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(Toriào)
Tonns ?2!xics
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito__________________
Anne LXXXVIl - N. 34
Una copia L* 3©
TORRE PELLICE — 30 Agosto 1957
ABBONAMENTI
ALLA VIGILIA^ELLA SESSIONE SINODALE
Democrazia e Spirito Santo
— Ma per voi Valdesi, che non avete il Papa nè una gerarchia ecclesiastica, qual’è l’autorità che governa la vostra Chiesa?
— La nostra autorità suprema è il Sinodo, cioè l’assemblea dei pastori e dei delegati eletti da tutte le comunità. Esso nomina annualmente la Direzione, esamina la vita della Chiesa in tutti i suoi aspetti;
le sue decisioni sono vincolanti per tutta la Chiesa, ed il modo con cui
esso è costituito fa si che esso esprima il pensiero di tutta la Chiesa.
— Si tratta dunque di un parlamento ecclesiastico.
— Precisamente. Da noi tutto avviene cosi, democraticamente.
Probabilmente siete stati spettatori, se non attori, di un dialogo del
genere. E probabilmente esso riflette
buona parte dell’opinione pubblica
delle nostre comunità, alla vigilia di
una nuova sessione sinodale.
Dobbiamo chiederci, però, se su questa valutazione non incida fortemerite l’aria che respiriamo, oggi. Noi viviamo, forse come non mai, in un
tempo di tensione fra autocrazia (sia
e.‘-;sii dittatura o sia oligarchia di piutcerati o di ecclesiastici) e democrazia. Quest’ultima è divenuta l’ideale,
anzi l’idolo, cui, più o meno sinceramente, sacrifica ed adora la nostra
società benestante. Ora, si tratta senz’altro di un passo positivo, ma che
rimane pur sempre assai relativo, come tanti segni ci costringono a riconoscere.
Orbene, questa mentalità « democietica» penetra anche nel mcndo
della Chiesa ; e siamo fieri e felici di
noti essere retti da un magistero infallibile nè da un episcopato autoritario, ma di poter affermare che, da
noi. tutti sono uguali e che ci reggiamo democraticamente per mezzo
del nostro Sinodo, come del resto sul
piano locale per mezzo delle Asisemblee.
Ciudicando così, però, ci fermiamo
alla forma esteriore, e rischiamo di
perdere di vista l’essenziale dell’ordinamento presbiteriano-sinodale, che
cer dividiamo con tutte le Chiese Rifoimate.
L’autorità di Cristo
E’ vero, o almeno dovrebbe essere
sempre vero, che al vertice della nostra istituzione ecclesiastica sta il Sinodo. Ma la Chiesa non è un’associ^
zi Olle nè un popolo come gli altri;
non trova la sua ragion d’essere e la
sua base in se stessa, bensì in Colui
che, libero e sovrano, l’ha costituita,
l’ha raccolta, l’ha fatta Chiesa, sua;
non è stata fondata da persone benpensanti, riunitesi per coltivare i loro
bisogni spirituali, ma è costituita da
coloro che il Cristo ha scelti e chiamati. Va quindi detto recisamente
che l’autorità, fra noi, non è il Sinodo, ma il Cristo soltanto, il Capo del
corpo suo che è la Chiesa, anche la
Chiesa Valdese. Dire che l’autorità è
il Cristo significa, concretamente, dire che l’autorità è la Parola di Dio,
cioè la S. Scrittura, la testimonianza
resa a Cristo ed alla sua opera; non
morta lettera, ma Parola vivente, resa viva per noi dallo Spirito del Signore.
Questo significa che la fede cristiana si oppone « all’essenza stessa del
sistema cattolico-romano, secondo cui
la Chiesa si governa da sola mediante il ministero ecclesiastico, rappresentato daH’insieme dei vescovi nella
loro virtuale unità col sedicente vicar
rio di Cristo, titolare della pretesa
cattedra apostolica»; ma si oppone
altrettanto alla « concezione moderna secondo cm, in opposizione alla
idea aristocratico-monarchica della
Chiesa romana, l’insieme, e rispettivamente la maggioranza dei credenti, deterrebbe il governo della Chiesa,
applicando il sistema dello Stato democratico. Entrambi questi sistemi
danno il potere agli uomini ; non possono convenire alla Chiesa» (K.
Barth; Connaître Dieu et le servir,
p. 166).
L’antorità del Sinodo
Soltanto sulla base solida (e
riconosciuta) dell’autorità del Signo
re, esercitata attraverso la Parola che
lo Spirito Santo ravviva ed interpreta per la fede di ciascuno, si può parlare rettamente di un’autorità sinodale. Autorità piena e totale, ma secondaria, perchè dipendente da quella di Cristo. Ogni decisione sinodale
è vincolante (totalmente) nella misura in cui è vincolata alla Scrittura e
ne è l’espressione quanto più fedele
possibile. Naturalmente, come ogni
espressione umana, essa è sempre rivedibile, e deve rimanere sotto la critica costante della Parola — si spiega
così il fatto, non scandalizzante, del
mutare dì certe disposizioni, forse giuste e necessarie in un dato momento,
ma bisognose di continua vigilanza e
riforma. Tuttavia, entro questi limiti
la sua autorità e reale. E per quanto
non sia, forse, assolutamente provata
la superiorità di un ordinamento «democratico » su di uno monarchico,
« la libertà della Parola di Dio e la legittimità delle decisioni e degli impegni indispensabili della Chiesa sono
meno minacciati quando è giuridicamente stabilito che non è una minoranza ma la totalità dei membri che
è chiamata alla stessa vigilanza e
fedeltà» (id„ p. 174).
Il fatto che talvolta, nella n^tra
vita ecclesiastica, noi «contristiamo
lo Soirito Santo», ignorando la sua
opera — che, ad esempio, le assemblee nominino i loro delegati al Sinodo con una leggerezza imperdonabile,
o che questi con altrettanta leggerezza prendano delle decisioni, dimenticando gli uni e gii altri di essere strumenti dello Spirito di Dio che vuol
guidare la Chiesa — non toglie verità
e certezza a quest’opera: Dio governa
la Chiesa ; parlandole, esige che assuma continuamente le sue responsabilità, con opinioni e decisioni che, certo, rimangono umane, ma che sono
indispensabili.
Si può fare dell’ironia sui lavori sinodali, come sulla « democrazia ». Ma
se la Parola di Dio non sarà soltanto
il « cappello » che inquadra dovutamente le giornate con una lettura biblica, bensì la guida ed il metro di
ogni intervento, di ogni discussione e
decisione, dell’atteggiamento assimto
di fronte ad ogni problema, se il Sinodo si sforzerà di lavorare con la
« mente di Cristo », la nostra ferma
speranza è che lo Spirito vorrà parlare alle chiese. Gino Conte
L’EQUIVOCO
Ho letto sull'Eco del 2 agosto l’articolo di Gustavo Bouchard « Noi e i
cattolici », che si riferisce alla Conferenza del I» Distretto e sulla Luce del
3 agosto il resoconto di Ernesto Naso
sulla Conferenza del V- Distretto e
devo dire che ne sono rimasto piuttosto turbato: non perchè i due articoli
espongano idee nuove e strane, ma in
quanto appunto rappresentano l’ennesimo indice di tutta una situazione,
di un equivoco che grava su tutta la
nostra opera.
Si vuole che « l’entusiasmo per la
diffusione della Parola di Dio » cresca, che si soddisfi « la fame e la sete
di udire la Parola di Dio » — e poi si
chiede che gli elementi « qualificati »
per questo compito abbiano una qualificazione più 0 meno improvvisata e
non rispondano ai requisiti che la nostra Chiesa nel suo ordinamento esige
per la predicazione evangelica (articolo Bouchard).
Si vuole rispondere alla « profonda
ricerca di giustizia e di verità » che
esisterebbe in certi strati della popolazione italiana, si dice che bisogna essere animati da un’ansia « di amore e
di salvezza pei fratelli », bisogna saper essere « aperti alla voce, al soffio
dello Spirito di Dio » — e poi si chiede che le ammissioni di nuovi membri adulti siano rese ancora più facili
di quanto siano attualmente, lasciate
all’arbitrio dei Consigli di Chiesa, che
dovrebbero decidere « con amore e
sotto l’ispirazione dello Spirito di Dio »
(articolo Naso, V» Distretto).
Io mi domando se sappiamo quello
Ad Agape dal 26 al 30 Agosto 1957
Seltimana Teologica e campo III.C.L
LA FRONTIERA
I vecchi ricordano i tempi in cui si girava tutto il mondo senza passaporto: dall’Argentina airUcraina. Un viaggiatore inglese del tempo di Napoleone raccontava
con indignazione che sbarcando in Francia
la polizia lo aveva trattenuto un giorno per
accertamenti. (N. B.: in quel tempo Francia e Inghilterra erano in guerra). Oggi però siamo più civili: abbiamo i passaporti,
i reticolati e i cani poliziotti. Le frontiere
sono veramente frontiere! E se qualcuno
che non ha le carte vuole passare si spara;
gli accertamenti si faranno dopo.
Le carte geograBche dicono proprio la
verità: il mondo è come la veste di Arlec
Ad AGAPE ha luogo, dal 26 cd 30 agosto, la SETTIMANA TEOLOGICA, abbinata al Campo dell’AICE; diretta dal prof. G. Miegge,
fruirà pure della collaborazione della Fédération Protestante de l’enseignement. Il tema delle due manifestazioni congiunte, scelto dall’AICE,
è: « L’INSEGNANTE, UOMO DI FRONTIERA ». Esso si proporle di
illustrare e di giustificare come vocazione cristiana la posizione dell insegnante cristiano come mediatore tra le varie sezioni, estranee e spesso
ostili, in cui si dividono gli uomini: patrie, classi sociali, confessioni cristiane, religioni, culture. La tesi è che la linea di frontiera è anche la linea dell’incontro e del dialogo, e tale dev’essere consapevoltnente per l’insegnante cristiano; e possiamo aggiungere: per ogni cristiano cosciente
dell’unità e dell’universalità del piano divino di redenzione.
COMUNICATO
La prossima Sessione Sinodale si aprirà, piacendo al Signore,
Domenica 1 Settembre alle ore 15,30
nel Tempio Valdese di Torre Pellice, con un culto presieduto dal
Past. Ermanno Rostan e la consacrazione al Santo Ministero dei
Candidati Signori Giambarresi Samuele e Scuderi Giovanni.
Tutti i Membri del Sinodo, Ministri di Culto e Delegati, sono
convocati per le ore 15 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese, per
presenziare all’apposizione della firma dei Candidati all atto di
accettazione della Confessione di Fede della Chiesa Valdese.
Immediatamente dopo il cullo, i Membri del Sinodo si recheranno nell’Aula Sinodale per costituirsi in Assemblea sotto la presidenza del più anziano di età tra i Ministri di Culto in attività
di servizio presenti, e procedere alla nomina del Seggio definitivo
del Sinodo.
Achille Deodato
Moderatore della Chiesa Valdese
chino, fatto di pezzi di tutti i colori: e sotto i colori scompaiono monti e fiumi, particolarità fisiche insignificanti. Sembra ehe
quello che si vuole insegnare soprattutto
allo scolaro è che il mondo si compone di
un certo numero di spazi colorati, chiusi da
frontiere. E dentro ad ogni compartimento
si trova la verità — si intende la verità di
quel colore.
Sembra che il progresso del tempo moderno con la creazione di sempre più vasti
complessi economici avrebbe dovuto portare alla sparizione delle frontiere. &a l’illusione di cento anni fa. Invece avviene il
contrario. Guardate una carta del mondo
prima della prima guerra mondiale, poi,
fra le due guerre; e ora. Ogni guerra crea
nuove frontiere (e sempre più perfezionate). Oggi è possibile dividere con una frontiera anche una capitale, come Berlino.
Le frontiere si creano e si tendono sempre più efficenti allo scopo di... risolvere i
problemi politici. In India, musulmani e
indù non vanno d’accordo? Si crea uno
stato nuovo con le sue frontiere, il Pakistan. E così per Israele e domani per l’Algeria e il Sud Africa. Il mondo si arricchisce di nuove frontiere e gli atlanti di nuovi colori. E’ facile fabbricare una frontiera: bastano una dozzina di geometri, qual
che migliaio di poliziotti e... diversi milioni di profughi.
Ma cosi non si risolve nulla, è sciocco.
E’ così sciocco che ci si domanda come la
gente non se ne accorga e anziché ridere,
finisca per prendere sul serio anche le fron.
tiere. Ma una ragione veramente c’è; ed è
che dietro alla realtà delle frontiere vi è
un’idea o meglio una ideologia: il nazionalismo. Cioè la persuasione ehe soltanto i
« nostri » sono buoni, bravi e degni di vivere; e che al di fuori (della frontiera) tutto sia male.
E’ chiaro che questa è una forma di idolatria. E’ paganesimo. Può darsi che il nostro paese (a parte le aberrazioni del tempo
fascista) sia stato meno di altri toccato dal
veleno dell’idolatria nazionalistica: eppure
questa mentalità esiste anche fra noi ; e le
autorità e la stampa e la radio se ne fanno
eco per quel che dicono e più ancora per
quel che non dicono. E sugli atlanti l’Italia
è sempre segnata col verde (anche se le colonie di un tempo hanno ora cambiato colore).
Non occorre dire che se crediamo in Cristo non possiamo seguire delle idolatrie.
Neppure quella nazionalistica. E non pos
siamo prendere sul serio le frontiere.
{Presenza Cristiana) G. M. G.
che diciamo e quello che vogliamo o
se non siamo in preda a una confusione spirituale inquietante. Crediamo
che per portare l’Evangelo agli uomini del nostro tempo sia necessario riflettere sull’Evangelo, studiarlo sotto
tutti i punti di vista, giovandosi di tutti gli ausilii che secoli di meditazione
evangelica hanno messo a nostra disposizione e confrontando la nostra
riflessione con la riflessione di altri
credenti e di altre Chiese, onde obbedire con serietà e con efficacia alla vocazione che abbiamo ricevuta, oppure
consideriamo questa riflessione e questo studio come elementi più o meno
superflui, lusso non pane, decorazione
barocca non muro maestro, pedanteria scolastica non disciplina cristiana,
bagaglio che invece di aiutare impedisce il passo di chi si è messo in marcia nella via del servizio di Cristo?
E che dire per Tammissione? Che
cosa vogliamo dare ai nuovi membri:
un anticattolicesimo, una spiritualità
vaga e inconsistente, un ambiente cordiale oppure Cristo? E come si comunica la conoscenza di Cristo? E’ il
caso di ricordare alla Chiesa Valdese
la parola di S. Girolamo, secondo cui
conoscenza di Cristo è conoscenza delle Scritture? (Crediamo che l’Evangelo
sia la potenza di Dio che trasforma la
mentalità degli uomini e comunica loro « la mente di Cristo » (I Cor. 2:16),
crediamo che la Scrittura sia lo strumento dello Spirito per generare alla
fede i figliuoli dell’Iddio vivente, crediamo che una sistematica istruzione
biblica sia l’insostituibile fondamento
per raggiungere una fede cosciente e
adulta, capace poi di intendere rettamente la predicazione e di alimentarsene onde esercitare con violante consacrazione la propria ubbidienza cristiana — oppure consideriamo l’insegnamento e la conoscenza della Scrittura come una teoria, una dottrina di
scuola, con la quale non è opportuno
nè gentile e neppure caritatevole annoiare, appesantire e in definitiva scoraggiare e respingere quelli che vengono a noi in cerca di quella famosa
giustizia e di quella famosa verità?
Ragionando con questi presupposti si è simili a quei genitori deboli e
senza autorità, che cedono ai capricci
dei bambini e non somministrano loro
i cibi di cui hanno bisogno per il loro
sviluppo. Si pongono delle false antitesi tra « lo Spirito » e la Parola, tra
« l’amore » e l’Evangelo, tra « la preparazione catechetica » e la vita cristiana ; il risultato ne è che non si produce l’edificazione della Chiesa, ma
il suo contrario.
Tutta questa situazione risale molto indietro nel tempo e dipende da
una serie di influenze che hanno trasformato la Chiesa Valdese, nel suo
pastorato e nei membri delle sue comunità, in qualche cosa di diverso da
quello che essa confessa di essere nella sua Confessione di fede. Finché la
Chiesa Valdese non avrà l’energia e
la chiaroveggenza di affrontare la questione alla radice e di liberarsi da
queste influenze, non si potrà che guardare con un senso molto relativistico
ai ben intenzionati ordini del giorno
sinodali sulla campagna biblica e ad
altre iniziative del genere e ogni tentativo serio di rinnovamento rimarrà
inceppato in germe, senza la possibilità di uno sviluppo organico.
Vittorio Subilia.
L’incarnation montre à l'homme
la grandeur de sa misère, par lu grandeur du remède qu’il a fallu.
Pascal
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L'ECO DEUJE WILU VALDESI
PER IL NOSTRO CULTO
La preghierci del corpo
La Conferenza Distrettuale di S. Germano ha dolorosamente constatato la assai scarsa partecipazione del ” popolo ” valdese al culto pubblico; e non è mancato chi ha voluto vedere una delle radici di questo
triste fatto nella carenza dell’adorazione. Manca, alle nostre assemblee,
sia nei grandi templi sia nelle scuolette di quartiere o nelle sale di riunione, un vero senso di adorazione, la coscienza che il culto ed ogni
riunione in cui sia al centro la Parola di Dio sono un incontro col Signore,
un ascoltar Lo ed un rivolgersi a Lui con l’adorazione che Gli è dovuta.
Pensiamo che un articolo di André Schlemmer, medico riformato francese che affianca l’esercizio della sua vocazione con un profondo ripensamento della fede, « La prière du corps » (1), possa contribuire a rendere concretezza alla nostra adorazione, o almeno ci stimoli a ripensarla.
Nell’impossibilità di riprodurre tutto l’articolo, lo riassumiamo citandolo
largamente.
1 Dio è spirito e bisogna che coloro
che lo adorano lo adorino in spirito e
verità ». I Riformatori hanno cercato
di ubbidire a questo insegnamento del
Signore, e ne hanno fatto la base del
culto cristiano. Il senso di quelle parole è stato dato loro dal Signore stesso : « Lo Spirito conduce in tutta la
verità »; « La Parola di Dio è la verità ».
Ma per una gran parte del popolo
protestante le parole hanno acquistato
un altro senso. Lo spirito è stato contrapposto alla materia, al corpo. Verità è stata identificata con sincerità...
Culto affatto interiore, privo di ogni
manifestazione visibile, non soltanto
senza riti, ma senza gesti; orrore dell’ipocrisia, che è diventato timore di
ogni testimonianza visibile e che va
fino ad astenersi dal comparire in chiesa; pudore religioso che fa di una assemblea un semplice uditorio, appena
un po’ più compassato di quello d’una
conferenza; scrupoloso riserbo che finisce nell’astensione dalla S. Cena,
poi dal culto, e tende alla scomparsa
dell’assemblea stessa, dunque della
Chiesa; preghiera personale che si nasconde così bene che gli sposi non
sanno nulla della vita religiosa del coniuge, nè i figli di quella dei genitori!
Questa fobia del gesto esprimente
il sentimento religioso trova la sua
giustificazione in molte parole di Gesù che mettono i discepoli in guardia
contro gli atteggiamenti ipocriti dei
Farisei e degli scribi... E così i nostri
protestanti fanno il deserto intorno al
pastore, rifiutando di occupare i posti
davanti, malgrado i più pressanti inviti, e durante la preghiera mantengono un atteggiamento certo degno, ma
indifferente quant’è possibile, rimanendo seduti ben diritti, incrociando
persino le gambe come in un salone,
e fanno in modo che nulla possa indicare che pregano anch’essi. Il risultato
non è solo la freddezza e la diserzione
del culto pubblico; è la morte del senso religioso stesso.
A forza di cercare di non lasciar apparire nulla dell’emozione che deve
normalmente cogliere un credente
quando va incontro all’Iddio vivente
a forza di non riconoscerne alcun segno sul volto e nell’atteggiamento degli altri partecipanti, si finisce per
rendere veramente impossibile questo
incontro...
L’nnità dell’uoma
L’idealismo che soggiace a questo
atteggiamento è falso; falso di fronte
aH’esperienza umana, falso di fronte
alla Parola di Dio. E’ falso che possiamo e dobbiamo astrarre la nostra
anima dal nostro corpo, rinnegando
quest’ultimo; è falso che possiamo e
dobbiamo comportarci come dei puri
spiriti. Il mio corpo sono io stesso, la
mia persona, fin dalla mia concezione; viviamo e risusciteremo, lui ed io,
di una stessa vita. La mia anima ne
ha coordinato la formazione e ne costituisce la persistenza, la forma e le
funzioni. L’essenza del corpo è la vita, cioè l’anima nel senso biblico della
parola; non la materia, poiché questa
cambia continuamente: con gli anni,
tutte le molecole, anche quelle delle
ossa, si sono rinnovate. Tutto quello
che posso ricevere, non solo materialmente ma spiritualmente, è il mio corpo che lo riceve. Nulla mi viene dal
mondo, dal mio prossimo e neppure
da Dio, che non passi per i miei sensi;
e non posso dare nulla, senza incarnarlo in una realtà materiale. Il mio
corpo esprime il mio essere, e al tempo stesso influisce su di esso; per mezzo suo sono ■ avvertito, umiliato, esaltato... Kierkegaard giunge a dire che
il corpo è stato dato all’anima per purificarla... La dignità del corpo è di
essere l’espressione e l’educatore di
tutto l’essere; la sua dignità più alta,
di essere l’espressione, l’incarnazione,
il testimone dello stesso Spirito Santo : «Non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che
è in voi, il quale avete ricevuto da
Dio, e che non appartenete a voi stessi? » (1 Cor. 6: 19). Il mio corpo è nei
miei atti religiosi, che io lo voglia o
no, come in tutti i miei atti.
Il gesto: espressione dì fede
Certo, l’atto religioso non deve diventare un simbolo, rito efficace, magico, che in qualche modo obbliga
Dio, ma è un atto espressivo che risponde alla sua Parola, come la musica che accompagna le parole dei salmi e dei cantici, per sottolinearli, ravvivarli, farvi partecipare con un sentimento più intenso colui che con essi
prega o loda il Signóre.
Gesù stesso ha compiuto degli atti
religiosi in questo senso profondo: ad
esempio la ’’salita” a Gerusalemme,
ai tempio. Il modo stesso con cui ci
prepariamo al culto, con cui ci rechiamo in chiesa può già rappresentare
un andare verso Dio, dunque già un
atto di preghiera.
Naturalmente, il battesimo e la Cena fanno parte di questi gesti espressivi di Gesù; in modo tutto particolare, anzi, essendo stati comandati alla
Chiesa. Pur nella loro inevitabile stilizzazione sacramentale non devono
perdere il loro senso di gesto concreto,
tratto dalla realtà quotidiana, che appunto il Signore vuole che mantengane.
Ma molti altri gesti possono esprimere la nostra vita di fede: anzitutto
il nostro atteggiamento nella preghiera. Nella Bibbia, si prega sempre in
piedi o in ginocchio; piegare le ginocchia è sinonimo di adorare. A dire il
vero, se il riserbo protestante ripugna
a mostrarsi in ginocchio o anche a
mettercisi da solo, ancor più rari sono
coloro che lo slancio della preghiera
porta a gettarsi faccia a terra. Le nostre antiche liturgie dicono volentieri;
« Ci prostriamo davanti a te... », ma
se qualcuno lo facesse si consiglierebbe alla sua famiglia di farlo curare!
Conosciamo tuttavia dei cristiani che,
in occasioni gravi, hanno sentito che
quell’atto fisico s’accordava in piena
sincerità alla loro supplicazione, e li
aiutava a trionfare della noncuranza,
della verbosità, delle distrazioni in cu>
la vanità blocca le nostre preghiere più
ardenti. E’ l’atteggiamento che prendono spontaneamente i servi di Dio,
quand’Egli parla loro.
Lo stesso valore espressivo hanno
gesti come alzare le mani. Posizione
faticosa che giustifica l’esortazione di
Isaia ; « Fortificate le mani infiacchite, raffermate le ginocchia vacillanti! »,
che è un appello alla perseveranza
nella preghiera. Così Mosè. durante
la battaglia contro A malek. Nella preghiera, espressive sono le dita incrociate: gesto di raccoglimento, di concentrazione, che occupa le mani, interessa alla preghiera gli organi della
attività umana, disarmandoli davanti
a Dio; gesto di supplica intensa.
L’imposizione delle mani, che è di
istituzione divina e di cui Gesù si è
valso spesso, vuole esprimere molto
fortemente la certezza e la realtà della
grazia di Dio... Essa è legata alla tra
smissione di una missione, di un sapere, di un’autorità. Non si tratta però
mai di un atto magico. Non è mai indicato che Gesù abbia imposto le mani sulle cose, per farne veicolo di potenza : non ha dunque dato alla Chiesa il diritto di farlo. Ha posato le mani sulle persone, e sempre questo gesto ha accompagnato una parola destinata al cuore che lo riceve...
Lo stesso valore''spirituale, ma concreto, aveva l’uso dell’unzione, il bacio fraterno, il lavare i piedi come atto
di carità e di umiltà.
Tutto ciò vuole sottolineare il valore espressivo dei movimenti e degli
atteggiamenti. Escludendo ogni equivoco di efficacia rituale, guardandosi
da ogni affettazione, sono necessari
ad incarnare il pensiero ed i sentimenti di adorazione. Rendono la preghiera più viva per chi prega come per
coloro che lo circondano, poiché vi
fanno partecipare l’essere intero :
« Presentate i vostri corpi in sacrificio
vivente, santo, accettevole a Dio; il
che è il vostro culto spirituale » (Rom.
12; ì).
Non si tratta, certo, di riprodune
vecchi gesti, che non esprimerebbero
per noi lo stesso moto interiore; ma di
prender coscienza di una realtà importante e troppo trascurata, per la
restaurazione di una pietà viva, che è
questione di vita o di morte per le
nostre Chiese.
(1) In Foì et Fi'c, Juillet-Aoùt 1957.
La Parola della vita
Voi siete il sale della terra
(Matteo 5: 13)
La saliera è il più piccolo degli utensili sulla tavola da pranzo. Sparisce del tutto dietro la grossa zuppiera.
Il sale? Non figura sulla lista delle vivande. E’ semplicemente nascosto in ogni pietanza. E che guaio quando manca! E’ già costato il
posto a più di un cuoco.
Là in alto, sulle colline della Galilea, il Maestro ha detto ai suoi
discepoli; «Voi siete il sale della terra».
Solamente il sale. Sulla tavola del mondo, voi non siete un arrosto
di vitello, e nemmeno una minestra, non siete che del sale. Nel ménage
delle Nazioni, il Maestro non avrebbe potuto attribuire ai suoi un posto
più piccolo. Avesse almeno detto loro: «Voi siete lo zucchero della terra,
io zucchero che addolcisce l’amarezza della vita ! » Ma no ! Voi siete il
sale, che è là, oscuro, anonimo, di cui non si parla. « Voi siete il sale
della terra ». Niente di più ; ma neanche niente di meno. E’ la missione
infinitamente importante dei discepoli. Essi devono spargere il sale
nella carne del mondo, non soltanto per dargli il sapore, ma soprattutto
per impedire alla terra di diventare preda dei vermi e della perdizione
Oggi, il sale fa difetto e il verme incalza. Si attacca a tutto, alla
gioventù, alla vecchiaia pure. Da decenni, noi ci preoccupiamo di organizzarci secondo le prescrizioni della sedicente igiene, secondo la scienza
degli specialisti dei denti, dei piedi, delle mani, della pelle, dei capelli
e dei corpi. Le nostre orecchie sono piene dell’evangelo degli apostoli
del vestiario, deH’abitazione, della alimentazione... Ma a poco a poco
dobbiamo finire per convincerci che a dispetto di tutte queste cure un
cattivo odore si spande nella confortevole dimora. Abbiamo avuto cura
della carne e dimenticato il sale. La corruzione ha invaso la casa. O tu
carne del XX secolo, dalla bella pelle abbronzata al sole! Nessun belletto, nessuna crema riuscirà ad uccidere il verme che è nascosto in tc
Non vi è che un sol rimedio : il sale della Galilea che impedisce la corruzione e fa morire il verme.
WALTER LUTHI
(Cit. da II Messaggero Evangelico)
RITENTANDO DI SUSCITARE UN DIALOGO
•’K
L'evangelo
delle
e lo
Valli
spopolamento
Valdesi
Nessuno ha esposto il suo punto di
vista, come augurava il Redattore, in
merito alle idee che mi ero permesso
di abbozzare, sotto questo titolo, nel
numero di questo, giornale datato dal
1.0 marzo di quest’anno. E’ naturale:
il giornale si legge di passata, quando
non ci si limita a scorrerne i titoli;
qualche volta l’attenzione si ferma, si
vorrebbe aggiungere qualche idea che
germoglia improvvisa nella mente; ma
il tempo incalza, altre occupazioni premono; e poi... « perchè devo mettermi
a parlare anch’io? Ci son già tanti
chiacchieroni. Le, persone serie agiscono, non parlano. E tanto meno scrivono ». <
Eppure, come la grande, l’unica Parola del Signore, anche la piccola e
debole voce dell’uomo può creare un
impulso, generatore a sua volta di atti
talvolta importanti. Sopratutto se, come sempre dovrebbe, cerca di ispirarsi e di ripetere la voce di Dio, di quel
Dio che sempre irrompe nella storia e
che, dopo avere uba volta parlato agli
uomini per mezzo dei profeti, e poi
per mezzo del Suo Figlio, parla ancora, fino al termine dei tempi, per mezzo delle sue azioni storiche, le quali
dovrebbero essere facilmente interpretabili alla luce della Sua Parola. Ma
chi investiga ancora la Scrittura pei
riconoscere alla sua luce l’azione di
Dio? i
Cerchiamo dunque, poiché nessun
altro l’ha fatto, di abbozzare almeno
alcune risposte agli interrogativi che
il Redattore aveva preposto all’articolo.
Leggi economiche...
Commentando lo spopolamento totale di uno dei nostri villaggi, deploravo che le leggi ferree dell’economia,
che l’hanno determinato, non possano
essere almeno un po’ modificate da
quel particolare spirito che la predicazione dell’Evangelo dovrebbe produrre nelle Valli. E, come applicazione di questo spirito al fenomeno, accennavo all’aiuto fraterno, alla necessità di non vivere più, almeno nelle
nostre montagne, come estranei se non
come nemici, ma di unire le proprie
forze per far fronte insieme alle difficoltà che l’economia moderna oppone, più che quella antica, al vivere
lassù.
L’uomo solo non può più provvedere a tutto il duro lavoro che la vita
in montagna richiede oggi, per potei
sostenere il confronto con la più agevole e meno dura attività che, oggi
più che una volta, può trovarsi nella
pianura e nelle città. E’ naturale allora che il montanaro, rimasto solo, segua la linea di sforzo minore, la forza
d’inerzia, e scenda al piano, dove però non sempre riesce a sistemarsi in
modo da trovarsi decisamente meglio
che sui monti. Ma la vita della montagna non è un problema soltanto individuale: è necessario che qualcuno
abiti i monti, i quali possono dare una
ricchezza paragonabile a quella che
può essere prodotta altrove. E poi.
nelle Valli valdesi sopratutto è necessario che i figli rimangano a coltivare
la terra dei padri : essi non sono lassù
per loro elezione, ma perchè hanno
una missione da compiervi, come i padri l’hanno avuta nel passato. Per questo, in quella mia nota, parlavo di segni.
...e missione Vaidese
I padri stettero lassù, e resistettero
vittoriosamente a chi voleva scacciarli, perchè dovevano mostrare al mondo che l’Evangelo non può essere vinto. Era il tempo nel quale il mondo
tentava di cancellare l’Evangelo dalla
terra distruggendo i corpi e i beni di
coloro che lo conoscevano e ne facevano risplendere la luce con i particolari caratteri della loro vita. Quali
fossero questi caratteri, leggetelo nelle storie: essi s’inserivano nei caratteri del mondo di allora, pur costituendone il contrapposto quanto al punto
di partenza.
Oggi, il problema è lo stesso. C’è
un carattere fondamentale che si afferma sempre più nel mondo di oggi:
quello sociale. L’uomo sente sempre
più che non può vivere per sè stesso:
è l’imperativo di Dio che gli s’impone,
sebbene non ne abbia coscienza. E
poiché non sente la voce di Dio nelrimpulso che anche suo malgrado lo
sospinge, delira dietro altre dottrine
ed altri metodi i quali, non essendo da
Dio, non potranno mai attuarsi rettamente. Ma l’Evangelo indica anche
oggi, come sempre, la strada: l’uomo
deve avvicinarsi al suo fratello non mi
rando al proprio interesse, ma per attuare la volontà di Dio. L’esigenza sociale dev’essere anzittutto riconosciuta nell’Evangelo della grazia, e poi
tradotta in atto secondo la Parola di
Dio e non secondo le leggi più o meno
buone, più o meno giuste che gii uomini possono fare. E come i Valdesi
furono in altri tempi un segno per attestare che l’Evangelo non può essere
distrutto, possono, dovrebbero essere
oggi un segno per mostrare con quali
mezzi può essere risolta la questione
sociale. Le Valli potrebbero essere oggi l’esempio più cospicuo, fra altri che
si vanno abbozzando qua e là, del mo
do col quale le relazioni umane posso
no essere ordinate per consentire a tut
ti ed a ciascuno migliori condizioni di
vita, quelle condizioni per le quali
tante difficoltà, ingiustizie e dolori
possono essere superati.
Le Valli possono essere un modello
di ordinamento umano basato sulla
Parola. Lo furono, in un certo senso,
nei tempi passati. Possono esserlo di
nuovo, se la Parola di Dio sarà presa
di nuovo sul serio, da tutti. Se ci rivolgeremo ancora ad essa con fede, la
Parola ci dirà ancora una volta quello
che dobbiamo fare.
L. DE Nicola.
foiive^iio (li studi
su eresia e riforma in Italia
Esso avrà luogo sabato 31 agosto,
in Torre Pellice (Ca.sa Valdese), con
apertura alle ore 9. Si avranno numerose relazioni e comunicazioni, tenute
da alcuni dei maggiori studiosi italiani di storia di eresia e Riforma in Italia : D. Cantimori, D. Maselli, S. Caponetto, U. Marcelli, F. Manzotti, A.
Cicchitti-Suriani, oltre i nostri A. Armand-Hugon, G. Gönnet, G. Spini.
Domenica 1" settembre, alle ore 21,
in occasione dell’Assemblea annuale
dei Soci della Società di Studi Valdesi, il prof. Amedeo Mainar, della Facoltà Teologica Comenius di Praga,
terrà una conferenza su / Valdesi e la
Riforma in Cecoslovacchia.
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Ancora sul XV Agosto
Siamo tornati al Castagneto dopo la
grande adunata del 15 agosto per
completare il bilancio delle nostre
impressioni ed abbiamo appresa notizie che possono interessare anche i
nostri lettori.
Nei giorni precedenti alla festa e
fino alla vigilia era stato tutto un lavoro febbrile della popolazione locale
per riattare le strade devastate dai
recenti uragani e sopratutto per ricostruire a nuovo con l’intervento provvidenziale del Genio Civile. Non tutti
gli ospiti, certo, poterono rendersene
conto, ma in quelli che han lavorato
per giornate intere, è rimasta una
gran gioia di aver potuto servire la
causa del 15 agosto. Questa gioia del
« servizio cristiano » merita anche un
posticino tra i ricordi positivi di un
15 agosto.
Appositi incaricati fecero il conto,
quel mattino, dei veicoli a motore che
salivano oltre Torre Pellice e giunsero alla cifra di tremila. Almeno la
metà, e forse più, era al servizio dell’adunata valdese ed anche questa
cifra ha un significato positivo. I presenti alla festa conteggiati da taluno
in 2.000 e da altri in 5.000, furono ad
ogni modo numerosi ed anche questo
fatto ha un contenuto buono. La folla che accorre per udire dei discorsi
che durano alcune ore e dei canti che
non sono certo quelli della Scala, non
può confondersi con la folla che accorre ad una qualunque festa mondana. Vive ancora un palpito di amore iraterno tra tutta questa gente
che accorre al 15 agosto.
E l’occasione unica nell’anno per
rivedere delle conoscenze, degli amici
e dei parenti che provengono un po’
da tutte le parti del mondo ed allora
si accorre. Forse per quella volta ci si
rallegrerà più di veder dei fratelli in
fede che di un servizio religioso, ma
quel « desiderio di essere insieme »,
non è da sottovalutare. E’ un resto
di quella promessa di essere insieme,
fatta a Sibaud e, prima che a Sibaud,
nel giorno in cui siamo stati uniti al
corpo di Cristo.
La colletta del mattino ha dato lire 82.000 e il buffet e la pesca a favore
del Castagneto hanno reso L, 200.000.
Cifre generose e notevoli che testimoniano pure che tutta questa folla si
è preoccupata di lasciare una traccia benefica del suo passaggio'. Anche
questo è un beneficio del 15 agosto
che va messo nel dovuto rilievo.
Numerosi fratelli cattolici furono
presenti all’adunata. Erano stati invitati a disegno ed essi risposero volentieri e tornarono a casa loro forniti di molti dpuscoli Valdesi. La loro
presenza, in certi momenti, contribuì
a disturbare un poco il nostro raccoglimento perchè essi non sono abituati come noi a sorbirsi nell’immobilità, delle lunghe e ponderose predicazicrn. ma un 15 agosto Valdese può
anche tollerare di essere lievemente
disturbato da persone che vengono a
noi con atteggiamento amico e che
ascoltano, sia pure a spizzichi, la nostra testimonianza. Anzi, direi, la loro
presenza è essa pure per noi una benedizione
C’è stato poi, nello svolgimento del
programma pomeridiano, un momento che a parer nostro è meritevole di
attenzione.
I concorsi ed i giuochi lanciati nel
modo tradizionale non avevano raccolto che scarsa adesione talché l’altoparlante disse : « Dedichiamoci ora
ad un momento di comunione fraterna, strìngiamo la mano ai nostri fratelli che ci circondano e studiamoci
di fare tra loro nuove conoscenze e
nuove amicizie. Siam venuti qui per
essere fratelli e sorelle gli uni con gli
altri e per amarci sempre di più...
Quando avremo altre comunicazioni
da farvi, vi chiameremo da questo
microfono e prima di separarci unire
mo ancora le nostre voci nel canto e
1 nostri cuori nella pr^hiera.
L’invito venne gradito e messo in
atto, pur restando l’assemblea compatta e raccolta. E fu bello di vedere
tanta gente insieme, composta, gioiosa, senza essere chiassosa, intenta e
attenta quantunque nessun oratore
fosse sul podio e nessun concerto o
spettacolo la impegnasse.
Fu l’ora della comunione fraterna
e fu una delle più dolci della giornata. L’era che da ora in poi non dovrebbe mai più mancare nelle nostre
adunate Valdesi.
Naturalmente gli aspetti negativi
non possono mancare nelle cose umane e se dovessimo fame un elenco
non ci mancherebbero gli argomenti
nè le parole ma, a che prò?
Se abbiam preso la penna è stato
loltanto per documentare meglio il
bilancio di questa giornata e per
esprimere ancora una volta la riconoscenza della chiesa di Villar Pellice,
e dell’opera del Castagneto alla Provvidenza divina per l’ottima giornata
vissuta e, dopo che a Dio, a tutti i
cari Ospiti venuti così numerosi a
visitarle e, da ultimo, perchè più di
tutti meritano di esser messi in evidenza, agli oratori A. Comba, D. Cielo, A. dalla e A. Janavel che con valentia unita a saggia modestia, hanno fatto le spese maggiori del beneficio comune.
Enrico Geymet
LA CHIESA E I BAMBINI
Verso nuove soluzioni organizzative?
L attuale struttura delle nostre Scuole Donnenicali é efficente?
L'autore di questo articolo, apre una discussione sull argomento
tori... Va bene, s’è sempre fatto così.
In questi giorni « La Luce » riporta
uno scambio di idee sulla questione
dei sacramenti; si parla molto di battesimo, di presentazione dei bambini.
E dopo? E’ facile constatare la enorme differenza che passa tra il numero
degli iscritti alle Scuole Domenicali
ed alle organizzazioni giovanili di
Chiesa; un qualsiasi pastore potrà farvi toccare con mano che, in decenni
di vita, la sua comunità ha veduto passare un numero di bambini di troppo
superiore a quello dei « confermati ».
Perchè?
Per la situazione particolare del
Protestantesimo italiano, per la reale
(e spesso male arginabile) dimissione
della famiglia dal suo dovere educativo, per la spinta dei tempi..., è necessario che la Chiesa ancora e sempre, sempre più si interessi dei suoi
bambini in tutti quei modi che secoli
di esperienze e concreti esempi odierni propongono alla sua atenzione.
Troppo spesso noi siamo prigionieri
di meschini pregiudizi, quali: la pochezza del numero, la povertà che ci
tarpa le ali, l’ostilità cattolica, ecc.
Perchè non valutare piuttosto la importanza d’una rete organizzativa capillare come quella delle Scuole Domenicali, le possibilità offerte dai beni terreni di cui disponiamo, la sicurezza che una causa buona arriva a
capo di molte difficoltà, ecc.? Una riflessione sui problemi e le possibilità
odierne induce a credere che una organizzazione più agile e nel contempo
più strutturata favorirebbe il lavoro
della Chiesa per i più piccoli.
Per quanto riguarda la Scuola Domenicale i nostri schemi sono antiquati, privi di mordente; la generale
apatìa fa tenere il passo ad un organismo che, adeguato, darebbe una
spinta enorme alla Missione. In genere i compiti della Commissione S.D.
si riducono a questo : preparare le
lezioni, fornire il materiale didattico,
appoggiare qualche incontro di moni
U N
ROMAN PRO TESTANT
ii
Augusta,, de Roger Breuil
Les protestants, il faut en convenir,
SC méfient de la littérature et da sa
valeur. Il n’en était ainsi au tempts
de la Réformation et les anciens
Huguenots maniaient la plume aussi vaillamment que l’épée, mais les
tenn)s modernes et la tradition du
réveil j)articulièrement, en insistant
sur les valeurs secrètes de l’âme opij)osées à la totalité de l’homme,
nous ont légué cette méfiance vis à
vis de tout ce qui n’est pas strictement spirituel. Notre éducation religieuse nourrie, qu’elle le sache ou
non, par les Saintes Ecritures s’accorde mal avec les mondes de la
fantaisie et les personnages fictifs
des oeuvres littéraires que l’on nous
propose. Mais ne sachant retracer
les grandeurs humaines de la créature graciée dont témoigne l’évangile les protestants écrivent peu et
ce qui est plus grave, lisent fort mal.
Ils on lu pendant longtemps les histoire édifiantes que leur proposaient des auteurs bien intentionnés: des récits de pasteurs bienveillants et de dames jrieuses, avec quelque méchant sujet pour faire vrai,
et une pincée de péché par-ci par-là.
Ces lectures qui ont édifié nos grands
mères et que nous considérons aujourd’hui, peut’ètre à tort, de vieilleries périmées, ont contribué à
nous apprendre à mal lire. Elles ont
en effet établi que la littérature est
pieuse, soit bonne pour autant
qu’elle parle de Dieu et de l’âme.
Ce qui est absolument faux. On peu
parler de Dieu et des crises de
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
Bando di Concorso per Borse di Stndio
E’ bandito per l'anno scolastico
1957-58 un concorso per tre borse di
studio da L. 25.000 caduna, per studenti e studentesse evangelici, di Istituto Magistrale o di Scuola Media,
che s’impegnino ad insegnare alle Valli per almeno cinque anni. I candidati
dovranno presentare entro il 25 Settembre c. a. alla Segretaria dell’AICE
(Insegnante Ethel Bonnet - Via Matteotti 18 - Torre Pellice) i seguenti documenti:
1 ) Pagella dell’ultimo anno scolastico
o documento equipollente.
2) Certificato in carta libera dell’Ufficio delle Imposte.
3) Stato di Famiglia in carta libera.
4) Dichiarazione del padre che gli
altri membri della famiglia non possiedono altri redditi.
5) Domanda firmata dal padre o da
chi ne fa le veci.
6) Presentazione scritta di un Pastore
o di un Insegnante evangelico.
Jl Seggio dell'A.I.C.E.
Offerte prò Borse di Studio
Tourn Gustavo (Milano) 1.000; Rivoiro
Pellegrini Ugo (Torino) 1.5.000; Peyrot Stefano (Torre Pellice) 1.000; Ugolini Vittoria
(Rorà) 1.000; Dosio Levi Trento (Prarostino) 500; Tourn Flora (Bordighera) 500; Costantio Germana (Praly) 200; Dalmas Maria
(Villar P.) 200; Botturi Guido (Torino)
10.000; Beux Maria (Torre P.) 1.200; Bonnet Ethel (Torre Pellice) 500; Borsalino Angela (Como) 2.000; Pons Evelina (Torino»
in memoria di Albina Tourn, 1..500.
Le offerte si ricevono sul Conto corrente
postale N. 2/40715 intestato al M.o Dosio
L. Trento - S. Secondo di Pinerolo (To.).
Ai membri del Sinodo
I membri del Sinodo e i numerosi
amici che giungono a Torre Pellice
per il Sinodo sono pregati di passare
alla Claudiana per la prenotazione
del calendario Valli nostre Fino alla
fine di Settembre il prezzo di prenotazione sarà di L. 250, più L. 20 di
spedizione. Il calendario sarà messo in vendita a L. 350.
Pâme, et répandre l’athéisme le
plus radical et l’immoralité la plus
néfaste; jamais a-t-on parlé de Dieu
comme aujourd’hui et jamais 1 homme n’a été plus seul et loin de Lui.
Mais ces observation risquent de
nous entrainer trop loin, nous en
venons donc à signaler un roman
que l’Eco a déjà mentionné mais qui
nous paraît digne d’attention; Auguste de Roger Breuil.
Ce récit se situe dans un petit village de France et conte l’histoire
d’une paysanne protestante. Une
existence pareille à^toutes les autres,
tellement normale qu’elle peut paraître banale, fade, sans les récits
de guerre, de violence, de péché
auquels la littérature contemporaine nous a habitués. Mais il suffit
d’entreprendre la lecture pour réaliser combien Augtista est vraie,
proche de nous. Elle élève ce fils
qu’elle ne parviendra jamais à
comprendre et qui s’éloignera d’elle suivant comme beaucoup d’autres la voie du succès. Elle s’attache
à ses petits fils, dans la solitude de
son vieil âge mais l’épreuve la frappe, profondément quoique de façon
indirecte en la privant du petit
Yves.
La vie d’Augusta est la vie de millier de femmes de la terre et R.
Breuil nous montre que point n’est
besoin d’être exceptioUels pour être
humains.
Et c’est précisément au point culminant du récit, lorsque pendant
son deuil Augusta découvre la foi,
que paraît son caractère non héroïque mais si profondément humain,
et j’ose dire protestant. A’ travers
cette épreuve Dieu appelait Augusta.
Il ne l’appelait pas à devenir une
Augusta différente, pieuse, raisonneuse des choses de la religion...
mais une même Augusta plus profondément elle même et fidèle à son
Dieu. Devant elle s’ouvrait une permission illimitée d’être Augusta...
ce qui lui était enlevé, c’était le péché de la timidité, le péché des
croyances qu’on n’ose défendre, de
la foi jamais tout à fait mise en
jtratique.
On est loin de ces délires et de cette perception charnelle, sensuelle du
divin à laquelle la littérature catholique nous a habithués ces dernières années. Dieu est présent mais
il demeure caché, sa présendre ne
nou.o est pas imposée et il appartient à nous de la découvrir, de la
percevoir dans la vie cotidienne et
monotone de cette chrétienne dont
il est ici question. Roger Breuil n’est
pas Graham Green et Augusta n’est
pas un curé ni une religieuse mais
le trait qui fait de cet écrivain et de
son personnage une expression de
la foi réformée est précisément ce
que les lettres catholiques semblent
avoir perdu le respect du Seigneur.
Certe on pourrait exprimer quelques réserves sur la foi d’Augusta
tellement personnelle et repliée sur
elle même qu’elle semble ne plus
avoir de contact avec le monde extérieur. Nous ne connaissons que trop
cette crainte des formes, de l’église,
cet isolement, cette réserve de notre
foi réformée, et le monde de cette
paysanne est bien le notre.
Neanmoins ce roman demeure
comme nous l’avons montré, témoi
gnage exceptionellement attachant
de cette littérature protestante dont
nous aimerions pouvoir parler plus
souvent.
G. Tourn
Esempio di coralgionioi'ale
Ne « IL MONDO » del 20 agosto u.
s., abbiamo letto con sorpresa e con
piacere il capoverso che viene più
sotto riprodotto .Esso fa parte di un
articolo dal titolo «Vita militare»,
il quale esprime, senza enfasi alcima,
anzi in forma semplice e piana e colla più schietta naturalezza, le esperienze di recluta dell’autore durante
i primi sei od otto mesi del suo servizio militare.
L’articolo è anonimo, o mèglio è
firmato con uno pseudonimo che non
permette nessuna indiscrezione. Ci
è parso però di una grande obiettività e meriterebbe di essere portato a
conoscenza del pubblico valdese, perchè esso si possa convincere che i
modi di testimoniare la propria fede sono innumerevoli e che non 6
solo in chiesa che si può predicare,
bensì dovunque: anche in una caserma del 1957, anche in un poligono
di tiro.
Non sappiamo chi sia l’autore dell’articolo e quindi del quadretto che
pubblichiamo: non sappiamo chi sia
il soldato valdese che è indicato colla sigla Giulio T., nè sappiamo l’arma o il corpo cui, molto verosimilmente, egli appartiene tuttora. Ma
ci inchiniamo dinanzi al coraggio
morale da lui dimostrato ed alla testimonianza da lui offerta, che molti
di noi, oltre quarantanni fa, nelle
medesime sue condizioni ambientali,
non abbiano saputo dimostrare. Ed
ecco il breve quadretto che ci ripropone semplicemente il grave proble
ma della obiezione di coscienza:
« Una mattina ci si svegliò e ci si
accorse che era primavera. Le colline
erano piene di verde. Quella volta uscimmo per andare a fare i tiri al
poligono. Quando c’era da sparare
tutti erano contenti, tranne Giulio
T., un ragazzo della Valle Pellice, valdese. In principio non voleva assolutamente sparare. I superiori lo sgridavano, promettevano tremende punizioni, cercavano di convincerlo in
tutti i modi. Ma Giulio T. scuoteva
la testa e diceva di no. « Non voglio
imparare ad uccidere» diceva, e premeva il grilletto chiudendo gli occhi.
teniamo pure lì inchiodata la segreteria delle Scuole Domenicali; abbiamo
altro da pensare (...per esempio?).
Ma una organizzazione dinamica
vuole che una segreteria impegnata
nella educazione evangelica abbia un
lavoro distribuito su più settori: didattico infantile (odierne scuole dom.).
didattico di reclutamento e aggiornamento responsabili, di assistenza temporanea (colonie, campeggi...), di assistenza permanente (orfanotrofi, istituti, scuole...), di apostolato-stampa
(libri e periodici per bimbi e responsabili). Cosa volete, noi siamo a questo: sulla Riviera ligure abbiamo
due colonie, ed ognuna ignora l’altra
al punto che monitrici e monitori non
hanno alcuna preparazione comune;
da quando esistono, temo, le direzioni dei vari istituti ed il personale di
assistenza non si sono mai incontrati
per discutere i comuni problemi, (si
sono divise... l’area della lira); le nostre Opere mancano di gradualità, di
differenziazione.
Non ci nascondiamo che per fare
molte cose ci vogliono molti danari,
ma è vero che il finanziamento lo si
può avere in contributi, in doni amichevoli; il finanziamento lo si può
creare. Bisognerebbe però dare in partenza al nuovo organismo una aliquota di beni terreni da amministrarsi liberamente, e quindi favorire una progressiva autonomia amministrativa, fino ad addivenire possibilmente alla
formazione di un ente morale patrimoniale a sè. Di certe libertà non hanno paura i cattolici, dovremmo averla
noi?
Si tratta di un quadro disegnato appena nelle sue linee essenziali, e non
ci sembra sia il caso di dettagliarlo su
questo periodico, ora, ma vorremmo
insistere, richiamare l’attenzione degli
evangelici sulla urgenza di certe soluzioni nuove perchè la Missione possa
non solo vivere, ma prosperare, affermarsi; siamo in anni decisivi, chi sa
che non rimpiangiamo amaramente
quella mirabile corona di scuole che
la prima evangelizzazione aveva creato in tutta Italia e che non solo abbiamo liquidato per quattro soldi (gli stabili..., l’arredamento non contava nulla), ma che abbiamo tentato anche di
avvilire sul piano religioso dimenticando quello che hanno significato le
maestre, i maestri-evangelisti?
La nostra Chiesa Evangelica Valdese ama le soluzioni graduali, nelle
sue assemblee rifugge dalle innovazioni radicali e guarda con sospetto le
novità. Sono in parte almeno qualità
positive che le hanno permesso di sopravvivere a prove infinite, e che le
hanno anche consentito una politica
economica ingenua e furbesca. Ma in
un mondo che sotto i nostri occhi si
trasforma giorno per giorno, quando
tutti i corpi vivi della società contemporanea rivedono le loro strutture, i
collegamenti, e cercano nuovi modi
di organizzazione, di coordinamento,
possiamo noi vivere affannosamente
tesi nello sforzo di mantenere in piedi... il nostro ieri sfruttato, consunto,
superato?
Sembra a volte che un vecchio adagio toscano piaccia molto, tra noi :
ùlli ùlli, chi li fa se li trastulli, dicono
le nonne alle mamme, accennando ai
nipotini. Visto lo scarso impegno che
in complesso ha la Chiesa nell’adeguamento della sua opera verso i bambini, viene da credere che in definitiva
si ragioni così ; i genitori fanno i figli,
e se li trastullino, noi ricordiamo la
loro responsabilità, ecc. V’è di meglio
ancora, a volte: le lunghe ore sinodali durante le quali si elaborano regolamenti, aggiunte e coduzze a vecchi
articoli, quando è proprio il caso di
dirci: ùlli ùlli, chi li fa... Infatti, precocemente invecchiati, ce li trastulliamo i nostri regolamenti (quando non li
facciamo perchè altri li trastullino); e
così passano gli anni, e così ci sentiamo crescere dentro questa angoscia,
questa attesa accorata d’un soffio di
vita, d’amor d’avventura, che rompa i
vecchi concetti, i vecchi schemi, e induca le nostre maggiori assemblee a
decisioni che indichino un avvìo.
P. 1 s.
4
Enrico Corsani IL PROFETA OSEA ED IL SUO MESSAGGIO L. 85 L'Eco delle Valli Valdesi Aldo Comba EZECHIELE CI PARLA L. 85
Inaugurato il nuovo organo
noi tempio di Prarostino
Domenica 18 agosto è stata ima
giornata di gioia nel Signore per la
Chiesa di Prarostino: è stato inaugurato nel Tempio il nuovo organo.
Da nove anni la Comunità ha raccolto, senza appelli speciali, ma con
libere offerte, la somma necessaria.
La meta, che a molti sembrava troppo lontana, è stata finalmente raggiunta.
A dire il vero, si tratta di un organo di modeste proporzioni, adatto
per noi e il nostro tempio (una sola
tastiera, 10 registri reali); ma alcuni
accorgimenti e combinazioni di costruzione ne fanno un buon strumento, il cui rendimento fonico è stato
giudicato ottimo da diverse persone
competenti in materia.
Ij’inaugurazione del nuovo strumento è avvenuta, come detto, domenica 18 agosto. Le prime note hanno
risuonato sotto l’ampia navata del
Tempio al culto del mattino (sedeva
iì Maestro Ferruccio Corsani, orga^
nista e diretttore della Corale della
Chiesa di Torre Penice). La numerosa assemblea, che riempiva il tempio, ha cantato con slancio, trascinata dal ritmo rapido e incisivo del
nuovo strumento. Nella predicazione,
il Pastore Peyrot ha richiamato i’attenzione della Comunità sulle parole
del salmo 96/1 : « Cantate aH’Eterno
un cantico nuovo». Il «cantico nuovo» ,che siamo chiamati ad innalzare al Signore non si esaurisce, e non
dovrà esaurirsi, col canto delle nostre labbra, accompagnato d’ora innanzi dal suono dell’organo, ma esso
si identifica con il tenore della nostra vita, rinnovata dalla grazia e
dalla parola di Cristo. Una vita autenticamente cristiana, vissuta nella
fedeltà e nell’impegno per Cristo, nella Chiesa e nella vita sociale, è il
«cantico nuovo» che tutti insieme
dobbiamo innalzare a Dio, Signore
nostro e del mondo. Solo così l’installazione del nuovo organo acquisterà per noi il suo vero ed autentico
significato.
Per il pomerigg:io è stato organizzato un concerto di musica sacra e corale. Così alle ore 15 il Tempio è tornato a riempirsi letteralmente (oltre
alla comunità al completo, abbiamo
notato molti amici delle parrocchie
vicine e numerosi villeggianti; tra il
pubblico, il neutro Sovrintendente
Pastore Roberto Nisbet).
Dal Maestro Ferruccio Corsani, di
Torre Pellice (organo) e dalla gentile Signora Dirce Gönnet, di Torino
(violino) sono stati eseguiti pezzi di
vari autori, tra cui Bach ( Corale : « O
Signor Gesù, veniamo al tuo cospetto » ; e preludio e fuga in sol maggiore per organo); Haendel (Due tempi
dal concerto in si bemolle per organo, e Adagio dalla 4» sonata per violino e organo); Vivaldi (Adagio dal
concerto in re per violino e organo) ;
Mendelssohn (Finale della 6° sonata
per organo e altri). La Corale di Prar
restino, diretta dalla Sig.ra Anna
Peyrot, ha cantato alcuni inni a
quattro voci, tra cui «Alleluia» N«
56 dalla raccolta di Psaumes et Canti ques, musica di Palestrina, e « Lungo rivi quieti, ombrosi» dalla raccolta dell’Innario Cristiano No 182,
musica di Schubert. Il Sig. Rostan
di S. Germano ci ha fatto udire due
cori registrati sul magnetofono, ese
guiti dalla corale di Pinerolo e di S.
Germano alla festa di canto a S.
Germano.
Nell intervallo, il Pastore Bert, invitato COI; la gentile Signoia a pre..enzìare alla nostra festa, ha rivolto
un caldo e fraterno messaggio alla
Chiesa di Prarostino, di cui fu per
diversi anni il Pastore stimato (fu
in quegli anni che nacque l’idea dell’organo ,idea che piano piano prese
consistenza e che oggi è divenuta
realtà). Il Pastore Peyrot ha ringraziato. a nome della Chiesa di Prarostino, la Sig.ra Gönnet ed il Maestro
Corsani per il generoso concorso dato al concerto (al Sig. Corsani il ringraziamento anche per la consulenza data nella fase preliminare per
l’acquisto dell’organo); un ringraziamento anche alla Corale e alla Sig.ra
Peyrot; un ringraziamento alla Ditta Davico e Gallo di Torino, costruttrice dello strumento, per U lavoro
accurato... ed al pubblico, accorso numeroso e attento, un ringraziamento
anche per la colletta che è stata fatta alla fine, e che è stata molto generosa, a favore del fondo organo.
Un servizio di buffet, preparato e
servito dalle sorelle di chiesa e dalle
giovinette (anche a loro un grazie
di cuore) ha chiuso la bella giornata.
Che il ricordo di questo simpatico
avvenimento rimanga ora in benedizione per tutti, particolarmente per
la Chiesa di Prarostino, e l’aiuti a
innalzare perennemente quel « cantico nuovo», di cui abbiamo parlato,
mediante la strumentalità di una vita fedele, nella gioia e nella riconoscenza a Dio.
Battesimi — Il segno della Grazia
è stato posto, mediante il Battesimo,
sul capo di: Renzo Avondet, Enrica
Avondet e Luciano Avondet, di Enrico e di Avondet Amalia della Allamanda, l’il agosto; Ivana Gardlol di
Ferruccio e di Bourne Enrica del
Ciabot Bas, pure l’il agosto; Enrica
Forneron di Aldo e di Griglio Giacolina della Losera di Roccapiatta, pure rii agosto; Nella Gay di Delio e
di Paschetto Elda, dei Bonnin, il 25
agosto. Possano crescere nella grazia
del Signore e nella comunione della
Chiesa.
Dipartenza — Il 9 luglio hanno
avuto luogo i funerali della nostra
sorella Malan Susanna ved. Roman,
dei Cardon di Roccapiatta, deceduta
ai Colombini presso la figlia Maddalena, dopo lunghi anni di infermità,
alla età di 80 anni. Ai figli e ai parenti tutti, rinnoviamo la nastra simpar
tia cristiana.
Sostituzione — A sostituire il Pastore, che si assenterà con la famiglia dal 6 settembre al 6 ottobre, la
Tavola Valdese ha designato il Candidato al Ministero Dott. Giorgio
Bouchard, originario di S. Germano.
Mentre né diamo comimicazione alla
Chiesa, rivolgiamo sin d’ora al Sig.
Bouchard un saluto fraterno di benvenuto in mezzo a noi.
Gli eventuali matrimoni per il predetto periodo siano rinviati al ritorno del Pastore titolare.
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Onesta nostra Repnbblice...
Ultimi arrivi alla Claudiana
Werner Keller
LA BIBBIA AVEVA RAGIONE
L .2.800
Sir Charles Marston
LA BIBLE A DIT VRAI
L. 2.000
LA BOITE A QUESTION
L. 960
Ordniazioni alla Libreria Claudiana
Torre Pellice c. c. p. 2/17557
Quelques personnes
étranges
Personnes qui parlent de prière, sans jnnuds prier.
Personnes qui disent, que domwr la dîme est juste, mais ne la
donnent pas.
Personnes qui désirent appartenir à l’Eglise, mais ne demandent
pas à y être reçues et ne sont pas décidées à la soutenir par leur service et leurs offrandes.
Personnes qui disent que la Bible est la Parole de Dieu, mais n’y
obéissent que selon leurs convenances.
Personnes qui disent que l’éternité est plus importante que le
temps préseiU, mais qui ne vivent que pour cette terre.
Personnes qui critiquent les autres pour des fautes qu’elles mêmes commettent.
Personnes qui se tiennent en dehors de V Eglise pour des raisons
insignifiantes et chantent: ” Seigneur, ce que je réclame, c’est ce riche don d’amour... ”.
Personnes qui suivent le Diable toute leur vie, mais espèrent aller au ciel.
(The Preacher’s Magazine)
Nel mese di giugno il Ministro della
Marina Mercantile, on. Gennaro Cassiani ha disposto che, « nella ricorrenza del
450« anniversario della morte di S. Francesco da Paola, proclamato... celeste patrono dell’italica gente di mare, avranno
luogo... solenni festeggiamenti religiosi e
icivili; sarà rievocato con manifestazioni
marinare... il miracolo di S. Francesco da
(Paola che attraversòi nell’anno 1464 sul
suo mantello lo stretto di Messina. Domenica 16 giugno verrà trasmesso dalla Radio Vaticana un messaggio del Santo Pa
dre a tutti i marittimi italiani; si dispone
che... sia esposta la bandiera nazionale
sulla sede di codesta capitaneria e che le
navi nazionali in porto espongano la gala
di bandiere (gran pavese). L’inizio della
radiodiffusione del messaggio del Santo
Padre dovrà essere preannunziato dalle sirene delle navi. Gli equipaggi di ciascuna
nave dovranno essere riuniti per ascoltare
il radio messaggio stesso ».
N. B.: 11 medesimo on. Ministro non
ha dato analoghe disposizioni per la festa
della Repubblica, die è stata semplicemente ignorata.
Vi proponiamo un quiz: che è più importante, per Fon. Ministro della Repubblica Italiana; la festa della Repubblica
o quella di San Francesco da Paola?
(da: L’Espresso).
*K * >is
In seguito ad un vivace richiamo dello
Osservatore Romaruì perchè si facesse cessare il caso di « malcostume e di scarsa
decenza » delle turiste straniere che si aggirano per Roma in calzoncini corti, la
Questura ha inviato « una precisa circolare a tutti gli uffici di P. S. ed ai comandi
dei Carabinieri di Roma e provincia, invitandoli a vigilare affinchè stranieri con
abiti succinti non girino nell» vie della
capitale e nei luoghi di rispetto, dato, in
particolare, che l’autorità di polizia di
Roma, in base all’art. 1 del Codice concordatario del 1929, ha l’obbligo sia di
prevenire che di eprimere nella città qualsiasi abuso contro la moralità ».
(da: La Nuova Stampa).
Se qualche lettore non fosse sufficientemente rallegrato da queste notizie, sappia
che il nostro Paese in questi giorni è degnamente rappresentato negli Stati Uniti
da Sophia Loren, che ha incontrato ufficialmente le più alte personalità americane, « conquistate dalla sua personalità »,
ed è stata l’ospite d’onore di un ricevimento ufficiale all’ Ambasciata d’ Italia a
Washington, durante il quale ha tra l’altro offerto un « assaggio » di pizza alla
napoletana.
In alto i cuori, dunque! *
I AVVISI ECONOMICI \
SI CERCA per settembre in famiglia
con due bambini (2 e 4 anni) a Basilea, ragazza di 17-18 anni principiante, per aiuto in casa. Trattamento familiare, compenso iniziale
fr. sv. 120 inoltre vitto completo.
Scrivere al Dott. A. Löffler, Basilea
Svizzera, Unt. Rheingasse 44.
CUSTODIA villa Torre Pellice, mar
nutenzione orto giardino, affidasi
famiglia possibilmente pensionato,
contro alloggio 3 ambienti orto,
prato. Rivolgersi Libreria Claudiana.
FAMIGLIA Valdese Torre Pellice,
ospiterebbe giovane studente. Rivolgersi Tipografia Subalpina.
Redattore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - ’.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Scuola Latina di Pomaretto
Esami della Sessione autunnale
Gli esami di Licenza dalla Scuola
Media avranno inizio il giorno 9 Settembre alle ore 8 e 30 secondo il diario affisso all’albo dell’Istituto.
Gli esami di Ammissione alla
Scuola Media avranno inizio il giorno 12 settembre 1957 alle ore 9.
Sono aperte le iscrizioni alle classi
la. Ila, Illa (Legalmente riconosciute). Le domande devono essere redatte in carta da bollo da L. 100 per- la
iscrizione alla la, in carta semplice
per l’iscrizione alla Il.a ed alla Ill.a.
La direzione
Doni ricevuti dalla direzione, riconcscente, dal 1 giugno 1957 alla fine
di Agosto. A mezzo dottor Teofllo Giraud (Troy U. S. A.) L. 28.405 raccolte
fra i seguenti ex alunni: Irma Rostan (doli. 10); Margherita Micol
(doli. 10); Giovannino Tron (doli
30); Jenny Grill (doli. 3); Ulrich
Gay (doli. 5); Emanuele Tron (doli,
5); Teofilo Giraud (doli. 10).
Genre Ermanno (Inverso Pinasca)
L 1.500; Chiesa di Como L. 10.000;
Laestch Giovanni e Margherita (Pelosa Argentina) L. 2.000; Pons Gu
glieimo (Pomaretto) L. 5.000; Bernard Giacomo (Pomaretto) L. 3.000;
Giaiero Valdo e Evelina (Porosa Argentina) L. 2.000; Jahier Enrico ' e
famiglia (Pomaretto) L. 1.000; Chiesa Valdese di Pomaretto L. 70.000;
Romano Piero (S. Secondo) L. 1.000;
Una Miegge (Roma) L. 2,000.
In memoria del venerato maestro
ed amico Pietro Enrico Balma: Prof.
Luigi Micol (Torre Pellice) L. 1.000;
Alice e Conrad Peter (Perosa Argentina) L. 5.000; Sig.a Ines Bachi (Parma) L. 10.000. I figli in memoria del
caro babbo: L. 10.000.
Il 18 agosto 1957, nel suo oli,antunesimo anno di vita, ha chiuso serenamente la sua esistenza terrena
Giovanna Bonnet
nata Ohlsen
vedova del pastore Giovanni Bonnet.
Afflitti nel cuore, ma certi che Essa ha trovato la pace nel Signore,
ne danno il triste annunzio, a funerali avvenuti, i figli Enrico, Freddy.
Renata, il genero Giovanni Rochat,
le nuore, i carissimi nipotini, le cognate ed i nipoti.
« L’eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
Torre Pellice, 20 agosto 1957.
Direttore: Prof. Gino Costahel
Pubblicazione autorizzata dal Tribiioale di
Pinerolo ron decreto del 19 genn;ii.') 1955
da Clotilde Codino
Via Repubblica, 16
TORRE PELLICE
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IL PADRE NOSTRO
Tradotto e commentato dal
Prof. Valdo Vinay
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trada per Miradola, di fronte [alla caserma degli Alpini Caserma Berardi)