1
1996 í
azia#
^ della
etnica.
10 dal
dee,la i
illa era
dente- ,
bi).
iituato
a della
quella
slavia)
Orali
ipopomento
11 Ralle auasse
imerei
avesse
luce, i
riscaltutto.
atural1 tutti,
amato
tegucadrati
neeesìitaria
c’è, la
aritàla
rtieno
il preanista
ssario
avan^.
i ortoarnarè
natale
, anzi
0 non
e delle
Italia
0 rifu:iso di
mezzi
}uestO''
limila, ,
uesto
rà far...
;io e à
^aper
1 fami
me
rra
Anno IV
numero 40
del 18 ottobre 1996
L, 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 40/96 - Torino
Iti caso di maiuato recapito
si prega restituire ai mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore sì impegna a
corrispondere il diritto di resa.
Bibbia e attualità
LA RESPONSABILITÀ
DI PRIEBKE
«Non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà
del Signore»
(Efesini 5,17)
/N questi giorni è stata depositata la
sentenza che il 3 agosto ha sostanzialmente prosciolto Erich Priebke per
la strage delle Fosse Ardeatine del
1944. Secondo i magistrati militari
non ci fu né premeditazione né crudeltà in queU’eccidio; inoltre Priebke
era un militare (veramente era una ss,
dipendeva cioè dal partito nazista),
doveva quindi ubbidire all’ordine del
suo superiore Kappler senza indugi.
Insomma, un Priebke vittima delle
circostanze (la guerra, la lotta partigiana). Chiunque in quella situazione
si sarebbe comportato in quel modo.
Priebke, non un uomo senza morale
ma con la morale del soldato che rispetta la gerarchia, sa stare al Suo posto e, soprattutto, ubbidisce agli ordini. Una morale che si trova ben radicata nella società antica e, in modo
più sfumato, anche in quella moderna, in campo civile e religioso: chi sta
sotto ubbidisce a chi sta sopra, in nome di un’autorità suprema, magari
divina (Dio lo vuole), o culturale (l’uomo sia il capo della donna, l’uomo
bianco dell’uomo di colore), o economica (le famose «regole del mercato»).
Ma è questa la morale che ci viene
dalla Bibbia? Forse molti risponderebbero di sì, soprattutto pensando ai risultati della storia. In realtà
la Bibbia contrasta questo tipo di morale. I credenti sono fatti liberi da condizionamenti a obbedienze diverse per
poter essere pienamente responsabili
davanti a Dio, perché è a lui, e a lui
soltanto, che si deve ubbidienza totale,
non a una tradizione, non a una gerarchia, non a un’istituzione, non a un
leader. Perché? Perché solo Dio è Dio.
Su questo la Bibbia è unanime: dal
primo dei dieci comandamenti (Io sono il tuo Dio che ti ha liberato dalla
servitù, non avrai altri dii, Esodo 20), a
tutto l'insegnamento di Gesù (non fatevi chiamare maestro o padre o guida,
perché ne avete una sola, il Padre vostro che è nei cieli, Matteo 23).
Da qui il fondamento della responsabilità individuale, che non significa individualismo ma capacità di
ogni singola persona di rispondere di
fronte a Dio e agli uomini, naturalmente in modo proporzionale alla
propria esperienza, capacità, posizione («A chi molto è stato dato, molto
sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, molto più si richiederà». Luca
12, 48). Ciascuno, sempre, porta la
propria parte di responsabilità, nessuno è irresponsabile. Anche quando applica leggi e regole comuni ciascuno
deve chiedersi se in quella data circostanza siano lecite o no, e se la sua coscienza 0 la sua fede dicono di no, allora si ha ilsdovere di opporsi, anche a
Tischio della vita. Questa è la base di
una società, e di una chiesa, veramente umana: non rinunciare mai alla
Propria responsabilità, non schiacciare mai la responsabilità altrui.
CHE ci sia sempre una responsabilità individuale significa, tra l’alito, ajiche valorizzare ogni singola
persona. Significa riconoscere che orni
tingala persona è preziosa davarm a
b>lo, è amata da Dio, è cercata e trovada Dio. Quello di Dio non è un amóte generico, ma personale. Dio non incontra «la gente», incontra te, chiun-.
tìue tu sia. E se Dio ritiene così importante ogni singola persona, nessutto a diritto di inquadrarla e massificarla, nessuno ha diritto di disumattìzzarla rendendola una macchina,
tteppure un codice'militare di guerra.
Eugenio Bernardini
si: n IMANALE DELLE CHIESE EVANCELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Intervista a Stefano Sicardi, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino
La babele delle riforme costituzionali
Benché la posta in gioco sia aita, il dibattito sembra ridursi a formule difficilmente comprensibili
La sovranità popolare si deve esercitare nel discernimento razionale e non su basi emotive
ALBERTO CORSAMI
Bicamerale? Assemblea costituente? Con quali poteri e tempi? Le riforme istituzionali di cui si
parla nel nostro ambiente politico
sembrano ridursi a formule e tecnicismi. Eppure la posta in gioco è alta: si tratta di cambiare in parte
l’organizzazione dello stato, senza
stravolgere il patto costituzionale
che ne è fondamento e che scaturì
dal superamento del fascismo e
della guerra. Per chiarirci le idee
abbiamo interpellato Stefano Sicardi, battista; ordinario di Diritto
costituzionale alla Facoltà rii giurisprudenza di Torino.
«La revisione costituzionale e la
Costituente so^io due strade radicalmente diverse. Eleggere un’Assemblea costituente significa porsi
nella prospettiva di ridiscutere il
patto costituzionale dalle fondamenta. Invece revisionare la Costituzione significa porsi nella prospettiva di cambiare, anche profondamente, quelle parti della Costituzione vigente che oggi si rivelano inadeguate, ma nel rispetto dei
grandi valori da essa affermati
(equilibrio tra libertà e solidarietà,
unità della Repubblica, presenza di
forti organi di garanzia a tutela di
un corretto gioco politico, adesione
ai principi della democrazia rappresentativa e non a quelli della pura
investitura elettiva dei “capi”). Il potere costituente è per definizione
“originario”: se lo si evoca è poi
contraddittorio immaginare che esso venga limitato, salvo che in forza
di spontanea “autolimitazione” nelle sole mani dei futuri costituendi.
Il potere di revisione è invece
“derivato”, serve a modificare la
Costituzione, non a farne un’altra.
Rendere davvero più efficienti le
procedure di decisione, favorire un
confronto chiaro tra schieramenti
alternativi, valorizzare fortemente
le autonomie territoriali può essere
perseguito con successo con la revisione: revisionare la Costituzione
infatti impone di non stravolgerne i
principi e valori fondanti, ma non
costringe a limitarsi a modifiche di
La firma dellatiostitiizione nel dicembre del 1947
puro dettaglio. Semmai non stupisce che chi contesta TItalia “una e
indivisibile” voglia la Costituente; e
non stupisce che accarezzi quest’
idea chi preferisce a un equilibrio
tra libertà e solidarietà i principi
“forti” del liberismo economico; o
chi considera del tutto superato il
fondamento antifascista/antiautoritario della Costituzione».
- Ma l’Assemblea costituente non
potrebbe essere istituita con una legge di revisione costituzionale?
«Ciò porta a confondere cose diverse. Molte sono le proposte in
cerca di un “aggancio normativo”
per evocare la Costituente e che
sperano dì traghettarci verso una
nuova Costituzione con un approdo proceduralmente morbido, formalisticamente “legalitario” e tranquillizzante. Ma è solo un modo
per far confusione. Ci vuole invece
chiarezza: l’Assemblea costituente
la si istituisce per rompere con l’attuale ordinamento costituzionale,
per riscrivere il patto fondativo. Si
può ben fare una nuova Costituzione senza violenze, in un contesta
condiviso di accordi e procedure.
Sia chiaro però che l’obiettivo è appunto fame una nuova, e Io sappiano tutti».
- Come si inserisce allora la Bicamerale in questa alternativa?
«Di fronte alTampiezza delle richieste di revisione costituzionale,
una recente proposta di legge costituzionale (in corso d’approvazione)
ha introdotto alcune temporanee
modifiche alTordinario procedimento di revisione della Costituzione previsto dall’art. 138. Alla “Commissione parlamentare per le riforme costituzionali” viene attribuito
Tesarne preliminare di tutti i progetti di riforma della parte II della
Costituzione (quella relativa alla
“Organizzazione della Repubblica”), quindi in particolare dei progetti relativi alla forma di governo
(cancellierato, semipresidenzialismo, premierato), ai rapporti centro-periferia (regionalismo e fede
ralismo) e, eventualmente, ai problemi della magistratura e del pubblico ministero. L’esame di questi
progetti proseguirà poi nei due rami del Parlamento secondo le norme dell’art. 138; su tali riforme le
Camere si pronunceranno pon Un
solo e unico voto flnaleje tale “pac^
Ghetto ” dovrà (e non potrà, come
invece prevede l’art. 138) essere
sottoposto a un unico referendum
popolare.
La Bicamerale si muove nell’ottica della revisione (sìa pure incisiva) della Costituzione. Se fallirà.
L’effetto sarà'quello di rilanciare
TAssemblea costituente, ormai vista come “unico” modo per cambiare. Certo le norme sopra ricordate sollevano non poche perplessità; basti pensare alTuñico voto e
unico referendum, che impone un
consenso/dissenso in blocco su temi che ben potrebbero apparire
non omogenei. Dietro questa scelta stanno con ogni probabilità
preoccupazioni polìtiche; il timore
di alcune forze che, affrontandosi
separatamente i diversi.punti caldi
della revisione, questi possano essere risolti da maggioranze diverse
(un certo tipo di maggioranza per
la forma di governo, un altro per il
federalismo, ecc.), rendendo più
facile disinnescare il loro potere di
interdizione. È però vero che se
l’elettore, in sede di referendum,
potesse sì esprimere più voti, ma
su interventi riformatori tra loro
scoordinati, pure questo produrrebbe gravi inconvenienti.
Si è poi voluto sottoporre necessariamente (e non solo a richiesta)
al corpo elettorale la definitiva approvazione di tutto il “pacchetto”.
Ciò è ben comprensibile in questo
caso, ma su un piano generale il richiamo ossessivo alle scelte dirette
del popolo sovrano è pericoloso e
ingannevole. La sovranità del popolo implica di evitare plebisciti e
investiture personalistiche, fondate su umori e sensazioni; implica
invece l’e,spressione di un consenso/dissenso informato sulla base di
chiare indicazioni di programma e
non di appelli emotivi».
Il Nobel per l'economia
Vickrey: un disastro
il trattato di Maastricht
Il professore canadese
di 82 anni William Vickrey è morto a pochi giorni dall’assegnazione del
premio Nobel per l’economia. Avevano suscitato scalpore le suq recenti
dichiarazioni, raccolte
dal quotidiano «La Repubblica», contro l’impostazione degU accordi
di Maastricht.
Vickrey era quacchero
e la sua convinzione religiosa era una delle basi
del suo lavoro per un’
economia più umana. Le
sue tesi erano che la disoccupazione è oggi il
maggior problema dell’
Europa, che una forte politica in favore dell’occu
pazione non è necessariamente inflazionistica,
che la riduzione del deficit di bilancio è necessaria ma va graduata, che
un certo disavanzo pubblico stimola Teconomia, che l’unione monetaria europea debba essere rimandata a tempi
migliori.
In questo senso il trattato di Maastricht è un
disastro, perché mettendo al primo e uiyco posto la riduzione del deficit pubblico e l’unione monetaria, produrrà
maggiore disoccupazione rischiando di trascinare l’Europa in una crisi profonda.
Le donne in Afghanistan
Recluse in casa da una
imposizione violenta
Il Collettivo donne
della rivista «Confronti», composto da donne
protestanti, cattoliche
ed ebree, ha così protestato contro le misure
imposte dai Talebani alle dorme afgane: «Le recenti vicende politicomilitari che riguardano
l’Afghanistan (...) suscitano una forte apprensione nelle donne, che
non possono restare
mùte e indifferenti di
fronte alla sorte delle
donne di Kabul. Non vogliamo minimamente
interferire con le opzioni di vita che una comunità religiosa può decidere per i suoi membri.
Quando però tali scelte
si traducono in imposizioni, e quando qualcuno corre il rischio della
vita, quando qualcuno o
qualcuna non può provvedere alla propria sussistenza (per esempio le
migliaia di vedove recluse in casa) per rispettare
un intransigente comando di tipo religioso, allora non si tratta più di un’
adesione personale a
una scelta di fede, ma dì
una costrizione ottenuta
con mezzi violenti. Mezzi che in Afghanistan
colpiscono in particolare le donne, soggetto debole perché estraneo al
gioco di potere».
Panoram
IL MEDITERRANEO EST, LUOGO DI
RIOONCIUAZIONE. Dal 1° al4 ottobre si è svolto a Bari un importante
incontro ecumenico internazionale
sul tema della riconciliazione. In vista
della grande assemblea europea che
si terrà a Graz, in Austria, bel prossimo mese di giugno, si è voluto facilitate il dialogo e la riconciliazione
proprio dove c'è separazione e conflitto, perché la diversità è dono e arricchimento reciproco. fpp 4-5)
LA STORIA DEL ‘900 NELLE SCUOLE
MEDIE INFERIORI E SUPERIORI. È
pronto il decreto del ministro Berlinguer che prevede lo studio della
storia del nostro secolo nell'ultimo
anno delle scuole medie inferiori e
superiori. Un'iniziativa lodevole, soprattutto se si tratterà di un insegnamento veramente critico, pluralista, rispettoso della verità storica e
quindi capace di orientare nella
complessità del mondo contemporaneo. Una possibilità importante di
formazione per ì giovani che, dai 18
anni, sono chiamati a esercitare il
diritto-dovere del voto. (pag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«Fratelli miei,
non siate in molti
a far da maestri,
sapendo che ne
subiremo un più
severo giudizio,
poiché manchiamo tutti in molte
cose. Se uno non
sbaglia nel parlare
è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche
tutto il corpo. Se
mettiamo il freno
in bocca ai cavalli
perché ci ubbidiscano, noi possiamo guidare anche
tutti il loro corpo.
Ecco, anche le
navi, benché siano
così grandi e siano
spinte da venti impetuosi, sono guidate da un piccolo
timone, dovunque
vuole il timoniere.
Così anche la lingua è un piccolo
membro, eppure
si vanta di grandi
cose. Osservate:
un piccolo fuoco
può incendiare
una grande fore• stai Anche la lingua è un fuoco, è
il mondo dell’iniquità. Posta com’è
fra e nostre membra, contamina
tutto il corpo e,
infiammata dalla
geenna, dà fuoco
al ciclo della vita.
Ogni specie di bestie, uccelli, rettili
e animali marini
si può domare,
ed è stata domata
dalla razza umana; ma la lingua,
nessun uomo la
può domare; è un
male continuo, è
piena di veleno
mortale. Con essa
benediciamo il
Signore e Padre;
e con essamalediciamo gli uomini
che sono fatti a
somiglianza di
Dio. Dalla medesima bocca escono
benedizioni e maledizioni. Fratelli
miei, non dev’essere così. La sorgente
getta forse dalla
medesima apertura il dolce e l’amaro? Può forse, fratelli miei, un fico
produrre olive, o
una vite fichi?
Neppure una
sorgente salata
può dare acqua
dolce»
(Giacomo 3,1
-12)
PAROLA DI DIO E PAROLE NOSTRE
La parola di Dio è una Parola che salva oche fa vivere. Talvolta invece
le nostre parole, anziché essere edificanti, diventano devastanti
____________________________________ 'VÀtDO BENECCHI
COME c’è un nesso profondo, un’intima sinergia, una
stretta collaborazione fra fede e
opere, così c’è un nesso profondo tra l’Evangelo che siamo
chiamati a testimoniare e le parole che usiamo quando parliamo di fede, quando predichiamo, quando preghiamo, ma anche tra l’Evangelo e le parole
che usiamo nelle nostre assemblee, nella nostra vita quotidiana perché la testimonianza all’Evangelo non è riducibile al
luogo sacro ma continua, sia
pure in forme diverse, nella vita
di ogni giorno.
Abbiamo parlato di fede attiva
nelle opere, in questo brano si
parla di Evangelo attivo nelle
nostre parole, nel nostro linguaggio. Dio ha deciso di far conoscere la sua volontà, il suo
progetto di amore, attraverso le
nostre parole. Questo il mistero
e anche la grandezza della via
dell’incarnazione che il Signore
ha scelto per la sua Parola. Anche le nostre parole, il nostro
lin^aggio sono strumenti di cui
il Signore si serve per comunicare la sua Parola, il suo amore.
Ecco, dunque, un’altra complicazione, sé così si può dire, circa
la nostra responsabilità di discepoli di Cristo, di testimoni del
suo Evangelo, di comunicatori
del suo messaggio.
Paolo in Romani 2, 24 fa una
dichiarazione che non lascia indifferenti: «Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra i
pagani». In Tito 2, 1-5: «Ma tu
esponi le cose che sono conformi
alla sana dottrina... perché la
Parola di Dio non sia disprezzata». L’annuncio dell’Evangelo
della salvezza affidato alla nostra predicazione, alle nostre
parole, è davvero un grande atto
di fiducia da parte di Dio e una
grande responsabilità da parte
nostra. Dio è davvero straordi
nario anche quando corre con
noi dei rischi molto seri. A leggere gli esempi che Giacomo usa
per illustrare gli effetti devastanti dell’incapacità di tenere al freno la lingua, si direbbe che la situazione della comunità alla
quale scrive fosse piuttosto
preoccupante.
Non atteggiarsi a maestri
Non siate «in molti a far da
i ..................... ■
.&
W'
,!i5 .Signore, 11 tuo testimone Giacomo ci ricorda che
scon le nostre labbra possiamo pronunciare parole di
amicizàa, di st^klarietà, 4i perdono, ma anche parole
di m^usogna, parole dbe fitiisctmQ. Spesso non abbia, mo saputo dominarci e aUMctuno compromesso rap- ;
porti di fraternità, di afferò, abbiamo jfwovocato in-;Ì
comprensioni e smantmtmtii'Ti chiediamo di aiutarci
à a non sprecare il dono della fraternità, deU’amore,
dt^'amicfria e fa’ che la nostra predicazkme non sia
shtentfra dalle nostre parote e da^ nostro comporta.
' tnento. Aititaci ad essere dtH^ stnunenti della comu- >
' tdob^oned^a tea wlontà.
maestri». In altri termini:
siete molti a voler fare da maestri... Didaskaloi, maestri. Era un
ministero menzionato nei cataloghi dei ministeri delle chiese
primitive. Sono coloro che nella
comunità hanno la responsabilità dell’insegnamento, della formazione. Ma qui nella circolare
di, Giacomo, «maestri» è un termine usato in un senso polemico. Ci sono alcuni che si atteggiano a maestri nei confronti deJi altri, sempre pronti ad emettere giudizi sia morali che religiosi, che insegnano agli altri come devono vivere. Sono sempre
sicuri di aver ragione, di avere
loro l’ultima parola da dire. E
questo atteggiamento finisce per
svilire il ministero dell’insegnamento nella chiesa, il ministero
della riprensione fraterna. In
qualche modo prevaricano la
Parola di Dio di cui dovrebbero
essere semplicemente i testimoni. La confiscano per far posto
alle proprie piccole ambizioni.
Noi predicatori conosciamo
molto bene certi abusi del pulpito per avanzare le nostre piccole
rivalse nei confronti di chi, a nostro parere, non condivide la nòstra linea teologica o ci ha messo
in minoranza in un’assemblea o
in un consiglio di chiesa.
Far da maestri: chi si alza nelle
assemblee perché ha sempre un
giudizio da pronunciare, o un
vanto da avanzare. Un’usurpazione del ministero dell’insegnamento. Non siate in molti...
Sembra essere una tentazione
dilagante. «Ne subiremo un più,
severo giudizio» (v. 17). Giacomo
non intende scoraggiare chi crede di essere chiamato a dedicarsi al ministero della predicazione. Anzi, indicando quali siano i
pericoli, ne esalta la dignità. La
predicazione è responsabilità di
tutti nella chiesa, ciascuno secondo i propri doni, ma è annuncio di una Parola non nostra, di un appello non nostro e
al quale noi in primo luogo dobbiamo rispondere.
Giacomo è preoccupato che le
assemblee e gli altri momenti di
incontro non si trasformino in
occasioni in cui si mettono in
movimento certi meccanismi di
rivalità che si traducono in polemiche, controversie, litigiosità,
anziché essere occasioni di
ascolto della Parola, di crescita
spirituale, di edificazione reciproca. L’assemblea dei credenti
è un luogo in cui si permette di
mortificare la comunione fraterna. La comunità è un’assemblea
di discepoli di Cristo, di ascoltatori e di testimoni della Parola di
Dio e non un’assemblea di maestri presuntuosi e litigiosi che
vogliono imporre agli altri la
propria verità. Una comunità di
semtori, non di giudici.
È necessario vegliare affinché
aumenti il numero dei testimoni
della Parola di Dio e cali il numero dei maestri. Il morso che è
messo in bocca al cavallo è piccolo, ma la pressione che il cavaliere può esercitare col morso
è tale che costringe il cavallo in
una direzione o in un’altra. Il timone è piccolo rispetto alla nave, ma la pressione esercitata da
un piccolo timone può alterare
la rotta anche delle navi più
grandi. Così come può guidare
la nave attraverso venti e burrasche. La lingua è un piccolo
membro del corpo, ma può influenzare la vita intera di una
persona, i suoi rapporti.
La piccola lingua come la briglia dei cavalli o il timone di una
nave può guidarci, ma può anche farci deviare dalla rotta giusta. Ancora: «Un piccolo fuoco
che può incendiare una grande
foresta» (v. 5). «Contamina tutto
il corpo» (v. 6). Dunque noi non
possiamo abbassare la guardia.
La lingua è spesso il «tallone
d’Achille» dei credenti; il nostro
punto debole che può tutto
compromettere, che può tutto
sciupare. Vegliare per domarla,
per tenerla a freno.
Dicevo che la parola di Dio è
una Parola che salva, che fa vivere e si serve di questi strumenti che sono le nostre parole,
che talvolta invece di essere edificanti diventano devastanti. È
davvero il miracolo-rischio della
grazia di Dio. Questa lingua con
la quale «benediciamo il Signore
e Padre e con essa malediciamo
gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio» (v. 10). «Dalla
medesima bocca escono benedizioni e maledizioni» (v. 10). Paolo in Romani 3 mette insieme
una serie di citazioni dai Salmi
fra cui: «La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue
hanno tramato frode. Sotto le loro labbra e’è un veleno di serpen
Non essere d'ostacolo
alla parola di Dio
La nostra lingua che tutto
I
può contaminare e sprecare,
può anche annunciare im evangeio che non consola, che non fa
vivere, che non fa sperare, che
magari si rende complice dell’ingiustizia. «Piena di veleno
mortale» (v. 8). La lingua può diventare un ostacolo alla parola
di Dio, magari servendosi di citazioni bibliche come ha cercato
abilmente di fare satana.
Talvolta la nostra testimonianza di credenti è smentita
soprattutto là dove crediamo di
non aver bisogno di controllare
le nostre parole (sul lavoro, per
strada, a scuola, ecc.). In chiesa
ci ricomponiamo e usiamo un
vocabolario pulito, religioso, pietistico. Un passaggio disinvolto
da un vocabolario ad un altro.
«Io vi dico - dice Gesù - che di
ogni parola oziosa che avranno
detta, gli uomini renderanno
conto nel giorno del giudizio»
(Matteo 12,36).
«Con essa benediciamo il Signore e Padre» (v. 9a). Ciò significa prendere la decisione di vivere noi per primi ciò di cui rendiamo testimonianza. L’autorità
e la credibilità della nostra predicazione iniziano proprio dalla
nostra sottomissione alla volontà di Dio. Non possiamo essere portatori di due messaggi
che si elidono a vicenda. La grazia di Dio ci venga in soccorso
per far sì che la nostra lingua
non sia veicolo di scandalo, di
incredulità, non sia una pietra
d’inciampo per la fede nostra e
degli altri.
Ciò comporta un vegliare costante, una consapevole sottomissione alla parola di Dio nella
preghiera allo Spirito affinché,
éome scrive Paolo nella II lettera al Corinzi (10, 5), «faccia prigioniero ogni pensiero fino a
renderlo obbediente a Cristo».
Lo Spirito ci aiuti a rispondere
alla nostra vocazione in maniera tale che possiamo ripetere,
sia pure con timore e tremore:
«Noi'non siamo come quei molti
che falsificano la parola di Dio;
ma parliamo mossi da sincerità,
da pàrte di Dio, In presenza di
Dio» (II Corinzi 2,17).
Ultimo di una serie di 4 articoli
Note
omiletiche
sar
ti». E ancora: «Se vi sono vanità
nei molti sogni, ve ne sono anche
nelle molte parole, perciò temi
Dio» (Ecclesiaste 5, 6).
Come c'è un nesso r».
fondo fra fede e opZ
due aspetti dello sW
evento, così c'è un pi
fondo nesso fra l'Evan^
lo e le parole che 'usiaS
per predicarlo. Dio? ''
scelto di far conoscerei
sua volontà attraverso!
nostre parole umane’si'
po esse le parole scrit! '
nella Bibbia, le paroledd ,
la nostra predicazione
parole che fanno pai®ÌlZÌone»
della nostra vita quotii^^ltazioi
na. E in questa luced^Sonuniss
possiamo comprender«f^razion
brano che abbiamo 1« ^che ir
nella circolare di Ciao SaRoi
mo. Egli CI ricorda ÌU j
schìo che Dio corre coi
questa scelta, ma sodij
tutto ci ricorda le nost
responsabilità. ^ i to fivolt
«Non siate in molti ^
far da maestri». È evicfe ; sonale e
te l'accentuazione poi s^ese m
mica. Nelle comunità a| ; vista del
quali Giacomo scrive ci» ! blea ecui
no coloro che con le le si svolger
parole, con i loro giud jgg7 e ai
con le loro verità si sos ne della ■
tuiscono alla parola diD| Uprtà» 19
che dovrebbero annun^ Sa d
re e si erigono a maesti r
giudici delle sorellèel
fratelli. 'della «Rn
A proposito dellecii diDioef(
seguenze che tale atte Ilp^sh
giamento può provocai 'Dèi vicep
Giacomo ce le illusti ecoordi;
usando alcune immagl pilssione
molto efficaci. La nosi voli ricoi
lingua, le nostre paro ‘ila» di T
possono sprecare e de» nel 1989
stare tutto ad incomind col cerne
¿One» l’i
luf
6
Idia
ne
I peri
re dalla comunione fn
na. La comunità da
di crescita spirituale
edificazione sulla pari
di Dio, sì trasforma in
palestra in cui si misuri
piccole rivalità, controi
sie, prevaricazioni,
ogni caso è soprattu'
parola di Dio che i
di essere smentita,
vangelo che viene
to, reso poco visibile^;,.
Questa responsal||i
va allargata all'uso
diano della parola
noi siamo testimoni
Evangeio non solo i
ambienti ecclesiastici,
anche nel nostro lavi
nella nostra famiglia,
nostri rapporti. Se non
giliamo invece di èssi
testimoni, diventiamo
staceli alla parola di Oj
L'autorità stessa
vangelo può essere mi
in discussione. Paolo
corda che a causa n
la parola di Dio può es
re bestemmiata. Da qui
necessità di una contini®,
vigilanza che si tradui
nel vivere noi per prin vUlTI
nella comunità e nella i
ta di ogni giorno in obi*
dienza alla parola diW
;ia, la ]
del c
spiegato
della gioì
aèonfluir
ime di c
me pre
della
beltà, cer
eòilenza
m'versarii
sa ai t
to nel
olo vei
ifestc
10» dell’A
di Già
la rico
chiese
¡orma)
dell'ì
che siamo chiamati adaf ÉOmune 5
nunciare.
Per
approfondit
Ed. Thurneysen,
ufo
tra la Fet
Mondiale
Cattolica
per il 199
• Lad
^ttembr
¿tirante
et les œuvres,
Delachai ^iiàiglio
et /ej //•lÀ
& Niestlé, Neuchâtel (ù*
1959.
- Franz Mussner,
tera di Giacomo, f
Brescia, 1964.
- H. Balz e W. Schräg
Le lettere cattoliche,
deia, Brescia, 1978.
- R. U. G. Tasker,
stola dì Giacomo, ed. ut*
Claudiana, Torino, 198^',
- François Vouga,
tre de Saint Jacques,
et Fides, Ginevra, 1984'
- Gilberto MarconL^^
lettera di Giacomo,
Roma, 1990.
I A SACRA
Bibbia
Muovai
La dich
ft> coloro
•adichiar
^se coin
blea dell
nel luglio
Kong. Co
cor
lezione, i
®8senzia
^e tradi
tenpo de
^olo, le
¿atono a
‘Ebbero
divisioi
L’anno
^a data ì
ià sia
a Fini
lo del I
One
mto
‘Catto!
tò cii
Onte 1
, giu!
i?®di t
biiect
a nel
delli
,„>sedi
'llapini
3
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
Consultazione della Fcei in vista della «Settimana della libertà»
I diversi percorsi della riconciliazione
/ temi dell'Assemblea ecumenica europea di Graz del prossimo giugno
Dii? ^ saranno al centro della riflessione delle chiese nel periodo del XVII Febbraio
luca m. necro
lERCORSI teologici e
•n nesso
S °
4 i-p" '
- che'usia™
rio. Dio
conoscerei
attraverso) >
I umane: si}
pamleÌ T} teomgici e
tticaziontì ■ « Jr culturali deUa nconci'anno pa^ ¡.jazione» è il tema della contta quotià 'sultazione promossa dalla
sta lucecm^^jiunissione studi della Fenprenderel^razione delle chiese evanibiamo le# ì'^Uche in Italia (Fcei) e svoler di Giaco a Roma, alla Facoltà valI corda il j teologia, il 20 settem
0 corre co j^^g^ ^ome momento di inforda""fe M «azione ed approfondimen
1 ' to rivolto in particolare ai
5 in moli cpembri del Consiglio, al peri». È evidoj sonale e agli esecutivi delle
izione p3¿iese membro della Fcei in
omunità al vista della seconda Assem3 scrive ci» blea ecumenica europea che
: con le Iqì gj svolgerà a Graz nel giugno
loro giud'^ ¡997 e anche in preparazio3rità si soi| (le ¿ella «Settimana della liaaroiadiD) (¡ertà» 1997, che il Consiglio
ro annuii pggj jjg deciso di dedicare al
som^fe^ ■ì««a di Graz, appunto quello
' * dèlia «Riconciliazione-dono
0 delie COI di Dio e fonte di vita nuova».
; tale atte pastore Giuseppe Platoì) provoca ne, vicepresidente della Fcei
le illusi ecoordinatore della Comle immag .“^ssione studi, ha aperto i la:i- La nosi vofi ricordando una «profeistre paro 'da» di Tullio Vinay che già
care e dey pel 1989 suggeriva di «legare
incornine poi cemento della riconcilia
N zinne» l’impegno per la giu
1 a da luo( jg pg^g g jg salvaguar'
sulla para creato Platone ha
orma in ui spjegato che gli interventi
si misura “élla giornata sono destinati
i, contro« a^nfluire nell’opuscolo che,
zioni. Ma ;fdme di consueto, la FederaiprattutB »One predispone in occasioi che risd ne della Settimana della li■ntita, è l'tl bèrtà, centrata intorno alla riiene oscuri! ctìjlenza del 17 febbraio, an[niversario della libertà conssa ai valdesi da Carlo Alito nel 1848. Oltre all’opuverrà predisposto un
lifesto a colori con il «lodell’Assemblea ecumenifta di Graz e un testo biblico
Ila riconciliazione: a breve
[te chiese locali (e i lettori di
Riforma) verranno informati
'iililli—i
/isibile.
ponsi
ll'uso
noia pere
timoni df
1 solo
esiastid,
stro lavi
amiglia,
i. Se non
;e di èsse)
mentiamo
irola di Di
essa dell'
Seconda Assemblea
Ecumenica Europea
wM
^ìconàtì^zìone
Dono di Dio e Sorgente di vita nuova
23 -29 giugno 1997, Graz
Austria
Il dépliant per la seconda Assemblea ecumenica europea
sulle modalità per la prenotazione sia dell’opuscolo che
del manifesto.
All’introduzione di Platone
sono seguiti sei densi interventi. Il pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opera
per le chiese metodiste, ha
abbozzato una teologia biblica della riconciliazione, soffermandosi sul rischio che
questo termine venga bana
lizzato e strumentalizzato. È
seguito un altro intervento di
taglio teologico, quello del
prof. Paolo Ricca, della Facoltà valdese, che ha sottolineato la «latitanza» dei grandi teologi (con l’eccezione di
Karl Bardi) su questo tema: la
riconciliazione, ha detto Ricca, è la grande assente, ed è
un evento strutturalmente
incompiuto, proprio come è
incompiuta la parabola del
figliol prodigo: la storia non
dice se il fratello maggiore,
geloso del minore, entrerà
nella sala della festa. L’on.
Domenico Maselli ha svolto
una magistrale lezione di storia italiana, evidenziando i
mali che, nel corso dei secoli,
hanno scavato fossati e divisioni fra le diverse aree del
nostro paese.
Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione
Fcei per la seconda Assemblea ecumenica europea, ha
illustrato le iniziadve in corso
nelle chiese evangeliche italiane in vista dell’appuntamento di Graz, mentre la teologa battista Elizabeth Green
ha proposto una originale
lettura di alcuni testi di Genesi, osservando come nella
«riconciliazione degli uomini» (i due fratelli Giacobbe ed
Esaù, e poi Giuseppe e i suoi
fratelli) non ci sia posto per la
riconciliazione d'elle donne,
per cui le sorelle Lia e Rachele restano, fino alla morte,
l’una ostile all’altra.
Da ultimo Paolo Naso, direttore del mensile ecumenico «Confronti», ha proposto
Ulta metodologia per una
corretta «dipé^azia ecumenica» nella risoluzione dei
conflitti, a partire dalla con7A
fessione di peccato, passando per la capacità di vivere
criticamente la propria identità, per la fiducia nei piccoli
«semi di pace», per la capacità di utilizzare e distinguere
gli strumenti della politica.
Graditi ospiti della consultazione anche quattro giovani di Graz, una ragazza e tre
ragazzi che-da im mese girano l’Europa del Sud, zaino in
spalla, come «ambasciatori di
riconciliazione», invitando i
giovani e le chiese a partecipare all’Assemblea ecumenica europea.
nosti
t Rinviata la dichiarazione
comune sulla giustificazione
Fondili
lysen, Li ^
Delachai
chàtel (CI*
sner, H
IO, Paida*
N. schr^ j;
CRA
5IA
Federazione luterana mondiale
_ la dichiarazione dottrinale
Èoniune sulla giustificazione
^ala Federazione luterana
«ondiale (Firn) e la Chiesa
Cattolica romana, prevista
per il 1997, è stata rinviata al
1998. La decisione, presa il 30
’tettembre scorso a Ginevra
j^taute una riunione del
^tttiglio della Firn, ha delucoloro che speravano che
te dichiarazione comune pocoincidere con l’Assem“lea della Firn, che si terrà
luglio prossimo a Hong*|Ctig, Con questa dichiara■ tene comune sulla giustifi'^lone, una delle questioni
ssenziali che dividono le
oe tradizioni reiigiosè dal
:^Po della Riforma del XVI
Isk* ’ differenze che susi^^oo al riguardo non dopiù essere elementi
tensione delle chiese,
gteno 1997 sarebbe stato
data simbolica poiché se«I il 50“ anniversario
3 Hm sia il 450“ anniver0 del decreto sulla giusti-tttone (1547) del Concilio
Wnto con il quale la Chiecuttolica romana con^0 ciò che era considera'lia f ^3.dottrina luterana
ino |.te®ticazione. La reviinf di una bozza di dichiacongiunta è stata ulti.del giugno scorso alla
§jo^delle osservazioni tradaile chiese membro
La bozza era stata
inviata ioro nel gennaio 1995
nella speranza che ci sarebbe
stato un consenso sufficiente
per la presentazione della dichiarazione comune nel 1997.
Anche se diverse chiese hanno dato la loro approvazione
senza alcuna riserva, la Chiesa luterana della Finlandia e
ie chiese luterane della Germania hanno risposto che
avrebbero potuto approvare
solo un testo riveduto. Altre
chiese hanno chiesto modifiche al testo, senza però porle
come condizione preliminare
al loro consenso. Il Consiglio
della Firn ha deciso che alcune «modifiche» del testo erano «ancora necessarie».
Horst Hirschler, vicepresidente deila Firn e vescovo
presidente della Chiesa evangelica luterana unita di Germania, si è dichiarato «dispiaciuto all’idea che non potremo approvare la dichiarazione comune a Hong-Kong. Ma
dobbiamo riconoscere che, in
ragione del calendario, non
può essere diversamente se
non vogliamo dare alle chiese
l’impressione che cerchiamo
di accelerare la procedura dimostrando una fretta inutile».
Secondo la decisione presa, il testo riveduto dovrebbe
essere sottoposto alle chiese
membro nel 1997. Queste ultime saranno invitate a prendere una «decisione finale»
entro il 1“ giugno 1998. (erti)
Fu perseguitato fino al 1990
Il buddismo sta rifiorendo
in tutta la Mongolia
RAJIV CHANDRA
ULAN BATOR - Il monaco
buddista Gombochir aveva
26 anni, quando in Mongolia
iniziò il terrore contro i monasteri. Dal 1937 il dittatore
Horlogiyn Choibalsan, fedele
alla linea di Stalin, fece assassinare brutalmente oltre
17.000 monaci buddisti,
mentre decine di migliaia di
mongoli furono deportati.
Quasi tutti i 746 monasteri
del paese furono distrutti, e
fra questi anche il complesso
di Erdene Dsuu, costruito nel
sedicesimo secolo sulle rovine di Kpakoram, la leggendaria capitale dei mongoli
fondata da Gengis Khan.
Oggi, a sei anni dalla fine
del regime comunista, l’anziano monaco Gombochir è
ritornato nel suo vecchio
monastero di Erdene Dsuu.
Tre dei sessanta templi di un
tempo sono stati ricostruiti,
duecento giovani monaci sonq entrati l’anno scorso nel
convento.
Il buddismo sta rinascendo
in tutta la Mongolia. Nel
1994, in questo paese dell’
Asia centrale che si trova fra
la Russia e la Cina, è diventato religione di stato. Ma dopo
circa settanf’anni di regime
comunista, dal 1924 al 1990,
molte tradizioni buddiste sono quasi del tutto scoinparse. E 1 vecchi come Gombo
chir spesso non ricordano
più con esattezza i rituali religiosi e le preghiere trasmesse oralmente.
La Mongolia fino all’inizio
di questo secolo era uno stato teocratico, come il Tibet,
ed era retta da un «re-dio»
buddista. I monasteri erano i
centri del potere. In ogni famiglia nomade uno dei figli
si dedicava alla vita monastica. Nel 1924 morì l’ultimo
«re-dio» dei mongoli e il paese divenne una Repubblica
popolare comunista fortemente influenzata dall’Unio- ,
ne Sovietica. Il buddismo fU
perseguitato fino alle elezioni democratiche del 1990.
Ora nella steppa mongola
ci sono più di 100 comunità
monastiche attive. Con la rinascita del buddismo è ripreso anche il sostegno al Dalai
Lama, capo spirituale e temporale dei tibetani. Anche la
maggior parte dei buddisti
della Mongolia riconosce il
Dalai Lama come la massima
autorità spfrituale.
Negli ultimi sei anni il Dalai Lama, che dopo l’invasione cinese dbvette abbandonare il Tibet, ha visitato per
quattro volte la Mongolia. «Il
buddismo mongolo, ha un
futuro solo se noi sosteniamo il Dalai Lama - ha detto
l’ottantacinquenne Gombochir - solo così 1 buddisti saranno forti e uniti». (epd)
Dal Mondo Cristiano
■ Ruanda: la Chiesa coinvolta ne! genocidio?
BRUXELLES — La rivista cattolica franco-belga Golias, afferma che la Chiesa cattolica nel Ruanda, e in particolare i Padri bianchi, è coinvolta nei massacri perpetrati dagli hutu sui
tutsi: «La maggior parte di queste persone - scrive Golias non ha fatto niente per fermare questo crimine contro l’umanità. Alcuni hanno preso parte o fatto da filtro e sottratto alla
giustizia numerosi colpevoli di genocidio, fra cui vari membri
della chiesa». Golias cita la priora hutu del monastero benedettino di Sovu (ora ospitata in Belgio, per «intercessione dei
Padri bianchi») che avrebbe rifiutato asilo a migliaia di tutsi in
fuga e chiamando le autorità locali, causato Tassassimo di circa 7.000 persone. Personalità del cattolicesimo locale avrebbero parteggiato per gli hutu rifiutando l’intervento a favore
di fuggiaschi tutsi, difendendo gli autori di genocidi (tra cui
sacerdoti), rifornendoli di armi, facendo fuggire i responsabili,
manipolando le notizie. Fra questi sarebbe coinvolto anche
un italiano, padre Carlo Bellomi. Alle gravissime accuse i Padri bianchi replicano con violenza. Il provinciale svizzero, padre Buholzer, accusa Golias di disonestà: «Si seminano sospetti, si lavora su ipotesi e possibilità che diventano tutt’a un
tratto iprobabilità, e infine verità confermate dai testimoni».
Intervistato da Adista il responsabile della Provincia italiana,
padre Giovanni Castagna, dice che Golias è uso trasformare
menzogne in verità, al servizio dei tutsi. Che lo scontro fra hutu e tutsi abbia coinvolto uomini e donne di chiesa lo conferma una notizia giunta tramite l’agenzia ecumenica Eni: in Usa
è stato arrestato, con l’accusa di genocidio e crimini contro
l’umanità, un pastore awentista; sarà processato in Tanzania.
La Chiesa awentista ha affermato che appoggia ogni azione
volta ad assicurare alla giustizia autori di criinini in Ruanda.
a Israele: appello alla pace dalle chiese
cristiane di Gerusalemme
GERUSALEMME — I leader delle comunità cristiane presenti a Gerusalemme (ortodossi, cattolici e protestanti) hanno
diffuso il 27 settembre un comunicato congiunto in cui chiedono alle autorità israeliane e palestinesi di «intraprendere
ogni iniziativa possibile per riattivare con nuova determinazione U processo di pacificazione del territorio», sottolineando che «la violenza, da qualsiasi parte provenga, non può portare alla soluzione dei conflitti». Il comimicato si rivolge esplicitamente alle autorità israeliane della città affinché tengano
in considerazione i timori dei concittadini musulmani «che
noi condividiamo». Un accenno sufficientemente esplicito
all’apertura del tunnel sotto la moschea di Al-Aqsa, considerato un oltr^gio provocatorio per quello che è il terzo luogo sacro dell’Islam. Più esplicite appaiono altre reazioni del mondo
protestante. Il Consiglio ecumenico delle chiese chiede, in un
comunicato, «il ritiro immediato delle forze armate israeliane
dai Territori.autonomi palestinesi» che «costituiscono una palese violaziohe degli accordi di Oslo». «Questa nuova ondata
di violenza - conclude il comuiucato - le cui vittime sono prevalentemente civili palestinesi non arrhati, è inaccettabile e
costituisce un grave problèma per la sicurezza di tutta la regione». Da parte sua Ishmael Noko, segretario generale della
Federazione luterana mondiale, ha scritto al premier Netanyahu chiedendo il ritiro dell’esercito'israeliano dai Territori palestinesi e a Yasser Arafat, assicurandolo che «come credenti, vogliamo che tutti i luoghi sacri delle tre religioni abramitiche vengano rispettati». (nev)
P Francia: il messaggio del presidente
della Federazione protestante al papa
TOURS — Il 21 settembre il pastore Jacques Stewart, presidente della Federazione protestante di Francia (Fpf), ha incontrato papa Giovanni Paolo II a Tours. L’incontro ecumenico, al quale erano presenti mons. Duval per la Chiesa cattolica
romana, e mons. Jérémie per la chiesa ortodossa, si è svolto
sotto forma di un colloquio tra i responsabili del Consiglio di
chiese cristiane in Francia (Cecef) e Giovarmi Paolo II in occasione della sua visita in Francia. Dopo aver porto i saluti fraterni della Fpf, Jacques Stewart ha rivolto al papa il messaggio
seguente: «Il protestantesimo francese ha una lunga esperienza dell’ecumenismo. Questa esperienza si è affermata attraverso molteplici iniziative e azioni comuni con le altre chiese,
sia nel campo delia ricerca biblica e teologica, sia in quello
della solidarietà concreta con gli esclusi. Noi crediamo sia necessaria una ricerca ecumenica dell’unità; una ricerca aperta,
franca, responsabile a tutti i livelli. Per noi si tratta di ricercare
il modo migliore per rendere una testimonianza comime della
buona notizia di pesù Cristo in questo mondo. È con questa
testimonianza arava, anche con voci diverse, che noi vogliamo esprimere la comunione che il Cristo ha stabilito tra noi e
alla quale egli solo dà senso e prospettiva». (hip)
' .1 ■
Ü Francia: visita del generale americano Paul
Räder^ capo delKEsercito della Salvezza
PARIGI — Il generale Paul Räder, capo internazionale
dell’Esercito della Salvezza (Eds), ha compiuto una visita di
quattro giorni in Francia. Il 20 settembre scorso, dopo avere
incontrato il presidente deUa Repubblica Jacques Chirac, è stato accolto calorosamente dalla Federazione protestante di
Francia (Fpf). Paul Räder si è rallegrato dell’adesione dell’Esercito della Salvezza alla Fpf: «Di fronte a un mondo che sta
cambiando - ha detto -, con situazioni sempre più complesse,
la nostra missione è più che mai quella di condividere TEvangelo e dare per mezzo delle nostre vite credibilità a quello che
crediamo. L’unità della gente di Dio, con il modo proprio a
ciascuno di esprimerla ma con una stessa consacrazione, può
convincere il mondo». Räder ha quindi ricordato che la figlia
del fondatore dell’Esercito ella Salvezza, Catherine Booth, era
venuta a creare una missione a Parigi nel 1881, insieme a due
compagne, senza sapere che TEds sarebbe diventato una chiesa di 17.000 comunità. Circa l’incontro con Jacques Chirac,
Paul Räder ha detto che hanno pregato insieme. Il presidente
francese ha espresso la sua «gratitudine per tutto il lavoro
compiuto a favore dei francesi più emarginati». (bip)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 18 OTTOBRE
Dal r al 4 ottobre si è svolto a Bari un incontro ecumenico internazionale
il Mediterraneo Est^ luogo dì riconciliazione
In vista della grande Assemblea europea di Graz si è voluto facilitare il dialogo e la riconciliazione
proprio dove c'è separazione e conflitto, perché la diversità è dono e arricchimento reciproco
;raz:
Una vera riconciliazione è possibile
MARTIN IBARRA
y 9 INCONTRO ecumenico
internazionale «Il Mediterraneo Est, luogo di riconr
ciliazione», svoltosi a Bari, dal
1° al 4 ottobre, ha avuto due
obiettivi fondamentali. Il
primo era facilitare il dialogo fra chiese di paesi coinvolti in conflitti molto gravi, ad
esempio la Serbia, la Croazia
e la Bosnia-Erzegovina. Bari è
stata proposta come un ponte che idealmente unisce
sponde separate dal mare ma
unite dalle comuni radici culturali e religiose, per cercare
di costruire insieme un processo di riconciliazione. Il
dialogo esige rispetto e chiarezza e non la dissimulazione
della propria identità. I delegati hanno dialogato con rispetto e chiarezza delle altrui
diversità. La diversità è stata
riconosciuta come un dono e
un arricchimento. Partendo
da questa premessa il dialogo
ecumenico fra le chiese cristiane ha riguardato diversi
aspetti teologici ed ecclesiologici, ma anche la sfera della
cultura, della politica, delle
relazioni fra gli stati, fra Nord
e Sud dell’Europa. È emersa
la convinzione e la necessità
che il Mediterraneo pensi a
se stesso. Il risultato del dialogo è stato un documento finale e un abbraccio, simbolico gesto di riconciliazione fra
le chiese. Si voleva stabilire
un contatto amichevole fra
mondi limitrofi dove purtroppo spesso è prevalsa la
logica deU’odio e della distruzione del diverso considerato
un nemico da cancellare. Un
momento commovente dell’
incontro è stato vedere il dialogo fra i delegati provenienti
da paesi che fino a qualche
mese fa erano in guerra. La
loro testimonianza era un segno forte. Fra gli ostacoli alla
riconciliazione i delegati dei
paesi della ex Jugoslavia annoverano la difficoltà a costruire una pedagogia della
pace, e a mettere in piedi
strumenti e «tecnologie» di
pace e di riconciliazione fra
le-etnie diverse. Il secondo
obiettivo era quello di costruire una tappa del cammino verso Graz, la seconda Assemblea ecumenica europea.
Questo cammino è intrecciato da esperienze concrete di
riconcQiazione vissute collettivamente, come evento della
grazia, da tutto il popolo di
Dio. Gli organizzatori non
hanno voluto preparare un
incontro per i soli delegati ufficiali. Si è voluta un’interazione fra i delegati e le chiese
locali. Gli incontri pomeridiani e U convegno parallelo
dei giovani avevano questo
scopo. L’intento è riuscito solo in parte. La partecipazione
delle chiese non è stata tanto
intensa come ci si attendeva.
Senza dubbio per responsabilità nostra, dell’organizzazione. Le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare, l’ultima il ritardo nell’arrivo dei finanziamenti, ha limitato la
diffusione dell’iniziativa fra le
chiese. Avremmo voluto faré
molto di più rispetto a questo
aspetto. Il momento più intenso che è rimesto nella mia
memoria è stato l’abbraccio
fra il vicario cattolico di Sarajevo e il rappresentante del
patriarcato della Serbia. È
stato un piccolo segno che
diceva: «La riconciliazione è
possibile». Dunque rincontro
di Bari avrebbe senso anche
solo per quell’abbraccio.
L'intervento di Valdo Spini
Insieme in cammino, nonostante tutto
ANI
EUGENIO RIVOIR
L> INVITO alla tre giorni di
I Bari era un po’ comples
so. Tra i vari temi c’erano due
slogan: «...e passarono all’abbraccio» (immagino che si
volesse accennare alla possibilità di un incontro fra gente
che non riusciva più a salutarsi), «...e cominciarono a far
festa» come se da molte parti
potesse nascere la speranza
di grandi riconciliazioni.
Però, negli stessi giorni, in
molte parti delle rive del Mediterraneo si parlava piuttosto di guerra che di gioia o di
festa. Dall’Albania vicina continuavano a partire gmppi di
persone alla ricerca di un
mondo che si spera migliore;
da Gerusalemme e dintorni il
numero dei morti era improvvisamente aumentato: a
Cipro si era appena rimesso
in moto il temporale della
guerra; nei territori che una
voltq formavano la Jugoslavia
si sentivano solo paroTe di incomprensione e di disagio: in
Turchia i prigionieri politici
tumultavano nelle carceri. Si
potrebbe ancora continuare,
ma questa lista è già difficile
da sopportare. Quali risultati
possiamo sperare di raggiungere? Quanta gente verrà a
confrontarsi su una speranza
di pace? Vediamo se possiamo fare in conti. Si sono trovati intorno allo stesso tavolo
cattolici e ortodossi di Croazia, Bosnia e Jugoslavia, e si
sono parlati, senza mezzi termini, dicendo molto di più di
quel che si sarebbe potuto
pensare. Non succede molto
spesso. Un rappresentante
proveniente dal Libano in un
toccante intervento ha esclamato: «Noi che veniamo da
paesi in guerra, .dobbiamo
spiegare che cosa significa la
parola riconciliazione». Evangelici, cattolici e ortodossi italiani hanno detto (e si sono
detti) le loro difficoltà e le loro proposte di cambiamento,
in certi casi senza peli sulla
lingua. Lo stesso è stato fatto
a proposito della situazione
in Romania. Insomma ci si è
incontrati, anche se non sempre si è potuto passare all’abbraccio. Continuiamo a fare i
conti. Si è parlato abbastanza
a lungo del Mediterraneo,
della sua storia, delle sue prospettive e del posto da rivendicare in un'Europa che si sta
trasformando. A più riprese si
è cercato di riflettere
sull’identità mediterranea: il
discorso è affiorato a più riprese non come rivendicazione ma come contributo ai
tentativi di rinnovamento.
Molti momenti dell’incontro
sono stati dominati dal tentativo (riuscito più di quel che
si sarebbe immaginato) di
coinvolgere larghi strati della
popolazione locale: da una
«Arrivederci a Graz!»: il documento finale dell'incontro di Bari
Noi cristiani, cattolici protestanti ed ortodossi,
éonvenuti a Bari dal 1° al 4
ottobre del corrente anno da
diversi paesi (Austria, Bosnia-Erzègovina, Croazia,
Grecia, Italia, Jugoslavia, Libano, Malta, Romania, Siria,
Slovenia) convocati dalla Kek
e dal Ccee, su invito delle
Conferenze episcopali e dalla
Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania, nonché dalla Arcidiocesi
greco-ortodossa d’Italia,
esprimiamo profonda gratitudine al comune Signore e
Salvatore Gesù Cristo per
l’esperienza di dialogo e condivisione vissuti in questi
giorni in preparazione della
prossùna seconda assemblea
ecumenica europea di Graz.
Abbiamo riflettuto sulle
condizioni di vita e sulle difficoltà dell’area del Mediterraneo, vissute anche dalle
nostre chiese, e abbiamo riconosciuto una particolare
vocazione a noi rivolta per il
loro superamento.
Non v’è dubbio che negli
ultimi trent’anni in Europa si
siano delineate prospettive,
sviluppate intenzioni, si siano firmati accordi, rinnovati
approcci per definire l’architettura di una politica mediterranea, e tuttavia si prende
anche coscienza della pericolosa asimmetria delle relazioni che vi si stabiliscono, dei
ricordi amari che affiorano,
dei sogni contraddittori che
si affacciano, dei riferimenti
ideologici in contrasto tra di
loro, dell’incomprensione
culturale che rimane, delle
visioni del mondo gelosamente custodite e non di rado del disprezzo e dell’odio
che diventano risposta alle
sollecitazioni.
Intorno al Mediterraneo
esiste una serie di società
«non unificate», ma «riunite»
in un immenso-dramma storico in cui,*bltre a intrighi di
ogni sorta, i gruppi, che vi appartengono più che confrontarsi, si affrontano come fratelli nemici: tutto li unisce e,
proprio per questa ragione,
non possono coesistere facilmente. Troppo vicini per
ignorarsi e troppo diversi per
vivere insieme con facilità. La
loro prossimità e le loro differenze li rendono rivali per occupare il posto unico che non
può essere attribuito se non a
uno solp dei popoli, a una sola delle società. Quel posto
designato da quello stesso
mare al centro delle terre che
ciascuno vorrebbe poter
chiamare mare nostrum.
Il senso dLautosoddisfazione e di autosufficienza delle
grandi culture europee ha generato indifferenza verso le
ricche culture noti occidentali che si affacciano sulle altre
sponde del Mediterraneo. Da
qui deve svilupparsi un forte
processo di riconciliazione
che veda la nostra cultura
delle chiese con il territorio,
considerato come luogo
esclusivo della propria testimonianza, accanto a un proselitismo che non rispetta la
dignità e la testimonianza delle chiese già presenti;
6) La violenza contro la natura dono di Dio a tutti gli
umani e in particolare la violenza contro il Mar Mediterraneo, spazio di vita e di rigenerazione per i popoli d’Europa;
7) La persistente disattenzione verso la dignità e la cultura delle donne senza le quali l’umanità e le nostre chiese
mancano di completezza:
8) Le ricorrenti manifestazioni di razzismo e antisemitismo, dovunque avvengano
soprattutto se si verificano
con la disattenzione e il silenzio delle stesse chiese.
concrete dove è ancora viva
la conflittualità, passando per
una seria conversione a (tristo e un generoso perdono
reciproco;
3) Con Basilea ribadire la
speranza che ogni persona,
indipendentemente da sesso,
razza, nazione e lingua porta
in sé l’immagine di Dio ed è
perciò, a pari dignità, membro della società in vista
dell’impegno di costruire una
comunità in cui uomini e
donne condividano pari responsabilità;
4) Avviarsi verso una «comunione di chiese» fondata
sulla rivelazione trinitaria,
che sottolinei la pari dignità
di persone e di chiese locali
in un profondo rapporto di
unità nell’amore:
testimonianza comune che si
manifestano a vari livelli; la
diffusione della Bibbia, solidarietà con gli sradicati, incontri ecumenici, la proposta
delle chiese ortodosse di istituire una nuova festa della
chiesa per la salvaguardia e la
protezione del creato (1° settembre) e altro;
proporre una revisione autocritica verso le altre, riconoscendone forza e bellezza.
Come chiese abbiamo elencato alcune difficoltà specifiche e identificato alcuni punti che meritano approfondimento. Tra le difficoltà abbiamo ricordato:
Tra le attese e i motivi di
speranza abbiamo ricordato:
1) Promuovere una migliore
conoscenza, riconoscimento
e valorizzazione della diversità tra le chiese, da intendere
come doni da scambiarci, in
vista di un pieno reciproco riconoscimento;
2) Avviare processi di riconciliazione in tutte le situazioni
5) Contro una cultura che
privilegia aspetti politici, militari, economici e finanziari
nella costruzione di una nuova Europa unita, impegnare i
cristiani e le chiese a vivere
una vita spirituale basata sul
messaggio evangelico che si
esprime nella solidarietà,
nell’accoglienza, nella reciprocità e nella riponciliazione;
6) Cogliere le occasioni di
1) La presenza di storie
conflittuali non ancora riconciliate;
2) Nazionalismi che si rivestono di motivazioni religiose
e tradiscono legittime identità dei popoli;
3) Integralismi e fondamentalismi che esasperano le
diversità e si autopropongono come unici depositari della verità, e che ora provengono da altre religioni presenti
nell’area mediterranea;
4) Mancanza di seria e corretta conoscenza reciproca
anche a causa di cattiva o carente informazione;
5) Un rapporto esasperato
7) Riconoscere pari dignità
e responsabilità neU’edificazione della chiesa a tutto il
popolo di Dio, onorando il
carisma proprio di ciascuno;
8) Suscitare la sensibilità
delle chiese per la convivenza
pacifica dei popoli, fondata
sul rispetto dei diritti umani.
Elaborare pertanto una strategia comune teologica e pedagogica per l’educazione
delle nuove generazioni alla
pace e alla fiducia nell’altro,
da considerare un compito
prioritario delle chiese;
9) Richiamare le varie istanze politiche al fatto che
l’area del Mediterraneo con le
sue svariate peculiarità appartiene inscindibilmente all’Europa e non può essere svalutata, altrimenti l’Europa perderebbe una delle sue dimensioni più ricche e più vitali;
10) Auspicare la crescita di
una coscienza comune di
identità mediterranea complementare ad altre identità
sovranazionali basata sulla
varietà delle sue tradizioni.
La seduta dei delegati del 2 ottobre. Da sin. Eugenio RIvoIr (Commissione Fcel), Domenico Tomasetto (presidente Fcel), Giovanni Arcidiacono (presidente della Federazione chiese evangeliche Puglia e
Lucanià), e il prof. Skorcevic (Conferenza episcopale della Croazia)
Riconoscenti per il dono
della riconciliazione vissuta
tra noi in questi giorni ci rallegriamo che le chiese europee abbiano deciso di abbandonare la via della contrapposizione, dell’odio,
dell’isolamento e deU’indifferenza e abbiano intrapreso il
processo della riconciliazione quale dono di Dio e sorgente di vita nuova. In questa
prospettiva chiediamo l’aiuto
dello Spirito e ci mettiamo al
suo servizio.
Arrivederci a Graz!
parte il dibattito aH’univei:
sità, dall’altra parte la festa,
serale con la popolazione (f
Cassano Murge (ma ancb
rincontro al teatro Santa Luda e il culto finale nella chie,
sa di San Nicola). In moM
luoghi e in molte occasionisi
è cominciato a far festa. Ceri
to, non tutto è stato comevo^
levamo: molti invitati non so
no venuti (oppure aU’ultimi
momento hanno disdetto W
loro partecipazione), moM*“
chiese sono state rapprese^
tate solo dai responsabilfaf
alto livello (molti uomirij
molti ecclesiastici, molte
sone anziane...): si può fari"
ancora di più per coinvolge»
le chiese tutte. Ma intanto
biamo iniziato: la presenza ^
Grigorios Larentzakis, presi
I rappre!
^ni6nt6 i
chiese eu:
tre alla p3
e,ildr.Joh
^presidei
iòne che
:e delle
,e, ortodc
juropa. G
alcune de
;o incontro
ito scelto
iciliazion
«Inuncei
_chesip
m quello
10 chjes
inatore cc
icessarii
e la salvi
¿vengan
risposta (
lontà di 1
io, gli uni
li atessi. Li
itaconsid
dente del comitato locale
Í question
io. La se
altre ris
Graz per l’organizzazioai ^debisot
della seconda Assemblea
menica europea, e di Aldi teionedil
Giordano, segretario del Cori
sigilo delle Conferenze epil^rdie «
scopali europee, ci ha niol% » ■
aiutato a capire un po’df^ie„
problemi e delle speranzf »
sulla strada verso Graz. 11 dft ^ di aver ;
cumento finale finisce conni djgcoltà
«Arrivederci a Grazi». rare alla
Ci siamo resi tutti conti jdlibrio e
che le difficoltà sembrani ipecchi ti
non finire mai, ma ci siaitì le diversi
anche resi conto che siaiU m Sarani
insieme in cammino, che in le chi
cammino ci parliamo e ch^ [portante
qualche volta, ci aiutiamo, le le altre r
* Donne e uomÌ
Le discepole
A. vppi di b
Un prolungato silenzio ha ^ .
accolto la meditazione bibiii £
della past. Gianna Sciclone I ;
mattina del 2 ottobre. Il por ^
no prima nella presentazioni ^ virgo
ufficiale del convegno uni
schiera di responsabili d TELL’AM
chiese diverse aveva riempii tro ecu
il palco: tutti rigorosament ihale, teni
uomini. Perfino gli evangeli! 4 ottobre,
erano rappresentati da uoiri mente p
ni. Così quando Gianna Sei toma gio
clone ha parlato di perduri «Il Medit
te irriconciliazione fra uomiii ffeciliazio
e donne, la cosa ha creato S ino vertic
molti un certo imbarazzo, h liziale di
breve testo di Luca 24,11 eh le toche {
parlava della sfiducia dei di' 8o incbnti
scepoli verso le discepole chi ile consap
annunciavano loro di avtì ettive diff
trovato la tomba di Crist^ndel tutte
vuota è stata l’occasione
pariare della separazione
le culture di uomini e doi
nei secoli, anche nelle chi<
«Le donne si cercheranno
vano - ha affermato Scicloi
- un ruolo riconosciuto e
cettato nella chiesa primiU’
sono state a tratti profetes
(come le figlie di FilipP™
P visto 1
primo
dtosi ne
lelitan:
l’alt
'Ociazii
^esci
,. One (
iHinUngb
h®ila stes
to «Meri
teologhe (come PrisciM^’. attrav
ospiti di chiese nelle loro *^^^toto pi
(come Lidia), diacene (cof^
Febe) e anche apostole (coi
Giunia), tuttavia la cultu*
patriarcale tenderà a preva*
re... Anche nella teologia***
gli spazi di apprendimBU
che Gesù aveva aperto ve
ranno chiusi. La chiesa
stiana farà sempre più a m j
no delle donne e le eduen ’
al silenzio e aiia sottomiss*
ini li
ne; bisogna che gli uoiuu
nalmente credano alle don®
nu®y
in quanto portatrici del
vo». Forse per alcuni ecu^ .
nismo significa lasciare tu
com’è, migliorare i
fra realtà immobili. L’alte
tiva è che parlarsi fa
proprio perché può aiu
superare i pregiudizi e p^;
dere insieme verso la con
sione. Ánche in vista di G
lesti uitii
iato la
tote in 1
Un otti
ho sue
,„'toti, in
'to chiesi
la breve p
storia e c
^alloca
^dedicate
^p, ufi
spiritua
Hi
5
RE
18 OTTOBRE 1996
Ecumene
PAG. 5 RIFORMA
Intervista a John Taylor, vicepresidente della Kek
¡laz: una grande benedizione per le chiese
tMHA MAFFEI
rappresentare ufficialjjjlrite la Conferenza del^ese europee (Kek) c era,
miffeallapast. Gianna Scicloìildr. John Taylor, uno dei
presidenti dell’organizzale che raggruppa gran
11-, • iirte delle chiese evangelice
alTultii
iisdettoia
le), mol
apprese!
nsabiliai
' uomini
1 • --«sitrooa. Gli abbiamo rivol
'•< Ke domande sul previ0Incontro di Graz. Come è
odia ri“' WO "■
Tn ^ flcBiazione?
^ molti rm certo senso è un teFpc?a°r »che si pone in continuità
testa. Cet- .„quello di Basilea 89. Ci
m nor"' amo chiesti; qual è il denota non so-fTj2(Qj.g comune? Che cosa
Ècessario perché la pace
possibile, perché 4a giustiia e la salvaguardia del creaEÉitengano delle realtà ? E
rrisposta è stata: una reale
it nilontà di riconciliarci con
notte per-' con gli altri, con
I può lan pi jjessi. La riconciliazione è
omvolgm jita considerata una chiave
manto j,.^jjJoccare queste tremenresenzaffl j questioni che oggi affronti*’ scelta del tema ha
I locale di |pju.g risposto anche al
ande bisogno di quella misaDleaecS pj,g comune che è poi la
telone di Dio».
3 uei Lon- _ Quali sono state le diffi^ze epi- c/re avete affrontato
na moltij ¡¡¡’organizzare la II Assemn PO dei ¡¡a ecumenica europea ?
U «Non credo che possiamo
jaz. 11 do- jg qj ^ygj. superato tutte
>ce conut ^coltà. Vorremmo assillare alla conferenza un
flibrio e una presenza che
^pecchi tutta la ricchezza
~ diversità esistenti in Eu,jpa. Saranno rappresentate
IO, che inlgr32 le chiese ufficiali ma è
tiro e onsJ|pùftacite che ci siano antiamo. «eiealtre realtà ecclesiali e i
ippi di base, ci saranno i
•>.
Itti conti
embrani
I ci silbe sii
vescovi ma anche il popolo di
Dio, le grandi chiese di maggioranza ma anche quelle
minoritarie».
- Quali le differenze con
l’Assemblea di Basilea ?
«Rispetto a Basilea questo
sarà un incontro più ampiamente rappresentativo perché oggi è possibile la partecipazione di molte più persone provenienti dall’Est europeo, cosa impossibile prima».
- È vero anche che prima il
problema era per i cittadini
dell’Europa dell’Est ottenere il
visto d’uscita dai loro paesi.
Oggi la situazione è ribaltata:
è generalmente molto difficile
John Taylor
per loro ottenere i visti d’ingresso in un paese dell’Europa
occidentale...
«Abbiamo avuto assicurazioni dalle autorità austriache che saranno dati i necessari visti e stiamo facendo in
modo che anche quei gruppi
che sono realmente marginali come i Rom e i Sinti, i rifugiati e i richiedenti asilo possano venire a Graz per fare
così conoscere anche il loro
punto di vista. Abbiamo inoltre rivolto l’invito anche a coloro che possono nutrire a
buona ragione dei sospetti
verso le chiese cristiane. Sono state invitate per esempio
le comunità giudaiche e
quelle islamiche. Gli ebrei,
guardando indietro ai genocidi di cui sono stati vittime,
e i musulmani che in Bosnia
non hanno visto rispettato il
loro diritto, o che in altri paesi europei come Francia, Germania, Inghilterra o Italia sono stati spesso oggetto di xenofobia, avrebbero tutte le
ragioni per non avere fiducia
in noi cristiani. E se queste
persone accetteranno il nostro invito sarà da parte loro
un grande segno di grazia».
- Ci sarà spazio a Graz per
ascoltare la loro voce?
«Hanno già simbolicamente avuto una voce nell’Assemblea in quanto abbiamo invitato alcuni loro rappresentanti a partecipare alla stesura del programma e spero che
possano essere fra i relatori
ufficiali e guidare gruppi dilaverò. Questa è naturalmente una conferenza di cristiani,
ma non solo e non tanto nel
senso dei cristiani che parlano al mondo quanto dei cristiani che ascoltano quello
che il nostro prossimo ha da
dire a noi. Se parliamo dell’
ospitalità dei cristiani, questo
vuol dire non solo di essere in
grado di dare ma anche di ricevere. E la riconciliazione,
dono di Dio e sorgente di vita
nuova, è un tema che costituisce una sfida per tutti. In
realtà è una sfida che può essere accolta solo con un grande entusiasmo che si misurerà non solo dalla quantità
ma anche dalla qualità delle
persone che a Graz si incontreranno. Io credo che questa
assemblea sarà una grande
benedizione per le chiese».
VIRGINIA MARIANI
giovani all'incontro di Bari
ire insieme nella
ilenzio ■ III !• »ìV
saKcbezza delle diversità
re. Il gorj
lentazionf
egno un
isabili d JELL’AMBITO dell’ inconì riempd i tro ecumenico internaosamenl male, tenutosi a Bari dal 1°
evangeli 4 ottobre, è stato opportudauona mente previsto un proanna Sei Bnma giovani che ha fatto
perdurM «11 Mediterraneo, luogo di
ira uoiiiie ¡tociliazione» un’occasione
, creato ij eno verticistica e più confiiarazzo. ll óziale di confronto, e alla
24,11 chi 9e ^che probabilmente di
:ia dei ^ ®to incontro nella vicendelepole cM ile consapevolezza delle rio di avei éttive differenze, anche se
di CrisWfOndel tutto conosciute.
]j priino appuntamento
“ "osi nell’auditorio dei
_ elitani il 30 settembre
®hsto l’alternarsi di gruppi
if^ociazioni (Pax Christi,
Agesci e altri) nella preazione di progetti realiz“ a Ungheria, nel Kossovo
«611a stessa realtà di Bari,
—*Mercatino delle utoriscillahj
; loro ca^
me ultimi hanno molto
ole (coi^Jwato la serata e la Egei,
a cultuj^^nte in buon numero, ha
,*ui ottimo contributo. Il
uo successivo ci siamo
isione
azione m
i e doi
Ile ehi!
iranno
a Scicloi
liuto e
primii
arofete!
Filippo^
¡.1] "¿’.in una quindicina,
‘Chiesa battista. Dopo
a prevai®
ilogiatutt
iditnBàiÌ
lerto veH _
hiesa ciX®oteve presentazione delpiù 33 7 a e delle caratteristidi culto, abbiafiììtam lungo tempo
“iiiizzando inni nej *P*^iual, latinoamerica
i del r
ai ecuHi®
;iare tu#”
1 rappo^
L’alterr
aiutali*
la convaii,
IdiOrai^ 1"*"^
fatto
.
ni e dell’Innario cristiano, e
siamo poi passati a uno studio biblico sulla storia di
Agar e Sara. Abbiamo infine
discusso dei livelli di riconciliazione che, attraverso quella con Dio, passano alla riconciliazione con se stessi e
con gli altri.
Il 2 ottobre, dopo una breve visita alla basilica di San
Nicola e al sepolcro del santo, forte legame tra cattolici e
ortodossi baresi, abbiamo visitato la chiesa russo-ortodossa di San Nicola dove ci è
stata spiegata la simbologia
delle icone e delle candele, il
significato del culto del nome, dei morti, e di vari altri
gesti rituali. Il 3 mattino, incontratici nella parrocchia di
San Marcello, abbiamo pensato di condividere oltre ai
momenti intensi di preghiera
e di canto, anche la stesura
di un documento conclusivo,
così come gli «adulti», nel
quale si sottolineasse la piacevolezza dello stare insieme
nella ricchezza delle diversità
e nel comune e insostituibile
punto d’incontro che sono
Gesù Cristo e la Bibbia.
M Giovani
Il futuro di Dio
Dal documento del gruppo
del «programma giovani» del
Convegno internazionale «Mediterraneo Est, luogo di riconciliazione».
«Come giovani, forse, abbiamo il vantaggio di non
avere il “trauma della memoria” dei nostri padri e delle
nostre madri e di conseguenza di poter più facilmente instaurare un dialogo alla pari.
Vorremmo ritornare nelle nostre comunità, a Napoli, a Salerno, a Reggio Eiùilia, a Torino, a Lecce, a Bari, a Graz, a
Vienna, come strumenti di
Dio e portare la nostra esperienza nelle realtà in cui viviamo partendo da queste nel
cammino cOirtune di riconciliazione. Abbiamo speranza:
pensiamo, con le parole del
teologo J. Zink, che “il futuro
stia in mani diverse da quelle
dell’essere umano, incapace
di prevederlo eppure così pericolosamente sicuro di sé”.
Crediamo che “nel mondo
operi una saggezza ben diversa da quella dell’essere umano”. Per questo partendo da
Gesù Cristo, fonte della vita,
ci uniamo nella preghiera, affinché la riconciliazione in
Dio possa portare alla riconciliazione dei popoli».
Maria Vingiani, presidente del Sàe
Condivisione e memoria
La corale ecumenica di Bari ha dato un concerto In concomitanza
con lliConvegno <
Maria Vingiani, presidente
del Segretariato attività ecumeniche e membro della Commissione Cei per l’ecumenismo e il
dialogo, nel corso della tavola
rotonda svoltasi il 2 ottobre
presso l’ateneo di Bari, nella testimonianza offerta ai convegnisti ha rilanciato, in vista di
Graz, due problemi controversi,
quello della condivisione dell’
eucarestia fra chiese cristiane e
quello della riconciliazione della memoria. Le abbiamo chiesto subito dopo di esporre per i
nostri lettori la sua posizione in
merito e di dirci, sulla base della sua profonda conoscenza del
movimento ecumenico, a che
punto siamo nel cammino
dell’unità delle chiese. Ci sono
novità riguardo alla condivisione dell’eucarestia?
«Non accetto più che si dica: non si deve fare, non ne
dobbiamo parlare, siamo ancora lontani. Io non ci credo.
Intanto bisogna lasciare lo
spazio a chi va ormai verso
queste forme di condivisione,
senza troppo scandalo e poi la
questione va presa sul serio,
perché è diventata la cosa più
seria della vita di fede delle
chiese cristiane, proprio perché in qualche modo è contesa, proibita. Nessuno'più adesso dice che è indifferente,
e basta la condivisione della
parola di Dio. Naturalmente
non sarebbe risolto tutto ma
avremmo recuperato una
chiave di lettura della luce
evangelica. È difficile la comunione senza passare dalla
comunione fra di noi con lui».
- E per quanto riguarda la
riconciliazione della memoria?
«Io riscopro che il passato
mi interessa molto di più per
quello che è successo allora,
che per gli effetti negativi che
viviamo oggi. Non si può
chiedere perdono a qualcuno
per 400 anni fa. Si deve chiedere perdono di quello che
oggi crea problema alla gente
per effetto negativo di quello
che è avvenuto nel passato. Si
vive una corresponsabilità
perché persiste un effetto negativo. Non è un problema di
' perdonismo, è un problema
di rileggere nella storia i fatti,
e poi aggiornare questa lettura all’attualità. Che effetto c’è
di quel passato? Non stiamo a
piangere sul papa tale o sul
protestante tal altro ma sul
fatto che non abbiamo preso
in carico il problema della riconciliazione fra i cristiani.
Non abbiamp colpa di ciò
che è avvenuto nel passato,
abbiamo colpa per l’effetto
negativo perdurante dei guai
del passato».
-Eie scomuniche?
«Le scomuniche sono documenti storici. Che senso ha
livellare la storia? Che cosa si
dirà fra qualche secolo? “Le
scomuniche? Ah, poi le hanno tolte...” I muri della storia
vanno conservati. Se si vuole
togliere la scomunica a Lutero, va bene, può anche servire, ma lasciamo un ségno che
la scomùnica c’è stata. Proprio come è stato bene conservare pezzi del muro di
Berlino. Bisogna assumere
ecumenicamente gli effetti
della storia. Questa è la purificazione della memoria: la
memoria che cancella la data
non ha senso, ma quella che
riscrive a caratteri d’oro ciò
che prima era scritto a caratteri di sangue, è una memo:
ria che riabilita e che rivaluta.
E questo è pacificante».
Maria Vingiani
- A che punto siamo nel
cammino per l’unità?
«Oggi c’è rispetto al passato
una coscienza più matura,
più adulta, più diffusa di quello che il Signore vuole dai suoi
fedeli, di quello che devono
essere le chiese fra di loro. Ma
proprio perché le possibilità
sono aumentate fa paura. Il
pericolo attuale è la paura che
il passo in più ci carnbi. Qualcuno dice: “A noi che ne viene
dal cammino ecumenico?”.
Ecco la paura, quella di perdere la propria identità. Fermarsi a questa paura blocca
un cammino che invece vuole
andare avanti in direzioni
nuove e inesplorate. Perché la
riconciliazione è un cammino
verso l’ignoto».
Area del Mediterraneo
Il «Mare Nostrum»
è diventato «Mare Monstrum»
«Scomposta nella sua etimologia, la riconciliazione è
l’azione di conciliare insieme
un’altra volta: rimettere insieme i frammentLseparati di
un’unica realtà, E questo è
già importante. Se poi guardiamo alla parola, greca, Katallagè, questa sembrerebbe
indicare un farsi secondo l’altro, diventare altro da sé, in
modo da non sentirci più
estranei». Così ha spiegato
l’imperativo neotestamentafio della riconciliazióne il
presidente della Fcei, past.
Domenico Tomasetto, nella
predicazione conclusiva su
Efesini 2, 14. Il contesto era
quello del Mare Nostrum, divenuto nella storia Mare
Monstrum «perché solcato da
troppa prepotenza, da troppo commercio di armi, da
troppa morte, da troppa distruzione».
In apertura del convegno il
prof. Andrea Riccardi, della
comunità di Sant’Egidio, si
era chiesto: «Se la divisione
fra cristiani avvenne sulle
sponde del Mediterraneo,
non deve dunque ripartire da
qui l’unità?» Auspicando più
coraggio ecumenico sulle
sponde di questo mare ha
formulato la proposta di convocare un’assemblea dei cristiani di tutta l’area del Mediterraneo da organizzare dopo
quella europea di Graz.
Da parte dell’on. Valdo
Spini è stata espressa un’autocritica verso il ruolo di
comparsa dell’Europa nelle
crisi che hanno attraversato
l’area mediterranea. «Non
abbiamo capito - ha affermato Spini - il molo cmciale
del Mediterraneo. Durante la
guerra dell’ex Jugoslavia siamo stati spettatori in una
questione in cui invece andava investita energia. Non
possiamo pensare che, caduto il bipolarismo, il mondo
pqàsa essere fondato su una
soia superpotenza. Una politica seria di cooperazione
può non pagare a breve periodo, ma si deve entrare in
un’ottica di interdipendenza
e fondare l’unità non sulle
ideologie ma sui valoii».
S Verso Graz
Festa della
riconciliazione
È intervenuto all’incontro di
Bari, come delegato del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il prof. Grigorios Larentzakis, teologo ortodosso presso
l’Università di Graz, attualmente impegruito nel Comitato preparatorio della II Assemblea
ecumenica europea. Gli abbiamo chiesto a che punto è il processo ecumenico verso Graz,
qual è il contributo che ha offerto a tale processo l’incontro di
Bari, e quali sono le sue personali aspettative per il grande
evento del giugno prossimo.
«Le chiese sanno dell’Assemblea da molto tempo e in
molti paesi si stanno organizzando convegni sul tema della riconciliazione a livello locale, regionale e nazionale.
Nel febbraio scorso c’è stato a
Belgrado un incontro con i
serbi ortodossi, a Erfurt, in
Germania, si è avuta una convocazione nazionale, ce n’è
stata una in Austria lo scorso
settembre, ce n’è ima in corso
in Bielomssia, ne è stata organizzata una a Creta e poi in
Inghilterra, oltre ad incontri
nazionali e internazionali di
giovani. Questi appuntamenti
servono a portare a Graz contributi da tutta l’Europa».
- In che modo il convegno
di Bari si inserisce in questo
cammino?
«Il primo scopo di questo
incontro è stato quello di
informare le chiese dell’area
mediterranea orientale attraverso i loro rappresentanti
presenti qui. Qui abbiamo
contribuito, credo, anche alla
formazione di una coscienza
più pienamente europea delle chiese del Sud-Est europeo. La parte Centro-Occidentale dell’Europa infatti
guarda spesso all’area del
Mediterraneo Est come qualcosa di un po’ alieno rispetto
all’Europa, cosa che si rispec- \
chia spesso anche negli abitanti stessi di questa regione;
bisogna comprendere che i
problemi dell’area mediterranea sono i problemi dell’intera Europa. È così per la questione ecologica: in fondo
l’inquinamento del Mar Mediterraneo deriva dai fiumi
che attraversano l’intero continente e questo mare offre
refrigerio d’estate tanti in
Europa. Ed è così anche per i
problemi connessi alla pace:
oggi avviene che molti paesi
forti tendano ad influenzare
la politica e le scelte dei paesi
del Sud e dell’Est europeo,
senza tenere in debito conto
la volontà dei popoli di queste regioni. Si deve sviluppare
un’idea di Europa unita in cui
tutti siano alla pari».
- Quali sono quindi le
aspettative?
«Sono attesi a Graz 700 delegati ufficiali delle chiese, 7800 i^omalisti, 1.000 invitati,
massiccia presenza dei movimenti di base, organizzazioni
ecumeniche, per la pace e
per l’ambiente da diverse
parti d’Europa che animeraimo tavole rotonde e serate ’
culturali, fra i 10 e i 20.000 visitatori. Abbiamo voluto favorire l’ospitalità e così abbiamo chiesto alle chiese di .
Graz e delle cittadine vicine
di offrire ospitalità. Vorremmo infatti un congresso che
non si esaurisse alla stesura
di un documento ma che diventasse festa della riconciliazione. Vogliamo sperimentare la riconciliazione».
6
PAG. 6 RIFORMA
CULTURA'
VENERDÌ 18 OTTOBRr
Nella storia dell'evangelismo italiano il ministero del cappellano militare ha assunto diverse connotazioni
Un credente che fa il pastore di una comunità fuori dal comune
OltFe ai pastori ufficialmente nominati e riconosciuti clall'esercito come cappellani, in particolari circostanze
vi furono altre persone che svolsero un importante ministero a fianco dei soldati evangelici nelle ultime guerre
Il principio del sacerdozio universale in ogni frangente
FERtlUCCIO JALLA
La Società di studi valdesi
ha diffuso recentemente
due pubblicazioni in cui viene trattato l’argomento dei
cappellani evangelici del XX
secolo, e in particolare di
quelli valdesi. Nella prima sono raccolti gli Atti del Convegno La spada e la croce. I cappellani italiani delle due
guerre mondiali, tenuto a
Torre Pellice nel 1994; la seconda invece è una monografia, Cappellani valdesi,
edita in occasione del 17 febbraio 1996.
In queste due pubblicazioni è delineata una netm distinzione tra cappellani istituzionalizzati, cioè pastori
evangelici riconosciuti ufficialmente come cappellani
dalle autorità militari e inquadrati neD’esercito, e cappellani non istituzionalizzati,
cioè credenti evangelici, pastori e non, che hanno svolto
assistenza religiosa a itaUani
in guerra, senza riconoscimento ufficiale.
In Unea di massima non ritengo particolarmente vàUda,
anche se comoda per motivi
strettamente pratici, militari
e civili, una così assoluta separazione tra due categorie
di credenti: infatti dal punto
di vista protestante non tiene
conto del principio del sacerdozio universale, mentre da
quello storico non permette
la comprensione di queste
personaUtà, della loro attività
e deUa continuità nel tempo
della loro missione. Mi sembra quindi preferibile una definizione diversa e più ampia
del cappellano militare evangelico: è un credente che
svolge in tempo di guerra (e
di pace) le funzioni di pastore
per una parrocchia, formata
dai militari evangelici, di nu
mero generalmente variabile,
che sono in servizio in una
determinata zona.
Esaminando in ordine cronologico i vari tipi di cappel^ lani evqpgeUci si può osservare che essi rientrano tutti
in tale definizione. Nel 1911
il cappellano fu un pastore
scelto dalla Chiesa valdese in
accordo con la direzione della Croce Rossa italiana, ente
riconosciuto ufficialmente
dalTesercito, che lo inquadrò
come capitano, grado equiparato a quello dell’esercito,
in un determinato reparto,
sottoposto alla giurisdizione
militare iCodice penale militare e Regolamento di disciplina).
Ebbe la quaUflca di «mini
della Chiesa valdese, su sua
responsabilità si fece richiamare in servizio come cappellano militare per potere
svolgere in modo più adeguato i suoi compiti.
Nel 1943 due ¿lievi ufficiali, Giorgio Girardet e Franco
Sommani, ambedue studenti
in teologia, furono catturati
dalle truppe tedesche e mviati in Germania. Nel campo di
prigionia «si autonominarono» cappellani con l’assenso
degli evangelici del campo,
svolgendo assistenza religiosa come un cappellano istituzionalizzato. Essere prigionieri delle truppe tedesche,
cioè sottoposti a elevate restrizioni fisiche e psicologiche e dover dimenticare, al
Preghiera per il tempo di guerra
Signore, assisti i nostri fratelli sotto le armi, specialmente quelli al fronte, a qualunque esercito, a qualun-que popolo essi appartengano.
Sii con i feriti e i moribondi, consola i prigionieri nella
loro solitudine e nella lunga attesa.
(da Tempo di guerra e Paroia di Dio,
traduzione di Valdo Vinay, Ymca, 1944).
stro di culto evangelico», e
non quella di «cappellano»,
attribuita solo al suo collega
cattolico. Invece dal 1915 e
fino alla fine della seconda
guerra mondiale il cappellano fu scelto da una chiesa
evangehca in accordo con le
autorità militari, le quali lo
inquadrarono come ufficiale
in un reparto dell’esercito.
Nel 1944 il pastore Achille
Deodato, capitano in congedo, trovandosi a Napoli, senza nessun contatto, per motivi bellici, con la direzione
meno in parte, se stessi per
portare la parola di Dio ai
colleghi-parrocchiani che si
trovavano nelle stesse critiche condizioni, non è stata
certo ima facile missione.
Analogamente dal 1943 al
1945 nel movimento della
Resistenza alcuni pastori,
come Edoardo Aime, Arnaldo Genre, Francesco Lo Bue
e laici come Jacopo Lombardini ebbero ftmzione di cappellani, non riconosciuti dalla Chiesa valdese e neppure
dall’esercito, ma solotìalla
loro coscienza e dalla parrocchia partigiana. Infine,
data la dispersione dei militari evangelici e il numero ridotto di cappellani, vi è stato
spesso un laico che, secondo
le sue possibilità culturali e
religiose, ha assistito spiritualmente i propri commilitoni. Questi cappellani «di
complemento», ignoti alla
storia e alle organizzazioni
militari e religiose, non sono
stati però dimenticati dai loro soldati.
Fra di loro si può ricordare il caporale^Carlo Alberto
Jourdan di Angrogna (Libia
1911-12) e, neU’ultima guerra, i giovani ufficiali (3° Reggimento Alpini) Ettore Serafino, Ernesto Tron e Silvio
Tron, che nei Balcani sostituirono spesso i cappellani
valdesi Ermanno Rostan o Alfi'edo Ròstain durante le loro
provvisorie assenze, seguendo senza saperlo l’antica tradizione delle truppe ugonotte secondo la qude quando il
pastore era assente, veniva
sostituito da un ufficiale.
Una indagine completa del
contributo dato dai cappellani evangelici del XX secolo
darebbe, a mio parere, una
buona base per lo studio di
un eventuale completamento
dell’art. 5 («in tempo di pace») dell’Intesa, anche per il
caso «in tempo di guerra»,
aggiunta a cui sembrava favorevole Aldo Ribet {Riforma
del 16 febbraio). Infine, nel
caso venisse affrontato questo problema, sarebbe fondamentale proporre e sostenere
fermamente che non solo la
scelta dei cappellani, ma anche la loro relativa «politica
generale» debba essere di sola spettanza e responsabilità
delle chiese evangeliche, come di fatto avviene già da
tempo in altri paesi.
Quei membri di chiesa che per 10 mesi sono soldati
YVES QOUMELLE
Rappresentano ì cappellani delle forze amiate
un’alleanza tra la spada e la
croce? Certamente non oggi
in Francia. Perché vi^sono
cappellani protestanti per le
forze armate? Perché le chiese protestanti fi^ancesi hanno
accettato questo inquadramento istituzionale che lo
stato metteva a loro disposizione? Semplicemente perché una parte dei membri di
chiesa è sotto le armi per 10
mesi per il servizio di leva, e
anche per qualche anno se
prolungano la ferma oppure
per tutta la vita se sono dei
professionisti.
È opportuno osservare
che, proprio per la loro professione, i militari hanno un
modo di vivere particolare e
che, in un determinato numero di casi, essi avrebbero
grandi difficoltà a vivere la
vita di chiesa se non vi fossero i cappellani. Mi riferisco
non solo ai militari in ser\fizio in Germania, dove per
evidenti motivi Unguistici essi non possono inserirsi in
una parrocchia locale, ma
ahche a quelli in missione oltremare dove spesso il cappellano è l’unico pastore di
una chiesa facente parte della Federazione protestante di
Francia, e infine soprattutto
a quelli che partecipano a
operaàoni e a interventi militari fuori dal territorio metropolitano (sono stati inviati
cappellani protestanti per la
guerra del Golfo, nel 1991,
per interventi dei Caschi blu
Gnu in Somalia, Cambogia,
Libano del Sud, ex Jugoslavia, e per le truppe francesi
in Africa oltre che per la Marina militare).
Le chiese ritengono sia loro
dovere «seguire» i militari che
sono neH’impossibilità di
partecipare a una normale vita parrocchiale. La cappellania per le forze armate non è
un^ chiesa, non è una cap
CLAMPIANA
wmm
T(»pmaso, 1;
pella, non è neppure un ghetto in cui vogliamo rinchiudere i militari e le loro famiglie!
Ed è per questo che la cappellanià delle forze armate
non organizza delle parrocchie nella Francia metropolitana, ma affida le unità «territoriali» ai pastori delle parrocchie vicine e riserva dei
posti di cappellano militare
per le unità operative e per le
forze francesi stazionate in
Germania e oltremare.
Qual è dimque il ruolo e il
campo di lavoro del cappellano militare? Esso consiste
essenzialmente in quello di
un evangelista-missionario.
Il cappellano in servizio per
operazioni militari e in particolare in tempo di guerra organizza (o può organizzare)
culti, riunioni di preghiera o
studi biblici con i protestanti
che ha conosciuto nelle unità
a cui è affiancato. Ma il suo
ruolo in realtà è molto più
ampio: egli va dappertutto,
vede tutti, viene accettato e
riconosciuto come uno di loro da tutti e la sua uniforme
indica chiaramente che non
è un militare in più, ma un
cappellano.
Egli dà la sua testimonianza personale con la presenza,
con l’essere vicino a ciascuno e con la partecipazione
alla vita delle unità militari,
in tempi duri o di crisi, di
gioia o di dolore. Deve essere
e rimanere disponibile a
ascoltare o a essere vicino a
quelli che lo desiderano, con
il modo di comportarsi pri
ma di tutto, ma anche con le
sue parole. Questo ruolo di
cappellano esige molto da
noi, ci coinvolge fortemente
(...) e talvolta perfino ci scoraggia. Infatti, dato il ritmo di
variazione dei nostri parrocchiani, non si vede crescere o
germogliare quello che si è
tentato di piantare. Siamo dei
pastori senza una reale comunità e questa ci manca
molto. Ciononostante tutti,
un giorno o l’altro, tentiamo
di nuovo di formare una nostra comunità: ogni ministerio particolare ha infatti le
sue tentazioni!
Il cappellano militare è e
deve essere aperto a tutti e
sapere che il suo modo di vedere e le sue parole su soggetti di attualità, sui drammi
che vivono i nostri soldati come Caschi blu in determinate
parti' del mondo sono altrettante testimonianze a favore
o contro. Ora noi viviamo in
un ambiente dove si parla
senza peli sulla lingua e una
domanda può sorgere in
qualsiasi momento e proprio
quando siamo stanchi, ansiosi, ecc. Il cappellano deve
dunque essere preparato spiritualmente e sapere che
nell’ambiente in cui vive è
sempre un bersaglio, anche
solo perché porta sulla sua
uniforme una croce.
Traduzione dell’articolo «Le sabre et le goupillon» [La sciabola e
l’aspersorio] scritto dal pastore
cappellano generale per le Forze
annate - da «Information-Evangélisation», n. 5/1994.
Il cappellano Achille Deodato predica in presenza dei militari à|
Un salmo per gli alpini
L'autore racconta un episodio
della sua vita militare durante
l’ultima guerra: ufficiale subalterno del 3° Reggimento Alpini
in zona di guerra (Balcani), dopo un combattimento deve celebrare una cerimonia funebre
non essendo sul posto il cappellano valdese. Questo breve racconto, che non può lasciare indifferente il lettore, presenta efficacemente lo smarrimento degli alpini di fronte ai compagni
morti e quello dell’ufficiale che
quel giorno deve parlare ai suoi
soldati, non come loro comandante, ma come pastore spiegando la parola di verità e di
conforto del Signore.
ETTORE SERAFINO
. RMAI imbruniva: rac
colsero i compagni
caduti, e ne composero le
membra come se dormissero,
li porttg'ono in basso, sul litorale. Fu loro data, il giorno
dopo, sepoltura.
Alcuni erano valdesi, e poiché il cappellano valdese era
in servizio altrove, venne dal
comando richiesto a lui che
si affiancasse al cappellano
cattolico, come se fosse un
pastore, perché ogni morto
fosse accompagnato con una
preghiera alla povera tomba
preparata dai suoi compagni.
Non gli era mai capitato di
svolgere un simUe compito, e
raccolse tutti i suoi ricordi
dei culti a cui aveva partecipato, dei funerali ai quali talora era intervenuto. Ricordò
che in un libro della Bibbia
v’erano dellé parole che potevano ben rappresentare
l’interrogativo disperato che
leggeva negli sguardi degli alpini riuniti attorno alle bare,
sommariamente costruite: lo
trovò, quel testo, sfogliando il
libriccino che teneva nello
zaino, al capitolo primo, versetto 19 di II Samuele, e lesse:
"Il fiore dei tuoi figli giace ucciso sulle alture, come mai sono caduti quei prodi? (...) erano più valorosi delle aquile e
più forti dei leoni".
E così parlò a loro, e a se
stesso, dell’angoscia di quella
domanda che ognuno si poneva, alla quale nessuno poteva sottrarsi, e alla quale era
così difflcUe, in termini umani, dare una risposta. No, egli
non sapeva che dir loro, non
era in grado di spiegare nulla,
di giustificare nulla, era un
uomo smarrito, confuso come loro e non s’aspettassero
da lui, sol perché'era lui a
parlare loro, perché era un loro “superiore”, parole che li
convincessero, li tranqu
zassero, li strappasse!
quel torpore di incredd
smarrimento in cui la a
dei loro compagni Ut
fatti precipitare.
Si ricordò di un sahno.i
nonno che, giunto all'età ■ #
la pensione, ogni giorno!
cucina del suo
nese, celebrava per sé e|i
moglie, la nonna, un '
lettura della Bibbia,
ra, cantici - come se fc
tempio la domenica,
aveva più volte letto ils
23: “L’Eterno è il mio pf
nulla mi mancherà.
giacere i n verdeggianti pi ■ ^.
mi guida lungo le acqueà • '■
Egli mi ristora l’aniM
conduce per sentieri digit
zia per amor del suo
«t
Pin
Tri
lin
c'i
Quand’anche camma y
nella valle dell'ombra
morte, io non temerei mi
cuno, perché tu sei meco''
E lo lesse agli alpini, 1 f
morti e per i vivi: l’imiM
del pastore che guitjäi*
gregge era bella, consoli ^
in quel luogo e in op-à
mento e si poteva inu^
re il cammino lento, piac
le, sereno del “petit troup
non tra le rocce aride®
circondavano e nellad
estiva che li opprimevi '
nella frescura di vallone« ■ ■
colmi di tenera erba, M
sponde di rivi o torrente ì|
me quelli delle loro valli
tane. E davanti, nel gl®
gni morti, perché nessi»!
cora del suo gregge
bandonata dal pastore cS^.
signore della vita.
Li condurrà alle loto
Di
cent
traff
una
dope
alle loro famiglie,
tutto li accompagnet»IJ|
nella sua dimora, ove n» %»
pianto, né tristezza ®
domande: "Perché-P i]
ché?” trovano una risp®^
promesse che non disi |
no da labbra umane, i^^
iiu ud lauuxa ^ ,?•
colui che disse: i|
io t’ho riscattato, tnO
mato per nome. Tu sei
0
Gli alpini si avvicin^
allora alle bare, le tace
da terra, le sollevatoij®
zandole verso il cielo e
zdiiciuit; versu ii
posero nelle fosse ap® ^
fresco, con dolcezza.
amore perché dando .
terra era come se le de ^
Dio: anzi, non “era . ;
ma le davano davvero^ j
gesto che, nel
momento, era assm£‘“^
piuto come atto di I
non di pietà».
:Ì"
I
ren
coin
mere
sala,
poco
mo {
cher
sono
di u
urba
via 1
sare
rico
stmt
agib
si sj
ijegc
mesi
«No
rend
stori
turai
ponine .
com
sagg
non
cent
non
spie;
Duo
eia (
genj
farà
l’au
una
schi
pens
II
vece
te a
ora.
- ai
gno
fron
tre c
sturi
co»,
esse
bili
cian
gozi
fari':
7
ine
:e
rre
militari ah
li tranqid
ìppasseij
i incredul
1 cui la I
agniliaìj
S-adizione in a.p. comma 26
«(2 legge 549/95 - nr. 40/96 - Torino
caso di mancato recapito si prega restituire
2 mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
(.’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Pomeriggio di paura la scorsa settimana in vai Péllice. Le
forti piogge che per due giorni hanno flagellato la valle han" no a lungo fatto temere che i disastri del vicino Cuneese potessero riproporsi lungo il Pellice. L’innalzamento dello zero termico ha fatto sì che fino ai 2.200 metri sia piovuto sulla neve che era caduta nei giorni precedenti. Fra le 11 e le
13 di martedì il livello delle acque al ponte della Bertenga a
Torre Pellice è salito di oltre un metro, per aumentare ancora nel pomeriggio. L’acqua, portando a valle tronchi e massi
di grandi proporzioni, a un certo punto ha lambito la strada
al centro del ponte: non si è arrivati alla sua chiusura ma ci
si è limitati a un’attenta vigilanza esercitata dagli uomini
della Protezione civile fino a notte fonda. Già nel 1977 una
parte del ponte aveva ceduto sotto la forza delle acque.
venerdì 18 OTTOBRE 1996
ANNO 132 - N. 40
LIRE 2000
L5 accorpamento delle
Ussl della vai Pellice e
delle valli Chisone e Germanasca con quella di Pinerolo
era stato contrastato a lungo
dalle due Comunità montane
e anche dalla popolazione. Si
temeva che la perdita di autonomia nella progettazione e
nella gestione della sanità
producesse una caduta nella
qualità e nello sviluppo dei
servizi. La Regione non accolse la protesta delle valli
procedendo all’accorpamento, ma nel contempo ha voluto salvaguardare l’autonomia
delle varie zone prevedendo
nelle proprie leggi sulla sanità l’articolazione delle Usi
in distretti di base, dotati di
autonomia organizzativa e di
autonomia economico finan
SALUTE E COMUNITÀ MONTANA
E IL DISTREnO?
EZIO BORGARELLO
ziaria, la nomina di un responsabile di ciascun distretto, r affidamento delle funzioni di indirizzo e di verifica
nei confronti del distretto al
comitato dei sindaci del territorio del distretto o, in caso
di coincidenza distretto-Comunità montana, al presidente della comunità stessa e la
consultazione fra Comunità
montana e Usi al fine di raccordare la programmazione
dei due enti. A quasi due anni
dall’avvio dell’azienda Usi
10 è possibile fare il punto
sulla situazione.
Dall’esterno ci sembra di
poter accertare che l’azienda
ha proceduto a un massiccio
accentramento a Pinerolo,
trasferendo dalla vai Pellice
circa uri qutóo dei dipendenti, nonché Tespletamento o
almeno la firma delle pratiche, incidendo negativamente
Pinerolo Storica
Traffico
limitato
c'è malumore
Dal 21 ottobre a Pinerolo il
centro storico sarà zona a
traffico limitato a seguito di
una decisione che è giunta
dopo molte polemiche e paréri contrastanti, che hanno
coinvolto soprattutto i commercianti della zona interessata, in genere diffidenti e
poco entusiasti dell’idea. Primo problema? 11 disagio per i
clienti, ma non solo: «Non ci
sono parcheggi, non si parla
di un intervento sull’arredo
urbano -- dice il giornalaio di
via Trento non si può pensare di chiudere il centro storico senza occuparsi delle
strutture necessarie alla sua
agibilità: ora il rischio è che
si spopoli». 11 titolare di un
ffegozio di piccoli elettrodomestici è dello stesso parere:
«Non si spendono soldi per
rendere più vivibile il centro
storico: bisognerebbe ristrutturare i palazzi, e magari proporre iniziative culturali come concerti e mostre; così
come è adesso, senza il passaggio delle macchine la sera
non ci passa più nessuno e il
centro muore». E i problemi
non sono tutti qui, come
spiega il farmacista di via del
Duomo: «Quando la farmacia è di turno e c’è un’emergenza, voglio vedere come si
farà a raggiungerla senza
l’auto, magari caricandosi
rina bombola d’ossigeno sulla
schiena! Terribile, non oso
pensarci».
I passanti sotto i portici, int'ece, sono più sereni di fronte al provvedimento: «Era
ora che si chiudesse il centro
~ afferma contenta una signora - io abito proprio di
fronte alla chiesa e fino alle
fre del mattino ero sempre disturbata dal rumore del traffico». «Finiremo finalmente di
cswre investiti dalle automonjli - conclude una commerciante sulla porta del suo negozio problemi per gli aftari? Sopravviveremo».
Le valli Chisone e Gemnanasca e i progetti in vista dei Mondiali di Sestriere '97
Qualcosa sembra muoversi per la viabilità
PIERVALDO ROSTAN
I^T oi abbiamo quattro
obiettivi per la viabilità in vai Chisone e Germanasca - dice il presidente della Comunità montana, Erminio Ribet speriamo di portarne a casa almeno tre». Miglioramento della viabilità in
alta vai Chisone, nuovo e
funzionale accesso alla vai
Germanasca, circonvallazione di Perosa e di Villar
Perosa, circonvallazione di
Porte; su questi progetti si discute da anni e, decisi i mondiali di sci al Sestriere, in
molti hanno sperato di poter
legare queste opere all’avvenimento agonistico.
Sarà così solo in parte, eppure Ribet pare moderatamente soddisfatto; qualcosa si
farà, è certo, e altri interventi
sono legati a una conferenza
dei servizi prevista per il 24
ottobre. In quella sede di discuterà dell’ultimo progetto
del nuovo ponte ai Masselli
di Pomaretto, accesso alla vai
Germanasca che consentirebbe finalmente un transito meno caotico e soprattutto il
passaggio ai mezzi più grandi
La sedè della Comunità montana valli Chisone e Germanasca
(soprattutto i pullman), e. della circonvallazione di Porte.
11 tracciato prevede come è
noto il passaggio sull’Inverso
poco oltre la circonvallazione
di Pinerolo; il problema è
rappresentato dal rientro sulla
statale che dovrebbe avvenire
non lontano dagli impianti
sportivi di Porte, cioè fuori
dal centro abitato, Serve il
parere della Sovrintendenza
ai beni ambientali sulPimpafi
to cl^e un ponte nuovo, a Malanaggio, potrebbe avere per
la zona. Nel corso dell’ultimo
Consiglio della Comunità
montana, venerdì scorso, è
stato deciso l’affidamento,
con una spesa di circa 12 milioni, alla società Ecoplan, di
un'progetto di sistemazione
ambientale della strada da
tracciare. Un lavoro a tambur
battente, visto che dovrà essere disponibile per il 24 ottobre. L’eventuale parere favorevole non significa naturalmente il via ai lavori; al momento manca il finanziamento ma, aggiunge Erminio Ribet, «questo progetto è fra le
priorità indicate dalla programmazione regionale».
Dunque per i mondiali ci
sarà una sola realizzazione in
valle: quegli ampliamenti per
circa 4 mihardi e mezzo previsti lungo la statale 23, in
particolare nelle zona delle
«coupure». I cantieri sono
aperti; certo il maltempo con
cui è iniziato Pautunno non
agevola di sicuro l’andamento dei lavori e il 2 febbraio, data di inizio delle ga^
re, è sempre più vicino.
Si realizzerà anche un’altra
opera in vai Germanasca: un
nuovo parcheggio all’Ospedale valdese di Pomaretto. Intorno alla struttura esistono alcune aree per i parcheggi che,
nelle ore di punta, sono del
tutto insufficienti. Approfittando dell’appuntamento
sportivo e di un sostanzioso
aiuto della Camera di commercio, Comune di Pomaretto
e Comunità montana hanno
cercato con un po’ di fatica altri spazi, dietro al tempio e di
fronte al parcheggio esistente.
Si allargherebbe anche la strada di accesso che dà sulla provinciale e la strada dietro l’ospedale, con un tratto in più di
marciapiede, il tutto con una
spesa di 250 milioni.
Accade talvolta, leggendo documenti
di una certa età, di provare una intensa emozione nello scoprire tra le righe
difficoltà e prohlemi quotidiani delle persone coinvolte. Si viene quasi a provare
pudore nel proseguire la lettura, come se
si venisse in qualche modo a violare quella «privacy» di cui oggi tanto si parla.
Qualcosa del genere mi è accaduto
leggendo una lettera dell’agosto 1798.
Ne è autore un valdese, che abita a Torino, dove è commerciante, che scrive al
fratello a Torre Pellice, allora La Tour
de Luzeme. Tra le notizie riguardanti gli
affari, egli si occupa della fanàglia e così scrive al fratello che non ha nessuna
obiezione alla richiesta di matrirnonio
della nipote Henriette Monteil con il sig.
Frache fii Giovanni. Prcqtrio cgsì: non ha
difficoltà al matrimonio, ma pare non interessarsi per il nome di battesimo del
pretendente! Ma, nelTipotesi che il consenso venga dato, la nipote chiede di
avere la biancheria dei suoi defunti geni
IL FILO DEI GIORNI '
BIANCHERIA
BRUNO BELUOH
tori. Il nostro ricorda che tale biancheria
è stata venduta all’incanto che si è fatto
all’epoca della morte del padre, per pagare i suoi debiti, come risulta dall’atto
del furiere del Reggimento.
Non rimane che un po’ di biancheria
da tavola che appartiene alla nipote e ai
suoi fratelli e sorelle, cne era stata depositata presso una signora di Torino e di lì
ricuperata dopo la morte di quest’ultima.
Essa è conservata presso la sua casa a
Torre Pellice, per cui scriverà alla propria moglie perché provveda a fame cinque parti uguali, tra cui ognuno dèi nipoti
tirerà a sorte il suo lotto: la parte spettan
te al fratello della sposa. Battista, deceduto nel frattempo, sarà da dividersi tra
le due sorelle, se dal testamento del fratello risulterà che egli l’ha lasciata loro.
Queste le notizie, da cui si possono ricavare alcune indicazioni: il matrimonio
di una nipote è cosa per cui si deve richiedere il consenso di tutti gli zii. Purtroppo la lettera non ci illumina sui criteri in base ai quali il consenso viene dato,
limitandosi all’affermazione; se tu hai
dato il tuo consenso, è certo che anch’io
dò il mio; nella nascente borghesia valdese pare non esserci spazio particolare
per un sostegno della famiglia nei confronti dei parenti caduti in difficoltà: i
beni vengono inesòrabilmente messi
all’asta per pagare i debiti, mentre ci si
potrebbe aspettare maggiore solidarietà
tendente a proteggere chi si trova esposto
alla miseria; con lo stesso principio di
equità, la parte del fratello defunto deve
essere mantenuta e, se ha fatto testamento, se ne devono rispettare le volontà. '
su tempi e modalità, quindi
sulla qualità di determinate
prestazioni; i distretti sono
stati individuati e ne sono
stati designati dei direttori
(non dei responsabili); non
risulta finora che l’autonomia
voluta dalla legge regionale
sia stata attuata e non si sa
quale incidenza abbiano i
sindaci e le Comunità montane sulle decisioni e gli indirizzi che riguardano i cittadini. Sembra dunque che l’autonomia, ancora possibile in
campo sanitario, sia tutta da
conquistare.
Attendiamo quindi quanto
prima l’azione di programmazione delle Comunità montane delle Valli in accordo
con i Comuni e la direzione
generale dell’Usl 10.
In Questo
Numero
»
■ .
Perosa Argentina
Una ditta di Susa si è aggiudicata l’iqjpalto per la
nuova area delle attività
produttive, la cui realizzazione sarà in buona parte
finanziata, tramite la Regione, con fondi del regolamento 2081 dell’Unione
europea. Potranno partire
dunque gii insediamenti
produttivi di cui si parlava
da anni e che potranno far
sviluppare alcune piccole
imprese in loco. , , , ,
'! .| i 11
Opere valdesi
L’assessore regionale
all’Assistenza, Giuseppe
Goglio, ha visitato alcune
opere diaconali della Chiesa valdese incoitórandone i’
responsabili. Gli istituti
(Uliveto, Casa ttelle (ttaèot
nesse e Rifugio Re Garitr ,
Alberto) devono prossdniiHp
mente affrontare imptH^-4
ti lavori ^ adeguameli e
di ristrutturazione.
Lavoro e dignità
D lavoro di tipo coope’ativistico sta conoscendo
ma nuova stagione, no» alum dubbi rimangono su
come siano rispettati i criferi ne orimo all’origine: spesso i scarsa o nulla
{a-parteoipeziooe di chi tarli
vt^’ alle scelte ddKcoo^
perafiva. Nel Pineroles«
desta una cprta ìnquietudt«
ne.poi la sade th modahd
attraverso cui viene prafi»
ciato il nero.
Rifiuti
.«Autunno in vai d’Apgogna»^ ha ptevisto i^l suo’
programma una serata sul
problema rifiuti; si prospettano diverse
per ridurre lo'stoccaggio
nelk dìscarkbe che Imno
«mch’esse i loro iinnti.
Pagina III
8
PAG. Il
Cronache
/
SONO ARRIVATI I BAMBINI DI CERNOBIL — Dopo un
lungo viaggio in aereo e uno avventuroso in autobus da Verona a Pinerolo, è giunto la settimana scorsa il gruppo di
bambini provenienti da Cemobil per trascorrere un mese
lontano dal proprio paese dove la contaminazione radioattiva, a seguito della catastrofe del 1986, continua ad avere
valori elevati e pericolosi. Respirare aria non radioattiva e
mangiare cibi non contaminati sono fattori che contribuiranno al miglioramento della loro salute. Un gruppo di
bambini è arrivato a Torre Pellice, un altro a Porosa Argentina, uno a Cumiana e un quarto a Pinerolo, alla seconda
esperienza; con loro un’interprete e una maestra. A Torre
Pellice i ragazzini, ospitati da famiglie della zona, condurranno la loro attività didattica presso le scuole elementari;
nella foto un momento della festa organizzata per gli ospiti
bielorussi dai bambini della scuola elementare.
CONDANNE PER LA GUARDIA DI FINANZA — Si è
concluso con una condanna a 3 anni e 11 mesi al capitano
Antonio Rinaldi il processo per le mazzette della Guardia di
Finanza di PinerolO; condanne più contenute anche per molti
altri finanzieri. Fra i commercialisti coinvolti nella vicenda
solo due sono stati condannati: Francesco Camusso, ex sindaco di Pinerolo (14 mesi e 20 giorni) e Giuseppe Ceruzzi
(un anno e 10 mesi). Al primo è stata revocata la sospensione condizionale delia pena per una precedente condanna.
VALLI CfflSONE E GERMANASCA: SI DISCUTE DEL
SEGRETARIO — Ancora una volta il Consiglio della Comunità montana valli Chisone e Germanasca si è trovato sul
tavolo il regolamento per l’assunzione del personale, respinto dal Coreco. Nel mirino dei controllori, questa volta,
l’assunzione del segretario, prevista a tempo determinato,
con possibilità di scioglimento del rapporto di lavoro. Il
presidente, Erminio Ribet, ha sostenuto la legittimità di
questa norma e la sua democraticità, in quanto non ci sarebbe nessun vincolo inamovibile tra il dirigente e Famministrazione, che ovviamente viene rinnovata ogni quattro anni. I consiglieri di minoranza hanno criticato la composizione della commissione giudicatrice per l’assunzione del segretario, composta da troppi colleghi dell’interessato.
È QUASI OK PER IL PALAGfflACCIO — La visita venerdì 11 ottobre della commissione provinciale di vigilanza
sui locali di pubblico spettacolo al palaghiaccio di Torre
Pellice dovrebbe essere uno degli ultimi e decisivi atti prima dell’apertura definitiva della struttura. Il parere della,
commissione di vigilanza è stato favorevole. Attesa da tre
anni, da quando cioè iniziarono i lavori di ristrutturazione e
copertura, l’inaugurazione del palazzetto dovrebbe avvenire
nell’ultimo fine settimana di ottobre.
IL CENTRO DI VENDITA CERCA UN GEREN'TE — Il
consorzio agricolo Valpellice ^d’Oc aprirà all’inizio di novembre il proprio centro di vendita situato in via 1“ maggio
78 a Lusema San Giovanni e cerca un gerente per la gestione del negozio. Saranno venduti prodotti agricoli locali,
cioè vino, frutta, confetture, succhi di fratta, verdure, miele,
insaccati provenienti dalle cooperative della valle. Chiunque fosse interessato deve mettersi in contatto con il presidente del consorzio stesso, sig. Spadotto, tei 0121-909474.
COSTITUITO UN COMITATO PER LO STUDIO DEL
LUPO — L’assessorato alla Caccia e Pesca della Regione
Piemonte ha aderito alla costituzione di un comitato nazionale per lo studio del lupo in Italia e della sua compatibilità
con la presenza e le attività economiche dell’uomo. Nel
corso di un seminario che si è svolto il 27 settembre scorso
a Ozzano Emilia, l’assessore Matteo Viglietta ha presentato
l’iniziativa della Regione Piemonte per un progetto finanziato nell’ambito dei fondi Interreg 2, in collaborazione con
i dipartimenti Alpes-Côte d’Azur in Francia. La presenza
del lupo in Piemonte è infatti collegata ai parchi francesi
contigui al confine: il progetto Interreg permetterebbe non
solo di usufruire di fondi comunitari ma di impostare uno
studio che tenga conto delle esperienze maturate oltralpe.
DUE PROGETTI DI LAVORI SOCIALMENTE UTILI —
La giunta della Provincia di Torino ha approvato due progetti indirizzati a interventi di lavori socialmente utili. Il
primo prevede l’impiego per un anno di 100 lavoratori disoccupati provenienti da aziende in crisi del territorio provinciale, che saranno collocati nei settori dell’ente con mansioni rispondenti alle diverse professionalità; l’altro utilizzerà per 12 mesi il lavoro di 163 disoccupati segnalati dalle
sezioni circoscrizionali per l’impiego.
AGGIORNATA LA BUROCRAZIA IN REGIONE — Il
1996, anno europeo della formazione, ha visto la Regione
Piemonte stanziare il doppio degli investimenti per la formazione del personale rispetto aH’anno scorso. Il primo semestre di quest’anno ha registrato 10.643 giornate di formazione (il 20,1% dedicato alla formazione dei dirigenti) con un
investimento di 760 milioni lire, rispetto alle 6.187 giornate
di lavoro e alla somma di 381 milioni dell’anno precedente.
L’impegno nasce come risposta all’esigenza di modernità e
di semplificazione burocratica preteso dai cittadini.
E Eco Delle AAlli ^ldesi
venerdì 18 OTTOBRE^^.
Villar Perosa: appaltata l'area destinata a artigianato e industria
Priorità 9Ì nuovi posti di lavoro
SERGIO N. TURTULICI
Aggiudicato a Villar Perosa l’appalto della nuova
area delle attività produttive,
artigianali e industriali. Ha
vinto la gara l’impresa Italcoge di Susa, prevalendo col ribasso offerto del prezzo nella
misura del 6,18% su una rosa
di 25 concorrenti. Stipula del
contratto e consegna dei lavori all’impresa avverranno a
breve: la spesa in gran parte è
finanziata, tramite la Regione
Piemonte, con i fondi del reg.
2081 dell’Unione europea e i
tempi procedurali sono stretti:
la consegna all’impresa di
iniziare i lavori andrà fatta
entro il termine del 30 ottobre, eventualmente prorogabile al 31 dicembre.
Il sindaco di Villar Perosa,
comunicando durante l’ultimo Consiglio comunale la
notizia del prossimo appalto, aveva espresso la soddisfazione sua, dei villaresi ma
certo anche di tutta la comunità delle valli Chisone e
Germanasca. Partono finalmente gli insediamenti produttivi di cui si era cominciato a parlare 18 anni fa; verosimilmente porteranno nuovi
posti di lavoro. Villar Perosa
è riuscita ad attivare a suo favore una quota dei finanziamenti destinati all’Italia dall’Unione europea, mentre altre pubbliche amministrazio
ni hanno perso il tempo e il
finanziamento per risposte
tardive e inefficienti.
C’è già un manipolo di imprese che hanno chiesto al
Comune l’assegnazione di
lotti dell’area (denominata
In2) nel Piano regolatore.'
Nella scelta di assegnazione
si terrà prioritariamente conto
di elementi come la residenza
in zona delle imprese e il numero di nuove assunzioni che
ciascuna impresa ha in progetto. Perché alla procedura
Un nuovo servizio attivato nella Usi 10
No all'inquinamento
Finora, nella nostra zona,
chi si trovava di fronte a ca^
si di inquinamento, di qualunque tipo fossero, aveva
difficoltà a individuare un ufficio o un’autorità a cui rivolgersi, che garantisse un intervento immediato, e questo in,
particolar modo nelle ore
notturne o nei giorni festivi.
Proprio per ovviare al problema di chi, per esempio la domenica, si trovi di fronte a
casi di inquinamento di acque causato da scarichi provenienti da insediamenti industriali o agricoli o all’inquinamento di acque potabili
o all’emissione di nubi tossiche da parte di insediamenti
produttivi o trattamenti non
corretti con antiparassitari in
agricoltura, o ancora a discariche abusive, a inquinamento acustico o intossicazioni
alimentari o a qualunque altro tipo di inquinamento che
la nostra società produce, recentemente a Pinerolo è entrato in funzione un nuovo
servizio che dovrebbe far
fronte a questo tipo di emergenze igienico-ambientali.
L’Usl 10 ha infatti istituito
un servizio contro inquinamenti e tossinfezioni alimentari, nell’ambito del dipartimento di Prevenzione, di
pronta disponibilità 24 orè al
giorno, che coinvolge direttamente i servizi di Igiene e sanità pubblica. Veterinario e
Prevenzione ambientale. Al
servizio in questione, in casi
di emergenza, possono rivolgersi tutti al fine di ottenere
un intervento immediato, le
pubbliche istituzioni come
sindaci, carabinieri, vigili del
fuoco ecc., così come i comuni cittadini.
L’intervento sul luogo presumibilmente a rischio viene
garantito normalmente dagli
operatori fino alle ore 20 di
ogni giorno lavorativo, come
peraltro accadeva già finora,
prolungandosi però adesso
dalle 20 alle 8 del mattino
successivo e in tutti i giorni
festivi. Per attivare il servizio
di pronto intervento, costituito da un medicò igienista, due
veterinari, due operatori sanitari e un tecnico d’ambiente
(con ulteriore rinforzo nei
giorni festivi) che intervengono nel tempo strettamente necessario a raggiungere il luogo del fatto, basterà una semplice telefonata, nella quale si
specificherà il tipo di problema, al centralino del presidio
ospedaliero.
Gli operatori che garantiscono il servizio recentemente istituito hanno in dotazione
tutte le attrezzature per eseguire i campionamenti e i
prelievi ritenuti necessari e
sono in contatto con i responsabili della Protezione civile
e del pronto intervento per i
casi particolarmente gravi,
nei quali si renda indispensabile un intervento congiunto;
inoltre, per i casi che necessitano di immediate analisi di
laboratorio, il servizio attivato dall’Usi 10 è collegato con
i laboratori di sanità pubblica
di Torino e di Grugliasco.
COLLEGIO VALDESE - Via Beckwtth, l - Ì0066 Torre Pellice (To)
Corsi di inglese - tedescx) - francese - spagnolo
Per tutti i livelli e tutte le età in piccoli gruppi.
1-2 lezioni settimanali, in blocchi di 30 ore rinnovabili à L. 10.000
l’ora.
Iscrizioni entro il 31 ottobre 1996 presso la segreteria (anche tramite
telefono o fax)
Per infonmziom telefonare in segreteria o lasciare un messaggio in segreteria
telefonica, +39-0121'91260 oppure scrivere viafax, +39-0121-9S2272.
di assegnazione dei lotti sia
garantita la massima correttezza e trasparenza è stata
istituita una Commissione
comunale di amministratori e
funzionari che presiederà alla
scelta.
Nei nuovi scenari mondiali
dell’economia non saranno
più le grandi industrie ma le
piccole a creare produzione e
lavoro. Così ora a Villar Perosa l’antica vocazione manifatturiera va a rinnovarsi nella giusta direzione.
Piemonte
Agenzia uniq
per il turismo
Un’agenzia unica con capi,
tale misto pubblico e per ri'
lanciare l’organizzazione tu!
ristica in Piemonte; questo
stabilisce la nuova legge re.
gionale sul turismo pienroj.
tese. La legge approvata iu
Regione infatti, prevede la
soppressione delle vecchiei
Apt e il passaggio a una g¿' | loje risalt
ctÌl'AtlO /'IaIIo ini-Tt ofixra . • 1
11
PIE
L9 ult
le
valdesi 1
senza dar
tinuare la
stione delle iniziative premo,;
zinnali attraverso un’agedaj» (Rilavori
regionale, sotto forma di con:® ¿uesto ar
sorzio a partecipazione mag.® |re dive:
gioritaria degli enti pubblicai lo stesso
Alle provincie va la costituì: ¡ Contato
zinne delle agenzie di aced^f ad eseraj
glienza e promozione turisti - nazione»
ca locale mentre è “ >
previstdi i fevoro».
l’intervento delle camere di fno conili
commercio, delle Comumtl ’ no ben co
montane e dei Comuni perb: i Non si:
formazione dei programmi' quando?)
pluriennali e annuali di atti-' ' jtorè di \
vità. La nuova legge è statai ¡ col vesce
criticata dai gruppi Ppi, O perai dav
fondazione comunista, Veidif fabbriche
e Lega Nord che l’hanno definita sostanzialmente «con-;
tro lo spirito del decentra*
mento» (Ppi) «consociativa»'
(Verdi) e «accentratrice;
(Lega Nord).
Per il gruppo del Pds, che
posti di
momento
bra divei
attori (bi
dèlia vai
si è astenuto nel corso delle gini sulla
votazione, «il limite di questo;
provvedimento è il fatto cl^
non serve una legge per la
promozione turistica mauajle e che «
intervento globale sulla poH| iifonnazi
tica turistica regionale». j < <
Torino Lingotto
La Regione
al Salone
della musica
Anche la Regione Piemonte
è stata presente al Salone della Musica di Torino, che si è
concluso il 15 ottobre, con un
complesso di attività e manifestazioni di grande rilievo.
Lo stand regionale era articolato in differenti aree tematiche che illustravano l’intervento della Regione nel settore della musica; primo fra tutti il circuito regionale «Piemonte in musica» e la rassegna di musiche medievali sacre e profane, noto come «Il
Canto delle pietre».
L’assessorato all’Artigianato ha presentato le realtà piemontesi che producono strumenti musicali tipici del Piemonte. Dario Segala, un vecchio artigiano del Verbano,
su un tavolo di lavoro allestito per l’occasione ha costruito sotto gli occhi di tutti, pezzo per pezzo, questi preziosi
strumenti. Spazi specifici sono stati riservati alla tutela e
alla valorizzazione dei ben
musicali piemontesi e all’
educazione musicale, settore
in cui la Regione svolge un
ruolo determinante in collaborazione con associazioni,
scuole e istituti musicali pubblici e privati.
Tra gli incontri organizzati,
l’assessorato alla Sanità ha
proposto il 10 ottobre un dibattito sulla medicina applicata alla musica e sulla musicoterapia e per il 12 ottobre
una tavola rotonda su «Musica e armonia nell^ danza».
Domenica 13 si sono svolti
due incontri, uno su «Qualità
della musica e qualità per la
musica» con il prof. Rubbia e
l’altro tenuto da Giorgio Albertazzi e Luciana Savigliano
su «Tono e comunicazione».
La manifestazione è in
qualche modo da considerarsi
«figlia» del Salone del libro.
Assistenza
Opere valdesi,
e assessorato
regionale
poi COSI ;
boro and
rionale,
quasi sen
no già no
tato dal 1;
«boite», c
chiese rie
. Larifle
cojnveo
sua attua
presta a p
ie;,mi fe
mento di
e: molti
itta una
lerative
ali al s(
;estione
l’è per tu
:ative sve
con offici
i^ono chia
le persom
fregio di
committf
stabilito
servizio,
èame la
ritore), n
sottopom
tìva» peri
certezza c
avrebbe i
tarmente ;
Eppure
non mi c
eoo
Per
DE]
La scorsa settimana l’asse
sore regionale alTAssisten
Giuseppe Goglio, ha incon^i
trato i responsabili della!
Commissione sinodale per la]
diaconia, visitando le tre op^|
re della Chiesa valdese i
Valli per le quali esistonoS
progetti di ristrutturazione e
richieste di finanziamento:: malattia r
l’Uliveto a Lusema San Gio^ rivo (arri
vanni, la Casa delle diaconeS'
se di Torre Pellice e il
gio Re Carlo Alberto semp»
a Lusema. «Ho trovato tre
belle strutture su cui è urgen»!
te intervenire - ha detto Tassessore -; abbiamo bisogno
di molte case come queste. Al
Rifugio abbiamo anche parla^^
to del problema del morbo di
Alzeimer. Certamente la Rf ;
gione avrà un occhio di ri:;
guardo per questi progetti à
ristrutturazione; la nuova legge regionale, appena appro;
vata, consente alla Regione di
erogare un contributo per ps;
gare gli interessi su mutuicontratti dai privati per ri-!'
strutturare le case di riposo».
A fronte di questa leggi
quali possibilità per i progetti
delle tre strutture? «Vigilerà'
mo - aggiunge il consigliet®
regionale Marco Bellion, pi®’
motore dell’incontro - aff^'
ché le opportunità date daP
legge vengano messe in pratica velocemente e secondo gì*
impegni annunciati daH’aS'
sessore. I progetti sono gl®
stati inoltrati agli uffici coH|petenti per cui abbiamo motivo di essere fiduciosi».
. La visita dell’assessore Goglio è avvenuta, per quam
riguarda la Casa delle diat^t^
nesse, esattamente il gì?*?,
dopo il trasloco di ospiti
mobili presso Thotel Du Par ’
a Torre Pellice; in questo oKij
do potranno prendere avvio
lavori di ristrutturazione.
DISC
9
mica
smo
con capi.
' c per riazione tuc; questo
legge le.
> piemoii.j
rovatain
revede Ij
5 vecchie
a una ge.
'e pronto,
«’agenzia
ua di coiti
one niag.'
pubblici
a costiti!,'
18 OTTOBRE 1996
DIBATTITO
E Eco Delle Aàlli "^.ldesi
PAG. Ili
li lavoro e la dignità
delle persone
WEBVALDO ROSTAN
LJ ultima Conferenza del
I distretto delle chiese
valdesi ha confermato, pur
senza dare al tema un particolare risalto, la volontà di continuare la riflessione sul tema
del lavoro e occupazione. Su
questo argomento si possono
fare diverse considerazioni e
lo stesso tema può essere affrontato da più angolazioni,
: di acc(v ad esempio l’aspetto «occune turisty -n^ione» o quello «etica del
previsti, 'livoro». I due termini non so:amere di ' ‘no conflittuali, anzi si posso"omuni^ : no ben coniugare,
uni perb jqon siamo più (ma fino a
ogrammij quando?) ai tempi in cui il pali di atti-i store di Villar Perosa, magari
p è stati i col vescovo, stava con gli oi Ppi, Ri»i ! perai davanti ai cancelli delle
da. Verdi fabbriche in crisi a difendere i
Tanno de- (posti di lavoro a rischio: al
nte «con-i momento la situazione semlecentei ìbra diversa anche se alcuni
iociativa»M settori (basti pensare al tessile
tratrice*.dèlia vai Chisone) non sono
poi così al sicuro. Si potrebPds, cheibero anche fare lunghe inda)rso delle gini sulla situazione occupa
di questtf
fatto chei
ge per
:a ma un,
ulla polii
le».
a l’assesssistenza,«
la incoil«
rionale, ma si otterrebbero
(quasi sempre dei dati che sono già noti al mondo sindacale e che «scontano» il buco di
(sinfonnazione che è rappresentato dal lavoro nero, in molte
^«boite», dove né sindacato né
chiese riescono a fare luce.
La riflessione sul piano eticojnvece mantiene tutta la
sua attualità e a sua volta si
presta a più piste da percorrere;(mi fermo a due. Affidamento di lavoro a cooperati'e: moltissimi epti affidano
Irta una serie di servizi a coIperative, dalla pulizia dei loiali al servizio mensa, alla
;estione di centri sociali ce
n’è per tutti i gusti. Le cooperative svolgono generalmente
con efficienza i compiti a cui
fono chiamate, occupano del
ile per
e tre ope*
dese alleesistono■azione e
¡amento:/
SanGio»
diacones; il Rifif0 semp»
)vato tre
è urgenetto ras*'
bisogno
ueste. ’
te la Re'
lio di ri'ogetti di
iova lega appro;egione di
3 per pa;
u mutui
i per ri' )
riposo»,
ta legge
ili delte persone del posto, hanno il
pregio di «costare poco» al
'Committente nel senso che,
Stabilito un costo orario del
servizio, non resta che verificarne la qualità. In caso di
i^attia nessun costo aggiuntivo (arriverà un altro/a operitore), maggior possibilità di
-Sottoporre a «verifica produttiva» personale che non ha la
certezza del posto che invece
avrebbe un dipendente regolarmente assunto.
Eppure c’è qualcosa che
1----- convince. La storia
he parlai della cooperazione è fatta di
morbo i '
mutualità, di reciproco sostegno, di compartecipazione
nella gestione dell’impresa
perché dal tuo controllo e dal
tuo impegno deriva »1 buon
andamento della cooperativa.
Invece in molte delle attuali
cooperative succede tutt’altro:
poca o nessuna partecipazione
nelle scelte dell’impresa, poca
o nessuna tutela del lavoratore
nel momento in cui la cooperativa perde un appalto pubblico a favore di un’altra. Si
ha l’impressione di trovarsi di
fronte a semplici dipendenti,
per di più nemmeno troppo
tutelati; insomma un’ennesima creazione di lavoro fortemente subalterno. E in molti
ne portano le responsabilità...
C’è poi la «storica» piaga
del lavoro nero: è lavoro nero
quello delle molte piccole
aziende dove i dipendenti non
hanno un regolare contratto; è
lavoro nero quello che vede i
«padroncini» o anche rinomate aziende costringere i propri
dipendenti a fare orari insostenibili, a guidare un mezzo
per tempi doppi di quelli previsti per legge. Ma in molti
casi chi trova un’occupazione
è nella condizione di non poter dire nulla, di accettare e al
massimo borbottare nel bar. È
lavoro nero quello delle molte ditte che conquistano appalti pubblici con ribassi improponibili e poi fanno lavorare persone con nessuna tutela previdenziale.
È infine lavoro nero quello
di chi, in pensione o con altra
occupazione, esercita professioni (giardiniere, idraulico,
muratore) contando sulla benevolenza dei tanti (e anche
in questo caso chi può chiamarsi fuori?) che, sapendo di
spendere di meno, preferiscono affidarsi a chi fa il doppio
lavoro. Che in questo modo si
contribuisca a creare evasione
fiscale e a impedire sbocchi
occupazionali ai più giovani è
un problema che in pochi si
pongono. Almeno fin quando
non si trovano direttamente
coinvolti col problema. Dietro queste realtà inquietanti
c’è solo un-costo del lavoro
sempre più pesante o ci sono
anche arricchimenti degli uni
alle spalle degli altri?
La questione dell’etica del
lavoro passa anche, se non'
nella risoluzione di questi
problemi, nell’affrontarli
piuttosto che nel nasconderli
o peggio negarli.
Vigilei®nsiglifii®
ion, pio_ affifl'
ate dall*
in prati;
;ondo gl*
dall’*?'
tono gi^
lei COfj'
no moti'
soreGo
r quanto
le diacO'
] giorno
ospiti e
puParO’
estonio:
; avvio 1
me.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
aiello
antonio
& c
GASOLIO RISCALDAMENTO
GASOLIO AUTOTRAZIONE
PRODOTTI PETROLIFERI
SPURGO POZZI NERI
PULIZIE CISTERNE
disotturazione e pulizia fognature
tei. 0121-514479/51046 fax 0121-514415
Jii^azionale, 41-10069 Villar Perosa (To)
Incontro-dibattito nell'ambito dell'Autunno in vai d'Angrogna
Non rifiutiamo il problema rifiuti
La discarica dei rifiuti del
Torrione, nella quale vengono
portati tutti i rifiuti del Pinerolese, terminerà la sua attività alla fine del secolo, dunque fra pochi anni, e ciò solo
se sarà autorizzata una sua sopraelevazione. Da questo primo elemento è partito il dibattito organizzato neH’ambito
dell’Autunno in vai d’Angrogna dal significativo titolo
«Non rifiuti...amaci di affrontare il problema rifiuti». «Il
nostro sistema di smaltimento
- ha detto l’ing. Avondetto,
responsabile del settore Ambiente dell’Acea - prevede di
diminuire il più possibile lo
smaltimento in discarica dei
rifiuti non trattati».
In questo senso il consorzio
spinge sulla raccolta differenziata da parte dei cittadini collocando nuovi contenitori, attrezzando apposite aree, raccogliendo in modo differenziato alcuni scarti, come la
carta degli uffici. I piani dell’Acea prevedono la costruzione di un inceneritore in cui
distruggere, con recupero
energetico, una parte significativa dei rifiuti. «Prevediamo anche di avviare un sistema di compostaggio per il
verde - ha aggiunto Marco
Avondetto -, ossia trasformare in,compost, cioè fertilizzante, i rifiuti organici e i fanghi di depurazione».
Bisognerà comunque migliorare e di molto la raccolta
differenziata: i primi dati ine
La piazza di San Lorenzo a Angrogna
renti il 1996, quando cioè sono stati posizionati i nuovi
cassonetti parlano di un costante aumento, fino a raggiungere l’8,5.% nel mese di
luglio, ma per essere davvero
ecologici l’obiettivo è del
30%. «C’è però un secondo
modo di ridurre i rifiuti in discarica: - ha aggiunto l’assessore provinciale all’Amhieiite, Beppe Gamba - bisogna cioè diminuire decisamente la produzione di rifiuti,
usando meno imballaggi o facendo in modo che si possano
recuperare. Se insomma i
progetti dell’Acea sono assai
validi e per certi versi fra i
migliori del Piemonte, occorre comunque attivare nuove
forme di recupero (stiamo ad
esempio finanziando la nascita di un centro per il recupero di mobili usati ma spesso
Tavola rotonda a Pomaretto
Un ponte verso Bihac
con ì gemelli francesi
LILIANA VIGLIELMO
Nei giorni non poi così
lontani della guerra che
devastava l’ex Jugoslavia,
molti di noi certamente si domandavano, guardando le immagini televisive dei paesi
sbriciolati e delle coltivazioni
distrutte, che cosa sarebbe costato ricostruire un ambiente
umano dove fosse ancora possibile vivere. Oggi possiamo
darci una risposta: la ricostruzione della Bosnia ha un prezzo insostenibile dalle popolazioni locali ridotte allo stremo
e soltanto un’iniziativa di solidarietà nei paesi europei potrà
salvare la vita di chi ha perso
tutto. Per queste ragioni i Comuni di Pomaretto e di Mirabel-et-Blacons, in occasione
del loro gemellaggio hanno,
deciso di contribuire alla ricostruzione di una scuola elementare della città di Bihac,
in segno di amicizia e di augurio per una pace duratura.
In una tavola rotonda a Pomaretto, alcune persone hanno presentato le loro esperienze della situazione attuale: Mirza Sokolja, nato a Sarajevo e vissuto per tre anni
in Italia con il padre e il fratello, feriti durante gli scontri
armati e curati in un ospedale
italiano, è tornato a Sarajevo
e ha trovato la gente molto
più passiva e fatalista. Manca
il coraggio di affrontare il futuro, ci si accontenta di sopravvivere passivamente. La
giornalista montene^na Vesna Scepanovic ha^ rievocato i
giorni del conflitto in cui il
suo paese aggredì croati e bosniaci in nome deU’illusorio
progetto della grande Serbia.
Ora c’è stato un ripensamento su questi avvenimenti ma
l’influenza serba in Montenegro è sempre forte.
Di Bihac e della sua ricostruzione ha parlato Maya
Furlan rivolgendo ai presenti,
italiani e francesi, un appello
urgente per questa città devastata, dove è-necessario rimettere in piedi fabbrica, ospedale e scuole. Rispondendo alla
domanda di chi chiedeva che
cosa fosse più utile, si è espressa a favore delle offerte
di denaro, che consentono di
acquistare ciò di cui si ha veramente bisogno. La cosa più
importante è che la popolazione della Bosnia ritrovi la fiducia in se stessa e la forza di lavorare per un futuro basato
sulla convivenza pacifica dei
vari gruppi.
Un’opinione simile hanno
espresso i rappresentanti di
un gruppo di Pinerolo che ha
organizzato viaggi nell’ex Jugoslavia con carichi di viveri
e medicinali, aggiungendo
che in questo caso è necessario avere una destinazione
preciso (nel loro caso una
chiesa evangelica) per essere
sicuri che gli aiuti vadano a
buon fine.
In questa linea di partecipa-ò
zione diretta e amichevole si
situa l’organizzazione dèlie'
giornate per Bihac che certamente avranno un seguito in
altre iniziative di solidarietà.
in buono stato, di parti di
elettrodomestici) facendo in
modo che oggetti ancora utilizzabili non finiscano in discarica». Gamba si è poi soffermato sul lento ma necessario mutare della tassa raccolta
rifiuti solidi urbani: le leggi
che si stanno discutendo tendono a una maggiore equità
fiscale facendo pagare (dal
1998) di più chi produce più
rifiuti e riducendo la tariffa a
chi attua la raccolta differenziata. Senza dimenticare però
che quando una discarica finisce la sua attività, non può
certo essere abbandonata a se
stessa ma deve essere seguita
con puntuali interventi per
molti anni ancora.
Le moltissime domande
propóste dall’attento pubblico, hanno mostrato l’attualità
e la concretezza del problema.
Angrogna
Uno spazio
per lo sport
Dopo tanti anni di attesa
anche Angrogna avrà uno
spazio tutto suo dedicato allo
sport? Potrebbe proprio accadere grazie all’intraprendenza
di un suo cittadino, Silvio
Gardiol, che è ben deciso a
costruire un vero e proprio
impianto sportivo sui propri
terreni in località Passel. «La
mia idea - dice Gardiol - è
quella di realizzare un campo
da calcetto, alcuni giochi da
bòcce e un campo da tennis.
Non chiedo interventi pubblici se non l’autorizzazione ad
aprire un bar nella zona degli
impianti sportivi».
Il Comune sembra ben disposto verso questa proposta
(il sindaco l’ha illustrata brevemente nel corso dell’ultimo
Consiglio comunale) auspicando una possibile collaborazione fra privato ed ente pubblico. Probabilmente i giovani
di Angrogna avranno libero
accesso agli impianti; il progetto sta per essere formalizzato per le necessarie richieste
di autorizzazione: «Se tutto
andrà per il meglio - conclude
Silvio Gardiol - spero di iniziare i lavori in primavera».
Dopo che per molti anni si era
parlato della realizzazione in
vai d’Angrogna di un impianto per la pràtica sportiva, senza venirne a capo anche per la
difficoltà nel reperire un terreno sufficientemente ampio e
non troppo scosceso, questa
pare essere la volta buona.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - o 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
ASSEMBLEA DELLA
Corali — Domenica 20
ottobre alle 15 a Pinerolo,
in via dei Mille, assemblea
delle corali.
SCOUT I DISTRETTO
— Il primo incontro Scout I
distretto per i gruppi,di
bambini e ragazzi compresi
tra gli 8 e gli 11 anni e oltre
gU 11 anni avverrà il 19 e il
20 ottobre alla Rotei aglia
(Pradeltorno, Angrogna).
Per informazioni e comiinicazioni telefonare ore pasti
a Massimo Long 953107 o
Dario Tron 81319.
CONCISTORI I DISTRETTO — Domenica
27 ottobre, alle 15, nei locali della chiesa valdese di
San Germano, incontro dei
Concistori syl tema «Vocazione ed evangelizzazione»;
introduzione del pastore
Sergio Ribet.
ANGROGNA — Riunioni quartierali: martedì 22
ottobre al Serre (Foyer) e
martedì 29 ottobre a Pradeltomo, entrambe alle 20,30.
BOBBIO PELLICE —
Dal 13 al 20 ottobre alcune
famiglie della chiesa di
Waldensberg, gemellata
con quella di Bobbio, saranno in visita alle Valli:
alloggeranno presso la Foresteria di Torre Pellice e
saranno a Bobbio il 19,
quando verrà organizzata
una serata comunitaria. Domenica 20 ottobre parteciperanno al culto.
LUSERNA SAN GIOVANNI ^— Riunioni quartierali: lunedì 21 ottobre a
Bricherasio, martedì 22 ottobre ai Gonin. Mercoledì
23 ottobre primo incontrò
per il ciclo di studio biblico
condotto dal pastore Mario
Berutti (terminerà il 18 dicembre) su «Fondamenti
biblici della diaconia e
dell’etica».
POMARETTO — L’Unione femminile di ritrova
all’Inverso venerdì 18. Venerdì 25 ottobre, a partire
dalle 16 al Centro anziani,
momento di preghiera. Domenica 27 bazar.
PERRERO-MANIGLIA — Dal 18 al 20 ottobre ci sarà la visita dei catecumeni di Losanna.
PRALI —Venerdì 18 ottobre alle 20,30 incontro al
presbiterio per discutere insieme su come organizzare
degli incontri di lettura della
Bibbia. Prossime riunioni
quartierali: lunedì 21 ottobre alle 20 a Ghigo; martedì
22 ottobre alle 19,30 a Villa. Sabato 26 ottobre alle 17
tutti i bambini, i giovani e
quanti sanno suonare sono
invitati per iniziare un esperimento di coretto.
TORRE PELLICE —
Domenica 20 ottobre alle
10 assemblea di chiesa con
11 seguente ordine del giorno: comunicazioni dei deputati sulle decisioni della
Conferenza distrettuale e
del Sinodo, programma delle attività; alle 15 pomeriggio comunitario all’Inverso
Rolandi. Riunioni quartierali: alle 20,30 mercoledì
23 ai Bouissa, Venerdì 25
agli Appiotti.
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale lunedì
21 ottobre in località Teynaud.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì 22
ottobre a Serre Giors, mercoledì 23 a Trussan, giovedì 24 a Roccia, sempre
alle ore 20.
10
f
: •*«;
.PAG?
'"k i
Mostra al Centro culturale valdese
GìaiiLevra
fotografo naturale
umico cALVgm
y ^ a sala espositiva Paschet
I to del Centro culturale
valdese a Torre Pellice, che
ha iniziato la sua attività nel
febbraio 1993 presentando di
volta in volta opere grafiche,
pittoriche, scultoree di artisti
contemporanei, è giunta alla
sua 38° esposizione, con una
novità: è una mostra di fotografia. Ij,’artista fotografo è
Paolo Giai Levra, pinerolese,
alla sua prima mostra e durante l’intervista che gli ho
. fatto ha manifestato a più riprese stupore per Tinteresse e
l’apprezzamento critico che
la sua opera sta suscitando,
- Quando è giunto alla fotografia?
«Non sono un fotografo di
professione. Sono un inforinatico e lavoro in una grande
ditta del Pinerolese; quindici
i anni fa mi sono avvicinato alla fotografia come autodidatta
• per inclinazione personale e
per hobby. Ho la fortuna di
possedere una macchina foto
■ grafica eccellente, una Rolleiflex di trent’anni fa».
■ . - Quali sono gli antefatti
per arrivare a queste fotografie còsi affascinanti?
«Credo che si giunga ad
. .esprimere qualche cosa di valido dopo anni di riflessione
in cni si cerca di dare risposta
alle nostre curiosità culturali.
Molte letture, molta musica,
. molte presenze a mostre e a
' eventi culturali. Ho viaggiato
poco, preferisco viaggiare
all’interiio di me stesso, piut
tosto che alTestemo»,
- Quale è il suo modo di
procedere per riuscire a impressionare una lastra fotografica in modo così personale?
«Parto dal titolo. Quasi per
gioco penso a un titolo curioso, difficile, originale. Dopo
penso a come realizzare una
foto congruente al titolo che
mi sono dato. Una volta trovato l’oggetto, facendo affidamento soltanto alla luce naturale, scatto una fotografia.
Passo la diapositiva al fotografo, che procede a uno sviluppo normale, senza particolari accorgimenti o filtri speciali».
- Di fronte alle sue foto è
difficile pensare che non qi
sia una tecnica sofisticata,
una cura pignola...
«Eppure il mio modo di
operare è dei più “naturali” e
comuni. Forse la mia originalità deriva dal fatto che oggi
c’è troppo di tutto. Occorre
riscoprire le cose semplici e
recuperare il minimalismo».
Ancora una volta Paolo
Giai Levra si schermisce,
pensa che le sue foto siano
solo «appunti sparsi». Eppure
la visione delle sue opere
(«Speranza», «Foto di gruppo», «Scritture», «Infranto»,
«Maneggiare con cura»...),
grazie anche all’accompagnamento musicale di Claudio
Morbo, colpisce oltre misura
e il centinaio di persone presenti all’inaugurazione sembrano confermare questa impressione.
Ricco programma a Perosa Argentina
Unitrè al via per
la seconda volta
Inizia con un bagaglio di
proposte assai vario e stimolante il secondo anno di attività dell’Università della terza
età di Perosa Argentina, che
darà avvio ai propri corsi a
partire dal 14 ottobre per terminare il 12 maggio 1997. Lo
•scorso anno il numero degli
iscritti è arrivato a 170, con
•. medie elevate rispetto alla frequenza dei corsi (35-40 persone, con punte di 90), con
complessive circa 4.5()0 pre' senze, e con numeri ancora
più alti rispetto alla partecipazione alle uscite didattiche.
Per non deludere le aspettative di quanti hanno già
creduto nell’Unitrè e nelle
sue attività e per tutti coloro
che sono interessati il Con. siglio direttivo ha elaborato
per l’anno accademico 199697 ùn [vogramma che, nelle
intenzioni degli organizzatori, punterà sia sull’aspetto umano che su quello culturale dell’attività didattica.
Per quest’anno dunque so’ no previsti corsi di bridge,
: scienze naturali, psicologia,
con particolare riferimento al• le «relazioni familiari nel, .l’arco della vitó», letteratura
' italiana, che quest’anno affronterà i secoli XV e XVI,
musica, con dodici incontri
. dedicati al piacere di ascoltare, francese, con attenzione
soprattutto agli aspetti della
«civilisation», presentati in
. lingua originale, storia moderna e contemporanea, di. sdplina che prenderà in esa
me per ogni secolo a partire
dal 1300 alcuni aspetti rilevanti, cultura religiosa, corso
che punta a un incontro tra le
comunità cattolica, protestante e ortodossa, storia dell’arte sul barocco, medicina,
con particolare attenzione alla
, diagnosi e alla cura delle patologie più comuni.
Ogni corso è strutturato in
dodici lezioni di due ore consecutive a cadenza quindicinaie; tutte le lezioni si terranno nella sala consiliare della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca, fatta eccezione per quelle di bridge
che si svolgeranno nella sala
verde del municipio di Perosa Argentina. La quota associativa è di lire 50.000 e dà
diritto, oltre alla frequenza di
tutti i corsi, anche alla partecipazione alle conferenze e
alle uscite didattiche.
Vale la pena ricordare che
tutti i docenti dei corsi prestano la propria opera del tutto
gratuitamente e che le iscrizioni sono aperte a tutti coloro che hanno compiuto il 30°
anno di età, indipendentemente dal titolo di studio. I
primi corsi a partire sono stati
quelli di bridge (lunedì 14 ottobre), letteratura italiana
(martedì 15 ottobre), francese
06 ottobre) storia (17 ottobre), storia deU’arte (18 ottobre). Per iscriversi e per avere
qualunque tipo di delucidazione ci si può rivolgere a
Elena Gariglio di Perosa Argentina, tei. 81282-81135.
Delle Yaui ^lii
TElVNIS TAVOLO — Grazie a Sergio Ghiri, autore di tre
punti, ben affiancato da Erick Belloni e Giuliano Ghiri, la Valpellice vince a Rivoli in DI per 5 a 3; sconfitta invece di misura per la Gl opposta alle Poste Torino B e capace di arrivare al
4 a 5 grazie ai putì di Rosso (3) e Marco Malano. Sabato 19 in
campionato è fermo per tornei nazionali e il Top 12, riservato
ai migliori pongisti italiani; si riprende sabato 26 ottobre.
TORNA L’HOCKEY A TORRE PELLIGE — È dunque
l’anno del ritorno al palaghiaccio di Torre Pellice del campionato di hockey su ghiaccio; i r^azzi locali giocheranno in serie
B con Aosta 2000, Ghiavenna, Torino, Varese e Zanica. Primo
incontro, domenica 27, con il Torino.
VOLLEY — È iniziata la fase provinciale dei campionati
giovanili di pallavolo. Esordio positivo per la formazione juniores femminile del 3S che ha superato il Gollegno per 3 a 0
in trasferta. In Goppa Italia il Magic Traco femminile battendo
per 3 a 0 il Valenza ottiene la matematica promozione al secondo turno.
PALLAMANO — La nuova formazione femminile di pallamano del 3S Pinerolo ha superato brillantemente il primo esame; al torneo Videoscar di Gogne il 3S ha presentato due squadre che, disputando le due finali, si sono aggiudicate il 1“ e il 3°
posto. Soddisfazione fra i tecnici e i dùigentì pinerolesi, per i risultati e per l’amalgama dimostrati. A fine mese ci sarà la Goppa Piemonte e, a metà novembre il via al campionato di serie B.
PARI PER IL PINEROLO — Bel pareggio fra Pinerolo e
capolista Gastelnuovo nel campionato Dilettanti di calcio; Tl-1
è maturato attraverso un rigore realizzato da Pallitto al 69’ e il
pareggio^degli ospiti con il capocannoniere Nicchi nell’unicà
distrazione della difesa pinerolese. Domenica prossima trasferta con la Golligiana che nell’ultimo turno ha imposto lo 0-0 alla Fossanese. In Prima categoria, girone F, il Lusema perde in
casa 2-4 con la Gioventù Giavenese, la Nonesenone. batte
TAviglianese per 4-0; pareggi per 1-1 di Perosa e San Secóndo
rispettivamente col Trofarello e il Reai Moncalieri.
GORSA — Brillanti risultati hanno caratterizzato la partecipazione degli atleti del gruppo sportivo Pomaretto al circuito
della Maschera di Ferro disputatosi a Pinerolo domenica 13 ottobre; accanto ai numerosi piazzamenti, Davide Ghigo (Esordienti), Elena Breuza (Aw 20) e Graziano Piccolotto (Am 55)
hanno ottenuto la vittoria nelle rispettive categorie.
Luserna S. Giovanni
A scuola
di musica
La scuola di musica della
vai Pellice ha riaperto i battenti a partire dal 2 ottobre.
Dopo le incertezze dei mesi
scorsi è ora in fase conclusiva
l’accordo fra l’assessorato alla Gultura della Gomunità
montana vai Pellice e alcuni
Gomuni della valle che si sono impegnati a sostenere economicamente l’Associazione
musicale «Divertimento» nello svolgimento di un’attività
così importante per la popolazione locale. Tra i Gomuni
che finora hanno risposto positivamente alla scuola di musica ci sono Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Villar
Pellice, Rorà; la Gomunità
montana dal canto suo, stipulando una convenzione con
l’associazione «Divertimento», si è impegnata a partecipare con una quota.
La cifra stanziata complessivamenteper il progetto è di
50 milioni e consentirà da subito alla scuola di musica di
offrire mólte opportunità in
più rispetto allo scorso anno,
potenziando e ampliando i
corsi già avviati, aprendo una
segreteria in modo continuativo, abbassando i prezzi e raddoppiando mediamente la durata delle lezioni. Verranno
poi istituiti nuovi corsi per
struménto (flauto traverso,
flauto dolce, tastiere elettroniche), un corso di musica di in-^
sieme rock e uno di teoria
dell’improvvisazione; parallelamente ai corsi di musica
gioco e di propedeutica musicale per bambini inizierà sempre per i più piccoli'un’attività corale, inoltre sarà attivato un corso di aggiornamento
per insegnanti di scuoia materna e elfementare.
Tutti i cotsi si terranno nei
locali della scuola. In via Roma 41 a Lusema San Giovanni, secondo piano, a partire da
lunedì 2l ottobre. Per informazioni e iscrizioni la segreteria sarà aperta il lunedì,
martedì, giovedì e venerdì
dalle 16,30 alle 19,30.
Iniziative
Alla scoperta
del Pinerolese
I tedeschi scopronq il Hnerolese. L’azienda di Promozione turistica del Pinerolese
(Apt) in collaborazione con
TAscom settore turismo, le
Gomunità montane e alcuni
operatori del settore (albergatori e ristoratori), ha organizzato un educational di quattro
giorni per alcuni agenti di
viaggio e giornalisti tedeschi
per visitare il territorio, le sue
stratture, la sua gastronomia.
II lavoro svolto e i contatti
avuti in occasione di alcuni
saloni, a cui l’Apt ha partecipato, iniziano a produrre degli
effetti: i giornalisti durante i
quattro giorni hanno visitato
Pinerolo, il parco ornitologico
Martinat (la più grande voliera del mondo), il Forte di Fenestrelle, la Rocca di Gavour
e il suo parco. Torre Pellice e
i musei valdesi, mentre nella
serata di benvenuto hanno assistito a un’anteprima del
«Progetto miniere». I visitatori hanno così potuto vedere le
bellezze che il territorio offre,
oltre a degustare alcuni menu
tipici, i nuovissimi vini Doc
del Pinerolese, e i formaggi di
«Gascina Rosa».
Il giro ha ottenuto apprezzamenti validissimi tanto che
il tour operator tedesco della
Gvjm Reisen di Kassel ha già
anticipato che inserirà nel suo
catalogo per il 1997 la visita
del Pinerolese con le valli vaidesi. Il «settore» valdese pare
essere il tema più richiesto,
forse grazie anche alla comune religione protestante.
AMICI DEL COLLEGIO
Torte Pellice. Domenica 27
ottobre, a partire dalle 12,30,
fffi^ degh Amkà dei Collegio
cos an pratizo comunitario
presso la Ft^esteria valdese
(prenotazioni al te!. 012191260,altro il 21 cMobre,. costo previsto lire 25 aùia); segmrà fibuato sulla vai Pellice
realizzato dalla Comunità
mcmtana, visita dèi Odlégìo e
incomró con S Ccaxdtato.
VENERDÌ 18 OTTOBRE 199fi
18 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Dalle 8,30 alle
11,30, nei locali delle ex scuole
Mauriziane, corso Gramsci 1,
prelievo donatori sangue Fidas.
18 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45 nella
sala consiliare della Comunità
montana il professor Bruno Corsani su «Ritrovare o ricostruire i
documenti originali del Nuovo
Testamento?».
18 ottobre, venerdì— BOBBIO PELLICE: Alle 21, nella
sala polivalente, concerto del
gruppo argentino «Tango folk»,
con musica, canti e danze.
18 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: AOe 21 nella sala consiliare del municipio incontro sulla centrale nucleare francese Superphénix con Pasquale Cavaliere e Gino Stradella.
18 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,30 alla
Foresteria valdese, incontro su «Il
tempo della canizie», libro presentato daU’aatore Renato Rottura, con la partecipazione del vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti, e il pastore Alberto Taccia, a
cura della Bottega del Possibile.
18 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 21, al Teatro-incontro, nelTambito del Festival musicale d’autunno, concerto per
pianoforte e violino di Massimo
Marin e Cristina Ariagno. Ingresso lire 25.000.
19 ottobre, sabato — PINEROLO; Nel tempio valdese, alle
21, concerto dei partecipanti al
corso di interpretazione organistica; ingresso lire 8.000.
19 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 14,30 apertura
della mostra mercato dei prodotti
agricoli e artigianali, della mostra
«Amnesty International» e della
collettiva di pittura «Artisti di
valle»; alle 21 il Gruppo teatro
Angrogna presenta il nuovo coijipact disc «Se canto...».
19 ottobre, sabato — INVERSO PINASCA: Alle 17, nei
locali della Pro Loco, si inaugura
la mostra fotografica «Popoli ultimi»; alle 21 diapositive sul Tibet e intermezzo musicale della
«Couralo ousitano».
20 ottobre, domenica — ANGROGNA: Dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18 riapertura delle mostre; alle 9 partenza della X edizione del Triathlon della vai
d’Angrogna, a cura dello Sport
Club; alle 12,30 polenta e spezzatino; alle 14,30 premiazione della
gara sportiva; alle 15,30 castagnata a cura del coro «La draia» e
ballo pubblico sotto l’ala.
20 ottobre, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI: Al
mercato coperto festa d’autunno,
organizzata dalla Pro Loco.
20 ottobre, domenica — POMARETTO: Castagnata a cura
del Comune.
20 ottobre, domenica —
VILLAR PELLICE: Castagnata
organizzata dalla Pro Loco.
21 ottobre, lunedì — PRAMOLLO: Fiera autunnale a cura
del Comune.
21 ottobre, lunedì — VILLAR PEROSA: Serata teatrale
con la compagnia «I commedianti», a cura dell’Aido.
22-23 ottobre — PINERO
LO: Martedì 22 inizio del laboratorio teatrale per bambini dai 5 ai
7 anni, con Guido Castiglia e Maria Teresa Sena; il corso durerà
fino al 5 febbraio, con cadenza
settimanale dalle 17 alle 18,30;
costo lire 220.000; mercoledì 23
inizio del corso di dizione e fonetica; uso della voce; docente Guido Castiglia, fino al 5 febbraio
dalle 18,30 alle 20; cadenza settimanale, lire 220.000; informazióni e iscrizioni tei. 0121-323186.
22 ottobre, martedì — TORRE PELLICE: La Casa delle
diaconesse, con il contributo
dell’Assessorato Risorse naturali
e culturali della Provincia di Torino, organizza nel tempio valdese, alle 20,45, una serata musicale con la presenza della Camerata
corale «La grangia», diretta dal
maestro Agazzani, che eseguirà
canzoni fwpolari del Piemonte.
Ingresso libero.
25 ottobre, venerdì — PINEROLO: Nell’ambito del Festival
musicale d’autunno due concerti: alle 21 presso il Teatro-incontro concerto jazz, ingresso lire
20.000; sempre alle 21 presso
rAuditorium del Liceo corale
brasiliana, ingresso lire 10.000.
VALLI
CIflSONE-GERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 OTTOBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto l, tei
81205.
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE ^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 OTTOBRE
Bobbio Peiiice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744.
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Brlcherasio, tei. 598790
■f
A.
i'i
Fu
fot
PINEROLO ^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
iv
r-1'
SERVIZiO iNFERMIERiS
dalle ore 8 alle 17, presso le ;
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULA
telefono 118
EMA
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma:*?^
giovedì 17 ottobre. Mission
impossible; venerdì 18 For
rooms; sabato 19, LochneSSiv
da domenica a giovedì Quat^
cosa di personale. Inizio spettacoli ore 21; domenica 15,
17, 19, 21. Mercoledì chiuso.'^’
i'
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla
sala «2cento», L’eliminatore
(a seguire Phénomenon); feriali 20 e 22,20, sabato 20 e
22.30, domenica dalle 14,30,
spettacoli continuati. Alla sala
«5cento» verrà posto in visione Independence day; feriali
19,40 e 22,20, sabato 19,40 e
22.30, domenica dalle 14,15,
16,55,19,40,22,20.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in program-'
ma, giovedì 17, ore 21,15, Le
persone normali non hanno
niente di eccezionale (rassegna Playbil); venerdì 18, ore
21,15 Dead man; sabato 19,
ore 20 e 22,10 domenica 20
ore 16, 18, 20, 22,10 e lunetfi
21 e martedì 22, ore 21,15
Bambola, vml8.
;T3
- sotto
lare 1
nodo
simo
tenai
perir
scent
zio p:
alle c
ditar
. triei 1
, trova
adatt
cono:
Ch(
ne pe
sere 1
«forn
la pai
cazio
que i
laviti
stre c
il seri
ti pre
locali
tezza
' sale d
tire al
al me
utile
ques
nell’a
todis
signi
John
cator
minis
Al i
todis
Bolos
Tile, r
Vere i
ne tee
ci chi
nella
l’istit
perm
nodal
zione
predii
che a
sinoc
meni
anni
ment
Chies
La
all’un
«Con
per gl
hero
bri e ;
se dis
minai
gio C
vedut
incar
"bolleg
C
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari; tei 0121-40181.
PRIVATO vende a privato simpatico appartamento io
villetta bifamiliare; Torre Pel'
lice, zona Coppieri, tei. 0121932864 ore 9,30-12,30.
GOVERNANTE 50enne
cerca famiglia Milano esclusi
lavori domestici. Tel. 0121932628.
L’Eco Delle VAai Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Putrf^icaziorM unitaria con Riforma
non può estar« venduto separatamente
Reg, .Tribunale Pinerolo n, 175^
Re^. ai sensi di legge Piera Egidi
Starr^: La Gt^leriana Mondovì
Una copia L 2.000
11
iff=NERDÌ 18 OTTOBRE 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
stiva:
81154
bre
macia
I. tei.
Il 000
>1454
stiva:
BRE
acia
44.
1355
598790
í
Stiva:
a
sso le I
[0B Nei 1997 ricorrerà il cinquantenario della Commissione p^manente studi
La formazione in vista della predicazione
fu il pastore hrietodista Sergio Carile a promuovere uno strumento flessibile per
formare i laici da impegnare nel campo della predicazione e evangelizzazione
QIOVANNI ANZIANI
a C(H
mma:ission
8 Foir |J
linessj.f
Qual-;|
3 spet- 1
:a f
iuso. '
ultisala, alla ?)
latore \
1); fe) 20 e
14,30,
ia sala , *
visio- ?
feriali ^
9,40 e
14,15,
— Il ;
gram-’
15, Le,
tanno
rasse- ,
8, ore
to 19,
ca 20
lunecfi ,
21,15
Tra i molti atti approvati
dal Sinodo 1996, vorrei
sottolinearne uno in particolare per l’importanza: «Il Sinodo; informato che il prossimo anno ricorre il cinquantenario della Commissione
permanente studi, riconoscente al Signore per il servizio prezioso che essa ha reso
alle chiese nella formazione
di tanti predicatori e predica; trici locali, invita le chiese a
trovare i momenti e le forme
adatti a esprimere questa riconoscenza».
Che cosa sia la Commissione permanente studi può essere riassunto con la parola
«formazione» e coniugata con
la parola più solenne «predicazione» deH’Evangelo. Dunque un’opera essenziale per
la vita e io sviluppo delle nostre chiese ie quali, attraverso
il servizio a volte umile di tanti predicatori e predicatrici
locali, manifestano la concretezza del sacerdozio universale dei credenti. Per consentire alle chiese di dare seguito
al mandato sinodale, credo
utile riportare la «genesi» di
questa commissione, nata
nell’ambito delle chiese metodiste italiane e legata alla
significativa intuizione di
John Wesley: avere dei predicatori che accompagnino il
ministerio pastorale.
Al Sinodo della Chiesa metodista del 1947, tenutosi a
Bologna, il pastore Sergio Carile, nell’intento di promuovere un’adeguata preparazione teologica e omiietica di laici che volessero impegnarsi
nella predicazione, propose
l’istituzione di un’apposita
permanente commissione sinodale e la conseguente creazione di un Ruolo sinodale di
predicatrici e predicatori laici
che accompagnasse il Ruolo
sinodale pastorale. Documenti certificano che negli
anni ’20 un simile ordinamento esisteva in Italia nella
Chiesa metodista episcopale.
La proposta fu accettata
all’unanimità e nacque così la
«Commissione permanente
per gli studi» della quale vennero subito nominati i membri e gli incaricati delle diverse discipline. Segretario fu nominato lo stesso pastore Sergio Carile che avrebbe provveduto alla distribuzione degli
incarichi e, in accordo con i
ìolleghi, alla preparazione del
Un’Assemblea dell’Unione predicatori locali (Rio Marina, 1991)
materiale didattico per i corsi.
L’iniziativa ebbe subito un
lusinghiero successo. Istituito
il Ruolo sinodale dei «predicatori laici», l’adesione al corso
fu soddisfacente come pure la
presenza dei primi candidati
agli esami l’anno dopo. In seguito, il nuovo «corpo» che si
andava costituendo sentì il bisogno di una sua particolare
organizzazione con un proprio segretario. Nacque così,
nel 1948, il «Segretariato dei
predicatori laici» e il primo
segretario fu l’attuale pastore
emerito Giuseppe Anziani.
Dopo i primi due anni alla
Commissione si presentò il
problema di quei predicatori
che, terminato il ciclo previsto, intendevano continuare
gli studi per conseguire il tito
lo che li abilitasse come «evangelisti». L’evangelista, assunto a tempo pieno direttamente dall’amministrazione
sinodale, era posto alla guida
di una comunità piccola o in
formazione sotto la responsabilità del capo circuito. Nacque così il «Corso per evangelisti». Con il passaggio nel
1962 da Sinodo a «Conferenza
generale autonoma» della
Chiesa metodista d’Italia, alla
Commissione si presentò un
ulteriore problema da affrontare; quello delle vocazioni
pastorali tardive accompagnate dal desiderio di entrare
con la consacrazione nel corpo pastorale. Non fu facOe per
la Commissione risolvere
questo problema, soprattutto
per le differenti preparazioni
culturali specifiche che i candidati avrebbero di volta in
volta presentato.
Un progetto fu proposto alla Conferenza annuale e fu
approvato. Ben pochi riuscirono a percorrere tutto il
cammino previsto ma quei
pochi hanno dimostrato, e
ancora dimostrano, la felice
opportunità della nostra iniziativa. Dopo 32 anni durante
in quali sono stati così preparati nella chiesa metodista
decine di predicatori e di
evangelisti e alcuni pastori,
l’integrazione del 1979 con le
chiese valdesi incorporò nelle nuove comuni discipline
sia la Commissione permanente studi che il Segretariato predicatori laici (quest’ultimo riformulato in Unione
predicatori locali). Purtroppo
senza mantenere l’ambito di
ruolo sinodale ma riducendolo a semplice ruolo circuitale di «Predicatori locali».
Nei nostri giorni nuove sfide raggiungono le nostre
chiese e l’opera di tanti predicatori e,predicatrici locali
diviene sempre più importante sia per la predicazione
domeniche e sia per la cura
di piccole comunità o di diaspore. La loro azione sarà
sempre più essenziale nel futuro, per cui il prossimo anno
nel ricordare il cinquàntenario della Commissione permanente studi sarà occasione, credo, per rilanciare questo particolare ministerio.
M La rassegna musicale al tempio valdese di Torino
«Altre musiche» per l'organo bachiano
Il concerto di musica «Gamelan» del 27 settembre tenutosi nel tempio valdese di
corso Vittorio, che ha visto la
rappresentazione di venti indonesiani, tra danzatrici e
strumentisti, ha riscosso un
buon successo. Si trattava
del primo concerto della stagione autunnale intitolata
«Altre musiche al tempio valdese». La serata è stata valorizzata anche dalla stampa
cittadina che ha sottolineato
il valore deU’antica e affascinante musica orientale, espressa da percussioni, flauti
e strumenti a corda.
Il prossimo importante appuntamento sarà per sabato
mobi;ti va
privaito in
ePel0121
)enne
sciusi
0121'
51 .
ìfolo
131
;e
2409
ente
60
ji
ri
confirxid
Che cos’è una nazione?
10
OnOBRE 1996
Nord:
Dopo i riti padani e i silenzi romani.
Cattolicesimo:
I dubbi francesi di papa Wojtyla.
Usa:
Bruciano le chiese nere. Allarme razzismo.
Africa:
Dalla sfida per la democrazia
a quella per lo sviluppo.
Minoranze:
Le passioni «ereticali» di Tavo Burat.
. Confronti-, una copia li» 8.000; aWamamento annuo li»
pMwte^tore lire 120.000 con libro in omaggio^ VeraaiuMito «ul ccp B148800/
intestato a ooop. Com Nuovi Tempi, via Fìrenae 38,00184 Roma.
Per inlbrmajdoni: telefimo 0&4820803, fcx 4827901,
26 ottobre alle 21, sempre al
tempio valdese, con «La musica del silenzio», del duo
Est-Ovest di Sandro Picco e
Alberto Ezzu.
11 duo cerca di coniugare
tecnica digitale e improvvisazione, musica elettronica e,
acustica suggerendo un percorso spirituale dove l’esperienza del suono viene vissuta come nella meditazione
zen, ovvero nella fusione del
corpo e dello spirito. La stagione autunnale «Altre musiche al tempio valdese» è organizzata dal Comitato prò
organo bachiano della Chiesa valdese di Torino. L’incasso delle serate (il biglietto co
sta 10.000 lire) è infatti interamente devoluto all’iniziativa tesa a portare a Torino il
primo organo meccanico realizzato secondo i canoni costruttivi delTepoca di Bach.
Intanto la ditta Pinchi di Foligno sta procedendo ormai
da parecchi mesi nella costruzione del nuovo organo
che, si prevedè, verrà consegnato entro la fine del corrente anno alla comunità
valdese di Torino.
La stagione autunnale dei
concerti si concluderà il 14
dicembre con un grande concerto natalizio a cui prenderanno parte tre diversi cori e
due noti organisti.
W Torre Pellice: Casa delle diaconesse
Al via la ristrutturazione
Come i lettori di Riforma
sanno già, gli ospiti della casa
di riposo Casa delle diaconesse di Torre Pellice si devono trasferire nei locali dell’
Hôtel du Parc, di cui è stata
affittata una parte della struttura, al fine di rendere libero
il vecchio stabile per tutta la
durata dei lavori di ristmtturazione.
Il trasloco ha avuto luogo
mercoledì 2 ottobre e nonostante le numerose complicazioni derivanti dallo spostamento contemporaneo di
25 persone con parte dei mobili e con gli effetti personali,
dell’ufficio, degli arredi di cucina, ecc., gli anziani hanno
potuto far colazione nel vecchio stabile e pranzo nella
nuova sede, dopo aver preso
possesso delle relative camere (quasi) in ordine. Ciò è avvenuto grazie all’impeccabile
organizzazione della direttrice, dell’impegno di tutto il
personale e di una settantina
di aiutanti (familiari e volontari) che hanno compiuto un
lavoro rapido e preciso. Un
caloroso grazie a tutti.
Il nuovo indirizzo è: viale
Dante 58,10066 Torre Pellice.
Il numero di telefono rimane
0121-91254.
Le offerte a favore della ristrutturazipne possono essere versate tramite:
^ Istituto bancario San
Paolo, agenzia di Lusema S.
Giovanni, conto 1479/1 intestato a Tavola valdese-Casa
delle diaconesse.
- Conto corrente postale n.
28243103 intestato a Casa
valdese delle diaconesse.
Torre Pellice.
Le offerte fatte alla Casa
valdese delle diaconesse sono deducibili in occasione
della prossima dichiarazione
dei redditi: basta chiedere
l’attestato alla direzione.
Il presidente. Franco Davite
■I Chiesa battista di Valperga
Un appuntamento musicale
nato una domenica per caso
OLOA MARCINNÒ
La piccola comunità battista di Valperga ama cantare: lo fa come può e sa, considerando che la maggioranza non conosce la musica.
Domenica 8 settembre ha
ospitato nella chiesa un coro
che, invece, sa veramente
cantare, la corale polifonica
di Buttigliera d’Asti, diretta
dal m.o Paolo Davò, organista
e concertista, e composta da
una cinquantina di elementi.
La corale ha eseguito brani
di Vivaldi, Bach, Mozart, Verdi, Rossini e altri grandi compositori italiani e stranieri. I
pezzi spaziavano da opere liriche come fi «Mosè» di Rossini e fi «Nabucco» di Verdi a
Salmi della Bibbia, a canti
italiani e stranieri. Giunto a
Valperga in pullman, fi coro
ha iniziato a cantare alle 16,
nella piccola chiesa colma di
fratelli e sorelle e di tanti
amici venuti anche al seguito
dei coristi. Il programma.
ben articolato, ci ha permesso di apprezzare anche le voci di alcuni solisti. Alla fine
del concerto il m.o Davò ha
eseguito all’organo una toccata di Bach che ha commosso i presenti.
Il rinfresco che è seguito
nel bel giardino della chiesa
ha aiutato la conoscenza fira
coristi, amici e accompagnatori e ha fatto promettere al
maestro Davò di ritornare a
Valperga il prossimo anno
per un secondo concerto. Il
merito maggiore di questa
occasione va al fratello Paolo
Gente, splendida voce solista
del coro, che si è interessato
per portare a buon fine Tiniziativa, nata quasi per caso
una domenica mattina dopo
il culto, quando ci si scambia
pensieri e impressioni. L’ùnpegno di diversi fratelli e sorelle, e in particolare del pastore Perres e di sua moglie
Carla, squisita padrona di casa, ha fatto sì che ogni cosa
riuscisse per fi meglio.
Un momento dell’esibizione della corale polifonica df Buttigliera Alta
Chiesa evangelica valdése
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI
E NELLA DIACONIA
Casa Cares, dall’8 al 13 novembre 1996
Il corso di aggiornamento propone un insieme di argomenti di carattere storico e di grande attualità che coinvolgono la nostra vita
sia come cittadini che come membri di chiesa.
L’incontro è aperto a tutti coloro che sono interessati ai temi inerenti la diaconia, in modo particolare i Comitati perché prendano
in seria considerazione gli argomenti trattati e di conseguenza si
adoperino per partecipare e per far partecipare i responsabili e gli
operatori delle opere a loro affidate.
Programma
Venerdì 8 (sera) arrivo, cena e sistemazione dei partecipanti.
Sabato 9 ^ prof. Claudio Tron: »Studio sui processi decisio
nali partendo dall’analisi degli atti del Sinodo».
Domenica 10 Partecipazione alla giornata di apertura dell’
anno accademico del Centro di formazione
diaconale (Cfd) di Firenze (vedi programma).
Lunedì 11 (matt.) dr. Marco Bomo: «1 rapporti chiesa-stato, le In
tese»;
(pom.) discussione per gmppi di interesse su temi di
carattere organizzativo ed amministrativo.
Martedì 12 (matt.) prof. Daniele Garrone: »Il popolo di Dio fra le
nazioni del mondo»;
(pom.) prof. Nedo Baracani e Daniele-Garrone: proseguimento sullo stesso tema e conclusioni.
Partenza dopo il pranzo.
La quota di partecipazione, dalla cena di venerdì 8 al pranzo di mercoledì 13 novembre è di 120.(XX3 lire, esclusa l’eventuale documentazione, e il pranzo di domenica 29 (agape al Gould, costo previsto L.'
14.CXX)). In caso di partecipazione parziale, la quota è di 35.000 lire al
giorno (pernottamento e pasti). Un pasto 14.000 lire.
La commissione Diaconia e la Tavola valdese sono disposte a contribuire, con l’aiuto delle opere interessate, alla copertura dei costi (viaggio e soggiorno) sostenuti dai partecipanti in modo che nessuno sia
trattenuto dal partecipare per motivi economici.
Le domande di rimborso vanno presentate con l’iscrizione. Le richieste
accolte, previa presentazione dei giustificativi di spesa, saranno evase
direttamente durante il corso.
Le prenotazioni si possono fare per telefono, per fax o per lettera (le
domande di rimborso devono essere individuali e vanno inviate per
tempo e per lettera) direttamente a Casa Cares, via Pietrapiana 56, 1
graffi, 50066 Reggello; tei. e fax 055-8652001.
Quest’anno a tutti i partecipanti Casa Cares offre la possibilità di
prolungare il proprio soggiorno e partecipare, insieme con il gruppo
residente e altri volontari, alla raccolta delle olive. Chi fosse interessato può mettersi direttamente in contatto con a Casa Cares.
12
PAG.'8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 18 OTTOBRE ^
I giovani delle chiese del Nord-Est in visita alla Risiera di San Sabba
y Per
ia deila memoria
La visita guidata ha chiuso il ciclo dedicato alla «scoperta delle radici», ideato
per riflettere sui fenomeni storici che marcano questo secolo e ^identità collettiva
NOEMI LA FATA/
UTTO quello che hai
X visto ricordalo! Perché
tutto quello che dimentichi
ritorna a volare nel vento». È
una di quelle frasi che si leggono chissà dove ma che colpiscono profondamente, soprattutto dopo la visita effettuata dagli adolescenti delle
chiese evangeliche del NordEst alla Risiera di San Sabba a
Trieste il 22 settembre. L’incontro ha concluso il ciclo di
studi e riflessioni «Alla scoperta delle radici», che si è
snodato tra campì estivi a
Tramonti di Sopra e incontri
come quello dell’anno scorso
al ghetto di Venezia.
La visita della Risiera è stata guidata dal prof. Tristano
Matta, che ha illustrato in
modo chiaro ed esauriente le
caratteristiche storico-politiche del territorio intorno a
Trieste, pennettendo di capire perché in Italia si possa
trovare una struttura che si
rifà ai campi di concentramento e sterminio dell’alta
Europa, cioè dei territori direttamente controllati dal
Reich. Anche qui le uccisioni
avyènivimo con fl gas, e i corpi erano poi eliminati tramite
cremazione: il sistema di
sterminio fu perfezionato da
im gruppo di «professionisti»,
altamente specializzati per
aver fatto esperienza nei
campi della morte polacchi,
fra cui Belzec, Sobibor, Treblinka.
La Risiera era strutturata
come «campo di detenzione
di polizia» (Polizeihaftlager)
ed era destinata sia allo smistamento dei deportati in
Germania e Polonia e al deposito di beni razziati, sia alla
detenzione e eliminazione di
ostaci, partigiani, detenuti
politici ed ebrei, non solo italiani ma anche sloveni e
croati. Quando nell’aprile
1945 i nazisti abbandonarono il campo fecero esplodere
L’aspetto opprimente della Risiera
il forno crematorio e la connessa ciminiera per eliminate le prove dei loro crimini.
Poi gli edifici del complesso rimasti furono utilizzati
come campo di accoglienza
per profughi finché nel 1966
il Comune indisse un concorso per trasformare la Risiera
in museo. Il vincitore ha cercato di evidenziare lo squallore del luogo, senza aggiungere elementi non più esistenti. Inoltre ha cinto il tutto
con mura di cemento armato
alte 11 metri, configurando
un ingresso inquietante nello
stesso luogo di quello originario, proprio per rendere le
sensazioni che devono aver
schiacciato ebrei partigiani e
oppositori del nazismo al loro ingresso.
Il processo ai criminali della Risiera cominciò solo nel
1976 per opera di alcuni giudici tedeschi che stavano indagando sui reati commessi
dai nazisti responsabili anche
di quella struttura. Il tribunale militare di Padova cercò di
istruire il processo anche in
Italia, ma non ci riuscì in
quanto alcuni avvocati di
parte civile dimostrarono che
26 delle vittime erano «vittime innocenti». I responsabili
del campo furono quindi
condannati per omicidio comune plurimo. Le condanne
non furono mai eseguite, ma
riuscirono a smuovere ie coscienze e a far emergere docuipenti e testimonianze dopo decenni di silenzio.
L’incontro è proseguito nel
pomeriggio con la visione di
alcuni filmati che raccolgono
testimonianze dirette di chi
fu internato in questo e in altri campi. Tutti i presenti,
giovani e meno giovani, hanno avuto modo di rendersi
conto che non si tratta di fatti
avvenuti lontano dalle nostre
vite. Amici e parenti, nostri o
di altri a noi vicini, hanno
vissuto sulle proprie spalle
quello che noi possiamo solo
immaginare. Il tempo passa,
però, e di queste persone ne
restano sempre meno, ed è
sempre più difficile ricordare
e trasmetterè alle nuove generazioni quello che è stato,
anche perché nel mondo
multimediale in cui viviamo
le immagini degli orrori del
nazismo e del fascismo non
impressionano quasi piu.
Che fare allora? È stata lan
ciata la proposta che ognuno
dei giovani presenti vada a
parlare con i propri nonni,
con gli zii o con amici, per
sentire dalla viva voce dei
protagonisti il racconto di
queste vicende, prima che sia
troppo tardi.
Un caloroso ringraziamento va fatto alle comunità di
Trieste (qqella elvetica-valdese di San Silvestro e quella
metodista di Scala dei Giganti), che ci hanno accolto e
rifocillato. La giornata è stata
allietata anche da una visita
alla scoperta del centro di
Trieste, che non conserva solo ricordi del lato peggiore
dell’uomo, ma riesce anche a
conciliare passato e presente.
Oriente e Occidente.
Sie: un convegno di svolta
Il punto suIFeducazìone
in vista della fede
GIOVANNI CARRARI
COME è stato già pubblicizzato sulla rivista «La
scuola domenicale» e su questo stesso giornale, nei giorni
1“, 2 e 3 novembre si terrà a
Ecumene (Velletri) un convegno nazionale del Servizio
istruzione educazione (Sie)
che fa capo alla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia: si tratta di un importante appuntamento che
coinvolgerà monitori e catechisti, un’occasione per far il
punto sull’educazione in vista della fede per le nuove generazioni.
Il prograntma, che prevede
anche alcuni laboratori utili
per il lavoro pratico, è centrato sull’esame del materiale prodotto fin qui a livello
deUa scuola domenicale e di
catechismo, ma soprattutto è
proiettato verso il futuro. I
metodi e i materiali prodotti
in questi ultimi 20 anni sono
ancora validi? Quali eventuali correzioni si debbono apportare e quali nuove tecniche didattiche possono essere utilizzate? Per ciò che riguarda il catechismo, inoltre,
si pongono ulteriori interrogativi: il punto di partenza
per coinvolgere gli adolescenti deve rimanere la Bib
bia, oppure è necessario un
approccio che tenga in maggior conto i problemi esistenziali di quella delicata fascia di età?
Da questo incontro ci si
aspetta che scaturiscano i
suggerimenti utili per impostare il lavoro del prossimi
anni. Lo stesso Sie va incontro a un rinnovamento che
riguarderà anche le persone
che attualmente se ne occupano. È chiaro che tutti quelli che operano nel settore
dell’istruzione religiosa nelle
nostre chiese dovrebbero
sentirsi coinvolti e invitati a
portare il proprio contributo.
Non occorre ribadire che la
scuola domenicale e il catechismo sono due settori di,
estrema delicatezza e importanza.
La predicazione ai più giovani rappresenta una sfida
che non si può ignorare, ma
che deve essere accettata con
entusiasmo e con spirito di
servizio, con un’adeguata
preparazione e con la prontezza a sapersi sempre rinnovare. Il convegno, nazionale
ma al quale parteciperanno
anche persone provenienti
dall’estero, è dunque l’occasione per un confronto che si
profila ricco, stimolante e
proficuo per le nostre chiese.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Convegno nazionale
del servizio istruzione educazione
Ecumene 1“-2-3 novembre 1996
Il futuro dell'istruzione reiigiosa nelle chiese della Fcei
Da più parti si sente la necessità di «fare il ‘punto» sui programmi e sui
metodi delia scuola domenicale e del catechismo, soprattutto ora che sta
per concludersi la preparazione di un ciclo e il gruppo Che per molti anni
ha portato avanti il lavoro dei Sie si appresta a passare le consegne a un
nuovo gruppo che dovrà formarsi. Vi sono novità anche per quel che riguarda il catechismo. Vogliamo parlarne insieme? Abbiamo bisogno del
contributo di idee e della disponibilità di quanti intendono continuare a
impegnarsi nel difficile, anche se estremamente arricchente, compito
della trasmissione dell'esperienza di fede alle nuove generazióni.
Programma
Venerdì 1°
Mattina:
' novembre
Relazione introduttiva su identità, formazione e linee di lavoro.
Relazione sui mutamenti delle tecniche di comunicazione
nei campo dell'istruzione religiosa. '
Lavoro di gruppo sulle relazioni.
Pomeriggio: Laboratori.
Sabato 2 novembre
Mattina: Relazione introduttiva sulle linee di lavoro futuro per la
scuola domenicale.
Relazione introduttiva sulle linee di lavoro futuro per il catechismo.
Pomeriggio: Lavoro di gruppo per suggerimenti e indicazioni per l'istruzione biblica nei prossimi anni:
1) «La scuola domenicale»;
■ 2) materiale didattico della squola domenicale
I 3) catechismo.
Domenica 3 novembre
Mattina: Conclusioni e culto finale.
Finora hanno dato la loro adesione in qualità di membri del.Comitato Sie
e come relatori o animatori dei gruppi e dei laboratori: Giovanni Anziani,
Gabriella Besaglia, Giovanni Carrari, Silvana Colombu, Valdo Cozzi, Graziella Gandolfo, Silvia Gastaldi, Ermanno Genre, Giorgio Girardet, Maria
Girardet Soggin, Katharina Hess, Annamaria Lorandi, Erica Naselli, Nicola
Pagano, Luana Pallagrosi, Giuseppe Platone, Yann Rédallé, Salvatore Ricciardi, Lidia Ribet, Sergio Ribet, Sandra Rizzi, Claire Rollier, Bruno Rostagno, Dario Saccomani, Franco Scaramuccia, Thomas Soggin, Paolo Spano, Karola Stobaus, Renata Strisciullo, Sergio Tattoli, Paolo Tognina, Teodora Tosarti, Emanuele Troiani.
Il costo del convegno è di L 120.000 (dalla cena di giovedì 31 ottobre; L.
95.000 dal pranzo di venerdì 1° novembre). Le iscrizioni vanno inviate
entro il 15 ottobre presso l'ufficio del Sie, via Porro Lambertenghi 28,
20159 Milano, tei. 02-69000883; fax 02-6682645.
GAGUARI — Il messaggio della resurrezione è stato annunciato venerdì 4 ottobre dal pastore Miglio in occasione del fq.
nerale del fratello Giuseppe Sconamila, deceduto all’età di
81 anni. Durante la cerimonia Giovanni Sconamila ha cantato un canto in lùigua logudorese e ha letto una poesia in
ricordo del padre. Tutta la comunità battista esprime fraterna solidarietà alla signora Anna, ai figli e a tutti i congiunti.
PRAMOLLO — La comunità si rallegra e gioisce con Nadia e
Winfrid Pfannkuche per la nascita di Salome e augura alla
bimba e ai genitori una vita sempre felice e benedetta dal
Signore.
• Nel corso del culto di inizio delle attività, domenica 6 ottobre, sono stati battezzati Debora Travers, di Ugo e ^
Franca Zepegno, e Simone’Beux, di Mauro e di Claudia
Travers. Diamo il benvenuto al bimbi nella nostra comunità e ai genitori l’augurio di saperli educare e crescere nel*
la fede in Gesù Cristo.
• Ringraziamo Milena Martinat per il messaggio rivoltoci
nel corso del culto da lei presieduto domenica 29 settembre, e il pastore Bruno Corsani per la chiarezza e la convinzione con cui ci ha parlato sul come e perché leggere la Bibbia oggi, nell’incontro di studio biblico tenutosi il 4 ottobre.
tei
EP
Quan
sapei
MANTOVA — La comunità valdese ringrazia il pastore Felice ìj i tettava c
Bertinat che per tanti anni ha predicato l’Evangelo nella , / le, dispo
nostra chiesa di via Isabella d’Este. Più che un pastore,.- -perla tes
nella nostra'piccola comunità lo sentivamo tjome un fra-’
tello maggiore che ci ha insegnato, oltre alla parola di Dio,
il vivere insieme ai frateiii cristiani e di altre religioni. Non
potremo dimenticare il suo impegno quasi quotidiano nei
rapporti con chi soffriva: era sempre dove c’era bisogno,
Per stargli vicino ancora una volta abbiamo voluto festeggiarlo con tutta la comunità, che nell’occasione ha anche
conosciuto il nuovo pastore Giovanni Grimaldi. A Felice
Bertinat auguriamo un’infinità di bene per gli anni a veni*'
re e a Grimaldi un buon lavoro.
TORINO — Riprendono i corsi per i ministeri locali organizzati ■
dall’Assodazione chiese battiste in Piemonte e dal 4“ circuì*}
to della Chiesa valdese. Con questo terzo anno in cui vi saranno incontri sulla teologia dell’Antico e del Nuovo Testamento, sulla storia della teologia, su liturgia e omiletica, su |
catechesi e animazione si conclude il secondo ciclo triennale di studi iniziato nel 1994. Il primo incontro sarà sabato 26
ottobre alle ore 15 presso i locali di via Bertela angolo via :
Passalacqua (chiesa battista) con teologia dell’Antico Testamento, tenuta dal pastore Eugenio Bernardini. Per informazioni rivolgersi a Gino Dentico, tei. 011-618079.
• Il 21 settembre si è spenta serenamente Maria Mazzia Actis, di 95 anni, òspite della Casa di riposo «Villa Grazialm»:di Avigliana. Non è nostra abitudine parlare di chi ci ha la*
sciato, convinti come siamo che la gloria e i’onore spettano' ,
al Signore, ma una parola su Maria va pronunziata. «Unal
piccola grande donna» l’ha definita una sua coetanea in
casione degli ultimi gesti d’amore che come credenti
mo tributato al corpo senza vita di Maria. La definizione èl
esatta. La gioia, la serenità, la bontà, l’ardente desiderio dia
testimoniare del «suo» Signore hanno reso la sorella Mi "
grande agli occhi di tutti, nonostante la sua fragile, minutai
figura. Ringraziamo il Signore per l’esempio di fede che Ma-,,
ria ci ha lasciato. Alla sorella Giacinta Mazzia, ved. Ferren&i
alla nipote e parenti tutti va la solidarietà cristiana della ,
chiesa di Torino via Passalacqua. Nel breve percorso di que
va ingaf
centrale 1
logemell
flumche £
to nelle f
f pure lui £
landato al
allenarne
intervista
mo ad ari
custode
Silas gioì
in Arger
bambino
si trovavi
secondo
Pereira in
-Che c
di Cristo?
«Innan
(Jtisto nc
àamo ur
/svariate c
mo insiei
re laBibl
ttacoraggi
sere atle
sponsabi
■laccio pa
lazarem
lenova,
esiste la C
|Perdò, ol
con gli at
in Italia,
ien^
sta vita, ci consenta il Signore di rimanere ancora uniti dal i Èolarmei
comune affetto che ci legava a Maria, perché ci siano
ancora moment} di gioia e ragioni per ringraziarlo.
MONDOVÌ — Domenica 6 ottobre, onorando una tradizione
quasi decennale, si è tenuto l’annuale incontro dei giovaid
evangelici della provincia di Cuneo presso ia Cà del Cè a Be-\
presenta
Suovo p£
t£ina con
Fontana
IdairUcet
anni, all(
nevagienna, reso possibile dalla grande ospitalità dei coniu-, Conn™
gi Antonina e Saverio Merlo. Il tema di quest’anno «La vera
ricchezza», ha ruotato intorno alla parabola del ricco stolto.
L’incontro, coordinato dal pastore Herbert Anders e dal fra- «jgjjg
tello Saverio Merlo, è culminato nella preparazione del pa- *i ’¿j
ne, come simbolo di vita, da parte dei presenti. Anche i tne- ‘
no giovani si sono trattenuti in dibattito e preghiera, guidati
dal fratello Claudio Bo, diacono della Chiesa evangelica di
Mondovì, sul tema «Il problema della ricchezza nell’esistenza umana». Un bell’appuntamento che rafforza i legami da
sempre molto forti tra gli evangelici della provincia cuneese
e che vede tutti i presenti, e in particolare i giovani evangelici, partecipare con slancio e allegria.
COMO — Il 4 ottobre abbiamo preso un sofferto commiato d^
nostro fratello Paolo Forma, deceduto a Varese a 68 anni.
Originario di La Spezia, attivo nella locale chiesa metodista*
da molti £inni a Varese e membro della comunità di Luino, è
stato per decenni un appassionato testimone deU’EvangelOi
un predicatole locale della chiesa di Como e delle chiese dd
Verhano, in tutti lasciando vivo il ricordo della sua schietta
fraternità. I funerali si sono svolti nella chiesa battista di Varese, presieduti da Francesca Cozzi e Ennio Del Priore con
la numerosa partecipazione di amici e di fratelli e sorelle
nella fede provenienti dalle diverse località della diaspora
comasco-varesina. Alla moglie, ai figli e ai parenti tuttr
esprimiamo la nostra fraterna solidarietà nella prova, riconoscenti al Signore per quanto attraverso lui ci ha donato.
toi prese
A Stefa
flcolo del
Chiesa eh
del pasto
alni: «Cc
AGI
Domer
)mimitè
tilo a Sar
icorso ui
darena. 1
nn gmpp
VILLAR PELLICE — Ringraziamo i predicatori che hanno presieduto i culti in questo ultimo periodo: Aldo Comba, Uà*'
berto Rovara e Alfredo Janavel.
• Ci rallegriamo per la nascita di Matteo, primogenito di
Stefania e Luciano Ricca.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Paolino Monnet e di Stefano Berton.
Esprimiamo alle famiglie la nostra simpatia cristiana.
ANGROGNA — Con un culto di lode e ringraziamento a
cui
hanno partecipato tutti i gruppi della comunità e con tuj
pranzo comunitario è iniziato il nuovo anno ecclesiastici
è stata consegnata la Bibbia ai catecumeni del primo ann
ed è stata invocata la benedizione del Signore sulle moid
trici e sul responsabili delle varie attività.
• Nel corso di un culto ecumenico al capoluogo è stata ba •
tezzata Nicole Rostagnotto, di Tiziano e di Manuela '
ra. A Pradeltomo è Stato celebrato il matrimonio di ^
zio Fraitcioli e Silvia Fratini (Luserna San Giovanni).
cole, aUa sua famiglia e £illa giovane coppia, che risiederà
Susa, auguriamo una vita benedetta dal Signore.
■
- u
- u
- u
agapi
Un luo{
- d
- fc
- VI
agapi
*u un I
Pfossirr
di una f
Chiunqi
don noi
13
H996
s
nuncia! del ftill’età di
ha canaesia in
3 frater?iunti.
'Jadia e
uraalla
atta dal
ca 6 otgo e di
"laudia
comuere nel*
ivoltoci
settemconvin: la Bibittobre.
3 Felice
lo neUa.
'astore,
un fra- '
di Dio,
ni. Non
ano nei
isogno,
festegI anche
t Felice
a veni
mizzati
’ circuiri visa) Testa'tica, su;
rlenna-,
bato 26
50I0 tda
) Testaiforma
5ziaAc->
zialma»
:i h'a la*'
pettanò
1. «Una
a in ocj-.i
i abbia^
zione è|,
lerio (
Ma
minuta;^
;he Ma-'
-errerò,
la della
di que*
niti dal
no dati
.^cMFRPi 18 OTTOBRE 1996
Vita Delle Chiese
Il giocatore brasiliano del Genoa proviene dalla Chiesa del Nazareno
Paulo Pereira^ calciatore con la Bibbia
La militanza evangelica si realizza anche nella pratica sportiva vissuta
tenendo presente il rispetto per gli altri e la correttezza nel comportamento
PAG. 9 RIFORMA
EBMINIO PODESTÀ___________
Quando sono venuto a
sapere che il Genoa aveva ingaggiato il difensore
.centrale Paulo Pereira, fratello gemello di Paolo Silas, che
qualche anno fa aveva milita^ nelle file della Sampdoria,
pure lui atleta di Cristo, sono
andato al Pio XII, al campo di
allenamento del Genoa, per
intervistarlo. «È sempre il pri'"aio ad anivare» mi ha detto il
custode. Ho capito che si
trattava di una persona umile, disponibile e senza grilli
per la testa. Mi ha detto che
Silas gioca nel San Lorenzo,
in Argentina, che oltre al
bambino che aveva quando
si trovava in Italia ne ha un
secondo e un terzo in arrivo.
Pereira invece ha due figli.
- Che cosa vuol dire atleti
di Cristo?
«Innanzitutto gli atleti di
Cristo non sono una chiesa.
iSiamo un gruppo di atleti di
.svariate discipline e ci troviamo insieme spesso per leggere la Bibbia, per pregare, per
|iiipraggiarci a vicenda a essere atleti esemplari e responsabili. Io, per esempio,
&CCÌO parte della Chiesa del
Nazareno del Brasile. Qui a
bénova, ho saputo che non
esiste la Chiesa del Nazareno.
Perciò, oltre che incontrarmi
'Con gli atleti del Cristo sparsi
[;!li Italia, mi incontrerò con
Gli atleti di Cristo si oppongono alla violenza nello, sport
fratelli di altre chiese».
- Come riesci a conciliare
l’Evangelo con il gioco del calcio, che a volte è violento?
«Innanzitutto, tutto per
me, il calcio oltre che una
passione è una professione.
Pertanto come cristiano cerco di essere sempre rispettoso con i miei superiori, di osservare l’orario degli allenamenti, di avere un comportamento esemplare. Anche sul
campo cerco di non schernire mai Tawersario e, anche
se a volte devo entrare duro,
cerco di essere il più corretto
possibile».
- Oltre al gioco del calcio,
qual è nella vita il tuo impegno di credente?
«Secondo me anche un cal
ciatore può evangelizzare.
Dimostrando che pur essendo corteggiato, pur avendo
tante possibilità, posso rispettare mia moglie, dedicarmi alTeducazióne dei figli, vivere in modo veramente coerente con quello a cui credo».
- Come concili il tuo guadagno con l'Evangelo?
«Io ringrazio sempre il Signore che mi ha dato la possibilità di guadagnare giocando al calcio. Perché io sono
“decimista", cioè-di tutto
quello che guadagno devolvo
la decima parte alla Chiesa
evangelica. Pertanto più guadagno e più posso donare
all’opera del Signore».
- In un’intervista hai detto
che non potendo andare in
chiesa alla domenica tq porti
dentro di te la chiesa. Che cosa intendevi dire con questa
frase?
«Innanzitutto volevo ricordare quanto dice Paolo nella
I Lettera ai Corinzi 3, 16:
"Non sapete voi che siete il
tempio di Dio?’’; quindi come
credenti dobbiamo dimostrare che il Signore è sempre
con noi. Però il giornalista
non è stato preciso perché io
non intendevo dire che,
avendo il Signore con me,
non avrei avuto interesse a
incontrarmi con gli altri fratelli. Pertanto anche'se alla
domenica devo disputare la
partita di campionato, durante la settimana cercherò
di incontrarmi con i credenti
e pregare con loro il Signore,
per fraternizzare e fortificarmi nella fede. Adesso però
devo ritornare negli spogliatoi per prepararmi alTallenamento...».
Al termine di questo colloquio ho capito che l’atteggiamento umile di Pereira, la
sua spontaneità, la sua serietà e la sua estrema correttezza sono una valida alternativa a tutte le esasperanti
idolatrie che il gioco del calcio produce e che spesso crea
deleterie conseguenze, come
quella del povero Spagnolo, il
giovane ucciso drammaticamente davanti allo stadio
Luigi Ferraris.
Presentato alle chiese di Genova e Sampierdarena
envenuto al pastore Stefano Fontana
dizione'
giovairi
>è a Bei coniuLaVerà
) stolto,
dal fradei pale i meguidati
elica di
»sisten;ami da
luneese
;vange
iatodal
i8 anni,
todista,
nino, è
angelo,
lese dei
ichietta
idi Vane con
sorelle
iaspora
iti tuttia, neonato.
Ito prea, Um
Domenica 29 settembre la
^munirà battista di via Dattilo a Sampierdarena ha trascorso una mattinata particolarmente gioiosa: è stato
presentato ufficialmente il
iuovo pastore Stefano Fontana con la moglie Hélène.
Fontana è stato designato
^all’Ucebi, in prova per due
.anni, alle chiese barriste di
Genova e, appunto, Sampierdarena. Era presente anche
un gmppetto di fratelli e sorelle della Chiesa evangelica
di via Gradisca che ha guidato i presenti nel canto.
A Stefano è stato letto Tardólo del Regolamento della
®esa che tratta l’argomento
del pastore nei seguenti ter®ìni: «Compito di chi eserci
!
nito
di
ti occaSerton
0 acni
con un
iastico:
0 anno
motilità bat
1 Rivo;
ta il ministero pastorale è:
predicare la parola; ammaestrare per il discepolato di
Cristo; impegnarsi nella cura
delle anime; amministrare il
battesimo e la cena del Signore; presiedere gli atti liturgici; visitare gli ammalati;
confortare gli afflitti; ammonire i disordinati». La chiesa,
d’altro canto, è tenuta a agevolare Tesercizio del ministero del pastore e a collaborare
con lui. In parecchi hanno
pregato perché Stefano, con
l’aiuto dello Spirito Santo,
possa avere sempre la forza e
la capacità di dare testimonianze credibili a tutti. Poi il
pastore Fontana ha tenuto la
prima predicazione, sul passo dell’incontro di Gesù con
la samaritana (Giovanni 4, 142). Fontana ha fatto notare
come fosse importante e
scarsa l’acqua in Palestina, a
quei tempi, e come fosse faticoso andarla a prendere: ma
Gesù ha fatto capire alla samaritana, e quindi anche a
noi, che c’è un’acqua molto
più importante, quella della
Grazia, a cui tutti indistintamente possono accedere: basta credere alla sua Parola.
Dopo la cena del Signore
l’augurio è stato che la comunità di Sampierdarena
sappia veramente seguire
questo consiglio e, incoraggiata da questo giovane pastore e dalla ancor più giovane moglie, sappia camminare «in novità di vita».
■ Giovani battisti
Fra Narciso
e Peter Pan
MARTA VAURIA
AGAPE È:
- un’occasione per incontrare persone diverse da quelle che frequentiamo già; >
- un luogo in cui stuçliare, dibattere e ricercare insieme;
j, - un progetto a cui dedicare il proprio tempo, le proprie capacità, la propria fantasia.
agape è anche
Un luogo in cui passare alcuni anni della propria vita:
- dedicando le proprie migliori energie a questo progetto in un volontariato
a tempo pieno;
~ facendo parte di un gruppo comunitario che vive, lavora e cresce insieme;
- vivendo un’esperienza formativa unica.
agape si regge
su un gruppo residente, che collabora alla preparazione dei campi e inoltre:
- cucina i pasti per gli ospiti;
- si occupa del lavaggio dei piatti;
- - tiene pulito il Centro;
- fa funzionare l’ufficio;
- tiene la contabilità;
- cura la stampa dei vari materiali;
- mantiene la struttura efficiente e funzionante; ,
- gestisce il bar interno; ,
- svolge ogni altro compitoTiecessario alla vita e alla vitalità del Centro.
^l’ossimamente avremo bisogno in particolare:
Una persona che si occupi della contabilità e di una che si occupi della cucina.
Chiunque sia interessato/a a questa esperienza è invitato/a a prendere direttamente contatto
noi telefonandoci al 0121-807514, faxandoci al 0121-807690, scrivendoci a
Q Agape Centro Ecumenico, 10060 Frali (To)
''finendoci direttamente a trovare.
aspettiamo! gruppo residente di Agape
SSERE giovani tra Nar<< Jjj ciso e Peter Pan» era il
titolo del ìjrimo incontro che
l’Associazione delle chiese
battiste napoletane (Aben) ha
organizzato per i giovani delle diverse comunità. L’animazione teologica è musicale, preparata rispettivamente
dalla pastora Anna Maffei e
dad maestro Carlo Leila, hanno coinvolto più di trenta ragazzi e ragazze il 28 settembre presso il centro evangelico «Il vecchio mulino» a Triflisco (Ce).
Da un lato si è tenuto presente il ricordo del mito greco
di Narciso, innamoratosi della sua stessa immagine riflessa in un corso d’acqua, dall’
altro quello di Peter Pan con
la sua fantastica e felice «Isola
che non c’è». L’immagine
può condizionare le relazioni
interpersonali e svilire l’identità individuale, e che ogni
persona porta con sé il sogno
di un luogo in cui non ci sono
sofferenze e ingiustizie. Se
Mosè avesse avuto uno specchip, egli vi avrebbe visto riflessa un’immagine frantumata: chi era? Forse un egiziano, iin ebreo, un’emigrato
in terra straniera? Eppure Dio
dà senso alFidenrità confusa
di Mosè, che diviene parte di
un piano di liberazione: spezzati i lacci della schiavitù egiziana, il popolo d’Israele sarà
guidato verso una terra fertile
e spaziosa dove scorre latte e
miele. Attraverso gli occhi
della fede è possibile credere
alla promessa di un luogo in
cui non ci sarà più pianto o
grida di dolore e dove il lupo
abiterà con l’agnello. Questo
luògo c’è, ma non esiste ancora: bisogna allora continuare ad essere sempre più
testimoni del piano di riconciliazione voluto da Dio per il
mondo intero
Agenda
CICCIANO — Alle ore 19,30, nella sala
conferenze delle suore francescane alcantarine in via San Francesco d’Assisi, il prof.
Tobia Raffaele Toscano tiene una conferenza dal titolo «Il sentimento religioso di
Alessandro Manzoni e il cattolicésimo liberale dell’Ottocento». L’incontro è organizzato dal centro
culturale «Giovanni Diodati».
BERGAMO — «Alle origini del federalismo modemò. Zwingli, Bullinger e la Riforma protestante» è il tema della prolusione
dell’anno sociale 1996-97 del Centro culturale protestante, tenuta dal pastore Emidio
Campi alle ore 16 nell’ex sala consiliare di
via Tasso 4. Per informazioni tei. 035-238410.
TORINO — «Bibbia, profezia e apocalittica» è il titolo del
dibattito che si tiene nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele 23 alle ore 15,15, con la partecipazione di Mario
Miegge, Giulio Giorello e Giorgio Bouchard. Sarà presentato il libro di Mario Miegge, «Il sogno del Re di Babilonia»
(Milano, Feltrinelli, 1995). L’incontro è proposto, fra gli altri, dal Centro di cultura «Arturo Pascal», dal Sae e dalle comunità cristiane di base. Per informazioni tei. 011-6692838.
LA SPEZIA — Presso il Centro Salvador
Allende, la Chiesa battista di via Milano 40
con il patrocinio del Comune di La Spezia
organizza i festeggiamenti per i 130 anni della presenza battista a La Spezia; alle 15,30 lo
scrittore Maurizio Maggiani e i pastori Franco Scaramuccia, Emmanuele Paschetto e Domenico Maselli
parlano sul tema «1866-1996: un percorso storico tra fede e
impegno civile». Per informazioni tei. 0187-703753.
VASTO — «L’esame degli atti del Sinodo ’96» èli punto
centrale all’ordine del giorno deH’Assemblea ordinaria
delle chiese valdesi e metodTste del 12” circuito, che ha inizio alle ore 10 nella chiesa valdese di via Martiri della Libertà 46. La chiusura dei lavori è prevista per le ore 17,30.
Per ulteriori informazioni tei. 0873-363173.
TRIESTE — Per il ciclo «Ottobre organistico», organizzato dal Centro culturale elvetico
valdese «A. Schweitzer», alle ore 20,30 nella
basilica di San Silvestro in p.za S. Silvestro
1, l’organista Marcello Rosso eseguirà musiche di Bach, Buxtehude, Mendelssohn,
Alain, Langlais, Messiaen. Informazioni allo 040-632770.
TORINO — «La riconciliazione nella Bibbia» è il tema della conferenza che si tiene
alle ore 21 presso il Seminario metropolitano di via XX Settembre 83. Partecipano
Paolo De Benedetti, docente di Antico Testamento airUniversità di Urbino e di Giudaismo alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di
Milano, e Bruno Corsani, prof, di Esegesi neotestamentaria
alla Facoltà teologica valdese di Roma.
TORINO — Per i concerti al tempio valdese della stagione 1996-97, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, alle ore
21 viene proposto «La musica del silenzio»
con i musicisti Sandro Picco e Alberto Ezzu; ingresso lire 10.000. L’incasso sarà devoluto all’iniziativa «Unòrgano bachiano a Torino».
PRATO — Dalle ore 9 di sabato al pomeriggio di domenica si svolge una «Due giorni sulla cultura della pace» organizzata dai
sacerdoti del sacro Cuore di Gesù e dalla
Commissione dehoniana «Impegno sociale
giustizia e-pace» presso la parrocchia dello
Spipto Santo in via Silvestri 21. Per informazioni rivolgersi alla comunità dehoniana tei. 0574-28137.
GENOVA — Nei saloni della chiesa valdese di via Curtatone 2, alle ore 15 si tiene
l’assemblea ordinaria della Federazione delle chiese evangeliche della Liguria e del
Piemonte meridionale. All’ordine del giorno, tra le altre cose, il progetto Santa Margherita e le attività culturali per l’anno 1996-97 (Riconciliazione, modernità, decennio di solidarietà con le donne).
Per informazioni tei. 010-8391402.
TRIESTE — Per il ciclo «Ottobre organistico», organizzato dal Centro culturale elvetico valdese «Albert SchweitzcD>, alle ore
20,30 nella basilica di San Silvestro in piazza San Silvestro 1, l’organista Luca Moser
eseguirà musiche di Bach, Buxtehude, Kuhnau. Per informazioni tei. 040-632770.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a
domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 8,15. Domenica 20 ottobre (replica lunedì 28): Con Dio al nostro-fianco: la destra religiosa nelle
prossime elezioni americane. ^
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 riforma
■ f'
■ I
Riforma
UAfghanistan e le donne
Letizia Tomassone
I Talebani «non sono solo dei reazionari ma vivono in
un mondo inesistente e danno la peggiore immagine possibile deirislam». Questa critica agli «studenti islamici»
afgani viene da uno dei maggiori quotidiani Iraniani ed è
significativa di una discussione interna qlTIslam che noi
tendiamo a ignorare. Proprio in giorni come questi, di
fronte alla notizia del regime fondamentalista che si sta
imponendo in Afghanistan, dobbiamo ricordarci che
rislam non è una cosa sola, e soprattutto che non è identificabile tout-court con il «nemico». Già facendo questa
operazióne dentro di noi sosteniamo le donne e gli uomini che vivono l’IsIam in modo aperto e critico.
Anche le donne afgane vivevano nell’Islam in modo
aperto. La società afgana era organizzata sul modello russo, con la presenza di donne in tutte le professioni e i set■tori di lavoro. Era, ed é, anche una società povera, in cui
molte donne, soprattutto le vedove di guerra, lavoravano
con dei contratti del tipo «lavoro in cambio di cibo». Una
delle prime azioni compiute e imposte con la violenza dagli «studenti islamici» è stato U divieto alle donne di recarsi nei posti di lavorò. I Talebani hanno imposto questa regola, segregando decine di migliaia di donne nelle case,
nell’attesa di ristrutturare la società ed il lavoro in modo
tale che donne e uomini non abbiano più contatti. A Kabul i Talebani, da poco più di un mese, hanno segregato e
imposto U velo dalla testa- td piedi alle donne che escono
di casa, ma già da un anno questa era la situazione in alcime regioni afgane occupate dagli «studenti islamici».
È ima situazione che rende visibUe senza nascopdimenti la struttura patriarcale dell’Islam. Patriarcale, sia detto
con chiarezza, non significa soltanto una certa struttura
di rapporti fi'a uomini e donne, ma anche un modo di stare nel mondo. Il patriarcato ha posto al centro del mondo
un soggetto unico, U maschio, una ragione che pretende il
mondo a propria misura. Proprio la libertà delle donne
afgane ha messo in questione il mondo imico del Talehanl, spingendoli a ripristinare con la violenza l’ordine patriarcale. Ma la questione dei diritti umani femminili è
passata in secondo piano anche in Occidente. Infatti gli
Usa stanno facendo di tutto per restare in buoni rapporti
con questo governo, al punto da inviare i loro diplomatici
a Kabul, per avere una buona postazione ai confini della
Russia e dell’Iran. Purtroppo fino ad oggi la politica, occidentale o islamica, ignora il nodo del rispetto deila differenza di gehere rivelando così il suo carattere patriarcale.
Tre sono a questo punto le preoccupazioni di cui noi,
uomini e donne occidentali, ci possiamo fare carico. In
primo luogo lavoriamo perché la condanna occidentale
non venga subordinata a interessi di potere e non diventi
quindi un puro esercizio retorico. Che la pratica segua le
parole, e che le persone e le loro vite, le loro aspirazioni e
speranze abbiano un importante peso nella politica mondiale. Si tratta di un’utopia concreta, ma perché non insistere con queste banali, piccole, importanti utopie? In secondo luogo restiamo in dialogo con le donne e gli uomini
islamici che nella società italiana vivono. Insomma, non
lasciamoci andare à ima condanna generica della violenza
e del patriarcato islamico, ma sosteniamo l’Islam critico e
intelligente dei nostri compagni e compagne di strada.
Infine la nostra preoccupazione è che le bambine e i
bambini afgani non debbano crescere nella segregazione
di genere, ma abbiano la possibUità di imparare a vivere
nella comunità delle donne e degli uomini. E forse, oltre
alla condanna dovuta, oltre alle pressioni sul governo
americano, un modo perché quest’ultimo obiettivo resti
centrale nelle nostre teste è di attuarlo già qui, fra tioi.
Perché non è soltanto l’Islam interpretato dai Talebani
che rende'difficile praticare la comunità deile donne e
degli uomini. Tutte e tutti noi siamo coinvolti nella fatica
quotidiana di costruiria, questa comunità. E quando
perdiamo di vista questo obiettivo globale, permettiamo
che accada la segregazione delle donne in Afghanistan
senza che la politica occidentale ne sia turbata.
Ritorma
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri; http://www.alpcom.it/riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Porla, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Pascheno. REDATTORI; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Alberto Coreani, Marta D'Auria, Avernino DI Croce, Piera Egidi (responsabile
ai sensi di legge), Fulvio Ferrarlo, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Jean-Jacque$
Peyronel, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pienraldo Rostan, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
AMMINISTRAZIONE; Ester Castangia.
ABBONAMENTI: Daniela Actis.
FOTOCOMPOSIZIONE: Aecs.r.l. MondovI-tei. 0174-551919.
STAMPA: La Ghislerlana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125Torino.
mODMBKtfW IKnffMnM UniuRm con I cC0 OiHV MVff nVoM/:
non pHà BBMW MpdpM BàPBfMMmto
Tariffe Inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 39 dellTI ottobre 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 9 ottobre 1996.
È pronto ¡1 decreto del ministro della Pubblica istruzione, Berlinguer
La storia del ^900 nelle scuole
Un insegnamento critico, pluralista, rispettoso della verità storica è fondamentali
per orientare le giovani generazioni nella complessità del mondo contemporaneo
MAURIZIO QIROUMI
E PRONTO il decreto del
ministro Berlinguer che
prevede Io studio deUa storia
del nostro secolo nell’ultimo
anno delle medie inferiori e
superiori. Un insegnamento
critico, pluralista, rispettoso
della verità storica, che aiuterebbe i giovani, ben più efficacemente della televisione, a orientarsi nella complessa babele del mondo
contemporaneo. Anche Gentile del resto, ricorda il ministro nella sua lettera a Montahelli pubblicata dal Corriere della Sera del 13 ottobre,
aveva stabilito che il programma di storia deU’ultimo
anno di liceo trattasse l’ultimo secolo di storia «fino ai
giorni nostri», Montanelli
condivide il proposito del
ministro ma teme che la
scuola, ridotta in stato comatoso dal permissivismo e dalla demagogia dei precedenti
ministri, rigetti la riforma come sta rigettando il numero
chiuso, unica medicina capace di restituirle vita e salute.
Come non essere d’accordo
Con la proposta del ministro?
Che razza di democrazia è
quella che chiama a votare i
diciottenni ma solo al 5% di
loro fornisce sommarie conoscenze di storia contemporanea che nella maggior parte
dei casi arrivano alla Liberazione? Ben venga la storia del
Novecehto «fino ai giorni nostri». Sulla citazione di Gentile, e sulla solidarietà di Montanelli, invece, se fossi il ministro ci andrei assai cauto.
La popolazione accoglie le truppe partigiane che entrano in Bologna
con il Concordato, all’inserl
La riforma gentiliana della
scuola fu quella che riservò ai
figli dei ricchi l’accesso alla
storia, alla filosofia e alla cultura umanistica in genere,
quella che dava accesso all’
università, dove si completava la formazione delle classi
dirigenti. Alla massa dei figli
dei proletari era riservata
l’istruzione elementare (ma
nel censimento del 1931 gli
analfabeti ufficiali erano il
20%; in Calabria il 48%) o al
massimo qualché anno di
istmzione professionale, senza possibilità di accesso all’
università. Fu quella che,
considerando i docenti sacerdoti dello spirito, per definizione capaci d’insegnare,
svalutò e lasciò morire le nascenti esperienze e xicerche
pedagogico-didattiche; tanto
la scuola, quella vera, era riservata a pochi eletti. La riforma gentiliana concesse
ampia libertà alla scuola cattolica preparando la strada.
mento della religione cattolica in tutti gli ordini di scuola.
Per non dire della svalutazione dell’istruzione scientifica
e tecnologica, operata da tutta la cultura neoidealistica
italiana dell’epoca.
Il concetto chiave fu la gerarchizzazione: delle classi,
delle idee politiche, delle culture, delle religioni, per finire, nel 1938, con le razze. La
figura di Gentile è dunque un
ottimo esempio, negativo, di
politica scolastica: c’è solo da
andarsi a leggere quali fossero le direttive per l’insegnamento della storia. Quanto al
numero chiuso istituito, contro la Costituzione, in molte
università e raccomandato
da Montanelli esso sintetizza
l’angustia di vedute, fino ad
oggi, delle classi dirigenti italiane. L’Italia settimo paese
industriale, economia di trasformazione, bisognosa dunque di enormi risorse di in
ventiva scientifica per sviluji
pare nuove tecnologie e
ve sinergie di tutti i lavorato^ Sch
verso la qualità totale; ques| • Z adol
Italia e penultima fra i ; f^guem
industrializzati nel produt^ °
diplomati e laureati. Non ha'
avuto il coraggio (finora) I
spostare risorse dagli arma,
menti all’istruzione, dalla
rendita finanziaria alla prò.
duziohe di sapere ma, al con.
trario di quanto hanno
negli ultimi 50 anni i
leader della tecnologia moti
diale (Germania e Giappone];
lesina le risorse aU’istmzioii(
alla ricerca, all’università, e
Boleti
sieri» di
pubblici
cura dell
assume come
cultura necessaria al sistent
“'17.13 M«p*
produttivo e sociale, la cubi!,
tura delle aule e dei labprate ; ¡„¿»1 l’a
ri universitari. n
1. 1, . non fu 11
Che 1 accesso alla stona del „i, al cor
Novecento, alla cultura e alla eanze a
scienza venga allargato e non carne Pi
riservato alle élite, che nuoti in manie
risorse vengano investite nel-, sciente
la scuola statale e non iti uprameva
quella privata, per sua natura , %■ anch
sottoposta a interessi parti® ^ avWano
lari di'tipo economico o id® ' notazion
logico: che metodi e strumeih ;
ti nuovi di insegnaménti
Ed ecc
vengano forniti ai docen#^^
oggi alle prese con generazi| 'L aì noi
ni di giovani carichi di sp^ ¿rativo
ranze di problemi e di gius!
ficate apprensioni. Se queste .„„anHn
sono le aspettative diffu| punían
che accompagnano, anco! /
questo governo, non varf ”5/
be la pena coinvolgere nei
ricerca di nuove strade i prò* ' ^ „
tagonisti della scuola? GUstu- ¿maíe
denti, i docenti e i lavoraiù mire di
che, oggi più che mai, pagi
salati gli studi dei loro i
ile, nel,
ravano p
a «rifare
maturai
-scienza!
di sterni
id'paese
cultura,
compete
«suatecni
zio del 1
milioni f
'pisegnò
C’era i
vevamo
; dopoAui
Continua il
L'Italia delle «
dibattito sulla «questione settentrionale» e il federalismo
piccole patrie» non può stare in piedi
CUUDIO H. MARTELLI
NELLE settimane che precedettero nel 1848 la caduta della Repubblica di San
Marco, nell’ultimo lembo di
terraferma residuo del glorioso iihpero per secoli baluardo dell’Occidente e del cristianesimo che Napoleone
aveva svenduto all’Austria
con la Pace di Campoformido, arrivarono con tutti i
mezzi da ogni parte d’Italia e
perfino dall’estero uomini di
ogni età e di ogni condizione
sociale pronti a morire per
un’idea. L’idea che l’Italia
avesse in sé la capacità di
esprimere i valori della dignità, deU’indipendenza, della giustizia. Tra le paludi di
Marghera, in quei caldi giorni
di agosto, la difesa di Venezia
fu una battaglia per l’onore
degli italiani come accadde
in difesa della Repubblica
Romana o, quasi cento anni
dopo, nella logorante e sanguinosa guerra di Resistenza
contro i nazifascisti. Daniele
Manin e i suoi amici non fu
tono più veneti e meno Italia
ni di Mazzini e Garibaldi, di
Oberdan o di Stuparich, di
Matteotti, D’Acquisto, Pettini
o Lombardini.
In questo passato settembre invece, proprio a Venezia, abbiamo assistito allo
spettacolo dell’autoproclamazione della Repubblica del
Nord. E come allora il Piemonte stette a guardare così
Roma ha lasciato che le cose
andassero per conto loro. Chi
in settembre ha tirato un sospiro di sollievo però non si
rallegri troppi), molte delle
ragioni alla base della protesta sono vere.
A «difendere Venezia» non
è stato in questi cinquant’an
ni della Prima Repubblica il
sistema di potere che abbiamo creato, accettato e condiviso a larga maggioranza. A
«difendere Venezia» oggi pretendono di starci Bossi, Maroni e soci che si atteggiano a
Robin Hood e sanno invece
essere solo Mister Punch, la
versione nord-europea di
quel Pulcinella che dichiarano di odiare tanto.
Resta da chiedersi come se
ne esce. E se è possibile uscirne. Non certo con il protagonismo della magistratura, non certo con una riforma delle istituzioni che non
entra mai nel merito delle
questioni. Non se ne esce
certo chiedendo al paese pesanti sacrifici economici che
la gente una volta di più pagherà per mantenere gli industriali italiani nel loro paradiso aumentando i disoccupati. Non certo facendo
finta di credere che in Italia
orefici, salumai e farmacisti
abbiano un reddito inferiore
al pensionati minimi. Non
certo consentendo agli impiegati pubblici di andare in
pensione a trent’anni o di
scaldare sedie in uffici nei
quali nessuno sa che cosa si
produca che giustifichi uno
stipendio.
Per l’Italia è tempo di sciogliere i tanti vecchi nodi che
si porta dietro, anzi è tempo
di tagliarli con un colpo di
accetta forte e deciso. Non
credo facciano paura le misure dure, gli impegni, i sacrifici. Fa paura la mancanza di
prospettive, di programmi
chiari, la coerenza di volontà
per un cambiamento che
tocchi fino in fondo tutti,
nessuno escluso.
«Lontano da Roma» scandivano i neonazisti sudtirole
si negli anni ’60. Ma per andare dove? Nel capoluogo
morale della corruzione italiana, lassù a Milano dove le
inchieste continueranno per
tutto il terzo millennio? Qui
non si tratta di vantare presunte verginità o primogeniture morali e politiche. Sono
state vendute tutte per succosi piatti di zuppa di lenticchie. Qui si tratta di dire basta e di voltare pagina guardando al domani e creando
in vista di esso un quadro di
democrazia autentica che abbia alla sua base poteri ben
delineati, leggi chiare e pratiche, una burocrazia efficiente, un profondo senso della
verità, della giustizia del rispetto per le persone.
La solidarietà è tutto meno
che uno slogan: l’Italia nuova
deve nascere su queste basi.
E per farlo è necessario il
concorso di tutti coloro che
vo^iono continuare ad essere italiani pur essendo legittimamente anche padani, veneti, lombardi, siciliani o
friulani. La storia ci ha già insegnato che ritalietta dei
mille staterelli, quella delle
piccole patrie, è un paese da
operetta che non può stare in
piedi. Una casa divisa e in
lotta con se stessa è destinata
a crollare. E noi con essa,
nessuno escluso.
Pochi ricorderanno che a
Trieste negli anni ’70 nacque
quel movimento autonomista che si indicò come il «Melone». La gente di questa città
si era proprio scocciata dell’
ignoranza grassa dei ministri
e dei sottosegretari, del continuo furto delle industrie e
dei commerci, di una Regione a statuto speciale che, nata proprio per la particolarità
della città giuliana, di auto
della
ata alla
iraziella
lo di ria]
:a parte
irituale
nomia vera non le conferì'
neanche un grammo lasci®]
dola in ostaggio di virulenti^
insospettabili campanilisii
alimentati prima dal cleri
cattolico e dal Movimento
Friuli e oggi dai sedicenti
nordisti.
A Trieste però nessuno
pensò mai che l’italiano
Napoli, Roma o CatanzaJ^^^^^
fosse meno fratello, meno ... .o
degno di rispetto, meno poi'
tatore di valori. Negli anw
’70 a Trieste si condividevao
bel proclama del 1848 nd
quale Daniele Manin
nicava agli altri stati italia®
che Venezia, nelTerigersi d
Repubblica, non intende^;
separarsi dal fratelli italiani?
Trieste aveva provato cosi
vuol dire stare separati. W
aveva provato con TAustna
con i terribili quaranta gioir
di occupazione titina e le sa
foibe, con la perdita di tut»
la sua provincia e dell’Istria
con i dieci anni di f®®“ «i
Territorio libero. Si chiede^
allora di non essere piò n*
trattati, malgovernati, unn
fiati dalla finta democraz
che può diventare prepof®
za dei numeri. Si voleva
domani aperto per tutti
essere protagonisti e non p
sudditi. .rt
Forse dobbiamo riscop^
queste idee e assieme ^
il dovere-diritto di
fino in fondo la
lità a livello personale e io *
le, dal momento del j, ’
quello del controllo nell e
smo di essere cittadini
giorno, riscoprendo in
dignità, l’onestà, la sp®^, m
del futuro. La cultura ^
delega non paga, sopr®“ ^
se persisterà il folle
atteggiamento morale e P ;
co che lo stato è altro a®
Signor
Maria», s
lami sul
•tembre
nella Re
Verìssir
«Volevan
la». Que
rondo. S
hicolon
Pnbblic
abe molt
«%a l’r
Italia fui
®a e noi
Vecchi £
Slovaniss
iutando,
^tetìzia
aondivisi
b da divi
deschi
battuto (
bn fede
lA
.'■f
'l»ol
133
15
18 OTTOBRE 1996
PAG. 11 RIFORMA
Hi
ïr
enfa/e
cráneo
>er sviluj.
e nuo.'
lavoratol
Ja; que^'
fra i paeÿprodurre
i. Non ha'
finora) di
‘gli armane, dalla!
alla pròla, al coninno fatta
ni i paesii
igia moii
'iapponà
struzioM
:versità,
ura deüí
il sisteim
!, la cuba
storia del
tura e ala
iato e non
;he nuovi
estite nek
e non la
ua natig
li pa
co 0
strumei
n amenti
docenti
;enen
li di spedi gius!
Se questi
e diffuse
), ancori
n varrei
?ere nell
ade i pròa?Glistulavoratili
li, pagi ■
rofigl^
i Rileggendo
i «Pensieri»
di Carlo Lupo
Ho letto e poi riletto i «Pensieri» di Cario Lupo appena
pubblicati dalla Claudiana a
^ della figlia Graziella. Per
Quelli che come me, poco più
che adolescenti alla fine della guerra, studiavano o lavoralo per prepararsi meglio
a «rifare» il mondo, toccò di
maturare prendendo coscienza dell’orrore dei campi
di sterminio; accettare che
un paese, culia di una grande
cultura, avesse messo la sua
competenza organizzativa, la
sua tecnica e scienza al servizio del freddo massacro di
miiioni e milioni di persone,
ci segnò profondaménte.
C’era stato Dio e la nostra
fede prima di Auschwitz. Dovevamo vedercela con Dio
dopo Auschwitz! Furono anni
in cui l’animo di moiti di noi
non fu incline a introspezioni, al conto delle nostre mancanze, alla redenzione deila
carne. Prendemmo, anche se
in maniera non sempre cosciente alcune distanze! Ci
premeva di agire, di costruire; anche le pietre di Agape
. avevano per noi questa connotazione.
Ed ecco che ora, nei pensieri di Carlo Lupo, trovo la
[■ possibilità di gettare una sper de diponte tra il dopo e l’imperativo assoluto della non
dimenticanza, e il prima,
'Quando, parlando della natura umana, scrive; «La natura
:%mana, accettala come essa è,
disprezzarla. Avvolgila
MÙa pietà che Cristo ha per
U Dio, non è il bene contrario
al male, ma la pietà. Bisogna
uscire dal sì o dal no, dalla
lòtta del bene e del male, ed
tatrare con animo consape^le, nel giardino ove è l’albero della vita». Pertanto sono
:ata alla figlia di Carlo Lupo,
praziella, per avermi conces10 di riappropriarmi di questa parte della nostra eredità
lirituale.
^ Rarità non vuol dire omologazione
' Dònne in divìsa? No, grazie!
MOilWNQÌ*
' «■ * i ■** 4 ^ -ì ■ \
O I leggono periodicamente sulle pagine
dei quotidiani le affermazioni elogiative
. (e come potrebbe essere diversamente?) del
ministro della Difesa iri carica sui progetti
che ritardano il nuovò modello di difesa,
l'esercito professionale, la possibilità di farne parte anche per le donne. Le argomentazioni sono spesso superficiali, non dando
conto della cótnplessità e delle contraddizioni che una tale riforma può portare con sé, a
partire dalla voce «costi», tralasciata ad hoc.
Come essere umano, che non accetta la
violenza come mezzo di risoluzione dei con-"
flitti anche per la sua comprovata inefhc^ia.
sostituendovi la pari opportunità; in altri termini lo scopo non è più ottenere la possibilità di fare le stesse cose, ma rispettare le reciproche diversità, dando a esse pari dignità.
Se parità significa omologazione a un modello maschile -maschilista di cui in questo
modo si rinnova ancora una vòlta la credibilità, e questo pare essere il concetto sotteso
alle proposte del ministero della-Difesa, la
strada da percorrere per sensibilizzare le coscienze, in questo caso anche e soprattutto
femminili, è molto più lunga dì quanto non
vogliano far credete le politiche nazionali e
comunitarie a favore delle pari opportunità.
Fatta salva la libertà di scelta, che spesso
così libera non è influenzati come siamo nel
nostro pensiero dal nostro vissuto, dal tipo
di educazione ricevuta e dalle strutture della
e come donna, mi disturba sentir parlare di
partecipazione femminile all’esercito, soprattutto qualora tale affermazione «a ac- , società in cui viviamo, mi auguro che queste
compagnata, persino da parte deUe donne -jighe raggiungano lo scopo di risvegliare lo
stesse, da un moto di nvincita quasi questo critico se non altro delle interessate
fosse un segnale di vittona nella battaglia (e; ' su un argomento che può sembrare margi:
uso ^estq vocabolo non a caso) per la pa- " jjgjg j^gjjg g^g implicazioni non lo è.
rità. Da piu di 20 anni il movimento femminista ha smesso di perseguire l’uguaglianza ’ . * Lega obiettori di coscienza - Torino
La situazione
deiristituto
«Taylor^
'»
conferiis
0 lasdani
arulentitl:“
Jolanda Fuhrmann
^ Mendrisio
Sono stato in questi giorni
aU’Istituto G. B.Taylor, Roma
Centocelle, e sono rimasto
molto impressionato dal degrado che questa istituzione
dell’Ucebi ha raggiunto. Molto abbandono e disordine
unito alla palpabile volontà
di lasciar finire le cose così
per ricostruire qualcosa di
meglio, così si dice, con mezzi nuovi e sufficienti.
NeU’ultima Assemblea dell’Unione delle chiese evangèliche battiste abbiamo sentito
dai responsabili la difficoltà
oggettiva di far quadrare i
conti. Dunque deficit di gestione per centinaia di milioni che non sarà mai risanato
o coperto dalle rette, troppo
basse, versate dagli anziani
ospiti, pur continuando a dare stipendi al personale al
minimo consentito. E non-ci
sono soluzioni per il problema, a meno di chiudere tutto
o far pagare agli ospiti rette
da nababbi. Tutta questa penosa situazione per motivi di
principio. Certo non è solo
per motivi di principio che il
Taylor è in fallimento. Ve ne
sono altri, e gravi, primo fra
tutti l’aver smantellato il
gruppo che per anni ha fatto
funzionare l’Istituto in maniera egregia raccogliendo in
vario modo molteplici fondi
e attivando al meglio il volontariato. Ma non c’è spazio
in questa mia lettera per trattare questo aspetto.
Ritorno alla questione del
«principio». Alcuni di noi battisti menano vanto di rifiutare
l’otto per mille, per il principio dogmatico della separazione fra stato e chiesa. Intanto però del denaro, che non
serve per finanziare chiese e
pastori, poteva essere utilizzato nel migliore dei modi per
dare una serena vecchiaia a
persone che hanno vissuto
quasi sempre nella quotidiana difficoltà di far quadrare i
conti. Non si tratta certo di
denaro «sincretizzato»! È denaro messo a disposizione da
noi tutti cittadini di questo
paese, secondo la legge, degli
enti che sanno e possono gestire con intelligenza e misericordia. Ma le questioni di
principio sono questioni di
dïÎiSï Mantenere
ivimentt
ediceni
nessuno;
aliano
atanzari!
o, meno
leno poK
egli ani»
lividevaii
1848 nel
in cointf
iscoprii*’
eades^
ìsercit^
ponsaoL
[e e loa®'
»1 voto ®
lini ogtf
in esso»
sperai^
ira
ensief®/
eeprf'
àanoi
le promesse
Signor direttore,
«Poiché amavano l’Italia, i
P^giani tentarono di camWarla», scrive Maurizio Girolami sul numero del 20 settembre (data dimenticata
nella’Repubblica papalina).
Verissimo, ma limitativo.
«Volevano l’Italia una e libera». Questa non è la linea di
•ondo. So quanto valeva il
bicolore per il vecchio repubblicano Lombardini e
me molti morirono gridando
iViya l’Italia libera», e dell’
••alia fui fiero allora, non prie non dopo. Come molti
.v®ochi antifascisti e molti
fovanissimi ché stavano mattando, ho combattuto per
pUstizia e libertà, per ideali
indivisi da compagni venudiversi orizzonti, russi e
feschi compresi. Ho comattoto con la prospettiva di
“b federalismo «interno»,
AVVISO
-M’
Per eventuali richieste
„ Seguenti due volumi:
i dònne nella Bibbia
tglioni antipapali •
Ciccatili,
lisega-di rivolgersi-diret‘<inte all’autore, il qui
‘btto è; via Pacinotti 80,
, '2 Catania, telefono
'•^4348. fU
13322953.
europeo e mondiale. Per una
non ben definita «République des Alpes». Non per Venezia capitale. Molti partigiani che allora erano ragazzi
hanno votato Lega e magari
sono timorosi di dirlo.
È la protesta contro un insufficiente cambiamento,
contro la «Resistenza tradita»;
nulla a che vedere, mi pare',
con la protesta dei fascisti, e
lo si è visto. Come si è visto il
farsi festa con i seguaci di Fini alla Festa dell’«Unità». La
Costituzione non è sacra e i
compromessi possono essere
alti e rispettosi degli altri, o
bassi. Ma possono mutare. È
passato un secolo e mezzo da
quel 17 febbraio, un compromesso che arrivò un secolo e
mezzo dopo che Arnaud e
compagni tornarono alle Valli
avendo in testa una specie di
unione con le Cevenne di Cavalier. Mi pare si chiamasse
proprio così, e venne un anno alle valli valdesi. Poi la storia prese altre strade.
Passato questo 15 settembre cerchiamo di costruire e
che vengano mantenute le
promesse. Non c’è da tornare
al Regno di Sàfdegna o al Ducato di Modena, ma neanche
alle venti Regioni amministrative. Che c’entra Novara
con Torino e il Piemonte? Il
federalismo («foedus») deve!
salire dal basso tenuto conto
del contèsto, dell’interesse
generale (universale). Non
può essere elargito dall’alto,
Occorre un dialogo. La democrazia richiede tempo,,
Anni fa feci una istruttiva
esperienza a una Festa dell’
«Unità» a Palermo. Tante,
belle famigliole. Ai pochi
ascoltatori sotto la tenda fu
spiegato che il Pei era stato
fortemente autonomista al
tempo del separatismo (nato
in casa comunista prima della linea Togliatti), ma passato
quel tempo... Insomma passata la festa gabbato lo santo.
P.S. (7 ottobre). Dal 21 settembre scorso avete pubblicato alcuni articoli a cui ora
non rispondo puntualmente
limitandomi all*«entrata in
Europa» in «tempi strettissimi» di Paolo Fabbri, sul numero datato 4 ottobre. Questa
necessità non c’è. Ci sono due
,vie. Quella di Maastricht, che
parte dal liberismo selvaggio
o moderato che sia, e quella
che mette al centro l’uomo, il
cittadino. Le istituzioni pubbliche debbono mettere insieme i bisogni e le risorse,
che ci sono, usando se del caso anche il mercato. Su questa strada si,incontrano il liberale (non Pii) Bertinotti, gli
scioperi francesi è i sindacati
tedeschi. L’Europa unita (la
voleva anche Hitler) non è la
leva di Archimede per sollevare il mondo. Non c’è bisogno
di fuga in Europa né di prospettare lacrime e'sàngue, ma
di sfidare l’impopolarità del
momento, facendo pagare gli
evasori e casomai la patrimoniale. L’Europa verrà. 1
Altiero Spinelli, di cui sono
stato amico con, difficoltà,
non è il padre dell’Europa.
Ricordo la barzelletta sovietica in cui il piccolo padre Stalin chiede a uno scolaretto:
cosa vuoi fare da grande?
«L’orfano, signore» fu la risposta. ; ■ i
G GustavoMalan
fi Torre Pellice/LaTour
principio. D’altro canto la
stessa Ucebi ha un ben diverso modo di affrontare altri tipi di «principio».
Per esempio, con l’ultima
Assemblea generale si è di
fatto cancellato il sacrosanto
e battista principio dell’autonomia della chiesa locale; si
sono inventate una serie di
strutture dominanti e strutturine |n cui inquadrare le chiese locali, le quali hanno sempre meno valore anche a causa di regolamenti capestro
che limitano di fatto la loro
capacità e possibilità di autogoverno e in definitiva di sviluppo. Non ci siamo più con i
«principi». Da una parte si
mantengono in piedi quelli
che oggi portano disagio e
sofferenza, dall’altra si eliminano quelli che possono
creare novità, iniziative utili
allo sviluppo delle chiese e
dell’Unione stessa. Infine imperversa un ferreo legalismo
che distrugge vocazioni, allontana servitori del Signore,
vuota le chiese e impedisce
agli anziani e ai bambini abbandonati un serio, efficace
ed incondizionato aiuto.
Gioele Fuligno
Sant’Angelo in Villa
Grazie per
averci dato
Fernanda
Sono da quasi 60 anni in
contatto con la Chiesa valdese e ringrazio ogni giorno il
Signore delle benedizioni e
della ricchezza interiore che
ho ricevuto dai suoi membri.
Ma ringrazio anche, ogni
giorno di più, per quei testimoni eccezionali che il Signore ha voluto suscitare in
questa piccola chiesa. Voglio
ricordare solo qualche nome
di coloro a cui sono stata più
legata: Carlo Lupo, Neri
Giampiccoli, Giovanni Miègge, Achille Deodato e tanti
àtri, e più di tutti l’amico di
ben 50 anni Tullio \finay.
Con quest’ultimo mi sembra sia finita un’epoca. Ma
egli ha lasciato un seme che
è germogliato rigogliosamente nella testimonianza
attuale di pastori e laici. Tuttavia di una cosa vorrei soprattutto che ci ricordassimo: delle mogli di questi uomini che, per lo più, sono rimaste; nell’ombra, compién- '
do un servizio senza il quale 1
essi non avrebbero potuto
fare quello che haimo fatto. i
E Se in questo periodo sf
sono levate numerose voci iri
ricòrdo di Tullio Vinay; mi
piacerebbe mettere in risalto 1
la figura della moglie Fer- t
nanda. È già stato sottolineà- )
to die TiiOio è inconcepibile 1
senza FeriKmda; ma poi, for- - :
se. Tei passerà in secondo
piano. Io invece mi sento di i
esprimere una particolare
gratitudine a Dio per il dono
CENTRO CULTURALE VALDESE
Mostra filatelica
Dopo l’esposizione a Torre Pellice, il Centro culturale
valdese propone alle chiese
evangeliche e a altri centri
interessati la mostra realizzata raccogliendo alcune significative pagine dall’ampia raccolta di francobolli
dedicati alla storia del protestantesimo del pastore
battista Paolo Sanfilippo,
morto nel 1995 a 92 anni.
Sanfilippo, diveptato protestante soprattutto tramite
Gangale, fu pastore, studior
so, pubblicista e si appassionò ai francobolli realizzando numerosi album, nei
quali la vicenda protestante
è ripercorsa attraverso i
suoi momenti fondamentali, le principali ramificazioni, i personaggi. Si va così
da «eretici» come Dante è
Savonarola alla Riforma nei
vari paesi europei, ai Padri
pellegrini negli Usa, a Martin Luther King, ecc.
La mostra riproduce in
fotocopie colorate alcune di
queste pagine e si presta
bene a essere esposta in occasioni come conferenze,
«tempio aperto», feste, bazar, ecc: si compone di 8
pannelli in cartone con custodia di plastica e pertanto
può essere allestita anche in
uno spazio limitato. Chi
fosse interessato può prenotarla presso il Centro culturale e dovrà provvedere d
ritiro e alla riconsegna dèi
cartelloni: il Centro richiederà un rimborso spese di £
70.000, suggerendo che il
periodo espositivo richiesto
non sia superiore ai 15-20
giorni, al fine di permettere
una vasta rotazione.
non solo a TuUio, ma a tutta
la chiesa, in Italia e nel mondo, di una testimone dell’
agape così particolare. È impossibile elencare quello che
ha fatto nella sua devozione
per il marito; ma nessuno
potrà dimenticare la sua attenzione verso tutti coloro
con cui veniva in contatto.
Nella numerosa corrispondenza che ho con «agapini»
in tutto il mondo non c’è chi
non mi chiedesse notizie di
lui ma altrettanto di lei che,
silenziosamente, era stata vicina ai lavoratori del cantiere
di Agape. La più anziana del
gruppetto dei Mennoniti,
che passò brevemente nel
campo lavoro (tra il 1949 e il
’50), la ora quasi novantenne
Dora anche quest’anno mi
ricordava come un giorno
che aveva tanto freddo Fernanda la coprì con la propria
coperta e come lei non dimenticherà mai questo gesto
così affettuoso e attento.
Io stessa ho sempre presente il mio primo incontro
con Fernanda. Avevo passato
parecchie settimane a Ghigo
nel campo lavoro. Nell’ultimo periodo, «per non farmi
tornare a casa e ai miei impegni deperita e stanca»,
Fernanda mi faceva salire a
casa sua e mi preparava un
pasto più sostanzioso con
una fettina di carne che certo
a se stessa non concedeva (e
anche quando dovette allontanarsi qualche giorno diede
l’incarico al figlio Giò di occuparsene).
Dovunque si trovasse, ha
sempre pensato ai «minimi»;
e in questa persone apparentemente minima, accanto a
un marito così grande, il Signore ha creato una grande
testimone del suo amore.
Ora ci mancherà molto. E mi
mancheranno anche le sue
belle lettere, in cui parlava
con tanta gioia dei suoi figli e
nipotini, ma, non dimenticava mai di testimoniare e ringraziare dell’amore di Cristo,
e allo stesso tempo di incoraggiarmi sempre.
Sono grata al Signore che,
nella sua misericordia, ha
voluto chiamarla a sé subito
dopo il marito. Ora sono insieme nella sua gloria.
Jolanda Schenk - Merano
■ Michelle
cerca casa
in Italia
Michelle, una ragazza australiana di <1S anni, cerca
una famiglia italiana presso
cui passare sei mesi per miglioraré il suo italiano. Chiede vitto e alloggio in cambio
di un aiuto in casa e di eventuali lezioni di inglese. Il suo
indirizzo è: Michelle Edwards, 16 Cedar st. Langwarrin,
Vie 3910, Australia.
S Denaro
pubblico e
manifestazioni
religiose
Sui quotidiani del 10 ottobre a Bologna è stata pubblicata la notizia chè,la Regione
Emilia Romagna ha assegnato la somma di lire 1 miliardo
aH’Arcidiocesi di Bologna
quale contributo alle iniziative religiose per il 23“ Congresso eucaristico nazionale.
Personalmente e a nome
della Chiesa evangelica metodista di Bologna manifesto
pubblicamente una protesta
per tale delibera regionale.
Innanzitutto il Congresso
eucaristico è una manifestazione religiosa che certamente coinvolgerà molti cittadini,
ma è pur sempre un evento
religioso di una parte della
cristianità: la Chiesa cattolica.
In secondo luogo il finanziamento con denaro pubblico (quindi con denaro di cittadini che cattolici non sono)
per manifestazioni religiose è
fuori da ogni regola democratica in una repubblica dove non esiste più una religione di stato.
In terzo luogo ricordo che
le chiese evangeliche nel nostro paese per le loro attività
di culto e di predicazione
dell’Evangelo non accettano
finanziamenti pubblici, ma
solo libere offerte dalle persone che fanno parte delle
chiese evangeliche stesse.
Giovanni Anziani
Bologna
S Errata
Sul n. 38 del 4 ottobre è stato pubblicato un intervento
di Domenico Manaresi («Perché in Italia non ci si batte
per la laicità?») nella cui composizione si è verificato un
salto di riga che ha reso incomprensibile il penultimo
paragrafo. Nella versione corretta l’autore si chiede perché in Italia non ci si batta
per testimoniare «anche e soprattutto una laicità in senso
lato, non tanto come semplice separazione fra stato e
chiesa, ma come metodo che
rifiuta di utilizzare posizioni
ideali per “picconare” gli altri
o per acquisire potere, metodo con cui si propongono valori senza imporU, sì testimonianp valori senza pretenderne privilegi e si è rispettosi
delle verità delle persone e
delle idee. Laicità quindi consistente in un qualificato e
autqnpmo rapporto dell’uomo con il mondo...».
Raì^ctmiandiaiiio i tettori
di jcontenere I ](oki graditi
interventi nei Untite delle
16
PAG. 12 RIFORMA
Il Nicaragua verso le elezioni presidenziali
Dal sandinismo al neoliberismo
A sei anni dalla vittoria di Violeta Chamorro i tre quarti
della popolazione vivono sotto la soglia della povertà
JEAN-JACQUES PEYRONEL
IL 20 ottobre il Nicaragua
torna a votare per le elezioni presidenziali. Sei anni
fa, il 25 febbraio 1990, la coalizione dei partiti di destra,
sotto la sigla «Uno» (Unione
nazionale di opposizione)
aveya sconfitto il Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln), che era rimasto al
potere per dieci anni, dal
1979 a 1989. Allora aveva vinto Violeta Chamorro, con
l’appoggio esplicito degli
Usa, ricorrendo al semplice
slogan del «Cambiamento»,
che per molti nicarbguesi significava la fine della guerra
(il lungo conflitto armato tra
sandinisti e «contras») e l’a
dozione di un nuovo sistema
economico, vaie a dire quel
modello neoliberista voluto e
imposto, già dal 1988, dalle
grandi organizzazioni finanziarie intemazionali, il Fondo
monetario intemazionale e la
Banca mondiale.
Secondo il sociologo* cattolico belga François Houtart,
autore di un ampio dossier
intitolato «Una realtà di miseria per il Nicaragua in campagna elettorale» (pubblicato
sul n. 66 di Adista), sei anni
dopo, il Nicaragua risulta essere il paese più povero di
tutto il Centro America. La
grande scommessa della signora Chamorro di lottare
contro l’inflazione diminuendo la domanda (e quindi il
consumo), e imponendo ovunque il dogma neoliberista
della privatizzazione dell’
economia, ha di fatto aperto
le porte al grande capitale
speculativo internazionale
(in particolare taiwanese e
sudcoreano) che si è concentrato sulla creazione di piccole imprese tessili sgravate da
o^i sorta di imposte, tralasciando del tutto l’economia
agricola tradizionale.
Risultato: su una popolazione attiva potenziale di
1.200.000, 800.000 persone
sono senza lavoro e i tre
quarti della popolazione vivono sotto la soglia della povertà, in particolare nelle zone mrali dove spesso le famiglie contadine non riescono
nemmeno a procurarsi il pane quotidiano. Mettendo In '
pratica il principio basilare
del neoliberismo («libero
mercato senza ingerenza dello stato»), la signora Chamorro è riuscita a invertire completamente l’assetto produttivo del paese: fino alla fine
degli anni 80 il Nicaragua era
un paese esportatore di prodotti agricoli di base, ora è diventato importatore di beni
alimentari perché le banche
non sono interessate a finanziare l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Nel 1995
le importazioni alimentari
hanno raggiunto la cifra di
956,7 milioni di dollari, il che
rappresenta il 50% del prodotto interno lordo (Pii).
Durante il regime sandinista, 120.000 famiglie contadine avevano ricevuto terre
espropriate ai grandi latifondisti, per cui oggi il 90% dei
contadini possiede delle terre
ma non dispone dei crediti
necessari per sfruttarie. Inoltre, dopo le elezioni del 1990,
molti proprietari harmo recuperato le loro terre, diventando un nuovo gruppo sociale
fortemente influente sul piano economico, e alleato della
vecchia oligarchia finanziaria e commerciale tornata al
potere nel 1990. In una situazione economica in cui la redistribuzione del, reddito è
drammaticamente disuguale,
anche le conquiste realizzate
dai sandinisti soiio state cancellate, in particolare nei
campi dell’istruzione e della
sanità. Mentre nel 1989 lo
stato spendeva 35 dollari pro
capite per la salute, nel 1995
la quota era caduta a 14 dollari. I centri di sviluppo infantile, che coinvolgevano 75
mila bambini, sono stati soppressi, e ora il 21% della po
polazione in età scolastica
(600.000 bambini) non ha la
possibilità di frequentare la
scuola. Risultato: il tasso di
analfabetismo che era di oltre il 50% prima della rivoluzione sandinista ed era stato
ridotto al 12% negli anni 80, è.
tornato a quota 40%.
In una realtà così degradata, chi ha la possibilità di vincere le elezioni? Dopo l’esclusione da parte del Consiglio supremo elettorale di
Antonio Lacayo, genero di
Violeta Chamorro, di Alvaro
Robelo (Alleanza nicaraguese), banchiere miliardiario, ex
ambasciatore in Italia, accusato di favoreggiamento nei
confronti di un boss di Cosa
Nostra, e dell’ex guerrigliero
Eden Pastora (Partito di azione democratica), rimangono
in lizza venticinque candidati. Secondo sondaggi del luglio scorso il Fronte sandinista, guidato dall’ex presidente Daniel Ortega, otterrebbe il
30,1% dei voti, mentre Alleanza liberale, guidata da Arnoldo Alemán, ex sindaco di
Managua, viene accreditato
del 40,4%. I molti partitini di
centro raggiungerebbero a
mala pena il 12%, mentre il
Movimento di rinnovamento
sandinista (Mrs), fondato
dall’ex vicepresidente Sergio
Ramirez nel maggio 1995, in
rottura con il Fsln, non otterrebbe néppure il 2%.
Finora il governo della signora Chamorro si è retto su
un compromesso politico
con i sandinisti. L’elezione di
Alemán significherebbe la
definitiva liquidazione dell’esperienza sandinista. Malgrado le critiche e le pesanti
accuse che lo hanno colpito
in questi ultimi anni, il Fsln
appare tuttora come l’unica
forza in grado di ristabilire un
minimo di giustizia economica e sociale. Per il Fronte sandinista, queste elezioni rappresentano dunque una prova d’appello decisiva per il
suo stesso futuro.
Dal dossier di François Houtart sulla situazione attuale
Il duello tra l'ex sindaco e l'ex presidente
Per capire meglio la situazione attuale in Nicaragua, riportiamo alcuni brani del dossier
di François Houtart pubblicato
sul n. 66 di Adista.
Il successo di Alemán
«Già partigiano di Somoza,
vissuto in esilio negli Stati
Uniti negli anni del sandinismo, un fisico poco simpatico, un accumulo di conflitti
sociali nel corso della sua
magistratura alla guida della
città di Managua, sembrava
scarsamente in grado di conquistare le masse. (...) Da
quando ha dovuto abbandonare questo posto per lanciarsi nell’attività elettorale,
ha moltiplicato la sua presenza nel paese, unendo un
discorso demagogico (...) con
la sua reputazione di efficacia e istituendo in tutti i distretti elettorali un sistema di
propaganda. (...)
Si potrebbe credere che il
processo rivoluzionario antisomozista e il periodo sandinlsta abbiano portato più
maturità politica nella popolazione. In effetti, gli ambienti popolari del Nicaragua-sono tra i più politicamente
consapevoli del continente
ma occorre tener conto di
una polarizzazione politica
che non corrisponde soltanto
ad una struttura di classi e la
cui acutezza è ancora oggi il
frutto di una guerra interna
incoraggiata e finanziata dagli Stati Uniti.
Bisogna aggiungere che in
molti prevale ancora un’immagine del Fronte sandinista
come partito che manifesta
tendenze totalitarie e la cui
eventuale vittoria rischierebbe di provocare nuovamente
ostilità, se non misure di ritorsione da parte degli Stati
Uniti».
Il ruolo
della Chiesa cattolica
«La visita del papa all’inizio
del 1996 è stata una nuova
conferma della posizione
della Chiesa nella società nicaraguense. (...) Giovanni
Paolo II è venuto a confermare la restaurazione dell’ordine ecclesiastico e politico
parlando di "notte oscura”
per qualificare il periodo sandinista, e di “sole luminoso"
per definire quello attuale.
Ha anche dato un significato
espiatorio alla sua nuova presenza, riferendosi alla sua
prima visita nel 1983 come
ad un “salto verso la morte”.
Il rifiorire dell’istituzione
ecclesiastica è oggi evidente,
ma non è tale da riuscire a
fermare la crescita di nuovi
movimenti religiosi di origine
protestante che raccolgono
già più del 30% della popolazione, 0 la secolarizzazione
progressiva della cultura». (...)
Jl Fronte sandinista
«La transizione politica effettuata nel 1990 in maniera
democratica fu segnata da
quello che si chiamò la “piñata” o appropriazione privata
dei beni pubblici. Alcuni tra
gli avversari del sandinismo
consideravano in questo modo la distribuzione delle terre
alle cooperative agricole o
l’attribuzione dei lotti alle famiglie urbane di basso reddito. (...) In alcuni casi tuttavia
si è trattato in maniera diretta
o indiretta di veri trasferimenti di proprietà. (...)
Il Congresso elettorale
dell’inizio maggio 1996 ha
manifestato il carattere realmente popolare del Fronte
sandinista, se lo si giudica
dall’origine sociale dei suoi
partecipanti. Era stato preceduto da una consultazione
popolare che aveva superato
tutte le attese, dal momento
che vi hanno partecipato più
di 420.000 persone in più di
4.500 punti di raccolta. (...)
Il programma approvato
manifesta in primo luogo il
desiderio di costituire un governo di unità nazionale, essendo questa posizione giustificata dalla gravità dèlia situazione economica e sociale
del paese e dalla necessità di
rimobilitare tutte le forze
possibili per riattivare la produzione». (...)
VENERDÌ 18 OTTOBRE I9(k
ii-.' • Rete sull'economia e sul lavoro fra le chiese europee
Il lavoro in Europa ha ancora un futuro?
ANTONELLA VISINTIN
Qual è U futuro dei lavoro? Quali sono le implicazioni per un pensiero e
una pratica cristiana? Questo
il tema del quarto incontro
della rete (vedi scheda a lato)
che ha avviato nel 1992 una
ricerca innanzitutto teorica
sui modi per umanizzare
l’economia di mercato in Eu^
ropa. Dal 20 al 23 settembre
scorso hanno partecipato a
questa consultazione, tenutasi presso l’Accademia
evangelica di Mülheim, venti
persone provenienti dalla
Germania, l’Inghilterra, la
Svizzera, la Polonia, la Romania, la Finlandia, la Francia, il
Belgio e l’Italia (per l’Italia
erano presenti chi scrive e
Sergio Brofferio, mandati rispettivamente da Agape e
dalla Tavola valdese).
Se è vero che la disoccupazione è strutturale, cioè destinata a non venir riassorbita, la piena occupazione è
un’illusione? Se l’identità
personale non può essere
ancorata al concetto tradizionale di vocazione che ne è
della tradizionale condSXione
teologica ed etica della vocazione associata al lavoro pagato? Non dovremmo forse
ridefinire il lavoro? E quali
sarebbero allora le implicazioni per la divisione della
ricchezza, per il sistema di sicurezza sociale dipendente
largamente dal lavoro remunerato? Dovremmo ascoltare
coloro che vorrebbero ridividere il lavoro anche attraverso riduzioni d’orario o adottare l’idea di un reddito di
cittadinanza?
Sviluppo economico
e solidarietà sociale
L’incontro è stato organizzato intorno a due documenti: «Europa 99: un progetto di
civilizzazione», dell’omonima Associazione francese, e
«Il futuro del lavoro e dell’occupazione», un documento
di studio e di riflessione preparato da 5 membri del Wen.
«Europa 99» è un’associazione e insieme .una campagna
creata nel 1988 da cittadini/e
interessati a far incontrare ricercatori, intellettuali, decisori politici ed economisti
convinti dell’opportunità di
abbandonare liberismo e
consumismo a favore di un
modello di sviluppo per l’Europa che sappia coniugare lo
sviluppo economico con la
solidarietà sociale. Pertanto
nel documento programmatico, presentato dalla segretaria generale deH’Associazione. Valérle Peugeot, ritroviamo analisi e proposte che
cercano di «salvare» il lavoro
dalla crisi materialé'è simbolica in cui lo trascina la disoccupazione strutturale, suggerendo uno slittamento dall’
obiettivo della piena occupazione a quello della piena attività. Ciò attraverso la redistribuzione del lavoro remunerato, la creazione di nuovi
lavori, per esempio legati alla
manutenzione del territorio è
della città, e il riconoscimento del ruolo dell’economia
sociale e del terzo settore (il
cosiddetto volontariato), una
analisi nota ai frequentatori
dei libri dei francesi André
Gorz e Guy Aznar e di Giorgio
Lunghini.
Il futuro del lavoro
Il documento del Wen, illustrato dal belga Marc Lenders, ha messo a fuoco il tema della consultazionè: il futuro del lavoro. Innanzitutto
ridefinendolo come attività
che crea valore sociale e talvolta anche economico, ma
non necessariamente. Un’attività che teologicamente
contiene elementi di servizio
al prossimo, alla società e alla
i-.
L’Accademia evangelica di Mülheim dove si è svolto l’Incontro
creazione, sebbene ricondotti alla varietà di prospettive
sul lavoro presenti nella Bibbia: il lavoro di Dio, il comandamento del riposo, il lavoro
come necessità per vivere o
come obbligo per chi può.
La responsabilità
delle chiese
Ciò premesso, se le chiese
sono chiamate a stare nel
mondo con funzione profetica, bisogna riconoscere che
esse non vigilano sufficientemente sul rispetto della dignità di ogni essere umano, e
dei diritti degli oppressi. E,
anche quando lo fanno, la
tendenza è di passare subito
al piano morale, non misurandosi con i nodi politici e i
processi economici, con il risultato di non trovare un linguaggio comune con gli altri
soggetti sociali.
Fa eccezione e merita
perciò menzione il lavoro
di un gruppo di chiese che
si è espresso sul Libro bianco dell’Unione europea del
1993 nel quale venivano fatte
analisi e proposte per affrontare la crescente disoccupazione in Europa, plaudendo
all’impegno di difendere lo
spirito del modello sociale
europeo dal vento liberista. E
naturalmente in questa direzione si vuole muovere anche il Wen in quanto rete di
gruppi ecclesiastici che cercano di tradurre nelle loro
realtà gli orientamenti etici
elaborati nelle consultazioni.
Si comprende così la necessità di affiancare alla ricerca
biblica una rilettura del concetto tradizionale di vocazione e di santificazione associati al lavoro.
Purtroppo il documento
del Wen si limita ad elencare
le contraddizioni aperte da
questo modello di sviluppo
per un/una cristiana attento/a alla giustizia: il ruolo»
delle istituzioni bancarie
mondiali, le condizioni di lavoro nelle aree del Sud-Est.
asiatico, l’attacco all’ambien- ;
te e alle conquiste sociali, a
cui segue una elencazione
dei soggetti sociali coinvolti e
delle loro responsabilità. Una
sorta di lettera ai principi delle nazioni che in democrazia .,
è rivolta anche ai cittadini/e.
La sfida ora è quella di far
crescere una rete italiana di ■
singoli/e, chiese e centri in^
teressati al tema, da Agapéi,
dove da anni si organizza im;
campo estivo internazionali,
in collaborazione con un organismo del Wen, a Ecumeii
ne, che ha promosso un incontro sul lavoro lo scorso*j
settembre (vedi Riforma n.
38), alla Commissione chiesa
e società della Chiesa valdese di Torino che ha fatto delle osservazioni in merito alla
Conferenza intergovernativa
sulla revisione del Trattato di
Maastricht, e ad altre iniziative locali.
Che cos'è il Wen?
n Wen («Work Economy Network in thè european chur#
ches», rete sull’economia e sul lavoro fra le chiese europee),
è una comunità di ricerca formata da persone che sonOi
impegnate nelle chiese e nella società per il cambiamene)!.'
a livello locale, nazionale ed internazionale. Nato nel 1986)1
il Wen è una rete informale e aperta che opera nella tradi- ’
zione del pensiero sociale ecumenico. Si propone come in:,
terfaccia tra le esperienze delle realtà di base e la riflessio-^|
ne teologica. È diretto da un gruppo di circa 15 persone
che rappresentano i diversi interessi dei membri della retaii
Gli obiettivi
- promuovere l’analisi per il cambiamento a livello loca-’;
le, nazionale e identificare obiettivi comuni nella prospet»'
tiva dei più deboli e marginalizzati;
r formarsi reciprocamente per rafforzare le azioni a liveF
lo locale, nazionale e internazionale: t
- afiermare un approccio cristiano e influenzare le istitu*
zioni europee, attraverso un approccio più integrato ai te»^
mi del lavoro e dell’economia. ;
. Le attività • "
Dal 1994 l’attività del Wen è strutturata in gruppi di lavO:
ro sui seguenti temi:
- razziàmo e uguali opportunità nel lavoro, migrant i:
i“ disoccupazione ed esclusione; ,^Ì
-teologia e ideologia. *' •
Altri gmppi di lavoro su cui si è lavorato: Regioni; Lettera
di fede sull'economia; Europa centrale e orientale
; Europa centrale (
I programmi
- preimrlore un contributo sul tema deU’escluslone sociale aU’assemTrfea di Graz nel 1997; • .
j^prej^afe una consultazione europea («Big Wen») a®
(m lavoro e deil’economia per la primavera del 19™
,1. f
-, H Wen è Mtffitessato a scambiare analisi e riflessioni tf^
lische suijtómi economici e a lavorare con altri gruppi di
ic|Éa Europa.
'^r informazioni contattare; Patrizia Ottone (per Agap®)»
Mimmo Guarda (per Monteforte Irpino).
fai
na
un
ta
Él
31
dii
sta
dii
sta
tci>.
rif
rei
gli
s
tes
no
mi
Lu
no
es
il ;
lib
rei
da
sto
le.
lib
to
ra,
eh
lot
va
mi
on
roì
sto
Ut
ca\
ra¡
od
la
Le
set
te
(G
no
da
èl
cei
mi
Lu
re
de
co
ce,
be
Uh
rit
rii
be
c
vu
vii
la
pi
nc
se
di
l’ù
re
qi
Vi
II
si
qi
la
ni
Et
de
pi
ve
pi