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ECO
DELLE WU VALDESI
BiB:jiui¿CA VALDE3E
1UÜÔ6 TO.ÌiiE PEI LICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 8
Una copia Lire 100
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I L. 5.000 per l’estero
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TORRE PELLICE 52 Febbraio 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
L’EVANGELO PREDICATO IN UN TEATRO, A MILANO, IL 17 FEBBRAIO 1974
CHE FARE PER IL CENTENARIO?
Accettare la chiamata di Gesù Un gesto coerente
« Uno dei principali interrogò Gesù dicendo: Maestro buono,
che farò io per ereditare la vita eterna? E Gesù gli disse: Perché
mi chiami buono? Nessuno è buono, salvo uno solo, cioè Iddio.
Tu sai i comandamenti: non commettere adulterio, non uccidere,
non rubare, non attestare il falso, onora tuo padre e tua madre.
Ed egli rispose: Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla mia
giovinezza. E Gesù udito questo, gli disse: Una cosa ti manca ancora: vendi tutto ciò che hai e distribuiscilo ai poveri, e tu avrai
un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. Ma egli, udite queste cose,
ne fu grandemente rattristato, perché era molto ricco ».
(Luca 18: 18-23)
Chi è quest’uomo che parla con
Gesù? È un uomo importante: è
importante dal punto di vista finanziario, perché è ricco: ha risolto i suoi problemi economici, è in
grado di padroneggiare la sua situazione materiale, fa parte della
classe dirigente; si potrebbe dire:
è un arrivato.
Ma quest’uomo è un arrivato
anche dal punto di vista ideale:
egli ha vissuto fino in fondo l’esperienza spirituale d’Israele: ha studiato la Bibbia e la tradizione, ha
accettato fino in fondo la di^iplina della sua chiesa: non si è separato da sua moglie, non ha uccisoso, non ha rubato: può dunque permettersi di pensare al più
grande problema che interessi una
creatura umana: come si fa a raggiungere, oltre al benessere materiale e spirituale, anche la vita
vera, la vita eterna? Come si fa a
scoprire la verità?
Quando ha occasione di incontrare qualche sacerdote o qualche
maestro, egli rivolge loro appunto
questa domanda: come arrivare a
Dio?
Ora gli è capitato a tiro Gesù di
Nazareth, che gli sembra il miglior
maestro del momento: subito lo
interroga, e spera di ricevere da
lui una bella lezione, teorica e pratica insieme: « Maestro buono, come farò a eredare la vita eterna? ».
Ma Gesù non risponde alla sua domanda con quell’insegnamento organico che lui si sarebbe aspettato: alcune idee maestre, e una regola di vita. Gesù si limita a fargli
una pacata osservazione: la tua
domanda non è sbagliata, anzi, è
la domanda più giusta che un uomo possa fare. Ma tu hai un difetto: sei un uomo ricco: hai denaro,
potere e cultura. Hai cioè delle
cose che mancano alla maggioranza degli ^uomini. E allora tu non
puoi permetterti il lusso di venire
da me, Gesù Cristo, a farmi le
« grandi domande ». Prima, prendi il tuo denaro, il tuo pòtere, la
tua cultura raffinata e preziosa,
e restituiscili a quelli che ne sono
privi: Dio infatti non condanna la
cultura, l’organizzazione, la ricchezza, il benessere, come non
condanna la scienza e l’amore: ma
non approva che siano concentrati in poche mani. Perciò Gesù dice
all’uomo ricco: rinuncia al privilegio, e scoprirai la fraternità. E
con questo tu non perderai niente,
anzi, troverai proprio quello che
cercavi nel fondo dell’anima tua:
la verità, la Parola di Dio.
Solo, questa Parola di Dio non
sarà una bella teoria, un’idea: sarà
un compito. Perché le parole umane sono fatte per essere dette, e la
Parola di Dio è fatta per essere
predicata.
« Vieni e seguimi », dice Gesù a
queH’uomo. Seguire Gesù: dove?
In qualche angolo nascosto e tranquillo fuori del mondo, dove pra
Questa predicazione, che gli ascoltatori del Culto evangelico hanno udito pure radiotrasmessa la
mattina di domenica 17 febbraio, è stata
data quella stessa mattina a Milano, nel
Teatro dell'Arte, di fronte a un pubblico
numeroso e vario, nel quadro della ma*
nifestazione organizzata dalle chiese vai.
dese e metodista di Milano quale apertura delle celebrazioni dell'8'' centenario
valdese. Nel corso di tale manifestazione, di cui riferiremo nel prossimo numero. hanno parlato il prof. Giorgio Spini
e II sen. A. Banfi. E' seguita un'agape
in un ristorante, quindi un'assemblea
della federazione evangelica regionale.
La donna
nella storia valdese
NeH'interno i lettori troveranno anche questa
volta una doppia pagina curata dalla Federazione Femminile Valdese: un gruppo di collaboratrici romane presenta l'apporto della donna
al movimento e alla chiesa valdese, nel corso
degli otto secoli della sua storia. Dopo avere
ripercorso "dalla parte di lei" le tappe dalle
origini al '700, la scorsa settimana, si viene
ora al periodo più recente, dal Risveglio a oggi.
Ripetiamo la nostra viva gratitudine per questo
contributo meditato, frutto di molte ricerche.
Il richiamo vigoroso con cui si chiude questa
rassegna, va preso sul serio: sia questo uno dei
primi frutti della rimessione "centenaria", red.
ticare la povertà, l’umiltà la contemplazione? No: seguire Gesù
vuol dire restare dentro il mondo:
camrriinare per le città e per i villaggi, incontrare gli uomini veri
nella loro fatica, nel loro dolore,
nella loro povertà. E a questi uomini bisogna predicare la Parola
di Dio: ma l’unico pulpito da cui
questa parola può essere predicata è la povertà: cioè la solidarietà
nei fatti con chi è misero e oppresso: solo uomini poveri di denaro,
di potere e di prestigio hanno l’autorità di predicare la Parola di
Dio: trovano la verità e la fanno
scoprire agli altri.
L'uomo ricco ha ascoltato il discorso di Gesù con estrema attenzione, e lo ha capito fino in fondo: ha capito che Gesù gli proponeva di predicare e praticare la verità, ma che questa verità
avrebbe cambiato la sua vita; a
parer suo, l’avrebbe cambiata
troppo.
Perciò il suo volto si oscura lentamente: egli abbassa la testa, si
alza e se ne va, triste. Anche Gesù è triste, come si è tristi davanti
a un’occasione perduta, a un uomo perduto.
Certo, intorno a lui sta un gruppo di uomini che hanno saputo rinunciare a quel poco che avevano
per andar dietro a lui, e così praticare e predicare la verità: sono i
12 discepoli. E Gesù si rallegra
con loro. Anche noi possiamo rallegrarci, perché da allora non sono mai mancati dei veri discepoli
di Gesù: degli uomini disposti a
seguire Gesù per davvero, nella
pratica e nella predica. Ogni secolo, ogni nazione, ogni città ne ha
avuto qualcuno: anche oggi ve ne
sono. Ed a queste persone è affidato il segreto della testimonianza
cristiana nel mondo.
Ci sia permesso oggi, 17 febbraio 1974, di ricordare il nome
di uno di questi milioni di veri discepoli di Gesù.
Esattamente 800 anni fa viveva
a Lione un ricco commerciante: il
suo nome era Valdo. A metà della
sua vita, Valdo ha letto questo
racconto del Vangelo, e lo ha preso alla lettera; diciamo meglio: lo
ha preso sul serio. Ha usato una
parte dei suoi soldi per sfamare i
poveri, e quel che gli rimaneva lo
ha speso per far tradurre il Vangelo: poi si è messo a predicare questo Vangelo al popolo, in compagnia di povera gente: artigiani,
operai, manovali, donne. Il suo
unico pulpito è stata la sua povertà, la sua unica predica è stata il
Vangelo.
Molte persone hanno riconosciuto che in lui la parola di Gesù
ridiventava fresca e autentica: impegnativa, e perciò creativa. È così nato un movimento, che ha inventato un modo nuovo di essere
cristiani e di parlare di Cristo nel
mondo: libera predicazione, povertà, semplicità, amore per gli
uomini e distacco dai poteri di
questo mondo: ecco in breve il
progràmma che quei credenti si
sono dati.
A motivo di questo programma
— diciamo meglio: a motivo dell’amore di Cristo — migliaia di
questi uomini, amici di Valdo ma
discepoli di Gesù, hqnno percorso
l’Europa per secoli, hanno affrontato i tribunali, sono saliti sul rogo: la verità è stata più forte della
menzogna, la fede è stata più forte della repressione, e il piccolo
gruppo degli amici di Valdo è miracolosamente sopravvissuto.
Ancora oggi, alcune migliaia di
credenti in Italia e altrove si richiamano al movimento di Valdo,
e in questi giorni stanno ricordando l’ottavo centenario di quella
decisione: lo fanno con riconoscenza, ma anche con una profonda inquietudine. Il problema infatti non è di essere fedeli allo spirito di Valdo o di qualsiasi altro
uomo: il problema è di essere disposti ad accettare la chiamata di
Gesù. Valdo è morto, ma il Signore è vivente, e parla oggi con le
stesse parole del Vangelo: « dona
quel che possiedi, vieni, seguimi,
predica ». Ecco la chiamata, che
risuona anche nel nostra tempo:
chi non è sordo, ascolti questa
chiamata. Amen.
Giorgio Bouchard
Nel numero del 15 "febbraio di questo giornale, sotto il titolo Un gesto
necessario, si riprende la proposta
avanzata sul giornale « Nuovi Tempi »
del 13 gennaio, di raccogliere l’impegno e lo sforzo corale di tutte le comunità valdesi intorno a una iniziativa comune, a un « gesto qualificante », e si dà l’impressione che io abbia respinto il suggerimento di una
iniziativa comune e abbia additato invece la ristrutturazione del Museo Valdese di Torre Pellice come l’obiettivo
su cui concentrare i nostri sforzi in
occasione del centenario.
In realtà non mi ero dichiarato contrario all’idea di una iniziativa comune, ma a due di quelle che erano state proposte, una delle quali concerneva appunto il Museo. Mi ero dichiarato contrario alla proposta di dirottare
per altri scopi la colletta indetta per
la ristrutturazione del Museo, e mantengo questa posizione. Anzi, a questo
proposito, vorrei aggiungere un’altra
considerazione a quelle già fatte nel
mio articolo dell’8 febbraio, e cioè che
questo dirottamento, qualora lo si facesse, sia pure per un obiettivo « meno casalingo e meno archeologico », ci
qualificherebbe molto male.
Nella sostanza vorrebbe dire che il
Museo rinnovato lo vogliamo, perché
lo riteniamo « importante e necessario », ma vorremmo che le spese relative le facessero gli altri. Infatti la Tavola per quest’opera si era limitata a
chiedere*' alle nostre chiese un contributo di 10 milioni (ne ha ricevuti fino
ad oggi solo uno e mezzo), mentre aveva chiesto ad altre chiese e enti amici
di aiutarci in misura molto maggiore
per completare l’opera. Vogliamo che
questi amici della nostra opera si trovino a doversi accollare anche la parte che è di nostra spettanza? Mentre
da una parte vorremmo fare un gesto
significativo, dall’altra ci faremmo una
ben magra figura.
Per un « gesto significativo necessario » sono d’accordo, ma disgiunto dalla colletta per il Museo che deve andare a buon fine, o meglio, in aggiunta ad essa. Qualcosa a sé stante, che
abbia veramente un significato nuovo.
Eccoci dunque di fronte ad altre
proposte: « finanziare in parte o del
tutto uno dei tanti progetti gestiti dal
Consiglio Ecumenico delle Chiese...
compiere un gesto di fraternità e solidarietà ».
Sono favorevole a questa proposta,
non tanto « per farci conoscere » alle
chiese evangeliche di oggi, ma proprio
perché si tratterebbe di un gesto di
fraternità e solidarietà.
Bisognerebbe però che questo gesto
non avesse soltanto l’apparenza di un
bel gesto, ma ne avesse veramente la
sostanza. Cercherò di spiegarmi, perché forse non tutti i membri delle nostre comunità sanno come sono gestiti i progetti del Consiglio Ecumenico.
Le cose funzionano così: il Consiglio
Ecumenico chiede a tutte le chiese che
vi aderiscono (indipendentemente dalla loro condizione economica) un contributo annuo per finanziare i proget
ti delle chiese più povere. La nostra
chiesa è fra quelle considerate povere e come tutte le altre della sua condizione versa il suo contributo annuo
a favore dei progetti di altre chiese
(solidarietà che si manifesta verso altri); ma ogni anno presenta contemporaneamente la lista dei suoi progetti che necessitano un finanziamento
(solidarietà che si spera altri manifestino verso di noi).
Questo interscambio è molto bello e
ha favorito e continua a favorire molte realizzazioni della nostra e di altre chiese che sarebbero state impossibili altrimenti. Tuttavia, per forza di
cose, la differenza tra quello che abbiamo dato e quello che abbiamo chiesto e ricevuto è di proporzioni astronomiche, perché ci sono le chiese « donanti » che talvolta prendono a cuore
determinati progetti e offrono al Consiglio Ecumenico altre somme per la
loro realizzazione o il loro mantenimento.
Qra, che cosa vuol dire che noi ci
proponiamo di « finanziare in parte o
del tutto uno dei tanti progetti gestiti
del Consiglio Ecumenico delle Chiese »? Può voler dire una sola cosa e
cioè che in più della nostra quota annuale, noi diamo una somma X per un
progetto particolare a favore di altri.
Può darsi che significherebbe qualcosa, nel senso che sarebbe sempre meglio di niente. Ma non penso che Io si
potrebbe definire un « gesto qualificante ». Molto più significativo e qualificante, e soprattutto più coerente mi
sembra che sarebbe se noi potessimo
dire al Consiglio Ecumenico: « ti abbiamo versato la nostra quota, ma in
occasione del centenario rinunziamo a
presentare la lista dei nostri progetti
e chiediamo che le somme mediante
le quali ci avreste aiutati, come sempre avete fatto, siano devolute al tale
e al tal’altro progetto dei nostri fratelli, secondo che il Sinodo del Centenario deciderà ».
Dobbiamo renderci però ben chiaramente conto che questo significherebbe rischiare la paralisi di quasi tutte
le nostre opere e per alcune il loro
fallimento, perché sarebbero tutte
coinvolte in una crisi dalla quale difficilmente potrebbero uscire. Un elenco sarebbe facile a farsi, ma sarebbe
forse di cattivo gusto. Un « gesto qualificante » non si può fare con leggerezza, bisogna essere disposti a pagarne il prezzo, Gesù ce lo ha insegnato
(Luca 14: 28). Per cui, se vogliamo salvare la faccia, bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e provvediamo noi
stessi a quello che rinunciamo (se ne
saremo capaci) ad avere dagli altri.
Forse questo potrebbe portarci a
quel ridimensionamento della nostra
opera che abbiamo tanta difficoltà à
iniziare; forse sarebbe l’inizio di un
cammino nuovo e diverso, quel cammino nel deserto di cui si parlò tanto
in uno dei nostri Sinodi, ma poi tutto
finì lì.
Achille Deodato
SARANNO ABOLITI I CONFESSIONALI CATTOLICI?
L’EVANGELO DEL PERDONO
Saranno aboliti i confessionali cattolici? Se ne sta parlando in vari ambienti, anche vaticani. La forma tradizionale del confessionale appare superata e insoddisfacente. Le rispettive
posizioni del penitente (in ginocchio)
e del confessore (seduto) rivelano e
consacrano rapporti geraixhici e autoritari in contrasto con il criterio fondamentale della comunione cristiana,
che è quello della fraternità. Il fatto
poi di non potersi vedere e guardare
negli occhi crea un’atmosfera non
limpida e non favorisce la lealtà e la
autenticità del colloquio.
In un’intervista trasmessa dalla radio vaticana il 7 febbraio scorso, il segretario della Congregazione per il
Culto divino arcivescovo Annibale BuGNiNi ha dichiarato che nel nostro
tempo la confessione dovrebbe svolgersi « in forma di sereno e tranquillo dialogo tra il sacerdote e il penitente... in un ambiente anche materialmente adatto ». Gli attuali confessionali non lo sono. Perciò, sulla base
di direttive generali che verranno impartite ai vescovi, bisognerà presto
« rimettere a studio anche il confessionale, perché si presenti più comodo e
più adatto a questo incontro tra sacerdote e fedele ».
PIUTTOSTO CHE ABOLIRE,
MODIFICARE
Più che di abolire si tratterebbe
quindi di modificare il confessionale,
modernizzandolo. Ma le modifiche potranno essere così cospicue da significare, in pratica, la fine del vecchio
confessionale. Se questo accadrà, si
avrà un cambiamento notevole, e non
solo di ordine psicologico, nella vita
religiosa e nelle abitudini mentali e
rituali dei cattolici praticanti. Il confessionale è da secoli il simbolo e lo
strumento per eccellenza del potere
sacerdotale di inquisire le coscienze e
sciogliere o legare i credenti dai loro peccati. La sua eventuale scomparsa, pur non incrinando affatto questo
potere, può indurre il popolo cattolico e gli stessi sacerdoti a riflettere criticamente sulla sua legittimità evangelica.
Non sembra, purtroppo, che questa
riflessione critica sia avvenuta in seno alla Congregazione vaticana per il
Culto divino che proprio in questi
giorni ha pubblicato, con la data del
2 dicembre 1973, la nuova liturgia cattolica per la confessione. « Orda Paenitenliae » è il titolo del volume con
il quale le autorità vaticane hanno
comniuto un’altra tappa della riforma
liturgica voluta dal Concilio. Il nuovo
libro liturgico sul « sacramento della
Penitenza » è il frutto di un lungo lavoro iniziato già nel 1966 e consta di
ben II9 pagine in latino. "Vi si trovano
i princìpi dottrinali generali sulla confessione, le norme pastorali e le formule rituali per le diverse forme di
penitenza, nonché otto schemi di confessione, sia personale che collettiva.
UN CERTO PROGRESSO
Quali sono le novità del rituale penitenziale pubblicato in questi giorni?
Quali sono gli aspetti più significativi
della riforma della confessione attuata dal Vaticano? Sul piano teologico
non vi sono novità di rilievo, ma vi è
il ricupero almeno parziale di certi
motivi biblici dimenticati e vi sono alcuni punti di vista nuovi dettati dal
Paolo Ricca
(continua a pag. 8)
2
pag. 2
Predicazione politica;
riprendiamo il discorso
N. 8 — 22 febbraio 1974
Notiziario Evatigelico Italiano
Sampierdarena
Un teologo francese molto noto diceva una volta con un certo umorismo
che la gente che va in chiesa oggi non
si chiede più; « Che cosa ha da dirmi
il sermone? », ma: « Qual’è la posizione
del predicatore? A quale tendenza appartiene? », e, naturalmente, a seconda
della risiposta, ascolta o non ascolta,
ritorna la domenica successiva o se ne
va in un'altra comunità. La situazione
da noi è forse meno radicalizzata, ma è
chiaro che tende a svilupparsi nello
stesso senso. I membri della comunità
vedono la toga, ma pensano al colore
politico che sta dietro. È una situazione che ad alcuni potrà sembrare tragica, ad altri positiva; si tratta comunque, mi sembra, di una realtà inevitabile. Se il predicatore deve aver di mira
non soltanto l’aspetto privato, ma anche e in primo luogo l’asi^tto pubblico
deH’esistenza umana, è giusto che tenda a fare coscientemente una « predicazione politica »; ma, sia perché è
una cosa nuova, sia perché nella chiesa moltissimi sono convinti che Dio
non si interessi di politica (dato che
loro non se ne interessano), è inevitabile che si veda nella predicazione p)olitica soltanto una presa di posizione
di parte.
Predicare
In una situazione compromessa
Mi sernbra che sbaglino, dunque,
quei predicatori che pensano di risolvere il problema nascondendo la loro
posizione. Le possibilità sono due: o
non si ha un’opinione chiara, e allora è
bene chiarirsi le idee, perché le idee
confuse non sono precisamente la condizione migliore per predicare bene;
oppure Una posizione chiara, anche se
relativa e modificabile, la si p>ossiede,
e allora la si deve mettere in gioco, con
tutta la nostra vita, quando si predica.
Ogni separazione, anche in questo campo, viene dal maligno. Certo, questo
non vuol dire che si debba fare ogni
domenica una dichiarazione di fede
politica; ma nell'arco di un anno vi sono molte occasioni in cui la nostra posizione deve manifestarsi con chiarezza. Se questo non accade, non si ha
nna maggiore edificazione della comunità, si ha soltanto un equivoco più
grande. I p>ensieri segreti dei cuori non
sono scoperti, restano coperti, per la
comodità di tutti.
Ma cosa bisogna fare se i membri di
chiesa si interessano più della posizione del predicatore che di ascoltare
quello che dice? Non vi è altra via
d’uscita: bisogna accettare la sfida, e
predicare in questa situazione compromessa, senza spavalderia, ma con fiducia nella potenza della Parola di Dio.
La soluzione non sta nel fare macchina indietro, nel diventare prudenti,
nello smussare le punte, nel fare dei
sermoni genericamente evangelici toccando soltanto di rado e indirettamente gli argomenti più vivi e scottanti.
La soluzione sta nel fare una predicazione politica che sia veramente predicazione. Vorrei cercare di spiegare che
cosa questo significhi per me. Noto di
passata che il problema è vivo anche
altrove: proprio in questi giorni è uscito in Germania un libro dal titolo:
« Dilemmi della, predicazione politica ».
E' necessaria,
ma non è una moda
Per prima cosa, penso che non sia
superfluo ricordare che la predicazione
politica deve essere umile. La Parola di
T>io non è in nostro possesso; la predicazione politica non è la ricetta infallibile per annunciare veramente la Parola di Dio: l’aggettivo « politica » non
è l’additivo che rende il nostro prodotto imbattibile dalla concorrenza. Quando degli uomini sono stati raggiunti
dalla Parola del Signore e sono stati
liberati per il servizio a Gesù Cristo,
là c’è stata predicazione. E questo può
accadere in un sermone pietista e in
un sermone bartiano, in un sermone
politico e in un sermone apolitico. Dico
questo perché ho paura che certe volte la predicazione politica sia considerata come una legge: « Ahimè, se non
parlo del Cile diranno che non sono
stato attuale ». Non si parla più dell’anima, ma si parla di fabbrica, di
sciopero, di crisi del pvetrolio, e si pensa di aver fatto il proprio dovere. Come non basta citare versetti biblici
per fare una predicazione biblica, così
non basta citare dei fatti del giorno per
fare una predicazione politica. Perché
dovremmo essere sicuri di avere la Parola di Dio 'Semplicemente per il fatto,
che abbiamo finalmente 'imparato ia
parlare il linguaggio di tutti, a discorrere delle cose in cui gli altri sono immersi fino al collo? L’attualità non è
una garanzia, è la condizione in cui
Dio ci raggiunge, se così ha deciso.
Un altro motivo di umiltà dev’essere
la pscienza dei nostri limiti: la teologia con cui lavoriamo, il linguaggio
che adoperiamo, appartengono storicamente alla cultura borghese europea.
Gran parte della predicaizone politica
risente ancora di questa matrice borghese: quando dal pulpito denunciamo l’oppressione e l’ingiustizia, rischiamo ancora troppo facilmente di illuderci che così teniamo la realtà in pugno; però ben di rado sappiamo indicare come la realtà potrebbe essere
trasformata. Si rilegga a questo proposito quanto Miegge scrive nel suo
libro II protestante nella storia (La parola inefficace, pp. 33-39).
La luce dell'Evangelo
non è un riflettore sulla chiesa
Due osservazioni vorrei fare. La prima, è che un’autentica predicazione
politica sta sorgendo al di fuori delle
strutture tradizionali; in gruppi sociali
che sono ai margini della chiesa, in
zone del mondo estranee alla cultura
europea. Se cominciassimo a pensare
seriamente e a far sentire nella nostra
predicazione che non siamo più al centro del mondo, questo sarebbe forse un
primo passo verso la concretezza. Né
Roma, né le Folcoltà di teologia protestanti sono il monte di Sion a cui tutti i popoli della terra devono guardare.
Meno che mai lo sono i pulpiti, anche
se sono alti.
La seconda osservazione è che la
predicazione politica nasce da un’attesa e da una speranza: l’attesa e speranza che il Signore agisca nella realtà
degli uomini. Da gruppi che fanno lavoro politico può venire una predicazione, tma parola efficace, proprio perché essi sono più direttamente implicati in questa realtà e quindi in grado
di scoprire che la Parola di Dio non è
'legata a un determinato ceto, che essa
è vicina a coloro che noi riteniamo lontani. Bisogna affermarlo con fiducia:
in questa situazione può veramente nascere una nuova comprensione dell’Evangelo. Il compito della predicazione politica nella chiesa è dunque di
aprire la chiesa a questa nuova possibilità Appello alla libertà di Kaesemann e I ricchi cristiani e il povero
Lazzaro di Gollwitzer, sono per me degli esempi di questa predicazione. Ma
il tentativo è sempre da rinnovare, soprattutto perché finora è stato fatto in
termini troppo astratti, mentre la predicazione non è un dibattito tra intellettuali.
* * *
Umiltà e speranza, dunque. Ma il
fondamento della predicazione politica
non può che essere una lettura seria,
attenta, della Bibbia. Nel protestantesimo francese vi è stata recentemente
una lunga polemica,tra chi sosteneva
che il sermone deve partire dal testo
biblico e chi invece sosteneva che il sermone deve partire da un fatto di- attualità. L’alternativa mi sembra astratta:
in realtà il predicatore, come ogni credente, non smette di leggere la Bibbia
e non smette di vivere neH’attualità.
Quindi può accadere che un fatto mi
riporti a un testo biblico e me né faccia scoprire il significato, come può
accadere che un testo biblico mi conduca a un fatto di oggi, e me ne sveli
il senso. Nell’uno come nell’altro caso,
il Signore ha agito. Quando questo accade, la predicazione è possibile e necessaria.
Bruno Rostagno
Quest’anno il Natale è stato ricordato dai bambini in modo del tutto nuovo: nel pomeriggio del 6 gennaio hanno presentato una recita seguendo la
falsariga dei testi del manuale della
Scuola Domenicàle sul personaggio di
Samuele, rneditato nel trimestre precedente. Gli attori hanno riscritto col
loro linguaggio e con riferimenti al
tempo presente i Vari episodi con semplicità ed entusiasmo. Anche i piccolini, aiutati dai più grandicelli si sono
impegnati per la stesura del copione
e hanno dipinto enormi cartelloni per
10 scenario. Con questo metodo le assenze sono state molto rare. L’interesse comune ai personaggi da interpretare e la ricerca intorno ai costumi di
quel tempo ha senz’altro contribuito a
affiatare di più i bambini e ha recato
un impegno biblico che difficilmente si
poteva ottenere con lo studio tradizionale. Claretta B., Eliana B., Elisa R.
hanno collaborato per questa innovazione.
/ due consigli allargati di Genova e
Sampierdarena hanno avuto già tre incontri per discutere la linea da seguire per la celebrazione dell’ottavo centenario con la prospettiva di conferenze nei teatri cittadini, preparazione
del questionario, temi da dibattere in
comune come: Evangelo e Politica.
Notevole lo spirito di affiatamento ed
11 clima di fraternità che si è stabilito
ed è di buon auspicio per i rapporti
futuri.
Il Consiglio di ■ chiesa ha recentemente discusso vari argomenti con la
deliberazione di avere un’assemblea di
chiesa per discutere il problema del
culto con uno studio biblico introduttivo.
Ringraziamo il fratello Di Natale
presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale Evangelico di
Genova, per il messaggio rivolto alla
nostra comunità domenica 27 gennaio.
Sestri
Anche la Scuola domenicale metodista di Sestri ha avuto un programma interessante all’Epifania presentando la recita tratta dal manuale della
Scuòla domenicale e con canti accompagnati dal flauto di Marco C.; Sonia
e Paola con la responsabile del canto
hanno collaborato per la buona riuscita della festicciola.
Domenica 27 gennaio la famiglia
Gambale-Damiani ha presentato per il
battesimo il figlio Ivano; il Signore benedica la creatura che ha donato, e la
preghiera e l’esempio dei genitori siano preziosi per il loro figliolo.
Sabato 2 febbraio s’è tenuto l'incontro dei predicatori laici, presieduto dal
dr. Becchino, per stilare il programma
della predicazione nelle varie comunità della diaspora. Si è parlato della
prospettiva della preparazione dei laici nel contesto della federazione regionale, della collaborazione tra Distretto
valdese e Circuito metodista nonché
della casa di accoglienza di San Marzano e deH’edificio-chiesa di Bassignana.
Si sono iniziate le riunioni di famiglia nella casa di Lorenzo Conterno,
con una buona partecipazione di fratelli evangelici e cattolici e lunga discussione sul testo biblico scelto.
In tema di predicazione domenicale
ricordiamo la visita del dr. Santi che
ha molto interessato la comunità sul1 opera in Napoli a beneficio dell’infanzia e adolescenza abbandonate, per
Impegno del dr. Santi e del gruppo
di pastori e laici di Napoli. Lo ringraziamo molto, unitamente a Marcello
Rizzi e a Carlo Baiardi per i loro messaggi- Clara Roncagliolo
Verso la fusione della stampa
metodista e valdese
In attuazioim delle decisioni della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese, e su mandato del Comitato Permanente Metodista e della Tavola Val
^ "" gruppo di lavoro costìtuUo dal
Gonutato di redazione de « L Eco-La Luce » e da due raoDresentanti
** direttore di « Voce Metodista». Scopo della riunione, la prima di
piano circostanziato di settimanale unitario, da presentare agli esecutivi delle due Chiese, in vista di una discussione e della deConferenza Metodista e del Sinodo Valdese, che opereranno in
congiunta nel prossimo agosto. La decisione di fondo è stata già pre
deuÌttLSinr approvare i tempi, i modi, i termini
I risultati della prima riunione torinese del gruppo di lavoro possono es
sere condensati in queste proposte: possono es
U P Metodista» cessa le pubblicazioni e con
sta^«T’pÌn^rtlnr^ P®*" “ * Astretto Valdese, la te
Valdesi») diventa il settimanale unitario delle due
Chiese. Non si tratta di assorbimento del periodico metodista da parte di quelvaldese, bensì di confluenza: il settimanale che ne risulterà, pur conservanrifletterà rapporto metodista. Com*è stato detto, il pe
^ I deU’intero rapporto fra le due
Chiese, nel quadro del processo d’integrazione sempre più stretta che esse hanno avviato e stanno intensificando. serena cne esse nan
periodico è condotto da un comitato di redazione, i cui componenti
torp ‘1“® esecutivi; questi nominano, d’intesa, U diret
*-Ì * indicativo si propone un comitato di 10 membri, 3 metodisti e 7
brStrVil‘'Store^^^ interno un gruppo ristretto di 3 mem
•I uscirà un numero 0, quale indicazione di come potrà essere
li permdico umtario m vista della discussione sinodale. Ma entro la primavera
ìo^m^mnnÌf aiic chiese metodiste e vaidesi un progetto elabora
to, in modo che le decisioni smodali possano essere debitamente maturate.
dora e per il resto dell’anno, i due periodici programmeranno e
?®™“ni nonché corrispondenze dell’altra denominazione,
II gruppo di lavoro e convocato a Torino, per una prossima riunione, ii 2,^4.
La rubrica televisiva “Protestantesimo”
Ecco il programma delle prossime
due trasmissioni settimanali (ricordiamo, il giovedì alle ore 18.15, sul 2” canale).
Giovedì 28 febbraio sarà in studio,
con il past. Aldo Comba, il professor
Ezio Ponzo e insieme dibatteranno,
con l’ausilio di materiale grafico, la
questione di come parlare di Dio ai
bambini, come render loro la nostra
testimonianza di fede, e di come essi
la recepiscono.
Giovedì 7 marzo è in programma
un servizio filmato ripreso durante la
giornata celebrativa delT8" centenario
valdese, a Milano.
« « «
Come gli ascoltatori avranno notato,
domenica scorsa, ijel corso del notiziario evangelico radiotrasmesso, è stato
pure diffuso un comunicato nel quale
il Servizio stampa-radio-televi'sione della Federazione lamentava il ’taglio’ di
un suo precedente notiziario, per quan
tp riferiva a una recente presa di posizione del Consiglio della FCEI (ne
abbiamo pubblicato il testo due settimane fa). La RAI, infatti, rifacendosi
a una decisione della Commissione
parlamentare di vigilanza, aveva comunicato che non si doveva parlare del
referendum sull’abrogazione del divorzio se non negli ’spazi’ radiotelevisivi fissati (giornali-radio e telegiornali, dibattiti ad hoc, dove si bada
accuratamente all’equilibrio più calibrato dei pareri e delle posizioni); e
insisteva, notando che le rubriche cattoliche avevano accettato di non parlare della questione. La PCEI, pur
comprendendo le motivazioni dei responsabili, rimaneva convinta di dover
conservare la propria libertà d’intervento e d’informazione, e preparava
un comunicato, che è stato letto, ma
tagliato. Domenica scorsa il « Notiziario evangelico » ha dato notizia della
cosa, ribadendo il principio.
GLI ANZIANI FRA NOI
Tengo a rassicurare gli amici che, leggendo
la fìrma Bruno Rostagno sulTEco del Chisone e
ora sulla Lanterna, cominciavano a sospettare
un mio doppio gioco, che detta firma appartiene
ad un'altra persona, con cui non ho rapporto
alcuno. Ad ogni modo, distinguerci è facilissimo: il mio omonimo scrive di cose sportive
e di viabilità, cose in cui sono profondamente
ignorante, e scrive su La Lanterna, su cui io
non scriverò mai.
B. R.
LIBERI?
Vigilia dell’anniversario della concessa libertà ai Valdesi:
momento di quiete in periferia. Pensieri e pensieri... Pensieri che
corrono al passato, ritornano al presente, di nuovo al passato con
confronto al presente. Allora: fede, tenacia, lotta, fedeltà. Oggi:
infedeltà... opere, fabbricati... denaro... (prestiti, mutui...), speranza per pochi, indifferenza di molti. Futuro incerto, lontani
l’uno dall’altro, quasi quasi non ci si riconosce o ci si schiva. Il
mondo ci ha dato la "libertà” e noi ci siamo volentieri adagiati,
lasciandoci prendere la mano e condurre lontano da ciò che dovevamo portare, ritrovandoci, ahimè, tutt’altro che "liberi", ma
più che mai schiavi. Schiavi di questo modo di vivere che lascia
sempre meno tempo alla nostra vita di credenti. Non riusciamo
o non vogliamo liberarci da tante vane fatiche pur sapendo che
la nostra vera fatica deve essere quella di servire DIO.
Forse che la vera libertà sia stata, per i Valdesi, quella prima del 1848?
Primo Violo
La trasmissione televisiva « Protestantesimo » è stata. dedicala, ultimamente, al problema degli anziani, uno dei gruppi più numerosi oggi emarginali. Sono comparsi sul video
uno specialista, il geriatra Marcello Perez,
un’assistente sociale, Fiammetta Cullo e il
pastore Alberto Taccia, entrambi della chiesa valdese di S. Giovanni, in Val Pellice, dove
si è iniziato un nuovo tipo di servizio sociale.
Dopo alcune sequenze dal vivo, raccogliendo testimonianze di anziani ricoverati, si è
trattato di una trasmissione ”in studio”, volta
a illustrare il problema più che a presentare
visivamente realizzazioni e tentativi. I tre partecipanti, che hanno dialogato fra loro e con
il pastore Aldo Comba, hanno fatto sentire
vividamente, senza sdolcinature ma con forte
partecipazione, quanto —r per tanti — il problema sia dolente; e hanno pure delineato il
nuovo modo in cui si intende affrontarlo:
nelle situazioni sociologiche nuove, agire in
modo tale, sia a livello personale sia a livello
collettivo, che Panziafìo non si senta inutile,
ma tuttora realmente utile agli altri; che non
sia, per quanto possibile, sradicato, trasferito
in ambiente estraneo, ma più che mai radicato nel suo ambiente familiare, la casa, il
borgo, il quartiere. Ed ecco i ^^servizi aperti”,
il servizio sociale a domicilio, Tofferta di un
ambiente caldo e umano in cui ritrovarsi,
senza per questo perdere il diritto alla propria vita privata, alla propria "casa”.
I partecipanti al colloquio hanno accennato con sufficiente chiarezza, nella brevità del
■A” Facciamo presente a tutti coloro
che hanno ordinato o ordineranno
copie dei prossimi numeri recanti
Tinserto suirS® centenario valdese,
che Faumento di costi tipograflci
ci costringe a portare a L. 60 il
prezzo a copia; e soltanto la relativamente alta tiratura di quei numeri speciali ci permette di mantenere in quei limiti il prezzo.
tempo, agli ostacoli sociali e politici che -si
oppongono a questo reinserimento nel tessuto
sociale di persone apparentemente (solo apparentemente) inutili perché inutilizzabili alla
produzione intensiva; e alle possibilità, e ai
primi felici tentativi di avviare un diverso e
fecondo rapporto con i rappresentanti della
"terza età”. A conclusione il pastore 'l’accia ha
detto con forza la motivazione evangelica di
questa preoccupazione, per dei cristiani : l’amo,
re per un prossimo considerato non come oggetto di “carità” bensì come persona di pari
dignità perché ugualmente amata da Dio.
ugualmente preziosa ai suoi occhi, per noi
compagna di vocazione.
Una bella trasmissione. Con qualche inevi
tarile lacuna. Ne segnaleremo in particolare
due. Si poteva fare qualche accenno più concreto ai nostri istituti in cui il servizio agli
anziani, sia pure su linee più tradizionali,
viene svolto con impegno e con amore : chi ci
lavora e chi ci vive se ne sarebbe sentito incoraggiato (gli "incurabili” del Rifugio, ad
esempio, sono i più emarginati fra gli emarginati). E si poteva, forse si doveva dire chiaramente la carenza di diaconato in mezzo a
noi: di questo ministero si parla parecchio
ma lo si vive poco, e chiunque ha rapporto
con i nostri istituti assistenziali, sopratutto
per malati e per anziani, sa come essi stentino a trovare personale evangelico qualificato
in campo professionale ma anche vocazionalmente animato ed evangelicamente formato.
Comunque, anche se l’appello non è espressamente risuonato, il problema è stato posto, con
serietà e intensa partecipazione spirituale. Grati a ehi ha dato la sua testimonianza, c’è da
augurarsi che essa sia stata rilevata come
un’indicazione e una sfida.
Gino Conte
Esecuzione sommaria
Confesso che, leggendo la presentazione che il Radiocorriere Tv faceva
della trasmissione di « Protestantesimo » del 14 febbraio u. s., mi sono un
po’ cadute le braccia. Mi son detto:
sarà un’esecuzione sommaria e massiccia di tutto ciò che il Signore ha
compiuto attraverso la missione della
Chiesa, in nome di un « rinnovamento » che faccia ancora una volta tabula rasa di più di un secolo di diffusione dell’Evangelo, come è avvenuto e
continua ad avvenire per tanti altri
aspetti della vita della Chiesa. Stando
così le cose, al termine della trasmissione mi son detto che le cose erano
andate meno male di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Ciò detto, tuttavia, rimane il fatto che si è trattato
di un'esecuzione sommaria. Se ci si
rilette nei panni dello spettatore medio, totalmente privo di qualsiasi punto di riferimento, si può immaginare
facilmente che, al termine dei quindici minuti di filmato e di intervista col
segretario del Dipartimento dell’Evangelip,azione e della Missione del CEC,
Emilio Castro, egli si sarà detto: tutto ciò che è stato fatto dai missionari
e dalle missioni protestanti fino a questi ultimissimi anni non può aver lasciato traccia o non può aver lasciato
che uno strascico di rancori e di com
plessi tra i popoli del terzo mondo. A
ciò ha grandemente contribuito il tipo
di filmato, largamente « macchiettistico », con dei leoni un po’ in cartapesta, un Albert Schweitzer presentato
come un vecchietto cadente e evidentemente ormai privo di vitalità e il
commentatore fuori campo che parlava di missionari costituzionalmente incapaci di liberarsi dal senso di superiorità dell’uomo bianco e dal connubio evangelizzazione-civilizzazione dal
quale non poteva che scaturire la
realtà di una civiltà egemone (quella
bianca), di un « evangelo egemone».
Intendiamoci, non mi sogno nemmeno di negare che anche le missioni abbiano dovuto fare i conti con la colonizzazione, che abbiano pagato a caro
prezzo la presenza accanto a loro di
funzionari di un paese occupante (che
però non sono stati tutti degli uomini
dalla mentalità di boss venatamente
schiavista...).
Però questo non si potrà mai dire
senza dire, nello stesso tempo, che una
larga parte del lavoro missionario, con
tutte le sue imperfezioni ed anche con
tutte le sue ingenuità, è stata basata
Giovanni Conte
(continua a pag. 6)
3
22 febbraio 1974 — N. 8
LA CHIESA E T,A SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 3
Nel continente latino - americano
Recentemente una trasmissione della rubrica televisiva italiana ^’'Protestantesimo’’ ha trattato, tra
l’altro con un’intervista con il pastore metodista uru^uayano Emilio Castro, attualmente direttore
„ del Dipartimento Missione ed Evangelizzazione del CEC, la situazione del protestantesimo latino-americano. Dal Servizio stampa protestante della Svizzera tedesca (sepd) riportiamo ora alcune notizie
sulle Chiese nel Continente sudamericano
NELLA FAMIGLIA DELLA CEVAA
Vita della Chiesa di Gesù Cristo
nel Madagascar
BRASILE: vescovi accusano
Nel Nord-Est brasiliano la situazione della popolazione è catastrofica.
'Questa regione è chiamata, oltre che
’poligono della fame’, ’l'ospizio dei poveri del Brasile'. Fame e sottoalimentazione sono all’ordine del giorno. Su
1000 r M, 180 muoiono già alla nascit
e 470 prima di giungere al quinto anno. Dopo l’ultima grande siccità, è stadio reso noto un piano di riforma agraria, ma molti latifondisti hanno eluso
questa riforma, 'vendendo' la loro terra a famigliari. ed amici. Soltanto 2-3
mila famiglie, sulle 15.000 previste,
hanno cosi potuto fruire di questa in
4
novazione.
« Ho udito il grido del mio popolo »,
questo il titolo del documento che tre
arcivescovi e dieci vescovi nordestini
avevano pubblicato. Poiché essi avevano definito il regime militare « un
sistema capitalistico con metodi di
tortura, di assassinio, di riduzione al
silenzio e di arresti », esso è stato immediatamente vietato. I rapporti fra
Stato e Chiesa sembrano farsi più tesi. Le autorità si valgono di metodi nazisti per lottare contro le forze ecclesiastiche impegnate socialmente. La
parte 'progressista' della Chiesa cattolica brasiliana ha abbandonato la tattica guardinga dello starsene quieti e
affronta il regime. I vescovi scrivevavano che il popolo ha perduto tutto;
la difesa dagli arresti arbitrari, l’inviolabilità del domicilio, la libertà di
opinione e di stampa, di riunione, sindacale e di sciopero. Per bloccare le
resistenze a una simile situazione di
oppressione e d’ingiustizia si commetterebbero atti di violenza anche peggiori. Il terrorismo ufficiale avrebbe
raggiunto un controllo quasi totale sul
paese, valendosi dello spionaggio e della politica segreta.
...per la prima volta il presidente dello Stato è protestante
Il generale Ernesto Geisel, un membro' attivo della Chiesa evangelica luterana, il 15 marzo prossimo diverrà
^il presidente dello Stato federale brasiliano. È la prima volta, dall'indipendenza. che un protestante occupa la
più aita carica statale. Il nonno di
E. Geisel era un pastore luterano, originario di Stoccarda ed emigrato in
Brasile. Il nuovo presidente è il figlio
minore di una famiglia d’insegnanti
vivente a Rio grande do Sul, nel meridione del Brasile.
...le Chiese protestanti sono in crescita
Unite tutte le chiese luterane —
Oggi tutte le 1.100 chiese della Chiesa
evangelica luterana del Brasile, con i
loro 750.000 membri, sono riunite sotto una direzione unitaria. I mezzi di
comunicazione di massa sono stati di
importanza decisiva in questo processo d’unificazione. La Chiesa si trova di
fronte a compiti continuamente nuovi
in seguito all’emigrazione interna.
Più pastori protestanti che preti cattolici — Il Brasile è il maggiore paese
cattolico del mondo. Ma il cattolicesimo vi è ridotto alla difensiva. Di fronte a 11.000 preti cattolici vi sono già
17.000 pastori e predicatori evangelici.
Fra i preti cattolici oltre il 40% sono
stranieri. Il numero dei battesimi, dei
matrimoni e delle sepolture, secondo
la liturgia protestante, è raddoppiato
fra il 1958 e il 1969. Molti aderenti trovano pure il culto vodu e gli spiritisti.
I compiti sociali vengono presi sul
serio dalle Chiese evangeliche. È stata
fondata una scuola specializzata per
sordomuti. Per formare all’igiene famiglie di coloni, si dona loro un paio
di scarpe a condizione che essi costruiscano servizi igienici nella loro
abitazione, raggiungendo così tre scopi: esigenza di pulizia, possibilità di
portare calzature e assicurazione di
un mercato stabile per le calzature, il
che rappresenta lavoro per molti altri. Per i pionieri al lavoro in terre
isolate sono state create possibilità
scolastiche.
Sono quindi inevitabili i conflitti fra
una Chiesa che preme per la trasformazione della situazione e lo Stato che
tende a mantenere l’ordine esistente.
Il vescovo Mendez è stato quindi accusato di immischiarsi illegalmente della
politica messicana, e d’altro canto vari vescovi cattolici hanno rimproverato al presidente messicano la carenza
di senso democratico e l’uso della violenza.
Spesso, però, il fronte non passa fra
Stato e Chiesa bensì all’interno dell’uno
e dell’altra. L’impegno sociale di vari
dignitari ecclesiastici ha portato a contrasti aH’interno della Chiesa, mentre
sul piano politico il presidente messicano Echeverria ha avvertito che le
sue caute tendenze alla riforma e alla
democratizzazione urtavano contro un
muro di ostile rifiuto. Non vi è dubbio, comunque, che nella direzione ecclesiastica si è ridestata la coscienza
sociale.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
9 A Taipeh (Taiwan, o Formosa) è stata
inaugurata una statua del Cristo sofferente, durante una manifestazione « contro i corteggiamenti vaticani verso la Cina rossa » alla quale hanno partecipato trecentomila cattolici cino-nazionalisti.
0 Nel 1971 i vari seminari cattolici contavano complessivamente 155.513 seminaristi di vario grado. Entro la fine del 1973
circa 20.000 hanno abbandonato i seminari.
9 Undici religiose cattoliche, che dal 1950
gestivano alcune scuole nella Repubblica
Democratica dello Yemen, sono tornate in Italia : sono state espulse e private del permesso
di insegnare in seguito alla nazionalizzazione
delle scuole cattoliche del paese.
Messaggio
del Comitato dei Protestanti
Il Comitato dei Protestanti (C.P.),
riunitosi lo scorso mese di novembre
per la sua 29.ma sessione a Morondova, si è rallegrato per lo spirito che
anima le Chiese Evangeliche a procedere verso l’unità, nonostante le difficoltà che ancora sussistono. Ha scelto perciò come tema della IV Assemblea Generale della Federazione delle
Chiese Evangeliche, che si terrà nel
prossimo mese- di novembre; « Crescere in ogni cosa per andare a Cristo ».
Ha ricordato alcuni avvenimenti importanti che avranno luogo nel corso
del corrente anno: il cinquantenario
degli Esploratori Malgasci ed il centenario dell’Associazione Mondiale delle
Scuole Domenicali; nel prossimo mese
di maggio si riunirà a Lusaka (Zambia) la terza Assemblea Generale della
Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (CETA), alla quale le Chiese malgascie invieranno i loro rappresentanti, fra cui delegati dei giovani e delle
associazioni femminili.
Il C.P. si è augurato che ogni parrocchia abbia fatto del suo meglio per la
campagna di evangelizzazione decisa
dall’Assemblea Generale di Fianarantsoa ed ha ribadito che quanto ha potuto essere attuato finora non è che
l’inizio di un lavoro che deve essere
continuato da tutti.
Nell’attuale situazione di austerità,
che ha ripercussioni finanziarie, il C.P.
ha richiamato infine le Chiese alla loro responsabilità ed ha invitato i credenti a collaborare allo sviluppo economico di tutto il paese.
Incontro ecumenico
Promosso dal Centro Luterano di
Studi Ecumenici di Strasburgo, all’inizio dello scorso mese di settembre ha
avuto luogo a Ankadikely-Ilafy un primo incontro ecumenico, che ha riuni
L’ASSEMBLEA DEL CENTENARIO DELL’ALLEANZA
RIFORMATA MONDIALE AFRA’ PER TEMA
La gloria di
e l’avvenire
Dio
dell’uomo
BOLIVIA: scontro fra Chiesa e Stato
Un centinaio di sacerdoti, religiosi e
religiose di La Paz e Cochabamba hanno pubblicato un documento dal titolo « Evangelo e violenza », nel quale
fanno conoscere le continue lesioni ai
diritti dell’uomo in Bolivia. Gli ecclesiastici hanno accusato il regime di
tortura e di terrore fisico contro tutti
gli oppositori, persone e gruppi. Un
migliaio di detenuti politici sarebbero
abbandonati alla tortura e alla morte
senza alcuna difesa legale e senza alcun aiuto medico. Governo ed economia sono corrotti, il potere giudiziario
è succube del potere governativo. I tre
quarti dei preti e delle religiose sono
stranieri, e il ministro degli interni ne
ha minacciato l’espulsione agli autori
del documento. Ironicamente ha consigliato loro di raccogliere una colletta per il loro viaggio di ritorno in patria! La conferenza episcopale boliviana ha appoggiato in parte il documento, là dove lamenta le lesioni ai diritti
più elementari dell’uomo. Nel complesso, però, la dichiarazione episcopale si
era mantenuta nel vago, sicché i firmatari del documento si son sentiti abbandonati dalla direzione ecclesiastica; e ciò ha portato a forti tensioni
all’interno della Chiesa cattolica.
Ginevra (spr) - «La gloria di Dio e
l’avvenire delTuomo », questo sarà il
tema della prossima Assemblea dell’Alileanza Riformata Mondiale (ARM)
che si terrà a St. Andrews, in Scozia,
nel 1977. Il tema è stato aprovato dal
Comitato esecutivo delTARM, riunito a
Stony Point, presso New York, dal 10
al 15 gennaio scorsi.
Sebbene l’Alleanza Riformata Mondiale sia sorta nel 1875, la sua prima
Assemblea mondiale si è tenuta due anni dopo, a Edimburgo.
L’attuale ARM è sorta nel 1970 dopo
che, a Nairobi, si sono fusi l’antica
ARM e il Consiglio Congregazionalista
Internazionale, costituito nel 1891.
Durante i diciotto mesi prossimi sarà
allo studio l’organizzazione pratica di
questa assemblea, specie per ciò che
riguarda la forma, lo stile e il numero
dei partecipanti.
PARAGUAY
Stato
anche qui conflitto fra Chiesa e In Braille
Il conflitto senza esempi, per l’America Latina, che oppone la Chiesa e lo
Stato in Paraguay, ha unificato vescovi, gruppi di sacerdoti e laici. Questi
hanno costituito la ’Lega agraria’, per
costringere il governo ad attuare la riforma della proprietà terriera. I ve
scovi si ripromettono maggiori risultati da quest’iniziativa interna che dall’aiuto estero, che non farebbe altro
che rafforzare il regime dittatoriale di
Stroessner. Perciò da oltre un anno la
Chiesa cattolica ha rinunciato, fra l’altro, all’aiuto della Caritas statunitense.
COLOMBIA
Chiesa
prova di forza all’interno della
Come in numerosi paesi latino-americani, molti preti non si presentano
più come semplici « curatori d'anima »,
ma piuttosto come riformatori sociali.
Anche il 'secondo uomo’ della Chiesa
cattolica colombiana. Tulio Botero Zalazar, arcivescovo di Medellìn, che ha
al di sopra nella gerarchia solo il cardinale, arcivescovo di Bogotá, sul problema dell’interruzione di gravidanza
ha sostenuto una posizione all’incirca
opposta a quella vaticana. Per motivi
MESSICO: la Chiesa
statale e l’Evangelo
Sebbene vescovi, sacerdoti e laici attivi intervengano in misura crescente
a favore di riforme economiche e sociali, la Chiesa istituzionale si identifica ancora largamente con l’ordinaniento sociale dominante. Il gesuita
José Pedro Miranda ha dichiarato:
* La Chiesa messicana è teoricamente
tn condizione di liberare i poveri dalla loro miseria, ma praticamente non
c capace di farlo, essendo troppo strettamente legata ai ricchi ».
Mentre da un lato la Chiesa commette grosse ingiustizie negli stipendi del
suo personale, d’altro lato preti e vescovi coraggiosi affrontano non pochi
umanitari — ha sostenuto — il numero delle nascite dev’essere limitato, finché nel mondo vi sono tanti affamati.
Ma non soltanto su questo problema
il Boterò Zalazar si è posto in contrasto con il suo cardinale: ha anche
invitato il vescovo Helder Camara a
venire in visita, contro un espresso divieto cardinalizio. Il Zalazar ha potuto agire così solo perché sa che larghi
ambienti della sua Chiesa lo appoggiano.
in tensione fra il potere
rischi personali quando intervengono
a favore di un miglioramento delle
condizioni degli strati sociali inferiori. Così il vescovo di Cuernavaca Sergio Mendez Arceo, discusso per il suo
impegno sociale, ha criticato in una
omelia domenicale il divieto opposto
dalle banche messicane a che i loro dipendenti si uniscano sindacalmente.
Un altro vescovo ha levato forti rimproveri contro "cristiani convinti” che
non si curano della povertà e della miseria dei loro confratelli, in una società nella quale molti non guadagnano in un anno ciò che altri guadagnano in un giorno.
La Bibbia è il primo volume che è
stato tradotto in Braille, la particolare
scrittura in rilievo per i ciechi. Un abile traduttore impiega 1828 ore per compiere questa traduzione. A Parigi esiste
un’istituzione, « La Cause », che si occupa dei ciechi fin dal 1923; essa possiede un’importante biblioteca circolante di oltre 2.000 volumi in Braille.
Per dare un esempio della difficoltà e
della mole delle traduzioni indichiamo
la versione del libro La Tunica di Lloyd
Douglas di 460 papne, che ha dato lavoro ai traduttori durante 6 mesi, e
alla fine si sono ottenuti 17 volumi in
Braille. Così pure per la traduzione di
La Superbe di André Chamson occorreranno 9 mesi, ed essa sarà raccolta in
20 volumi.
È ovvio che di questa biblioteca
Braille possono disporre esclusivamente i ciechi che sono a conoscenza della
scrittura in rilievo; per gli altri « La
Cause » ha predisposto fin dal 1958 una
biblioteca sonora composta da libri registrati per magnetofono. Questo nuovo sforzo compiuto da « La Cause » ha
avuto un grande successo, sopratutto
presso gli anziani che in tal modo hanno sempre a disposizione un lettore
tutto per loro: attualmente vi sono
275 magnetofoni in circolazione per il
conforto di tante persone; la tecnica
moderna può servire a far conoscere
meglio e ad amare di più la Bibbia e
tutte le pubblicazioni evangeliche.
Tutte le categorie sociali adoperano
il libro parlato, non solo in Francia, ma
anche nella Svizzera ,nel Belgio, in
Africa, nel Canadá, in Italia. Vi sono
ormai 500 opere registrate, e le spedizioni di questo genere di libri riempiono sempre parecchi sacchi postali,
che viaggiano in franchigia a favore
dei ciechi: nel 1969 si spedivano 2075
sacchi, nel 1972 già 3.500. « La Cause »
cerca sempre persone disposte a dare
la propria voce per la registrazione dei
libri.
In Italia, neirambito delle chiese
evangeliche, si compie anche un buon
lavoro a favore dei ciechi: il signor
Carlo Davite è stato il fondatore alcuni
anni fa, di una Biblioteca circolante
evangelica Braille, che conta oggi 200
volumi, e cioè: tutta la Bibbia, Commentari biblici. Innari, opere di meditazione e di teatro evangelico, biografie, notizie sulle Missioni, raccolta di
culti ¿radio. Vi sono macchine dattilografiche per scrittura Braille e un duplicatore, con il quale è stato compilato un Catalogo da inviare ai ciechi.
La Biblioteca circolante evangelica
Braille comprende anche il libro parlato: possiede una raccolta di nastri per
magnetofono che contengono predicazioni varie, testi biblici e inni.
La signora Anita Eynard (Via Nizza 83 bis, Torino) si occupa di spedire
i libri in Braille ai ciechi che li richiedono, e il pastore Franco Davite (Frali
[Torino]) manda i nastri. Questa attività è curata anche da alcune traduttrici volontarie, ed è in contatto con il
lavoro de « La Cause » di Parigi.
to 74 delegati di quattro Chiese: Chiesa Episcopale (Anglicani), Chiesa di
Gesù Cristo, Chiesa Cattolica Romana e Chiesa Luterana. Dopo lo studio
dei punti comuni della fède, sotto la
direzione della locale Commissione
Ecumenica per la teologia, studio che
ha favorito una maggiore conoscenza
reciproca sia sul piano individuale che
su quello di ogni singola chiesa, i delegati hanno espresso il desiderio che
tali incontri si ripetano con la partecipazione delle altre Chiese ed hanno
fatto pervenire ai dirigenti ed alle
Chiese stesse una dichiarazione così
articolata:
1) Attraverso un reciproco scam
bio di idee siamo stati fatti partecipi
di un lavoro che ci è stato molto utile
e che riteniamo debba essere conosciuto dal popolo di Dio, che a sua volta
ne trarrà giovamento.
2) Abbiamo studiato insieme il
battesimo, il matrimonio, in particolare i matrimoni misti, la Santa Cena.
3) Per l’approfondimento della fede ci siamo resi conto dell’importanza della Parola di Dio, contenuta nella Bibbia che ci è comune. Poiché in
lingua malgascia esistono traduzioni
divergenti, ci auguriamo che possa essere compiuta una nuova traduzione
ecumenica con la collaborazione delle
quattro Chiese.
4) Come diverse Chiese hanno fatto in vari paesi in seguito ad incontri
come questo, siamo del parere che anche le nostre Chiese facciano una comune dichiarazione sul modo in cui
ogni Chiesa obbedisce all’ordine del
Signore di battezzare con acqua nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Visita del Segretario Generale
dell’Alleanza Riformata Mondiale
Il Pastore E. Perret, Segretario Generale delT-ARM, lo scorso mese di novembre, ha incontrato i responsabili
nazionali delle Chiese, i quali gli hanno presentato le attività ecclesiastiche,
sociali ed economiche della Chiesa. Il
Pastore Perret, a sua volta, ha illustrato questa « famiglia di Chiese »
che è TARM, la quale riunisce la maggior parte delle Chiese « bianche » e
« nere » dell’Africa australe e del Mozambico, nonché la sua organizzazione, le sue attività ed in particolare la
sua missione di riconciliazione. Durante questo suo primo soggiorno a Madagascar egli ha pure visitato alcuni
centri Protestanti.
Consiglio Nazionale Popolare
per lo Sviluppo (C.N.P.D.)
Il nuovo CNPD, composto da 143
consiglieri, ha avuto la sua sessione
straordinaria all’inizio dello scorso mese di dicembre per 15 giorni consecutivi. Il Generale Ramanantsoa, Capo
del Governo, nell’aprire la sessione,
ha ricordato il nuovo piano quadriennale per il rinnovamento nazionale,
che comporterà un notevole sforzo finanziario per lo sviluppo del paese,
per il quale però il governo spera anche in un aiuto dall’estero.
A Presidente del CNPD è stato nominato il sig. Michel Fety, Pastore della FJKM, il quale, compiuti i suoi studi a Montpellier, è attualmente sovrintendente dell’immensa regione ecclesiastica di Tamatave, la città in cui
nel dicembre-1972 si verificarono i tumulti che portarono alle dimissioni
del precedente governo.
Notiamo che tra i 143 consiglieri del
CNPD non meno di una diecina sono
Pastori e diversi altri sono insegnanti
delle scuole protestanti.
Nel corso dell’attuale sessione del
CNPD, che non è un parlamento ma
una assemblea consultiva che deve
riunirsi due volte Tanno per 15 giorni
consecutivi, i ministri del nuovo governo si sono susseguiti per esporre
il proprio lavoro, la situazione ereditata dal passato governo, quanto hanno già potuto realizzare in questi ultimi 18 mesi, per presentare i loro
progetti di azione e rispondere altresì
alle numerose interpellanze e lagnanze della popolazione, di cui i consiglieri si facevano portavoce.
{da « Vao Vao », bollettino della
Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar, F.J.K.M.).
Per una traduzione
comune della Bibbia
in kirundi
La possibilità di una traduzione comune della Bibbia in kirundi è stata
esaminata da rappresentanti di otto
Chiese protestanti e della Chiesa cattolica nel Burundi, in una riunione
promossa a Bujumbura dal segretario
regionale dell’Alleanza Biblica, df. Peacok, la cui sede è a Nairobi. Il dr. Peacok ha illustrato il metodo di lavoro
già adottato in varie altre regioni, per
la nuova traduzione in varie lingue,
spesso in comune frà protestanti e cattolici. E augurabile dìe l’impresa possa essere avviata e riuscire anche in
kirundi, la lingua più diffusa del Burundi.
CEVAA: Zambia
9 Benché sì segnali un arresto nelle conversazioni in vista di un’unione fra la Chiesa unita dello ZAMBIA, membro della
CEVAA, e la Chiesa anglicana, trattative intense stanno svolgendosi fra la Chiesa unita,
gli anglicani e i cattolici romani, relative all’eventuale costruzione di seminari teologici
vicini l’uno all’altro a Foxdale. nei pressi di
Lusaka. Parlando dei colloqui in vista della
unione con la Chiesa preshiteriana dello Zambia, il past. Musunsa, segretario generale della
Chiesa unita, ha dichiarato : « Ho Vimpressione che in un avvenire non mollo lontano le
nostre due Chiese potranno unirsi, poiché per
db che riguarda la tradizione non differiamo
affatto gli uni dagli altri ».
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Marie-France
Coisson, Ermanno Geme, Renaio
Malocchi, Elsa e Speranza Tron,
Liliana Vigtielmo.
4
pag. 4
N. 8 — 22 febbraio 1974
r
a cura della federazione femminile valdese
iestinix)nianza servizio speranza
durante l'epoca ‘ napóieonica
Durante l’epoca napoleonica i
valdesi avevano conosciuto una
ampia libertà religiosa e l'uguaglianza con i loro concittadini;
ma era stato un periodo piuttosto breve e con il ritorno del re
Vittorio Emanuele I nel 1815 essi avevano perso quelle che sembravano delle conquiste stabili:
fu di nuovo vietato avere proprietà fuori dei confini tradizio
nali, fu imposta la chiusura del
nuovo tempio di San Giovanni
inaugurato nel 1807 (per benevola concessione il tempio rimase
aperto, ma con la facciata nascosta da una palizzata di legno), furono ricostituite le parrocchie cattoliche soppresse, fu
deposto il sottoprefetto Geymet.
I valdesi si trovarono così di
nuovo esposti a soprusi e vessa
zioni, in attesa che giungesse
l’ora della libertà.
Ma intanto qualcosa stava
cambiando: alcune iniziative, alcune visite produssero effetti di
gran valore mentre gli ambasciatori dei paesi protestanti.
Olanda, Inghilterra, Prussia,
presso la corte sabauda, si interessavano vivamente delle questioni valdesi.
malgrado le difficoltà materiali si sviluppano
assistenza e istruzione: forte apporto femminile
L’ospedale di Torre Pellice
Carlotta Geymet Peyrot, moglie dell’ex-moderatore ed ex-vlceprefetto di Pinerolo Pietro
Geymet, pensava da molto tempo di organizzare un piccolo
ospedale per i valdesi che non
erano accolti negli altri ospedali oppure vi venivano sottoposti
a pressioni perché abiurassero.
Nel settembre del 1821 la signora ha già dei piani abbastanza
precisi: a Torre Pellice è in vendita una casa di recente costruzione che servirebbe benissimo
allo scopo e in cui si potrebbero
collocare una dozzina di letti,
ma manca il denaro necessario.
Perciò essa cerca dei sostenitori all’estero, principalmente a
Ginevra, e si dice disposta, malgrado la sua non più giovanissima età (56 anni) ad affrontare i
viaggi necessari, ora che i suoi
otto figli sono cresciuti e sistemati. La risposta è incoraggiante, la Compagnia dei pastori di
Ginevra dimostra interesse per
il progetto.
Occorre ora il consenso della
Tavola che affida l’opera progettata ai coniugi Geymet: « ...approfittiamo della buona volontà
e dello zelo del nostro rispettabile fratello Pietro Geymet... e
di quello della sua degna compagna, animata da ardore del
tutto cristiano per questa impresa, acciocché seguano con
tutta l'attività e la sostanza che
essa merita questa santa iniziativa... ». Si intraprendono tutti i
passi necessari presso le autorità e nel gennaio 1824 (con un certo ritardo perché nel frattempo
erano morti sia il past. Geymet
che il moderatore Peyran) viene
acquistata a Torre Pellice la casa dove funzionerà l’ospedale.
Un gran passo era stato compiuto, ma non era sufficente. I malati dovevano essere accolti gratuitamente, perciò era necessario un capitale che assicurasse il
denaro sufficente per le spese di
gestione. Carlotta Geymet ispirava anche la campagna finanziaria lanciata a questo scopo presso le altre chiese protestanti europee.
L’ospedale si apriva verso la
fine del 1825 con 12 letti, 6 per
gli uomini, 6 per le donne, e nell’aprile del 1826 ne usciva guarita la prima ricoverata, Maddalena Travers di Torre Pellice,
che riceveva in dono una somma di denaro.
Il 1° gennaio 1828 cominciava
a funzionare un piccolo ospedale a Pomaretto: la prima infermiera era Anna Pons di Massello.
Risveglio e nuove iniziative
Ex-militare ginevrino, Félix
Neff si era dedicato con passione e ardore all’evangelizzazione
delle valli impervie di Freissinière e del Queyras, da molto
tempo abbandonato senza un
ministero pastorale regolare. Il
successo della sua predicazione
è straordinario e gli echi giungono lontano. Nel 1825, invitato
da alcuni amici, Félix Neff varca le Alpi e visita le Valli Vaidesi. Quello che vede lo riempie d’indignazione (« ...in molte
chiese si abbrevia il culto per
lasciare maggior tempo ai divertimenti ») e il suo giudizio è severo (« ...i valdesi calpestano indegnamente nei loro giochi profani... il sangue dei loro antenati mentre il loro nome come un
fantasma e come l'ombra di un
corpo santo che non esiste più
commuove ancora in loro favore
le chiese più lontane ». Per quindici giorni Félix Neff predica
nei templi e nelle riunioni serali
e le sue parole scuotono molti
e provocano un vero e proprio
movimento di risveglio che pur
tra difficoltà, opposizioni e contrasti spesso virulenti rilancia
l’interesse per le missioni fra i
pagani, per l’educazione religiosa e promuove la diffusione della Bibbia e l’evangelizzazione
dei villaggi.
Almeno altre due personalità
ebbero importanza in quel periodo per la vita della popolazione
delle Valli. Il canonico Gilly si
adoperò a trasformare in un istituto di studi secondari l’esistente Scuola Latina di Torre Pellice. Nel 1830 si apriva una Scuola Latina a Pomaretto e nel 1831
si inaugurava modestamente,
con due soli professori e sei allievi, il Collegio di Torre Pellice, che si trasferiva nella sua
sede attuale nel 1837.
L’altra personalità di rilievo,
il generale Beckwith, venne alle
Valli per la prima volta nel 1827
e finì per stabilirvisi fino alla
sua morte (1862). Egli s’interessò soprattutto dell’educazione
elementare e fece sorgere un
centinaio di scuolette nei vari
villaggi. Alle Valli esistevano da
molto tempo delle scuole che
spesso però mancavano di locali adatti.
Nel 1828 vennero istituite delle « scuole per le ragazze » (8 in
quell’anno) in cui si insegnavano anche, oltre alle lezioni normali, il cucito e altri lavori dc,nneschi. Erano affidate a maestre
che ricevevano dalla Tavola un
« diploma di idoneità » (così come lo ricevevano i « régents »
delle 15 scuole parrocchiali) e
dovevano rendere conto del loro
lavoro ai pastori.
Il gen. Beckwith trovava necessaria una scuola a carattere
secondario per le ragazze e nel
1837 fondò a Torre Pellice il
« Pensionato femminile », che
più tardi prese il nome di « Scuola superiore per ragazze », e che
per settant’anni fornì un’educazione superiore a molte giovani
di buona famiglia e preparò maestre e istitutrici. Nel 1854 venne
riorganizzato in modo da essere
sempre un internato, ma da poter avere nello stesso tempo anche delle allieve esterne.
dopo il 1848: fiorire di impegni
e di organizzazioni femminili
Così giungiamo al 1848. Ottenuta l’Emancipazione, i valdesi
vedono aprirsi innanzi a sé enormi possibilità di lavoro e di rinnovamento. La seconda metà del
1800 vede infatti fiorire tutta
una serie di iniziative alle Valli
e nel resto dell’Italia. Quale parte vi hanno avuto le donne, intese non soltanto come mogli e
madri, come compagne partecipi dei problemi e degli impegni
dei mariti pastori, evangelisti,
missionari, semplici credenti?
La situazione alle Valli
Può essere utile dare un’occhiata alla situazione generale di
quegli anni. La situazione economica è estremamente grave:
valdesi: non hanno firmato 137
donne, pari al 54%, e 38 uomini,
pari al 15%. (Nello stesso periodo si sono celebrati 87 matrimoni
cattolici: non hanno firmato 77
. donne, pari all’88,’% e 33 uomini, pari al 38%)...
Fino al 1865 un quinto della
popolazione valdese che era di
circa 20.000 individui in totale
non sapeva né leggere né scrivere. Di questo quinto l’80 erano,
naturalmente, donne.
Alla fine del secolo l’analfabetismo è praticamente scomparso: nel 1897 esistono 192 scuole,
quasi tutte miste. In quello stesso anno sono stati celebrati 129
matrimoni valdesi: una sola donna non ha firmato, nessun uomo.
Anche i cattolici hanno progredito, ma esiste ancora un 7,5%
Pinerolo 1905: l’unione ¡eniminile
in seguito a cattive annate, alla
grandine e a mancati raccolti
molte famiglie sono letteralmente ridotte alla fame, tanto è vero che in febbraio e poi di nuovo in marzo del 1854, e negli anni seguenti, la Tavola distribuisce fra le parrocchie delle Valli
dei soccorsi inviati da amici.
Una parte delle somme giunte
dall’estero viene impiegata per
dare lavoro alle donne: si comperano lana e canapa e si pagano le donne che filano e tessono.
Si tenta di introdurre l’industria
della maglia intrecciata, ma con
scarsi risultati; invece attiene un
buon successo la fabbricazione
di tela ruvida, ma resistente.
Sono gli anni in cui si parla
molto di emigrazione, in cui si
fanno svariati progetti e in cui
infine parecchie famiglie abbandonano i villaggi troppo popolosi e i poveri campi per affrontare l’avventura del viaggio e
deH’insediamento nella regione
del Rio de la Piata (1857-58).
Nel 1848-49 esistono 169 scuole, di cui 162 miste c 7 per ragazze. Vi sono maestre soltanto
nelle scuole femminili. L’istruzione è abbastanza diffusa, ma
non è generale. Negli anni 1847-48
si sono celebrati 252 matrimoni
di analfabeti fra gli sposi di quell’anno (81 matrimoni: non hanno
firmato 6 uomini e 6 donne).
Anche la situazione economica
è migliorata: l’emigrazione ha
dato un certo respiro ai villaggi, le fabbriche hanno portato
lavoro, ma creano molti problemi di ordine morale, l’emigrazione temporanea, invernale, dà
lavoro a molti giovani ma li porta lontani verso le città e le zone turistiche e crea in loro abitudini mondane.
Verso il 1895 le ragazze sono
ammesse alla Scuola Latina di
Pomaretto, ma bisogna arrivare
al 1921 prima di trovare un’insegnante, Emilia Lantaret.
maestre e monitrici:
qualificazione
professionale
e creazione delle
scuole domenicali
chiusa per mancanza di mezzi,
preparò ,i maestri e le maestre.
Venne riaperta poi nel 1913 e
funzionò fino al 1925. Nel 1854
viene creata, a Torre Pellice prima e più tardi a Pomaretto, una
Scuola di Metodo per l’aggiornamento degli insegnanti. Le
donne insegnano solo nelle scuole femminili e nell’Asilo Infantile, ma nel 1870 troviamo la prima maestra in una scuola quartierale di Torre Pellice, alla Ravadera. Da quel momento le donne fanno la loro comparsa in
quasi tutte le scuole della parrocchia fino a prendere il sopravvento quasi ovunque. Anche
nelle altre chiese insegnano e il
loro lavoro è apprezzato e giudicato alla pari di quello degli uomini, per es., nel 1882 Prarostino afferma nel suo rapporto che
« maestri e maestre hanno lavorato con zelo e intelligenza » e
Torre Pellice ribadisce « la maggior parte dei maestri e delle
maestre hanno lavorato con intelligenza e perseveranza ». Nel
1877 nella relazione di San Giovanni si legge addirittura che
« il Concistoro constata ancora
una volta la superiorità delle
maestre sui “régents” nelle scuole quartierati ».
La Scuola di Metodo era frequentata da parecchie decine di
maestri e maestre. Nel 1886 troviamo nel rapporto della Tavola
i dati esatti: 70 « régents », 39
maestre quartierali. I bambini
nelle scuole sono 4.714.
Quasi sempre sono gli insegnanti stessi che si occupano
delle Scuole domenicali. La direzione è spesso affidata a un
uomo, ma non sempre, mentre
monitori e monitrici si dividono
il lavoro. Nel 1884 ad Angrogna
sono esattamente divisi: 18 monitori, 18 monitrici, per 375 bambini.
I primi tentativi di scuole domenicali si hanno a Torre Pellice nel 1821; nel 1837 alcune signore raccolgono in casa loro
dei bambini per una breve spiegazione di passi biblici. Ma la vera organizzazione inizia nel 1842
sia a San Giovanni che a Torre,
dove nei successivi quarant’anni
si aprono scuole domenicali in
quasi tutti i quartieri della parrocchia. Funziona anche una
scuola domenicale per i più piccoli, che è sempre stata affidata
a donne.
Nel 1873 le scuole domenicali
alle Valli sono 42, nel 1897 sono
70, più 12 nelle colonie della zona
rioplatense. (Rapp. della Tavola).
le associazioni
femminili
Nel 1852 si apre a Torre Pellice la « Scuola Normale » che fino al 1883, anno in cui venne
Sull’onda dell’interesse suscitato dal Risveglio per le missioni e l’evangelizzazione sorgono
numerose società missionarie,
che si affiancano alle società
femminili già esistenti. È impossibile parlare di tutto ciò che
avviene in tutte le parrocchie
per cui ci occuperemo in particolare di Torre Pellice: la varietà
davvero straordinaria di associazioni che vi si trova rappresenta
un po’ il campionario e l’esempio di quanto accade nelle altre
chiese.
A Torre Pellice esiste la più
antica società di beneficenza
delle Valli, la Società di Cucito
per i Poveri, fondata il 1° ottobre
1835 con lo scopo di soccorrere
i poveri della Chiesa valdese, soprattutto in Val Pellice. Questo
lavoro è stato svolto per molti
anni, finché le necessità sono diventate così grandi a Torre che
la Società è stata costretta a limitare le sue attività a quella
parrocchia. Le socie si riuniscono ogni settimana da ottobre a
marzo per cucire indumenti da
distribuire ai poveri e intanto
ascoltano letture edificanti. Ognuna paga una quota annuale
che viene anch’essa distribuita
in beneficenza.
Vi è anche una Società delle
Signorine per la protezione dei
bambini poveri delle Scuole domenicali della Chiesa valdese, il
cui lungo nome rivela lo scopo
per cui è sorta: fornisce di scarpe e indumenti i bambini poveri
perché possano frequentare quelle scuole e distribuisce gratuitamente medicinali ai molti bambini ammalati. Qrganizza infine
la domenica pomeriggio, una
scuola per i bambini, valdesi e
cattolici, che lavorano nelle fabbriche e non possono frequentare la scuola diurna. Per questa
attività nel 1885 la Società ricevette dal governo una medaglia
d’argento, consegnata a Charlotte Beckwith, figlia del generale
e una delle responsabili dell’associazione.
La Società per l’Evangelizzazione in Italia non è propriamente un’associazione femminile, dato che è stata organizzata e diretta da un uomo, il prof. Tron,
e la menzioniamo solo perché
conta sulla collaborazione di un
buon gruppo di collettrici.
Le Società missionarie assumono talvolta il nome del luogo
in cui si radunano, così la Société de Travati pour les Missions,
detta più tardi di Via Uliva, fondata nel 1861 con lo scopo di
preparare oggetti da vendere a
favore delle missioni. Le socie
pagavano una quota e, in inverno, si riunivano settimanalmente per ricevere notizie sul lavoro missionario. Già molti anni
prima, subito dopo il Risveglio,
le donne dissidenti avevano dei
gruppi missionari e raccoglievano denaro per le missioni.
La Société d’Evangélisation et
de Missions des Copiers, fondata nel 1891, si riuniva nella scuoletta dei Coppieri per ascoltare
la lettura di notizie missionarie
o di libri edificanti e istruttivi. Il
denaro raccolto veniva destinato
in parti uguali all’evangelizzazione e alle missioni.
La Zambézia era stata creata
nel 1898 per confezionare capi di
vestiario per gli indigeni dello
Zambesi e si riuniva dapprima
in case private. Nel 1899 venne
riorganizzata su basi più ampie
e aperta anche agli uomini; oltre
lè’ tìéllè UCDG. 'Subentra n in
direzione della scuola per ^l^
raie, valdesi e cattoliche
e diretta per molto tempo *
Società delle Signorine. Oup,V‘‘
scuola è molto ben frequent 3®.'
fi fiinyinn« Ir»
e funziona la domenica pomeri
gio, per sette mesi all’anno c ^
la collaborazione di una doz^®
di signorine che vi si dedip,„j
a turno. Dal 1901 esiste, arcami
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Menzioniamo ancora breve.
mente Ja Scuola per ragazze”^
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fanotrofio femminile aperto
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un articolo. Alcune sono ancora n
attive oggi, fiorente è la Società L
dal Risnjj
vocazHNie
lui
ai lavori di cucito, si interessò
di raccogliere delle offerte in denaro da inviare all’opera missionaria nello Zambesi.
Troviamo anche a Torre Pellice due piccole società singolari:
nel 1869 esiste la Société du sou
hebdomadaire (Società del soldino settimanale) che raccoglie
denaro per l’Evangelizzazione,
mentre dal 1867 al 1874 funziona
la Société du sou missionaire o
du sou par semaine che raccoglie denaro per la Società delle
Missioni di Parigi. Queste due
società sembrano avere un’interessante affinità con l’Associazione della monetina (Fellowship of
thè Least Coin), oggi assai diffusa tra i gruppi femminili protestanti americani e del Sud-est
asiatico e le cui socie offrono
mensilmente la moneta di minor
valore in uso nel loro paese.
Questo permette a tutte, anche
in zone di estrema miseria di
offrire qualcosa per il servizio
della chiesa. Il denaro raccolto
(è sempre una somma piuttosto
considerevole) viene destinato a
opere di evangelizzazione o di
educazione in paesi diversi, talvolta anche in Europa.
Tornando a Torre Pellice, vi
troviamo una Unione Cristiana
delle Giovani (YWCA) diretta da
un gruppo di signore valdesi,
fondata nel 1892 e membro, dal
1896, della Federazione Mondia
li cucito anche se ha modificato
il tipo di lavoro che svolge, scomparsa invece la Società delle Signorine. Esiste una Lega femminile, sorta con il nome di Unione delle Madri per radunare la
domenica pomeriggio le donne
occupate in fabbrica o nel lavoro dei campi durante la settimana.
In altre chiese delle Valli si
trovano associazioni simili: a
Bobbio Pellice nel 1881 una dozzina di donne e ragazze si ritrovano settimanalmente per cucire camicie per i poveri; a Pramollo nel 1886 sorge una società
missionaria; vendite di beneficenza a favore delle missioni sono organizzate a Bobbio e a Villar Pellice, a Massello; esistono
società di cucito a San Germano
e a Pomaretto, una società lavora per le missioni ad Angrogna.
A San Giovanni vi sono parecchie associazioni come a Torre,
e inoltre la Société du Printemps
che raduna il giovedì pomeriggio
i bambini delle scuole valdesi
e prepara per l’estate un bazar
a favore dell’evangelizzazione e
delle missioni. Dal 1903 la ma
glie del pastore, Lea Gay, riunisce a casa sua una volta al mese
un gruppo di madri che discute
soprattutto di problemi familiari ed educativi. Nel 1901 nasce
l’Unione femminile di Pinerolo.
Sembra che le vendite di bene
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Nel corso degli ottocento anni della sua storia, il Valdisnw non
manca certo di un posto notevole per le donne, quali personaggi
primo piano o modeste figure anonime, ma non per questo meno
importanti.
E’ intanto interessante notare come fin dall’inizio del movimento, sono chiamate all’opera della predicazione anche le donne:
tra lo scandalizzato stupore del clero, il fatto che la testimonianza
cristiana passasse non solo ai laici maschi, ma addirittura alle donne, costituiva davvero una rivoluzione. Le testimonianze degli
quisitori sono in questo senso precise, ed apprendiamo cos) anche
del compito affidato a delle .sorelle negli "ospizi” valdesi dove alloggiavano i barbi, e in cui erano da esse assistiti: gli inquisitoti
sospettosi accusavano anzi i barbi di avere quelle donne in moglit'
ma di chiamarle ’’.sorelle”, per scolparsi dell’accusa di immoralità
L’inserimento dei Valdesi nel mondo della Riforma ridimensionò il posto della donna nella vita della chiesa: una volta stabilito a Chanforan che il matrimonio dei pastori era lecito, forse
la stretta interpretazione di certi passi paolinici confinò la donna
alle cure della casa e della famiglia.
Ma ecco che nella storia valdese incomincia l’epoca delle paf
sedizioni e delle guerre di religione, con la conseguenza che "j
esse sono implicati tutti, vecchi e giovani, uomini e donne.
allora ci appaiono delle belle figure femminili, che nell’ora della
testimonianz.a come in quella della resistenza rivelano il radicali'
smo della loro fede.
Ricordiamo qui le donne di Montalto e S. .Sisto in Calabi'ia\
che nel 1560 furono rinchiuse nel castello di Cosenza per esservi
lasciate perire in mezzo a crudeli .sofferenze: tra esse, quella Moàdalena Aureli (il cui figlio fu poi pastore della chiesa italiana th
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22 febbraio 1974 — N. 8
F^g- 5
donne valdesi dal medioevo a oggi
^ o bazar, non siano molto
Ljg- e siano organizzate solto a benefìcio dell’opera misnaria ® evangelizzazione
a favore delle chiese locaAccanto a questo vi è un in
e missioni
Sono gli 11 movi
^to evangelistico si diffonde'iji Italia e in cui un certo nu>ro di missionari valdesi erano
'opera, soprattutto in Africa,
Ilo Zambesi.
[a prima a partire per le mismi fu Lidia Lantaret, che nel
IQ aveva sposato in Scozia il
ssionario Henry Nisbet ed
1 partita con lui per le isole
moa. Un viaggio in veliero du0 tre mesi e 18 giorni!
Ijel 1881 il missionario Franis Coillard visita le Valli con
j moglie e i suoi appelli sultano molte risposte; nei 50
ni che seguirono la sua visita
valdesi, uomini e donne, parlo per le missioni. Nel 1884
QUO in Africa del Sud Giaco) Weitzecker e sua moglie
isa Malan, nel 1886 partono
teresse vivo e partecipe per
quanto avviene al di fuori del
piccolo mondo valligiano, per gli
evangelisti e i missionari che lavorano in Italia o in paesi lontani.
ficoltà e di pericoli. I coniugi
Coisson giunsero a destinazione
oltre un anno dopo la loro partenza dalle Valli. Un primo tentativo di attraversare il deserto
del Kalahari con dei carri a buoi
fallì a causa della morte di molti degli animani: per la lentezza
del viaggio i viveri cominciarono a scarseggiare, per cui furono costretti a tornare indietro,
abbandonando il loro bagaglio
che andò praticamente tutto perduto. Dovettero adattarsi a una
lunga sosta in casa del missionario di Palapye in attesa di riprendere il viaggio.
Il lavoro si svolgeva spesso in
condizioni di grande disagio e
solitudine, in un ambiente talvolta ostile, in un clima micidiale che provocò molte morti precoci. È evidente che il peso mag
0 a oggi
! ministeri
1974
la regione dello Zambesi
gi Jalla e sua moglie Maria
in, nel 1891 riparte per l’AfriAdolfo Jalla che era tornato
patria per sposarsi con EmPons, nel 1897 Augusto Coise sua moglie Margherita
bei partono anch’essi per lo
nbesi. Nel 1898 la signorina
hlich, della chiesa di Napoli,
;onsacra alla missione fra le
ine indù.
! viaggio per raggiungere il
ipo di lavoro durava spesso
Iti mesi ed era pieno di dif
giore di una situazione cosi diversa da quella familiare ricadde soprattutto sulle donne e sulle madri che spesso dovettero
separarsi dai loro figli. Ma erano credenti che avevano risposto
a una vocazione e che lavorarono e combatterono con coraggio
e serenità a fianco dei loro mariti.
Più tardi altre donne valdesi
partirono per l’Africa e vi lavorarono, per periodi più o meno
lunghi, come infermiere o come
insegnanti.
.el campo
.ellevangelizzazione
1 opera feconda, spesso dura
bbiamo parlato a lungo delle
li perché è lì che sorgono
Ite istituzioni che si diffondopoi nelle chiese che si vanno
htuendo in Italia, ma ovun■ le donne sono presenti e at
fel secolo scorso troviamo alnelle scuole create in valocalità molte maestre, conte a lavorare in situazioni
pientali certamente molto più
icih di quelle delle Valli. Vi
sono maestre a Genova, a Drusacco, a Champ de Praz dove la
scuola è stata aperta nel 1864
malgrado una violenta opposizione, a Piedicavallo, Sampierdarena, Brescia, Revere (Mantova),
Livorno, dove c’è anche un Asilo
infantile. Verso il 1860 fu aperta
a Rio Marina la prima scuola
evangelica, diretta da Marianna
Regolini, proveniente dal cattolicesimo. Vi è una maestra a Rocca Imperiale. A Catania si apre
itone valdese
^ndra), che era stata per prima avvicinata dall Inquisitore Mal-'TO e invano spinta all’abiura.
Ricordiamo la coraggiosa moglie di Janavel, fatta prigioniera
Olente con le due figlie, e tenuta come ostaggio nelle carceri di
^^ino, nella vana speranza che o la moglie o il marito cedessero
}^ntazione dell’affetto umano, e si piegassero per aver salva
Vita; e sua cognata Margherita Garnier, sorella dell’eroe, vittima
‘ì l^ocia militare, trovata morta colano bambino ancora vivo
' 'e brucia. >
£ Ricordiamo ancora Anna Mondon, moglie del capitano, che
^ giornate della lunga resistenza degli Invincibili (1686) condiy tnarito i momenti di lotta: la vediamo con altre donne ini fotolare dalle pendici della montagna le valanghe di pie
J 0 ben nota artiglieria dei valdesi) che sconvolgono e distrugnemiche all’assalto.
potrebbero ancora citare altri nomi ed altri episodi.
Ig ■ Pifferiamo volgere lo sguardo a tutta la folla anonima,
^Jf^tgliaia di donne sconosciute che attraverso i secoli furono il
famiglia valdese: non riusciamo a dare loro un
. e un nome, ma pensiamo con ammirazione alla loro giornata
. vero penoso, all’educazione dei figli, all’istruzione religiosa di
^e furono artefici.
I a.” compito apparentemente modesto, ma certamente valido
I Jlfece: il silenzio che lo circonda non toglie nulla al merito,
lasciarci sorprendere in un pensiero di riconoscenza e
per una pagina scritta sovente con le lagrime e col
jjg sempre certamente con la coerenza ed il coraggio
Augusto Armano Hugon
nel 1868 una scuola mista « sostenuta dapprima gratuitamente
dalla sorella signora Maria Cassia ». A Riesi G. G. Rodolfo Tron
apre per primo le scuole con la
collaborazione di sua moglie,
« provvedendo al primo Albero
di Natale, una novità non mai
udita ».
Altre donne rendono la loro
testimonianza in modi diversi.
Ne ricordiamo alcune; il primo
nucleo della chiesa di Aosta è
costituito da una donna valdese,
di Rodoretto, che pur avendo
sposato un cattolico della città,
aveva conservato la fede e che,
insieme con due coniugi protestanti svizzeri, facilitò la missione dei pastori. A San Remo collabora con l’evangelista la signorina Malanot, lettrice della Bibbia, che il rapporto del 1897 menziona in modo particolare per
« la sua attività che si manifesta
in visite a famiglie, a ospedali,
nel presiedere adunanze di cucito e nell’annunziare la Buona Novella della salvazione gratuita,
nei paesi circonvicini ».
Il pastore Rivoir osserva a
proposito di Porto Ferraio; « Nonostante qualche bella apparenza, quel campo fu di una grande sterilità. Arcangiola Rutigny
(la nostra maestra) vi fiorì come una rosa nel deserto ».
A Caltanissetta, nel 1871, troviamo un operaio, legatore di
libri. Michele Giordano « che per
la fede in Cristo fin da principio
apertamente accetterà e confessata, soffrì con giubilo distrette,
miseria, persecuzioni mantenendosi fedele fino alla fine assieme
a sua moglie ».
Su « Le Témoin » del 7 agosto
1880 il past. E. Bonnet scrive a
proposito di Rio Marina; « È
rallegrante trovare ogni domenica mattina nel tempio circa 80
uditori molto raccolti e attenti...
al culto vi sono sempre più donne che uomini perché è raro che
i bastimenti sui quali i marinai
attraversano l’oceano si trovino
insieme nell’isola. Ma è molto
importante aver guadagnato le
donne alla causa dell’Evangelo,
perché con le donne abbiamo la
famiglia e con la famiglia la
scuola domenicale e la scuola
settimanale... ».
Lo stesso accadeva, pur in circostanze diverse, anche in molte altre chiese. Quest’estate un
vecchio membro di una delle nostre chiese del Molise narrava
come inizialmente solo gli uomini si recavano alle riunioni
evangeliche e concludeva dicendo; « Ma la chiesa non era solidamente costituita se non quando anche le donne ci venivano ».
Prima del 1900 si organizzano
ovunque in Italia società di cucito; a San Remo, a Genova, a
Como, a Venezia (dove esiste
anche l’Unione evangelica più
antica d’Italia dopo quella di
Torre Pellice), a Livorno, Pisa,
Rio Marina, Napoli (esiste anche una Società delle Signorine),
Palermo, Catania, Riesi (la società si chiama La Perseveranza).
A Firenze vi è una piccola Società missionaria e una Società
di lavoro e edificazione detta 'Tabita. « Un gran mezzo di beneficenza è stato sempre l’Albero di
Natale che porta sì larghe foglie da vestirne una sessantina
di ragazzi ».
A Roma esiste un Comitato
che fin dal 1878 organizza il bazar e una Società delle signore
per le visite ai poveri, agli ammalati, agli isolati che per alcuni anni ha lavorato molto bene,
giungendo a fare fino a 250 visite annuali. Dal 1896 si è costituita una Società di cucito che
lavora soprattutto in favore dell’Istituto Gould. « La miseria è
immensa intorno a noi », afferma quell’anno la relazione del
Consiglio di Chiesa; grazie al
dono di un’amica generosa è
stato possibile distribuire dei
buoni per carne, uova, pane e
pasta. A Natale, per il « Natale
dei poveri », sono stati ritirati
dal Monte di Pietà e restituiti
ai possessori molti oggetti di
prima necessità.
Nell’anno 1930-31 la Società di
cucito si divide e nasce quella
di piazza Cavour. Per un certo
tempo alcune attività vengono
ancora organizzate in comune.
A Torino esistono molte società che conosciamo già, la Società delle Signorine, tre Società di
cucito, la Zambézia; accanto a
queste l’opera di San Donato;
un laboratorio di cucito, fondato
nel 1863 dalla signora de Fernex e da lei diretto per oltre
vent’anni, che dava lavoro a 2530 operaie disoccupate o sottoccupate; la Scuola di cucito e stiratura per ragazze che dovevano andare a servizio.
II concistoro ha affidato alla
signora Malan-Berrer, che dirige
un Home fondato dalle Amiche
della Giovane per le ragazze di
passaggio, una Camera per domestiche in cui trovano alloggio
temporaneo donne rimaste senza lavoro.
la federazione
Nel 1958 le associazioni femminili, che hanno assunto quasi
ovunque il nome di Unione o di
Lega e che svolgono un lavoro
molto più limitato all’ambito
della chiesa locale e degli istituti di assistenza, si costituiscono in Federazione Femminile
Valdese. Il Congresso costituente ha luogo a Torre Pellice il 29
agosto e vi sono rappresentate
24 Unioni. Il Sinodo approva lo
Statuto della Federazione, esprimendo il suo apprezzamento per
per il lavoro svolto dalle donne nella chiesa. La prima presidente, eletta dal Congresso e
approvata dalla Tavola, è Lucilla Santini.
La Federazione vuole essere
uno strumento di collegamento
fra le Unioni e di servizio; è
retta da un comitato di nove
persone che cura i rapporti con
le associazioni femminili protestanti all’estero e in Italia, propone temi di studio, organizza
incontri e convegni, pubblica
quattro vòlte all’anno una Pagina speciale sull’Eco-Luce (dopo
aver stampato per molti anni un
suo Notiziario). Dal 1967 costituisce, con battiste e metodiste,
il Consiglio di Collegamento che
cura, in particolare, l’organizzazione della Giornata Mondiale
di Preghiera. Nel 1972 ha avuto
luogo il primo Congresso nazionale a cui hanno partecipato le
associazioni femminili delle tre
denominazioni.
L’attuale presidente della Federazione è Ade Gardiol Theiler.
alcuni anni fa, un gruppo di diaconesse davanti alla loro Casa, a Torre Pellice,
con il past. Roberto Nisbet, allora suo direttore
le diaconesse
Un pastore tedesco, Teodoro
Fliedner, scoperti mediante i
suoi contatti con i mennoniti la
importanza e il valore del servizio diaconale femminile, diede
inizio nel 1836 al primo ordine
femminile protestante, quello
delle diaconesse di Kaiserswerth.
Negli anni seguenti creò altre
case a Istambul, Bucarest, Firenze. Nel 1842 un pastore svizzero aveva organizzato nel suo
paese un istituto di diaconesse
che più tardi prese il nome di
Saint Loup, dal luogo in cui si
era definitivamente stabilito.
Nel 1846 giungeva all’ospedale
In Sud - America
La storia centenaria delle chiese valdesi sudamericane, l’importanza e la varietà del lavoro
da esse svolto, la diversa situazione in cui vivono meriterebbero un lungo articolo. Ci limiteremo a ricordare soltanto il lavoro svolto in comune dalle
Unioni femminili.
La Federación Femenina Valdense è stata costituita una ventina d’anni prima della consorella italiana. Ha svolto sempre
un notevole lavoro di informazione ed edificazione per le socie delle varie « Ligas Femeninas ». Ha collaborato con le altre donne evangeliche per dotare una stanza dell’ospedale evan
gelico di Montevideo. Ha organizzato per prima colonie balneari per bambini gracili e malaticci delle zone povere, ha istituito borse di studio per gli stu
denti liceali aspiranti al pastorato, adottato e aiutato per molti anni due piccoli orfani della
guerra coreana.
Nella vita della chiesa ha avuto sempre una notevole importanza ed è stata chiamata a dare il suo contributo e il suo appoggio a un gran numero di iniziative.
Conta attualmente una quarantina di « Ligas », con un totale
di oltre 1.000 socie.
le assemblee ecclesiastiche
la rappresentanza femminile non è affatto
proporzionale all'impegno comunitario
Nella relazione annua 1889-1890
il consiglio di chiesa di Roma
scrive; « Confidiamo di avere...
un’Assemblea numerosa di membri elettori e di sorelle della
chiesa ».
A Como, nell’Assemblea del 9
ottobre 1892 « il pastore concede facoltà di parlare anche alle
donne, ed esse ne approfittano ».
Il pastre era Emilio Rivoir.
Nel 1903 l’art. 6 dei Regolamenti Organici precisa che sono
membri elettori solo gli uomini
che ne facciano domanda e abbiano compiuto 21 anni, ma aggiunge; « Alle medesime condizioni è data facoltà alle singole
chiese particolari di concedere il
voto alle donne ».
L’art. 32 degli Atti Sinodali
del 1910 afferma che sono membri elettori uomini e donne che
abbiano i requisiti necessari. La
norma è accolta nei Regolamenti Organici nel 1914.
Questo significa che da quel
momento le donne possono eleggere ed essere elette. La decisione del Sinodo è straordinariamente importante e molto progressista, ma forse è anche molto in anticipo sui tempi. (È l’epoca in cui in Inghilterra le suffragette si battono per ottenere
il voto, ma passeranno molti anni prima che le donne lo ottengano; nel 1918 le inglesi, addirittura nel 1946 le italiane). Le
comunità comunque si dimostrano molto più retrive, più attaccate alle tradizioni e ai pregiudizi secolari, e le donne stesse
non sanno far uso della possibilità di servizio offerta loro dal
Sinodo.
Nel 1930 si torna a discutere
sulla eleggibilità delle donne alla carica di anziano o diacono.
I pareri dei membri del Sinodo
sono diversi; uno vorrebbe la
donna eletta soltanto come diaconessa e non anziana, un altro
vorrebbe limitarne il numero
nei consigli di chiesa, un altro
ancora pensa che le chiese non
sono mature per questa riforma.
Altri sono favorevoli, e tra questi il pastore G. Fasulo osserva
che si tratta di riconoscere alla
donna che occupa nella chiesa
un posto uguale a quello dell’uomo e dimostra spesso maggiore sensibilità religiosa, i suoi
diritti a far parte del Consiglio
di Chiesa. Si approva il seguente Ordine del Giorno; « Il Sinodo approva il principio della
eleggibilità della donna a membro del Consiglio di Chiesa. Il
principio anzidetto verrà attuato quando sarà approvato il re
F. C.
(continua a pag. 6)
di Torre Pellice una diaconessa
svizzera, la prima di una lunga
serie che per molti anni avrebbero servito negli istituti vaidesi.
Verso la fine del secolo i vaidesi cominciavano a pensare seriamente alla possibilità di organizzare una loro Casa delle
Diaconesse. La prima diaconessa valdese, Noemi Arnoulet, originaria di Torre Pellice, era stata consacrata a Saint Loup nel
1898.
Il 20 marzo 1901, parlando a
Genova al Congresso delTUnione delle Amiche della Giovane,
la signora Berta Turin pone
chiaramente il problema del diaconato femminile e rivolge un
appello alle presenti. A Torino
si costituisce un comitato e nell’autunno dello stesso anno una
circolare annunciava; « ...che la
Casa Italiana delle Diaconesse...
sarà aperta appena anche una
sola giovane... possa venire ammessa al noviziato ».
Vi furono subito sei aspiranti, ma solo due vennero accolte,
una siciliana e una fiorentina.
La sede della Casa era presso
l’ospedale valdese di Torino dove le novizie potevano ricevere
l’istruzione professionale necessaria. Il 10 novembre 1904 furono consacrate nel tempio di Torino le prime due diaconesse.
All’inizio la Casa Italiana delle Diaconesse fu autonoma, non
vincolata a nessuna chiesa, e soltanto nel 1920 passò alle dirette
dipendenze della Tavola.
Le Diaconesse hanno prestato
il loro servizio non solo nei vari
ospedali e istituti valdesi, ma
anche in alcune opere come l’ospedale evangelico internazionale di Genova e la Casa Materna
di Portici. Inoltre vi sono state
delle « diaconesse visitanti »' a
Messina, Roma, Torino e altrove. Per molti decenni la figura
della diaconessa, con il suo abito nero e la cuffìetta bianca, è
stato un elemento caratteristico
e insostituibile nella chiesa. Oggi sono poche e in maggioranza
anziane, ormai a riposo dopo
una lunga vita di servizio. In attività sono suor Dina Costantin,
che dirige la Casa madre, suor
Susanna Coisson direttrice del
Rifugio per Incurabili e suor
Ermellina Pons (Servizio Infermieristico domiciliare).
missionarie valdesi del 1900
data di campo
NOME appartenenza dì lavoro
NINA LAURA JALLA 1906 Zambesi
ELENA VOLLA FUHRMANN 1907 Zambesi
DINA DANESI TRON - 1914 Eritrea
VITTORIA SPELTA 1916 Tahiti
GRAZIELLA JALLA ' 1920 Zambesi
EMILIA COISSON 1920 Zambesi
GIULIA GAY 1921 Camerún
GRAZIELLA CELLI 1922 Madagascar
GERMANA OLIVETTI 1924 Eritrea
NORA ROSTAN 1924 Eritrea
VELIA DANESI TRON 1925 Eritrea
ELISA GIAMPICCOLI COISSON 1926 Zambesi
IDA MATHIEU COISSON 1928 Eritrea
ANITA GAY 1939 Gabon
PAOLA NISBET TRON 1962 Eritrea
LAURA NISBET 1962 Gabon
La ricerca e l’esposizione che, cominciate la scorsa settimana, si
concludono in questa nuova doppia pagina, sono state curate da
Inda Ade, Fernanda Comba, Alessandra Ippoliti, Giovanna Pons,
Berta Subiiia.
6
pag. 6
N. 8 — 22 febbraio 1974
a cura della federazione femminile valdese
(segue da pag. 5)
lativo articolo del Regolamento ». Atti Art. 28. Tale Regolamento viene approvato nella seduta sinodale, del 7 settembre
1932.
Forse veramente le comunità
non erano mature. Passano molti anni. Nel 194546 la chiesa di
Roma Piazza Cavour elegge nel
Consiglia di Chiesa due donne.
Sofia Baldoni e Lidia Luci, dopo
una discussione in cui ancora ci
si chiede;." se le donne possono
essere etótté e dopo aver deciso
che comùnque, non potranno essere più di due. La limitazione
è caduta più tardi, e oggi sonò
quattro. Anche Milano elegge due
donne nel 194546, Alima Barzaghi e Laura Jervis.
Comunque oggi la situazione
non è particblarmehte brillànter
secondo gli ultimi dati disponibili troviamo nei Consigli di
Chiesa una donna ogni quattro
uomini, con variazioni di percentuali a seconda dei distretti
i ministeri
Anche il Sinodo del 1950 segna
una data importante. Si discute,
sui ministeri femminili approvando il seguente ordine del giorno; « Il Sinodo approva l’istituzione dei Ministeri Femminili
ausiliari: autorizza il Consiglio
della Facoltà di Teologia ad accettare le domande che vengano
presentate da parte delle studentesse, e dà incarico alla Tavola, d’accordo con il Consiglio
della Facoltà di Teologia di studiare le modalità della loro preparazione e della loro posizione
amministrativa» (Atti, Art. 31).
La Conferenza del Sesto Distretto, dopo aver lungamente atteso
una decisione del Sinodo, aveva
proceduto per conto proprio assumendo come Assistente di
Chiesa la signorina Nelly Bertin
e mettendo quindi il Sinodo nella necessità di pronunciarsi.
L’il settembre 1950 il Consiglio della Facoltà Valdese di
Teologia decide di « accogliere
domande di iscrizione di studentesse, purché munite dei medesimi titoli di studio richiesti
per gli studenti; e in linea di
massima decide che le studentesse completino la loro preparazione pratica mediante un lavoro estivo in ospedali, munendosi, ove le loro condizioni di
salute lo consentano, del diploma di infermiera ultimati gli
studi teologici quadriennali in
Facoltà, oppure di altro titolo
professionale ».
Quello stesso armo si iscrivono tre studentesse: Livia Di Jorio, Giuliana Gandolfo e Isa Ta
dal 30% al 10% (Valli). La Svizzera tocca la punta più alta con
il 40%. In complesso veramente poco, cónsiderando il numero
di donne attivamente impegnato
nelle comunità.
Per la prima volta nella storia
pluricentenaria del Sinodo fanno_ la loro comparsa le donne:
è il 1949. Tre donne vi partecipano in qualità di delegate. La
prima chiesa che si fa rappresentare da una donna è quella
di Como, la sua deputata è Angela Dreher. Le altre due sono
Bianca Pons, che rappresenta la
Conferenza del Sesto Distretto
(che allora era- la regione rioplatense) e Anna Marnilo; per
Tistrazione secondaria. L’anno
dopo le donne sono cinque, di
cui due delle Valli (Angrogna e
San Giovanni) e due della Sicij ha (Riesi e Catania). Ormai la
■ porta è aperta, anche se passeranno ancora molti anni prima
che qualcuna venga eletta nel
Seggio: 1963, Marcella Gay è vice-segretaria.
gliarini.
AlTinizio degli anni sessanta si
riparla di ministeri femminili. Il
Sinodo del 1950 invita la Tavola
« a curare, a mezzo di apposita
Commissione, lo sviluppo dei
Ministeri Femminili..^ » (v. Art.
11) e approva addirittura delle
modifiche ai Regolamenti Organici, in cui si definiscono il ruolo e i requisiti delle Assistenti
di Chiesa (Art. 28). Apparentemente tutto finisce lì.
Nel 1960 il Congresso della
F.F.V. « ...chiede che sia riconosciuta la piena validità al ministero pastorale femminile; auspica nel contempo la fondazione di un Centro per la formazione teologica delle Assistenti
di Chiesa» (vedi Art. 11).
Finalmente il Sinodo del 1962,
previa consultazione delle Con
iferenze distrettuali e delle Assemblea di chiesa che « ...si sono, nella maggioranza, dichiarate in linea di principio favorevoli al pastorato femminile..., riconosce nelle Sorelle, che siano
state a questo chiamate, la piena validità del Ministero della
Parola... » (Art. 17).
Il 20 agosto 1967 vengono consacrate al Santo Ministerio le
prime due donne: Carmen Ceteroni Trobia e Gianna Sciclone.
Questo è stato certamente il
più importante passo compiuto
sulla via della parità e dell’uguaglianza, un notevole, successo,
non in termini di rivendicazioni, rna della possibilità offerta a
uomini e donne di rispondere allo stesso modo alla stessa vocazione.
una sola donna è stata per breve tempo in una posizione direttiva ufficiale. « Gioventù evange' fica » è stata sempre diretta da
^ uomini, il comitato di gestione
attuale è tutto maschile, nelle
lunghe liste di collaboratori pubblicate in anni scorsi si trova ra, ramente un nome di donna. Il
segretario della FUV è sempre
stato uomo e così pure quello
della FGEI. Il Consiglio della
FGEI comprende solo uomini,
ma fra i segretari regionali vi
sono tre donne su sei.
È pur vero che nei dibattiti e
negli incontri le donne partecipano su un piano di parità, ma
forse è tempo che qualcosa cambi finalmente anche al vertice.
Migliore è la situazione in campo educativo, dove le donne insegnano in tutti i gradi, anche
negli istituti della chiesa, e sono
elette abbastanza numerose (relativamente) nelle commissioni
che si occupano di problemi dell’istruzione. Ma questo avviene
anche fuori, nelle scuole dello
Stato. Nella chiesa si verificano
cioè ai vari livelli, le stesse si
tuazioni che si verificano nel
mondo, talvolta in anticipo, più
spesso con molto ritardo.
I rapporti fra i membri di
chiesa di sesso diverso non vengono determinati dalla fedeltà
alla Scrittura o da una certa interpretazione di taluni passi biblici, ma sono condizionati dall’atteggiamento, dalle scelte, spesso dalle mode della società in
cui viviamo. Invece di essere un
segno, un annunzio profetico, la
chiesa si lascia spesso trascinare a rimorchio. Dobbiamo quindi stare molto più vigilanti e attenti per discernere e valorizzare i doni veri che lo Spirito suscita nella Chiesa senza lasciarsi condizionare dai pregiudizi e
dalle discriminazioni del mondo.
F. C.
BIBLIOGRAFIA
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R. Nisbet, Diaconesse Valdesi
T. PON.S. Cento anni fa alle valli. ¡1
problema delTemigrazione (XVII febbraio 1956).
VITA DELLE UNIONI
a Ivrea
considerazioni
generali
La situazione nel suo complesso, a parte le decisioni sinodali di cui abbiamo parlato, non
è mutata molto dal secolo scorso. Le donne sono nominate nei
comitati, ma sempre con molta
parsimonia. Raramente sono
elette nelle commissioni sinodali. Tutti i comitati per gli Istituti, nominati dalla Tavola quest’anno, hanno un presidente e
un direttore uomini, con un paio
di eccezioni. Le donne sono presenti, ma assai poco numerose,
salvo nei comitati per la Casa
delle Diaconesse e nel Convitto
Femminile, e in alcuni altri sono assenti del tutto. Non c’è
neppure una donna nel comitato redazionale dell’Eco-Luce che
pure si rivolge a un pubblico almeno per metà femminile. C’è
una sola donna nel comitato editoriale della Claudiana, nessuna,
naturalmente, nel comitati esecutivo. C’è una donna membro
della Tavola Valdese (1970), Marcella Gay, che ha il singolare dono di aprire per prima certe
porte e spezzare certi tabù; ol
tre a essere stata la prima donna vice-segretaria del Sinodo, è
stata anche la prima, e per ora
l’unica, a essere eletta in una
commissione d’esame dell’operato della Tavola, nel 1965. Un poehino più numerose (due o tre)
le donne elette nelle commissioni d’esame della CIOV. In fondo
si tende ancora sempre a collocare la donna in quei campi che
si ritiene esserle più congeniali,
cioè là dove può occuparsi di
anziani, malati e bambini. Ma
perfino questo avviene con una
prudenza decisamente eccessiva.
E, strano a dirsi, la situazione
non è migliore in campo giovanile. Il potere decisionale è ancora saldamente in mani maschili. Ad Agape ragazzi e ragazze
hanno lavorato fianco a fìan^,<
per molti anni e le ragazze non
si sono occupate soltanto di cucina e di bucato, ma hanno lavorato sul cantiere e partecipato ai dibattiti. Eppure sono state quasi totalmente escluse dal
Comitato Esecutivo e dal Comitato Generale. In oltre vent’anni
Il nostro gruppo è stalo, fin dalla
sua prima riunione neH’ottobre scorso, assai critico verso il proprio operato e si è posto alcuni problemi ritenuti fondamentali per esaminare la
nostra linea di marcia.
Innanzi tutto, per quello che riguarda 1 assistenza, ci siamo poste la domanda se non fosse possibile reperire
i fondi necessari in nftdo diverso dal
solito bazar. Cosi è nata l’idea della
« giornata della solidarietà » che ha
piccoli) l’opportunità di trascorrere insieme una giornata, dal culto al pranzo comunitario, al pomeriggio, parlando dei problemi della comunità e pensando concretamente agli altri.
Oltre alla quota del pranzo, libere
offerte sono state raccolte da aleune
sorelle e dai ragazzi della scuola domenicale che offrivano ai donatori, staccandoli da blocchetti, un piccolo disegno.
Credo che, incamminate per questa
strada, non torneremo indietro, cercando invece di migliorare, dando per
A TORRE PELLICE SABATO 2 MARZO
alle^ ore 21 nell'Aula Magna del Collegio Valdese, si
terrà una tavola rotonda su
L’ABORTO
Presenteranno l'argomento il Dott. E. GardioI, l'avv.
M. Gay e il past. A. Sonelli. Seguirà un pubblico dibattito.
Le Unioni Femminili Valdesi
di Torre Pellice
dato un risultato nettamente positivo.
A dire il vero alcune di noi erano assai
Ó^rplesse sulla riuscita di questo esperi-Ùpiento, tuttavia) ci siamo avventura'te ugualmente e adesso, a conti fatti,
vogliamo ringraziare la comunità per
aver capito il nostro pensiero : quello
cioè di indurci a dare liberamente e
gioiosamente per aiutare il fratello che
ne ha bisogno, senza ricevere nulla in
cambio. Questa giornata ha dato ad
una cinquantina di persone (grandi e
esempio più spazio ai bambini e catecumeni perché possano esprimersi
maggiormente e collaborare più attivamente. L’incasso comune ha superato
le 200.000 lire e ci ha dato la possibilità di aiutare: l’Asilo di infanzia di
Orsara di Puglia, il Convitto di Pomaretto, il Centro di solidarietà di Firenze e, in modo più cospicuo, il Centro spastici di Ivrea.
Anche per le nostre riunioni siamo
state un po’ critiche e ci siamo dette:
perché riunirci sempre fra noiV Non
sarebbe meglio che andassimo, non dico ogni volta, ma di tanto in tanto
in casa di sorelle che non possono venire con noi perché o troppo lontane,
o troppo anziane, o con bambini di
pochi mesi? Cosi per adesso una riunione è stata fatta a Piverone e una
prossima riunione è progettata. In fondo ci siamo anche dette: non ha importanza il luogo o la scadenza fissa
delle riunioni, ciò che importa è di
andare dove riteniamo opportuno c di
riunirci quando c’è qualche cosa da
fare , da decidere o da studiare.
Per questo abbiamo posto come titolo
a queste righe una domanda un po’'
inquietante. 'Volevamo solamente dire
che il nostro gruppo si è consolidato,
e perciò, anche se l’Unione dovesse
scomparire, il gruppo impegnato della
comunità rimarrebbe lo stesso (speriamo) ed è forse persino meglio cbe
sia cosi.
Venerdì 1“ marzo
RIUNIONE MONDIALE
DI PREGHIERA DELLE DONNE
Per la Val Pellice e Val Chisone la
riunione avrà luogo a Luserna San Giovanni venerdì 1“ marzo, per la Val
Germanasca a Pomaretto domenica 8
marzo.
A Santa Severa, 3 e 4 maggio
CONGRESSO FEMMINILE
VALDESE
E INTERDENOMINAZIONALE
Esecuzione sommaria
(segue da pag. 2)
sulla certezza deìVuniversalismo dell’Evangelo di Gesù Cristo.
Certo, ogni missionario ha conosciuto le tensioni laceranti di chi annunzia
una buona notizia che non è ancora
stata accolta neppure in Europa, ha
conosciuto la stretta al cuore di chi
vede partire per l’Europa degli africani o dei polinesiani che torneranno
con nuove conoscenze ma anche assai
spesso con una certa amarezza per
il modo con cui TE vangelo è vissuto
nei nostri paesi. Ha conosciuto e conosce anche la solidarietà nel peccato
con i paesi europei da cui proviene e
che hanno largamente contribuito a
provocare la reazione delle popolazioni
dei paesi del terzo mondo che rifiutano
ora in blocco la civiltà bianca e quello
che considerano parte di essa: TEvangelo, come diceva Philip Potter.
Ma non bisogna dimenticare che
molti missionari hanno parlato ed agito proprio in vista di vivere TEvangelo all'interno della situazione nella
quale si erano venuti a trovare.
Già qualche annetto fa un Livingstone, con tutta la sua coscienza di « uomo civile », non perdeva assolutamente di vista il fatto che TEvangelo doveva essere annunziato agli africani
dagli africani!
Sarebbe pericoloso se la missione
cristiana diventasse, per i popoli di cui
stiamo parlando, soltanto la « voce degli emarginati ». Sarebbe ingiusto, dopo aver importato tanta parte della
nostra "civiltà", che noi importassimo
ora soltanto un evangelo sociale che
non osa più chiamare il peccato dell’uomo, di ogni uomo, col suo nome.
In questo senso la collaborazione tra
le varie chiese nel mondo non è legata
alla « presa di coscienza degli emarginati » del terzo mondo ma al fatto che
si sta verificando ciò per cui i missionari e larghi gruppi delle chiese che li
hanno inviati e continuano ad inviarli
hanno lavorato per anni: la maturazione spirituale del credenti delle giovani
chiese.
È ora veramente possibile di sentirsi concretamente appartenenti gli uni
agli altri, di lavorare insieme. La
CEVAA è, in questo senso, uno degli
esempi più rallegranti e più fruttuosi
di questo nuovo stato di cose. Non per
nulla, in Francia ed in Europa sono al
lavoro delle équipes multirazziali di
e'vangelizzazione, quale segno preciso
di questa consapevolezza e di questa
volontà di rendere testimonianza al
fatto che la missione è cosa di tutti i
credenti. Certo, siamo soltanto agli inizi. Ci vorrà ancora molto tempo prima che un missionario bianco, parlando delle indicazioni che VEvangelo dà
al credente per la sua obbedienza quotidiana, non si senta rispondere che
egli parla del punto di vista occidentale, non da quello delTEvangelo.
Walter Trobisch, responsabile di seminari sulla famiglia in vari paesi in
via di S'viluppo, lo ricorda in modo eloquente a proposito dei problemi del
matrimonio. Ma il discorso è ormai
avviato e proseguirà. Gio. C.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
San Germano
Chisone
— Le maestranze e la direzione dello stabilimento RIV-SKF ci hanno fatto pervenire
un’offerta di lire 40.000, tratta dalla colletta
organizzala in occasione del XVII febbraio, e
destinata alla nostra Scuola Materna^ Sappiamo inoltre che un’altra consistente offerta
è stata fatta alla locale Casa di Riposo (questo,
naturalmente, parlando unicamente di San
Germano).
— Anche le maestranze e la direzione del
Cotonificio Wideman hanno tenuto a versare
la somma di 131.000 lire per la Casa di Riposo.
Desideriamo esprimere qui la nostra riconoscenza per tutti coloro che hanno così voluto far sentire concretamente la loro solidarietà per l’opera di carattere sociale svolta dai
nostri istituti, certi della simpatia con cui
essi continueranno a seguirli.
— In occasione del XVII febbraio abbiamo
ricevuto il saluto cosi fraterno del signor
Poèt, presidente déìVUnion Vaudoise di Marsiglia e di lutti ì valdesi di quella Unione.
— Ileana Lanfranco ci ha telefonalo da
Torino, dove è ancora ricoverata in ospedale,
per dirci tutto il rincrescimento che provava
di non poter partecipare alla gioia di tulli.
— Anche il fratello Armand Beux ci ha
fatto pervenire, all’ospedale civile dì Pinerolo,
una parola di fraterna partecipazione alla
gioia ed alla giornata comunitaria di tutti i
sangermanesi.
— Infine il fratello Manjredini, che ha trascorso tanti anni alla Casa di Riposo, ha voluto, con un’offerta e con i suoi auguri fraterni,
unirsi a noi nella riconoscenza e nell’impegno
rinnovato.
Pensiamo con affetto a tutti questi fratelli
ed a quanti sarebbero senz’altro stati in mezzo
a noi se le cc disposizioni domenicali » non
fossero più in vigore, cosa che speriamo avvenga al più presto. Non siamo infatti affatto
convinti della fondatezza di queste dispc«izioni e della loro effettiva utilità pratica.
— Il tempo, pessimo per noi come per tutti,
non ha impedito a nessuno di partecipare al
programma del XVII. Una sosta, particolarmente lunga, alla Casa di Riposo, ha permesso a musicisti e cantori di rendere partecipi
le persone anziane del nostro canto di riconoscenza per quello che il Signore vuol fare con
noi e per noi.
— Il culto di lode è stato veramente l’occasione per tutta la comunità, per piccoli e grandi , per corale e catecumeni non soltanto di
essere insieme ma di esprimere insieme la
convinzione che « la verità ci ha reso liberi ».
— 160 fratelli erano presenti all’agape fraterna che ha seguito. Alcune giovanissime
hanno cominciato il loro apprendistato servendo a tavola sotto Tocchlo vigile ma benevolo
dei nostri camerieri onorari confermati .
Il dott. Gustavo Ribet ha rivolto brevemente la parola ai convenuti ricordando il significato positivo della festa del XVII febbraio,
purché questo significato lo si sappia e voglia
dare. Si tratta, senza grandi parole, di riscoprire anche in questa occasione che il Signore
ci chiama ad essere insieme al suo servizio,
coi doni che Egli ci ha dato e continuerà a
darci.
— La sera, la filodrammatica ha presentato
dinanzi ad un nutritissimo pubblico i due atti
unici di Vittorio Calvino : « Merenda sull’erba » e « Così ce ne andremo », dopo una
breve presentazione fatta dal pastore, dell’Autore e dei temi delle due opere drammatiche. Ci siamo rallegrati di constatare che la
serata è stata apprezzata.
— È qui giunto il momento di ringraziare
quanti hanno collaborato a questa giornata:
il comitato del XVII (formato da anziani, sorelle dell’Unione Femminile e da altri membri
di chiesa), il sig. Mario Beux, ehe ha messo
a nostra disposizione con grande entusiasmo
la sua esperienza di cuoco emerito, i « camerieri » che si sono prestati con zelo e molti
« innominati » che hanno rimesso in ordine
la sala in vista della serata. A proposito di
quest'ultima non vogliamo dimenticare di
esprimere la nostra riconoscenza a tutti coloro
che hanno dato la loro collaborazione. Pensia
mo in particolare al pittore Guy Rivoir che
ha creato ex novo uno scenario, ne ha rimesso
a nuovo un altro ed ha costruito un eccellente « monumento ai caduti » che era prescritto
dal copione di « Merenda sull’erba ».
Un grazie di cuore anche a Gustavo Beux
e a tutti gli attori vecchi e nuovi che hanno
dato tanto del loro tempo per la preparazione
della serata.
Ricordiamo che i due lavori in programma saranno ripresentati sabato 23 febbraio e
sabato 2 marzo, prossimi.
— Il « dopo XVII » è stato rattristato dal
decesso di Enrico Bouchard, di anni 62, il cui
funerale ha avuto luogo il 19. Siamo vicini in
preghiera alle sue due sorelle, al figlio, giunto
appena in tempo dalla Germania, alla figlia
Flora e dal genero Ermanno Pons, che hanno
avuto il dolore di perdere il loro secondogenito Roberto alla nascita. Il loro dolore ci ha
particolarmente colpito, tanto più che la morte del piccolo è avvenuta il giorno stesso del
funerale del nonno.
Giovanni Conte
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiii
Gasa Ualdese
di Vallecrasla
Colonia marina per bambini e bambine dai 6 ai 12 anni. Turno unico:
3 luglio - 29 luglio 1974. Quota globale ;
L. 33.000.
Campo cadetti per ragazzi e ragazze dai 13 ai 16 anni. Turno unico : 9 luglio - 30 luglio 1974. Quota globale:
L. 40.000.
I posti in Colonia ed al Campo Cadetti sono limitati. Chiedere e rispedire i moduli di iscrizione alla
Direzione della Casa Valdese
18019 Vallecrosia (IM).
NOVITÀ’
Giovanni Niniano
FOGLIE
GEnATE AL VENTO
poesie e canzoni
p. 70, L. 1.300
Gli appassionati della canzone possono richiederlo contrassegno, franco di
porto, all'autore: G, Niniano, Via Solferino 33, 93100 Caltanissetta.
Doni pro Eco-Luce
Rosa Milazzo, Torino 500; Giuseppina Camporesi. Sesto Fiorentino 500; Luciano Decker,
Milano 1.000; Lidia Rosa Brusin, Coazze .500;
Giuseppe Tagliaferro, Torino 1.000: Anna
Stauffer, Brescia 2.000; Evelina Vigliano. Bari 2.000; Arnaldo Gay. Firenze 1.000: Nella
Greppi, Firenze 1.000; Sergio Lorenzetti. Firenze 1.000; F. Paolo Massa, Firenze 1.000;
Roberto Rossi, Firenze 1.000; Carlo Benx,
Torino 1.000; Ettore Beux, Borgata Paradiso
1.000; Santo Marmi, Pellestrina 500: Raffaele Pane, Napoli 1.000; Franco Operti. Torino 1.000; Enrico Grill Prali 1.000.
Anna Illy, Trieste L. 1.000; Giovanni
Cougn, Ge-Nervi 1.000; Arturo Coucou rde,
Torino 1.000; Abele Pons, Perrero 500; Giuseppe Gasparotto, Torre Pellice 1.000: Salvatore Gatto, Luserna S. Giovanni 1.000: Ettore
Bounous, Genova 1.000; Enrico Breuza. Salza
di Pinerolo 500; Rina Bertin, Luserna S. Giovanni 1.000; Siro Cantoni, Sanremo 1.000;
Xenia Viganò, Milano 1.000; Costantino Messina. Milano 1.000; Delfina Pascal, S. Secondo 500; Rachele Rostaing, Svizzera 500: Tito
Serra, Vaie 1.000; Albert Lazier, Villar Pellice 1.000; Isaia Saliani. Gioia Tauro 3.500;
Remigio Baldoni, Bologna 1.000; Letizia Rodio, Vedano Olona 500; Rocco Giuliano. Forano Sabino 1.000; Enrico Leger, Inverso Pinasca 1.000; Silvio Giraud, Massello 500: Giulio Genre, Perrero 500; Giorgio Montesanto,
Perrero 500; Anita Benvenuti Pons, Cavoretlo
1.000; Rita Fumagalli Venturi, Merate 1.000;
Sorelle Mengiardi, Firenze 1.000; Paolo Olivieri, Napoli 1.000; Anna Maria Pasqualini,
Genova 1.000; Sergio Minucci, Svizzera 1.000;
Carletta Quara, Gassino Torinese 1.000: Giovanni Rostagno, Torino 500; Giovanni Bacchi, Venezia 1.000; Bartolomeo Vinçon. Pinerolo 1.000; Valdo Fornerone, Pinerolo 1.000;
Elena Turk, Pinerolo 500; Paimira Micol. Pinerolo 800; Ugo Paschetto, S. Secondo 1.000;
Giovanni Messina, Roma 1.000; Isabella Peraldo, Cándelo 500; Giuseppe Gammariello,
Cassano Magnago 1.000; Aldo Sappè. Torino
1.000; Alberto Fiorio, S. Giorgio a Cremano
1.000; Irene Fallía Scatamacchia, Velletri
1.000; Domenico Zaza, Milano 500; Lidia
Kramer, Svizzera 5.000; Alessandro Peyronel,
Villar Perosa 500; Ester Goss, Torre Pellice
1.000; Nella Grindatto, Lu.serna S. Giovanni
1.000; Anna Duchini, Torino 1.000; Dario
Varese, Torino 6.000; Roberto "Weber Arnoulet, Milano 1.000; Giordano Bonomi, Milano
1.000; Samuele Bouchard, Cornegliano d'AIba 1.000; Graziano Gannito. Casavatore 4.000;
Marco Piovano, Torino 1.000; Erminia Ghigo, Milano 500.
Grazie!
( continua )
7
22 febbraio 1974 — N. 8
CRONACA DELLE VALLI
pag. /
Alle Valli oggi
Referendum
€ divorzio
Ormai il gioco è fatto. Oppure, non
,è riuscito. A seconda dei punti di vista.
Il referendum si farà. Nonostante i
molti tentativi, da una parte e dall’altra, per addivenire ad un compromesso. Come spesso in Italia, è bastato che
papa Paolo dicesse: s’ha da fare! E lo
Sfaremo.
La legge istituente il divorzio non ha
lunga vita, è la n. 898 del 1“ dicembre
1970, presentata dal socialista Fortuna.
Circa 34 milioni di italiani saranno
^chiamati, fra pochi mesi, alle urne per
dire si o no. Un si ed un no che si presentano sotto una forma ingannevole
per molti. Dire si vuol dire non già
■essere favorevoli alla legge sul divorzio, essere per il mantenimento della
legge Fortuna attualmente in vigore,
jna significa votare contro la legge, perchè venga abolita. Dire no invece non
significa essere contrari alla legge sul
divorzio, ma essere favorevoli, votare
perché resti, perché non venga tolta.
Insamma, votare sbagliato per votare
giusto!
Il referendum in sé, lo sappiamo, è
un’arma democratica: offre al popolo
il diritto di pronunciare la parola decisiva. Usarlo in questo modo ed in
questo momento (nonostante i centri
di potere clericali avessero già raccolto
un milione e trecentomila firme per la
abrogazione della legge dopo solo cinaque mesi dalla sua pubblicazione sulla
Gazzetta ufficiale) significa snaturarne
il suo significato democratico.
C’è chi dice che si tratta di un problema assolutamente politico, a cui la
chiesa non deve interessarsi in quanto
tale; c’è chi invece sostiene che la questione non è di natura politica e che
pertanto non dovrà creare un confronto politico. E si dicono molte altre cose di questo genere, con più o meno
onestà. Soprattutto c’è ancora, nelle
sfere gerarchiche e politiche cattoliche,
il magone di una legge che è stata votata contro la DC e che ha prodotto
un giro di vite a sinistra allentando,
seppur di poco, la presa democristiana.
Non c’è quindi da stupirsi se in molti
aìiìbìenti cattolici c’è aria di crociata
■antidivorzista.
Una cosa è però chiara: il referendum si presenta in una situazione politica, economica e religiosa particolare,
■con delle tensioni crescenti. Non c’è
forse nel paese un’aria di instabilità che
rischia di non essere più contenuta,
controllata, ed a cui può essere salutare offrire un punto di riferimento, un
interesse, una scadenza, allontanando
dietro le quinte le reali preoccupazioni delle masse? Il gioco è vecchio, sperimentato, perché non dovrebbe funzionare anche stavolta?
D’altra parte, dire che i veri problemi sì nascondono dietro il referendum
sul divorzio, non significa neppure minimizzare e relativizzare la cosa come
se la posta in gioco non fosse reale, come se la battaglia fosse secondaria.
Proprio per questo occorre non distogliere l’attenzione dal fatto reale, cioè
che il referendum si farà e che la possibilità per affrontare non da sconfitti
i problemi irrisolti che la classe politica al potere vuole evitare in questo
momento, è quella di vincere il confronto.
Finora di questi problemi non se ne è
discusso nelle nostre comunità: sarà
bene farlo, al più presto, accogliendo
l’invito del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
che invita le comunità “a mobilitarsi
capillarmente per rispondere adeguatamente” a tutte le diverse iniziative
che saranno avviate per difendere la
^^gge sul divorzio dalla “campagna scatenata dalle forze più reazionarie del
nostro paese per l’abrogazione del di’vprzio". Lo stesso Consiglio dice ancora che “si rende necessario chiarire, in
assemblee di chiesa, convegni ed incontri fraterni, i termini del problema, ad
evitare che i nostri fratelli vengano in
buona fede convinti a dire ’no’ al divorzio da fascisti e clericali, i quali
speculano sulla scarsa informazione e
su un malinteso spirito religioso”.
Nel pinerolese fino a questo momento non vi sono state iniziative concrete
neppure da parte cattolica, fatta eccezione per la Comunità di S. Lazzaro
che ha dedicato già un incontro sabato
16 febbraio, con la partecipazione del
pretore Pignatelli, analizzando il significato politico e giuridico del referenuum, mentre venerdì 22 discuterà del
significato teologico del divorzio (con
la partecipazione di Vaisecchi).
L’Eco del Chisone, dopo una presa
ai posizione di Franco Trombotto, favorevole al divorzio, non si è più
espresso chiaramente.
Ermanno Genre
Strade aperte per la speculazione
L istruttiva storia della strada del Barbara che gli abitanti di Bobbio Pellice
non volevano e che il conte Calieri ha loro imposto
IN BREVE
nel Pinerolese
La strada del Barbara, come quella
di Villanova, fu costruita dall'esercito
prima della seconda guerra mondiale.
Dopo la guerra le strade passarono in
proprietà al comune di Bobbio, che
non avendo fondi per la manutenzione, stipulò una convenzione con la provincia per cui le strade passarono in
gestione provinciale; strade ex-militari comunali a manutenzione provinciale.
Nel '71, improvvisamente, il sindaco
di Bobbio fu pregato dal cantoniere
provinciale di fare una delibera per
chiudere al traffico la strada del Barbara in quanto « nei giorni seguenti
sarebbero dovuti cominciare i lavori
di asfaltatura ». Fino a quel momento a Bobbio non si sapeva nulla di tali lavori che non erano stati richiesti;
anzi il comune da anni richiedeva alla
provincia contributi per la manutenzione e la sistemazione di altre strade
ritenute più importanti nella zona,
perché collegano borgate abitate tutto
l’anno e servono ogni giorno agli abitanti che si recano al lavoro fuori Bobbio (Rivalta, ecc.).
Alla asfaltatura di tale strada (circa dieci km. e mezzo) il comune era
contrario ma, anche perché non si
pensava che i lavori sarebbero proseguiti fino al Barbara, si dette l’assenso.
Quando si vide che i lavori continuavano fino al rifugio il comune richiese una modifica del percorso, che fu
accettata, per evitare che la strada,
passando lungo il percorso della vecchia mulattiera, rovinasse l’alpeggio
che si trova nei pressi del rifugio (si
tratta dell’unico alpeggio del comune
di Bobbio, che ha ancora lo stesso carico di bestiame dell’Ottocento). Si
propose quindi, anche per evitare che
venisse danneggiato irrimediabilmente l’ambiente, la costruzione di un parcheggio a monte del rifugio. Sia la
Pro Natura che il CAI criticarono tale progetto e quindi la costruzione fu
sospesa. I lavori della strada terminarono poco sotto il rifugio (una trentina di metri di sentiero). Nell’inizio
estate del ’72 la domenica prima che
la mandria dell’alpeggio fosse portata
sul posto, un assessore comunale si
recò al Barbara e constatò che l’enorme numero di automobili parcheggia
te avrebbe impedito il pascolo. Il comune quindi dispose di sospendere la
apertura dell’alpeggio e furono iniziati dei lavori che impedissero alle macchine di sconfinare nei prati, con la
posa di grossi massi di pietra; fu, inoltre, posta all’altezza della vecchia mulattiera una barra di ferro come cancello, la cui chiave fu affidata ai proprietari delle baite e del rifugio. Più a
valle (circa 500 metri) fu costrutto un
parcheggio all’incrocio della strada del
Barbara con quella proveniente dalla
conca del Prà.
CON CHE SOLDI
E’ STATA COSTRUITA
LA STRADA DEL BARBARA
Si scoperse che i'asfaltatura era stata voluta da Calieri. Poiché la popolazione locale era contraria alla asfaltatura della strada, si tenne in Bobbio
all’epoca dell’inizio dei lavori una assemljlea a cui furono invitati i consiglieri provinciali della zona. Vennero
Poet, Bein, Bert, Creste; il vicepresidente della provincia Poet non seppe
giustificare il perché della spesa (più
di 60.000.000) e perché era stata data
la priorità a quella strada rispetto alle altre; disse, anzi, che la provincia
non sapeva niente dell’asfaltatura della strada. Bein era contrario « ma, a
cavai donato non si guarda in bocca ».
Bert criticò la costruzione; « Calieri si
era comportato come il governatore
di una colonia africana che si costruiva le strade per andare a caccia e al
quale poi gli indigeni battono le mani per la sua magnanimità ». Il sindaco di Bobbio spiegò i inotivi per cui
era contrario e come da 15 anni il comune aveva richiesto interventi della
provincia per l’asfaltatura di strade
nel comune, ma non per quella.
Si scoprì più tardi che la strada non
è stata pagata da nessuno; né la provincia, né la regione, né la Cassa di
Risparmio, a quanto risulta, hanno
stanziato dei fondi per quei lavori;
l’impresa, l’ITINERA, una ditta che in
genere si aggiudica grossi appalti nella costruzione di autostrade, l’aveva
costruita, gratis!?!
L’unica cosa sicura è che era stato
Calieri a volerla.
Inverso PInasca : restano
molte cose da fare
Nella sua ultima seduta il Consiglio
Comunale ha deciso di installare due
cabine telefoniche pubbliche nelle borgate Reynaud e Vivian, coprendo il
50% della spesa che si aggira sulle
380 mila lire, mentre l’altra metà sarà finanziata dalla Comunità Montana. Una delibera utile, che eviterà alla
popolazione di queste due borgate
molta strada per raggiungere un telefono.
I problemi del Comune rimasti irrisolti sono però di ben altra portata
che l’impianto di due cabine telefoniche, senza contare tutte le altre borgate che hanno la stessa necessità e che
rimarranno senza cabina telefonica.
Un primo problema non indifferente
è quello dell’acquedotto che avrebbe
dovuto proseguire dalla borgata Vivian e raggiungere le altre borgate
tuttora prive di acqua potabile (Bric,
Chianaviere, Vouta, Gamba) e che ancora non hanno la possibilità di avere
dei servizi igienici con acqua corrente, con tutti i problemi di igiene che
ne derivano, nonostante le promesse
non mantenute dal Comune.
L’acquedotto è fermo fra la borgata
Vivian ed il bacino che alimenta con
la sua cascata d’acqua, le turbine della RIV-SKF di Villar Perosa. I lavori
sono stati interrotti perché, si dice, sono improvvisamente mancati i fondi.
Intanto la popolazione continua ad
aspettare.
Un secondo problema è quello della
viabilità. Il Comune di Inverso Rinasca, per la sua configurazione geografi
ca, presenta grosse difficoltà per le
comunicazioni stradali fra una borgata e l’altra. Il Comune è percorso, a
valle, dalla provinciale che lo collega
da una parte con S! Germano Chisone e dall’altra con Pomaretto. Da questa arteria principale salgono numerose strade, più o meno carrozzabili
(quelle non asfaltate sono sovente più
simili al letto di un torrente) in direzione dele diverse borgate che formano il Comune. Sono in attesa di sistemazione e di asfaltatura, fra le altre,
le strade verso la Paiola, Rocciotégno,
Chianaviere. Si sa che per quest’ultima. Piano Maurino-Chianaviere-Saret,
è stato chiesto ed ottenuto da molto
tempo un mutuo governativo di 16 milioni di lire rimasti probabilmente nei
cassetti del Comune.
Si sa anche da voci che corrono (e
che varrebbe la pena di verificare),
che alcuni proprietari di terreni toccati da questa strada non sarebbero
disposti a concedere qualche metro di
terreno per allargare ed asfaltare la
strada. La cosa è alquanto buffa poiché l’asfaltatura della strada sarebbe
anche un vantaggio per queste persone
che hanno delle proprietà lungo la
strada stessa.
Staremo a vedere cosa succederà
nei prossimi mesi; non vorremmo che
il Comune dicesse alla fine che il mutuo è scaduto e che occorrerà usarlo
per altri lavori! La popolazione già indignata, da anni, potrebbe giustamente reagire.
Gie
Precongresso FGEI
Cari fratelli,
in vista del congresso della Federazione della gioventù evangelica italiana, che si terrà ad Ecumene (Velletri) dal 16 al 19 marzo prossimi, abbiamo organizzato un pre-congresso regionale in cui vogliamo discutere e
confrontare le esperienze del lavoro giovanile in Piemonte.
PROGRAMMA
PINEROLO - SABATO 2 MARZO
presso la sala della Chiesa Valdese di via dei Mille 1
ore 14.30 arrivo
breve presentazione del lavoro dei gruppi (ciascun gruppo è
pregato di presentare una relazione sulle attività svolte e sui
problemi del rapporto con la comunità)
ore 16 thè
ore 16.30 Bruno Rostagno — Prospettive del lavoro giovanile nelle comunità - discussione
ore 19 informazioni sul congresso Fgei di Ecumene
ore 20 pranzo al sacco
culto con santa cena
ore 21 chiusura dell’incontro
Un cordiale saluto a tutti quanti.
il coordinamento Fgei
del Piemonte
L’EPISODIO CON CALLERI
Verso la metà di agosto del ’72 Calieri con Botta, Stella, Creste e altri
tornava con la campagnola dal Pra,
dopo un abbondante pranzo, probabilmente inaffiato con vino generoso. All’incrocio della strada del Pra con
quella del Barbara, decisero di andare
a prendere un « cognac » al rifugio.
Giunti alla barra di ferro. Stella scese dalla macchina e chiese in malo
modo ad un pastore che aprisse la
strada al presidente della regione che
doveva andare al rifugio, nonostante
il cartello con l’ordinanza del sindaco
che vietava a chiunque l’accesso in automobile in quel tratto.
Poiché il pastore si rifiutava, ci fu
un diverbio; « è questa la riconoscenza per chi vi costruisce le strade »; « a
noi questa strada non serve proprio a
niente »... Alla fine la campagnola se
ne andò.
LE CONSEGUENZE
Si dice da allora che Calieri abbia
giurato di farla pagare a quelli di
Bobbio.
Dopo poco tempo furono ritirate dal
Pra alcune pale meccaniche (di proprietà di chi?) che dovevano sistemare alcune strade della zona.
Una richiesta alla regione per un
contributo per la sistemazione di alcune strade del comune è rimasta sul tavolo del presidente della regione fino
a quando non è cambiata la giunta regionale.
In seguito aH’allagamento e allo straripamento del Pellice nell’autunno,
caddero gli argini del fiume nella zona
intorno al ponte aH’imbocco della valle dei Carbonieri. Il comune fece richiesta alla regione di un contributo
per il loro rifacimento; la regione rispose che non c’erano fondi e rinviò
la pratica al Magistrato del Po che
naturalmente non ha i fondi e la possibilità di intervenire; da allora il Pellice in quella zona rischia di trascinare via alla prima piena i pochi campi
fertili di Bobbio.
In seguite ad una frana si dovette
rifare parte della strada che porta a
Villanova; il comune di Bobbio chiese
l’intervento della regione proprio quando una analoga richiesta veniva fatta
dal comune di Villar Pellice per motivi analoghi. Al comune di Villar è
pervenuta l'intera cifra richiesta, a
Bobbio la regione, avvalendosi di una
legge del 1904, ha concesso soltanto la
metà della cifra necessaria (20.000.000);
il resto lo dovrà sborsare il comune.
A tutto questo si aggiungono manovre patrocinate da Cresto (liberale,
consigliere di minoranza) contro la
giunta di indipendenti di sinistra che
regge il comune di Bobbio Pellice.
Il gioco è piuttosto scoperto; raggiungendo il potere a Bobbio Cresto
e i suoi « amici » avrebbero mano libera in una eventuale lottizzazione dei
terreni toccati dalla strada del Barbara. Le attività e gli impegni politicoeconomici di Cresto fanno pensare che
questa sia molto più di un’ipotesi...
(da « Il Giornale di Pinerolo e
Valli » del 17-2-1974)
FRALI
Il Consiglio Comunale si è riunito il
14 febbraio per discutere i numerosi
argomenti airordine del giorno. Sono
stati elargiti contributi a vari enti per
l’anno 1974; inoltre è stato approvato il
progetto presentato dalla Provincia per
la pavimentazione della strada nel tratto Ghigo-Piazzale della seggiovia. Questo tratto di strada sarà sistemato per
900 m. su 10 di larghezza media. Il Comune di Prali interverrà per coprire la
spesa nella misura del 50%. Il costo
previsto ammonta a 16 milioni di lire.
Un’altra importante decisione è stata quella di potenziare racquedotto comunale di Ghigo, insufficiente ormai
per coprire i fabbisogni, soprattutto nei
periodi di villeggiatura.
Acqua, energia elettrica e viabilità
sono i 3 grossi problemi di Prali che
aspettano ancora una soluzione soddisfacente.
Dalla sera del 16 febbraio la strada
per Prali è interrotta da numerose valanghe e slavlne. Si registra inoltre l’interruzione della corrente elettrica. Cir- ■
ca 300 turisti, oltre gli abitanti, sono
bloccati a Prali.
Ci si domanda se ha senso asfaltare
strade quali quella del Barbara o se
non siia meglio impiegare questi soldi
per la costruzione di paravalanghe su
strade di intenso traffico quali quella
per Prali. La provincia itanto ha annunciato che ha iscritto in bilancio per
il ’75 la somma di L. 250.000.000 per la
costruzione di questi paravalanghe. Ci
si domanda se questa somma sia sufficiente e quando verrà effettuato l’appalto.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
2 studenti sudamericani
della Facoltà di teologia di Buenos Aires
sono in visita alle valli. Provenienti dalla
Svizzera, sono giunti martedì sera a Torino
dove hanno pernottato; mercoledì pomerìggio sono saliti a Torre Pellice dove hanno incontrato, la sera, il gruppo giovanile FGEI di
S. Giovanni. La visita continua.
Denunce
' — Pinerolo. Quattro es|»onenti di movimenti
di sinistra sono stati denunciati élla magistrafU'
ra di Pinerolo per I reati di istigazione di mi*
litar! a dtsobbedire alle leggi, diffusione di no.
tizie false e tendenziose, violazioni alla legge
sulla stampa.
I fatti che hanno portato alla emissione degli
«c avvisi di reato » riguardano la distribuzione
di un volantino in cui si spiegavano le lotte dei
soldati contro la nocività deireserclto.
È noto infatti che un alpino di Pinerolo è
morto per una semplice polmonite non curata a
Udine. Nei volantini si denunciava questo fatto
e si ricordavano altri fatti analoghi avvenuti
in altre parti d'Italia e si chiedeva il rispetto
della vita del soldati di leva.
La Procura di Pinerolo con queste denunce
si è dimostrata ancora una volta molto sollecita
a colpire presunti reati di opinione riguardanti
l'esercito, mentre è molto più lenta in altri casi
ben più gravi. Giacciono Infatti molte denunce
per peculato, attentali di marca fascista, che non
hanno un procedimento altrettanto rapido.
Mobilitazione
spazio verde
^ Pinerolo. Un intero quartiere si è mobilitato in difesa dell'unico spazio verde disponibile. Si tratta del quartiere dei « portici nuovi »
che conta oltre 1.200 abitanti. Il comune infatti
aveva dato la sua approvazione alla lottizzazione
della zona compresa tra le vie Moirano, Piave,
Virginio e Des Geneys per la costruzione di oltre
50 alloggi di lusso. Ciò in violazione alte norme
del piano regolatore che nellq zona prevede
una edificabilità massima di circa 80.000 me.
mentre nella zone ne esistono circa 250.000. In
difesa di quest'unica area verde si sono mobilitati gli abitanti del quartiere che hanno orga*
nizzato già due affollate assemblee. NelTultima
alla presenza del sindaco e del consiglieri comunali l'amministrazione ha spiegato che tecnicamente è molto difficile revocare la licenza
edilizia già concessa, anche se II sindaco si ò
dimostrato disponibile a rivedere la cosa sulla
base delle esigenze del quartiere. Il comitato
di quartiere che ha iniziato la mobilitazione
contro le decisioni del comune continua nell'opera di sensibilizzazione degli abitanti sul problemi della gestione del quartiere.
Sciopero generale
— Pinerolo. È In preparazione in tutto il pinerolese lo sciopero generale del 27 febbraio.
Sono in corso assemblee sindacali per deciderne
le modalità pratiche.
Intanto il Comitato antimperialista di Pinerolo ha organizzato nella giornata di domenica 17
una mostra sulla crisi economica in cui si evidenziano le complicità del padroni e del go*
verno nell'attacco alle condizioni di vita dei
lavoratori.
II comitato propone per la giornata del 27
« una vasta mobilitazione ampia ed unitaria »
su questi temi :
— prezzi politici per i generi di prima necessità
— abolizione delle tasse sui redditi più bassi,
sulle pensioni e sugli assegni-familiari,
— ribasso della benzina, gasolio, kerosene e
revoca del provvedimenti decisi in seguito
alla fc crisi » del petrolio,
— miglioramento e gratuità dei trasporti pubblici,
— riapertura della vertenza sulle pensioni,
— riapertura della vertenza di zona sui temi
deH'edilizia, dei trasporti, della scuola, della
sanità.
Commercianti
— Martedì diciannove molti negozi di alimentari sono rimasti chiusi per uno sciopero del
commercianti. Il motivo dello sciopero è dovuto al fatto che i commercianti si lamentano di
non avere sufficienti margini di guadagno. Chiedono quindi l'aumento del prezzi di alcuni generi alimentari. Contro questo sciopero si sono
dichiarati i sindacati CISL, CGIL, UtL. Infatti si
tratta di uno sciopero corporativo creato ad arte
con lo scopo di aumentare le tensioni sociali, e
la repressione contro le lotte dei lavoratori.
Cooperativa operaia
—- Perosa. Continua l'attività della cooperativa operaia gestita dal consiglio di fabbrica
della soc. Gueterman. Questa cooperativa sorta
per volere degli operai della Gueterman ha raggiunto circa 500 soci, tutti operai delle diverse
fabbriche della zona. In due mesi di attività si
sono vendute circa 20.000.000 di merci, con
un risparmio di circa 4.000.000 per le famiglie operaie. Ma i risultati più importanti raggiunti dalla cooperativa sono stati quelli da
esercitare un calmiere sui prezzi in tutta la
zona, dimostrazione che l'azione unitaria del la.
voratori dà risultati concreti.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiim
MOZIONE
Gli insegnanti della Scuola Media
Statale di Torre Pellice nell’occasione
della vacanza dell’ll febbraio (anniversario dei Patti Lateranensi) giudicano nfccessaria una presa di posizione
che condanni la celebrazioone di accordi lesivi della libertà di coscienza,
della laicità dello stato e dell’uguaglianza dei cittadini. Intendono perciò
dissociarsi pubblicamente da questa
celebrazione tanto più oggi che su
questi temi è in corso un duro scontro; da una parte la rivendicazione
delle libertà civili e della democrazia
(vedi i referendum abrogativi del concordato, del codice militare, delle leggi restrittive della libertà di espressione, ecc.), e dall’altra l’attacco dei
reazionari e dei conservatori (vedi la
campagna antidivorzista), e, per quanto riguarda la scuola, le continue e
pesanti limitazioni della libertà di insegnamento (vedi caso Melandri e tutta la problematica dell’educazione sessuale, vedi le stesse norme dello stato
giuridico).
Torre Pellice, 25 gennaio 1974.
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I NOSTRI GIORNI
N. 8 — 22 febbraio 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Penulio, partiti e camzione
Un grosso scandalo ha attratto l’attenzione dell’opinione pubblica italiana nelle ultime settimane: è in corso
un’indagine giudiziaria, sono stati
emessi qualcosa come 35 avvisi di reato, si dice a carico di rappresentanti
dell’Unione Pètroliera, di responsabili
dell’ENEL e di esponenti politici. Si
parla di cifre rilevanti, sembra 20 miliardi, sborsati dai petrolieri per rendere credibili alcuni dati forniti dall’industria petrolifera. Questa aveva
ottenuto già sotto il governo Andreotti rilevanti sgravi fiscali, e negli ultimi mesi ha ulteriormente accresciuto
i suoi profitti con l’aumento del prezzo di vendita della benzina, ottenuto
fornendo al governo, e quindi al parlamento dati falsi riguardanti sia i
prezzi di produzione e di raffinazione
del prodotto, sia l’entità delle scorte
presenti in Italia. L’ENEL è irnplicato
nella vicenda per il sospetto di corruzione di alcuni funzionari, che sarebbero stati pagati per promuovere la
costruzione di centrali termiche, anziché termonucleari per la produzione
dell’energia elettrica.
Alla fine di novembre il governo
esponeva al parlamento i dati falsi dei
petrolieri, basando su di essi la nuova politica di austerità: lo stesso presidente del Consiglio compariva in TV
annunziando con aria, tra dolente e
patetica future inevitabili restrizioniÈ, importante sottolineare la portata
di queste restrizioni che non impongono solo un sacrificio sul piano personale, ma determinano.,una crisi in
tutti i settori deil’indnstria, con conseguenti ripercussioni sull’occupazione.
Fin -daH’inizio di dicembre il giornale romano di sinistra Paese Sera rivelava resistenza di ingenti quantitativi
di prodotti petroliferi imboscati, dando il via ad un’indagine giudiziaria.
Denunzie analoghe venivano dai Sindacati e da altri organi di inforniazione. Al punto attuale delle indagini è
lecito domandarsi se non ne resti compromessa la credibilità di questo governo. Sicuramente una crisi in questo momento comporterebbe seri rischi di involuzione del nostro sistema
democratico; potrebbe al limite aprire la strada ad un tentativo autoritario. Ma con quale autorità un simile
governo può rimanere alla guida del
Paese?
In questa situazione la cosa più grave è che la nostra classe dirigente non
abbia alcuna remora di carattere morale di fronte ad una simile forma di
corruzione. Non siamo nella Ginevra
del XVI secolo, ma possiamo pretendere maggiore onestà da parte dei nostri governanti! Dopo i fondi neri della Montedison nhe servirono qualche
anno fa a finanziare tutti i partiti (meno il PCI), ora siamo a un secondo
clamoroso episodio. Si è arrivati nei
giorni scorsi (e la cosa giustamente ha
destato scalpore) a uno sconcertante
tentativo di giustificazione del finanziamento dei partiti di governo da parte dell’ENEL; nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera
dal Ministro De Mita. I partiti hanno
delle necessità... e si arrangiano come
possono! Se è giusto criticare questo
stato di cose, non è altrettanto giustificabile la speculazione montata dalla
destra per condannare in blocco il pluralismo partitico, con evidenti nostal
tere in crisi l’industria e l’economia
della nazione. Per le società multinazionali, ed in primo luogo le petrolifere, il territorio italiano non è un normale campo di impiego finanziario, ma
campo, aperto ad ogni speculazione,
di tipo coloniale. E si tenga per di più
conto del controllo e della mistificazione dei dati forniti dalle fonti di informazione che oneste società possono esercitare grazie a quotidiani e
giornali di loro proprietà.
Concludendo riaffermiamo la necessità di un maggiore controllo democratico sulle fonti di energia, ma anche riconosciamo l’esigenza di una moralizzazione della classe dirigente. Di
questo siamo tutti un po’ responsabili: troppo spesso gli elettori italiani
sono guidati nelle loro scelte da criteri clientelari invece di valutare attentamente le qualità morali dei candidati. (m.t.f.)
Le Nazioni Unite
e la droga
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Internazionale
del Lavoro e le stesse Nazioni Unite
si sono accordate per cornbattere l’abuso delle droghe in Thailandia (che
è pure uno dei maggiori produttori e
esportatori).
Il programma di cura e ricupero,
per aiutare i circa 400.000 consumatori di droga di quel paese, occuperà
cinque anni ed è il primo del genere
a essere lanciato dall’ONU e dalle sue
organizzazioni specializzate.
La marijuana è, relativamente, una
delle droghe meno pericolose. Tuttavia ricerche condotte negli ultimi tempi nella Columbia University hanno
portato ad accertare che questa ’erba’
non soltanto altera le condizioni psichiche di chi la fuma, ma se consumata abitualmente in forti dosi, inibisce
pericolosamente le facoltà vitali di certe cellule dei globuli bianchi; inoltre
non viene esclusa la possibilità che
tale consumo causi danni genetici anche irreversibili.
L'Associazione per la Libertà Religiosa in Italia comunica
L’ipoteca del Concordato
sulla libertà dell’inseonamento
■ Il Perù procede nella nazionalizzazione di
imprese straniere : viene annunciata quella di quattro imprese della compagnia nordamericana « W. R. Grace » (industria cartaria
e plastica); un comunicato ufficiale annuncia
che l’accordo fra le due parti è stato concluso,
rammentare dell’indennizzo sarà fissato in un
secondo tempo (un accordo sui generis, quindi...).
■ Le alluvioni nella regione nord-orientale
deir Argentina hanno devastato oltre
750.000 kmq, facendo alcune decine di morti,
35.000 senzatetto e danni ingenti.
■ Nell’iso>la di Jolo, nell’arcipelago di Sulu
(Filippine meridionali), uno dei maggiori centri della guerriglia musulmana contro il governo di Manila, si sono avuti scontri violenti che hanno fatto alcune centinaia
di morti, sopratutto fra le forze ribelli. La
minoranza musulmana delle Filippine è di
due milioni e mezzo di persone su una popolazione totale di 40 milioni di abitanti. Alla
motivazione religiosa si sovrappone, nelle forze
rivoluzionarie, fra le quali vi sono pure dei
cristiani, la motivazione politica, di orientamento maoista. Il regime di Marcos presta
ampiamente il fianco alla più radicale critica
quanto al rispetto effettivo degli elementari
diritti civili, sociali e politici.
■ Negli ultimi tempi alcune frontiere mediorientali sono state teatro di scontri;
mentre sulla linea bellica del Golan il fuoco
non è mai stabilmente cessato, si è avuto uno
scambio di tiri di bazoka fra libanesi e israeliani nella zona di Metullah, nell’Alta Galilea,
mentre incidenti di confine fra l’Irak e l’Iran,
determinati dalle contestazioni sul diritto di
navigazione sullo Shat el Arab (il corso fluviale che raccoglie le acque confluenti del Tigli e dell’Eufrate e le porta al Golfo Persico,
0 Arabo che dir si voglia), hanno causato numerose perdite umane, oltre che di mezzi,
■ Dal 18 al 22 febbraio sono riuniti a Giàkarta specialisti di 23 paesi dell’Asia e
dell’Oceania per partecipare a un colloquio
sullo sviluppo delle scienze sociali, organizzato dall’UNESCO nel quadro di un programma per lo sviluppo istituzionale delle scienze
sociali.
pi Ultimamente si sono sviluppati a Gerusalemme tre incendi dolosi: contro una
cappella battista, un ospizio cattolico e una
libreria protestante. Il sindaco, condannando
l'atto, ha offerto riparazioni a spese del Comune.
■ Nel quadro della sua campagna per « lo
sport per tutti » il Consiglio d’Europa ha
raccomandato ai suoi 17 Stati membri di creare centri di medicina sportiva e di incoraggiare la ricerca e l’insegnamento in questo
campo.
il II freddo è particolarmente acuto, quest’inverno, in Canada : la temperatura ha
toccato i 45° sotto zero a Edmonton e i 50°
a Grande Prairie; si segnalano varie vittime.
Nel momento in cui si viene a conoscenza
della bozza ministeriale del decreto di attuazione della legge delega sullo stato giuridico
degli insegnanti, l’Associazione per la Libertà Religiosa in Italia (ALRI) sottolinea che un
fondamentale ostacolo all’esercizio della sperimentazione didattica — oltre agli ostacoli
prefigurati nella bozza stessa — è costituito
dal Concordato, che coarta quel « più ampio »
diritto alla libertà d’insegnamento di cui la
sperimentazione non è che una « espressione ».
La legge delega (3 luglio 1973) nell’art. 2
fa giustamente riferimento al « quadro dei
principi costituzionali », Ira cui è la libertà
d’insegnamento; ma nelParl. 4 riduce la libertà d'insegnamento — cioè la libertà di impostazione critica — alla « autonomia didattica » — ossia alla scelta dei modi di comunicazione — e sottomette la « libera espressione
culturale dell’insegnante » agli ordinamenti
della scuola stabiliti dallo Stato », ordinamenti
che vanificano ogni garanzia di libertà d’insegnamento, dal momento che essi recepiscono
— soprattutto nella scuola dell’obbligo — la
norma contenuta nell’art. 36 del Concordato,
la quale stabilisce che « l’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana nella forma ricevuta dalla tradizione cattolica ».
Altri due limiti pone l’art. 4 della suddetta legge delega alla libertà d’insegnamento :
il « rispetto della coscienza morale e civile degli alunni » e il « diritto di questi al pieno
e libero sviluppo della loro personalità ». La
Praga: la libertà
di tacere
Praga {UEspresso) — Oltre all’inviato del1’« Unità » il visto d’ingresso in Cecoslovacchia è stato negato ad altri due giornalisti : il
corrispondente della BBC inglese e quello della « Neue Zürcher Zeitung » svizzera. Contemporaneamente i giornali cecoslovacchi hanno pubblicato in poche righe la notizia che in
Boemia e Moravia sono stati sequestrati centinaia di fucili mitragliatori e pistole, 22 chili
di esplosivo e 8.612 proiettili. L’opposizione
clandestina cecoslovacca si è detta convinta
che i due fatti siano da mettere in relazione :
le autorità di Praga vorrebbero evitare che
giornalisti stranieri prendano coscienza della
nascita di un movimento di resistenza ramificato disposto a combattere i « complici deU’invasore sovietico anche con le armi ». È probabile che per il momento gli episodi segnalati
in Boemia e Moravia siano isolati, ma è la
prima volta dalla deposizione di Dubeek nell’agosto del ’68 che si segnalano sintomi di
ripresa fra le file degli oppositori al regime
di Husak.
iiiiitiiiiiiimiumiiiimiimiitiiiiiiiiniimttiitiiiitiiiniiiiiiin^ ......................................................................................................
NÉ
AVVENTURISMO
NÉ SCLEROSI
Nel n. precedente de « L’Eco
Luce » (7.2.74) abbiamo riportato
parte d'un articolo di Claude Monnier,
pubblicato sul « Journal de Genève »
(del 7.2), in cui sono date notizie mojto
sommarie, ma precise e sicure, sull'inizio d’una nuova rivoluzione culturale
in Cina. Sulle ragioni délla^ quale abbiamo solo accennato in poche parole.
Val la pena riportare ampiamente la
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
gje per il governo autoritario e il par- opinione deH'articolista in proposito
fito unico di un tempo. Infatti 1 esi- « // pensiero maoista è molto chiaro
stenza dei partiti è indispensabile alla
vita democratica della nazione. Se il
finanziamento dei partiti è quindi necessario, occorre però che questo sia
conseguito con mezzi onesti. La soluzione ideale sarebbe senza dubbio l’autofinanziamento (per i partiti come
per le chiese!) ottenuto con sottoscrizioni fra gli aderenti e con la cessione
di parte delle indennità dei parlamentari (come avviene nel PCI). In via subordinata può essere accettabile un finanziamento pubblico, per far sì che i
partiti abbiano dallo Stato, in modo
chiaro e controllabile, quanto occorre
loro.
Un progetto del genere è stato formulato qualche anno fa ed è tornato
di attualità in questi giorni. L’importante è però che sia attuato con giustizia e soprattutto che non sia affiancato da finanziamenti neri.
Ma vorremmo tornare su un aspetto
di questa vicenda che ci sembra particolarmente grave. Ci riferiamo alla
presenza di uno stato nello stato, rappresentato dalle società multinazionali, che col peso della loro potenza economica riescono a imporre le loro soluzioni alla politica del Paese. La linea
di queste Compagnie non segue da noi
nemmeno i principi dell’attuale neocapitalismo e non si fa scrupolo di met
USA: lanci .sperimentali
di missili balistici
Il « Pentagono » ha in programma per il
1975 quattro lanci sperimentali ili missili balistici intercontinentali « Mimiteman II ».
A questi primi quattro lanci clovrchhero .seguirne altrettanti nel 1976. I missili verranno
lanciati sprovvisti di testata nucleare e compiranno un tragitto di 8.000 chilometri sempre
al di sopra del territorio statunitense. Il costo
degli otto lanci è stato preventivato in circa
27 milioni di dollari. Secondo il « Pentagono »
rUnkme Sovietica ha già effettuato con missili
equivalenti un centinaio di lanci sperimentali.
anche se, per l’uso nàzionale, fa ricorso
a delle formulazioni che ci stupiscono
o ci fanno ridere. Per Mao, che su questo punto si riallaccia, in fondo, alla
vecchia filosofia taoista, sia gl’individui
che le comunità raggiungono il massimo della loro efficienza, verità e fluidità, quando essi progrediscono evitando
due tentazioni permanenti: l’avventurismo e la sclerosi.
Essere avventurista significa lasciarsi
guidare da nuli’altro che dall’impulso
del momento, o da un opportunismo limitato. Essere sclerotizzato significa
aver eretto a dottrina, o a dogma, certi
schemi mentali, o certi modelli d’organizzazione, che sarebbero dovuti restare dei semplici mezzi (di ricerca o di
azione).
La "via” (conte dice il taoismo) è
questo sentiero, stretto come il filo d’un
rasoio, fra l’avventurismo e la sclerosi.
Trasformata in dottrina politica e sociale, questa filosofia del supremo efficientismo è certo di difficile applicazione: lo scopo di Mao Tse-tung è sempre
stato quello di mantenere il popolo cinese, ad ogni costo, fedele a questa filosofia. Inutile dire (per citare, una volta tanto, una sentenza francese) che
ciò non è quasi possibile se non ad una
condizione: “cent fois sur le métier remettre l’ouvrage” ( = ricominciare cento volte il proprio lavoro Q, e (per citare uno slogan che è su tutte le bocche
della Cina d’oggi) non temere di “andare contro corrente”,... e quale corrente!
Da questo punto di vista, gli attacchi
contro Confucio, morto poco meno di
2500 anni fa, sono perfettamente logici.
Lo sono per doppia ragione. Anzitutto
la dottrina originaria di Confucio, quale c’è stata tramandata attraverso gli
^ Citazione da Aicolas Boileau jl636-1711).
Essa cosi continua : (( polissez-le sans cesse, et
repolissez-le » ( = perfezionatelo senza sosta, e
riperfezionatelo). Citazione che ci .sembra
molto pertinente, quasi voglia esprimere l’esigenza della rivoluzione « permanente ».
scritti dei suoi discepoli, è per eccellenza una dottrina aristocratica. In secondo luogo, nell’ordine d’idee del filosofo,
il savio illuminato impone naturalmente rispetto e fonda così, senza ricorrere ad alcuna coercizione, un ordine gerarchico naturale nel quale ognuno occupa il posto che gli spetta, e ne è
felice.
Si può scommettere che Mao non
sarebbe contrario a questa dottrina
originaria: non è forse egli stesso lo
esempio del vecchio saggio la cui “virtù” mette naturalmente ordine nella
vita dell’intero paese? Sta però il fatto
che la dottrina di Confucio venne rapidamente trasformata, formalizzata, per
divenire un ritualismo completamente
vuoto. E questo corrisponde perfettamente al concetto di “sclerosi” sopra
definito.
La contestazione attuale attacca proprio questo confucianismo associato,
lungo tutto il corso della storia cinese,
al mandarinato, alla discriminazione
nella formazione della classe dirigente,
alla burocrazia, alla superiorità delle
teorie intellettuali sulla pratica.
Ancora una volta Mao (che ha ora
80 anni!) cerca, in pratica, di opporsi
all'autorità puramente formale dell’insegnante sull’allievo, all'uso di incentivi
materiali (nella città di Lanchow, gli
operai d'una fabbrica di fertilizzanti
hanno criticato il loro direttore per
aver proposto un servizio di tè gratis,
da distribuirsi ogni volta che il lavoro
da compiere sia terminato), in una parola all’imborghesimento di tutti i quadri del partito o dell’esercito, delle imprese o delle scuole.
Che possiamo fare noi, se non assistere stupefatti a questo fenomeno di
“chimica sociale”, la cui ampiezza ha
le dimensioni smisurate della Cina? ».
ED ERA IL LORO
ULTIMO SALUTO...
« Nela notte dal 12 al 13 febbraio,
un gruppo d’intellettuali sovietici ha
pubblicato un comunicato redatto dall’accademico Andrei Sakharov, nel quale l'arresto di Solgenizin è qualificato
come un “insulto al mondo intero”.
“Le autorità sovietiche sputano in
faccia all’opinione pubblica internazionale” (afferma il comunicato). “L’arresto di Solgenizin è un insulto al mondo
intero e alla memoria di coloro di cui e
libertà morale e civile degli alunni è qui concepita come un dato precostituito e immutabile, mentre invece essa è una conquista che
dev’essere favorita per mezzo della libertà e
del dialogo. D’altra parte, una tutela della
personalità degli alunni ebe consista nel porre
limiti e condizioni alla libera espressione della personalità dei docenti, al di là delle norme
del codice penale, sortisce inevitabilmente il
fine di mantenere gii uni e gli altri assoggettati al potere e all’ideologia dominante, qualunque essa sia.
Nell’indicare queste contraddizioni e nel
chiederne l’eliminazione dal testo definitivo
dei decreti delegati, l’ALRI richiama alla necessità dell’abrogazione del Concordato, se si
vuole un reale rinnovamento della scuola italiana.
Il Segretario
(Luigi Rodelli)
gli parla nei suoi libri... Solgenizin rappresenta la coscienza del’umanità".
Fra i firmatari di
•questa dichiarazione, consegnata ai
corrispondenti stranieri, figurano: lo scrittore Yuli Daniel
(che ha passato 5 anni in un campo di
lavoro a partire dal 1966), la scrittrice
Lidia Ciukovskaia (recentemente espulsa dall’Unione degli scrittori), la poetessa Natalia Gorbanyevskaia (che ha
passato 18 mesi in una clinica psichiatrica per aver preso parte ad una manifestazione sulla piazza Rossa nel ’68,
dopo l'invasione della Cecoslovacchia),
la signora Tatiana Litvinov (figlia dell’antico ministro degli esteri Maxim
Maximovich Litvinov), il matematico
Igor Ciafarevie, e Andrei Tverdochiebov ».
Così si sono espressi gli amici, nel
momento supremo del pericolo dell’eroe che, per tanti anni, li aveva difesi a viso aperto. Ed era il loro ultimo
saluto.
Naturalmente non sapevano, né potevano sapere se egli sarebbe disceso agli
inferi o se invece una nuova vita gli si
sarebbe aperta dinanzi. Ora sappiamo
tutti che la seconda alternativa s’è avverata, e noi sinceramente ce ne rallegriamo, anche se comprendiamo benissimo come e perché egli ne abbia sofferto e ne soffra.
Ed « ecco la dichiarazione che Solgenizin aveva preparato per la prevista
eventualità dell'arresto, dichiarazione
rimessa ai corrispondenti stranieri la
sera di martedì 12 c. dalla moglie:
“Per misura d’anticipo, io dichiaro incompetente qualunque tribunale di diritto comune sulla letteratura russa, su,
ognuno dei suoi libri, su ogni autore
russo. Se si affiderà ad un simile tribunale un simile compito contro di me,
io non vi andrò con le mie gambe: bisognerà portarmici con le mani legate,
in un furgone cellulare. Non risponderò
a nessuna domanda d’un simile tribunale.
Condannato al carcere, non mi sottometterò alla sentenza che con le manette ai polsi. Già incarcerato a suo tempo, avendo sacrificato i miei otto migliori anni ai lavori forzati per lo Stato e avendovi contratto un cancro, io
non lavorerò neanche una mezz’ora per
i miei oppressori.
In tal modo, io lascio loro l’unica possibilità di perpetuare la loro violazione
a viso scoperto: uccidendomi rapidamente, perché scrissi la verità sulla Storia russa” ».
(Notizie tratte da « Le Monde » del
14.2.’74).
L'Evangelo del perdono
(segue da pag. 1)
desiderio di adattare la dottrina e la
prassi tradizionale alle esigenze e alla
sensibilità degli uomini d’oggi. Due
fatti, in particolare, meritano di essere segnalati.
Il primo è un cam.biam.ento di nome.
Quello che tradizionalmente si chiamava « confessione », ora si chiamerà
« riconciliazione ». Perché? Perché questo termine — così scrive « L’Osservatore Romano » dell’S febbraio scorso
— « indica anche meglio che la penitenza sacramentale è incontro dell’azione di Dio e dell’uomo, mentre il termine ’Penitenza’ mette piuttosto l’accento sulle opere dell’uomo. Il termine ’Riconciliazione’... servirà a far comprendere un aspetto fondamentale per
il rinnovamento della Penitenza, quello di incontro del figlio con il Padre ».
Il secondo fatto relativamente nuovo è l’insistenza sull’aspetto comunitario ed ecclesiale della confessione. Sono previste forme di confessione e assoluzione collettive, analoghe a quelle
che avvengono nel culto evangelico. A
confessioni e assoluzioni comuni fa
riscontro una nozione di peccato non
più solo individuale ma collettivo che,
come tale, dev’essere confessato comunitariamente.
In sostanza quindi i principali elementi nuovi sono una maggiore insistenza sulla riconciliazione che Dio ha
già compiuto in Cristo e che precede
ogni nostro pentimento, e sul ruolo
della chiesa come comunità nell’opera
di riconciliazione.
MA UNA RIFORMA MANCATA
In un’ottica evangelica questi elementi denotano un certo progresso rispetto alla teologia e alla prassi penitenziale cattolica nel periodo della
Controriforma, ma restano largamente insoddisfacenti per due motivi fondomentali.
Il primo è che il potere sacerdotale
non è diminuito e neppure è stato
messo in discussione. Questo potere è
legato alla concezione sacramentale
del ministero sacerdotale e della penitenza, ed è solo superando questa concezione che il « potere delle chiavi »
cesserà di appartenere al clero. Secondo la concezione evangelica il potere
di rimettere o ritenere i peccati appartiene a Dio soltanto, che lo esercita mediante la sua parola. Gli uomini
possono esserne i portavoci, non i titolari; possono annunciare il perdono
o il giudizio, non possono disporne.
Nessun uomo può dire a un altro: “Io
ti assolvo”: può solo dirgli: “Dio ti assolve”. Il potere che la teologia cattolica assegna ai sacerdoti è, a nostro
avviso, abusivo e dovrebbe essere interamente restituito alla parola di Dio.
La seconda lacuna che ci pare di dover riscontrare nella concezione cattolica della confessione (ma su questo
punto siamo anche noi gravemente
mancanti) è che in essa la confessione dei peccati non è reciproca. Il fedele confessa i suoi peccati al sacerdote ma il sacerdote non confessa i
suoi peccati al fedele (li confesserà a
un altro sacerdote). Ma l’indicazione
evangelica a questo riguardo è molto
chiara: « Confessate i peccati gli uni
agli altri » (Giacomo 5: 16). La confessione cristiana dei peccati è reciproca: ciascun membro di chiesa ha
il diritto e il dovere di ascoltare la
confessione di suo fratello e annunciargli il perdono.
Una riforma mancata, dunque, perché è mancata una verifica evangelica
rigorosa della dottrina cattolica tradizionale sulla penitenza e sulla confessione. In questo quadro, la modifica o anche l’abolizione del confessionale, per quanto in sé apprezzabile, ha
un valore assai relativo. E il potere
sacerdotale che bisogna abolire. La
vera riforma sarebbe: restituire alla
parola di Dio, cioè al Cristo vivente,
tutto il potere di sciogliere e legare in
cielo e sulla terra, e istituire la confessione reciproca dei peccati e l’annuncio reciproco dell’evangelo del per
Paolo Ricca
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)