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Anno 123 - n. 24
19 giugno 1987
L. 700
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delle valli valdesi
i
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
14 GIUGNO
Un voto per il governo e una nuova etica
Il sistema elettorale permette la rappresentanza di nuove forze quali i verdi, portatrici di esigenze etiche in politica - Il voto manifesta una tendenza europea che premia chi governa - Alle valli avanzano PSI e autonomisti
Il Partito socialista avanza
di tre punti, il PCI perde oltre
tre punti, la DC ricupera 11,4%
dei 5,4% persi nelle elezioni dell’83 ma ottiene meno voti delle
regionali dell'85, i « laici » (PRI,
PSDI, PLI) dimezzano quasi il
loro peso, passando complessivamente dal 12,1% al 6,8%, si
afferma un'« area » politica non
tradizionale (radicali, verdi, demoproletari) che alla Camera dispone oggi complessivamente
del 6,8%, una forza pari a quella dei « laici » che, se usata in
battaglie comuni (contro il nucleare ad esempio), potrà essere
incisiva, ed infine il Movimento
sociale italiano subisce una flessione dell’1%; questa la sintesi
dei dati elettorali nazionali.
Ne ernerge un quadro abbastanza diverso da quello del passato, soprattutto se consideiiarno che tra l’83 e P87 3 milioni
di cittadini hanno raggiunto la
maggiore età e 2 milioni sono
stati cancellati dalle liste elettorali. Innanzitutto dobbiamo constatare che è stata premiata la
professionalità politica. Craxi
ed Amato hanno dimostrato
agli italiani che esiste la possibilità di avere un governo stabile, fatto dalle stesse persone
e per lunghi periodi. Ciò evidentemente ha ottenuto consenso.
La politica come arte del governo piace anche ai giovani, che
in misura massiccia hanno votato per il garofano. Dalle urne
sembra emergere una prima indicazione: « più governo, meno
ideologia ».
E’ però un’indicazione contraddittoria col risultato positivo
della DC, dei verdi e di DP. Qui
il successo sembra sia da ricercare nel rinnovato richiamo
ai valori, alle ideologie. « Fai vincere le cose che contano », diceva uno slogan democristiano; i
verdi (col forte richiamo ai valori della vita, della natura, dell’etica personale) e i demoproletari (col richiamo ai valori
« della classe operaia ») sono
gli indicatori di questa tendenza ad una politica che corrisponda ad un rinnovato senso etico.
Certo nel caso della DC molto ancora hanno contato clientele e l’occupazione quarantennale del potere, ma l’aumento
dei voti, anche giovanili, va ricercato in questa capacità di richiamo ai valori cattolici enfatizzata dalla dichiarazione dei
vescovi e dai candidati di Comunione e Liberazione. Purtroppo,
però, i personaggi democristiani
eletti appartengono più al professionismo del potere che ad
una concezione della politica come servizio.
Ai « laici » è mancato il richiamo ai valori ideali (pensiamo al
loro comportamento di fronte al
Concordato, solo tardivamente
corretto di fronte al problema
dell’ora di religione cattolica),
ed è rimasto il voto degli interessi, che però si è spostato verso chi ha garantito il governo.
Il Partito comunista, che ha
presentato liste « pigliatutto »
COME SI E’ VOTATO PER LA CAMERA
Politiche ’87
Pol.’SS Reg. ’85 Poi. ’79
Partiti voti % seggi % seggi % % Partiti voti % seggi % seggi
DC 13.231.960 34,3 234 32,9 225 35,0 38,3 DC 10.870.056 33,6 125 32,4 120
PCI 10.249.690 26,6 177 29,9 198 30,2 30,4 PCI 9.171.180 28,3 100 30,8 107
PSI 5.501.980 14,3 94 11,4 73 13,3 9,8 PSI 3.531.312 10,9 36 11,4 38
MSI-Dn 2.282.212 5,9 35 6,8 42 6,5 5,3 MSI-Dn 2.115.196 6,5 17 7,3 18
PRI 1.428.358 3,7 21 5,1 29 4,0 3,0 PRI 1.247.204 3,8 8 4,7 10
PSDI 1.140.086 3,0 17 4,1 23 3,6 3,8 PSDI 762.670 2,4 5 3,8 8
PLI 810.961 2,1 11 2,9 16 2,2 1,9 PLI 699.980 2,2 3 2,7 6
PR 987.675 2,6 13 2,2 11 3,5 PR 571.339 1,8 3 1,8 1
DP 642.021 1,7 8 1,5 7 1,5 0,8 DP 493.290 1,5 1 1,1 0
Pdup — — — — — — 1,4 Svp 170.240 0,5 2 0,5 3
Svp 202.005 0,5 3 0,5 3 — 0,6 Verdi 632.856 2,0 1 — .
Verdi 969.534 2,5 13 — — 2,1 — PSI-PSDI-PR 1.018.720 3,2 10 — —
Pensionati 25.847 0,1 — 1,4 — 0,4 — Pensionati 52.222 0,2 1,2 0
Altri 1.100.725 2,7 4' 1,3 3* 1,2 1,2 Aitri 1.020.456 3,1 4‘ 2,3 4
Psd’az, Uv, Liga Veneta - a : 2 Psd’az, 1 Lega Lombarda, 1 Uv-Adp-Pri.
...E PER IL SENATO
Politiche ’87
Poi. ’83
a: Psd’az, Lega Lombarda, Alleanza laico-soc., Uv-Adip^Prì.
con candidati che vanno dall’expresidente della Consob Guido
Rossi, ad ex-socialisti quali Giolitti e Cohen, a verdi quali Chicco Testa e Laura Conti, si è presentato agli elettori con una
identità molto sbilanciata rispetto alTinsediamento tradizionale
e gli sono mancati i voti giovanili e anche parte di quelli tradizionali della classe operaia.
Per andare incontro ai nuovi ce
ti medi ha lasciato la tradizionale riva operaia ed è rimasto,
come si dice, « in mezzo al guado ». I radicali vengono premiati per una campagna elettorale
spregiudicata e sbeffeggiante i
« grandi ».
Nel loro complesso, i risultati
delle urne valorizzano il nostro
sistema elettorale basato sulla
proporzionalità, che invece tanti strali aveva ricevuto prima
delle votazioni. II nostro sistema elettorale permette infatti la
rappresentanza di nuove forme
di aggregazione politica che operano nella società e che difficilmente avrebbero rappresentanza politica con altri sistemi (quali quello inglese, ad esempio: su
queste elezioni riferiamo a pag.
10). Mólti politologi avevano definito queste istanze come « metapolitiche »; il nostro sistema
dà loro una rappresentanza. Vedremo in futuro se queste istanze si tradurranno in precise politiche, ad esempio contro gli armamenti, per una industria ed
una agricoltura pulita.
LA TESTIMONIANZA
Costanza nella tribolazione
«E avendo evangelizzata quella città e fatti molti discepoli,
se ne tornarono a Listra, a Iconio ed Antiochia, confermando gU
animi dei discépoli, esortandoli a perseverare nella fede, e dicendo
loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (Atti 14: 21-22).
Nel 1970 le Chiese fondatrici
del costituendo «Instituto Superior de Estudios teológicos », la
facoltà evangelica di Buenos Aires, furono invitate a scegliersi
un simbolo ed un motto che illustrasse la loro storia e le ragioni della loro presenza in America Latina.
I nostri fratelli rioplatensi, accanto al candelabro a sette stelle con la scritta « Lux lucet in
tenebris », posero la seguente
frase: « Costanza nelle tribolazioni ». Con questa frase essi vollero collegarsi ai padri italiani,
ai martiri del 1561, a quelli del
1655 e a quanti in Italia hanno
sofferto a causa della predicar
zione evangelica, ma al tempo
stesso ricordarono i pionieri di
La Paz, primo insediamento valdese nel Rio de La Piata, la loro tenacia contadina e il loro desiderio di radicarsi nel nuovo
mondo.
Allo stesso modo, nel corso
del loro viaggio missionario,
Paolo e Barnaba, interrompendo il loro viaggio, tornano indie
tro e vanno nei luoghi dove avevano incontrato incomprensioni e resistenze: là vi erano delle sorelle e dei fratelli che, per
grazia, avevano accolto il messaggio evangelico. L’esortazione
apostolica è chiara: dove vivi,
dove lavori, nella tua stessa famiglia, incontri delle difficoltà,
eppure il tuo posto è nel tuo
paese, nella tua città perché vi
sono donne e uomini che hanno bisogno di una parola diversa.
Una parola nuova, in contrasto con la tradizione dei padri,
la Parola della vita che con sofferenza e tribolazione ci è stata
annunziata. Ma cosa vuol dire,
per noi protestanti, che « dobbiamo entrare nel Regno di Dio
attraverso molte tribolazioni »?
La nostra teologia riformata ci
rende edotti sul valore unico
delle sofferenze di nostro Signore Gesù Cristo: il suo dolore
non ha bisogno dei nostri piccoli o grandi dolori. La croce è
unica; non è biblico parlare di
tante croci che si sommano al
la grande croce del Golgota. Eppure ognuno di noi, se vive la
fede nei giorni feriali, ha provato e prova sovente una intima, profonda sofferenza, a tal
punto che ci si chiede se vale
la pena lottare, continuare a
sperare, in mezzo a difficoltà, delusioni, talora prolungate nel
tempo.
La ragione della nostra esistenza, ci ammonisce il testo biblico, non è nascosta nel nostro
dolore, nella «sfortuna della vita», bensì nel dono gratuito,
non sofferto e non meritato, della vita eterna in Cristo Gesù.
In questa ottica, siamo riconoscenti al Signore per la testimonianza di fede dei nostri padri: se oggi possiamo salire su
un pulpito e predicare la Parola, se ancora possiamo gioire
con i bambini della Scuola domenicale, se i nostri anziani leggono le loro Bibbie consunte, è
perché chi ci ha preceduto non
ha mollato; nella terra dove è
stato posto, tra sudori e persecuzioni ha testimoniato la propria fede.
Alle nostre esistenze fragili e
insicure doni il Signore la perseveranza nell'annuncio dell'Evangelo.
II voto italiano è poi un voto
europeo. In tutta Europa (se si
eccettua il Regno Unito) la tendenza elettorale che si sta delineando è quella di un premio
a chi ha assicurato il governo
(cosi è stato in Germania, in
Belgio, in Norvegia^ in Olanda)
e a chi è portatore di valori nuovi. Si spiega così il successo delle liste écologiste che esprimono i valori dei giovani: in primo piano sono i valori « no«tmaterialisti » della qualità della
vita, dell’ambiente, dei rapporti
tra gli individui e tra gli stati,
della pace. Restano però caratteristiche tipiche italiane: il peso comunista, che non ha analogie in Europa, il 5% dei missini, e l’estrema difficoltà dell'alternanza di governo.
Il voto
dei valdesi
Le valli valdesi sono l’unica
zona italiana in cui è possibile
condurre un’analisi del voto degli evangelici in Italia. In molti comuni gli elettori valdesi sono la maggioranza ed esercitano una influenza culturale importante sul resto della popolazione. Il primo dato che emerge dai risultati (pubblicati a
pp. 6-7) è tradizionale: lo scarso peso della DC (che ottiene
a Rorà il 3,97%, a Pramollo il
5,34% ed il 6,17% a Bobbio).
Il PSI, invece, tradizionalmente fa il pieno dei voti valdesi
(44,57% a Prali, il 52,31% a Rorà, il 41,84% a Pramollo) e dappertutto raddoppia la percentuale nazionale e della circoscrizione. Crollano i laici che
contavano un buon elettorato. Democrazia Proletaria si rafforza ed ottiene percentuali tri
Eugenio Stretti
(continua a pag. IO)
2
2 fondo di solidarietà
19 giugno 1987
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PIETERMARITZBURG, SUD AFRICA |_0 offSttS
Una
che
scuola metodista
lotta contro l’apartheid
inviate
1986/maggio 1987:
Casa di Riposo il Gignoro 210.000
Chiese Battiste di: Marghera 185.000
Pordenone 416.000
Chiese Valdesi e Metodiste di:
Riportiamo un primo elenco di doni ricevuti e destinati ad un’opera delle United Churches
- L’istruzione rappresenta uno dei settori fondamentali nell’aiuto al popolo sudafricano
Il Sinodo ’86 dedicò ampio spazio all’informazione sull’apartheid; ascoltò con commozione la testimonianza e
l’appello di Benny Nato; recepì la mozione della XV Assemblea Mondiale Metodista, raccomandando alle chiese di studiarla, diffonderla, metterla in atto. Il presidente del Sinodo, Giorgio Girardet, inviò al SACC una lettera di solidarietà nella lotta e nella sofferenza.
In questo quadro complesso si colloca il sostegno concreto al Merryland Playcentre.
Ricordiamo la possibilità di mandare offerte al « Fondo di solidarietà », ccp 11234101, intestato a « La Luce »,
via Pio V, 15 - 10125 Torino.
Il Merryland Playcentre è
una Scuola Materna che accoglie bambini fra i tre ed
i sei anni, per 51 settimane
l’anno, dalle 7 alle 17.30. I
bambini vengono dalla locale zona indiana dove è situato (così che cade sotto le
leggi sull'istruzione agli indiani) e dalle adiacenti zone
per soli neri e soli meticci.
I bambini provengono da
famiglie con reddito minimo. Nei casi più gravi la famiglia è anche oggetto di assistenza e cura comunitaria.
I bambini che hanno frequentato nel 1986 sono stati
80.
La Scuola si prefigge di
essere attenta a tutte le necessità dei fanciulli e di cercare lo sviluppo di tutta la
loro persona, così da dare
loro buone basi perché possano affrontare con successo il mondo in cui devono
vivere. I programmi quotidiani consistono in:
a) attività organizzate.
Musica, espressione pittorica, poesia, discussione in inglese dei fatti del giorno,
racconto grafico dei fatti,
scrittura in inglese, storia;
b) attività libere. Giochi
all'aperto, di gruppo, giochi
Concerto
di Attilio Sibille
nuova sede in
Via Arnaud, 28
(Piazza Cianavello)
Tei. (0121) 932919
10066 TORRE PELLICE
Ampia scelta dischi,
compact disc,
musicassette
Tutti i generi
musicaii
Hi-Fi
Radioregistratori
Autoradio
e accessori
di incastro e per lo sviluppo
delle abilità manuali.
I giochi di gruppo comprendono particolari programmi per: sviluppare il
concetto di numero ed i primi elementi della aritmetica; dare il senso dei rapporti
familiari e sociali; sviluppare la autonomia individuale
e la sensibilità verso gli altri. Un programma di grandissima utilità per bambini
che vivono in situazioni di
grande sofferenza è studiato
ed attuato con particolare cura per stimolare la prontezza dei riflessi. Consiste in
esercizi di coordinazione dei
movimenti, equilibrio del
corpo, coordinazione fra vista e movimento, presa di
oggetti, concentrazione e orientamento.
Prima di essere adottati
come sistema educativo, i
metodi vengono sperimentati a fondo e le nostre maestre sono molto vigili, aperte alla creatività ed alle innovazioni che meglio rispondono alle molte e varie necessità dei bambini. Tutti i
piccoli alunni vengono seguiti quando lasciano il Centro e frequentano le scuole
previste per la propria razza: fino ad ora hanno dato
grandi soddisfazioni e spesso hanno ricevuto degli encomi superando notevoli difficoltà.
La Scuola ha attualmente
60 bambini in lista di attesa.
Pasti: latte caldo aU’arrivo; un pasto caldo a metà
giornata; merende di frutta,
biscotti,, ecc.
Misurazioni audiometriche
vengono effettuate regolarmente. Un dentista controlla i bambini ed impartisce
brevi lezioni di igiene dentaria; un farmacista insegna
ai bambini a non giocare con
le medicine, non ingerire medicinali prescritti ad altri,
ecc. Si proiettano sequenze
filmate per insegnare l’educazione stradale e la sicurezza e la prevenzione degli incidenti in casa e in luoghi
di lavoro.
Il Playcentre è membro di
una Associazione che ricerca i mezzi migliori per fare
fronte a situazioni di grave
disagio e di degrado.
Il personale della Scuola
è così composto: la cuoca,
Sig.ra Angie Phillips; un aiutante generale, Sig. F. Mbese; tre assistenti, Sig.re J.
Pillay, P. Pillay, V. Naicker,
che hanno cura di tutto, dalle pulizie alla assistenza dei
bimbi, alla preparazione del
materiale didattico e all’organizzazione delle attività;
due maestre, Sig.re G. Richards e F. Harrods. Il Sig.
Mbese si occupa anche della manutenzione della proprietà. Non ci sono bianchi
che lavorano nella Scuola.
La responsabile delle finanze e della amministrazione è
la Sig.ra Isobel Jacob, moglie del past. Sol Jacob, la
quale rappresenta la Scuola
all’esterno e ne risponde davanti alle autorità.
Il Merryland Playcentre è
stato fondato dal past. metodista Sol Jacob nel 1977
come segno di fede in un
Sud Africa dove genti di razze diverse vivano fraternamente da uguali, e ringrazia
e benedice Dio per questi
dieci anni di vita durante i
quali non è mai venuto meno il sostegno materiale e
spirituale di amici e fratelli
in fede.
Bergamo
Napoli
Omegna
Padova
Pisa
Sclcll
Vasto
Alcuni membri di MestreVenezia
Scuole Domenicali di:
Piheroio
Villar Perosa
Conferenza tV Distretto
Federazione delle Chiese
Apulo-Lucana
FDE1 di:
Firenze
Milano
PInerolo
Gruppo Femminile Firenze
Gruppo Giov. di Pinerolo
Quartiere Ravadera di Torre Pellice
Parrocchie di:
Ferióle, Padova
Valle di Cadore
Limeña
Perarolo
Gianfranco Baldi
Cesira Bocus
Ada Bogo
Huida Bogoni
Leda Bressan
Giovanni Caruso
Roberta Colonna Romano
Lucia e Caterina Foglietta
Fortunato, Venezia
Amalia Geymet Panero
Sauro Gottardi
Giulietta Griot
Pietro Lo Brano
Lina Mazzaro
Renée Millet
Itala Ricaldone
Beatrice Santulli
Past. Gianna Sciclone
Past. Giulio Vicentini
Ettore Zerbino
Al SACC
600.000
100.000
450.000
432.500
450.000
100.200
200.000
155.000
1.228.700
600.000
196.500
100.000
170.000
1.500.000
420.000
70.000
450.000
52.000
1.400.000
100.000
50.000
50.000
6.500
40.000
10.000
60.000
150.000
35.000
120.000
600.000
50.000
150.000
125.000
140.000
20.000
30.000
60.000
100.000
420.000
560.000
50.000
1.100.000
13.512.400
2.500.000
Il resto al Merryland Playcentre.
Fondo di solidarietà
Offerte pervenute in maggio per il
SACC:
L. 100.000: Mirella e Ernesto Bein;
Giorgio Guelmani; Elsa Filippi.
L. 60.000: Paolo Viventi.
L. 50.000: Diana Satti.
Tot. L. 410.000; Tot. precedente L.
3.422.049; In cassa L. 3.832.049.
I soldi sono arrivati
THE SOUTH AFRICAN COUNCIL OF CHURCHES
Dear Mrs Rossi
I wish to express sincere gratitude of the SACS to you Mrs Rossi
for the generous donation of SA ^ ’||rc for’Its work
oonated oy Col lectors-prayer meeting to the SACC for its
u. are deeolv grateful for this continued supoort as well as for so
minrothfr fUrof material and moral if «:;r^e^r'w1tn==s
from you and we pray tnat every cen. ma.v be i f jtjnd in
sol 1 Stritfwitfall SStpit’’wht’tte''wtessed and suffer under
tf the apartheid system May the day soon approach when all o, us could
with exclaim; Christ has acted to make his people .ree.
Yours sincerely
C.r.B. Naude
GENlRAL SECRETARY
Kbouo Houk 43 <!• VUli«n SttMt Johannesburg 2001 ?.0. Box 4921 JohanaMburg 2000 Talaiduma: (Oil) 28*2231
3
r
19 giugno 1987
fede e cultura 3
DALLA RIVISTA ”LA SCUOLA DOMENICALE”
RELIGIONE E FEDE SECONDO I RAGAZZI
Il numero appena uscito de « La scuola domenicale » (gennaio-aprile 1987), la rivista del
Servizio Istruzione ed Educazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, è di
estremo interesse non solo per catechisti e monitori.
Un articolo in particolare (« Perché le interviste sulla scuola domenicale », a cura di Franco
Girardet) ci deve fare riflettere come credenti e
come genitori. Consta di una serie di interviste
( « una trentina, fatte a ragazzi dagli otto ai
tredici anni circa, dalla Sicilia al Canton Ticino,
passando per le valli valdesi e le grandi città » ),
ove i protagonisti sono i nostri figli, i membri di
chiesa di domani (almeno si spera): bambini,
ragazzi, a cui raramente si dà spazio sulla nostra
stampa.
Una sola raccomandazione da parte di ohi ha
curato le interviste: « Poiché intendo continuare
nel lavoro, vorrei però pregarvi di non ’’bruciarmi” le domande, facendole ai bambini o discutendo con loro la risposta esatta ».
Riportiamo qui le parti essenziali delle interviste. Le domande, e soprattutto le risposte,
ci ofiFrono spunti per pensare e forse anche per
operare, nelle nostre comunità.
Ecco la prima domanda:
« Se un tuo compagno di scuola ti domanda che differenza c’è
tra la religione cattolica e quella
evangelica e cosa c'è di uguale,
tu cosa gli rispondi? ».
Ohimè, ecco subito la prima
delusione. Salvo i « pierini » prima nominati, sanno poco o niente. Non saprebbero rispondere.
La loro identità protestante è alquanto vaga. Comunque mi assicurano che mai nessun compagno fa questo tipo di domande,
salvo rari casi nel sud. Tra i
pochi intervistati che rispondono prevalgono comunque quelli
che indicano quale segno di separazione la Madonna e i Santi.
Vi riferisco alcune risposte tra
le più soddisfacenti: « Nella religione evangelica non ci sono
i vari riti e non ci sono i vari
dipinti e delle regole più semplici da rispettare» (ragazzo di 13
anni, Torino).
Altre, di tipo più storico, suonano così: « I valdesi erano delle persone che si erano ribellate ai cattolici » (ragazza di 12
anni, Torino). « Dico che è diversa ^ (la religione evangelica)
perché c’è una storia diversa »
(12 anni, Milano). Forse la più
consapevole risposta che ho ottenuto finora è quella di un ragazzo battista calabrese di quasi tredici anni che afferma con
chiarezza la superiorità del battesimo degli adulti fatto per loro propria decisione « e non
quando non capiscono niente,
come fanno i cattolici ».
No alle chiese
’’impupate”
La risposta più graziosa è quella di una dodicenne siciliana anagraficamente cattolica, ma
simpatizzante, che ha detto: « A
me piace una chiesa semplice
come questa (la sala del luogo)
perché la chiesa cattolica pensa
troppo ai santi e poi hanno delle chiese troppo ’’impupate” ».
(Nota: Il ’’Grande dizionario della lingua italiana della UTET”
spiegando questo vocabolo cita
Pirandello: ’’Gli toccava vestirsi di gala, o ’impuparsi', secondo il suo modo di dire").
La risposta finora più soddisfacente è venuta da un ragazzo
delle Valli valdesi di 11 anni e
mezzo che però appartiene ad
una famiglia colta ed impegnata e lui, dal canto suo, è un
piccolo mostro di sapere in quasi tutti i settori dello scibile.
« Ma io dico che entrambe le
religioni sono fondate su Gesù
Cristo ed è quello che importa.
Poi la differenza tra la religione cattolica e quella valdese è
che nella religione cattolica si
usano più mediatori, tipo: i sacerdoti, Maria, i preti. Invece
nella religione valdese c’è un solo mediatore, Gesù, tra l’uomo
e Dio. E di eguale hanno Gesù,
appunto e un messaggio evangelico che è quasi lo stesso ».
Ed ecco la seconda domanda:
« Se un tuo compagno di scuola ti domanda cos'è il Nuovo
Testamento, tu cosa gli rispondi? ». ,
Le idee sembrano confuse nella maggior parte dei-giovani cervelli, come in questa bambina
di Locamo: « Io credo che il
Nuovo Testamento è una Bibbia che è stata rinnovata dall’altra (l’A. T.?} e che ci sono
più cose o di meno. Non so ».
Mentre un piccolo montanaro
piemontese mi dichiara; « E' la
storia di Gesù raccontata in
quattro modi. E poi dopo ci sono anche delle altre parti che
però io non mi ricordo che cosa sono ».
La domanda successiva è strettamente collegata alla precedente e serve a cogliere un po’ meglio il livello delle loro conoscenze.
« Cosa è più importante secondo te, il Nuovo Testamento,
l’Antico Testamento o la Bibbia? ». (Prima di formularla avverto i ragazzi che ci sono anche dei trabocchetti).
Ecco alcune risposte: « Tutte
e due lodano il Signore », « La
Bibbia perché li contiene tutti
e due », « La Bibbia perché è legato tutto, l’Antico e il Nuovo »,
« La Bibbia perché c’è scritto
tutto ». Poi c’è chi non si pronuncia, ma saggiamente spiega:
« L’Antico Testamento prima di
Gesù, il Nuovo Testamento (parla) di Gesù ».
Cito anche la risposta esplicativa di un tredicenne piemontese: « Dipende un po’ dall’età
(cosa è niù importante). Per
esempio dai 5 ai 15 anni è più
importante il Nuovo perché è
più semplice; invece dai 20 ai
40 anni potrebbe andare l’Antico perché è più complicato ».
(Dubbio, inespresso, del redattore: ”E dopo?”. Forse per un tredicenne dopo i 40 anni non è
vita!).
’’Una volta lo sapevo”
Ma più spesso siamo in piena confusione: « Una volta lo
sapevo » (bambino di nove anni
del Canton Ticino), « Sono importanti tutti e tre », « Tutti.
L’Antico parla dei fatti di Gesù
e il Nuovo Testamento dei fatti
di oggi» (I).
Alcuni poi esprimono preferenze personali accuratamente motivate e giudiziose. Dopotutto
non c’è tanto male.
La domanda seguente: « Secondo te, chi è più importante, Dio
0 Gesù? » dovrebbe rivelare se
1 bambini dividono i due aspetti della trinità e in che modo.
Molti non la dividono affatto
e fanno grandi confusioni, come
le faceva fino a circa dieci anni il sottoscritto (che però ora
ha capito). Quando dicevo: « Gesù » il monitore mi correggeva:
« Dio », o viceversa.
Alcune risposte sono esatte,
altre anche suggestive. « Dio » —
Perché? — « Perché Dio è come entrato nell’anima di Gesù »
(11 anni, Toscana).
Un’altra ragazzina toscana di
quasi tredici anni dice: « Eh,
dunque... Gesù è venuto sulla
terra per darci insegnamento;
lui stesso a darci prova di averci salvato, morendo, soffrendo
ecc. ecc. E invece Dio ha dato
insegnamento per mezzo di altre persone, per mezzo di fatti.
Però come importanza non lo
so ».
Un ragazzo di 12 anni di Milano, l’unico che ha voluto far
chiaramente intendere di non
essere credente, ha detto però:
« Dio è più immaginario. Invece Gesù... noi non lo sappiamo
di sicuro, però lì (nel Nuovo Testamento) dice che è venuto sulla terra ».
Un cattolico di Como, 12 anni: « Sono lo stesso importanti:
sono la stessa persona ». E la
solita ragazzina siciliana simpatizzante afferma: « Io dico che
sono eguali perché Dio è il padre di Gesù, oppure perché Dio
può essere pure Gesù ».
Dopotutto il mistero delle due
persone non sembra suscitare
problemi troppo grandi. Ma ci
sono anche dei bambini che rimangono completamente ammutoliti.
”A che serve Gesù?”
Chiedo scusa ai teologi per la
formulazione di questa domanda e di altre che, probabilmente, li fanno sobbalzare sulle loro poltrone (munite di leggìo)
ma ho cercato di adeguarmi alla mentalità anche dei più piccoli intervistati.
Qui l’analisi andrebbe un poco approfondita, ma sorvolo.
Cito solo tre risposte: « Adesso non c’è più ». — Allora non
serve più? — « No, , non serve
più ». « Per farci togliere i peccati ». « Per salvkre tutti nel
mondo ». « Che ci aiuta ». Eccone poi una un poco sibillina, ma
forse profonda: « Quando noi
crediamo, Gesù può essere an
che vicino a noi e quando non
crediamo parliamo con lui ».
(Per riavvicinarci a lui? 0 indica due gradi diversi di vicinanza?) (bimba delle Valli vaidesi di 12 armi).
Quasi mai il concetto di salvezza è espresso chiaramente.
Anche il trattatello del mio teologo di 11 anni e mezzo, già citato, non contiene la parola.
« Mah, Gesù è venuto proprio
sulla terra, primo: per insegnare a tutti gli uomini che Dio
è in cielo, ed è suo padre ed
è pronto a perdonare. E poi:
Gesù può sembrare il mezzo di
Dio per annunciare la sua parola e, morendo, ci ha fatto arrivare il suo perdono; e, terzo:
sfondo me, ha insegnato che
bisogna convivere coi peccatori,
non con i giusti ».
Mentre un altro ragazzino di
11 anni del profondissimo sud
ha dichiarato: « Gesù serve...
che quando noi facciamo delle
cattiverie, allora ci punisce; oppure quando noi (...) lo perdoniamo a lui e allora non ci punisce più (...). Punisce e perdona ».
La preghiera
Uso la solita formula di domanda: « Secondo te, a che serve la preghiera? ». La preghiera
è raramente considerata il luogo per domandare questo o quello, ma « Per dire a Dio quello
UN MIDRASH
Il mito e il kérygma
Ecco un midrash che potrebbe
andar bene anche per noi.
Si racconta che in un villaggio ebraico della Russia zarista,
un vecchio rabbino andasse a
bussare a tutte le porte dei benestanti del paese per raccogliere un po’ di elemosina per i poveri. Dopo che ebbe speso quasi
tutta la giornata in questa missione caritatevole, ricavandone
circa una decina di rubli e mentre stava appunto contando in un
fazzoletto le ultime monetine,
ecco che un ladro che gli teneva dietro già da un po’ di tempo, senza farsi notare, gli si avvicinò e, strappatogli il fazzoletto con tutte le elemosine, se la
dette a gambe.
E’ dire poco che il rabbino rimase inorridito, non tanto per la
perdita dei quattrini, la cui somma si ripropose immediatamente di ricostituire di tasca sua,
appena rientrato a casa, ma per
quel furto perpetrato ai danni
dei poveri, in modo così ignobile, proprio sotto lo sguardo
di Dio; questo lo lasciava profondamente sconvolto, tanto che
ebbe bisogno di un certo tempo
per riprendersi. Ma poi, di botto,
con quelle sue vecchie gambe, si
mise a rincorrere il ladro ormai
lontanissimo, gridandogli dietro
non i soliti insulti e le minacce
del caso, umanamente comprensibili in una simile situazione,
ma parole del tutto diverse:
« Non scappare, quei soldi sono
tuoi... te li ho dati io », e ancora: « Perché scappi? Non hai fat
to nulla di male... le elemosine
dei poveri sono a casa miai...»
e altre parole così, fino a che
non ce la, fece più e affranto dovette sedersi su di uno scalino.
Leggendo questo racconto mi
è venuto da chiedermi quale sorte gli sarebbe capitata se, diciamo per ipotesi, fosse stato assunto nel canone. Certo sarebbe
stato latto oggetto di una sobria ma radicale demitizzazione,
in quanto somiglia molto ad una
favola. Pur tuttavia, devo confessare che mi ha scaldato il
cuore credere, almeno per un
momento, che si possa pensare
alla presenza di Dio, alla shekinà del Santo, come ci credeva
quel rabbino; vale a dire: non
in senso ideale, come penso facciamo noi tutti, ma concretamente, al punto di vedere Dio
« presente al fatto », là in piedi
in qualche angolo di quella strar
da mentre osservava tutto e giudicava i fatti e le parole.
Certo, questa storia è inverosimile ed i critici avrebbero tutte le ragioni di demitizzarla e
dopotutto nemmeno per me ha
alcuna importanza che sia accaduta o meno nella realtà; ma per
quel ’’timore e tremore” di Dio
che ci comunica e per quella testimonianza di profondo, autentico, tenace amore, che ci insegna ad avere anche per un peccatore che ci danneggia, ringrazio il Signore che qualcuno ce
l’abbia tramandata, almeno in
un midrash.
Sergio Cozzi
che sentiamo dentro di noi » (7
anni. Valli valdesi) oppure serve: «A parlare con Dio», «A
salutare il Signore », « Come ringraziamento », « Per consolarsi ».
Ma anche i più formali: « Per
rispettare la Parola di Dio »,
« Per comunicare a Dio ».
Con la domanda: « Si può capire, secondo te, se una persona
che conosci bene è credente o
non credente in Dio? », ho cercato di avvicinarmi alle convinzioni personali dei ragazzi. In
realtà la domanda è risultata di
difficile comprensione.
Quella che segue ha dato invece qualche risultato: « A che
età, secondo te, uno può essere
credente? ».
Salvo il già citato dodicenne
scettico milanese, che mi ha buttato lì un « forse a 18 anni », la
maggior parte degli intervistati
ritiene che lo si possa essere
« da sempre », « da quattro anni », « da piccolissimi », « da
quando uno comincia a ragionare ». Una bambina ha dichiarato che « i piccoli credono da
piccoli e i grandi da grandi »
ma che si può essere credenti a
ogni età. (Anche dopo i 40 anni?).
Franco Girardet
Società
di Studi
Valdesi
Gita
ai Bars
d'ia Talhiola
Come previsto, la gita al Bars
d’ia Talhiola è confermata per
domenica 28 giugno. La partenza, in auto, è prevista alle ore
8.30 da Torre Pellice (appuntamento davanti al Museo). Si proseguirà a piedi dalla borgata
Bonnet fino al Bars (ore 11).
Dopo un breve momento di culto si ridiscenderà alla borgata
Giabaudin per il pranzo al sacco (ore 12.30). Nel pomeriggio,
verso le 14, ascolteremo il racconto delle vicende accadute in
questa zona, dopodiché, verso
le 16, i partecipanti potranno
scegliere se tornare per la stessa strada dell’andata oppure facendo il giro dalla Sea di Torre e dal Tagliaretto. Rendiamo
attenti al fatto che, pur non presentando difficoltà alpinistiche,
la salita al Bars richiede un minimo di allenamento dovuto al
dislivello e allo stato dei sentieri.
Cogliamo l’occasione per dire
che la gita di luglio è spostata
alla domenica 2 agosto.
Hanno collaborato a questo
numero: Maria Luisa Barberis. Vera Long, Bruna Peyrot,
Febe Rossi Cavazzutti, Piervaldo Rostan, Franco Scaramuccia, Claudio Tron, Dario
T ron.
4
4 prospettive bibliche
19 giugno 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
ABRAMO:
FEDE O GIUSTIZIA? 2
GENESI 15: 1-21
Vers. 1-6
La formulazione molto solenne (solo qui
in tutto il Pentateuco abbiamo la formula
« la parola del Signore fu rivolta a... » e
solo qui si parla di una ’’visione” = ebr.
machazeh) riflette un genere letterario preciso, quello dell’oracolo di salvezza/vittoria
per un re, caratterizzato da tre elementi
strutturali, che ritroviamo qui e in altri testi:
I. Formula
«non temere»
Gen. 15: 2a Is. 7: 4 Es. 14: 13a
II. Promessa di
salvezm/vittoria
III. Fede/fiducia
2b
6
13b
31
11 brano ha una struttura molto lineare:
— promessa di Dio, v. 1 — obiezioni di
Abramo, vv. 2-3 — risposta di Dio, w. 4-5
— reazione di Abramo, approvata da Dio.
Come già detto, il termine yarash compare qui nella sua accezione di « essere
erede ». (Per le domande/obiezioni a Dio
cfr. il testo molto simile di Es. 3-4!).
Si può ancora notare che tra il v. 3 e i
vv. 4-5 si forma una sorta di chiasmo (struttura AB BiA^):
3a non mi hai dato . -r» 3b un servitore
discendenza -*3 njjj, erede
4a il tuo erede non 5b numerosa come le
sarà lui, ma Stelle sarà la tua
uno che uscirà progenie
dalle tue viscere
Due sono i problemi specifici dell’interpretazione di questo brano: a) a che cosa
si riferisce la ricompensa promessa da Dio
ad Abramo?; b) che cosa vuol dire che
« Abramo credette e Dio gli contò questo
come giustizia » (trad. Riveduta)?
Come intendere
la ricompensa?
Ma procediamo per ordine.
Proseguiamo e concludiamo la pubblicazione di uno studio del
pastore Daniele Garrone sul cap. 15 della Genesi, un passo d’importanza fondamentale: in particolare il v. 6, se si considera l’interpretazione
che ne dà Paolo (a confronto con quella di Giacomo), è un testo chiave sia per la fede cristiana, sia per il confronto ebraico-cristiano. Tutto
il passo — che potrebbe essere stato redatto, nella sua forma attuale,
dopo la grande carisi dell’esilio in Babilonia, quando la fede nelk promesse di Dio era diventata tutt’altro che ovvia, anzi assai problematica rivolge ai destinatari (non lo siamo anche noi?) un forte messaggio di
speranza, chiamando al tempo stesso all’unico atteggiamento « giusto ».
la fiducia incondizionata nel Signore d’Israele — e del mondo.
a cura di GINO CONTE
di un sacrificio ritenuto idoneo dai sacerdoti: Lev. 7: 18; 17: 4; Num. 18: 27.
Ora il termine appare però staccato da questa sfera e usato in un rapporto più immediato con Dio, dove però indica comunque una approvazione da parte di Dio.
« Gen. 15: 6 possiede... un particolare significato per quel che riguarda la spiritualizzazione di terminologia cultuale preesistente: la mediazione cultuale cede qui il
posto all’immediatezza con Dio e al posto
delle prestazioni umane compare la fede
nelle promesse come oggetto dell’accredito » (W. Schottroff, art. hsb. Dizionario teologico dell’A.T., voi. 1“).
Tre filoni interpretativi
A costo di schematizzare al massimo,
vorrei tentare di suddividere in tre filoni
l’interpretazione di questo difficile passo
(Gen. 15: 6).
Come è noto l’interpretazione del v. 6 è
di fondamentale importanza proprio in
un’ottica di dialogo ebraico-cristiano, perché 15: 6 è una delle citazioni della Bibbia
ebraica che hanno per Paolo una fondamentale importanza (Romani 4: 3, 8, 18,
22; Galati 3: 6), senza dubbio per la sua
caratteristica quasi unica (cfr. Hab. 2: 4)
di collegare così strettamente fede e giustìzia.
a) Come intendere la ricompensa? Vi
sono grosso modo due linee. Molti autori,
soprattutto protestanti, non attribuiscono
qui al termine il senso specifico di « ricompensa data come compenso per una prestazione » da parte di Abramo. Il termine potrebbe essere una reminiscenza della terminologia militare del genere « oracolo di
vittoria per il re » ed essere usato qui nel
senso di dono, elargizione e riassumere,
insieme a « scudo », la protezione e la benedizione che Dio si impegna ad accordare ad Abramo. Ricompensa insomma come sinonimo di « grazia ».
Altri, però, non vedono perché non
prendere anche qui il senso normale di ricompensa. Qui le domande sono allora due:
— in che cosa consiste la ricompensa? (discendenza? ricchezza? possesso della terra?) — per che cosa Abramo viene ricompensato? Per aver accolto l’invito di Dio a
dirigersi verso Canaan (Gen. 12: 1 ss.)?
Per il comportamento esemplare da lui tenuto al cap. 13? La questione va posta insieme al senso di 15: 6. E’ chiaro che si
possono dare linee di lettufa oppòste:' dà
quella paolinica a quella che vede una risposta divina al merito di Abramo.
b) Alcune osservazioni innanzitutto
sul termine ebraico che esprime l’idea di
« contare come giusto ». E’ ormai chiarito
che il termine era usato in origine nella
sfera cultuale per indicare l’approvazione
l’idea che Dio abbia per Israele un futuro
carico di benedizione (promessa!) indipendentemente dal fatto che Israele ha mancato. In questa esperienza si delineerebbe la
fede come affidarsi a Dìo e Gen. 15: 6 sarebbe espressione di questo mutamento.
3. Mi chiedo se sia però davvero congruo al testo mettere così al centro la questione della giustificazione dell’uomo, che
è una questione più tardiva, che presuppone ad esempio l’esperienza apocalittica ecc.
L’atteggiamento di Israele
di fronte alla promessa
1. La tradizione ebraica ha spesso letto
la figura di Abramo come quella del giusto
esemplare, dell’uomo la cui fede — come
poi di seguito — è una prassi, un comportamento più che un atteggiamento.
Abramo è il padre dei credenti nella misura in cui obbedisce a Dio. L’obbedienza
di Abramo è la sua giustizia, che Dio riconosce e ricompensa (v. 1!). In questa linea,
la traduzione ebraica afferma: « Egli ebbe
fiducia nel Signore che gliela ascrisse a
merito ».
La Bibbia ebraica non conosce ancora
l’idea di merito. E’ però evidente che già
qui troviamo tracce di una lettura della
promessa come risposta divina all’obbedienza di Abramo: cfr. il testo (apparentato al nostro!) di Gen. 26: 5, ma anche
Gen. 22: 16.
Che questo fosse il senso del testo è stato sostenuto anche da esegeti cristiani, anche se in funzione « polemica ». Paolo
avrebbe corretto questa teologia!
2. E’ evidente che la lettura paolinica
di questo testo non è « letterale » : essa
presuppone che solo nell’evento di Cristo
sia divenuto manifesto che cosa sia la giustizia di Dio. Dunque è chiaro che Gen.
15: 6 e Paolo usano gli stessi termini, ma
con sensi o accenti diversi. Vi sono però
autori che sostengono una sostanziale continuità tra Gen. 15: 6 e Paolo (cfr. ad es.
H.H. Schmid, op. cit.). Anche qui sarebbe
assente l’idea di una ricompensa. Saremmo
sul piano dell’iniziativa divina, come mostra il fatto che Abramo è passivo e al più,
quando parla, esprime i suoi dubbi o lamenta ciò che gli manca (v. 3). La promessa sarebbe la gratuita e immotivata parola
di Dio in cui Abramo confida. Gen. 15: 6
esprimerebbe comunque una linea di solus
Deus. Perché esprimersi in termini di « accredito come giustizia»? Gen. 15: 6 sarebbe una tappa molto avanzata (anche se non
l’ultima) di un secolare confronto con la tematica della giustizia, che non è solo una
questione ebraico-cristiana. L’idea, presente
in certi strati dell’A.T., di una corrispondenza stretta fra l’agire umano e la giustizia
di Dio sarebbe entrata in crisi, non da ultimo con l’esperienza dell’esilio. Dopo l’esperienza del giudizio dell’esilio si fa strada
Un nuovo esodo?
Vers. 7-21
Le note a questa seconda parte saranno
per forza di cose — a causa del poco spazio a disposizione — più stringate.
Anche in questa seconda sezione, il cui
tema è il possesso della terra, l’introito è
molto solenne. L’autopresentazione divina
di 7a ricorda molto da vicino Es. 20: 2;
Lev. 25: 38; Deut. 5: 6, dove formule
pressoché identiche sono usate in riferimento all’esodo dall’Egitto. La partenza da Ur
dei Caldei è qui presentata in termini di
esodo? La cosa appare suggestiva se si pensa che Ur Kasdim (= Ur dei Caldei) è
una denominazione usata per quella città
solo in epoca babilonese, cioè al tempo
dell’esilio. Potrebbe esservi qui una nuova
accentuazione del « messaggio » alla generazione dell’esilio: come Dio ha realizzato un primo « esodo » da Ur dei Caldei,
così potrebbe realizzarne un altro! Abramo
chiede un segno, un’assicurazione divina
per la promessa del v. 7. L’azione che segue e la berit di cui al v. 18 sono la risposta alla domanda di Abramo.
Le domande di fondo rispetto a questa
sezione (a parte i vv. 13-16) sono sostanzialmente due: a) Viene qui stipulato un
patto fra Dio e Abramo? Come va intesa
la berit del v. 18? b) Come va inteso e
che cosa significa il rito descritto qui?
Qui si tratta a mio avviso dell’atteggiamento che Israele (certo Abramo ha qui un
valore paradigmatico!) deve avere di fronte alla promessa divina nella storia. La
jede non è qui ancora il versante umano
della giustizia che Dio compie, ma la risposta umana, l’atteggiamento, il comportamento che Israele deve avere di fronte a
Dio, che certo è il Dio che « precede »,
con la sua decisione di eleggere Israele. Qui
la fede indica il retto cammino dell’eletto
di fronte al suo Dio. Dio promette cose che
non si vedono e si sperano e Dio approva,
considera giusto, accoglie come l’unico
congruo questo atteggiamento (cfr. Sai.
106: 3 e Deut. 24: 13). Davanti al Dio
della promessa, questo è l’unico atteggiamento giusto: fidarsi della promessa. Se accettiamo la datazione tardiva di Gen. 15
cui abbiamo finora fatto riferimento, cogliamo anche il contesto in cui questa enfasi diventa centrale e, come vedremo, programmatica. Proprio nel momento in cui
diventa problematica la dimensione della
promessa e della sua realizzazione nella storia, si legge e presenta Abramo come colui
che ha fatto l’unica cosa che di fronte a
Dio potesse essere giusta: fidarsi della promessa e vivere di conseguenza.
Questa lettura diventa « programrnatica ». Un esame con una concordanza rivela che l’espressione ebraica usata qui per
la fede di Abramo, compare in seguito
solo più in posizioni chiave. In Es. 4: 31 il
popolo « crede » dopo che Mosé riferisce al
popolo la promessa di liberazione da parte
di Dio. In 14: 31, dopo aver visto le meraviglie dell’esodo, Israele «crede». Com’è
noto poi, nella presentazione canonica della storia d’Israele, comincia il periodo del
deserto che è un periodo (emblematico!)
di dubbio e ribellione. La prima generazione di Israeliti entrati nella terra promessa
ebbe ancora un atteggiamento di « fede »
(Gios. 24: 31) perché serbava il ricordo
delle opere di Dio. La presentazione della
storia d’Israele d’ora in avanti è un intreccio di fedeltà e infedeltà, fino all’esilio. Dopo l’infedeltà e il castigo, ritorna attuale il
problema della fiducia nell’agire di Dio. E
questa chiave di lettura (certo non l’unica)
è scelta per presentare le vicende « fondanti » di Israele: il cammino dei patriarchi,
la discendenza, la liberazione dalla schiavitù, il dono della terra.
(Cfr. il Salmo 106 per una visione simile
della storia d’Israele. Anche lì i vv. 12-13
segnano una svolta: Israele « credette » dopo l’esodo, ma di lì in avanti le cose sono
negative).
Un ’’patto”?
a) Mi sembra si debba convenire con
chi non ravvisa qui un patto bilaterale.
Nulla è richiesto ad Abramo, che sta anzi
nella più totale passività, non c’è impegno
reciproco. Di più: i vv. 18b-21 (o solo 18b
se proprio si vuol vedere in 19-21 un ampliamento successivo) esprimono il contenuto della berit che Dio ha compiuto. La
berit ha dunque qui chiaramente il senso
di un impegno solenne (cui poi ci si richiamerà come ad un giuramento!), come già
in Gen. 9. In questo impegno di Dio, l’enfasi sta sulla discendenza. « Alla tua discendenza darò... ».
b) Il rito qui descritto era un tempo
ritenuto antichissimo, ma l’unico parallelo
biblico è quanto descritto in Ger. 34: 18 ss.
Si è poi osservato che la descrizione del
rito è in certa misura sovraccarica; vi confluiscono elementi di provenienza diversa:
culto sacrificale; maledizione o auto-maledizione come attestato nei formulari di certi antichi trattati (es. Sefire IV, 40: « Come
questo vitello viene tagliato in due, così
siano tagliati in due Matiel e i suoi nobili »,
naturalmente se violeranno il trattato); teofania (fuoco ecc.). Questa sovrabbondanza
di elementi la cui valenza simbolica rimanda di per sé ad ambiti diversi è certo indice di uno stadio avanzato della tradi
zione.
Un triplice messaggio
di speranza
Ma qual è il senso prevalente? Anche in
considerazione di quanto affermato sopra,
il riferimento predominante deve essere al
rito di auto-maledizione, come elemento che
sottolinea la gravità dell’impegno e dà forza
al giuramento solenne. La fiamma di fuoco
che passa fra gli animali sembra voler alludere al fatto che Dio si sottopone al rituale
in quanto soggetto dell’impegno unilaterale.
Anche a livello di traduzione sarebbe possibile dire: « Quel giorno Dio assunse questo impegno nei confronti / a vantaggio di
Abramo... ».
Nel suo complesso, il testo di Gen. 15
rivolge ai destinatari un triplice messaggio
di speranza: Israele sarà un popolo numeroso, 1-6; che possederà la terra promessa,
7-12 -f 17-21; vi saranno ostacoli, ma solo
per un tempo, 13-16; e chiama all’unico atteggiamento « giusto » : l’incondizionata fiducia nel Signore d’Israele.
Daniele Garrone
5
19 giugno 1987
obiettivo aperto 5
CONVEGNO DEL CEC A LUSAKA - ZAMBIA
Per la giustizia e la pace in Sud Africa
Alla comunità internazionale si chiede di appoggiare le vittime dell apartheid e condannare un regime illegittimo
Organizzato dal Programma di lotta al razzismo
del Consiglio ecumenico delle Chiese, si è svolto a Lusaka, in Zambia (Africa) un convegno internazionale
contro l’apartheid in Sud Africa. Si è trattato del terzo incontro del genere nel volgere di 18 mesi. Il primo,
svoltosi ad Harare in Zimbabwe nel dicembre 1985, aveva raggruppato i responsabili di Chiese del mondo intero. Nel secondo, nel luglio 1986 e sempre ad Harare,
si erano riuniti giovani provenienti dai 5 continenti.
Alla conferenza di Lusaka (conclusasi con un documento che pubblichiamo a parte quasi integralmente)
sono intervenuti circa 60 partecipanti che rappresentavano le Chiese del Sud Africa e della Namibia e i responsabili dei movimenti di liberazione contro l’apartheid. In più, hanno anche assistito oltre un centinaio
di persone provenienti da altri paesi africani e dal resto del mondo: tra esse, il segretario generale del CEC
Emilio Castro e Beyers Naudé (1) per il SACC (Consiglio delle Chiese sudafricane).
In apertura dell'incontro, che aveva come tema:
« L’impegno delle Chiese per la giustizia e la pace in
Sud Africa», il vescovo anglicano dell’Africa Centrale —
che è anche uno dei presidenti del CEC — ha fatto notare che, se il dialogo fra rappresentanti di Chiese
e movimenti di liberazione «non è una novità», tuttavia questa riunione ecumenica mondiale aveva luogo in
un momerito significativo ed in vista di una società
« non razziale » in Namibia e in Sud Africa ed in cui
« lu giustizia per tutti sarà l'unica garanzia di pace ».
Secondo Sani Nujoma, leader della SWAPO (Organizzazione del popolo del Sud-Ovest africano), che è il
ìiiovimento più importante di lotta contro la dominazione sudafricana in Namibia, « le azioni e la politica
del governo sudafricano mostrano la disperazione dei
condannati ». Egli ha descritto la SWAPO come un moviinento di « patrioti e democratici rivoluzionari namihiani », specificando nel contempo che il « voler contenere gli eccessi della cupidigia capitalista non vuol
dire essere comunisti». La sua organizzazione è pronto
a cessare il fuoco « non importa quando, non importa
dove » se ciò dovesse aprire la strada all’immediata ap
plicazione della risoluzione 435 delle Nazioni Unite relativa all’indipendenza della Namibia. Nel concludere il suo
intervento ha detto: « Indicateci quali sono i mezzi possibili e nonviolenti per ottenere la nostra indipendenza
e noi li applicheremo ».
Oliver Tambo, presidente dell’ANC (Congresso nazionale africano), con sede in Zambia perché dichiarato
fuori legge in Sud Africa, ha ancora una volta sottolineato che l’impegno del suo movimento per rovesciare
il governo razzista sudafricano è finalizzato a stabilire
il suffragio universale in uno Stato unitario africano,
ad abolire totalmente il sistema dell’apartheid e a « ricostruire il nostro paese sulla base dei principi non razziali e democratici enunciati nella Carta della libertà ».
Adottato nel 1955, questo documento prevede che
tutti^ i gruppi nazionali abbiano gli stessi diritti; che
le ricchezze del paese siano egualmente ripartite; che
la terra sia distribuita fra coloro che la lavorano; che
tutti siano eguali dinanzi alla legge; che tutti abbiano diritto al lavoro, alla sicurezza, all’istruzione, all’abitazione ed al benessere.
Tambo ha anche ricordato che per 50 anni l’ANC
ha seguito una politica nonviolenta, precisando che la
«schiacciante maggioranza delle decine di migliaia di
neri uccisi e imprigionati non hanno mai portato armi ».
Purtroppo — ha detto — « il regime non ci lascia altra
scelta che quella delle armi. Rimproverarci la violenza
alla quale siamo costretti ci umilia ed attenta alla nostra reputazione ».
Per il PAC (Congresso pan-africano), con sede in
Tanzania, Johnson Mlampo ha sottolineato «l’esperienza
amara della necessità della lotta armata contro la crescente violenza reazionaria». Egli ha però voluto ricordare la dichiarazione fatta quando venne costituito ii
PAC nel 1959: « La libertà degli africani significa la libertà di tutti in Sud Africa, ivi compresi i bianchi ».
Questi interventi e il contenuto della Dichiarazione
finale di Lusaka hanno di nuovo fatto scrivere da certi
giornali che il CEC sostiene la violenza. « In effetti —
conclude il bollettino del SOEPI dal quale abbiamo tratto queste notizie — di fronte alla violenza infinita del
sistema il CEC non può condannare la contro-violenza ».
(1) Ndr: Di Naudé ricordiamo ai lettori Tintervista rilasciata al
nostro settimanale e pubblicata nello scorso numero.
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Noi, rappresentanti di Chiese, di sindacati, di donne, di giovani e di gruppi antiapartheid del Sud Africa, della Namibia
e di altre regioni del mondo, ci siamo
riuniti sul tema « Le Chiese a.lla ricerca
della giustizia e della pace nell’Africa australe » a Lusaka, in Zambia, dal 4 all’8
maggio 1987 su invito del Programma di
lotta al razzismo del Consiglio ecumenico
delle Chiese.
il contesto
Ci siamo riuniti 18 mesi dopo che i
responsabili di Chiese del mondo intero
si sono impegnati ad applicare la Dichiarazione di Harare. A Lusaka abbiamo pas"
salo in rassegna ciò che è stato fatto dopo Harare. Numerosi paesi, regioni e Chiese hanno riferito sulle varie misure adottate per applicare detta Dichiarazione.
Dopo la riunione di Harare, la situazione in Sud Africa è notevolmente peggiorata. Durante gli ultimi 11 mesi, più di 20
mila oppositori al regime dell'apartheid
sono stati arrestati, ivi compresi bambini
neri di meno di sette anni di età. Il regime
ha dichiarato la legge marziale. Durante
lo stesso periodo si sono anche moltiplicati assassini e oppressione violenta contro la popolazione namibiana da parte del
Sud Africa.
La nostra riunione è stata particolarmente importante perché ha offerto l’occasione per discussioni e scambi di idee coi
movimenti di liberazione del Sud Africa
e della Namibia.
La riunione si è aperta il giorno del
nono anniversario del massacro di Kassinga, colla commemorazione degli 800 namibiani — in maggioranza donne e bambini — assassinati dall’esercito sudafricano in un campo profughi dell’Angola. Abbiamo sentito le testimonianze delle vittime dell’apartheid. L’angoscia, la sofferenza, gli inimmaginabili dolori e l’eroica resistenza costituiscono il sigillo della lotta
per la giustizia in Sud Africa. In questo
contesto, è nostro dovere far sì che le
seguenti risoluzioni vengano applicate il
più presto possibile.
Dalla Dichiarazione
di Lusaka
La teologia
Siamo convinti che l’autorità civile è investita da Dio per compiere il bene e che,
conformemente al comandamento biblico,
tutti sono obbligati ad essere giusti ed a
curarsi in modo particolare dei poveri e
degli oppressi. Perciò noi non possiamo
concludere altrimenti se non dichiarando
che il regime sudafricano e la sua dominazione coloniale sulla Namibia sono illegittimi. Prendiamo atto che i popoli de!
Sud Africa e della Namibia che aspirano
alla giustizia ed alla pace considerano i
movimenti di liberazione dei loro paesi
come il mezzo autentico per esprimere le
proprie aspirazioni all’autodeterminazione.
In quanto Chiese, ci pentiamo per non
essere riuscite ad applicare la Dichiarazione di Harare con vigore, allo scopo di
por fine all’attuale regime del Sud Africa
e della Namibia. Rinnoviamo il nostro
impegno per la sua applicazione e ad operare per il rifiuto dell’attuale governo che
persiste a comportarsi come un usurpatore ed un cattivo amministratore dell’autorità di Dio.
La sfida
1) Chiediamo alle Chiese ed alla comunità intemazionale di riconoscere l’opprimente sacrificio materiale e la sofferenza patiti dalle popolazioni degli Stati
in prima linea nella lotta contro l’apartheid e contro l’influenza destabilizzatrice del regime di Pretoria nella regione.
Questo richiede l’immediata applicazione
di un programma potenziato di aiuto e
di assistenza ai detti Stati mediante il
Consiglio di coordinamento per lo sviluppo deirAfrica australe ed altri organismi per ridurre la loro dipendenza nei
confronti del Sud Africa e per con.sentiv
loro di continuare a sostenere sia i profughi, vittime dell’apartheid, e sia i movimenti che partecipano attivamente alla lotta per la liberazione.
2) Affermiamo l’indiscutibile diritto
del popolo della Namibia e del Sud Africa a ottenere la giustizia e la pace mediante i movimenti di liberazione. Pur
mantenendo come obiettivo il cambiamento pacifico, riconosciamo che la natura del regime sudafricano — che con
duce la guerra contro i propri abitanti
e contro i vicini — obbliga i movimenti
a ricorrere alla forza e ad altri mezzi
per porre un termine all’oppressione. Noi
chiediamo alle Chiese ed alla comunità
internazionale di mettere in pratica questa affermazione nella lotta per la liberazione nella regione e di aumentare i
loro contatti coi movimenti di liberazione.
3) Affermiamo che la fine del conflitto in Namibia e raccesso all’autodeterminazione del popolo namibiano dipendono dall’applicazione della risoluzione n. 435 del 1978 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per questo
condanniamo il tentativo degli Stati Uniti di connivenza col governo minoritario
del Sud Africa e di aggirare questa risoluzione collegando l’indipendenza della
Namibia a questioni che non hanno alcuna relazione colla medesima, come ad
esempio il ritiro delle trupj>e cubane dall’Angola. Riconosciamo la volontà della
SWAPO (Organizzazione del popolo del
Sud-Ovest africano), sola ed autentica
rappresentante del popolo della Namibia,
di ottenere un immediato cessate-il-fuoco
sulla base della risoluzione 435 dell’ONU.
Chiediamo alle Chiese di ricordare il decimo anniversario di questa risoluzione
con un programma operativo mirante a
por fine alla dominazione coloniale della
Namibia. Chiediamo anche alle Chiese
di fare del 4 maggio (1988) una Giornata
di preghiera per una Namibia libera.
4) Chiediamo con insistenza alle
Chiese dei paesi che, mediante una cooperazione economica e politica col Sud
Africa e la Namibia sostengono il regime dell’apartheid, di esercitare un’accresciuta pressione sui propri governi affinché essi applichino delle sanzioni, nonché sulle banche, sulle aziende e sulle
società commerciali affinché cessino di
fare affari con detti paesi. In modo particolare, esortiamo la comunità internazionale ad applicare immediatamente delle sanzioni globali contro il Sud Africa
e contro la Namibia.
5) Vediamo colla massima preoccup."':ione il numero crescente di coloro
che sono imprigionati, torturati, processati, condannati a morte e privati dei
loro beni a causa dell’aipartheid. Chiedia
mo alle Chiese — ed in modo particolare a quelle fuori dal Sud Africa e dalla
Namibia — di rispondere colla preghiera e con sforzi accresciuti per far conoscere i bisogni e le preoccupazioni di coloro che iwrtano l’eccezionale fardello
dell’apartheid e di dare ad essi la loro
assistenza materiale.
6) Condanniamo la censura dei mass
media e la campagna di disinformazione condotta dal regime dell’apartheid e
dai suoi collaboratori contro gli oppositori e le vittime. Chiediamo alle Chiese
ed alla comunità intemazionale di prendere^ delle misure per assicurare la libertà di informazione sull’Africa australe coi propri mezzi ed all'occorrenza anche con nuovi mezzi che consentano una
informazione imparziale ed oggettiva sugli avvenimenti della regione.
7) Riconosciamo in questo momento
decisivo (kairós) della storia del Sud
Africa la necessità di una unità di intenti e di azione da parte di tutti coloro
che sono partecipi del processo di liberazione della regione, ed in modo particolare delle Chiese stesse, il cui disimpone deve essere causa di pentimento.
Noi vediamo la sofferenza che deriva
quando non vi è l’unità. Ci impegniamo
a servire la causa dell’unità nelle nostre
Chiese, mentre confermiamo il nostro
ministero presso i movimenti di liberazione in lotta in Sud Africa e in Namibia.
8) Chiediamo al Consiglio ecumenico delle Chiese, alla luce della Dichiarazione di Harare e delle precedenti risoluzioni, di porre in atto con urgenza un
meccanismo che consenta di controllare
e di rendere più efficaci i passi effettuati dalle Chiese-membro e dalle altre
nell’applicazione della Dichiarazione di
Harare e delle presenti decisioni. Questo processo di controllo dovrebbe avvenire sia a livello nazionale, che regionale
e intemazionale. Ci raccomandiamo affinché altre riunioni di Chiese, di movimenti di liberazione, ecc. abbiano luogo
nei prossimi 18 mesi allo scopo di esaminare i risultati di questo processo.
Assai spesso in passato non siamo riusciti a passare dalle dichiarazioni ai fatti. Riconosciamo che è un ordine di Dio
l’essere suoi strumenti obbedienti nella
lotta per la giustizia e la pace in Africa
australe. Preghiamo per ottenere la grazia di Dio e ci impegniamo ad accompagnare i nostri fratelli e sorelle della Namibia e del Sud Africa nel loro viaggio
verso la liberazione.
Pagina a cura di Roberto Peyrot
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7
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3|, 3,4
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1.
1
5,
speciale elezioni valli valdesi 7
Totale
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validi
433
1804
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2621
5392
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12112
13532
13997
M6
551
613
2072
2213
24258
25493
e del Senato
PCI DP Pletnont All. pop. Pensionati MSI Lista verde Liga Veneta PRI Piemont Auton. Regionale PSI DC PLI PSDI Mov. lib. fiscale PR Totale voti validi
116 18 2 — 7 47 _ 33 88 20 8 17
70 22 27 — 3 13 2 25 33 42 76 14 33 2 11 373
18,76 5,90 7,24 — 0,80 3,48 0,53 6,70 8,85 11,26 20,37 3,75 8,85 0,53 2,95
240 22 16 — 49 134 123 706 125 89 32
194 23 87 3 44 15 14 64 76 162 688 56 88 4 47 1565
12,39 1,40 5,50 0,19 2,81 0,95 0,89 4,08 4,85 10,35 43,96 3,57 5,62 0,25 3,00
99 12 2 — 3 41 80 21 42 21 6
7S 14 8 — 6 7 2 19 30 94 17 28 27 3 6 339
23,00 4,12 2,36 — 1,77 2,06 0,59 5,60 8,85 27,72 5,01 8,25 7,96 0,88 1,77
345 27 11 — 65 — 224 150 802 293 122 — 94
273 38 142 4 65 41 14 111 137 209 897 147 109 10 70 2267
12,04 1,67 6,26 0,17 2,86 1,80 0,61 4,89 6,04 9,21 39,56 6,48 4,08 0,44 3,08
1037 128 24 — 135 545 412 1237 381 177 _ 240
930 155 265 8 139 121 28 231 399 616 1074 229 314 25 189 4723
19,70 3,28 5,61 0,16 2,94 2,56 0,59 4,89 8,44 13,04 22,74 4,84 6,65 0,53 4,00
61 4 2 — 2 22 21 143 24 18 - 9
39 4 18 — 4 6 1 5 25 34 120 14 15 9 294
13,26 1,36 6,12 — 1,36 2,04 0,34 1,70 8,5 11,56 40,81 4,76 5,10 — 3,06
21 5 — — — 3 — 81 6 5 5 4
33 7 1 — — 3 2 2 11 66 1 1 13 _ 1 130
16,92 5,38 0,77 — — 2,30 1,53 1,53 8,46 50,76 0,77 0,77 10,00 — 1,77
669 86 16 — 52 404 356 397 351 112 247
505 161 194 5 59 75 31 234 198 349 312 175 316 8 115 2737
18,45 5,8 7,00 0,18 2,15 2,74 1,13 8,70 7,23 12,75 11,4 6,39 11,54 0,29 4,20
176 18 8 — 6 - - 103 83 94 76 23 21
140 13 56 1 9 13 6 42 75 114 74 43 56 1 12 655
21,38 1,98 8,54 0,15 1,37 1,98 0,91 6,41 11,45 17,04 11,30 6,56 8,54 0,15 1,83
2764 320 81 — 319 _ 1523 1339 2894 1317 575 - 670 11.832
23,36 2,70 0,68 — 2,69 — 12,87 11,31 24,46 11,13 4,85 — 5,66
335X 437 798 21 329 294 100 733 984 1686 3259 707 971 53 460 13.083
17,20 3,34 6,09 0,16 2,51 2,24 0,76 5,60 7,52 12,89 24,91 5,40 7,42 0,40 3,51
—b,16 +0,64 + 5,41 +0,16 —0,18 +2,24 +0,76 —7,27 +7,52 + 1,58 + 0,45 —5,73 +2,57 +0,40 —2,15
13 11 1 — — — . 11 27 4 3 1 — 71
12 10 4 — 2 1 2 2 3 21 6 2 65
18,75 15,62 6,25 — 3,12 1,56 3,12 3,12 4,68 32,81 9,37 3,12 — — —
175 32 3 — 9 50 92 191 32 13 18 615
135 44 7 1 12 12 2 18 12 144 167 17 21 2 10 604
¿JijSS 7,28 1,15 0,16 1,98 1,98 0,33 2,98 1,98 23,84 27,67 2,81 3,47 0,33 1,65
271 42 3 — 15 __ 84 _ 128 120 36 13 7 719
180 46 19 1 6 6 4 27 38 218 111 20 14 1 20 711
^5,31 6,46 2,67 0,14 0,84 0,84 0,56 3,79 5,34 30,66 15,61 2,81 1,96 0,14 2,81
71 7 — — 3 34 81 57 5 6 4 268
43 12 2 — 1 — 1 6 4 111 30 1 4 — 3 218
19,7 5,5 0,9 — 0,45 — 0,45 2,75 1,83 50,91 13,76 0,45 1,83 — 1,37
16 7 — — 1 4 9 16 2 2 57
30 3 — — 2 1 2 11 8 2 3 52
38,46 5,76 — — 3,84 — — 1,92 3,84 21,15 15,38 3,84 — — 5,76
546 99 7 — 28 — 183 337 388 78 33 31 1730
31,56 5,72 0,40 — 1,61 — — 10,58 19,47 22,42 4,51 1,90 — 1,79
390 115 32 2 23 19 9 54 59 505 322 42 39 3 36 1650
23,36 2,70 1,93 0,12 1,39 1,15 0,54 3,27 3,57 30,60 19,51 2,54 2,36 0,18 2,18
—7,93 + 1,24 + 1,53 + 0,12 —0,22 + 1,15 + 0,54 —7,31 +3,57 —11,13 —2,91 —1,94 + 0,46 +0,18 + 0,39
57 9 12 — 22 — 77 62 181 33 14 — 8 475
40 8 22 — 13 3 5 34 22 70 204 11 24 1 9 466
8,58 1,71 4,72 — 2,79 0,64 1,07 7,29 4,72 15,02 43,78 2,36 5,15 0,21 1,93
188 12 2 — 9 — 34 52 33 10 12 12 364
157 16 17 2 14 7 2 14 13 65 38 10 12 — 14 381
41,20 4,19 4,46 0,52 3,67 1,83 0,52 3,67 3,41 17,06 9,97 2,62 3,14 — 3,67
651 62 10 — 47 — 350 280 772 121 92 — 54 2439
517 76 114 3 49 39 15 133 135 453 768 71 56 5 64 2498
20.69 3.04 4,56 0,12 1,96 1,56 0,60 5,32 5,40 18,13 30,74 2,84 2,24 0,20 2,56
385 44 18 — 21 — 252 185 563 58 54 — 34 1614
304 68 96 3 21 35 8 95 117 305 533 34 42 3 45 1709
17,78 3,97 5,61 0,17 1,22 2,04 0,46 5,55 6,84 17,84 31,18 1,98 2,45 0,17 2,63
200 11 6 — 10 — 59 71 168 28 10 19 582
160 18 29 — 10 13 2 26 40 90 182 16 15 1 24 626
25,55 2,87 4,63 — 1,59 2,07 0,31 4,15 6,38 14,37 29,07 2,55 2,39 0,15 3,83
15 2 3 — 7 — — 73 — 14 138 19 10 — 8 289
17 7 14 1 9 2 4 32 22 34 121 13 — 3 10 289
5,88 2,42 4,84 0,34 3,11 0,68 1,38 11,07 7,61 11,76 41,86 4,49 — 1,03 3,46
91 1 2 — 5 — — 11 — 87 13 3 5 — 4 222
68 8 8 — 2 1 — 6 7 89 9 2 8 — — 208
32,69 3,84 3,84 — ' 0,96 0,48 — 2,88 3,36 42,78 4,32 0,96 3,84 — —
112 24 1 — 26 — — 72 — 119 184 23 37 — 17 615
86 12 16 1 23 6 10 21 31 188 209 9 21 2 19 654
13,14 1,83 2,44 0,15 3,51 0,91 1,52 3,21 4,74 28,74 31,95 1,37 8,21 0,30 2,90
403 35 12 — 10 — — 125 — 302 121 19 24 — 20 1071
326 40 55 1 3 18 14 48 53 345 99 14 17 6 22 1061
30,72 3,77 5,18 0,09 0,28 1,69 1,31 4,52 4,99 32,51 9,33 1,31 1,60 0,57 2,07
8 4 — — 11 — — 10 — 14 54 5 7 — 10 123
8 3 4 — 5 1 2 5 8 20 33 8 11 3 9 120
6,66 2,5 3,33 — 4,16 0,83 1,66 4,16 6,66 16,66 27,50 6,66 9,16 2,50 7,50
730 53 21 — 37 — — 797 — 231 341 75 67 — 45 2397
675 79 172 2 42 44 13 242 179 372 472 66 95 18 73 2544
26,53 3,10 6,76 0,07 1,65 1,72 0,51 9,51 7,03 14,62 18,55 2,59 3,73 0,70 2,86
2840 257 87 — 205 — — 1860 — 1417 2568 394 332 231 10191
27,86 2,52 0,85 — 2,01 — — 18,25 — 13,90 25,19 3,86 3,25 — 2,26
2358 335 547 13 191 169 75 656 627 2031 2668 254 301 42 289 10556
22,33 3,17 5,18 0,12 1,80 1,60 0,71 6,21 5,93 19,24 25,27 2,40 2,85 0,39 2,73
—5,53 +0,65 +4,33 + 0,12 —0,21 + 1,60 + 0,71 —12,04 +5,93 +5,34 +0,08 —1,46 —0,40 + 0,39 + 0,47
3386 356 94 — 233 — — 2043 — 1754 2956 472 365 — 262 11921
28,40 2,98 0,78 — 1,95 — — 17,13 — 14,71 24,79 3,95 3,06 — 2,19
2748 450 579 15 214 188 84 710 686 2536 2990 296 340 45 325 12206
22,51 3,68 4,74 0,12 1,75 1,54 0,68 5,81 5,62 20,77 24,49 2,42 2,78 0,36 2,66
—5,89 +0,70 +3,96 +0,12 —0,20 + 1,54 +0,68 —11,32 + 5,62 +6,06 + 0,30 —1,53 —0,28 +0,36 +0,47
132 33 3 — 16 — — 75 — 147 30 19 18 — 20 493
102 36 20 — 5 8 1 29 27 209 41 16 17 3 17 531
19,20 6,77 3,76 — 0,94 1,50 0,18 5,46 5,08 39,35 7,72 3,01 3,20 0,56 3,20
321 58 12 — 66 — — 346 — 175 539 171 76 79 1843
240 77 93 3 56 50 10 152 144 273 540 96 51 12 121 1918
12,50 4,00 4,80 0,10 2,90 2,60 0,50 7,90 7,50 14,20 28,10 5,00 2,6 0,6 6,3
5345 612 131 — 862 — — 3253 — 1737 5657 1649 759 687 20692
4408 756 1271 39 737 550 213 1614 925 2541 6019 1000 649 76 986 21773
20,24 3,47 5,83 0,19 3,38 2,53 0,97 7,40 4,25 11,67 27,64 4,59 2,98 0,32 4,54
i
8
8 vita delle chiese
19 giugno 1987
at,
TUBINGA
Avventura della speranza
Attribuito a Tullio Vinay il "Lucas-Preis” - L’utopia, nell’ottica della
fede, non è ciò che non può esistere, ma ciò che non esiste ancora
Accompagnato da sua moglie
Fernanda, fedele compagna di
vita e di ministero, circondato
da alcimi amici tedeschi di vecchia data (tra gli altri i coniugi Weissinger, i coniugi Epting,
e diversi ex-collaboratori di Agape e Riesi), il nostro collega pastore Tullio Vinay ha ricevuto
l’8 maggio scorso, nell’auditorium maximum della prestigiosa Università di Tubinga (Germania Federale), gremito in ogni ordine di posti, il « Dr.Lucas-Preis », conferito ogni anno a persone che « hanno dato
un contributo sostanzioso alla
promozione dei rapporti tra uomini e popoli e si sono impegnati eflELcacemente a diffondere
l’idea di tolleranza ». Glielo ha
consegnato il prof. Jürgen Moltmann, decano della Facoltà teolopca evangelica. Questo premio (il cui cospicuo importo è
già stato devoluto da Vinay a
varie iniziative di solidarietà umana e cristiana — in particolare alla lotta contro la fame
nel mondo) fu istituito dopo la
seconda guerra mondiale dal
figlio del Dr. Leopold Lucas, rabbino tedesco messo a morte dai
nazisti nel campo di concentramento di Theresienstadt, nel ’43.
Singolare coincidenza: un premio creato da un ebreo tedesco
in memoria di suo padre, vittima del nazismo, viene conferito
a un pastore italiano che durante il secondo conflitto mondiale
si prodigò molto a favore degli
ebrei braccati da nazisti e fascisti, tanto da creare, tra le
altre cose, una camera segreta
e mimetizzata nel suo appartamento fiorentino di Via Manzoni 21, in cui nsiscose molti ricercati, salvandoli dall’arresto,
dalla deportazione e dalla probabile morte.
della solidarietà nelle tenebre
dell’olocausto (soccorso agli ebrei durante la guerra); luce
della riconciliazione dopo la notte deU’odio (Agape); luce di vita nuova nel buio dell’oppressione sociale e deH’immobilismo
culturale (Riesi); luce della liberazione nell’oscurità delle galere vietnamite (prigionieri
politici nel Vietnam del Sud);
luce dell’agàpe nei chiaroscuri
della politica (attività parlamentare come senatore della Repubblica). «Avventura della speranza» — così Moltmann ha sintetizzato l’intera opera di Vinay,
associandovi la moglie Fernanda, e aggiungendo che nella sua
persona e nel suo ministero la
Facoltà di teologia evangelica
dell’Università di Tubinga ha voluto onorare anche la Chiesa
valdese di cui egli è stato pastore.
La verità in tutti
i settori della vita
Nella sua laudatio, il decano
prof. Moltmann ha ripercorso
le tappe fondamentali della vita
e del ministero di Tullio Vinay
lumeggiandole di volta in volta
con il motto della Chiesa valdese Lux lucet in tenebris: luce
Tullio Vinay ha risposto con
una conferenza (pronunciata in
italiano ma perfettamente resa
in lingua tedesca, in traduzione
simultanea) sulla diaconia politica della Chiesa. Ha esordito
dicendo di ritenere di non meritare il premio, ma di accettarlo volentieri come se^o di
affetto: «Abbiamo tutti bisogno
di affetto ». Ha continuato definendosi « un diacono » che ha
cercato di « portare l’Evangelo
nel mondo ». La Chiesa ha bisogno di dottori ma anche di diaconi. Solo una Chiesa-diaconessa ha senso e futuro, e il campo
di questa diaconia è il mondo.
La diaconia politica ne è uno degli aspetti. Vinay ha poi rievocato i pimti-forza del messaggio
che per oltre quarant’anni ha
ispirato e sorretto la sua attività.
Se Cristo è la verità (e non soltanto una verità), lo è in tutti i
settori della vita, quindi anche
in economia e in politica. La po
Un segno nella
coscienza dei credenti
Un pubblico numeroso, qualificato ed attento ha partecipato con viva intensità all’incontro sull’« Apartheid in Sud Africa», che si è tenuto il 27 maggio u.s. presso l’aula magna
dell’Istituto Professionale Statale « Giacomo Caconi » di Udine.
Promosso e organizzato dalla
Comunità evangelico-metodista
di Udine e dal C.R.A.E. (Centro
Ricerche e Attività Ecumeniche)
di Udine, comprendeva una relazione con proiezione di diapositive della dott. Febe Cavazzutti Rossi e il dibattito, ed era
aperto a tutti.
La dott. Febe Cavazzutti Rossi
ha presentato ed illustrato il tema con tm’ampia documentazione, con ricchezza e precisione
di dati, con calore umano, equilibrio e chiarezza.
La sua esposizione è stata
molto apprezzata dall’uditorio
che è anche intervenuto nel dibattito con contributi significativi. L’Arcivescovo di Udine, Mons.
Alfredo Battisti, tra i presenti,
ha sottolineato Timportanza dei
litica del cristiano può essere
considerata come « l’arte dell’impossibile» perché in un’ottica di
fede l’utopia non è ciò che non
esiste affatto ma ciò che non esiste ancora. Il mondo nuovO' non
è un miraggio, a meno che non
lo sia Cristo stesso. Ma Cristo
non è miraggio, è verità. Il vero
miraggio, la grande illusione, è
di costruire im mondo nuovo senza Cristo. La politica dell’agape
— rispettata da tutti ma creduta
da nessuno — è l’unica veramente rivoluzionaria, veramente
costruttiva di un mondo nuovo.
« Veramente rivoluzionario è solo il totalmente nuovo, ed è ciò
che troviamo in CHsto ». Questa
sua visione del «nuovo» in Cristo creduto e confessato dalla
l’opera è diventata essa stessa
messaggio.
A Tubinga, uno dei massimi
templi mondiali del sapere teologico, Tullio Vinay ha reso la sua
«bella confessione» (cfr. I Timo
teo 6: 13) come diacono in mezzo ai dottori, consegnandola alla generazione che viene, affinché
continui « l’avventura della speranza ».
Paolo Ricca
ASSEMBLEA DEL X CIRCUITO
fede e praticato in politica, Vinay l’ha illustrata con tre esempi tratti dalla sua limga esperienza di « testimone di frontiera» dell’Evangelo cristiano.
Federazione regionale?
Così Vinay ha concluso' la sua
«lezione»: radicando il discorso
nel « vissuto » del ministero e così ricomponendo la trama di
un’esistenza in cui la parola s’è
fatta prepotentemente opera e
Al centro della discussione,
nell’assemblea del X Circuito, è
stata la proposta di costituire
una Federazione Regionale Toscana: sganciata dalla FCEI, dovrebbe poter funzionare come
MILANO
Può l'uomo bianco
parlare per me?
UDINE
l’incontro, la testimonianza della dott. Cavazzutti Rossi e l’urgenza della salvaguardia e della
promozione dei diritti umani,
ovunque, e la necessità di un
impegno personale e comunitario.
Sono state notate, tra il pubblico, presenze non solo cittadine, ma anche della provincia,
di Trieste, di Gorizia. Numerosi
i docenti, specialmente delle
Scuole medie superiori, studenti delle stesse ed universitari;
rappresentanze di Comunità,
Associazioni, Centri culturali
sia evangelici che cattolici.
Il tempo è letteralmente volato; l’esperienza vissuta è di
quelle che non si cancellano, ma
che stimolano e sollecitano risposte concrete.
Rimane in ciascuno la consapevolezza che l’apartheid sudafricano non è un problema, ma
un segno profondo nella propria
coscienza, di singoli e di Comunità.
Luisa Turello
Come ricordare l’anniversario
del massacro di Soweto (16 giugno 1976) in modo diverso dal
corteo o dal presidio? Come
mantenere viva la sensibilità
delle nostre comunità sullo scandalo dell’apartheid e sulla lotta
del popolo sudafricano senza ricorrere al « déjà vu » della conferenza o del dibattito? Queste
alcune delle domande che si è
posto un gruppK) di giovani evangelici milanesi, alcuni della
FGEI altri no, membri, simpatizzanti o comunque vicini alle
comunità valdese, metodista e
battista, aggregatisi quasi per
caso intorno alla « scoperta » di
una cassetta (incisa da un gruppo musicale svedese) contenente alcuni canti di lotta e di fede
del popolo nero sudafricano.
L’idea iniziale di « imparare i
canti » si è ampliata e sviluppata col tempo, fino a concretizzarsi, il 30 maggio, in una « serata di informazione e solidarietà », che si è tenuta presso
il tempio valdese di via F. Sforza, a Milano.
La serata si è articolata in due
parti ben distinte. Nella prima
sono state presentate testimonianze di varia provenienza sulla situazione sudafricana. Sono
state lette alcune poesie di poeti sudafricani, testi sulla realtà
dell’apartheid, una lettera dal
carcere di Nelson Mandela. E’
stato proiettato un audiovisivo
(prodotto dal CIDAA, Centro di
Iniziativa e Documentazione Anti-Apartheid di Milano) su « Soweto 1976 ». Paolo Naso, ex-segretario nazionale della FGEI,
ha tracciato un quadro teologico del conflitto sudafricano,
mettendo in luce le aberrazioni
della teologia di stato boera ed
esponendo il significato del documento del « kairós » (pubblicato su GE n. 96). E, naturalmente, i canti, quasi tutti bilingui (inglese e zulù). Tre « di fede » (Freedom, Ipharadisi e Sin
gabahambayo), quttsi degli « spiritual », con parole semplici ma
toccanti («La libertà viene, sì
lo so, Gesù viene, sì lo so... »).
Due più « politici »; uno struggente e lento dedicato a Nelson
e Winnie Mandela (Bamthatha),
uno (Vida Botha) breve e schioccante («Apri Botha, stiamo bussando, libera Mandela, il nostro
leader »). E’ stato duro, ma anche molto appassionante, per il
gruppo (in cui ben pochi avevano avuto esperienze di canto
corale) imparare questi canti a
4 o anche a 5 voci: dobbiamo
ringraziare la pazienza di Emanuela Marcheselli se siamo riusciti a non sfigurare.
Nella seconda parte della serata c’è stato il « buffet » nella
saletta della Claudiana, con torte, bibite, vino, sangria (con la
collaborazione della lega femminile). Ai muri era appesa una
piccola « mostra » di cartelloni
sul Sud Africa (storia, situazione economica e politica, denuncia delle banche che prestano al
Sud Africa...); abbiamo anche
raccolto firme per il Nobel per
la pace a Mandela e fondi per il
South African Council of Churches (oltre mezzo milione, detratte le spes'e). Il tempio era
quasi pieno e molta gente si è
trattenuta a discutere fino a
tardi.
« gruppo di chiese », che aderiscono singolarmente. Tale Federazione non ha potuto, fino ad
oggi, essere attivata; è stato
dunque dato mandato al Consiglio di Circuito di indire « incontri delle chiese evangeliche
toscane finalizzati a campagne
di evangelizzazione, come mezzo
preliminare per preparare il
maggior consenso possibile in
vista della costituzione della Federazione ».
L’assemblea ha preso atto
della decisione presa dalla comunità valdese di Firenze di
precedere ai lavori di restauro
del tempio di via Micheli; le
chiese del Circuito sono anche
state invitate a destinare una
colletta alla stessa chiesa valdese di Firenze: è necessaria la
solidarietà di tutti affinché il
tempio della « Holy Trinity »
continui ad essere segno di pre
senza evangelica nella città.
Riflettendo sull’attività di evangelizzazione svolta nel cor
so dell’anno, l’assemblea, pur
constatando che non sono state
svolte vere e proprie « campagne », ha verificato l’attuazione
di numerosi interventi in ambiti
diversi del mondo esterne: scuola, immigrati, gruppi di Amnesty International, ecc.
Si è invece considerata carente la presenza della FGEI: non
appare molto chiaro il lavoro
che la FGEI potrebbe fare in
rapporto con le scuole domenicali; è stato anche rilevato lo
scarso apporto che i giovani
danno alla vita delle chiese.
« Può l’uomo bianco parlare
per me? Può sentire il mio dolore quando le sue leggi mi separano da mia moglie e mio figlio (...)?», diceva una delle poesie che abbiamo letto. Non abbiamo voluto parlare al posto
dei neri sudafricani, ma di loro
e con loro, perché la conoscenza
della loro realtà possa accrescere la solidarietà e la solidarietà,
nella lotta e nella preghiera, possa accelerare la fine del regime dell’apartheid.
Dopo avere ancora espresso
apprezzamento per il corse per
predicatori laici, tenutosi a Pisa e Livorno, e indicato come
prossima occasione di incontro
la settimana di formazione per
diaconi (Reggello, 30.10 - 4.11.
1987), l’assemblea ha ritenuto
valida la linea di lavoro indicata dal Consiglio nella sua relazione (essa prevede, come punto
qualificante, la promozione di un
incontro evangelico autunnale,
« orientato da un lato verso una
mattinata di culto e dall’altro
verso una conferenza rivolta alla cittadinanza»).
Il Consiglio è stato successivamente eletto nelle persone di
Salvatore Briante (sovrintendente), Carlo Gay, Landò Mannucci,
Alberto La Marca e Giordano
Sanesi (membri).
Giorgio Guelmani
Abbonamenti
semestrali
L. 16.000
f'.
9
19 giugno 1987
vita delle chiese 9
r
CHIESA BATTISTA DI CHIAVARI
Denuclearizzata la chiesa
Sabato 20 giugno
■
3^'
□ CULTURA ALLE VALLI
ANGROGNA — La FGEI-Valli propane un incontro di riflessione sulla
cultura che si svolge alla Ca d'Ia pais
al Bagnóou; inizio ore 15.
A.H'incontro, che prosegue nella
giornata di domenica, partecipano Marcella Gay e Giorgio Gardiol.
Il costo del soggiorno è di L. 10.000;
per ulteriori informazioni rivolgersi a
Daniele, tei. 793469.
Domenica 21 giugno
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLIOE — Alle ore 15, presso la Casa Unionista, incontro con la
missionaria nel Lesotho, Laura Nisbet.
□ GIORNATA
DELL’ULIVETO
LUSERNA S. GIOVANNI — L'Uliveto invita tutti gli amici a passare qualche ora piacevole Insieme ai ragazzi
ed a tutti coloro che vi lavorano, nel
pomeriggio, a partire dalle ore 15.
□ BAZAR
LUSERNA S. GIOVANNI — Organizzato dalle sorelle della Società di Cucito « Le Printemps », presso la sala
Albarin, alle ore 14.30, si svolge II
tradizionale bazar con esposizione e
vendita di lavori femminili ed un ricco buffet. Tutti sono cordialmente invitati.
« Gesù disse; Io sonò la risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muoia, vivrà »
(Giovanni 11: 25)
E’ mancato airaiFetto dei suoi cari
Roma
Alfredo Bertalot
di 77 anni.
A funerali avvenuti l’annunciano
con profonda tristezza la moglie Elda,
la liglia Marina e parenti tutti.
Roma. 10 giugno 1987
La Chiesa Battista di Chiavari, riunita in assemblea il 26 aP'rile 1987, ha dichiarato denuclearizzate le aree dove sorgono
i propri locali. Questa decisione
è stata resa nota mediante l’invio di una lettera al presidente
della Repubblica, al ministro
della difesa, al prefetto, al sindaco, al consiglio comunale, ai
partiti politici, al vescovo cattolico, all’archimandrita ortodosso, alle parrocchie cattoliche, alla comunità israelitica. La lettera afferma, tra l’altro, la necessità di atti concreti, anche unilaterali, al fine di instaurare rapporti di amicizia e di collaborazione fra i popoli e, mentre invita tutte le comunità di credenti e non credenti presenti sul
territorio a compiere gesti analoghi, chiede al consiglio comunale di dichiarare denuclearizzato ai fini militari l’intero Comune, a somiglianza di centinaia di altri Comuni in Italia ed
airestero. Il testo della lettera
è stato pubblicizzato mediante
l’affissione in tutta la città per
cinque giorni di un manifesto
che comprendeva sia il contenuto della comunicazione sia i
suoi destinatari. La cosa ha suscitato comprensibilmente molto interesse in una città come
Chiavari, dove normalmente questi problemi non vengono neppure sollevati, ed ha attirato l’attenzione, oltreché di numerosi
cittadini, anche di alcuni organi di stampa (Il Lavoro del 285-87, La Stampa del 29-5-87) nella cronaca locale. Dei destinatari della lettera, finora ha risposto soltanto il vescovo cattolico
di Chiavari, Daniele Ferrari, che
con lettera del 1-6-87 ha preso
atto della richiesta fatta al consiglio comunale, ignorando del
tutto l'invito che viene rivolto
alle comunità di credenti di fare la stessa dichiarazione di denuclearizzazione.
Per rendere pubblica questa
decisione, la Chiesa ha colto
SCHEDE PER LA CATECHESI:
CRESCERE
NELLA FEDE
A - Schede di lavoro | A + B:
B - Antologia ^ L. 12.500
C - Schede per gli animatori
l’occasione delle manifestazioni
per il « 3'“ fine settimana per il
disarmo dei mari », organizzate
dal gruppo FGEI di Chiavari (di
recentissima costituzione). Si è
trattato di un presidio che si è
svolto nell’intera giornata del
30-5-87 e nella mattinata del 315-87 in corso Garibaldi davanti
alla Chiesa Battista ed il pomeriggio del 31-5-87 in piazzetta dei
Pescatori, sull’affollatissimo limgomare. Ironiche vignette e vivaci scritte esposte su numerosi cartelloni, appositamente eretti, chiarivano ai numerosissi
mi passanti il senso dell’invito
che i giovani credenti rivolgevano per un disarmo dei mari, infestati da sottomarini e missili
delle due parti in cui il mondo
è diviso. EÌurante le due giornate è stato effettuato un intenso
volantinaggio inteso a sensibilizzare le persone su questo importante problema.
Due occasioni che si sono fatte coincidere e che hanno non
poco contribuito a smuovere un
po’ le acque della tranquilla cittadina di Chiavari, dove i problemi scottanti sono ignorati e
taciuti; i colloqui avuti e le reazioni ricevute sono la dimostrazione che, sia pure in piccola
parte (ma le nostre forze sono
quelle che sono), l’indifferenza è
rotta e forse troveremo anche
compagni di strada in questo
impegno per la pace ed il disarmo.
PACE
"Finché la
terra durerà.
ff
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Confermazioni
PINEROLO — Il giorno di
Pentecoste, in un tempio gremito di fratelli di Pinerolo e di
quasi tutte le Comunità delle
Valli sono stati ammessi, dopo
aver fatto le loro promesse, i seguenti catecumeni: Raffaella
Azzario, Alessandro Raima, Federico Bertin, Egle Besson, Paola Bianco, Dario Bonnet, Davide Costantino, Dario Fischia,
Maurizio Geymonat, Paoio Griot,
Roberta Griva, Daniela Marchesa-Rossi, Marco Padrone, Marco Peyronel, Donatella Pons,
Giulia Tron. A tutti loro un affettuoso augurio.
Questi confermandi si erano
ritrovati a Vallecrosia per un
«seminario di preparazione» nei
giorni 22-24 maggio.
'• Tempo di conclusione anche per le altre attività. La Scuola domenicale ha terminato l’anno con una gita a Susa, dove
ha tenuto il culto con la Comunità locale domenica 31 maggio, e l’Unione femminile è stata
ospite, insieme con quella di
Prarostino, delle sorelle di Pra
mollo. Le unioniste, dopo aver visitato il museo dei Pellenchi, si
sono recate alla ¡Ruata dove
hanno trascorso un gioioso pomeriggio con le pramolline, ascoltando un’interessante pagina
di storia valdese su Pramollo
presentata da Elsa Rostan, seguita da un ottimo e abbondante thè servito in mezzo a tanti
mazzi di rododendri e da una
visita al tempio con canti e
preghiere. Un grazie di cuore
alle pramolline.
Serata di canti
PERRERO — Sabato 20 giugno, alle ore 20.30, serata di
canti nella sala valdese.
Culti estivi
MASSELLO — Da domenica
21 giugno i culti si terranno nuovamente nel tempio, per tutto il
periodo estivo, con inizio alle 11,
tutte le domeniche.
TORRE PELUOE — Sabato 27 e domenica 28 giugno a Torre Pelllce si
svolgerà la terza edizione della > Due
giorni per la pace » sul tema tratto
dal versetto biblico di Genesi 8: 22
• Finché la terra durerà... ».
Presentiamo alcune linee del programma: !
apertura sabtito alle ore 11; nel pomeriggio proiezione del film Salvador
con intervento di esperti. Alle ore
17.30 « caccia al rifiuto », in collaborazione con WWF ed assessorati all’ecologia di Torre Pelllce e della Comunità Montana Val Pellice.
In serata: ore 20.30, proiezione di
filmato suirambiente; ore 21, tavola
rotonda su « Lotta per l'affermazione
dei diritti umani ».
Domenica 28 giugno, ore >10, bicidettata per le vie cittadine; ore 16,
messaggio biblico (a cura di Susanne
Labsch]; ore 17, intervento del dott.
V. Vecchie del servizio ' Igiene-ambiente della Comunità Montana^USSL. Alle ore 17.30 tavola rotonda sul commercio delle armi ed alle ore 21 concerto di chiusura.
Numero
speciale
Il prossimo numero, che
uscirà con la data del 26 giugno, sarà interamente dedicato alle Conferenze distrettuali svoltesi nei giorni di sabato 13 e domenica 14. Siete
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SCHEDE PER LA CATECHESI
1
schede
di lavoro
10
10 fatti e problemi
19 giugno 1987
f
ELEZIONI IN GRAN BRETAGNA
Il Regno disunito
L’elettorato ha dato via libera ai programmi del premier Thatcher: ne risentiranno in particolare i servizi sociali - Il primo ministro è riuscito a far votare ricchi contro poveri
Ancora una volta il sistema
elettorale britannico ha accordato una vasta maggioranza alla più grande minoranza.
I dati di questa consultasàone sono: Conservatori, 13.763.134
voti, 43%, 376 seggi; Laburisti,
10.033.633 voti, 31%, 229 seggi;
Alleanza, 7.339.912 voti, 23%, 22
seggi.
Secondo il sistema italiano
ciò significherebbe: Conservatori 229 seggi, Laburisti 200 seggi.
Alleanza 146 seggi.
Nonostante l’acquisto di un milione e mezzo di voti, i Laburisti hanno guadagnato solo
20 nuovi seggi mentre l’Alleanza,
il più grande partito centrista
d’Europa, in tutto ha raggiunto
solo 22 seggi.
11 55% degli elettori ha votato per un aumento della spesa
pubblica in servizi sociali, mentre la signora Thatcher crede di
avere il mandato e la maggioranza per smantellare il « socialismo del welfare state ». Questo
è divisorio e pericoloso per il
tessuto sociale ma la divisione
geografica del voto è ancora più
preoccupante e drammatica.
Nell’intera Scozia sono solo 10
i parlamentari conservatori e nessuno è stato rieletto nelle grandi città di Manchester, Glasgow
e Liverpool. Nel Sud-Est, escludendo Londra, solo due parlamentari laburisti sono stati rieletti. Scozia, Galles e Nord Inghilterra, per tradizione industriali e disindustrializzati, hanno votato in larga maggioranza
laburista; il Sud della finanza
e dell’alta tecnologia e i « Midlands » dell’industria leggera
hanno votato a maggioranza per
i Conservatori.
Gli abbienti del « boom » del
Sud hanno votato contro i non
abbienti della depressione del
Nord. Avidità ed egoismo hanno rese vane generosità e cooperazione.
In questa battaglia elettorale
però, quando il partito laburista ha stabilito il programma
delle elezioni sui temi « compassionevoli » della sanità, istruzione e prevenzione della criminalità, quasi ha vinto le elezioni. Una settimana prima delle
votazioni, la signora Thatcher
ha cambiato radicalmente la sua
campagna, in se^ito alle notizie che i Laburisti avrebbero potuto vincere. Ha svoltato verso
i temi della protezione, della
prosperità dei ceti medi, guadagnata con la politica della svendita dei « beni di famiglia » degli Enti pubblici a prezzi stracciati e dello spreco di petrolio
del Mare del Nord che ha portato alla grande diminuzione di
tasse neH’aprile scorso p>er coloro che hanno un lavoro. E’ stato su questo motivo e non per
esempio sulla difesa che, tutti
concordano nel dirlo, ha vinto, o
piuttosto ha mantenuto la sua
percentuale di voti, mentre il
partito laburista ha aumentato
la sua percentuale del 4%.
Le tre anime
dell’idea di ’’dovere”
Di fronte all’estremismo della Thatcher un italiano potrebbe chiedersi perché una coalizione di centro o centro-sinistra
non sia. possibile. La difficoltà
è che le divisioni di questi raggruppamenti oggi risalgono ad
interpretazioni radicalmente differenti dell’età puritana. La parola italiana dovere in inglese è
tradotta in tre diversi modi.
Una, must, è il dovere-obbligo
verso se stessi, cioè il self-help
è l’individualismo (conservatorismo). Un’altra, bave to, è il dovere verso la collettività e la
cooperazione (laburismo). C’è
ipoi il dovere verso la propria
coscienza, should, umanitarismo
(alleanza). Prima della Thatcher,
parte di tutti questi « doveri »
si potevano trovare in ognuno
dei tre partiti ma ora ognuno
è stato forzato a tornare alle
sue radici, e cioè alla rivoluzione inglese del 1600.
In definitiva, qual è il futuro
dopo il trionfo della signora
Thatcher?
La sua scelta di un nuovo governo di linea dura con l'esclusione di tutti i moderati significa che intende forzare la sua
politica di « capitalismo di popolo » e di « distruzione del socialismo ».
Deve però anche essere cosciente che avrà bisogno di più
centralizzazione e mezzi di coercizione per questa operazione di
forza. Questo non sarà un governare i>er consenso ma per
coercizione ed a questo punto
sorgono gli sj>ettri del separatismo e dei conflitti sociali. I La
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LABURISTI 209 27,6 229 30,8
ALLEANZA 23 25,4 22 22,6
ALTRI 21 4,6 23 4,3
buristi sono delusi ma non disperati; hanno a giudizio universale combattuto la migliore campagna elettorale, l’hanno dominata e sono di nuovo il prevalente partito di opposizione.
Hanno riconquistato tutti i loro tradizionali sostenitori, ma
ora devono vincere il voto del
Sud, cosa che potrà succedere
quando i nuovi piccoli capitalisti si renderanno conto che in
una recessione le azioni, oltre
che salire, scendono pure. Si
renderanno anche conto che non
possono permettersi il sogno
thatcheriano di medicina e scuola privata e verificheranno che
violenza e criminalità, che sotto i suoi governi sono aumentate drammaticamente, minacciano il loro precario benessere.
Per l’Alleanza queste elezioni
sono state un disastro ed i « liberals » e l’SDP si unificheranno sotto un unico leader. Però
mentre c’è la Thatcher non ci
può essere un terreno di compromesso, anche se loro sono il
partito preferito dagli industriali, mentre la City è tory.
Nel 1702 i regni di Inghilterra
e Scozia si unirono; non sono
mai Stati così p)oliticamente disuniti come oggi. L’Inghilterra
del Nord ed il Galles della rivoluzione industriale dell’SOO sono
ora una desolazione mentre il
Sud del boom dell’industria e
dei servizi del XX secolo è più
ricco che mai.
Nel 1845 il conservatore Disraeli coniò il termine « due nazioni» per descrivere le divisioni fra ricchi e poveri in quello
che era allora il paese più ricco del mondo. Da allora tutti
i partiti si sono sentiti diversamente obbligati a ridurre il divario. La signora Thatcher con
il suo governo di miliardari fatti da sé, di origine operaia od
immigrati, crede nella necessaria dinamica dell’esistenza delle
due nazioni e ha ¡persuaso una
nazione a votare contro l’altra.
E’ caritatevole sperare che così
« diviso e comandato » questo
regno disunito non p>atisca troppo per il governo che si merita.
Richard Newbury
LECCE
Vuoi la licenza ? Vai alla messa
(Relazioni religiose) — Il sottotenente Domenico Gargano della caserma Nacci dì Lecce ha
denunciato all’autorità giudiziaria il cappellano della caserma
stessa, p. Sebastiano Crestani.
Secondo l’uiBciale il cappellano
ricattava i soldati: «O la messa o la pulizia in camerata». E
se qualcuno mancava all’appuntamento della domenica (alla
messa), lui era capace di strap
pare i permessi della libera uscita. « E’ inconcepibile, questa
è violenza », sostiene il sottotenente. Nel frattempo, il cappellano, don Crestani, ha ottenuto
una licenza e si è trasferito in
Guatemala, dove ha ottenuto una cattedra di teologia e filosofìa all’università. Si dice che lascerà l’esercito e che non tornerà in Italia. L’inchiesta giudiziaria risulta comunque in corso.
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Un voto per
il governo
e una nuova
etica
(segue da pag. 1)
pie del livello regionale e nazionale. Il PCI, tradizionalmente
debole, è ancora in flessione
ovunque, più contenuta là dove
la composizione della popoltizione è di tipo op>eraio, oltre che
valdese, come in Val Germanasca. I verdi hanno una affermazione analoga a quella nazionale in Val Pellice, ma sono praticamente inesistenti in Val Germanasca. Le tradizioni antifasciste della popolazione contano
ancora ed il MSI ottiene risul
tati bassissimi.
La novità del voto alle valli
è l'affermazione delle liste autonomiste piemontesi di Piémont,
soprattutto in Val Pellice dove
insieme superano il 15%. Sono
evidente sintomo della protesta
verso la politica « romana » e
in parte le eredi di quello spirito autonomistico che ha caratterizzato la popolazione valdese. Gli interpreti e i toni razzistici sono però altra cosa della
« carta di Chivasso » di 45 anni
fa!
elaborazione dati e commenti
a cura di
Alberto Corsani
Giorgio Gardiol
Henri Olsen
Piervaldo Rostan
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reo.
Tribunale di Pinerolo n. 17S.
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio Gardiol (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giaco
ne, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo BenecchI,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Psyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelll,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
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