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ECO
DELLE VALU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. 32-J3
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TORRE PELLICE - 6 Agosto 1971
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Verso la sessione sinodale 1971
Dopo la pubblicazione
del dossier Mac Ñamara
Veramente, dovremmo parlare della
sessione sinodale estiva, perché quella di primavera, nella regione sudamericana, costituisce ormai l’altra metà
del Sinodo Valdese. La sessione europea, dunque, è una volta ancora alle
porte: verrà inaugurata nel pomeriggio di domenica 22 agosto, con un culto presieduto dal pastore Luigi Santini,
e nel corso del quale sarà presentato il
pastore Daniel Attinger (già consacrato nella Chiesa riformata del Cantone
di Neuchâtel e da due anni nostro collaboratore nel servizio pastorale a Torino) e saranno consacrati al ministe
ro pastorale i candidati Teodoro Fanlo
y Cortés e Sergio Ribet, i quali - secondo le comunicazioni pubblicate nel numero scorso - sosterranno lunedì 16 le
loro ultime prove: l’esame di fede e il
sermone di prova.
Mentre la Commissione d'esame nominata dalla scorso Sinodo - Sergio
Bianconi, Aldo Comba relatore, Ugo
Monaco, Ernesto Naso - è al lavoro fra
i mucchi di cartelle e copialettere, cerchiamo qui di mettere in evidenza per
i nostri lettori - traendole dal Rapporto della Tavola che è in fase di diffusione - alcune delle maggiori questioni
sul tappeto, le quali polarizzano, senza dubbio, i lavori dell’assemblea sinodale:
— per ciò che riguarda le chiese locali,
mentre va aumentando la difficoltà
che quelle autonome incontrano nel designare il proprio pastore, in varie
chiese numericamente meno consistenti va crescendo il disagio, e l’irritazione, per cambi pastorali troppo frequenti, sì che il III Distretto, ad esempio, reitera la richiesta della costituzione di « presbiteri autonomi » che fruiscano, sia pure in « consorzi » di due
o più comunità, di ministeri pastorali
prolungati. Il Sinodo sarà pure invitato a procedere alla rimiificazione del’e
chiese di Angrogna (Capoluogo e Serre): frutto dello spopolamento montano.
— è evidente che quanto sopra è in
diretto rapporto con la carenza di forzepastorali; non tutte e sempre utilizzate
nel modo più conforme al loro ministero, secondo alcuni, esse vanno comunque diventano gradatamente meno numerose, all’opera nelle singole chiese;
sicché se da un lato si prevedono, a
breve o più lunga scadenza, abbinamenti di chiese viciniori, si vanno pure
cercando nuove forme di servizio pastorale.
— su questa linea troviamo da un
lato l’esperimento (ci si passi la parola
infelice) della media Val Germanasca,
con l’avvio di un ministero di « pastore locale » o meglio di « anziano predicatore » per ora in associazione con
altri due pastori, al servizio di tre chiese (Perrero, Massello e Rodoretto), dall’altro il tentativo di Riesi, dove dallo
scorso autunno il ministero pastorale
è stato assunto da quel Consiglio di
chiesa, con la collaborazione teologica
di un membro del Servizio Cristiano, il
past. G. Paschoud (il IV Distretto, Calabria-Sicilia, ha rinnovato con insistenza la richiesta di un teologo itinerante, a partire dal prossimo autunno,
il quale formi gradualmente le comunità ad assumersi tali responsabilità). Riscoperta di ministeri, secondo gli uni;
confusione di ministeri, secondo altri.
— fra i programmi speciali, il Centro Diaconale di Palermo ha iniziato,
con il sostegno di tanti fratelli, soprattutto all’estero, la sua attività; ad Agape si è alla vigili? di un avvicendamento alla direzione (Bruno Rostagno e
Giorgio Gardiol sostituiranno con il
prossimo autunno Franco Giampiccoli)
ed è un’occasione per riflettere sulla
testimonianza di questa nostra opera
in situazione di frontiera.
— numerosi i problemi aperti: lo
scarso e lento effetto del programma
sinodale sulle linee di fondo della nostra azione; la ricerca, appunto, dei ministeri e la scarsità di vocazioni, che
oltre a lasciar semideserta la Facoltà
di teologia ha pure trattenuto finora alla fase di studio il progetto pur bello e
vivo presentato nella relazione sul Centro Diaconale (sarà uno dei punti, riteniamo, più intensi dei dibattiti sinodali e, speriamo, delle deliberazioni che li
concluderanno).
— i rapporti con le nostre chiese dell’area rioplatense permangono stretti,
pur nella diversità delle situazioni; il
Sinodo europeo dovrà riflettere su una
decisione del Sinodo sudamericano, in
merito al suo stato giuridico in quelle
nazioni, la quale appare discutibile secondo la nostra posizione ecclesiologica.
— quanto ai rapporti con lo Stato
italiano, andrà presa in esame l’eventualità di una richiesta di abrogazione
della legge sui culti ammessi del 1929;
il Sinodo dovrà dire se appoggia la Tavola nella sua decisione di persistere,
malgrado i solleciti rimasti senza esito, nella linea di richiedere che l'applicazione della legge suH’assistenza malattia ai nostri ministri di culto avvenga attraverso intese, secondo il dettato
della Costituzione italiana e secondo la
linea appoggiata dalla FCEI, e non per
pura estensione di quanto statuito per
i ministri di culto cattolici (come alcune chiese evangeliche hanno accettato).
Pure sul tappeto il problema della revisione o abrogazione del Concordato,
— il problema migratorio continua
a proporsi alla nostra responsabilità;
mentre prosegue il ministero di alcuni
dei nostri in Germania, si pone la questione di un maggiore impegno in tal
senso da parte delle nostre comunità
e)vcti
— riguardo agli istituti d’istruzione,
la Tavola ripropone al Sinodo che la
Scuola Latina di Pomaretto sia affidata
in gestione al Comitato che ha retto efficacemente il Collegio Valdese di Torre Pellice; ragioni di uniformità amministrativa e la difficoltà di presentare
all’estero due ordini di richieste per
programmi così simili, sembrano consigliare questa unificazione. Per ciò che
riguarda gli istituti d’accoglimento per
ragazzi e giovani, si va ponendo sempre più un problema determinato dai
nuovi orientamenti pedagogici: la graduale formazione di « case » quanto più
ridotte possibile, a dimensioni poco più
che familiari; e così pure il problema
della qualificazione e dell’aggiornamento del personale, problema che del resto si ripresenta, urgente, anche per coloro che prestano il loro servizio negli
istituti per anziani e, sia pure in misura minore, negli ospedali.
— i mezzi di comunicazione di massa
sono stati ricono.sciuti come uno dei
canali oggi decisivi per la testimonianza dell'Evangelo.
Quanto alla stampa, la Claudiana ha
anche quest’anno compiuto un grosso
sforzo editoriale (oltre al deciso rilancio della libreria milanese e all’apertura del centro di diffusione fiorentino),
fornendo alle chiese molto materiale di
studio, di riflessione, di dibattito; ma,
malgrado i passi innanzi che ogni anno
si fanno, le chiese sono lungi dal servirsi a dovere di questi strumenti (e,
quando se ne servono, dal pagarli con
una certa tempestività!).
Vi è poi il Servizio stampa-radio-televisione del quale condividiamo la responsabilità neH’ambito della Federazione e al quale, dal prossimo autunno,
offriremo un pastore, richiesto dal Consiglio della FCEI per questo Servizio.
Pubblicazioni, periodici, trasmissioni,
proprio per la loro pubblicità impegnativa, fungono ovviamente da catalizzatori delle forti tensioni presenti fra noi.
— molte le questioni ecumeniche sul
tappeto: Tintensificarsi del processo
d’integrazione valdo-metodista (la Conferenza Metodista ha chiesto, tra l’altro, che diventi norina la contemporaneità fra Conferenza e Sinodo, quale si
avrà neH’agosto 19)^,,; le nostre i-esponsabilità nel quadro della FCEI; id. id.
nel quadro del CFC, con particolare
riferimento al programma di lotta contro il razzismo; id. id. in campo missionario (se ne parlerà nel pros, num.);
infine la questione dell’ingresso eventuale della Chiesa cattolica romana nel
CFC, e soprattutto il problema dei matrimoni misti (che saranno oggetto di
discussione nella seduta del Corpo Pa
iiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiMiiniiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iii;iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii liiiiMiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La mafia e la scuola in Sicilia
Le esplosioni di criminalità che .si
sono verificate in questi ultimi tempi
in Sicilia e particolarmente a Palermo, hanno riportato alla ribalta della
pubblica opinione, il triste fenomeno
della mafia in Sicilia.
Come credenti impegnati in un’azione di sviluppo del nostro paese non
possiamo disinteressarci di questa
piaga sociale che tanto danno arreca
al prestigio e all’onore della nostra
isola.
Attraverso l’azione educativa che ci
sforziamo di compiere nel settore della scuola, che non crediamo possa essere staccata dalla vita, abbiamo cercato, come ci proponiamo di riferire
in queste brevi note, di sensibilizzare
l’animo dei fanciulli e, indirettamente, delle loro famiglie, assegnando un
compito sulla mafia agli alunni delle
classi terza, quarta e quinta del nostro Istituto Valdese « Casa del Fanciullo ».
È stato da noi preparato anche un
questionario che i fanciulli hanno portato nelle loro case e hanno compilato con l’aiuto dei loro familiari. Inoltre, attraverso il disegno spontaneo,
essi hanno espresso pensieri, impres
Sinodo Valdese 1971
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall’atto sinoale n. 73
del 1970, è convocato per
domenica 22 agosto, alle ore 15
nell’aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice. Il culto di apertura
del Sinodo sarà presieduto dal pastore Luigi Santini nel tempio di Torre
Pellice, alle ore 15,30. Qualora l’esito degli esami di fede e dei sermoni di
prova 'dei candidati abbia esito favorevole, si procederà alla presentazione del pastore Daniel Attinger ed alla consacrazione dei candidati Teodoro Fanlo y Cortés e Sergio Ribet.
Si richiama l’attenzione dei pastori su quanto disposto dall art. 131
dei R. Q. perché per due domeniche consecutive sia annunziata nelle
chiese la consacrazione dei suddetti candidati.
Per la Tavola Valdese
Neri Gliimpiccoli
Moderatore
sioni, sentimenti davvero sorprenden.
ti. Spesso si è imposto alla nostra coscienza di credenti il pensiero assillante della influenza che esercitano
sull’animo dei fanciulli gli atti di violenza e di criminalità di cui essi sono
talvolta persino sulla strada, spettatori involontari o di cui comunque
vengono a conoscenza.
Ma è tempo che diamo la parola ai
nostri fanciulli e leggiamo quello che
essi hanno scritto e che non può non
farci riflettere profondamente. Riportiamo qui innanzi tutto per intero
uno dei temi di una bambina di 4"
classe che ci è sembrato fra i più significativi:
« La mafia sta diventando un’indecenza ormai qui a Palermo. C’è un delitto ogni settimana. L’uccisione del
dottore Scaglione è ora tanto più grave perché egli era un alto magistrato
e finora i mafiosi non avevano ucciso
dei rappresentanti della giustizia ma
si erano uccisi fra di loro. La vita dell’uomo è sacra. Bisogna distruggere la
delinquenza e la mafia. Questa è una
mentalità delittuosa che infanga il nome della Sicilia e dei siciliani onesti
I mafiosi hanno tanti modi per commettere delitti: ricattano, sequestrano
persone e magari le fanno sparire come hanno fatto con Mauro de Mauro,
un giornalista che scriveva articoli
contro la mafia.
« Siamo in un’epoca di confusione e
questi spietati assassini ci fanno paura. Stiamo perdendo la poca libertà
che abbiamo e stiamo scivolando verso il caos più completo. Se veramente
si fosse più cristiani e si pensasse a
fare il bene e ognuno avesse imparato ad amare veramente il prossimo
questa delinquenza non esisterebbe.
Io penso che se la Sicilia non fosse
dominata dalla mafia sarebbe l'isola
più bella del mondo ».
(Scuderi Rosalba)
Un alunno di 3’' classe nel suo tema
sulla mafia, ha, tra l’altro scritto quanto segue:
« Io devo studiare fino a 18 anni
perché devo fare il poliziotto per pren
storale che si terrà a Torre Pellice il
sabato precedente l’apertura del Sinodo).
— il problema delle finanze: il rendiconto presenta anche quest’anno un
disavanzo di circa 13 milioni per le spese del culto; l’esperimento votato dal
Sinodo scorso, relativo a un preventivo
di' spesa presentato dalla Tavola e da
dibattersi in sede locale e distrettuale,
in vista di approvazione o decurtazione, non si può dire riuscito: più per
scarsa volontà che per altro (e d’altro
lato le chiese si guardano dall’indicare
le riduzioni di spese che s’impongono,
se i preventivi non vengono accettati).
Tuttavia le chiese devono rendersi conto che la questione non potrà essere
elusa a lungo, e dovranno indicare se
vogliono sopperire con la loro generosità all’inflazione dei costi, o se decidono — pagandone ovviamente il prezzo,
e potrebbe essere cosa positiva ■— di incamminarsi per altre vie, moltiplicando i ministeri a tempo parziale e gratuito.
Appendice (macroscopica, e non poco infiammata in molti punti...) del problema finanziario, quello dei nostri
stabili. Non pare essere mai stato, finora, preso di petto in un Sinodo, mancando a questo un organo di effettiva
capacità ispettiva. E, dietro la questione amministrativa, si disegna quella
ecclesiologica e spirituale: un dibattito
che deve però tener conto del fatto che
non abbiamo solo da costruire, ma anche da usare ciò che ci viene dal passato, e che non è sempre facile abbattere per ricostruire, anche in questo
campo...
Anche quest’anno si presenta dunque pesante l’agenda sinodale (si tratterà pure di affrontare la questione della ristrutturazione dei lavori): si è in
diritto di invitare le chiese e i fratelli
a pregare affinché questo grande convegno annuo della nostra Chiesa sia
fraterno, schietto, perseverante, fruttuoso; chiederlo a Colui che, solo può
rendere stabile l’opera delle nostre
mani.
Gino Conte
La Chiesa Unita
dei Cristo [USA]
e il conflitto vietnamita
Grand Rapids, Michigan (soepi) —
In seguito alla rivelazione dei documenti del Pentagono sulla guerra di
Indocina, l’ottavo sinodo generale della Chiesa unita del Cristo ha chiesto
al presidente Nixon e al Congresso di
« fare ima dichiarazione unilaterale
secondo la quale gli Stati Uniti decidono da questo momento di cessare
ogni loro bombardamento, operazione
d’aggressione e appoggio alle operazioni militari compiute dal Vietnam del
sud sui territori dei vicini ».
Il Sinodo ha pure chiesto al Presidente di sottoporre nuove proposte di
negoziati alla Conferenza di Parigi, in
vista di un compromesso che permetta di porre fine alla guerra entro una
scadenza da sei a nove mesi.
La pubblicazione, da parte di importanti quotidiani statunitensi, de) rapporto segreto del Pentagono sulla partecipazione americana alla guerra del
Vietnam spinge il sinodo generale a
chiedere al presidente Nixon di cessare qualsiasi pressione tendente a imporre restrizioni alla pubblicazione di
informazioni e di opinioni politiche,
compresi documenti considerati segreti e che non hanno portata diretta sulle operazioni militari in corso. Chiede
di conseguenza al Congresso di non
sottoporre a biasimo le personalità
del Governo considerate colpevoli di
aver lasciato sfuggire queste informazioni.
«iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii
Una denuncia
di Chiese sudafricane
dere i mafiosi, a me non interessa
della morte. Però io non mi devo sposare altrimenti chissà come finirà. Ma
io spero che prima che avrò 18 anni
la mafia finirà » (Cascio Maurizio).
Pur nella semplicità del suo ragionamento questo ragazzo che proviene
da un quartiere notoriamente mafioso
come è quello della Noce, rivela una
tensione interiore fra la volontà di
contribuire ad eliminare la mafia facendo un giorno il poliziotto e il suo
naturale istinto di conservazione. Alla
fine però prevale la sua visione ottimistica della vita che del resto deve
animare anche noi che lottiamo per
un mondo e un avvenire migliore.
« Forse un giorno la mafia sarà eliminata e tutti noi potremo vivere senza paura e con serenità e allora potremo dire che la Sicilia è la terra più
bella del mondo ».
(Valenza Francesca, 5" cl.)
« Certo se effettivamente si fosse
un po’ più cristiani e se si avesse rispetto per la vita degli altri queste cose non accadrebbero e la nostra terra
sarebbe un vero paradiso ».
(Lo Pinto Antonio, S’ cl.)
« Certo se ci fosse più rispetto della
vita, se si seguissero i principi che ci
insegna la religione e la scuola, se tutti pensassero a lavorare onestamente,
non potrebbero avvenire questi omicidi e allora sì che la Sicilia diventerebbe più bella e rispettata ».
(Reda Antonino, 5" cl.)
« La mafia in Sicilia è più potente
della polizia. La gente non vuol aiutare la polizia perché ha paura della mafia... La scomparsa del giornalista
Mauro de Mauro ha impressionato
molta gente la quale per paura tiene
la bocca chiusa. Io vorrei che la gente non si spaventi della mafia, se no
questa un giorno governerà al posto
della legge ».
(Noto Michelangelo, S" cl.)
« Io penso che questa mafia avanza
{continua a pag. 4)
rapanbeid
è simile al nazisma
Città del Capo (soepi - Dei responsabili di Chiese sudafricane si sono riuniti per denunciare, nella politica e nei
sistemi sociali del Sudafrica, delle tendenze assai simili al nazismo.
Benché il governo di Pretoria non
possa venir accusato delle atrocità di
cui si è resa colpevole la Germania
nazista — hanno detto i 45 uomini di
Chiesa — la società sudafricana è fondamentalmente strutturata secondo
gli stessi princìpi di nazionalismo e di
razzismo della società voluta da Hitler.
Queste accuse sono apparse in una
lettera aperta pubblicata recentemente da « Pro veritate », periodico religioso senza una particolare denominazione. Gli autori della lettera danno per
scontato che essa aumenta il disaccordo fra le Chiese anglofone che sono
contro l’apartheid, da una parte, e il
governo e le Chiese riformate olandesi, dall’altra, che sono per l’apartheid.
Uno dei firmatari appartiene alla Chiesa riformata olandese ed è in disaccordo con essa.
Fra le analogie rilevate fra i due
sistemi politici, menzioniamo:
Nazionalismo: Hitler esaltava il nazionalismo limitato a un solo popolo
della stessa razza. La lettera chiede:
« L’ideologia dominante in Sudafrica
non è la medesima? ».
Sangue e razza: « Le nostre leggi
contro il matrimonio e i rapporti fra
bianchi e non bianchi in Sudafrica
non sono uguali alle infami leggi di
Norimberga che proibivano questi
stessi rapporti fra ariani ed ebrei in
Germania? ».
Polizia segreta e delatori: Il setacciamento della popolazione tedesca da
parte dei delatori e il sistema della
polizia segreta sono paragonati all’attività dell’Ufficio per la sicurezza dello Stato e della sua polizia speciale:
« la cosa è molto diversa? ».
Assolutismo: Hitler ha gradualmente abolito la legalità in Germania e i
nazisti imprigionavano o bandivano la
gente senza processo. « Non capita lo
stesso ora in Sudafrica? ».
« Herrenvolk »: Riferendosi alla dottrina nazista della razza sovrana, la
lettera sottolinea che gli africani non
hanno accesso a posti di responsabilità e che esiste un regolamento che
proibisce ad un bianco di essere sottoposto agli ordini di un negro.
Avvertiamo i lettori che, a causa
delle ferie tipografiche, il prossimo
numero del nostro periodico uscirà
venerdì 27 agosto, dopo di che riprenderà la regolare pubblicazione settimanale. A tutti l’augurio migliore di
un buon periodo di riposo.
2
pag. ¿
N. 32-33 — 6 agusto 1971
Ancora su " Israele - Palesflna
fi
Rispondono: il Direttore
della Claudiana...
Quando il confronto delle idee e delle posizioni politiche scende al livello di piccole questioni personali sono
in genere propenso ad affidarmi alla
maturità del lettore. Ma l'insistenza
con cui il prof. A. Soggin mi chiama
in causa nella sua « controrecensione »
al volume Israele Palestina, edito dalla Claudiana, (n. 28-29 del 16 luglio) e
nella « lettera al direttore » del n. 30-31
(30 luglio), mi costringe a rispondere
per ristabilire la verità dei fatti.
Anzitutto rispondo a proposito dell’accusa di « settarismo » e di « partito preso » mossa alla Claudiana per
aver rifiutato il « progetto » di un’opera sul problema arabo-israeliano presentato dal prof. Valdo Vinay. Con apprezzabile umiltà il prof. Soggin non
ci dice che una delle « due persone di
una certa competenza... » previste quali autori da questo progetto era lo
stesso prof. Soggin (ma forse i lettori
più bravi l’hanno intuito dal tono dell’intero articolo!). In realtà non si è
affatto trattato di un « progetto », ma
di un semplice suggerimento formulato verbalmente dal prof. Vinay (insieme a molti altri) nel corso di un incontro informale di collaboratori della Claudiana a Roma. Nel suggerire di
pubblicare un contributo del prof. Soggin (che proprio in quel periodo aveva tenuto un ciclo di conferenze sulla
storia del sionismo organizzate dal
Comitato del Collegio di Torre Pellice),
il prof. Vinay si rese conto che sarebbe stato opportuno controbilanciarlo
affiancandogli il contributo di un teologo pro-arabo e fece il nome di un
cattolico francese, il padre Beaupère,
da interpellare.
La Commissione Claudiana vagliò
tra i molti anche questo suggerimento, ma non ritenne di accettarlo per i
seguenti motivi:
1) pochi mesi prima era stato pubblicato proprio un contributo di un
noto teologo protestante pro-Israele:
Helmut Gollwitzer (Vietnam, Israele e
la coscienza cristiana), salutato con
gioia dallo stesso prof. Soggin sulle
colonne dell’Eco-Luce (allora eravamo
sugli altari, oggi siamo nella polvere...!). Non potevamo quindi permetterci un doppione.
2) il suggerimento non convinse la
Commissione anche per la ben nota
passionalità con cui il prof. Soggin
usa affrontare il problema araboisraeliano (di cui questa sua « controrecensione » è chiara testimonianza).
L’attuale volume non nacque tuttavia come un nuovo progetto da contrapporre a quello scartato, ma da
un’idea di Aldo Comba (per la collanina minore di « Attualità protestante »):
dare la parola sul problema a qualche
esponente qualificato della sinistra
ebraica italiana. È strano che al prof.
Soggin sfugga il fatto che non entra
qui in considerazione la confessione
religiosa come tale, ma l’appartenenza all’ebraismo come fattore etnico e
« nazionale » che guarda ad Israele come propria patria morale. Cosa ne
pensa oggi la sinistra ebraica italiana
della politica dello Stato di Israele e
del problema arabo in generale? Questo l’interrogativo. Il volume è la risposta di due voci rappresentative
(com’è stato dimostrato, tra 1 altro,
anche dalla presentazione pubblica
fattane a Torino con ampia partecipazione della comunità ebraica torinese); una più moderata (Fubini), l’al
Convocazioni
del Corpo
Pastorale
In base a quanto disposto dall’atto n. 20 del Sinodo 1970, il
Corpo Pastorale è convocato per
lunedi 16 agosto, alle ore 9,30
nell’aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice per procedere all’esame di fede del pastore Daniel Attinger, già consacrato nella Chiesa Riformata Evangelica del cantone di Neuchâtel,
e dei candidati al ministero Teodoro Fanlo y Cortes e Sergio Ribet. I sermoni di prova avranno
luogo nel pomeriggio dello stesso giorno, in luogo e ora da stabilire.
Il pubblico, sempre a norma
del citato atto sinodale, potrà
partecipare al dibattito che seguirà gli esami di fede. Esso sarà
ammesso nell’aula sinodale a partire dalle ore 10.
Il corpo pastorale è convocato
in seduta plenaria per sabato 21
agosto, alle ore 9,30 con il seguente ordine del giorno;
1. Matrimoni misti
2. Chiesa Cattolica Romana
e Consiglio Ecumenico delle
Chiese
3. Corsi di aggiornamento
per pastori
4. Eventuali e varie.
Il Moderatore
New Giampiccoli
tra più radicale (Vera Pugna). (Non
vogliamo tuttavia certo dimenticare il
valido contributo di Leo Visco-Gilardi, protestante, alla seconda parte del
volume). Queste due « anime » esistono realmente nella sinistra ebraica
italiana ed il nostro volume lo rispecchia fedelmente. Siamo dunque così
abituati a monologare fra di noi, nel
nostro comodo ghetto, che quando lasciamo la parola a qualcuno di « fuori » ciò suscita stupore e scandalo?
Sarebbe triste doverlo constatare.
Sui singoli rilievi lascio rispondere
gli autori, ma debbo deplorare vivamente la deliberata intenzione del
prof. Soggin ■ (manifestata fin dalle
prime righe del suo scritto) di screditare, anzi di distruggere la figura morale di due autori (Pegna e Visco-Gilardi), accusandoli apertamente di falso. È una tecnica purtroppo consueta
in molta stampa partitica, ma che non
avrei immaginato di dover vedere
ospitata con tanto rilievo sulle colonne di un settimanale « evangelico ».
La cosa appare più grave se si tien
conto che, al momento in cui scriveva la sua « controrecensione », il prof.
Soggin era perfettamente a conoscenza del fatto che gli autori avevano
tratto il documento incriminato dal
giornale francese « Le Monde » e che
quindi la loro buona fede era fuori discussione. Egli lascia intendere di aver
appreso questa notizia solo quando il
suo articolo era in corso di stampa:
in realtà tale notizia gli era stata comunicata da me personalmente a Roma, fin dal mese di aprile, in presenza del prof. Vinay. Nel suo articolo
Soggin non ne fa cenno: forse perché
la bomba polemica finale su cui ha
costruito tutto l’articolo gli si sarebbe disinnescata fra le mani?
Sorvolo sulla grave scorrettezza consistente nel pubblicare sul sempre
compiacente Eco-Luce, senza mia autorizzazione, una mia lettera personale (per di più seminata di chiose malignamente insinuanti) e rispondo alla domanda finale della « lettera al
direttore »; siamo stati noi ad attendere per mesi le fotocopie promesse
della traduzione dall’ebraico (effettuata dallo stesso prof. Soggin) degli articoli originali dei giornali israeliani
citati nel volume, fotocopie che mi sono pervenute, a mano, soltanto alla
fine di giugno scorso e che ho immediatamente trasmesso agli autori per
un confronto.
I due autori chiamati in causa sono
attualmente assenti dall’Italia e risponderanno sui punti di loro competenza appena possibile.
Carlo Papini
N.d.r. - L'assenza del direttore e la nostra
personale ignoranza del reale stato delle cose
ci costringe a non intervenire nel merito della discussione per porre un termine ad una
polemica che sta. ci sembra, degenerando in
questioni personali poco simpatiche, ma forse
necessarie per ricondurci all umiltà della nostra posizione la cui carne è veramente debole! In questo senso vogliamo anche accettare nel contesto di una lettera che vuol essere un richiamo ad una maggiore obiettività e
correttezza la gratuita malignità dell’insinuazione del don. Papini: « Il sempre compiacente Eco-Luce ».
Gino Co.stabel
...e Aldo Comba
Caro Direttore,
mi riferisco all’articolo « Superficialità, incompetenza e errori nell’affrontare il problema israelo-palestinese »
firmato da J. Alberto Soggin e comparso su « La Luce » del 16 corrente.
Nella prefazione del libro « Israele Palestina: una scelta diversa » (pag. 6)
io ho scritto; « Il fatto che la penetrazione (degli ebrei in Palestina) fosse dapprima economica e pacifica e
che abbia apportato dei vantaggi materiali a quella regione non cancella il
fatto che si sia trattato di insediare
una popolazione espellendo quella che
c’era prima, cioè di una vera e propria
invasione, di cui i palestinesi sono le
vittime e di cui noi europei, noi cristiani europei siamo la causa ».
A proposito di queste mie parole
Soggin scrive: « A p. 6 si parla però
dell’espulsione della popolazione autoctona per far posto a un insediamento allogeno; l’informazione è storicamente scorretta: fino al ’47-48 (e
l’insediamento sionista comincia verso il 1882) nulla che si lasci interpretare in questo senso accadde; e quello che accadde durante la guerra 19471948, voluta e in parte comandata dagli inglesi è imputabile solo in minima parte agli israeliani ».
Come si vede il Soggin
1) mi accusa di avere, o di dare
informazioni scorrette;
2) non invalida nessuna delle cose
che ho affermato;
3) confuta cose di cui non ho parlato, in modo che si possa intendere
che io le avrei sostenute.
A pag. 7 della medesima prefazione
io ho scritto: « Il riconoscimento di
questa nostra doppia colpa ci mette
nell’obbligo morale di essere solidali
con ambedue le nostre vittime: con la
recente popolazione palestinese di tradizione ebraica e con la preesistente
popolazione palestinese di tradizione
araba ».
Al riguardo Soggin scrive: « Non è
esatto: a cavallo tra il XIX-XX secolo
la popolazione araba comprendeva (inclusa la Transgiordania) circa 300.000
anime... Vi è dunque stata nel corso di
mezzo secolo una notevolissima immi
grazione araba dai paesi vicini, favorita in non piccola misura dalle nuove strutture economiche create dal
Sionismo. Buona parte degli Arabi palestinesi sono dunque entrati in Palestina più o meno all’epoca in cui vi entravano molti ebrei, solo che la cosa
non si notava a causa della loro rapida assimilazione etnico-economica ».
Che cosa significa « assimilazione etnico-economica » se non appunto il
fatto che quegli arabi che immigravano si integravano alla popolazione araba preesistente?
Qui dunque il Soggin
1) comincia con una generica accusa di inesattezza;
2) apporta dei dati che non contraddicono affatto il mio concetto;
3) giustappone l’accusa di inesattezza e l’offerta dei suddetti dati in
modo che venga facile credere che mi
sta correggendo, mentre in realtà non
corregge nulla.
Sempre alla pag. 7 del libro io ho
scritto: « Oggi Israele trionfa e i palestinesi sono massacrati da Hussein
con l’appoggio degli Stati Uniti e (purtroppo) dei dirigenti israeliani, sullo
sfondo della reticenza sovietica ».
Soggin al riguardo scrive: « Nella
stessa pagina leggiamo che... "i Palestinesi sono massacrati da Hussein con
l’appoggio... (purtroppo) dei dirigenti
israeliani...” e nell’ultimo saggio vengono descritti particolari raccapriccianti di tale operazione ».
Le mie parole si riferivano chiaramente a una vasta colleganza internazionale tra grandi potenze e governi
locali, interessata alla liquidazione di
un movimento di liberazione nazionale. Soggin le trasferisce in un contesto regionale e truculento del tutto diverso, che gli permette, anche in questo caso, di condurre una polemica
con posizioni che io non ho sostenuto
creando in pari tempo (con il modo
arbitrario di citarmi) l’impressione di
controbattere il mio pensiero. L’abilità polemica è indubbia, ma lascio al
lettore di giudicare se sia corretto
questo modo di travisare il pensiero
altrui.
Le due tesi centrali del mio scritto,
quella sulla necessità e sulla problematica di una doppia solidarietà con
le due popolazioni della Palestina, e
quella sui motivi di fede per cui lo
stato d’Israele è una realtà politica
da valutare sul piano di tutte le realtà politiche, queste due tesi, dico, il
Soggin né le espone, né le discute.
E per lo meno strano che in uno scritto che si presenta come recensione
(sia pure « controrecensione ») e che
lancia accuse piuttosto pesanti, si parli di tante cose ma si eviti di affrontare i punti centrali del documento
recensito.
La parte dell’articolo di Soggin che
riguarda la prefazione scritta da me,
termina dicendo che si dovevano citare le opinioni di diversi teologi; « Altrimenti, egli aggiunge, inganniamo i
lettori facendo loro credere che non
vi sono problemi là dove invece esistono e sono oggetto di vivace dibattito ».
Nel breve cenno di carattere teologico (pag. 8) io ho detto precisamente; « Riteniamo che (con tutto il rispetto dovuto ad altre opinioni) per
la fede evangelica l’unica interpretazione ecc. ». Il lettore era dunque chiaramente avvertito che io stavo esponendo una opinione su una materia
sulla quale ne esistono diverse^ altre.
L’inganno di cui parla Soggin è dunque una sua invenzione.
Mi sembra di aver dimostrato che
l’articolo di Soggin, nella parte che mi
riguarda, non è affatto una presentazione critica delle mie idee ma una
pura e semplice denigrazione.
È utile e personalmente apprezzo
che « La Luce » si faccia palestra di
un confronto di idee; mi dolgo che
essa si sia resa strumento di questo
basso attacco contro la mia persona.
Ai.do Comba
Riprendiamo il discorso sulla maggioranza silenziosa
Non occorre essere “gauchistes”
per pensare e dire certe cose
liceo linguistico
internazionaie
Filadelfia
Autorizzato Ministero P. I.
Sono aperte le iscrizioni per
il primo anno, e per il passaggio nel secondo anno da alti'e
scuole.
CONVITTO E SEMICONVITTO
Una educazione moderna
in ambiente evangelico
SCRIVERE O VISITARE
Orario: dalle 8.30 alle 12.30;
dalle 14 alle 17 (sabato e domenica esclusi).
Via Luigi Colla n. 20
10098 RIVOLI (To) - tei. 956.208
Nello scorso numero è apparsa la
lettera di un lettore che, sentendosi
parte di una « maggioranza silenziosa », lamenta di dover sopportare, in
seno alla Chiesa e alla sua stampa,
una situazione imposta da una « minoranza rumorosa ».
Siccome il lettore intenderà alludere anche al sottoscritto, in quanto responsabile di una rubrica di attualità
sul settimanale « Eco Luce », gli sono
grato per il suo scritto che mi offre la
possibilità - se il direttore me lo consente - (al di fuori di qualunque inopportuno personalismo o spirito polemico) di cercare di chiarire o per lo
meno di fare il punto ancora una volta (l’ho già fatto in precedenza, ma pare vanamente) su una situazione di
disagio e di incomprensione che non
giova all’unità e allo spirito di ravvedimento della Chiesa.
L’appunto mosso, come da altri lettori precedentemente, è di commentare con ottica « gauchiste » gli avvenimenti mondiali, vicini o lontani, in cui
ognuno di noi si deve sentire coinvolto. Dato per scontato (e qui spero saranno tutti d’accordo) che anche un
piccolo periodico « religioso » abbia il
dovere - diritto di allargare la sua visuale a livello planetario - allo stesso
modo in cui si vive a livello planetario
mi pare che un credente, pur con tutte le sue infedeltà debba cogliere, esaminare, commentare certi fatti, certe
situazioni secondo la libertà che gli
viene dalla sua fede, e non certo secondo un dogmatismo partitico.
Il miglior sistema è forse quello di
ricorrere a delle esemplificazioni. Elenchiamo anzitutto alcuni temi, quali:
la repressione in Cecoslovacchia, la
mancanza di libertà di pensiero e le
perenzioni religiose in URSS, i sanguinosi fatti di Polonia, il costantinianesimo delle Chiese dell’est europeo,
ecc... Fin qui, tutto bene, tutti d’accordo.
Giungono poi le valutazioni divergenti. Si è parlato più volte del Vietnam. Non potrò che continuare a dire
che si tratta di una guerra infame, e
tanto più ora che si sa che è stata
« escalata » e portata a dimensioni barbriche mediante la menzogna e l’inganno. Può un credente tollerare il
massacro di popolazioni inermi e il furore aggressivo di una nazione che si
proclama cristiana democratica? (Vorrei aggiungere una nota personale: è
stato proprio questo aborrito conflitto che mi ha profondamente scosso e
mi ha indotto a rivedere il mio atteggiamento passivo, acritico e « fatalistico »: è stato proprio questo tragico fatto a farmi comprendere, nella
mia povera fede, che il potere, le leggi, la politica, non sono idoli da adorare o anche solo fatti da accettare in
quanto provenienti da una « autorità », ma che sono da combattere quando l’eterna legge di Dio ne venga offesa e minacciata).
Ho deprecato più volte l’intransigenza di Israele e le sue scoperte mire
annessionistiche (ecco crollare il mito
della « guerra di difesa »); la triste situazione dei palestinesi che proprio in
questo periodo stanno pagando un
nuovo tragico e sanguinoso tributo alla loro aspirazione a una stabile defi
nizione del loro stato, attualmente insostenibile. In questo momento, non
sono gli oppressi e i travagliati?
Ho difeso e difendo l’obiezione di coscienza e l’antimilitarismo perché un
credente - come un non credente - abbia tutti i diritti di opporsi alla chiamata alle armi quando la sua fede o
ideologia glie lo imponga; allo stesso
modo non possono essere accettabili i
blocchi militari o la corsa agli armamenti in quanto costituiscono, per un
credente, una grave e insuperabile remora alla pacificazione dei popoli, oltre che una costante minaccia all’esistenza stessa del mondo.
Nel campo economico (per citare un
solo sempio) non è accettabile una situazione per cui, ad un cenno di qualche industriale italiano o straniero,
masse di persone si debbano precipitare dal sud al nord abbandonando le loro famiglie, gli amici, il paese, nella
fragile speranza di poter magari tornare con qualche magro e sudato risparmio dopo decine di anni di lavoro
svolto in mezzo all’incomprensione, se
non all’odio di chi oltre tutto, trae
guadagno dalla loro attività e dal denaro che spendono.
E’ qui che vien fuori il « gauchismo »
ma non è certamente « colpa » di chi
scrive se queste valutazioni sono analoghe a quelle della sinistra politica.
In due parole: non è necessario essere
« comunisti » per pensare o dire certe cose. E’ « sufficiente » essere credenti.
Ancora due brevissime riflessioni:
non mi sembra che si possa accettare
la distinzione che fa il lettore fra ì
« loro » discorsi (della minoranza) e i
« nostri » giornali (della maggioranza).
Discorsi e giornali sono di tutti ed è
tutti assieme che dobbiamo cercare di
sgombrare il terreno dagli equivoci,
nella fede comune.
Circa la coerenza fra parole e condizioni di vita, certamente la mia incocrenza e le mie mancanze di credente
mi danno timore e tremore; è questa
comunque una questione che riguarda
la coscienza di ciascuno di noi, e di cui
dovremo render conto a Dio.
Per contro, non vorrei che la cosa,
sul piano « politico », andasse a sfociare in una specie di utilitarismo o di
corporativismo, per cui il « benestante » debba essere liberale e socialdemocratico (o anche missino) per salvaguardare i propri interessi, mentre ò
prerogativa dell’operaio, dell’artÌEÌano e del « piccolo impiegato » essere di
sinistra.
Questo è quanto avevo da dire, nello spirito dianzi accennato. Se il comitato di redazione del giornale o la
Tavola mi dirà di tacere, certo tacerò.
Probabilmente chi legge queste righe avrà visto, nello scorso numero di
questo giornale, un articolo (naturalmente, senza paragoni!) sulla cessala
collaborazione di Raniero La Valle alla « Stampa » in quanto essa non gradiva che la fede venisse « mescolata »
alla politica. Mi sia concesso prendergli in prestito una sua frase: « Non
temo il silenzio perché non è il silenzio la morte della parola, ma lo è la
parola disimpegnata, negoziata, compromessa ».
Roberto Peyrot
La parola di Dio e ii siienzio deiia maggioranza
N.d.r. - Anche per questa lettera dobbiamo
ripetere quanto abbiamo annotato in calce alla lettera del doti. C. Papini. La presentazione
di una personale interpretazione diversa deve
essere necessariamente considerata « basso attacco » di chi vede le cose in modo diverso?
« La Luce-Eco » è sempre una palestra di un
confronto di idee; è grave che il linguaggio carnale della boxe-palestra si trasferisca
sul piano del dissenso delle idee. Ma la colpa
non è delVEco-Luce.
Gino Costabei,
Guido Ribet, nella lettera pubblicata
sull’ultimo numero di questo settimanale, se la prende con la « minoranza
attiva », che, secondo lui sarebbe colpevole di tutti i guai della Chiesa. Non
ho letto l’articolo di « Le Christianisme
au XX siècle » a cui egli si riferisce e
non conosco quindi le argomentazioni
su cui era basato; trovo però nella lettera di Guido Ribet, che rappresenta
esattamente l’opinione di un’altra « minoranza attiva » nella nostra chiesa,
anche se pretende di parlare a nome
della « maggioranza silenziosa », un’incomprensione abbastanza sintomatica
di tutto quello che si è detto e fatto in
questi anni da parte delle varie tendenze che, in un modo o nell’altro, hanno
cercato di agire nel senso di una riforma della chiesa.
L’incomprensione è così pesante e
così compiaciuta, che non può provenire se non da un puro e semplice rifiuto di ascoltare ciò che i fratelli hanno
da dire. Si potrebbero dunque tirare le
somme e concludere che non vale proprio la pena di affannarsi a spiegare a
chi non ha orecchie per udire. Infinite
volte, in articoli, in libri, in discussioni,
si è cercato di invitare la chiesa a una
riflessione sui compiti a cui il Signore
ci chiama nel nostro tempo. Invitare
alla riflessione non vuol dire imporre
il proprio modo di vedere; se uno mi
invita a discutere una proposta e io mi
ritiro, sto zitto o dico che non mi interessa discutere, non ho poi il diritto
di accusarlo di impormi il suo modo
di vedere, se lui, stanco di aspettare, si
mette ad agire. Gli articoli e i libri non
sono stati letti, i dibattiti sono andati
deserti; i membri di chiesa sono stati
ripetutamente invitati a partecipare alle assemblee di chiesa, quando si trattava di discutere le grandi linee di azione della chiesa: si sa quanta gente
partecipi alle assemblee. Quindi parlare di una minoranza che vuole imporre il suo modo di vedere significa falsare la realtà e fare il discorso dei dit
tatori, che si sono sempre presentati
come difensori degli interessi della
maggioranza silenziosa. Se a Guido Ribet dispiace essere chiamato fascista,
prendiamo atto della sua sensibilità,
ma allora cerchi di fare un discorso
meno demagogico e più aderente alla
situazione reale delle nostre comunità.
Tuttavia io penso che convenga, nonostante tutto, riprendere il discorso
sulla riforma della chiesa. Lo penso
perché è un discorso vero, perché non
è un discorso innanzitutto politico, ma
trae la sua forza dall’evangelo, perché
in questo discorso non è in gioco una
polemica tra minoranze attive o la presa del potere nella chiesa, ma è in gioco la vita stessa della chiesa.
Che cos’è la riforma della chiesa?
Cercherò di dirlo in modo breve, senza
pretendere quindi di esaurire l’argomento. La cosa più necessaria agli uomini, anzi, l’unica cosa necessaria, è
che la Parola di Dio venga annunziata,
cioè che gli uomini vengano messi di
fronte all’azione e al giudizio di Dio.
La caratteristica di questa Parola è che
non può essere espressa in principi generali, in idee astratte quali pace, ordine, laboriosità, ecc. Non può essere
fissata in una legge.
E libera e sovrana, e si rivolge agli
uomini sempre in circostanze molto
concrete, come concreta è stata la vita
di Gesù di Nazareth. Non è possibile
predicare questa Parola in modo disimpegnato; predicare significa osare di dire una parola vera in una situazione determinata; ed è chiaro che non si può
essere fuori da questi situazione: bisogna starci dentro. Nessuno sale su un
treno per caso; se viviamo in questa società, dobbiamo sapere perché ci viviamo e che cosa vi stiamo a fare. Ma se
siamo credenti, dobbiamo essere tanto
più vigilanti sull’uso che la società vuol
fare di noi, e, nel scegliere la nostra
azione, dobbiamo ubbidire alla Parola
(continua a pag. 3)
3
6 agosto 1971 — N. 32-33
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Violenza o nonviolenza? Un papa è necessario per la Chiesa (dice il priore di Taizè)
Nemi, Roma (soepi) - Questa scelta
così gravida di conseguenze pone alle
Chiese un problema che esse devono
affrontare in relazione all'insieme della
questione dell’uso legittimo o illegittimo della forza. È questa la sostanza di
quanto è stato detto dal comitato di
lavoro del dipartimento Chiesa e Società del CEC in occasione della sessione annuale tenutasi a Nemi nei giorni
scorsi.
Responsabile dell’approntamento di
un programma di studi, di ricerche e
di comunicazioni che si prolungherà
per due anni, il comitato di lavoro ha
sottolineato che il dibattito riguardante la strategia della trasformazione sociale deve porre in primo piano, piuttosto che minimizzarlo, l’urgente necessità di un coraggioso impegno dei
cristiani nella costruzione di un mondo più felice. « Parecchie strade sono
loro aperte — ha dichiarato il comita
to — ma il disimpegno non è certo una
di quelle ».
Le direttive di etica generale devono
venir considerate in termini pertinenti
alle situazioni particolari in cui si trovano coloro che devono prendere delle
decisioni, ha riconosciuto il comitato.
Di conseguenza il programma sarà incentrato su parecchie situazioni conilittuali, quali quelle del Sudafrica, il
Brasile, l’Irlanda del Nord, il Pakistan
orientale e certe zone degli Stati Uniti.
Verranno inoltre esaminati dei conflitti potenziali nelle società apparentemente stabili, come in certi paesi dell’Europa occidentale.
Sono stati fatti dei piani allo scopo
di raccogliere informazioni e di valutare le strategie, di considerare l’impegno dei teologi e dei responsabili di
Chiesa, di pubblicare del materiale bibliografico ed altro e di organizzare
dei colloqui.
iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La prima missione dell’Esercito
della Salvezza in Spagna
Ginevra (efs) - Nella seconda metà
di li^lio un’équipe di cinque membri
dell’Esercito della Salvezza hanno lascialo Ginevra per testimoniare in
Spagna, loro terra natale, della missione di fede di quest’organizzazione i
cui fondamenti spirituali contribuiscono a far fiorire, su tutti i continenti, la
Parola evangelica.
Il gruppo è guidato da Enrique Rey,
uno Spagnolo di 42 anni, da sei anni
evangelista dell’Esercito della Salvezza in Svizzera e da due anni impiegato
dal Consiglio ecumenico delle Chiese.
Lo accompagnano la moglie, Raquel
Rey, un’altra coppia. Candido e Sarrnen Carmes, e Francisco Garcia, tutti
di nazionalità spagnola. Iniziano la loro testimonianza in una delle regioni
più povere della nazione, a La Coruna,
capoluogo della Galizia.
È opportuno ricordare che l’Esercito della Salvezza, rinunciando a qualsiasi forrna di proselitismo, reca l’aiuto materiale e il conforto morale ai
più sprovveduti, senza distinzione di
religione e d’opinione. I suoi istituti
— ospedali, ambulatori, maternità,
scuole, centri d’accoglimento, centri
artigianali — sono sparsi in circa settanta nazioni in tutto il mondo.
La nuova legge spagnola sulla libertà religiosa, promulgata nel 1967, per
lllimilllllllllllllllll.lMIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllllllMlllMIIIIIIII
Gli sfudenH in teologia
tedeschi contro
la dispensa militare
Bonn (soepi) — Il Consiglio della
Chiesa evangelica tedesca ha indirizzato una lettera al ministero della difesa per fargli sapere che la Chiesa evangelica non intende più beneficiare delle disposizioni del regolamento militare che, al paragrafo 12, 2, dispensano da qualsiasi obbligo militare gli
studenti in teologia destinati a svolgere un’attività ecclesiastica.
Ogni anno, circa 400 studenti in teologia delle due confessioni si avvalgono della suddetta possibilità. Tuttavia
si constata, da parte protestante, un
anniento del numero di studenti che
criticano questa disposizione. Essi ritengono difatti di non potersi sottrarre a una decisione di ordine morale
che li indirizzi a favore o contro il
servizio militare.
IlillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMlllllllilllllll
8 MILIONI DI MARCHI,
DAI SACERDOTI,
PER LA REPUBBLICA
DEMOCRATICA TEDESCA
Bonn (Relazione Religiose) - Da una lettera deU’arcivescovo di Padeborn, il cardinale
Lorenz Jäger, inviata ai sacerdoti della Repubblica Federale Tedesca, si apprende che i sacerdoti cattolici della Germania Occidentale inviano, ogni anno, una somma di 8 milioni di marchi per i preti della Germania
Orientale. 1 preti cattolici della RFT inviano
mensilmente un contributo al Commissariato
per la Diaspora dei Vescovi tedeschi a Paderborn. 11 75% del ricavato degli invii .serve
a sostentare i 1500 preti della RDT. Malgrado le sovvenzioni che giungono dalla Germania Occidentale, rileva il cardinale, le sovvenzioni dei preti, nella RDT, sono ancora
molto inferiori a quelle dei sacerdoti della
Repubblica Federale.
Illllllllllllllllli
ARRESTATA UNA TEDESCA
CHE DISTRIBUIVA LA BIBBIA
IN CECOSLOVACCHIA
Praga (Relazioni Religiose) - Un giornale
cecoslovacco ha recentemente portato la notizia dell’arresto di una cittadina tedesca, che
aveva <c contrabbandato della letteratura religiosa in Cecoslovacchia ». Nel mese di marzo altre copie del Vangelo, stampate nel1 URSS, erano state sequestrate, stando a quanto afferma lo stesso giornale. Negli ultimi
tempi, la sorveglianza verso il materiale religioso che entra nel paese si è alquanto irrigidita.
metterà d’ora in poi all’Esercito della
Salvezza di essere presente anche in
questa nazione. Sancendo il principio
eh ogni Spagnolo ha il diritto di praticare la religione di sua scelta, essa
autorizza infatti questa prima équipe
missionaria a iniziare l’opera pionieristica che si è proposta.
Ordinato capitano dell’Esercito della
Salvezza il 20 maggio, giorno dell’Ascensione, Enrique Rey è stato recentemente consacrato in vista delle
sue nuove funzioni. È uno dei 27.000
ministri di questa comunità evangelica consacrata al servizio del prossimo.
Bisogna superare la cospirazione di
silenzio che esiste attorno al mistero
del Romano Pontefice ad opera anche
di alcuni gruppi di cattolici, ed affermare che esso è essenziale alla ecumenicità della Chiesa.
Lo ha dichiarato il priore della comunità ecumenica di Taizè, in Francia,
fratei Roger Schutz in un suo intervento al congresso degli intellettuali e degli studenti cattolici di « Pax Romana », recentemente conclusasi a Friburgo in Svizzera.
Dopo aver accennato al problema
dell’unità e alla necessità delle istituzioni nella Chiesa perché — egli ha rilevato — « la storia insegna che quando i cristiani hanno ritenuto di poter
fare a meno di alcune strutture, ne
hanno subito inventate delle altre, quasi senza rendersene conto », il priore
di Taizè ha parlato direttamente del
Pontificato romano.
« Se ogni comunità locale — egli si
è chiesto — suppone una pastorale per
stimolare all’unità quelli che sempre si
disperdono, se ogni Chiesa locale suppone al suo centro un Vescovo che presieda, come si può pensare alla Chiesa
ricostituita nella sua unità senza una
pastorale universale?
La vocazione del Pastore universale è
di essere il « Centro del cuore », il
« cuore del cuore » — la testa è Cristo! —; spetta a lui il compito di attualizzare l’essenziale di una stessa
fede, di uno stesso pensiero, veri per
ogni cristiano, ed indicare i centri di
unanimità della fede da una generazione all’altra.
Ripetendo quindi che il mistero del
Pastore universale è essenziale in vista
della ecumenicità della Chiesa, fratei
Schutz ha espresso la convinzione che
la Chiesa cattolica non rinuncerà mai
alla istituzione del papato, ed ha così
concluso: « Su una piccola terra libera,
il Vaticano, con l’arma della libertà
evangelica, il Papa, servo dei servi di
LA BIBBIA NEI MONBB
a cura di Edina Rìbet
EUROPA. Vi sono oggi in Europa
circa 12 milioni di tzigani, che viaggiano senza posa dalla Jugoslavia in
Austria, in Germania e in Italia. Un
radio-giornalista di 41 anni, originario
del paese di Galles, nato da genitori
tzigani ha preso la decisione di seguire questi nomadi con la sua famiglia
in una « roulotte »; nello stesso tempo egli traduce la Bibbia nel dialetto
più comune degli tzigani; dato che conosce le 4 lingue europee più l’ebraico
ed il greco, spera di poter arrivare, in
seguito, a tradurre le S. Scritture in altri sei importanti dialetti tzigani, perché le traduzioni della Bibbia in questi linguaggi sono poche, antiche, l'aramente pubblicate, e comunque ormai inadeguate. Gli occorrerà da 20
a 30 anni per adempiere il suo proposito.
INGHILTERRA. In una piccola cittadina a nord di Londra vi è un gruppo di giovani evangelici molto vivente: essi hanno iniziato la loro attività
leggendo passi del Vangelo nella traduzione inglese moderna alle persone
che fanno la coda dinanzi ai cinematografi locali; in seguito hanno invitato coloro che lo desideravano a venire a casa loro per proseguire più a
fondo la lettura, ed hanno ottenuto
successo.
STATI UNITI. Le infermiere del Centro medico-ospedaliero dell’Università
di Columbia hanno diffuso, in un anno, circa un migliaio di Nuovi Testamenti in inglese moderno tra i malati
e il personale dell’ospedale: questa
traduzione delle Scritture così incisiva
ed accessibile a tutti, come già abbiamo avuto occasione di parlarne in
questa rubrica, è molto apprezzata.
Una notizia, a questa contrastante,
ci giunge pure dagli Stati Uniti. Una
grande chiesa ha svolto recentemente
un’inchiesta tra i suoi pastori, laici ed
amministratori sull’importanza da essi attribuita alla Bibbia, ed ha ricevuto risposte deludenti: i pastori e i
laici la pongono al quarto posto, gli
amministratori al 37.0! (non è detto,
e sarebbe invece interessante sapere,
che cosa mettono al primo posto).
PAKISTAN. Poco tempo prima dello
scoppio della guerra civile nel Pakistan occidentale, un rappresentante
della Società Biblica e tre rappresentanti di una tribù isolata di frontiera
si sono incontrati per confrontare insieme l’esattezza del manoscritto del
Vangelo di Giovanni, per la prima volta tradotto nell’idioma di quella tribù.
Probabilmente nel corrente dell’anno
si potrà pubblicare il N. Testamento
per intero, se le condizioni locali lo
permetteranno: i missionari che avevano portato il Vangelo a questa tribù
non sono stati autorizzati a rimanere,
e così la nuova chiesa ha dovuto ben
presto imparare a svilupparsi con i
suoi propri mezzi.
AUSTRALIA. 18 missionari e 13 aborigeni sono impegnati nella traduzione
delle Scritture in 12 nuove lingue del
nord del continente. La principale difficoltà risiede nel fatto di dover trasferire il messaggio biblico in una cultu
ra totalmente diversa e di renderlo
comprensibile al lettore che non ha
alcuna preparazione biblica o ecclesiastica. Tra qualche mese la traduzione
di un Vangelo completo nelle 12 lingue
sarà terminata, e verrà sottoposta alla
Società biblica australiana per la pubblicazione.
CONGO. Anche in questo paese sarà
tra breve pubblicata la prima edizione
del Vangelo secondo Marco nell’idioma di una tribù della regione orientale: un missionario e un congolese hanno lavorato insieme per questa traduzione.
FILIPPINE. Sette sacerdoti ed un
laico cattolico collaborano con alcuni
protestanti alla traduzione delle Sacre
Scritture nelle cinque principali lingue
di queste isole, in completo accordo
con la gerarchia cattolica: sino dal
1967 la Società Biblica e la chiesa cattolica delle Filippine hanno stabilito
frequenti contatti tra di loro, e questa
traduzione comune ne è il frutto migliore.
BIRMANIA. Tre Vangeli sono già
stati pubblicati, malgrado la difficoltà
di procurarsi la carta, in lingua birmana corrente, e la traduzione del N. Testamento intero è in preparazione. La
traduzione in uso attualmente nelle
chiese risale a 50 anni fa, ed è difficilmente comprensibile alle nuove generazioni.
KENYA. La diocesi cattolica del sudest del paese ha ordinato alla Società
Biblica 50.000 copie dei Vangeli e del
N. Testamento in inglese moderno: la
chiesa cattolica, infatti, ha deciso di
svolgere una campagna di diffusione
biblica nel paese, la quale deve costituire un’esperienza-ipilota per questa
chiesa. La Società Biblica si è trovata
in difficoltà per procurare, da un momento all’altro, un così grande numero di copie delle Scritture.
BRASILE. Il pastore Mehemia Marien della chiesa presbiteriana di Copacabana a Rio de Janeiro presiede un
programma televisivo di questioni bibliche che dura venti minuti, intitolato: « Il cielo è il limite ». Questo programma ha ottenuto molto successo, c
la Società Biblica ha esaurito in poco
tempo le sue copie della Scrittura, dietro richiesta dei numerosi tele-ascoltatori, i quali, entrando nei negozi della
Società biblica esclamavano: « Vogliamo comprare la Bibblia di Mehemia »
CECOSLOVACCHIA. Il governo ceco ha autorizzalo l’importazione di
una nuova edizione di 70.000 copie della Bibbia.
NIGERIA. 1000 Bibbie in inglese e
2.500 Bibbie in idiomi nigeriani sono
state vendute in cinque mesi dalla
«Lega per la lettura della Bibbia»
operante nel paese.
SUDAN. Il Dipartimento dell’istruzione ha ordinato alla Società biblica
del Sudan 3.000 Bibbie per le scuole
del paese.
Alla redazione di questa pagina
hanno collahorato Roberto Coisson, Claudia e Roberto Peyrot.
Dio, può molto per rendere coscienti
gli uomini di fronte alle ingiustizie ed
alle oppressioni. Senza di lui chi potrebbe esprimere l’umanimità dei cristiani oltre le frontiere della Chiesa,
in un momento di minacce drammatiche per l’unanimità? ».
L’articolo qui sopra trascritto è integralmente preso dall’ultimo numero
del confratello settimanale cattolico di
Pinerolo « L’Eco del Chisone », È un
opportuno complemento di quello pubblicato nell’ultimo numero dell’EcoLuce a firma di Ferruccio Castellano.
Personalmente avremmo preferito
un altro titolo; per es.: Il grande ritorno, oppure: Larga è la via che conduce a Roma, oppure: L’ecumenismo è
quella cosa..., oppure: « Pax romana »;
ma poiché un cambiamento avrebbe
potuto indurre il lettore a sospettare
qualche malevola insinuazione ce ne
siamo astenuti, e diamo il testo senza
commento.
Sarebbe infatti di pessimo gusto ricordare che il riformatore svizzero
Zwingli ha dedicato al suo amico Jacob
Schurtanner nel 1523 un trattatello;
Der Hirt (Il pastore) in cui parla del
Pastore Universale, e dei pastori delle
comunità: quelli fedeli e di quelli infedeli. E ancora più di pessimo gusto
in questi tempi ecumenici ricordare
che con tutto l’Evangelo egli conosce
un solo Pastore Universale: Gesù Cristo che è testa e cuore della sua Chiesa: Cristo Gesù, il Vivente, nel quale
soltanto si può esprimere « l’unanimità
dei cristiani oltre le frontiere delle
Chiese ».
Di pessimo gusto, perché il linguaggio del Riformatore svizzero non è
sempre castigato, e si ha spesso l’impressione che il linguaggio dei profeti
dell’A. Testamento gli sia più congeniale che l’inno alla carità, quando parla
dei falsi pastori, fra i quali, ahimè, non
esita a includere il Vescovo di Roma
proprio per la rivendicazione monopolistica della « pastorale universale ».
È comprensibile quindi che gli elvetici figli di Zwingli abbiano rinnegato
il padre scomodo per la madre più benevola, Pace Confessionale.
Per molti protestanti, che hanno anche rinnegato questo nome, un richiarno al pensiero dei Riformatori in merito alla conclamata essenzialità « del
mistero del Romano Pontefice alla ecumenicità della Chiesa » è fuori luogo; il
richiamo al Vangelo li disturba e viene relegato nell’antiquariato della polemica anticlericale (tanto per intenderci; il trattatello di R. Nisbet).
Eppure, tutto sommato... Ma l’evangelo non dice così!
Perciò leggi attentamente, amico lettore, ed apprezza la finezza e le sfuma
ture e i voli lirici; « Una piccola terra
libera, il Vaticano... » (prezioso dono
dell’uomo mandato dalla Provvidenza)
da cui « il Papa, servo dei servi di Dio,
(suona meglio in latino: servus servorum Dei) con la libertà evangelica può
molto per render coscienti ecc. ecc. »
(può molto!: dicono i malvagi [ma
sarà vero?] che proprio a causa di
questa libertà evangelica il Vicere di
Torino ha dovuto mettere nell’impossibilità di nuocere uno dei migliori collaboratori della sua Stampa).
L. A. Vaimal
Mlllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllll llllllllllllllllllllll
Scoperta a Mosca
una tipografia
avventista clandestina
Mosca (Relazioni religiose) - Una
tonnellata e mezza di pLibblicazioni religiose è stata scoperta nella cantina tli
un istituto di ricerche di Mosca. Il materiale appartiene agli Avvenisti del
Settimo Giorno e doveva essere rivenduto in altre regioni sovietiche.
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMi
Per la prima volta, dal 1945
Autorizzata la costruzione
di una nuova chiesa
ì
in Cecoslovacchia
Praga (Relazioni religiose) - Per la
prima volta dopo la fine della seconda
guerra mondiale, il governo cecoslovacco ha dato in questi giorni l’auto
rizzazione per la costruzione, nei sobborghi di Praga, di una nuova chiesa
dei Fratelli Boemi, la comunità protestante che conta 300.000 membri. Negli ultimi decenni il governo cecoslovacco ha dato l’autorizzazione per la
costruzione di una sola chiesa cattolica e di una semplice cappella in legno
per una piccola comunità protestante.
Le spese per costruire la nuova chiesa
dei Fratelli Boemi saranno pagate dal
Consiglio ecumenico delle Chiese.
....................
la parola di Dia e il silenzia della maggioranza
{segue da pag. 2)
di Dio. Non si può predicare, se non
si è ubbidito, e non si può ubbidire in
astratto, ma soltanto prendendo posizione nei fatti e nelle lotte di questo
mondo.
La Parola di Dio chiama dunque degii uomini ad esporsi nelle situazioni di
questo mondo, dando testimonianza
dell’azione e del giudizio di Dio. Se
questo non accade, la chiesa è infedele.
La riforma è l’azione con cui il Signore
mette la chiesa (con tutti i suoi membri) davanti al suo compito essenziale,
e le chiede di riconoscere i suoi errori
e di mettersi di nuovo all’opera. Ma
non accade mai che la chiesa riconosca
all unanimità e nello stesso momento
di avere bisogno di una riforma. Perciò, di fatto, abbiamo una minoranza
che prende l’iniziativa della riforma, e
una maggioranza più o meno silenziosa, che è portata a difendere lo status
quo. Guido Ribet vorrebbe che questa
maggioranza si esprimesse, ed è convinto che il grande desiderio di questa
maggioranza sia di sentir predicare
l’evangelo. Che la maggioranza cessi di
essere silenziosa, è un voto che ci sentiamo caldamente di condividere; che
desideri ascoltare l’evangelo, ecco una
cosa che sarebbe veramente meravigliosa, perché vorrebbe dire che la
maggioranza è pronta a rinunciare ai
compromessi e alle infedeltà, per iniziare un cammino nuovo di testimonianza, in ubbidienza alla Parola di
Dio. Questo miracolo può accadere, e
voglia Dio che accada.
Ma ò lecito domandare: cosa sarebbe accaduto, se anche noi fossimo rimasti silenziosi, o ci fossimo limitati
a dire delle cose facilmente accettabili
da tutti? Se non avessimo tentato in
qualche modo di prendere sul serio
l’appello alla riforma? Se non avessimo creduto alla potenza del Signore,
che è la luce del mondo, una luce a
cui non possiamo impedire, a cui nessuno può impedire di risplendere su
tutte le situazioni di questo mondo, e
se non avessimo tentato di dire (perché questa è la predicazione) in che
modo la luce di Cristo colpisce la
guerra del Vietnam, l’America Latina,
l’Africa del Sud, o la Sicilia, o la FIAT?
Se non ci fossimo mossi, rischiando di
sbagliare, che ne sarebbe delle nostre
comunità? A meno che si pensi che
il compito di una comunità è quello di
conservarsi ripetendo all’infinito gesti
e parole che forse un tempo avevano
un significato, non si può chiedere che
venga predicato l’evangelo e in pari
tempo condannare chi si muove proprio per una preoccupazione di testimonianza evangelica.
La chiesa non può vivere, se non c’è
chi si spinge avanti, nel tentativo di
una parola e di una azione autenticamente evangelici.
Caso mai, bisognerebbe dire che ci
si è fermati troppo presto, che non si è
condotta avanti con coerenza questa
azione. E si può riconoscere senz'altro
che non sempre si è agito evangelicamente: si è mancato talvolta di carità,
si è parlato un linguaggio difficile, non
si è saputo far corrispondere i fatti alle parole.
Se però sono bastati questi errori
pp provocare lo sfacelo delle comunità, la crisi di queste doveva essere
davvero grande. Ma non è il caso qui
di descrivei'e di nuovo questa crisi; se
ne parliamo, non è per compiacercene,
ma perché è grave, e bisogna vederla
chiaramente: non è soltanto questione
di calo di contribuzioni o di membri, è
una paralisi progressiva, che ha colpito tutte le nostre attività, nonostante
l'ossigeno che alcuni si sforzano di infondervi.
Questo non vuol dire negare che nelle nostre comunità vi siano doni c forze spirituali. Può sembrare un paradosso, ma sostengo che nella nostra vita
comunitaria vi sono molte cose per
cui possiamo rallegrarci: vi è spirito di
servizio, vi sono incontri fraterni autentici, vi è comunione di fede. Non
dobbiamo essere così meschini e aridi
da essere incapaci di rallegrarci senza
complessi, pur nella crisi che stiamo
attraversando.
Ma questa gioia, vera, profonda, non
deve diventare una fuga; l’accusa della
contestazione alle comunità, di essere
rinchiuse su se stesse e di cercare la
propria tranquillità, dimenticando i
problemi del mondo, va presa sul serio.
La preoccupazione centrale deve essere
la riforma della chiesa; non possiamo
staccarci da questo compito.
D’altra parte, se ci rivolgiamo alle
comunità con questo appello alla riforma, è anche per invitarle alla speranza,
perché la riforma non è la distruzione
di cose passate, è un nuovo incontro
con il Signore.
Bruno Rostagno
4
pag. 4
N. 32-33 — 6 agosto 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Dalle Assemblee di Dio
A Massafra (Puglia) nel mese di
marzo ha avuto luogo la missione Buona Novella, una campagna evangelistica guidata dai Coniugi Piraino, con la
collaborazione dei fedeli locali, della
chiesa di Taranto e di altri centri pugliesi. Riunioni e culti sono stati tenuti in chiesa, in locali pubblici e sulle
piazze, annunciati da altoparlanti, striscioni e opuscoli. Anche a Boscoreale
si è svolta, in aprile-maggio, una Missione Buona Novella.
I Pentecostali sono grati a Dio per il
buon successo di queste campagne che
hanno condotto parecchie anime alle
comunità, e pregano perché queste anime possano essere coltivate.
A Beinasco (Torino) è stato aperto
in maggio un nuovo locale di culto,
per gli sforzi congiunti dei fedeli locali e della comunità di Torino. Questo
nuovo locale è per i Pentecostali una
porta aperta in quella zona dove non
vi sono chiese evangeliche.
Essi rendono grazie a Dio perché ha
esaudito il loro desiderio.
A Napoli, nel prossimo mese di agosto, si terrà la ventesima Assemblea
Generale delle Assemblee di Dio in Italia. I pentecostali si preparano a questo convegno in preghiera, perché da
esso « scaturisca rinnovata vitalità e
potenza spirituale per una più intensa
testimonianza evangelica al mondo ».
ni di questa, in attesa di riprendere un
lavoro più vasto se vi sarà collaborazione.
Il Centro ha collaborato attivamente
alla formazione della Casa di riposo
Il Gignoro, lavorando con volontari alla formazione del giardino e del frutteto, nonché con Tambulatorio. Ora
chiede agli amici di dare una mano aiarredamento della casa, ricordando
che l'arredamento di una camera a due
letti costa L. 190.000: «Unitevi con noi
per arredare una stanza a due letti,
completa di ogni comfort ».
Ricordiamo che il numero di c/c del
Centro è 5/2084, intestato a Leopoldo
Sansone, Via Manzoni 21, Firenze.
£ molto attivo al Centro il Servizio
informazioni, per turisti italiani e stranieri, sulle chiese e le opere evangeliche e sulla città.
Chiunque si rechi a Firenze non dimentichi di visitare il Centro: Via Manzoni 21, per ricevere o per dare!
Da Casa Cares
Firenze
Il 1° maggio si sono incontrati a Piverone, come ogni anno, i soci di Casa
Cares, istituto per ragazzi. C’era tra loro anche il Pastore Ermanno Rostan.
L’assemblea ha eletto il nuovo comitato, il quale a sua volta ha formato
una commissione che affianchi il direttore nella gestione della Casa.
Casa Cares si è da poco trasferita da
Firenze a Reggello, in una grande villa
con edifici rustici e terreno agricolo.
La zona è bella e adatta per la vita dei
ragazzi ma occorre un grande sforzo
per sistemare la casa e curare il terreno, per adattare i rustici a palestre e
sale di riunione, alloggi per gli ospiti.
Per questi lavori occorre aiuto in denaro, in natura e anche braccia.
Casa Cares, « I Graffi », 50066 Reggello (Firenze).
DaiF Esercito
deiia Saivezza
A Firenze una conferenza è stata tenuta dalla Maggiore Garone alle sorelle delle Chiese evangeliche cittadine.
La colletta raccolta è stata destinata
alla Gioiella, l’opera di ospitalità per
donne, a Roma.
L’Unione femminile di Firenze ha ottenuto la quota più elevata per le attività dell’anno 1970: le è stata consegnata la bandiera nazionale dell’Unione
Femminile.
A Bobbio Pellice e a Borio d'Ischia
sono in corso le Colonie per bambini
e i campi biblici per giovani e adulti.
A Napoli c'è stato il Festival Musicale Salutista presso il Corpo della città, con la partecipazione di gruppi giovanili di Roma e di Napoli.
Inda Ade
La scuola e la mafia in Sicilia
Daiia Chiesa di Cristo ...............mi...................Ili.il.
Le Comunità di Mestre e di Genova
ospitano questa estate i giovani americami del «Project Italy» per una campagna evangelistica. £ già la quinta
volta che questo gruppo viene in Italia: si tratta di 25 giovani che si propongono di cantare in diverse piazze
d'Italia e distribuire in modo capillare
migliaia di pieghevoli invitanti a iscriversi ai corsi biblici per corrispondenza. Altri giovani americani lavoreranno
a Milano e a Genova, impegnandosi per
un minimo di due anni, in collaborazione con le comunità nell’opera evangelistica, come fa già da tempo il gruppo
americano di Verona.
DaiFistituto Biblico
Evangeiico - Roma
L’I.B.E. ha organizzato fin dall’estate
scorsa un nuovo programma di servizio cristiano che i giovani possono svolgere durante i mesi estivi. Questo servizio fa parte del programma dell’anno
scolastico e impegna il giovane per almeno un mese. Il lavoro consiste nel
recarsi in una località dove c’è già un
gruppo di credenti e affiancarsi a loro
nell’opera di evangelizzazione. Lo scopo è che il giovane dia un contributo
all’opera e impari, nella pratica, a sviluppare i suoi doni, a perfezionare i
suoi rapporti con gli altri.
Le località scelte quest’anno per essere visitate dagli studenti dell’Istituto
sono Roma, Asti, Torino, Sassari, Isola
del Gran Sasso. Particolarmente interessante è l’opera svolta a Sassari: la
Sardegna fu sempre considerata un
campo difficile per l’Evangelizzazione,
ma i giovani hanno notato che c’è un
grande interesse per l’Evangelo, specialmente tra la gioventù. Pare che i
Sassaresi siano più aperti dei Romani!
Daiia Crociata
delFEvangeio - Roma
Numerose giungono alla Crociata delTEvangelo (V. Palestre 30, Roma) le
testimonianze di coloro che hanno seguito il corso biblico. Son 149 le persone che hanno completato il corso nel
mese di maggio.
La Crociata offre un opuscolo nuovo,
intitolato « Conosci te stesso »; esso si
propone di portare il lettore a scrutare nel proprio cuore e fargli sentire la
necessità di un rinnovamento totale
per mezzo di Cristo.
Dal Centro Evangelico
di Soiidarietà
Firenze
Il Bollettino del C.E.S. ci ricorda, con
uno scritto di Piero Lucchini, la differenza tra beneficenza e solidarietà; per
comprendere questa diversità dobbiamo pensare a Cristo che non è venuto
per fare della beneficenza, ma per essere solidale con noi, identificandosi con
noi.
1 giovani dell’Unione Giovanile Battista di Firenze stanno conducendo
un'inchiesta nel quartiere cittadino di
Santa Croce, e si ritrovano ogni martedì sera per parlare delle loro esperienze. Essi, parlando con la gente del
quartiere, indagano .sullo stato della
popolazione, sul livello di istruzione e
religioso, sulle condizioni igieniche e
sullo stato delle abitazioni. £ ancora
difficile — essi dicono — stabilire quali possibilità di lavoro ci siano tra
questi concittadini. Pensano di avere
in avvenire degli incontri, specialmente
con i più poveri, al fine di unirli gli
uni agli altri e sensibilizzarli ai loro
problemi comuni. Pensano anche che
siano utili dei doposcuola. Per ora
hanno segnalato dei casi al Centro.
Il Poliambulatorio del Centro « si
smantella ma non muore ». Una parte
della sua attrezzatura resta in via Serragli al servizio del Gould, l’altra parte
è trasferita al Gignoro, la nuova casa
di riposo, e servirà per i bisogni inter
Fra i Pentecostali, alle porte di Torino
Battesimi aei "Giordano" di Uenaria
Domenica 11 luglio: giornata afosa;
la folla cittadina corre frenetica verso
le Alpi; i più miseri riparano nelle
« macchie » di bosco lungo i fiumi. Venaria dovrebbe offrire nella tenuta
della « Mandria », coi suoi 4.000 ettari
di terreno, una zona verde ideale per
la cittadinanza. Difatti la zona era luogo di caccia prediletto da Carlo Emanuele II donde il nome di « Venaria
Reale » che fu dato al borgo di Allessano Superiore. Nella famosa tenuta
Vittorio Amedeo II creò pure uno stabilimento per la riproduzione di cavalli. Il castello e la chiesa, opera del
Castellamonte e dello luvara attestano l’antica potenza del casato dei Savoia.
« La Mandria » era il luogo di sollazzo per la nobiltà, come lo è tutt’ora anche per i superstiti regnanti
d’Europa. Il popolo di Venaria deve
accontentarsi dei radi pioppeti vicini
al castello o della striscia di bosco
nei pressi del fiume Cerondaa.
Quivi la domenica 11 luglio si sono
incontrati i fratelli e le sorelle pentecostali di Venaria, Pianezza, Torino
per il battesimo di dodici giovani e di
due adulti. Nella « macchia » di acacie sono state allestite due tende per
i battezzanti: messaggi, canto, preghiere hanno preparato la comunità
per la cerimonia. Poi, nelle fresche
acque della Ceronda entra, vestita di
bianco, la schiera dei neofiti con ri
gruppo degli anziani predicatori; poi,
l’immersione, a turno, con la personale professione di fede, di fronte alla
folla dei credenti che canta e suona
gli inni di gioia per l’ingresso di fresche milizie nell’opera del Signore.
Sull’altra sponda: curiosi, pescatori
sostano stupiti di fronte a quel rito
di schietta fattura evangelica.
L’agape fraterna raccoglie sotto le
acacie la comunità festante. Poi, nel
pomeriggio dalle 16,30 alle 19 e oltre,
i nuovi credenti ricevono dal fratello
Vincenzo il dono d’un Nuovo Testamento; seguono le testimonianze, il
racconto delle esperienze della conversione a Cristo. Un giovane sardo ha
conosciuto TEvangelo a mezzo d’un
ufficiale durante il servizio militare;
ha poi frequentato la chiesa di via dei
Bruzi in Roma e infine ha approfondito la conoscenza della Parola a Venaria, dove ha fatto professione della
sua fede. Questo fratello è rientrato
in Sardegna e là egli farà conoscere,
come la Samaritana, quello che il Signore ha fatto per lui. Una studentessa racconta la tensione profonda
tremenda dei primi momenti fra il
mondo che la reclamava ancora tra i
suoi adepti e la vita nuova nella comunità, poi la vittoria per mezzo di
Cristo. L’ostilità della famiglia è stata vinta e i genitori erano presenti alla sua dichiarazione di fede. Un’altra
giovane ancora ha espresso con spontaneità e fermezza la certezza della
sua fede, senza esitazione. Nel gruppo ci sono anche i chitarristi che hanno posto il loro strumento al servizio del Signore con inni e musiche
che glorificano il nome di Dio. Messaggi del fratello Vincenzo, d’un giovane chitarrista, dei fratelli Bosco e
Bouchard, unitamente ai canti e alle
preghiere hanno costituito il tessuto
della bella giornata vissuta coi nostri
fratelli.
Ripensando a quel giorno ho annotato: il clima di spontaneità, senza quel carattere « sacro » che distingue normalmente i nostri culti dalla
vita nel mondo « profano ». Infatti
non sono mancate battute di spirito,
nel contesto della cerimonia, pur nel
clima della serietà del momento. Così
deve muoversi la vita del credente: in
chiesa o fuori lo spirito dell’Evangelo
non deve mutare; difatti nella fabbrica o nel tempo libero il canto dei nostri inni possono calare nel mondo
« profano » come testimonianza, come
espressione di fede per quanti non
hanno speranza.
Inoltre: tra i 120 e più evangelici
raccolti sulle rive del Ceronda c’erano piemontesi, veneti, calabresi, siciliani, sardi; TEvangelo aveva fatto di
loro una sola famiglia, esattamente
come avvenne alla Pentecoste oppure
come avveniva tra i Valdesi nel lontano medioevo, quando i fratelli dell’Europa intera formavano un tessuto
prezioso, senza condizionamenti di
razza, tradizioni, nazionalità ecc.
Infine: l’elemento prezioso che si avverte è quello della preghiera. Ecco la
forza del movimento; la perseveranza
nella preghiera. Qualche tempo fa per
una settimana intera la fiaccola della
preghiera è rimasta accesa giorno e
notte, a Venaria. Per essa delle creature rispondono alla chiamata del S'gnore; per essa dei giovani scoprono
qualcosa di nuovo, di interessante in
queste giovani comunità.
Il nostro collegamento con questi
fratelli e sorelle è prezioso: scopriamo quei doni che talvolta sono attenuati nelle nostre chiese. Perciò rallegriamoci di mettere al servizio dell’opera del Signore e delle nostre comunità quei doni che servono « per
l’utile comune e per l’edificazione della chiesa mediante la Potenza dello
Spirito del Signore ».
Alle comunità di Venaria e Pianezza, al fratello Vincenzo Buso, alla sua
compagna nonché alla schiera dei suoi
collaboratori il nostro grazie riconoscente per l’affettuosa ospitalità.
Gustavo Bouchard
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiili iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
A FIRENZE
“Il tempo del Gignoro”
Ci hanno fatto anche la rima estemporanea, e azzeccata anche : questo è davvero il
tempo del Gignoro. Non si sa da che parte rifarsi, a segnalare le cose.
Diciamo : 24 persone a tavola (con mobilio provvisorio); sette persone al lavoro; diciotto camere ammobiliate; saletta TV, ufficio, mediceria, e un soggiorno a posto.
Nessuno ci chieda quante stanze vuote ci
sono ancora, e nemmeno quanti oggetti mancano; non si riuscirebbe a scoraggiarci.
Vorremmo ricordare le tante persone che
ci hanno aiutato dando ore e ore di lavoro
talvolta faticoso : sono state ben 14 sorelle, il
solilo generoso gruppetto di giovani, alcuni
fratelli. Anche in avvenire, pensiamo che il
Gignoro resti una occasione aperta per chi
vuol dare del tempo e della fatica in un servizio.
E’ stato lanciato un S.O.S. per raccogliere
del danaro nel periodo più arido delTanno;
ma la grazia del Signore non ci è mancata, ed
abbiamo avuto a disposizione già circa un milione per i mobili e gli arredi.
La chiesetta, restaurata, si riapre al cullo, per ora ogni giovedì alle ore 17. L’Assemblea ha proposto che essa venga messa a disposizione del Concistoro perché vi organizzi dalTautunno un servizio in comune fra le
chiese per tutti gli evangelici della zona.
L'Opera si organizza, lentamente prende
una fisionomia; siamo però tanto razionali
da vedere quanto resta da fare, non tanto sul
piano « logistico » quanto nella organizzazione dei servizi, nella loro tenuta. Ma non ha
il Gignoro ancora 2 settimane di vita, e cresce!
(segue da pag. 1)
per colpa del popolo, ma se il popolo
aiutasse la polizia, la mafia cadrebbe ».
(Zora Orazio, M cl.)
« Bisogna avere il coraggio di demtnziare i mafiosi ».
(Spinnato Francesca, 4’‘ cl.)
Leggendo queste frasi che, per brevità, abbiamo stralciate qua e là dai
temi, non possiamo fare a meno di rilevare che, contrariamente a quanto
si potrebbe pensare, i fanciulli non
sono ciechi e sordi spettatori di quello che avviene nella nostra città.
Non solo dobbiamo essere preoccupati perché i peggiori istinti di violenza, latenti anche nell’animo dei fanciulli vengono incoraggiati ed alimentati del continuo, ma anche perché
davanti ai loro giudizi, ci sentiamo
tutti accusati e colpevoli: « Se si fosse un po’ più cristiani »... « se ci fosse più rispetto per la vita », « se si seguissero i principi che ci insegna la
religione... ». Si è scritto tanto sulla
mafia, ma forse ben poco si è detto
sulla responsabilità della Chiesa, cioè
dei cristiani.
£ in mezzo ad un popolo sedicente
cristiano che si uccide, che si commettono delle stragi, che si sparge del sangue fraterno e il popolo cristiano non
sa insorgere, non sa reagire, rimane
muto ed inerto spettatore. La Chiesa
in Sicilia non ha mai preso posizione
contro la mafia, e il silenzio stesso diventa complicità. La mafia va affrontata anche dal pulpito oltre che dalla
cattedra. « Non uccidere » è legge di
Dio, prima di essere codificata nelle
leggi umane. Perciò l’osservanza di
questo comandamento dovrebbe essere inculcata dal punto di vista religioso della fede e non solo sotto il profilo della paura delle sanzioni della
legge dello stato. Ma purtroppo, la nostra società ha perduto il senso della
presenza di Dio nella vita degh uomini. Nessuno pensa che Dio è testimone delle nostre azioni e che il peccato
è una violazione della legge di Dio,
prima che della legge umana.
I mafiosi siciliani vivono apparentemente la vita normale di tutti gli altri cittadini e nessuno li sospetta fino
a che non avviene un fatto clamoroso
che li scopre. Il più delle volte hanno
anche l’apparenza di essere molto religiosi e si fanno vedere in chiesa assidui alle cerimonie più solenni. Le loro elargizioni per opere di beneficenza, per restauri alla chiesa, per l’acquisto di un nuovo organo ecc. sono
spesso cospicue e spettacolari.
La Chiesa purtroppo viene spesso a
dei compromessi e viene meno aha
sua funzione rinnovatrice della società, al suo apostolato, alla sua missione nel mondo.
L’omertà che è semplicemente la
passività con cui si assiste ai fatti più
delittuosi è anche una grave colpa di
cui, come cristiani, dovremmo vergognarci. L’omertà infatti per un cristiano è il sentimento più negativo e meno rispondente alla sua vocazione che
è quella apostolica del « noi non possiamo non parlare delle cose che abbiamo vedute ed udite » (Atti 4: 20).
La paura che regna oggi in Sicilia
chiude la bocca alla gente che, interrogata dalla polizia, ha sempre pronta
la risposta: « nenti vitti, nenti sacciu ».
Nei disegni spontanei dei delitti della mafia i nostri alunni hanno spesso
raffigurato le abitazioni, che fanno da
scenario alla sparatoria, con porte e
finestre ermeticamente chiuse.
Se invece un fatto criminoso è avvenuto in campagna, allora il sole e
persino i monti hanno, nei disegni,
un volto umano, quasi a significare
che la natura almeno è stata testimone.
Se a questo punto ci domandiamo:
« Ma che cosa è la mafia? » abbiamo
difficoltà a darne una definizione e
tanto più a trovarne una nei compiti
degli alunni del nostro Istituto. Una
lllllllllllllllllll¡l!llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Torre Pellice
Arte contemporanea
La XXII mostra d’arte contemporanea sarà inaugurata a Torre Pellice il
giorno 7 agosto 1971 alle ore 18, nei locali delle Scuole comunali del Viale
Dante.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllli
Campi estivi
AGAPE
12-21 ago.“!to. Campo per le famiglie evangeliche. Temi; la predicazione e la comunità.
17-21 agosto. « Attesa del Regno e nostro
impegno presente ». Incontro di studio della
Federazione.
15-25 settembre. « Lutero e Müntzer ».
Campo cadetti autunnale.
SANTA SEVERA
14-31 agosto. Studio biblico su o 11 regno di
Dio »; discussione su « 1 fondamenti biblici
del cristianesimo d’avanguardia ». Campo per
famiglie.
21-31 luglio. «Quattro settori contestati:
scuola, famiglia, religione e divertimento ».
Campo cadetti.
2-13 agosto. « Possibilità di una testimonianza cristiana nel quadro di una società
neocapitalistica ». Campo giovani.
1-10 settembre. Corso per gli insegnanti
delle .scuole domenicali.
bambina di 4°- cl. Tha descritta come
un mostro proteiforme, un mostro dai
mille tentacoli. Gli studiosi di questo
fenomeno ci dicono che con il cadere
del feudo e finite le possibilità di
sfruttamento dell’economia agricola,
la mafia si è stabilita in città e si è divisa in zone di predominio. Si è così
formata la mafia delle aree edificabili,
dell’edilizia, dei mercati, dell’acqua e
perciò dell’irrigazione e persino del
rifornimento idrico della città.
Quando i diversi gruppi vengono in
contrasto fra di loro, per rivalità o
per conflitti di interessi, tendono ad
eliminarsi a colpi di lupara.
I giornali della città escono con dei
titoli allarmanti: « Palermo nelle mani della mafia? ». I fatti purtroppo
stanno a dimostrarlo.
Come nasce e si afferma il mafioso?
Certo la nostra società, fondata sulla
violenza, è Thumus da cui nasce e si
sviluppa naturalmente la mafia. Ma la
mafia in Sicilia è il sintomo di un malessere generale che non può non destare serie preoccupazioni in chi abbia il benché minimo senso di responsabilità e abbia a cuore il benessere
e il progresso civile della nostra isola.
£ anche la manifestazione di una
mentalità molto diffusa e a tutti i livelli, è un costume, è un modo di vivere e di concepire la vita. Non è neppure, né in ogni caso, la conseguenza
di una depressione economica e sociale, ma è piuttosto il crollo di ogni
principio morale, il sintomo di una sfiducia nelle istituzioni, il declino dei
valori più sacri della vita.
In una società, in cui le forze delTordine e della giustizia non sono più operanti, il mafioso, cioè il fuori legge,
acquista prestigio ed autorità. Ecco
infatti cosa ha scritto, in un tema, un
bambino di 8 anni:
« Se ad un uomo rubano una pecora
ed egli va dalla polizia e la polizia gli
dice: "Vai via, non possiamo occuparci della tua pecora"; allora l'uomo va
dal mafioso e gli dice: “mi hanno rubato la pecora". Così il mafioso gliela
va a prendere e poi gli dice: “Io ti ho
fatto un favore, ora tu devi farne uno
a me”. E così quell’uomo diventa
schiavo del mafioso ».
(Sacco Vincenzo, 3“ cl.)
Abbiamo detto che agli alunni è stato anche distribuito un questionario
sulla mafia da compilare a casa. In alcuni casi è evidente che qualche familiare adulto è intervenuto nella formulazione delle risposte. Tuttavia ne siamo lieti perché riteniamo di avere
raggiunto in certo modo lo scopo che
ci eravamo prefisso, quello cioè di sensibilizzare anche le famiglie su questo
grave problema sociale.
Del questionario vogliamo ricordare
solo tre domande:
1) Racconta se fra i ragazzi si verificano degli episodi che possono definirsi “mafiosi”.
Alcuni ragazzi hanno risposto categoricamente di no. Un bambino invece
ha scritto che un suo compagno che
pretende di salire sempre per primo
sull’autobus, dando degli spintoni agli
altri, « dimostra una mentalità mafiosa ». Altri raccontano di ragazzi che
ricattano i compagni più deboli obbligandoli a dare quello che hanno o a
portare quello che essi chiedono, o a
fare quello che essi impongono, sotto
la minaccia di percosse.
2) Quali danni, secondo te, la mafia arreca alla Sicilia?
Senza fare troppe citazioni, ci limitiamo ad una semplice elencazione dei
"danni” che, secondo le risposte date
al questionario, la mafia arrecherebbe
alla Sicilia: « impedisce lo sviluppo
industriale, e uccidendo, arreca lutti,
orfani e vedove alla società » - « ricattando le aziende e i complessi industriali, provoca la loro chiusura, indi
la disoccupazione, la miseria dei siciliani, alcun dei quali diventano killers
al servizio dellla mafia » - « dà cattivi
esempi ai giovani, terrorizza la popolazione, la costringe all'omertà» - «porta miseria in molte famiglie, mette in
pericolo la vita dei bambini, degli uomini, dei vecchi e dà cattivo esempio
ai ragazzi »■
3) La scuola può contribuire a eliminare la mafia?
Ecco alcune risposte:
« Per prevenire il fenomeno mafioso
sarebbe necessario migliorare le condizioni economiche, ma soprattutto inculcare una profonda educazione morale e religiosa » - « Si, la scuola può
contribuire ad eliminare la mafia, insegnndo ai fanciulli a capire i problemi della Sicilia e istruendo tutti. Adesso ci sono ancora molti analfabeti » « Si, inculcando sani principi morali e
religiosi nei giovani sin dalle primissme classi e reprimendo in loro ogni
atteggiamento violento » - « La scuola
può contribuire a combattere la mafia, cambiando la mentalità siciliana
attraverso i bambini ». .
Come nella nostra, così anche In altre scuole cittadine, il tema della mafia è stato trattato per la prima volta
al livello dei fanciulli e dei giovani.
Siamo convinti che se la Chiesa, la
scuola di ogni ordine e grado, gli educatori, gli scrittori, gli uomini politici,
i sacerdoti e i pastori, la stampa e la
radio si mobilitassero per questa battaglia, la mafia potrebbe essere di
strutta, eliminata dalla società come
un corpo estraneo e nocivo. Anche se
il cammino può ancora sembrare lungo, occorre avere fiducia.
Pietro V. Panascia
5
6 agosto 1971 — N. 32-33
pag
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
IL COLLEGIO VIVE!
E’ giunta la conferma che i nostri
studenti della III Liceo erano stati dichiarati maturi e che a Franco Bellion,
a Vera Bonino, a Patrizia Bettica ed
,a Enzo Negrin era stata data via libera per le aule universitarie. Siamo stati estremamente compiaciuti alla lettura degli scrutini perché la maturità
■era stata concessa con una votazione
•che inequivocabilmente evidenziava
una preparaiièhè culturale della quale
va dato merito agli studenti stessi ed
al corpo insegnante che li ha seguiti
durante i nove mesi dell’anno scolastico.
L’anno non poteva concludersi meglio ed il quadro, già rallegrante per
se stesso, veniva vivificato con un tocco che non si limitava alle sfumature
ma valorizzava l’opera nel suo insieme.
Chi ha dato tempo e fatica al Collegio, chi ha mantenuto fede nella sua
attuale validità, chi ha contribuito alle sue esigenze finanziarie, chi pede
nel suo futuro ha oggi ampi motivi di
soddisfazione.
A due anni dalla più paurosa crisi
sofferta nella sua secolare esistenza il
Collegio riprende i suoi contorni precisi nello sviluppo culturale delle Valli.
L’affluenza alla Media continua a
mantenersi. elevata tanto la sessantina
di iscritti alla prima classe ne richiede lo sdoppiamento cosi come continuerà ad essere sdoppiata la seconda.
Ma il fatto più saliente, quello che
da solo potrebbe confermare la validità
delle tesi sostenute a favore del mantenimento dell’ Istituto contro quelle demagogiche avanzate per richiedere la chiusura lo si trova nelle ventidue iscrizioni alla quarta Ginnasio.
Un numero mai raggiunto negli oltre
cento anni scolastici della nostra scuola superiore e che dimostra, se ancora
I lettori ci scrivono
Un manifesto occitano
S, Peire, 15 luglio 1971
Signor direttore,
la presente per portare a conoscenza di
Lei e del pubblico del suo giornale, delimitato geograficamente dalle Valli Chisone, Germanasca e Pellice, vallate di cultura e tradizione occitaniche, che è sorto,
alcuni mesi orsono, a San Peire in Val Varacre, per iniziativa di alcuni giovani delle valli occitaniche delle provincie di Cuneo e Torino, il C.A.O.A. (Comitato autonomista occitanico d’azione), col proposito
di lottare per il riconoscimento dei diritti
della minoranza occitanica dTtalia e per
il conseguimento deìVautonomia amministrativa.
Noi Occitani dltalia siamo circa duecentomila, occupiamo le vallate alpine delle provincie di Cuneo e Torino e siamo
gli eredi, con gli Occitani sotto dominazione francese, della cultura d’oc. La lingua che ancora parliamo è stata abbassata
attraverso i secoli al rango di — patoua —
dalle prepotenze di nazioni più progredite
(non più civili) e dalla forza degli eserciti,
ma dai trovatori duecenteschi ad oggi,
ininterrottamente, noi Occitani abbiamo
avuto uno stuolo di poeti, scrittori e appassionati sostenitori della causa, fino ad ottenere con F. Mìstral un importante riconoscimento internazionale : il premio Nobel.
Oggi noi Occitani dTtalia, come i fratelli sotto dominazione francese, siamo in
pericolo. I governi accentratori hanno cercato con ogni mezzo di soffocarci e, bisogna ammetterlo, in parte ci sono riusciti.
I nostri cognomi, i nomi dei nostri paesi sono stati villanamente e volgarmente
italianizzati, i nostri contadini sono stati
letteralmente deportati a lavorare nelle
fabbriche delle città di pianura e costretti
a emigrare per far posto alla colonizzazione
italiana, la nostra cultura e le nostre tradizioni derise e disprezzate; di questo passo le nostre vallate tra vent’anni (o forse
meno) saranno ridotte a tanti parchi naturali ad uso e consumo dei turisti, in cui
sarà forse ancora possibile ammirare, rinchiuso in una apposita riserva (vedi Indiani d’America), qualche vecchio Occitano.
Noi Occitani, ricordiamo allo stato italiano Tart. 6 della Costituzione (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche) e la dichiarazione di
Chivasso redatta nel 1943 dai rappresentanti delle Valli valdesi (Coisson, Malan,
Peyronel. Rollier) e della Valle d’Aosta
(Page e il martire dell’autonomia valdostana Emile Chanoux) e chiediamo innanzitutto l’AUTONOMIA amministrativa,
Tinsegnamento della nostra lingua nelle
scuole e l’uso negli atti pubblici; chiediamo che le risorse naturali delle Alpi, soprattutto Tenergia elettrica e i minerali
debbano servire in primo luogo alla popolazione alpina, e che i redditi che si traggono dal loro sfruttamento siano consacrali allo sviluppo della regione: chiediamo
la creazione di cooperative agricole e l’assistenza necessaria per rimpianto di colture
adatte al terreno alpino, l’installazione di
piccole industrie nelle Valli e la valorizzazione (leirartigianato tìpico, l'assistenza
per il miglioramento delle abitazioni e dei
ricoveri per gli animali: chiediamo che
non sia deturpato con inutili e orrende
costruzioni il pae.saggìo. e che il turismo
sia organizzalo in modo da non arricchire
soltanto chi già è ricco, ma soprattutto chi
ha iiisogno di superare la miseria.
Oggi, se noi Occitani siamo in pericolo,
non siamo jicrò inattivi e rassegnati: infatti molti e molti appassionati lottano in
tutte le Valli per far acquistare la coscienza di appartenere alla minoranza occitanica a chi riia persa e invitare alla lotta
democratica i rassegnati. Noi giovani guardiamo ad una Europa in cui la regione occitanica sia presente libera accanto alla
regione italiana, alla francese, alla spagnola, alla basca, alla bretone, alla catalana... ad un'Europa cioè come crogiolo di
etnie autonome, coscienti delle proprie responsabilità. superando quindi gli schemi
artificiosi degli stati politici, che hanno
dalla loro parte una sola ragione: quella
della loro forza polìtica e militare, ma le
ragioni della forza non sono mai quelle
delw giustizia. Non si diventa cittadini
d'Europa o meglio cittadini del Mondo, rinunciando ad essere sé stessi, dimenticando i particolarismi e le tradizioni che ci
distinguono dagli altri: sarebbe voler an
dare avanti rinunciando alle basi, e, ancor più grave, voler negare alle altre nazioni il nostro contributo di storia, di cultura e di civiltà. Gli Occitani sono un popolo, il nostro popolo, la gente delle nostre Valli. Un popolo che ha come gli altri il diritto di vivere. Ma noi siamo colonizzati, le vallate occitaniche non hanno
ancora il diritto di vivere, l’occitanico non
è ancora insegnato a scuola, gli Occitani
non possono più vivere perché l’agricoltura muore, le fabbriche sono inesistenti e
il turismo, cosi com’è impostato, non ci
porta alcun beneficio.
Prendiamo quindi coscienza del nostro
stato di colonizzati e lottiamo tutti insieme, giovani e anziani di tutte le vallate
occitaniche dell’alta Dora Riparia alla Corsaglia, nell’ambito delle nostre attività e
delle nostre influenze per la decolonizzazione delle nostre vallate e per il riconoscimento dei nostri sacrosanti diritti.
Ome d’oc decoulounisen i valade occitano!
per il C.A.O.A,
Fredou Valla
C.A.O.A.
cond. del Sole - borgata Martini
12020 San Peire (Cuneo)
La vera libertà
e Mammona
Un lettore, da Frauetifeld:
Signor direttore,
vorrei soiFermarmi un istante su: Una
testimoìiianza sconvolgeiite (n., 24 dell’ll
giugno; il giornale arriva con tanto ritardo...) del fratello Aldo Long. È risaputo
che in ogni paese a regime totalitario chi
non si sottomette agli ideali del partito dominante fa da "capro espiatorio”. Anche
la rivista « Gente » (n. 21, 29 maggio)
dedica uno scritto firmato da Franco De
Giorgi, alle persecuzioni e torture di cristiani battisti nell’URSS (strano che una
rivista clericale parli in favore di eretici,
fino a ieri combattuti in Spagna). Viene
spontanea una domanda : tutti gii altri
gruppi protestanti, i cattolici e persino gli
ortodossi che in Russia non sono perse-,
guitati. vanno considerati atei?
Nei paesi cosidetti liberi ognuno è chia■ mato, a tempo debito, a dare il suo contributo politico, e noi almeno, nella libertà di figlioli di Dio, abbiamo il diritto
di fare la scelta, alla luce dell’Evangelo, di
quella politica che ci ispira, consona ai
nostri sentimenti sociali e umani. Per il
caro fratello Long la scelta è : antisinistra,
tutto a destra, e biasima perfino la chiesa
uificiale del mondo libero e il CEC che
non ha gradito l’accusa dei Wurmbrand
(che se ne duole immensamente). Che ci
sarà, in questa faccenda?
Altri invece nelle loro dispute politiche
prendono come esempio del vero socialismo il Cristo Signore, che tutto ha dato
per i poveri: altri ancora, da bravi protestanti. dicono: non si può essere comunisti e cristiani. Ed, è qui che voglio sottolineare con parole semplici, alla luce
dell’Evangelo. questa riflessione : ai tempi del nostro Signore Gesù c’erano molti
atei e il popolo del Signore era dominato
da questi: Gesù non ha mai detto: nessuno può servire Erode-Pilato e Dio; anzi,
proprio a uno dei dipendenti del potere ha
detto; «Neppure in Israele ho trovato
tanta fede! »; e più tardi, secondo gli Atti
apostolici. Pietro dice a un altro nflìciale :
« Cornelio, le tue preghiere sono salite al
cospetto di Dio ».
Gesti ha detto invece : « Ne.ssuno più
servire a Dio e a Mammona ». Il vero nemico di Dio. delia fede cristiana, è dunque
Mammona, al cui servizio noi cristiani ci
siamo buttati a capofitto, facendo .soffrire
il prossimo che Gesù ci ha ordinato di
amare come noi stessi.
Questo Mammona — privato o di Stato — non fa altro che distruggere pian
piano quella linfa vitale che il Cristo è
venuto a portare ai tempi dell'ateismo romano; parte di quell'ateismo la aveva accettata e l’Europa si era cristianizzata: da
quell’Europa cristianizzata, asservitasi poi
nuovamente a Mammona, sono usciti conflitti e prove, nuovo ateismo.
N on dovremmo ricercare la cristianità
in quelli ohe non accettavano il nostro
cristianesimo?
Domenico Di Toro
ce ne fosse bisogno, che la strada degli studi classici viene nuovamente imboccata dopo l’inflazione registrata dai
diplomi di geometra, ragioniere e maestro elementare. Con questo non si
vuole dire che gli studi classici non abbiano le loro zone d’ombra: lo abbiamo riconosciuto e lo abbiamo anche
scritto. Ma esistono rimedi realizzabili CO0' interventi riformatori ormai
non più dilazionabili e che presuppongono da parte governativa una chiara
volontà costruttiva per i tempi mutati e non una debole quanto acquiescente compiacenza a manovre estremistiche tese a distruggere con la
scuola la nostra stessa società.
Rimane incontestabile l’apertura
mentale offerta dal Liceo classico come ferme rimangono altri due presupposti; un corpo docente all’altezza del
suo compito e la volontà di studiare
da parte degli studenti.
Quando le due cose coincidono allora si possono ottenere risultati come
quelli ottenuti dai nostri liceali ai recenti esami di maturità.
Ma anche la scuola Media ha avuto
un proficuo anno di lavoro grazie alla
presenza di Docenti altamente qualificati, alla regolarità delle lezioni ed
all’organico dei professori completo
sin dal primo giorno di scuola. Quando si parla di alternativa vorremmo
che ci venisse precisato quale scuola
media statale può vantare, negli anni
di grazia in cui viviamo, un simile primato.
Il servizio trasporto allievi si è svolto con regolarità dai Roc di Prarostino - San Secondo - Ponte di Bibiana Airali - Torre Pellice senza nessun contrattempo degno di rilievo.
A Villa Qlanda, con la fattiva collaborazione del Direttore Gigi Peyronel,
sono stati serviti 3.976 pasti completi
mentre il doposcuola ha potuto funzionare con la preziosa partecipazione di
molti professori.
Non va dimenticata l’istituzione di
tredici borse di studio alcune di lire
170.000 altre di lire 340.000 per un ammontare di ben tre milioni.
Evidentemente dietro a tutti questi
dati stanno ore di lavoro offerte gratuitamente da coloro che credono in
una opera il cui valore sociale non è
certo inferiore alla informazione culturale. Dietro a tutti questi dati sta un
bilancio chiuso in pareggio grazie alla
generosa assistenza di tanti amici in
Italia ed all’estero, particolarmente in
Germania.
Ci sembra doveroso citare quella
del tutto particolare, per non dire determinante, della Associazione Amici
del Collegio presieduta dal dottor Enrico Gardiol e quella della Gustavo
Adolfo tedesca.
Giunti a questo punto adagiarsi in
una soddisfatta compiacenza sarebbe
follia. Non bisogna farsi illusioni su future difficoltà anche se le speranze sono confortate da prospettive favorevoli.
Sappiamo che altre prove impegnative, altri problemi da risolvere, altre
necessità che costano denaro aspettano coloro che dovranno reggere le sorti del Collegio. Ma questo non è motivo sufficiente per ritrarre la mano dall’aratro. Il solco è appena iniziato ed
il campo è vasto.
Urge dissodare le zolle e seminare a
piene mani perché solamente in terreno fertile i semi potranno dare il
frutto desiderato.
Loris Bein
Centro Diaconale - Torre Pellice
Corso per educatori
A cura del Centro Diaconale e con la colla*
borazione deirA.A.I. Amministrazione per
le attività assistenziali italiane e internazionali), viene istituito un corso di riqualificazione
e aggiornamento per educatori di Istituti per
minori disadattati e normali e per quanti altri hanno interesse ai problemi dell’educazio»
ne.
Il corso ha luogo a Torre Pellice, presso il
Convitto Maschile; inizierà la sera del 1 Settembre e si concluderà la mattina del 17 Settembre.
Il programma è il seguente :
Religione ed etica (8 ore) - Pastore Valdese
— Concezione dell’uomo e della vita secondo l’Evangelo, quale fondamento dell’educazione,
— Esame dei valori proposti dalle nuove correnti psico-pedagogiche, armonie e disarmonie di tali valori con le indicazioni del
punto precedente
— Impegno etico. Impegno etico e professionalità per realizzare il rapporto umano e
la comunicazione pedagogica.
— La professionalità dell’educatore (crescite
e maturazione individuale, integrazione
col gruppo umano, l’attività e la sua traduzione in servizio.
— Responsabilità e competenza, loro significato.
Psicologia (12 ore) Prof. Dott. Ezio Ponzo
Incaricato di psicologia all’Università della
Aquila, Assistente presso l’Istituto di Psicologia dell’Università di Roma.
— Cenni sullo sviluppo psico-fisico del ragazzo dai 6 ai 16 anni.
— Sviluppo affettivo, sviluppo intellettivo,
sviluppo sociale.
— Metodi per l’osservazione obiettiva del
bambino nella vita quotidiana.
— Il concetto di disadattamento e gli attuali
orientamenti psico-pedagogici in materia di
prevenzione e di ricupero.
Fisiologia (6 ore) Dott. Danielle Giampiccoli Rollier. Laureata in medicina. Specialista
in pediatria.
— Cenni sullo sviluppo fisico del bambino.
— Suggerimenti pratici relativi ai condizionamenti fisiologici e all’andamento delle
attività.
— Lavoro fisiologico dell’organismo in crescita, l’affaticamento, i ritmi.
— Fattori coadiuvanti lo sviluppo : vita all’aperto. alimentazione, equilìbrio d’impegno, riposo, distensione.
— Educazione igienica.
— Pronto soccorso.
Neuropsichiatria (5 ore) Prof. Angelo Lusso.
Libero Docente presso la Clinica per malattie
nervose e mentali. Libero Docente neuropsichiatria infantile presso l’Università di Torino. Direttore dei servizi di Igiene mentale
della provincia dì Torino.
— Elementi dì neuropsicliiatria infantile.
— Cenni sulle principali anomalìe fisico-psichiatriche dell'età minore, con particolare riguardo alla insufficienza mentale, al
sistema locomotore, agli organi dei sensi.
— Il recupero del sub-normale e le sue problematiche.
__ Rapporti e collaborazione tra educatori e
specialisti del recupero.
Pedagogia (16 ore) Dott. Salvatore Occhipinti, Direttore del Convitto Nazionale di Milano.
— La personalità dell’educatore.
__ Il rapporto educativo: educatore-bambino
educatore-gruppo dì bambini, autorità-libertà. spontaneità-disciplina, collaborazione-individualizzazione.
____ li disadattamento scolastico e sociale, le
sue motivazioni.
____ I moderni obiettivi dell'educazione speciale e la dinamica del rapporto interpersonale tra educatore e minore disadattato.
Bari
L'ingresso della Cliiesa cattolicB nel C.E.C.
Pur non sottovalutando i rischi che
questa entrata comporterebbe, si ritiene che
questi rischi debbano essere corsi, come prezzo inevitabile che tutte le Chiese devono essere disposte a pagare per un reale ecumenismo
di base e non di vertice : Tecumenismo non
è escludente.
Le modalità di questa entrata dovranno
certo essere attentamente studiate, ma un rifiuto sarebbe segno dì una paura non certo
degna delle Chiese Evangeliche.
Si ritiene anche che la presenza della Chiesa Cattolica Romana nel CEC renderebbe tutte le altre Chiese più vigili ed il confronto
non mancherebbe di essere stimolante.
Si ritiene preferibile una presenza ed una
partecipazione al lavoro del CEC, ad accordi
bilaterali (quasi sempre segreti) tra la Chiesa
romana ed altre Chiese rappresentate nel CEC
che rischierebbero dì passare sopra le teste
delle Comunità e di mettere il CEC di fronte
a fatti compiuti. Questo confronto potrebbe
inoltre rafforzate le correnti progressiste o
quelle forze latenti di rinnovamento che non
sono ancora uscite alla luce per il timore delTìsolamento o delTemarginazione.
In conclusione : si ritiene che se vi è un rischio. questo è probabilmente maggiore per la
Chie.sa romana, che non potrà sconfessare alla periferia un ecumenismo che avrà accettato al centro : e ciò dovrebbe portare, fra l’altro. ad un radicale mutamento nel suo comportamento verso le Chiese evangeliche là dove sono minoritarie.
Naturalmente le Chiese evangeliche non dovranno accettare alcun compromesso per quanto riguarda Tevangelìzzazione, che resterà
sempre il loro compito primario. Non si dovrà quindi mai cedere alla tentazione della
« pace confessionale d. se questa dovesse significare il silenzio su questioni che dovessero
La comunità educativa (10 ore) a cura dell'A.A.I.
— Legislazione, adempimenti legali.
— I locali, le loro dimensioni, loro migliore
utilizzazione.
— L’influenza deU'ambiente sui metodi edu‘ calivi.
— L’organizzazione della vita della Comunità.
— Istituto unisessuale o misto.
— Gli orari.
— L’organizzazione deU’équipe degli educatori e quella direttiva.
Il tempo libero (45 ore) a cura dell’A.A.I.
— L’organizzazione delle attività sportive e
ricreative permanenti. Le attività culturali ed artistiche e il contatto con l’ambiente esterno.
— Gli sports (quali sports), il cinema, la televisione, il giornalismo.
— La pittura, il modellismo, il canto, le passeggiate, il contatto con la natura.
Lavoro di gruppo (8 ore) a cura dell’A.A.I.
— Finalità del lavoro di gruppo.
— Cenni sulla tecnica della discussione e
sul metodo di lavoro.
— Esercitazione degli allievi in gruppi di discussioni.
Sono inoltre previste due ore a disposizione della direzione (lavori di apertura e chiusura del corso).
Tre serate saranno dedicate all’esame e
discussione dei seguenti argomenti :
a) 1 mutamenti socio-economiftì e culturali in atto nelle valli del pinerolese, nel quadro della situazione italiana (Dott. Ettore
Bert).
b) La situazione attuale e le prospettive di
trasformazione e di sviluppo dei servizi sociali, con particolare riferimento a quelli per la
infanzia e la gioventù. (Sig.ra Mariena Gaietti, Assistente Sociale del Cons. della Val Pellice).
Le lezioni avranno carattere di « seminario » con ricerca e discussione comune.
Il numero dei partecipanti è limitato a
trenta posti.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al
Past. Alberto Taccia. Via Beckwith 49, tei.
90.271 - 10062 Luserna S. Giovanni.
Taccuino pastorale
Con l’estate affiora ogni anno
un problema che ci inquieta: la
rarefazione della vita comunitaria. Se è vero che per la sua composizione sociale una comunità
urbana vede sempre in estate la
riduzione al minimo delle sue
manifestazioni vitali, pure non
possiamo arrenderci, non siamo
un’azienda che va in ferie! Si
può calcolare che il 40% della comunità o in un mese o nell’altro
è in (...); per questo non esitiamo a programmare comunque
delle attività, oltre al culto domenicale, cercando occasioni e
orari diversi.
L’Qpera del Signore fra noi,
nella nostra vita personale, è un
dono, una benedizione che non
possiamo trascurare: è una pianta fragile che va coltivata con
amore, con continuità, perché
non intristisca soffocata dal cemento e dall’arido della città terrena.
portarci su posizioni diverse, ed impegnarci in
modo diverso nei confronti del mondo e dei
suoi problemi.
* * *
E’ serenamente deceduto Giuseppe La Scola.
di anni 82. Il lento decRno di questi ultimi
mesi ci aveva preparati alla sua scomparsa.
Ma solo ora che non è più con noi, ci rendiamo conto che con la perdita di un altro della
« vecchia guardia » la comunità vede accentuarsi il suo depauperamento spirituale. Per
molti anni membro del Consiglio, aveva assolto con fedeltà e diligenza il suo compito.
Aveva visto il senso della « comunità ». e lo
manifestava non soltanto con la presenza assidua a tutti i culti ed attività, con qualsiasi
tempo, d’estate come d’inverno, ma mantenendo i collegamenti con le famiglie, mediante le vi.site e la capillare opera d'informazione che compieva verso quelli che si assentavano più frequentemente o vivevano ai margini
della comunità. Per questo era una figura cara e la sua apparizione improvvisa era salutata con simpatia anche nelle famiglie meno
attaccate alla Chiesa.
Siamo certi che il suo insegnamento di
credente che non aveva seppellito il « talento » che il Signore gli aveva affidato rimarrà
efficace in tutti coloro che lo hanno conosciuto. e. lo speriamo vivamente, soprattutto nei
figli e nei nipoti che hanno tanto ricevuto dal
loro caro, con la parola e l'esempio.
* * *
In questi ultimi mesi si .sono sposati nella
nostra Chiesa :CarZo Marinuzzi. Ornella La
Scola (trasferita a Torino). Luigi Gavazza (da
un anno residente a Bologna). Rinnoviamo lo
augurio della benedizione del Signore die a!)hiarao invocata nel giorno del loro matrimonio.
COMDKICATO
Il Convitto Maschile di Torre Pellice organizza un Corso Audio-Visivo di Francese
per principianti.
Le lezioni avran luogo dal 9 al 31 Agosto,
tutti i giorni dalle ore 15 alle 16,30 eccettuati il Sabato e la Domenica.
Le iscrizioni sono ricevute presso la Direzione del Convitto con il versamento dì
L. 2.000.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI capace direttrice per Foyer Villa
Elisa - Torre Pellice. Rivolgersi: Elsa Abate viale Dante 41, Torre Pellice; oppure
Ufficio amministrativo U.C.D.G., Via S. Secondo 70 - Torino.
RINGRAZIAMENTO
« Perché dai vita a un uomo la
cui via è oscura e che Dio ha
stretto in un cerchio? »
(Giobbe 3: 23)
« Io sono la luce del mondo ; chi
mi segue non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce della
vita». (Giovanni 8: 12)
I familiari della compianta
Rina Long in Necchio
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore. Un
ringraziamento particlare al Dott.
Toja, alle suore e al personale dello
Ospedale Mauriziano di Torino e a
tutti coloro che si sono adoperati a
sostenerla durante la sua lunga malattia, in particolare la Signora Albertina, i pastori Ricea e Conte.
Torino, 30 luglio 1971.
6
pag. 6
N. 32-33 — 6 agosto 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il potere militare in Italia
Africa travagliata
Tre gravi situazioni stanno caratterizzando, in queste ultime settimane,
il mondo arabo (Marocco, Giordania)
e quello che confina con T« Africa nera » (Sudan). Ancora morti su morti e
una situazione di incertezza che non fa
presagire nulla di buono per l’avvenire più o meno immediato.
La crisi marocchina, conclusasi colla fucilazione - senza processo, senza
difesa - di dieci uomini che ancora pochi giorni prima occupavano posti di
rilievo nella gerarchia del loro paese,
difficilmente potrà avere un chiarimento atto a dissipare il dubbio che
le colpe loro addossate siano veramente e totalmente reali. Diversi osservatori hanno infatti espresso l’opinione
che i congiurati avessero voluto obbligare il monarca a disfarsi di ministri
inefficaci e di cattivi consiglieri. Viene
così a rafforzarsi una spirale di violenza e di vendetta irrazionale che potrà
avere ulteriori, gravi ripercussioni in
avvenire.
La questione palestinese, colla sanguinosa repressione iniziatasi il 17 luglio! dopo la precedente del settembre
1970) rischia di sfociare in una vera e
propria « soluzione finale » dei fedayn.
Il re Hussein ha infatti proclamato che
essi ora « non costituiscono più un
problema » e la radio israeliana ha
commentato che « è più del principio
della fine; è veramente la fine dei /edayn ». In effetti, la loro situazione è
disperata: si parla di migliaia di uccisi, di ottocento catturati, di mille fuggiti in Siria, mentre parecchie decine di
superstiti si sono consegnati agli israeliani, pur di sfuggire alla cattura - e
probabilmente alla eliminazione - da
parte della Legione araba. Ancora una
volta gli accordi del Cairo sono stati
ferocemente calpestati dal monarca
hascemita.
Infine, il colpo di Stato sudanese,
conclusosi con la fuciliazione e l’impiccagione di 14 persone - fra cui dei
civili - appartenenti al mondo comunista o filo-comunista. Ora pare che il
reintegrato presidente Numeiri, di
fronte alla indignata reazione che si è
levata da ogni parte del mondo, abbia posto in atto il « diversivo » della
clemenza: giunge infatti notizia che
una nuova condanna a morte è stata
commutata in 22 anni di carcere.
Anche qui si deve assistere a una
sanguinosa vendetta politica contro
degli avversari! i comunisti), relativamente al cui contegno durante il colpo di Stato vengono avanti forti dubbi - ad esempio da parte del corrispondente di Le Monde - sulla loro attiva
partecipazione. Il partito comunista
sudanese, infatti, subito dopo il colpo
si è astenuto di proclamare il suo appoggio al maggiore E1 Atta, e il segretario generale Mahgiub - impiccato dopo una parodia di processo - non ha
mai partecipato ad alcuna manifestazione popolare prima di dare successivamente con una manifestazione pubblica la fiducia del partito al nuovo regime. Da noi, anche La Stampa (sin
dalla sua « analisi » del 21 luglio) ha
riconosciuto che i comunisti non sono
comparsi nel gruppo mihtare che aveva preso il potere.
In tutto questo si inserisce la posizione dell’Unione Sovietica che, mentre in un primo tempo ha « subito »
lo scioglimento del partito comunista
sudanese nel settembre 1970 pur di
mantenere la sua presenza in quel paese, ora ha disposto per il ritiro dei
suoi tecnici dal Sudan. La decisione
sarebbe avvenuta dopo il duro discorso tenuto da Numeiri all’ambasciatore sovietico e a quelli degli altri paesi
dell’Est. La cosa induce a credere che
le relazioni fra Sudan e URSS stiano
avviandosi a un punto di rottura. Numeiri ha già antiepato infatti che, in
questo caso, non avrebbe difficoltà a
« trovare nuovi amici ».
Intanto la persecuzione continua:
dopo le 14 esecuzioni, ora altre 57 persone sono sotto giudizio, mentre altri
vengono ricercati assieme a 40 comunsti, fra cui due membri del comitato
centrale.
Due tonnellate a testa
Nei giorni scorsi alcuni reduci americani deirindocina sono giunti á Roma per testimoniare su quanto hanno
fatto essi stessi - o visto - laggiù. In
occasione della conferenza stampa
(che troviamo riportata sul settimanale romano « Sette giorni » n. 214)
dei suddetti militari vi è pure stata
un’esposizione della guerra « clandestina » condotta dagli Stati Uniti in
Indocina e che ha approfondito aspetti ignorati della grande guerra dello
Estremo Oriente.
Nel Laos-cgli dice - sono in corso
due guerre: una è quella terrestre, tradizionale e impegnativa delle regioni
meridionali. L’altra (la più importante) è quella aerea, quella dei bombardamenti, che arriva a costare circa
1.500 miliardi di lire all’anno. Le incursioni sono cominciate fin dal 1964 e i
bombardieri riversano a getto continuo i loro ordigni sui villaggi, causando perdite enormi di civili, mentre le
perdite militari del Pathet Lao sono irrilevanti. Tali bombardamenti vengono smentiti, ma sono oggetto di un altro dossier che è stato diffuso fra ;
parlamentari americani.
Ecco alcuni tipi di bombe sganciate: al fosforo bianco, che producono
ustioni certe volte peggiori di quelle
al napalm, che pure non vengono risparmiate. Bombe a biglia e cioè ordigni (di cui è stato fatto vedere un modello) che espellono centinaia di pallini di ferro che militarmente non
avrebbero senso. Bombe a tempo e
bombe a frammentazione stabilita,
con schegge che si dilatano una volta
entrate nell’organismo. Bombe (e qui
arrivano veramente al colmo della
« raffinatezza ») che diffondono schegge a fibra di vetro, che sfuggono a
qualsiasi analisi e quindi provocano
ferite inoperabili. Un'altra specialità è
costituita dalle bombe a freccia che,
alettate in un certo modo, sono difficilmente estraibili.
Un’altra cosa non nota finora è che
se in tutta l’Indocina sono state sganciate - come ha ammesso il Pentagono - circa 6 milioni di tonnellate di
bombe, nel solo Laos ne sono caduti
oltre 2 milioni. Vale a dire che i laotiani che vivono sotto il controllo del
Pathet Lao (che sono un milione) hanno ricevuto da soli più bombardamenti di quanti non ve ne siano stati nella seconda guerra mondiale in cui vennero sganciate circa 2 milioni di tonnellate di bombe! In sostanza, due
tonnellate a testa.
Sono seguite le testimonianze degli
ex-militari, tutte riferite al Vietnam.
Quello che più impressiona, sono quelle relative alle distruzioni dei villaggi
e ai massacri dei civili, il cui confronto con i rastrellamenti nazisti e fascisti viene del tutto spontaneo. Ma come è possibile una simile ferocia? Lo
addestramento dei soldati americani
insegna loro - pur nella norma che i
civili vanno rispettati - che ogni vietna
mita è un covo di nemici che ogni
bambino diventerà un assassino di
americani. Questa « educazione », cui
si aggiungerà l’istinto di sopravvivenza, si trasforma così in un odio distruttivo di cui fanno le spese uomini,
donne e bambini.
Circa i dati relativi ai morti da tutte
te le parti, non si sa esattamente come
stiano le cose. Nel Laos potrebbero essere 100 mila. I militari, sui vari fronti, sarebbero quasi 1 milione, i civili
moltissimi di pù. Solo i bambini sarebbero 800 mila da comprendere fra i
più di 2 milioni di morti o feriti gravi
di cui alcune fonti hanno parlato, pare
ottimisticamente!
Il problema dei rifugiati è tragico:
si parla di oltre 7 milioni nel solo Vietnam, per via dei villaggi distrutti e
dei bombardamenti americani. Bassissimo, in proporzione, il numero dei
prigionieri dato che scontri « di massa » sono eccezionali.
Abbiamo ancora una volta voluto
toccare questo argomento, così ricorrente in questa rubrica, perché la questione indocinese, oltre alle implicazioni militari, ne ha veramente di gravissime a carattere morale. Non è possibile che la nazione americana possa
continuare di questo passo, e tanto
più ora in vista del ravvicinamento
colla Cina.
E’ sommamente auspicabile che si
addivenga al più presto ad una soluzione pacifica, nel rispetto delle sovranità popolari, senza correre il rischio di giungere a regolamenti concordati fra le super-potenze, apportatori di nuove ingiustizie a spese altrui.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
LA POLITICA PIU’ SPORCA
-ff È quella che gli USA hanno fatta nell’infame guerra contro il piccolo, eroico popolo del Vietnam. È necessario ripeterlo? Sì, è necessario
perché vi sono taluni, anche tra i protestanti italiani, che ancor oggi non
l’hanno capito. Altri obiettano: « Ogni
politica è sporca! » Piano! questo non
è vero! (1). E poi, c’è sporco e sporco:
questa della guerra contro il Vietnam
è stata politica sporca per tutti i versi. Lo è stata sia verso i vietnamiti,
sia verso gli americani: ciò significa
che il governo americano è stato profondamente disonesto sia verso i vietnamiti, sia verso i suoi stessi « sudditi » (non sappiamo chiamarli diversamente).
Noi non ce ne meravigliamo (dopo
la prova data dalla pubblicazione dei
famosi documenti segreti da parte di
alcuni giornali americani), perché da
anni ne eravamo già convinti. Ma vi
sono altri che, insieme con noi, non
se ne meravigliano.
« / comunisti vietnamiti non saranno stati sorpresi dalle “rivelazioni" del
New York Times, del Washington
Post ecc. La diffusione parziale dei
“dossiers Me Ñamara” non permette
loro d’aggiungere granché alle loro dichiarazioni pubblicate dal 1954 in poi,
ma essa fornisce loro (nel dominio
della guerra psicologica) un’argomentazione supplementare: il fatto che i
dirigenti americani hanno spesso scritto in segreto ciò che ufficialmente veniva proclamato ad Hanoi. (...)
Quando, nel maggio 1968, ebbero
luogo le prime sedute della conferenza di Parigi, il delegato di Hanoi si
preoccupò di risalire alle origini del
conflitto, cioè all’impegno americano
nella prima guerra d’Indocina, impegno assunto- e sviluppato subito dopo
la firma degli accordi di Ginevra del
1954. Anche i “dossiers del Pentagono"
fanno cominciare il dramma a quell’epoca. Oggi si “apprende" che l’amministrazione Eisenhower aveva fatto
di tutto perché le elezioni, in vista
della riunificazione (dei due Vietnam),
non avessero luogo nel 1955-56. Ad Hanoi fu denunciato fin da quel mon'iento “il sabotaggio sistematico degli accordi di Ginevra ad opera degli USA":
e mentre (nelle loro dichiaraz,ioni
pubbliche) gli Americani accusavano
il Nord d'aver rilanciato la guerra
contro il Sud, i Nord-Vietnamiti invece inquadravano la politica di Waschington hanno entrambi descritto
del quale gli avvenimenti del 1954 costituivano una tappa importante.
Hanoi e i "dossiers segreti' di Washington hanno entrambi descritto
lungamente questa doppia strategia,
questa doppia continuità dell'impegno
americano e della lotta popolare. H
quando, a Parigi, il sig. Xuan Thuy e
la sig.ra Binli chiedono ai propri interlocutori di riconoscere dove risiedono le origini del conflitto, essi non
fanno altro che sollecitarli a dichiarare pubblicamente ciò che il Pentagono e la Casa Bianca hanno privatamente ammesso.
Il rifiuto di permettere l'organizzazione delle elezioni nel 1956, rinforzato da un sostegno totale alla dittatu
(1) V. ad es. l’articolo: «Una coesistenza esemplare », su « La Luce » del
16.7.’71, n. 28.
ra di Ngo Dinh Diem, ebbe per conseguenza diretta la ripresa della guerra
al Sud nel 1957, e la creazione nel 1960
del Fronte nazionale di liberazione.
Innumerevoli polemiche ebbero luogo,
ed hanno ancora luogo, sul tema del
carattere autenticamente sudista di
questi due fatti. I portavoce ufficiali
del governo americano ripetevano
sempre: che si trattava di creazioni
artificiali del Nord; che la guerra era
opera dei quadri del partito Lao-Dong
di Hanoi e dei militari del generale
Giap; che il Fronte nazionale di liberazione era il fantoccio della Repubblica Democratica del Vietnam.
Molti osservatori indipendenti (molti dei quali americani) hanno da molto tempo smentito queste affermazioni. Oggi noi sappiamo che Johnson
andava per vie sue: infatti gli stessi
rapporti della C.I.A. non concordavano con quegli osservatori? Quanto ai
rivoluzionari sudvietnamiti, la cui voce non fu mai ascoltata, essi dichiaravano fin dall'inizio della loro azione,
ch'essi si battevano contro “l'aggressione americana”.
I governi che si successero a Washington non cessarono di proclamare
la propria volontà di lasciare il popolo del Sud arbitro del suo destino, ma
i documenti segreti dimostrano che
erano stati dati gli ordini di spezzare
ogni tentativo “neutralista" e d'impedire ogni riconciliazione fra Vietnamiti (e fra Laotiani; è necessario aggiungere oggi: anche fra i Cambogiani?).
Orbene già sei anni fa i Nord-Vietnamiti dichiaravano: “È chiaro che, lungi dal difendere LA LIBERTA' nel
Vietnam del Sud, gli USA si sono impegnati in un'aggressione armata; lungi dal lasciare la popolazione sud-vietnamita guidare liberamente il proprio
paese seguendo la propria via, essi vogliono reprimere le sue aspirazioni più
profonde e più sacre, nella speranza
di trasformare il Sud in una base militare e in una neo-colonia americane.
(...) La pretesa aggressione del Nord
contro il Sud non è che un'invenzione,
goffa e ridicola, della Casa Bianca” ».
(Da un articolo di Jacques Decornoy
su « Le Monde » del 3.7.’71).
LOUIS ARMSTRONG
ic Alla morte del celebre suonatore
di jazza, « il presidente Nixon ha avuto ben ragione di rendere omaggio a
“quest'architetto dell'arte americana,
il cui gran talento e il cui spirito meraviglioso hanno portato ricchezza e
piacere alle nostre vite". Nondimeno,
quattordici anni fa, Armstrong aveva
stigmatizzato T amministrazione Eisenhower per il suo atteggiamento in
occasione delle sommosse raz.z.iali di
Little-Rock: “Il mio popolo (i negri)
non domanda niente di particolare.
Ma quando io vedo alla televisione
una folla di bianchi dell'Arkansas sputare correndo dietro una ragazza negra, penso d'aver il diritto di dire qualcosa. Dopo tutto, l'America è anche il
mio paese". E Armstrong aveva disdetto una tournée di concerti, che avrebbe dovuto effettuare in URSS per conto del Dipartimento di Stato.
Armstrong non era un militante, e
non ne faceva un mistero. Ma egli
non era neppure quel buffone che oggi taluni vogliono descrivere. Cinquanta anni di successi non erano bastati
Con questo titolo è uscito recentemente un libro edito da Laterza (serie « nuovi tempi », L. 1.000) che contiene sette saggi di studiosi del problema e di sociologhi: F. De Benedetti, M. Bonanni, C. Federici, G. Rochat,
S. Silvestri, G. L. Devoto.
I vari scritti cercano di esaminare i
rapporti fra la società militare e quella politica; le caratteristiche interne
della società militare e dei suoi rapporti colla società civile; infine, i rapporti ira la società militare e quella
industriale.
I saggisti concordano su un punto
di partenza e cioè sul fatto della enorme difficoltà che vi è in Italia di procurarsi dei dati sulle forze armate: si
arriva al punto che è più facile avere
le notizie che interessano tramite le
consultazione di manuali ufficiali
esteri!
Ci limiteremo qui a riportare alcune considerazioni che ci paiono maggiormente centrate (tralasciando lo
studio sulla NATG) e che sottolineano
la necessità di urgenti riforme anche
ne) settore militare dato che le nuove
forze politiche, pur uscite dalla Resistenza, hanno avuto il grave demerito
di rimettere in piedi le forze armate
sulla stessa base di prima: cosa che
va contro alla nostra democrazia ed
alle specifiche norme costituzionali.
Giorgio Rochat scrive che in Italia
non è mai esistito un regolare controllo politico delle ff.aa.: si è trattato sempre di un controllo formale e
contabile. È questa una conseguenza
della netta separazione e contrapposizione — accettata dai politici come
dai militari — che esisteva nel paese
prima della guerra 1915-18, poi sancita successivamente puntando su un
esercito di caserma avulso dalla nazione, « concepito e utilizzato in funzione degli interessi della classe dominante e quindi in primo luogo per la
tutela dell’ordine costituito ». L’esercito continua ancor oggi ad essere un
« corpo chiuso » che non cerca il dialogo con il paese e che di fatto si sottrae a un controllo politico effettivo.
Un corpo chiuso gravato da una burocrazia costosa e paralizzante (con
50 mila operai e 30 mila impiegati civili), con un peso internazionale trascurabile (e che nello stesso tempo
spende oggi 1656 miliardi annui, ponendosi al sesto posto nella graduatoria mondiale delle spese militari). Il
neocapitalismo italiano si rende conto di questa situazione assurda e, nella sua ottica, propone l’abolizione della coscrizione obbligatoria e la creazione di efficienti nuclei di volontari.
Per contro — sottolinea l’autore — la
sinistra evita un approfondimento del
discorso limitandosi a indicare i gravi
(e certamente reali) pericoli costituiti
da un esercito di « professionisti ».
Anche per Massimo Bonanni le ff.aa.
sono senz’altro assai lontane dalla società. In più, hanno continuato a sentirsi in posizione privilegiata nei riguardi dell’esecutivo e della democrazia parlamentare, giungendo al punto
di sentirsi in diritto di tutelare eventuali « debolezze » (vedi caso De Lorenzo). Altra riprova della mentalità
della « spartizione di poteri » fra politici e militari è che questi ultimi, attraverso il gen. Liuzzi — ex capo di
stato maggiore — sono giunti a proporre che il posto di ministro della
difesa sia ricoperto da un militare. La
mtiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiMiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiinmiiiiii
Debitamente spuntata la legge
sull’obiezione di coscienza
cosa si trasferisce anche in sede di relazioni di bilancio: il deputato cui viene affidato questo compito non ha altra risorsa che rivolgersi agli uffici
ministeriali per avere quelle informazioni essenziali che nessun mezzo conoscitivo della Camera gli può fornire!
Carlo Federici pone invece l’accentr) sull’inevitabile incontro fra complesso industriale e militare, ad esempio, per quanto riguarda gli armamenti. La relazione del bilancio esercizio 1966 avverte che si devono limitare al massimo gli acquisti all'estero
dando la preferenza ai prodotti delle
industrie nazionali, anche se il loro
prezzo risulti superiore e il maggior
costo venga contenuto in « limiti accettabili », incoraggiando nello stesso
tempo le industrie nazionali a intraprendere studi e ricerche in campo militare. Segue un lungo elenco di ditte
fornitrici: si tratta di oltre sessanta
aziende — a partire dalla Fiat-aviazione (con 80 miliardi annui circa di forniture) fino alla Usea, specializzata in
ecoscandagli.
Chiude il libro uno « studio critico
sulle ff.aa. » di Fabrizio De Benedetti
il quale ricorda che, inizialmente, dopo l’entrata dell’Italia nell'alleanza
atlantica, gli Stati Uniti fornirono materiale addirittura eccessivo, come
conferma lo stesso gen. Liuzzi nel suo
libro « Italia difesa? ». Questo materiale a sua volta dilatò l’organico delle ff.aa.: oggi l’Italia viene preceduta
solo dagli Stati Uniti, dall'Unione Sovietica, dalla Cina e dall’India per il
numero di uomini mantenuto sotto le
armi. Anche questo autore insiste sulla « vita di caserma » dell’esercito, sul
culto delle forme esteriori, sulle rigide barriere che « custodiscono i privilegi quasi di casta degli ufficiali ».
E prosegue: « ...Abbiamo l’esaltazione
della disciplina, dell’obbedienza passiva, del prestigio fine a se stesso, del
culto dell’autorità e della forma, accettate dai militari di carriera senza riserve e colla rinuncia perfino alla riflessione e alla critica personale ». Si
sente ancora aleggiare la presenza
ancora indiscussa del potere del re,
dei miti della patria, dell’idea nazionale, ecc. Citiamo ancora: « Ma sono soprattutto la disciplina militare
basata su un regolamento fra i più
antiquati nonostante la recente riformulazione, le condizioni dei servizi
igienici, del vitto e dell’alloggio spesso dem.oralizzanti, la totale inattività
intellettuale, il pauroso vuoto di impegno morale cui sono costrette le
reclute, che finiscono collo svolgere
una funzione sostanzialmente diseducativa e costituiscono un regresso rispetto alla precedente esperienza civile ». A questo proposito non sarà
male ricordare che il regolamento di
disciplina militare, approvato quando
ministro della difesa era Andreotti,
dice: « ...l’obbedienza agli ordini superiori è base di ogni ordinamento militare » e che « la disciplina deve diventare un’abitudine... conservata dal
cittadino al ritorno nella vita civile ».
Si prepara così in un ambiente repressivo il futuro cittadino e lavoratore,
pronto a piegarsi sotto la minaccia di
punizioni, allettato dai premi e con la
coscienza di non poter sfuggire all’ingranaggio.
PIERRE
Un disegno di legge sull’obiezione di
coscienza, redatto per la prima volta
nel 1964, pare che sia giunto finalmente a buon fine. Ma quale disegno di
legge? Fra i vari progetti di legge per
l’o.d.c. depositati in Parlamento c’era
possibilità di scelta, se non ottimale
perlomeno accettabile. Se in un progetto veniva accettata la commissione
per accertare la buona fede dell’obiettore, la durata del servizio civile veniva equiparata a quella del servizio
militare; nel progetto che prevedeva
invece una libera scelta, senza cioè
una commissione vagliatrice, a garanzia della sincerità dell’obiettore era
iiiiiiìiniiMiimiiimiiiiiiiiimiiniiMiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
a fargli dimenticare la sua condizione
di esponente del suo popolo negro. Fino al 1965, data dell'abrogazione_ della
segregazione nei luoghi pubblici, egli
.Vera rifiutato di suonare nella sua
città natale, Nuova-Qrleans. E quando
egli accettò di ritornarvi, egli lo fece
alla testa d'una formazione “integrata".
Alcuni mesi più tardi, la polizia di
Alabama s'impegnò con estrema violenza contro una marcia in favore dei
diritti civili. E il placido Armstrong
nuovamente si pronunciò:
“Essi percuoterebbero il Cristo, se
Cristo fosse nero e si mettesse a sfilare. Forse io non mi trovo in prima
linea, ma io sostengo quelli che sfilano, col mio denaro. La mia vita è la
mia musica: essi mi colpirebbero sulla gola se mi mettessi a sfilare e, senza la mia gola, io non potrei più soffiare nella mia tromba” ».
(Articolo di Nicole Zand su «Le
Monde » deH’ll-12.7.’71).
posta una maggior durata del servizio
civile.
Per una seria legge sull’o.d.c. il materiale non mancava. Ne è mancata
invece la volontà. Infatti il testo approvato prevede sia la commissione
di indagine (è veramente esclusa la
discriminazione?), sia la maggior durata del servizio civile (carattere punitivo). In ogni caso, poi, l’obiettore
si trova sempre sotto la giurisdizione
militare.
Considerando inoltre che si fanno
sempre maggiori le obiezioni a carattere politico, è da immaginare a quale
servizio di insignificante portata sociale saranno destinati i giovani « non allineati ».
Insomma c’è o no la libertà per i
cittadini di concepire un rapporto tra
gli stati alieno dalla preparazione bellica? NO.
Lo strumento su cui si appoggia lo
Stato per esercitare il proprio autoritarismo è l’esercito ed è questa la prima istituzione da abolire. E ciò non si
realizza certo con la creazione di un
servizio civile che lascia intatte le
strutture militari e le rafforza.
Ultimo punto da notare è la varia
presa di posizione dei partiti politici.
M.S.I., contrario; D.C., P.S.D.I., P.R.I.,.
favorevoli; P.S.I., P.S.I.U.P., P.C.I., contrari per le motivazioni su esposte.
Enzo Metai.lini
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice f Torino}