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ANNO LXXVII
Torre PelHce, 16 Maggio 1941-XlX
20
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Spelt. Biblioteca PELLICE
Riguardate alla roccia onde foste fagliati!
(Isaia LI, 1)
SeMiamoinat« dai«
'V«al'cl«i
Nulla sia più forte della vostra fede!
Oianavello)
ABBONAMENTI
Italia e Impero . . • • Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . . . 12 — . . 7
Estero . . 25 - » . 15
Qlrallere: Prof. OINO COSTABEL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre PelucE
Ogni cambiamento d'indirizzo costa una lira
Cent. 30'"la copia
O
Donne in colloquio con Gesù
La suocera di Pietro:
Matteo 8: 14-17.
Veramente se colloquio deve essere
considerato unicamente nello scambio
di date parole, nulla ci sarebbe da dire
per questo colloquio se non che si ha
la certezza che sia avvenuto: ci manca
infatti qualsiasi accenno alle parole
scambiate fra la donna e Gesù.
Eppure anche questo colloquio ci può
insegnare qualche cosa di pratico per
la nostra vita di oggi.
Innanzi tutto, anche se ne ignoriamo
il tenore questo fu veramente un colloquio nel senso più completo della parola. Furono due anime che si apriron l’una all’altra in una profonda comprensione di pensieri e di sentimenti. Nelle
sue parole, ma forse ancora di più nel
suo contegno, nel suo sguardo la donna disse a Gesù il suo dolore, non tanto
forse per il male fisico che possiamo
presumere non di grande intensità, ma
per il dovere star a letto quando a casa vi era tanto lavoro e sopratutto
quando vi era un ospite della importanza di Gesù ! Gesù certo potè leggere
a fondo in queU’anima che in quell’istante si aprì tutta a Lui, In questo senso possiamo dire vi fu un vero colloquio, anche se non conosciamo le parole
che furono pronunciate, perchè non son
sempre le parole quelle che contan di
più ! E questo ricordiamolo anche per
le nostre preghiere: esse, devono essere un colloquio con Dio, ma anche
nelle nostre preghiere non son sempre le
parole quelle che contano di più! L’essenziale è che Dio veda spalancarglisi
innanzi il nostro cuore, che Egli senta
il profondo bisogno che abbiamo di Lui.
Per questo Paolo ci ricorda che alle
volte la miglior preghiera sì condensa
in un solo grido « Padre ! » (Rom. 8:
16), grido che è prova dell’opera dello
Spirito Santo in noi.
Se non conosciamo le parole del colloquio ne conosciamo però «i risultati: il
I primo dei quali fu la guarigione della
suocera di Pietro. Gesù ne ha letto il
desiderio nel cuore di quella donna, ha
la potenza di guarirla e le dona la
guarigione. In altre parole Gesù ha risposto alla preghiera di quella donna.
E questa rimane l’esperienza basilare
del Cristianesimo: Dio risponde alle
preghiere. Certo non sempre secondo la
forma in cui furono espresse: a Paolo
che a tre riprese chiede di esser liberato
dalla « scheggia della carne » Dio risponde facendogli comprendere che « la
sua grazia gli basta » (2 Cor. 12: 7-12);
ma la grande realtà rimane: Dio esaudisce le preghiere. E tutti lo abbiamo
sperimentato se siamo credenti, lo abbiamo sperimentato in mille modi diversi ed a mille riprese. Ogni colloquio
con Dio porta la sua benedizione con
se ; diventiamo per lo meno migliori
avendo respirata l’atmosfera della presenza di Dio.
Poiché Dio lo si può trovare tutti i
giorni, a tutte le ore, poiché non vi sono
per Dio luoghi speciali di udienza e ore
speciali in cui riceve (il tempio e l’ora
dei culti ha la sua utilità verso gli uo
mini che si uniscono assieme perchè
più abbondante siano i frutti del culto
(Matt. 18: 18-19), poiché Dio è sempre
pronto per un colloquio con noi, non
passi giorno senza che ci siamo intrattenuti con Lui e presto proveremo di
quale benedizioni spirituali detti incontri siano apportatori !
Il secondo frutto del colloquio della
suocera di Pietro con Gesù fu che appena guarita essa potè darsi da fare per
servir il Maestro. Quello che essa chiedeva non lo chiedeva solo spinta da un
desiderio egoistico: la sua guarigione
aveva per ìscopo la ricerca della gloria
del Maestro: essa lo voleva servire. Non
vi è dunque nulla di straordinario nel
fatto che subito essa si mise a servire,
vi sarebbe stato una stonatura se cosi
non fosse avvenuto. Certo, in un senso
umano si deve parlare del suo desiderio
di manifestare la sua riconoscenza per
il bene ricevuto, certo quel sentimento
l’ha spinta con più gioia all’opera; ma
il suo servizio non è stato un dono che
essa fece in cambio di un favore ricevuto: essa non compie altro che il suo
dovere, la sua riconoscenza non fa altro
che renderle gradito radempimento del
suo dovere. Anche noi non facciamo
nulla di speciale se coi beni ricevuti da
Dìo nei vari campi della nostra vita lo
serviamo fedelmente; noi siamo servi di
Dio (Rom. 6: 15-23), e Gesù ci dice che
ì servi non hanno alcun merito se compiono il loro dovere (Luca 18: 7-10). Se
lascieremo, come la suocera di Pietro,
che la riconoscenza sia alla base della
nostra attività non sarà forse la nostra
azione che diventerà più abbondante,
non acquisteremo dei meriti di fronte
a Dio; ma avremo la grande benedizione di lavorare con entusiasmo, di sentirci benedetti nella nostra opera e
quindi ci sentiremo più felici. La nostra riconoscènza non è quindi qualcosa
che ricompensi Dio, ma piuttosto qualcòsa che attira su di noi nuove benedizioni divine. Ecco perchè ci conviene di
coltivare la riconoscenza: essa deve essere un sentimento naturale, ma è anche fonte di benedizione per il Cristiano !
La suocera di Pietro ci appare sotto
due aspetti: prima come donna malata,
poi come donna che serve Gesù ! Io vorrei dire chè essa è per noi come un simbolo che rappresenta i due soli modi in
cui si può trovare l’uomo ; o come malato spiritualmente o come servo di Gesù:
chi realmente vive non può non essere
servo di Gesù.
Esaminando se stesso, ciascuno
di noi possa ritrovare non il malato,
ma il servo dì Gesù ed allora, forse anche in un letto di dolore sentiremo la
bellezza della vita allietata dalla riconoscenza per tutto quello che, non ostante tutto, Dio nella sua bontà infinita ci dona. A. Rihet.
Il fenomeno
Ogni anno decine e decine di giovani
Valdesi e anche di gìovanette appena
« confermate » scendono dalle nostre
parrocchie, specialmente da quelle di
alta montagna, verso le grandi città per
occuparsi in qualità di domestiche.
Tale fenomeno si verifica da vari decenni e in questi ultimi anni s’è andato
accentuando a motivo delle difficoltà di
emigrazione all’estero. Molte giovani
partono d’autunno per Torino, Milano,
Genova, Roma e tornano in primavera
per aiutare la famiglia nei lavori della
campagna. Altre tornano soltanto per
brevi periodi di vacanza. La maggior
parte di esse, dopo alcuni anni di « servizio » si stabiliscono definitivamente
nel loro paese d’origine ove fondano la
loro propria famiglia. Alcune si sposano in città o vi rimangono, da sposare,
tutta la loro vita. Non sono poche le
Valdesi che trascorrono tutta l’esistenza
al servizio della stessa famiglia. Hanno
trovato in questo servizio lo scopo della
loro vita, la loro « vocazione », e a questa vocazione si sono date interamente
con umiltà, operosità e scrupolosa fedeltà.
La prima partenza per il « servizio »
è sempre un evento importante nella
vita familiare. Si tratta per lo più di ragazze di 16, 17, 18 anni che non sono
mai uscite dalla loro valle. La separazione avviene fra lacrime, raccomanda
zioni, consigli e non poca ansietà specialmente da parte della madre che, in
molti casi, ha percorso anche lei la medesima strada. Per la giovane è l’inizio
d’un nuovo periodo della sua vita, un
nuovo mondo s’apre dinanzi a lei, un
nuovo genere di lavoro. Vedrà la città,
andrà al cinematografo, disporrà di denaro, si vestirà come vuole... le incognite della nuova vita non mancano di
esercitare un’attrazione particolare sulla giovanetta in procinto di partire per
la prima volta. Spesso e presto verranno le delusioni e la giovane imparerà
che anche in città bisogna guadagnarsi
il pane « col sudor del volto ».
Le cause
Il motivo fondamentale per cui tante
giovani « vanno in servizio » è di natura
economica e si riallaccia al fenomeno
generale dello spopolamento delia montagna.
Le nostre Valli danno il sostentamento, sia pur magro, alla popolazione che
le coltiva soltanto in virtù della laboriosità e frugalità della nostra gente. E
siccome nella maggior parte delle nostre parrocchie la popolazione è in continuo aumento, mentre le risorse sono
stazionarie, è evidente che occorre cercare altrove i mezzi di vita.
L’alta montagna non può, nello stato
attuale delle cose, nutrire tutti i suoi
figli e forse non lo potrà mai. Le mi
gliorie sempre possibili e desiderabili
da introdursi nell’agricoltura e nella
pastorizia, una organizzazione più savia
della raccolta e dello smercio dei prodotti locali, l’introduzione e lo sviluppo
dell’artigianato, l’industria alberghiera
forzatamente modesta per ovvie ragioni, le strade, la luce elettrica, le facilitazioni fiscali, questi ed altri provvedimenti del genere potranno rendere la
vita meno difficile a chi già vive delle
risorse locali ma non potranno mai dar
pane a tutti i figli della montagna finché la natalità è buona come dovunque,
o quasi, nelle nostre Valli.
Nella parte bassa delle Valli una
parte della popolazione maschile e specialmente femminile si occupa nelle
fabbriche. Se questo sia un vantaggio
rispetto al servizio domestico è discutìbile. Comunque, l’insufficienza dì rìsM-se materiali costringe molte giovani
valdesi ad emigrare temporaneamente
nelle nostre città. Quante famiglie aspettano che la figlia maggiore abbia
« preso la comunione » per andare in
servizio ed aiutare con i suoi risparmi
ad allevare i suoi fratelli e sorelle !
Quante giovani vanno due o tre anni in
servizio per ragranellare tanto da mettere su casa !
Ma accanto al fattore economico vi
sono altre cause che spiegano l’emigrazione delle nostre giovani. V’è un certo
desiderio d’indipendenza dalla famiglia, un certo spirito di avventura e l’amore di novità comprensibilissimo
quando s’ha vent’anni.
Il servizio domestico corrisponde un
po’ per le giovani a quello che il servizio militare è per i giovani: im periodo
di esperienze e di maturazione lungi
dalla famiglia, periodo non esente da
pericoli come vedremo prossimamente.
All). Ricca.
F- U. V
\m inilitan
Cari soldati Valdesi,
Voi vivete un’ora grande e solenne,
come ancora non suonò e forse non tornerà più nella vostra vita: l’ora di servire la Patria sui campi di battaglia,
con l’armi in pugno e, forse, a prezzo
del vostro sangue.
Nella tranquilla quiete dei nostri
monti, all’ombra dei templi secolari, noi
amavamo la pace e pregavamo per essa, così come tutta la Patria nostra l’amava; ma dal momento che il Duce
chiamò all’afmi il suo popolo, sorgemmo come un sol uomo per compiere il
nostro dovere, tutto il nostro dovere,
come si conviene a cittadini fedelissimi
ed a credenti cui il patriottismo è insegnato dalla Parola di Dio.
Siam scesi in buon numero - si parla
di un migliaio - e, sparsi sui vari fronti,
dall’oriente all’occidente e al mezzogiórno, abbiam dato già il nostro contributo di sangue e di valore: molti petti, fra noi, son fregiati da medaglie d’argento ed altre onorificenze di guerra e,
man mano giungono notizie di nuovi atti di eroismo di fratelli in fede, che fan
palpitare di commozione e di orgoglio il
nostro cuore e che iscrìviamo a caratteri d’oro nei libri dei nostri ricordi.
2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Per quanto nobili e grandi, queste
cose, non dobbiamo però sopravalutarle,
nè credere di aver dato alla Patria nostra qualcosa di eccezionale. In mezzo
alle possenti legioni d’Italia, costituite
da milioni di uomini, che cosa può contare uno sparuto plotone di montanari ?
Accanto a innumerevoli medaglie, d’argento e d’oro distribuite sui vari campi di battaglia, che cosa sono poche decine di decorazioni guadagnate dai più
valorosi fra noi ? E cos’è il nostro entusiasmo, racchiuso e contenuto nella
nostra fredda riservatezza montanara,
di fronte a quello scrosciante come un
mare in tempesta delle folle del piano e
della città ?
Il contributo veramente prezioso, il
talento particolare, che la Patria aspetta
dai suoi figli valdesi in quest’ora, è un
altro ed è implicito in questo loro nome
ch’essì portano come un titolo d’onore e
come un impegno di grandi doveri. Valdese, per il mondo, significa: livello elevato di moralità, di dirittura, di coscienza e di fedeltà e tali, infatti, devono essere i frutti esteriori della nostra fede
evangelica e della vita religiosa dell’anima nostra.
Non sarà dato a tutti di compiere
grandi atti di eroismo e di guadagnarsi
una medaglia d’oro, ma se sapremo essere in tutto e per tutto degli uomini integerrimi, dei soldati che sanno meri
tarsi la piena fiducia dei loro superiori,
che danno ai loro compagni lo spettacolo di una scrupolosa meticolosità nell’obbedire alla consegna, o nel compiere
la missione ricevuta e di una fedeltà fino alla morte nell’adempimento del
proprio dovere, allora avremo dato alla
Patria ciò che doveva un soldato Valdese.
Sarà questo, ripetiamo, un umile contributo offerto alla Patria in armi, chè,
la modestia delle nostre possibilità, non
ci consente di fare ciò che il cuore vorrebbe, ma la Patria lo saprà egualmente
apprezzare e gli darà un posto d’onore
tra i valori morali onde ama adornarsi.
Sorta l’alba della vittoria finale e tornati ai vostri monti, serberete nel cuore
il ricordo incancellabile di quest’ora solenne della vostra vita e ne racconterete spesso le vicende ai vostri amici e conoscenti... E quando, qualche giorno, esorterete i vostri fratelli od i vostri figli ad essere « fedeli e Valdesi » nella
vita civile e familiare, direte, con un
lampo di fierezza nello sguardo: « Io,
fui fedele e Valdese sui campi di battaglia, nell’ora grave e solenne della guerra ».
Dio vi benedica, vi protegga e vi assista, diletti fratelli, nel compimento fedele del vostro dovere.
Enrico Geym,et.
J^oma con San paolo
Ho letto questo libro tanto atteso (1),
con la commozione di chi ritrova in esso ad ogni passo le impressioni del tempo degli studi, e crede ad ogni pagina di
udir la viva voce dell’Autore, evocante
le memorie eroiche del Cristianesimo
primitivo. Ma non è certo necessario ricorrere ai ricordi personali, per spiegare il fascino sereno e suadente di
queste quasi trecento pagine, dedicate
agli ultimi anni della vita di San Paolo.
Questo libro è al tempo stesso un’opera di storico, di credente e di poeta.
Di storico: di tutta la storia della Chiesa, da lui più volte percorsa insieme ai
suoi studenti, questo periodo delle origini è sempre stato il prediletto del
prof. Rostagno, che ad esso ritornava
con insistenza, e lo conosce per averlo
studiato a lungo, minuziosamente, sui
testi originali e, per quello che si riferisce alla città di Roma, sul posto. Perciò la cornice che egli dà alle vicende
dell’Apostolo può essere viva, precisa e
piena di rilievo, nei particolari storici,
topografici ed archeologici; e se nulla
di erudito, nulla di pesante viene ad intralciare la narrazione, le note a piè di
pagina dimostrano quanto studio e quale larga conoscenza del mondo classico
vi sia dietro quella semplicità.
Il libro si apre con una interessante
descrizione della posizione, che avevano in Roma, all’inizio dell’era cristiana, quelle comunità giudaiche, che
furono, in tutto l’Impero, il punto di
partenza della disseminazione cristiana; e tocca brevemente il problema
delle origini del Cristianesim,o a Roma,
origini anonime, dovute alla predicazione di laici, come Aquila e Priscilla, e
tanti altri, che Dio solo conosce, per
venire poi a San Paolo. Il primo contatto a noi noto dell’Apostolo con la comunità di Roma è l’Epistola ai Romani,
scritta da Corinto nel 58, con la sua
Appendice (cap. 16) così ricca di nomi e
di allusioni personali. Tre anni dopo,
per la Via Appia fiancheggiata di sepolcri, l’Apostolo stesso entrava, inosservato conquistatore spirituale, nella
capitale del mondo. Tutto quello che
sappiamo del suo soggiorno romano si
riduce alle poche notizie del libro degli
(I) Giovanni Rostagno: A Roma con San
Paolo. Libr. Ed. Claudiana, Torre Pelllce,
1941-XIX - pp. 280 - L. 10.
Atti e agh accenni contenuti nelle Epistole della cattività (Efesini, Colossesì,
Filippesi, 1 e 2 Timoteo, Tito, Filemone); ma quanto si può ricavare, con intelligenti congetture, da quei brevi
scritti, lo dimostra la densa evocazione
del prof. Rostagno. Naturalmente una
parte considerevole di questa ricostruzione resta soltanto plausibile, verossimile, e l’A. lo sa: il cambiamento di
una data nella biografia dell’Apostolo,
una diversa soluzione dei problemi sollevati dalle epistole della cattività, e
tutto il quadro sarebbe diverso. Ma non
è senza una lunga ponderazione, chè
l’A. ha fatto sue, per quei problemi, le
soluzioni tradizionali, anche se evita in
questo libro di darne ragione; e questo
è quanto si può domandare ad uno storico.
Ma l’interesse storico, sempre desto,
non è il solo, in questo libro. L’A., dicevo, ha fatto opera di credente: ed è
infatti sopratutto la personalità religiosa dell’Apostolo, che balza vivida da
questa evocazione, nella sua sollecitudine per il « suo Evangelo », nelle sue
preoccupazioni per la chiesa della capitale, a lui ancora ignota, e per le sue
vecchie comunità dell’Oriente, insidiate-dalie prime eresie; e nelle varie
circostanze personali, che dal primo
processo e dalla probabile liberazione,
al viaggio in Oriente (l’A. non accetta
l’idea di un viaggio di San Paolo in Ispagna) e alla seconda prigionia, lo conducono al martirio, per decapitazione,
presso le Acque Salvie, nell’anno 67;
tra le due prigionie dell’Apostolo si
svolge il dramma sanguinoso della persecuzione neroniana. Tutta questa evocazione della figura di S. Paolo, dei
suoi collaboratori diretti, della nascente
comunità romana che gli fa da sfondo
nel primo processo, e poi quasi scompare, schiantata dalla bufera, tanto che
l’Apostolo, nel suo secondo processo, è
solo, come ci dicono gli accenti accorati
della 2 Timoteo; tutta questa evocazione, dico, è quanto vi può essere di più
edificante e di più benefico. Prego di
non fraintendere le mie parole. Il prof.
Rostagno non ha voluto fare un’opera
di « edificazione ». Sono le cose stesse,
che parlano, la grande figura spirituale
che è al centro del libro, i testi, le situazioni; e diciamolo pure, l’animo del
l’Autore, che lascia parlare persone e
situazioni, e Sottolinea, accentua, accompagna, quasi direi accarezza il suo
racconto con l’afflato di una calda spiritualità nella quale al credente si accompagna, bisogna dirlo, il poeta. Non
trovo una parola diversa, per definire
il calore patetico, l’emozione contenuta,
l’atmosfera di affettuosa simpatia che
circola in tutto il libro, e avvolge i personaggi noti ed ignoti del grande dramma, non soltanto i cristiani, ma i pagani, dalle nobili matrone che fan corteo con le loro virtù a Pomponia Grecina, segretamente cristiana, ai . servi
della « casa di Cesare », e quasi direi ai
« popinarii », ai tavernieri della via
Appia e ai carcerieri del Pretorio; e non
solo le persone, ma i luoghi e le cose,
e sopra tutto: Roma, la grande, eterna
Roma, amata dall’autore, piemontese di
nascita, come la sua città di elezione.
Poesia, profonda, religiosa poesia, che
avvince il lettore e fa sì, che preso il libro, deve leggerlo tutto, daU’introduzione alle quattro Appendici, che non
ne sono la parte meno interessante. Ed
ora è quasi superfluo aggiungere che il
libro non è riservato ad una ristretta
classe di lettori: è per tutti, come può
essere da tutti compreso e amato. E non
mancherà certo di trovare, come i suoi
fortunati predecessori, il Più presso a
Te e le Meditazioni del Tramonto, la via
dei cuori e delle case valdesi. Questo è
il mio vivo augurio e la facile profezia.
G. Miegge.
Feste di Canto
Scuole Domenicali della Val Chisone
Le Scuole domenicali di Pinerolo-S.
Secondo, Prarostino, S. Germano, Pramollo, Pomaretto, son convenute a San
Germano domenica 4 corrente per la
tradizionale festa di Canto.
Magnifico lo spettacolo dei 350 fanciulli colla cornice, in galleria, di un
numeroso e simpatico pubblico che applaudiva benevolmente ad ogni esecuzione di cori.
Tutte le Scuole hanno cantato in modo lodevole ed un plauso va perciò rivolto ai Direttori sig.ra Bert, sigg. Bazzotta, Luigi e Paolo Marauda e Jahier.
Gli inni d’assieme hanno invece lasciato molto a desiderare. Per l’avvenire
bisognerà tirare a sorte gli inni indicati dalla Commissione e farli eseguire
dalle singole Scuole domenicali.
Per lasciar riposare le voci dei fanciulli i pastori sigg. Bert e Paolo Marauda improvvisarono discorsetti che
interessarono e divertirono molto l’assemblea.
Al Capo-distretto che ha presieduto
la festa; al pastore Bertin che ha diretto i canti collettivi, alle Monitrici di
S. Germano che hanno offerto alle loro colleghe e ai direttori un gradito ristoro, vadano i più vivi ringraziamenti.
X.
Corali della Val Chisone
Domenica 11 corrente il tempio di
Pinerolo, gremitissimo di pubblico attento, ha accolto le Corali di Pomaretto,
San Germano, Pinerolo, Pramollo, Prarostino, dirette rispettivamente, con amore ed intelletto, dai Sig. Bazzotta, E.
Jahier, Vicino, P. Marauda, e sig.ra
Bert. La bella adunata è stata presieduta dal vice-Moderatore sig. L. Marauda che ha porto il più cordiale benvenuto ai cantori, cui ha espresso il ringraziamento degli uditori. Il pastore G.
Bertin ha diretto i cori d’assieme, e parlato ai giovani cantori esponendo a
grandi linee un piano di lavoro complesso e completo per la futura commissione di canto sacro. Ogni corale ha, come d’uso, preparato ed eseguito un coro, ed un canto del nostro innario, che
veniva poi ripreso dal complesso dei
cantori. Ci è parso che questi canti d’assieme fossero stati studiati seriamente
dalla gran massa dei coralisti, e ce ne
siamo .rallegrati. Osservazioni ? Purtroppo L’Eco non possiede un crìtico
artistico, un redattore delle cose musicali o vocali; dei competenti ce ne sono, ma... siccome siamo pochi, un osservazione generale corre sempre il rischio di venir considerata come personale allusione ad ima corale, se non
magari a qualche determinata persona!!! Ragione per cui, dopo ripetute personali esperienze ci atterremo alla pura
cronaca, tanto più che, questa volta, abbiamo l’impressione che bisognerebbe
effettivamente essere un buon giudice
per dare giusti giudizi. Un pio desiderio
vorremmo però ci fosse consentito: in
attesa che la Commissione abbia pronti
quei tali cori cui alludeva il sig. G. Bertin, adatti alle nostre corali, perchè
non servirci del nostro Innario, dove ci
sono delle melodie squisite, proporzionate alle nostre forze, e di effetto sicuro ?
Non sappiamo se in... separata sede
sia stato espresso dagli intervenuti la
riconoscenza delle Corali alla Corale di
Pinerolo, al pastore sig. Marauda ed alla Signora, alla Chiesa di Pinerolo, per
la accoglienza; possiamo assicurare che
questa è stata fraterna. C.
QRON/lCAl V/ILbESE
PERRERO MANIGLIA. L’Unione
delle Madri e delle Giovani ha avuto la
sua festa di chiusura domenica 7 aprile.
L’Unione Giovanile aveva preparato un
piccolo programma che è sfato molto
apprezzato.
— Il 13 aprile, nel tempio di Maniglia,
è stata battezzata la bambina Ribet Armida, di Ernesto e Tron Ida, del Saretto.
— Il 30 aprile è deceduto al Crosetto
Bounous Francesco, di anni 59. Ai figli stabiliti in Francia e a tutti i parenti le nostre condoglianze.
— Il 17 aprile, il culto a Ferrerò è
stato presieduto dal Cappellano Militare ten. Ermanno Rostan. Lo ringraziamo vivamente per il suo messaggio
e per l’opera tanto apprezzata ch'egli
compie in mezzo ai nostri soldati.
— Il pomeriggio della stessa domenica, il tempio di Ferrerò presentava un
aspetto magnifico. Circa 250 giovani,
accorsi da ogni parte, ascoltarono con
grande attenzione i messaggi portati dal
pastore di Roma, sig. Paolo Bosio e dal
pastore di Pramollo sig. Paolo Marauda.
— Ricordiamo a tutti i membri di
Chiesa che l’anno finanziario si chiude
il 31 corrente. Tutte le famiglie hanno
ricevuto la circolare della commissione
finanziaria e siamo certi che tutti faranno il possibile per adeguare la loro
contribuzione ai bisogni attuali della
nostra Chiesa.
— Come al solito, D. v., terremo l’annuo Bazar la seconda Domenica di giugno. Contiamo più che nel passato sopra
il concorso di tutti, sopra tutto per quel
che riguarda i doni in natura.
RORA’. Domenica scorsa, per vie diverse e senza essersi accordati gli uni
con gli altri, convennero a Rorà : il più
puro e smagliante cielo primaverile, la
Unione giovanile del Serre di 'Villar, la
Corale del Villar e l’Unione giovanile
dei Chabriols di Torre Pellice. Sali in
pulpito il pastore Jahier del Villar e
predicò alla numerosa assemblea un efficace sermone sul testo: « Noi abbiamo
un avvocato presso al Padre » (1 Giov.
2: 1). Ringraziamo ancora i cari ospiti
per la graditissima visita. Oh se fossero
molto più frequenti queste belle improvvisate dei nostri Fratelli del fondo
Valle !
—■ Esami di religione degli alunni
delle Scuole Elementari. Ebbero luogo
il 14 u. s. dinanzi alle Insegnanti ed al
Pastore riuniti in Commissione. L’esperimento, fatto quest’anno, di svolgere
nei corsi settimanali lo stesso program-
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
ma della Scuola domenicale ha dato
l’esito migliore. Gli alunni terminano il
loro anno di studio capaci di recitare
bene, a memoria, tutti i passi studiati
durante l’anno e di dire su ciascuno di
essi qualche parola di spiegazione. Ringraziamo le nostre Insegnanti per questo prezioso servizio reso alla Chiesa.
SAN GERMANO CHISONE. Il 3
maggio è stata invocata la benedizione
di Dio sugli sposi Peyronel Ernesto, dei
Gondini, e Balmasi Elena, dei Ronchi.
Che il Padre Celeste conceda a questo
nuovo focolare i doni più preziosi delia
. sua grazia !
— L’il corr. tre piccoli fanciulli sono stati presentati al Santo Battesimo:
Comba Bianca Lucia, di Luigi e di Avondet Ilda, della Siburna - Jahier
Clementina e Oscar, di fu Oscar e di
Grill Margherita, delle Gorge. Che il
.Signore prenda sotto la sua protezione
questi teneri agnelli della sua greggia
e li guidi sempre lungo le acque chete
e li conduca sempre peì sentieri di giustizia !
— Il culto di domenica 18 corrente
sarà presieduto dal pastore Roberto Ni-sbet, direttore della Casa delle Diaconesse.
— Domenica 25 corrente il culto sarà dedicato alla Madre. Avrà quindi
luogo l’Assemblea di Chiesa per la elezione di un Revisore dei Conti, dei delegati alla Conferenza Distrettuale e al
Sinodo; e per alcune comunicazioni di
carattere finanziario e amministrativo.
TORRE PELLICE. Nella nostra
Chiesa è stato celebrato il matrimonio
fra il sig. Rivoira Daniele di Luserna S.
Giovanni e la sig.na Bonnet Maria. Imploriamo ancora sugli sposi le benedizioni di Dio.
— Iddio ha richiamato da questo
mondo il sig. Arnoulet Alfredo, all’età
-di 66 anni. Dom,andiamo al Signore di
voler sostenere con la sua forza la vedova e tutta la famiglia in lutto.
-— Il culto dell’Ascensione sarà celebrato nel Tempio dei Coppieri, alle ore
10.30, con Santa Cena, calice comune.
DAL SUD AMERICA
Una buona lettera del nostro fedele
lettore sig. L. Jourdan ci porta qualche
notizia di questo campo di lavoro che
è sempre così caro al nostro cuore. Egli
■ci dice tutta la sua gioia per aver potuto
ricevere qualche numero dell’Eco; ci
ripete tutta la sua certezza della realtà
della comunione dei santi; la sua fiducia ferma nell’indissolubilità dei legami
spirituali che uniscono i Valdesi del
Sud America a quelli della madre-patria.
La Colonia di Ombues di Lavalle ha
■celebrato il cinquantenario della sua
i- fondazione e si sono ricordati in special
modo i tre primi pastori sigg. Lantaret,
-*" Ghigo e Davit che lavorarono in mezzo
a difficoltà di vario genere. Quivi abita
.ora Stefano Dalmàs, di Villar Pellice.
Anche la colonia di Canada Nieto ha
"Celebrato il suo cinquantenario.
La Conferenza distrettuale s’è riunita quest’anno a Dolores, ed ha preso
•varie deliberazioni di notevole importanza; il pastore Giovanni Tron vi è
stato nominato presidente della Com■ missione distrettuale.
Il venerato pastore Bounous, decano
del corpo pastorale, ha festeggiato i
suoi 90 anni a Cosmopolita.
Le nostre dipartenze.
Bartolomeo Davit, di Torre Pellice, di
71 anni, a Colonia Iris.
' Daniele Mourglia, di Rorà, di 80 anni, a
|: Alejandra (Santa Fè).
f Enrico Charbonnier, di Bobbio, dì 86
? anni, a Colonia San Pedro.
. - Paolo Forneron, di Prarostino, di 67 anÌ ni, a Rosario Tala.
Giuditta Roland vedova Lageard, di
Torre Pellice, dì 96 anni, a Tarariras,
la penultima dei fondatori di Colonia
Vaidense. Rimane solo Davide Merton di Bobbio, di 87 anni, che vive in
Colonia.
Teofilo Rostan, di San Germano, di 79
anni, a Rosario Tala.
Stefano Janavel, del Villar, di 67 anni,
a San Carlos (Santa Fè).
Maddalena Pontet vedova Geymóriat,
di Bobbio, 85 anni, a Cosmopolita.
Giov. Daniele Frache, del Villar, 86 anni, a Colonia Vaidense.
Stefano Richard, di Frali, di 77 anni, a
Venado Tuerto (Santa Fè).
Giov. Pietro Mondon, di Bobbio, di 70
anni, a Ombues di Lavalle.
Enrico Travers, di San Germano, di 84
anni, a Miguelete.
Maria Ricca vedova Vola, di Angrogna,
di 77 armi, a Dolores.
Alessio Rivoira, di Rorà, di 76 anni, a
Calchaquì (Santa Fè).
Doni ricevuti dal Cassiere
della Tavola Valdese per Istituzioni vjirie
Per Emeritazione:
E. Ferrerò Bonnet, Torino, in
memoria Arturo Muston L.
Comm. Arturo Cutrera, Roma, per id. »
Per Collegio:
Avv. Lidia Poet »
Sofia Servettaz, Savona »
iqo,
!
I
do,
500,—
200,—
Per Facoltà di Teologia:
In memoria del cugino Nino
Bosio, S. L. ' »
50,
100,—
500,—
500,—
300,—
285,75
100,
Per Orfanotrofio di Pomaretto :
Chiesa di San Germano »
Chiesa di Milano »
Chiesa di Bergamo, residuo
Albero dì Natale »
Società Cucito di Napoli »
Chiesa di Palermo, rimanenza Albero di Natale »
Unione Giovanile Roma, P.
C., in memoria S. T. Nino
Bosio »
Un amico di Bergamo » 10000,
Per Istituto di Vallecrosia :
Chiesa di Milano
Chiesa di Felónica Po
Chiesa di Mantova .
Chiesa di S. Lucia
Società Cucito di Napoli
Per Istituto Gould:
Società Cucito di Napoli
Chiesa di Felónica Po
Chiesa di Mantova
Chiesa di S. Lucia
Vincenzo Mazzarella, Palermo
400,—
27,
17,—
^7,—
300,—
300,—
27,
17,—
7,—
10,
Per Istituto Femminile di Firenze:
Chiesa di San Germano >;
Società Cucito di Napoli >:
Chiesa di Felonica Po >:
Chiesa di Mantova >;
Chiesa di S. Lucia »
Chiesa dì Siena (colletta)
Per Asilo di Vittoria:
Società Cucito, Napoli >:
Chiesa di Felonica Po >:
Vincenzo Mazzarella, Palermo »
100,—
300,—
27,—
17,—
|7,—
81.85
150,
30,
10,
Per Diaconesse:
Società di Cucito, Napoli
Paolo Bosio e famiglia, in
memoria del nipote Nino
Bosio
100,
100,
Sostenitori
Prof. Grieset Emanuele, L. 3 - Rostan, Caffè d’Italia, 3 - lorio Fernahda,
5 - Cougn Giulio, 5 - Bertalot Teresa, 3
- Bertin Luigi, .3 - Pons Matilde, 2 Cardon Emilio, 6 - Lantaret Elisa, 7 enech Ernesto, 3 - Rostan Luigi, 1 Rochon Margherita, 4 - Reynaud diov.
Pietro, 3 - Pontet Giovanni, 3 - Rostan
Natale, 8 - Baret Giov. Daniele, 3
- Si €:ui'Ì€»_„..«l8 fanaS^lSa ^
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morara)
Lunedi Lettura:' Salmo 135 - 1 Cor.
19 Maggio 4: 4.
Poiché non ho coscienza di colpa alcuna, non per questo sono però giustificato; ma colui che mi giustifica è il Signore.
La dichiarazione di S. Paolo è vera
anche per noi, e per tutti gli atti della
nostra vita. L’indulgenza verso noi stessi, e più un graduale accecamento morale dal quale siamo colpiti se ci abbandoniamo al male ed abbandoniamo la
Fede, fanno sì che anche noi spésso non
abbiamo coscienza di colpa alcuna. Ma
dobbiamo rammentare che, di fronte a
.Dio non c’è neppure un giusto, neppure
uno, e più dubiteremo di noi quanto
più ci sentiremo irreprensibili, perchè
proprio allora commetteremo un peccato di superbia e di Farisaismo. Il cristiano sa che è sempre peccatore, sempre penitente, sempre giustificato.
Quello che lo giustifica è Dio, e Dio
solo; Dio che conosce anche i peccati
che la nostra miopia morale non ci fa
scorgere; Dio che ci ama e che ci scruta
non per condannarci, ma per amarci.
Martedì Lettura: Ep. ai Romani 9:
20 Maggio 1-13.
Anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti
sempre a rispondere a vostra difesa a
chiunque vi domanda che è in voi, ma
con dolcezza e rispetto.
1 Pietro 3 : 15.
Rammentandosi delle parole di Gesù:
« Beati i perseguitati per cagione di
giustizia » il cristiano non teme la persecuzione degli uomini, serba il suo timore vèrso Dio e il suo Cristo: timore
santo, fatto cioè di amore, di riverenza,
di conoscenza della piccolezza e miseria umana e della grandezza incommensurabile di Dio; un timore che paralizza ed abbatte, ma che ravviva ed eleva.
Con l’anima piena d’amore e fatta riverente dal santo timore, noi saremo
sempre pronti a rendere agli uomini che
non sanno più nè credere nè sperare, testìm,onianza calda ed efficace della no
stra speranza nel Regno; testimonianza,
che resa con dolcezza e rispetto saprà
comunicare la stessa speranza che ci anima: strumento nelle mani di Dio perchè anch’egli creda,, speri, ami.
Mercoledì Lettura: Romani 9: 19-29.
2t Maggio Beato Vuomo che sostiene
la prova: perchè, essendo reso approvato, riceverà la corona della vita che il
Signore ha promesso a quelli che lo amano. ■ Giacomo 1: 12.
Di nessuna macchina, di nessun strumento, noi possiamo essere sicuri che
risponderà al suo scopo se non sono collaudati. Il collaudo ci accerta che ci
possiamo fidare della solidità, della resistenza, dei materiali.
Ebbene, la prova è il collaudo della
Fede che specialmente in tempi difficili
e calamitosi, è sottoposta alla prova.
Allora, se la nostra fede è salda, sicura, basata sulla Roccia dei secoli, essa
non sarà smossa; di più, come certe pietre più diventano dure quanto più sono
esposte alle intemperie, essa sfiderà le
avversità, e ci trasporterà nel cielo, dove la tempesta tace e il Cristo regna.
Già su questa terra, già durante le
prove saremo tratti a gustar la Vita,
quella vera; Cristo ce l’ha promessa:
potremo noi dubitarne ?
Chambon Michele, 3 - Ing. Grill Giovanni, 8 - Davit Lunati Enrico, 5 Pons Alberto, 3 - Pons Maria, 1 - Frache Paolo, 3 - Hugon Paolo, 1 Stalè
Giovanni, 5 - Costantino G. Pietro, 3 Clot Adele, 3 - Genr eG. Giacomo, 3 Genre Giovanna, 3 - Martìnat Augusto,
3 - erinzoni Baret, 3 - Enrichetta Fenouil, 6 Tourn Giacomina, 4 - Fanton Maria, 15 1 Godine Guido, 3 Laetsch Giovanni, 3 - Pons Pietro, 1 Poet avv. Alessandro, 3 - Famiglia
Clot, 2 - Canal Oreste, 2 - Genre Àbramo, 3 - Peyronel Enrico, 1.
(Continua).
Oiovedl Lettura; Giov. 17: 11-26.
22 Maggio Se dunque siete stati risuscitati in Cristo; cercate le cose di sopra,
dove Cristo è seduto alla destra di Dio.
Col. 3 : 1.
Quante volte siamo morti, con Adamo, nel peccato f Abbiamo portato con
noi, nel nostro stesso cuore, la tomba
dove avevamo sepolto la nostra anima,
la nostra speranza, il nostro amore, tutto quanto di noi era divino. Il nostro
cuore era un formicolio di male e di
corruzione, e se anche apparentemente
noi vivevamo, la nostra vita era solamente materiale: apparenza dì vita, ma
in realtà m,orte e condanna. Poi Cristo è
venuto, ha fugato le tenebre, la corruzione, il male, che erano in noi, ci ha riportato alla luce, all’amore, alla vita :
siamo risuscitati con Lui, veramente risuscitati.
Eppure il peccato ci tiene ancora con
mille legami e noi non sappiamo e non
vogliamo romperli. Abbiamo vergogna
ad uscire del tutto dal fango, anche se
Gesù, alla destra del Padre, ci indica il
porto che ha preparato per noi, ci attende, vuole, Lui stesso, spezzare le nostre catene !
Venerdì Lettura: Romani 10: 5-15.
23 Maggio Poiché Iddio non ci ha destinati ad ira, ma ad ottenere la salvezza
per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, affinchè
sia che vegliamo, sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
1 Tess. 5: 9-10.
Nella nostra vita noi abbiamo esperimentato l’amore di Gesù; e la nostra esperienza personale ci assicura insieme
con le Scritture Sante, che Egli che ci
ama tanto, non ci ha destinati ad ira.
Dio non si diletta della morte del peccatore, ma che egli si converta e viva !
Quel Dio che ha dato per noi il suo Unigenito, come non ci darà la salvezza,
frutto della passione dello stesso Unigenito Figlio ?
Ma questa salvezza non è confinata in
im tem,po avvenire, che incomincerà oltre le soglie della morte: questa salvezza, può, e quindi deve, essere già una
realtà vivente ed operante. Tutta la nostra vita deve già ora trascorrere in vista di quella salvezza ed in quella salvezza !
Sabato Lettura: Romani 1»; 5-15.
24 Maggio Affinchè, come il peccato
regnò, nella morte, così anche la grazia
regni, mediante la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, no.stro Signore. Romani 5; 21.
Fummo morti: il peccato regnò in noi
e fece fruttificare nella nostra vita ì
frutti velenosi del male. Infine, per grazia di Dio, Cristo ci trasse dalla morte e
ci chiamò a condividere con Lui la gloria della risurrezione. In Cristo, vittima
immacolata, trionfò ineffabilmente, la
giustizia di Dio, e Cristo instaurò il regno della grazia.
Noi, ora, siamo cittadini del regno
della grazia: ma, mentre facciamo
quanto sta in noi, per essere cittadini
degni della nostra Patria terrena, ci
sforziamo di non essere cittadini indegni della Patria spirituale ? Quali frutti portiamo ? Sono, veramente, il contrario dei frutti che portammo quando
eravamo nel peccato ?
I. Lombardini.
Domenica 25 Maggio
Leggere la meditazione in prima pagina.
Avviso importante
Si avverte inoltre che il 25 maggio nei
locali e nelle ore anzidetti, avrà luogo
la seconda iniezione di vaccino antidifterico, che dovrà essere subita da tutti i
bambini, avvertendo che la vaccinazione non è completa se non fatta nelle
due riprese.
Ai richiedenti che non ottemperino
alTobbligo, non verrà rilasciato il certificato necessario alla frequenza del
Giardino d’infanzia e della Scuola e saranno prese a carico dei responsabili i
provvedimenti previsti dalla legge.
Torre Pellice, 23 aprile 1941-XIX.
Il Commissario Prefettizio: Dott. Piras.
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Fondata nel 1901.
Ha per scopo la preparazione di
giovani cristiane, che desiderano consacrare interamente la loro vita al
Signore, curando i sofferenti.
Si mantiene mediante offerte volontarie.
Diaconesse felici ! Un’Ideale lunganiente sognato che si può attuare nella
vita delle nostre giovani.
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Elena Pontet, in memoria di Annetta
Bertinat, Bobbio Pellice, L. 25 - Ida
Jalla, Torre Pellice, 25 - Coniugi Immovìlli, Levante, 25 - Giovanni e Maddalena Bonjour, Angrogna, 10 - Carla,
Calvino e Arma Charlin, Id., 10 - Rivoira Pietro, Croui, Id., 10 - In memoriam, 100 - Madeleine Coisson, Cannes,
50 - Lina Coisson, Torre Pellice, 10 Ing. Oliviero Scaccioni, Torino, 100 I figli, in memoria del pastore Bartolomeo Gardiol, Luserna S. G., 200 - Emilia e Roberto Alilo, in memoria del
pastore Bartolomeo Gardiol, Id., 50 Emma e Marta Turin, in memoria dello
Zio dott. Daniele Turin, Luserna S. G.,
50 - Adelina Selli, in memoria del pastore Bartolomeo Gardiol, Torre PeL
lice, 50 - Maria Mazzolini, Id., 25 - Revel Ayassot Ester, Id., 15 - Pasque!
Emilio e famiglia, di Ginevra, in memoria del Padre Giacomo Pasquet, Pinerolo, 500 - Comm. Federico Margaria,
Torre Pellice, 25 - Pasquet Alessandro,
Torre Pellice, per il Letto Enrico Peyrot, 200 - Chauvie Pietro, Pastore emerito, Bobbio Pellice, 25 - Elvira e Guido
Decker, Torino 75 - Dora Fontana
Roux, Milano, 100 - Pastre Augusto e
Regina, Pomaretto, 20 - Coisson Nisbet,
missionari, Torre Pellice, 25 - Coisson
Emilia, Id., Id., 15 - C. A. L., 15 - Jahier Emma e Giacomo, Id., 50 - Teresa
Genicoud, San Germano, 20 - Una Sangianina, 1000 - Angela E. Dreher e fi
gli, Malnate, 200 - Giulio Goss, Luserna
S. G., 100 - Bessone Tron Ida, in memoria dei Genitori, Pinerolo, 50 - Alliaud Emilio, in memoria della Madre
Alliaud Revel Giulia, Id., 25 - Alliaud
Emma e Lisetta, Id., Id., 20 - Balma
prof. Ausonia, Id., 25 - Coisson Alice,
Id., g - Long Rivoire Fanny, Id., 20 Bertin rag. cav. Stefano, Id., 30 - Coucourde Giulio e famiglia, Id., 15 - Peyrot Long Elisa, in memoria del marito
maresciallo Antonio, Id., 25.
OSPEDALI.
N. N., in riconoscenza, Bobbio Pellice, L. 50 - Dora Fontana Roux, per Torre Pellice, Milano, 100 - Id., per Pomaretto, Id., 100 - Comm. Federico Margaria, Torre Pellice, 25 - Fornerone prof.
Enrico e Figli, in memoria di Irma Fornerone Gay, Pinerolo, 100 - Marcante
Gönnet, in memoria, della Mamma,
Torre Pellice, 50 - Revel Ayassot Ester,
Id., Ì5 - Maria Mazzolini, Id., 25 - Una
Slangianina, per la Maternità, 500 Id., per l’Ospedale di Torre Pellice, 500
- Teresa Genicoud, San Germano, 60 Giov. e Maddalena Bonjour, Angrogna,
10 - Pietro Chauvie, pastore emerito,
Bobbio, 25 - Roberto Prochet, in memoria del caro Nonno, Bobbio, 100 Madeleine Coisson, Cannes, 50 - Lina Coisson, Torre Pellice, 10
Maddalena Alilo, Fiori in memoria di
Giovanna Gönnet, Luserna S. G., 20 Bertalot Leontina, Pinerolo, 30 - Mariotti Balma Elena, Id., 50 - Ricca Meynier Seiina, Id., 25 - Long Rivoire Fanny, Id., 20 - Coucourde Giulio e famiglia, Id., 30 - Coisson Alice, Id., 10 Jahier Emma e Giacomo, Torre Pellice,
25 - Ida JaUa, Id., 25.
ORFANOTROFIO FEMMINILE.
Ida Jalla, Torre Pellice, L. 25 - Paolo Geymonat fu P., Bobbio, 5 - Charbonnier Davide, Absès, Id., 10 - Pietro
Chauvie, pastore emerito, Id., 25 - Elena Pontet, in memoria della Nonna
Giuditta Pontet, Id., 35 - Carolina Gay
Durando, Torre Pellice, 25 - Goss Amato, Id., 15 - Jahier Emma e Giacomo,
Id., 25 - Jahier Elsa, in memoria, 50 Cleante Rivoiro Pellegrini, Torino, 200
- Rivoira Pietro, Croui, Angrogna, 10 Susetta Amoul, Id., 2 - Teresa Genicoud, San Germano, 20 - Giuseppina
Geymet, Torre Pellice 20 - Borsa dei
Poveri Valdesi, Angrogna, 50 - Comm.
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Nessuno può resisFere al fasòino di
un bel sorriso. Anche se i capelli
sono grigi o bianchi un ìael sorriso
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Mamma, Torre Pellice, 50 - Revel Ayassot Ester, Id., 15 - Giulio Goss, San
Giovanni, 50 - In memoria della moglie
e madre, Id., 25 - Fornerone prof. Enrico e figli, in memoria di Irma Fornerone Gay, Pinerolo, 100 - Bertalot Leontina, Id., 50 - Coisson Alice, Id., 10 Long Rivoire Fanny, Id., 20 - Coisson
Nisbet, missionari, Torre Pellice, 50 Coisson Emilia, Id., Id., 20 - C. A. L.,
Id., 20 - Anonimo, Id., 50 - Cav. Uff.
Avv. Stefano Peyrot, Id., 50 - Caffarel
Giovanni, Bobbio, 10 - Giov. e Maddalena Bonjour, Angrogna, 10 - Coniugi
Immovilli, Levanto, 25 - Giovanna Ric
ca Artus, Spezia, 15 - Mattone Vittoria^.^
Coazze, 15 - Vittoria Meyer, Roma, 25 -> J
Vittoria Meyer, Roma, 25 - MadeleineCoisson, Cannes, 50 - Lina Coisson,
Torre Pellice, 10 - Ing. Oliviero Scac- ,
cloni, Torino, 100 - Una Sangianina, I
1000 - Angela E. Dreher e famiglia, in |
memoria di A. W. Dreher, Malnate, 500 |
- Bertalot Antonio Teofilo, Castellazzo,.|
Inverso Porte, 25 - Maria Mazzolini, |
Torre Pellice, 25 - Revel Albina, Grot- |
taferrata, 150 - Elvira e Guido Decker, j
Torino, 75 - Balma prof. Ausonia, Pinerolo, 50 - Bertin rag. cav. Stefano, Id.,.
25 - Coucourde Giulio e famiglia, Id., |
30 - Mûris Virginia, Id., 20 - Ricca.
Meynier Seiina, Id., 25.
n Pr9*idente:
Avv. STSFANO PEYROT-