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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 4 GIUGNO 1993
L'ETICA VA PRATICATA
FARE POLITICA
MAURIZIO GIROLAMI
peteono»'
a.
PidZ^'^ ' ^
11 sistema delle tangenti delle aziende ai partili funziona in Italia da vari decenni,
stando alle inchieste dei giudici e a quanto ammettono i dirigenti deirOlivetti e della Fiat.
Esso vede coinvolti massicciamente i partiti di governo, nessuno escluso, e le aziende, uniti da un comune interesse: per
i partiti di governo consolidare
la loro forza elettorale e il loro
potere; per le aziende assicurarsi appalti a prezzi lievitati;
entrambe le cose a danno dei
cittadini che pagano le tasse.
E qualche partito di opposizione a raccogliere le briciole.
Le industrie coinvolte non sono parti marginali, ma sono la
spina dorsale del sistema produttivo italiano, pubblico e
privato: Fiat, Olivetti, Ferruzzi, Eni, ecc., le quali sono anche le principali beneficiarie
di molteplici finanziamenti
dello stato a vario titolo (dalla
cassa integrazione alla fiscalizzazione degli oneri sociali,
ai finanziamenti diretti): assistite anche loro.
Se questo è vero ne derivano
alcune conseguenze. Non è sostenibile che i grandi gruppi
industriali siano stati vittime
deH’arroganza dei politici, come ha detto Fing. De Benedetti. Lo vedete il potente complesso dei grandi capitani d’industria spaurito e impotente di
fronte ai cattivissimi leader del
pentapartito? non lo vedete.
Vi ricordate invece di quando i politici di governo intervenivano, applauditissimi, ai
convegni degli industriali dai
quali erano esplicitamente sostenuti alle elezioni. Che senso
ha presentare come un rimedio
all’inefficienza la privatizzazione di tutto il settore statale
dell’economia e di buona parte
dei servizi, in presenza di una
classe imprenditoriale che ha
dato così cattiva prova di sé?
C’è chi dice: le tangenti ci
sono anche all’estero, in Francia, in Giappone, negli USA.
Basterebbe legalizzarle, stabilire per legge che ai partiti
spetta una percentuale sugli
appalti pubblici, e il problema
scompare. Altri ancora, spesso
politici in carriera, dicono che
si dovrebbero eliminare i partiti.
Ma ciò che si deve temere,
per ora, è che dopo il tentativo
maldestro del ministro Conso
di risolvere la situazione con
una sanatoria passi la proposta, di provenienza confindustriale, di un condono alle imprese (per quanto riguarda i
reati contro amministrazioni
pubbliche e i fondi neri) dietro
pagamento del 2% del fatturato, accompagnato dal patteggiamento per i reati penali già
scoperti e dall’amnistia per gli
altri. Questo meccanismo, dicono, frutterebbe allo stato
24.000 miliardi. Ai politici in• criminali la ragionevole speranza di partecipare alla sanatoria.
In alternativa a rimedi come
questi, che appaiono peggiori
del male, molti sperano nella
perseveranza dei giudici nel
perseguire i corrotti e i corruttori. Molti gradirebbero, in
tempi di riforme istituzionali,
una legge che dimezzasse il
numero dei parlamentari, per
ridurre il costo della politica:
magari assicurando ai cittadini
desiderosi di controllare e partecipare attivamente alla vita
civile locali, attrezzature e servizi per far politica a livello di
base. E ancora: perché non
prelevare un 20-30% dal prezzo di lavori ancora in corso
per appalti fra lo stato e i grandi gruppi industriali, come indennizzo per le tangenti da essi pagate ai politici incriminati?
Ma tutto questo può essere
messo all’ordine del giorno
soltanto se si costruisce un
ampio schieramento progressista e di sinistra che sostenga
politicamente l’iniziativa dei
giudici. Noi evangelici non
possiamo cavarcela proponendo l’etica protestante come ricetta risolutiva: un’etica va
praticata più che predicata.
Forse dobbiamo accontentarci
di partecipare al grande e travagliato sforzo collettivo in atto per trovare strade nuove alla
politica.
Coltivando e difendendo,
nelle comunità e dovunque
operiamo come cittadini, i valori della dignità e dei diritti
elementari di tutti, anzitutto
dei più poveri, dei diseredati e
degli stranieri (lavoro, istruzione, salute ecc.) e vigilando
contro la tentazione di considerare accettabile nei suoi tratti essenziali un sistema economico e sociale che seguita a
porre l’interesse di pochi privilegiati davanti a quello della
collettività.
La missione di Giovanni Battista è anche un'indicazione per noi
Chiamati ad essere una voce nel deserto
FLORENCE VINTI
«(...) Bisogna che egli cresca e che io
diminuisca»
(Giovanni 3, 30).
La discussione tra i discepoli di Giovanni Battista e «un giudeo», di cui
si fa cenno al versetto 25 del testo evangelico, è presentata in modo piuttosto
generico ma, più che sulla questione del
battesimo, sembra di poter leggere tra le
righe la preoccupazione dei seguaci di
Giovanni che la predicazione di Gesù
potesse essere una minaccia all’importanza della predicazione del loro amico
e maestro. Non andava affatto loro di
vedere le folle abbandonare Giovanni
per andare dietro al nuovo rabbino.
Conoscendo la natura umana - quanto
teniamo gelosamente al nostro spazio,
alle nostre piccole glorie personali, anche nelle nostre chiese - possiamo ben
immaginare che la loro paura non si riferisse solo a Giovanni, ma anche al loro
proprio prestigio. Ora sarà questo Gesù
e i suoi seguaci al centro dell’attenzione
della folla!
Sentiamo questa irritazione nelle loro
parole. Ma rispondendo alle loro lamentele Giovanni non manifesta lo stesso risentimento, né dice di sentirsi sminuito
da Gesù, ma ricorda ai suoi discepoli
che non aveva mai previsto che le cose
sarebbero andate diversamente. Le sue
parole ci danno la misura della sua grandezza; egli si ritira con umiltà e senza
amarezza dal suo ministero di successo,
certamente intuisce che questo è l’inizio
della fine della sua missione, eppure dice: «la mia gioia è completa».
Perché Giovanni può rallegrarsi in una
situazione che vede qualcun altro prendere il suo posto? Credo perché sa riconoscere i suoi limiti come persona umana e quelli del suo ministero. Le parole
«bisogna che egli cresca, e che io diminuisca» ci danno la misura della sua fede. Malgrado il successo della sua predicazione, Giovanni era sempre stato cosciente di essere solo «una voce nel deserto». Aveva battezzato con acqua, ma
nel momento in cui indica Gesù come
l’agnello di Dio che toglie il peccato dal
mondo, come colui che battezza con lo
Spirito Santo, riconosce che il proprio
ministero non vale niente se non è completato da quello di Gesù Cristo. Agostino attribuisce a Giovanni queste parole:
«lo ascolto, egli è colui che parla; io sono illuminato, egli è la luce; io sono
l’orecchio, egli è la Parola».
La Parola di Dio ridimensiona, mette
nella giusta prospettiva tutto quello che
siamo e che facciamo. Vediamo anche
noi molto chiaramente i nostri limiti per
sonali, comunitari e istituzionali, ma forse questi versetti di Giovanni possono
aiutarci a vedere questi limiti, che consideriamo debolezza, in una luce positiva.
Anche noi siamo chiamati a essere
una voce, spesso una voce debole, balbettante, una voce nel deserto, ma come
Giovanni, una voce profetica in un mondo smarrito e sofferente. Non una voce
che predica noi stessi, o che sa presentare soltanto la nostra cultura, o che cerca
un proprio spazio - la tentazione dei discepoli di Giovanni è sempre anche nostra.
Come per Giovanni il nostro compito
è quello di preparare le vie della giustizia, della pace e della salvezza, e di indicare colui che solo può togliere il peccato del mondo; colui che battezza con lo
Spirito e crea ogni cosa nuova.
Un documento della chiesa scozzese
sull’evangelizzazione afferma: «... Non
abbiamo nessun monopolio di compassione e d’intuizione politica (...) possiamo e dobbiamo unirci a altri in queste
cose. Ma nessun’ultra persona o gruppo
offre 0 comunica la buona novella di
Gesù cristo. Questo è il nostro specifico
incarico (...) se non siamo noi a raccontare questa Parola in modo che sia rilevante per la vita della gente di oggi, in
modo che sia vivente nella nostra vita
personale e comunitaria, chi lo farà?».
ANNO I - NUMERO 22
Diritto d'asilo
LTuropa
diventa
una fortezza?
«Dopo un lungo e sofferto
dibattito all’interno della società tedesca, il Parlamento di
Bonn ha deciso di modificare
la Costituzione al fine di varare un provvedimento che limita fortemente il diritto di
asilo e, di fatto, chiude le
frontiere ai flussi migratori.
La decisione del Parlamento
tedesco si inserisce nel quadro di politiche europee che
complessivamente limitano il
diritto di asilo e tendono ad
espellere mano d’opera immigrata: alla vigilia dell’entrata
in vigore del trattato di Maastricht, come si rileva tra l’altro in una dichiarazione del
presidente della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), vediamo costruirsi quell’Europa
«fortezza» che avevamo temuto e denunciato.
Il Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
ribadisce quindi la convinzione che i milioni di rifugiati
e di immigrati che bussano
alle porte dei più ricchi paesi
europei, e tra questi vi è ovviamene l’Italia, sono espressione dei gravi disequilibri
del sistema mondiale e che
una semplice chiusura delle
frontiere, oltre a ledere i diritti umani dei perseguitati per
ragioni politiche, ideologiche
o religiose, aggrava le contraddizioni dello sviluppo
ineguale e si limita a trasferire altrove problemi e tensioni
sociali. Siamo certo consapevoli della complessità del
problema ma, proprio per
questo, abbiamo più volte sostenuto la necessità che i paesi della Cee coordinino le loro politiche migratorie in una
linea di rispetto dei diritti
SEGUE A PAGINA 12
Della Parola
Illuminare
il nostro
cammino
pagina 6
Gli italiani
e la Bibbia
pagina 9
Le chiese
evangeliche
in Cechia
e Slovacchia
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 4 GIUGNO 1993
L'attività della Società biblica in costante espansione dopo il crollo del muro di Berlino
Milioni di Bibbie distribuite nella ex Unione
Sovietica e nei paesi dell'Europa orientale
EMMANUELE PASCHETTO
Nell’ex Unione Sovietica
sono state importate nel
1992 da parte della Società
biblica 1.440.000 copie della
Bibbia, 850.000 del Nuovo
Testamento e 1.630.000 porzioni e selezioni bibliche;
centinaia di migliaia di copie
di Bibbie o di parti di essa
sono state distribuite nei paesi dell’ex blocco comunista.
Il coordinatore della Società biblica per l’Europa
orientale, Terje Hartberg, ha
scritto in un suo recente rapporto:«£ dìjficile esagerare
r importanza della sfida attuale, in termini di missione
cristiana. Credo che stiamo
assistendo a un’occasione
missionaria all’interno dell’
Europa che forse non si ripeterà per secoli. Ci troviamo
in un momento straordinario
della storia, nel quale il messaggio biblico può diventare
credibile come forse non lo è
mai stato in passato».
Se si volesse considerare la
cosa con una punta di malignità, si potrebbe dire che
improvvisamente si è aperto
un mercato di 400 milioni di
possibili acquirenti della Bibbia; in realtà si può affermare
che oggi 400 milioni di persone possono ascoltare liberamente il messaggio biblico,
cosa che per decenni non era
permessa.
Durante gli anni del comunismo, infatti, non solo il libro non era in vendita nelle
librerie pubbliche, ma generalmente non ne veniva neppure autorizzata la pubblicazione in loco. Per anni la
Bibbia, stampata in Occidente, è stata introdotta clandestinamente e solo di recente
ne è stata concessa l’importazione di quantitativi limitati.
La richiesta di Bibbie è
dunque molto alta: oltre 200
milioni sono infatti i cristiani
praticanti nell’Europa orientale, ma anche molti non cre
La caduta del muro di Berlino ha aperto le porte alla Società biblica
denti acquistano la Bibbia e
la legg^ono con grande interesse. E chiaro quindi che si
aprono impensate possibilità
di testimonianza che vanno
opportunamente sostenute
appoggiando l’opera delle
chiese locali per circoscrivere
l’evangelizzazione d’assalto
dei «missionari» fondamentalisti.
La Società biblica ha
rafforzato enormemente la
sua presenza nei paesi dell’
Est, proprio per venire incontro a queste nuove esigenze.
Fra il dicembre 1989 e il
maggio 1992 sono state costituite nove società bibliche
nuove (Armenia, Bielorussia,
Russia, Ucraina, Estonia,
Lettonia, Lituania, Moldavia
e Romania) accanto a quelle
già esistenti in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Germania Est
(quest’ultima unitasi con la
consorella della ex Germania
Ovest).
Esse dovranno valutare le
necessità reali di ogni paese,
pianificare la distribuzione
locale, creare strutture di base al servizio delle chiese,
che restano sempre i canali di
distribuzione più importanti,
e dei singoli. Il tutto viene
per ora coordinato da una sezione particolare che si chiama «Europa centrorientale ed
Dichiarazione di ebrei, cristiani e musulmani
Gerusalemme, città sacra
Trenta rappresentanti ebrei,
cristiani e musulmani, provenienti per lo più da Gerusalemme ma anche dall’Europa
e dagli Usa, hanno adottato
una dichiarazione comune su
«Il significato spirituale di
Gerusalemme per gli ebrei, i
cristiani e i musulmani».
A maggio, i firmatari hanno
partecipato ad un colloquio a
Glion (Svizzera), organizzato
dal Consiglio ecumenico delle chiese, dalla Federazione
luterana mondiale, dalla
Commissione della santa sede
per i rapporti religiosi con gli
ebrei e dal Consiglio pontificio per il dialogo interreligioso. Invitati «ad personam»,
essi non rappresentavano alcuna organizzazione, il che ha
permesso dibattiti appassionati «che hanno mostrato
chiaramente che esistono
punti di vista fortemente radicati che rischiano ancora di
dividerci».
Dopo aver riconosciuto che
«la religione dovrebbe promuovere e non ostacolare gli
.sforzi miranti ad ottenere la
pace», i firmatari affermano
«il carattere sacro della città
di Gerusalemme per le tre re
ligioni», e riconoscono a tutti
«il diritto di praticare il loro
culto come l’intendono». Il
documento afferma inoltre:
«Siccome Gerusalemme è la
città della Pace, questa pace
deve essere fondata sulla giustizia e non deve essere mantenuta per mezzo di una forza
militare. Una pace giusta deve includere lo sviluppo economico, educativo e sociale
per tutti nonché la lotta comune per salvaguardare
l’ambiente, uno dei numerosi
doni di Dio».
Dopo aver chiesto ai negoziatori del processo di pace di
«considerare con grande attenzione il contenuto di questa dichiarazione», i firmatari
concludono con queste parole: «Preghiamo perché Gerusalemme .sia sempre un luogo
di giustizia, di riconciliazione
e di dialogo per le due nazioni, palestinese e israeliana, e
per le tre religioni monoteiste, affinché il suo carattere
unico assicuri, preservi e sostenga la giustizia, la pace,
l’amore, la riconciliazione e
la coesistenza e diventi così
un beneficio per tutte le famiglie della terra».
ex Unione Sovietica». Quando le diverse società bibliche
locali avranno acquistato
esperienza e si saranno radicate nel territorio, questo organismo scomparirà.
Nonostante le difficoltà ad
organizzare una produzione
massiccia di Bibbie e di parti
bibliche e malgrado i costi in
continuo aumento la Società
biblica ha preparato un piano
per la stampa di oltre 17 milioni di volumi (Bibbie intere
o parti) nel periodo 1993-96
con una spesa di circa 70 miliardi di lire.
Vi sono poi difficoltà connesse con la situazione generale dei paesi dell’Est europeo. Innanzitutto occorre rilevare che l’attuale condizione di libertà è più un risultato
dell’anarchia che non una
scelta cosciente: può non durare. Potrebbero verificarsi in
futuro limitazioni di carattere
burocratico e restrizioni politiche.
La situazione economica e
politica dell’Europa orientale
costituisce già ora un notevole ostacolo alla realizzazione
di questo piano. Pensiamo
soltanto al fatto che l’Unione
Sovietica non esiste più e che
al suo posto si sono costituiti
15 stati indipendenti il che
complica notevolmente la situazione dal punto di vista
organizzativo, burocratico e
pratico. C’è poi la crisi economica che sembra aggravarsi di giorno in giorno, mentre
la legislazione si modifica
costantemente creando notevoli incertezze e difficoltà.
Nonostante questo la Società biblica guarda al futuro
con fiducia: sta creando del
personale specializzato e
attrezzando opportunamente
sedi e filiali. Soprattutto punta a due obiettivi: la stampa
della Bibbia nelle tipografie
locali (nel 1992 il 14% della
produzione è stata effettuata
localmente: per il 1994 si
spera di giungere al 50%) e
nuove traduzioni della Scrittura, perché quelle attualmente disponibili usano un
linguaggio ormai obsoleto.
È stato chiesto a Terje
Hartberg quale fosse stata la
cosa più significativa imparata in questi ultimi cinque anni. «Abbiamo imparato a lavorare in una nuova situazione interconfessionale, dove le
chiese ortodosse hanno il
ruolo principale - ha risposto
-.La Società biblica di molte
altre parti del mondo non conosceva le tradizioni delle
chiese ortodosse. Nel lavorare in questa situazione ci sentiamo onorati di poterci confrontare con le tradizioni secolari della cristianità ortodossa. Certamente in questo
contesto interecclesiale abbiamo il nostro contributo da
dare, ma abbiamo imparato
a collahorare con persone di
diversa tradizione senza pretendere di aver da insegnare
alcunché. E stato bello scoprire che una comunità cristiana divisa può trovarsi
unita per la causa della Bibbia. Abbiamo anche imparato ad ascoltare le necessità
delle chiese locali e dei singoli cristiani senza imporre
le priorità che ci erano dettate dalle nostre esperienze
precedenti».
Alla VI Assemblea generale del Ciemal
I metodisti per la fine
dell'embargo contro Cuba
La VI Assemblea generale
del Consiglio delle chiese
evangeliche metodiste delr America Latina e dei Caraibi (Ciemal) si è svolta a Cuba all’inizio dello scorso
aprile: 120 delegati, nonché i
vescovi e i presidenti di tutte
le chiese metodiste dell’area
latinoamericana vi hanno
preso parte.
Nella loro dichiarazione finale, i partecipanti appoggiano l’autodeterminazione dei
popoli, rifiutano ogni ingerenza esterna negli affari nazionali, e chiedono la fine
del blocco economico nei
confronti del popolo cubano.
I dibattiti dell’Assemblea
erano diretti dal vescovo
Isaias Gutierrez, che è stato
rieletto alla presidenza del
Ciemal. Rita Oliva, del Consiglio ecumenico di Cuba, è
stata eletta segretaria esecutiva.
I delegati hanno riaffermato l’opzione per i poveri sottolineando la loro speranza
di vedere «la luce dell’E
vangelo radunare forze nuove per permettere alle nostre
sorelle e ai nostri fratelli
esausti di camminare verso
una nuova speranza».
Hanno inoltre espresso il
loro «dolore di fronte alla
sofferenza dei nostri popoli,
afflitti da una situazione economica che li colpisce
profondamen te ».
Tutti i partecipanti all’Assemblea sono stati ricevuti
ad un’udienza speciale dal
presidente di Cuba, Fidel Castro.
Durante rincontro, che è
durato circa tre ore, i responsabili del Ciemal hanno parlato dei problemi che preoccupano le chiese metodiste
della regione.
Fidel Castro ha risposto
che capiva la posizione dei
cristiani perché ha letto la
Bibbia, di cui possiede varie
copie.
L’incontro si è concluso
con una preghiera e un inno,
«Tenemos esperanza», del
vescovo Federico Pagura.
Mondo Cristiano
.......
Alleanza biblica universale: 600
milioni di testi biblici nel 1992
LONDRA — L’Alleanza biblica universale, che comprende
111 società bibliche, ha diffuso oltre 600 milioni di testi biblici
nel 1992. La diffusione di Nuovi Testamenti e di estratti biblici
è quasi raddoppiata in Angola dove sono state distribuite
44.000 Bibbie. 100.000 Bibbie sono state diffuse in Slovenia,
Croazia e Serbia, malgrado i combattimenti. Ma è Cuba che
batte tutti i primati con 154.000 Bibbie e oltre 300.000 testi biblici. «Una delle sfide principali dell’opera dell’Alleanza biblica è di editare i testi biblici per coloro che sono sull’orlo della
disperazione: la Bibbia può dar loro una nuova speranza, il coraggio di vedere al di là delle loro sofferenze presenti. Non
possiamo rimanere indifferenti quando uomini e donne del
mondo intero chiedono la Bibbia a gran voce» afferma John D.
Erickson, segretario generale dell’Alleanza biblica.
Sri Lanka: 180° anniversario
della Società biblica
SRI LANKA - Nel dicembre scorso è stato celebrato a Colombo, capitale dello Sri' Lanka (ex Ceylon), il 180° anniversario dell’attività della Società biblica nell’isola. Era presente per
l’occasione l’arcivescovo anglicano di Canterbury, George Carey, che ha sottolineato l’importanza della Bibbia in tutte le tradizioni e denominazioni evangeliche. «Nelle nostre differenti
confessioni di fede - ha detto l’arcivescovo - la Scrittura è il
fondamento e il perno centrale. Potremmo dire che la Bibbia è
il nostro punto d’incontro ecumenico. Noi siamo tutti d’accordo che essa è la Parola di Dio per il mondo e per la chiesa ed è
il cuore della rivelazione cristiana».
Nella cattedrale di Colombo, dedicata a Cristo Salvatore vivente, c’è stato un culto solenne di ringraziamento, presieduto dal
patrono della Società biblica cingalese, il vescovo anglicano di
Colombo, Kenneth Fernando.
Corea del Nord: nuova chiesa
P’YONGYANG — Il governo della Corea del Nord ha ufficialmente aperto una terza chiesa nella capitale, P’yongyang,
nel novembre ’92. La nuova chiesa protestante si chiama «ChilGol» ed è stata dedicata alla memoria della madre del capo della Corea del Nord, Kim II il Sung. Negli anni ’40, sua madre
aveva servito come diaconessa in una chiesa situata sullo stesso
terreno e suo padre era un anziano della chiesa. Come le altre
due chiese aperte nella capitale, la Chiesa protestante «Bong
Soo» e la Chiesa cattolica «Chang Chun», «Chil-Gol» appartiene alla Federazione cristiana coreana diretta dal governo.
Parigi: il vescovo Laszio Tòkes
in missione di rappresentanza
PARIGI — Dopo aver trascorso alcuni giorni nei Paesi Bassi
e prima di recarsi in Slovenia, il vescovo romeno Laszlo Tòkes
ha visitato alcune personalità del mondo politico ed ecclesiastico a Parigi. Per lui questo viaggio è «una missione di rappresentanza informale della minoranza ungherese in Romania», un riferimento al vescovo sudafricano Desmond Tutu che
descrive il proprio lavoro in termini simili. Uno degli obiettivi
di Laszlo Tòkes è di rafforzare l’interesse per i paesi dell’Est
perché, secondo lui, se l’Occidente trascura la situazione di
questi paesi, le conseguenze potrebbero essere gravi. «Noto
che in generale esiste un’ignoranza delle questioni relative al
nazionalismo - aggiunge Tòkes -. I paesi occidentali hanno
preso posizione molto tardi nel conflitto nell’ex Jugoslava. E
chiaro che non erano preparati per i cambiamenti che si sono
verificati nei paesi dell’Est». Si può parlare di rischio di guerra
nazionalista in Romania e in Transilvania? Il vescovo romeno
spiega che la minoranza ungherese è leale alla Romania e non
è armata. Però un reale pericolo esiste in Transilvania. Un altro
tema di attualità viene affrontato: il problema dell’adesione
della Romania al Consiglio d’Europa. Laszlo Tòkes è favorevole a un’adesione con certe condizioni ben precise a favore
delle minoranze: «Personalmente opterei per l’adesione della
Romania nel prossimo ottobre, facendo in modo che tali condizioni vengano rispettate». Il vescovo Laszlo Tòkes, invitato
dalla regione parigina della Chiesa riformata di Francia, conta
anche su questcr viaggio per approfondire i legami con la Chiesa riformata: «Il passato doloroso degli ugonotti ci fa sentire
molto vicini», ha detto.
Bioetica: convenzione europea
BRUXELLES — La Commissione ecumenica europea per
chiesa e società (Eeccs) ha organizzato una preconsultazione in
presenza di esperti delle chiese e del Consiglio d’Europa. Essa
si è svolta nella sede del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 2
aprile scorso con esperti provenienti da sei paesi europei. Una
convenzione europea di bioetica è in preparazione; tratterà temi sui quali vi è già un consenso molto ampio; nessun profitto
finanziario; la vita umana vale più della ricerca scientifica; libertà della ricerca; tutela dei minorenni; rispetto della confidenzialità. Sono stati affrontati anche argomenti di compromesso (interventi sul gene umano) o controversi (statuto
dell’embrione e del feto). Sono in preparazione protocolli aggiuntivi sui trapianti di organi (embrione escluso), sulla ricerca
medica (embrione in vitro escluso). In ambedue i casi si tratta
di tutelare l’individuo. Seguiranno altri protocolli. Il Consiglio
d’Europa aspetta con speranza il contributo delle chiese su
questi testi in preparazione. L’Eeccs istituirà un gruppo di lavoro che analiszzerà la futura convenzione.
3
venerdì 4 GIUGNO 1993
Vita Delle Chiese sì
PAG. 3 RIFORMA
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Per dare attuazione alPIntesa
Al centro delle sedute di maggio,
che hanno avuto luogo nei giorni
14-17 a Roma, tre argomenti principali
hanno assorbito la maggior parte del
tempo e delle energie della Tavola:
rapporti chiesa-stato, campo di lavoro,
relazione annua.
Un manuale per la defiscalizzazione
È noto che a gennaio è stata firmata
l’Intesa sui rapporti finanziari con lo
stato, defiscalizzazione e otto per mille. Fin da novembre la Tavola aveva
nominato due gruppi di lavoro per predisporre le linee attuative sui due temi
in questione. Questi due gruppi di lavoro hanno riferito alla riunione congiunta tra la Tavola, la Commissione
chiesa-stato e la Commissione per la
trattativa che ha avuto luogo sabato 15
maggio.
Dei due temi quello che richiede piii
urgentemente linee attuative è la defiscalizzazione, in quanto la promulgazione della legge di applicazione
dell’Intesa, che può essere imminente,
dovrà trovarci attrezzati per poter certificare le offerte che saranno state
versate alla nostra chiesa durante
l’esercizio in corso al momento
dell’entrata in vigore della legge (più
esattamente, dell’entrata in vigore del
decreto del ministero delle Finanze
previsto nel ddl per l’attuazione della
defiscalizzazione). Per l’otto per mille
invece c’è una minore urgenza dal momento che l’erogazione di questo finanziamento avverrà tre anni dopo
l’entrata in vigore della legge.
Nella riunione delle due commissioni con la Tavola si è dibattuto quindi
in prevalenza il primo tema sulla base
di un «manuale per la defiscalizzazione» di cui il gruppo di lavoro ha presentato una bozza a uno stadio già abbastanza avanzato di elaborazione. Esso conterrà i documenti ufficiali: oltre
all’Intesa del 25 gennaio, il testo della
legge e del decreto ministeriale, qualora tali testi siano varati prima
dell’estate; e inoltre una completa
spiegazione della defiscalizzazione così come si intende riceverla nel quadro
del nostro ordinamento, con una serie
di precise istruzioni per i cassieri delle chiese locali e per gli altri soggetti
che saranno abilitati a rilasciare le attestazioni riguardanti le offerte i cui
importi potranno essere dedotti
dall’imponibile dei contribuenti donatori, fino al limite previsto dalla legge,
nella loro dichiarazione dei redditi.
La discussione è stata molto animata
su alcuni punti particolari di non secondaria importanza, mentre l’impianto generale del «manuale» è stato accolto. La Tavola successivamente ha
speso ancora un tempo considerevole
nel mettere a punto la versione finale
di alcune parti.
Già nelle sedute di aprile la Tavola
aveva deciso di proporre al Seggio del
prossimo Sinodo di dedicare la «serata
Ubera» del lunedì sinodale alla presentazione del manuale per la defiscalizzazione.
Non meno importante è stata la discussione sull’otto per mille. Il maggior tempo disponibile prima dell’erogazione di questo finanziamento non
autorizza ritardi o rinvii e già questo
Sinodo, sulla base della relazione della
Tavola — che terrà conto del dibattito
del 15 maggio - sarà chiamato a riprendere delle decisioni generali in
merito ai criteri e alla struttura necessari per la gestione di questo finanziamento.
Nella giornata del 15 maggio ha
inoltre avuto luogo la riunione conclusiva della Commissione per la trattativa che ha lavorato due anni elaborando la bozza dell’Intesa, conducendo la
trattativa con la Commissione governativa, siglando l’Intesa e conducendo
alla firma del 25 gennaio. Il compito
della Commissione per la trattativa,
che la Tavola ha ringraziato per il po
La Casa valdese di via Farnese a Roma, dove si sono svolte le riunioni della Commissione per i rapporti con io stato
sitivo lavoro svolto, è concluso. La Tavola continuerà a valersi della consulenza della Commissione chiesa-stato
sia per le questioni connesse all’attuazione della defiscalizzazione e dell’otto per mille, sia per tutti gli altri problemi riguardanti le relazioni con lo
stato.
Sistemazione del campo di lavoro
Arrivando in extremis, in contemporanea con alcune assemblee di circuito
che si tenevano nel week-end 15-16
maggio, la Tavola dava un assetto finale alla sistemazione del campo di lavoro per il prossimo autunno, una sistemazione che è stata resa particolarmente difficile dalla diminuzione delle
forze pastorali e da alcuni cambiamenti che si sono resi necessari per via.
Ecco il quadro delle decisioni della
Tavola.
A San Secondo, per coprire l’assenza del past. Archimede Bertolino che
per un primo semestre sarà in congedo
e per un secondo lavorerà a tempo pieno per la Missione contro la lebbra,
andrà per un anno la candidata Gabriella Costabel. La chiesa di Susa è
stata affidata anche per il ’93-94 al pastore emerito Baldi. A Sanremo e Bordighera-Vallecrosia è destinata la pastora Dorotea Müller che lascia Firenze via de’ Benci. La chiesa in formazione di Imperia è stata affidata al V
Circuito. A Cremona-Piacenza va
John Bremner, pastore della Chiesa
riformata unita del Regno Unito che
ha trascorso l’anno ’92-93 come volontario a Agape.
La chiesa di lingua francese di Roma
sarà curata dal pastore Fenosoa Andriamitandrina, proveniente dal Madagascar, che si sta ambientando nella
nostra chiesa con un soggiorno alle
valli. La cura di Napoli Ponticelli e
della diaspora casertana sarà affidata
al pastore Sergio Aquilante, già sul
posto. A Pachino è destinato il candidato Magri che lascia Orsara e Foggia.
La chiesa di Scicli è stata affidata al
pastore Trobia con l’aiuto del circuito.
Le chiese in formazione di Agrigento e
Grotte sono state affidate ai pastori Ficara e Platone. E in corso una trattativa con la Chiesa evangelica luterana in
Italia in base alla quale il pastore Alberto Saggese della Celi lavorerà a
metà tempo per la nostra chiesa curando la chiesa di Brindisi e diaspora.
Al fine di avere un quadro completo
è necessario ricordare una decisione
già assunta e comunicata in precedenza, riguardante l’interim di un anno
che il pastore Irene Wigley effettuerà a
Palermo via Spezio. La cura pastorale
di alcune altre chiese, S. Marzano, Firenze via de’ Benci, Orsara, Foggia, è
rimasta per il momento indefinita. La
Tavola non l’ha ancora precisata nella
speranza di poter disporre di altre forze pastorali in autunno.
Priorità per il Sinodo
La relazione annua della Tavola viene per la maggior parte assemblata
nelle sedute di maggio in vista della
pubblicazione del I fascicolo della Relazione al Sinodo, distribuito solitamente nel corso delle Conferenze distrettuali. Nella parte programmatica
della relazione di quest’anno la tavola
propone al Sinodo quattro temi prioritari.
Le finanze, su cui molto poco si è
discusso e deliberato negli ultimi Sinodi che sono risultati piuttosto squilibrati quanto a distribuzione dei tempi;
i rapporti con lo stato in materia finanziaria sulla base dell’Intesa del 25 gennaio, con i temi della defiscalizzazione
e dell’otto per mille di cui si è detto; la
riflessione sulla cultura protestante e i
nuovi «strumenti» (Centro culturale.
Riforma) che accrescono le nostre potenzialità e le nostre responsabilità; il
riordino della diaconia, con l’istituzione della Commissione sinodale per la
diaconia (Csd), in relazione alla quale
Tavola e Ciov presentano il rapporto
finale (che sarà pubblicato nel I fascicolo) e lo statuto Csd (che sarà allegato al II fascicolo); l’ecumenismo, con
un dibattito che dovrà dare indicazioni
e direttive in vista dell’elaborazione di
un documento da varare nel 1994.
Senza ridurre l’importanza di molti
altri problemi specifici su cui il Sinodo sarà chiamato a deliberare, a nessuno sfugge la rilevanza globale che
questi quattro temi hanno per la vita
della nostra chiesa.
Altri incontri
Nel corso delle sedute la Tavola ha
avuto alcuni altri incontri: con una delegazione della Ciov per mettere a
punto la relazione riguardante la Csd;
con la segretaria amministrativa, Rosella Panzironi, per aggiornare il preventivo ’93 e predisporre il preventivo
’94; con l’Opcemi per concordare, tra
l’altro, i preventivi ’94 e la relazione
congiunta sul trattamento degli iscritti
a ruolo in risposta a un mandato sinodale (68/SI/91). Un incontro informale
si è avuto a pranzo con la Commissione per le discipline al lavoro nello
stesso week-end alla Casa valdese.
La Tavola ha ricevuto infine rapporti
su due incontri a cui ha partecipato per
delegazioni; incontro degli esecutivi
Bmv, con partecipazione luterana (7
maggio), e incontro del Consiglio della Federazione con gli esecutivi delle
chiese membro (8 maggio), sulle cui
risultanze dovrà ritornare con più calma in futuro.
Chiesa battista di Varese: Martin L. King
La nonviolenza oggi
_______DARIO SACCOMANI_____
A 25 anni dall’assassinio
del leader nero nonviolento, il pastore battista Martin Luther King, di fronte al
perdurare dei meccanismi
violenti di oppressione e di
discriminazione, rimane pregnante responsabilità delle
chiese e di tutte quelle persone che hanno compreso il
senso di una ecumenicità
della realtà umana, la ricerca
di come possa oggi trovare
concretezza, nella nostra situazione storica, il messaggio dell’Evangelo e la lotta e
la rivendicazione dei diritti e
della dignità di ogni essere
umano applicati al metodo
della nonviolenza.
Affrontare le tematiche
sollevate dalla figura di King
in una realtà come Varese è
il tentare di porre in evidenza
all’attenzione pubblica una
realtà che, per svariati motivi
culturali e politici, tende a
essere affrontata in termini di
contrapposizione. Varese, a
pochi chilometri dal confine
svizzero, è sempre stata meta
di immigrazione, ed è la città
dove è nata la Lega lombarda, in cui ha trovato consenso l’atteggiamento sottoculturale della discriminazione
del diverso e del più debole.
In questa realtà proporre le
tematiche contenute nel
«personaggio» King appare
come la necessaria sfida alla
quale ci sentiamo chiamati
come espressione della volontà specifica di non rinunciare a affermare il diritto e
la dignità di ogni essere umano a godere pienamente della
vita, che ha ricevuto come
dono da quel Dio creatore di
tutti e di tutto che si è rivela
to in Gesù Cristo, e a vivere
questa vita nell’intera creazione essendone di diritto
cittadino.
L’iniziativa, proposta dalla
Chiesa cristiana evangelica
battista di Varese e accolta e
sostenuta dall’assessorato ai
Servizi educativi del Comune, dalle Adi e dal movimento nonviolento Mir, si è
svolta a Varese presso la nostra chiesa, tra il 30 maggio e
il 4 giugno.
Tutte le iniziative di questi
sei giorni, ossia la mostra fotografica, la proiezione di
due filmati e le varie conferenze, non sono state finalizzate a una «celebrazione» o
un ricordo di King, ma hanno voluto essere «espressione», nel senso che ha voluto
raccogliere il mandato, come
King stesso diceva di sé, di
«una voce che grida nel deserto per la giustizia».
Nel corso dei sei giorni si è
parlato dei Presupposti ideologici e di fede dell’ azione di
Martin Luther King, di Commercio equo e solidale—Rapporti Nord-Sud del mondo, di
Obiezione di coscienza alle
spese militari, di Extracomunitari: la situazione ppliticoeconomica-sociale. E stata
prevista inoltre una serata di
canti gospel, con letture scelte dai discorsi di King e una
tavola rotonda finale sul tema: Possibile utilizzo della
nonviolenza in alcune delle
situazioni più aperte e drammatiche di oggi.
L’iniziativa ha voluto porre i presupposti per proseguire il discorso, a partire dal
settembre prossimo, affinché
il messaggio che si vuol testimoniare non rimanga un
dato isolato e sporadico.
Ecumene
Incontro di giuristi evangelici
Si svolgerà dal 18 al 20 giugno a Ecumene (Velletri, Roma) un incontro promosso in particolare per quegli evangelici che hanno, in diversi modi, un approcoio quotidiano con
il vasto mondo del diritto. L’incontro mira a una reciproca
conoscenza in vista di una riflessione e di una ricerca sul
«nostro» diritto ecclesiastico, sia «interno» (l’ordinamento
delle nostre chiese) che «esterno» (i rapporti con la sooietà
e con lo stato). Per valdesi e metodisti gli anni che vanno
dal secondo dopoguerra a oggi sono stati un tempo di elaborazione in questo campo di molte cose nuove sia sui piano del pensiero ohe su quello delle realizzazioni pratiche. È
giunto il momento per un bilancio e per la ricerca di nuove
spinte propulsive.
PROGRAMMA
Venerdì sera: arrivi e cena.
Sabato:
ore 8,30: colazione.
ore 9-11 : Il diritto neiia Bibbia, relazione di Daniele
Garrone, docente alla Facoltà valdese di teologia discussione.
ore 11,30-13: Le discipline vigenti nell’ordinamento
vaidese, relazioni di Franco Becchino, presidente del
Tribunale di Savona e di Andrea Ribet, direttore del
Centro servizi amministrativi della Tavola valdese,
ore 13,15: pranzo; ore 16-17: Le discipline vigenti
neH’ordinamento valdese - discussione,
ore 17-18,30: Rapporti fra ie chiese vaidesi e metodiste e io stato: relazioni di Piero Trotta, avvocato, e
Paolo Gay, procuratore legale - discussione,
ore 20,15: cena.
Domenica:
ore 8,30: colazione
ore 9-9,45: culto.
ore 10-12,30: Assemblea conclusiva: Come proseguire
e sviluppare la riflessione e la ricerca iniziate
con questo incontro.
ore 13: pranzo.
Per raggiungere Velletri si possono utilizzare:
- la linea ferroviaria Roma Termini-Velletri;
- l’autostrada Roma-Napoli (uscita casello di Valmontone a
19 Km da Velletri);
- la metropolitana dalla stazione ferroviaria di Roma Termini, linea A (direzione Anagnina), quindi il servizio di autocorriera Roma Velletri in partenza da Anagnina.
Il centro di Ecumene è sito in contrada Cigliolo, tei.
06/9633310.
Le iscrizioni devono pervenire entro il 10 giugno 1993
presso: Paolo Gay, loc. Cuti superiori 2 - 10062 Luserna
San Giovanni (tei. 0121/909826); Monica Becchino, via
Bevilacqua 1/2-17100 Savona (tei. 019/806467).
Quota di partecipazione £ 60.000, da versarsi all’arrivo a
Ecumene.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il lavoro della Commissione incaricata di studiare nuove ipotesi di utilizzo della casa
Una proposta per ¡1 futuro di Villa Olanda:
costruire minialloggi per anziani
VENERDÌ 4 GIUGNO I993
■ - In . .
MADDALENA COSTABEL
________SERGIO RIBET*______
Abbiamo sperimentato
tutti che cosa succede
quando consigli opposti per
entrare o uscire da un parcheggio ci vengono dati da
tre o quattro persone contemporaneamente; soprattutto se chi consiglia non sa se
stiamo per entrare o per
uscire.
A volte abbiamo avuto
questa impressione rispetto
ai tanti consigli dati, ai tanti
«si dice» che hanno accompagnato la vicenda di Villa
Olanda.
Per comprendere a che
punto siamo e dove stiamo
cercando di andare, dovremmo riprendere il discorso
da un po’ lontano.
E questo proprio se vogliamo respingere la tentazione,
non democratica, di chiedere
che non si parli al manovratore.
Le decisioni sinodali
Nonostante sia stato detto
e ridetto, occorre ribadire
che la Tavola valdese, intenzionata a suo tempo ad alienare la proprietà di Villa
Olanda, ha avuto dal Sinodo
’91 uno «stop», una richiesta
di sospensiva a procedere in
questa direzione. Chiarita
questa volontà di non alienazione da parte del Sinodo
(l’unico soggetto competente, in ultima analisi, a dare la
direzione per la manovra), la
Tavola non poteva che attenersi a questa indicazione.
Non era comunque facile
trovare un accordo sul che
fare. Sia la Conferenza del
1 ° distretto, sia il Sinodo del
1992, con i rispettivi ordini
del giorno, hanno dichiarato
una non scelta tra le soluzioni proposte e ipotizzate.
In particolare il Sinodo
1992 rimandava la palla alla
Tavola, con l’atto n. 55, che
invita a «proseguire l’istruttoria senza escludere forme
di utilizzazione, anche temporanea, per fini diaconali
ovvero, ove non si riveli praticabile una tale utilizzazione, un progetto di alienazione e del correlativo impiego
del ricavato riferendone al
prossimo Sinodo». Il mandato era certo molto ampio, ma
anche molto vago. Soprattutto se esaminato nel contesto
del dibattito sinodale, si poteva effettivamente comprendere che tutte le ipotesi
potevano essere rimesse in
circolazione e riesaminate; il
Sinodo non diceva in quale
direzione occorreva condurre la manovra.
Una commissione di lavoro
La Tavola, di fronte a questo mandato, nominava una
commissione, composta dai
signori Carla Beux Longo,
Livio Gobelin e Claudio Pasque!, con un duplice scopo:
da un lato, agire per la conservazione e la salvaguardia
al meglio della proprietà curandone, d’intesa con l’ufficio tecnico della Tavola, la
manutenzione e frenando un
degrado già avanzato; d’altro lato vagliando, a stretto
contatto con la Tavola, le
ipotesi già presentate e quelle che via via si fossero aggiunte per una ipotesi di futuro utilizzo.
La commissione eseguiva
con attenzione, tempestività
e diligenza la prima parte del
compito affidatole, riuscen
do a salvare il salvabile, sia
pure con tutte le difficoltà
connesse con lo stato in cui
si trovavano lo stabile e il
parco per la situazione in cui
erano stati lasciati.
Per quanto riguarda la seconda parte del compito, alla
commissione non pervenivano ipotesi di utilizzo dello
stabile sostanzialmente diverse da quelle già presentate al Sinodo 1992; su queste
pertanto la Tavola si poteva
soffermare, soprattutto per
valutare la coerenza delle
previsioni di spesa indicate,
la validità delle proposte, la
fattibilità delle stesse e, non
ultima cosa, un piano di
finanziamento credibile.
Ancora due punti vanno ribaditi perché nonostante tutto lo sforzo fatto per acquisire i dati necessari e per farli
conoscere sembra che ci sia
ancora qualcuno che non ha
compreso la realtà della situazione; a) per qualsivoglia
intervento è necessaria una
profonda ristrutturazione e
non è possibile (per motivi
strutturali, architettonici, legali, ecc.) accontentarsi di
un’operazione di «maquillage» di costo relativamente
basso; b) per qualsivoglia intervento la Tavola non dispone al momento dei fondi
necessari; per qualsivoglia
intervento pertanto la Tavola
dovrà predisporre un piano
di finanziamento, per un ordine di grandezza che dipenderà dal progetto che si
vorrà scegliere, ma che in
nessun caso sarà di poco
conto.
Tutte le previsioni di spesa
che sono state calcolate con
strumenti tecnici adeguati (e
non con faciloneria o con la
volontà di non impressionare
negativamente l’opinione
pubblica) hanno confermato
i calcoli indicativi fatti in
prima battuta dagli uffici
tecnici della Tavola, quando
non li hanno superati. Questo vuol dire che, se vorremo
ricostruire qualcosa da una
parte, dovremo vendere
qualcosa da qualche altra
parte.
Tra le varie ipotesi esaminate pareva e pare alla Tavola che la sola percorribile sia
quella della costruzione di
minialloggi per anziani, appoggiandone la gestione e i
relativi servizi a una delle
opere della chiesa esistenti
sul territorio della vai Penice.
Per verificare la fattibilità
di questa ipotesi occorre in
primo luogo esaminare con
gli organi competenti se gli
strumenti edilizi del Comune
di Lusema San Giovanni sono compatibili con l’ipotesi
stessa; questa è condizione
preliminare per poter affidare in seguito un progetto preciso e non generico a un architetto di fiducia.
Va quindi elaborato un
piano di finanziamento e una
ricerca di fondi, in quanto la
Tavola non solo non dispone
di quanto necessario, ma ha
dovuto affrontare, per la vicenda di Villa Olanda, un
danno economico rilevante:
le operazioni di chiusura sono costate diverse decine di
milioni, i crediti che Tavola
e Ciov vantavano verso la
gestione di Villa Olanda sono ora ovviamente inesigibili, e vi sono pendenze non
ancora quantificabili, come
spiegheremo al prossimo
punto.
Per chiarezza e a scanso di
Veduta aerea del complesso di Villa Olanda a Luserna
equivoci dichiariamo che
questi costi non erano imprevisti all’atto della decisione della chiusura della gestione: un calcolo economico preciso ci aveva resi convinti che i costi relativi alla
chiusura, per quanto alti, sarebbero risultati inferiori a
quelli che si sarebbero accumulati con una continuazione delle attività, senza
contare che nessun intervento risolutivo avrebbe potuto
essere iniziato senza una
chiusura rapida e definitiva
di una gestione antieconomica.
Una vicenda amara
e non conclusa
La Tavola si è trovata a
dover portare dei pesi che
avevano avuto origine in responsabilità e scelte ben
precedenti allo scoppiare
della «vicenda Villa Olanda».
La Tavola ha doveri e responsabilità precisi nel controllo delle opere inserite
nell’ordinamento valdese,
ma fino all’ultimo ha trovato
difficoltà per ottenere i dati
completi della situazione in
cui Villa Olanda versava (linee di tendenza nel funzionamento, a pieno regime o a
regime parziale, necessità di
far fronte ad ammortamenti
considerevoli, con spese prevedibili per ordinaria e
straordinaria manutenzione,
e via dicendo), al punto che
ha dovuto ordinare una analisi tecnico-economica per
avere un quadro realistico.
La Tavola ha fatto fronte
al meglio a queste responsabilità, anche se con notevoli sacrifici che ne hanno
limitato la possibilità di intervento in altri campi.
A questo purtroppo si è
aggiunto il peso di una vertenza, alla quale siamo stati
condotti per iniziativa dell’
ex direttore di Villa Olanda,
Franco Peyronel. La Tavola
aveva proposto di conteggiare le spettanze del direttore
per quanto poteva non essere
adeguato, ma mentre si era
intenti a questo conteggio il
sig. Peyronel ha preferito rivolgersi al tribunale (agosto
1992), rivendicando diritti
tradotti in cifre spropositate.
La vertenza purtroppo è ancora in corso, per cui non
siamo in grado ora di dare su
questo punto notizie più precise, né ci pare opportuno fare previsioni. Resta l’amarezza di constatare che, per
ottenere quanto si ritiene
giusto, si preferisca la lite
giudiziaria a una ipotesi di
accordo consensuale, su basi
ritenute ragionevoli da entrambe le parti.
Coneludendo, riprendiamo
l’immagine della manovra
che occorre per disincagliare
la vicenda di Villa Olanda.
Le-illazioni inopportune che
sono state fatte - anche a
mezzo stampa - sui sentimenti della Tavola, o di
qualche componente della
Tavola, non aiutano a comprendere in quale direzione
andare, e si configurano come pressioni di stile non corretto e oltre tutto miopi. Il
Sinodo, dopo aver fermato
una possibile operazione di
vendita, ha riaperto l’anno
successivo una ricerca a tutto campo, ma non ha saputo
indicare da subito una via
praticabile.
La Tavola sta istruendo il
lavoro perché il Sinodo 1993
sia messo nella possibilità di
operare scelte responsabili, o
in alternativa voglia permettere alla Tavola di provvedere al miglior utilizzo e alla
valorizzazione di quanto le
viene, temporaneamente e su
mandati sinodali, affidato, in
via amministrativa ordinaria,
e non sotto pressioni ideologiche o emotive.
* Componenti della Tavola
valdese incaricati di seguire la questione
Pistoia: nella diaspora toscana
Nasce l'associazione
delle chiese battiste
LORENZO RACIOPPI
Il 1993 sarà sicuramente ricordato come un anno importante per la vita delle
chiese battiste della Toscana;
infatti, dopo anni di incontri
sporadici, si è finalmente costituita r«Associazione delle
chiese evangeliche battiste
della Toscana».
Non è stato facile, e lo testimoniano i lunghi anni trascorsi dal primo incontro dedicato al tema, raggiungere
questo importante obiettivo;
alla base di questa difficile
gestazione stanno infatti le
distanze geografiche fra le
varie comunità (Firenze, Pistoia, Livorno e Grosseto)
nonché le diverse peculiarità
delle stesse chiese.
Ma la considerazione che
oggi è necessario procedere
insieme nell’annuncio dell’
Evangelo ha fatto sì che in
pochi mesi, con due sole riunioni e il proficuo aiuto di
una commissione nominata
per la formulazione della
bozza del regolamento, si arrivasse all’assemblea costituente l’associazione.
Così il 18 maggio delegati,
pastori e membri di chiesa si
sono riuniti a Pistoia, nei locali della chiesa battista di
via porta San Marco, per una
giornata dedicata interamente
allo scopo, giornata comunque iniziata con la celebrazione del culto.
I lavori si sono articolati in
due fasi distinte e intervallate
da un’agape fraterna (grazie
a tutti i fratelli di Pistoia per
la loro disponibilità). In primo luogo è stata presentata,
da parte della commissione,
una relazione sui concetti
ispiratori dell’associazione e
sulla bozza si regolamento,
che è poi stato discusso nel
pomeriggio, articolo per articolo, da tutti i convenuti in
un dibattito vivace e costruttivo, arrivando così ufficialmente alla costituzione.
Il principio informatore
dell’associazione è la necessità di rafforzare la comunione fraterna e fornire aiuto reciproco soprattutto nei campi
dell’evangelizzazione, della
cura delle diaspore, rafforzando inoltre la collaborazione con altre realtà evangeliche toscane. Infatti il regolamento prevede che all’assemblea annuale dell’associazione (che fissa le linee
programmatiche) oltre ai
membri ordinari (cioè le
quattro chiese menzionate),
possano partecipare anche
membri di chiese aderenti
non facenti parte delPUcebi,
nonché un delegato del Circuito metodista-valdese (a
condizione di reciprocità) e i
rappresentanti delle istituzioni Ucebi operanti nella regione.
La giornata di Pistoia si è
conclusa convocando per il
10 ottobre, a Grosseto, la prima assemblea dell’associazione, che oltre a procedere
all’elezione degli organi statutari (comitato, presidente e
revisori) dovrà formulare i
suoi primi programmi per
l’anno 1993.
La comunità battista grossetana, ospite dell’assemblea,
comunicherà per tempo il
programma della giornata;
vorrei ricordare che oltre alla
presenza saranno le idee e i
progetti presentati a far sì che
ia nuova associazione divenga il luogo dove «ricercare
una comune linea di testimonianza nella regione, fondata
sullo studio della Parola di
Dio e sull’unità della fede».
(art. 2a dello Statuto).
Evangelici del Cuneese
Raduno a Boves
HERBERT ANDERS
Domenica 16 maggio,
presso il parco Marquet
di Boves, si sono incontrati
molti evangelici della provincia di Cuneo per partecipare
al tradizionale raduno di primavera.
Anche quest’anno ci siamo
rallegrati della numerosa presenza degli evangelici in questa provincia. Nonostante il
raduno sia stato organizzato
solo dalle comunità di Cuneo,
Mondovì e Bra, vi hanno partecipato anche membri esterni alle tre comunità di matrice battista (la comunità evangelica di Cuneo e la sua diaspora includono anche membri di diversa provenienza:
oltre ai valdesi, anche luterani, Fratelli, pentecostali, salutisti e nazareni).
Infatti ci siamo rallegrati
nel ricevere i saluti della comunità pentecostale, della
chiesa dei Fratelli, e persino
del movimento dei Focolari e
del Segretariato per le attività
ecumeniche (Sae). La presenza di diverse denominazioni e
confessioni ha infatti reso
rincontro evangelico un incontro ecumenico.
In un’atmosfera di allegria
si è manifestata l’unità dei
credenti che supera gli ostacoli di appartenenza. L’in
contro è riuscito a cogliere lo
spirito di comunione fraterna
in una provincia dove la dispersione e la lontananza di
alcuni credenti dalla chiesa è
particolarmente sentita.
La festa, con il suo culto, la
sua agape fraterna e le sue
varie altre attività è stata, e
vuole essere ancora in futuro,
un’occasione per stabilire
nuovi contatti e rafforzare
vecchie conoscenze. L’incontro è stato un’opportunità per
sperimentare l’apertura verso
una maggiore unità: abbiamo
assistito al germogliare di alcuni semi piantati nel corso
di un lungo cammino ecumenico, ovvero a una vera festa
di primavera.
CHIESE VALDESI
* Conferenze
! distrettuali
I distretto; IVali '
5*6 giugno tei, 0121*51372
ndistrdb: Zurigo
lÌ-13 giugno tei. 0125-631960
III ditotto: Ecumene i
12-13 giugno tei. 0775-244218
IVteettetBetM ”
44 giugno tei. (^32981161^ y
Alte QmmiM (to^ntali
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vffJ^ERDÌ 4 GIUGNO 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Giornata di festa e ringraziamento per la Chiesa battista di via Foria a Napoli
Il battesimo dei credenti segno di identità
LUCIANO PEODATO_____
^redi tu che Gesù è il
Cristo, il Figlio di
Dio?»
«Sì»
«Co accetti come il tuo
Salvatore e Signore?»
«Si»
«Sulla base di questa tua
confessione di fede io ti battezzo nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito
santo».
A questo punto il battezzando si abbandona all’indietro, mentre il pastore lo
sorregge con le braccia, accompagnandone il movimento, sparisce nell’acqua come
un corpo morto e ne viene
tratto fuori: l’immagine della
morte e della resurrezione è
resa con molto realismo.
Per cinque volte il dialogo
e la scena si sono ripetute
nella chiesa battista di via
Foria (Napoli) durante il culto domenicale del 16 maggio. Antonietta De Luca,
Ester Giampetruzzi, Paola
Barbati, Raffaella Mastantuoni, Domenico Capone:
questi i nomi dei battezzati;
storie diverse, percorsi diversi, età diverse, ma una medesima fede.
Mentre il battezzato scompariva nell’ acqua e poi ne
A battesimo
Foto di gruppo dei battezzati ai termine dei culto: a sinistra il pastore Donato Giampetruzzi, a destra il pastore Nicola Leila
riemergeva, la comunità cantava l’inno che nella sua seconda strofa dice: «Se in Cristo, per grazia, / al male egli
(ella) è morto / in Cristo alla
vita , / per grazia è risorto; /
per sempre fedele / lo rendi,
o Signor!».
È stato un culto caratterizzato da un’atmosfera di viva
e profonda partecipazione: il
tempio gremito dai membri
della chiesa, da parenti ed
amici, presenti magari per la
prima volta a una cerimonia
battesimale e perciò incuriositi dall’originalità del rito.
ma seri e attenti, compresi
della solennità del momento.
La liturgia è stata condotta
dal pastore Nicola Leila, che
ha anche proceduto al battesimo di Antonietta; la predicazione è stata tenuta dal pastore Donato Giampetruzzi
che ha ben messo in evidenza il significato del battesimo e ha quindi battezzato i
restanti quattro «neofiti». Poi
c’è stato il momento della
Santa Cena, alla quale molti
haimo partecipato.
E infine tutti hanno voluto
salutare, abbracciare e bacia
re i nuovi membri di chiesa.
Un culto, insomma, vissuto con grande gioia; un momento bello di reale edificazione della comunità. Impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla commozione e
non sentire il valore e il senso del battesimo, morte e resurrezione con Cristo, impegno solenne, vincolante, a
una vita nuova, riscattata e
salvata dal Signore.
11 battesimo, celebrato in
questo modo, conferisce una
identità che non può essere
dimenticata o sottovalutata.
E anche la cena del Signore,
distribuita subito dopo, acquista un senso forte di appartenenza al Signore, di comunione dei riscattati tra loro, segno della nuova alleanza.
Si capisce dunque che il
battesimo dei credenti e per
immersione, a prescindere
dalla sua maggiore o minore
fedeltà alla prassi neotestamentaria e a quella voluta da
Gesù, sulla quale nulla sappiamo, esprime bene il contenuto di questo sacramento;
e per i battisti diventa un elemento costitutivo della propria identità, intorno al quale
tutto il resto viene costruito,
anche la testimonianza individuale del credente.
Chiesa battista di Torino-Lucento
Un culto ecumenico
con battesimi
DOMENICO TOMASETTO
Per la Chiesa battista di
Torino-Lucento domenica 16 maggio sarà una data
da ricordare, perché vi si sono concentrati tre avvenimenti che hanno riempito interamente la giornata.
Si è cominciato alle 9,30
con l’incontro regionale del
Segretariato attività ecumeniche (Sae) del Piemonte.
Circa 30 persone, appartenenti ai vari gruppi Sae locali, si sono date appuntamento nella nostra chiesa.
Si trattava dell’incontro
annuale che faceva un po’ il
punto sulle attività e tracciava le linee di lavoro per il
prossimo anno. Come è ormai consuetudine, rincontro
regionale si svolge ogni anno in una chiesa diversa
(ev^gelica o cattolica, alternativamente), dove poi si rimane per partecipare al relativo culto. Una presenza più
che gradita da parte della
chiesa ospitante.
Alle 10,30 è iniziato il culto: si trattava di un culto con
battesimi, e questo ha costituito un elemento di richiamo ancora maggiore per
molti compagni di strada nel
cammino ecumenico. Partecipare a un culto in cui si
^mministra il battesimo per
immersione a credenti confessanti è per molti cattolici
un’esperienza nuova. La
chiesa era gremita.
I neobattezzati, Alessia
Bruscaini, Davide Grassi e
Stefano Gatto, subito dopo
hanno partecipato alla Cena
del Signore assieme alla
chiesa che li ha accolti fra i
propri membri.
Anche in questa circostanza i cattolici presenti hanno
manifestato la gioia di parte
cipare a un culto evangelico
in cui fossero presenti sia il
battesimo per immersione
dei credenti, sia la Cena del
Signore fatta con pane e vino.
Nonostante qualche problema di coscienza, il momento della Cena è stato vissuto con viva partecipazione
e profonda comunione spirituale.
Ma la giornata non era finita: oltre cinquanta persone
si sono fermate per un’agape
comune, che si è svolta
all’aperto, negii spazi della
chiesa: il tempo, seppur minaccioso, è stato benigno.
Alle 15 infine si è tenuto
un incontro organizzato dal
Sae dall’Amicizia ebraicocristiana: una lettura a due
voci, ebraica e cristiana, del
libro di Giona. Da una parte
il prof. Francesco Segre (un
«laico» della comunità
ebraica di Torino), dall’altra
il prof. Aldo Bodrato (anch’
egli «laico», impegnato nei
gruppi di base cattolici) hanno presentato due diverse
chiavi di lettura del testo biblico che hanno fatto discutere i presenti.
Una giornata molto piena.
Nel suo saluto finale il pastore Tomasetto ha ringraziato i presenti per aver reso
più grande la gioia della
chiesa di Lucente, permettendo di dilatare la festa, che
si sarebbe altrimenti «limitata» al culto con battesimi e
all’agape comune.
Una splendida giornata
che la nostra chiesa ricorderà a lungo, per il significato che ha assunto nell’ambito dei rapporti ecumenici e
del dialogo ebraico-cristiano
e per la gioia e la fraternità
vissute e condivise con molti.
Chiesa battista di Rivoli
Digiuno e sdegno
per Vex Jugoslavia
__________LIDIA MAGGI_________
Venerdì 21 maggio, dalle
18,30 alle 21, nella chiesa
battista di Rivoli si è tenuto un
incontro di solidarietà con le
popolazioni dell’ex Jugoslavia.
Il digiuno è certo un piccolo
atto che non può fermare una
guerra che ormai da due anni
porta morte e distruzione a poche centinaia di chilometri da
noi. Esso però vuole abbattere
il muro di indifferenza che
troppo spesso ci impedisce di
«vedere» e stimolarci a fare
qualcosa di concreto per le vittime della guerra.
Il digiuno è anche un atto di
protesta e la comunità battista
di Rivoli, insieme alla Chiesa
cattolica locale, ha voluto
esprimere il suo sdegno per
quanto poco il governo italiano sta facendo per far cessare i
conflitti nell’ex Jugoslavia.
L’incontro è stato arricchito
da scambi di riflessioni, pre> ghiere, canti e informazioni di
carattere storico. Tra gli interventi, significativo è stato
quello di Maurizio Girolami,
storico e politologo che, oltre
a fornire informazioni sulla
storia dell’ex Jugoslavia, dall’
ultima guerra mondiale ad oggi e sulle ragioni dei conflitti,
ci ha resi attenti al fatto che
spesso i semi dell’intolleranza
convivono nella nostra realtà
senza che noi siamo in grado
di vederli.
Nessuno aveva previsto lo
scoppio ai questa guerra; solo
a posteriori ci chiediamo come
sia possibile non aver capito
quanta tensione e insofferenza
maturavano al di là dell’Adriatico, sotto i nostri occhi ciechi
e disattenti. ^
L’esortazione di Maurizio
Girolaihi ai presenti è stata di
non limitarsi a fornire alle vittime della guerra aiuti econo
mici ma a cercare, come chiese, di compiere degli «atti politici», cioè degli atti pubblici,
come la marcia della pace a
Sarajevo, per tentare di accelerare la fine della strage.
Il responsabile del Comitato
accoglienza profughi, avv.
Renzo Trucco, ha spiegato la
situazione giuridica di tutti coloro che arrivano in Italia
dall’ex Jugoslavia illustrando
come il comitato di cui fa parte lavori per introdurre nel nostro paese le vittime della
guerra (cosa complicatissima,
resa possibile grazie a «magie
burocratiche»). Le difficoltà
connesse con il loro inserimento nella nostra realtà sono
notevoli; ciononostante a Torino ci sono circa 60 persone
ospitate presso famiglie, mentre a Rivoli è appena arrivata
una famiglia, accolta nei locali
di un Centro sociale. Ma c’è
disperato bisogno di appartamenti, di strutture ricettive, di
famiglie disposte all’ospitalità.
Ogni partecipante ha portato
l’equivalente della propria cena in viveri non deperibili o in
denaro e quanto raccolto è stato donato a famiglie ospitate
nell’area torinese. In chiusura
ognuno ha ricevuto in dono
una ciotola vuota, simbolo del
digiuno «consumato» insieme
nella riflessione, nella solidarietà, nella protesta.
HUiTESTANTESIMO
IN TV
i s v
Lunadì 14 giugno
ore 9,30 - Roidue
Attualità evangelica
N3,ì la ifasmisslone di Protestanhsimo, (Stn- molM contimi ciò programmatione di Raìdud andrò in
onda solamente lunedì 14 giugno
alle ore 9,30 e riprenderà la normale programmazione domenica
2Zgtegtto.
GINEVRA — «Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica
è come una pesona avveduta che ha costruito la sua casa
sulla roccia» (Matteo 7, 24). Questo è il testo biblico che
Antonella Larucci ha scelto per la meditazione che ha fatto
seguito al suo battesimo, avvenuto nell’«Auditoire de Calvin» il 16 maggio. Tutta la comunità e un numeroso gruppo
di amici hanno circondato Antonella che, dopo aver seguito
i corsi di catechismo nella parrocchia ginevrina di St.-Jean,
ha scelto di confessare la sua fede e assumere gli impegni
battesimali nella comunità di lingua italiana. Il culto si è
svolto in italiano e in francese, per dar modo ai numerosi
amici ginevrini della famiglia di poter partecipare pienamente alla celebrazione. La famiglia Larucci, originaria della Chiesa battista di Mottola, è una delle colonne della nostra comunità di cui Alberto, padre di Antonella, è stato per
parecchi anni presidente del Consiglio di chiesa. Al culto è
seguito un ricco rinfresco che ha accomunato i presenti in
un momento di fraternità e di amicizia.
BOBBIO PELLICE — Sabato 15 maggio Aldo Suppo e Edy
Geymonat hanno espresso davanti al Signore la loro volontà di vivere cristianamente il proprio matrimonio. Tutta
la comunità esprime agli sposi la propria gioia e li accompagna nella formazione di questa nuova famiglia di credenti.
• Rinnoviamo l’espressione della comunione di fede nella
resurrezione dei morti in Cristo ai familiari di Anna Paola
Mondon ved. Pontet, scomparsa all’età di 89 anni.
VILLAR PELLICE — L’esito dell’annuale bazar allestito
dall’Unione femminile è stato buono. Vogliamo esprimere
un sentito ringraziamento a tutti coloro che in vario modo,
con doni o con lavoro manuale, hanno contribuito alla migliore realizzazione dei vari settori di attività. Un grazie
particolare alla panetteria Gönnet che una volta ancora ha
prestato gratuitamente la propria manodopera, curato la cottura delle numerose torte e messo a disposizione anche tutta
l’attrezzatura del forno. Una parola di gratitudine al pastore
Ruggero Marchetti per il messaggio rivolto nel culto che ha
presieduto in assenza del pastore Pons, impegnato in una
gita con la scuola domenicale.
• Si sono uniti in matrimonio Stefano Masoero e Ines Fontana, ai quali rinnoviamo l’augurio che il Signore sia sempre l’ospite del loro focolare.
• Un benvenuto a Gabriele, di Roberto Davit e di Patrizia
Toum, insieme a ogni benedizione del Signore a lui e ai
suoi familiari.
• Ci ha lasciati il fratello Giulio Alessandro Peyronel
all’età di 94 anni. A tutti i familiari esprimiamo ancora fraterna solidarietà.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 6 giugno il culto a
Maniglia è sospeso. Nei mesi di giugno, luglio e agosto si
terrà regolarmente tutte le domeniche con esclusione di
quelle in cui si tengono riunioni estive (Lorenzo 11 luglio,
Grange del Forengo 25 luglio).
• Sabato 12 giugno, alle ore 17 nella scuoletta dei Baissa, ci
sarà un incontro per la vendita di un terreno di proprietà del
Concistoro
MASSELLO — Domenica 6 giugno il culto al Reynaud è sospeso.
Scuole ciomenicali del II circuito
Giornata di festa
ANNA E REMO LONC
Il 16 maggio, in una delle
poche giornate di sole che
questo mese di maggio ci ha
concesso, una sessantina di
bambini, monitori e genitori si
è ritrovata a Bobbio Pellice
negli ospitali locali dell’Esercito della Salvezza per rincontro annuale delle scuole
domenicali del II Circuito.
Un breve culto, preparato
dalla scuola domenicale di
San Secondo, tanti inni, e poi
da indovinare delle scenette
quiz sui vari episodi del libro
degli Atti, studiato quest’anno. I bambini hanno poi scelto
con entusiasmo di giocare liberamente chi a calcio, chi
sullo scivolo o sulTaltalena, e
ci pare che abbiano socializzato senza problemi.
Gli adulti inoltre li hanno
potuti lasciare liberi perché il
grande spazio non comporta
pericoli, perciò il pranzo al
sacco è stato un bel momento
di amicizia, rinsaldata nel pomeriggio da giochi liberi e da
un «giocone» organizzato.
Le 10 squadre formate hanno dovuto percorrere un viaggio «apostolico» lungo il bacino del Mediterraneo, attraverso 10 tappe in ognuna delle
quali c’era qualche difficoltà
da superare: domande, puzzle
da ricostruire, balli da imparare, ecc. Al termine, ogni bambino ha avuto uno dei pesci
(costruiti in vari materiali)
simbolo dei primi cristiani.
Ci auguriamo che in tutti i
partecipanti rimanga il bel ricordo di una serena giornata
I all’insegna dell’amicizia.
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PAG. 6
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola ì
VENERDÌ 4 GIUGNO 1993
ILLUMINARE
IL NOSTRO CAMMINO
SERGIO AQUILANTE
In questi giorni c’è come
un girotondo di raffigurazioni a tinte fosche dell’Italia
e dei suoi problemi. Non mi
piacciono, e ancora di meno
mi piace l’uso strumentale, di
parte, che taluni fanno dei
guai del paese.
La situazione è certamente
grave, e anche complessa:
non consente facili semplificazioni. Essa è segnata da
una crisi profonda le cui cause sono molteplici e aggrovigliate; ma in questa sua gravità è attraversata pure da
correnti di novità.
Non è il caso di dilungarsi
troppo; è sufficiente osservare che se c’è Tangentopoli
(con le sue zone di ombra e
di infezione, con la cultura
del sospetto e l’abitudine al
giudizio sbrigativo che sta
producendo, e quel tanto di
«dittatura della virtù» che in
essa vive); se c’è ancora sul
palcoscenico dell’Italia politica parecchia continuità col
«vecchio»; se chiudono imprese e laboratori artigiani,
con tutta la sofferenza e
l’esasperazione di quelli che
vi sono coinvolti; se continuano a circolare ipotesi di
spaccatura del paese, ci sono
anche i risultati dei referen
In questi mesi sono raggiunto quasi quotidianamente
da una parola di Ebrei: «Rinfrancate le mani cadenti e le
ginocchia vacillanti; e fate
dei sentieri diritti per i vostri
passi affinché quel che è zoppo non esca fuor di strada ma
sia piuttosto guarito... badando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio (Eb.l2)
Questa parola parla alla comunità, ai singoli credenti
che la compongono, i quali
vengono richiamati alla responsabilità gli uni verso gli
altri. A me pare che questa
responsabilità possa essere
estesa anche verso quelli «di
fuori»; che dunque debba essere portata all’interno sia
della comunità sia della società.
Rafforzare le mani cadenti
e le ginocchia vacillanti
In questo quadro il nostro
compito, nella situazione
complicata di oggi, potrebbe
configurarsi come un’opera
tesa da una parte a rafforzare
le tante mani cadenti e le tante ginocchia vacillanti che capita di incontrare lungo le nostre strade, dall’altra ad aprire
dei sentieri diritti, per noi
I L'ù ■■»*(,* ,r'l;V
«Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le
ginocchia vacillanti; e fate dei sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuor di strada, ma sia piuttosto
guarito.
Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore».
(Ebrei 12, 12-15)
dum del 18-19 aprile scorso,
che indicano una volontà
riformatrice della gente; e,
nonostante tutto, c’è l’Italia
perché, secondo un sondaggio effettuato ultimamente,
«la maggioranza degli italiani, quando gli si chiede quale
territorio si avvicini di più,
per loro, all’idea di patria, rispondono; l’Italia»'.
Capire la situazione
Capire, penetrare fino in
fondo questa situazione
è veramente faticoso, come
faticoso è elaborare linee certe di azione, schemi o modelli
ben definiti e fissi di sviluppo
(peraltro inopportuni e forse
dannosi). Tuttavia questa fatica per comprendere bisogna
compierla. Ma non vorrei fermarmi, come spesso è nostro
costume, solo alle «tenebre»
e alle «oscurità»; vorrei dare
un’occhiata in particolare ai
segnali di cambiamento che
si accendono qua e là.
Questa occhiata la dò con
gioia e gratitudine. Perché tra
i motivi del cambiamento che
incomincia ad apparire, ancorché nelle tante tenebre e
oscurità, io scorgo la predicazione svolta e le preghiere
dette in Italia dalle chiese attraverso i secoli. Dentro questa predicazione e dentro queste preghiere ci siamo stati e
ci siamo anche noi con le nostre comunità, la nostra
«azione sociale», le nostre diverse attività.
stessi e i nostri connazionali:
i sentieri della giustizia, della
verità, della libertà, della legalità, ecc. E perciò un contributo alla costruzione di
comportamenti «solidali»
(che sappiano restituire fiducia), di nuovi codici etici in
primo luogo in politica, di
percorsi che conducano realmente fuori della crisi.
Non vogliamo dimenticare i
nostri limiti, la nostra miseria
e provvisorietà; siamo però in
grado di formulare una risposta alle esigenze del momento; non abbiamo obliterato la
«dimensione individuale», i
diritti, i bisogni, i doveri
dell’individuo (un individualismo che non si fa «egoismo», un individuo che non si
atomizza, non si privatizza
ma è capace di «vestirsi di
agape», di edificare la sua socialità); non abbiamo respinto
ai margini la «dimensione statuale», in nome di una supremazia della «società civile»,
se non addirittura della «società religiosa»; al nostro interno c’è stata sempre una
tendenza che ha tenuto ben
vivo il senso dello stato.
Non è tempo di false, ipocrite modestie: «Il protestantesimo... ha cercato di creare
una giuntura tra la politica e
la teologia mediante l’etica...
La crocifissione... ci invita a
lottare concretamente contro i
diversi aspetti della sofferenza. La risurrezione ci porta
a meditare sul senso della si
gnoria del Cristo, unico Signore, e perciò a combattere
le forme pervertite di sacralizzazioni idolatriche affinché
si crei un tipo di società sanamente laica... Tale ci sembra
essere, disegnata a grandi
tratti, l’attualità del modello
etico protestante»^
Dunque una «cultura»,
un’etica da proporre ce l’abbiamo; potrebbe essere uno
strumento formidabile per
rinfrancare mani cadenti e ginocchia vacillanti, per aprire
sentieri diritti. Potrebbe essere per davvero una buona
«medicina»! Si è perfino «laicizzata» (questa «cultura»,
questa etica), nel senso che
alla fine si è sganciata dalla
teologia, dalla stessa «confessione della fede» che pure
l’hanno prodotta (mi rendo
conto di tagliare con l’accetta, ma devo correre).
La questione viene da lontano: per esempio, già Piero
Gobetti era «arrivato ad individuare nella Riforma protestante l’anello mancante
nella storia della coscienza
civile ed intellettuale italiana,
la ragione della sua “immaturità ideale e politica’’»’.
L'etica protestante
Senza arroganza possiamo
allora lavorare per aprire,
nella nostra situazione di oggi, la via deir«etica protestante». Mi chiedo però se il
nostro compito debba finire
qui. La parola di Ebrei ci
chiama anche a vigilare che
«nessuno resti privo della
grazia di Dio». Perché, come
lo dice con molta chiarezza
Efesini (cap. 2), «è per grazia
che (noi siamo) stati salvati
mediante la fede; e ciò non
viene (da noi); è il dono di
Dio. Non è in virtù d’opere,
affinché ninno si glori; perché noi siamo fattura di lui,
essendo stati creati in Cristo
Gesù per le buone opere, le
quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo».
A me pare che questa azione di amore di Dio in Cristo
Gesù vada fortemente sottolineata, specialmente i questa
nostra situazione di crisi. È
per essa che la luce penetra
nelle nostre tenebre, e il cammino si illumina. E per essa
che ciascuno può distogliere
il suo sguardo da se stesso,
dalle sue cadute, dalla schiavitù, dal dolore, dagli affanni
del presente, e volgerlo verso
Dio e il suo Figliuolo, verso
la vittoria di Dio nel suo Figliuolo, e quindi sperimentare
la libertà, e una grande speranza.
Le «nostre» opere
Le stesse opere possono
ora «venire collocate al
loro posto esatto...». Le «nostre» opere buone sono
eselusivamente e direttamente opera di Dio, questo è il
senso della frase secondo cui
sono state anticipatamente
create da Dio. «Noi» non le
«meritiamo», ma le possiamo
e le dobbiamo compiere. Esse
sono una possibilità offerta
da Dio per mezzo della quale
possiamo realizzare adesso
(non nei cieli, ma nella nostra
vita) ciò che già siamo per
grazia»“'.
Non sottovaluto la «via
dell’etica» prodotta dalla
Riforma. Qualcuno sostiene
che essa sia l’unica che ci è
data di percorrere per una nostra battaglia nella società,
essendo la fede un fatto «privato», che riguarda il singolo
• ; * X,
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nel suo dialogo con Dio.
Il messaggio della Riforma
uesto mi porta a riflettere di nuovo sulla natura
là Riforma, sul suo messaggio. E io sono convinto
che la Riforma, come ne riferisce Delio Cantimori, sia
«un fatto fondamentalmente
religioso... appassionatamente e profondamente, essenzialmente religioso, non culturale, non politico, non economico, non sociale e via dicendo; benché naturalmente
tutti questi altri elementi siano presenti, in maniera diversa, nei vari momenti e nelle
varie situazioni di quella storia.
Chi non ha interessi per la vita e la storia religiosa... non
può rendersi realmente conto
della struttura della storia europea, nella quale questo elemento ha tanta importanza (in
senso negativo come in senso
positivo)»'.
In questo senso, dall’avvenimento della Riforma ci viene una indicazione preziosa
anche per le nostre analisi e
le nostre decisioni di oggi:
perché esso ci dice, come ha
evidenziato Giuliano Procacci, che «a lungo l’uomo rimase innanzitutto un credente, e
solo se la sua fede cessava di
essere un’abitudine per divenire una convinzione egli poteva divenire un soggetto attivo di storia, un operaio del
futuro.
La Riforma protestante nelle sue successive ondate, ravvivando appunto e corroborando la fede (dell’ uomo)
non poteva alla lunga non
contribuire a un generale risveglio della coscienza e della responsabilità, anche politica e civile, di coloro che l’avevano abbracciata»'.
Predicare l'Evangelo
Sono consapevole delle
modificazioni profonde
che si sono prodotte con lo
scorrere dei secoli: alcuni
hanno parlato della fine del
«monolitismo ideologico cristiano» imperante il quale, in
una certa fase della storia.
non si poteva non ricorrere
alla religione anche in sede di
scontri sociali, di lotte politiche, ecc. Il problema di una
«fede viva» che contribuisce
a un «risveglio della coscienza e della responsabilità,
anche politica e civile» si pone però ancora oggi.
È pertanto sul terreno della
predicazione dell’Evangelo
della grazia, della «scelta religiosa», della «confessione
della fede», e dunque del rapporto con Dio, della «missione» che, a mio avviso, le nostre chiese devono mettersi
innanzitutto; su questo terreno esse elaborano il loro
«progetto», il quale non è la
«verità assoluta» che respinge tutto ciò che è diverso,
bensì solo una «proposta»,
aperta alle altre che le si
muovono accanto. Ma intorno a questo terreno peculiare
della storia e della vita religiosa nel nostro paese vorrei
cercare di ragionare in un
prossimo intervento.
(1) Piero Ottone, Coraggio
l’Italia s’è desta. Venerdì di Repubblica, 23.-4-1993.
(2) Eric Fuchs, Significato
attuale dell’etica protestante,
pp 78-79, Protestantesimo 2, secondo trimestre 1993.
(3) Alberto Asor Rosa, La
Cultura-storia d’Italia 4,
dall’Unità ad oggi, p. 1.448, Einaudi, 1975.
(4) Hans Conzelmann, La
Lettera agli Efesini, p. 133, in
Le lettere minori di Paolo, Paideia, 1980.
(5) Delio Cantimori, prefazione a La Riforma Protestante
di Roland H. Bainton, pag. 9, Einaudi, 1958.
(6) Giuliano Procacci, presentazione volume La Riforma,
p. XVI, Storia del mondo moderno, Cambridge University
Press, Garzanti, 1967.
J - continua
Preghiera
Dio onnipotente, noi ti rendiamo grazie e celebriamo) il tuo nome! Tu sei amore, e ci ami di un
amore eterno, dandoci di essere chiamati tuoi figliuoli. L’anima nostra festeggia e si rallegra in
te.
Noi siamo al tuo cospetto dei «forestieri e dei
pellegrini»: guidaci per un sentiero diritto; cingici di forza così che possiamo contribuire ad appianare i tanti «luoghi scabri» che oggi affollano
le nostre contrade, ed aprire una strada piana nel
deserto e tra i «ricetti di sciacalli» in cui il nostro
popolo è ora in cattività.
Usa benevolenza verso la nostra patria: tu che
sei potente da fare abbondare ogni grazia, dà a
tutti i nostri connazionali di esserne partecipi insieme a noi. Fa di noi (le cose deboli, le cose che
non sono) lo strumento della tua salvezza, per la
liberazione della nostra gente dal «pantano fangoso» di questo tempo. Nel nome di Gesù. Amen!
(Preghiera elaborata sulla base di testi biblici vari: I
Cron. 29; Salmi 18,27,40, 108; Is. 43, 45; I Cor. 1; Il Cor.
9; Filip. 1; I Giov. 3,4, ecc..,). ..............—.
7
F
Spedizione in abb. post. Gr 11 A/70
In caso di mancato recapito rispedire-a;
CASELLA POSTALE 10066
TORRE PELLICE
Fondato nel 1848
E Eco Delle ^lli Aàldesi
venerdì 4 GIUGNO 1993
ANNO 129 - N. 22
URE 1200
Nostra intervista al sindaco di Rorà, 260 abitanti con la più alta natalità delle valli
Gli emigrati tornano a vivere qui, lontano
dallo stress e dall'inquinamento urbano
Rorà, il Comune più alto
della vai Pellice, e secondo le statistiche pluviometriche della zona anche il più
piovoso, è anche il Comune in
cui proporzionalmente nascono più bambini negli ultimi
anni rispetto agli altri Comuni
delle Valli.
Mentre altrove la popolazione sta progressivamente
invecchiando, in questo Comune di 260 abitanti si registra una controtendenza; a cosa è dovuto questo fenomeno?
«Con gli anni - dice il sindaco, Odetto - siamo riusciti
a portare nel Comune una serie di servizi importanti; da
tempo c’è una buona viabilità
e insieme si hanno i vantaggi
della vita fuori dallo stress
cittadino. Basti pensare che
praticamente tutte le famiglie
residenti hanno oggi il telefono e che, con i lavori attualmente in corso, l’Enel fornirà
l’energia elettrica praticamente a tutte le borgate: negli
ultimi anni nel settore elettrico sono stati fatti lavori per
circa un miliardo e mezzo.
Con questi presupposti assistiamo a un fenomeno di ritorno di rorenghi a suo tempo
emigrati».
Tutto bene, dunque, a Rorà?
«Abbiamo anche noi i nostri problemi; ad esempio negli uffici comunali possiamo
contare su un solo dipendente, a parte il segretario comunale che viene qui da Bibiana.
Il signor Rivoiafi, oltre che di
stato civile, anagrafe, elettorale ecc. deve anche guidare
il pulmino delle scuole. Nella
nostra pianta organica è previsto un ragioniere, ma per il
momento l’assunzione è bloccata; accade così che il sindaco debba portarsi a casa la
sera la borsa piena di pratiche da sbrigare.
Abbiamo poi estremo bisogno di un ricovero per i mezzi
meccanici e ci stiamo muo
Una veduta del capoluogo di Rorà
vendo in questo senso; poi ci
sono i progetti di opere pubbliche che vorremmo realizzare ma che non è detto ci vengano finanziate».
Quali, ad esempio?
«Abbiamo ritenuto di dover
progettare la metanizzazione
del Comune, almeno nel concentrico visto che tutto sommato è abbastanza raccolto;
si prevederebbe di installare
un bombolone all’ingresso del
paese e di raggiungere le abitazioni con una spesa di circa
265 milioni. Vorremmo poi
ampliare gli impianti sportivi
a fianco del già esistente campo di calcio: in questo caso
sta sorgendo lì vicino
un’azienda agrituristica e abbiamo già avuto dei contatti
con il proprietario per l’uso
dei servizi».
Ci sono invece opere che
andranno in porto in tempi
brevi?
«All’alpeggio della Palà,
grazie a un contributo regionale del 75% e il finanziamento del Comune per la parte restante, stiamo ristrutturando gli edifici; ne verrà
fuori una stalla per una ventina di bovini e l’abitazione civile; la captazione di una fontana porterà acqua potabile
alla struttura consentendo
agli alpigiani condizioni di vita decisamente migliori.
Per la viabilità, oltre ad interventi vari, intendiamo
risistemare tutta la zona intorno al tempio valdese; alla
base dei molti problemi
dell’edificio c’è la forte umidità della zona. Con gli interventi previsti vorremmo eliminare le notevoli infiltrazioni
di acqua che in questi anni
hanno degradato lo stabile
che il Concistoro ha deciso di
ristrutturare.
Sul versante turistico stiamo lavorando al campeggio
comunale per ampliarlo e at
Chiese valdesi della vai Germanasca
Preoccupate per la
crisi dell'occupazione
L’Assemblea del terzo circuito delle chiese valdesi della vai Germanasca si è occupata anche della difficile situazione occupazionale in
valle e specificatamente della
questione Manifattura di Perosa.
La scorsa settimana avevamo pubblicato un documento
unitario di evangelici e cattolici sul problema.
Tuttavia l’Assemblea del 3°
circuito, ritenendo che in
qualche modo il testo approvato rappresentasse una soluzione di compromesso, ha deciso di precisare meglio la
propria posizione col testo
che riportiamo di seguito.
«L’assemblea del terzo cir
cuito, a conoscenza della grave crisi occupazionale che
colpisce i lavoratori della valle, fa propria la lettera ai giornali elaborata per iniziativa di
un gruppo di sorelle e fratelli
cattolici e valdesi; rileva che
l’elenco delle aziende di cui si
afferma che non assicurano
un trattamento dignitoso alle
persone impiegate è lungi
dall’essere completo e che la
conservazione dei posti di la->
voro in valle, già varie volte
messa in forse, diventa sempre più problematica; impegna il Consiglio di circuito a
mantenere desta l’attenzione
delle chiese a questo problema, che non può essere estraneo alle loro preoccupazioni».
Pinerolo
Accordo sul Prg
Continuano le discussioni attorno al piano regolatore. Venerdì 28 si è svolta un’ affollata assemblea al quartiere Fornaci per la difesa di un’area
verde che il nuovo piano regolatore in discussione indica come edificabile (condomini di 7
piani). Gli abitanti di via Novarea (zona Tabona) sono invece
contrari alla realizzazione di
una circonvallazione interna
che in prosecuzione della via
congiunga Abbadia a San Lazzaro. In 800 hanno firmato una
petizione al sindaco.
Intanto le forze politiche di
maggioranza hanno raggiunto
un accordo operativo sulla proposta del nuovo piano regolatore. Verrebbero stralciate alcune
aree tra cui quella di via Novarea. Le associazioni di base e
alcuni ambientalisti pensano
però che il nuovo piano regolatore debba essere sottoposto a
referendum consultivo prima di
diventare operativo.
trezzarlo anche per roulotte e
camper; i gitanti muniti di sola tenda sono pochi e ci pare
giusto incentivare l’uso di
quell’area oggi data in gestione alla Pro Loco».
A proposito di turismo; è
diffuso il fenomeno delle seconde case?
«Certamente Rorà è un paese turistico e la cosa ci fa piacere. Recentemente abbiamo
fatto un censimento preciso
delle abitazioni e abbiamo assegnato 400 numeri civici. Se
calcoliamo che le famiglie residenti sono circa un centinaio, risulta che le seconde
case sono nell’ordine di 300».
Un Comune come il suo,
sindaco, ha almeno due grosse
risorse naturali: i boschi, oggi
da gestire con attenzione, e le
cave, che rappresentano anche
una parte significative della
vita rorenga.
«I boschi, soprattutto di
faggio, sono stati oggetto negli ultimi anni di interventi di
una squadra regionale di forestazione, portando lentamente alla trasformazione del
ceduo in fustaia; certo oggi il
legname è sempre meno redditizio e la cosa non può che
preoccuparci.
Le cave effettivamente rappresentano molto per Rorà.
Ne abbiamo dodici, la metà
delle quali affidate a gente del
posto. E sempre stata questa
la nostra filosofia: oltre a dare lavoro alle famiglie locali,
si ha un controllo diretto e si
evita l’arrivo di grosse ditte
da fuori che hanno davanti e
sé il solo interesse economico
e per il quale sono disposte
anche a fare veri e propri
scempi nella montagna. Molti
sono gli abitanti di Rorà legati al mondo della cava; da
chi estrae a chi lavora nell’indotto, nei magazzini o a costruire muri e tetti. La coltivazione delle cave rappresenta
per il Comune anche un discreto utile (l’anno scorso una
sessantina di milioni) anche
se in certi casi i tempi per ottenere i rinnovi delle autorizzazioni sono troppo lunghi a
causa di una eccessiva burocratizzazione a livello regionale».
LA CONFERENZA DISTRETTUALE A FRALI
L'EVANGELQ
E LA SOCIETÀ
PIER VALDO ROSTAN
Sabato e domenica prossimi i deputati delle chiese
delle valli si riuniranno a Frali per l’annuale Conferenza distrettuale. Da diversi anni ciò accade in un
clima, almeno apparente, di scarso dibattito; qualcuno
direbbe di scarso interesse. Sembrerebbe che le cose
vadano avanti perché debbono andare così, in un tran
trtm che appassiona pochi. I deputati delle varie chiese
sono sovente gli stessi da anni, le persone che intervengono sono quasi esclusivamente i pastori. Eppure
non sono sempre stati un «vanto» della nostra organizzazione ecclesiastica la partecipazione e il meccanismo democratico delle assemblee? Qualcuno sembra
averlo dimenticato e converrà riscoprirlo e valorizzarlo.
Ma se le Valli sono per l’evangelismo italiano un
unicum, un luogo per molti versi omogeneo dove i
valdesi rappresentano una componente significativa
per la società, per la cultura, allora la Conferenza si
troverà davanti alcuni interrogativi e alcuni punti nodali.
Probabilmente mai come oggi il contesto in cui ci si
trova ad annunciare l’Evangelo è, dal punto di vista
sociale, difficile: dall’ultimo incontro, un anno fa, alcune fabbriche hanno chiuso i battenti, altre sono in
grave crisi; centinaia di persone rischiano di perdere il
posto di lavoro. Come la chiesa intende essere accanto
a queste persone, che sono in buona sostanza parte
concreta di essa? Si saprà cogliere l’essenzialità di
questo momento e affrontare questi problemi che non
possono non coinvolgere anche la nostra vita in quanto credenti?
Ma la questione lavoro non è che una; ve ne possono essere altre. Siamo gestori di una quantità enorme
di strutture diaconali; ne abbiamo realmente le forze o
ci siamo, come chiese, sovradimensionati? E ancora:
dove e come si formano i nostri giovani, come credenti ma anche come cittadini?
Esistono la capacità e il desiderio di appassionarsi
ancora all’amministrazione pubblica nelle valli o, dopo gli episodi di corruzione emersi anche localmente,
sta crescendo la voglia di abbandonare? Ci dobbiamo
poi confrontare con gli altri credenti cristiani della zona; verranno presentati e analizzati i risultati di un
questionario sull’ecumenismo. Anche qui gli stimoli
non mancano e le attese neppure.
Se anche solo uno dei temi cruciali su cui la Conferenza distrettuale dovrà confrontarsi verrà esaminato e
finalizzato a proposte concrete, allora questo appuntamento potrebbe diventare un effettivo «Sinodo regionale».
A Massello si vota domenica 6 giugno
Tutti eletti (se in 45
andranno a votare)
Se almeno 45 elettori si recheranno domenica prossima
alle urne, tutti i candidati
dell’unica lista presente alle
elezioni comunali di Massello
saranno eletti. Non è una novità per il piccolo Comune
dell’alta vai Germanasca, che
già cinque anni fa mise insieme una sola lista.
Si voterà col sistema elettorale, dettato dalla nuova legge
della primavera di quest’anno,
ma cambierà poco: semplicemente sarà indicato a parte il
nome del candidato sindaco
che è Willy Micol, artigiano
quarantenne, già consigliere.
La media d’età dei tredici
candidati, dieci dei quali nativi
di Massello, è di quarant’anni.
Il più giovane è Luigi Rostan,
il più anziano (poco più che
cinquantenne) Enrico Pons.
Dei tredici candidati, solo
sei sono consiglieri uscenti,
quattro le donne in lista.
Questi comunque i candidati
oltre al futuro sindaco:
Gualtiero Sanmartino, operaio autista; Graziella Tron
Moiani, insegnante in pensione; Luigi Rostan, operaio; Gino Tron, falegname; Claudine
Pons Sanmartino, impiegata
municipale; Valdo Edmondo
Tron, operaio; Simonetta Gaydou Laggiard, tecnico ospedaliero; Bmno Enrico Tron, operaio; Giuliano Tron, operaio;
Enrico Pons, pensionato; Ugo
Tron, minatore; Annalisa Micol Micari, insegnante in pensione.
8
PAG. Il
Il municipio di Luserna San Giovanni
VAL PELLICE — La crisi politica di Lusema incide anche
sulla Comunità montana vai Pellice.
Le dimissioni presentate alcune settimane or sono da Canale
da consigliere a Lusema, hanno prodotto anche la caduta del
suo incarico di assessore in Comunità montana. Attesa la
nomina di un nuovo rappresentante; per ora le forze di maggiorana pare abbiano trovato un accordo intorno alla figura
di Cecilia Pron, consigliere Pds a Lusema, che dovrebbe entrare in giunta di Comunità montana dopo una vita trascorsa
in politica all’opposizione nel proprio Comune.
La decisione dovrebbe essere formalizzata nel corso del
Consiglio della Comunità montana convocato per il 2 giugno.
Nella stessa seduta verrà affrontata la prospettiva di gestione per il palaghiaccio di Torre Pellice i cui lavori di copertura sono ormai in fase avanzata.
PREMIATI I VINCITORI DEL CONCORSO «PROPONI
UN LIBRO» — La sera del 25 maggio si è svolta a Pinerolo la premiazione del concorso «Proponi un libro», proposto
dall’assessorato alla Cultura di Pinerolo in collaborazione
con le librerie della città. Il concorso invitava i partecipanti
a scrivere la recensione di un libro che si vorrebbe proporre
a un amico. All’iniziativa hanno aderito moltissimi ragazzi
delle scuole medie: le schede del settore «ragazzi» sono state infatti 313; 94 le schede del settore «classici» e solo 50
quelle del settore riservato alle novità.
Alla serata di premiazione ha partecipato la scrittrice Marina Jarre, che ha parlato brevemente di alcuni aspetti della
sua esperienza di scrittrice e ha ricordato gli anni in cui viveva a Torre Pellice, durante la guerra, e preparava l’esame
di maturità leggendo di tutto. «Ero onnivora, divoravo ogni
libro che mi capitasse sotto mano» ha detto la scrittrice ricordando come la lettura, a differenza della televisione, sviluppi la fantasia e la creatività. Rispondendo alle domande
dei ragazzi, ha poi aggiunto: «Leggete i libri che volete, incominciateli e ricominciateli, lasciateli se non vi piacciono;
quanto a scrivere, si scrive quando si ha una storia dentro,
non c’è scuola».
UNDICI STAMBECCHI NELL’OASI DEL BARANT —
La scorsa settimana in alta vai Pellice sono stati introdotti
altri undici stambecchi provenienti dalla valle di Lanzo; la
bella colonia già esistente, quasi 50 capi, aumenta dunque
di numero. Degli esemplari introdotti 5 sono femmine gravide. L’aumento della presenza di stambecchi va nella linea, sostenuta dagli amministratori locali, di potenziare
l’oasi del Barant come vero polmone di carattere naturalistico e ambientalistico della vai Pellice.
CANTIERI DI LAVORO PER DISOCCUPATI — Un miliardo e seicento milioni daranno lavoro per un periodo di
tempo determinato, mediamente tre mesi, a circa 900
disoccupati del Piemonte. Lo ha stabilito il Consiglio regionale con una delibera apposita approvata il 18 maggio; l’intervento regionale si assommerà a quello delle Province e
degli enti locali piemontesi che aderiranno all’iniziativa; le
priorità per i finanziamenti saranno stabilite sulla base della
percentuale di disoccupati per ogni singola Provincia. 1 disoccupati iscritti al collocamento in Piemonte sono oltre
210 mila, 128 mila dei quali nella .sola Provincia di Torino.
Ogni disoccupato impiegato nei cantieri percepirà 50 mila
lire lorde per ogni giorno di lavoro; di queste la Regione ne
rimborserà agli enti locali circa la metà. L’orario giornaliero è fissato in 7 ore per cinque giorni settimanali. La durata
dei cantieri va da un minimo di 40 giorni lavorativi ad un
massimo di 130 (6 mesi).
DONATORI DI SANGUE IN FESTA — Domenica 30 maggio si è rinnovata l’annuale giornata di festa per i donatori
di sangue della Fidas di Torre Pellice. Dopo la sfilata per le
vie cittadine accompagnati dalla banda municipale, i donatori si sono recati a deporre una corona di alloro al monurnento ai caduti e i seguito al cinema Trento per la premiazione dei soci che hanno raggiunto quote significative di
donazioni; quelli con 75 donazioni hanno ricevuto la seconda medaglia d’oro mentre a quelli con 8 donazioni è stato
consegnato il diploma.
DIETRO LE CAMPIONESSE — Di allenatori delle squadre
nazionali di sci si parla sempre poco; si potrebbe dire che è
un lavoro dietro le quinte, poco conosciuto dal grande pubblico se non per le critiche quando i risultati tardano a venire. Valerio Ghirardi, 31 anni, di Lusema San Giovanni, da
ben dieci anni svolge il lavor^ di allenatore. Otto anni ad allenare la Nazionale C ma.schile poi due anni con le ragazze
della C. E quest’anno, per la stagione che sta iniziando, il
grande balzo alla Nazionale A femminile. Sarà proprio lui
ad allenare Debora Compagnoni, Barbara Merlin. Sabina
Panz^nini, solo per citarne alcune. Un lavoro certamente di
grande impegno, soprattutto perché a febbraio avranno luogo le olimpiadi invernali a Lillehammer. Quindi, un augurio
di buon lavoro anche a chi lavora dietro le quinte.
E Eco Delle ¥vlli ^ldesi
I giovani delle scuole di Torre Pellice discutono di politica
Noi^ la moda e i naziskin
VENERDÌ 4 GIUGNO I993
FEDERICA TOURN
Dalla Germania sono ripartiti: 330 aggressioni a
immigrati, soprattutto africani, arabi e profughi dell’Est,
nel solo 1991. Sono i militanti della nuova destra: rigorosamente in «divisa», bomber, anfibi, teste rasate e
manganello hanno incendiato,
picchiato, anche ucciso chi,
secondo loro, «minaccia 1’
unità della nazione, ruba lavoro e cibo».
E non sono solo i giovani
tedeschi; in Gran Bretagna la
camera di Lord rilancia il
concetto di razza britannica,
in Francia il 30% della popolazione è con Le Pen e cresce
il numero dei gruppi indipendenti di destra come V«Aigle
noir» che fa propaganda antisemita nelle università e si accoda ai cosiddetti «revisionisti», che da un lato smentiscono i crimini hitleriani e
dall’altro si rammaricano di
non aver partecipato alle imprese del Terzo Reich.
Per non parlare dell’Austria
o della Svezia, in cui sembra
diffondersi il «fenomeno
Hoyerswerda», in riferimento
alla città della Germania Est
dove le famiglie tedesche sono uscite in strada per applaudire un linciaggio di immigrati da parte di bande di naziskin.
L’Italia per ora conosce una
relativamente blanda ondata
neonazista: sono circa un migliaio, si ritrovano nelle grandi città, soprattutto a Roma,
dove si organizzano i periodici raduni nazionali, che ne
conta 500. In genere, nel nostro paese i filonazisti non
fondano nuovi gruppi ma si
addensano nelle file del Fronte della gioventù, la destra
giovanile missina, e in altre
compagnie estremiste simpatizzanti delle tesi fasciste.
Si riversano negli stadi,
compaiono alle manifestazioni; a Roma il 10 giugno 1989,
in una rissa, due persone furono ammazzate a colpi di
spranga, a Milano ci sono già
stati 5 arresti per tentato omicidio e non sono mancati pe
Pinerolo
Contro tutte
le stragi
Cinquecento persone hanno
sfilato sabato 29 maggio per
le strade della città contro la
«strategia della tensione» che
è ripresa con le bombe di Roma e di Firenze.
La manifestazione, promossa da Anpi, Pds, Rifondazione comunista. Gruppo per
l’alternativa. Verdi, Coordinamento studentesco, Legambiente. Essere sindacato intendeva reagire pacificamente contro «chi vuole soffocare
nella violenza la volontà di
rinnovamento della gente».
Dopo una serie di interventi politici (Franco Algostino
per la Rete, Giorgio Canal
per il Gruppo per l’alternativa, Andrea Cossu per il coordinamento studentesco, Eugenio Morero per l’Anpi, Panosetti per Rifondazione comunista) il corteo è proseguito per le vie della città, ma a
un certo punto gli esponenti
del Pds hanno lasciato la manifestazione non condividendo gli slogan favorevoli alle
«elezioni subito» scanditi
dalla Rete e da Rifondazione
che erano alla testa del corteo.
staggi davanti ai licei.
Intolleranza, culto della differenza, violenza; il giudizio
negativo sembra scontato.
Gruppi basati sull’obbedienza
cieca, sulla gerarchia e sul potere assoluto del capo: niente
di più antidemocratico, e di
più pericoloso. Ma che cosa
ne pensano i ragazzi?
«Che sono completamente
fuori di testa», dice Alessandra 15 anni, allieva del Bosso
di Torre Pellice. Le fanno eco
le amiche: «Perché non dovrebbero esserci differenze
tra gli uomini». «Il razzismo è
un atto di violenza, di ignoranza che va condannato perchè siamo tutti uguali», aggiunge Silvia, anche lei 15
anni, del Bosso.
«È uno sfogo: i naziskin
utilizzano il passato per esprimere un’insoddisfazione nei
confronti della società», dice
ancora Cinzia, 16 anni, del
Bosso. «Hanno delle idee
politiche che non mi convincono - interviene Daniele, 16
anni, che studia ragioneria a
Luserna San Giovanni - la
violenza non è un sistema per
risolvere i problemi».
Si dimostrano contrari,
quindi, a questa ondata di destra, anche se non proprio
scandalizzati. Capiscono che
«non è giusto» ma hanno difficoltà a spiegarne il motivo e
in genere non sanno perché
tutta questa violenza giovanile stia venendo a galla
proprio adesso. Daniela, 16
anni, allieva del Bosso, è
l’unica a tentare una risposta:
«I naziskin si comportano in
modo razzista perché hanno
paura che gli immigrati rubino al paese posti di lavoro in
una situazione già in crisi;
non pensano che gli extracomunitari fanno i lavori più
umili, quelli che noi evitiamo.
Non è giusto: dovremmo dare
agli immigrati le strutture per
crescere e mantenersi nei loro
paesi».
Naziskin violenti, anche
ignoranti, da condannare: ma
qualcuno pensa anche che abbiamo qualche lato positivo.
Già alcune «divise», capelli
rasati e bomber, si vedono anche nelle nostre classi: ancora
una moda, più che altro, come
confermano i ragazzi.
«Una parte di me è con loro
- spiega Elisa, 14 anni, allieva del Collegio valdese di
Torre Pellice - perché almeno
loro cercano di esprimere degli ideali; anche se non mi
piace che per farlo utilizzino
la violenza».
Già, ma gli ideali sono appunto razzisti, antidemocratici: ti senti di condividerli?
«No - risponde Elisa un po’
interdetta - ma d’altronde
credo sia giusto che tutti possano esprimere le loro idee,
qualunque esse siano».
Insomma, almeno loro hanno delle idee. «Appunto»,
conferma Elisa. «Non darle
retta, i nazi sono dei vermi»
interrompe Valentina, un’altra quattordicenne. Speriamo
bene.
Skinheads tedeschi ad una manifestazione
Crisi politica a Luserna
Ottimista il sindaco
Ottimista il sindaco di Luserna San Giovanni, Badariotti, circa l’evoluzione della
crisi politica in Comune che
va avanti da mesi; molto meno gli altri gruppi presenti in
Consiglio.
Il sindaco, ribadendo la
propria contrarietà ad elezioni anticipate un po’ per i problemi da affrontare sia per il
timore di un’avanzata della
Lega Nord, si augura «che
prevalga il buon senso in tutti, in particolare fra alcuni
indipendenti, con un mantenimento o un allargamento
dell'attuale compagine governativa».
Si ha l’impressione che anche aH’intemo della De vi sia
chi vorrebbe chiedere contropartite ai potenziali alleati di
governo; Colomba vuole la
poltrona di vicesindaco? A
Merlo non è andato giù l’affidamento all’Acea dell’acquedotto visto che avrebbe preferito una soluzione lusemese?
«Noi abbiamo chiesto il
ruolo di vicesindaco per Ernesto Rivoira e la carica di
assessore per me - ha detto
Fomeron - ma alcuni De fanno ostruzionismo. Addirittura
abbiamo concordato insieme
delle riunioni e poi i nostri
interlocutori non si sono fatti
vedere. Poi dicono che in caso di elezioni anticipate la responsabilità sarebbe nostra...».
Badariotti dunque «ostaggio» dei suoi stessi compagni
di partito? Intanto i problemi,
dal bilancio al personale, non
mancano.
Conferenza
Sull’intreccio «mafiapolitica» il Comune di Pinerolo ha organizzato per
venerdì 4 giugno (alle ore
21, presso l’Auditorium
di corso Piave) un incontro con Fon. Luciano
Violante, presidente della
Commissione antimafia.
Convegno a Torre
La scuola
dell'obbligo
cambia
in meglio
CARMELINA MAURIZIO
La scuola italiana cerca di
tenersi al passo con i
tempi e, alla luce del confronto già in atto con altre
realtà europee, prova a rinnovarsi pur tenendo conto
dei contributi e delle esperienze fin qui maturate.
È in questo senso che va
letta l’ultima normativa che
ha per oggetto la scuola
dell’obbligo e che enuncia i
nodi e i principi della continuità del processo educativo
tra i vari ordini della scuola
di base.
Su questo tema quanto mai
attuale e di fondamentale importanza per il presente e il
futuro dell’istituzione scolastica italiana, hanno dibattuto
e si sono confrontati circa
cento insegnanti delle scuole
materne, elementari e medie
e i rispettivi capi di istituto
del distretto scolastico 43 di
Torre Pellice, che si sono
ritrovati lo scorso 22 maggio
presso l’Hôtel Gilly per
partecipare al convegno «La
continuità educativa nella
scuola di base», organizzato
dallo stesso distretto.
I vari relatori, con interventi quanto mai pregnanti e
sentiti, hanno proposto da diversi punti di vista i vari
aspetti del decreto ministeriale del 16 novembre 1992,
che tra luci e ombre codifica
la continuità col percorso
formativo unitario al quale
contribuisce l’azione di ciascuna scuola.
La forte partecipazione del
corpo insegnante al convegno di Torre Pellice e l’alta
qualità degli interventi sono
un’ulteriore testimonianza,
semmai ce ne fosse bisogno,
di come la continuità non sia
un aspetto marginale della
vita della scuola ma racchiuda in sé numerosi punti nodali e basilari riguardo alla
didattica, ai programmi, alla
valutazione.
E tuttavia, se alla base della continuità vi sono il pensiero pedagogico e i contributi della psicologia oltre
che dell’esperienza, come è
stato sottolineato dall’ispettrice Mosca, e se è vero che
il decreto ministeriale 339
che ne fa una norma della
scuola dell’oggi e anche del
domani, è solo l’ultimo atto
di una serie di altri interventi
legislativi che già contenevano diverse delle indicazioni
ora codificate, la nuova normativa non contiene alcuna
soluzione ai tanti problemi
con i quali la scuola italiana
deve confrontarsi per rendere
davvero applicativa la continuità.
In questo senso è stato
davvero molto significativo e
circostanziato il lungo intervento di Franco Fabbroni,
docente dell’università di
Bologna e grande esperto e
conoscitore dei problemi della scuola italiana..
Fabbroni ha in particolare
messo in evidenza come gh
insegnanti siano spesso lasciati soli di fronte alle proposte legislative e come, nonostante la volontà e l’impegno degli educatori, i problemi vecchi e nuovi del nostro
sistema scolastico (calo demografico, differenze tra
nord e sud, edilizia scolastica
non sempre adeguata, ecc.)
renderanno ancora una volta
difficile e faticoso questo
nuovo tentativo di rinnovamento.
9
\/FNERDÌ 4 GIUGNO 1993
i E Eco Delle Yaui ¥vldesi
PAG. Ili
Memoria orale
La nostra
storia
LILIANA VIGLIELMO
La storia ufficiale, codificata e solenne, e le mille
storie minime della gente comune, che si perdono con la
morte dei protagonisti e di
chi li conobbe: su questo tema si sono concentrati i due
ultimi incontri culturali organizzati dall’assessorato alla
Cultura della Comunità montana valli Chisone e Germanasca e dal Centro culturale
valdese a Perosa Argentina.
Bruna Peyrot, nel primo
incontro, ha voluto fornire le
istruzioni per l’uso della ricerca storica a chi desidera
dedicarsi a questa affascinante occupazione. È necessario
soprattutto addentrarsi nello
studio del passato con una
vera passione, rivivendo dentro di sé per quanto è possibile le esperienze o i dati
che si vogliono registrare.
Questo desiderio di far
parlare le cose mute è stato
anche espresso da Giorgio
Toum nel secondo incontro,
quando ha rievocato in dialetto rorengo le scoperte che
un po’ alla volta svelavano i
segreti della sua antica casa
di Rorà. Così parlano le persone, raccontando la loro vita, ma anche le lettere, gli atti notarili, i verbali delle società, le iscrizioni, le pietre
tombali, le fotografie degli
album di famiglia.
Con i mezzi tecnici attuali,
la conservazione della memoria orale è diventata agevole: i bambini imparano ad
usare il registratore prima
ancora di saper leggere e
scrivere, computer e microfilm fanno il resto. Ma
riusciremo a tramandare ai
nostri discendenti più di
quello che gli antenati hanno
lasciato a noi?
E perché poi lo dobbiamo
fare?
Giorgio Tourn si è detto
convinto che un tenue filo leghi ancora gli uomini della
fine di questo secolo alle generazioni di cui possiamo ricostruire il ricordo: è l’umanità dell’esistenza, il senso di familiarità con la morte, l’accettazione della sofferenza con dignità. Accanto
quindi all’interesse storico,
necessario come base di conoscenza della realtà, la ricerca di «valori», sui quali
costruire una società ancora
vivibile.
L'archivio storico della Chiesa valdese di Pramollo
Corrispondenze col fronte
_______MARILENA LONG______
L9 archivio della chiesa
valdese di Pramollo
contiene documenti molto
interessanti: fra i tanti, sono
rimasta particolarmente colpita da due volumi formati
ciascuno da 500 fogli di carta velina sottilissima, scritti
con grafia regolare e fittissima dal pastore Filippo Grill
(a Pramollo dal 1910 al
1919). Si tratta della seconda
copia delle lettere che il pastore inviava ai soldati valdesi che stavano combattendo
la prima guerra mondiale.
Ecco un indirizzo a caso:
«Soldato Sappè Carlo, 3°
Reggimento alpino, 126
compagnia, battaglione
Monte Granero. Zona di
guerra».
Naturalmente la lingua
usata è il francese, la forma è
estremamente semplice e
corretta, anche se non manca
un po’ di retorica quando si
parla della guerra e della patria.
Le informazioni riguardano prevalentemente tre temi:
la famiglia del soldato che il
pastore periodicamente visitava («...dimanche à la réunion j’ai vu ta mère, elle se
porte passablement, elle m’a
dit que la famille aussi est
bien. Dieu merci...»), oppure
(«...vos parents sont en peine
à votre ègart n’ayant pas reçu
de vos nouvelles»); il tempo
e le informazioni sull’andamento dei lavori agricoli
(«...la campagne à été passable, il y a surtout des pommes de terre, à présent le
mauvais temps arrive, nous
avons souvent le brouillard
et la pluie...»); la vita della
chiesa e le attività ecclesiastiche organizzate («... nous
approchons à grands pas de
Noël, que c’est heureux que
nous puissions de temps en
temps détourner nos regards
des horreurs de la guerre
pour regarder a la crèche et
que c’est triste de penser que
des hommes qui portent le
nom de chrétiens se livrent à
la haine reciproque, à la desctruction. Oh! que Dieu
nous donne de voir bientôt la
fin de cette boucherie...»).
Ai soldati veniva inviato,
sempre dal pastore, «L’Echo
des vallées vaudoises» ed
egli, in quasi tutte le lettere
invitava i soldati a leggere
ogni tanto «..,un versetto o
due del tuo Evangelo, e in
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Í . '■■. «.t,«- -I ‘ ■ ■ ..
pastore Filippo Grill in una vecchia fotografia del primo novecento
nalza il tuo cuore a Dio in
una semplice e sentita preghiera...».Pur essendo tra di
loro assimilabili, tutte le lettere contengono spunti di riflessione: sarebbe interessante leggerle ai ragazzi delle
scuole elementari e medie ai
quali, spesso, della guerra si
dà una visione nozionistica,
trascurando l’aspetto «umano».
Un’ultima considerazione:
oggi un giovane della comunità di Pramollo, militare
a Pinerolo, è impegnato dal
mese di marzo nella missione umanitaria voluta dall’
Onu in Mozambico: per fortuna non si tratta della partecipazione ad un conflitto,
tuttavia il ragazzo ha scritto
ai suoi e quasi settimanalmente ha potuto rassicurarli
facendosi sentire per telefono.
Che differenza con quelle
lettere che impiegavano tanto tempo per raggiungere una
zona assai vicina!
Una nuova musicassetta
Lì balet
d'Ia Val San Martin
«Li balet d’ia Val San
Martin»* è il titolo di una
nuova cassetta musicale: gli
appassionati del genere
avranno già capito che la
cassetta contiene musiche
per ballare la «courento».
La novità consiste nel fatto
che le sedici musiche in essa
contenute sono assolutamente originali e sono state composte da Guido Lageard e
Italo Baret: i due bravi compositori, che ora si definiscono «courentaire», ne sono
anche i validi esecutori.
Il valore di queste composizioni sta soprattutto nella
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Concorso di letteratura provenzale
Storie dì emigranti
«Séou mountà, cou desperasioun, su dà tranvai en Peirouzo, su da tourpedoun a Pineirol; a Turin (Porto Novo)
àai pilha lou prim trin en patenso, su la linho Milan,
Chiasso, Lugano e ài laisà
tout». (J. R. Pomaretto)
«Lou viagge Té ità proppi
un’aventuro. Lei siou anà a
pè, ensemo a de gent da pai.
Nouz an traversià lì col.
Pourtavou ’s laz èipalla un
sac d’estofo ooub ma cosa
dint...» (P. L. Maniglia).
Storie di emigrazione, di lacrime, di stenti, ma anche di
amicizie mai dimenticate;
storie di lavoro duro, faticoso
e mal retribuito, ma anche di
momenti di festa e di divertimento. «Passar la bercho»,
«soubra lou col», valicare la
montagna è stata una delle
esperienze più amare, ma anche più commoventi di un popolo che oggi abita nelle terre
chiamate «occitania».
E per ricordare questo periodo, che ha segnato profondamente le generazioni passate, «Coumboscuro centre
prouvencal» ha bandito l’edizione ’93 del concorso «Uno
terrò, uno lengo, un pople».
Un concorso di letteratura
provenzale, sostenuto da altre
prestigiose associazioni francesi, quali «Felibrige de
Prouvenco» (Aix), «Mouvamen Parlaren» (Marsiglia) e
«Unioun Prouvencalo» (Avignone). La Regione Piemonte
si è assunta la responsabilità
del concorso e i provveditorati di Cuneo e di Torino se ne
sono fatti promotori presso le
scuole elementari e medie.
«Ai giovani delle scuole, su
cui contiamo, agli insegnanti
responsabili scolastici, generosi collaboratori, ricordiamo
che i nuovi programmi della
scuola primaria affermano testualmente: “La scuola elementare valorizza... le risorse
culturali, ambientali e stmtturali offerte dal territorio...; va
rispettato l’uso del dialetto in
funzione dell’identità culturale dell’ambiente’’. È una precisazione importantissima:
tocca a noi darle carne e ossa
nella scuola e nella vita».
Questo precisa il bando di
concorso.
Le risposte sono state superiori alle aspettative: dai lavori preparati è emersa «una vera grande epopea di popolo
emigrante: cose belle ed eloquenti, avventure passate appena ieri ma che sembrano
composizioni della valle di
San Martino.
Chi si trovasse a danzarle,
senza conoscere la provenienza, si troverebbe sicuramente a proprio agio. I temi
delle composizioni sono i
più vari e propongono un giro ideale per la vai San Martin, iniziando dall’Albareo,
la cui festa è famosa per le
gare di «courento».
Attraverso le loro composizioni, Lageard e Baret hanno anche voluto ricordare
coloro che, nel passato più o
meno lontano, hanno contribuito non poco a mantenere
e diffondere questo patrimonio: a barbo Adrien d’Salso,
a barbo Bin d’Chabrans, a
Lilì Coucourde da Poumarè
il ricordo e la riconoscenza
di tutti coloro che amano
queste montagne, queste tradizioni, la musica popolare
che altrimenti andrebbe persa.
(*) Li balet d’Ia Val San Martin. Edizioni musicali e discografiche Discotop, Pinerolo.
già vecchie di sei secoli, con
tutta la suggestione addosso
delle cose leggendarie, esperienze dure, belle, commoventi... Questa è la storia che
non si stampa sui libri e non
si studia a scuola; ma che nelle nostre scuole va conosciuta. Perché lì è la nostra storia
vera!» (da Coumboscuro).
A questo concorso hanno
partecipato anche le scuole
elementari di Roure e Villaretto e le classi 4- e 5“ elementari di Pomaretto, che si
sono classificate al 4- posto.
Certamente le valli Chisone
e Germanasca sono ben poco
rappresentate (se si pensa ai
numerosi corsi di «patuà»).
Importante è non lasciare cadere tutto, anche se spesso ci
si domanda quali impronte lasceranno queste interviste,
questi lavori nei nostri ragazzi.
«Se io dovessi andare in
Francia, a piedi e senza documenti, avrei paura e non avrei
coraggio come ha avuto Lidia
Pons» dice Valentina. «Da
queste interviste si può dedurre che molte persone nelle
nostre valli erano povere. Mi
fanno commuovere tutte queste persone» dice Serena.
«Queste avventure fanno pensare alle rondini che emigrano in Africa, solo che le rondini sono libere...» dice Marco.
Quando si intervistano le
persone sulle loro vicende,
spesso ci si domanda se non è
interferire troppo nel privato,
nell’intimo di ognuno. Ma
spesso l’intervista è l’unico
modo per capire meglio una
realtà, che nessun libro di storia saprà descrivere. E capire
l’angoscia di chi lascia la terra natia, lo smarrimento di
chi deve adattarsi a una nuova vita di fatiche e di sudori.
E questa è scuola di vita.
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10
PAG. IV
E Eco Delle Yallì Va ¡.desi
Pongisti
Campioni
pinerolesi
Le due giornate del 22 e 23
maggio scorso sono state due
giornate di intensa emozione
sportiva per i pongisti del Pinerolese in occasione dei
campionati svoltisi a Torre
Pellice.
Sui quattro tavoli si sono
alternati oltre 80 atleti, di età
compresa fra i 10 e i 55 anni,
suddivisi in cinque categorie
per 15 ore di gara complessive; Elisa Mondon e Davide
Gay si sono affermati come
campioni pinerolesi assoluti
completando il loro successo
anche nel doppio misto.
Discreta anche la partecipazione di pubblico fra cui anche alcuni ex: il più anziano.
Agostino Angelini, poi Alberto Benecchio e Giacomo
Geymet; proprio da quest’ultimo è venuto l’invito a ritrovarsi per cimentarsi ancora
una volta con le racchette e la
pallina.
Per le due giornate l’organizzazione è stata curata
ottimamente dalla Polisportiva vai Pellice che si è valsa
per il montepremi anche di
numerosi sponsor.
Questi i campioni pinerolesi per categoria.
Under 14 femminile:
D’Aprile (Torre Pellice)
Under 14 maschile: Ghiri
(Piscina)
Under 18 femminile: Mondon (Bobbio Pellice)
Under 18 maschile: Pallavicini (Villar Pellice)
Singolo Amatori: Fossat A.
(San Germano)
Doppio Amatori: Fossat A
e Fossat S. (San Germano)
Assoluto maschile: Davide
Gay (Villar Pellice)
Assoluto femminile: Elisa
Mondon (Bobbio Pellice)
Doppio maschile: Giuliano
Ghiri - Piras
Doppio misto: Davide Gay Elisa Mondon
Festa dello sport a Luserna
Lo sport è amicizia
È stato un vero successo di
pubblico e di giovani atleti la
dodicesima edizione della
«Festa dello sport» organizzata a Luserna dal 3S, guidata
dall’infaticabile Eros Gonin,
in collaborazione con le scuole della valle e gli enti locali.
«Sviluppiamo lo sport per
stringere l’amicizia tra le genti» era lo slogan della manifestazione, iniziatasi venerdì sera con le prime gare e proseguita tra competizioni, concerti e premiazioni fino a domenica 30.
Un forte carattere di internazionalità è stato dato dalla presenza di 30 atleti della neocostituita Repubblica slovacca
provenienti da Prievidza, cittadina di 50 mila abitanti situata
nella parte est del paese; i giovani e i loro accompagnatori
sono stati ricevuti giovedì nella sala consiliare dal sindaco
Badariotti e dagli assessori
Revel e Fomeron.
Oltre 300 persone hanno
partecipato alla fiaccolata contro l’intolleranza, sabato sera.
con partenza da Torre Pellice,
Lusemetta e San Giovanni con
successiva accensione del tripode da parte del presidente
della rappresentativa slovacca
Josef Vlasak; rilevanti gli interventi del presidente della
Gomunità montana. Gotta Morandini, e del rappresentante
dell’associazione arcobaleno
che è impegnata nella lotta
contro il disagio giovanile e le
sue conseguenze
Un folto pubblico di oltre
1.000 persone, in gran parte
giovani, ha seguito il concerto
di musica rock. La parte agonistica ha visto impegnati 720
atleti che hanno letteralmente
invaso gli impianti sportivi lusernesi; a seguire le gare un
pubblico molto caloroso valutabile in 2 mila persone.
Domenica le premiazioni,
con i giovani atleti e le formazioni di pallavolo, pallamano e
calcio a ricevere, con il premio
sportivo, anche il ricordo di
queste giornate trascorse
all’insegna dell’amicizia e della fratellanza.
Una prova a Frali domenica 13 giugno
Campionato
europeo di trial
______MILEWA MARTINAT______
Si svolgerà domenica 13
giugno a Ghigo di Frali
una prova di campionato europeo di trial.
«E la prima volta che si
svolge in Italia una prova
europea: è stata scelta Frali
perché è accogliente e tranquilla per ospitare i giovani
europei che parteciperanno
alla gara - spiega il presidente dell’ Amc Gentlemen’s che si occupa dell’organizzazione, Garis - Risultano iscritti 71 giovani di 12
nazioni.
La prima prova si è svolta
in Belgio due settimane fa,
le quattro successive saranno rispettivamente in Spagna, Svizzera, Germania e
Francia.
Il percorso sarà tecnico,
piacevole e spettacolare ma
anche semplice, affinché
tutti lo possano portare a
termine anche divertendosi».
Il percorso, che avrà la
sua base logistica a Ghigo di
Frali, si snoderà su un anello
di circa 12 chilometri da
percorrere tre volte, sul quale sono inserite 12 zone controllate.
Le zone, tutte naturali, saranno dislocate in tre gruppi: Villa di Frali, zona delle
miniere di Sapatlè (dei pulmini porteranno il pubblico
in quella zona) e Ghigo.
Questa seconda prova del
campionato europeo di trial
è intitolata alla memoria di
Emanuele Mussetti, un giovane di soli 19 anni entrato
con grande entusiasmo nel
mondo del trial agonistico
ma mancato lo scorso anno
per una malattia incurabile.
Valli Chisone e Germanasca
Giochi olimpici
«Lo sport dice no alla droga». Gon questa frase, che non
ha bisogno di ulteriori commenti, si aprono i Giochi olimpici estivi valli Ghisone e Germanasca. Aperti ai ragazzi nati
dal 1978 al 1983, residenti nei
Gomuni della Gomunità montana valli Ghisone e Germanasca, si svolgeranno presso il
campo sportivo comunale di
Finasca.
Il copione prevede il passaggio della fiaccola olimpica attraverso i vari Gomuni della
zona nella serata di venerdì 4
giugno, con ritrovo degli atleti
Vacanze
a Guardia Piemontese
La «Gasa valdese» di Guardia Fiemontese (GS) mette a
disposizione per il periodo estivo (dal 15 giugno al 15 settembre) minialloggi a più posti letto e servizi. La Gasa valdese è situata alle porte dell’antico borgo di Guardia, distante dal mare o dalle terme Luigiane circa 8 km e collegato con corse regolari di autobus.
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presso il municipio di Finasca
alle 19,30. Seguirà la cerimonia di apertura e uno spettacolo con la banda musicale di Inverso Finasca, il gruppo pinaschese «Gostruire cantando»,
il gruppo folcloristico «La tèto
aut» ed alcune esibizioni su
Bmx e di arti marziali.
Nei giorni 5 e 6 giugno gli
atleti si ritroveranno in campo
per affrontare le varie gare a
cui sono stati preparati nei
corsi di atletica organizzati
dalla Gomunità montana e curati con competenza e preparazione dagli allenatori del gruppo sportivo di Fomaretto.
«La pratica sportiva rappresenta un formidabile momento
formativo per i giovani poiché
richiede serietà, preparazione,
impegno costante, spirito di
sacrificio, rispetto delle regole: in questo senso lo sport è la
più forte convincente alternativa alle tristi degenerazioni
dei giorni nostri» fa presente
nel suo saluto ai ragazzi il presidente della Gomunità montana, Erminio Ribet.
Da venerdì 4 giugno —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fino a domenica 6 giugno si svolge la festa della
Rifondazione comunista
vai Pellice, in piazza Mercato coperto.
Da sabato 5 giugno —
TORRE PELLICE: Fino al
4 luglio Andrea Nisbet espone al circolo Nautilus espone
«Opere recenti», il circolo è
aperto ogni giorno, tranne il
lunedì, dalle 18.
Sabato 5 giugno — FERRERÒ: Alle 21,15, per la
rassegna del Cantavalli ’93,
presso il Centro sportivo-culturale si esibisce La compagnie du boeuf noir, che ripropone una musica nata intorno ai rilievi del Massif
centrai ma che ha anche conosciuto il brio di Parigi, dove la musica della tradizione
occitana in Auvergne si mescola con i toni dell’ambiente urbano, inventando lo stile
«musette». Il repertorio si
compone di brani cantati e
suonati, molto diversi tra loro: dalla «bourrée», che ricorda il ballo locale, ai «règrets», arie strumentali da
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Costantino Marco
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cornamusa, e alle «réveillées», canti legati al ciclo religioso della Passione.
Sabato 5 giugno — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nel salone Opera gioventù, la
compagnia Vecchio Teatro
replica la farsa in tre atti Vado per vedove.
Lunedì 7 giugno — PEROSA ARGENTINA: Alle
20,30, presso la sala consiliare della Gomunità montana,
il Gentro culturale valdese, il
Gruppo pace e la comunità
montana organizzano un incontro con il prof. Mario
Martini dell’università di Perugia sul tema La nonviolenza: il messaggio di Aldo
Capitini a 25 anni dalla
morte.
Giovedì 10 giugno —
TORRE PELLICE: In oc
casione della rassegna «Piccolo teatro comico» il circolo
Nautilus propone alle 21,30
«Maghette» quando l’esoterico diventa isterico del
gruppo Zumpa e Lallero.
Chiese
Valdesi
PRAROSTINO — Gli incontri teologici Giovanni
Miegge si concluderanno
quest’anno sabato 12 giugno
alle 15 nei locali della chiesa
valdese di san Bartolomeo.
Avrà così termine la riflessione sul testo de «Il servo arbitrio» di Martin Lutero.
TORRE PELLICE —
L’Ywc-Ucdg organizza un
pomeriggio di solidarietà per
le sue opere sociali, domenica
13 giugno alle 15, presso villa Elisa.
Per la pubblicità
su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.s.
tei. 0121-32.36.38
VENERDÌ 4 GIUGNO 1993
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma
per venerdì 4 giugno alle 21,15,
sabato e domenica alle 20 e alle
22,10, lunedì alle 21,15 Proposta indecente.
PINEROLO — Il cinema Italia ha in programma per questa
settimana L’armata delle tenebre; tutti i giorni alle 20,20 e alle
22,20 tranne il sabato in cui il secondo spettacolo è fissato alle
22,30.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma per venerdì 4 Delitti e segreti, per sabato I nuovi eroi; gli altri giorni
della settimana proietterà Proposta indecente; domenica ore
15,15, 17,15, 19,15, 21,15 e
giorni feriali ore 21,15.
SERVIZI
GHISONE < GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 6 GIUGNO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58766
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 GIUGNO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
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dalle ore 8 aìle 17, presso i distretti.
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Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovi
Spedizione in abb. post.
Gr 2A/70
11
VENERDÌ 4 GIUGNO 1993
PAG. 7 RIFORMA
6ìL»*~ìSbu« Í
rr^.ry
:^Z3
La scomparsa a 83 anni del più noto degli artisti valdesi contemporanei
Filippo Scroppo: pittore per vocazione
RIHO MANTOVANI*_______
A posteriori si colgono i
segni, se ne riconosce il
significato. L’ultima volta
che l’ho visto e gli ho parlato disse anche questo, che la
fine era prossima; ma lo disse sorridendo, per far capire
che anche la morte è nella
natura delle cose.
Così, solo per gli altri
all’improvviso, è mancato
Filippo Scroppo, pacificamente, in mezzo al verde ora
rigogliosissimo delle «sue»
Valli, con la memoria ancora
proiettata sulle prime esperienze di infanzia e di adolescenza nella più profonda Sicilia delle zolfatare dove il
valdismo gli aveva fornito,
in una situazione di disperata
sopravvivenza, i parametri
etici e gli entusiasmi per
un’esistenza motivata e misurata.
Giusto pochi giorni fa si
era andati a trovarlo, un
gmppetto di amici che stanno tentando di non disperdere una delle sue più cospicue
eredità, la Galleria d’arte
contemporanea di Torre Pellice. Al Rifugio re Carlo Alberto, dove era stato ricoverato da qualche giorno per
una frattura al braccio, ci accolse con la solita disponibilità, sciogliendo subito ogni
nostra apprensione che non
fosse il momento migliore
per sottoporlo all’ennesimo
interrogatorio.
SCHEDA
Filippo
Scroppo
Filippo Scroppo, pittore,
critico, organizzatore culturale, nasce a Riesi in Sicilia
nel 1910; si trasferisce in
Piemonte nel 1934. Dopo
aver compiuto studi teologici e universitari si dedica
alla pittura.
Consumata una fase «espressionista», imbocca la
via che lo conduce, verso la
fine degli anni ’40, all’
astrattismo. Nel ’52 firma il
manifesto del Movimento
arte concreta (Mac) torinese
con Albino Galvano, Adriano Parisot e Annibaie Biglione.
Nel corso degli anni ’50
le sue scelte si avvicinano
al cosiddetto «informale».
Nel divenire delle sue svariate esperienze formali,
Scroppo è stato attivo come
giornalista, specialmente
come critico d’arte sull’
Unità, partecipando in mo
do originale alla polemica
tra realismo e astrattismo.
Come organizzatore sono
da segnalare soprattutto il
suo impegno come segretario per il Piemonte dell’
«Art Club», per cui realizza
la prima mostra intemazionale nel ’49 a palazzo Cari
gnano a Torino, le mostre
d’arte contemporanea di
Torre Pellice, dal ’49 al
’90, la conduzione della
galleria «Il prisma» a Tori
no.
È stato docente all’Accademia albertina (l’accade
mia di belle arti del capo
luogo piemontese), prima
assistente di Felice Casorati, poi titolare della Libera
scuola di nudo.
Tra le mostre citiamo almeno la Antologica del
1979 al Foyer del Piccolo
Regio di Torino, curata da
Marco Rosei per la Regione
Piemonte.
Ci parlò per un’ora, lucidissimo e tutt’altro che propenso a lasciarsi portare dalle domande su un piano che
non gli garbava, quello del
vecchio laudatore dell’ottimo tempo perduto. Pronto
invece a insistere sul fatto
che ogni esperienza ha il suo
tempo, che è troppo facile, e
anche sciocco, giudicare con
il senno di poi.
Lui, per esempio, aveva
fatto quel che aveva fatto
perché natura e eventi lo
avevano portato a poterlo fare. Non aveva comunque di
che vantarsi né di che pentirsi, perché le ragioni che lo
avevano allora indotto a dipingere, a polemizzare, teorizzare, organizzare dovevano essere intese nel loro contesto.
Errori? Ma no, non bisognava metterla così, quello
che aveva tentato di avviare
e mantenere vivo era il dibattito, e formulare qualche
ipotesi che servisse per l’occasione, senza pretesa di imporre modelli, semmai questo sì — un po’ di intelligenza, di curiosità, di disponibilità; tempo particolarmente adatto, l’immediato
dopoguerra, con le sue energie e speranze anche un po’
ingenue.
L’immagine che si delineava nel suo discreto discorrere, mentre teneva in
precario equilibrio una tazza
di tè definitivamente freddo,
era quella del pastore piuttosto che quella del pittore, del
giornalista, del critico, del
docente, che erano state le
sue professioni «secolari».
Come se, consumate le specializzazioni, ne restasse al
fondo il senso comune, che
era appunto quella vocazione
originaria e definitiva, cioè
la convinzione di dover essere nel mondo, impegnato a
riconoscere un significato al
mondo nella sua quotidianità, senza schemi né alibi,
fossero pure quelli fomiti dai
grandi miti anche religiosi.
Conferenza del Sae a Pinerolo
I cristiani e il sabato
tradizionale ebraico
«Case», 1947 un’opera del periodo legato al Movimento arte concreta
manza. Parola e pittura insieme con gli altri.
Si era assunto la responsabilità del giudizio, perché
soltanto così, giudicando e
essendo giudicato, l’uomo
può migliorare. E la responsabilità comune è migliorare,
cioè acquisire coscienza oltre che scienza.
In questa direzione si erano poste le sue attività organizzative e promozionali,
ovviamente nell’ambito che
aveva riconosciuto suo,
quello delle arti figurative,
nella convinzione che l’arte
fosse un esempio di creatività, cioè di libertà e responsabilità.
Certo non un teologo, né
uno stratega da tavolino o da
biblioteca, né un osservatore
dalla cima della collina, fuori della mischia. Era stato un
pittore, perché la pittura è
traccia del corpo; e pittore
moderno, perché proprio la
pittura moderna esige compromissione immediata e
piena, è un’esperienza fisiologica e etica.
Era stato uomo di cultura,
ma di cultura impegnata cioè
aderente alle cose, compromessa, attiva, aperta, generosa. Aveva usato la parola come uno stmmento per la discussione, mentre la pittura
era una scelta di testimo
RUGGERO MARCHETTI
T1 sabato è stato dato a
\\Xvoi, non voi al sabato».
Chi ha detto queste parole? La
risposta sembra scontata: si
tratta delle parole di Gesù contro la classica concezione del
sabato. In realtà questa affermazione è stata fatta varie volte da vari rabbini di Israele e
così, quando Gesù l’ha fatta
sua, ha semplicemente ripreso
un insegnamento tradizionale
in Israele.
Questa è stata una delle tante cose interessanti dette dal
prof. Paolo De Benedetti, docente di giudaismo nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, nel corso della
conferenza da lui tenuta a Pinerolo nei locali del convento
dei Cappuccini, il 23 maggio
scorso. La conferenza è stata il
«cuore» di un incontro ecumenico organizzato dal gruppo
Sae di Pinerolo-Torre Pellice
su Esodo 13, 15: «Durante sei
giorni si lavori, ma il settimo
giorno vi sarà riposo assoluto,
sacro al Signore».
Di fronte a un uditorio purtroppo non molto numeroso
ma attento e partecipe. De Benedetti ci ha fatto toccare con
mano una volta di più come
tutti siamo condizionati dai
pregiudizi per quel che riguarda aspetti di altre fedi e religioni che pensiamo di conoscere e invece non conosciamo
affatto.
Ha infatti presentato, in un
quadro assolutamente affascinante e estremamente ricco,
alcuni dei bellissimi insegnamenti sul sabato che troviamo
a partire dall’Antico Testamento, nella tradizione rabbinica di Israele.
Così è stato sorprendente
scoprire come il riposo sabbatico non sia semplicemente
l’obbligo di astenersi da ogni
lavoro, ma nella coscienza di
Israele rappresenti piuttosto
un’occasione di liberazione
dal lavoro faticoso degli altri
giorni e la rinuncia al lavoro
creativo, intellettuale e artistico, dell’uomo.
Questo perché l’essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio viene visto in
questa concezione essenzialmente come «creatore» all’interno dell’universo uscito dalle
mani dell’Etemo. Ma, un giorno ogni sette, egli deve «cessare» dalla sua opera, per ricordare come in realtà ci sia
accanto a lui e al di sopra di
lui un altro ben più potente
creatore del cielo e della terra.
Così, quando le chiese cristiane hanno imposto ai loro
fedeli di astenersi nel giorno
del Signore «da ogni lavoro
servile», hanno in realtà frainteso e notevolmente immiserito l’idea ebraica del riposo
sabbatico. E ancora, il sabato è
per Israele la sposa (shabat in
ebraico è termine femminile)
sia di Dio che del popolo. Ed è
perciò il «ponte», la realtà
d’amore, che unisce nella loro
fondamentale distinzione TEtemo e il popolo da lui eletto.
Allora non fa meraviglia che
tutta la settimana sia orientata
al settimo giorno, perché in
questo modo è orientata all’incontro con Dio. E neppure meraviglia che il sabato così concepito sia, nel nome della signoria di Dio che esso afferma
con un tale forza, anche una
fonte di diritti per tutti e di fraternità fra tutti; ricordiamo come il comandamento del sabati in Esodo 20 riguardi i liberi
e gli schiavi e gli stranieri e
persino gli animali.
Insomma, la conferenza del
prof. De Benedetti è stata l’occasione per una bella scoperta
e anche, per tutti i presenti,
uno stimolo potente a conoscere meglio l’Israele di ieri e
quello di oggi, e a rivedere
tanti pregiudizi purtroppo ancora estremamente diffusi.
Intervista di «Témoignage Chrétien» al teologo cattolico tedesco Eugen Drewermann - Ultima parte
L'istituzione chiesa (cattolica) è fonte di angoscia e paura
Terminiamo la pubblicazione della lunga intervista al teologo cat
tolico tedesco Eugen Drewermann. Attorno alla teologia e alla pratica di Eugen Drewermann è nato un caso che fa discutere il mondo
cattolico (e non solo) europeo.
Nel prossimo numero pubblicheremo una valutazione «protestante» sulla ricerca di Drewermann del prof. Jean Ansaldi della Facoltà
protestante di teologia di Montpellier.
Le precedenti puntate dell’intervista, tradotta dall’agenzia Adista,
sono state pubblicate sui numeri 20 e 21 del nostro periodico.
- Al di fuori dell’istituzione
cattolica, quale può essere
l’avvenire del cristianesimo
nella nostra società?
«In “Kleriker” (i funzionari
di Dio) le pagine più importanti sono le ultime. Il libro
inizia con una processione
della festa di Dio descritta dal
poeta Francis Jammes: “La
natura sembra santificata dalla
grazia di Cristo, gli esseri
umani sbocciano come i fiori:
è un mondo in cui le rondini
volano intorno ai campanili;
coloro che si amano bevono i
loro baci al sole che tramonta...’’. È a un mondo siffatto
che io vorrei, con “I funzionari di Dio’’, ricondurre gli esseri umani. Più della chiesa e
del cristianesimo è questa
poesia di Gesù che ha un avvenire. Noi avremmo allora
una religione capace di riunire
la natura, lo psichico e il sociale. Sarebbe una vera inte
grazione, cioè Tantitesi dell’
integralismo.
La visione di una umanità
piofondamente unita non può,
non deve diventare un aiuto
per le potenze che tentano di
raggruppare delle formazioni
umane le une contro le altre.
Essere il sale della terra è
tutt’altra cosa che essere l’arca di Noè. La chiesa dovrebbe
essere aperta alle grandi religioni del mondo, non chiusa».
- Bisogna dunque abbandonare tutto lo sforzo compiuto
dalla teologia per donare intelligenza alla fede, partendo
dalla ragione e dalle scienze
umane, in profitto della poesia, dell’arte, dei simboli?
«Io credo che la concettualizzazione teologica si stia dissolvendo senza che i teologi
se ne rendano conto. Cinquecento anni dopo Lutero, noi
non dobbiamo tradurre soltanto la Bibbia ma tutto Tappara
to concettuale della teologia.
La “grazia” per esempio, che
io preferisco denominare “accettazione”. Quando si parla
di Cristo (questa parola significa “consacrato”) si introduce
ancora una terminologia regale. Duecento anni dopo la Rivoluzione francese, bisogna
spiegare che Cristo non è
“re”».
- La sua visione di Cristo
non si avvicina di più alla
concezione buddista di un essere realizzato?
«Prendiamo il caso di una
fanciulla di 13 o 14 anni. Dopo due o trecento ore di corso
di religione, l’insegnante le
chiede: “Secondo te, chi è Cristo?”. “È un mio amico”, risponde. Tutta la classe si metterebbe a ridere. Immaginiamo ancora che la ragazza scriva una lettera al suo amico
Cristo. Gli dirà: “Tu sei la nube su cui si posa la dolce luce
della luna” oppure: “Tu sei il
merlo posato su di un cespuglio fiorito”. Gli psicanalisti
probabilmente supporrebbero
che questa fanciulla è vittima
di una nevrosi sessuale. Se si
sbagliano, bisogna dedurne
che ella è una mistica. Ma
l’insegnante, secondo la chie
sa, si sentirebbe obbligata a
dire che ella non si esprime
bene perché Cristo è il Figlio
di Dio e la seconda persona
della Trinità. Così la mistica
viene distrutta; ciò accade da
più di mille anni.
Viviamo in una società in
cui i termini religiosi non hanno più significato. La superstizione della burocrazia della
chiesa produce la miscredenza
e l’esistenza vuota di religione
degli esseri moderni. Allora si
vanno a cercare i termini della
morale: aborto, guerra ,ecc.»
- C’è chi l’accusa di rifiutare la modernità perché lei
vuole ricondurre gli esseri
umani ad una sorta di paradiso di simboli e di miti.
«In Germania, uno dei presupposti del nazismo fu la
soppressione della psicanalisi.
In quella società moderna che
fabbricava armi perfezionatissime, si è fatto di tutto perché
slogan come “Tu non sei nulla, ma il tuo popolo è tutto”
non potessero essere messi in
discussione. Certamente è importante lavorare sulle rappresentazioni collettive perché
possano essere al servizio
dell’individuo. Ma se questo
lavoro non si concreta, queste
rappresentazioni diventano
oppressive.
Gli psicanalisti non credenti
non mettono abbastanza in relazione la chiesa con la psicologia delle masse. Essi non
comprendono l’importanza di
un’espressione quale “Il popolo santo” o di un’immagine
quale quella del “Buon Pastore”.
Non comprendono l’importanza dei sacramenti. Tutte
queste rappresentazioni collettive devono essere analizzate
perché l’individuo ne scopra
personalmente la ricchezza. Io
spero che gli uomini portino
in se l’immagine di un paradiso.
Il mio modo di pensare non
è arcaico in quanto la verità di
questi simboli non deve essere
cercata nel passato ma nel nostro avvenire. In altri termini,
il regno di Dio non è un alibi
per la nostra pigrizia ma è il
sogno dell’umanità. Gesù pensava che questo Regno fosse
vicino; per me il sogno è una
forza di resistenza. Dirò come
il pittore Magritte: “Molti uomini sognano dormendo; io
penso delle immagini per sognare di giorno”. Le persone
che si svegliano per sognare
sono i poeti e gli esseri religiosi».
12
PAG. 8 RIFORMA
Torino, 20-25 maggio: sesta edizione del Salone del libro
Il libro sta per diventare
un oggetto da supermercato?
_______ALBERTO CORSAMI_______
Un evento che si ripete di
anno in anno, come il
Salone del libro, può essere
esaminato analiticamente, andando alla ricerca delle permanenze e delle innovazioni.
Oppure può essere affrontato
partendo daH’estemo, cioè da
ciò che, da un anno all’altro,
può essere cambiato nella società e nel suo modo di produrre, vendere e «consumare» libri.
Secondo quest’ultimo approccio va detto che a fronte
di una persistenza (i bassissimi livelli di lettura nel nostro
paese, l’eccesso di offerta,
che provoca difficoltà di magazzino e decurtazione di testi importanti dai cataloghi),
c’è una novità: la volontà di
trattare il libro come altri prodotti. Così si spiega l’iniziativa di qualche mese fa da parte di Berlusconi (sconti fino
al 20% in una settimana promozionale); quella (a livello
di progetto o poco più) di
vendere libri nei supermercati; quella dei distributori automatici di minilibri (visti appunto al Salone); quella dei
«millelire», dei libri supereconomici.
Grande successo ha riscosso, proprio in questo senso, lo
stand di «Stampa alternativa», con i suoi libretti in forma dimessa a 1.000 lire, che
propongono varia letteratura
(da spezzoni di classici greci,
a giovani poeti, alle guide
all’obiezione di cosciènza, alla droga).
Fin dalle prime ore di apertura si succedevano i giornalisti a intervistare i responsabili dell’editrice, che riesce in
un suo periodico di quattro
pagine (Leggere e rileggere)
a girare a proprio vantaggio
le polemiche espresse da critici e da editori di più consolidata tradizione contro i
«millelire». A poco vale scagliarsi contro prodotti definiti adatti al supermercato o alle cartolerie, non certo alle librerie, se in queste ultime sono così in pochi a metterci
piede.
Quanto ai libri più scientifici, le collane più «impegnative», per esempio di Bompiani, sono sparite dal Salone
come spariscono, o quasi,
dalle librerie, vessate dall’ansia di novità.
Fra gli stand ritroviamo più
o meno lo stesso paesaggio
delle precedenti edizioni: la
solita miriade di editori più o
meno esoterici, Torino magica, astrologia e soprattutto la
presenza del computer (c’è
chi propone un mix di arcano
e moderno, con l’oroscopo
computerizzato) e del video.
Non solo negli stand «deputati» (edizioni Rai, la Radiotelevisione della Svizzera
italiana), ricchi di videocassette (film, ma anche documenti, i Salmi commentati da
immagini di varia umanità e
dalle musiche di Lucio Dalla), ma anche per la presenza
di espositori che utilizzano
l’elaboratore per la costruzione dei propri testi. Era curioso vedere, fianco a fianco, il
sistema informatizzato Naturel e uno stand di testi e musiche per la meditazione e il
rilassamento... Nella grande
fiera del libro c’è anche questo.
Ma c’è anche, per fortuna,
uno sguardo storico: la mostra Dal libro da bisaccia al
libro tascabile: 172 pezzi appartenenti ai padri Barnabiti
di Milano, che documentano
l’evoluzione del volume di
piccolo formato dal manoscritto alla stampa (una bacheca era dedicata al ruolo
dei tipografi olandesi nel
’700: molti erano i testi stampati in francese, per opera degli ugonotti fuoriusciti in seguito alla revoca dell’Editto
di Nantes, 1685).
Il problema è uscire dall’
eterna impasse: chi già legge
(e sono pochi) si interessa naturalmente alle iniziative di
maggior «spessore»; gli altri,
forse, si possono conquistare
a colpi di millelire: che cosa
fanno gli scettici per avvicinarli alla lettura? Chi se ne
occupa, la scuola forse?
Torino, 20 maggio: il Salone sta per aprire i battenti e gli stand stanno per svelarsi al pubblico
Editoria e studi sul grande crimine
Libri contro la mafia
Gli editori e le copertine nelle ultime tendenze
L'aura e il suo involucro esterno:
come si presenta il libro
DAVIDE ROSSO
La copertina è la parte del
libro che l’editore usa per
comunicare con il pubblico.
E ciò che il lettore incontra
inizialmente di un qualsiasi
volume; ma è anche un involucro, una specie di cartellina
in cui è rinchiusa una parte di
cultura.
Di tutto questo si è discusso per quasi tre ore in un incontro fra grafici, editori, librai e semiologi (Gian Paolo
Caprettini e il gruppo torinese
FEDERICA TOURN
I libri sulla mafia aumentano
e così le vendite. Nell’ultimo anno sono emersi circa
700 titoli sull’argomento, non
molto in verità, visto che rappresentano soltanto lo 0,1%
della produzione libraria; 246
editori di cui 45 hanno già
cessato l’attività, per lo più
trattandosi di ricerche personali non sostenute dalla grande macchina editoriale. E non
è tutto: più della metà di queste pubblicazioni avviene nel
Sud d’Italia, mentre al Nord
solo il 13% dell’editoria nazionale si occupa del problema, quasi la mafia fosse solo
una parte della «cultura» meridionale. Inoltre, si stampano le
biografie di pentiti e personaggi mafiosi e si trascurano coloro che alla mafia si sono opposti.
Questi sono alcuni dei dati
emersi dalle ricerche del mensile «La rivisteria», che al Salone del libro ha organizzato
«Leggere di mafia», una mostra con 400 libri, molti difficili da reperire altrimenti, che
ha affiancato il convegno di
giovedì 20 maggio su «Mafia:
malattia meridionale o modello di governo italiano?».
A riprendere le file della
vecchia domanda, se nel nostro paese sia nata prima la
mafia o la politica, si sono trovati antropologi e studiosi, fra
cui Nicola Tranfaglia, che ha
sottolineato come la mafia sia
diversa dalle altre forme di
criminalità organizzata, perché
può contare su un collegamento stabile con i poteri pubblici
e soprattutto sul consenso sociale.
L’ipotesi non è nuova: in Sicilia, la mafia ha attecchito là
dove lo stato di fatto mancava,
supplendo alla necessità di
protezione dei più deboli; salvo, naturalmente, chiedere in
cambio ai beneficiati, e ottenere, favori e fedeltà.
Una storia da medioevo, che
sembra nata ai primi dell’SOO e
che continua ancora oggi.
«Con l’apparato statale il meccanismo è stato lo stesso - ha
aggiunto Paolo Pezzino, docente dell’Università di Pisa il politico scende a patti con il
mafioso assicurandogli impunità in cambio di un contributo
nel mantenere l’ordine sociale».
E, in effetti, non è un caso
che a Catania non ci siano mai
stati rapimenti o terrorismo:
negli anni ’70 l’unico nucleo
di Prima Linea fu scoperto in
soli 25 minuti. «Catania è un
presidio militare», ha detto
Claudio Fava, direttore della
rivista «I siciliani» dopo l’assassinio di suo padre. E lo stato, «potere fragile» è sceso a
patti con questo «potere violento», ha dato risorse, in genere sotto forma di appalti, e
ha ricevuto appoggio elettorale.
Su una strada diversa si è
mosso Salvatore Lupo, docente dell’università di Napoli:
«La mafia è nata sull’oceano,
tra Palermo e New York - ha
detto - forte di un’economia
progredita: non ci sono attività
non remunerative su cui può
crescere la mafia, ecco perché
ha assunto il controllo del
narcotraffico. Se vogliamo
combatterla dobbiamo ampliare i nostri orizzonti, smetterla
di fare troppe analisi sociologiche sulle connivenze con la
politica e colpirla in quanto organizzazione militare che ha
potere su un territorio».
Lo stand dell’editrice Claudiana
Un bilancio della Claudiana
L'effetto stangata
non risparmia i libri
del Centro ricerche semiotiche). Ne è emersa una visione
della copertina molto sfaccettata e articolata, anche per le
diverse prospettive da cui
partivano i relatori.
Le copertine sembrano veicolare un insieme di messaggi; attraverso di esse si manifestano da una parte le strategie di una casa editrice e
dall’altra la strategia di una
pubblicazione singola. Si manifesta così una continuità di
riferimenti tra le collane e la
singola copertina, ma anche
un riferimento costante al
contenuto.
L’autore spesso, se non
sempre, è estraneo alla progettazione della copertina, affidata alla creatività di un
grafico che crea (più o meno
in libertà e, sembra, con maggiore autonomia nelle piccole
case editrici) tenendo conto
delle esigenze dell’editore.
Il libro è per il lettore non
un oggetto di veloce consumo, ma tende a diventare esso stesso una parte della sua
libreria, pronto alla futura
consultazione. In quest’ottica
acquista quindi valore non
solo la «prima di copertina»,
o la quarta, ma anche il dorso
del libro, quella parte un po’
dimenticata dai grafici ma
fondamentale per gli assidui
lettori.
11 libro non viene più visto
solo come mezzo di trasmis
sione della cultura, ma anche
come produzione da esporre
al consumo; sembra così
smarrirsi quell’aura sacrale
che per molti, intellettuali e
non, aveva il volume, per ridursi a oggetto di consumo,
sempre elitario, ma sicuramente meno mitizzato di un
tempo.
Tutto questo sembra emergere soprattutto presso le
grandi case, per affievolirsi
nelle piccole, segno, forse, di
una tendenza alla ricerca di
nuovi spazi e nuove strategie,
atte sì a far vendere, ma anche a fare dei prodotti di qualità.
Per esempio. Instar libri affida le proprie copertine a dei
grafici inglesi e produce una
ricerca sicuramente nuova nel
campo dell’editoria delle copertine librarie (il libro di
Geoff Dyer, Natura morta
con custodia di sax. Storie di
jazz, appena uscito, spinge la
provocazione a «nascondere»
autore e titolo in quarta di copertina, lasciando alla prima
la nuda foto di un musicista e
del suo strumento).
Oppure Sellerio, rifacendosi ai canoni tradizionali della
riproduzione di quadri in copertina, riesce a produrre copertine di grande qualità. Noi
lettori possiamo assistere, a
volte soddisfatti, a volte no, a
questa sempre maggiore spettacolarizzazione.
L’effetto stangata non ha
mancato di farsi sentire al Salone: ne hanno sofferto probabilmente un po’ tutti, e ne ha
sofferto anche la Claudiana,
tradizionalmente presente alla
mostra-mercato torinese.
«Dopo un periodo difficile
in corrispondenza della seconda e terza edizione - spiega Dario Gardiol, direttore
commerciale - nel ’91 e l’an
no scorso avevamo avuto un
certo incremento delle vendite; quest’anno invece dobbiamo registrare un arretramento di circa il 30%, come tanti
altri colleghi. Se un grande
editore può permetterselo, per
noi questo è una difficoltà,
anche perché c’è stato un rincaro dei costi relativi allo
stand».
Il pubblico indubbiamente
ha risentito della stretta economica: ma come si è comportato di fronte al libro Claudiana?
«Abbiamo registrato, come
sempre, un notevole interesse
per le nostre pubblicazioni.
Insomma un pubblico attento,
ma con meno disponibilità in
tasca... In ogni caso fra le nostre novità di quest’anno registriamo una certa attenzione,
al di là del Salone, soprattutto
per il libro di Roland Bainton
sulle donne della Riforma».
Il filosofo Hans-Georg Gadamer parla nel corso di un programma del
Dipartimento scuola educazione prodotto e trasmesso dalla Rai
13
venerdì 4 GIUGNO 1993_________________
Salone del libro - Un dibattito molto seguito su una vecchia questione
Gli italiani non conoscono la Bibbia^
eppure essa è una base della nostra cultura
PAG. 9 RIFORMA
RENZO TURINETTO
A fine giornata una famiglia inglese legge un
pezzo di Bibbia, c’è un ospite
italiano e lo invitano a associarsi. Sorpreso e imbarazzato quello risponde: no, io sono cattolico!
Con questa battuta da un
film italiano ha iniziato il critico Beniamino Placido per
rimarcare quanto sia ignota la
Bibbia al cosiddetto «popolo
dei santi», in occasione del
dibattito su La Bibbia e l’Italia: quale cultura religiosa,
svoltosi al Salone di fronte a
400 persone per iniziativa del
quotidiano Avvenire deH’Unione editori cattolici (hanno
partecipato lo scrittore Erri
De Luca, il conduttore TV
Bruno Gambarotta, il filosofo
Giulio Giorello, il biblista
Gianfranco Ravasi coordinati
da Stefano Jacomuzzi, docente di Letteratura italiana).
Se ne può anche ridere,
nonché piangere; la disinformazione è cronica, anche fra i
laici colti: su quotidiani di
gran livello e diffusione può
ancora capitare di leggere che
in Italia non ci sono solo i cristiani ma anche i protestanti, i
valdesi e gli evangelici, in un
allegro mix di sbagli e confusione.
La scarsa conoscenza della
Bibbia è una lacuna molto
grave sia sotto il profilo
dell’educazione, sia della
conservazione delle tradizioni
di cui un popolo vive (Giorel
(4
lo). Quanto alle questioni di
interpretazione, quali si pongono a chi per secoli ha visto
aprire il messale anziché le
Scritture?
Il sole non tramontò per un
giorno intero; Dio distende i
cieli come un velo e li dispiega come una tenda per abitare; le mura di Gerico crollano
al suono delle trombe e
all’urlo del popolo, e via spaginando.
Anche attraverso questi
«inciampi» passano tanto
quella che Giorello ha definito la retorica di Dio (la comunicazione della sua verità alle
sue creature) quanto uno spirito diverso da quello che ha
Salone del libro: lo spazio fisico
Le peregrinazioni
del visitatore
Parlando del Salone del libro, di solito si tende
(quando non si vogliono fornire dei puri dati quantitativi)
a parlare solamente dei libri
presentati, degli autori intervenuti, dei convegni organizzati, ma si tende a tralasciare
l'aspetto dell'esposizione, lo
spazio materiale in cui tutte
queste azioni si svolgono.
Girando per il Salone quest'anno si notava subito lo
spazio maggiore dei corridoi
tra gli stand, nel segno di un
maggiore rispetto per i visitatori, che così potevano muoversi un po’ meno pressati dai
«compagni di viaggio».
Si potrebbe provare a immaginarlo, questo viaggio, o
almeno a tracciarne alcune
tappe.
Dapprima ci si sente attratti
dalle grandi Case, è facile riconoscerle, i loro stand fanno
riferimento (quasi tutti) ai loro colori e ai loro marchi, a
delle strategie di immagine
che ormai tutti noi, chi più
chi meno, abbiamo imparato
a distinguere (Adelphi, Einaudi, Mondadori...). Sì, ci
sono alcune sorprese, ma sono poche e poco significative.
Quando ci si avvicina si è
come calamitati aH’interno.
Non si può mancare l’occasione di visitare lo stand di
uno di questi colossi. E dentro ci si sente come in un
mondo diverso, non si è più
nelle «strade», si è al riparo
nelle mani del grande editore.
Di fronte a noi si apre lo spa
zio delle sue pubblicazioni.
Ora sta a noi scegliere il pezzo che ci interessa, poi la ricerca continua. Bisogna appropriarsi in fretta di questo
mondo, farlo proprio, ma velocemente, perché fuori ci
aspetta l’altro.
Quando si esce dallo stand
si ha come un senso di smarrimento, di spaesamento, ma
presto ci si rimette in viaggio.
Poi viene l’ora delle piccole Case, e qui il viaggio si fa
più complesso ma anche più
affascinante; c’è il senso
dell’avventura, della scoperta
e della riscoperta. Molte immagini, molti nomi passano
sotto i nostri occhi ma solo
alcune attraggono e carpiscono la nostra attenzione, e allora ci si ferma, ci sia avvicina, si chiede, si curiosa.
Le «piccole» tendono a
volte a perdersi nel marasma
comunicazionale del Salone,
lanciano il loro piccolo grido:
sta a noi sentirlo per avvicinarci e entrare in questo micromondo con tutto il suo carico di informazioni e di sapere.
Il Salone come viaggio viene ad acquistare questa alternanza di esterni e interni, di
apparire e essere. Si tende a
sottolineare solo Tessere, ma
si dimentica che (purtroppo)
anche T apparire gioca un suo
ruolo nella dinamica di
un’esposizione, e che spesso
ma non sempre chi grida più
forte ha la meglio su chi grida
con il giusto tono.
animato l’impresa tecnicoscientifica come la conosciamo almeno da Galileo.
Mons. Ravasi si è unito a
Giorello nel citare il critico
letterario canadese Northrop
Frye, che nel libro II grande
codice, dedicato proprio alla
Bibbia (Einaudi, 1986) ha riproposto la decisiva funzione
etica ed estetica da essa esercitata sulla cultura occidentale.
Non globalmente, tuttavia,
«se nel 1946 Claudel scriveva che i cattolici nutrono un
grande rispetto per la Bibbia
e lo dimostrano standone il
più lontano possibile (...) C’è
però un grande compito da
attuare: che quasi tutte le famiglie cattoliche praticanti
abbiano in casa una Bibbia
non significa che la leggano». (giudizio estensibile a
tante famiglie evangeliche).
«Per ragioni di vario genere, imputabili in modo equanime sia al mondo ecclesiastico e cattolico, sia a quello
laico, nell’orizzonte culturale, sociale e scolastico italiano la Bibbia è un libro assente».
E proprio Bibbia, il libro
assente è il titolo di un volumetto uscito da un convegno
dell’associazione laica Biblia.
«La situazione di sostanziale
ignoranza delle Scritture
ebraico-cristiana da parte
della scuola - vi si legge - si
riflette negativamente anche
sulla formazione della gioventù e sulla sua comprensione delle radici culturali» (e di
parecchie discipline, arte,
musica, storia, letteratura. Divina Commedia inclusa).
Forse non esiste più pressante speranza (e preghiera)
della conclusione del Grande
codice: «La reazione normale
del potere e dei suoi servi (...)
è trattare la Bibbia come i filistei fecero con Sansone, ridurla all’impotenza (...); ma
come a Sansone ricresce la
forza insieme ai capelli tanto
che alla fine fa a pezzi il palazzo dei filistei con gli idoli,
così [la Bibbia] potrebbe anche cominciare^a ricrescere,
costringendo donne e uomini
alla libertà».
Un bel «quaderno di ricerca»
La comunità battista
di Isola del Liri
ITALO BENEDETTI
In questi giorni è uscito «La
comunità evangelica battista»*, un libro della studiosa
isolana Vincenzina Pinelli. Il
libro è pubblicato nella serie
dei «Quaderni di ricerche su
Isola del Liri». L’autrice, cattolica, già insegnante, ha una
lunga esperienza di ricerca
storica locale.
L’idea di questo lavoro è
nata durante il primo incontro
ecumenico tenuto tra la parrocchia cattolica e la Chiesa
battista. Un incontro importante per la realtà sociale isolana, perché ha rappresentato
il crollo di un muro. Dopo ottani’anni di presenza protestante, molti dei quali conflittuali con la realtà cattolica
maggioritaria, le ragioni del
sospetto reciproco erano ormai superate ma mancava la
sanzione, per così dire, ufficiale. L’incontro si era svolto
tra molte lacrime, ma dopo
era rimasta in molti l’esigenza di conoscere meglio questa
realtà minoritaria, e sostanzialmente emarginata, nel
quadro della storia della città.
Altre volte l’esistenza e
l’opera della Chiesa battista
erano state citate e valorizzate
in opere storiche anche di
grande diffusione, come nel
libro di A. Martini Biografia
di una classe operaia, Bulzoni, 1984, o di storia locale. La
nascita della Chiesa battista si
intreccia, infatti, con la propagazione dei fermenti socia
II metro alla stazione «Bastine», uno dei tratti in cui i convogli
escono a cielo aperto
Libri
Viaggio nella Parigi sotterranea
Probabilmente pochi, trovandosi a Parigi per studio, lavoro o
turismo, resistono al fascino delle corse in metropolitana, da un
capo all’altro della città, togliendosi la soddisfazione di intersecare itinerari improvvisati, saltando da una linea all’altra, approfittando della validità praticamente illimitata (a condizione
di non uscire in superficie) del biglietto.
E in effetti 13 linee cittadine, 3 extraurbane, e tutte le possibili combinazioni, rendono appetibile questo gioco che può larvi toccare oltre 300 stazioni. Ma il mètro è anche, per i residenti o per i pendolari, sinonimo di quotidianità, di abitudine giornaliera per raggiungere il luogo di lavoro; e nelle sue vetture,
negli androni e nelle gallerie delle stazioni si riversa ogni giorno un’umanità quanto mai composita: studenti, impiegati, intellettuali, barboni... fino ai musicisti che improvvisano concerti
per fare qualche soldo.
Il libro di Marc Augé*, etnologo di fama, affronta proprio
questo mondo: per una volta lo studioso non si applica a studiare una popolazione lontana, una cultura primitiva, una ritualità
in via di estinzione in qualche paese esotico, ma scende sotto
casa e studia da vicino i suoi compagni di itinerario di tutti i
giorni.
Ne risulta un bel ritratto della Parigi sotterranea, ncco peraltro di riferimenti anche teorici, alla scienza di competenza di
Augé, agli studi di suoi colleghi, e di questo fa fede la bibliografia dettagliatissima.
Il libro evoca, inventariando fra i nomi delle stazioni, battaglie (Austerlitz, Solférino, Bir-Hakeim), personaggi della storia (Charles De Gaulle-Etoile, Franklin D. Roosvelt), ma anche
i luoghi «classici» del turismo a Parigi (c’è una stazione Pigalle...) e la stratificazione sociale della città stessa. Ma non manca, ed è una notazione che sembra uscire da un libro di Raymond Queneau, la divertita citazione di un professore di francese dell’autore, per il quale il più bel verso alessandrino della
letteratura era: Le train ne peut partir que les portes fermées (il
treno può partire solo a porte chiuse), scritta che risaltava fino a
pochi anni fa sui vetri delle vetture.
(*) Marc Augé: Un etnologo nel mètro. Milano, Elèuthera, 1992,
pp. 101, £ 14.000.
listi e lo sviluppo della classe
operaia nelle cartiere della
valle del Liri. Realtà emarginata, quindi, ma non marginale o avulsa dal proprio contesto. Il libro della Pinelli, cogliendo questa necessità, è il
primo studio che abbia la comunità stessa come oggetto
di ricerca, e che faccia uso di
materiale d’archivio sia della
chiesa, che della parrocchia e
del Comune.
L’autrice ripercorre le tappe del cammino della comunità dall’iniziale emarginazione sociale (seppure nella
fedeltà alla sua vocazione di
chiesa popolare e operaia), fino al suo riconoscimento come componente significativa
della società isolana, di cui il
libro stesso è espressione. Il
libro mette bene in risalto,
non tralasciando i momenti di
crisi e di stasi, il costante impegno sociale e politico, insieme con quello della predicazione ed ecumenico, che la
chiesa ha ricevuto in eredità
dalla sua fondazione, e con
cui cerca di essere coerente.
Un libro importante, quindi, non tanto per la storia minima che riporta, quanto perché sottolinea che il vivere
fedelmente e coerentemente
l’Evangelo abbia rilevanza
storica, anche nella piccola
Isola del Liri.
(*) Vincenzina Pinelli, La
comunità evangelica battista.
Quaderni di Ricerche su Isola del
Liri, Isola del Liri (Fr), 1993.
Sabato 5 giugno — MANTOVA: Organizzata dal Segretariato
attività ecumeniche, nel salone di S. Orsola (via Bonomi) alle
ore 20,45 avrà luogo una tavola rotonda sul tema: Maria nel
dialogo ecumenico, a cui prendono parte don Ulisse Bresciani
e il pastore Renzo Bertalot.
Domenica 6 giugno — GENOVA: A partire dalle 9,45, presso la
chiesa battista di via Vernazza, si tiene una giornata di incontro
con le chiese avventiste della Liguria. Dopo gli arrivi e le presentazioni, il culto e l’agape, alle ore 15 si terrà una conferenza
con relazioni dei pastori Domenico Visigalli e Umberto Delle
Donne.
Lunedì 7 giugno — MODENA: Alle ore 21, presso la Sala dei
Cento (Camera di commercio, via Ganaceto 134), per l’organizzazione dell’istituto Gramsci e del Centro culturale protestante «Leroy Vemon», il past. Giorgio Bouchard e il prof.
Giorgio Spini discutono il tema: Verso una società libera e
giusta - Il contributo dei protestanti dalle origini del socialismo a oggi. Coordina il giornalista Roberto Franchini.
Domenica 13 giugno — ROMA: Alle ore 16, presso le suore
francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il Sae, per il
ciclo su «Crisi del dialogo: l’ecumenismo in questione», organizza un incontro sul tema: Necessità del dialogo: quale speranza alle porte del terzo millennio. Intervengono il past.
Giorgio Girardet e il teologo cattolico Gianni Gennari.
Mercoledì 16 giugno — TRIESTE: Alle ore 18, presso la basilica di S. Silvestro, il dott. Amos Luzzato parla sul tema: Il
mondo ebraico contemporaneo, per il ciclo di conferenze
«Fedi a confronto».
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRlMESTRAIi
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE
DI TEOLOGIA
ANNO XLVinN. 1-1993 •'
U O. Bayer, La questione aoerta dèlia teodicea J M. Rubboll,
«Come over and nolo us»: la miasioni cristiane e gli indiani nordamericani nel secolo )0/ll □ E. Mandnit ConBni dell'io e hne dalla vita: applicazioni delle tesi di Derek Partii J E. Genra, Il 'caso'
Drewermann □ P. Ricca, Taamino romarm: Ferita doppia □ Recensioni.
14
PAG. 10 RIFORMA
Le chiese evangeliche in Cechia e Slovacchia dopo la divisione della Repubblica
La Chiesa evangelica dei Fratelli cechi
Nel panorama singolare
delle chiese protestanti
dell’ex Cecoslovacchia la
Chiesa evangelica dei Fratelli
cechi occupa il posto di maggior rilievo.
Innanzitutto per la sua storia. Come è noto, la Boemia è
l’unico paese europeo che abbia sviluppato una riforma religiosa di massa prima della
Riforma di Lutero. Verso la
fine del XIV secolo la casa regnante di Boemia era imparentata con i reali inglesi.
Questo fece sì che molti studenti frequentassero l’Università di Oxford, venendo a contatto con le idee di Wicliff e
riportandole ovviamente in
Boemia.
Fra i propugnatori di una
riforma della chiesa (molti dei
quali venivano da una zona
della Boemia dove nei secoli
precedenti c’era stata una forte presenza valdese, poi stroncata) si distinse il teologo Jan
Hus, rettore dell’Università di
Praga, che sosteneva nei suoi
scritti e nelle sue prediche
(primo decennio del secolo
XV) la necessità di ritornare
alla Bibbia e insieme ai suoi
colleghi combatteva la corruzione del clero e la dottrina
delle indulgenze. Il movimento riformatore aveva un notevole seguito nel popolo, che
fra l’altro chiedeva con insistenza il ripristino del calice ai
laici nella comunione.
Nel 1415 Jan Hus, invitato
al Concilio di Costanza, con
salvacondotto imperiale, per
discolparsi delle sue dottrine
non allineate con l’insegnamento della chiesa ufficiale,
veniva bruciato sul rogo come
eretico, e la stessa fine fece
l’anno successivo un suo
stretto collaboratore, Gerolamo da Praga. Questi fatti sollevarono una estesa rivolta
che portò la maggioranza della popolazione boema e morava al distacco dalla Chiesa
cattolica.
Al Concilio di Costanza, nel
1433, venivano riconosciute
agli bussiti quattro caratteristiche che li distinguevano dai
cattolici, i cosiddetti «Quattro
articoli di Praga» conosciuti
con il nome di «Compactata»:
1 ) la libera predicazione; 2) la
comunione con i due elementi
(in latino «sub utraque specie», da cui il nome di «utraquisti» ai seguaci del movimento); 3) la confisca dei beni
A Dvur Kralové una casa di riposo per anziani; con ia caduta dei comunismo e ia progressiva restituzione
deiie proprietà ecciesiastiche, anche nella Chiesa evangelica dei Fratelli cechi cresce l’impegno diaconale.
Un incontro fraterno
Dal 30 aprile al 7 maggio
una delegazione Bmv (Roberta Peyrot Rostan, valdese, fino all’anno scorso del
Cratro Jacopo Lombardini
di Cinisello, Giampaolo
Ricco, metodista, membro
laico della Tavola valdese e
Emmanuele Paschetto, pastore battista, della redazione di Riforma) è stata ospite a Praga della Chiesa
evangelica dei fratelli cechi. Per l’occasione la delegazione è stata ricevuta dal
Consiglio sinodale {l’equivalente della Tavola valdese) con il synodal senior
(moderatole) Pavel Smetana, eletto nel Sinodo del
1991, ha incontrato la responsabile del Consiglio
ecumenico ceco, Nadeje
Mandysova, esponenti della
Chiesa metodista e
dell’Unione battista, del
settimanale interdenominazionale «Le scintille di
Hus», della Facoltà di teologia «Comenius» della
Chiesa dei Fratelli cechi e
ha visitato la sede di ciò
che è restato della Conferenza cristiana per la pace.
Vi sono state anche visite a
pastori, comunità e opere
diaconali della chiesa ospitante.
Ne è risultata un’impressione positiva per la serietà
del lavoro svolto da questa
chiesa, nonostante gli enormi problemi che deve affrontare, particolarmente
dopo la liberalizzazione e la
separazione della Cechia
dalla Slovacchia. La Chiesa
dei Fratelli cechi, saldamente inserita nei rapporti
ecumenici e nel dialogo con
la società, è il perno
dell’evangelismo ceco. Si è
riscontrato il desiderio
profondo di intensificare le
relazioni anche con il protestantesimo italiano.
ecclesiastici; 4) la sottrazione
del clero ai tribunali ecclesiastici.
Da allora il calice è rimasto
il simbolo della tradizione
hussita ed è tuttora presente
negli stemmi e nei simboli
delle diverse chiese evangeliche del paese. Il movimento
hussita si divise però in due
correnti che si combatterono
anche con le armi, mentre
d’altra parte la Chiesa cattolica lanciava una serie di crociate contro i cechi, affidandosi agli eserciti degli Asburgo
d’Austria.
Per circa due secoli la Boemia e la Moravia furono al
90% non cattoliche. Le diverse correnti, influenzate dalla
Riforma protestante e pressate
dagli Asburgo che volevano
ad ogni costo ricattolicizzare
le due regioni, con l’aiuto zelante dei gesuiti, stendevano
nel 1575 la «Confessio Bohémica» con cui si dichiaravano
in pieno accordo con la Riforma. Ma nel 1620 il tentativo
di conseguire l’indipendenza
politica veniva stroncato dagli
Asburgo nella battaglia della
Montagna bianca. Cominciò
la cattolicizzazione forzata
della Cechia e della Slovacchia, che ridusse gli evangelici a una piccola minoranza
clandestina.
Nel 1781 l’imperatore Giuseppe II promulgava un editto
di tolleranza che permetteva
agli evangelici di ritornare alla luce. Non fu concesso loro
di chiamarsi Chiesa dei Fra
ESIWf?
m.
iSfiéì
dei Fratelli in cifre
Membri Iscritti ' ' ‘ 167.991
Membri contribuenti . \ 56.^3
, Seniorati (distretti) . 0 > 13
266
. dt cui senza pastore »tw'v u 48
Altri luogVii di predicazione > * ‘ 357
ti-Totate pastori 240
««diojictonne -r- t
'3 <» ctf non in servizio locale i/f; 17
V neil’ammroiirazione centrale ^ ^ * 19
in servizio diaconale . , li
in aitri settori della chiesa >' - *
Presbiteri (anziani) circa
aitri coliaìboraton locali 0 di zona ■ i
¥ Edifici ■
di cui edifici ecclesiastici
^ Frequènza media ai culti circa
Battesimi di bambini
"" Pr^ntazioni *
Confermazioni
Sarttoi^mi di adulti
..^r'di oji con coniuge di diversa confessione
Funerali. , , . .
Ammissioni alia chiesa
Dimissioni dalla chiesa
; 3.000
780
• 670
224
15.500
1.003
47
550
242
322
. 206
2.061
234
- 459
(Statìstiche al 31 dicembre 1991)
teli! cechi, ma fu loro permesso di aderire a una delle due
confessioni riconosciute, la
luterana e la riformata elvetica. Nel 1861 gli evangelici ottenevano la parità dei diritti
civili e politici e nel 1918,
quando l’impero austroungarico si disfece e nacque la repubblica cecoslovacca, si costituì la Chiesa evangelica dei
Fratelli cechi che raccoglieva
i luterani, i riformati e decine
di migliaia di cattolici usciti
da una chiesa ritenuta troppo
filoaustriaca.
Nasceva poco dopo (1920)
la Chiesa cecoslovacca, che
più tardi avrebbe preso il nome di Chiesa hussita, costituita da circa ipezzo milione di
persone che si richiamavano
alla tradizione nazionale contro il cattolicesimo imposto
dall’Austria.
La Chiesa hussita, che aveva in origine caratteristiche
vecchio-cattoliche, si è via via
evoluta verso posizioni più
protestanti. Così, per esempio,
mentre formalmente conserva
ancora sette sacramenti, da diversi decenni ha ammesso le
donne al sacerdozio. Oggi
però essa è fortemente ridimensionata nei numeri, sia
perché è rimasta isolata nel
contesto ecumenico internazionale, sia perché ritenuta
compromessa con il regime
comunista.
Oggi la Chiesa dei fratelli
cechi, che è presente solo in
Boemia e in Moravia (mentre
nella Slovacchia esistono cir
ca 300.000 luterani e 150.000
riformati), conta circa 170.000
aderenti, suddivisi in 13 seniorati (o decanati). Le comunità sono 270 circa, con 240
pastori.
La Chiesa è organizzata secondo i principi sinodali-presbiteriani e ha come elemento
primario la comunità locale
che spesso ha intorno a sé diverse stazioni di predicazione.
Ogni chiesa locale nomina il
suo pastore (uomo o donna) e
sceglie al proprio interno i
presbiteri (anziani), ovviamente non retribuiti, che insieme con il pastore costituiscono il Consiglio degli anziani che guida la comunità.
Ogni seniorato è guidato da
un Consiglio di quattro perso
ne (due pastori e due anziani)
elette dall’Assemblea del seniorato stesso.
L’Assemblea nomina anche
i deputati al Sinodo (metà pastori, metà anziani) che è
completato dai sei membri (tre
pastori e tre anziani) del Consiglio sinodale (Tavola) e da
rappresentanti della Facoltà di
teologia. Il Consiglio sinodale
è il governo della chiesa: a capo degli uffici c’è un segretario generale eletto dal Sinodo.
Gli organi elettivi (eccetto il
segretario generale) durano in
carica sei anni e sono guidati
dal senior (pastore) e dal curator (anziano) che hanno pari
dignità.
Naturalmente vi sono poi
commissioni di vario genere.
di nomina sinodale o consiliare, che affiancano il lavoro degli organi centrali in diversi
settori e organismi operativi
che operano nel settore della
diaconia, dei mass media,
dell’edilizia ecclesiastica. Un
periodico che esce ogni tre
settimane «Cesky Bratr» (Fratello ceco) funge da organo di
collegamento fra le chiese. La
casa editrice «Kalich» (calice)
è stata chiusa recentemente
per difficoltà economiche.
La Chiesa dei Fratelli cechi
fa parte dell’Alleanza riformata mondiale sin dalla sua fondazione (1875) ed è anche fra
i membri fondatori del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e della Conferenza delle
chiese europee (Kek).
La situazione religiosa
in Cechia
in Slovacchia
indicazione
Cattoiii
(39
Senza indicazione
(17,5%)
téssione
Cattoiiotmmani
(60 4^
Uniati (0,1 S
Ortodossi (0,:
Evangelici
Hussiti(1,7%)
ifessione
%)
Altri (0,6%)
Evangelici
(7,8%)
Ortodossi (0,7%)
Uniati (3,4%)
Altri (0,5%)
SchetJa
La Chiesa metodista
Scheda
I metodisti iniziarono la
loro opera in Cecoslovacchia
all’indomani della prima
guerra mondiale, non appena
il paese divenne indipendente, con campagne di evangelizzazione sotto le tende, distribuzione di Bibbie e attività di carattere assistenziale. Sono organizzati come
Conferenza annuale indipendente che fa parte della Conferenza metodista dell’Europa centrale e meridionale il
cui vescovo (si tratta di metodisti episcopali) risiede a
Zurigo.
La Chiesa metodista cecoslovacca è rimasta unita anche dopo la separazione della Cechia dalla Slovacchia e
la creazione delle due repubbliche indipendenti (vedi
Riforma del 23 aprile ’93),
ma le difficoltà per tenere
unite le due parti sono molte. I metodisti cecoslovacchi
sono circa 3.000 (2.500 in
Boemia e Moravia, con 20
circuiti e altrettanti pastori e
500 in Slovacchia, con 4 circuiti e 4 pastori), in 40 località. L’apporto dei predicatori e dei collaboratori laici è
molto apprezzato.
I contatti con l’estero, sia
tramite la Conferenza centrale, sia direttamente , si
vanno allargando, e così pure il lavoro diaconale che per
ora si esercita in un’istituto
per anziani in fase di ristrutturazione e in un centro di
accoglienza per ex carcerati
a Pilsen.
I metodisti sono pienamente inseriti nel Consiglio
ecumenico delle chiese ceche, che raccoglie la maggior parte delle chiese evangeliche. L’attuale sovrintendente della Conferenza metodista cecoslovacca è il pastore Josef Cervenak.
La Chiesa battista
Nel 1919 si ebbe a Vavrisov, in Slovacchia, un’assemblea di comunità di tipo battista, che diede vita a una prima Unione di chiese battiste
con il nome di «Unità fraterna di Chelcicky». Essa comprendeva 25 comunità; slovacche, boeme, morave, tedesche e ungheresi. Chelcicky
era stato, fra i riformatori
bussiti, quello che aveva contestato con fermezza il battesimo dei bambini e si era battuto per l’assoluta separazione tra chiesa e potere politico.
Più tardi le chiese presero il
nome di «Unità fraterna dei
battisti».
Oggi questa «Unità» è costituita da una Federazione di
due entità di pari diritti:
l’«Unità fraterna dei battisti
nella Repubblica ceca» e
r«Unità fraterna dei battisti
nella Repubblica slovacca».
Ciascuna delle due unità or
ganizza e coordina la vita
delle comunità nel proprio
territorio. Sia in Cechia sia in
Slovacchia vi sono assemblee
annuali a cui partecipano i
delegati delle chiese dove
vengono eletti gli organismi
esecutivi dell’«Unità» di ciascuno dei due stati; vi è poi
anche un’assemblea generale
che raccoglie rappresentanti
di tutte le comunità e dove si
elegge il Consiglio generale e
il presidente della federazione (attualmente il past. Vlastimil Postpisil).
Le chiese sono 38 (23 in
Cechia e 15 in Slovacchia), i
luoghi di predicazione un
centinaio e i pastori 30; numerosi sono i predicatori laici. I membri battezzati sono
oltre 4.000 e la popolazione
supera le 6.(KK) unità. I battisti cecoslovacchi fanno parte
della Federazione battista europea.
15
\/F.NERDÌ 4 GIUGNO 1993
Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
Religione
e mafia
Caro direttore,
ho visto su Raitre una cerimonia religiosa per commemorare i magistrati Falcone e
Borsellino e gli agenti caduti
nella lotta contro la mafia. La
mafia che conosciamo va
combattuta con la partecipazione di tutti, ma bisogna
guardarsi dalle confusioni.
Cerimonia religiosa o di stato? Non dico solo come laico.
Ricordo ai cristiani che Gesù
morì fra due ladroni (assassini), e non furono loro a metterlo sulla croce.
Con i miei saluti.
Gustavo Malati
Torre Pellice
Perché quelle
assenze?
Ho partecipato con due o
tre colleghi, tre diaconi e un
visitatore ospedaliero di Torino, alle tre giornate di incontro dei cappellani ospedalieri
francofoni, che ha avuto luogo a Torre Pellice. A parer
mio rincontro è stato di notevole interesse per l’approfondimento di una ricerca sul
senso della cappellania ospedaliera attenta, aggiornata, rispettosa, umanamente sensibile e nello stesso tempo fedele a un messaggio di consolazione, speranza, salvezza
capace di essere trasmesso e
ricevuto in una dimensione
evangelica al di là degli stretti
steccati confessionali.
Ma quello che mi ha negativamente colpito è stata la
quasi totale assenza di pastori
e di visitatori valdesi. In un
incontro pastorale di alcuni
anni fa alle Valli, affrontando
il problema della cura d’anime agli ammalati, agli anziani e ai morenti, tutti avevano
dichiarato la necessità di approfondire una specifica preparazione in questo settore
MINI ABBONAMENTI
Avete mai pensato di regalare un abbonamento in occasione di un battesimo, di
un matrimonio, di un anniversario di un
vostro parente, di un vostro conoscente?
Avete mai pensato di abbonare un/a
coilega di lavoro o un/a amico/a, con cui
discutete spesso di reiigione, delle differenze che esistono tra gii evangelici e con
ie aitre confessioni reiigiose?
Avete mai pensato che sarebbe beilo
che la biblioteca delia vostra città, dei
quartiere, ii Centro di incontro per anziani,
il comitato di quartiere, i’associazione che
frequentate o che frequentano i vostri figli,
fossero abbonati a Riforma (e a L’eco
deiie vaiii vaidesi)?
Oggi è possibile !
li Consiglio di amministrazione delle
Edizioni protestanti (i’impresa editrice di
Riforma e de L’Eco delle valli vaidesi) ha
deciso di ianciare l’operazione mini abbonamenti (mini nel prezzo!) e di proporre
a tutti coloro che si abbonano e che abbonano conoscenti, istituti, enti, biblioteche
m’offerta speciale :
L’abbonamento, di qui alla fine dell’anno ’93, costerà solo 30.000 lire
L’abbonamento di qui al dicembre
1994 costerà 90.000 lire
Per abbonarsi è sufficiente compiiate ii
ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti srl, via S. Pio V 15 bis, 10125
Torino, specificando nella causale «mini
abbonamento per... (indirizzo completo)»
Offerta valida fino al 30 giugno 1993
del ministero pastorale. Ma
l’occasione per aprirsi alla
conoscenza di un’esperienza
che i nostri colleghi francofoni conducono da anni con
metodo e attenzione, è stata
disattesa. È vero che essi sono pastori (peraltro non tutti a
pieno tempo) particolarmente
dedicati a tale servizio, ma è
anche vero che la visita agli
ammalati e ai morenti fa
strettamente parte di una responsabilità inderogabile di
ogni pastore valdese.
La possibilità è stata data
ma i pastori e i laici che collaborano con loro non si sono
sentiti interpellati né coinvolti. Ancora una volta la priorità non è stata data a questo
aspetto del nostro lavoro.
Non insisto su questa nota
che non vuol essere rimprovero per nessuno, ma una
semplice constatazione.
Il problema non deve, a parer mio, essere lasciato cadere
ma essere oggetto di attenta,
riflessione. La nostra chiesa
ha fatto sforzi immani per riadattare e modernizzare i propri istituti diaconali (che tutti
ammirano!) e trova anche il
tempo per lunghi dibattiti sinodali sulla «evangelicità»
della diaconia e sul suo rapporto con la predicazione e
poi trascura uno degli elementi fondamentali dell’evangelicità, cioè la miglior
preparazione dei ministri, pastori, diaconi, visitatori per il
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011 /65527S - fax 011 /657S42
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6 -10066 Torre Peiiice - tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio Gardioi
VICEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanueie Paschetto
REDATTORI; Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronei, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
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ABBONAMENT11993
ITALIA ESTERO
-ordinario £. 60.000 -ordinario £.100.000
-sostenitore £.150.000 -viaaerea £.160.000
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r? OH abbontàa/Ufomurieavono L'eco dalla valli valdasi
aaoadmmi($l»ma^apmao»vlemimm. v
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo {42,5x40 mm) £ 30.000
Partecipazioni; millimetro/colonna £ 1.800
Economici; a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
iriodifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: immagini di quattro stragi: Bologna, Capaci, Palermo e Firenze, (fotomontaggio Marco Schellenbaum)
compimento della loro missione di portatori di senso e
di speranza davanti alla sofferenza, alla malattia e alla
morte.
Alberto Taccia - Torino
A confronto
con le fedi
viventi
Nel quadro delle cosiddette
«Fedi viventi» e delle comunità esistenti nella città di
Imperia, la nostra piccola comunità ha offerto ai loro rappresentanti la possibilità di
descriverci il proprio modo di
vivere la fede nel nostro tempo.
Abbiamo iniziato con due
martedì dedicati al cattolicesimo romano a cui sono seguite alcune interessanti conversazioni con un ebreo, due
buddisti, due islamici e un
esperto induista, e infine termineremo il ciclo nuovamente con il cattolicesimo romano postconciliare, ascoltando monsignor Guglielmi
della Curia vescovile di Ventimiglia.
Chiaramente tutti gli oratori hanno cercato di presentare
il lato migliore della loro fede, lasciando in ombra molti
aspetti imbarazzanti per una
mentalità occidentale come la
nostra. E a questo scopo, in
almeno due casi, non hanno
esitato a dire una piccola bugia relativamente alla parità
uomo-donna nella prassi religiosa quotidiana.
Nel caso dell’ebraismo è
stato affermato che la donna è
dispensata dalle pratiche religiose nei confronti di Dio per
essere libera di dedicarsi alla
famiglia, in particolare all’
educazione della prole nei
primi anni di vita. Lascio ai
lettori lo scoprire quanto di
vero o di ipocrita sia contenuto in questa affermazione.
Più grave l’affermazione
islamica della parità uomodonna davanti a Dio e nella
pratica religiosa, palesemente
mendace se riferita alla pratica quotidiana.
Vorrei soffermarmi un attimo su questo aspetto dell’informazione che ci è stata data. poiché alla fine di questa
conversazione abbiamo ricevuto in dono un libro tradotto in italiano («Guida del
vero musulmano») e il numero zero di una (splendida) rivista per i musulmani in Italia.
Mi sono letto con interesse
tutta la «Guida» e mi sembra
di poter dire che tutte quelle
minuziose prescrizioni relative alla vita quotidiana (dall’
alba al tramonto e durante la
notte) riguardano esclusivamente i mussulmani maschi...
In precedenza mi ero letto un
commentario sul Corano (e al
capitolo relativo ai diritti delle donne ho trovato l’affermazione che la dorma ha diritto a un tenore di vita pari a
quello dell’uomo da cui dipende e a essere soddisfatta
nei suoi appetiti sessuali, anche quando il marito ha altre
mogli.
Chiaro che il Profeta aveva
delle donne una più alta
considerazione (una sua moglie ha addirittura guidato
una guerra di restaurazione)
ma, attraverso i secoli, il
mondo musulmano ha pensato bene di ridimensionare
drasticamente la figura femminile che è attualmente pesantemente subordinata a
quella dell’uomo maschio.
Poco spazio (nella Guida)
viene lasciato al tempo da dedicare al lavoro poiché cosa
migliore, per l’uomo, è lodare
il Signore in ogni istante della
propria vita.
Una prescrizione importante è che il vero musulmano
non dice mai bugie e che è di
una onestà a tutta prova... il
che è tutto da dimostrare. Tenendo presente tutto questo
vorrei esporre una considerazione personale che nasce
dalla lettura della rivista musulmana e dal culto della pastora Sylvia Bukowski, centrato sul salmo 10, e riportato
sul numero 15 del nostro
giornale.
Nel giornale musulmano ci
si lamenta per l’informazione
distorta che i giornali italiani
danno dell’atteggiamento dei
musulmani bosniaci circa gli
stupri commessi dai serbi nei
confronti delle loro donne; si
afferma che il Profeta ha detto che tutta l’umanità nasce
musulmana e che poi solo i
genitori e gli usi e costumi
dell’ambiente li fanno diventare cristiani, ebrei o pagani.
Partendo da questa affermazione si rigetta l’accusa di ripudio delle donne stuprate, da
parte dei musulmani maschi
bosniaci, (mariti o padri non
importa) e si afferma che i
bambini che nasceranno saranno allevati con amore nelle famiglie musulmane.
Nel commento alla realistica rilettura del salmo 10, viene riportata T affermazione di
un esponente del mondo religioso musulmano, presumibilmente bosniaco, che dice:
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
Torre Pellice-Via Matteotti, 8-tei. 0121/932052
Luserna S. Giovanni - Via Gianavello, 31 -tei. 0121/909565
Sen/izta Notturno e festivo: Luserna S. Giovanni C.so Matteotti, 13 tei. 0121 /909745
«Forse troveremo un modo
per perdonare le nostre donne»... è evidente che quel maschio mussulmano non ha capito che è «lui» che deve
chiedere perdono alle sue
«donne» per avere lasciato
che la «parte femminile di
Dio» sia stata messa in condizione di essere oltraggiata e
offesa al punto che il mondo
circostante fugge via non vedere e non sentire il lamento
che sale da tanta parte della
umanità. Solo pochi restano a
guardare l’impotenza degli
sforzi umanitari.
Permettetemi un’ultima
considerazione personale: da
qualche parte si comincia a
ventilare l’idea della necessità di instaurare un Tribunale
sopranazionale, tipo quello di
Norimberga tanto per intenderci, per giudicare le azioni
dei popoli in particolare del
popolo ex jugoslavo. Se
arriveremo a tanto credo che
innanzitutto sia necessario
che i popoli che saranno rappresentati in esso facciano
una profonda autocritica individuale (confessione di pec
cato, diciamo noi) perché atti
di violenza contro le donne e
i bambini (e non solo contro
loro) avvengono in tutti i paesi del mondo. E dopo l’autocritica, in cui la parte maschile dovrà necessariamente
chiedere perdono alla parte
femminile dell’umanità, deve
seguire la conversione della
vita di ciascuno, uomini e
donne, riconoscendo a ciascuna persona pari dignità in
ogni campo, e il diritto di vivere secondo coscienza e di
lavorare in pace, guadagnando ciascuno il proprio pane
quotidiano.
Solo così potremo arrogarci
il diritto di giudicare le azioni
degli altri, e chiedere a Dio di
«evirare» coloro che si fanno
forti della propria maschilità,
e di «spezzare le loro braccia» quando diventano strumento di oppressione e di
sofferenza. Certo questa è
l’utopia del regno di Dio...
ma se non siamo capaci di viverla e di proporla agli altri
che speranza rimane per questa povera umanità?
Ugo Tomassone - Imperia
«Ecco, io sto alla porta e picchio,se uno ode la mia voce
ed apre la porta, io entrerò
da lui, cenerò con lui
ed egli meco»
(Apoc, 3, 20)
Si è spento improvvisamente
Filippo Scroppo
pittore
Certi della resurrezione nel Signore, ne danno l’annuncio la
moglie Lucia, le figlie Erica e Egle
con famiglie e parenti tutti.
Eventuali offerte in memoria alla Chiesa valdese di Torre Penice.
Torre Pellice, 23 maggio1993
RINGRAZIAMENTO
«Chi non ama non ha conosciuto
Iddio; perché Dio è amore»
(I Giov. 4, 8)
La famiglia delTamato
Filippo Scroppo
è grata a quanti hanno partecipato con presenza e scritti al suo
dolore. Ringrazia i pastori Tourn e
Rostagno, il dottor Bevacqua, I
medici e il personale dell’Ospedale valdese di Torre Pellice e del
Rifugio Carlo Alberto, il critico
Dragone, i dottori Longo, Griffa,
Luzzi, e il pastore Naso.
Torre Pellice, 28 maggio 1993
Gli amici della Sala Paschetto
ricordano l'artista e il credente
Filippo Scroppo
ed esprimono a Egle la loro
simpatia.
Torre Pellice, 28 maggio 1993
RINGRAZIAMENTO
«La justice produira la paix,
elle créera pour toujours
tranquillité et securité»
(Es. 32,17)
S'est endormie dans la paix du
Seigneur
Angioletta Mourglia
Aeschlimann
Le 24 mai, dans sa 81° année.
Dans l'espérance de la Résurrection font part du grand douleur le
mari Jean ainsi que les familles
parente et alliées, les-quels ont
été profondément touchés par les
témoignages de sympatie et d'affection qui ont été adressés lors
du grand deuil.
Nous prions toutes les personnes et amis qui nous ont entourés
par leur présence, leurs messages, leurs énorme témoignage
d’amour, surtout pendant sa maladie à l’hôpital de Pignerol.
Un sincère merci pour le soutien spirituel aux pasteurs Bellion
et Gardiol, au directeur de l’Asile
vaudois de Saint Jean. Un remerciement particulier vient adressé
à l’entreprise «Giachero» pour
l’exactitude du service funéraire.
Pour honorer son souvenir
penser à l’Asile vaudois de Saint
Jean ou même à l’Eglise vaudoise de Rorà.
Luserne Saint Jean,
le 25 mai 1993
RINGRAZIAMENTO
II marito, la figlia, la sorella e i
familiari tutti della compianta
Margherita Besson Angeleri
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata alila loro cara,
ringraziano di cuore tutte le gentili
persone che con presenza, fiori,
parole di conforto e scritti hanno
voluto essere loro vicino nella triste circostanza.
Un grazie particolare ai personale e alla direzione deH’Asilo valdese di Luserna S. Giovanni, al
pastore Marchetti, a Monia, Katia
e Nicoletta per l’affettuosa attenzione prestatale.
Luserna San Giovanni,
2 giugno 1993
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbato la fede»
(Il Timoteo 4, 7)
È mancato
Daniele Adolfo
Armand Hugon
Ragazzo del ’99, cavaliere di
Vittorio Veneto.
Il figlio Arnaldo, riconoscente
per la dimostrazione di affetto e
simpatia tributata al caro papà,
ringrazia tutti di cuore.
Un ringraziamento paiticolare
al personale medico e intiermieristico dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice per le cure e l’assistaza affettuosa.
Torre Pellice, 2 giugno 1993
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedi.
Telefonare ai numero
011-655278 - fax 011657542.
^Organizzazione Trasporti ed Onoranze Funebri ' -"v
Giachero - Bcssoiie - Pcrassi I
i—s.n.c. ^
Sede: Luserna S. Giovanni - Via L. Tegas, 43/4 -« 0121/909008
Torre Pellice - Viale Mazzini, 3 - ■» 0121 /932400
Servizio Notturno e festivo: ® 909537 - 909723 - 901201
16
PAG. 1 2 RIFORMA
ïiALE
VENERDÌ 4 GIUGNO 1993
In un messaggio inviato al presidente Clinton e al segretario di stato Christopher
Le chiese americane premono per un
coinvolgimento diretto nelKex Jugoslavia
JEAW-JACQUES PEYBONEL
Il 14 maggio scorso i responsabili delle chiese
americane facenti parte del
«Consiglio nazionale delle
chiese» hanno inviato al presidente Bill Clinton e al segretario di stato, Warren Christopher, un «messaggio sulla
situazione nella ex Jugoslavia», sottoscritto da 17 denominazioni.
Dopo aver ricordato come,
negli ultimi due anni, le chiese avevano denunciato i pericoli incombenti della situazione nella ex Jugoslavia,
sostenendo gli sforzi del Consiglio ecumenico delle chiese
e della Conferenza delle chiese europee nei loro tentativi di
fare incontrare i leader religiosi ortodossi, cattolici e musulmani, i firmatari affermano: «Oggi il nostro paese e i
suoi dirigenti devono prendere decisioni che riguardano la
nostra responsabilità collettiva di fronte alla tragedia permanente e all’intransigenza
delle parti in causa nel conflitto».
Il messaggio esprime apprezzamento per il piano di
pace Vance-Owen per giungere ad una soluzione negoziata
del conflitto, e ritiene che attualmente esso rappresenti la
migliore speranza per una sospensione temporanea dei
combattimenti.
Viene anche espresso apprezzamento per il processo di
consultazione intrapreso dal
governo Usa nei confronti
deirOnu e dei governi europei. Vengono quindi indicati i
principi che dovrebbero ispirare le decisioni degli Stati
Uniti rispetto alla situazione
presente:
1} le missioni di pace devono sempre attenersi a scopi
umanitari, cercando di porre
fine alle sofferenze della gente
su tutti i fronti del conflitto;
Germania: dibattito nella Chiesa evangelica
I cappellani militari
devono essere armati?
MANFREDO PAVONI
28 giugno 1992: manifestazione a Belgrado per chiedere le dimissioni del presidente Slobodan Milosevic
2) le forze di pace inviate in
loco devono essere sotto il comando dell’Onu;
3) ogni dispiegamento di
forze deve avvenire in appoggio agli sforzi per aiutare
le vittime e per intensificare le
pressioni diplomatiche ed
economiche che consentano di
giungere ad un cessate-il-fuoco e a una soluzione negoziata;
4) le forze dell’Onu devono
evitare di diventare o di apparire schierate con una delle
parti in conflitto;
5) tali forze devono essere
equamente ripartite tra tutti i
paesi e in particolare tra i
paesi del continente coinvolto.
Pur mostrandosi comprensivi delle esitazioni del governo
ad entrare in un conflitto così
lontano dalle coste americane,
i re.sponsabili delle chiese ritengono che gli Usa debbano
assumere un maggiore impegno nella partecipazione alla
«Forza di protezione dell’
Onu» (Unprofor). «Non pos
siamo più rimanere con le mani in mano mentre i diritti
umani vengono violati su vasta scala, la giustizia beffeggiata e la pace posta in bilico», afferma il documento.
Il governo americano viene
incoraggiato a premere sul
Consiglio di sicurezza dell’
Onu affinché il mandato della
Forza di protezione dell’Onu
includa:
a) la stretta applicazione
dell’ embargo economico e sugli armamenti;
b) il contenimento del conflitto;
c) la sorveglianza dei confini in prossimità delle zone di
combattimento;
d) la protezione delle popolazioni civili;
e) la protezione del personale Onu incaricato di assistenza umanitaria e di tutela
dei profughi;
f) l’invio e la protezione di
osservatori Onu per i diritti
umani e l’adempimento della
decisione di istituire un tri
bunale sui crimini di guerra.
I firmatari ritengono che il
ricorso a raid aerei non sia appropriato e non possa comunque essere alternativo a una
partecipazione diretta delle
forze Usa nella «Unprofor».
Inoltre si oppongono a togliere l’embargo sugli armamenti
nella Bosnia-Erzegovina in
quanto porterebbe a una «escalation» dei combattimenti.
Riconoscono però il diritto
all’autodifesa delle popolazioni assediate «se i loro bisogni di sicurezza e di sopravvivenza non vengono garantiti altrimenti».
II messaggio si conclude
con una preghiera: «Che
l’amore vinca l’odio, e lo spirito di riconciliazione vinca la
violenza. Da parte nostra,
porteremo avanti il dialogo
con le comunità di fede nella
ex Jugoslavia, esortandole ad
operare come agenti di riconciliazione, e sostenendole nei
loro sforzi al meglio delle nostre possibilità».
Devono essere armati i
cappellani militari che
accompagnano i soldati della
Bundeswehr (l’esercito della
Repubblica federale tedesca)
nella missione dell’Onu in
Somalia?
Di questo hanno discusso i
cappellani militari riuniti in
una conferenza che si è tenuta a Daun il 28 aprile. Alcuni
dei cappellani militari hanno
posto con forza la questione,
ricordando che «se si doveva
proprio andare ad accompagnare l’esercito allora ci si
deve in qualche modo difendere».
Contro questa richiesta si
schierano però il vescovo militare Hein-Georg Binder e il
decano militare Johannes Ottemeyer, che ritengono scontata e logica la partecipazione
dei cappellani alla missione
in Somalia. Curiosa è anche
la notizia secondo la quale
del «comando supremo» farebbe anche parte un decano
militare evangelico.
Anche il pràses della Chiesa evangelica della Renania
sostiene l’intervento dei cappellani militari in Somalia,
con una giustificazione etica
secondo cui «il dovere di un
pastore evangelico è garantire
un servizio agli uomini,
ovunque essi si trovino, e
questo servizio vale anche
per le forze armate».
Il Präses rende noto che
nessun cappellano è obbligato ad andare in Somalia;
l’obiezione è dunque prevista, almeno formalmente anche se, concludono il vescovo
militare e il decano militare
evangelico, «chi obietta dovrà lasciarsi interrogare dal
proprio lavoro e dall’impegno che questo comporta».
Da alcuni anni la discussione
sui cappellani militari coinvolge tanti uomini e donne
nella Chiesa evangelica della
Germania unita, anche perché
la Chiesa evangelica dell’Est
aveva rifiutato di avere cappellani militari.
Certo che le parole del vescovo e del präses dell’Ekd,
secondo cui bisogna servire
gli uomini in qualsiasi situazione si trovino, ci lasciano
francamente perplessi: un
conto è servire il Signore, il
suo prossimo e la giustizia,
altro è quello di offrire ai soldati in missione il servizio
pastorale insieme a tanti altri
(cinema, sesso, alcolici), come prodotto in offerta al supermercato.
Giovani pastori tedeschi al «Kirchentag» 1991 dell’Ekd, nella Ruhr
- £a
Un sondaggio effettuato dalTUniversità Vanderbilt di Nashville
Chi influenza di più gli americani:
la religione o i mass media?
Secondo una notizia dell’
agenzia «Baptist Press», circa l’80% dei pastori e sacerdoti degli Stati Uniti, interrogati durante un recente
sondaggio, sono del parere
che i mass media hanno
un’influenza maggiore della
religione nel modo di pensare e di agire della gente. Alla
stessa domanda, i giornalisti
e redattori dell’informazione
religiosa hanno espresso il
loro disaccordo con questo
punto di vista con uno scarto
da 5 a 3.
Le conclusioni preliminari
di questa inchiesta, effettuata
dall’Università Vanderbilt
(Nashville, Tennessee) sono
state presentate durante una
riunione della Società storica
dei battisti del Sud a fine
aprile. I risultati definitivi
verranno pubblicati durante
l’anno.
Per il corrispondente dell’
informazione religiosa del
«Los Angeles Times», John
Dati, esperto invitato all’Università, gli ecclesiastici
conservatori interrogati.
«evangelicals» o «fondamentalisti», sono apparsi «i
più pessimisti per quanto riguarda l’influenza della religione sulla vita personale e
gli affari pubblici, e la grande maggioranza... ritiene
che la religione stia perdendo influenza».
Secondo John Dart, un’
enorme percentuale di questi
pastori ritiene che la presentazione delle informazioni
sia prevenuta nei confronti
dei pastori e della religione,
giudizio che non è affatto
condiviso dai giornalisti interrogati.
John Dart non condivide
l’opinione di coloro che considerano «una stampa non
religiosa e non credente»
quale responsabile del malcontento rispetto alla copertura delle notizie religiose
nei media. Citando i risultati
di un sondaggio secondo cui
«gli informatori religiosi
tendono ad essere più religiosi del pubblico in generale», egli pensa che le difficoltà siano dovute alla
«confusione attuale sulla religione nell’ insieme della società. La religione è diventata privatizzata... e non trova
oggi il suo posto nella conversazione o sul lavoro».
D’altra parte, «le divisioni
ben note che esistono tra i
liberali e i conservatori
all’interno delle chiese non
fanno che aggravare la situazione. Pochi sono gli organismi di chiese cHe possono parlare con una stessa
voce e anche quando lo fanno essi non rappresentano
che una debole percentuale
in una società sempre più
pluralista nel campo della
religione». (Soepi)
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RIFORMA?
Una lettera di denuncia inviata all'Acat
Guatemala: cresce la
violenza sui bambini
Più volte su questo giornale
abbiamo parlato della drammatica situazione dei cosiddetti «bambini della strada»,
ragazzi senza famiglia, abbandonati a se stessi nelle
metropoli dell’America Latina. Questi minori sono esposti ai mille pericoli presenti in
ogni grande area urbana, in
particolare alla violenza delle
forze dell’ordine.
L’elenco delle violenze subite dai bambini della strada
nella capitale del Guatemala
è già molto lungo. In una lettera giunta al Gruppo infanzia dell’Acat (Azione dei cristiani per l’abolizione della
tortura) a Parigi, i responsabili della «Casa Alianza»,
una casa che accoglie i giovani della strada, riferiscono
di atti di tortura nei confronti
di un minore di quindici anni,
di lettere anonime e di minacce di morte nei confronti del
personale di «Casa Alianza».
Mentre il giovane Julio Cesar Reyes si recava ad una
messa per il terzo anniversario delia morte di Nahaman
Carmona Lopez, morto nel
1990 in seguito a pestaggi
della polizia all’angolo di una
strada, è stato fermato dai poliziotti e «bruciato 29 volte
sul braccio e sulla mano sinistra con sigarette, con il pretesto di essere senza documento di identità». Temendo
le rappresaglie della polizia,
egli è fuggito dall’ospedale in
cui veniva curato per «ustioni
di secondo grado». Oggi si
trova alla «Casa Alianza» di
Tegucigalpa (Honduras).
Indignato da simili pratiche, il direttore del programma latinoamericano della «Casa Alianza», Bruce
Harris (che anche lui ha ricevuto minacce di morte), ha invitato ogni persona che ha subito maltrattamenti «a scrivere a uno dei deputati al Parlamento europeo, chiedendo
che la Commissione europea
intervenga immediatamente
presso il governo del Guatemala affinché cessi questa
forma di violenza istituzionalizzata contro i bambini della
strada». (Apic)
DALLA PRIMA PAGINA
Europa
fortezza?
umani, di programmazione
dei flussi, di misure per l’accoglienza e di programmi per
la cooperazione internazionale.
Ci pare grave e fortemente
lesivo della democratica tradizione di accoglienza degli
«asylanten» della Germania
del dopoguerra, il fatto che la
decisione del Parlamento tedesco sia stata sollecitata ed
affrettata dalle violente manifestazioni di piazza di vari
gruppi dell’estrema destra
razzista e xenofoba.
Dal punto di vista delle
convivenze etniche, culturali
e religiose, l’Europa attraversa uno dei suoi momenti più
gravi e difficili: questo non
può essere il momento del
cedimento agli umori della
piazza. Perché iniziative poiiticamente sbagliate e moralmente infondate non destino antichi mostri razzisti,
dobbiamo essere coscienti
che è il momento della memoria, della ragione e della
responsabilità comune nei
confronti delle sfide sociali,
economiche e culturali che si
esprimono nel dramma di
milioni di rifugiati e di emigrati». (Nev)