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Anno 125 - n. 41
20 ottobre 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ESSERE APERTI AL NUOVO
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
Sognare è bello
« Io spanderò il mio Spirito..., i vostri vecchi avranno dei sogni,
i vostri giovani delle visioni... ». (Gioele 2; 28)
Anche il profeta Gioele, citato negli Atti dopo la discesa
deUo Spirito, parla di « visioni » e di « sogni ». Martin Lu
ther King, alla grande assemblea di Washington, diceva del
suo « sogno di fratellanza » e
questo suo sogno ha fortemente
inciso nella vita del popolo americano.
Sogno? Diremo, per spiegarci,
« fantasia », fantasia creativa di
ou,i tanto vi è bisogno nella nostra « routine. » quotidiana e,
ancor più, nella vita politica. E’
triste constatare come questa
si svolga nelle continue e noiose ripetizioni, invischiate sempre in schemi stantii, al solo
fine della ricerca del potere e
con i risultati distruttivi che
ciò comporta. Si è, oggi, coniata la parola « politichese », che
è poi sinonimo di vuoto blaterare inconcludente.
Oggi, assistiamo finalmente
ad im dialogo più aperto fra le
due superpotenze. Orizzonti nuovi? Sì e no!
Il « sogno » è che 'Bush e
Gorbaciov si abbraccino per
rompere ogni remora. Ma questo non certo come atto di polìtica-spettacolo, di cui non ab
biamo bisogno e che aggiungerebbe vuoto a vuoto e lascerebbe le cose, come prima, ma come segno dì una totale inversione di marcia nella politica mondiale, di una « conversione » tale che i due non siano più sul
piano della diffidenza e della reciproca difesa, ma per una loro
nuova alleanza, quella che i segni dei tempi indicano come
assolutamente essenziale: la rinascita del Terzo Mondo ed il
suo sviluppo, e ciò non solo con
i capitali prima impiegati in armamenti, ma anche con una
« conversione » dell’economia
delle nazioni ricche in favore di
quelle povere.
Se questo « sogno » si avverasse e questa alleanza divenisse
fatto storico, allora per la prima volta si potrebbe sperare
in una vita nuova dell’umanità.
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Allora, in questa svolta, si
realizzerebbe anche un altro fatto: il confronto fra i mali reali
dei due sistemi, capitalista e
comunista. Nel mondo occidentale la «canzone » d’oggi è: « Il
comunismo ha fallito, il comunismo è morto... La via vera è
quella del capitalismo! ». Credo
che altrettanto si doveva dire,
dopo Waterloo, della rivoluzione francese, solo perché un generale imperialista e sanguinario era stato battuto. E la reazione autoritaria che ne seguì
affossava i valori della rivoluzione, mal condo'tta e tradita,
in una politica oppressiva ed
antistorica.
Nessuno, oggi, può negare
i’insuccesso evidente dei paesi
del « socialismo reale », ma i
valori del comunismo son tutti
da buttare? O sono da sotterrare
snlo le sue aberrazioni? Il capitalismo prò sostituirsi « tout
court » ad esso senza rimpianti?
O non è vero che certe verità di
uguaglianza econrmica sussistono anche se l’Oiiente non ha
saputo realizzarle? Non sono esse una domanda inquietante che
si pone anche al nuovo capitalismo? Sono o no un richiamo
alla realtà umana d’oggi anche
nel nostro Occidente trionfante?
Non rimangono forse dinanzi
a tutti certi principi, se pur
traditi da quelli che avrebbero
dovuto realizzarli?
Un pover’uomo come me, che
non capisce di economia più di
quanto ne capisca l’uomo comune, può sempre osservare almeno tre fatti:
— Che è comunque una economia falsa quella che, per mantenere i prezzi, distrugge enormi quantità di derrate alimentari mentre miUoni e milioni di
bimbi, donne e uomini muoiono
di fame.
— Che anche nei paesi opulenti vi sono milioni di creature
ridotte a vivere in condizioni
disumane.
— Che la prima causa della
miseria di due terzi del mondo
sta non tanto nella ricchezza
dell’Occidente, quanto nel modo
con cui essa viene accumulata e
nella vita consumistica (usa e
getta) che distingue questa società.
Che i paesi comunisti siano
stati incapaci di realizzare i principi di uguaglianza e di libertà non può avallare il pensiero
che tali principi siano falsi almeno quanto i principi di libertà e di libero mercato dell’Occidente non tolgono loro la
responsabilità della miseria di
tanta parte del mondo. L’esame
di questi fatti concreti è una
sfida che deve essere raccolta
al posto della sciocca rivalsa che
si esprime nella parola: « Avevamo ragione noi! ».
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L’« abbraccio » simbolico dovrebbe portare a questo:
— Affrontare insieme per ri
solverla la causa del Terzo Mondo, uscendo daH’attuale. sistema
di dominio e di guerre.
— Nell’azione comune per la
redenzione deH’umanità ne verrebbe, di conseguenza, anche un
radicale mutamento di mentalità per cui, senza dogmatiche preclusioni, si potrebbe valorizzare
ciò che veramente vale nei due
sistemi: i principi di uguaglianza economica della rivoluzione
comunista, purificandoli da ogni
forma di dittatura che finisce
col distruggerli, e i principi di
libertà democratiche dell’Occidente, purificandoli da quell’ipocrisia per cui si nasconde ciò
che non si vuol vedere.
Sogno? Fantasia? Può essere,
ma che vi sia un estremo bisogno di conversione politica, dalla ricerca del potere alla ricerca
del servizio, nessuno lo può negare.
La rivoluzione francese ha
enunciato delle verità che, prese sul serio (e non lo sono state),
avrebbero resa superflua la rivoluzione d’ottobre. Ora le due.
c,i mettono in questione. Ma
molto prima delle due, con più
forza, con più chiarezza, con più
sostanza, ci mette in questione
la persona di Gesù Cristo.
Sogno? Fantasia? Credo che
almeno i credenti possono tro
vare, in Lui una realtà che è la
VIA per gli uomini, per la loro
economia e per la loro politica. Ed essi son chiamati a gridarlo sui tetti.
Tullio Vìnay
La grande fuga
Le chiese evangeliche della RDT favorevoli al dialogo e allo sviluppo della democrazia - Più di centomila i profughi accertati
Lipsia e altrove, la polizia si è limitata a controllare i manifestanti, senza intervenire. E’ il segno di un’epoca nuova?
(dal nostro corrispondente)
BERLINO — Chi ha seguito le
notizie dei giornali e della televisione delle « due Germanie », nel
corso delle passate settimane, si è
trovato davanti ad una presentazione dei fatti piuttosto contraddittoria; mentre i mass media della
RDT preparavano le celebrazioni
del 40“ anniversario della fondazione dello stato socialista, senza
spendere una benché minima parola di autocritica, quasi ogni telegiornale della RFT trasmetteva
immagini di profughi che entravano in Germania occidentale per
cambiare cittadinanza ed iniziare
una nuova vita.
Da quando Lungheria quest’estate ha aperto il confine con l’Austria, il numero dei profughi è
cresciuto sempre più, giungendo
ora alla cifra di circa 100.000
persone tra clandestini ed immigrati legali. Un’ondata, questa, dovuta forse anche a motivi psicologici: la paura che fosse questa l’ultima occasione per lasciare
la RDT, prima della chiusura definitiva delle frontiere. Questa
paura è una conseguenza della situazione politica nei paesi dell’Est,
creatasi negli ultimi anni. Infatti
nella RDT la popolazione aveva
sempre considerato con interesse
e speranza sia il movimento della
« glasnost » e della « pcrestroika »
deirURSS di Gorbaciov, sia i nuovi sviluppi politici dell’Ungheria e
della Polonia. Però ci si è anche
accorti che queste aperture non
erano esenti da rischi e che le riforme di Gorbaciov si scontravano con le tensioni nazionalistiche.
Poi c’è stato il massacro in Cina.
La gente ha avuto paura, perché
il governo della RDT è stato l’unico a giustificare ed applaudire
l’azione di repressione della dirigenza cinese. La RDT è apparsa
così un’isola di ortodossia, rompendo in un certo senso la dipen
denza dall’URSS, il « fratello
maggiore ».
Ma dopo la fuga di tanti il governo della RDT non ha più potuto far finta di ignorare la questione, né ha potuto impedire che tra
la gente si sviluppasse un dibattito, anche in mancanza di informazioni ufficiali: ognuno conosceva
persone che sono andate via, ed ha
superato la paura di parlare.
Il problema, però, è che mancano partiti, giornali, organizzazioni
di opposizione dove poter dibattere pubblicamente, tranne le
chiese, unica istituzione riconosciuta ufficialmente, in cui è
maturata in questi anni una posizione critica nei confronti dello
stato. Per questo la chiesa evangelica della RDT si è fatta portavoce di un’opposizione critica. Nel
recente Sinodo di Eisenach sono
emerse molte questioni di fondo.
E’ maturata la consapevolezza di
un’inderogabile necessità di riforma del sistema; s’è chiesto una discussione pubblica ed aperta sui
problemi della società; s’è detto
che ognuno deve collaborare
responsabilmente all’ edificazione
della società; s’è affermato che la
sincerità è l’unica base per il dialogo e per creare un’atmosfera di
fiducia; altre richieste sono state
fatte nel campo dell’informazione,
che si vuole pluralista e responsabile, e in quello delle organizzazioni partitiche, per le quali si
auspica un pluralismo di partiti
democratici. Sono state inoltre
chieste libertà di circolazione, riforme economiche, revisione della
questione della proprietà collettiva e privata, la libertà di manifestazione, ed elezioni che consentano un’effettiva scelta tra candidati
e programmi diversi.
Tutte queste questioni, emerse
nel Sinodo di Eisenach, sono largamente condivise e sono ora portate avanti da gruppi di recente
fondazione, come il « Neues Forum », un partito socialdemocratico, oppure il sindacato degli scrittori e quello degli artisti. Per la
continuazione dell’attuale processo
in corso nella RDT è molto importante che questi gruppi si sviluppino e che siano in qualche modo legalizzati. Attualmente la situazione è ancora molto tesa, sebbene
non manchino segni di un cambiamento all’interno del partito.
Le chiese evangeliche nella
RDT hanno un ruolo di mediazione tra i gruppi di opposizione e
l’apparato dello stato. Esse godono di un certo credito presso lo
stato che facilita il dialogo. Rimane, certo, sempre presente la
possibilità di una reazione improvvisa da parte del governo, di cui
molti dirigenti sono in carica da
40 anni, e formato da persone
anziane (il 20% ha superato i 70
anni d’età).
A Berlino, Lipsia, Dresda... i
templi evangelici sono diventati i
luoghi nei quali si ritrovano i
gruppi di opposizione. Recentemente a Lipsia, in occasione della
« preghiera per la pace » (che si
tiene ogni lunedì), si sono raccolte più di 70.000 persone per una
manifestazione spontanea. Ormai
si sta stretti « sotto il tetto della
chiesa », e i responsabili ecclesiastici hanno avuto timore di una repressione brutale. Ma la polizia
non si è mossa!
Una manifestazione come questa « dei 70.000 » è statà la dimostrazione che ormai s’è formato
un movimento di opposizione politica e pubblica, anche al di fuori
delle chiese.
E’ una situazione nuova anche
per le chiese: per loro non si tratta più di proteggere gruppi di
scontenti, quanto piuttosto di sostenere la formazione di organizStephan Miihlich
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
20 ottobre 1989
METTERE FINE
AL MASSACRO
LIBANESE
Il mahatma Gandhi diceva: « Mi
piace il cristianesimo ma ho paura
dei cristiani ».
E' vero, non tutti i cristiani sono
buoni e non tutte le loro azioni sono
le migliori.
Il Papa ha espresso in questi giorni grande preoccupazione per la sorte del fratelli cristiani del Ubano e
per quella di tutta la popolazione civile di quel paese.
I democratici, gli amanti della libertà, i veri uomini di fede, tutti coloro
che si battono per la pace sono alla
ricerca di una soluzione che ponga
fine al massacro e che consenta il
ritorno della pace e della legalità nel
pieno rispetto dei diritti di tutti I cittadini libanesi.
Tale ricerca non può avere esisti positivi se i capi carismatici delle fazioni
più fanatiche ed integraliste non intervengono autorevolmente per porre
fine all'ondata di odio e di intolleranza politica e religiosa che ha avvelenato quel martoriato paese e che
rischia di coinvolgere anche altre nazioni.
Non sono pochi quelli che hanno
auspicato un intervento risolutore da
parte dei capi religiosi delle fazioni
in lotta e, non ultimo, quello del massimo esponente della chiesa romana.
Una iniziativa che non fosse rivolta in modo generico a tutti, solo per
dimostrare pubblicamente un impegno,
ma che fosse invece indirizzata a
quella parte belligerante che può subire in qualche modo l’influenza del
suo capo religioso.
in realtà, l’intervento del Papa appare tardivo e partigiano perché giunge nel momento in cui la fazione
cristiano-maronita -sembra sul punto di
soccombere di fronte all’impeto bellicoso dei suoi nemici. A coloro che seguono con apprensione le vicende belliche libanesi, non sono sfuggite le immagini di qualche tempo fa dei miliziani falangisti (cristiano-maroniti), trasmesse anche dalla televisione, che
mostrano questi fanatici combattenti
che, mentre gioiscono delle loro vittorie, ostentano l’immagine della madonna sul calcio del loro fucile accanto alle tacche incise per ogni nemico
ammazzato.
Forse in quel momento un intervento del Papa sarebbe stato più produttivo, più convincente e più apprezzato.
La pace non si ottiene con gli appelli generici rivolti ad una grande
platea. Se tutti coloro che hanno influenza politica e religiosa sulle parti
contendenti non intervengono per far
recedere i propri seguaci, il massacro
non avrà mai fine.
il popolo libanese ha diritto all’autodeterminazione ed alla libertà e la sua
libertà non è quella che intendono i
grandi sacerdoti, gli ayatollah, i vescovi ed I cardinali.
Ogni integralismo religioso conduce
all’oppressione ed al sopruso. Ben lo
sanno gli italiani che, grazie alle loro
lotte democratiche e liberali, hanno a
duro prezzo strappato aH’integralismo
cattolico il potere temporale.
Federico Roela, Terni
QUALE LINEA
DI CONDOTTA?
Spett.le redazione,
mi ha -molto rallegrato la notizia di
fratelli e sorelle che chiedono il battesimo al momento della professione
di fede, non considerando significativo
l’eventuale pedobattismo ricevuto.
Ciò è positivo non semplicemente
per una mera osservanza della prassi
che ci ricollega spiritualmente alla
chiesa neotestamentaria. L’aspetto più
importante è invece che tale desiderio è sintomo di un tipo di adesione
di cui le nostre chiese hanno molto
bisogno per rivitalizzarsi: persone convinte e ■■ rinnovate », che accettano
il significato del battesimo, cioè quella trasformazione della mentalità,
quella nuova nascita che tale gesto
esemplifica e richiede. Non quindi una
adesione alla chiesa semplicemente
« confermando » il desiderio e le aspettative dei propri genitori, a volte per
passiva acquiescenza.
Ad una confermazione a volte vista
come “ punto d’arrivo » del catechismo, cui segue spesso la « scomparsa » dalla comunità come gli stessi
pastori lamentano, si contrappone un
battesimo adulto inteso come « punto
di partenza » di una vita nuova e come
iniziazione alla vita comunitaria. Anche
la psicologia sociale ci conferma che
non si può avere un gruppo stabile
e ben identificato con se stesso (come dovrebbe essere una chiesa) senza un rituale iniziatorio chiaramente
condiviso e caratteristico.
Leggo sul n. 35 del giornale che
• una catechesi approfondita dovrebbe essere in grado di persuadere chi
fa questa domanda (del battesimo) a
ritirarla ».
Orbene, pur avendo sostenuto tutti
gli esami previsti per i candidati predicatori locali, la mia impressione è
che lo studio della teologia rinforza
invece l’idea -della necessità di un
battesimo responsabile, decisionale e
cosciente, e quindi adulto. Ciò perché
oggi più che mai la teologia rivaluta
la consapevolezza critica dell’uomo.
Come conciliare inoltre il forte accento dato dalle nostre chiese all’etica della responsabilità individuale
con un battesimo non cosciente (quel
La grande fuga
(segue da pag. 1)
zazioni legali, rappresentative di
un pluralismo di opinioni. Molti
membri di chiesa partecipano a
gruppi come « Neues Forum ».
Ma le chiese, secondo quanto si è
espresso recentemente il sovrintendente generale, past. Krusche,
non intendono più svolgere un
ruolo di mediazione.
Inizia così una nuova tappa nella vita delle chiese. Forse vi sarà
una perdita di pubblicità; di certo
sarà, ancora una volta, l’occasione
per discutere la posizione delle
chiese in uno stato socialista. E’
chiaro che ciò non significa che le
chiese intendano ritirarsi nel proprio angolino tranquillo o tentare
di far crollare lo stato socialista.
Significa, invece, che esse non intendono limitarsi ad essere una
voce unicamente critica.
Ho raccontato molto della situazione nella RDT. Ma che significato hanno questi avvenimenti per
le altre chiese evangeliche, quelle
della RFT? C’è solidarietà? Si nutre la speranza di una riunificazione delle due Germanie?
Una risposta, in questo momen
to, mi pare molto difficile per due
motivi. In primo luogo alcuni
gruppi politici della RFT hanno
cercato di approfittare della crisi
della RDT e del problema dei rifugiati per presentare se stessi e la
RFT come l’erede dell’unica Germania. Un comportamento di questo tipo non giova alle riforme
nella RDT, anzi crea instabilità e
rischia di provocare dure e imprevedibili reazioni da parte del governo della RDT.
In secondo luogo, le chiese
evangeliche della RFT, sapendo
che le riforme nella RDT si potranno attuare solo nella misura
in cui il dialogo interno sarà aperto e sereno, sgombro da condizionamenti esterni, non hanno ancora reso pubblica alcuna dichiarazione in merito ai recenti avvenimenti. Ciò non toglie che esse
continuano a sostenere economicamente le chiese sorelle, mentre
si è aperto l’altro fronte di aiuto
ai profughi che vanno sostenuti
nel difficile momento di inserimento in una società diversa, non
esente da rigurgiti razzisti nei confronti di questi « altri tedeschi ».
Stephan Miihlìch
lo del bambini) e quindi « ex opere operato »?
La pseudo-giustificazione più paradossale del pedobattismo è comunque il riferimento aH’artefizio teologico calvinista di voler significare che
« la grazia di Dio precede la decisione umana ».
Se si accettasse veramente la sovranità della grazia di Dio, perché
tentare di propiziarla o condizionarla
battezzando i figli dei credenti? Forse
per • raccomandarli » o intercedere per
loro?
Nel vero cristianesimo, lo sappiamo bene, non esistono mediazioni o
suffragi. E poi, bando alle ipocrisie:
nel protestantesimo luterano e calvinista déll’epoca della Riforma, la
prassi pedobattista era un’esigenza
più politica che teologica.
Altro aspetto essenziale: le conseguenze sul piano deH’evangelizzazione
della prassi suggerita dalla « linea di
condotta » circa il battesimo. Dovremo
dire alla gente: venite a confermare
nella chiesa evangelica il battesimo che
avete ricevuto nella chiesa cattolica?
Passi dover fare un discorso del genere in Svizzera, ma in Italia? Come
far capire ciò che è già difficile,
per i più, da recepire? Ovvero la nostra diversità, la . novità » del messaggio evangelico? Che novità sarebbe poi, se affonda le radici nel veclica chiama anche, guarda caso, « connel cattolicesimo?
Che la confusione nasca dall’uso
suggestivo delle parole? E’ il fatto di
chiamare « battesimo » l’aspersione dei
bambini che ce lo fa considerare
tale? Se la chiesa cattolica chiamasse
tale rito « consacrazione dei neonati »,
l’accetteremmo come « battesimo »? E
perché magari non convalidare pure
la • cresima », che la dottrina cattolica chiama anche, guarda caso, « confermazione »?
Se bagnare un neonato mi autorizza
inoltre a definirlo « battezzato », per
coerenza logica se metto una briciola
di pane ed una goccia di vino nel
latte del suo biberon, dovrei sostenere che ha partecipato alla santa Cena! Non è ridicolo tutto ciò?
Con profondo rammarico constato
che il corpo pastorale, lungi dallo
sviscerare le innumerevoli sfaccettature del problema, ha preso la decisione più consona alla solita prassi da
burocrati ecclesiastici: in nome dell’art, 18 del RO. 2/1977, tutto rimane
come prima, se non peggio.
Da cui una » linea di condotta » che,
nella sostanza, in pratica sostiene che
i dissenzienti dovranno essere gentilmente persuasi a rivedere i loro
errori. A salvaguardia dei legami con
le chiese riformate estere.
Questa « linea di condotta », oltre
ad essere repressiva ed irrispettosa
delle coscienze di alcuni, tra l’altro
pecca anche di arrogante presunzione
perché non prende minimamente in
considerazione la possibilità che l’eretico anabattista non si senta affatto
persuaso dall’invito a valorizzare il
suo pedobattesimo che egli ritiene
teologicamente inesistente. In tale
eventualità, cosa devono fare le chiese? Rifiutare l’ammissione?
Come sempre, le « autorità religiose » di tutti i tempi e di tutte le chiese spengono lo Spirito, respingono i
profeti e impongono l’osservanza delle loro tradizioni.
Luigi M. Nicolai, Terni
PUBBLICAZIONI
DI MATRIMONIO
Caro Direttore,
mi chiedo, dopo aver appurato la cosa in vari Comuni, se lo stampato per
l’affissione delle pubblicazioni di matrimonio sia sempre uno solo. Manca infatti in questi stampati la dicitura « ...e
deil’art. 11 della legge 11.8.’84 n. 449.
Anche a Pinerolo, Comune di 37 mila
abitanti, dove i matrimoni secondo le
norme dell’ordinamento valdese sono
frequenti, lo stampato per la pubblicazione dei matrimoni è uno solo. L’ufficio di stato civile, a distanza di ben 5
anni dalla promulgata legge 449, non sì
è ancora adeguato alla norma. Mi risulta che di recente, al Comune di
Novara, l’ufficiale dello stato civile,
dovendo procedere ad una pubblicazione secondo le norme della legge 449,
ha finito col mandare gli sposi dal pa
store affinché redigesse una richiesta
simile a quella fatta dai sacerdoti. 1
Comuni non si sono ancora adeguati. Mi
auguro che questo tema venga sollevato nel prossimo convegno dell’ANUSCA
(Ass. nazionale degli ufficiali di stato
civile e d’anagrafe), che si svolgerà a
Rimini dal 7 al 10 novembre p.v. con
il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’interno, l’Associazione dei Comuni
d’Italia, l’Istituto centrale di statistica.
Chissà se qualche nostro giurista o
forse anche la stessa Tavola potrebbe
segnalare in questo convegno il problema? Se nulla cambierà, ci troveremo
ancora a denunciare gli effetti discriminanti nella applicazione dell’art. 11
della legge 449/84.
Sergio Peyrot, Luserna S. G.
PRECISAZIONE
Egregio Signor Direttore,
sul numero speciale del giornale
dell’8 settembre Giuseppe Platone,
nell’interessante articolo « Impressioni dell’internazionale protestante », in
occasione del 300° anniversario del
rientro dei valdesi alle Valli, ha dimenticato di segnalare l’intervento di Félix Vigne il quale ha dichiarato ohe
il popolo francese, il suo presidente
F. Mitterrand, il primo ministro M.
Rocard ed i membri del governo tutti
erano vicini e condividevano la gioia
dei valdesi per questo storico avvenimento e che la commemorazione
rientra nel quadro della libertà di coscienza riconosciuta nella dichiarazione dei diritti dell’uomo.
E’ bene che questa involontaria lacuna venga colmata.
Cordiali saluti.
Guido Pasquet, Torre Pellice
POLITICA E AGAPE
Egr. Direttore,
sarebbe stato sufficiente e cortese
che ad accogliere la delegazione comunista ci fossero i vari dirigenti degli
asili ed ospedali, magari con il capo
distretto.
Invece si sono mossi tre (su sette)
membri della Tavola e il presidente
della Federazione.
Ora la libertà di associazione per
ogni singolo valdese e l’eventuale militanza in qualsiasi partito politico sta
bene. Ma che membri qualificati e
rappresentanti dei massimi organismi
valdesi e federativi accolgano con parole entusiastiche questa visita, è assolutamente fuori luogo. La chiesa
non può e non deve essere coinvolta
politicamente da nessun partito, non
rientra nei suoi compiti, che sono altri e ben più alti.
Il pastore Vinay, che pure nutre, da
sempre, simpatie per il PCI, dice chiaramente, nel suo messaggio, a chi vuole capire: « Ricordatevi che l’agape di
Cristo è l’opposto del potere, la politica del servizio è amore degli altri,
dimenticanza di se stessi » (...).
Aldo Rostain, Luserna S. Giov.
IL SENSO
DELLA CROCE
Sono stata penosamente colpita nel
visitare una chiesa valdese delle valli
vedendo appesa al muro, sotto la scritta
« Dio è amore », la croce ugonotta.
Perché la croce ugonotta? Storicamente questa non ha alcun significato
religioso. Non siamo noi cristiani, o meglio, non ci professiamo noi tali cercando di esserlo?
Che ne è della croce del Cristo?
Nel vangelo di Luca commentato da
Girardet, Ronchi e Maggioni trovo scritto a p. 285: « Dalla croce nasce la
nuova alleanza, quella che toglie ogni
divisione fra gli uomini, e ogni privilegio. Il velo dei tempio si è rotto: la
salvezza ha rotto ogni confine. Si può
parlare davvero di uno sconfinamento
del sacro. Tutto il mondo è il luogo
di Dio e tutti gli uomini sono a lui vicini. Proprio di fronte alla morte di
Cristo, non di fronte alla resurrezione,
nasce il primo credente, perché Gesù
ha fatto della sua morte un atto di
amore... ».
La croce, simbolo dell’amore del Cristo, stende le sue braccia ad est, ad
ovest, a sud e a nord e davanti ad essa siamo spinti a ringraziare Iddio
per il dono che ci ha fatto.
Qualcuno mi ha detto che la croce
ugonotta è adoperata per distinguersi
dagli altri.
In qualche posto sta scritto che ciò
che distingueva i discepoli dagli altri è che « si vedeva che erano stati
con Gesù ». Ho poi riletto la parabola
del fariseo e del pubblicano al capitolo XVIII di Luca e come valdese mi
sento umiliata ed addolorata.
Graziella Perrin, Torre Pellice
Nuovo indirizzo
Il pastore Fulvio Ferrarlo comunica il
proprio indirizzo: Via Pio V, 17 15100 Alessandria. Tel. 0131/231431.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelll
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Stampa: Coop, Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 • 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
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Ordinario annuale L. 42.000 Qrdinario annuale L. 75.000
Semestrale L. 22.000 Qrdinario (via aerea) L. 110.000
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Sostenitore annuale L. 80.000 rea) L. 130.000
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Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Ro-
berto Peyrot
Il n. 40/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino l’il ottobre
e a quelli delle valli valdesi il 12 ottobre 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino. Valter Cesan,
Dino GardioI, Giorgina Giac'one, Vera Long, Luigi Marchetti, Gregorio
Plescan, Teofilo Pons, Alberto Taccia, Ade T. GardioI.
3
20 ottobre 1989
marta e maria
DA ODESSA A TORINO
Conversazioni
ai femminile
La personalità di una donna nelle grandi battaglie civili di questo
nostro tormentato secolo - Un approccio «trasversale» alla famiglia
Una donna interroga una donna: la conversazione, un tempo
arte coltivata nei salotti borghesi, da sempre praticata come
scambio di notizie, informazione,
anche nella forma deteriore del
pettegolezzo, diviene forma giornalistica e letteraria nel nostro
tempo. E' questa la formula attuata da Maria Clara Avalle nel
libro recentemente edito da Albert Meynier.
L'arte del dialogare — che
comporta Tessere attenti, il porsi sulla stessa lunghezza d’onda
emotiva delTinterlocutore, impersonarsi e al tempo stesso conservare la propria identità, essere curiosi ma non indiscreti,
saper sollecitare ma anche attendere, rispettare i tempi e i
modi, il linguaggio dell’altro —
è una preziosa caratteristica delle donne, affinata nei secoli.
Nel suo fondamentale scritto
Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf denunciava come la
materia dei romanzi e dei racconti, scritti « col lato maschile della
mente », non sia mai lo studio
dell’autonomo rapporto tra due
donne: l’intervista, soprattutto
quella così articolata da formare un saggio, costituisce, come
in questo caso, anche un interessante itinerario del relazionarsi
al femminile.
Ed è significativo, fin dalle pagine della premessa, che Maria
Clara Avalle proponga il tono
emotivo che intesse di sé questo
lavoro: la storia di « un’amicizia
importante e un po’ inconsueta », che porta due donne tanto diverse per ambienti, età, esperienze, a sviluppare un dialogo comune. « Chloe voleva bene
a Olivia », cita Virginia Woolf
nel suo importante saggio. « E
allora mi accorsi dell’immenso
cambiamento. Forse era la pritna volta nella letteratura che
Chloe voleva bene a Olivia. Cleopatra non voleva bene a Ottavia.
E quanto sarebbe stato diverso
Antonio e Cleopatra se ella le
avesse voluto benel... Il solo sentimento di Cleopatra nei riguardi di Ottavia è un sentimento di
gelosia. E’ più alta di me? Come
si acconcia i capelli?... Tutte queste relazioni tra donne sono troppo semplici... Quasi sempre, le
donne vengono presentate soltanto in rapporto agli uomini...
B questa è una parte troppo piccola della vita di una donna ».
Qui invece si snoda, insieme
alla rievocazione dei ricordi di
Marussia (luoghi, tempi, persone, ideali) anche una vera e propria genealogia di donne: « Co’jof’bi Marussia Ginzburg alI Unione cristiana delle giovani,
quando mi fu presentata dalla
'nia arnica Frida Malan. Mi colPì subito la sua vitalità, la sua
fierezza; mi incuriosirono l’origine russa, la sua storia personale e quella della famiglia di cui
lamica mi aveva a lungo parletto ».
Frida Malan, e poi la nipote
Ellen Ginzburg, e poi Lorenza
Grandi: ecco una teoria di visi
femminili che si snoda, insieme
a interni di case ospitali, a Torialtrove, o di luoghi come
Villa Elisa a Torre Pellice.
L’origine di questo libro è in
un rapporto, un’amicizia al femminile che si narra attraverso
le domande e gli affetti, i palpiti
d ^ ammirazione
nella più giovane: « Era impo.s-Wìle barare con lei. Mi obbligava a mia volta ad essere rigo''°sa, semplice, essenziale. Mi co-Jtrin.se ad interrogarmi .sulle monvazioni profonde della mia ricerca: risposi a me stessa che
^ro It per ascoltare, per impa^nre e soprattutto per comuni
care ».
E’ quindi proprio il personaggio-Marussia che emerge con la
sua grande carica di vitalità nelle Conversazioni: l’Odessa di fine secolo, la Russia prima e dopo la rivoluzione, la condizione
femminile e la battaglia per la
emancipazione, la militanza politica e l’impegno tra i socialistirivoluzionari, la condizione della
comunità ebraica, Tinsorgere dell’antisemitismo, la famiglia, la
vita dei fratelli, in particolare
quella di Leone Ginzburg, gli anni italiani, l’esilio.
Lo stesso Leone, di cui sono
pubblicati in appendice alcuni
scritti inediti, compare nel tessuto complesso di una vita ricca
d’incontri e di esperienze, di persone, di interessi: in un « taglio »
di quel rapportarsi più — come
dire? — « trasversale » del femminile. Come non ricordare a
questo proposito proprio il modo apparentemente insolito, ma
connaturato a uno sguardo di
donna, con cui la scrittrice Natalia Ginzburg rievocò Alessandro
Manzoni ne La famiglia Manzoni: non al centro e sopra,
ma nelTintersecarsi dei diversi
rapporti dei vari componenti del
gruppo?
Un altro sguardo di donna
« rende qui giustizia » a Marussia, non più identificata soltanto
(come peraltro nota Norberto
Bobbio nella prefazione) nei rigidi, predeterminati ruoli di « figlia e sorella ». Uno sguardo di
amore e partecipazione, che si
esprime nell’intimità affettuosa
M. CLARA AVALLE, Da Odessa a Torino - Conversazioni con Marussia
Ginzburg, Albert Meynier Editore, pp.
120, L. 15.000.
UOMINI E DONNE NELLA CHIESA
Resistere
La commissione della Tavola
valdese « Comunità donne-uomini nella chiesa », incaricata di seguire e stimolare la ricerca e gli
impegni sul Decennio ecumenico
« chiese solidali con le donne 1988-1998 », ha preparato un dossier, « Resistere — donne e chiese; pace; immigrate », per lo studio nelle comunità, o per piccoli
gruppi al di fuori. Per Tinizio sono stati scelti tre argomenti urgenti, anche se si ritiene che
il problema lavoro/non lavoro
sia per la maggioranza delle donne quello essenziale nella nostra
società, e verrà trattato, in futuri dossier nel corso dei 10 anni,
con altri temi.
Per ora il punto di partenza è
« donne e chiese », da approfondire localmente nelle nostre diverse realtà; materiali vari sono
offerti per poterlo fare: scopi
del Decennio, ordini del giorno
di assemblee, aspettative di donne, esempi di esperienze attuali
di donne nella società e nella
chiesa (risultati di un’inchiesta
su donne nei ministeri), disagi
maschili...
Il secondo tema è « donne e pace », nel quadro dello studio ecumenico « Giustizia, pace, salvaguardia della creazione », come
inizio di risposta ad una delle
priorità indicate dal CEC per il
Decennio : « Tenere conto dei
pensieri e delle azioni delle donne su ’’giustizia e pace...”».
A una panoramica d’impegni
di donne per la pace e la nonviolenza negli ultimi anni sia nella
società che nella chiesa, seguono proposte per smilitarizzare la
società, e contributi dialettici su
DONNE INVISIBILI E DIO PATRIARCALE
Teologia femminista:
si, ma quale?
La Bibbia è veramente maschilista? - Un’interpretazione, e un fatto personale illuminante
di lunghe passeggiate, nel rapportarsi e nel dialogo tra due
donne amiche, nella dimensione
del tempo interiore.
« "Venga a trovarmi, se non ha
paura dei miei capelli bianchi!”,
mi disse in un’altra occasione.
10 volevo che mi aprisse il suo
cuore, volevo diventarle arnica,
e non sapevo forse, abbastanza,
che per ottenere ciò occorre tempo, ascolto, rispetto, disponibilità. Sì, bisogna stare a lungo con
una persona se vogliamo che questa ci risponda! ».
Anche la presenza, sempre, dei
luoghi e dei sentimenti nelTinterrogare è una caratteristica del
porsi al femminile, non astraendo mai l’essenzialità del pensiero dal suo contesto emotivo e
corporeo.
« Era estate, e i fiori profumavano intensamente. Io davo il
braccio a Marussia, ricordo che
ero attenta ai suoi passi e temevo si stancasse, ma lei voleva
proseguire il cammino, si fermava ad osservare la forma delle
foglie e si avvicinava ai fiori per
coglierne il profumo: sembrava
11 scoprisse per la prima volta.
Io misuravo il mio passo sul suo
e cercavo di fermare i pensieri,
le domande che avrei voluto rivolgerle; godevo di quella compagnia fatta di silenzio e di attesa e vivevo il presente ».
Piera Egidl
educazione al conflitto e alla pace.
Il terzo argomento solleva i
problemi concreti delle donne
immigrate. Ognuno di questi tre
settori è seguito da studio biblico, bibliografìa, proposte per
l’animazione di gruppo.
Il titolo « Resistere » è una parola di donna — incisa nella pietra della sua prigione — simbolica oggi per tutti noi in nome della nostra fede: si applica
anzitutto alla necessità di resistere ad un sistema mondiale militare e economico oppressivo dei
popoli più poveri della terra; gli
immigrati sono attualmente tra
noi un segno sofferente di queste
ingiustizie e violenze.
Ma il titolo si può anche applicare ad altri campi della vita; in
jiarticolare molte donne devono
'resistere all’omologazione, nella
vita sociale come nella chiesa : parità non è entrare nel
sistema o in una gerarchia, ma
fare accettare la propria diversità e il proprio punto di vista,
per trasformare il sistema stesso
inserendovi le valenze che ne sono assenti e di cui le donne possono essere portatrici. Questo titolo considera le donne « soggetto », nel caso in cui il titolo
del Decennio le facesse considerare ancora « oggetto ».
Il prezzo è di L. 7.000 ( 6.000 per
i gruppi che ne comprano una
diecina di copie); ordinazioni:
M.F. Maurin Coisson - Via Balziglia 44 - 10060 Pomaretto. Tel.
(0121) 81288.
Marie-France Maurin Coisson
Il recente libro edito dalla
Claudiana, di Marga Bührig,
Donne invisibili e Dio patriarcale mi ha destato molta perplessità, specialmente circa Taffermazione che la Bibbia sia, per
lo meno nella forma, se non nel
messaggio, maschilista.
E’ vero che Dio deve diventare Dia, che Spirito Santo deve
diventare Spirita Santa, perché
una donna ci si ritrovi? E’ proprio, in verità, una questione di
terminologia, di uso di generi?
Ed è vero che un Dio più gradevole alle donne non deve più
essere sentito maschio, bensì
femmina? La fede trova dunque
più credibilità risolvendo la questione del sesso di Dio, come a
Costantinopoli assediata dai turchi si credeva di rinfrescarla e
rinverdirla nella definizione del
sesso degli angeli?
Il libro della Bührig non esemplifica forse un disorientamento
nel brancicare di certo femminismo, cosciente di certo suo bisogno ben legittimo di venire alla luce, non altrettanto della forma in cui esso si risolva e soddisfi? Propongo una via diversa,
non attraverso un ragionamento,
ma un minuscolissimo fatto (e
chi ride mostra proprio il suo
inguaribile maschilismo, anche
se anagraficamente femmina).
Settimane fa raccolsi un tralcio di vite canadese che qualche
monello aveva strappato da un
albero a cui essa vive attaccata.
Non sapevo come salvarlo, era
già floscio e mezzo secco, poi
infine che cosa è un rametto di
un vegetale così comune e insignificante? Lo misi in un bicchiere con l'acqua, con una specie di tenerezza materna che mi
rendeva desiderosa, se non di ridare una vita, almeno di rimandare una morte. Parte del tralcio infatti seccò quasi subito,
ma due foglie rimasero, si ostinavano a non morire. Guardai
meglio: avevano messo radici.
É all’ascella delle due foglie
superstiti spuntava una inequivocabile gemmolina, nuova. Mi palpitò dentro una speranza e, come una bambina, provai a piantare il tralcio in un vasetto, tenendolo in un luogo luminoso e
umido, ma insieme riparato. Ora,
a distanza di un mese, ho sul balcone una nuova pianta, un tralcio vigoroso di vite americana;
e a questa voglio bene più che
alle ben più pregiate piante che
fanno bello il mio pollice verde.
E quante riflessioni mi ha suggerito tutto ciò!
Prima di tutto un episodio letterario, quello in cui il tolstoiano
principe Andrej, paragonando tristemente la propria vita vuota
e senza più prospettive a una
quercia rimasta secca in mezzo
alle betulle rinverdite intorno a
lei nella difficile primavera russa, solo una settimana dopo s’arresta per lo stupore di constatare che la quercia, creduta morta, è invece tutta un trionfo di
gemme; e infatti ecco che la sua
vita riprende rigogliosa e piena
di nuovi eventi per ancora molti
anni.
Ma poi mi è venuta in mente la parabola del cosiddetto « figliuol prodigo», nel punto in cui
il padre dice all’arrabbiatissimo
figlio maggiore: questo tuo fratello era come morto, e Tho riavuto vivo. E come Tho capito,
questo sentimento pieno d’infinito conforto, davanti alla ripresa miracolosa della vita là dove
la speranza ormai si andava tramutando in più o meno rassegnata e sbigottita disperazione!
Il tralcio gettato via che rinasce in nuova pianta, la quercia
che sembra morta e poi si rivela ben viva, il figlio creduto morto che ritorna ravveduto e salvo: tutto ciò è qualcosa di maschile o di femminile? Il senso
profondo e istintivo dell’amore
per la vita, per la fecondità, ner
la nascita e la rinascita, la gioia
per tutto ciò e la conferma felice di tutto ciò, è della sensibilità maschile o femminile? E la
forma in cui ciò si rivela, non
un ragionamento geometrico o
una dimostrazione matematica o
un’esposizione di dottrina pura,
e in fondo disincarnata (cioè secondo la mentalità maschile),
bensì un fatto concreto, o due
storie, quella tolstoiana e quella
biblica, narranti fatti concreti,
stimolanti la fantasia, l’istinto
fecondo e creativo (cioè secondo
la mentalità, direi l’anima femminile), dà luogo a una teologia
secondo la donna, o contro la
donna?
E infine: quale forma privilegia la Bibbia, nella sua quasi totalità: l’esposizione dottrinale
mediata nei concetti verbalizzati, o la stessa esposizione mediata nelle immagini e nei fatti concreti della narrazione?
Insomma: la Bibbia è un libro
veramente maschilista? E lo è
davvero per il fatto che i suoi
personaggi sono in prevalenza
maschi e le immagini con cui
Dio è reso sono prevalentemente
maschili, per cui tutto andrà a
vantaggio della donna con una
sostituzione del genere, dal maschile al femminile, delle persone e della terminologia? E parte davvero da eiò il riscatto evangclico e cristiano della donna? Suggerirei un confronto: un
qualunque libro della Bibbia e
il Fedone di Platone. E vedremo
dove c’è il vero maschilismo!
Vera Ruggeri
4
fede e cultura
20 ottobre 1989
DAI DATI DELL’ISPES
Ci sono anche loro:
quelli del «Rapporto '89»
Ingiusta distribuzione della ricchezza, aumento della criminalità,
della disoccupazione e tanti altri problemi sfidano oggi le chiese
Che il restyling modernizzante
del nostro paese celasse l’Italia
di sempre, per certi versi peggiore della vecchia, c’era chi lo
sospettava. L’Italia, quinta potenza industriale del mondo :
politici tromboni, pubblicitari,
sirene deH’informazione patinata
ce l’avevano accreditata, per imprudenza o opportunismo, quasi
come una Svizzera, un po’ meno civilmente ordinata ma altrettanto opulenta e compiaciuta.
Ed ecco, dall’analisi dei dati appare un’Italia molto diversa. Lo
rivela l’ISPES (Istituto studi politici e sociali) nel recentissimo
« Rapporto Italia ’89 », 690 pagine
impietose, un quadro tutto a tinte fosche, con poche aperture di
speranza.
Altro che Svizzera, l’Italia che
emerge vive un dualismo che ha
aspetti terzomondiali. Una forbice si allarga tra ricchezza e povertà, crescita ed invecchiamento, centralità ed emarginazione,
conservazione ambientale e dissipazione, eticità di comportamenti e volgarità impunita e montante. I nostri ceti dirigenti sono
rimasti spiazzati dalla frenesia
di mutazione, dal rimescolio delle classi, dei tradizionali assetti
sociali e culturali. Poi, artatamente, hanno avallato la visione
di un paese in crescita, niente
più tensioni e conflitti sociali, differenziato ormai solo dagli stili
di vita e di consumo, non più
dalle impari opportunità, da benessere o miseria.
Lo studio ISPES fotografa una
realtà di cui c’è da vergognarsi.
E infatti, nelle stanze del potere
e dell’informazione, si preferisce
non parlarne.
2.114.(KX) famiglie, più di 6 milioni di persone, vivono con redditi di 421.000 lire al mese: spendono 200.000 lire per comprarsi
da mangiare, 193.000 lire per l’affltto, non gli resta quasi più niente per vestirsi, niente per i trasporti, niente per la salute, niente per un minimo oltre il puro
sostentamento. L’opulenza c’è.
Nonostante il benessere sbandierato in più forme, il nostro paese
vive ancora gravi contraddizioni sociali.
ma ne godono solo 30 famiglie su
100, si appropriano del 57 per
cento dei beni consumabili. Se i
vecchi indigenti, i pensionati
marginali vivono male, non meglio se la passano i giovani. Ancora nel 1981 avevamo 67.155
analfabeti sotto i 25 anni, gente
che mai aveva varcato la soglia
di una scuola, senza contare gli
analfabeti di ritorno, che si possono contare a milioni. I livelli
di disoccupazione sono tra i più
alti in Europa: i giovani in cerca
di prima occupazione restano a
spasso per il 28,2 per cento al
Nord, per il 23 per cento al Centro, per il 44,1 per cento nel Mezzogiorno.
L’aumento della violenza giovanile è impressionante: dal ’73
all’88, le condanne per crimini
violenti sono aumentate del 220
per cento tra i ragazzi da 14 a 17
anni, del 61 tra quelli da 18 a 29.
La mancanza di progettualità,
il vivere alla giornata dello Stato
sono documentati in « Rapporto
Italia », ma non occorreva la statistica per appalesarli. Quello invece che non sapevamo è che
NORD-SUD:
UN SOLO FUTURO!
COMMERCIO. AGRICOLTURA, AMBIENTE, DEBITO, AIUTO, LAVORO, CULTURA
LE SFIDE DELL'INTERDIPENDENZA E DELLA SOLIDARIETÀ'
Ci rendiamo conto dell’importanza dello sviluppo dei paesi del Sud per il
nostro stesso futuro?
siamo secondi in Europa nell’uso
della chimica di sintesi in agricoltura. E le conseguenze sulla
salute si vedono: 59 per cento di
aumento di mortalità per cancro allo stomaco nell’area urbana di Porli nell’arco di tempo
’60-82, 143 per cento nelle campagne. Di fronte a questi dati mi
pare che dobbiamo interrogarci
anche come evangelici. Non so
se mi faccio una domanda ecumenica, mi chiedo se questi primati in negativo sono quel che
ci han lasciato secoli di centralità del cristianesimo nel nostro
paese. 92 su 100 intervistati del
campione si sono detti in qualche modo credenti, ma solo 1 su
10 ritiene la fede un valore primario da far apprendere ai bambini. In compenso, abbiamo 1.700
maghi censiti : si fanno pagare in
nero, ovviamente, ma si sa che il
giro d’affari è di miliardi.
Mi chiedo cosa faremo come
evangelici italiani ora che siamo
diventati interessanti per molti.
Possiamo certo dare aiuto materiale e spirituale ai bisognosi, ai marginali della società, ai sofferenti, a quanti stranieri, ed indesiderati da molti, verranno a cercare lavoro e solida
Un testo guida per le
attività di informazione e
sensibilizzazione di gruppi,
parrocchie, comunità,
associazioni
Uno strumento didattico
diviso in unità, utile ad
insegnanti ed educatori
Un mezzo per comprendere
il mondo d'oggi, le cause
della povertà, le sfide del
domani che è già iniziato
rietà da noi. Ma siamo pochi e
non avremo molto da spendere.
Molto di più possiamo dare come testimonianza cristiana per
tentare una rifondazione di questo paese. Con i cattolici di buona volontà, certo. « Il campo è il
mondo» (Matt. 13: 38), quando
verrà il Pigliuol dell’uomo a separare il grano e le zizzanie, giudicherà della nostra coerenza come costruttori del Regno, anche
qui ed ora.
N. Sergio Turtulici
SEGNALAZIONE
Liber
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CMIMCiClO • MMICMTMA ^
AMItlim • MVITO • AtvrO • UVOM > OMWk;
kiMe g Aett»
mi
¡QUADERNI DI
CISV - c.so Chieri 121/6 -10132 Torino - tei. 011/894.307
Significa libro, ma anche libero, e altro ancora. E’ una rivista internazionale, che compare
in Italia come supplemento alV Indice dei libri, coedita da
Le Monde, FA Pois, Times Literary Supplement, Frankfurter
Allgemeine. Intellettuali di vari
paesi alternano studi e commenti su letteratura e società
(ci sono saggi su H. Boll e sui
paesi dell’Est). Un contributo importante per un’Europa della
cultura e non solo dell’economia.
MEDITAZIONI BIBLICHE
Oltre l’apparenza
Nel confronto con la Parola rivivono crisi, speranze, tensioni di questi ultimi venti anni
Cosa c’è oltre l’apparenza? La
sostanza, direbbero i filosofi aristotelici. E alla sostanza si riferisce il pastore Renzo Bertalot
nel volume di « Meditazioni bibliche » pubblicato or ora dalla
Libreria Sacre Scritture di Roma: « sostanza » del messaggio
biblico, il « cuore » dell’Evangelo, come diceva Lutero.
Alla Bibbia Renzo Bertalot ha
dedicato tutta la sua vita, come
pastore, come teologo e in particolare durante il lungo periodo
del suo ministero come direttore della Società biblica italiana.
■Alla Bibbia, come testo: ricordiamo la Bibbia del Centenario,
ma specialmente la meravigliosa
impresa della traduzione interconfessionale, la TILC, la Traduzior-ie italiana in lingua corrente,
impresa che ha avuto incoraggiamenti, ma anche molte difficoltà, create da scetticismi e critiche non sempre benevole. Il
successo ha premiato la costanza dell'ispiratore e la fatica dei
traduttori: sono milioni gli italiani — protestanti e cattolici,
credenti e non credenti — che
hanno potuto avere più facile
accesso alla Scrittura mediante
quella traduzione.
Renzo Bertalot accompagnava
il lavoro di traduzione e di diffusione con l’invito alla meditazione della Parola di Dio: sono
le brevi meditazioni che, nel Bollettino della Società biblica « La
Parola », accompagnavano le notizie sulla diffusione della Bibbia; il libro ne riporta 14, scritte fra il 1980 e il 1987.
Forse meno conosciute nel nostro ambiente sono le medita
zioni tenute dal past. Bertalot
alle Sessioni SAE della Mendola. La prima in ordine cronologico di quelle pubblicate nel libro risale al 1973: si era già alla 16* Sessione SAE, ma c'erano
ancora molte esitazioni nelle nostre chiese verso il SAE e il past.
Bertalot doveva affrontare molte incomprensioni nel suo impegno ecumenico.
Ora il clima è notevolmente
mutato e molte diffidenze sono
superate, ma proprio per questo è utile leggere oggi quella
meditazione dai titolo «Verità e
carità », a commento di Efesini
4: 11-16, per comprendere il significato del confronto ecumenico, il riferimento a Cristo come
punto di partenza e di arrivo,
come norma del nostro procedere.
Sempre a La Mendola, nel 1978
il pastore Bertalot affronta il problema della violenza e dell’oppressione nel mondo, riferendo
si all’annuncio di Gesù: « Beati
siete voi quando vi insultano e
vi perseguitano... perché Dio vi
ha preparato in cielo una grande ricompensa» (Matteo 5; 11).
E’ l'insieme della crisi e delle
sofferenze della nostra età che
è presente all’animo del past.
Bertalot e, d’altra parte, sono
la profondità e Fampiezza del
messaggio di salvezza che la Parola di Dio rivolge all’uomo.
Affrontando i vari problemi politici, sociali, esistenziali la sua
predicazione diventa pressante,
con un sofferto desiderio che le
chiese rendano al mondo autentica e viva la testimonianza all’Evangelo. Commentando I Cor.
1: 23: « ...annunciamo Cristo crocifisso, e per gli ebrei questo messaggio è offensivo, mentre per
gli altri è assurdo », Bertalot nota; « Il cristianesimo è assurdo
e offensivo nelle sue pretese perché i cristiani non sono coerenti con il loro dire. Sono divisi
tra di loro, si incolpano reciprocamente, cercano il potere come
tutti, il povero continua a soffrire. Il mondo non crede alle
loro parole, perché sono deboli
e si contraddicono. Il loro linguaggio inoltre nasconde difficoltà storiche, teologiche, culturali
e ambientali che rendono impossibile la comunicazione all’uomo
d’oggi » (p, 65).
Il richiamo alla coerenza cristiana diventa ancora più pressante nella situazione attuale;
« L’incontro delle culture e delle religioni esige che, come già i
aU'inizio del movimento ecumenico, si punti sui fatti perché le
religioni e le ideologie dividono.
Cristo significa idolatria per i
musulmani, apostasia per gli
ebrei e non senso per gli atei.
Gli uni e gli altri possono tuttavia lavorare insieme pacificamente per portare avanti il destino di questo nostro pianeta e
consegnarlo ancora abitabile alle generazioni che verranno dopo di noi » (p. 71). In questa situazione non priva di ambiguità, « il nostro impegno è nell’essere credibili, coerenti e trasparenti. Non per questo dobbiamo
abbandonarci ad ogni possibile
riduzione ed offrire il fianco all’erosione del secolarismo. Bisogna essere sempre pronti a rendere ragione del nostro agire e
ad affermare le nostre motivazioni. Allora tutto diventa segno
visibile di realtà invisibili » (p72),
Ci siamo fermati ad alcune citazioni che ci sembrano toccare punti difficili della testimonianza cristiana oggi; molte altre citazioni sarebbero interessanti, perché il libro condensa
vaste tematiche della predicazione e della riflessione del nostro
tempo e abbonda anche di richiami a teologi e a pensatori contemporanei, offrendo la possibilità di allargare l’oriz.zonte della
nostra meditazione.
Ringraziamo il pastore Bertalot di aver messo a disposizione
dei lettori queste meditazioni così aderenti ai problemi della nostra fede e della predicazione
della Chiesa oggi.
Alfredo Sonelli
Per I vostri acquisti
Librerie Claudiana
TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121 ) 91422
• TORINO - Via Principe Tommaso, 1
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i
5
20 ottobre 1989
fede e cultura 5
UNA QUESTIONE ANCORA DISCUSSA
Riforma protestante
e teocrazia
Un’interessante ricerca sui primordi della chiesa italiana di Ginevra mette in evidenza le tensioni tra ortodossia e antitrinitarismo
Giorni or sono mi è capitata
tra le mani la « Confessione di
fede del 18 maggio 1558 » imposta da Calvino (il corsivo è mio)
alla « Chiesa italiana a Ginevra »
che in quegli anni appunto raccoglieva le famiglie dei nostri
rifugiati per causa di religione h
Ora una cosa è la Riforma protestante, altra cosa è una teocrazia, e certamente altra cosa
ancora è stato il governo della
città di Ginevra al tempo di Calvino.
La legge dello stato di Ginevra
non era la Legge di Dio, come
avrebbe imposto una teocrazia,
era la legge che Calvino decideva fosse da darsi alla città onde
realizzare in essa il progetto di
una « città cristiana riformata
secondo il principio dell’Evange
10 ». Così si esprime — ed io
accetto— Elena Bein Ricco (Eco/
Luce, 14 aprile scorso). Infatti
11 polo di riferimento per definire che cosa si dovesse intendere per « secondo il principio
dell'Evangelo y> (definizione sulla
quale i teologi moderni di qualsiasi tendenza sarebbero piuttosto imbarazzati a decidere unanimemente) era la « Venerabile
compagnia dei pastori ». E questa collegialità assembleare sottintendeva un sistema democratico che non lasciasse spazio, appunto, alla formazione di una gerarchia sacerdotale che imponesse le proprie dogmatiche decisioni alla chiesa ed alle cariche
pubbliche dello stato.
Giovanni Calvino,
riformatore di Ginevra,
in un ritratto giovanile.
La chiesa italiana
si organizza
Ma è proprio vero alla lettera? A che cosa questo sistema
potesse in realtà assomigliare
non dico, poiché è noto lippis
et tonsorihus che nella democrazia ginevrina il parere teologico
definitivo e pubblico della « Venerabile compagnia dei pastori »
era quello di colui che, tra tutti,
non rivestiva alcuna carica pubblica se non quella di semplice
pastore: cioè Calvino. Ma cominciamo dall’inizio.
La Chiesa italiana a Ginevra
aveva avuto origine nel 1542 con
l’arrivo in città dell’ascetico ex
generale dei francescani Bernardino Ochino che ne fu subito
l’anima vitale e che, in un primo
temiw, fu molto apprezzato da
Calvino al quale non erano sfuggite né la profondità della sua
dottrina, né la sincerità della sua
pietà. Ebbe infatti subito dal
Consiglio cittadino l’uso di una
particolare cappella per il culto
in italiano. Tuttavia tre anni dopo, apparentemente senza una
ragione precisa, l’Ochino lasciò
la città; e ci si domanda come
rnai non vi abbia continuato a
trovare terreno confacente a
quell’ansia di libertà pastorale
che lo aveva spinto fuori dalle
ristrettezze dell’Ordine, fino all'esilio.
Comunque, nel 1556, la comunità italo-ginevrina sentì la necessità di darsi una organizzazione più complessa di quella
-sernpiice che aveva alle sue origini; e la scelta fu il puro congregazionalismo. Quindi un pastore; un catechista per la forrnazione religiosa dei giovani e
dei nuovi adepti; i diaconi e il
tesoriere, laici impegnati nell’aiut9 ni poveri e nell’amministrazione. Tutte queste persone forrnavano il Concistoro e, con tuth gli iscritti, l’Assemblea dei
fedeli. C’era inoltre un «musico stipendiato che si occupava
deH’abbellimento del culto, e che
pubblicò in quegli anni più di
50 inni.
Insomma, la comunità italiana
dimostrava di avere capacità organizzative ed economiche che
ne assicuravano la vitalità. La serietà della organizzazione era poi
garantita da regole interne, tra
le quali figurava l’ammonizione
che nessun « caso » doveva essere sottoposto al Concistoro
francese prima di essere esposto al Collegio italiano; e che,
comunque, nei casi complessi o
urgenti, occorreva rivolgersi non
al Concistoro francese ma al Magistrato, cioè ai Sindaci della
città.
Questo, probabilmente, testimoniava del fatto che la tendenza eterodossa di parecchi membri della comunità italiana li teneva lontani dal riconoscere l’autorità assoluta di Calvino e dal
sottomettervisi. Possiamo perciò
credere che ad attirare i rifugiati italiani, per lo più cittadini di
Repubbliche libere, fosse più Ginevra col suo prestigio appunto
di città libera, che non Calvino,
il quale da parte sua non si fidava di questi esuli che stimava incostanti e versatili, al punto di trovar necessario imporre
loro la propria dogmatica e confezionare per loro una Confessione di fede, imposta poi con
metodi persuasivi.
Calvino impone una
confessione riformata
I procedimenti di allora erano
sicuramente più celeri di quelli
attuali. Per cui la posizione teologica della Chiesa italiana, e
dei suoi membri, fu definita senza possibilità di appello tra il
16 e il 23 maggio di quell’anno
1558. Una settimana bastò per
decidere « democraticamente e
collegialmente » (il corsivo è sempre mio) quello che l’autore della tesi definisce « il rimedio che
doveva guarire il corpo malato
della Chiesa italiana ». Ma quale
era la malattia, o meglio, la colpa? Era di aver consentito asilo
a convenzioni teologiche diverse
da quelle ritenute « ortodosse »
dalla maggioranza cittadina. Torbidi ne erano nati; occorreva
sedarli.
Ma come? Lasciando pacificamente ad ognuno la libertà delle
proprie opinioni? Non era proprio per il desiderio di quella
libertà di coscienza di cui erano
privi in patria che quei credenti
italiani erano espatriati? Aprendo un pubblico dibattito teologico? Ma non era forse per poter liberamente trattar di teolo
gia che quei rifugiati italiani si
trovavano a Ginevra? Oppure ricorrendo alla indiscussa autorità di un apostolo? Ma Ginevra
non era Corinto e Calvino non
era Paolo! Ogni giustificazione
sarebbe caduta.
Se le idee camminano con i
piedi degli uomini, la decisione
non poteva essere che impedire
a quegli uomini di camminare.
Fu così che venne decisa la sorte dei malcapitati sostenitori di
un « turbamento teologico », come lo definisce i] documento ufficiale (Annales, XXI, p. 601). Il
procedimento, come lo riporta
quel protocollo, fu il seguente.
Calvino redasse una Confessione
che doveva essere letta agli italiani. Dopo la lettura ognuno avrebbe potuto esprimere la propria opinione senza venir punito per questo (sic!). La discussione fu lunga e veemente, ci
vien detto, specialmente sulla accettazione del dogma trinitario.
Infine il sistema escogitato per
vincere le ultime velleità di opposizione fu messo in atto nel
modo più semplice: o firmare o
andarsene dalla città, naturalmente lasciandovi ogni cosa posseduta. Alla fine tutti firmarono
tranne sei, che appunto furono
privati dei loro beni ed espulsi.
Era il 23 maggio 1558.
Il perseguitato spagnolo Michele Serveto, che non era un povero emigrato italiano ma un
noto teologo ed eminente scienziato — aveva tra l’altro scoperto la circolazione polmonare del
sangue —, era stato catturato al
suo passaggio da Ginevra e condannato da quella medesima Corte, con il consenso di Calvino,
ad essere arso vivo come antitrinitario solo cinque anni prima. Si può arguire che quelle
fiamme, nella memoria dei rifugiati italiani, evidentemente, non
erano ancora spente!
Sergio Carile
' E' contenuta nel Trattato « ■ L’Eglise italienne à Genève au temps de
Calvin; Thèse présentée à la Faculté
de Théologie de l'Eglise libre du Canton de Vaud, par Oscar Grosheintz »,
Lausanne, 1904,
Nella lista purtroppo incompleta degli appartenenti a quella Chiesa, lista
ritrovata dall'autore negli archivi ginevrini, per gli anni tra il 1550 e il
1565 figurano ben 311 nomi che egli
riporta. Tra questi appaiono quelli di
notevoli famiglie e di personaggi non
privi di cultura teologica come, per
citarne solo alcuni, Celso Martinengo,
Scipione Lentulo, Gian Luigi Pascale
(poi martire a Roma) e l’antitrinitario
Fausto Socini. Trattandosi di una tesi
di laurea mi esimo dal verificare dati e citazioni.
PROTESTANTESIMO IN TV
« Il grande viaggio » (ossia,
in altre parole tra noi più
consuete, il Glorioso Rimpatrio) era il titolo della trasmissione di domenica 8/10
(ore 23,45), replicata in formato ridotto la mattina seguente.
L’argomento non è stato
trattato accademicamente ma
rivissuto nelle sue varie tappe
attraverso una rappresentazione vivace ed accurata ad opera del Teatro Angrogna, che
sapeva rendere l'atmosfera e
l’ambiente dell’epoca anche
nei particolari.
Lo spettacolo, commentato
dal conduttore J. L. Sappé in
bero spunti di rinnovato interesse da segnalare (la diversa collocazione sociale e
culturale dei profughi valdesi rispetto agli ugonotti, l’analisi delle condizioni soggettive
ed oggettive che resero attuabile un’impresa apparentemente irrazionale e disperata, ecc.).
Mi sia solo concesso di ricordare ancora (in sintonia
con il commento di G. Tourn)
l’anomalia, in senso altamente
positivo, di un esercito in cui
i soldati giurano fedeltà agli
ufficiali e « gli ufficiali ai soldati » (essa rimane tale sia
nel contesto storico del tem
Il grande viaggio
modo approfondito e tale da
tener sempre desta l’attenzione ( merito non lieve data
l’orai), era intercalato da alcuni contributi «esterni» (J.
Baubérot, G. Spini, M. Miegge, G. Tourn) che hanno offerto elementi ulteriori alla
comprensione dell’avvenimento e del suo significato.
(Abbiamo notato con piacere che la trasmissione è stata consigliata su « La Stampa » del giorno stesso nella
rubrica: «Il critico segnala »).
Molto già si è scritto nel
corso dell’anno su queste pagine a proposito del Rimpatrio, per cui non è il caso di
entrare in merito al contenuto, anche se non manchereb
po che rapportata ai giorni
nostri).
E’ chiaro che qui non conta la disciplina in sé, ma la
comunione di intenti e la «qualità » di tali intenti. Giustamente il filmato è stato « dedicato a tutti quelli che decidono di combattere per la
loro libertà e per quella degli altri ».
Concludendo, non ci resta
che augurarci che la rubrica
possa offrire frequentemente
trasmissioni di questo livello
che costituiscono insieme un
prezioso contributo alla conoscenza della nostra realtà ed
una testimonianza di fede.
Mirella Argentieri Bein
SEGNALAZIONE
Un libro per
“apprendere” la vita
Imparare. Può voler dire cose
assai diverse. Posso imparare
per accrescere le mie possibilità :
con questo apprendimento l’uomo diventa più potente e riesce
a dominare sempre meglio il suo
mondo. Non c’è da stupirsi che
questa crescita quanto a potenza,
a possibilità, a dominio risulti
affascinante! Nessuno si opporrebbe a simili possibilità di apprendimento.
Ma c’è un tutt’altro modo di
imparare, al quale gli uomini talvolta resistono e si oppongono
con tutte le loro forze. Più d’uno
non ha imparato un bel nulla
dalle esperienze che abbiamo
fatto con il fascismo (e il discorso potrebbe valere per molti
altri -ismi, forse per tutti! n.d.r.)
né ha la benché minima intenzione di imparare alcunché. In questo caso, imparare potrebbe
sconvolgere la coscienza che ha
di sé e la sicurezza dei suoi giudizi. Imparare può effettivamente essere doloroso. Appena sono
in gioco cose che mi toccano nel
vissuto, questioni etiche, il modo
di considerare me stesso e altri,
ecco che ciò che posso imparare
al riguardo può mettermi in questione. Continuerà ad accadere
che gli occhi mi si aprano e che
io veda le cose in tutt’altro modo e che debba correggere profondamente il mio modo di giudicare e di agire. Imparare, in questo senso, include la possibilità
che io riconosca necessario convertirmi, cambiare. Questa e soltanto questa può essere la possibilità schiettamente umana di
imparare: vita naturai durante
rimanere capace di acquistare
prospettive nuove, di correggere
i miei giudizi, di cambiare la mia
condotta.
Nell’ebraismo un apprendimento di questo tipo ha sempre
avanzato la pretesa di un alto
rango: l’imparare dai libri della
Bibbia. Qui sta evidentemente
il mistero, il segreto di questo
popolo. Manès Sperber ha parlato in questi termini del carattere particolare di tale apprendimento : « ...abbiamo sempre definito imparare la lettura di questi
libri. E il sapiente non veniva
chiamato sapiente, bensì colui
che impara. E l’imparare era
senza fine »,
Il sapiente, uno che impara;
ecco, in una formula pregnante,
l’opposto dell’immagine corrente
del sapiente. Non è colui che è
superiore, che ha accumulato un
possesso di conoscenza e ne comunica qualcosa ad altri; è invece colui che è egli stesso coinvolto in un costante processo di apprendimento, che rimette sempre
in questione tutto ciò che sa. Precede gli altri non nella sicurezza
di chi padroneggia, bensì nella
sensibilità con cui è in ricerca
e nella capacità di lasciarsi ’’toccare” da ciò che ha appreso,
anzi nella disponibilità a cambiare la propria vita in base a
ciò che ha appreso. Nei suoi
« Racconti dei Chassidim » Martin Buber ha presentato le figure
di grandi maestri ebrei, che in
realtà erano proprio grandi ’’discenti” in questo senso.
Questa tradizione di apprendimento può ridischiuderci l’approccio alla Bibbia. Essa infatti
non è un manuale dottrinale,
bensì un libro dell’apprendere.
Gino Conte
I . BALDERMANN: Einführung in die
Bibel.
6
6 prospettive bibliche
20 ottobre 1989
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LIBERTA,
FRUTTO DELLO
SPIRITO
« Dovè lo Spinto del Signore, quivi è libertà » (2 Cor. 3; 17).
« Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo: Giudei e Greci
e schiavi e liberi, e tutti siamo stati
Da queste tre dichiarazioni, tutte e tre
tratte dall’epistolario paolino, viene fuori
con singolare evidenza come i tre valori,
quegli ideali di vita o dimensioni a volte
parzialmente attuate dell’esistenza umana
su cui oggi tutti abbiamo riflettuto, ossia
la libertà, l’eguaglianza e la fraternità, siano
legati secondo l’apostolo Paolo indissolubilmente all’opera dello Spirito.
Certo i tre termini citati, messi l’uno accanto all’altro, hanno un’origine e uno sviluppo indipendenti dalla teologia cristiana
perché, come sapete, vengono associati nella
memoria storica principalmente al grande
evento della rivoluzione francese.
Oggi comunque non si è trattato tanto di
una rivisitazione storica di questi valori
quanto di un’occasione preziosa per noi tutti per indagare sulle radici bibliche e teologiche di questi tre principi, cercare di comprenderli a partire dalla nostra fede in Cristo e in questa prospettiva interrogarci sulla
nostra responsabilità di credenti rispetto ad
alcune delle sfide che il mondo in cui viviamo oggi ci pone.
E allora troviamo come prima, quasi programmatica affermazione questa: « Dov’è
lo Spirito del Signore, quivi è libertà»; in
altre parole, la libertà è il primo frutto
dello Spirito, il primo effetto della sua opera e della sua presenza.
Inutile dire che questo dato incontrovertibile del messaggio evangelico è stato nel
corso della storia della chiesa continuamente dimenticato, in molti casi osteggiato, più
spesso negato da una pratica ecclesiastica
in cui l’invocazione dello Spirito Santo serviva tutt’al più a legittimare autorità e a
benedire decisioni e azioni di varia natura
e di varia origine.
Libertà
come risurrezione
Il 24 settembre a Mottola, nel corso di un incontro delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi di Puglia e Lucania dal titolo: «Libertà, eguaglianza, fraternità — vecchi diritti per nuovi soggetti » (cfr.
n. 40 del 13 ottobre 1989), è stata tenuta questa predicazione che proponiamo ai lettori, (red.)
Ma cosa vuol dire l’affermazione di Paolo? Di che libertà si tratta? Libertà da chi?
Libertà perché?
Per l’apostolo Paolo è chiaro che il dove
della libertà è in primo luogo la risurrezione di Cristo.
Questo perché nella risurrezione di Cristo crocifisso che lo Spirito Creatore di Dio
ha reso possibile il primo effetto è la libertà dai legami della morte e dalle potenze
che quella morte avevano prodotto. Ecco
perché una delle affermazioni della chiesa
primitiva più diffuse era: «Cristo regna».
E’ Cristo, cioè non le potenze, umane e non,
che lo hanno inchiodato sulla croce, che
ha avuto ed avrà l’ultima parola.
Cristo vive per sempre ciò che anche
Lazzaro aveva sperimentato, se pur per un
tempo limitato, quando Gesù aveva detto:
«Scioglietelo e lasciatelo andare».
Nella risurrezione di Gesù si annuncia
la libertà dai legami del peccato e della
morte e nel perdono che quella risurrezione
rende possibile per i credenti si annuncia
anche libertà dalla condanna e dalla paura.
Nello stesso tempo la risurrezione è la
conferma suprema di Dio dell’inaudita libertà che aveva caratterizzato tutta la vita
di Gesù.
Era stata una libertà che aveva scandaliz
zato tanti e aveva spesso spiazzato anche i
suoi stessi discepoli:
libertà rispetto alla mentalità e alle ideologie dominanti, libertà dalle consuetudini
sociali e dalle tradizioni religiose, libertà
perfino rispetto alla Scrittura e alle strutture
che nel suo tempo rappresentavano il sacro: il tempio, le leggi di purità, il sabato.
Neanche davanti a Pilato si comportò
mai da suddito, anche in quella occasione
la sua libertà lo manifestò re.
Ma la sua era una libertà liberante, la
liberazione da ogni costrizione o schiavitù
era aspetto fondamentale della sua missione. Ricordiamo il suo discorso programmatico di Luca 4: 18:
« Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha unto per evangelizzare i
poveri; mi ha mandato ad annunciare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli
oppressi e a predicare l’anno accettevole
del Signore».
Annunciava e conferiva libertà dalle malattie come dai sensi di colpa, dall’ipocrisia
come dai demoni, con le sue parabole chiamava alla liberazione da schemi e tabù.
E la sua risurrezione tutto questo confermava, annunciando in Cristo una nuova
possibilità di vita per tutti coloro che in lui
ponevano la loro fiducia.
Cosa le chiese nelle diverse tradizioni abbiano fatto di tale realtà di fede sarebbe
difficile riassumerlo qui; possiamo dire che
la libertà è stata in genere considerata più
un pericolo, una minaccia che una feconda
opportunità: le chiese alla libertà rivoluzionaria di Cristo hanno spesso preferito un
più stabile ordine basato sull’obbedienza,
non a Dio, beninteso, ma all’autorità politica o religiosa a seconda dei casi.
zioni di vita e di convivenza civile diverse,
dobbiamo essere debitori ad una riflessione
che invece si è sviluppata prevalentemente
nel sud nell’ambito delle comunità di base
cristiane, ma non solo in esse.
Lì, spesso a partire da una sofferta considerazione della propria storia fatta di soprusi, genocidi e sfruttamenti illimitati da
parte del ricco nord e alla luce di una lettura appassionata della Scrittura fatta dalla
gente comune e non dai dotti, si è giunti
alla riappropriazione di verità di fede che
una storia di infedeltà aveva quasi irrimediabilmente sepolto.
Così un passo come quello paolino in 1
Corinzi 12: 13 ritrova vigore e attualità nella vita concreta di popoli e individui e nella
lotta quotidiana per i propri diritti e la propria dignità.
Il luogo
della fraternità
Il divorzio tra
libertà e uguaglianza
Nelle democrazie occidentali poi la libertà è divenuta almeno in teoria un caposaldo del vivere civile, nella pratica però l’attuazione delle tanto conclamate libertà individuali è ben lontana dalla realtà e quasi
sempre libertà equivale alla libertà del più
forte di imporsi sul più debole. Così in teoria essa è diritto e patrimonio di tutti, in
pratica è privilegio di pochi e produce diseguaglianza e divisioni.
Così è accaduto che i due termini libertà
ed eguaglianza diventassero due realtà antitetiche l’una all’altra.
Nelle concezioni storicamente stereotipate che abbiamo dell’ovest e dell’est, si osserva che ncU’occidente si privilegia la libertà
a scapito dell’uguaglianza, mentre nei paesi
dell’est si fa la scelta opposta.
Credo che rispetto a quest’impasse, provocata dalla contrapposizione di due conce
abbeverati da un solo Spirito » (1
Cor. 12: 13).
« Voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura,
ma avete ricevuto lo spirito di adozione, per il quale gridiamo: Abba,
Padre! » (Rom. 8: 15).
Oggi per questi credenti e queste chiese è
evidente che libertà ed eguaglianza, per
l’evangelo di Gesù Cristo, non sono realtà
antitetiche, perché il grido di libertà di coloro che proclamavano che Cristo regna diveniva anche una realtà in cui le diseguaglianze scomparivano e le differenze perdevano la loro funzione discriminante.
Per loro è divenuta evidente la ragione
per la quale ai suoi inizi la fede cristiana
era soprattutto la religione degli schiavi e
delle donne, non in quanto messaggio consolatorio e rassicurante, ma in quanto dynamis, spirito rivoluzionario e destabilizzante.
E come possiamo affermare che il dove
della libertà è la risurrezione, così il dove
dell’uguaglianza è nella croce.
Perché è sulla croce che ogni vanto è annullato, ogni prerequisito per giungere a
Dio, ogni umana religiosità, ogni sforzo morale, ogni privilegio di classe, razza o sesso
è abolito. Tutti ugualmente indegni, tutti
ugualmente amati, tutti ugualmente graziati, a tutti che in quella croce riconoscono la
propria responsabilità e il proprio peccato,
a tutti costoro un nuovo progetto di vita,
una nuova speranza.
Ma non solo questo, il dove dell’uguaglianza è la croce perché in un mondo di
diseguali la croce è Dio che si identifica
non con il potere, ma con chi di tale potere
è vittima. In un mondo di diseguali Dio è
parte con gli ultimi, non con i primi, è con
loro, è prima di tutto per loro.
In terzo luogo, la fraternità. Anche la fraternità ha una storia ambigua, perché spesso, forse anche durante la rivoluzione che
questa parola ha fatto sua, anche allora fraternità aveva un carattere settario. Fratello
è stato spesso l’affine, il simile, colui o colei
che ha condiviso valori, speranze e progetti, fratello era lui e non l’altro. Fratelli
si era, in opposizione ad altri che fratelli
non erano e spesso contro di loro.
E questo anche e soprattutto in ambito
cristiano.
E allora abbiamo da recuperare l’origine
della nostra fraternità e ricomprenderne i
caratteri. E allora diciamo subito che il dove della fraternità è la vita di Gesù.
E’ nella scelta dell’incarnazione, in primo
luogo, nel Dio che sceglie di essere con noi
e non senza di noi, di un Dio infinitamente
diverso da noi che a noi si rende simile che
facciamo riferimento in primo luogo. E’ colui che in tutto fu con noi e si fece per
questo come noi che fonda la fraternità cristiana, una fraternità impossibile che diviene realtà di fede per chiunque è raggiunto
dalla buona notizia del Regno di Dio che
in Gesù è ormai presente. E’ la fraternità
semplice di Gesù, compagno di viaggio di
discepoli, donne e uomini, zeloti ed esattori
delle tasse, ex malati di mente e pescatori, è questa fraternità che si estende in ogni vicolo, ad ogni crocicchio,
in ogni baracca, ad ogni angolo di
strada, è quella fraternità che scandalizza perché appare disordinata e deviante, è
questo il luogo dove la fraternità cristiana
acquista il suo carattere. E’ la fraternità di
colui che insegna a tutti ad osar chiamare l’Iddio di Israele papà, Abba. E’ quella fraternità che si rinnova per generazioni
intere di credenti il giorno di Pasqua, quando l’annuncio del Cristo risorto raggiunge
attraverso le donne i figli del « Padre mio e
vostro ». E’ lo Spirito di adozione per il
quale gridiamo: Abba, Padre, lo stesso che
ci ha resi finalmente liberi, lo stesso che ha
proclamato la fine delle esistenti discriminazioni.
La fede,
ponte tra realtà e visione
In questa libertà, in questo Dio fratello,
in questo appello alla dignità di tutti, e
nello Spirito di Dio che tutto questo rende
possibile, noi oggi vogliamo credere.
1 primi cristiani all’esperienza travolgente della discesa dello Spirito Santo accostarono immediatamente una parola profetica antica. Questa parola oggi voglio con
voi rileggere perché possa essere ancora parola viva per noi:
« Negli ultimi giorni manderò il mio Spirito su tutti gli umani, i vostri figli e le
vostre figlie saranno profeti, i vostri giovani
avranno visioni, i vostri anziani avranno so
gni ».
Per ogni generazione questa promessa si
rinnova in maniera imprevedibile e diversa
come diverso è il mondo in cui risuona.
Qggi tante parole e tanti gesti si sono
succeduti, tanto della vita di ciascuno è
stato condiviso, una sola è la cosa che io
alla fine di questa giornata prego.
Che lo Spirito doni a tutti noi, donne,
uomini, giovani, anziani, latinoamericani.
europei, africani o asiatici, che il Signore
ci doni parole nuove, e visioni nuove, visioni e parole, ma anche gesti e azioni che
preparino un mondo nuovo e diverso in
cui possano divenire manifeste la libertà e
la dignità di tutti i figli di Dio.
Anna Maffei
7
20 ottobre 1989
obiettivo aperto
ROMA - 7 OTTOBRE
Un appuntamento
per la nostra società
Il razzismo si combatte eliminando privilegi ed idoli e costruendo
rapporti umani nuovi, ispirati a criteri di giustizia ed uguaglianza
Non basta dire no al razzismo anche se questo è il primo indispensabile passo. Occorre sapere costruire, non solo a parole ma
nelle grandi e piccole scelte, una società multicidturale, multirazziale e inultireligiosa. Ma come? Il documento che volentieri pubblichiamo si rnuove appunto in quest'ultima direzione offrendoci linee
concrete d’intervento sul piano legislativo e su quello della politica
internazionale.
Per la cronaca questo testo è stato letto dal past. Paolo Spanu,
del Servizio migranti della Federazione, nel corso della grande manifestazione svoltasi a Roma sabato 1 ottobre.
La Federazione delle chiese era presente con uno striscione che
riprendeva il noto passo di Levitico 19: 34: « Il forestiero che soggiorna. tra voi, lo tratterete come colui ch’è nato fra voi; tu l’amerai
come te stesso... ».
Questo documento nasce dal
lavoro congiunto di forze cattoliche, ebraiche e protestanti.
Abbiamo detto NO al razzismo; è la premessa, il punto di
partenza.
Sono necessarie proposte che
siano la base per costruire un
movimento di idee che duri, un
impegno che resti, contro il razzismo per una pluralità di etnie,
di tradizioni e culture in Italia
e in Europa.
Cominciamo da una revisione
dei nostri concetti tradizionali
può chiudere a chi cerca la stessa via.
Non chiudere perché vuol dire chiudersi ed è ima follia.
I rifugiati nel mondo sono
circa 14 milioni. In Italia sono
solo poche migliaia. I migranti
sono molti di più, ma in Italia
non superano il milione. Eppure
qualcuno protesta, qualcuno si
preoccupa, si parla di chiusura,
di contingentamento, anche in
ambiente politico. Noi non siamo d’accordo e lavoriamo per
una comunità rinnovata di uo
sura delle frontiere, di un contingentamento, di numero programmato. Non è accettabile la
scelta degli indirizzi restrittivi
degli accordi di Schengen e delle
proposizioni del gruppo TREVI.
Una legislazione efHcientista e
frettolosa può essere gravida di
conseguenze.
Posta questa indispensabile
premessa proponiamo ancora:
1) una sanatoria che dia la
possibilità a tutti gli immigrati
presenti di regolarizzare le loro
posizioni, indipendentemente dal
rapporto di lavoro;
2) una legislazione sul lavoro
degli immigrati che consenta
soluzioni flessibili per i lavoratori autonomi, gli stagionali, le
persone in transito;
3) una legislazione sui servizi
(sanità, casa, scuola...) che garantisca l’effettiva parità.
4) l’estensione del riconoscimento dello status giuridico ai
rifugiati provenienti da tutto il
mondo, abolendo l’attuale clausola geografica posta dal Governo italiano alla Convenzione
di Ginevra;
5) la ridefinizione estensiva
dello status di rifugiato da parte dei Governi europei sull’esempio della Convenzione delTOUA
(Organizzazione dell’unità africana);
che perpetuano i nostri privilegi.
E’ la patria quando esalta il
patriottismo alzando barriere
insuperabili verso gli altri popoli.
E’ il benessere quando è solo
il nostro.
E’ lo sviluppo quando implica
il crescente sottosviluppo e il
saccheggio sistematico delle ricchezze altrui.
E’ il progresso economico e
scientifico quando l’uno e l’altro escludono di fatto miliardi
di persone e minano alla base
ogni possibilità di sopravvivenza delle attuali e future generazioni di poveri.
E’ la razza in nome della quale l’emarginazione e la violenza
vengono legittimate e perpetrate, contro singoli e interi popoli.
Non dimenticare è la prima
scelta. Nella nostra storia restano le leggi razziali del 1937
che proibivano il matrimonio
tra « i cittadini del Regno e i
sudditi dell’Africa Orientale», e
quelle del 1938 « per la difesa
della razza » nei confronti dei
cittadini di religione ebraica, a
cui furono via via preclusi i diritti civili fino ad arrivare nell’ottobre del 1943 alla deportazione di 1.035 ebrei di Roma ad
Auschwitz. Di questi tornarono
solo in 16.
Non dimenticare perché la storia del nostro paese — oggi ricco e opulento — è storia di
emigrazione. L’Italia ha difeso
sempre il diritto dei suoi cittadini ad emigrare per cercare
un destino migliore, oggi non
mini e donne in una società in
cui tutti condividono uguali responsabilità e uguali diritti e
possono contribuire liberamente
con i loro talenti, i loro valori
e le loro esperienze.
Non accusare chi subisce il
razzismo di provocarlo. Non demonizzare « l’altro » e le sue diversità. Sono un valore. Il futuro del nostro paese è una società « al plurale » in cui la convivenza abbia un senso e sia una
realtà.
6) la promozione degli scambi culturali con i paesi in via
di sviluppo, favorendo in modo
particolare la formazione degli
studenti stranieri in Italia attraverso incentivi (borse di studio) e facilitazioni (servizi di
sostegno);
7) nuovi e maggiori impegni
del Governo italiano nel campo
della cooperazione allo sviluppo
nell’ambito di una politica estera ed economica che tenga conto dell’attuale divario tra nord
e sud.
L’immigrazione è un appuntamento decisivo per la nostra società. Noi organismi e associazioni firmatari del comunicato,
pur premendo perché si creino
garanzie giuridiche per le persone immigrate, sentiamo il dovere di assicurare comunque i
diritti fondamentali a chi è in
stato di grave necessità e si trova in Italia, a prescindere dalla
legalità della sua posizione. Alla
base del diritto positivo statale
c’è il diritto di ogni uomo ad
essere salvaguardato nella sua
dignità.
Per questo
proponiamo.
Innanzitutto di non prendere
in considerazione ipotesi di chiu
Gruppo Martin Buber - Ebrei per la pace; Gruppo
Nahum Goldmann; Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia; Caritas Italiana; AGESCI; Comunità di
S. Egidio; Jesuit Refugee
Service: Migrantes; CSER.
Quale futuro stiamo costruendo per le nuove generazioni che si affacciano oggi alla vita?
DENTRO LA MANIFESTAZIONE
Voglia di solidarietà
In tanti, per le strade di Roma,
ci hanno spiegato perché erano
lì. Giovani, meno giovani, immigri.ti e italiani sensibili al problema. E fra questi, persone diversissime: coinvolte tramite il
sindacato, tramite le organizzazioni religiose, i partiti; quelli
mobilitati dalla semplice esigenza di manifestare solidarietà a
quanti ne hanno bisogno.
« Il razzismo è sempre in agguato — dice un giovane dell’Emilia Romagna — anche se
da noi non si vede in forma esplicita contro gli immigrati; tanti
altri sono emarginati, come nel
caso degli handicappati ».
Voglia di solidarietà, voglia di
dire che in Italia non c’è solo
chi pensa al numero chiuso (come possibile soluzione di chissà
che?), c’è chi lotta perché a tutti siano garantiti eguali diritti.
C’è chi dice che con la repressione non si va lontano: vale
anche per i progetti di legge sulla droga...
E loro, gli stranieri, i soggetti
attivi di una manifestazione che
è al tempo stesso reazione all’assassinio di uno di noi (non
solo uno di loro) e sforzo comune per la democrazia?
Loro chiedono soprattutto e
prima di tutto il minimo; il minimo per condurre una vita accettabile. Gli strumenti legali per
poter trovare un lavoro degno a
condizioni giuste.
E d’altra parte emerge la realtà di tutti i giorni. Per un giovane somalo il rapporto di lavoro si stabilisce « attraverso un
contatto verbale, in cui si fissano lì per lì le condizioni: 12-13
ore di lavoro per 30.000 lire ».
Emerge la precarietà degli alloggi, il fatto di stare sempre
sul chi vive. Ma emergono soprattutto (e troppo poco se ne
parla) le contraddizioni interne
al nostro paese. Un africano racconta di essere alloggiato, a Parrna, in locali reperiti daH’amministrazione. Altri africani lamentano di vivere nei ghetti fatiscenti del casertano. E per un somalo di Villa Literno, che ha partecipato all’organizzazione del
primo sciopero (il 20 settembre
scorso) degli immigrati, proprio
nel casertano, ci sono responsabilità precise a cui si deve richiamare il governo centrale:
« Non si possono prendere le situazioni locali come capri espiatori. Deve venir garantita un’equa
distribuzione dell’immigrazione
sul territorio nazionale ». Si scopre che questo ragazzo, bracciante per la raccolta del pomodoro,
è laureato. Come lui, tanti altri.
E d’altra parte anche il sindaco della stessa Villa Literno
è presente, per dire che l’amministrazione comunale « si sta
muovendo massicciamente, con
la collaborazione delle altre istituzioni, requisendo degli immobili. E’ un discorso che riguarda
tutta la zona interessata dalla
presenza di questi lavoratori. Il
tutto nei limiti delle nostre possibilità economiche, anche fra le
incomprensioni riazionali. L’opinione pubblica ci ha bollati di
cose che non appartengono alla
nostra cultura ».
Insomma, tutti devono impegnarsi, dal governo agli enti locali. Molto già fanno le associazioni di volontariato e religiose,
ma una ragazza mette l’accento
anche sui singoli, su ciò che
ognuno può fare personalmente.
« Una giornata così — dice —
serve anche perché la gente impari a trattarsi più umanamente ».
E questo non è allatto scontato. Mentre incominciano i primi
discorsi uno « .speciale » televisivo trasmette alcune interviste:
Tommy Smith, l’olimpionico del
’68; Jerry Masslo, che nelle sue
dichiarazioni a « Non.solonero »
sembrava già intravvedere la propria tragica fine; e il cantante
nero Harry Belafonte, che, a proposito delle motivazioni degli immigrati, dice amaramente: «L’Europa ha rapinato per secoli l’Africa, sottraendole materie prime e
forza lavoro. Ora queste persone
dicono: ci dovete qualcosa (—)■
Voi avete preso i miei beni, la
mia terra, la mia fatica. Ora io
vengo alle vostre porte, e dico:
mi dovete qualcosa... ».
A cura di
Giorgio Boa.glio e Paolo Griglio
L
8
8 vita delle chiese
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
COMMISSIONE DI STUDIO PER LA DIACONIA
Corso per operatori nei
servizi e nella diaconia
Casa Cares ■ dal 3 all’8 novembre 1989
Anche quest'anno, dopo la partecipazione all'assemblea per l'avvio
di un progetto di formazione diaconale, riprende il corso di studio nelle
sue consuete tre linee; storia, studio biblico e attualità.
La parte storica sarà dedicata alla Controriforma in Italia con particolare attenzione a quelle manifestazioni che ancora si ripercuotono
nell'attualità.
Il profeta Geremia, la sua fedeltà alla missione ricevuta da Dio
nonostante le difficoltà interiori ed esteriori, sarà il tema dello studio
biblico.
Come convivono le finalità di natura etico-religiosa e gli imperativi di
una società razionalizzata? A queste ed altre domande cercherà di rispondere lo studio su diaconia ed organizzazione del lavoro.
PROGRAMMA
VENERDÌ’ 3
Arrivo dei partecipanti, cena e sistemazione.
SABATO 4
ore 8.30: Partecipazione all'assemblea per l'esame e l'attuazione di un
« Progetto di formazione diaconale »;
ore 15.00: Ing. Gianni Rostan e Prof. Nedo Baracani: L'organizzazione e
le motivazioni etico-religiose nelle opere sociali, sanitarie
ed educative.
DOMENICA 5
ore 9.00: Ing. Gianni Rostan e Prof. Nedo Baracani: I comitati: la rappresentanza (partecipazione e controllo) e le necessità dell'efficienza;
ore 15.00: Ing. Gianni Rostan e Prof. Nedo Baracani: La struttura dia^
conale e la valutazione del suo funzionamento e dei suoi
obiettivi. Conclusioni.
LUNEDI' 6
ore 9.00: Prof. Susanna Peyronel Rambaldi: La Controriforma in Italia:
introduzione.
pomeriggio: libero, con escursione facoltativa e cena.
MARTEDÌ’ 7
ore 9.00: Prof. Susanna Peyronel Rambaldi: La Controriforma nelle sue
manifestazioni regionali e le sue ripercussioni nel tempo;
ore 15.00: Prof. Daniele Garrone: Introduzione allo studio del libro del
profeta Geremia.
MERCOLEDÌ' 8
ore 9.0Q: Prof. Daniele Garrone: Attualità del messaggio del profeta
Geremia.
pomeriggio: partenza dopo il pranzo.
La quota di partecipazione - dalla cena del venerdì 3 al pranzo di
mercoledì 8 novembre - è di L. 100.000, compresa la documentazione ed
esclusa la cena di lunedì 6.
In caso di partecipazione parziale - per es, all'assemblea di sabato 4 - la quota è di L. 25.000 per il primo giorno, L. 20.000 per i giorni
successivi: un pasto L. 8.000
La Tavola valdese è disposta a contribuire - con raiuto delle opere
interessate - alla copertura dei costi sostenuti dai partecipanti in modo
che nessuno sia trattenuto dal partecipare per motivi economici.
Le eventuali richieste di rimborso si potranno presentare direttamente sul posto.
Le iscrizioni si possono inviare a:
Marco Jourdan (Commissione diaconia), via Alessandro Farnese, 18 00192 ROMA - telefono 06 - 321,18.43 - 321.53.62.
Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares), « I Graffi » - 50066 Reggello (FI) telefono: 055 - 865.20.01.
ASSEMBLEA DIBATTITO
«Per un progetto
di formazione diaconaie»
Sabato 4 novembre 1989 - ore 8.30 - Casa Cares
Presentazione e discussione di un progetto di formazione per coloro
che desiderano dare un senso vocazionale al proprio lavoro oppure avviarsi ad un servizio nell’ambito della diaconia.
L'incontro è a carattere interdenominazionale e si propone di definire un programma e di creare un gruppo di lavoro che avrà II compito di perfezionare il progetto la cui bozza verrà inviata anticipatamente
agli iscritti.
La quota di partecipazione - dalla cena del venerdì al pranzo di sabato - è di L, 25,000, compresa la documentazione. Un pasto L.8.000.
La Tavola valdese è disposta a contribuire, con l'aiuto delle opere
interessate, alla copertura dei costi sostenuti dai partecipanti in modo
che nessuno sia trattenuto dal partecipare per motivi economici. Le richieste di rimborso si potranno presentare direttamente sul posto.
20 ottobre 1989
LA TAVOLA INFORMA
Tricentenario neiia
partecipazione
Affrontati anche: gli incarichi, le opere, i rapporti con lo Stato
Le celebrazioni del 3" centenario del Glorioso Rimpatrio hanno messo a dura prova le nostre
strutture e, tra le altre cose, la
Tavola non ha potuto tenere le
abituali sedute post-sinodali che
di solito occupano tre giorni: in
una sola riunione, compresa nella sera del venerdì, 1° settembre,
la Tavola ha dovuto limitarsi a
tre questioni organizzative.
In primo luogo ha proceduto
ad una parziale redistribuzione
degli incarichi al suo interno per
evitare che la concentrazione della maggioranza dei suoi membri
in un distretto indebolisca il lavoro della Tavola negli altri tre
e soprattutto alle Valli. Alla neoeletta Maddalena Giovenale Costabel, per esempio, è stata affidata la rappresentanza della
Tavola in tutto l’importante settore ospedaliero che va dal Piemonte (CIOV e Ospedale di Torino) al Sud (Ospedale di Napoli).
In secondo luogo la Tavola ha
proceduto agli incarichi annuali
e alla nomina di comitati, di opere e commissioni di lavoro in base ad un ampio lavoro preparatorio già compiuto in agosto in
previsione del poco tempo che il
Centenario avrebbe concesso dopo il Sinodo. L’elenco degli incarichi, dei comitati e commissioni
che solitamente fa parte della
prima circolare della Tavola,
e cosi potuto partire senza troppo ritardo.
Infine la Tavola ha proceduto
ad alcune delibere (che negli atti
inviati con la circolare sono erroneamente attribuite alle sedute
pre-sinodali) concernenti il campo di lavoro e le chiese. Ha prolungato il ministero pastorale del
pastore Renato Coìsson a Pomaretto di un anno oltre il quattordicennio (1990-91); ha affidato la
cura della chiesa di Pachino alla
candidata Paola Benecchi con
l’appoggio del pastore Enrico
Trobia; ha proclamato la vacanza delle chiese autonome di Roma p.za Cavour, Firenze, Bobbio
Penice, Pinerolo, Angrogna, Villasecca-Riclaretto, in vista della
nomina dei rispettivi pastori che
dovrà avvenire entro il 31 dicembre ’89.
Valutazioni e
programmazione
Nelle sedute che si sono tenute
a Roma nei giorni 29-30 settembre, uno dei due temi centrali
che hanno impegnato la Tavola è
stato il Centenario. La valutazione che ne è stata data, dopo
aver passato in rassegna lo svolgimento dell’ampio programma
che era stato predisposto dal Comitato per il Centenario, è stata
decisamente positiva. La partecipazione dei circuiti, delle chiese
e dei singoli è stata notevolissima. L’interesse dei mass media è
stato considerevole e l’informazione — pur con gli ancora inevitabili errori — è stata buona.
Nessuna delle giornate o delle
singole iniziative è risultata inferiore alle attese o in tono minore. Un grosso impegno organizzativo, spesso offerto senza risparmio e in gran parte nascosto « dietro le quinte », ha permesso questa riuscita. Ma al di
là di queste valutazioni tecniche, nell’opinione della Tavola si
è trovato il tono giusto in un misto di festa e di sobrietà, si è
avuta la possibilità di predicare
l’Evangelo in varie forme (non
solo nei culti) raggiungendo un
vastissimo uditorio e si è colta
l’occasione del Centenario per un
approfondimento vocazionale costantemente orientato verso il
futuro.
Certo non sono state tutte
rose e fiori. La macchina organizzativa a volte ha scricchiolato ; in alcuni settori avremmo
potuto fare di più e in modo migliore: dopo questa prova generale sapremmo come organizzare
al meglio un centenario ! Ma senza cadere né nel perfezionismo
né nell’autoglorificazione, possiamo ringraziare il Signore per
questa esperienza indimenticabile che ci ha spiritualmente arricchiti.
Altro tema centrale delle sedute di fine settembre è stata la
programmazione. La Tavola ha
esaminato i vari atti sinodali
comprendenti dei mandati che la
concernono e, a partire da questi e da linee di lavoro precedenti, ha formulato alcune priorità
in 4 settori della propria attività.
1. Chiese. Reperimento o produzione, in proprio o con altri
(BMV), di materiale per il lavoro delle chiese sul tema della povertà (31/SI/89 — la Tavola
propone alle chiese di dedicare a
questo tema una riflessione nel
tempo di Avvento e a Natale e
intende procurare a pastori e
predicatori locali una serie di note omiletiche in questo senso) e
per il lavoro preparatorio in vista dell’Assemblea-Sinodo ’90.
2. Opere. Approfondimento
della ricerca sul ministero dei
diaconi, soprattutto per ciò che
riguarda la formazione diaconale; attuazione dei mandati sinodali relativi al ritorno fiscale (50
e 51/SI/89 — La Tavola sta preparando una circolare esplicativa e attuativa per le opere ) ; particolare attenzione per due opere,
runa culturale, il Centro culturale
valdese (definizione, insieme alla Società di studi valdesi, dello
status giuridico del Centro da
proporre al Sinodo e all’Assemblea SSV), l’altra diaconale, il Rifugio Re Carlo Alberto (promozione di un aumento dei doni per
raggiungere il pareggio del bilancio di gestione, piano finanziario
per il ripianamento del deficit
consolidato).
3. Rapporti con lo Stato. Attuazione del mandato sinodale
dell’88 che chiedeva alla Tavola
un inquadramento globale dei
« rapporti finanziari » con lo stato con riferimento specifico anche alle leggi regionali sui contributi per gli edifici adibiti al
culto (la Tavola ha già dato alla
Commissione chiesa-stato indicazioni, e incarichi, in merito a
questa priorità); attuazione dell’Intesa (definizione dei controlli
previsti dall’art. 12, prosecuzione
a vari livelli della battaglia per
una effettiva libertà di coscienza
in riferimento all’insegnamento
religioso nella scuola, costituzione della commissione mista per
l’individuazione e la tutela dei
beni di valore storico e culturale
prevista dall’art. 17).
4. Amministrazione. Prosecuzione della campagna per la
« 3 P » e cioè per una contribuzione personale, proporzionale e
periodica (la Tavola intende riprendere al più presto il discorso con le chiese per esaminare le
implicazioni di un « bilancio costruito dal basso » sulla base degli impegni dei membri e delle
chiese); piani per fronteggiare
la scarsità di liquidità; piani per
interventi sul patrimonio immobiliare (alienazioni, rivalutazione
delle locazioni, interventi di manutenzione straordinaria).
Appuntamenti
La Tavola ha infine preso in
esame i prossimi appuntamenti
in ambito ecumenico: l’incontro
tra il Consiglio FCEI e gli esecutivi delle chiese che fanno parte
della Federazione (29 ottobre) e
il Convegno dell’UCEBI sull’ecumenismo (3-5 novembre). Per il
primo la Tavola ha studiato l’ordine del giorno proposto e ha definito alcuni punti aggiuntivi da
proporre al Consiglio FCEI. Per
il secondo ha espresso una serie
di inviti per assicurare una partecipazione valdese ufficiale al di
là della libera partecipazione di
singoli interessati.
La Tavola annette infatti una
grande importanza ad un confronto con battisti e metodisti
sul tema dell’ecumenismo e considera questo convegno (che tradizionalmente riunisce i battisti
negli anni in cui non si tiene l’Assemblea biennale deH’UCEBI)
come una tappa comune sul cammino verso l’Assemblea-Sinodo
del 1990.
TORINO — Domenica 22 ottobre
si riunisce presso la Sala valdese di
c.so Vittorio 23, a partire dalle ore 9,
il gruppo regionale del SAE Piemonte
e Valle d'Aosta con assemblea del
soci, partecipazione al culto della
Chiesa valdese, relazioni e testimonianze sulla sessione di La Mandola
1989, iniziative per la Settimana ecumenica per la pace,
TORINO — L'ass.ne di Amicizia ebraico-cristiana inizia la sua attività con
una assemblea presso l'Istituto salesiano di via Caboto 27, domenica 29
ottobre alle ore 15 con discussione
sul programma annuale e proposte di
modifica dello statuto. Alle 16.30 conferenza del prof. G. Beccaccini: « La
nascita del giudaismo rabbinico ». Tutti
sono invitati a partecipare.
ALESSANDRIA — Presso I locali della Chiesa evangelica metodista, corso
Borsalino 27, si terrà, lunedi 23 ottobre
alle ore 21, un incontro ecumenico di
preghiera, sul tema Lo straniero entro
le tue porte. L’incontro si inquadra nel
programma della Settimana ecumenica
di preghiera per la pace.
COMUNICATO
La Tavola valdese indice un concorso per un posto di dattilografa per l’Ufficio di Roma a tempo parziale (20 ore settimanali) e con un contratto a tempo determinato, fino al 30
giugno ’90 (con possibilità di prolungamento).
I membri di chiese evangeliche interessati sono invitati a
far pervenire la loro domanda entro lunedi 6 novembre 1989
(Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma) specificando residenza, età, chiesa di appartenenza, titoli di studio, esperienze lavorative precedenti.
Moderatore Franco Giampiccoli
Roma, 16 ottobre 1989
9
20 ottobre 1989
vita delle chiese
UNA PROPOSTA PER LE CHIESE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
«Svecchiare» Tinnario? «Coulege dei Barba»
Un linguaggio arcaico non giova alla comprensione e alla « consapevolezza » degli inni che cantiamo - E se facessimo come i bambini?
Qualche tempo fa ho chiesto
ad un mio amico pastore cosa
volesse dire; « riedasi », un’espressione che ho tratta da un
inno del nostro innario. E’ rimasto un po' perplesso, come di
fronte ad una parola senza significato. Capisco: il verbo in
questione non si trova nei vocabolari dell’italiano attuale. Ma
si trova nell’inno 43 dell’innario:
« Su riedasi al Signore, al nostro
Dio »... e il mio amico c’è poi
arrivato.
Immaginiamo ora di rivolgerci ad un amico credente con un
fraseggiare del genere: « Danne
aita, amico mio, io conosco la
tua fé, la mia speme io pongo
in te », oppure di dirgli con stima: « In te ebbi confidanza quando l’alma mia languia; or so bene che tu vivi nella face del Signor ». Come reagirebbe l’amico?
Sorriderebbe? Rimarrebbe perplesso a guardarci? Un buon valdese, o un buon metodista, ben
munito dello specifico vocabolario dei nostri cantici, ne riconoscerebbe l’arcaico fraseggiare ed
eventualmente ci chiederebbe
perché mai ci è venuto in testa
di parlargli in quel modo.
Una questione
di linguaggio
Per me è solo un modo come
un altro per cominciare a parlare del linguaggio dei nostri cantici. Mi si potrà subito rispondere che una cosa sono i cantici
e una cosa il linguaggio quotidiano. Che, insomma, nei cantici quello strano linguaggio va
benissimo e nel linguaggio quotidiano no. Ma è facile rispondere: « Perché mai non si potrebbe usare nei cantici un linguaggio quotidiano oggi comprensibile alla gente solita? ».
Un amico cattolico simpatizzante per il mondo valdese mi
diceva qualche anno fa: « I vostri inni sono belli, ma per cantarli in un linguaggio così antiquato, preferisco qualche inno
cattolico recente in buon italiano ». Da tempo, quando entra
un estraneo nella nostra chiesa
10 mi sento a disagio nel cantare i nostri vecchi cari inni, nei
quali ho radici affettive lontane
e profonde, ricordando quando
11 cantavo insieme a mia mamma. Fra noi va bene, mi viene
fatto di pensare, ma come presentarci « fuori » così? E come
passarli ai bambini? Parlo dei
nostri bambini valdesi, metodisti, battisti, ecc. Dovrebbero sentire e capire come familiari la
« fé », la « speme », la « confidanza », la « mercede » e via di questo passo? Dovrebbero capire
che « ne » vuol dire semplicemente « ci »? Dovrebbero capire strutture e traslazioni inutilmente ricercate come « Tu negli erbosi
pascoli avermi fai stanza sicura » (inno 91)? Quale stanza?
chiederebbe qualsiasi bambino.
E cosa vuol dire « avermi fai »?
E' più probabile però che il bambino non chiederebbe niente. Conosciamo questa rassegnazione
a non capire anche per cose molto più semplici come certi congiuntivi, per esempio. Una mia
conoscenza ricorda come cantava da bambina « Sotto splendido
stellato » laddove nell’inno viene
detto ai pastori di Betlemme;
« Non temiate, non temiate... ».
Ebbene lei l’ha cantato per anni così: « Miatenonte, miatenonte ». E si trattava di un semplice congiuntivo! Ora, se non saranno i bambini a dirci: « Non
capisco cosa vuol dire "la speme” », tocca a noi svecchiare questi nostri cari cantici.
E non penso solo ai bambini
ma a qualsiasi persona di buon
senso abituata a dire pane al
pane e vino al vino, o, come si
dice a Roma, « a parlare come
si magna ». E penso anche a
tanti fratelli che frequentano i
nostri culti.
Svecchiare
senza modificare
L’obiettivo che propongo è tutt’altro che rivoluzionario: svecchiare, nel limite del possibile,
senza modificazioni radicali. Si
tratta di un obiettivo possibile,
qualche volta facile, qualche volta tutt’altro che facile, non me
10 nascondo.
Mi ci sono già provato io, con
i primi Settanta cantici del nostro innario. Li ho fatti vedere,
dopo l’operazione di prudente
svecchiamento, all’amico Silvi
Dupré che sta tentando di aggiungere nuovi inni all’innario,
e per lo più pare che le modifiche verbali proposte siano bene
inserite nell’attuale struttura musicale.
A volte si tratta di semplici
modificazioni di sillabe, come è
11 caso dei « ne » che diventerebbero « ci », tanto per fare un pri
mo esempio. Più diffìcile svecchiare gli infiniti « fé », « speme » e qualche « libertade ». Di
fatto, nel tentare un lavoro di
avvicinamento al linguaggio quotidiano, che di solito dice « fede », « speranza » o « libertà », si
ha Timpressione che chi ha scritto gli inni non solo non ha fatto
alcuno sforzo nella direzione del
parlare comune della gente, ma
che in molti casi è stato fatto
invece tutto il possibile per costruire la frase in funzione di
licenze poetiche che dovevano
piacere molto, ma proprio molto alla cultura intellettuale dell’epoca. E che sarebbe stato possibile e facile, allora, costruire
la frase dicendo speranza invece
che speme, che oggi sembra davvero una speranza piccolina e
vecchietta, per cose di altri tempi. Il mondo oggi più che mai
ha bisogno di speranza e noi continuiamo a cantare la nostra speme riservata a chi capisce.... E’
per noi o per il mondo? E ancora: oggi che nel mondo ci si
infiamma per la libertà, noi siamo rimasti alla libertade. Sfido
chiunque a trovare chi si entusiasma per la libertade.
Ma c’è di peggio. Che vuol dire « aspettare la mercede di
Dio »? Teologicamente va bene
così? Qui la progettata modesta
operazione di svecchiamento cozza contro cose più sostanziali.
E’ forse anche l’ora di chiarire
le ambi^ità di significato di certi nostri arcaismi: grazia o ricompensa? Crediamo nella salvezza per grazia o per mercede?
Come le scuole
domenicali
Le scuole domenicali hanno
imboccato da tempo la via di
avere inni propri: la maggioranza sono belli e ricchi di comprensibili significati. E quando i bambini li cantano insieme con gli
adulti in chiesa, ci si accorge
che anche gli adulti li cantano
volentieri. Buona anche l’idea di
aggiungere qualcuno di questi
canti all’innario. Buona idea ma,
secondo me, non basta.
Vogliamo dunque rimboccarci
le maniche e provare a svecchiare questi nostri cari inni che
« fanno inciampo al nostro piè »?
Sapremo amare tanto da svecchiarci?
Ezio Ponzo
CORRISPONDENZE
Lasciar parlare gli anziani
TORINO — Proseguendo una
felice iniziativa, la prima domenica del mese è « Domenica in... »
sotto la sagace regia di Elena Vigliano. Incontro dopo il culto con
pranzo comunitario e chiacchierata. Vengono soprattutto gli anziani. Domenica scorsa è stato
fatto un giro di presentazione tra
i presenti, e dopo alcune esitazioni gli anziani hanno parlato, raccontando la loro storia sempre
più indietro nel tempo e nei ricordi. Ne è emerso un quadro interessante e commovente: lotte,
sofferenze, vittorie, testimonianze di fede, nomi di luoghi (alcuni venivano dalle chiese del sud),
di persone ormai passate, di pastori, descrizioni di situazioni
lontane ormai nel tempo, ma ravvivate, a volte con gli occhi lucidi, da chi le ha vissute.
Lasciate parlare gli anziani ;
quante cose hanno da dire e insegnare! Ma bisogna far presto,
prima che ad uno ad uno se ne
vadano tutti, portando con sé affascinanti storie mai scritte e che
nessuno potrà più trasmettere.
• Domenica 1° ottobre il culto
in corso Vittorio è stato unificato ed ha avuto una larga partecipazione della comunità valdese
e della comunità di lingua inglese. Tutti insieme ci siamo
ritrovati per iniziare con buoni propositi e con l’aiuto del
Signore un nuovo anno di attività. Erano presenti i bambini delle Scuole domenicali e i monitori che sono stati presentati
alla comunità, che ha interceduto per loro.
• Diamo il benvenuto a Renzo
Turinetto, che è stato aggregato
alla compagine dei pastori torinesi quasi tutti ormai a metà
tempo, dopo l’incarico presso il
Servizio radio-televisione della
Federazione attribuito a Eugenio
Rivoir. Il past. Kenneth Hougland, della comunità di lingua
inglese, darà parte del suo tempo
al servizio della comunità valdese. Il sistema dei mezzi tempi è
considerato negativamente dalla
comunità, che auspica un numero
di pastori anche inferiore rispetto ai 6 attualmente a Torino, ma
con piena disponibilità.
• Giovedì 19 ottobre riprendono i corsi di formazione biblica
che lo scorso anno hanno riscosso notevole successo di interesse
e partecipazione. La prima sessione consisterà nello studio del
Vangelo di Marco, a cura del pastore Luciano Deodato. I corsi
hanno luogo il giovedì in due sezioni parallele, alle 16 e alle 20,30.
ANGROGNA — Domenica 22
a Pradeltorno, culto di Santa Cena. Avremo con noi la Commissione dei luoghi storici, presieduta da Edgardo Paschetto, che
informerà sui recenti restauri al
"Coulege dei Barba". Al termine
del culto ci recheremo in visita
all’antica scuola dei predicatori
medioevali.
Ospite
FRALI — Domenica prossima
22 c.m. la nostra comunità avrà
come predicatore l’ospite Albert
Brandstaetter al culto delle ore
10,30.
Lutto
PRAMOLLO — Ci ha lasciati
il fratello Attilio Jahier (Ruata)
all’età di 76 anni. A tutti i familiari, ed in modo particolare alla
moglie, giungano la solidarietà
cristiana e la simpatia di tutta
la comunità.
Festa del raccolto
PRAROSTINO — Il 29 ottobre, domenica della Riforma,
avrà luogo la festa del raccolto,
con la consueta vendita di prodotti agricoli locali e il bazar preparato dall’Unione femminile.
L’apertura è alle 14,30 nella sala
del teatro.
• Tre coppie di sposi hanno recentemente chiesto la benedizione del loro matrimonio nel tempio; Laura Malan e Flavio Ferrerò ; Oriana Forneron e Graziano Paire; Daniela Reynaud e
Cateno Piazza.
• Il 22 settembre è deceduta
la sorella Giulia Griglio in Gönnet. Manifestiamo ancora alla
sua famiglia la comunione fraterna della chiesa.
Assemblea e agape
RORA’ — Domenica 19 novembre si svolgerà un culto con assemblea di chiesa ; al termine,
pranzo comunitario. Prenotarsi
dal pastore entro il 15 novembre.
• Sono improvvisamente venuti a mancare la sorella Mélanie
Tourn ved. Malan (località Mugniva) ed il fratello Paolo Par
schetto del ristorante Piamprà.
Condoglianze ai familiari e a tutti i parenti.
Cena comunitaria
POMARETTO — Domenica 22
ottobre avrà luogo l’annuale bazar, cui farà seguito una cena comunitaria nei locali delTEicolo
grando.
• Sabato 28 ottobre, alle ore
20,30, nel tempio avrà luogo un
concerto della corale di Charenton, una comunità riformata
francese; interverrà anche la corale di Pomaretto. Il giorno dopo il culto sarà in lingua francese e vi parteciperanno i nostri
ospiti; verrà celebrata la Cena
del Signore.
• A partire dal 5 novembre, i
culti, sempre alle ore 10, si svolgeranno nella sala del teatro.
Serata musicale
SAN SECONDO — Sabato 28
ottobre alle ore 20,30, nel tempio,
le corali riunite di Prarostino e
San Secondo presentano una serata musicale largamente ispirata alla nuova traduzione interconfessionale della Bibbia.
Il canto sarà accompagnato da
organo, flauti e strumenti a percussione. L’ingresso è libero.
• Il Signore ha chiamato a sé :
Erminia Fornerone ved. Romano
e Erminia Paschetto ved. Rostaing. Alle famiglie esprimiamo
ancora la nostra simpatia cristiana.
Arrivederci!
VILLAR PELLICE — Dopo
un lungo servizio come responsabile della farmacia. Cecilia Gay
in Ciesch lascia il suo lavoro e
col marito si ritira in pensione
nella zona di Torte Pellice. Oltre che per questa attività, diciamo alla sig.ra Ciesch la nostra
profonda gratitudine per aver
guidato per tanti anni gli inni ai
culti domenicali, alternandosi all’armonium con Paolo Frache e
Bruna Brache Pividori, e per
aver diretto a lungo la Corale
della chiesa, sostituita poi negli
ultimi anni dal marito, che ringraziamo anche per quanto ha
potuto fare per la conoscenza
della musica protestante. Nell’augurare ai signori Ciesch un
buono e meritato riposo, diciamo loro « arrivederci » ancora
in mezzo a noi.
Battesimo
SAN GERMANO — Domenica
8 ottobre è stato posto il segno
del battesimo sul piccolo Andrea
Zacco. Il Signore aiuti i genitori
Claudia e Giancarlo Zacco ad
educare alla fede il loro figliolo
mantenendo le loro promesse e
colmi il fanciullo delle sue preziose benedizioni.
• Grazie alla sorella Ileana
Borei Lanfranco che, in assenza
del pastore recatosi a Torre Pellice con il gruppo del pre-catechismo, ha presieduto il culto del 15
ottobre durante il quale ha esposto le sue riflessioni sul versetto
6 del salmo 113.
• Domenica 22 ottobre avremo
l’Assemblea di chiesa con all’o.d.g. l’elezione del presidente
delle assemblee di quest’anno e
la relazione dei deputati al Sinodo.
Assemblea di chiesa
LUSERNA S. GIOVANNI —
Nel corso del culto di domenica
22 ott., ore 10, che avrà luogo non
nel tempio ma nella sala Beckwith, è convocata TAssemhlea
di chiesa per discutere la relazione del concistoro che è stata distribuita in questi ultimi tempi.
Un particolare spazio verrà dedicato alle modalità di celebrazione della Cena del Signore.
GENOVA
Visita airO.E.I.
Domenica 15 ottobre la Società di cucito di Torre Pellice si
è recata in visita all’Qspedale
evangelico internazionale di Genova per visitare questo Istituto,
gestito tuttora da cinque chiese
pi'otestanti, che contribuisce con
le sue ottime prestazioni a mantenere alto l’apprezzamento e il
rispetto nella città.
Accolto con molta gentilezza
dalTUnione femminile genovese
il nostro grappo ha assistito al
culto e poi, ricevuto dai direttori
sanitario c amministrativo, dopo un’ottima colazione ha potuto, grazie al dr. Luciano Giuliani che aveva organizzato in modo perfetto rincontro, rendersi
conto di come funziona oggi un
grande ospedale.
A primavera il comitato direttivo delTospcdale, con membri della Chiesa valdese di Genova, ricambierà la visita per
vedere il nostro ospedale e il
Museo; il « Cucito » si rallegra
sin d’ora di poter ricambiare in
parte la gentile ospitalità ricevuta.
10
10 valli valdesi
20 ottobre 1989
Come
leggere
la Bibbia
PEROSA ARGENTINA
Il fascino misterioso
dei vecchi mulini
Un elemento fondamentale neM’economia valligiana - Le tasse sulla
macinazione e il ricorso alla costruzione in zone alquanto impervie
« Anni fa — racconta un gagliardo pastore emerito — agli
sposi regalavamo solo il Nuovo
Testamento perché ritenevamo
che l’Antico fosse un po’ troppo
difficile e complesso... ». Oggi regaliamo agli sposi e ai catecumeni del 1« anno l’intera Bibbia.
E spesso si regala la TILC (la
traduzione in linguaggio corrente) perché l’Antico Testamento
continua a far problema, soprattutto per quel che riguarda il
suo antico linguaggio. Ma non è
solo problema di linguaggio. Per
i nostri giovani "televisionizzati”,
neopositivisti, disincantati i racconti della manna nel deserto
o della torre di Babele non risultano più convincenti.
Occorre, da parte nostra, mediare. Spiegare. Applicare insomma il metodo storico-critico e
far capire come in quel tempo
linguaggi poetici e redazioni collettive producessero simboli, immagini, miti e racconti che occorre ricollocare nel loro tempo,
nella loro cultura per coglierne
veramente la portata. Ma c’è anche chi legge la Bibbia in modo
naif e ritiene che Adamo ed Eva
siano realmente esistiti o che
Mose abbia scritto il Pentateuco (compreso il capitolo sulla
propria morte) e che Dio avrebbe avuto, ogni tanto, delle sfuriate sanguinarie incitando chiaramente all’odio: « L’Eterno disse a Mosè: "Prendi tutti i capi
del popolo e falli impiccare davanti all’Eterno, in faccia al sole,
affinché l’ardente ira dell’Eterno
sia rimossa da Israele" » (Num.
25: 4).
Chissà quanto di quello che i
pastori hanno appreso del metodo storico-critico ricade beneficamente sulla comunità? Ma
prima di chiedere come si legge
la Bibbia nelle nostre famiglie,
occorrerebbe verificare se almeno la si legge. E, quando la si
legge, spesso si tende a privilegiare determinati « passi » biblici che ci piacciono e che ci confermano nelle nostre scelte. Amiamo isolare quella parabola
o quel versetto, dimenticando tutto il resto che gli sta intorno;
sì, forse ci rendiamo conto che
dietro quel racconto biblico ci
possono essere complessi problemi di cronologia, di interpretazione, di significato, ma si ha
voglia di accogliere quel testo
così com’è senza ricerche complicate. Quel versetto estrapolato dal suo contesto diventa un
messaggio diverso, utile allo scopo che ci proponiamo.
Ora che siamo nuovamente alle prese con la scuola domenicale e il catechismo, occorre realizzare che, forse, la prima lettura storico-critica della Bibbia nasce proprio da questi incontri intorno alla Parola.
L’affrontare con i ragazzi il
mondo della Bibbia significa camminare su di un filo teso tra
l’albero della storia e l’edificio
storico-critico (con tutti i suoi
piani stracolmi di dizionari, commentari .scientifici, tradizioni ecclesiastiche). Letta criticamente,
la Bibbia può far crollare determinate certezze, letta senza un
filtro storico può spingere ad
assumere atteggiamenti dogmatici. Il problema rimane aperto.
Occorre continuare a camminare
su quel filo dove fede e ragione
cercano di rimanere in equilibrio. In ogni caso credo che eventuali cadute saranno attutite
dalla Grazia di Dio.
Giuseppe Platone
Andare in giro per la vai Germanasca esplorando torrentelli e
canaloni boscosi alla ricerca delle tracce di vecchi mulini e frantoi è senza dubbio un’esperienza interessante e anche un po’
avventurosa: ma Guido Baret,
per soddisfare la sua passione
per le tradizioni e le occupazioni di altri tempi, l’ha condotta
a termine con risolutezza, riferendo poi il risultato delle sue
indagini in una piacevole serata,
giovedì 12 ottobre.
Vit'® TI'^1411
h
Si è inaugurato così un nuovo
ciclo dì incontri, organizzato dall’assessorato alla cultura della
Comunità Montana, dedicato come i precedenti alle tradizioni locali e a tutto quel patrimonio di
civiltà montanara che va sempre più scomparendo.
Guido Baret ha così censito
trentotto tra mulini e frantoi per
noci e li ha presentati raggruppandoli in tre tipi: il mulino a
« roudoun », con la grande ruota a pale mossa da una cascata
ad acqua esterna all’edificio e
la trasmissione orizzontale, quello a « rouét », con la ruota nello scantinato e la caduta d’acqua interna, che usava una trasmissione verticale, e infine
1’« ulte », ossia il frantoio, che
aveva la ruota esterna ma le
macine verticali anziché orizzontali.
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— ir VMutirto iw
S.
L’importanza dei mulini era
fondamentale nell’economia valligiana, perché il loro funzionamento permetteva di utilizzare i
cereali, base dell’alimentazione:
per tale ragione, i feudatari imponevano tasse sulla macinazio
ne e controllavano rigorosamente chi se ne serviva.
Secondo Baret, la collocazione
di alcuni mulini in valloni quasi inaccessibili aveva appunto lo
scopo di eludere gravose imposizioni. L’acqua era una forza motrice sempre disponibile, salvo
quando si doveva utilizzarla al
massimo per l'irrigazione dei prati.
Queste piccole costruzioni sono ormai quasi tutte cadenti, di
alcune si è persa ogni traccia,
un solo mulino, a Perrero, svolge ancora un’attività molto ridotta, rivolta più che altro ad
usi zootecnici. A Massello si è
lavorato per rimettere in sesto
uno dei più pittoreschi mulini
Protagonisti i giovani
Le amministrazioni comunali di
S. Secondo, Pinerolo e Prarostino hanno promosso, in collaborazione con rUSSL 44, a partire
dal mese di marzo 1989, una serie
di riunioni tenute presso il Comune di San Secondo, allo scopo
di verificare la possibilità di realizzare iniziative indirizzate alla
fascia giovanile (14-19 anni) con
l’obiettivo di prevenire i fenomeni di disagio.
Dalla registrazione di alcuni
episodi e casi di dipendenza da
sostanze stupefacenti, accertati
nel territorio, si è progressivamente pervenuti ad un’ipotesi
di attività preventiva specifica,
con l’intento di offrire a tutti i
giovani, ma con attenzione particolare alle fasce e gruppi a rischio, una possibilità di aggregazione non episodica. L’obiettivo è la costituzione di un polo
di proposte non « calate dall’alto », ma che vedano i giovani
protagonisti delle loro scelte.
Nell’ambito del Gruppo biblioteca, che fin dall’anno scorso ha
realizzato iniziative di tempo libero per i giovani in età scolare
(corsi di lingua, pittura, musica),
si è concretizzata un’iniziativa di
verifica dei bisogni di tempo libero tramite un questionario, che in
questi giorni è in distribuzione
a tutti i giovani, dai 14 ai 19 an
ni, residenti nei due Comuni.
Contestualmente è in corso la
progettazione di una rassegna,
prevista per i mesi di ottobre,
novembre, dicembre, sui mezzi
di trasporto, comunicazione e
tempo libero usufruiti dai giovani (biciclette, mountain bike,
motociclette, scooter, automobile). L’obiettivo è di stabilire
con i giovani un dialogo a partire dai bisogni più immediati e
percepibili.
L’aver privilegiato tale aspetto
rappresenta il frutto di una valutazione circa i desideri, i linguaggi e le disponibilità dei giovani, soprattutto quelli più marginali. L’iniziativa, decisamente
sperimentale, ha incontrato pareri molto positivi da parte di coloro (enti, esperti, associazioni)
che operano nell’universo giovanile. E’ stato così costituito un
gruppo di tecnici e utilizzatori
(ciclisti, meccanici, collaudatori,
medici sportivi, professionisti e
dilettanti) che hanno dato la loro disponibilità alla realizzazione
della rassegna, il cui obiettivo è
duplice: 1) tentare un progetto
educativo al corretto uso del mezzo nel rapporto con l’utilizzatore; 2) aggregare un gruppo consistente di giovani che si renda
disponibile a gestire in una costituenda associazione relativa
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
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Preventivi a richiesta
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Il fascino un po’ misterioso
delle cose che scompaiono circonda quindi le testimonianze
ancora visibili dell’assiduo lavoro dei nostri antenati: perché
qualcosa rimanga alla memoria,
la ricerca di Guido Baret verrà
stampata a cura della Comunità Montana, permettendo così a
chi vorrà aiutarsi con im po’
d’immaginazione di rivivere un
aspetto caratteristico del nostro
passato.
Liliana Viglielmo
PREVENIRE IL DISAGIO
Attività e iniziative non devono calare dall’alto ma rispondere alle
aspettative dei ragazzi - Favorire anche l’incontro con gli anziani
In breve
Tre giorni per
conoscere l’A.V.O.
TORRE PELLICE — L’Asso
ciazione volontari ospedalieri organizza tre giornate di incontro.
Venerdì 20 ottobre, alle ore 21,
presso il tempio : concerto di
canto e organo (soprano Cristina Cogno, organo Renato Pizzardi). Sabato 21, alle ore 21, presso
il Salone opera gioventù si terrà
un incontro sul tema « Volontariato ospedaliero e anziani », con
i dr. Ermini (vicepresidente nazionale FederAvo) e Valenti (delegato regionale). Seguirà un intrattenimento a cura del Gruppo
arte varia AGLI di Torre Penice. Domenica 22, alle 9,45, è prevista una visita al Museo valdese
e all’Ospedale, a cui seguirà il
pranzo presso la Foresteria (ore
12,30). I buoni (L. 15.000) sono
disponibili presso il colorificio
Pizzardi (v. Arnaud, 11), e presso
la cartoleria Sapei (v. Amaud,
13). Eventuali offerte per l’Ospedale valdese e per la Casa di riposo S. Giuseppe di Torre Pellice.
del comune, ma non si sa ancora se gli si troverà un’utili2>
zazione pratica, oppure se rimarrà soltanto un’attrazione per
i turisti.
Assemblea della
« Seggiovie 13 laghi »
mente autonoma e nel rispetto
delle specifiche esigenze della fascia d’età considerata, un discorso di più ampio respiro, non effimero, non episodico, ma proiettato in una prospettiva di medio-lungo termine.
E’ altresì allo studio una serie di iniziative in grado di costituire un calendario annuale
(individuazione di ambiti e aspetti di tempo libero, quali proiezioni e incontri su fatti di costume, musicali, culturali e una
possibile rassegna cinematografica per l’estate 1990 tesa a favorire l’incontro degli adolescenti
con gli anziani del territorio).
Mauro Gardiol
FRALI — « L’esistenza di ri
serve e di liquidità ha consentito di superare il grave momento». E’ questo, in sintesi, il bilancio dell’attività 1988-89 contenuto nella relazione del Consiglio d’amministrazione della Società « Seggiovie IT laghi », che
sarà discussa dai soci azionisti
nella consueta seduta annuale,
fissata per venerdì 27 ottobre.
L’anno trascorso, infausto per
quasi tutti gli operatori degli
sport invernali, è stato infatti
caratterizzato da una quasi totale assenza di innevamento.
Cionondimeno, per motivi sia
finanziari sia tecnici, è stato deciso di non provvedere all’installazione di impianti per rinne\;.mento artificiale.
Sono stati ese^iti invece i lavori, già previsti, per il miglioramento della sciovia Gigante:
allo stesso modo sono stati effettuati interventi per l’adeguamento della seggiovia MalzatPian Alpet.
Per il versante promozionale è
stato deciso, d’intesa con la APT
e la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, un piano di
propaganda e la partecipazione
al prossimo Salone della montagna.
I soci azionisti si troveranno
nell’as.semblea a dover anche
prendere in esame il bilancio
della società.
COMUNE
DI TORRE PELLICE
Provincia di Torino
Tel. 0121/91365 - 91294
CAP 10066
Bando di
concorso
E’ indetto un pubblico concorso per titoli ed esami ad
un posto di ragioniere (&>
qualifica funzionale), con scadenza 30.11.1989, ore 12. Titolo
di studio richiesto: diploma
ragioniere. Età da 18 a 40 anni. Trattamento economico :
stipendio annuo iniziale L.
7.500.000, indennità integrativa speciale nella misura stabilita, lO^» mensilità ed eventuale aggiunta di famiglia.
Informazioni presso Segreteria comunale.
11
20 ottobre 1989
valli valdesi 11
ANGROGNA
PCI
Ragionar di donne...
Situazioni di guerra e lotta per lo sviluppo
studiate in rapporto alla questione femminile
Venerdì scorso, nel quadro delle manifestazioni dell’Autunno in
Val d'Angrogna, si è tenuto a S.
Lorenzo un incontro dibattito
sul tema « Ragionar di donne,
ragionar di sviluppo, ragionar di
comunità ». Il filo conduttore della serata — animata da Maria
Teresa Battaglino e Margherita
Granerò, della « casa delle donne » di Torino — è stato il rapporto tra le donne e lo sviluppo.
Le donne non producono solo
lavoro, producono anche forza
lavoro. L’esperienza di chi ha
parlato si riferiva soprattutto al
quadro di relazioni intessute non
solo a livello della « casa delle
donne » del capoluogo piemontese, ma ai rapporti con gruppi di
donne palestinesi e donne del
Sahel.
Nella riflessione sul ruolo della donna nei processi di sviluppo è andata affermandosi una
identità femminile che ha preso
coscienza di quanto essa possa
incidere nei modelli di sviluppo.
Con il loro lavoro domestico e
con la loro attività esterna al
mondo familiare le donne « producono e riproducono », anche se
non sempre valorizzano il loro
fondamentale apporto (anche in
termini politici ed economici)
nella crescita del tessuto sociale.
Le varie riflessioni nate nell’ambito della « casa delle donne »
hanno condotto forzatamente ad
un confronto internaz.onale. Si
è cercato di avere soprattutto un
rapporto di scambio con situazioni estreme: le donne della Palestina e le donne del Sahara.
Come costruiscono le palestinesi il loro percorso di liberazione? Analizzando la quotidianità
di chi lotta per trasformare una
realtà spesso ridotta alla sopravvivenza, si nota come anche i piccoli gesti di ogni giorno acquistano un loro spessore politico.
Una donna palestinese che va
ad acquistare vestiti per suo figlio al mercato israeliano costituisce (più di tante parole) una
VAL PELLICE
Uccidere
il camoscio
Si è aperta domenica 15 ottobte in Val Pellice la caccia selettiva al camoscio e mufione.
Mediante un sorteggio (avvenuto la sera di venerdì 13 in una
situazione di grande tensione),
252 cacciatori raggruppati in
squadre formate mediamente da
quattro elementi si sono divisi
28 camosci e 35 mufloni, secondo quanto stabilito dalle autorità regionali. Non tutti sono rimasti soddisfatti, in quanto le
preferenze preventivamente espresse avevano mostrato un interesse nettamente maggiore per
il camoscio, preda tradizionale.
Ad ogni Squadra è stato assegnato un animale avente determinate caratteristiche: maschio,
femmina, giovane, ecc. Il tempo
a disposizione per l’abbattimento è di circa due mesi.
Da parte ambientalista è stato espresso il timore che in questo periodo pos.sano avvenire
molti errori e che si abbandoni
sul terreno l’animale abbattuto
se non si rivelerà corrispondente a quanto previsto, per ricominciare fino all’uccisione di
quello giusto.
Si è altresì fatto notare che
sarebbe opportuno spostare ulteriormente la proporzione a
svantaggio dei mufloni i quali,
introdotti verso la metà degli
anni ’70, si sono riprodotti notevolmente a danno degli ungulati tipici preesistenti.
indicazione di superamento della ghettizzazione.
Un altro esempio riguarda il
processo di esproprio di attività
tradizionalmente femminili: le
donne Tuareg, che dall’antichità
hanno gestito l’economia del loro popolo (in particolare il commercio del bestiame), si sono viste espropriate di questa loro
funzione sociale dalla colonizzazione americana che affida agli
uomini (con risultati negativi) lo
sviluppo economico.
L’incontro con il gruppo « donne e sviluppo » ci ha permesso
di capire come vivere l’identità
femminile nel mutare delle relazioni sociali, dove tutto cambia
rapidamente, e come sia importante non perdere mai di vista
il proprio percorso di liberazione.
Tra le partecipanti alla serata
— curata dall’Associazione pace
Val Pellice — mancavano un po’
le donne d’Angrogna. L’occasione
per riflettere insieme su quale
contributo dare all’interno della
realtà in cui viviamo è, per il
momento, sfumata.
Daniela Platone
Unioni
Territoriali
Il Comitato zona del PCI del
Pinerolese riunito in sessione seminariale sabato 7 ottobre 1989
ha deciso, dopo ampio dibattito,
di dar vita ad una nuova organizzazione del partito nel Pinerolese costituendo tre Unioni territoriali sovracomunali corrispondenti ciascuna all’ambito territoriale delle tre USSL del Pinerolese.
La discussione, preceduta da
assemblee di sezione, è avvenuta
su un documento della federazione torinese ed in applicazione
dello statuto del partito approvato dal 18° congresso nazionale.
La costituzione delle Unioni si
pone come obiettivo primario
quello di attuare un forte decentramento politico per favorire la
responsabilizzazione e l’autonomia delle organizzazioni di base.
« Si tratta, dice il documento approvato, di rovesciare la piramide che ha sempre visto il partito
con un ’’centro politico” che decide e una ’’periferia” esecutrice
che proponga, affermando l’idea
di una federazione che sia l’associazione delle organizzazioni di
base ».
COMUMITA’ MONTANA VAL PELLICE
Le proposte
degli ambientalisti
In risposta ad un invito della
Comunità Montana Val Pellice,
le associazioni ambientaliste hanno presentato un programma per
la gestione naturalistica di alcune zone della valle.
Le indicazioni fomite dall’Ente pubblico prevedevano « interventi concreti mirati al ripristino, recupero, pulizia e miglioramento di sentieri definibili come
ecologici e naturalistici suscettibili di essere percorsi dalle scolaresche » o la realizzazione di
« aree attrezzate » destinate ad
utilizzazione pubblica. A realizzazione avvenuta era prevista l’erogazione di un contributo (a questo scopo era destinata la somma di L. 2.435.000).
Gli ambientalisti appartenenti
ai vari gmppi presenti nella valle hanno nei giorni scorsi consegnato al presidente della Comunità Montana, Longo, un documento unitario in cui fanno osservare che « troppo spesso l’intenzione di garantire la fruibilità di zone aventi particolare interesse ambientale diventa innesco per la degradazione delle
risorse che si intendevano ’’valorizzare” ». Essi propongono
quindi che l’individuazione di itinerari utilizzabili per scopi didattici e turistici sia accompagnata dalla protezione delle parti di territorio interessate, con
l’istituzione del divieto di transito per veicoli a motore e del
Oggi
e domani
Manifestazioni
SRICHERASIO — Il 21 e 22 ottobre,
presso la Tettoia comunale e piazza
Santa Maria, si terrà ia « festa d’autunno » dei Circolo Rinnovamento. Il
programma prevede il sabato alle ore
21 un « concerto rock » e la’ domenica
un mercatino biologico, un giro podistico, un ballo al palchetto e la castagnata.
Convegni
divieto di caccia, in modo da garantire la difesa e la conservazione di quelle caratteristiche
naturali che dovrebbero costituire la principale attrattiva per
i visitatori.
In concreto, poi, gli ambientalisti fanno due proposte. La
prima concerne un’oasi naturalistica da istituire nel territorio
di Lusema S. Giovanni, fra la
località Castello e Rocca Budet.
Nell’oasi dovrebbe essere predisposto un itinerario dotato di
capanni per osservare e fotografare la fauna senza disturbarla
e di tabelle esplicative riguardanti i vegetali. Nelle vicinanze
dei capanni dovrebbero essere
situati cov'atoi di diversi tipi per
favorire la nidificazione e la riproduzione di varie specie di volatili.
La seconda proposta prevede
l’istituzione di un museo forestale all’aperto nel territorio di Bobbio Pellice, in zona Chiot d’ia
Taià. Anche in questo caso dovrebbe essere istituito un percorso dotato di vari punti di sosta
attrezzati con pannelli esplicativi e piccole esposizioni di attrezzi, utensili, impianti usati ieri
e oggi dai boscaioli.
In ambedue i casi si prevede
la possibilità di dare occupazione a guide incaricate di accompagnare in visita i gruppi di turisti e studenti.
Enrico Fumerò
TORINO — Venerdì 20 ottobre, alle
ore 9, si terrà a Torino Esposizioni il
convegno su ■< Trasporti torinesi ’90 ».
Organizza la società Trasporti torinesi, tei. 5611900.
TORINO — Sabato 21 ottobre, presso la Sala del Consiglio del Politecnico
(c.so Duca degli Abruzzi, 24) si tiene
il convegno dal titolo I percorsi dell'handicap: al di là degli interventi tecnici di prevenzione e integrazione.
Amnesty International
TORRE PELLiCE — Giovedì 19 ottobre, ore 16.45, avrà luogo al Centro
d'incontro una riunione con il seguente o.d.g.: a) Azione urgente: appelli
per i leader sindacalisti minacciati di
morte e protesta per l'assassinio di
uno di loro (Guatemala); b) Campagna
"Pena di morte”: appelli per la commutazione della pena di 14 persone in Sud
Africa; c) Partecipazione ad "Autunno
in Val d'Angrogna" con uno stand: sabato 21, pomeriggio, e domenica 22,
tutto il giorno; d) Appello per un'amnistia per i prigionieri politici al Presidente Kenan Evren in occasione dell'anniversario della proclamazione della
Repubblica della Turchia; e) "Settimana A. 1.”: appelli per i bambini, vittime di violazioni dei diritti umani.
Autunno in vai d’Angrogna
ANGROGNA — Il programma delI'« Autunno » prevede ancora, per sabato 21 ottobre: alle 14.30 (Scuole di
S. Lorenzo) l'apertura della Mostra
mercato e delle mostre (Glorioso Rimpatrio; Immagini della vai d'Angrogna
- foto di Lina Gavina, disegni di Mimmo
La Grotteria), con partecipazione di
Amnesty International e Lega Ambiente
vai Pellice. Alle ore 15 (Sala valdese);
diapositive di M. Gnone e F. Benecchio sul Glorioso Rimpatrio con la
presentazione della miniguida curata dai
bambini delle scuole. Alle 20,45 (Tempio
di Pradeltorno): concerto del Gruppo corale « A, Gabrieli » di Bagnolo.
Per damenica 22 è prevista alle 9 la
partenza della Cavalcata della vai
d'Angrogna, organizzata dallo Sport
Club. Dalle 12.30 in avanti pranzo, premiazione e balli sotto l'ala del comune.
Incontri
Conferenze
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
razione con il Centro Studi e con il
Museo d'arte preistorica di Pinerolo
organizza una conferenza sul tema
« Mutuo soccorso. La Società generale
fra gli operai di Pinerolo », per giovedì
26 ottobre, alle ore 20,30, presso la
Sala conferenze del Centro aperto per
anziani. Relatore Giovanni Giolito.
_____________Cinema________________
TORRE PELLICE — La programmazione del cinema Trento prevede per
venerdì 20 il primo film d'autore (■■ La
lettrice», ore 21.15); per sabato 21
(ore 20 e 22.10) e domenica 22 (ore 16,
18, 20, 22.10) «Scuola di polizia 6».
_____________Dibattito_____________
PRAMOLLO — Il comune organizza
per sabato 21 ottobre una serata con
inizio alle 20.30, presso i locali della
chiesa di Ruata. Il programma prevede
un concerto vocale del gruppo CAARP,
offerto dagli assessorati all'agricoltura
e montagna della Provincia di Torino, e
un Incontro-dibattito con l'ass. regionale
alla Sanità, E. Maccari, sui problemi
della prevenzione e cura delle tossicodipendenze.
RINGRAZIAMENTO
« Nessuno di noi vive per se
stesso^ né muore per se stesso.
Sia dunque che viviamo, o che
moriamo, noi apparteniamo al
Signore »
(Rom. 14: 7)
La moglie, la figlia e i familiari
tutti di
Attilio Jahier
ringraziano di cuore tutte le gentili
persone che con presenza, scritti e parole di conforto hanno voluto essére
loro vicine nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Ruben Vinti, al dott. Valter Broue,
ai medici e infermieri deirOspedale valdese di Pomaretto, alla Croce verde di
Porte e ai vicini di casa.
Ruata di Pramollo. 20 ottobre 1989
« Tu, non temere, perché io
sono con te; non ti smarrire,
perché io sono il tuo Dio »
(Isaia 41: 10)
Davanti ai suoi monti, circondato
di premure e rispetto, presso il Rifugio Re Carlo Alberto ha chiuso il suo
cammino terreno Ting.
Vittorio Ravazzini
di anni 87
Ne danno il doloroso annuncio, fiduciosi nella Parola del Signore, la figlia Elena con il marito Ferruccio Cor-sani e i figli Alberto e Anna; la sorella
Elisa Ravazzini; i cugini e parenti
tutti.
Eventuali offerte in memoria per il
Rifugio Carlo Alberto.
LUSERNA S. GIOVANNI — L’Ass.
per la pace vai Pellice, in collaborazione con il comune, organizza venerdì
20 ottobre l'incontro su « Volontariato
e cooperaz.one », alle ore 21, presso
l'Auditorium. Partecipano le organizzazioni CISV, AGRA, APS, CUAMM e la
COAP.
PEROSA ARGENTINA — L' assessorato alla cultura della Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca, In collabo
Redattori e tipografi sono affettuosamente vicini ad Alberto in questa ora
triste.
Torre Pellice, 16 ottobre 1989
AVVISI ECONOMICI
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12
12
ecumenismo
20 ottobre 1989
1
PADOVA
Fondamentalismo
e fede evangelica
Un confronto ricco di spunti tra metodi diversi e antitetici
di lettura biblica - La necessità di mantenere aperto il dialogo
Il fondamentalismo viene di
solito presentato in una luce negativa: e non ha giovato alla sua
immagine né l’accostamento ai
gruppi islamici, né il fenomeno
dei predicatori televisivi americani. Occorreva porre un punto
fermo, offrendo una informazione più corretta. Il convegno di
Padova (29-30 sett.), organizzato
dall’Ifed (l’Istituto di formazione evangelica e di documentazione fondato e diretto dal prof.
Pietro Bolognesi), ha rappresentato un primo passo verso la
dissipazione di equivoci e diffidenze. Erano presenti anche interlocutori di area non fondamentalista: un cattolico (Sartori - Padova) e im valdese (Platone - Angrogna). Monsignor Sartori ha parlato dell’approccio alle due fonti della fede, Bibbia
e tradizione, da parte della Chiesa romana, insistendo sull’assenza di ogni fondamentalismo biblico e sulla presenza invece di
un fondamentalismo — o meglio
« insindacabilismo » — tendente
a sottrarre le affermazioni del
papa a qualsiasi critica.
Una diga
contro il modernismo
Al pastore valdese Platone, che
ha soggiornato negli Stati Uniti
per un anno, è stato chiesto di
riferire le sue impressioni sul
mondo fondamentalista americano. Con una rapida carrellata,
egli ne ha tratteggiate le linee
principali di sviluppo. Movimento di frontiera nato nei primi
anni di questo secolo, esso rappresenta il disorientamento e la
reazione di gente semplice di
fronte al modernismo e alle complicazioni della teologia liberale.
Li! via immediata della lettera
era per quei credenti il più autentico modo di accostarsi alle
Scritture. Queste istanze, prima
confuse, si fanno più chiare e si
concretizzano in una piattaforma
di fede comune espressa in cinque punti: l’inerranza delle Scritture, la nascita verginale di Cristo, la sua morte in espiazione
dei peccati, la resurrezione e il
suo ritorno. Dotato di forte carica polemica con carattere radicale privo di sfumature, fin dagli inizi il fondamentalismo ha
trovato difficoltà di accostamento alla cultura e agli altri gruppi cristiani.
Si presenta come frutto di un
diffuso bisogno di risposte rassicuranti e non problematiche, di
salvezza personalizzata, antidoto
alla solitudine anonima e amara del contesto sociale, dando
luogo ben presto ad un dottrinarismo rissoso e settario. Una
immagine negativa ne accompagna la nascita e si aggrava quando ha inizio l’utilizzazione della
televisione ai fini della propaganda. Abili predicatori con finalità politiche e pochi scrupoli se
ne impadroniscono, servendosi
del messaggio di salvezza come
mezzo per far soldi. Ne deriva
una religiosità di superficie, destinata a crollare di fronte alle
prime delusioni procurate dagli
stessi predicatori. Gli altri relatori — tutti di parte fondamentalista — hanno puntato sulla
cotrezione di questa immagine.
La buona intenzione
originale
Il pastore Oldfield (Stati Uniti) ha insistito sugli asfwtti non
validi di un fondamentalismo settario, legato allo sfruttamento
Padova: un intervento nel dibattito, seguito alle relazioni presentate
al Convegno.
commerciale del mezzo televisivo, e ha richiamato l’attenzione
sul movimento autentico e sul
suo svolgimento storico, indicandone le principali tappe: da un
tentativo di recupero della fedeltà apostolica alla esasperazione di alcune dottrine, allo spirito settario, fino al più recente
risveglio evangelico con benefici
effetti sulla spiritualità.
Paul Finch (Padova) vede nel
fondamentalismo una reazione
alla minaccia del modernismo
nei confronti della sicurez.za e
del significato autentico della fede cristiana. I fondamentalisti,
spesso derisi e additati come fanatici, a differenza di altri gruppi riformati, furono loro stessi a
scegliersi il nome come segno
rassicurante.
Intensificare il
rapporto con la FCEI
L’infallibilità
della Scrittura
Jonathan Ferino (Italia) ha distinto fra aspetti patologici di
alcune frange marginali e pensiero fondamentalista autentico,
dotato di una sua dignità culturale. Partendo dalle principali
obiezioni al fondamentalismo e
pur ammettendo la mancanza di
un originale ripensamento teologico, egli ha difeso il principio
dell’inerranza come metodologia
ermeneutica basata sull’autorità
divina del testo. L’adesione al metodo critico/storico consente di
scegliere la soluzione più vicina
all’inerranza fra le varie proposte oflérte dalla scienza. I fondamentalisti, in questo, si sentono e si scoprono moderni, non
insensibili alle istanze culturali
più aggiornate.
Le vere
fondamenta
Pietro Bolognesi (Padova), nel
suo intervento, ha insistito sulla
ricerca « delle fondamenta » come esigenza universalmente avvertita. Se esistono obiezioni suggerite da superficialità, da un
falso concetto della modernità e
da arbitrarietà, è anche vero che,
nel profondo, tutti gli uomini
sono alla ricerca di qualcosa su
cui fondare la propria vita. 11
credente ha trovato questo fondamento (1 Cor. 3: 10 - Ef. 2: 20),
verificandolo nella Parola di Dio.
Questa verifica ha valore metodologico in quanto utilizza criteri interni all’oggetto di studio:
la Bibbia certifica se stessa, autoproclamandosi Parola di Dio.
Solo poggiando su « queste fon
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Giuseppe Platone
Primo Kirchentag
olandese
UTRECHT — Circa 20.000 persone hanno, recentemente, approvato la ’’testimonianza di
Utrecht”, un documento redatto nel corso del primo Kirchentag (giornata delle chiese) svoltosi in Olanda. Chi ha sottoscritto il documento s’impegna allo
stesso tempo a realizzare una
vera eguaglianza tra uomini e
donne, a ridurre la fame nel
mondo, a lottare contro la corsa agli armamenti, il razzismo e
l’inquinamento dell’ambiente. Ad
Utrecht si è appreso che il 72%
delle comunità evangeliche partecipa al processo « JPSC » (Giustizia, pace e salvaguardia del
creato). Al primo Kirchentag
olandese il 20% dei partecipanti era sotto i 20 anni e il 33%
era costituito' da cattolici.
Per farsi
perdonare
damenta » sarà possibile edificare l’uomo nella sua interezza senza false dicotomie o doppie verità. Si tratta, in definitiva, di
un ritorno al pensiero dei grandi riformatori, da Lutero a Calvino a Wesley. Questo modo di
intendere il fondamentalismo non
teme la cultura né gli strumenti
scientifici, ma intende usarli per
la ricerca della verità.
Gianfranco Piccirillo ha documentato le imprecisioni e le distorsioni della stampa italiana
che non risparmia ironie e stereotipi nel presentare i movimenti fondamentalisti. Alla tavola rotonda conclusiva è intervenuto anche il pastore Castellina
(Chiesa riformata svizzera) per
testimoniare la sua personale adesione al fondamentalismo.
Concludendo, il pastore Platone
si è rallegrato per la presenza
in sala di numerosi giovani e si
è augurato un periodo di più intensa collaborazione che consenta di evitare l’arroccamento su
posizioni di esclusivismo, di esclusione e di condanna (nessuno è proprietario del Cristo e
solo lui ha il diritto di giudicare). Ha invitato a dare sostanza
alla riflessione teologica, trasformandola in diaconia.
« In realtà a Padova — ha continuato Platone — l’Ifed sta
già offrendo l’esempio di un modo di servire la comunità, con
l’apertura al pubblico di una biblioteca di quattromila volumi e
cento riviste specializzate nel
campo delta ricerca teologica.
Occorre aprirsi, stabilire contatti con gli altri evangelici, con
la Federazione delle chiese, con
ogni gruppo eccle.siale, per dare
forza all’impegno di evangelizzazione. Ma ciò che è più urgente
— ha concluso Platone — è l’aiuto a chi soffre, agli immigrati,
agli emarginati, ai nuovi poveri.
Il messaggio di Cristo non va
soltanto discusso sul piano dei
principi, ma vissuto nella pienezza dei suoi fondamenti, nel coinvolgimento della nostra esistenza: e in questo non possiamo
non dirci fondamentalisti anche
noi ».
II convegno si è concluso con
un interes.sante dibattito con il
pubblico e con l’appassionata testimonianza del pastore John Oldfield. Giornate stimolanti c feconde, che dovrebbero ripetersi
con frequenza maggiore.
Paolo T. Angeleri
PARAGUAY — « Rivelare la
verità» è il titolo di un documento dell’arcivescovo di Asuncion Ismael Rolon, pubblicato
contro la recente offerta proposta da uno dei più stretti collaboratori del dittatore Stroessner (attualmente in Brasile dopo aver governato il Paraguay
dal 1954) di restituire i beni
rubati allo Stato in cambio di
una commutazione della pena.
Nel frattempo alcuni tribimali
paraguaiani hanno accettato da
collaboratori di Stroessner (accusato di aver sottratto 200 milioni di dollari) la restituzione
d’ingenti beni incamerati durante la dittatura. Si stima che lo
Stato potrebbe recuperare 400
milioni di dollari grazie alle
’’restituzioni volontarie” da parte di chi vuole evitare pesanti
condanne giudiziarie a causa dei
propri oscuri trascorsi sotto
Stroessner. Contro questa nuova pericolosa tendenza il documento afferma che ’’aver restituito il maltolto non esclude di
espiare la condanna”. Pena una
perdita totale di credibilità e di
fiducia da parte delle vittime.
In questo caso un intero popolo.
Il problema
palestinese
L’« uomo
religioso »
BONN — Un sondaggio Allensbach rivela che in Germania
Occidentale l’80% delle persone
appartiene ad una delle due
grandi confessioni (cattolica e
protestante). Dall’indagine emerge il ruolo particolarmente importante dell'« uomo religioso ».
La maggioranza si augura che la
religione abbia un’importanza
sempre maggiore e che i propri
figli ricevano una buona educazione in materia di religione.
Sul credente — dicono i dati
dell’inchiesta — si può contare,
egli desidera impegnarsi per i
più deboli della società. E’ in
genere aperto e tollerante. Anche
rateo può essere tollerante, aperto e progressista ma in genere
è indifferente, calcolatore, egoista
e materialista.
L’84% delle persone sopra i 60
anni si dichiara credente e soltanto uno su due tra i giovani
sotto i 25 anni. In conclusione
gli anni ’80 rappresentano una
netta ripresa del ’’religioso”,
spesso identificato con le varie
chiese. La caduta libera in fatto
di religione degli anni ’70 si è
dunque fermata e non si esclude — stando ai dati Allensbach
— che gli anni ’90 vedranno una
forte ripresa dell’interesse religioso in generale. Ma forse non
nei termini che le chiese si aspettanc.
Il papa
copto-ortodosso
GERUSALEMME — I respon
sabili delle comunità cristiane
di Gerusalemme hanno sottoscritto una dichiarazione di protesta contro il clima di repressione che regna nella ’’città santa”. « Condanniamo tutte le forme di punizione collettiva — dice
la dichiarazione —, compresa la
demolizione delle case e i tagli
della luce e dell’acqua come forme punitive ». Il documento continua lamentando la chiusura
delle scuole e dell’università e
ricorda che « gente senz’armi e
innocente viene uccisa dall’uso
ingiustificato delle armi da fuoco e altre centinaia sono feriti
dall’uso eccessivo della forza ».
Il documento conclude affermando: « Solidarizziamo con tutti quelli che sono oppressi in
questa terra: preghiamo per il
ritorno della pace basata sulla
giustizia a Gerusalemme e nella
Terra Santa. Chiediamo alla comunità internazionale e all’organizzazione delle Nazioni Unite
di accordarci un’attenzione urgente nei confronti del popolo
palestinese e d’operare per una
soluzione rapida e giusta nei
confronti del grave problema
palestinese ». Tra i firmatari figurano anche la Chiesa luterana
e quella episcopale.
ALESSANDRIA D’EGI’TTO —
Il papa Shenouda III, patriarca
copto-ortodosso di Alessand ia,
ha iniziato un viaggio di 4 mesi
che lo porterà in Inghilterra,
Canada, Stati Uniti (dove inaugurerà due nuovi seminari) e in
Australia. Il patriarca, che oggi
ha 66 anni e che da 18 anni dirige la chiesa copto-ortoaossa,
con questo lungo periplo risponde all’invito che, ormai da anni, gli hanno pressantemente rivolto i fedeli che solo in Australia sono 50.000. Le chiese coptoortodosse, sull’onda della massiccia emigrazione per motivi
economici degli egiziani, stanno
sensibilmente aumentando di numero. Centri copto-ortodossi sono particolarmente numerosi negli Stati Uniti (una quarantina)
dove l’emigrazione egiziana, specie di matrice cristiana, è stata
sempre notevole.
La prospettiva
europea dei valdesi
PARIGI — L’agenzia protestante francese BIP/SNOP/SOP
valuta positivamente l’andamento delle celebrazioni del « Glorioso Rimpatrio » dei valdesi.
Dopo aver sinteticamente ripercorso le tappe delle manifestazioni, il documento sottolinea
soprattutto la prospettiva europea come essa è emersa dalle
varie riflessioni intorno al Rimpatrio. Si tratta di andare verso
un’Europa dei popoli e delle
culture e non verso l’Europa
cristianizzata dall’alto del progetto wojtyliano, cosi come è
stato presentato a Strasburgo
nel 1988. Il documento conclude
affermando che «è un bene che i
valdesi, festeggiando un momento importante della loro storia,
non si siano limitati a scavare
nel loro passato ma abbiano
saputo segnalare importanti problemi per il futuro ».
Fonti: EPD - One World - BIP/SNOP/
SOP - SOEPI.
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