri
proibiti, il divieto di divorzio e di contraccezione». E
più avanti: «...forse conviene segnalare a Della Loggia
i documenti elaborati dai
valdesi italiani sulla procreazione assistita, sull’eutanasia in cui r’identità religiosa” può conciliarsi con
il rispetto della libertà personale e dell’autonomia».
Anche se «per chi è avvezzo
a parole magiche come
“struttura naturale della
parentela” può essere difficile cogliere la novità insita
in questa prospettiva».
PIERV
IL MATTINO
Il 2000 degli ultimi
Il quotidiano napoletano
ospita il 17 gennaio un intervento di Antonio Riboldi
vescovo emerito di Acerra,
dedicato ai «barboni» dece
duti a inizio anno, «E questo - scrive - mentre la
Chiesa celebra il grande
Giubileo, che è l’appello di
Dio a fare strada alla carità,
che sia accoglienza e soprattutto riconciliazione
concreta con chi nella vita
si è visto privato di ogni diritto (...). 11 Giubileo era il
richiamo per tutti i poveri,
"i barboni”, questi fratelli
che tali sono perché, come
Gesù alla sua nascita a Betlemme, non hanno trovato
posto tra di noi per scelta o
per necessità. Per loro c’è
posto nella giustizia e nella
carità». E ancora: «Almeno
noi, che ci diciamo di Cristo, ci dobbiamo ricordare
delle parole del Maestro:
“Avevo fame e mi avete dato da mangiare... Ogni volta
che farete questo lo avete
fatto a me”. Ma che ben
sette siano i barboni morti
per assideramento o fame
(...) è come una nota stonata in una bella orchestra.
Un’orchestra che va decisamente rivista: rivolgendo i
riflettori su queste “ferite
deU’uomo”, e abbassandole
su tanti altri aspetti che valgono meno dell’uomo».
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UN ascoltatore, Felice da
Milano, che ci segue da
molto tempo e che spesso
prende la penna per scriverci
e dirci quello che pensa, si lamenta in una lettera di pochi
giorni fa perché lasciamo
molto del nostro tempo a disposizione dei nostri ascoltatori. Dovreste, dice il nostro
amico milanese, adoperare i
pochi minuti che avete per
annunciare l’Evangelo e non,
come spesso succede, per far
parlare chi fa domande o solleva critiche o, insomma, dice la sua.
Cogliamo l’occasione di
questa lettera per dire invece
che la nostra intenzione è
sempre quella di lasciar parlare gli altri, chi ci chiama,
chi chiede, chi dice cose diverse. È sempre difficile dialogare attraverso questo
-------------
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W L V.
EUGENIO RIVOIR
mezzo che è la radio. Bisognerebbe che gli uni e gli altri, gli interlocutori possibili,
chi parla e chi risponde, chi
dice la sua idea e chi ne dice
un’altra, fossero insieme davanti al microfono e dialogassero nella stessa occasione. Ma questo ci è spesso impossibile; a volte non conosciamo chi ci scrive che per
lettera, senza sapere neppure
che volto ha, che età, che
professione, quali sono i suoi
interessi. Sappiamo di lui (o
di lei) che ha un problema e
che su quello 'vuole un dibattito. E perché tutti possano
capire di che cosa si tratta bisogna che il tempo sia lasciato in parte (spesso in gran
parte) a lui, o a lei, a chi interroga, a chi interviene, a chi
vuol far sentire il suo parere.
Speso non siamo stati capaci di far dire a chi interro
gava esattamente quel che
voleva dire; spesso lo abbiamo interpretato un po’ grossolanamente; qualche volta
abbiamo capito male. Succede così quando ci si scrive;
succede così quando si risponde al telefono; succede
anche così quando gli si risponde al microfono. Sono i
limiti della nostra comunicazione. Ma vorremmo che attraverso delle parole, nostre e
di chi ci interroga, passasse
almeno in parte il tentativo di
parlarci. Poiché qualcuno ci
ha parlato, così vogliamo poterci parlare. Anche questo,
per noi, è l’evangelo della riconciliazione.
(Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione «Culto
evangelico» curata dalla Fcei
andata in onda domenica I3
febbraio)
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PAG. Il RIFORMA
i Le tradizionali recite del XVll Febbraio
Molti i giovani sul palco
La festa del XVII Febbraio porta in quasi tutte le chiese vaidesi delle valli la tradizionale «recita»; filodrammatiche impegnate da mesi nelle prove con giovanissimi attori che si cimenteranno sul palco, non senza una buona dose di emozione.
Dopo il 17 le repliche; sabato sera per molti e nelle settimane
successive gli scambi fra una filodrammatica e l’altra.
Quest’anno la maggior parte dei gruppi ha scelto la risata, la
commedia poco impegnata, talvolta in piemontese. Fa eccezione San Giovanni dove viene portato in scena Pirandello. Se
si è dovuto rinunciare al falò per l’ennesimo inverno ventoso e
senza pioggia, almeno ci si può riunire intorno ai giovani attori
che in ogni caso meritano un caloroso applauso.
» Un ordigno nel municipio di Pinerolo
Gesto contro le istituzioni
Gli artificieri dei carabinieri, nel pomeriggio di mercoledì 9
febbraio, hanno individuato e disinnescato un ordigno al municipio di Pinerolo. L’allarme era scattato dopo che in Comune
era giunta una telefonata che annunciava la presenza di una
bomba che poi effettivamente è stata trovata all’ingresso dei
locali di via Trieste 32, dopo che gli uffici comunali erano stati
sgomberati. «Ritengo - dice il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - che come ogni atto volto a colpire le istituzioni questo
sia un fatto di estrema gravità al qude si deve guardare con la
dovuta preoccupazione». Attestati di solidarietà alla città sono
giunti prontamente dal sindaco di Torino, Valentino Castellani, e dalla presidente della Provincia, Mercedes Bresso.
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RIFOR
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Fondato nel 1848
Studio di fattibilità per il collegamento tra Torre Pellice e la valle francese del Queyras
; Il treno dei sogni diventerà realtà?
L'ipotesi più praticabile sembra essere quella della ferrovia a cremagliera, i cui costi sono stimati
180 miliardi Ora si apre il dibattito sulla convenienza in termini economici e di impatto ambientale
PIERVALDO ROSTAN
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I Jj nuta in un fotomonI faggio di un paio di anni
I fa, con un trenino che attraversava la conca del
' Fra potrebbe anche non
essere solo fantasia. Lo
' studio di fattibilità redatto da tecnici italiani e
I francesi dimostra che
I ferrovia, a cremagliera o
I meno, da Torre Pellice al
Queyras potrebbe essere
realizzata. Certo vi sono
i molti problemi tecnici e
I soprattutto un sacco di
[valutazioni di carattere
lambientale, ma anche
I economico ancora da afifrontare; lo studio è co
munque stato concluso e
'presentato venerdì scor150 in Francia, davanti ad
[alcuni amministratori
I italiani, all’assessore pro
vinciale Bellion ad alcuni
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sindaci dei Comuni franI cesi interessati, al presiIdente del parco del
(Queyras, Pierre Eymé|0ud, e al direttore del
parco, Jean-Ive Astruc.
' «Abbiamo esaminato
I due ipotesi di risalita I ha spiegato l’ing. Torre
, che ha coordinato lo studio da parte italiana 'Wa ad,aderenza naturarle e una con la cremaI Sliera». La prima prevede
I he gallerie assai lunghe,
complesse da realizzare
ecostose; ingresso possi1 bile: Villanova o Pian del
11"!«, Sarebbe preservato
I da ogni intervento il Pra
I aia il tracciato, lungo, sarebbe di scarsissimo interesse turistico visti i
‘ taolti chilometri in gallega. L’ipotesi a cremaglieijaèpiù suggestiva, con
I parte del tracciato
^'aperto e la possibilità
^^ivare in treno fino al
' lahcon una conseguente
iSalleria di frontiera di
®ca 3,8 km. Uscita in
l^fanda a Ristolas, L’Echalp 0 La Monta, a scel**■ Costi, molto indicatiI !" 180 miliardi compresi
'beni nella soluzione ad
aderenza naturale, 160
thlliardi con la crema‘ pietà. La linea, secondo
I ® studio, dovrebbe collel^si con la tratta ferro•iria a Torre Pellice e
'assumerebbe, in vai PelI *"e, la funzione di una
propria metropoli1^8 interna; sul versante
,8ticese invece niente
Da destra il presidente della Comunità montana vai Pellice, Bertalot, e l’assessore provinciale Bellion con I colleghi francesi
, „—lento con la rete
l, azionale su ferro ma soI a alcune stazioni, pro
babilmente sei. Del resto
lo studio da parte francese ha considerato la grande dispersione di villaggi
e case sparse del Queyras, i cui principali centri
abitati sono comunque
assai piccoli: nell’area
considerata l’auto è il solo mezzo di com.unicazione realmente utilizzato, con la presenza di
un’auto per abitante e un
elevato tasso di inquinamento dell’aria.
Chi ha curato lo studio
ha anche provato a valutare una gestione del trenino: 9 miliardi l’anno
con cinque coppie di treni al giorno per 160 giorni, 200 passeggeri a viaggio, un tempo di viaggio.
Torre Pellice-Chateau
Queyras, di circa 100 minuti. Costo del biglietto?
Anche qui ipotesi. Oggi
raggiungere il Queyras,
partendo in auto da Torino, costa, fra benzina,
usura dell’auto, autostrada, circa 120.000 lire; il
biglietto ovviamente non
potrebbe raggiungere tali
cifre. 1 conti fatti farebbero raggiungere il pareggio di esercizio, sulla
linea, a 100.000 viaggiatori, un livello che i francesi considerano facilmente raggiungibile e
che nello stesso tempo
preoccupa per l’impatto
che questi numeri potrebbero avere sul territorio. A rendere ottimisti
sulla riuscita di un tale
progetto, secondo i part
ner francesi, anche i dati
demografici: nel 2002 il
22% della popolazione
sarà costituita da pensionati attivi, cioè relativamente giovani e desiderosi di «loisir»; le 900.000
giornate di presenza in
estate e le 640.000 d’inverno potrebbero dunque
aumentare, secondo gli
amministratori francesi.
E l’Italia? L’impatto ambientale di una ferrovia è
basso, non così la sua realizzazione, le poche aree
pianeggianti della media
e alta vai Pellice sarebbero attraversate da una ferrovia e poi non ci sarebbe
il rischio di avere un treno per portare turisti in
Francia? Il dibattito è appena all’inizio; solo un
progetto globale di sviluppo dell’area transfrontaliera potrebbe avere un
senso per i due versanti.
Del resto i fondi per una
tale opera non si trovano
con un semplice schioccare di dita...
Intanto la cooperazione fra le due realtà va avanti anche su altri piani: a luglio ci sarà un gemellaggio fra Ristolas e
Bobbio; dal parco del
Queyras è stato fortemente rilanciato la proposta di un unico ^ande
parco transfrontaliero ed
europeo che unisca e
coinvolga tutti i territori
«del Viso». Una cooperazione possibile di cui si
discuterà già nelle prossime settimane.
Dopo una stagione deludente
Si farà la nuova
seggiovia di Frali
Non si può certo dire
che sia una buona annata per le stazioni sciistiche delle Valli. La néve
naturale scarseggia e anche se si può garantire
un buon innevamento
artificiale sono poche le
presenze di pubblico sulle piste e il bilancio della
stagione sembra essere
simile a quello certo non
roseo dello scorso anno.
Nonostante questa situazione le novità a Frali
in vai Germanasca ci sono e riguardano alcuni
progetti che se andranno
a buon fine vedranno finalmente risolto il problema degli impianti
della seggiovia e del
Bric-Rond. 11 Comune di
Frali ha infatti inserito
nella previsione di bilancio, che dovrebbe essere
approvata dal Consiglio
comunale a fine mese,
800 milioni che si andranno ad aggiungere a
due miliardi e mezzo che
dovrebbero arrivare dalla Regione la quale però
non ha al momento confermato ufficialmente il
finanziamento. Questi
fondi sono destinati a
realizzare la nuova seg
giovia biposto che andrà
a sostituire l’attuale che
si avvicina ormai alla
scadenza.
L’investimento totale
previsto e di circa 5 miliardi e per questo ai precedenti due interventi si
affiancherà, pare, un prò
getto integrato presentato dalla Comunità montana, che dovrebbe ri
guardare anche l’inneva
mento artificiale e la pista da fondo. Le Seggio
vie 13 laghi per parte loro
hanno in corso un secondo intervento che prevede il rifacimento dell’impianto del Bric-Rond per
il quale è già arrivata la
notizia ufficiale di finanziamento dalla Regione.
Un impegno forte quello
che si ha intenzione di
mettere in campo, attraverso questa serie di interventi che mirano a segnare fortemente l’offerta proposta ai turisti, che
è segnato tra l’altro da
una collaborazione fattiva per lo sviluppo e il rilancio turistico del paese
che coinvolge il Comune
e la Società 13 laghi.
ICONTRAPPUNTOI
IL DIPLOMA È
«ROBA DEL PASSATO»?
DAVIDE ROSSO
Si parla di
formazione ma
sembrano
estinguersi i corsi
delle scuole serali
Qualche anno fa il sociologo Luciano Gallino, in
uno studio sul mondo del
lavoro italiano intitolato
«Se tre milioni vi sembran
pochi», rifletteva tra l’altro
sul rapporto impiego-formazione sottolineando come la richiesta da parte dei
datori di lavoro sia sempre
più indirizzata verso persone «formate», cioè che
possiedano
già un sapere
a^unto oltre
agli studi scolastici. L’altra
settimana mi
è capitato di
venire a conoscenza della
situazione
di agonia dei
corsi serali per ragionieri e
geometri all’istituto tecnico Buniva di Pinerolo. Parlando con alcuni insegnanti e con gli studenti dell’ultima classe superstite del
corso serale, nato negli Anni 70 e che ora per mancanza di un numero sufficiente di studenti a formare nuove classi o continuare le esistenti rischia di
chiudere, mi è ritornato alla mente quello studio di
Gallino ma non solo.
La parola d’ordine oggi
nei vari incontri e progetti
sul lavoro che vengono presentati a ogni liveUo è sempre più «formazione professionale» fino quasi a
raggiungere per eccesso
quasi un uso inflazionato
di questo termine. In un
mondo globalizzato in cui
il lavoro sembra essere
sempre più orientato verso
la flessibilità, con una spinta che va contro il mito del
posto fìsso, sicuramente è
fondamentale per chi lavora raggiungere un buon livello professionale e avere
un buon bagaglio di conoscenze. Proprio in quest’ottica però a un primo sguardo sembra un controsenso
la situazione delle serali. Se
da un lato infatti in chi è
delegato alla programmazione c’è coscienza delle
necessità formativa e conseguentemente si ha un
sempre maggiore investimento in questo ambito
dall’altro rischia di chiude
un corso che alla fine del
suo percorso di cinque anni porta gli studenti, che
ovviamente hanno lo stesso
orario e gli stessi programmi dei loro colleghi non
delle serali, a un diploma.
Non è formazione ottenere un diploma? oppure,
come si chiede un po’
gnanti del corso, «non interessa più a nessuno ottenerlo?». Ma a ben vedere la
situazione delle serali non
mi sembra poi un così
grosso controsenso: la formazione di cui si parla sovente prevede corsi finalizzati, utili a un inserimento
immediato nel mondo del
lavoro o almeno alla «crea------— zione di una
sorta di valore aggiunto
nel lavoratore che così
può spendersi meglio nel
cercare occup a z i o n e »
mentre il diploma è un
qualcosa di
statico, che
non porta apparentemente
un di più immediato. È uno
strumento dal punto di vista del mercato forse superato, forse semplicemente
non più adatto e da riattualizzare, per altro questo è
un problema che riguarda
tutta la scuola e non solo le
serali e gli sforzi che da più
parti vengono fatti, si veda
per esempio la riforma dei
cicli scolastici recentemente approvata dal Parlamento, sembrano tenere conto
di questo anche se i risultati si potranno vedere solo
fra qualche anno.
Eppure, parlando soprattutto con gli studenti
delle serali di Pinerolo
l’impressione è che ciò che
li spinge è anche la voglia
di «crescere», di apprendere qualcosa in più da spen
dere nel lavoro ma soprattutto nella vita. Ma perché
sono in agonia le scuole serali, a Pinerolo ma anche a
Torino e a Cuneo, le più vicine geograficamente alle
Valli? La risposta sta forse
nella poca pubblicizzazione dei corsi, forse nel loro
essere troppo tradizionaliste, nel loro non proporsi
sul mercato come strumenti adatti. È un fatto che
così facendo «si chiude una
porta» come ci dice un insegnante a titolo puramente personale, si limita la
possibilità allo studio.
Sarà necessaro per il futuro che qualcuno si incarichi di individuare dei tavoli adatti attorno a cui affrontare la questione coinvolgendo dei soggetti che
non siano solo interni alla
scuola e che si pongano
l’obiettivo di ridare slancio
a questa forma di studio
che non è complementare
alla formazione ma è primaria rispetto ad essa per
sconsolato uno degli inse- le persone che coinvolge.
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PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yalli ^ldesi
VENERDÌ 18 FEBBRAIOjn,^l VENERDÌ
TORRE PELLICE: NUOVO PIANO DEL TRAFFICO
— Ci sono già i finanziamenti per il la sistemazione del centro di Torre Pellice (nella foto piazza San Martino). «1 progettisti Bardini e Morra spiega l’assessore alla viabilità, Enzo Alessio hanno preparato un piano che tiene conto del
rifacimento della pavimentazione, deH’illuminazione e dell’arredo urbano: la filosofia di fondo è l’omogeneità». Altro discorso per la viabilità: «Il progetto da parte degli specialisti è in
corso di elaborazione, ma esiste un finanziamento regionale di 30 milioni per il piano urbano del traffico». Particolare attenzione per la zona dell’ospedale e dell’incrocio di via Roma. A
proposito di quest’ultima l’assessore smentisce
le voci di chiusura: «Dobbiamo tenere conto
delle esigenze di cittadini e commercianti».
INCONTRO GIOVANI DEL DISTRETTO — La giunta Egei organizza una giornata per i gruppi e i
giovani del I distretto. Il tema dell’incontro è
«Io, gli altri, il gruppo»: con giochi e animazioni
si rifletterà sul senso dello stare insieme e
dell’incontro fra giovani. L’iniziativa è per domenica 20 febbraio a San Secondo e si inizierà
con il culto con la comunità. Per informazioni e
adesioni ci si può rivolgere agli animatori e animatrici giovanili oppure telefonare a Sabina
(0121-81794) o Matteo (0121-93139).
MERLO NELLA DIREZIONE PPI — Giorgio Merlo,
deputato di Pinerolo, è stato chiamato a far parte della direzione nazionale del Partito popolare
italiano: la decisione è stata presa dal Consiglio
nazionale di venerdì 11 febbraio.
SI REPLICA LA GABBIANELLA — A seguito delle
numerosissime richieste pervenute, venerdì 25
febbraio, ore 21,15 e domenica 27 febbraio, ore
17, sono state organizzate due repliche de «La
gabbianella e il gatto» al teatro del Forte di Torre
Pellice. Posto unico: L. 7.000; prenotazioni telefoniche (dal lunedì al venerdì ore 9,30-13 e
14.30-18), allo 0121-323186; i biglietti dovranno
essere ritirati in teatro la sera della rappresentazione tra le ore 18,30 e le 21.
CORSI PER MAESTRI DI SCI — La Regione Piemonte ha determinato l’organizazione di nuovi
corsi di formazione per maestri di sci di discipline alpine. Le domande di partecipazione devono essere presentate alla regione Piemonte, direzione turismo, sport e parchi, via Magenta 12
Torino, entro il 3 marzo mediante un modulo disponibile presso tutti i Comuni.
CERVI: TU’TTI CONTRARI — La proposta del Comprensorio alpino 1 di introdurre in vai Pellice i
cervi non sta riscuotendo consensi. Dopo il Consiglio comunale di Angrogna anche quello di
Bobbio ha espresso notevoli riserve sull’iniziativa chiedendo che si soprassieda in attesa di definire uno studio più completo anche sull’impatto
ambientale, sugli altri animali e suH’agricoltura
dei cervi. Anche Wwf e Legambiente hanno
espresso decise riserve sulla proposta.
NOVITÀ PER L’EDILIZIA SCOLASTICA DI PINEROLO — La Fondazione Crt ha concesso un
contributo di 6 miliardi alla Provincia di Torino
che li destinerà alla ristrutturazione dell’ex caserma Fenulli dove è previsto il trasferimento
del liceo classico Porporato. «Il contributo della
fondazione Crt - dice il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - permette ora di avere una base
certa per riqualificare un immobile riconosciuto di pregio come la Fenulli che resterà di proprietà del Comune. La Provincia ha ribadito di
voler rispettare gli impegni assunti. Dando vita
a un’operazione che partendo dalla scuola
dell’obbligo verrà proseguita nella progettazione della ristrutturazione dell’ex Alberghiero di
via Monte Grappa, mentre l’Università disporrà
di spazzi in cui svilupparsi».
L'Asilo valdese
di Luserna San Giovanni
ricerca
un'infermiere/a
professionale
Per informazioni contattare i seguenti numeri telefonici: 0121-900285 celi. 0333-2524476 o inviare
curriculum al num. di fax 0121-954386 o recarsi
presso l’Asilo valdese in via Malan 43, Luserna San
Giovanni, e chiedere del direttore, dott. Tullio Parise, o del sig. Roberto Charbonnier.
Torre Pellice: convegno sulla recente legge di tutela delle minoranze
L'importanza di parlare la propria lingua
MASSIMO CNONE
U
N piccolo passo avanti. Il 20 dicembre
scorso, la Gazzetta ufficiale pubblica la legge
482/1999, una norma che
altro non fa che applicare
l’articolo 6 della Costituzione. Adesso bisogna
muoversi, tirando il più
possibile l’elastico della
legge. Sono parole di Luciano Caveri, sottosegretario alla presidenza del
Consiglio con la delega
per l’applicazione della
legge, intervenuto al dibattito organizzato dai
Verdi sabato 12 febbraio
a Torre Pellice. «Il limite
è la norma finanziaria spiega Caveri -: una ventina di miliardi l'anno è
davvero poca cosa per
avviare le proposte che
riguardano scuola, televisione e amministrazioni
pubbliche».
Nell’ormai lontano
1943 si firmò la «dichiarazione di Chivasso», documento figlio della Resistenza alle valli valdesi e
in Valle d’Aosta. «La libertà di lingua come
quella di culto - si legge
nel testo - è condizione
essenziale per la salvaguardia della personalità
umana». Luciano Caveri
ne sottolinea l’attualità:
«La carta di Chivasso è il
contrario del nazionalismo di Haider, federali
smo e non micronazionalismi in competizione
fra loro». All’incontro di
sabato erano presenti an
che Osvaldo Coìsson e
Gustavo Malan, due dei
sei estensori della dichiarazione. «Se lo vogliamo
- ha detto Malan a proposito di tutela delle minoranze e riconoscimento dell’autonomia - possiamo avere quasi tutto:
basta che i vertici della
Chiesa valdese non pongano il veto come ai tempi della Costituente per
paura di mostrarsi non
italiani. Dobbiamo anche
stare attenti perché esistono tre federalismi: il
primo è laico, il secondo
è confessionale, quindi
cattolico, e il terzo è nazionalista. Quest’ultima è
una strada particolarmente pericolosa perché
conduce al razzismo».
L’assessore provinciale
alla cultura, Walter Giuliano, evidenzia «la riconoscenza per le minoranze che hanno saputo
lottare», perché «la diversità culturale è importante tanto quanto la
biodiversità». Giuliano
pone poi l’attenzione
sulle «nuove» minoranze: il traguardo raggiunto
dalla legge è «il libro da
cui si può ripartire, non
con una difesa tribale
della propria identità, ma
con un confronto multiculturale». Particolarmente animato lo spunto
di Tavo Burat, segretario
dell’associazione internazionale per la tutela
delle lingue e delle culture minacciate.
«L’approvazione della
Rifugio re Carlo Alberto
Avviato il Centro
diurno Alzheimer
DAVIDE ROSSO
IL Centro diurno per malati di Alzheimer al Rifugio
re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni è ormai
una realtà. L’attività è iniziata lunedì 7 febbraio con
ovvia soddisfazione dei responsabili. Per ora usufruiranno del servizio 4 persone ma entro giugno la convenzione ultimata con l’Asl 10 prevede che diventino
8 e il comitato di gestione della struttura ha intenzione di individuare attraverso nuove ristrutturazioni
nuovi locali adatti, oltre agli attuali, per accogliere gli
utenti. Il servizio, spiegano al Rifugio, prevede che gli
utenti vengano seguiti da uno staff composto da un
coordinatore, un infermiere professionale un medico
geriatra, uno psicologo, che ha il ruolo di sostegno alle famiglie e al personale e che seguirà comunque anche gli utenti, e alcuni assistenti.
«L’obbiettivo che ci si pone - dice Marcello Gaietti,
coordinatore del Centro - è quello di mantenere e rallentare la patologia e contemporaneamente dare sollievo alla famiglia». Tutto questo si cercherà di farlo,
spiegano al Rifugio, anche attraverso la creazione di
scansioni del tempo fisse nel corso la giornata costmite basandosi sulla persona e alle sue caratteristiche. «Un lavoro impegnativo - dice Elio Meggiolaro,
direttore del Rifugio - che è potuto partire grazie ai
contributi dell’8%o della Chiesa valdese che hanno
permesso di portare avanti i lavori di ristrutturazione
dei locali e alla convenzione ultimata con l’Asl 10 che
si è fatta carico dei costi di gestione per 3/4».
Guardando al futuro il Comitato del Rifugio si è posto anche il traguardo di realizzare una sezione residenziale per la persona affetta dal morbo di Alzheimer. Una sezione che non vuole essere di emarginazione ma di aiuto a integrarsi nella comunità del Rifugio. «Questo indirizzo per altro - spiegano al Rifugio è in linea con quello dato dall’uscente presidente del
Comitato Franco Rivoira ed è anche quanto il dott.
Gardiol, per anni medico della struttura, aveva auspicato e per la cui realizzazione i suoi familiari hanno
oggi contributo finanziariamente in maniera consistente andando ad affiancare l’apporto degli "Amici
del Rifugio” e dei tanti sostenitori».
L’oreficeria
Tesi & Delmastro
'O/a
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Ricorda che le croci ugonotte di sua produzione
si possono trovare presso
le librerie Claudiana di Torre Peilke, Torino, Milano
e la Libreria di cultura religiosa di Roma
Per ulteriori informazioni telefonare al numero
0339-7101925.
Il prof. Gustavo (Tavo) Burat
legge è meglio di niente,
è una breccia stretta che
dobbiamo allargare ma,
- continua Burat sbattendo i pugni sul tavolo non possiamo accettare
una classifica di lingue e
culture, non c’è ragione
scientifica per differenziare le lingue dai dialetti: ogni regione può rivendicare la dignità della
sua parlata». Burat punta
il dito contro l’Europa
della moneta unica: «La
vera cartina di tornasole
è l’atteggiamento nei
confronti delle minoranze». Più pacato l’intervento del sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon che, partecipando nella veste di direttore didattico, ha rilevato la comune ignoranza per le «interessanti e
ottime esperienze di insegnamento di parlate
diverse dall’italiano». E
le risorse? «Non ci sono,
soprattutto per le scuole,
ma se degli spazi su questo discorso ci sono sempre stati, adesso non ci
sono più alibi».
La legge 482 «tutela le
lingue e la cultura delle
popolazioni albanesi,
catalane, germaniche e
e l’on. Luciano Caveri
di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino,
l’occitano e il sardo». Sono rimasti fuori gli zingari: «I Sinti e i Rom sono una minoranza che è
stata sacrificata - denuncia Sergio Franzese,
fra i maggiori studiosi
italiani di questo popolo
-: alla base dell’esclusione c’è un compromesso
politico: molti parlamentari, soprattutto della Lega e di An, hanno
messo il veto, e così questa minoranza è ancora
vista come un problema
di ordine pubblico».
Parla in patuà il vicepresidente della Comunità montana vai Varaita,
Dino Matteodo, segnalando un nuovo incontro
con l’on. Domenico Maselli il 26 febbraio a Roccavione. «Questa conquista - sottolinea Matteodo
- non deve essere un
momento di esclusione:
da punto marginale in
Italia a punto centrale in
Europa». «L’applicazione
di questa legge - conclude il deputato dei Verdi
Giorgio Gardiol - deve
portare libertà, autonomia e sviluppo».
Luserna S. G
La strada
delle cave
Non sono buone |(
condizioni della strada
che porta alle cavedi* {acconti
pietra di Mugniva a Lu-' non l’hi
sema San Giovanni I BioW a ;
«Qualche settimana faq nelle sei
racconta l’assessoreaii dioL P®
Lavori pubblici, Roberto più
pio nazi
, - Che i
stotelesc
«Il tele
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nuove: i
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Delladonna - abbiamo "ha vinte
fatto un sopralluogo con vatorio
l’assessore della Comu.^ stato pe
nità montana e alcunjl nell’Isol
funzionari della Provimi ¿Itt ttiei
eia: serve un intervento|
al più presto». Ogni giot.j
no sulla strada transitano decine di camion con*
un peso di oltre 70(1
quintali. Intanto nella se-'
duta del Consiglio corno-1
naie di martedì 8 feb-i
braio è stata rinnovatala,
convenzione con il Comune di Bagnolo pet
il mantenimento della
strada. Il contributoè
stabilito in 30 milionii
all’anno. «Siamo in contatto per l’allargamentoi
della convenzione al Co-|
mune di Rorà - spiega
inoltre il sindaco, Piergiorgio Ghibò - Lammini-^
strazione si era già dichiarata disponibile». An-i i®s®ùe T
che la minoranza ha dato i sernetti
un voto favorevole al rin-| zione a:
novo della convenzione:,
«La strada è intercomu- glientD
naie - sottolinea il consi-' in affiti
gliere Danilo Colomba-^ giù esi:
la Comunità montana de-1 Aunedì
ve intervenire». ' gione a
La minoranza ha fattoi questa ]
poi notare le pessimei cp^ta G
condizioni della zona di. sindaco
raccolta differenziata al, vicepre:
Om
L’azif
Niente c
turo de
bocciodromo: «È l’Aceaa* niunità
doverci pensare - rispon-^ hne -: s
de il sindaco - soprattut-1 ipotesi
to dopo il previsto au-( probJen
mento del 30% dei con-i veahio
tributi». , te stab
POSTA
decisio
' presa».
I be in cr
Il francese
alle Valli
Ricevo col solito ritardo
il n. 3, noto l’articolo «Tutelare la lingua francese»
e sono a domandarmi
«perché»? L’occitano, capisco: ma il francese è stato la lingua dell’occupante; è una lingua sgradevole con tutti quei suoni nasali (questione di gusti,
d’accordo!) e «irrazionale» (per non dire peggio:
si scrive «eaux» per dire
«o»!) e potrei continuare.
Ma, peggio ancora, nel secolo scorso la Repubblica
romana aveva cacciato il
papa e sono i francesi che
l’hanno re-insediato perpetuando il sottosviluppo
dell’Italia. Non basta! È
meno noto, o passato nel
dimenticatoio, che quando agli injzi della Comunità europea si venne a
discutere della possibilità
di una lingua «veicolare»,
i tedeschi proposero l’italiano, «lingua cantante»,
al telefono la più chiara:
non occorre épeler (verbo
che in italiano nemmeno
esiste: «sillabare» è altra
cosa!). Non se ne fece nulla per l’opposizione dei
francesi, offesi nella loro
grandeur. Ero a Phnom
Penh quando l’Alliance
Française, che spreca i
soldi del contribuente
propagandando la lingua
francese, per non dover
chiudere (in quanto gli allievi non ne volevano più
sapere del francese giudicato inutile) dette inizio a
corsi di inglese! Persino in
Cambogia si rifiuta il
francese, lingua che perde
terreno nel mondo intero,
e proprio da noi si vorrebbe tutelarlo!
Il francese, nelle valli
valdesi, non è soltanto
una tradizione (molte comunità hanno periodicamente un culto in tale lingua) ma è anche una ricchezza: conoscere la lingua «del vicino di casa»
vuol anche dire avere più
opportunità di conoscersi
e di dialogare, (pvr)
voyez, le français l’em-l stratore
porte!»; una testimonian-1______
za del problema che gii|
ci stava a cuore! , Ife
Ricordo tra gli altri,il'“'
convegno di Torino dell ■
1985, a cura deU'Anilset I |%|
dell’Aede (Association| I |/l
européenne des enseignants) suH’insegnamen- ______CL
to delle lingue stranierei
La difesa
del francese
(con scelta rivolta per lo| T e de
Massimo Pulejo
Bruxelles
Caro direttore,
con questo terzo volet
della serie «il francese da
tutelare, faccio seguito
agli interventi di Massimo Gnone e Franco Calvetti (si vedano i n. 3 e 5
del 2000). Mi permetto di
ricordare che molto prima dell’approvazione
della legge 482 (16 dicembre del ’99) e già prima della proposta (1981),
L'eco-Liice del 21 settembre ’73 pubblicava una
mia lettera al direttore
dal titolo: «Difesa del
francese», in cui segnalavo dei corsi di aggiornamento di lingua francese
da tenersi sia nelle scuole
elementari di Torre Pellice sia di Villar Perosa, a
cura dell’Anils (Associazione nazionale insegnanti lingue straniere) e
del Centre culturel français di Torino.
Come presidente della
sezione Anils torinese,
mi impegnavo affinché la
conoscenza della mia
lingua materna non andasse perduta. Un esempio di collaborazione: il
22 dicembre ’79 ricevevo
una lettera di Franco
Calvetti a cui era unita
una «fiche qui indique
l’effort que l’on fait dans
les Vallées de Pignerol
pour l’apprentissage des
langues. Comme vous
più al francese), modera-1 ijsem
tore il prof. Lionello Soz- ¿gg]j
zi dell’università di Tori-* con cui
no, intervento del proti (ere sul
Alfredo Bondi, presiden-| ^
te dell’Anils. E ancora, valdesi»
nel marzo 1985, organiz- ^
zavo e accompagnavo il jg culti
primo scambio culturale |
italo-francese di un gnip' 4qq
po di studenti del LiceO|
linguistico valdese_(no«^ al d
Non ma
ancora europeo) di Totrei
Pellice a Vienne in Fran i
eia, con «immersione to-|
tale»: ottima riuscita! , .¡¡„¡„Ì
Nello stesso anno, Hi; ^
forma-L'eco delle ^
valdesi e L'eco del Chis»'} . ®
ne segnalavano l’arrivon
libri francesi da parte® n
amici parigini da
contattati, sigg. ^ign«' '
Rossillon (purtroppo dei
ceduto recentemente)i| '
una mia iniziativa eh*. eh
dura tuttora. I libri ven; no, 1<
gono distribuiti nei vafi ®ntate
tipi di scuole del Pinern’i ®Siduo
lese a cura di colleghe ni i i
I protest
segnanti di lingua frane®' ehe, ne
se. Questo dono da pad® JPtt’alti
di Adiflor (AssociatinHl le, e m
pour la diffusion interne'i Mentir
rionale du français deli', fiemor
vres, ouvrages et revue» Dia dat(
è una vera risorsa per 1*1 Porto
conoscenza del francés®] Wecalli
di oggi. I Alcui
La mia attività (u" . Sto pro
goccia nel mare), vi pa®® Jtutti;
poco? Oggi, per tutela® l^aud
l’uso del francese, ®'’®j Bellij,,
cosa potrei fare? Aspett<d|
suggerimenti dei letto ^
interessati. Po Var
Liliana fíibet- *®re d
17
r
IO 20jj| venerdì 18 FEBBRAIO 2000
t _.....
E Eco Delle Vao.i ^àldesi
PAG. 13 RIFORMA
Dopo la laurea in Fisica teorica lavora a un progetto deH'Osservatorio di Torino
Daniele GardioI, un valdese che studia le stelle
RDERICATOURN
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e al rin-|
mziont:,
rrcomnil consi- '
SIN da piccolo ho avuto la
passione per le stelle»,
racconta Daniele GardioI. E chi
non l’ha avuta? Siamo stati in
molti a guardare per ore il cielo
nelle sere d’estate. Daniele Gardioh però, le stelle le ha viste
piii da vicino. Oggi, a 32 anni,
¡¡a vinto un concorso all’Osservatorjo di Torino, dopo essere
stato per due anni alle Canarie,
nell’Isola di La Palma, a lavorare
alla messa a punto del telescopio nazionale «Galileo».
- Che cos'ha di particolare questo telescopio?
«Il telescopio nazionale è detto
“di nuova tecnologia” perché
dotato di caratteristiche del tutto
nuove: è altamente informatizzato, ha la cupola termalizzata a
una temperatura stabile per evitare le turbolenze dell’aria che
impediscono una visione chiara
delle stelle e un sistema di ottica
attiva per un perfetto allineamento degli specchi. Non è stato
facile farlo funzionare, ma in un
paio d’anni siamo riusciti a metterlo a regime».
- Come è arrivato al «Galileo»?
«Per caso. Mi sono laureato
quattro anni fa in fisica teorica,
con una tesi sperimentale di
astronomia: quindi ho vinto una
borsa di studio a Padova per collaborare al progetto di costruzione del telescopio nazionale alle
Canarie. Al momento della messa
a punto, ho lavorato laggiù come
responsabile di un sottosistema
informatico del telescopio».
- Qual è la situazione degli osservatori in Italia?
«Nel nostro paese ci sono 12
osservatori, di cui si prevede al
più presto un’unificazione giuridica in un unico ente, che do
vrebbe gestire il telescopio nazionale; tutti gli osservatori hanno partecipato alla realizzazione
del telescopio».
- Qual è la differenza tra questi
osservatori e quello di Luserna
San Giovanni?
«Con un osservatorio amatoriale come quello di Luserna si
cerca di fare delle belle foto; fare ricerca in modo scientifico significa individuare i dati delle
stelle».
- Fisico e protestante: c’è qualche legame?
«Newton, che era credente, faceva il fisico per il piacere di ammirare il creato ed era convinto
che il suo migliore scritto fossero
i Commentari all'Apocalisse. Io
non so fino a che punto la ricerca
astronomica sia utile nell’immediato, ma penso che possa
portare a scoperte capaci di rivoluzionare il mondo del pensiero».
Particolare del telescopio
problemi dell'occupazione alla Turati e alla Morè
Ombre sul lavoro in vai Pelllce
L’azienda non ci sta.
Niente di buono per il futtiro dello stabilimento
tessile Turati 1892 di Lusernetta: l’amministrazione aziendale non ha
accettato la proposta decenti locali di utilizzare
in affitto un capannone
lomba-l già esistente in zona,
tana de-1 «Lùnedì 7 febbraio in ReI gione abbiamo offerto
ha fattoi questa possibilità - raclessimei conta Giorgino Cesano,
zona dii siudaco di Lusernetta e
iziataal vicepresidente della Col’Aceaa' munità montana vai Pel- rispon-i bus si trattava di una
jprattut-'i'POiusi per ovviare ai
Isto au'i problemi di sicurezza del
jei con-i vecchio e ormai fatiscente stabilimento; ma la
' decisione era già stata
presa». Il mercato sarebDe in crollo: «L'amminiis l’eni l stratore delegato, Morel
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elio Scadi Tori-I
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lato, ci ha detto che la
concorrenza è molto agguerrita e la paura è tanta»; da qui la decisione di
trasferire molto presto
l’intera produzione a
Magnago in Friuli.
Gli investimenti richiesti per continuare
l’attività in vai Pellice sarebbero di 40-60 miliardi, una cifra necessaria
per il raddoppio dei dipendenti dagli attuali 68
a 160-180 unità; «Il problema del trasferimento
- spiega Giorgino Cesano - è la mancanza di
mobilità». Un’alternativa
difficile per i lavoratori
che non sarebbero disposti a trasferirsi nel
Nord-Est. «Nelle assemblee di questi giorni conferma Paolo Boaglio,
della Filta-Cisl - è emer
so che qualcuno è disponibile a muoversi, ma
non sono più di dieci
persone». Un nuovo incontro è previsto per il 17
febbraio all’Unione industriale: «In quell’occasione sapremo se c’è ancora qualche spiraglio»,
dice ancora Boaglio.
Più aperte le prospettive per la Morè di Torre
Pellice e i suoi 15 dipendenti: «Nell’incontro della scorsa settimana - dice Fedele Mandarano,
della Cgil - è stato garantito uno stipendio al mese e si è aperta la procedura di cassa integrazione». Ci sarebbero alcune
trattative per l’acquisizione dell’azienda con il
suo marchio e la famiglia
Longo è disposta a mettersi da parte.
■>: ■ Esercitazioni militari a Usseaux
Basta con i tiri
Alla fine hanno consegnato al presidente della
giunta regionale Ghigo
alcuni bossoli; non si
tratta di un avvertimento
mafioso ma dell’iniziativa assunta dal parco naturale deirOrsiéra con il
Comune di Usseaux e la
Comunità montana vai
Chisone per riportare
l’attenzione su un problema ventennale; la
impossibile convivenza
fra il parco e il poligono
di tiro a Pian dell’Alpe.
«Ogni anno - lamentano
gli amministratori - tutte
le attività vengono bloccate per 80 giorni, in primavera e in autunno a
causa delle esercitazioni
militari del battaglione
Susa». Ora i militari hanno riproposto alla Regione Piemonte il rinnovo
Una conferenza a Bricherasio, storico confine con le valli valdesi
I protestanti nel marchesato di Saluzzo
CIAUDIO PASQUET
Le date e le ricorrenze
sembrano essere uno
degli strumenti principali
con cui ci si ferma a riflettere sulla storia passata.
Come «Società di studi
ancori valdesi» siamo stati conorganiz associazio
ne culturale che si appremlturaq sta a ricordare, nel 2001, i
^®®3nni dell’annessione
= (Tjltti3fchesato di SaluzTonti ducato di Savoia,
in Fran i nnancheremo di dare
• to- ttostra collaborazione
cita! ^ perché quell’asso
nno, vuole giusta
lìe f*®***® ricordare come tael ChisO'ì abbia segnato an’arrivodij ®àe la fine della forte preparte di riformata della zo
da nti' °8g> corrispondente
Vigneti posso modo alla provin3ppo dt | tda di Cuneo,
mente)': Non va infatti dimentitiva cht. che le valli valdesi
ibri ven ' ®Mlo, loro malgrado, dinei vani 'tentate un ghetto e un
1 pinern’l tesiduo di una presenza
[leghe ii' i Protestante piemontese
a franct’ che, nel XVI secolo, era
da paàti tiitt’aitro che trascurabiociatie®| le, e non possiamo di: internai ®enticare come quel
ais deE nemonte riformato abt revues Dia dato un notevole apsa 'f®rto di persone e di
frances'l Idee alle nostre valli.
I Alcune notizie a queità (of | *to proposito sono note
v't ^ il padre di Enrico
tutelatiiinaud era originario di
ese, cU Sellino in vai Varaita,
era diffusa la dissiI riformata; GoffreI eVaraglia, primo paf-Torif^l^re della comunità di
San Giovanni, era nativo
di Busca, e venne arso
sul rogo in piazza Castello a Torino. Ma le notizie
forse più dettagliate si
trovano in una lettera
che un riformato scrisse
il 13 aprile 1559 ai principi protestanti tedeschi
presenti alla dieta di Augusta. Il suo nome era
Alosianus, medico in Busca, e ci fornisce una descrizione della diffusione
protestante in Piemonte
come, in seguito, non vi
è mai più stata.
Oltre alle chiese presenti nelle valli valdesi
(che allora comprendevano anche tutta la vai
Chisone e parte della vai
Po) egli cita le seguenti
realtà; «In Torino vi è
una grande Chiesa di
Cristo, e un ministro segretamente vi annuncia
la divina parola». In
Chieri si ritrovano moltissimi che professano la
verità di Dio.
In Carignano vi è un
gran numero di fedeli; lo
stesso può dirsi delle
chiese di Racconigi, Poirino, Pancalieri, Valgrana, Dronero, Caraglio,
Busca e Cuneo, fra le
quali quella di Caraglio
le supera tutte, giacché
tutti i caragliesi hanno
accettato la paròla di
Dio. Le principali città
nelle quali i fedeli non
osano ancora riunirsi
pubblicamente sono Villanova d’Asti, Moncalvo,
Possano, Peveragno, Villafalletto, Cortemiglia,
Bene, Asti, Clarasio (testo italiano in Giovanni
Jalla; Storia della Riforma in Piemonte, pp. 97104; originale in latino
con traduzione in francese in A. Vinay Bulletin
de la Societé d’histoire
vaudoise, n. 7 to italiano
in GA); per chi ha un po’
di dimestichezza con la
geografia della pianura
piemontese, molti dei
succitati nomi evocano
oggi l’idea di una presenza cattolica forte, saldamente stabilita, senza
neppure pensare la possibilità di una dissidenza
protestante.
Questo perché l’opera
della repressione cattolica, fortemente voluta
dai Savoia, fu capillare,
sistematica, tenacemente perseguita. Fino al
punto di alimentare la
leggenda che i «barbetti
chiusi nelle loro valli
fossero strani mostri con
un occhio solo in mezzo
alla fronte» (mio nonno,
ancora all’inizio di questo secolo, non riuscì a
convincere alcuni piemontesi che lui fosse
valdese perché di occhi
ne aveva due). Insomma, dal loro punto di vista, fu un lavoro estremamente ben fatto!
E venne l’epoca del cosiddetto ghetto, un Piemonte senza contatti con
la presenza valdese, ignorandola quando non
la si poteva schiacciare.
Ora le cose stanno cambiando: il Piemonte ci ha
riscoperti, ci chiede notizie, collaborazioni, punti
di vista. Una cittadina
come Bricherasio, uno
dei confini cattolici storici delie Valli, ci ha chiesto di fare due serate storiche in occasione del 17
febbraio. Siamo grati di
questa possibilità, che
arricchisce tutti noi.
C’è però per noi valdesi delle Valli un lato oscuro che ci riguarda: molti
dei nostri si sono stabiliti
in tempi recenti in paesi
della pianura piemontese, lo hanno fatto per ragioni di lavoro, di matrimonio, di abitazione. E
molti sono spariti, hanno
tenuto per un po’ i contatti con le chiese di appartenenza e poi più nulla. Come chiese locali
abbiamo sicuramente
mancato nella cura d’anime di questi fratelli e
sorelle e dobbiamo interrogarci sulla ricerca di
nuove forme per seguirli
con assiduità.
Ma a loro dobbiamo ricordare che la vocazione
e l’impegno preso il giorno della confermazione
non finiscono quando
non si vede più il campanile delle propria chiesa. Il Signore ci chiama
ad essere «sale della terra» e forti nella nostra fede in tutte le situazioni
della vita e non ci sembra di chiedere troppo
se, quando si trasferiscono, chiediamo che ci dicano almeno dove sono
andati ad abitare.
dell’autorizzazione scaduta nel 1999; parco. Comune e Comunità montana hanno rivolto un
appello a non firmare il
rinnovo. E con l’appello
sono stati consegnati alcuni dei tantissimi bossoli che ogni anno vengono abbandonati.
«Il parco - aggiunge il
direttore dell’Orsiera,
Mauro Deidier - vuol
puntare su una serie di
progetti ecocompatibili:
un campeggio leggero da
affiancare all’agriturismo già esistente, percorsi in quota e pacchetti turistici, un centro di
vendita estivo di formaggi, un centro per la pratica di sport ecologici, piste da sci di fondi. Se finora non sono stati trovati siti alternativi “graditi” ai militari, chiediamo che la-Regione non
firmi una convenzione
che danneggerebbe il
parco per altri 5 anni».
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — Domenica 20 febbraio, incontro a San
Secondo per i gruppi giovanili del I distretto, organizzato dalla Fgei. Tema della giornata: «lo, gli altri,
il gruppo». Appuntamento alle 9,30 per partecipare
al culto con la locale comunità, a seguire animazioni
e riflessioni sul tema fino alle 16,30 circa. Comunicare le adesioni a Cristina Pretto (tei. 0121-930927) entro il 18 febbraio.
IMPEGNO CRISTIANO — Sabato 26 febbraio, alle 17,
nella sala unionista di Torre Pellice, incontro sull'impegno cristiano oggi, su «Come evangelizzare in
un'epoca ecumenica», con il pastore Alberto Taccia.
ANGROGNA — Studio biblico, martedì 22 febbraio,
alle 20,45, su «La crocifissione di Gesù».
BOBBIO PELLICE — Incontro dell'Unione femminile
domenica 20 febbraio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alla sala Albarin il gruppo filodrammatico presenta, sabato 19 febbraio, alle
20,45: «L'uomo, la bestia e la virtù», di Luigi Pirandello. Martedì 22 febbraio, a Bricherasio, alle 20,45,
conferenza del pastore Giorgio Tourn sul senso e la
storia del 17 febbraio, nella sala della Biblioteca Comunale. Martedì 22 febbraio, alle 20,45, studio biblico su «Il terzo giorno è resuscitato». Domenica 27
febbraio, assemblea di chiesa sul tema degli stabili.
MASSELLO — Martedì 29 febbraio, alle 14, riunione
quartierale al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 27 febbraio, alle
10, assemblea di chiesa, con culto unico a Perrero, in
discussione la situazione finanziaria.
POMARETTO — La Filodrammatica presenta la commedia brillante in tre atti «Paparino» e la farsa «La sposa
e la cavalla»; repliche sabato 19 e domenica 20 febbraio, l'incasso di quest'ultima serata sarà devoluto
alle associazioni Admo e «Senza frontiere» prò Cernobil. Mercoledì 23 febbraio, alle 16,30, all'Eicolo
grando, incontro del gruppo visitatori. Culto al Centro anziani di Perosa Argentina, venerdì 25 febbraio.
Riunioni quartierali: mercoledì 23 febbraio, alle
20,30, ai Maurini, martedì 29 febbraio, alle 20,30, a
Perosa. Venerdì 25 febbraio, incontro dell'Unione
femminile dell'Inverso Clot.
PRAMOLLO — Alle ore 20,30 di sabato 19 febbraio la
filodrammatica rappresenterà: «Il dito tra moglie e
marito» commedia comicissima in tre atti di Franco
Roberto.
PRAROSTINO — Domenica 20 febbraio il culto sarà
presieduto da Lucilla Peyrot.
SAN GERMANO CHISONE — Sabato 19 febbraio, alle
21, nella sala valdese, la compagnia «Nonsoloteatro»,
presenta «il nido dell'orso», ingresso lire 10.000.
SAN SECONDO — Sabato 26 febbraio, alle 20,45, replica della rappresentazione teatrale «La brocca rotta»
a cura della Filodrammatica.
TORRE PELLICE — Sabato 19 febbraio, alle 20,45, nel
tempio del centro, la filodrammatica dell'Unione giovanile dei Coppieri presenta «Non tutti i ladri vengono per nuocere», di anonimo. Riunioni quartierali;
martedì 22 febbraio, ai Simound, venerdì 25, agli Appiotti. Lunedì 21 febbraio, alle 20,45, al presbiterio,
studio biblico su «I tempi della fine, millennio e nuova
creazione». Tutti i membri di chiesa che intendono richiedere il certificato per la defiscalizzazione, devono
comunicarlo al Concistoro entro il 28 febbraio 2000.
VILLAR PELQCE — Alle 21 di sabato 19 febbraio, nella
sala, la filodrammatica presenta «Un 48 'n ca 40» e la
farsa in un atto dal titolo «La statua di Paolo Incioda».
VILLASECCA — Riunioni quartierali: mercoledì 23 febbraio, alle 20, alla»Roccia, giovedì 24, alle 14,30, ai
Trossieri, alle 20, a Villasecca.
1 molti collaboratori del Centro culturale valdese
Un servizio di testimonianza
ALBERTO TACCIA
OME ogni anno
il
Centro culturale vai
dese di Torre Pellice conclude la sua attività offrendo una cena riccamente imbandita alla Foresteria valdese di Torre
Pellice a tutti i collaboratori, al fine di vivere un
momento conviviale gioioso di scambio e di incontro. In quella occasione il presidente, pastore
Giorgio Tourn, pronuncia
il suo «discorso alla nazione», facendo il punto
sulla situazione e pro-‘
spettando i progetti futuri. Una prima osservazione che ci pare di dover rilevare consiste nel numero sorprendente di collaboratori che il Centro riesce a mobilitare, tra cui
un nutrito gruppo di giovani, particolarmente
preparati per l’accompagnamento di gruppi al
museo o alle più significative località delle Valli.
Essi non si considerano
semplici accompagnatori turistici, ma operano
consapevoli che i luoghi^
le cose e le realtà che mostrano, descrivono o illustrano sono parte, in
qualche modo, della loro
identità di fede, «pronti a
rispondere a chiunque
chieda ragione della loro
speranza». E non credo
che questa citazione biblica sia estranea alla loro
consapevolezza davanti
alle domande che vengono loro rivolte e quali, da
richieste di semplice informazione, diventano
interrogativi sul senso, il
contenuto e i significati
della fede evangelica.
Ci pare giusto, da parte
di tutta la chiesa, esprimere innanzitutto un vivo apprezzamento a coloro che hanno saputo
raccogliere con intelligenza e impegno, intorno
al progetto del Centro,
giovani e meno giovani
suscitando entusiasmo in
vista dell’adempimento
del loro compito, trasformando così quella che
potrebbe essere una semplice mansione turistica
in un vero e proprio servizio di testimonianza.
Il discorso presidenziale quest’anno ha potuto superare l’atteggiamento molto valdese del
«la vaimal» (di nota e rispettosa memoria!) per
presentare il quadro positivamente concluso
delie molteplici attività
del Centro. L’ultimo tassello è stato la costituzione dell’ufficio detto «Il
barba», con riferimento a
questa figura tipica del
valdismo medioevale,
con lo scopo di promuovere e coordinare l’atti
vità di accompagnamento. Il presidente ha tratteggiato il cammino complesso e irto di difficoltà
che ha consentito di dare
al Centro un corretto assetto istituzionale, e una
sede degna e funzionale
per l’attuazione dei suoi
programmi di elevato livello culturale. Tutto
questo fa del nostro Centro un interlocutore qualificato nel dialogo e lo
scambio non solo con
tutti i centri evangelici di
cultura presenti in Italia,
presso le nostre chiese,
ma anche con organismi
di interesse storico e culturale oltreché con enti
locali preposti alla cultura e al turismo.
Intanto già si annuncia
per il prossimo anno una
svolta importante per la
vita del Centro: il pastore
Tourn, per raggiunti limiti di età, dovrà lasciare
l'incarico di presidente.
Non conosciamo ancora
quali saranno le soluzioni di tipo personale e organizzativo che questo
avvicendamento potrà
comportare. Ma intanto
il pastore Gianni Genre,
a nome di tutti, ha rivolto
al pastore Tourn un sincero e convinto ringraziamento per l’opera da
lui finora svolta che tutti
noi non possiamo che
condividere.
18
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yaui \àldesi
VENERDÌ 18 FEBBRAIO 2Qon I VENER
-.SI
SPORT
TENNIS TAVOLO
PALLAVOLO
Non è bastata l’ottima
prova di Davide Gay in
CI nazioiiale per fermare
la capolista Cus Torino: il
4- 5 finale (3 punti di Gay
e 1 di Freschi dice comunque di un confronto
mai scontato. Bene invece le altre categorie: in C2
regionale la Valpe ha superato il Sisport Fiat per
5- 1 (2 punti di Sergio Ghiri e Migliore, 1 di Giuliano Ghiri): in DI, la squadra «A» si è imposta per
5-3 suirivrea (2 punti di
Girardon e 1 di Ghirardotti. Cesano e Picchi),
mentre la squadra B ha
superato il Moncalieri per
5-1 grazie a due punti di
Battaglia e Rossetti e a
uno di Del Pero. I campionati ora si fermano di
nuovo per tornei vari: si
riprenderà il 4 marzo.
Doppio successo della
pallavolo pinerolese: non
accadeva da tempo: ma
se per il Cerutti in B2
femminile si tratta, con
la vittoria per 3-1 sull’Avis Cafasse di rimanere agganciati al treno
della salvezza, per il
Body Cisco, in B2 maschile è la continuazione
di un cammino di eccellenza avviato nel 2000
con ben sette successi.
La vittima di turno, il fanalino di coda San Paolo
Palmar, è stata superata
in trasferta per 3-0. La
classifica ora sorride con
24 punti. Nel campionato allieve, girone B il 3S
Luserna ha vinto sul
campo della Piscinese
per 3-0 mentre nello
stesso girone il 3S Pinerolo ha perso il derby col
Pinerolo Vbc per 3-1. Nel
girone A del campionato
allievi il 3S Pinerolo è
stato superato in casa
per 3-0 dal Chivasso: in
seconda divisione maschile, girone A il 3S Pinerolo ha superato il Meneghetti al tie-break per
3-2: nel settore juniores
bene i ragazzi del 3S Pinerolo che hanno superato il Pescatori per 3-1
mentre le ragazze del 3S
Luserna sono state battute in casa per 3-0
dall’Alpignano.
HOCKEY GHIACCIO
Il massimo campionato è ripreso martedì col
delicato confronto con il
Renon: ma, dopo il riposo di sabato la Valpe affronterà il 22 la trasferta
di Laces e sabato 26 la rivincita casalinga con i
duri dell’Appiano.
PATTINAGGIO
VELOCE
Nell’ambito della manifestazione «Verso Torino 2006», sabato prossimo il palaghiaccio di Pinerolo ospiterà gare di
pattinaggio veloce con gli
specialisti dello short
track e gli studenti delle
scuole superiori che si cimenteranno in una gara
promozionale di questa
spettacolare specialità,
«con la speranza - ha dichiarato il presidente del
Goni provinciale Porqueddu - che fra quelli
che gareggeranno ci siano i campioni di Torino
2006». Il Piemonte ha fin
qui contato sulle capacità
dei rivaltesi Fabio e Davide Garta. La giornata si
vedrà alle 9 le gare studentesche e alle 10,30
l’esibizione degli azzurri.
APPUNTAMENTI
Il 26 febbraio si svolge l'edizione invernale dei giochi giovanili
Nuovo «Porte aperte allo sport per tutti»
DAVIDE ROSSO
DOPO il successo delle passate edizioni
estive della manifestazione «Porte aperte allo
sport per tutti» è in programma il 26 febbraio
l’edizione invernale dell’iniziatwa. In un affollato incontro che si è svolto a Torino il 7 febbraio
gli organizzatori hanno
presentato il programma
della manifestazione che
vede coinvolti i territori
di 13 Gomuni (tra cui
molti delle Valli) e due
Gomunità montane. Gome anche per le edizioni
estive «Porte aperte allo
sport invernale» prevede
l’apertura degli impianti
sportivi, in questo caso di
quelle discipline tipica
mente invernali (come lo
sci alpino, il fondo, il pattinaggio. lo slittino e altro
ancora), a tutte quelle
persone che solitamente
non frequentano questi
tipi di impianti. In particolare l’iniziativa è rivolta
ai ragazzi delle scuole,
dalle elementari alle su
Concerti al teatro del Forte di Torre Pellice
stagione musicale d'inverno
Ritorna sabato 19 febbraio la stagione concertistica invernale promossa dall’associazione
musicale Divertimento.
Alle 21.15. al teatro del
Forte di Torre Pellice si
esibiranno fiati, archi e
percussioni dell’orchestra sinfonica nazionale
della Rai: verranno proposti brani di André Jolivet. Suite en concert, per
flauto e per percussioni:
Maurice Ravel, Ma mère
l'oye, suite (trascrizione
per percussioni di Riccardo Balbinutti): Edgar
Varèse, Octandre, per otto strumentisti: Igor Stravinskij, L'histoire du soldat. suite.
Le origini dell’Orche
stra sinfonica nazionale
della Rai risalgono al
1931. quando a Torino fu
fondato il primo complesso sinfonico dell’ente
radiofonico pubblico. A
questo si aggiunsero successivamente le orchestre
di Roma e di Milano e infine la formazione cameristica «Alessandro Scarlatti» di Napoli. Nel corso
degli anni alla guida delle
varie orchestre si sono
succeduti tutti i principali
direttori del momento, da
Vittorio Gui a Wilhelm
Furtwàngler, da Herbert
von Karajan ad Antonio
Guarnieri, da Igor Stravinskij a Leopold Stokowski, Garlo Maria Giulini,
Mario Rossi, Lorin Maa
ABBIGLIAMENTO & STILE
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LUSERNA S. GIOVANNI-TO
zel. Thomas Schippers,
Zubin Mehta, Wolfgang
Sawallisch. Gon le diverse
compagini fecero inoltre
le prime prove Glaudio
Abbado, Riccardo Muti e
Giuseppe Sinopoli. La
riunificazione delle quattro orchestre avvenne
a Torino nel 1994, e il
nuovo complesso è stato
tenuto a battesimo da
Georges Prêtre e da Giuseppe Sinopoli.
In Italia, oltre le normali stagioni sinfoniche
invernali e primaverili,
l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai ha tenuto concerti nelle principali città e per i festival di
maggiore prestigio. Numerosi anche gli appuntamenti all’estero, concretizzati, oltre che in diverse singole manifestazioni, nelle tournée in
Giappone, Germania. Inghilterra e Irlanda, Francia, Spagna, Ganarie.
Svizzera e Sud America.
Dal corpo principale dell’
orchestra si sono via via
organizzati distinti gruppi cameristici variabili,
che svolgono un’intensa
attività concertistica.
periori, dando modo a
tutti di avvicinarsi all’attività sportiva in sicurezza
essendo a disposizione
maestri e persone competenti e in modo economico. Un modo insomma
per far provare soprattutto a quei giovani che per
diversi motivi non hanno
mai provato l’ebbrezza
della discesa o la fatica
del fondo. «Quello del 26
febbraio - ha detto nel
corso dell’incontro di
presentazione della manifestazione la presidente
della Provincia, Mercedes
Bresso - è un primo esperimento in vista del grande appuntamento dei
Giochi olimpici del 2006 e
sarà quasi interamente
dedicata ai ragazzi e alle
ragazze delle scuole di
tutta la provincia. Soprattutto sarà una grande
giornata di festa, di gioco
e di educazione alla salutare pratica sportiva».
18 febbraio, venerdì
PINEROLO: Alle 17, al Salone dei cavalieri, conferenza
su «Gome i giovani si adattano alla nuova situazione
in tema di lavoro», con il sociologo Bruno Manghi.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, concerto del trio Glinka (pianoforte, clarinetto e violoncello), musiche di Beethoven, Schumann e Brahms.
CANTALUPA: Alla villa comunale incontro su «Leggende, tradizioni e canti del Pinerolese», con Diego Priolo. Ingresso libero.
19 febbraio, sabato
LUSERNETTA; Nella sala polivalente, alle 20,45, serata
occitana organizzata da Kalendamaia.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, concerto degli strumentisti dell’orchestra sinfonica nazionale della'Rai: musiche di Jolivet, Ravel, Varese,
Stravinskji. Ingresso lire 15.000, ridotti lire 12.000.
20 febbraio, domenica
POMARETTO: Dalle 14,30, sfilata, giochi e gofri, per la
III edizione del carnevale pomarino con i carri.
INVERSO RINASCA: Spettacolo serale con la corale Eiminal, a favore delle associazioni Admo e «Senza
confini».
ANGROGNA: «Ciastolata» ai Sap, partenza dal ponte di
Barmafreida, Pradeltorno: prenotazioni e informazioni tei. 0121-944363.
22 gennaio, mercoledì
TORRE PELLICE: Alle 21, alla Bottega del possibile,
l’Associazione pace vai Pellice presenta il libro «I
fondatori dell’Europa unita, Schuman, Adenauer, De
Gasperi», di Alberto Chiara e Giuseppe Audisio: interv'engono Alberto Chiara e Sergio Turtulici.
BRICHERASIO: Alle 21, al Centro culturale, dibattito
con G. Tourn su «Una volta non c’era il XVII Febbraio».
24 febbraio, giovedì
TORINO: Alle 20,45, nella sala di via Pio V 15, incontro
su «Cristo nella letteratura russa dell’800-900, con
Laura Micheletti.
PINEROLO: Alle 21, alla sede del Cai, proiezione su
«Trekking sull’aita via dei pini loricati».
PINEROLO: Alle 21, al teatro Incontro di via Caprilli,
concerto del «Quintetto Bibiena».
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
per l’Unitrè, alle 15,30, conferenza della prefissa Lidia Sgambetterà su «“Il patto d’amore” di Catullo».
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21, concerto del
Quintetto Bibiena (flauto, oboe, clarinetto, fagotto,
corno), musiche di Mozart. Reicha, Liegeti,
Prokof ev. Ingresso lire 25.000.
25 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: L’associazione «Senza confini» propone, alle 21, al Ciao di via Volta, «Cernobil 2000»:
verrà proiettato un filmato preparato dalla televisione svizzera italiana. A seguire verrà presentato il
progetto di accoglienza di bambini bielorussi presso
le famiglie della valle per il 2000.
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Comunale propone, ve- i
nerdì 18, alle 21, La ra-1
gazza sul ponte; sabato
19, ore 21, Terra bru- j
data: domenica 20, ore,
16, 18,30 e 21, lunedì,
martedì e giovedì, ore 21, '
007 il mondo non basta.
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 17 e ve-1
nerdì 18, ore 21,15, Mifn- ^
ne dogme 3. di Soren
Kragh Jacobsen; sabato '
19, ore 21,30, domenica '
20, ore 16, 18,45, 21,30,1
lunedì 21, ore 21,15, An-1
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PINEROLO — La mul-1
Usala Italia propone alla |
sala «2cento» American
beauty: feriali ore 19,50 e
22,20, sabato 19,50
22,30, domenica 14,50,ì
17,20, 19,50, 22,20 (v.m.:
14 anni). Alla sala «5cen ^
to» va in programma Iti
segreto della strega di
Blair; feriali 20,20 e 22,20,
sabato 20,20 e 22,30; do-'
menica 14,30 con spetta-'
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Friuli e non ,
Veneto '
Desidero fare una pie-1
cola precisazione, anche
se i problemi sono ben'
altri, a ¡rroposito deH'in-1
teressante articolo ap |
parso sul n. 3 di Riforma- ^
L’eco delle valli l’aldesi^
che ha per titolo «Dal Veneto i cervi per la vai Pellice» e che inizia con «Ar-1
riveranno da Tarvisio, in |
Veneto...». Sarà perché|
sono friulano, ma una
cosa mi è saltata subito
all’occhio: Tarvisio si tre-1
va in Friuli Venezia Giu-|
Ila e non in Veneto. |
È purtroppo abitudine
diffusa confondere «
Friuli con il Veneto, s*'
non addirittura ritener" I
una sola regione. È appO’l
na il caso di ricordate-1
senza voler essere cani |
panilista, che il Friuli Ve'
nezia Giulia ha una sual
storia, ha le sue tradiriO'i
ni, ma ha soprattutto)
una lingua che non hS|
nulla a che vedere con
quella veneta.
Cordiali saluti.
Bepi Pi vidof'
Villar Fellie«'
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2(XI
96.550
tei, 0121-954194
redazione.rbe@
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;,30; do-'
I spetta-1
i Siamo rimasti
con un po'
di delusione
Sono un cristiano cattolico,
lettore abituale del vostro
nomale, che apprezzo per le
opportunità che offre all’informazione, ma anche per i
notevoli spunti che reca alla
mia informazione. Questa
volta sono io il «protestante».
Nella chiesa cattolica in cui
ho partecipato a una riunione promossa per la Settimana per l’unità dei cristiani, il
pastore incaricato della parte
riformata è, a mio umile ma
radicato giudizio, condiviso
da molti, incorso in alcune
«sconvenienze» pregiudicando un poco il fine ecumenico
della riunione. Se le segnalo è
unicamente in carità e correzione fraterna.
La comunità di quella chiesa, per grazia fra le più vivaci
nella diocesi, aveva preparato
una traccia dell’incontro ponderata ed equilibrata, con
l'intento di non urtare la sensibilità di nessuno, e ne aveva
distribuito copia a ciascuno:
questa traccia l’abbiamo seguita coralmente, tranne il
pastore. Egli, che è intervenuto per primo forse presupponendo un uditorio di limitata
confidenza con le Scritture,
ha sfoggiato eloquenza ed
emdizione, senza accorgersi
che il motivo che ci aveva
adunati era altro. Non ha
mancato di informarci anche
delle sue convinzioni sull’amministrazione divina del perdono, che già sapevamo essere motivo di contesa.
Siamo rimasti in tanti un
po’ delusi (personalmente
confrontando in mente altri
pastori e predicatori evangelici) e a chiederci se in occasioni così particolari non sia
un po’ sprecata la grazia del
Signore inviando messi inadeguati (seppur presenti anche fra noi). Quanto ci saremmo accontentati di sentire, per esempio, le semplici
parole di 1 Pietro 3, 8-12. Sarà
per la volta prossima.
Luigi Cesare Maletto
Torino
Il fratello
Chevret
Una grazia
del Signore
Il fratello Pietro (o meglio
Piero) Chevret era molto conosciuto negli ambienti evangelici della valle di Susa.
Proveniente dalla chiesa battista di Torino via Passalacqua, dove giovanissimo aveva dato la sua testimonianza
di fede mediante il battesimo, si era trasferito a Sant’
Antonino dopo il matrimonio
con la nostra sorella Anna
Tortore. Per tanti anni aveva
partecipato con zelo alle attività della chiesa: era una persona molto amata e stimata,
soprattutto per la sua giovialità. Apparentemente burbero, ma sempre disponibile,
riuscì felicemente ad abbinare una vita di fede dichiarata
a una vita di fede vissuta nella quotidianità.
Nei lunghi mesi di malattia, sopportati con grande dignità, è stato egli stesso a
consolare i familiari, invitandoli a non perdere la fede nel
Signore. Il 23 gennaio il Signore lo ha chiamato a sé: lascia un vuoto fisico nella famiglia e nella comunità, e un
vuoto attorno a noi. I parenti,
le sorelle e i fratelli in fede e i
conoscenti tutti lo ricorderanno per le sue doti, per
quel suo sorriso accattivante
e come esempio, perché nelle
prove di quaggiù è riuscito a
mantenersi fedele al Cristo
vivente.
Adriano Dorma
Sant’Antonino di Susa
Sono d'accordo
Vorrei esprimere il mio totale consenso relativamente
all’articolo apparso nelle pagine de L’eco delle valli valdesi del 4 febbraio scorso a firma Marco Rostan in risposta
a quelli apparsi su L'eco del
Chisone a firma del direttore
Vittorio Morero. È esattamente quello che penso io e
finalmente il fratello Rostan
parla chiaro e di questo mi
congratulo con lui.
Mario Goletti - Bobbio Pellice
ti pivido^
larPellW'
Facoltà valdese di teologia
00193 Roma, Via Pietro Cossa 42
«cm
Il Consiglio di Facoltà, d’intesa con la Tavola, proclama la vacanza
della cattedra di teologia sistematica e bandisce un concorso per
un posto di
Professore straordinario*
di teologia sistematica
Incarico:
Si tratta di un lavoro a pieno tempo comprendente I insegnamento e la ricerca nell’ambito della teologia sistematica e
dell’etica. Il/la titolare sarà impegnato/a anche in altri compiti e
responsabilità a norma del Regolamento della facoltà.
Titolo richiesto:
Laurea in teologia. Il Dottorato in teologia è considerato titolo
preferenziale.
Tr^amento economico:
Stipendio pastorale secondo la normativa della Tavola valdese.
Inizio dell’attività:
I ° ottobre 2002
Ur^ua richiesta:
Ottima conoscenza della lingua italiana (capacità d insegnamento
e di scrittura).
Dossier di candidatura
II dossier di candidatura comprende: un curriculum vitae (IO
esemplari), l’elenco completo delle pubblicazioni (IO esemplari),
indicando i 3-4 testi considerati più significativi; una copia di
ogni pubblicazione; un breve documento in cui il/la candidato/a
espone il suo progetto di insegnamento e la sua visione del lavoro in Facoltà. Il dossier dovrà contenere una fotocopia certificata del diploma più alto conseguito e dovrà essere inviato entro il 15 aprile 2000 a: Decano Facoltà valdese di teologia. Via
P.Cossa 42, 00193 Roma. Gli interessati riceveranno, a cura del
Decano, un’informazione più dettagliata sui compiti richiesti e
sulle condizioni logistiche e finanziarie.
L’art. 28 del Regolamento della Facoltà dice: «Il Consiglio (di facoltà) riceve le candidature e le trasmette al Corpo pastorale
insieme ad una valutazione dei titoli, delle pubblicazioni e del
curriculum dei candidati». Spetta al Corpo pastorale scegliere
un/a candidato/a e presentarlo/a al Sinodo per la nomina.
’•'Dopo tre anni di insegnamento il/la proifessore straordinario
diviene ordinario se confermato/a dal Sinodo.
Prof. Ermanno Genre, decano
Roma, gennaio 2000
Ringrazio Jolanda Schenk
per le sue stimolanti considerazioni, che mi incoraggiano
a proseguire la mia ricerca
per il II volume di Voci di
donne a cui sto lavorando.
Tra le tante donne che ora
non sono più con noi e che lei
cita, ho avuto la gioia di poter
raccogliere la testimonianza
di fede e di vita di Fernanda
Vinay che, insieme a quella di
Tullio Vinay e di molti altri
credenti, sono edite nel mio
volume Incontri, anch’esso
pubblicato dalla Claudiana
con una densa introduzione
di Elena Bein Ricco.
Anzi, è stato proprio il bellissimo colloquio con Fernanda che mi ha dato l’idea di intraprendere questa ricerca
per il Decennio di solidarietà
delle chiese con le donne. Ci
tengo a dirlo, perché altre sorelle mi hanno detto: «Che
peccato che Fernanda Vinay
non ci sia nelle tue interviste!». E invece c’è, e il colloquio con Tullio Vinay, che è
stato il primo di tutti i miei Incontri, e poi con Fernanda lo
reputo una grazia del Signore.
Piera Egidi
Dissenso
suH'ecumenismo
Nella provincia di Lodi esiste una realtà protestante alquanto complessa. Espressione del congregazionalismo, caratterizzato dal non
riconoscere alcuna autorità
al di sopra della chiesa locale
eccetto la Sacra Scrittura, è la
confessione cristiana evangelica. Gli evangelici battisti, in
particolare, sono presenti nel
territorio come gruppi autonomi nell’espletamento della
loro missione nonché nella
testimonianza dell’Evangelo
di Cristo. Uno di essi, sua pur
di esiguo numero, ha scelto
di partecipare all’incontro
ecumenico promosso dalla
Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi
di Lodi in occasione della
Le iniziative della campagna «Sdebitarsi»
Il debito estero det paesi poveri
Una delegazione della campagna «Sdebitarsi» per la cancellazione dei debiti dei paesi più poveri ha incontrato l’8 febbraio il presidente della Camera dei deputati, on. Luciano Violante, che ha reso noto di aver già
messo in calendario per il mese di marzo la
discussione in aula del disegno di legge governativo che contiene alcune misure per la
cancellazione di debiti concessi daH’Italia.
Dichiarandosi interessato e informato sulla
questione del debito. Fon. Violante ha assicurato che il provvedimento arriverà comunque in aula per il mese di tnarzo; esso
deve essere ora esaminato in sede referente
dalla Commissione Esteri.
La delegazione di «Sdebitarsi» era guidata
la Luca De Fraia di Movimondo, coordinatore della campagna; presente anche il pastore
Luca M. Negro, segretario esecutivo della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia. «Sdebitarsi» intende incontrare nei prossimi giorni il presidente della Commissione,
on. Achille Occhetto; e il relatore designato,
on. Giovanni Bianchi, per sollecitare un con
fronto in vista di un miglioramento del disegno di legge stesso (come indicato da «Sdebitarsi» nella lettera aperta al presidente del
Consiglio, on. Massimo D’Alema, vedi Riforma dell’11 febbraio, pag. 1).
La campagna «Sdebitarsi» è il referente
italiano della coalizione internazionale «Jubilee 2000» per la cancellazione del debito
dei paesi poveri: ne fanno parte circa 60 associazioni e organismi laici e religiosi, fra
cui la Fcei. Nelle prossime settimane «Sdebitarsi» intende promuovere varie iniziative
di mobilitazione, cogliendo l’occasione del
'Festival di Sanremo (21-26 febbraio) i cui
conduttori Luciano Pavarotti, Fabio Fazio e
Teo Teocoli hanno manifestato la loro personale adesione all’appello di «Jubilee
2000» e hanno dato la loro disponibilità a
dare voce alla campagna per la cancellazione del debito. Una giornata straordinaria di
raccolta di adesioni alTAppello per la cancellazione del debito è prevista per domenica 27 febbraio, con punti di raccolta firme
nelle principali città italiane. (nev)
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani.
Come battista non posso
che esprimere il mio dissenso,
comune a numerosi altri fratelli in Cristo, a tale celebrazione ecumenica. «Noi riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le
opere» (Romani 3, 28) e non
possiamo aderire, con la nostra partecipazione, alle condizioni che devono essere
soddisfatte per ottenere l’indulgenza, alla dottrina cattolica della remissione della pena
temporale per i peccati su dispensa della Chiesa al verificarsi di siffatte condizioni. Mi
auguro che questo mio fraterno dissenso, comune al mondo evangelico italiano, voglia
essere un momento di riflessione per una rinnovata fedeltà alla Parola di Dio.
Anna Ferrari - Lodi
Nuovo indirizzo
Il past. Giuseppe Anziani
comunica il proprio nuovo
indirizzo: via G. Canna 18,
28921 Verbania-Intra. Telefono-fax: 0323-403912. E-mail:
anzianipaganotti@libero.it.
PARTECIPAZIONI
Facoltà valdese di teologia
Centro formazione diaconale
«G. Comandi»
LABORATORIO OMILETICO-LITURGICO
seminario intensivo di studio e formazione pratica
per il ministero della predicazione
docenti: prof. Ermanno Genre, past. Jürgen Kleemann
Firenze, Istituto Gould, 3-5 marzo 2000
Il seminario è rivolto a tutti coloro che si stanno preparando per
esercitare il ministero della predicazione nella propria comunità, ai
candidati predicatori locali delle chiese valdesi e metodiste, agli studenti del corso di formazione teologica a distanza della Facoltà, agli
studenti del Centro di formazione diaconale.
Inizio delle lezioni: venerdì 3 marzo ore 15,30
termine delle lezioni: domenica mattina
Soggiorno Istituto Gould, pensione completa, L. 130.000
supplemento camera singola 70.000
Iscrizione L. 30.000 - materiali didattici L. 20.000
Per informazioni sulle modalità di iscrizione, rivolgersi a:
Roberto Bottazzi, Facoltà valdese di teologia
Tel. 06/3210789 - 051/6190223
e-nutil fvt.formadist@chiesavcddese.org.rbottazzi®tizeta.it
Servizio Cristìano
Via Monte degli Ulivi, 6 - 93016 Riesi
11 Servizio cristiano, opera diaconale della Chiesa valdese, cerca
Un/a segretario/a per gli uffici
Dal 1® settembre 2000
Si tratta di un impegno a tempo pieno comprendente:
- tenuta della corrispondenza;
- gestione telefono e fax;
- lay-out su computer del notiziario «Le notizie da Riesi».
Il/la segretario/a deve collahorare a stretto contatto con la direttora del Servizio cristiano fornendole il supporto tecnico necessario.
Si chiede:
- ottima conoscenza della lingua italiana e di un’altra lingua straniera (inglese e preferenzialmente tedesco);
- dimestichezza con l’uso del personal computer (programmi
Word, Works e Page Maker 6.5);
- disponibilità a vivere nel gruppo residente del Servizio cristiano.
Per ogni altra informazione rivolgersi a: Servizio Cristiano, via
Monte degli Ulivi, 6 - 93016 Riesi; tel/fax 0934-928123._____
La presidente, il Consiglio direttivo e le socie dell’Ywca-Ucdg
partecipano con fraterno affetto al
dolore di Lidia e Laura per la
scomparsa della loro cara Mamma
Maria Trossarelli
fidando nelle promesse del Signore risorto.
«In tutte le cose al di sopra di
tutte, o anima mia, tu sempre cechera! di riposare nel Signore (T.
da Kempis).
Torre Pellice, 9 febbraio 2000
In seguito a un tragico incidente è deceduta, il 3 febbraio,
Letizia Comba
Ne danno l’annuncio con tristezza e con speranza i figli Anna
Valeria e Leonardo Jervis, i fratelli
Aldo e Paolo (Usa), le sorelle
Laurentia e Lilia, la cognata Nori
con le loro famiglie.
Torre Pellice, 9 febbraio 2000
I necroiogi si accettano
entro le ore 9 del lunedì
£l^i<yfiCvrnvnXo' onvrvacf i Soooo E/JOvud l 55-OoO
SoiteTÙtoie. f 40.000 Urna, zofua. i 5.5oo oUx, vwsaytx,Aicic, ccP *1^418^9205 vvcteotcxtcT oc : EoU*iomi FWctftSCo/wt». L'oitmi.co'dei (jcvwcù» 02* -20IS3 /TùiCamo Vio* P. 28
PER LE CHIESE EVANGELICHE
LITURGIE E REGISTRI
ECCLESIASTICI
Sono disponibili quattro fascicoli di «Atti liturgici» curati dalla
Commissione per il culto e la liturgia delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, Pammissione di nuovi membri già battezzati in una chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo
di questo fascicolo (pp. Ili, formato 18x24 cm) è di L. 10.000
(più spese postali).
Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto del
rinnovaménto del patto (di tradizione metodista), per il culto del
17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per l’insediamento nelle comunità locali di
pastori anziani e diaconi. Il costo di questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati
in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di
matrimonio precedentemente celebrati in sede civile. Il costo di
questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm) è di L. 5.000 (più
spese postali).
Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo contiene diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o
madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti per la lettura in questa circostanza. 11 costo del fascicolo (pp. 88, formato 18x24 cm)
è di L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche i testi
delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio;
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I registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il
registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le chiese
valdesi e metodiste. 11 costo di ciascun registro (pp. 1(X), formato
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Rivolgersi aU’amministrazione di «Riforma»; via San Pio V 15,
10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
20
PAG. 16 RIFORMA
^ VENERDÌ 18 FEBBRAIO 2000 t
Villaggio Gtlobale «■
^ Il secondo Forum mondiale sull'acqua si svolgerà in Olanda dal 17 al 22 marzo. Il primo si era svolto a Marrakech nel 1996
Gestire l'acqua in modo efficiente per il bene comune
Lo Commissione mondiale sull'acqua per il XXI secolo prevede un inevitabile disastro ecologico se non si adotteranno nuove politiche
HOWARD W. HJORr
Dal 17 al 22 marzo prossimi si terrà a L’Aia il secondo Forum mondiale sull’acqua (l’esatta dicitura è:
«The 2nd World Water Forum and Ministerial Conference»). Il primo Forum
mondiale sull’acqua, tenutosi
a Marrakech nel marzo del
1996, dette mandato al Consiglio mondiale sull’acqua
(Wwc) di iniziare un processo
di ricerca e disseminazione
di informazioni sulle problematiche relative all’acqua.
Nel luglio 1998 il Wwc decise
di formare la Commissione
mondiale sull’Acqua per il
XXI secolo. Tale Commissione è a livello intergovernativo
ed è co-sponsorizzata dalriJnesco, dairUndp (Programma di sviluppo delle Nazioni Unite), dalla Fao, dall’Unep (Programma ambientale delle Nazioni Unite), dal
Wmo (Organizzazione metereologica mondiale) e dalla
Banca Mondiale. La creazione della Commissione fu annunciata a Stoccolma nel
mese di agosto del 1998.
Le previsioni fino al 2025
La Commissione mondiale
sull’acqua per il XXI secolo si
è riunita per l'ultima sessione
a L’Aia alla fine dello scorso
novembre in preparazione al
Forum mondiale sull’acqua
che si terrà in marzo. Nel corso di un anno di lavoro, i
membri della Commissione
hanno passato in rassegna
approcci globali alternativi
per l’uso dell’acqua proiettati
in un arco di tempo che va fino al 2025. La Commissione
ha concluso che andiamo incontro a un inevitabile disastro ecologico se continueremo ad affrontare i problemi
relativi all’acqua secondo politiche e schemi tradizionali.
Per essere in grado di sfamare e dissetare il numero sempre crescente della popolazione mondiale dovremo, entro brevissimo tempo, unire i
nostri sforzi verso azioni sistematiche per un uso sostenibile dell’acqua.
L'importanza dell'acqua
«dolce»
Seri problemi minacciano
già il nostro pianeta. Benché
la nostra terra sia stata benedetta da un’enorme massa di
acqua, solo una piccola
quantità può essere usata a
sostegno della vita. La vita dipende soprattutto dall’acqua
«dolce», fonte di vita di tutti
gli ecosistemi, derivante dalle
precipitazioni di pioggia o
neve accumulata e raccolta
nel tempo come acqua del
sottosuolo. Circa due terzi di
questa acqua che cade sulla
terra è assorbita dal terreno,
è usata da alberi e piante, ed
evapora. Il rimanente terzo
scorre sulla superficie convogliando acqua in fiumi, ruscelli e laghi, in parte assorbita dal suolo formando le riserve sotterranee che a loro
volta forniscono acqua per irrigazione e uso domestico.
Un problema fondamentale
deriva dal fatto che le precipitazioni annuali, pur di gran
lunga maggiori rispetto al
fabbisogno globale, sono distribuite in modo ineguale.
La maggior parte cade negli
oceani invece che sulla terra.
Alcune zone non ricevono
precipitazioni atmosferiche,
altre ne ricevono troppe, e in
alcune aree l’intera quantità
di precipitazione avviene solo durante alcuni mesi dell’anno. La quantità di acqua
dolce rinnovabile è già inadeguata in diversi paesi (Asia
Minore, Nord-Africa, parte
del Mediterraneo) e molti altri saranno aggiunti alla lista
entro l’anno 2025.
delle provviste di acqua dolce
che è usata a scopi agricoli
(70%), industriali (20%) e domestici (10%). L’aumento
deH’agricoltura ad irrigazione
è stata eccezionale nel ventesimo secolo, ma ciò vuol dire
che l’acqua del sottosuolo è
troppo spesso estratta in
quantità maggiore di quanto
sia poi rimessa in circolo grazie alle precipitazioni atmosferiche.
stria peschiera, e concentrazione di sale (l’esempio più
allarmante viene dal bacino
di Arai, area di raccolta e drenaggio dei fiumi Amu e Syr).
La salinità delle terre irrigate
è in continuo aumento, i deserti continuano a espandersi e nelle dighe si accumula
la sabbia.
La gestione delle riserve
idriche
Una delle preoccupazioni
riguarda la gestione delle riserve idriche. Ci troviamo di
fronte ad approcci troppo
spesso di tipo settoriale. L’acqua è considerata esclusivamente dal punto di vista del
suo utilizzo, (privato, industriale, agricolo, ambientale)
oppure è gestita in conformità a costrizioni politiche e
amministrative. Ma l’allarme
lanciato dalla Commissione
mondiale sull’acqua riguarda
innanzitutto l'uso e abuso
I livelli delle acque si stanno
abbassando
Il risultato è che i livelli delle acque di sottosuolo negli
Stati Uniti, Cina, India, Pakistan, Arabia Saudita e molti
altri paesi si stanno abbassando. In alcune zone non è
più economicamente realizzabile o addirittura possibile
estrarre acqua dal sottosuolo
per la produzione agricola.
Essenzialmente tutti i casi,
dove l’ecosistema è in pericolo, sono la conseguenza di
troppa acqua prelevata da
fiumi o dal suolo per l’agricoltura. Inoltre, l'uso dell’acqua nell’agricoltura a irrigazione risulta molto inefficiente, in parte perché spesso
l'acqua è ancora trattata come un bene gratuito o è sovvenzionata dai governi.
A ciò si aggiunge che il valore dei raccolti irrigati è
troppo basso per dare la possibilità ai produttori di prodotti alimentari e agricoli di
pagare l’acqua tanto quanto
gli industriali e i privati. Eccessivi prelievi da numerosi
fiumi hanno già provocato
un preoccupante ritiro del
mare, con conseguente diminuzione di pesce e dell’indu
Quantità e qualità dell'acqua
Benché la quantità di acqua
dolce sia in rapido aumento,
la sua qualità è diminuita
quasi ovunque. Una porzione
relativamente ampia dell’acqua prelevata per l’uso domestico e industriale ritorna in
circolo, ma generalmente con
significative riduzioni nella
qualità. Troppa acqua inquinata è ancora rimessa in circolo senza un adeguato trattamento. Rifiuti industriali,
acque di scarico, fertilizzanti,
pesticidi e tossici chimici vengono incanalati nei fiumi,
causando un allarmante incidenza di problemi di salute.
Oltre un miliardo di persone
non usufruiscono di acqua
potabile e circa tre miliardi
mancano di adeguate condizioni sanitarie. Le malattie
connesse ai problemi relativi
all’acqua hanno causato 3,4
milioni di morti nel solo 1998.
Spreco, uso dell’acqua non
appropriato e inefficiente sono diffusissimi. Gli ecosistemi che provvedono l’acqua
per sostenere la vita sono
continuamente distrutti. E
ora che i problemi relativi
all’acqua siano affrontati in
modo più diretto e incisivo.
* membro della Commissione mondiale sull’acqua
per il XXI secolo
Francia: ricevuti airEFiseo i principali leader religiosi per la cerimonia degli auguri
Chirac si impegna ad annullare il debito dei paesi poveri
.e proposte della Commissione
Il 5 gennaio scorso, in occasione della tradizionale cerimonia degli auguri, il presidente francese Jacques Chirac
ha ricevuto alI’Eliseo il cardinale lean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi, il Gran
rabbino di Francia, Joseph Sitruck e il pastore Jean-Arnold
de Clermont, presidente della
Federazione protestante di
Francia (Fpf). Dopo avere augurato loro un anno di pace,
Jacques Chirac ha parlato soprattutto deU’Africa.
Sapendo che il presidente
della Fpf era preoccupato
della situazione nel Congo
Brazzaville, Jacques Chirac lo
ha informato della firma del
cessate il fuoco tra tutti i protagonisti, che è entrato in vigore il 7 gennaio. Jean-Ar
nold de Clermont ha fatto
notare che occorre smetterla
con l’«afro-pessimismo» esistente ma il presidente francese gli ha risposto di non essere «afro-pessimista». Ha
quindi dichiarato che al
prossimo vertice del G7, in
giugno, la Francia avrebbe
deciso di portare al 100%
l’annullamento del debito
dei paesi più poveri, anziché
all’80% previsto finora. 1 tre
ospiti se ne sono rallegrati
nel momento in cui il collettivo di associazioni per l’annullamento del debito si sta
rimobilitando.
in Francia, oltre 550.000
persone hanno già firmato la
petizione a favore dell’annullamento del debito dei paesi
poveri. Al vertice di Colonia,
nel giugno 1999, erano stati
decisi alleggerimenti del debito bilaterale e multilaterale. Ma essendo condizionati
dai programmi di aggiustamenti strutturali del Fondo
monetario internazionale
(Fmi), solo 7 paesi sui 34 interessati hanno potuto essere inseriti nel processo. Gli
altri ne usufruiranno non
prima del 2003. Secondo il
collettivo di associazioni per
l’annullamento del debito la
Francia, che detiene il terzo
dei crediti nei confronti di
questi paesi (circa 90 miliardi
di franchi) dovrebbe essere
più ambiziosa e fare proposte più coraggiose.
Nella cerimonia all’Eliseo,
il Presidente Jacques Chirac
ha detto che la Francia è già
Dopo aver esaminato i
seri problemi relativi all’uso
e abuso delle riserve idriche
che possono portare l’umanità verso un disastro ecologico, la Commissione
mondiale sull’acqua per il
XXI secolo ha presentato
delle proposte intese ad assicurare un uso efficiente e
sostenibile dell’acqua.
1) Innanzitutto, è necessario che un approccio olistico e sistemico alla gestione delle risorse di acqua
dolce sostituisca l’approccio frammentario attuale.
Ciò vuol dire che nella gestione dell’acqua gli aspetti
della quantità e della qualità devono essere tenuti in
eguale considerazione.
2) Le riserve di acqua dolce devono essere trattate come un bene limitato e gestite di conseguenza, mirando
a un uso più efficiente.
Provvedere adeguata quantità di acqua per soddisfare i
bisogni umani fondamentali
deve essere fatto in maniera
armonica con l’ambiente.
L’acqua è la base per ogni
ecosistema e habitat vivente
e parte di un immutabile ciclo idrologico che deve essere rispettato per garantire
uno sviluppo sostenibile
delle attività e del benessere
umano. Un’integrata gestione delle riserve idriche deve
assicurare che nei fiumi e
nelle riserve del sottosuolo
rimanga acqua sufficiente
perché gli ecosistemi naturali continuino a funzionare, riservando il resto per
l’uso domestico, industriale
e agricolo.
3) Le riserve di acqua dolce devono essere trattate come un bene primario e ogni
essere umano, senza esclusione di poveri ed emarginati, deve poter avere accesso
ad acqua potabile e a cibo e
condizioni igieniche a un
prezzo ragionevole. Per raggiungere tale obiettivo sono
necessari sussidi per i più
indigenti, gestiti in modo
trasparente e che raggiungano direttamente gli utenti,
senza passare attraverso le
organizzazioni.
4) È importante stanziare
delle risorse per avviare gli
investimenti necessari che
assicurino gli interessi dei
più poveri. Queste risorse
devono essere sia finanziarie, che basate sul lavoro comunitario. Per incoraggiare
un uso più efficiente di acqua i governi dovranno ridurre quei sussidi che incoraggiano lo spreco. Gli utenti dell’acqua per l’irrigazione devono pagare costi pieni di operazione e mantenimento dei sistemi di irriga
fortemente impegnata nel
processo che si attuerà su un
periodo di due anni. Il collettivo di associazioni di cui
fanno parte la Cimade, il Defap, il Ccfd e il Soccorso cattolico, ha lanciato però un
appello affinché il 19 di ogni
mese, da gennaio a giugno
2000, il ministro dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria, Christian Sautter,
venga sommerso di messaggi
con la richiesta di «annullare
ora il debito dei paesi poveri
nei confronti della Francia,
nella trasparenza e con la
partecipazione della società
civile; di rivedere insieme
agli altri membri del G7, le
misure decise a Colonia, per
raccogliere la sfida dello sviluppo umano». (bip)
zionfe, ma con prezzi diffe
;iati
renziati, più bassi per i più
poveri. Per indurre a necessari investimenti in servizi
che provvedano acqua potabile e sistemi sanitari, i
ricchi devono pagare i costi
di servizio più del costo totale e i poveri, invece, meno
del costo totale. In zone
estremamente povere sarà
necessario coprire il costo
con fondi pubblici. Dal momento che l’uso di acqua a
scopi industriali continua a
crescere, specialmente nel
Sud, gli industriali dovranno continuare a pagaré un
costo per l’acqua più alto
dei privati o dei produttori
agricoli, dividendolo tra i
consumatori dei loro prodotti. Il settore privato, già
in parte attivo nel provvedere servizi di acqua potabile
e sistemi sanitari per uso
pubblico, deve garantire un
crescente investimento di
fondi per rendere questi sistemi stabili e provvedere
maggiori servizi.
5) Si devono istituire dei
meccanismi di partecipazione istituzionale che coinvolgano gli utenti in tutte le
decisioni. La gestione dell’acqua dovrà essere responsabilità di tutti: settori
pubblici e privati, associazioni, società civile, gruppi
di comunità di base, organizzazioni non governative,
associazioni di professionisti, ricercatori, organizzazioni di donne, governi locali e nazionali, agenzie internazionali e regionali.
6) È necessario che si sviluppino al più presto rapide
e nuove innovazioni istituzionali e tecnologiche. L’acqua rimessa in circolo deve
essere trattata in modo tale
da poter essere usata per altri scopi. Questo tipo di tecnologia è già ben avanzata e
considerevoli progressi sono
già stati raggiunti, ma ancora troppa acqua inquinata è
rimessa in circolo. Lo scarico di residui industriali e la
discarica di acqua inquinata
non devono più essere tollerati. Si devono mantenere o
aumentare sovvenzioni per
raccolti che possano usufruire di una tecnologia intensificata, incluso la biotecnologia. Inoltre i pesticidi, i semi creati dalla ricerca
biotecnologica resistenti a
siccità e salinità, devono essere attentamente analizzati
per assicurare sicurezza
all’umanità e aH’ambiente.
7) I governi devono svolgere un ruolo chiave nelì’assicurare che questi cambiamenti avvengano. Alcuni
tra i paesi che hanno seri
problemi di riserva idrica
avranno bisogno di sostegno e risorse alimentari dai
paesi ricchi di acqua (paesi
del Nord, Asia, America Latina e Caraibi) per essere in
grado di garantire acqua
sufficiente per tutti.
La volontà politica di
mettere in atto queste proposte è necessaria affinché
a livello globale e a breve
scadenza siano assicurate
tecnicamente acqua potabile in quantità sostenibile,
condizioni sanitarie per tutti, pari accesso a un’adeguata alimentazione, ed
ecosistemi sostenibili per le
future generazioni.
(Howard Hjort)
\ u
di
C-J..