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^ ¥
A
ECO
DELLE miXT VALDESI
pett.
BLIOIBCA VALOESB
IBRB FBLLICB
orino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
— che in occidente meditano la rivalsa: i conservatori inglesi che tumultuano perchè vogliono anch’essi la superbomba; quei francesi che vogliono
anche loro ripetere la macabra farsa
sahariana — per far dimenticare agli
altri ed a sè stessi in quale miseria
stia affondando la grandeur de la
France (sono sette anni che il Maghreb e la metropoli fanno sangue ! ) ;
gli americani, fra cui si va largamente diffondendo un vero panico (rifugi
antiatomici, prove di attacchi improvvisi, ecc.), e fra cui molti, specie fra
i militari, fremono di riprendere gli
esperimenti nucleari; e i molti altri
— anche italiani — che con stolta e
fanatica sincerità soffiano sul fuoco o
con astuta manovra tirano l’acqua al
loro mulino.
Tutti costoro non hanno nel Signore la loro forza. E hanno paura.
E noi, fratelli? q
Anno XCI — Num. 43
Una copia lira 30
LA POTENZA
E LA PAURA
Che avesse proprio ragione, Enzo Ennques Agnoletti, quando su II Ponte
(agosto-sett. 1961) affermava che la politica dei «grandi» è soprattutto mossa
dalla paura di vedere la propria potenza, nazionale e personale, sempre più
messa in forse dallo svolgersi della storia contemporanea?
Certo è che i colossi odierni mostrano più che mai piedi di argilla. Li hanno non solo i colossi del passato, gli Stalin tirati giù dai mausolei nella polvere, ma anche quelli di oggi, che nell’intimo loro non possono ignorare che
condannano all’esecrazione un eretico culto della personalità semplicemente
per sostituirlo con un altre.
Non si spiegherebbe altrimenti, senza questa paura, il rischio audace corso
da Kruscsv; le sue intimidazioni ai laburisti inglesi in protesta («Potreste
essere i primi ad assaggiare la forza distruttiva di un attacco nucleare! ») e le
sue facezie di bassa iega fra i suoi
(« Gli scienziati hanno commesso un ♦
lieve errore e la nostra bomba termonucleare è stata un po’ più potente
di 50 megaton. Ma non li puniremo
per questo! » Risa, battimani.) non
possono nascondere questa realtà.
La situazione sovietica è estremamente complessa e misteriosa. Indubbiamente, il terrore staliniano difficilmente « terrebbe » ancora oggi, nelrURSS: dei giganteschi progressi
tecnici e industriali compiuti in quel
trentennio di sangue, le nuove generazioni chiedono di potere godere i
frutti; cosi la vita sovietica ha dovute; imbocca.re un « nuovo corso », e cosa v’è di più impressionante e soddisfacente, per la massa, che la' caduta
e la esecrazione di un tiranno su cui
far ricadere le colpe di un intero sistema? Il rapporto Kruscev al XX“
congresso del PCUS porta oggi le sue
ultime conseguenze contro la memoria di Stalin; e ^autoritario di oggi
appare un liberatore. D’altra parte, è
ancora potente il gruppo stalinista
russo, sostenuto dai capi dei regimi ,
ai vari satelliti euroi»i — fra cui particolarmente battaglieri sono apparsi
gli « eretici » albanesi — e soprattutto dalla Cina di Mao; Ciu En Lai è
stato Tultimo a deporre fiori al mausc leo del «grande marxista- leninista».
A Mosca è stata giocata e vinta da
Kruscev solo una mano della grande
partita che silenziosamente si ingaggia, oltre la cortina, per il posto di
guida.
Così, è la paura che una volta ancora ha spinto Kruscev ad un rischio
audace : non solo sfidare i suoi antagonisti interni, ma — per mostrare a
questi la propria forza e la propria
’lealtà’ anticapitalista — anche l’opinione nubblica e gli appelli pressanti
di 87 paesi dell’ONU, perdendo quei
vantaggio che da Hiroshima l’URStì
aveva sull’Occidente.
Grande è la potenza del colosso, che
s’inebria della sua forza; rna ha anch’esso fragili piedi d’argilla: sarà
questo il solo determinismo che l’ortodossia marxista riesca a verificare,
purga dopo purga, una demitologizzazione dopo i'altra?
■f
Comunque, la superbomba della Novaja Zemlia ha inquinato l'atmosfera
con oltre una tonnellata e mezza di
scorie radioattive... Sono dimostrazioni di potenza che costano care, a tutti. Non siamo ben sicuri quale giudizio giusto e senza macchia, qualsiasi
uomo, qualsiasi popolo possa oggi
esprimere contro questa decisione e
contro quest’atto irresponsabili, _ on«minali. Ma la storia ha un suo Signore e Giudice, la cui gloria è di
egli solo, gelosamente, padrone della
morte e della vita: Uno che si può
crocifiggere, che si può trascinare nella polvere, che non è mai neppure
stato in un mausoleo, e che pure e
stato ed è la sola Persona resfwnsabile, sulla cui fedeltà vivente si regge il mondo e Tavvenire, e a cui sia
giustificato, doveroso, rendere il culto di un’obbedienza grata e gioiosa.
Mostrano chiaramente quanto p>oco
siano cristiane le nazioni — i governi
Spedii, abb. postale • 1 Grappo
Cambio d’indiriito lira 50
Alla Facoltà Valdese di Teologia
LA INAUGURAZIONE
dell’anno accademico
TORRE PELLICE — 3 novembre 196Í
Ammin. Claodiana Torre Pollice • C.C.P. 2-17557
INCONTRO
DI UOMINI
AD AGAPE
Sabato 4 novembre, alle ore 18,
nell'Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia si terrà la seduta inaugurale del 107" anno accademico. Il
tema della prolusione, afTìdata al
Prof. Vittorio Subilia, è : « L'unità della Chiesa e il problema della civiltà
nel pensiero cattolico odierno », e
sarà presentato in tre lezioni pubbliche successive : « I fondamenti dogmatici deii'ecumenismo cattoiico » ■—
« L'integrazione degli acattolici » —
« Riforma, unità e civiità ». Tale prolusione, che sviluppa e approfondisce i temi di una conferenza presentata ad un convegno pastorale tenutosi ad Agape nello scorso settembre, sarà successivamente pubblicata ; costituirà una meditata presa di
posizione protestante italiana nei confronti deH'ecumenismo che si sta diffondendo nel Cattolicesimo, e del
Concilio Vaticano 11.
A tale seduta inaugurale sono invitate in modo particolare le Comunità evangeliche romane, come pure
al culto d'inaugurazione che si terrà
nel tempio di Piazza Cavour, domenica 5 novembre alle ore 18, presie
duto dal Prof. Valdo Vinay, concluso
dalla celebrazione della S. Cena.
Ma, assenti fisicamente, tutte le nostre Comunità, i cui ministri della Parola sono preparati nella nostra Facoltà teologica possono, devono stringersi nel pensiero e nella preghiera
intorno a questo nostro essenziale
istituto, a questo nucleo vitale in cui
si forma la predicazione — in qualsiasi modo si esprima — che fortificherà la fede delle chiese per decenni, nel futuro.
Contiamo dare prossimamente notizia dell'inaugurazione dell'anno accademico, e della consistenza della
comunità studentesca di quest'anno,
che auguriamo fecondo, malgrado le
diffcoltà, a docenti e studenti.
Non si può, infine, pensare a questo nuovo anno della nostra Facoltà
senza pensare al Prof. Giovanni Miegge — era lui che doveva tenere la
prolusione — e al vuoto che ha lasciato. Lo colmi, come ogni vuoto, il
Signore; un pensiero particolarmente affettuoso va, in questi giorni, alla
sua compagna. Signora Lina Miegge,
ed al figlio Prof. Mario.
L’epoca della Riforma
e il nostro tempo
Ai tempi in cui scaturì la Riforma,
l’Europa era corsa dall’ondata possente dell’Umanesimo : un’affermazione dell’Uomo e delle sue capacità
e delle sue esigenze, spesso di notevole levatura culturale, e talvolta di alta nobiltà morale, ma in larga misura pagana, .anticristiana o agnostica
e scettica.
Si ripresentò allora, insomma, più
evidente il dissidio fondamentale fra
l’uomo naturale («carne») e l’Evaiigelo di Cristo crocifisso. Era stato il
grande scandalo ai tempi apostolici,
e — malgrado gli sforzi degli apologisti — fino all’epoca costantiniana.
Poi, man mano che il Cristianesimo
si diffuse e si affermò, perse in intensità, in profondità; e la prima cosa
che si attutì fu appunto lo scandalo
della croce, che non sì confaceva ad
una religione di Stato.
Certo, l’Evangelo non era assente,
una Chiesa viveva; ma la croce di
Cristo, la folle predicazione di questa
croce non era più al centro, non era
più il criterio per giudicare la vita e
a storia e U futuro, la norma dell’azione... era solo più l’oggetto della
meditazione di eremiti, di mistici esaltati ed isolati, di un Francesco d’Assisi, di una Caterina da Siena, di mistici tedeschi. La Chiesa ufficiale, invece, aveva allacciato relazioni pericolosamente strette con Tambiente,
.■ sul piano culturale aveva tentato la
grande sintesi filosofico-teologica tomista (che deve il nome e l’impulso,
oggi ancora operante, a Tommaso
d’Aquino). che tende ad inquadrare
in schemi Icgici estranei l’Evangelo
scritturale, avviando un connubio
gravido di conseguenze fra ragione e
fede; sul piano politico tentava, nella
Il Consigli
e il censimento
Il Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche d'Italia nella sua assemblea avuta a Roma negli scorsi giorni, ha tra l'altro preso atto dello stato
di disagio in cui si sono venuti a trovare gli evangelici di ogni parte d Italia in occasione del censimento a
causa della voce relativa alla « circoscrizione parrocchiale ». Assai spesso
tale voce è stata compilata d'uflRcio
dagli addetti alle operazioni di censimento dandosi così l'impressione
che tutta la popolazione dovesse essere irreggimentata nell'ambito delle
o Federale
del centenario
parrocchie cattoliche ad opera dello
Stato. Nel rilevare che la « circoscrizione parrocchiale » non rientra tra
quelle dell'amministrazione dello Stato e che a mezzo del censimento è
stata in tal modo esercitata una pressione confessionale indiretta sulla
generalità della popolazione, il Consiglio Federale ha indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri una
apposita nota segnalando il turbamento delle coscienze destato dalla
lamentata circostanza.
Roma, 23 Ottobre 1961.
grande lotta fra Chiesa e Impero e
nel costituirsi dello Stato pontificio,
la sintesi pericolosa Stato-Chiesa,
che ancor oggi proietta la sua ombra
in cosi larghi settori. Solo sparuti
gruppi di anticonformisti, di settari
— e i 'Valdesi primitivi fra questi —
resistevano, senza aver però le idee
eccessivamente chiare, e rifiutando
spesso le colpe morali, senza ben discernere quelle dottrinali.
Sicché, allo scatenarsi dell’offensiva neopagana rinascimentale, che
scrollava vigorosamente ogni principio assoluto che non fosse la mente
e la volontà dell’uomo, la Chiesa si
trovò debole, invischiata in situazioni politiche e culturali tutt’altro che
limpide.
Fu tuttavia segno di vitalità di tutta la Chiesa, deH’operare dello Spirito Santo in essa, il fatto che vi furono uomini che accettarono la sfida —
anche se talvolta cedettero anch’essi
allo spirito d’intolleranza del secolo;
c mentre lottavano per la purezza
evangelica della fede e della chiesa,
diedero pure, nella loro protesta, note fondamentali di un rinnovamento
sociale e politico, in cui fosse riconosciuto che a Dio solo spetta la gloria.
Non si vuole qui affermare apologeticamente che il mondo moderno è
frutto della Riforma soltanto; essa
ne determinò, però, alcuni elementi
fondamentali; il valore e la responsabilità della persona umana, nella
sua individualità e nella sua socialità; il senso vocazionale della vita, del
lavoro; l’umile senso dei limiti e l’invitta speranza nel Signore della storia: elementi poi largamente secolarizzati, ma che non possono negare
la loro origine.
La forza dei Riformatori non furono i principi tedeschi nè i bastioni
ginevrini (come la forza dei Valdesi
non furono le loro rocce, neppure le
più impervie della Val d’Angrogna o
della Balziglia) : fu la Parola di Dio,
rimessa al centro dei tem*pli e delle
vite, e il centro di quella Parola: la
croce di Cristo e la sua risurrezione ;
quella croce che anche allora era follia per quelli che volevano sapienza,
come gli umanisti pagani e cristiani
orgogliosamente convinti della grandezza divina deH’ucmo, e scandalo
per quei settari che, certi deirilluminazione diretta dello Spirito, volevano costruire il Regno eterno in terra,
magari col ferro e col fuoco, con le
Icro mani e secondo la loro volontà,
rifiutando che la verità e la giustizia
potessero essere contraddette e dovessero lottare inermi.
Di fronte agli uni ed agli altri i Riformatori, sulla traccia di Paolo, non
hanno voluto sapere altro che Cristo
e lui crocifisso, si sono abbandonati
alla lucida follia della croce di Cristo.
Appassionatamente consci della realtà della croce, im riflesso della realtà
trionfante della risurrezione li ha illuminati, e hanno testimoniato che il
Crocifisso è risuscitato ed è il Signore; che il suo regno, anche se pare assurda pretesa, è alle porte, mettendo in crisi le savie politiche e culture come le visionarie rivoluzioni
che dimenticano, le une e le altre, ohe
la gloria spetta a Dio soltanto. Signore dell’oggi e del domani, della fine e
vero nuovo principio, del vero rinnovamento di tutte le cose: cuori e
strutture.
« * «
Perchè fermarsi tanto su quest’epoca della Riforma? Perchè, pur nella
diversità radicale delle situazioni, essa presenta notevoli coincidenze con
la nostra.
Anche oggi — se pur più rozzo ed
incolto, nell’insieme — si afferma un
nuovo umanesimo. Un nuovo modo
di intendere la vita, facendo astrazione da tutto quel che non sia l’uomo, con i suoi pensieri, i suoi piaceri,
i suoi sentimenti, le sue aspirazioni,
sta coprendo il mondo con la sua onda possente. Bisognerebbe esser ciechi per non vedere come quest’onda
arriva oioinque, anche nelle nostre
chiese e nelle nostre case, nei nostri
pensieri, nel nostro atteggiamento,
nel nostro lavoro e nel nostro riposo,
nei nostri svaghi.
L’uomo è misura di tutte le cose
anche quando non ci si arriva, e si
vive più o meno dolorosamente al di
sotto di questo livello, a questo si anela, non ad altro: avere tutto ciò che
si desidera, oppure, per i meno superficiali, trovare in sè stessi il senso dell’esistepzia. Quanta smagata tristez*za, talvolta disperata, ci sia sempre in
quest’atteggiamento, la nostra generazione che succede a due guerre e
ne vede balenare minacciosa una più
tremenda, lo sa come poche altre; e
neppure i pochi che fanno la dolce
vita ne sono certo esenti, anzi. Non
solo è il quadro che la letteratura e
10 spettàcolo e la cronaca, a tutti i livelli, ci presentano; ma sentiamo bene come esso trovi un’eco in noi tutti.
Dà da riflettere il confronto fra gli
spiriti più lucidi del XVI" secolo e di
oggi; la stessa rigorosa lucidità che
straccia i veli «pietosi» che coprono
11 nulla o peggio, talvolta lo stesso
stoico ma disperato coraggio; al limite lo stesso senso di tremenda solitudine, di essenziale vanità. Anche se
l’uomo della strada, oggi come allora,
non si riconosce forse negli estremi
di questo quadro, tale è tuttavia l’aria
che respiriamo. {senue in ;>ng.)
La tradizionale riunione degli uomini
delle Valli ha avuto luogo quest’anno ad
Agape il 22 u. s. ed anche se il numero
dei partecipanti è stato leggermente inferiore a quello dell’ultimo incontro, que
sto è riuscito assai bene.
Forse l’argomento trattato : « / primi risultati dell’inchiesta a Frali » ha scoraggiato qualcuno, che può aver avuto l’impressione si trattasse di un argomento interessante soltanto Frali, o tutt’al più la vai
Germanasca. In realtà, invece, sia a causa del carattere molto diverso delle varie
zene che compongono Frali sia a causa di
quelle caratteristiche che sono praticamen•.! costanti in tutte le zone delle nostre
Valli, Tinichiesta offriva molti elementi utili a tutti e di notevole interesse per evitare certi errori, sempre possibili, nell’impostare i nostri problemi economici e spirituali.
Giunti al mattino ad Agape che ha offerto un buon caffè, i partecipanti hanno
preso parte al culto nel tempio di Frali,
dove il Fastore Comba ha predicato su di
un testo di circostanza, con un sermone
assai efficace, die sarà certamente ricordato da molti.
Nel pomeriggio il Fastore Davite ha presentato i primi risultati dell’inchiesta illustrando i dati distribuiti ai partecipanti in
un fascicolo ciclostilato traendo alcune coniTusioni dalle risposte numerose e interessanti, che gli abitanti di Frali, Rodoretto
• Crosetto hanno dato alle 1(K) e più domande presentate loro dagli intervistatori.
La discussione è stata interessante, anche se non molto lunga, sia per il poco
tempo a disposizione, sia per il numero
considerevole degli argomenti trattati dalrinchiesia. D’altronde lo scopo di questo
Inconir.) era soprattutto di prendere cottosi enza di questo lavoro e della situazione
die Ita delineato nelle nostre zone. Non
sono, tuttavia, mancati degli interventi interessanti e sono state prese alcune decisioni : visitare la cooperativa di piccoli proprietari di Montalenghi, vicino ad Ivrea, e
prendere informazioni dirette delle nuove
possibilità di arboricultura forestale, visitando un grande vivaio sulla collina torinese.
Foi il Fast. Gerard Gadier (Queyrais) ha
brillantemente presentato il lavoro sociale
' spirituale compiuto dalle organizzazioni
rurali protestanti francesi che hanno ormai
una lunga esperienza ed un bel numero di
realizzazioni al loro attivo. La simpatia
per la Chiesa Valdese è ben sentita anebe
in quegli ambienti che, per voce del loro
rappresentante, hanno offerto la loro collaborazione fraterna alle Valli per la soluzione dei problemi che abbiamo davanti
a noi.
Intanto l’ora avanzava, la banda di Frali
aveva preparato il concerto ebe gentilmente offre in questa occasione, cosicché, affidato ad un gruppo ristretto l’incarico Ji
mettere a punto e di concretare al momento buono le varie decisioni indicate dalla
assemblea, i partecipanti potevano dedicarsi all’ascolto della musica, sorbendo una
tazza di tbè.
{Ci proponiamo di presentare i dati delVinchiestn di cui sopra in una serie di arlicoli. n.d.r.)
AD IVREA
100 anni di presenza
evangelica
Il 1« novembre si è celebrato ad
Ivrea il centenario della presenza
evangelica (la prima opera fu metodista) con forte partecipazione — accanto ai fratelli eporediesi — di protestanti piemontesi, lombardi e più
lontani, e di pubblico, che hanno per
due volte riempito il teatro comunale, dove si è svolta la manifestazione.
Al prossimo numero la cronaca della
giornata; alla Chiesa di Ivrea l’augurio fraterno che le sia dato di incar
nare sempre più una presenza evan
gelica nella città così in sviluppo.
Avete già prenotato
“Valli Nostre,, 1962?
E’ in corso di stampa il calendario
«Valli nostre» 1962. Quest’anno uscirà in tre edizioni: italo-francese, italo-tedesca, italo-inglese. Il prezzo sarà
di L. 400, senza sconto. A quanti si
sono prenotati o si prenoteranno entro il 10 novembre, presso la Claudiana, sarà ceduto al prezzo di L. 300 la
copia. Dopo tale data non sarà più
praticato alcuno sconto. Se avete pa
renti ed amici all’estero pensate anche a loro!
2
pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 43 — 3 novembre 1961
ALL'ALTISSIMO
Leggores Apocalisse 7 - Testo: Apocalisse 7: 0~17
Tempo di trasformazioni radicali e di altrettanto radicali minacce:
tempo duro, senza dubbi; tanto che ci viene spesso da pensare che
non riusciremo a vedere l’uscita della strada su cui ci siamo incamminati
perchè non riusciremo a resistere fino alla fine.
Certo la maggioranza delle persone cerca disperatamente di illudersi
che le cose non stanno così, che tutto va, o per lo meno andrà per il meglio, e da molte parti si coltiva, per interesse, questa illusione; ma la
Parola di Dio, no.
Non ci dice una bella parolina per farci dimenticare la realtà quotidiana e cullarci in false sicurezze o trasportarci in cieli artificiali su
nuvolette rosa che spariranno sotto di noi al primo vento. Essa ci dice
chiaramente e crudamente come stanno le cose, tanto crudamente che la
realtà ci appare talvolta ancora più nera di quanto non sembri essere
negli avvenimenti che viviamo.
Ma se la situazione è seria, e proprio perchè lo è, nel bel mezzo
delle visioni di giudizio ecco qualcosa di totalmente diverso, non perchè
la realtà sia stata dimenticata, ma perchè la visione di questo capitolo
schiude la p>orta dei cieli e lascia intravedere qualcosa delle realtà vere
ed eterne di Dio per noi.
Nel turbinio degli avvenimenti c’è un momento di tranquillità totale
cui i venti distruttori sono incatenati e neppure una foglia muove
sulla terra.
In questo momento di pace un velo si alza sulle cose eterne ed ecco
la Chiesa di Gesù Cristo dinnanzi a Dio.
La comunità dei credenti che viene dalla « grande tribolazione »,
che viene cioè dal rendere la sua testimonianza a Cristo sulla terra in
op>ere ed in parole, in testimonianza ed in servizio. La comunità di coloro a cui il Signore crocifisso e risorto ha lavato i peccati col proprio
sangue ed ha dato la veste bianca della sua giustificazione.
Tutta la Chiesa è riunita assieme, nella sua unità in Cristo, sebbene
provenga da ogni parte della terra, dal popwlo dell’Antico Patto (le dodici tribù) come da quello del nuovo.
Ed è un numero sterminato di persone, che nessuno può conoscere,
tanto numeroso che nessuno può contare. Il 144.000 è cifra simbolica
rappresentata da 12 al quadrato (la perfezione dell opera di Dio) moltiplicata per il numero deH’immensità (l.OfX)); indica dunque la grandezza e la perfezione dell’opera che Dio ha compiuto nel mondo per mezzo
della testimonianza e del servizio dei suoi eletti, senza alcun riferimento
al valore aritmetico di questa cifra.
E dire che tante volte i credenti oggi si sentono soli nel mondo, o almeno tremendamente pochi, quasi da contarsi sulle dita di una
mano! E per questo ci scoraggiamo, e il timore paralizza le nostre già
poche forze. Ci sentiamo come il profeta Elia (I Re 19), soli ed abbandonati, nella impossibilità di agire ancora con efficacia in questo mondo,
non riusciamo a trovare dei fratelli che si impegnino con noi come vorremmo e ripetiamo la parola dell’antico profeta « Sono rimasto solo! ».
IL nORRlERE DELLE DiaCDMESSE
I 100 anni della Conferenza
generale di Kaiserswerth
Venticinque anni dopo la fondazione della prima Casa di Diaconesse ad opera del Pastore Findler a
Kaiserswerth (Germania), molte altre case analoghe si erano venute costituendo sia in Germania che altrove (Francia, Svizzera, Olanda, Inghilterra ecc.). Il Pastore Findler
pensò di invitare i Direttori di queste Case ad una conferenza per studiare insieme i problemi comuni. Si
ebbe cosi nel 1861 la prima Conferenza di Kaiserswerth.
Fra i 10 punti di discussione notiamo i seguenti; La posizione della Casa Madre nei rispetti della
(diiesa e dello Stato; la direzione interna della Casa; la formazione sia
sjiirituale che professionale delle novizie; la cura delle diaconesse: stipendio, vacanze, medicine ecc.
A questa prima Conferenza parteciparono 12 Case. Fra l’altro fu precisato che ogni Casa dipende dalla
sua Chiesa che esercita anche un
certo controllo su essa, pur avendo
Ir Case delle Diaconesse un loro ordinamento particolare.
Dopo questa prima conferenza ne
seguirono altre e si costituì un vero
e proprio organismo detto: Conferenza geiu’rule di Kaiserswerth. Questi incontri che si ripetevano ogni .1
ì.a Direttrice di Kaiserswerth :
Charlotte Renner
o 4 anni erano per quel tempo una
manifestazione ecumenica di particolare rilievo perchè riunivano Case di Diaconesse appartenenti a diversi paesi e a diverse denominazioni evangeliche.
Subito dopo la seconda guerra
mondiale le varie Case delle Diaconesse dei paesi occidentali ripresero
contatto (tranne quelle di Germania) e nel 1946 posero le basi di una
Alleanza ecnmenica che prese il nome « Diaconia y> e che fu fondata
ufficialmente nel 1947. A questa Alleanza aderiscono Diaconesse con organizzazioni assai diverse le une dalle altre di modo che, quando la Conferenza generale di Kaiserswerth si
riorganizzò si vide che le due cose
erano non in contrasto ma complementari.
Quest’anno ha avuto luogo a Kaiserswerth la Conferenza del centenario. In questa occasione la nostra
Casa delle Diaconesse Valdesi, che
ancora non è legata alla Conferenza,
è stata invitata come ospite, nella
persona del suo Direttore.
Esprimiamo qui la nostra riconoscenza per questo invito che ha dati- modo al Direttore della nostra
Casa di conoscere meglio molti problemi inerenti alla Diaconia nella
chiesa ed alla organizzazione delle
Case delle Diaconesse ed alla loro
caratteristica spiritualità.
In questo momento in quasi tutte
le Case delle Diaconesse v’è una diminuzione di novizie, ma per contro
la Diaconia in questa specifica forma si manifesta in nuovi paesi come
il« Brasile, in India, in Giappone,
nel Camemn, e anche nei paesi d’Europa vi sono alcune nuove Case sorte in questi ultimi anni e che <lannc bene a sperare.
Franco Soininani
II y a des hommes qui prient et
des hommes qui ne prient pas, et
voilà peut-être le grand départagement des hommes.
C. F. Ramuz
Anche in giro si sente dire, dai non credenti, che ormai le chiese
sono in liquidazione ed i credenti destinati a scomparire da esponenti, di
un mondo passato quali sono, distrutti dalla luce della nuova civiltà che
sorge.
E’ vero che una certa potenza della Chiesa se ne sta andando: gli
imperatori non chiedono più ad essa di porre la corona sul loro capo e
l’ora dei partiti cristiani (che non hanno mai fatto il bel tempo e la pioggia nella politica mondiale) si avvia alla sua fine. Soltanto più certi anticlericali si illudono che le guerre si facciano per far piacere ad un papa
o (chi lo sa?) ad un Concilio Ecumenico! Non stupisce quindi che coloro che hanno conosciuto della Chiesa solo la sua potenza od il suo
lustro esteriori credano che essa finisca con queste cose. Ma il credente sa
che non è così, anzi è tutto il contrario.
No. Non siamo soli! Al suo profeta Dio ha rivelato che altri 7.000
non avevano piegato le ginocchia davanti a Baal, il che fa una percentuale insospettata nell’Israele di quel tempo, ed ai credenti di oggi lo
stesso Dio dice che ce ne sono altri 144.000 con tutto quel che questo
numero significa.
Essi sono « segnati in fronte con il marchio di Dio » : sono sua proprietà, sono i servitori che gli appartengono. Cristo li ha acquistati con
la sua morte, suggellati con la sua resurrezione: nessuno ha ora il diritto
di riprenderli, nessuno ha la potenza o l’autorità di strapparglieli.
C i sentiamo deboli, e lo siamo, infatti, come singoli credenti con le
nostre tentazioni, le nostre perplessità, i nostri dubbi e timori; lo
siamo anche come chiesa e ne vediamo continuamente i segni. Ma la
mano di Dio si è stretta intorno a noi e ci protegge, non dalle prove
perchè non siamo ancora nel suo Regno, ma da Satana e daH’inferno,
e non sarà certo la potenza della tecnica o della politica a strapparci
dalla mano del nostro Signore.
Per questo la Chiesa e tutta la creazione di Dio si seguono in un
canto di lode e di trionfo.
I cavalli dell’Apocalisse si sono mutati in una visione come quella
del salmo 23 con la dilferenza che non le acque chete, ma la fonte della
vita è la meta del nostro viaggio.
I nostri spaventi si mutano in visioni ed in realtà di pace e gioia
profonde.
Pace e gioia, canti di lode e di trionfo in piena Apocalisse, cioè nel
mezzo di questo tempo che viviamo: ecco che cosa ci è dato di fare.
Alziamo quindi, noi i credenti scoraggiati e « soli », i nostri sguardi
al di sopra delle nostre montagne, delle frontiere e degli spaventi del
nostro tempo e lasciamo che i nostri occhi siano aperti e la nostra vita
si riempia di questa realtà benedetta che Dio ha preparato per noi e per
il nostro mondo e che le nostre anime e le nostre labbra si sciolgano al
canto della gioia e della riconoscenza.
Franco Davitf.
{Dalia predicazione temita ai Chiotti il 1-10-1961).
L’enlrala della attuale Casa Madre di
Kaisersworth
Abbiamo ricevuto...
La Chiesa di Tarre PeUice, ritonospente
per il ministerio del Pasl. Gino Conte, offre L. 50.C00 per il derieit delPEco dello
Valli.
in questo caso la riconoscenza del direttore è tanto più grande quanto più Vojferta
è immeritata e il segno d'affetto più gratuito: grazie a voi. fratelli e sorelle di Torre Pellice; e grazie soprattutto — come
Vavete voluto esprimere -- al Signore che
ci ha stretti nella comunione del suo Spirito Santo. Gino Conte
IVInoi/a Dehli si ai/vìcina
Avete letto e seguito l’opuscolo ;
;< GESÙ’ CRISTO, la luce del mondo »,
edito a cura del Consiglio ecumenico
delle Chiese? Tutte le Chiese, nella
meditazione e nella preghiera, possono così preparare insieme la IH» assemblea generale ecumenica, che si
terrà a Nuova Dehli alla fine di novembre. Potete ancora richiedere
l’opuscolo alla Claudiana, 88 pp. riccamente illustrate, L. 150.
ARRIVI IN LIBRERIA
f'n seul Seigneur, un seul baptême, quaderno di « Verbum Caro », pubblicato
per il Consiglio ecumenico delle Chiese
dalle Presses de Taizé, L. 540.
A. Benoit - L’actualité des Pères de l’Egli.
se. Cahier théol. 47, Neuchâtel-Paris 1961
L. 760.
D. Bonhohffek ■ Tentation. Labor et Fides, Genève 1961, L. 575.
Ch. Bhuetsch - Les Mormons ou Saints
des derniers jours.
J. Robert - Catholiques apostoliques et
néo-apostoliques.
i due primi volumetti della nuova collana « Connaissance des sectes » della
Delachaux-.Mestlé, ognuno L. 450.
M. Kohler - Artisans et partisans de la
croix. Neuchâtel-Paris 1%1, L. 1.100.
Vari - Il volto del protestantesimo europeo.
Ediz. LICE, Torino 1961, L. 500.
P. Tournier - Les saisons de la vie. Lahor
et Fides, Genève 1961, L. 500.
F. Chvbod ■ Storia dell’idea d’Europa. Laterza, Bari 1961, pp. 20«, L. 1.200.
A. CAPtriNr - Battezzati non credenti. Parenti, Milano 1961, L. 800.
P Mi SINI - Katanga, pelli di fuoco. Parma-Roma, 1961, L. 2.000.
¡1 processone, a cura di D. Zi'Cf.ARO. Gramsci e i dirigenti comunisti davanti al
tribunale speciale. Editori Riuniti, Ro.
ma 1951, L. 1.000.
T. Mo;to - Lettere della prigionia. Borin
gliieri. Tarino 1961, L. 800.
,] M. Vncer - Sociologia della religione
Baringliieri, T-orino 1961, L. 3.000,
Potete richiedere questi libri alla Claudiana: per le Valli a Torre Pellice, c.c.p.
2/17557; per le altre regioni a Torino, via
P. Tammasi) 1 d, c.c.p. 2/21641.
UNIONISTI,
A TTENZIONEI
Unionisti, avete ripreso le vostre attività, e probabilmente siete pure in
cerca di recite da mettere in cantiere.
La Claudiana sta preparando — e
saranno pronti a giorni — i testi di
tre recite, scritte per le nostre filodrammatiche, che si offrono ciclostilate, in modo da limitarne al massimo il prezzo.
Ecco i titoli:
Enrico CORSANI : « Mamma »
Alberto GUADALAXARA ; « L’omino
sul sicomoro ».
Edina RIBET ROSTAIN: «Una Pasqua della Riforma ».
* * H«
Edite precedentemente dalla Claudiana: «Cisterne screpolate» (L. 260)
e «Il sapore del sale» (L. 300), entrambe di Edina RIBET ROSTAIN.
Vi ricordiamo pure « La boina » di
Ada MEILLE (L. 300).
4: ^
Vi segnaliamo, infine, che nel numero di settembre dei « Ridotto » è
tata pubblicata fra l’altro una commedia inedita, in tre atti, di Vittorio
CALVINO; «Una notte di maggio».
Il fascicolo può essere ottenuto, al
prezzo di L. 300, presso la Claudiana,
er le Valli Valdesi a Torre Pellice,
;sr le altre regioni a Torino, via Prin■ipe Tommaso 1.
York — E’ stalo insedialo .come 88«« artivescovo di York F. D. Cogigan. Nel .suo
sermone d’inizio ha chiesto ai cristiani di
dar prova di maggiore coscienza internazionale. « E’ più importante che Topera
cristiana prosegua in Africa, che non di
avere organi nuovi e più lussuosi nella nostra parroicohia (...). E’ urgente che la
Chiesa si dia ad aiutare i 300 o 500 Jiiilitini di uomini che soffrono per la fame, anche quando le eircoslanze sono ’normali’;
bisogna farlo, a costo di qualunque .sacrificio, qualunque eonseguenza ciò possa
avere sulla nostra vita ecclesiastica di qui ».
Egr. Direttore,
vifAo die la discussione continua vorrei
pregarla di concedere anche a me un po’
di spazio perchè io possa dare la mia testimonianza in qualità di infermiera diplomata in psichiatria al signor C. P. che, a
quanto sembra, non è del lutto bene informato.
lo dunque, sono una di quelle ragazze
Valdesi che per diverse ragioni troppo lunghe da enumerare qui, hanno fatto i corsi
di infermiera in .Svizzera. Appena conseguito il diploma tornai in Italia, alle Valli, dove mi sposai. Da allora, sono passati
f«ei anni, ho sempre lavorato, prima con
più difficoltà, mi sono accontentala di assistere privatamente qualrhe ammalalo, ho
fatto veglie in Ospedale, ho lavorato anrhi'
un po’ di tempo in uno dei nostri Ospedali Valdesi. Ora da due anni sono ottima
mente sistemala in un grande stabilimento
eil il mio lavoro è sempre stalo apprezzalo
e con lutto il cuore lenherò di fare in
ii'odo che esso continui ad esserlo. Eppure non ho che il dipl.oina svizzero di infermiera iti psichiatria!
Ciò per provarle che i corsi che ci danno in Svizzera e la pratica che ri insegnano pazientemente «iorno per giorno durante tre anni non sono nulla o solo sfruttamento, eoine lei signor E. P. ha l’aria di
pensare.
Ed ora mi permetta una domanda. Perchè il nostro diploma svizzero è eonside
rato valido in America, Canada, Inghilterra, Svezia, Danimarca ere. mentre non lo
è nei paesi Ialini, uno dei quali l’Italia, e
non lo è nei nostri Ospedali Valdesi? Fotsj che ei vuole più «‘ultura a curare i medesimi ammalali a serondo del paese in cui
si trovano?
Molte altre rose vorrei dire, come ad
esempio che non sono la sola ad essere slstenial.a bene in Piemonte, altre mie compagne lavorano e sono apprezzate, ma non
voglio approfittare di più dello spazio concessomi. Distinti saluti. lln’inlermiera
Rispondo io alle « diatribe » di e. p. e
di m. t. Non sono certo l’oraeolo, ma se
l’è una persona che possa parlare con cognizione di causa, è la «oltoisiritta che ha
lavorato in diversi nostri Istituti e «he
ne ha viste e subite tante!
Sono d’acconlo che sarebbe più « he giusto che nessuna infermiera (o lavorante)
si re«'a«se a lavorare altrove ma «he si dedicasse alle nostre svariate opere, così
bisognose di personale! Ma come sarebbe
anche bello poter entrare in un ambiente
che «sapesse » di VERO .AMORE FRATERNO, neU’accoglienza Cristiana!
Invece...
All’Eslero non sarà lutto roseo, ammettiamolo ; ma le lettere elle ci sono giunte
parlano e confermano favorevolmente.
Ma il difetto « xe nel manego! ».
Peccato, peccato davvero!
Clara di Felino.
Pubblichiamo, in parte, la lettera della
nostra lettrice, tralasciando alcune frasi
un violente... Non ce ne vorrà, se ci
permettiamo di ricordarle quanto occorra
guardarsi dai personalismi {anche .se si è
toccati sul vivo!), dai giudizi partigiani.
dalle generalizzazioni, e proprio i nostri
ambienti ecclesiastici ne sono spesso avvelenati. talvolta con una parola lanciata
così...
Tuttavia, questa voce —' e non è isolata
— ha pure da essere un serio richiamo a
quanti hanno, proprio nella Chiesa, responsalnlith direttiva e amministrativa, a
vegliare per non dimenticare mai l’uomo,
assillati dalle tante preoccupazioni che urgono. Le nostre istituzioni ecclesiastiche,
i nostri quadri organizzativi e amministrativi sono punti nevralgici della nostra testimonianza. banchi di prova della nostra
convinzione che Dio è amore; ci vuole solidarietà con quanti sono più direttamente
impegnati in questa prova.
(...) Nell’Innario Avventista Francese è
«onlemito l’inno: «« Le eolporleur vaudois »
di G. De Felice; in quello italiano abbiamo la musica con altre parole; fra i Vaidesi, però, qualcuno — non so dii — conservava la traduzione in italiano delle parole di G. De Felice; se vi fosse possibile
procurarmele, ve ne sarei infinitamente
grato. G. Ferrara (Genova'
Si ricercano i seguenti libri d’antiquariato :
CANTI)’: Gli eretici d’Italia.
D. CANTIMORI : Studi di Storia.
L. DE3ANTH; Compendio di controversie.
L. DESANTIS: Anatomia del Papismo.
0. COCORD.4: L’immortalità delTanimaS«TÌvere alla redazione. Grazie.
3
3 novembre 1961 — N. 43
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag. ì
PIERRE VIRET - “ il sorriso della Riforma „
« Nul n'a prêché avec plus d'autorité que Calvin,
nul n'a tonné plus fort que Farei,
quant à Viret, nul n'a plus de charme quand
[il parle »
(Théodore de Bèze)
II 4 maggio 1511 nasceva ad Orbe Pierre Viret, l’uomo che assieme a Calvino, Farei, Beza,
Froment e tanti altri, fu l’anima della Riforma
nella Svizzera francese e seppe validamente servire la Chiesa anche in terra di Francia. Nel 450"
anniversario della sua nascita abbiamo desiderato
ricordare la vita e l’opera di questo servitore di
Dio che seppe, a suo tempo, preoccuparsi con
amore anche dei Valdesi del Piemonte e delle loro
lotte. Esprimiamo la. nostra riconoscenza al post.
Jean Métraux che ci ha grandemente facilitato il
compito prcKurandcci l’ottimo volumetto di Huguette Chausson ’’Pierre Viret. ce viret qui fit virer". edito nel settembre di quest'anno a cura dell’Eglise Nationaìe Vaudoise. nonché i clichés che
appaiono in questa pagina, tratti da ’’Aonanach
Protestant et Annuaìre des Eglises Romandes”.
Qua e là abbia no conservato nelle citazioni il
francese amico per lasciare intatto lo stile caratteristico del Riformatore e degli uomini del .mo
tempo.
Il tempio di Orbe
patria di P. Viret
« Si je dois souhaiter que Dieu
soit glorifié... où dois-je désirer
qu’il le soit plus et plus tôt
qu’au pays de ma naissance? »
Sembra che Farei, il focoso Riformatore di Gap avesse ricevuto da Dio
la capacità di scorgere tra gli uomiiri
toccati daU’Evangelo chi poteva guidare la Chiesa verso quel rinnovamento che egli stesso considerava indilazionabile. A questa chiara visione
dei doni e dei compiti assegnati a ciascuno Farei univa una grande capacità di convincere. Lo seppe Calville,
inchiodato al suo posto di battaglia
dalla voce tonante di colui che aveva
iniziato «le saint ouvrage» a Ginevra. Ma lo seppe prima di lui Pierre
Viret che, appena ventenne, si vide
indicare da Farei un compito ben impegnativo. quello^ di introdurre la Riforma nella sua Orbe natia.
Da quel momento il giovane promettente allievo del collegio Monteigu che aveva dovuto fuggire da Parigi per sfuggire alla caccia all eretico da poco scatenatasi, senza aver
terminato gli studi, mise senza esitazione la sua parola eloquente e persuasiva al servizio dell’Evangelo e
della sua terra.
«Ce Viret a beau virer, il ne
nous virera pas » !
Viret, oltre ad essere il copome del
nostro, designava allora più coiriuneniente una specie di trottola. Si capisce facilmente, quindi, il gioco di
parole ohe i concittadini del giovane
« prédicant » facevano per schernire
colui che avrebbe voluto farli « virer »
all’Evangelo. Ma Viret non si lascio
intimorire daH’opposizione dichiarata
di molti. I suoi primi seguaci furono
il padre, Guglielmo, «couturier et retondeur de drap», e la mpre. Entrambi cattolici osservanti si sentirono tuttavia profondamente scossi pila predicazione del figlio e non esitarono a seguire la strada che egli indicava. Essi che pure avevano mandato il figlio a Parigi nella speranza
ili farne un buon sacerdote! Da que
sto momento è proprio un seguace di
Santa Romana Chiesa, il notaio Pierrefleur, che con un misto di stizza
confessionale e di fierezza per un sì
illustre figlio della città di Orbe, segue
passo passo nella sua cronaca i sue
lessi di Viret.
« Non si sarebbe sentito
tuonare »
Dio
Cosi scrive il Pierrefleur, sottoli< neande il tumulto col quale i più ac
colsero la predicazione tenuta dal Viret la Domenica delle Palme del 1531.
Una cronaca del tempo ci dà un’idea
ben precisa deH’atmoslera infuocata
nella quale risuonava la parola del
giovane Riformatore. A Grandeon.
ci viene riferito, « quand il est en
chaire les gens ne cessent de faire
trouble au sermon, tant dedans l’égli
se comm.e dehors, tant par sonnement
des cloches, crieries, murmures, frappement des portes; les uns venaient
devant le préchoir avec de grandes
croix, de aros chapelets qu’ils fesaient
sonner tant que le sermon durait; les
autres venaient à main violente frapper le ministre de charité ». Che Viret e gli altri Riformatori potessero
predicare in simili condizioni rimane
un segno del fatto che combattevano
la buona battaglia!
Un uomo di pace
Presto anche Neuchâtel e Payerne
ricorsero a Viret. Eppure egli non si
sentiva portato alla lotta. Per natura era piuttosto alieno dalle invettive
e dalla polemica. Specialmente se si
tiene cento che, il tempo in cui visse
fu un tempo in cui, beati loro, gli uomini non temevano di dire sempre
pane ai pane e vino al vino e tutti sa
pevano sempre esattamente quello
che gli altri pensavano di loro, Viret
u un moderato, anche quando si trat
tava di attaccare con santa decisione
l’altrui posizione. « De mon riaturel
j’ai toujours aimé la paix et j’ai eu
en horreur toutes les discussions et
troubles» potè dire di se stesso. Farei
lo definì. « caractère sans roideur,
Si celebra quest^anno ii 450° anniversario
della nascita dei Riformatere dei “ Pays de
Vaud „ e collaboratore di Calvino a Ginevra
Gioenneue vnhieü u Torino nel corleo dello del Piernón,e" (Foto I. Hufton.
âme vraiment chrétienne, pratiquant
la charité et recherchant la paix ».
Beza lo considerò sempre « merveilleusement débonnaire (dolce)», e Calvino qualificava volentieri il nome di
Viret con l’aggettivo « suavissimus ».
Ciò non toglie che, a tempo e luogo, specie se si trattava di partire in
guerra contro la romana armata di
,( caphards », di demolire la messa o
1 purgatorio non era secondo a nessuno, anche perchè il suo naturale
spìrito irònico lo Scingeva continuamente a inserire nel suo dire qualche
battuta ora azzeccata ora meno. Come quando definisce i « moines mendiants» come «moines mangeants» ;■
quando fa diventare il « purgatoire »
« purge-bourse » o « pagatoire ».
Ma è contro la messa che il Riformatore si accanisce maggiormente.
La messa, egli afferma, « ressemble
mieux à une basse, dance ou à une
m.orisque (danza moresca) et farce
qu’aux institutions de Jésus Christ ».
E altrove « Selon la messe fault les
accoustremens désignez, comme les
alcumistes et amoureux font, par couleurs et devises; asçavoir les jaunes
pour les apostres, les rouges pour les
martyrs, les vertz pour les confesseurs, les blancz pour les vierges, les
noirs pour les trespassez, et ainsi conséquamment des autres. C’est un songe que de y penser».
In seguito ad uno dei suoi memo
rubili attacchi contro le posizioni romane Viret fu chiamato in giudizio
Payerne e, mentre si recava in tribunale, forse per timore della sua ben
nota eloquenza, fu pugnalato alla
schiena da un prete che si era incaricato della cosa. Si temette per la su;a
vita. Ma ben presto il Riformatore
potè accettare l’invito di Farei che gli
chiedeva di sostenerlo nello sforzo decisivo per stabilire la Riforma a Ginevra. In quella occasione non man■ò di preoccuparsi anche dei fratelli
perseguitati in terra di Francia ed in
Piemonte. Anche qui cercarono di
farlo tacere, questa volta col veleno.
Ma, pur rimanendo da quel momento un uomo malaticcio, Viret si riprese ancora una volta e vide nella protezione divina una ragione di più per
lavorare ccn rinnovato impegno nella
Chiesa.
Losanna: luci ed ombre
Nel 1535 troviamo Viret a Losanna.
La città è passata da poco sotto la dominazione bernese. I Signori di Berna, che hanno abbracciato la Riforma, desiderano che i loro soggetti
vecchi e nuovi facciano altrettanto (le
ragioni politiche non sono assenti da
questo desiderio, ben inteso). Viret,
assieme a Farei, Calvino ed altri sarà
l’anima della « Disputa di Losanna »
indetta dai Signori di Berna e nei
corso della quale la posizione romana
'u rappresentata da persone scialbe
’ impreparate. Da quel momento Lo
sanna diventa il campo di azione dei
Nostro. Questo anche se i Signori di
Trema non ripagano sempre con mr'
ta comprensicne il loro suddito fedele ma incapace di lasciarsi asservire
in alcun modo.
Viret si pone all’opera con slancio,
ben sapendo che quella Riforma che
è stata introdotta « d’ufficio » a Lo
sanna deve ora conquistare i cuori.
Non dimentica di curare anche l’i
struzione. Si deve a lui il sorgere della Accademia che attira subito molti
studenti francesi e svizzeri e che avrà
fra i suoi docenti Beza e Cordier, divenendo in breve un importante cen
.ro ai cultura. Purtroppo tanto zem
lon incontra sempre un terreno mo.
to favorevole. Viret stigmatizza l’atteggiamento di molti che « ont volontiers écouté les prêcheurs quand ils
ont crié contre les vices des prêtres
et des moines, mais ils ne veulent
point ouïr crier contre les leurs. Ils
veulent qu’on leur prêche un Evangile sans repentance et sant amendement de vie ». Tuttavia egli rimane
sempre benevolo, umile, dotato di una
invidiabile capacità di perdonare le
offese e le incomprensioni che non
mancarono certo nella sua vita, giustificando così il soprannome di « sorriso della Riforma » che gli è stato
dato più tardi.
« Ont été faites à Orbe, les noces de Pierre Viret, prédicant,
avec Elisabotb, fille de Pierre
Turtaz, et les épousa Guillaume
Farei »
Nel 1538 Viret trovò il tempo (è la
narola adatta) di sposare una giovane
di Cxuc, Elisabette l'urtaz. La giov,
no- sposa si vide subito immersa ne.
la vita intensa e sfibrante del marito,
letteralmente sovraccarico di lavorq
Pastore, insegnante, scrittore infaticabile, Viret non interruppe una sola
Delle sue attività. « C’est ainsi — no
a Farei scrivendo a Calvinc — que
Viret prend du bon temps pendant
sa lune de miel » !
Corne se non bastasse Calvino e Farei sono espulsi da Ginevra, che mostra così di essere tutt’altro che completamente conquistata alla Riforma.
E‘ Viret che viene chiamato per placare le acque e che svolge la sua opera fruttuosa tra il 1541 e il ’42. Calmo
e Comprensivo, meno immischiato in
certe questioni litigiose, viene apprezzato tanto che un contemporaneo
può affermare « Ginevra è una nazione rinnovata, con l’aiuto di Dio, dal
lavoro di Viret ».
L’ora del lutto
Pochi anni dopo (1546) Elisabetta
Viret muore di tisi, lasciando un marito in preda al più terribile sconforto Calvino, preoccupato dello stato
■ li orcstrazione dell’amico, decide
:( nostre frère Viret est à marier ».
Forse preoccupato da questo intervento del collega m una questione
così personale Viret si occupa da solo di trovar moglie e sceglie una vedeva, Sebastienne de la Harpe, che
10 seguirà fedelmente nelle sue peregrinazioni e gli sopravviverà. Da questa unione nascono Maria, figlioccia
11 Farei, e Marta, il cui padrino fu lo
stesso Calvino.
ria l’orizzonte si oscura per Viret;
-! seguito ad ima irriducibile diversidi opinioni tra lui ed i Signori di
Berna per una grave questione di disciplina ecclesiastica (Viret sostiene
che è la Chiesa a dover decidere in
tal materia) egli viene destituito ed
espulso da Losanna; siamo nel 1558.
In terra di Francia
Quest’uomo in cattive condizioni di
salute lascia la sua terra con la tranquilla serenità di chi non ha patteggiato con la propria coscienza ; « il me
suffit d’avoir libéré mon âme et empêché que, par ma faute, un mauvais
exemple fût donné à l’Eglise... L’homme ne doit pas se croire trop nécessaire à l’Eglise. L’ouvrage de Dieu
subsiste ».
Da Ginevra, dove lascia momenta
neamente la famiglia, si dirige verso
Nîmes, poi verso Montpellier. La gene, al suo primo apparire si è domandata quanto possa ancora essere utile quel predicatore quasi senza voce
8 dal volto di morente. Eppure si riprende ancora una volta, in modo
m.iraccloso e la sua personalità si impone a tutti ; « religionnaires » o meno. Lo ritroviamo dopo qualche anno a Lione, impegnato nella sua o.pera di predicatore e di guida.
La causa dell’Evangelo, le lotte religiose e politiche che agitano la
Francia, lo obbligano a continui spostamenti. Dovunque egli porta la sua
parola che è essenzialmente una parola di pace e di tolleranza. « Quoique les ennemis de l’Evangile fassent
faut les gagner par bonnes doctrines et bons exemples, jusqu’à ce que
Dieu leur lasse la grâce de le-jr changer le coeur », egli scrive. Ali’inizio
del 1565 Viret viene comunque violentemente attaccato dai cattolici e
costretto ad abbandonare Lione.
Jeanne d’Albret e la Chiesa del
Béarn
Sarebbe dinuovo la vita errabonda
per il Nostro, se la regina di Navarra,
Jeanne d’Albret, non aprisse la porta
del Béarn, chiedendogli di organizzae sviluppare la vita della Chiesa
riformata in quella terra. Bau diviene la residenza di Viret, che accompagnano ora fedelmente la moglie ed
una figliola. Una volta ancora il pericolo bussa alla porta di casa Viret ;
nel 1569 il paese viene invaso da for26 ostili che però si ritirano senza
aver osato colpire il massimo esponente della Chiesa. E’ l’ultimo episodio di violenza a cui il Nostro assiste.
Poi gli ultimi anni trascorrono in una
tranquillità meritata.
Pierrefleur, il cronista d’Orbe, scrive con un rispetto misto a fierezza ;
« Pierre Viret, ayant partout grand
crédit et autorité est mort à Pau, le
plus aimé et avancé des gens et
grands seigneurs de sa religion » ; è
ranno 1571. Giovanni Conte
Pierre Viret ( 1511-1571 ), Riformatore del Pays de Vaud.
Foto : Musée historique vaudois ; cliché : « Almanach protestant de la Suisse
romande », gentilmente prestato.
4
pag. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 43 — 3 novembre 1961
Evangélisation
an Congo
Vendredi soir, 26 octobre, 1’« Aula Magna )) de Torre Pellice se remplit d’une
foule attirée par la conférence missionnaire sur le Congo. La salle était bondée.
Après quelques mots de bienvenue du
Past. Sommani, qui exprima la joie qui
était celle de tous pour cette soirée passée
dans la communion spirituelle et fraternelle, c’est le colonel Tzaut, chef territoriel
de l’Armée du Salut pour l’Italie, qui présenta à l’assemblée le couple belge Becquet;
11% furent appelés il y a 22 ans à commencer l’oeuvre de l’Armée du Salut au Congo, et ils travaillèrent soit à Léopoldville
soit à Brazzaville. M.me Becquet, architecte diplômé, eut l’immense tâche matérielle de l’organisation des constructions,
et au cours de toutes ces années un vaste
réseau d’écoles, de chapelles et de stations
missionnaires semblèrent miraculeusement
sortir du sol. D’autres Missions déjà avaient apporté la semence de l’Evangile dans
ce vaste pays. Mais les tribus africaines,
comme les peuples en Europe, restent toujours à évangéliser et à être nlis en présence de Celui qui seul nous fait réaliser
notre état de péché. La prédication de l’E
vangile commença à se faire en plein air,
à l’ombre des arbres ou sous les rayons
brûlants du soleil d’Afrique; et dès l’abord les Congolais vinrent l’écouter. Très
vite aussi, soit par les écoles du dimanche,
les cultes, les écoles, les dispensaires, les
missionnaires eurent la joie de voir des
Africains se convertir.
Une école militaire de l’Armée du Salut
fut fondée, où des jeunes gens et leurs femmes sont encore aujourd’hui préparés pour
devenir à leur tour messagers du Christ.
Partout où les pionniers de l’Evangile, de
toute langue, ont pénétré en Afrique, ils
ont trouvé que la femme indigène était considéré comme une servante et une esclave.
Au Congo, à l’arrivée de M.r et de M.me
Becquet, la Congolaise devait se tenir cachée dans la case, et vivre une vie secrète, certes jamais éclairée de la liberté
merveilleuse que nous a apporté le Christ.
Ce fut d’autant plus émouvant de voir passer devant nos yeux, en cette soirée, le
beau film en couleur qui nous permit de
réaliser les progrès qui ont changé la vie
de dont un peuple. Les cortèges d’hommes
et de femmes, revêtus de blanc, un foulard
rouge sur leur tête, suivants l’étandard
flamboyant qui les invite à toujours suivre
le Chriist, en combattant le bon combat de
la foi, défilèrent sous nos yeux. Des écoliers
joyeux et bruyants nous firent participer à
leur jeu de foot-ball, à leur ébats ou à
leurs acrobaties.
Les scènes au dispensaire, typiques toujours de l’oeuvre missionnaire, remuèrent
nos coeurs, en nous présentant ces tout
petits enfants noirs, souvent bien amaigris
par la maladie, que les mères sont lieureuses de pouvoir confier aux mains d’infirmières consacrées.
Un appel vibrant fut adressé à la jeunesse de Torre Pellice présente à la conférence. C’est chez nous que l’Armée du Salut
(ummença son ministère en Italie. L’évangélisation du mond est vaste et urgente, et
partout, en Afrique comme dans une Europe trop civilisée, le Maître de la moisson
réclame des ouvriers.
La conférence se donnait en français, mais
les orateurs furent, au fur et à mesure,
adimiiraiblement traduits en italien.
A tous nous disons merci, et nos coeurs
rendent gloire à Dieu. Graziella Jalla
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILLASECCA
— Sabato 21 ottobre nella cJiiesa di
Chiotti è «tato celebrato il ¡matrimonio di
Elena Clot (Combagarino) e Anuito Lon.^
(Pramolloi. Agli sposi che si sono stabiliti a PramoUo giunga ancora l’augurio
di tutta la Comunità per una vita benedetta dal Signore.
— Mercoledì 1 novembre i nostri Fratelli Gimranni Isacco e Jenny Peyronel
(Marcou) hanno avuto la gioia di celebrare le loro nozze d’oro, circondati da un
bel gruppo di familiari. I più cordiali auguri della Comunità li circondano nella
attesa di poter formulare quelli per le
nozze di diamante!
— Domenica 29 ottobre è stato amministrato il battesimo a Gilbert Gugliebnel
di Guido e Mafalda Clot (Serre Giors).
recentemente ritornati a stabilirsi fra di
noi dopo alcuni anni di permanenza in
Francia. Che il Signore benetlica questo
bimbo ed i suoi genitori.
— Assemblea di Chiesa si è riunita il
29 ai Chiotti per ascoltare la relazione del
la delegata al Sinodo che ha riferito delle
decisioni più importanti e ohe più interessano la nostra Chiesa di Villasecca. In
seguito sono stati eletti alcuni Anziani e
Diaconi, già indicati dai rispettivi quartieri. Il Sig. Guido Guglielmet è stato
eletto Anziano di Pian Faetto ponendo
così fine ad un lungo periodo di vacanza
in quel quitrtiere. Il Sig. Enrico Clot del
Peyroneo è stato eletto Diacono del quartiere di Trussan ed il Sig. Armando Viglieimo, già Diacono di ViUa'secca è stato
nominato Anziano di quello stesso quartiere. Purtroppo non è stato possibile
eleggere il Diacono di Villasecca, che il
quartiere aveva indicato nella persona di
Edwi Tron; infatti è giunta all’Assemblea
una sua lettera in cui dichiarava di non
poter più accettare l’incarico. Pur con
molto rincrescimento, e dopo aver consultato senza succeisso qualche Membro
del quartiere presente in assemblea, si è
soipraisseduto a questa elezione, nella speranza di trovare al più presto un Diacono
per questo quartiere.
— I nuovi membri del Concistoro saranno insediati nel loro incarico domenica
prossima, 5 novembre, in occasione del
culto con Stinta Cena che avrà luogo ni
Chiotti. Il Concistoro dà il suo benvenuto
ai nuovi Colleglli augurando loro un lavoro sereno e fecondo, al servizio del Signor Gesù Cristo nella Comunità che Egli
ha t-biainalo e formato in mezzo a noi.
— Nella settimana in corso sono iniziale le riunioni quartierali con la « vLsiin
(li quartiere » in metà della Parrocchia. 1
quartieri non visitali questa settimana, lo
saranno la settimana prossima.
— UUnione delle Madri inizierà la sua
attività il 12 novembre alle 14,30 con una
riunione in comune fra le Unioni di Oiiol.
ti. Trassan e Pomaretto. Siamo lieti di
invitare tutte le Sorelle di Chiesa, anclte
le non Unioniste, a partecipare a questo
incontro.
— Ricordiamo, inifine, olle la Corale riprende la sua attività dotmenica 5 novembre, alle ore 14. Si pregano lutti i coralisti di essere presenti.
* Per la prima volta la direzione della
Chiesa anglicana del Madagascar è affidata
ad un vescovo malgascio, Jean Marcel, insediato a Tananarive. La Chiesa anglicana
del Madagascar conta 35.000 membri.
L’epoca della ßifonna e il nostro tempo
(segue da pag. 1)
Quest’uomo di oggi, veramente travagliato spiritualmente anche quando non lo è materialmente, rivolge alla chiesa una sfida iranica ed amara,
e respinge quello che spesso è il suo
soporifero pseudoevangelo, la sua placida benintenzionata pietà, il suo cattedratico paternalismo. Come stupirsi della ripulsa o della sovrana indifferenza, se così spesso siamo una
chiesa conformista con l’ordine costituito, anche se non giusto? una
chiesa così spesso sulla difensiva e
non amorosamente allo sbaraglio, accettando senza offesa nè vergogna nè
paura di essere contraddetta e magari perseguitata, certa come dovrebbe
essere che Cristo regna anche quando lo si crocifigge, e si continua a farlo sprezzando la sua parola e l’opera
sua e colpendo i suoi testimoni? non
ci lasciamo troppo spesso intossicare
dalla mentalità corrente del nuovo
umanesimo, edizione XX» sec., che
non scorge orizzonti oltre l’uomo, anziché nutrirci quotidianamente, come
i Riformatori e i veri credenti d’ogni
tempo, della parola della croce di Cristo che è la potenza trionfante di
Dio? abbiamo, noi stessi, veramente
capito che il modo di agire di Dio, solo savio, solo Signore, è la croce : quel
lasciar sputare sul suo Figliolo, lar
sciarlo crocifiggere e morire, spezzando poi nelle mani e nei cuori l’arma
ai suoi nemici, amati al punto inimmaginabile e folle di dare per loro la
vita del proprio Unigenito?
Ci sono nel mondo abbastanza ideologie trionfanti, abbastanza politiche
d’avvenire, abbastanza civiltà gloriose: eppure si muore. La vita, ora e in
eterno sgorga solo dalla croce che il
Signore misericordioso traccia su
ogni vita, su ogni ideologia, su ogni
politica, su ogni civiltà e cultura, come l’ha posta, una volta per tutte,
sulle spalle del Figliolo diletto. Solo
chi sente le tenebre dense del Vener
dì santo — solo chi sente che la verità, la giustizia, l’amore di Dio sono
crocifissi da noi, dal mondo incredulo e dalla chiesa infedele sempre bisognosa di riforma — prova pure la
vera luminosa allegrezza di Pasqua,
sa con certezza di fede che l’Iddio
dall’indicibile amore ha l’ultima parola creatrice; e questa luce gioiosa,
magari intermittente come quella
d’un faro, ma inestinguibile, già illumina per il credente il tratto che ancora ha da percorrere, responsabile
ed attivo, in questo mondo.
E’ un caso, che proprio in questa
epoca dell’anno Lutero abbia affìsso
le sue Tesi alla porta della cattedrale
di Wittenberg; ma è cosa buona che
la celebrazione della Riforma — di
quando fu riscoperta la predicazione
della croce e della risurrezione — cada in questo tempo dell’anno in cui
pesa sulla chiesa la tentazione di un
ennesimo conformismo: quello di un
conscio o inconscio culto della morte, di un piegarsi vinti davanti alla
morte. Ma Gesù Cristo vive, regna, e
i6 tenebre non dureranno sempre per
la terra che ora è nell’angoscia: note u'Avvento già quasi risuonano.
A Dio soia , la gloria, squilla il messaggio severo e ardente riscoperto
dalla Riforma. Cantiamolo anche noi,
oggi: umili, accettando e meditando
rimplicito radicale giudizio su ogni
nostro vanto cne non sia gloriarci riconoscenti della croce dì Cristo; umili ma beati, perchè nella sua apparente debolezza Dio è un Dio forte,
possente, meravigliosamente vivo, nostro Dio e Redentore. Suo è il mondo ;
a lui appartengono il presente e il fu.uro, la morte e la vita: sono nella
,ua mano, ricchi di promessa come il
chicco di grano nel pugno del seminatore, il chicco che muore ma porta
molto frutto; e già la messe biondeggia. Gino Conte
LUSEHHA S. GIOVANNI
— Nuovo focolare. La mattina del 28 ottobre, nel nostro tempio, abbiamo avuto
la gioia di unire nel sacro vincolo del matrimoni j due cari giovani : Alberto Matteo
Prochet e Melitta Laila Salma figliola dei
P».store Rino Raima di Lugano.
— Ritornati alla Casa del Padre. Nel po.
meriggio del 28 ottobre, a Miravalle, abbiamo celebrato le esequie della nostra sortila 86enne Emilia Hub^- vedova del rimpianto pastore Davide Revel, del quale
eri stata per lunghi anni la fedele compagna d’opera in .Sicilia, alle Valli, a Milano, a Como. Il 31 ottobre, in lungo corteo accompagnavamo all’estrema dimora
l’involucro terreno di un’altra cara figura
del nostro piccolo mondo, Bartolomeo Bonnet della Ruà, dipartitosi dai suoi cari dopo lunga malattia, in età di 89 anni.
— Presentati al Signore. Domenica 29 ottobre, nel nostro tempio due teneri agnelli del gregge di Dio hanno ricevuto, nel
Battesimo, il segno della grazia del Signore: Daniela Boume di Umberto e Antonietta Slongo e Ugo Boulard di Valdo e
i'ghetto Monfrin Alda.
11 Signore benedica e santifichi la gioia
( onte il dolore dei suoi figliuoli e nella
gioia come nel dolore si fortifichi nel Signore la nostra umana solidarietà.
— Annunzio. Domenica 5 corrente le no
sire Unioni Femminili iniziano la loro belli! attività invernale. Tutte vivamente attese nella loro accogliente sala della Casa
Valdese.
— Domenica 5 corr. alle ore 16,30
riprendono le nostre riunioni nella
Sala degli Airali con un culto presieduto dal Prof. Gino Costabel. j.
TORBE PELLICE
— Il 15 ottobre ha avuto luogo la riunione di apertura delle Società Missionarie
di Torre Pellice. La presenza di tre Mis
sionari ritornati di recente dal loro eam
po di lavoro in Africa e la presenza di due
nostre giovani Sorelle che si apprestano a
recarsi nel campo della Missione ha dato
a questa riunione una particolare importanza. Molli i presènti. Dopo una breve
introduzione del Pastore Sommani e la relazione della Presidente delle Società, Signorina Lily Coisson, hanno parlato la
Sig.na Gaziella Jalla e il Sig. Roberto Coissonson interessando vivamente il pubblico
intorno ad alcuni aspetti della vita delle
giovani Chiese africàne.
Il Pastore Sommani a nome della Cbies.i di Torre Pellice come della Chiesa Valdese tutta ha dato il più caldo « bentornati I) ai Missionari R. Coisson e Signora e
Sig.na Jalla ed ha porto alle Sig.ne Paola
e Laura Nisbet l’augurio della nostra Comunità perchè il Signore benedica il lavoro che assumeranno nelle Missioni Svedese e di Parigi. Per quanto lontane da
noi esse rimarranno membri viventi della
nostra Chiesa chiamate a dare la loro testimonianza e il loro servizio per popoli
lontani.
La riunione termina, come vogliono le
vecchie e buone tradizioni, attorno ad una
tazza di tè.
In questi giorni hanno ripreso in molo promettente le varie attività di Chiesa.
La Società Enrico Arnaud si è riunita il
15 sera per udire la relazione annuale del
suo presidente Ing. Giovanni Pontet. Alla
prossima riunione avremo l’elezione del
Seggio.
Anche la Società di cucito ha ripreso la
sua attività il 18 Ottobre con una seduta
nella quale il Past. Gino Conte ha portato
messaggio della Parola e la Presidente
iig.ra Sommani ha fatto la relazione dell'anno passato e del Bazar estivo.
La Corale ha ripreso con lena le sue esercitazioni ed ha partecipato al Culto del 29
Ottobre. Quest’anno essa sarà chiamata ad
aiutare la Comunità ad introdurre nel culo i nuovi inni offerti dalla Commissione
dell’Innario.
Domenica 5 Novembre si riaprirà anclie
l’Unione delle Madri. Parlerà il Past. Giorgio Girardet.
Da Lunedì 6 Novembre riprenderanno le
Riunioni di quartiere.
—• Ringraziamo i Pastori Sigg.ri Giulio
Tron e Emilio Ganz per aver presieduto i
culti di Domenica 22 Ottobre.
— Domenica 29 Ottobre il Pastore Gino
Conte, presiedendo il Culto nel tempio del
■entro si è congedato dalla nostra Comunità.
Nel pomeriggio, nel refettorio del Convitto Valdese gentilmente messo a disposizione, ha avuto luogo un trattenimento familiare per un saluto semplice ed affettuoso della Comunità al Past. Conte. Nel contempo la Comunità ha avuto il primo contatto col Past. Renzo Bertalot giunto fra
noi da qualche giorno.
— Domenica 5 ottobre il Presidente della Commissione Distrettuale, Past. Giorgio
Girardet, procederà all’insediamento del
nostro secondo Pastore Renzo Bertalot, durante il culto nel tempio del centro.
— Atti liturgici. Battesimi: E’ stato amministrato il Battesimo a: Raffaella Eynard (Appiotti), Liliana e Gianfranco Grill
tDagotti). Il Signore benedica questi bambini.
Funerali: Pizzardi Adele; Durand Alberto (Rorà). Il Signore consoli gli afflitti e
ponga nei cuori la certezza della potenza
della Resurrezione.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
PERRERO ' MANIGLIA
— Sabato 7 ottobre, nel Tempio di Perrero è stalo l elebrato il matrimonio di due
nostri giovani unionisti Aldo Mussel e Marina Pons.
— Sabato 28 ottobre, nel Tempio di Ma
niglia è stato celebrato il matrimonio di
Mario Serrino, di Camporosso con Fernanda Ribet del Saretto di Maniglia.
Rinnoviamo agli sposi i migliori auguri
di una vita felice e benedetta dal Signore.
— Domenica 5 novembre l’Unione delle
madri di Ferrerò terrà la sua seduta alle
1-1,30. Ci auguriamo vivamente che tutte
possano essere presenti.
Vari membri della nostra comunità hanno recentemente ricevuto Pordine di presentarsi dinanzi al Giudice supremo:
Giovanni Michelin Salomon di anni 55,
del iSarel, il 30 agosto u. s. vittima del
troppo intenso lavoro, destò nella valle do. e era assai conosciuto una vasta eco di
rimpianto. Con la più viva simpatia vennero circondati la vedova ed i figliuoli in
ancor giovane età, eredi di responsabilità
superiori alle loro forze. Con animo di credenti essi si sono messi all’opera senza un
giorno di sosta e con l’aiuto di Dio vince-jnno la loro battaglia.
Ernesto Buffa di anni 55, il 6 settembre
a Torino, mentre attendeva al suo cotidiano lavoro. Benvoluto dai compagni di lavoro era con la madre ottantenne il superstite di lunga storia di prove e di sofferenze. Abbiamo salutato le sue spoglie mortali con rispettosa simpatia e con simpatia
circondiamo la sua vecchia mainina rimasta tanto sola.
.Augusto Eynard di anni 94 da Torre Pellice. Ex anziano di quella comunità era
venuto al Villar ospite della sua figliuola
Alberiina Eynard ved. Roux per conicludervi il suo soggiorno terreno. Al funerale presenziò e predicò il pastore Sommani e i
numerosi villaresi presenti gradirono commossi la bella testimonianza di fede loro
offerta.
Lontano dalla terra natia il Signore ha
pure richiamalo a Sè:
Stefano Bertinat, originario del Ronel
e ora residente in Francia a Colombes
presso la figlia Maddalena Gamba.
Maddalena Davit ved. Michelin Salomon.
di anni 69, di Subiasco, a Torino dove da
qualihe anno risiedeva con la figlia Maria
Paslre.
Anche la nostra sorella Mary Talmon in
Silvano è stala colpita dalla dipartenza del
suo compagno...
A tutte le famiglie in lutto, vicine e lontane, la chiesa esprime la sua fraterna solidarietà e ricorda la comune speranza della Vita Eterna in Cristo.
atiunuMUUUUnuuiuuuiuwuniamiuumuM
uscito
R0RÁ
— Sabato 28 ottobre si sono uniti in
matrimonio, nel nostro -tempio tutto orna
lo di fiori, Edda Tourn e Sergio Roman
Rinnoviamo ancora da queste ipagine Fé
spressione della nostra riconoscenza pet
quanto Edda ha fatto per tutta la eomu
nità ed auguriamo agli sposi, -che si slabi
liscono a Luserna S. Giovanni, lunghi an
ni sereni sotto lo sguardo del Signore ed
al suo servizio.
La «era del 27 u. s. alcuni rappresentanti deirUnione Giovanile, della Corale,
della Scuola Domenicale e del Concistoro
si erano riuniti per festeggiare i due sposi
ed offrir loro alcuni doni in ricordo della
nostra comunità.
— Mercoledì 1 novembre ha avuto luogo il servizio funebre di Alberto Durand.
Egli aveva da tempo lascialo Rorà per
l’Asilo dei Vecchi di S. Giovanni. Una
improvvisa malattia l’ba tolto all’affetto
dei suoi. A quanti sono nel lutto esprimiamo ancora la nostra simpatia cristiana.
4° edizione
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Torino 1961
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« Je lève mes yeux vers les
montagnes; d’où me viendra le secours?... »
(Psaume 121: 1)
e’’ mancata all’affetto dei suoi cari
dopo lunghe sofferenze
Emilia Huber
ved. Revel
Con profondo dolore lo annnunciano
i nipoti Pierre, Paola Revel, Sandra,
Eugenio Greppi e figli; la nuora Madeleine Schweizer ved. Revel, la cognata Giovanna Huber e figli, Mafalda, Uccio e famiglie, Franz Terraneo
e famiglia, e i parenti tutti. Un ringraziamento speciale al caro dr. Enrico Gardiol per la sua affettuosa assistenza, alle Diaconesse, a Aline, a tutto il personale della Casa delle Diaconesse e a quanti si sono uniti al loro lutto.
La benedizione della cara salma ha
avuto luogo sabato 28 ottobre a Miravalle - Lusema Sa,n Giovanni.
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