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ANNO LXXVII
Torre PelUce, 31 Ottobre 194I-XX
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N.44
Spett. Biblioteca Val<Ìe8e
Riguardate alla roccia onde foste tagliati !
(isaia LI, 1)
Ses'C'ÉS am «t raaai 1«
della» Chi
Vsaldese
VALDESI
Nulla sia più forte della vostra fede !
^ Gianavello)
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ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15
Parrocchie del Primo Distretto . . ,12
Estero.................... . 25
La Divina cuna
È la Tua cura ha guarda
I to lo Spirito mio. Giobbe 10: 12.
^ ...Ma che dirò ancora ? Se Dio non ci
conservasse, noi dovremmo perire ad
ogni istante della vita nostra; come dice
il Salmista: Se tu rimandi il tuo spirito, son creati, ...Se Tu ritiri il fiato loro, trapassano, e ritornano nella polvere,
sàf'
, E’ dunque necessario che Dio ci conservi, eh Egli ci visiti, e ci sia sempre vicini, chè altrimenti noi siamo perduti.
.Ecco pertanto un punto che merita di
^ essere accuratamente pesato, per quanto si riferisce a questa Divina cura che
, guarda i nostri spiriti; sottolineo la parola. sp riti. Perchè ? Se fosse scritto:
« Signore, la Tua cura guarda il mio
g corpo, il mio corpo non va di primo
acchito in corruzione, perchè Tu lo con^ servi per la Tua Virtù »; se, dico, così
fosse scritto, sarebbe certo già una gran
cosa; ma, senza paragone alcuno, è cosa superiore quando Giobbe parla del1 anima. E perchè ? Perchè ci sembra
che l’anima nostra ha questa virtù in sè
di vivificare il corpo, e dargli vigore.
Ora, questo è certo vero in parte;
^ma bisogna tener ben presente, a questo proposito, che le nostre anim.e non
sono immortali per propria virtù, che la
loro vita ' non è li rinchiusa, come se
vi avesse le sue radici. Dove è dunque
la loro vita ? In Dio !
In quanto adunque Dio spande qualche stilla e qualche scintilla di vita nelTanima degli uomini, ecco come vi è
vigore, e non altrimenti.
E per quanto concerne questa Divina
cura, ascoltiamo quello che lo Spirito
Santo ha voluto esprimere: cioè che
Dio ci guarda del contihuo, che ci visita per conservarci, o affinchè in qualche
modo non cadiamo .
I filosofi diranno magari pur essi che
Dio ci ha creati e formati, che dal Suo
essere viene il nostro essere; a loro per
altro sembrerà che, dopo aver ricevuto
il via, ciascuno di noi di per sè stesso
sì conduca, e da sè si governi. E cosi
essi avvolgono come di una nube la bontà di Dio e la sua virtù; e gli uomini
sono inclini a questa malizia.
Tanto più pertanto bisogna sottolineiare questa parola: cura Divina, chè
quando Dio ci ha messi in questo mondo, Egli non ci ha ip esso lasciati per
dirci: Camminate come ognuno di voi
potrà; ma sempre dimora con noi, sempre ha la Sua mano protesa per ispirarsi la Sua virtù affinchè non cadiamo.
E necessario adunque che noi impariamo a così dirigere la nostra vita, che
toi siamo sempre come in presenza di
)io, poiché certo è che non possiamo
Ussistere se non in quanto sempre Egli
la l’occhio su di noi, e ci visita. E che
(Uesto ci faccia camminare nel timor
i Dio, per magnificarlo e rendergli la
>de che Gli appartiene quando avremo
onosciuto la bontà infinita che Egli
iostra verso di noi.
Ora noi ci prostriamo ai piedi del no;ro Dio, con piena conoscenza delle noJce colpe, pregandolo di farcele sente vieppiù fortemente, perchè così meEio le possiamo detestare, e gemere su
Semestre L. 8
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Direttore : Próf. GINO COSTABEL
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di esse tanto da ricercarne il rimedio
del continuo: che cioè Dio, per lo Spirito suo santo, ci rinnovi.
Così come Egli ci ha creati creature
mortali, di noi faccia Egli ora membri
del nostro Signor Gesù Cristo, formati
a Sua immagine; che Egli non abbia riguardo a quanto ha messo in noi di natura, ma a quanto vi ha m.esso di Grazia, che sorpassa ogni cosa, in quanto
Gli è piaciuto di fare di noi creature
nuove, per essere eredi del Suo Regno
celeste. Gli piaccia non solo di continuare quanto di bène Egli ha in noi co
minciato, ma lo aumenti fino a quando
non sia giunto a sua com,piuta perfezione.
Ed intanto che la Sua benignità ci
sopporti nelle nostre debolezze; ed ancorché noi siamo più colpevoli di fronte a Lui non ci condanni con .estremo
rigore, ma ci riceva come i suoi figliuoli, eome figlioli di adorazione, come Gli
è piaciuto, in nome e per i meriti di
Cristo Gesù, nostro Signore.
^ Calvino
(Dal ..trentanovesimo sermone sul libro
di Giobbe).
La domenica della Riforma
Da alcuni anni, se non erriamo, in
comune con le Chiese Evangeliche,
anche la nostra Chiesa commemora, la
prima domenica di novembre, la Riforma. Lo scopo è di riaffermare la ecumenicità protestante, unendo gli spiriti
in una unica preghiera di intercessione.
E pertanto ci sia permesso oggi di sottolineare alla meditazione dei lettori
dell’Eco quello che ci sembra essere la
base comune, la sorgente ispiratrice del1 azione evangelica.. Prescindendo in
questò nostro esame, necessariam.ente
superficiale, dalle due correnti estremiste del pensiero e dell’azione protestante: quella settaria che tende ad identificare in una determinata confessione la
verità protestante e quella liberale che
vorrebbe svuotare il protestantesimo di
qualsiasi contenuto dogmatico, per farne
semplicemente un metodo, di preparazione spirituale o spiritualistica, è opportuno chiarire anzitutto come certi zelatori inesperti, nel loro desiderio di poter ad ogni costo essere pratici, cerchino di trovare questa base comune, in
elementi che sono in realtà conseguenze di un principio più generale che tutti
li abbraccia.
Si parla così del Libero Esame, come
principio unitario; (si prega il lettore,
a questo proposito, di non lasciarsi spaventare da certi moderni Azzeccagarbugli, e di ricordare che i Riformatori furono violentemente anti-pelagiani); vi si
Aggiunge l autorità della Sacra Scrittura, la giustificazione per fede, l’unità
della vita morale, il concetto della Chiesa come società dei credenti, i Sacramenti operanti per fede.
In realtà tutti questi elementi, come
giustamente osservò R. Hollard possono
perfettamente e compiutamente derivarsi dal principio fondamentale che fa
sì che oggi noi parliamo di una Domenica della RIFORMA, e non -delle RIFORME, e che egli così formulava: Sovranità di Dio, realizzata direttamente
da Gesù Cristo nell’individuo per la restaurazione dell’umanità nella Comunione divina.
Non ci è possibile qui di analizzare
tutti gli elementi di questa affermazione;
ci sia solo permesso di sottolineare SI
valore perenne, squisitamente attuale,
per quanto essa mette nella sua luce
giusta dell’Evangelo la precisazione dell’azione cristiana evangelica protestante.
Di fronte alla tendenza profondamente
umana di rifugiarsi in un comodo distinguo tra il dominio spirituale e quel
lo materiale, tra la vita religiosa e quella di tutti i giorni, anche se ' considerata sotto il punto di vista morale, i Riformatori, Calvino e Lutero, hanno proclamato con vigore, quasi con violenza
che tutta la vita dell’uomo, che tutta la
vita di tutti gU uomini, senza distinzione di classe, di condizioni, di età, è:
servizio, e, badate bene, servizio alla
gloria di Dia.
Lutero, con la sua caratteristica vii'Amcità, ha scritto fra l’altro; La domestica di un podere, quando munge le
mucche, e il garzone che ara, servono
Dio, se sono credenti, non meno che i
monaci e le monache.
Paradosso dettato da ragioni di polemica contingente ? Indubbiamente no !
E’ qui, fondamentale, la rivendicazione
della concezione vocazionale della vita
dell’uomo. Sono affermazioni che oggi
non ci stupiscono forse più, che sono entrate a far parte del bagaglio teologico che inconsciameinte ogni Valdese porta con sè, senza rendersi conto del valore spiritualmente trasformatore che esse implicano.
Identità della attività pratica e del
servizio di Dio; ripudio di.ogni concezione casìstica, per il fatto che sacro e
profano non sono giustapposti; Dio che
trasforma il cuore deU’uomó: la nuova
nascita; cioè l’esclusione di ogni farisaismo moralista. L’uomo in Dio, Dio
nell uomo: non è più il vacuo parlare di
degenerazioni pietiste, o il fuoco di paglia di un superficiale sentim.entalismo
che ha permesso ad uno studioso francese di dire in una sua conferenza: « Una
fede profonda non è incompatibile con
una vita depravata», ma è la proclamazione sempre attuale che non vi ha
più luogo nè in teoria, nè in pratica,
per una distinzione tra moralità profana
e moralità religiosa .
In realtà tutta la polemica che Calvino e Lutero combatterono in riferimento alla distinzione in peccati veniali e
mortali, fatta dalla dottrina del tempo,
oltrepassa il quadro della pura cronaca
delle lotte dottrinali dì valore contingente, per assurgere invece ad una indiscutibile attualità: « l’unità inscindibile della vita morale ». Con la suddetta
sottile distinzione tra precetti e consiououi 01 jad ajBUTjoui pe auaiA is ‘116
questa unità, ed era giusto che la Riforma salvaguardasse l’integrità dell’azione cristiana affermando con San Agostino che è pericoloso il portar false bilance quando si tratta di giudicare dei
peccati, giudicando, secondo la nostra
fantasia: questo è pesante, questo è leggero; chè il giudizio è di Dio, ed il giudizio è uno ed uno solo, che sovrasta
all’azione dell’uomo ed'anche in questo
Senso le dà tragicamente la sua unità:
il salario del peccato è la morte. E di
fronte alla Maestà dell’Eterno è chiaro
che ogni ipocrisìa, ogni comodo quietismo, ogni sottigliezza speculativa cade:
ogni peccato è mortale; « tutti procedono dalla stessa causa, e possono* essere
cancellati solo con lo stesso mezzo ».
Anche sotto questo aspetto noi siamo
ricondotti ad un concepire la vita come vocazione, poiché il possesso della
verità non è il privilegio di una classe
di persone, ma è il cuore dell’uomo,
la sua sensibile spiritualità che può e
deve possedere la verità e questa « Soggettività » è dì tutti gli uomini, perchè
ogni uomo ha da compiere in sè l’opera
della sua riconciliazione con Dio ».
Vocazione.
E’ una parola che non dice più .gran
cosa in questo senso, così gravido di conseguenze, alla mente dei nostri buoni
Valdesi che hanno preso l’abitudine di
limitare l’applicazione al campo strettamente ecclesiastico: alla vocazione pastorale in senso stretto per esempio. In
realtà, non inutile questa celebrazióne
se ci darà l’occasione di approfondire
la reale portata dei principi fondamentali del nostro movimento.
Posto nel mondo che non capisce e
non vuole capire il linguaggio di Dio,
all’uomo si presentano naturalmente
due alternative: scendere a patti con il
mondo, vivere un minimum cristiano
composto di quanto può apparire come
fondamentale, cedendo sulle cose considerate come secondarie; oppure ritirarsi dal mondo, rifugiandosi nella solitudine, lontano dal commercio degli uomini, nella meditazione e nella preghiera.
E tutta la storia della Chiesa è la storia di questo travaglio, nel quale la
Riforma prende una posizione inequivocabile:
Chi scende a patti, tradisce; chi si
ritira, diserta.
Ed ecco allora la vita delTuomo, e la
sua azione, nel grande quadro del piano divino. Dio, che conosce l’inquietudine del cuore umano, e la sua incostanza e le sue passioni per amore dell’uomo
ci « ha prescritto quello che noi avremmo a fare con i diversi modi di vita
che egli ha dato: a ciascuno. E affinchè
nessuno oltrepassasse i termini della
condizione a cui è chiamato, egli ha dato a questi stati il nome di VOCAZIONE. Cosicché ciascuno ha da pensare
nel suo intimo che la condizione in cui
egli si trova è come un posto di guardia
dove Dio l’ha messo... » Così Calvino,
nella I. Ch. R., precisa in modo persuasivo il primato dello spirituale nel temporale e in un certo senso anche ciò
che passa, il mondo e le sue amarezze,
viene trasfigurato: « ...In una parola,
quando noi saremo tutti persuasi che
nessuno porta un peso altro che quello
che Dio stesso gli ha posto sulle spalle,
ciascuno, nella sua condizione sopporterà con maggior pazienza, le incomodità, le pene, gli affanni, le amarezze, e
le inquietudini che vi sono connessi.
Donde ne verrà una singolare conso-
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
lazione; che non yj, sarà cioè a-fione alcuna, per un^le e pregiata che. si possa dare, la q|uale non sia eccellente e
preziosa agli, occhi di Dio^ ih'quanto che
npi ci teniamo, religiqsanienta, irei limiti della nostra vocazione ».
E così sia: soli Deo gloria.
Spectator
Doni ricevuti dai Cassiere,
della Tavola Valdese per Istitnzioni varie
In memoria di Maria Vitale Toriano, Catania, la famiglia Vitale, per Asilo di Vittoria L. 50,—
G. e E. Bitter Rempdte, per Asilo
di Vittoria 50,—
M. M., per Emeriti 100,—
Roma Shad Muston, in memoria
del Padre, per Emeriti 50,—
Gustavo e Ketty Comba, per Collegio 500,—
Id., per Orfanotrofio di Poma
retto 500,—
Piero e Matilde Steiner Zavaritt,
in memoria loro cara mamma
Luisa Steiner Ginoulhiac, Bergamo, per Istituto di Firenze 5000,—
Id., per Istituto di Vallecrosia 5000,—
Dott. Giannino- Steiner e figli
Eugenia in Keller e Piero, in
memoria della loro cara moglie e mamma Luisa Steiner
Ginoulhiac, Bergamo, per Istituto di Firenze 5000,-—
Id., per Orfanotrofio di Torre
Pellice 5000,—
Id., per Orfanotrofio di Poma
retto - 5000,—
In memoria della zìa Monnet
Marta, i nipoti Grill e Mansuino, per Asilo di S. Germano 100,—
In memoria di Milca Rocchi
Prochet a favore delle Opere
Valdesi di Beneficenza da lei
■ tanto amate: Doti. Stanislao
Rocchi Lanoir, Aldo Rocchi
Lanoir, Lilia Malacrida Rocchi, per un letto all’Asilo dei
Vecchi di S. Germano 15000,—
Elena e Yvelise Rocchi Lanoir 500,—
Domenico e Maria Maggionì 100,—
Domenico e Bruna Girardi 100,—
Daisy e Roberto Turin 200,—
Èva Bounous Prochet, in memoria cara sorella, per Ospedale
di Torre Pellice l50,—
Colucci S. e N., in memoria loro
cara mamma, per Asilo Vittoria 25,—
Colucci S. e E., riconoscenti al
Signore, per Istituto di Firenze 25,—
Ermanno Rostan, per Collegio 50,—
Arturo Benech, Africa Sett., per
Evangelizzazione 30,__
Peyrot Ernesto, Orgere, per Evàngelizzazione 30,—
Camillo Gay, Pinerolo, per Orfanotrofio di Torre Pellice 10000,^—
Signore dei Pastori, per Id., in
occasione ricevimento sig.ra E
dina Comba 80,__
Famiglia Menusan Pietro, Indidiritti Prali, in memoria loro
caro Filiberto; per Ospedale di Pomaretto 25,—
Per Orfanotrofio di Pomaretto 25,—
Per Asilo di S. Germano 25,—
Per Emeriti 25,—
S. A. Immobiliare, Torre Pellice, per Evangelizzazione 200,—
N€»v>«à
■ E’ uscito il libro devoto
NOTTURNI
Meditazione d’una grande notte umana
di
MARIANO MORESCHINI
E’ un breviario di fede e coraggio per
l’ora che viviamo.
— In tutte le principali librerie —
Si spedisce a porto assegnato, franco
di spese postali.
— Prezzo Lire 15 —
Casa Editrice Religio - Roma
Via M. Faraone, 7
}\ teniHo di }mm nei 75° RnttiVcmrio
li Ì6 ottobre 1866 fu una dai^ importante per il piccolo centra di Ferrerò. Si
trattava di inaugurare un tempio per il
culto del popolo valdese in una località
che era stata quasi sempre in grandissima maggioranza cattolica. Solo per un
breve periodo, dal 1592 al 1596, i preti,
avendo abbandonato Ferrerò, i pastori
valdesi si erano permessi di predicare
nella chiesa di S. Maria Maddalena. Ma
al princìpio del 1596 i cappuccini la
rioccuparono per predicarvi la Quaresima e pare ch’essi non vollero accettare la proposta dei Valdesi di far servire la chiesa per le due confessioni.
Anzi il padre Valeriane gettò fuori dalla chiesa le pietre della profanazione
(la Tavola della S. Cena) e purificò il
tempio!
Di poi si sa che per un lungo periodo
di tempo fu tolto ai Valdesi il diritto di
abitare nel centro di Ferrerò.
Ma dopo la Rivoluzione francese alcuni valdesi più arditi cominciarono a
Giudicatura (più tardi chiamato pretura) non, avrebbe trovato altrove locali per quell’importante servizio e inhhe avrebbero potuto recare danno alla
coscienza religiosa delle persone meno
istruite.
Questa protesta trovò dei punti d’appoggio presso le autorità civili le quali,
fondandosi sul fatto che la. Tavola come
ente morale non aveva chiesto l’autorizzazione regia per l’erezione del tempio,
provocarono un decreto ministeriale per
cui si dovette sospendere la costruzione.
La Tavola fece un vibrato e al tempo
stesso pacato reclamo in cui domandava
se il governo avrebbe permesso che la
malvagità di alcune persone impedisse,
nella nuova atmosfera creatasi dopo il
48, che i Valdesi erigessero nel capoluogo della vallata di S. Martino, abitata
per due terzi da Valdesi, un luogo di
culto per predicare l’Evangelo di Cristo !
Finalmente dopo due mesi di lunga
e penosa attesa, nell’aprile del 1866 un
stabilirsi al Borgo. E il loro numero andò via via aumentando sopratutto dopo
l’Editto di Emancipazione del Re Carlo Alberto del 1848.
, Nel 1855, il pastore di Villasecca, Luigi Jalla cominciò a celebrare dei culti
nella casa di Barbo Danielin Pons, che
ben a. ragione possiamo considerare come la prima chiesa di Ferrerò. Nel 1861
i culti diventarono regolari e quel nucleo di fedeli fu affidato alle cure del
pastore di Maniglia G. D. Rivoir.
Fu allora che la Tavola, presieduta
dal Moderatore Lantàret, prese la decisione ardita e lungimirante di costruire un tempio nel capoluogo della vallata prevedendo Timportanza che avrebbe
in avvenire.
La difficoltà principale consisteva nel
trovare un terreno adatto su cui costruire il tempio ed il presbiterio. Un’occasione favorevohssima si presentò e la
Tavola acquistò da certo Rigat Giovanni
l’isolato compreso fra tre strade e la
piazza del paese. Sì apersero le sottoscrizioni e in poco tempo si raggiunse
la somma di L. 2205.
I lavori vennero presto iniziati. Sorsero però varie difficoltà. I cattolici di
Ferrerò indirizzarono al sottoprefetto
di Pinerolo una vibrante protesta perchè si tollerava che i Valdesi si introducessero in Ferrerò, costruendo un
tem,pio nella località più centrale del
paese. Gli argomenti che si adducevano
non erano molto seri: l’albergo principale del paese avrebbe dovuto essere
chiuso (esisteva un albergo nella casa
comprata dalla Tavola), l’ufficio della
decreto ministeriale permise di riprendere i lavori. I quali furono condotti a
termine in pochi mesi e il 16 ottobre
dello stesso anno venne inaugurato solennemente il nuovo Tempio.
L’anno seguente costruito il presbiterio accanto al tempio, il pastore di
Maniglia fu traslocato a Ferrerò e venne costituita la nuova parrocchia di Perrero-Maniglìa formata da 9 quartieri:
Baissa, Lorenzo, Forengo e, Bessè della
antica parrocchia di Maniglia, Crosetto,
staccato da Frali, Traverse, S. Martino
e Faetto a nord del Rio Cialancia staccati da Villasecca e infine, il nuovo
quartiere di Ferrerò.
Il funzionamento della nuova parrocchia incontrò alcune difficoltà pratiche
dovute ad una certa eterogeneità della
sua com,posizione e sopratutto al fatto
che Maniglia si risenti fortemente del
trasloco del pastore a Ferrerò, essendo
stata la sede del presbiterio por più di
tre secoli ! Il rapporto del 1868 deplora,
come un'fatto grave, che.i catecumeni
di Maniglia, « mal conseillés par leurs
parents » preferissero frequentare l’istruzione catechetica a Massello anziché
a Perrero !
Ma col passare del tempo le difficoltà
si appianarono; e guardando, non agli
interessi particolari ma a quelli generali della Chiesa Valdese, non v’è più
alcuno che non approvi la decisione della Tavola di aver innalzato nel centro
della Valle Germanasca un tempio alla
gloria di DIO !
Oreste Peyronel
Domenica 19 ottobre in una cerimonia
molto suggestiva è stato, celebrato con
un culto unico per tutta la parrocchia, it »y
75° anniversario d,ella dedicazione del ' ■
Tempio di Perrero con In partecipazione
dC un pubblico numeroso ed attento. X
Venne celebrata la S. Cena a cui partecipò una gra nparte dei presenti. La
Chiesa dei Chiotti era rappresentata da
alcuni membri che ringraziamo per aver
accettato il nostro invito.
li
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
La
L’affondamento in quattro minuti
della corazzata Hood avvenuta per opera della Bismarck, è, se ci si pensa, un
fatto impressionante. Tutto è tranquillo
a bordo e l’equipaggio della nave ingle->
se è lungi dal sospettare il vicino pericolo, quando, improvvisamente, traver-'
so la gelida foschia boreale già deboi-,
mente illuminata daii primi bagliori dell’alba, si vede profilarsi all’orizzonte, . ’
fantasma spettrale, la sagoma minac- ::
ciosa di una corazzata nemica. Il perico- -i.
lo è appena avvertito e gli uomini hanno appena il tempo dì correre al loro posto che già si è a portata dei grossi ca-r;
libri. Partono dai nemici i primi colpi
d’assaggio; colonne d’acqua s’innalzano
tutto intorno alla nave. Poi una densa
nuvola nera avvolge la corazzata nemica: è partita una bordata. Un minuto
d’attesa ansiosa ed ecco piovere sulla
nave un’infernale gragnuola d’acciaio
seguita da una formidabile detonazione.
Che è successo? Una granata nemica '
è penetrata nella Santabarbara ed ha ”
messo il fuoco alle polveri .La nave va-^|^*
cilla un istante come un toro colpito
dalla mazza, poi si piega sul fianco e
comincia a sprofondate. Un tonfo sordo: la nave è scomparsa nell’abisso ed il ^
mare muto, impassibile si richiude su,
tanta tragedia come se nulla di srtaor- ®
dinario fosse successo. E tutto questo in [ ^
quattro minuti ! In quattro minuti d’o-'*^
. rologio un colosso d’acciaio che è costato milioni e milioni, che ha richiesto'.,:'’
anni di fatica, lo studio di tanti inge- ’
gneri, il lavoro di tanti operai, .spro- i
fondato con il suo carico di vite urna--.,,,
ne, sprofondato nel mistero eterno !
■ :>jS
Questo fulmineo duello navale, senza dubbio impressionante, può parere J
un fatto straordinario, ma straordinario
non è: è l’emblema della vita. La Vita
(con la maiuscola come il Progresso),','/*
cioè quella corrente misteriosa che investe l’umanità e con essa rUniverso,“
è piena di incidenti,, direi meglio, è ^
tutta fatta di questi incidenti; e gli sbal-'L*
zi improvvisi, e drammatici con cui
vanza sono addirittura terrificanti. Perchè, di qualunque etichetta segnarne i^,i
nostri miseri sistemi filosofici o teoio
gici, siamo tutti persuasi che la vita non ,
è un giuoco, che non è un pacifico
fatale progresso, una piacevole ascen
sione tra boschi e prati fioriti, ma è es
9
ìé.
senzialmente sforzo,, lotta, conquista;
che terribili ostacoli si oppongono al-i^„
la sua marcia e che quegli ostacoli, per ’. .
essere sormontati, debbono essere vio- &
lentemente spezzati. La Vita non è un'?'
ruscello che scorre placido e tranquillo
nel suo letto senzV incontrare ostacoli,
ma è un torrente impetuoso che dev|^
aprire la sua strada e scavalcare o tra7Ì’
volgere gli ostacoli che gli si oppongo-',^
no. Se il percorso è ostruito da qualche
frana il torrente si ferma momentanea-'
mente e le sue acque sem,brano persino"’*’
rifluire alla sorgente, ma in realtà esse
si preparano all’assalto: si gonfiano spumeggianti e minacciose sino a travoli»
gere ogni cosa dinanzi a sè e precipitarsi g valle con immensa rovina.
.rtf
%
Eh già ! Non facciamoci illusioni, 007^
sì è la Vita, e così procede la Stona. Cp-'L
me un torrente impetuoso,, la Storia^^
travolge ostacoli d’ogni genere. Questi f
ostacoli spesso la fermano, ed i negatoli
del Progresso saltano su a dire: « Ecqo,
■M
■»SIS?
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J,’ECO DEIiî^E 7ALIj[ YAhPJSI
vedete che invece di andare avanti si
% torna indietro; ecco che le accjue, inveM*ce di procedere a valle, rifluiscono a
monte ». Il Progresso si è però solo apparentemente fermato; il torrente, con
<?7 uno scatto poderoso, con una scarica im•'I provvisa delle sue energie accumula■ te procede irresistibilmente nel suo cor
Noi abbiamo visto, in un precedente
' ¿ articolo che, per meglio vincere gli
ostacoli che sembrano insormontabili e ci sono dei Cristiani pessimisti per cui
questi ostacoli non solo sembrano, ma
p, di fatto sono e saranno sempre insor;; montabili - la Vita non spinge avanti
contemporaneamente un fronte largo e
_ . rettilineo ma procede a cuneo, cioè con¿'centrando in pùnti determinati le sue
energie e spingendo successivamente or
^ qua or là delle punte ardite atto a scompaginare l’ostacolo. Come la Vita pro■ cede a cuneo, così qssa procede a scatti
alternando lunghi periodi di carica con
¿ improvvise scariche. Come il cuneo è
la concentrazione dello sforzo nello spa7 zio. così la scarica (o scatto, o scoppio,
ò sbalzo repentino che dir si voglia) è
la concentrazione dello sforzo nel tempo. Il procedere della Vita non è in definitiva altro che una combinazione del
fcv-Cuneo e della scarica, cioè un accumu• lar.'-i lento, e per lo più invisibile e inI sospettato, di energie seguito da una
scarica improvvisa di quelle energie in
P^un minimo di spazio e di tempo,
f Per secoli si direbbe, difatti, che la
V/ "Storia si fermi, che il torrente si allarghi in una distesa d’acqua stagnante e
'I 'pestilenziale dove domina la malaria e
gracidano i rospi, ma poi ecco un salto
^ .precipitoso, ecco un .sobbalzo improv5 viso: una sommossa popolare, uno scis
- ma religioso, una rivoluzione, una guerra. Ecco il nascere del Cristianesimo, di
quel grande movimento ideale che
sconvolge dalle sue basi il vecchio mondo decrepito, ecco le invasioni barbariche che sommergono una civiltà e un
- im pero che sembravano eterni, ecco il
Rinascimento, ecco la Riforma, ecco la
?F- Rivoluzione Francese, ecco i grandiosi
movimenti contemporanei in cui si di|ii, batte il mondo dei giorni nostri.
Quel procedere della Storia non calza naturalmente con il nostro gusto per
il quieto vivere. Quegli sbalzi improvgf VISI turbano la nostra pace. Si vorrebbe da noi un progresso più regolare e
-• più metodico, basato più sull’evoluzione e meno sulla rivoluzione; e tutto questo talora ci sembra addirittura talmente incomprensibile che non vediamo in
esso altro che un caotico e disordinato
p, succedersi di stasi o regressi e di impeti ciechi e irragionevoli che sembrano
risultare in ultima analisi nella negazione del progresso stesso. Ma. i no. stri gusti e le nostre illusioni non con, tano: la Storia fa la sua strada senza
curarsi di noi.
4
■ Per illustrarti questo procedere del- .
la Storia, avrei, amico lettore, inflnìti
esempi da darti, ma più che la Storia
in generale, cioè la storia degli altri, so
che, da buon Valdese, ti preme più la
'¡tua storia individuale, e che la vita è
per te, più che speculazione e contemiplazione, azione. Ebbene, anche la vita
tua, come ubbidisce al principio del cu- ■
neo, cosi obbedisce a quello della sca- t
rica. Ci sono per te due momenti: la carica e la^ scarica, la preparazione e
l’azione. Quest’ultima sarà per te una
vittoria o una sconfìtta (ambedue talvolta decisive per la vita e l’eternità)
secondo che avrai o non avrai curato la
prima. E talvolta questa vittoria o questa sconfitta potranno essere questione
di un attimo. Potrei paragonarti ad una
■quercia che ha affondato lentamente le
sue radici nel terreno. Per anni ed anni,
con sforzo tenace e perseverante, ha
faticosamente avanzato, nelle viscere
della terra, i suoi numerosi tentacoli
che sembrano iiichiodarla al suolo; ma
il ciclone devastatore la afferra per la
chioma e, se non è abbarbicata abbastanzà solidamente al terreno, la sradi-'
ca e la solleva come un fuscello. Ma
preferisco paragonarti ad un pugile che
affronta nel quadrato il suo avversario.
Il tuo allenamento, come il suo, ha richiesto anni ed anni di dura e paziente
fatica, ma uh pugno sferrato da uno di
voi può bastare talvolta a stendere l’altro al suolo fuori combattimento.
Il ciclone devastatore, il nemico cfee
t’affronta sono le tentazioni ebe una
volta o l’altra dovrai affròntare, è là ma-®
lattia, è la miseria (e, peggio della miseria, la riccbezzà !), _è ad ogni modo la
mortP. Sei certo della tua corazza ? Sono solidi i tuoi muscoli ? Il tuo cuore è a
posto ? E specialmente Hai attinto la
forza da Colui che solo può darla ?
S. Tron
V;iWLLI NOS¥Rl
Il calendario, fedele compagno quotidiano di ogni focolare valdese uscirà Dio permettendo - entro il corrente novembre prossimo.
Migliorato nella veste e raddoppiato
di mole, esso conterrà, oltre ad una evocatrice tricromia in copertina, 24
quadri dovuti all’arte di diversi dilettanti fotografi valdesi ed illustranti
scene, costumi, località della terra nostra.
Ad ogni quadro si accompagna e si ispira una parola Biblica di ammonimento, di conforto o di appello.
Il calendarich, montato su elegante
supporto in cartone con finestra e fustella per avvolgervi i fogli senza staccarli, è offerto al prezzo non affatto
commerciale di Lire 6 franco di porto.
L’edizione senza supporto a fogli
staccabili, viene offerta al prezzo di lire
CRON/lQ/l VALDESE
PINEROLO. Nella sua seduta di do- .
menica 19 corrente il Consiglio di Chiesa esaminò alcuni catecuméni di terzo
anno che non avevano sostenuto il loro
esame di conoscenze religiose alla fine
dello scorso mese di marzo e 17 catecumeni d 1 secondo anno. In vista della
migliore preparazione spirituale dei catecumieni confermàndi di quarto anno,
il Consiglio espresse il desiderio che essi
frequentino il più regolarmente possibile i culti e le sedute dell’Unione Giovanile. Il Consiglio espresse la gratitudine della Chiesa al maestro a riposo
sig. E. Peyrohel che, durante lo scorso
anno, impartì le lezioni dì religione ai
bambini di fede valdese delle scuole elementari di S. Secondo e gli rinnovò
l'incarico pel nuovo anno scolastico.
Nell’assemblea di chiesa del 26 corrente fu tracciato il programma delle
varie attività da svolgersi durante il
nuovo anno ecclesiastico: dal Pastore
furono sottolineati alcuni punti della
Circolare del primo distretto; si esaminò
la Relazione del Consiglio alla Chiesa
per l’anno-1940-41 ed il Cassiere fece
una dettagliata ed esauriente relazione
sul Bilancio.
POMARETTO. Mercoledì, 22 ottobre
u. s., un num,eroso stuolo di amici e dì
conoscenti si stringeva affettuosamente
intorno ai fratelli Arturo, Ottorino, So®
fia e Pia Rostan ed alle loro famiglie
per, dimostrare loro viva simpatia nel
lutto che li ha colpiti con l’immatura
dipartenza della sorella Lillia deceduta
in una clinica dì Torino dopo molte sofferenze sopportate con cristiana fermezza, in età di soli 35 anpi.
Sappiamo che nella dolorosa prova
essi sono sostenuti dalla fede in Gesù
Cristo le cui consolazioni invochiamo
ancora su di loro.
—r Domenica scorsa sono stati pre-^
sentati al S. Battesimo: Jahier Enrica
di Vitale e di Poët Ida (Pomaretto), Ro-?
stan Carlo di Aldo e di Barai Evelina, e
Vinçon Renzo di Giulio e dì Rostan Elda
(Rivoira di Rinasca).
Dio ratifichi in cielo l’atto da noi
compiuto nel suo nome sulla terra ed
accordi le sue benedizioni ai figli ed ai
genitori.
Sabato venturo, 1° novembre, alle
4,50. I prezzi s’intendono per merce
franca di porto. Pagamento anticipato.
Le ordinazioni non accompagnate del
relativo importo saranno inviate contro
assegno.
Per i Signori Pastori è riservato uno
sconto di cent. 25 per copia e per quantitativi superiori alle 10 copie.
Si fa viva preghiera ai Signori Pastori di far conoscere ai loro membri di
Chiesa questo NOSTRO CALENDARIO.
Dovendosi iniziare la tiratura - la
quale per ovvie ragioni - sarà limitata
alle sole prenotazioni - queste vanno
indirizzate colla massima sollecitudine
esclusivamente alle
ARTI GRAFICHE « L’ALPINA »
Torre Pellice
R. Jahier, Pastore.
óre 15, a Dio piacendo, sarà inaugurata
la Mostra Missionaria permanente allestita ultimamente in una sala al pianterreno del Convitto Valdese.
L’invito a parteciparvi è rivolto a
tutti!
L’affettuoso ed imperituro ricordo
di quanti finita la loro corsa quaggiù ci
hanno preceduti nella Casa del Padre
sarà ravvivato nei nostri cuori domenica prossima 2 novembre durante il
culto delle ore 10,30 nel Tempio. Iddio
ci disponga a contemplare anche nella
tristezza di quell’ora la sua gloria e ci
renda sensibili ai suoi appelli ed alle
sue consolazioni.
— L’unione delle Madri di Pomaretto
riprenderà le sue adunanze domenica
prossim,a alle ore 14,30 nella Scuola
Latina.
S. GERMANO CHISONE. Hanno ricevuto il santo Battesimo il 12 ottobre
Beri Nella Flora, di Enrico e di Balmas
Olga di Villa; il 21 ottobre, Sergio
Comba di Giuseppe e di Long Margherita di Villa. Ai cari bimbi e alle loro
famiglie auguriamo gioia nel Signore !
— L’Asilo d’infanzia si riaprirà Lunedi 3 novembre.
— Malosso Felice di Torino e Peyronel Elisa dei Gondini sono stati uniti in
matrimonio nel nostro Tempio il 25
corrente. Che Dio conceda a questi sposi i doni più preziosi della sua grazia !
— Nel culto di domenica prossima 2
novembre (ore 10.30) avrà luogo la
Commemorazione dei defunti.
— La sera, alle ore 20 riprenderemo,
a Dio piacendo, ì culti serflli, con un
discorso di commemorazione della Riforma protestante. Gli orari domenicali
delle fabbriche e degli uffici che impediscono a molti di frequentare il culto
del mattino renderanno certamente più
frequentati i culti della domenica sera,
da parte dei fedeli dei quartieri del
Centro, Villa, Chiabrandi,, Gondini e
Sagna. G. B.
TORRE PELLICE. Sabato scorso abbiamo accompagnato aP camposanto le
spoglie mortali di Romualdo Arnoul^t,
di San Ciò. Egli non aveva che 16 anni.
Domandiamo al Signore di spandere la
sua consolazione sulla famìglia provata
così duramente.
— Iddio ha richiamato a Sè lo spirito della sig.na Ninetta Selli. Sazia di
anni, durante i quali ha conosciuto gioia
e dolori, ha potuto fare cantemporaneaipente la giuliva esperienza che il ginato
non è mai abbeudonato da Dio. Alla famiglia in lutto esprimiamo la nostra viva simpatia cristiana.
Sisp di CiMicorso
borsa « Giacomo foUogrliO » ■
La Commissione Amministrativa degli Istituti Ospitalieri Valdesi rende
noto: che a datare dal 1° gennaio 1942
è vacante la Borsa « Giacomo Pellegrino », di Lire 1000 (mille) annue, riservata a studenti universitari valdesi aspiranti alle professioni seguenti:
Medico-Chirurgo - Notaio - Farmacista.
Le domande debbono essere presentate alla sede dell’Amministrazione, in
Torre Pellice, Via Angrogna, 12, entro
il 31 dicembre 1941, ed ivi pure potranno essere chieste le maggiori informazioni occorrenti.
Si ricorda che il beneficato dovrà assumere per iscritto l’impegno morale di
esercitare la professione nelle Valli.
Torre Pellice, 31 ottobre 1941-XX.
Il Presidente:
Avv. Stefano Peyrot.
La famiglia del compianto
CAV. STEFANO GEYMONAT
ringrazia sentitamente quanti, in vario
modo manifestarono la loro simpatia in
occasione della malattia e della dipartita del suo caro Congiunto.
Bobbio Pellice, 2Ò ottobre 1941-XIX
Pubblicazioni della Claudiana
(Hovanni Micgge
Protestantesimo
e Spiritualismo
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Albert« Ricca
Il Wlo ngmlni
Predica tenuta in^ occasione
dell’apertura del Sinodo
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Prof. Gino Costabei., direttore responsabile
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4
. ìfc,..
L iüCO DELxjjij VíjLLÜ VALDliSI
il
-(MadiUaioiii preparate sai tasti del
ffartedl Lettura: Giac. 1: 9-15.
4 Novera, vi sapere che nessuno,
parlando per lo Spirito di Dio, dice: Gesù è anatema ! e nessuno può dire: Gesù è il Signore! se non per lo Spirito
Santo ». 1 Cor. 12: 3.
Questo che San Paolo cì fa così sapere solennemente ci sembra un assioma molto semplice, quasi una verità
lapalissiana... Anzi, lungi daH’essere sospinto dallo Spirito di Dio, il bestemmiatore che maledice a Gesù ci fa ìnorridire di spayento! Ed è ovvio che lo
proclama « Signore », colui soltanto
che si lascia ispirare da Lui.
Ma siamo noi ben sicuri di ciò? Dal
.versetto che precede, appar chiaro che
1 pagani fanno « anatema » il Fjgliol
di Dio per il solo fatto che si lasciano
« trascinare dietro agl’idoli »; or, che fa
praticamente, la cristianità odierna ?
Quanti altari, nel suo seno, elevati
alla dea sensualità, al Dio Moloc, ai cento idoli delle sue passioni, per cui crocifisso di nuovo è il Redentore ed il Suo
Santo Nome bestemmiato !
«Lo glorifica» (Giov. 16: 13-14) Io Spirito della Verità e chi si lascia da Esso
guidare; chi riconosce la Sua sovranità a si sottomette ad essa; chi Lo accetta
come « Signore », cioè come padrone e
come dispensatore delle grazie divine...
Or, quello Spirito, Egli stesso lo dà
a chi glielo chiede, « come un padre dà
buone cose ai suoi figlioli ».
Mercoledì Lettura: Giac. 1: 16-27.
5 Novera, chi beve dell’acqua che Io
darò, non avrà mai più sete; ami, l’acqua che Io gli darò, diventerà in lui una
fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna. (Giov. 4: 14).
« L’homme est xm dieu tombé qui se
scuvient des cieux» (La Martine); e, perchè « creata da Dio, in vista di Lui, l’anima nostra è irrequieta finché non riposi in Dio » (S. Agostino). Fratello,
non l’hai tu mai provata quella sete di
« cose migliori » che nulla vale ad estinguere, nemmeno i bei giorni della prosperità e della forza...; e che dire, quando l’orizzonte si rabbuia ? Il mondo non
potrà mai soddisfare il bisogno cosi
profondo di pace, di consolazione, di
giustizia, di certezza, di felicità, di perfezione della natura umana.
Ma il Signore, che ci fa sentire la nul
dS faaai
GaleBdarìo Bìblico dalla Gbioea MaraTa)
Uinedl Lettura: Salmo 11,
3 Novera. Vedi dunque la benignità
t la severità di Dio: la severità verso
quelli che son caduti; ma verso te, la
benignità di Dio, se pur tu perseveri
nella sua benignità; altrimenti, anche tu
sarai reciso ». > Rom. 11: 22.
Siamo soliti parlare dell’amor di Dìo
' ed a queirinfinito amore noi cì abbandoniamo, fidenti. Con ragione, senza
dubbio: che cosa saremmo, senza l’amor di Dio ? E non è quella la sua eslenza ? Ma nera succede egli che, per
effetto del Tentatore trasformantesi in
« angelo di luce » mettiamo praticamente in non cale la Giustizia di Dio e la
sua Santità? Gran perdonatore, Egli
« usa benignità fino alla millesima gegenerazione verso quegli che ramano;
ma Padre, Egli educa, ossia corregge in
vista del Cielo, compimento della suprema Sua santità, quanto del Suo supremo amore.
In questo testo, abbiamo, al riguardo,
l’esempio dell’antico popolo Eletto: perchè volontariamente decaduto dalla sua
vocazione di « popolo di Dio », fu e rimane colpito da sventure senza pari;
perchè vignaioli infedeli, la « vigna del
Signore » venne affidata ad altri - a noi;
ma il loro esempio rimane per noi ammonitore. Credente, non stancare la misericordiosa pazienza del tuo Dio!
Guarda la Sua benignità, ma bada alla
necessaria Sua severità paterna! E persevera: « i violenti s’impadroniscono del
Regno dei Cieli !»
lità dì tutte le cose terrene, è pure Colui che, solo, può rispondere alle nostre
più nobili aspirazioni: non coi suoi doni
soltanto, ma ancora e soprattutto con
la Sua Persona che si comunica e vuole
spiritualmente abitare nel credente; più
l’anima sì disseta nella sua comunione
con Lui', e più la fonte deU’amor divino
le basta. Non solo: le grazie che riceve
sono di tal natura che diventano inesauribili; si rinnovano; si moltiplicano
in maniera da diventare in lui « fonte »
imperitura. Infatti, la fede, la speranza,
la carità sono- « vita » che comincia sulla terra, e comunica col cielo sulle ali
della preghiera, aspettando di ivi compirsi nella gloria immortale.
Giovedì Lettura: Giac. 2: 1-7.
6 Novera. « Salutatevi gli uni gli altri
con un bacio d’amore; pace a. voi tutti
che siete in Cristo ». 1 Pietro 5; 14.
Ecco un modello di saluto cristiano.
Notate subito la differenza che corre
fra di esso ed i comuni saluti mondani:
in questi, manca per lo più un significato profondo; si riducono abitualmente
ad una formula convenzionale, esterna,
non di rado ipocrita... Il saluto cristiano
invece, interiore, sincero, è l’espressione di questi due grandi sentimenti: l’amore, « vincolo della perfezione», che si
traduceva negli antichi raduni di credenti col « bacio fraterno », trasmesso
dall’uno all’altro dalla parte degli uomini e dalla parte delle donne; e la pace, sommo bene, sintesi di tutti i beni...;
culminante nella pace del Cristo, che il
mondo non conosce, non può dare, nè
può rapire.
Per chi è « in Cristo », codesti due
sentimenti dominano la vita intera; si
com,unicano al fratello e l’augurio per lui
diventa preghiera; voto che Dio esaudisce, secondo la promessa fatta da Lui i
stesso quando ordinava che il suo popolo fosse così benedetto nel Suo nome:
« L’Eterno faccia risplendere il suo volto sopra te, ti sia propizio, ti dia la pace ! »
Venerdì Lettura: Giac. 2: 8-13.
7 Novera. Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro Grande Iddio e Salvatore, Cristo
Gesù. Tito 2: 13.
E’ la Grazia di Dio (vers. il) la quale
c’insegna ad aspettar così. Tutta quanta
la vita cristiana è un « aspettare ». Credente, tu sei salvato; in un certo qual
«lodo, però, « salvato in isperanza »;
già sei figliuol dì Dio; ma « non è ancora reso manifesto quel che sarai »; tu
« hai » la vita eterna; eppure devi conquistarla, « afferrarla » ; è un dono, al
quale occorre tuttavia che tu lavori
« con timore e con tremore ».
Aspettando,.. Osserva con qual ricchezza è qui descritto l’oggetto della tua
aspettazione; beata speranza, che non
rende confusi; fede, dimostrazione delle
cose sperate. Apparizione della gloria
dì quel Gesù che, secondo l’espressione
di un altro apostolo, S. Pietro, « benché
non l’abbiate veduto, voi amate; nel
quale credendo, benché ora non lo vediate, voi gioite di un’allegrezza ineffabile e gloriosa ».
Aspettando... Non potrebbe essere altrimenti, nello stadio attuale, preparatorio della vita, in questo Divenire! Beato chi sa, così, protendere lo sguardo
verso il Grande Iddio e Salvatore Cristo
Gesù, fino al giorno in cui Egli tornerà
per accogliere i redenti nel suo Regno di
Gloria.
Sabato Lettura: Giac. 2: 14-26.
8 Novera, ^on v’è distinzione fra
Giudeo e Greco; perchè lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti
quelli che Lo invocano. Rom. 10: 12.
Oh! sacro universalismo dell’Evangelo, e quanto da noi lontano! Quando
mai gli uomini, per amor dì loro stessi,
lo comprenderanno ?
Ma non serve sterilmente gemere
-sulle barriere che, più paurose che mai,
sembrano separarci da tanto ideale;
conviene piuttosto pensare alla nostra
responsabilità, al riguardo, e ai nostri
privilegi. Dio non esclude alcuno dalla
Salvezza: ecco la realtà; Egli « non vuole che alcuni periscano, ma che tutti
giungano a ravvedersi»; «dinnanzi a
Dio, non c’è riguardo a persone», non
« distinzione ». In Cristo, splendore della Sua gloria e impronta della Sua msenza. Egli è ricco sì da soddisfare ai bisogni di tutti; poiché, in Cristo, tutti Egli ha amati e tutti Ei chiama a Sè.
Chiama ed ha amato anche te. Lettore, chiunque tu sii e qualunque sia il
tuo passato: lo sai, poiché te l’hanno ripetuto molte volte. Ricorda che dipende da ognuno che Egli divènga « il Signore», il Supremo Fattore e l’Ispiratore supremo della vita; ricco in maniera da sorvenire, fino neU’eternità, ai
bisogni di quelli che L’invocano.
Lo invochi tu, o anima mìa ?
E com,’è che tu Lo invochi ?
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