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ECO
biblioteca valdese
10066 TORRE PEIL ICE
DELLE mU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num, 48
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TORRE PELLICE 1 Dicembre 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
IL MESSAGGIO DELL’AVVENTO
LE INIZIATIVE DEL C.E.C. PER LA FINE DELLA GUERRA NEL VIETNAM
Afferrare la speranza Lettera a NIxen del aestere Petter: “Firmare
Immediatemente eli accerdi sul Vietnam”
L’Avvento è tempo d’attesa e l'attesa
SI nutre di speranza. L’attesa dura finché dura la speranza. Così l’Avvento
è per eccellenza il tempo della speranza. Con esso sopraggiunge la domanda: A che punto è la nostra speranza?
Non è una domanda superflua. Oggi
nella chiesa si parla molto di speranza
ma questo non vuol dire che la speranza ci sia: parlare di una cosa non
vuol dire averla. Può darsi che oggi nella chiesa (o meglio nella teologia) si
parli molto di speranza proprio perché
ne sentiamo la mancanza, come se l’avessimo persa per via.
In effetti, delle tre cose che secondo
l’apostolo Paolo « durano » — fede,
speranza e amore — la speranza sembra essere quella che n.ella chiesa è
durata di meno. È durata la fede, malgrado cadute, sbandamenti e traviamenti; è durato l’amore, malgrado limiti, contraddizioni, tradimenti. Ma è
durata la speranza?
La speranza è durata ma non nella
chiesa. È emigrata dalla chiesa nel
mondo. È diminuita nella chiesa fino
quasi a spegnersi ma è cresciuta nel
rnondo. Qui si è storicizzata e secolarizzata, cioè è diventata una speranza
che emerge dal divenire storico e che
l’uomo realizza. Ma non si è imborghesita né affievolita; arde ancora e accende gli animi di molti. Si è così verificato un imprevedibile capovolgimento
di situazioni: mentre i primi cristiani
si segnalavano tra i contemporanei « a
motivo della speranza » (Atti 23: 6) e
venivano esortati a non essere « come
gli altri che non hanno speranza » (I
Tessalonicesi 4: 13), i cristiani d’oggi
rischiano di essere loro quelli che
non hanno speranza in mezzo a una
generazione che invece non è senza
speranza, anche se certamente non è in
Cristo che spera. E mentre nel secolo
apostolico essere « senza speranza » ed
essere « senza Dio » sono espressioni
equivalenti (Efesini 2: 12), oggi sembra
esserci più speranza, più passione per
i! futuro, più disponibilità a costruirlo, più apertura per le cose nuove, più
dedizione a trasformare il mondo, in
coloro che si considerano senza Dio
che in coloro che non si considerano
tali. Ma allora potrebbe accadere questo fatto paradossale: che dopo aver
insegnato al mondo la speranza, la
chiesa debba ora a sua volta impararla dal mondo, o meglio impararla dalla Bibbia su sollecitazione e provocazione del mondo. Sì, può proprio darsi che i cristiani, che hanno portato la
speranza in un mondo senza speranza,
liberandolo dal mito ossessivo della
ripetizione, dell’eterno ritorno di tutte
le cose, debbano oggi a loro volta ascoltare di nuovo la parola della speranza, e di nuovo crederla e riceverla e viverla, e così rinascere a una speranza
viva. Può darsi che dopo aver dato un
futuro, un avvenire, al mondo antico
ormai paralizzato perché dominato dal
ritorno del vecchio anziché daH’avvento del nuovo, i cristiani si ritrovino oggi essi stessi prigionieri del loro passato e debbano riaprirsi un varco alla
speranza, ritrovare questa dimensione
perduta, ma essenziale, della loro fede
e della loro vita.
Ma qual’è la speranza mondana, emigrata dalla chiesa, che sostituisce nel
cuore di molti la speranza cristiana?
È una speranza antica e ancora giovane, sempre smentita e mai abbandonata, elementare, ingenua persino, secondo molti fantastica ed assurda (la
chiamano utopia) eppure stranamente
irriducibile, più forte di tutte le sconfitte: è la speranza di un mondo fraterno e giusto, libero e pacifico. È questa
la grande speranza del nostro tempo:
sta alla radice delle istanze rivoluzionarie così vive in questo secolo. Solo
una grande speranza può alimentare
un progetto rivoluzionario.
La speranza cristiana le rassomiglia
e nello stesso tempo la trascende, perché si muove su due piani, quello della storia e quello di Dio. In Gesù Cristo questi due piani si sono incontrati,
ed è lui « la nostra speranza » (I Timoteo 1: 1). Dunque, che cosa speriamo? Speriamo che il piano di Dio e il
piano della storia si incontrino definitivamente, che il regno di Dio venga,
che la sua volontà sia fatta sulla terra
come in cielo; speriamo che ogni ginocchio si pieghi nel nome di Gesù e che
nessun altro signore governi gli uomini tranne Gesù; speriamo che Dio sia
riconosciuto « arbitro fra i popoli »
(Isaia 2: 4), i quali allora delle loro
spade fabbricheranno vomeri d’aratro;
il lupo abiterà con l'agnello e il lattante si trastullerà col serpente e non si
farà più né male né guasto. È questo
che noi speriamo ed altro ancora. Speriamo le cose che non si vedono, la vi
ta eterna, la città futura, i nuovi cieli
e la nuova terra, la distruzione della
morte. Speriamo che un giorno Dio sia
tutto in tutti. Questa è la speranza suprema, la speranza cristiana. È la più
grande ma anche la più sobria: non è
cosa da esaltati; l'evangelo l’associa
non all’entusiasmo ma alla pazienza.
Sperare le cose nuove e future di
Dio non significa sognarle ma viverne.
Il cristiano vive di ciò che spera e spera ciò di cui vive. Si dice: Finché c’è
vita c’è speranza. Meglio dire: Finché
c è speranza c'è vita. È la speranza che
fa vivere, muove la storia e rende operanti. La speranza cristiana non dà luogo a visioni ma a opere. Non solo siamo salvati in isperanza ma anche compiamo in ¡speranza le nostre opere.
Layoriarno per un mondo diverso perché speriamo il mondo nuovo di Dio.
Lavoriamo per la vita dell’uomo perché
periamo, per l'uomo, la vita di Dio.
Lavoriamo per la verità perché speriamo che alla fine tutte le cose saranno
svelate e nulla rimarrà nascosto. Lavoriamo per la democrazia in tutti i
campi, in tutti i sensi e a tutti i livelli
perche speriamo che ogni potere terreno a cominciare da quello dell’uomo
pii uomo spà «ridotto al nulla» (I
Corinzi 15: 24) e verrà stabilita l’unica pvrpità del Signore. Lavoriamo
per la liberta perché speriamo la « gloriosa liberta » dei figli di Dio (Romani
8: 21). Lavoriamo per la giustizia perche speriam9 ' P^ovi cieli e la nuova
terra « m cui abiti la giustizia » (2 Pietro 3: 13). Lavoriamo per la pace perche speriamo che negli ultimi giorni
1 popoli « non impareranno più la guerra » (Isaia 2: 4). Tutto questo vuol dire
sperare. La caratteristica della speranza cristiana è che non si ferma se non
quando' ha abbracciato tutto e tutti in
un unico progetto di salvezza e risurrezione. È una speranza che non conosce frontiere e il cui orizzonte sconfina in quello di Dio. Ma è indispensabile che essa resti associata, come lo è
nel Nuovo Testamento, alla fede e alfede per non diventare
arbitraria, all’amore per non diventare
fanatica.
Siamo ancora capaci di speranza'?
Senza speranza la fede ¡angue e alla
fine muore. Ci sarà di nuovo dato di
essere il popolo della speranza, i portatori di questo fermento evangelico
cne spezza il cerchio della necessità e
instaura il regno della libertà? Avremo l’umiltà, il coraggio e la costanza
di imparare di nuovo a sperare? Sapremo rifare l'esperienza dei primi
cristiani, che la Lettera agli Ebrei (6:
18) descrive come un « afferrar saldamente la speranza che ci è posta di
nanzi
Paolo Ricca
FRANCIA
Sei sacerdoti contre
ia iegge sui ceiibato
Il quotidiano francese «Le Monde»
del 25_ novembre riferisce un nuovo
episodio, assai significativo, di opposizione e contestazione della legge cattolica del celibato sacerdotale.
Nella parrocchia San Francesco Saverio, a Tolosa, uno dei sacerdoti,
l’abate Bernard Forestier, viveva in
stato coniugale con una giovane senza
legalizzare la sua unione né al municipio né, tanto meno, in chiesa. Perché? « Non in chiesa perché, volendo
restare prete, non domanderò la riduzione allo stato laicale; non al municipio perché le istituzioni, capite, ne
abbiamo fin sopra i capelli! ». In queste condizioni l’abate Forestier era
stato esonerato dalle sue funzioni. Ma
ecco il fatto nuovo : cinque suoi colleghi airppera nella parrocchia hanno,
per solidarietà con lui, inviato all’arcivescovo mons. Guyot, una lettera
di dimissioni. Uno solo dei sette membri della équipe sacerdotale della parrocchia non ha dato le dimissioni. I
dimissionari hanno precisato: «'Vogliamo restare sacerdoti di Gesù Cristo in una Chiesa più evangelica e restiamo attaccati alla nostra fede. Le
nostre dimissioni collettive non sono
un atto di rivolta contro l’autorità
episcopale... sono un atto di denuncia
della legge del celibato: è questa la
nostra obiezione di coscienza».
« Le Monde » commenta : « Libertà
dj lavorare, libertà di entrare in un
sindacato o in un partito politico, libertà di sposarsi — ecco tre libertà
fondamentali che la Chiesa istituzionale sta accorgendosi a sue spese che
sono inseparabili ».
Ginevra, 20 novembre (soepi). - Il
nuovo segretario generale del Consigio ecumenico delle Chiese, il past. Philip Potter, ha chiesto con insistenza al
presidente Nixon di premere affinché
siano firmati imrnediatamente gli accordi sul Vietnam e sul ritiro di tutte
le truppe. Nel corso di un incontro
avuto stamane a New York con il dr.
K. Waldheim, segretario generale delle
Nazioni Unite, il pastore Potter gli ha
consegnato copia della lettera inviata
il 14 novembre al presidente Nixon.
Altre copie sono state inviate al papa
Paolo VI, alle tre delegazioni che partecipano alle trattative di pace di Parigi, al ministro degli affari esteri del
Laos, ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e
alla Commissione internazionale di
controllo.
Nella sua lettera il pastore Potter .ha
preso posizione contro la ripresa dei
bombardamenti e dei massicci rifornimenti d’armi al Vietnam del sud. Sono
trascorse tre settimane, notava il pastore Potter, dall’annuncio, dato il ,26
ottobre, secondo il quale era stato raggiunto un accordo di base tra il Vietnam del nord e gli Stati Uniti. Ma « i
punti di importanza relativamente ridotta » sono ancor sempre in sospeso.
« Abbiamo invece appreso con orrore
— scriveva il segretario generale del
CEC — che durante gli ultimi giorni i
bombardamenti erano stati di un’intensità mai raggiunta, uccidendo e mutilando le popolazioni, devastando il
paese ».
La lettera del segretario generale del
CEC era accompf^ata dal testo di
una risoluzione del Comitato centrale,
direttivo del CEC, votata nel corso della sua riunione a Utrecht, in Qlanda,
nello scorso agosto. Il Comitato aveva
Approvata dalla Commissione Difesa del Senato
la legge-truffa
suirobiezione di coscienza
La commissione difesa del Senato
ha approvato martedì 21 novembre,
con 14 voti contro 11, il progetto di
legge per il riconoscimento delTobiezione di coscienza presentato dal sen.
Marcora ( DC), Si tratta della stessa
legge che era passata al Senato l'anno scorso ; quella legge che riconosce
non già il diritto, ma il reato di obiezione. Essa infatti ha una impostazione punitiva e restrittiva ; in particolare, prevede l'istituzione di una commissione inquisitrice, che dovrebbe
stabilire la sincerità delle motivazioni
portate dall'obiettore, motivazioni che
possono essere solo di ordine religioso o filosofico ; la commissione comprenderebbe un magistrato, un generale, uno psicologo, un funzionario
statale, un professore universitario di
discipline morali ( ! ). L'obiettore in
servizio civile ( o militare non armato )
dipenderebbe in tutto dal Ministero
della Difesa ( e quindi anche per quanto riguarda la giustizia militare) e il
suo servizio civile {è il caso dei Testimoni di Geova, che rappresentano il
70-80% degli obiettori), verrebbe
condannato a una pena che va dai 2
ai 4 anni di carcere.
La legge, che è stata appoggiata da
DC, PLI e MSI, è stata presentata al
Senato il 29 novembre ; tutti gli altri
partiti si sono dichiarati contrari ad
essa e proporranno degli emendamen
ii.
Anche se il riconoscimento giuridico non è che un primo passo, è chiaro che questa legge non rappresenta
nessun passo in avanti : è più che altro una presa in giro.
LUCA NEGRO
del Movimento nonviolento
di Torino
chiesto airunanimità Tinterruzione immediata e totale dei bombardamenti
neirindocina e il ritiro di tutte le forze armate americane entro il 31 dicembre 1972. Il documento esprimeva la
convinzione del Comitato centrale che
prolungare la presenza militare americana, sia con la "vietnamizzazione” sia
con bombardamenti aerei o sotto qualsiasi altra forma, comprometteva la
pace neirindocina.
Pubblichiamo qui di seguito il testo
di una « raccomandazione sull'Indocina » e quello di un ordine del giorno
sul conflitto indocinese, votati all’unanimità dal Comitato centrale del CEC,
riunito a Utrecht dal 13 al 23 agosto
1972:
INTRODUZIONE
Uruguay; il CEC denuncia
l'usa della tnrtura
Ginevra (soepi) - Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha chiesto al presidente deirUruguay, Juan Maria Bordaberry, di ristabilire le libertà personali garantite dalla Costituzione del paese.
La lettera, indirizzata al presidente
uruguayano il 27 ottobre, era firmata
dal past. Eugene Carson Blake, segretario generale uscente del CEC, e dal
past. Philip Potter, nuovo segretario generale del CEC. Il testo della lettera è
stato reso di pubblica ragione soltanto
il 14 novembre, per permettere che esso seguisse, prima, la via diplomatica.
Essa esprime la « sorpresa » che questo paese abbia ritenuto necessario sopprimere le libertà personali « malgrado
il fatto che VUruguay abbia firmato ca»
entusiasmo la Dichiarazione universale
dei diritti delVuomo, delle Nazioni Unite, e abbia una tradizione lunga e rispettata di libertà democratica. Una simile abolizione dei diritti può portare a
eccessi indegni della coscienza umana
e non giova a sopprimere gli odi e le
tensioni della società né a risolvere i
suoi problemi », dichiarano i dirigenti
del CEC.
Si ritiene che ia lettera venga al momento giusto, visto che il parlamento
uruguayano, che si riunisce a fine novembre, potrebbe esaminare il problema del ristabilimento delle libertà personali.
I pastori Blake e Potter hanno fatto
sapere al presidente Bordaberry che
dei rappresentanti del CEC si erano recati, lo scorso giugno, in Uruguay e avevano avuto contatti con note personalità e con, familiari di detenuti. Nessun
messaggio era stato pubblicato dopo la
loro visita, nella speranza che il governo si « deciderebbe in favore del ristabilimento dei diritti delVuomo ». Da
quel momento, però, non si è registrato
alcun cambiamento e i dirigenti del
CEC hanno deciso di scrivere a causa
della loro « preoccupazione perché siano salvaguardati i diritti delVuomo, che
stanno alla base di ogni vita umana ».
II gruppo di membri di Chiese, recatisi in Uruguay su richiesta del CEC, ha
dichiarato a sua volta che vi sono
« prove indiscutibili della violazione dei
diritti delVuomo: i prigionieri politici
sono sottoposti alla tortura, fìsica e psicologica ».
nendo loro un aiuto umanitario e eollaborando
allo sviluppo socio-economico di quella regio*
ne con gli organismi delle proprie Chiese*
membro.
Ma il CEC non ha cessato di ripetere che
non si risolverà il problema organizzando dei
soccorsi. La guerra deve cessare: questo è lo
scopo cui tendono tutti questi sforzi. Il CEC è
convinto :
— del diritto dei popoli cinesi alTautodeter*
minazione ;
— del loro diritto a essere liberi da qualsia*
si ingerenza straniera politica e militare nei
loro affari ;
— dello scandalo rappresentato dalla tragedia umana della quale quei popoli sono vittime, e della necessità di porvi termine.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Già sei anni fa il Comitato centrale del CEC
dichiarava :
(...) «Occorre proseguire senza soste nella
ricerca di un regolamento pacifico. Inoltre non
dobbiamo dimenticare il dramma umano di cui
il Vietnam è il luogo quotidiano dairinizio dei
combattimenti» (febbraio 1966).
Nel corso di questi sei anni il CEC e la Commissione delle Chiese per gli affari internazionali (CCAI) hanno condannato ripetutamente
Tescalation della guerra nel Vietnam, la sua
estensione all'insieme dell'Indocina e le sofferenze sempre maggiori inflitte, anno dopo anno,
ai popoli indocinesi. Ma il CEC non si è accontentato di pubblicare delle dichiarazioni ; ha
partecipato attivamente alla ricerca della pace
prendendo contatto con i governi direttamente
implicati e con i polìtici di altri paesi per incoraggiare la negoziazione di un accordo. Attraverso la Commssione di aiuto reciproco e di
servizio delle Chiese e di assistenza ai rifugiati, ha fatto il possibile per cercare di alleviare le sofferenze dei- popoli indocinesi, for
I negoziati parigini non hanno portato ad
alcun risultato tangibile, mentre le sofferenze
umane sono divenute intollerabili. I metodi di
lotta utilizzati fanno dell'esistenza dei popoli indocinesi un incubo di ogni Istante. Si usano senza necessità armi volutamente destinate a storpiare o sfigurare per tutta la vita degli esseri
umani. Pur dichiarando che vogliono la pace,
gli Stati Uniti impegnano sempre più a fondo
le loro forze aeree e sì sono lanciati in una
politica di "vietnamizzazione". Tutto ciò si traduce In un aumento continuo delle sofferenze
IL COMPITO
Tutto ciò avrebbe dovuto cessare da tempo.
Non possiamo accettare gli argomenti avanzati per giustificare la presenza militare degli
Stati Uniti nell'Indocina. Si è detto che il ritiro delle forze americane porterebbe a un ba, gno di sangue e farebbe regnare il caos. Ma
quale bagno di sangue potrebbe essere peg*
giore di quello al quale assistiamo ora? E come
qualificare la situazione di una regione governata in buona parte da un regime oppressivo e
corrotto, una regione che vede la propria terra
violata, le testimonianze della sua antica civiltà ridotte in polvere, la sua infrastruttura economica sistematicamente distrutta e un terzo dei
suoi abitanti costretti a fuggire sulle strade?
Che cos'è, questo, se non il caos?
E' tempo che tutte le potenze straniere mettano fine al loro intervento e al loro appoggio militare in Indocina. E' tempo che gii Stati
Uniti ritirino unilateralmente le loro truppe da
questa regione. E' tempo di cessare il massacrò
e di ricostruire il Vietnam, il Cambogia e il
Laos.
E' tempo che la Repubblica de! Vietnam, il
Governo provvisorio rivoluzionario della Repubblica del Vietnam del sud e la Repubblica
democratica del Vietnam trovino soluzioni pacifiche alle toro divergenze, e che per permettere loro di fare questo «cessi l'ingerenza straniera. Tutti i paesi del mondo hanno il dovere
di aiutarli In questo tentativo, sia singolarmente sia in modo concertato, attraverso l'intera'
mediario di organismi internazionali quali le
Nazioni Unite.
Il Comitato centrale del CEC, a Utrecht ( Olanda ) dal 13 al 23 agosto 1972,
RIAFFERMA la propria dichiarazione del feb*
braio 1966 che «occorre continuare senza soste nella ricerca di un regolamento pacifico » e
AFFERMA con convinzione che la violenza e
le uccisioni devono cessare da una parte come
dall'altra ;
ACCOGLIE con soddisfazione e APPROVA la
presa di posizione del segretario generale del
CEC, che ha condannato i bombardamenti delle
dighe del Vietnam del nord, da parte degli
Stati Uniti ;
ESPRIME la sua convinzione che la presenza
militare continua degli Stati Uniti, setto qualsiasi
forma (vietnamizzazione, guerra aerea, o altra)
è contraria agl! interessi della pace in Indocina ;
INVITA espressamente il presidente degli Stati Uniti a ordinare la cessazione totale e immediata di ogni bombardamento in Indocina e a
fissare la data del ritiro totale dell'insieme delle forze americane da questa regione, data la
più prossima possibile e in nessun caso posteriore al 31 dicembre 1972;
ESPRIME la sua convinzione che questo ritiro
darebbe alle parti vietnamite che si affrontano
la possibilità di accordarsi su di un regolamento pacifico negoziato che escluda ogni rappresaglia ;
INVITA espressamente tutte le altre potenze
militari straniere a rispondere al ritiro totale
delle forze americane con la cessazione di qualsiasi aiuto militare in Indocina, in attesa del
regolamento pacifico ;
INVITA espressamente il governo provvisorio rivoluzionario e il governo della Repubblica
democratica del Vietnam di mantenere la loro
promessa di liberare i prigionieri di guerra
americani in risposta alla cessazione dei bombardamenti e al ritiro dell'insieme delle forze
armate degli Stati Uniti ;
INVITA espressamente il governo della Repubblica del Vietnam a liberare tutti i prigionieri polìtici.
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1» dicembre 1972 — N. 48
NOTE - 10
Dia pfessione di lede
cettBKce di Veldesio
Perchè pregare
Le fonti citate nella puntata precedente e relative ad una presunta
« abiura » di Valdesio e alla conseguente firma di una professione di fede cattolica, sono documenti del tutto
nuovi, di cui i nostri storici fino a
Jean Jalla e a Ernesto Comba non potevano tener conto perché scoperti solo in questi ultimi anni, e cioè lo pseudo-Ermengaud nel 1939, la professione di fede nel 1946 e Geoffroy d’Auxerre nel 1953. Ora, le notizie che vi troviamo ci danno un quadro assai più
completo delle vicissitudini di Valdesio e dei suoi primi discepoli fino alla
definitiva rottura con l’arcivescovo di
Lione. Finora, seguendo lo schema o
canovaccio da noi visto nelle puntate
seconda e terza e completandolo con
le notizie date via via dalle altre fonti esaminate, si può arguire con una
ragionevole approssimazione che i fatti salienti della nuova vita del mercante lionese si siano svolti nell’ordine
cronologico seguente:
1) Conversione negli anni dal 1170
al 1173 (Inquisizione di Carcassona,
Anonimo di Laon, Stefano di Borbone, Pseudo-Rainerio, Davide d’Augsburg, Regula del 1368);
— causata sia dall’ascolto fortuito
della Canzone di S. Alessio (Laon), sia
dalla morte improvvisa di un amico
pseudo-Rainerio), sia anche dalla lettura casuale della Bibbia (Stefano di
Borbone, Regala del 1368);
— ed avente per effetti:
a) il ricorso ad un maestro di teologia (Laon);
b) la distribuzione dei suoi beni
(Carcassona, Laon, pseudo-Rainerio,
Regula del 1368);
c) la collocazione delle figlie presso l’Abbazia di Fontevrault (Laon);
d) la decisione di vivere ormai solo di elemosine (Laon);
e) un primo intervento « familiare » dell’arcivescovo Guichard (Laon);
f) infine, la professione di povertà totale, che suscita ben presto degli
imitatori (Carcassona, Davide d’Augsburg, Laon, pseudo-Rainerio, Regula
del 1368).
2) Traduzione e lettura di porzioni
delle Sacre Scritture e di massime dei
Padri della Chiesa (Carcassona, Stefano di Borbone, pseudo-Rainerio).
3) Predicazione per le vie, sulle picizze e perfino dentro le chiese, fatta prima da Valdesio e poi dai suoi discepoli, donne comprese: il che fu ben
presto considerato come presunzione
sacrilega ed usurpazione del ministerio apostolico (Carcassona, Stefano di
Borbone, Davide d’Augsburg, Regula
del 1368, Geoffroy d’Auxerre).
4) Creazione di una specie di fratellanza o « societas », presso cui si
praticavano l’ammonimento e la confessione reciproca dei peccati (Laon),
ed anche la mendicità (Geoffroy d’Auxerre).
5) Disprezzo del clero (?) e prime
difficoltà nei rapporti con le gerarchie
ecclesiastiche locali (Laon, Geoffroy
d’Auxerre).
6) Viaggio a Roma (marzo 1179), sia
che Valdesio e compagni vi fossero
stati convocati per discolparsi del sospetto d’eresia, sia che vi fossero andati spontaneamente per chiedere al
papa la dispensa dalla norma canonica che vietava la predicazione ai laici
(Laon, Moneta, Map, Regula del 1368,
oltre Davide d’Augsburg che cita il papa Innocenzo — III? — al posto di
Alessandro III).
7) Prima evangelizzazione a Roma e
in Italia (Regula del 1368).
8) Divieto di predicare da parte dell’arcivescovo Giovanni Bellesmains
(Carcassona, Stefano di Borbone, Davide d’Augsburg).
9) Disubbidienza a tale ingiunzione,
motivata sia con Atti 5: 9 sia con Marco 16: 15 (Carcassona, Stefano di Borbone, Davide d’Augsburg, Laon, pseudo-Rainerio, Goffredo d’Auxerre).
10) Scomunica ed esilio da Lione
(Carcassona, Stefano di Borbone, Davide d’Augsburg).
11) Anatema lanciato dal Concilio di
Verona del 1184 (Carcassona, Stefano
di Borbone, pseudo-Rainerio).
12) Dispersione nella Francia meridionale e nell’Italia settentrionale e
mescolanza con altre sette (Carcassona, Stefano di Borbone).
13) Giudizio definitivo di eresia, sanzionato dal IV Concilio Lateranense
del 1215 (Carcassona, Stefano di Borbone, Davide d’Augsburg) '.
Chiarite queste varie tappe, dove collocare i due fatti congiunti dell’abiura
e della professione di fede? Indubbiamente tra il viaggio a Roma del marzo
1179, e il divieto di predicare ingiunto
dall’arcivescovo di Lione probabilmente nel 1182. Ci fu dunque, ad un certo
momento della vita spirituale di Vaidesio, una specie di ripensamento, un
nuovo orientamento dei suoi propositi,
forse un approfondimento della sua
vocazione. Sta il fatto che il documento da lui sottoscritto al Sinodo diocesano di Lione del 1180 non si limita a
ripetere le formule usuali, vecchie da
secoli in simili professioni di fede e
tutte calcate — o quasi — sul credo
orientale, ma aggiunge un propositum
vitae, che è tipico della prima ispirazione di Valdesio centrata sia sulla
pratica concreta della povertà, sia sullo studio assiduo delle Sacre Scritture: proclamando la sua ortodossia,
egli si professa non solidale con chiunque avrà una fede diversa dalla sua e
da quella dei suoi compagni e, poiché
la fede senza le opere è morta, secondo Giacomo 2: 17, essi rinunciano al
rnondo, dando ai poveri quanto possiedono, e decidono di vivere integralmente in povertà, non curanti del domani e delle necessità . quotidiane,
preoccupati solo di osservare i consigli evangelici (cf. Enchiridion fontium
Valdensium, I, pp. 32-36).
Ora, a guardarci bene, il propositum
vitae non parla espicitamente della
predicazione, che pure era uno dei
punti capitali delle rivendicazioni di
Valdesio. Secondo il Selge, essa sarebbe sottintesa in quanto parte integrante dei consigli evangelici, e pertanto la
sottoscrizione della professione di fede non sarebbe stata preceduta da una
abiura nel senso classico del termine.
In mancanza di una documentazione
più convincente su questo fatto particolare, è estremamente difficile ricostruire le vicende che avrebbero spinto Valdesio a firmare quella professione, preceduta o meno da un’abiura.
Lo ha fatto spontaneamente o vi fu
costretto? Christine Thouzellier si
domanda se l’arcivescovo Guichard
era veramente convinto che Valdesio
fosse tornato da Roma lavato da ogni
sospetto d’eresia e avanza l’ipotesi che
il legato pontificio Enrico di Clairvaux,
passando per Lione per recarsi nel Tolosano a compiervi il suo ufficio, volle
avere la prova ufficiale della sua ortodossia. Il domenicano Dondaine, scopritore ed editore della professione di
fede, ritiene che l’autorità ecclesiastica, temendo un’infiltrazione di credenze catare presso i Poveri di Lione,
avrebbe imposto a Valdesio di firmare
un documento che ponesse termine a
possibili deviazioni e dissociasse il loro capo da eventuali colpevoli. Le due
ipotesi sono plausibili, e si completano
a vicenda. Ma resta un fatto, ed è che
il silenzio cadde ben presto su tutta la
vicenda, tanto da non essere ricordata
dalla maggioranza delle fonti, per cui
una delle due: o la professione di fede, ancorché autentica, rimase un episodio più o meno segreto nella vita
di Valdesio, oppure le deviazioni temute peggiorarono così rapidamente
da lasciare nell’oblio un atto che non
aveva più senso. Al padre Dondaine
rincresce, in fondo, che la riforma di
Valdesio, centrata sia sulla povertà totale sia sulla protesta contro la corruzione del clero sia sulla rivendicazione del diritto per tutti di predicare.
abbia abortito sopratutto per colpa
delle gerarchie ecclesiastiche, troppo
rigide verso il laico lionese. Fu una lezione per la Chiesa, prova l’atteggiamento più liberale verso Francesco
d’Assisi, indipendentemente dalla circostanza — che pure ha peso — che
costui ebbe l’umiltà di rimanere nell’ubbidienza alle autorità ecclesiastiche fondate su Pietro, mentre il lionese, convinto della supremazia delle
Sacre Scritture in materia di fede,
non poteva concepire un magistero divinamente istituito per interpretarle.
Christine Thouzellier, facendo un altro
parallelo tra Valdesio e Gioacchino da
Fiore, scrive che « una stessa avversione contro le ricchezze e i vizi del clero
anima insieme l’uno e l’altro, ma opposto è il loro atteggiamento nei riguardi della Chiesa: da figlio rispettoso, l’eremita della Sila riconosce la
sua autorità legittima, la quale invece
è rigettata dallo spirito indipendente
del laico lionese che preferisce ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini.
Inoltre si affrontano le dogmatiche diverse dei due riformatori: per Gioacchino la fede, unita con la carità, basta
per la salvezza, mentre agli occhi di
Valdesio le opere devono testimoniare
della fede ».
Vedremo nella prossima puntata altre opinioni sull’argomento, ma possiamo fin d’ora anticipare che il miglior commento su questa nuova esperienza di Valdesio ci è dato da Durando d’Osca, uno dei più colti discepoli
del riformatore lionese, autore di un
Liber antiheresis contro i Catari, poi
— una volta ritornato nel girone della
Chiesa romana — fondatore e priore
dell’ordine dei Poveri Cattolici. Questo
personaggio c’indurrà a parlare di una
crisi profonda scoppiata in seno ai Poveri di Lione negli anni 1205-1207, che
vedranno anche la separazione dei Poveri di Lombardia da quelli francesi.
Rabat, 19 ottobre 1972,
(Segue: Durando d’Osca e i Poveri
Cattolici).
Giovanni Gönnet
Nelle settimane trascorse abbiamo meditato sul « Padre nostro », che è la preghiera principale della Chiesa, in quanto formulata ed insegnata direttamente dal Signore Gesù Cristo. Abbiamo meditato per due ragioni: la prima è che è necessario pregare. Qualcuno domanderà: perché? Iddio sa già quello che ci occorre: lo ha detto il Signore stesso nel Sermone sul monte, nell’atto in cui insegnava a pregare. La verità è Che il Padre sa certamente quello che ci occorre; ma sta di fatto che siamo noi a
non saperlo. Noi dobbiamo quindi imparare dalla sua Parola
quello che gli dobbiamo chiedere, e domandarlo con pienezza di
fede. Infatti, la preghiera stabilisce una comunione di pensiero e
di volontà fra noi e la sfera superiore dove risiede la verità, in
modo che si costituisce un campo comune dove si agitano insie
me cause ed effetti, e così l’ordine superiore cala, discende nel
nostro ordine inferiore e può attuarvisi. Insomma, quello che
Dio vuole non può attuarsi se noi non lo conosciamo, o si attua
più presto se noi lo conosciamo e lo vogliamo insieme col Padre.
E per conoscere la volontà del Padre niente di meglio esiste
— e questa è la seconda ragione del nostro meditare — niente di
meglio esiste degli argomenti esposti nel « Padre nostro ». In
esso la sapienza di Dio ha compreso pienamente le sue intenzioni
nei nostri riguardi, quello che ha stabilito ab eterno per noi,
Esistono nella Bibbia parecchie altre preghiere, e ciascuna di esse
si adatta ad una particolare esigenza nostra e della Chiesa: il
« Padre nostro » le comprende tutte, le riassume in una sintesi
ammirevole, così che ripetendo con pienezza di fede questa preghiera noi diventiamo collaboratori di Dio nel volere e nell’operare quello che Egli vuole ed opera nel creato. Perciò « non stanchiamoci mai di pregare ».
Lino de Nicola
PANE AL PANE... ”
La Claudiana pubblica un rapporto del Sinodo generate della Chiesa riformata d'Olanda che dice una parola chiara sulla storia, il segreto e l'autorità
della Bibbia
^ Per maggiore comodità di consultazione,
indico le fonti qui citate col numero delle
puntate dove le abbiamo fin qui esaminate :
Inquisizione di Carcassona 3, Stefano di Borbone 3, Davide d’Augsburg 5, Anonimo di
Laon 6, pseudo-Rainerio 7, Regula del 1368 8,
Moneta 8, Map 8, Geoffroy d’Auxerre 9, pseudo - Ermengaud 9.
L’argomento: Finalmente un libro
per « laici » che risponde in modo chiaro ed esauriente — senza celare nulla
— alle domande che ogni lettore della
Bibbia si pone:
— Come leggere la Bibbia?
— Dobbiamo intendere tutto alla lettera o accettare solo i fatti principali?
— Quale autorità dobbiamo riconoscerle sui problemi che ci assillano? Come può un libro scritto 3000/2000
STRUMENTI PER LO STUDIO BIBLICO - 3
GESÙ’ E GLI EVANGELI
Se, dopo aver menzionato dei sussidi
per una visione complessiva della Bibbia in prospettiva teologica, affrontiamo le difficoltà connesse con questo tema fondamentale della nostra fede,
non vuol dire necessariamente che esso debba essere il primo argomento
per una serie di studi biblici sul Nuovo
Testamento. Può darsi, anzi, che possa
essere più utile, didatticamente, cominciare con degli studi parziali, p. es. sulle parabole, oppure sul Sermone sul
monte, oppure sulla nozione di discepolato, di comunità, di vita cristiana —
per poi culminare in uno studio del significato della persona, dell’opera e
dell’insegnamento di Gesù. Se dunque
in queste note seguiamo l’ordine inverso e cominciamo a indicare alcuni
sussidi bibliografici su quest’ultimo argomento, è perché chi dirige un gruppo di studio biblico abbia una visuale
d’insieme del problema, anche se poi
incomincia con degli studi settoriali.
Una utile introduzione sommaria al
problema del valore teologico di vangeli, messo in relazione con il loro
formarsi e la natura della loro testimonianza a Cristo è data nel I volume del Nuovo Testamento Annotato
(Claudiana, Torino) pp. 3-18. È un
punto di partenza prezioso anche per
la concisione con cui i problemi sono
esaminati. Maggiori sviluppi, per chi li
desidera, possono trovarsi nelle parti
II, III e IV dell’Introduzione al Nuovo
Testamento (Claudiana, 1972) di B. CORSANi, specialmente sui rapporti dei nostri vangeli con la testimonianza orale
pre-evangelica (pp. 81-124) e sull’ambiente spirituale e teologico dei quattro vangeli (pp. 186, 201, 240 e 286).
Questa concezione della formazione
dei vangeli sta dietro le più recenti
pubblicazioni su Gesù. Qui va ricordato specialmente il Gesù di Nazaret di
Günther Bornkamm (Claudiana 1968):
non è una « vita » scritta come una
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Doni pro Eco-Luce
Giulia Balmas-Marauda, Luserna S. Giovanni 1.000; William Genre, Inverso Rinasca 1.500; Franca Coìssoh, Angrogna 1.000;
Marina Bassignana, Milano 500: Emilio Verardi, Genova 500: Christiane Maury, Genova 1.500; Anna Maria Pasqualini, Genova
1.000: Federico Schenone, Genova 1.500: Edvico Bartolomeo Bouchard. S. Germano 500:
Anna Tron, S. Germano 500; Davide Bouchard. S. Germano 500: Eugenia Melchiorri
ved. Peyronel, S. Germano 1.500; Salmo 55:
23 3.500: Costantino Palmieri. Barello 500.
Roberto Co'isson, Torre Pellice 1.500: Lalla
Conte, Torino 1.000.
Grazie! (continua)
successione cronologica di fatti, perché è strutturata invece sull’insegnamento di Gesù. Nel suo insegnamento
Gesù ci confronta con la realtà viva
e immediata di Dio. Al centro della persona e dell’insegnamento del Gesù di
Bornkamm c’è la visione escatologica
che Gesù ha della vita e della fede, la
immediatezza di Dio e del suo Regno
nella nostra storia. Cosi, più che una
vita il libro diventa un appello, una
predicazione, un tentativo di portare
vicino ai lettori il senso deH’immediatezza di Dio che palpitava in Gesù.
Per la scelta dei temi (Fede e storiaTempo e ambiente - Gesù di Nazaret L’avvento del Regno - La volontà di
Dio Discepolato - Sofferenza e morte - Il problema messianico - Gesù Cristo) questo testo si presta a essere
usato da tutti i partecipanti al gruppo
di studio biblico come base per la lettura dei passi biblici e la discussione.
Le difficoltà dei singoli passi potranno
essere chiarite ricorrendo al Nuovo
Testamento Annotato, voi. I.
Di carattere più o meno specializzato sono invece altri scritti: fra questi,
Jésus de Nazareth vu par les témoins
de sa vie, del prof. E. Trocmé di Strasburgo (Delachaux' et Niestlé, 1971),
non perché sia più difficile del precedente, ché anzi è di lettura facile e piana ma perché non è tradotto in italiano. Si sforza di ritrovare e mettere
in luce la concezione che danno di Gesù i vari tipi di materiali che sono stati incorporati nei vangeli (le massime,
i racconti paradigmatici, le parabole,
i racconti di miracolo ecc.). Lo stesso
si può dire per un altro libro su Gesù
scritto dal prof. Eduard Schweizer di
Zurigo, che purtroppo si trova solo in
tedesco (Jesus Christus, Siebenstern
Verlag) e in inglese (Jesus Christ, SCM
Press). Nella prima parte esamina i seguenti temi: Gesù, l’uomo che scavalca tutti gli schemi. Colui che deve tornare fra breve. Colui che è stato innalzato in cielo e venne dal cielo. Colui che è stato crocifisso per il mondo. Nella seconda parte è esaminata
la presentazione del Gesù terreno fatta da Marco, Matteo, Luca, Giovanni e
dagli scritti più recenti del Nuovo Testamento.
Di nuovo in italiano è il Gesù di
Rudolf Bultmann (l’originale tedesco
è del 1926, ma la traduzione dell’ed.
Queriniana è di quest’anno): è centrato sull’insegnamento di Gesù ancora
niù rigorosamente del libro del Bornkamm, infatti i suoi quattro capitoli
hanno per titolo: lo sfondo storico del
ministero di Gesù — L’insegnamento
di Gesù: la venuta del Regno — L’insegnamento di Gesù: la volontà di Dio
— L’insegnamento di Gesù: il Dio lon
tano e vicino. Il libro è dominato dal
pensiero che di fronte all'iniziativa di
Dio in Cristo, l’uomo deve reagire con
partecipazione personale, interiore,
identificandosi con quello che fa, quindi « decidendosi » volta per volta di
fronte all’insegnamento di Gesù predicato dai vangeli e di fronte al quale
è impossibile rimanere neutrali. Questa impostazione « esistenziale » rende
il Gesù di Bultmann un po’ più difficile di quello di Bornkamm.
Ad alto livello teologico, infine, è il
Gesù nella più antica tradizione cristiana, di Vittorio Subilia (Claudiana
1954), che esamina l’uso dei titoli cristologici « profeta », « figliuol di Davide » e « servitore dell’Eterno » nei vangeli sinottici, con un’attenzione speciale per l’ultimo (da p. 57 a p. 251).
Prezioso strumento specialmente per
studi sulla S. Cena e sulla passione di
Gesù.
Collegati alle pubblicazioni sulla persona e l’insegnamento di Gesù sono alcuni scritti sul problema del Gesù storico. Questo problema dovrebbe, a nostro parere, essere presupposto ma
non costituire l’argomento di un gruppo di studio biblico. Fra le rnolte puliblicazioni che introducono al problema ricordiamo anzitutto un agile volumetto (33 pagine) di J. Jeremías, Il
problema del Gesù storico (Paideia, Biblioteca minima di cultura religiosa,
n. 9, 1964), che introduce all’argomento in forma accessibile a tutti.
Anche di lettura accessibile, ma più
ampio, è Cominciò con Gesù di Nazaret di Heinz Zahrnt (Queriniana, 1972,
160 pp.) che segue gli sviluppi del problema dalla fine del secolo scorso ai
giorni nostri. L’abilità divulgativa dell’autore è già nota per il suo più grosso volume Alle prese con Dio. Questo
è altrettanto vivace e incisivo, ma più
breve e quindi di più rapida lettura.
Menzioniamo infine uno scritto di
autore cattolico (il primo di questo
articolo), Gesù il Cristo, di J. R. Gei.SELMANN (Paideia, 1967, 213 pp.) che è
stato recensito sull’« Eco-Luce ». Anche quest’opera studia prevalentemente la storia delle- interpretazioni di Ge.sù, prima in campo protestante poi in
campo cattolico. È leggermente più
difficile dei due precedenti, e ne costituisce un utile complemento.
Quanto si è detto sopra a proposito
del Gesù di Bornkamm e di quello di
Bultmann si riferisce già in gran parte all’insegnamento di Gesù. In una
prossima nota vorremmo entrare in
particolari segnalando alcuni sussidi
per due punti fondamentali di quell’insennamento: le parabole e il sermone
sul monte.
Bruno Corsani
anni fa parlare ancora all’uomo moderno?
— Cosa pensare della teologia moderna? È vero che la « critica biblica »
distrugge la fede? ecc. ecc.
« Questa pubblicazione rappresenta
— lo diciamo senza tema di esagerare — quel discorso chiarificatore sulla
Bibbia che in moltissimi aspettavamo
da anni ».
Il noto teologo inglese William Barclay ha scritto: « Si tratta di un’opera
straordinariamente ricca: non conosco
altro libro che dia così tanto in così
poche pagine e in modo così lucido e
felice. Dopo una magistrale storia dell’interpretazione della Bibbia dalle origini del cristianesimo ad oggi, il volume esamina la necessità e i limiti dell’attuale studio storico-scientifico della
Bibbia. Passa poi a rivelare i ’segretichiave’ per poter penetrare nel mondo
biblico. L’intera argomentazione conduce il lettore ad una conclusione sorprendente: 'la Bibbia deve parlare da
sé’. Qgni tesi è illustrata da esempi
tratti dalla Bibbia stessa ed esposta
con linguaggio piano e facile... Credo
che questo sia il libro migliore e più
esauriente oggi disponibile in materia ».
VN LIBRO SU CUI L’OLANDA PROTESTANTE E CATTOLICA HA DISCUSSO PER ANNI!
Costato sei anni di lavoro alla Commissione sinodale, ha conosciuto un
successo senza precedenti: diecimila
copie vendute in una settimana! Quattro edizioni in tre mesi!
Chi legge questo libro potrà comprendere perché la Bibbia è stata — e
può essere ancora — un libro rivoluzionario, malgrado le apparenze spesso contrarie.
Anche sotto questo aspetto. Pane al
Pane...! è statò giustamente considerato il parallelo protestante del notissimo Nuovo Catechisnw cattolico.
L’autore. Commissione nominata dal
Sinodo della Chiesa Riformata d’Qlanda e composta dai migliori teologi e
biblisti riformati olandesi (K. H. Miskotte, Th. C. Frederikse, H. Jonker
ecc.).
A chi si rivolge: Un libro veramente
per tutti. Scrive William Barclay:
« Sorprende che il più raffinato specialista come il semplice studente possano leggerlo con profitto ». Un libro
ideale come « compagno della Bibbia ».
Particolarmente per chi possiede la
Bibbia, ma ne ha interrotto la lettura
dopo le prime pagine.
SINODO GENERALE DELLA CHIESA RIFORMATA D’OLANDA - « Pane al pane! ». Traduz. di Thomas
Soggin. Piccola Biblioteca Teologica 7. Claudiana, Torino 1972^ p. 340,
L. 2.700 (si noti, fino al 31 dicembre
il volume è ceduto al prezzo di ’lancio’ di L. 2.300!).
I lettori ci scrivono
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore.
Un vivo plauso per quanto chiaramente
scritto nelTarticolo sulla cerimonia inaugurale
di Vìllar Perosa.
È tempo di dire le cose come stanno, e come sempre « Pane al pane! ».
Dice l’autore dell'epislola agli Efesini (4:
25): «ognuno dica la verità al suo prossimo
poiché siamo membra gli uni degli altri ».
Aldo Varese
3
1*> dicembre 1972 — N. 48
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Diaspora evangelica nel Vailese II MovÌineiltO "7 Novembre
II
Il Sinodo di una Chiesa riformata minoritaria a noi particolarmente vicina geograficamente e spiritualmente
espone ì propri punti programmatici
Il 4 novembre scorso, a Sion capoluogo del Cantone, ha avuto luogo il
Sinodo autunnale della Chiesa Riformata del Vallese - EREV - (Svizzera),
il Pastore Valdese di Aosta ha avuto
l'onore e il piacere di esservi invitato
in quanto tra la nostra Comunità aostana e quella riformata di Martigny
esiste, da un decennio, una intesa evangelica di fraternità. A questa intesa
prende parte anche la comunità protestante di Chamonix (Alta Savoia). I
rapporti tra queste tre comunità evangeliche, che gravitano attorno alla catena del Monte Bianco, si manifestano
con un incontro annuale, in primavera,
ora ad Aosta, ora a Martigny, ora a
Chamonix.
Certo, è ancora poca cosa. Come poco sappiamo, in fondo, della Chiesa
Riformata del Vallese, che si è costituita solo recentemente.
Il Vallese è sempre stato un « cantone » prevalentemente cattolico, benché
i protestanti siano presenti nella regione da molti decenni. Con lo spostamento di popolazione, che ha caratterizzato tutta la Svizzera negli ultimi
cento anni, i protestanti nel Vailese
sono divenuti sempre più numerosi ed
hanno formato delle comunità in molti
centri come a Brig, Visp, Sierre, Montana, Sion, Saxon, Martigny, St. Maurice, Montey, Vouvry, Le Bouveret-St.
Gingolph. Queste comunità si sono unite recentemente sotto la denominazione di Chiesa Evangelica Riformata del
Vailese.
L'ampio ventaglio attuale
della problematica ecumenica
nella vita della società
Il Sinodo del 4 novembre ha ascoltato, al mattino, una lucida e interessante esposizione di F. Klopfenstein della
redazione de « La Vie Protestante » di
Ginevra su; Lo stato attuale dell’ecumenismo. La problematica ecumenica,
secondo l’oratore, abbandonata la linea di un ecumenismo di vertice tra
capi di chiese, si dovrà sempre più
orientare (e la cosa è avvertibile già
oggi) verso un ecumenismo di base.
Klopfenstein ha enunciato sei punti:
1) Rapporti con la Chiesa Romana, tenendo presenti anche i fermenti di rinnovamento e di dissenso che si manifestano nel seno di questa chiesa; 2)
Sviluppo del terzo mondo; 3) Lotta al
razzismo; 4) Problemi ecologici e aumento della popolazione; 5) Politiche
umane e politica di Dio; 6) La pace e
la riconciliazione tra le nazioni. Il movimento ecumenico deve essere presente e portare una visione cristiana,
oltre che umana, nel dibattito e nella
soluzione dei gravi problemi della società. A questa esposizione è seguita
la discussione su alcuni punti particolari.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo servito nei nuovi ed ampi locali della
chiesa di Sion, si sono uditi alcuni
messaggi, da parlato brevemente un
rappresentante del vescovo cattolico
dicendo, tra l’altro, che tutte le chiese
hanno bisogno le une delle altre non
solo per meglio conoscersi ma anche
per portare una testimonianza cristiana al mondo contemporaneo. Il sottoi, -.ritto ha portato il saluto della Chieda Valdese, dando alcune notizie della
nostra opera in Italia e in particolare
della Valle di Aosta. Brevi messaggi
sono stati recati da vari rappresentanti di « comitati » di aiuto alla Chiesa
del Vallese (Berna, Ginevra, Zurigo e
Losanna).
I giovani : un problema
e un'inchiesta
Il Sinodo ha poi affrontato alcuni
problemi, introdotti e illustrati da commissioni di studio.
Problema della gioventù. Nella Chiesa del Valiese questo problema si presenta più o meno come da noi: i giovani non partecipano, o solo scarsamente, alla vita della chiesa. Durante
i mesi invernali dell’anno scorso, c’è
stata una inchiesta sociologica-religiosa
tendente a prendere contatto personalmente con tutti i giovani tra i 16 e i
20 anni (nati tra il 1951 e il 1955). I
dati di questa inchiesta sono risultati
interessanti anche se non sempre completi ed esatti. Sono state scelte delle
comunità « campione ». L’inchiesta ha
rivelato che la maggioranza dei giovani chiede la confermazione ma si allontana tosto dalla chiesa. Là dove i giovani rimangono è perché l’ambiente
familiare è di solito impegnato nella
comunità. Si deve, quindi, rendere i
genitori sempre più coscienti dell’importanza dell’esempio che essi danno
ai loro figli.
Alla domanda: « come i giovani vedono la chiesa? » la maggioranza ha
risposto che la chiesa è il Pastore, o il
Consiglio di Chiesa; un certo numero
ha, tuttavia, dichiarato di sentirsi personalmente interessato alla vita della
chiesa ed ai suoi cambiamenti.
Un altro aspetto riscontrato dall’inchiesta è la formazione religiosa e cristiana nelle scuole e al catechismo, che
quasi tutti seguono. Tuttavia la commissione di studio è del parere che bisogna ripensare il problema dell’obbli
go tanto del catechismo come dell’insegnamento religioso nelle scuole.
Un fattore importante nell’atteggiamento dei giovani nei riguardi della
loro comunità è l’ambiente circostante,
che è in gran maggioranza cattolico
nel Vallese. È stato detto che più di un
terzo dei giovani protestanti del cantone quasi sicuramente farà un matrimonio misto, non sempre in chiesa
evangelica.
La formazione professionale ha pure
i suoi riflessi sui giovani e i loro rapporti con la chiesa; per le nuove generazioni, la durata degli studi e l’apprendistato tende a prolungarsi rispetto a quella dei loro genitori. Nell’insieme 2/3 dei giovani proseguono gli studi (scuole medie superiori) e 1/3 segue
corsi di qualificazione professionale.
Gli uni hanno lunghi periodi di vacanza, gli altri godono settimanalmente di
un lungo week end. Perciò la chiesa
dovrebbe cercare di utilizzare, con discernimento, le vacanze degli uni e degli altri con campi ed incontri, evitando che si stabilisca una segregazione
tra studenti e apprendisti.
Anche lo sport e il tempo libero hanno la loro importanza sui giovani nei
loro rapporti con la vita della chiesa. In
tutto il cantone, lo sport ha una incidenza veramente primordiale per i giovani di ambo i sessi. Conseguenza pratica: non è sufficiente proporre ai giovani delle attività sportive nel quadro
della vita ecclesiastica; bisogna riflettere seriamente sui rapporti trq la
chiesa e il tempo libero. La chiesa deve utilizzare tutte le possibilità che essa ha per favorire delle attività creative fra i giovani (colonie, gruppi di lavoro, gruppi di servizio, gruppi per la
diffusione della Bibbia ecc.).
Come si vede, sono problemi e prospettive che interessano anche le nostre comunità. Che cosa fanno le nostre chiese per stabilire un dialogo
fraterno coi giovani, che non sia la solita polemica astiosa, la ormai troppo
lunga « conflittualità » tra le generazioni e le ideologie del secolo?
poco ignorate dalle comunità locali. Il
problema è, quindi, non solo quello di
reperire dei predicatori ma anche di
cercare di fare incontrare questi due
tipi di comunità affinché si stabilisca
un clima di autentica comunione fraterna tra di loro. Nel Vallese si sente
il bisogno reale — dice la relazione
della commissione di studio — quasi
imperativo, non solo di mantenere ma
di estendere questo servizio anche là
dove si riuniscono solo poche persone.
E noi in Italia cosa facciamo per le
migliaia e migliaia di turisti che, annualmente, si riversano su ogni parte
del nostro paese, tanto ai monti come
al mare, e nelle città? Questi turisti
non sono tutti dei miliardari né degli snob, sono sovente degli operai,
studenti, modesti impiegati, contadini
che, durante le loro ferie, cercano un
po’ di distensione, sole, aria pura, e desiderano conoscere altri paesi, altra
gente per istruirsi. Se i Pastori locali
sono già troppo oberati di lavoro, perché non si inviterebbero dei fratelli a
intraprendere una seria preparazione
in vista di questo servizio nella predicazione domenicale nei luoghi di villeggiatura, come fa ad es. la Chiesa del
Vallese che si avvale della collaborazione di Pastori provenienti anche da
altre regioni e di predicatori « laici »?
Abbiamo già riferito sui lavori della
I Assemblea riazionale del Movimento
« 7 Novembre », vogliamo presentare
ora i due documenti programmatici
approvati in quella sede: 1) lo « Statuto », 2) le « Indicazioni per un rinnovamento evangelico della Chiesa italiana ».
Tutto sommato, ci è parso un Sinodo
interessante e vivo, anche se non ha
dibattuto grossi problemi di fondo
(come è un po’ di moda fare raei nostri Sinodi a Torre Pellice! Diciamo
questo senza malizia!).
Sono personalmente grato alla presidenza del Sinodo del Vallese per avermi invitato e dato l’occasione di portare l’eco delle nostre comunità a questa
Chiesa sorella a noi vicina non solo
geograficamente ma soprattutto spiritualmente. Giovanni Peyrot
Il turismo : un'occasione
da non mancare
^ Un altro problema che ha attirato
l’attenzione del Sinodo è stato quello
riguardante i culti nelle stazioni turistiche. Il Vallese è una regione altamente turistica, sia estiva che invernale. Ecco alcuni dati (che potrebbero
interessare anche le nostre comunità
delle Valli Valdesi, Val d’Aosta, Riviera ligure e toscana, Venezia, Firenze,
Roma, Napoli e la Sicilia); i turisti che
frequentano i 189 culti nel Vailese sono circa 15.000 per domenica. Una quarantina di predicatori, pastori e laici,
assicurano questi culti soprattutto durante i mesi estivi.
Questi culti, evidentemente, raccolgono delle « comunità stagionali », un
La dichiarazione
di Kinshasa
Kinshasa (Relazioni Religiose) - Il Comitato esecutivo della Conferenza delle Chiese di
tutta l’Africa (CCTA), ha recentemente elaborato una dichiarazione suirecumenismo,
pubblicata come « dichiarazione di Kinshcsa ». Il documento afferma che l’ecumenismo
africano si inserisce in quel vasto movimento
che tende a restituire all’Africa la padronanza della sua storia. Tale ecumenismo, secondo il documento, è parte integrante della riscoperta della personalità africana, parte integrante della ricerca dell’identità, dell’autenticità e della liberazione africana. Secondo la
dichiarazione di Kinshasa, nel 2000 vi saranno in Africa 350 milioni di cristiani su
una popolazione totale di 800 milioni; una
nuova ragione, conclude il documento, per
sperare che l’Africa sostenga un ruolo preponderante nel nuovo millennio dell’era cristiana.
NELLE CHIESE DELL’AFRICA DEL SUD
Felici esperienze della dinamica di gruppo
Da alcuni anni le Chiese di lingua
inglese dell’Africa del Sud cercano nuovi modi di rapporti tra i cristiani delle diverse razze per testimoniare in
maniera più vera della riconciliazione
in Cristo. Cristiani negri e bianchi s’incontrano in piccoli gruppi, stabiliscono fra di loro dei rapporti umani fatti di mutua accettazione e rispetto reciproco, che dovrebbero normalmente
provenire dalla loro comune appartenenza a Gesù Cristo.
una prima settimana di dinamica di
gruppo ebbe luogo nel mese di novembre 1971 per tutti i pastori e gli evangelisti della Chiesa. Essa segnò una
svolta nei rapporti tra pastori negri e
bianchi e tra pastori ed evangelisti.
ANIMATRICI
DI MOVIMENTI FEMMINILI
BIANCHI E NERI
La Chiesa presbiteriana del Sud Africa (una grande Chiesa plurirazziale) ha
invitato a questi incontri rappresentanti della Chiesa presbiteriana tsonga.
I gruppi trascorrono una settimana in
una località dove Bianchi e Negri possono vivere insieme (camere in comune, bagni, sala da pranzo, ecc.). L’esperimento è valido solo per coloro che
accettano di spogliarsi della propria
maschera e dei propri regolamenti e di
cercare dei veri rapporti umani, secondo cui ognuno considera l’altro un uomo sotto tutti gli aspetti.
Per^ molti cristiani del Sud Africa
quest’esperienza è una rivelazione; scoprono che i Negri sono loro simili nelle loro aspirazioni più profonde e che
le differenze culturali non costituiscono barriere insormontabili. Si rendono
conto che i Negri non amano i Bianchi e che tutto il sistema politico, sociale ed economico che hanno ritenuto giusto e necessario non genera che
sofferenze ed odio. Alla fine della settimana un ingegnere bianco notava che
il suo atteggiamento verso i Negri non
poteva più essere quello di prima: aveva scoperto che un negro è un essere
simile a lui e non più un sottosviluppato enigmatico col quale non aveva
nulla in comune.
Nel mese di marzo, nuovo esperimento con responsabili di movimenti femminili della regione di Valdezia: una
quindicina di animatrici d’un certo livello d’istruzione che avevano l’esperienza dei campi di formazione. Un fine settimana orientato per lo più sulla
funzione dell’animatrice e sui suoi rapporti col gruppo e viceversa. Dopo alcune ore di sorpresa e d’inquietudine,
il venerdì sera, una delle partecipanti
esclamò improvvisamente: « Ma qui
facciamo della psicologia! ». Essa si
rendeva conto che quell’incontro era
una scoperta comunitaria delle nostre
réazioni, dei nostri atteggiamenti e sentimenti e delle loro cause e conseguenze. Da allora la partecipazione alle attività ed alle discussioni fu molto attiva e vivace. Al sabato sera abbiamo
proiettato un film americano: « Io e
Te », tradotto in lingua tsonga. Questo
film spiega i vari gradi di intimità nei
rapporti tra gli individui e mostra che
ogni relazione umana raggiunge la sua
pienezza quando è vissuta in Cristo.
Conclusione: « La tua relazione personale còl tuo prossimo è il tuo miglior
struménto d’evangelizzazione ».
17 anni, alunne della;, scuola secondaria locale. Le partecip«nti erano molto
diverse sotto tutti i punti di vista, ma
il risultato fu uguale. Dopo una conversazione sulla difficoltà di comunicativa tra gli individui, un gruppo di
donne e di giovani discussero sulle
cause della mancanza di comunicativa
tra genitori e figli. Una simile discussione, molto libera sia da una parte
che dall’altra,' non sarebbe mai stata
così spontanea dopo un esposto sul
tema.
CONCLUSIONE
IN APERTA CAMPAGNA
PASTORI
ED EVANGELISTI
Nella Chiesa presbiteriana tsonga.
Un’insegnante fu talmente entusiasta di quest’incontro che m’invitò ad
organizzare una giornata per il suo
club di donne in una scuola di campagna. Questa nuova esperienza, molto
breve (una sola giornata) fu un nuovo
successo: il gruppo riuniva una trentina di donne tra i 25 ed i 50 anni, per
lo più analfabete, e cinque giovani di
Questi modesti tentativi mi hanno
dimostrato che:
1) I Neri possiedono una conoscenza dell’essere umano molto più profonda di noi; hanno un vero senso dei rapporti umani, acquisito con l’esperienza
e non sui libri.
2) Il metodo della dinamica di
gruppo può essere adoperato con persone di tutti i livelli scolastici, ma necessita una buona preparazione di coloro che dirigono le sessioni.
3) Questo metodo può essere adoperato sia nel quadro della Chiesa per
aiutare i cristiani ad uscire dalle loro
vecchie abitudini ed a ritrovare dei veri rapporti col loro prossimo sia nel
quadro della società africana per aiutare le persone a riflettere, ad affermarsi e ad emanciparsi.
Dare l’opportunità ai membri della
Chiesa presbiteriana tsonga di scoprire il valore e la potenza d’una riflessione personale non può che incoraggiarli a scuotere la loro indifferenza ed a
sviluppare il loro spirito d’iniziativa.
Una simile presa di coscienza è l’elemento indispensabile per una trasformazione economica, politica e sociale
del Sud Africa, perché, finché il Nero
si sente un essere inferiore, non può
lottare per la sua emancipazione.
Catherine Schneider
confronti della Chiesa ufficiale?) a cui
la maggioranza deve in tal caso riconoscere il dono « profetico ».
1) Lo «Statuto». Quale «scopo»
del movimento (art. 1) è indicato; « il
rinnovamento evangelico della Chiesa
in Italia in una prospettiva di liberazione del singolo e delle strutture ecclesiastiche e sociali », rinnovamento
che si intende perseguire avvalendosi
(art. II) « della lettura della Scrittura
alla luce delle situazioni concrete e dei
valori autentici della tradizione della
Chiesa ».
Evidente la sensibilità teologica prettamente evangelica che soggiace alla formulazione dei testi citati, ed a
cui abbiamo fatto ampio riferimento
nel precedente articolo, essa ci conforta nello sperare che nell’attuare
quanto proposto cl si renda conto però
che, perché un * vero rinnovamento
evangelico si produca nella Chiesa e sia
liberante per gli uomini e le strutture
ecclesiastiche e sociali, è necessario leggere sia le « situazioni concrete » che
« i valori autentici della tradizione della Chiesa » alla luce della S. Scrittura
e non viceversa. Infatti se è vero che
l’uomo e la storia pongono delle domande a Dio, è altresì vero che per
l’uomo, la storia e la Chiesa stessa,
l’essenziale è essere attenti alle domande che Dio pone loro nel contesto delle
reali situazioni. Il criterio interpretativo per la Parola di Dio non è mai l’uomo, bensì la Parola stessa di Dio.
I 12 articoli del testo definitivo dello
Statuto, severa riduzione dei 19 della
bozza e di cui solo i primi due sono rimasti invariati, si propongono tra l’altro di garantire all’interno del movimento il permanere di un sistema democratico che impedisca l’eventuale
sorgere di gruppi di potere. Tale preoccupazione estremamente saggia da un
angolo di visuale umana, forse avrebbe
potuto, nel contesto di una riflessione
evangelica ,trovare.s'il giusto correttivo
nella puntualizzazione, non emersa neppure nella discussione che, mentre il
sistema democratico fondato su di un
criterio quantitativo nella valutazione
della volontà programmatica e delle
decisioni da prendere assicura la preminenza della maggioranza sulla minoranza, lasciando a quest’ultima
solo la possibilità di accettare le decisioni dei più o di passare all’opposizione, nell’evangelo, al contrario, la volontà della maggioranza non è
di per sé garanzia di verità e di saggezza nelle decisioni in quanto tutto va
valutato secondo il criterio della conformità alla Parola di Dio, sicché la
verità potrebbe essere rappresentata
proprio dai pochi (e tale non è forse
anche il movimento 7 Novembre nei
2) Il vero documento programmatico è però costituito dalle: « Indicazioni per un rinnovamento evangelico
della Chiesa italiana ». Anch’esso frutto
di un serrato dibattito, presenta, con
alcune modifiche, il testo delle « tesi »
proposte all’assemblea. Già il cambiarnento del titolo è significativo: non
più « tesi », bensì « indicazioni ». Un
oratore (P. Antonini) infatti sottolineando che « un movimento che nasce
da "tesi" non è più vivo, anche se afferma che tali tesi sono provvisorie »,
auspicava piuttosto un movimento che
delineasse un tipo di atteggiamento
prospettico da cui sorgano scelte operative.
Degna di rilievo la preoccupazione
essenzialmente ecclesiale ed evangelica
apparsa durante il dibattito e concretatasi nella decisione di sopprimere tutta
la prima parte che nel progetto aveva
come titolo « analisi della situazione
socio-politica italiana ». Essa era articolata nei seguenti punti: « la struttura
capitalistica »; il ruolo deH’imperialismo; l’interclassismo; la svolta involutiva; posizione del « 7 Novembre ». Di
carattere esclusivamente negativo, conteneva dure e precise accuse alla
D.C., all’imperialismo americano, allo
Stato del Vaticano, e, ripetendo frasi
fatte tratte a prestito dalla terminologia politica, non poteva che essere
« analisi superficiale » (Ciro dell’Aversano).
La necessità di un impegno politico
trova la sua indicazione programmatica nel concetto del « fare politica nelle
sedi adatte », per cui nella premessa
alle « Indicazioni » si afferma: « rimandando alle sedi storiche della classe
operaia, in cui i propri membri convergono a livello politico operativo,
l’analisi della situazione socio-politica
italiana e l’indicazione dei metodi di
lotta anticapitalistica che ne derivano,
rileva che l’annuncio evangelico è oggi
vissuto e testimoniato con particolare
autenticità nella base del popolo di
Dio, mentre invece la struttura ecclesiastica attuale costituisce un rriotivo
di scandalo per i poveri, in quanto
ostacolo a che l’annuncio evangelico arrivi a loro ».
Non per questo però le comunità cristiane di base si riducono ad assemblee meramente cultuali, anzi in esse
« il 7 Novembre e molti credenti » scorgono il futuro della Chiesa proprio in
quanto in un auspicio (che ci auguriamo sia realmente profetico), « in un
domani che Dio conosce, quando si dirà ’’Chiesa” non si intenderà più un
immenso organismo di potere, ma una
comunità di fratelli che, lasciandosi liberare da Cristo, imparano ad amare
gli uomini ».
Il duplice rapporto con Dio e con gli
uomini è sintomatico della vita della
« comunità cristiana » i cui segni visibili sono: « ascolto della Parola di Dio,
riunione attorno alla eucaristia, fraternità nella fede, nella speranza e nell’amore, servizio reciproco e verso i
fratelli, inserimento vivo nella vita degli uomini », affinché si realizzi il « primato della persona sui riti, della comunione con l’uomo sulla appartenenza
formale ». Quanto alla « curia romana »
ed ai pronunciamenti del vescovo di
Roma (punto 3° del par. I: «Analisi
della situazione ecclesiastica italiana »),
il discorso diviene moderato, riformista e non rivela traccia alcuna di quella
ecclesiologia nuova emersa con forza
dal dibattito ed auspicata da qualcuno
in vista di una « riforma radicale della
chiesa » il cui punto di arrivo dovrebbe
essere « la distruzione della struttura
della figura stessa del prete, del vescovo e del papa », e si accetta di fatto,
almeno a livello di coscienza della sua
esistenza, la struttura esistente. Inoltre, sebbene nelle discussioni in sede di
commissione l’equivocità del testo sia
stata fatta notare energicamente, là
prudenza ha prevalso, sicché alla fine il
testo è stato mantenuto. In esso la responsabilità dei credenti viene costretta negli angusti limiti di una « vigilanza » che dovrebbe evitare la confusione tra Parola di Dio e parole dei potenti della terra, ma di cui non si vede,
dato il modo in cui è articolata, la responsabilità di una azione concretamente positiva. Si afferma infatti:
« quando il vescovo di Roma annuncia la Parola di Dio ed esorta a mantenerla in pratica, essi (i credenti italiani) sono felici di essere edificati nella fede, ma quando egli direttamente o
tramite gli organi di curia, predica la
sottomissione ai potenti di questo mondo, la Comunità cristiana gli rende un
servizio fraterno ricordandogli che solo "Gesù è il Signore” ».
Tale ci pare sia il limite invalicabile
per chi resta « dentro » un sistema.
Nei rapporti tra vescovi e comunità
di base si auspica l’attuazione di un criterio orizzontale che « abbia a fondamento la comune fraternità di fronte a
Cristo », mentre si nega la validità di
un rapporto « prettamente giuridico e
di subordinazione ».
(continua a pag. 6)
Giovanni Scuderi
i
4
pag. 4
CRONACA DELLE VALLI
N. 48 — 1® dicembre 1972
SPODolamento e occupazione
Prospetto della popolazione residente dal 1881 al 1971
Luserna San Giovanni: ai servizio degli Anziani
UN NUOVO ASILO
Var. dal
Comuni 1881 1901 1911 1931 1951 1956 1961 1963 1971 1951-71 %
ANGROGNA 2573 2348 2313 1911 1703 1486 1358 1202 878 -48,47
BOBBIO PELLICE 1613 1500 1438 1249 1108 1030 919 907 786 —29,06
LUSERNA SAN GIOVANNI 4172 4728 5142 5838 6073 6076 6065 6322 6870 -L 11,60
RORA’ 762 675 667 510 427 386 351 322 231 —45,90
TORRE PELLICE 4967 5898 5615 4762 5049 4789 4610 4683 4726 —6,39
VILLAR PELLICE 2175 1888 1817 1743 1471 1414 1345 1280 1256 —14,61
Prospetto deila popolazione in età lavorativa ripartita fra le attività professionali
Comuni Agricoltura 1951 1971 Industria 1951 1971 Artigianato 1951 1971 Sett. 1951 terziario 1971 TOTALE 1951 1971 Var. dal 1951-71 %
ANGROGNA 565 216 134 82 18 26 32 35 749 359 —52,07
BOBBIO PELLICE 434 226 33 59 31 29 21 34 519 348 —31,95
LUSERNA SAN GIOVANNI 440 207 1635 2295 375 96 164 236 2614 2834 -1-7,76
RORA’ 56* 61 13* 14 43* 14 8* 8 120 97 —19,16
TORRE PELLICE 285 81 1963 656 251 208 215 344 1814 1289 —28,94
VILLAR PELLICE 242 211 123 193 59 63 25 82 449 549 -1-18,21
I dati son riferiti al 1961 per mancanza di dati del 1951.
Pubblichiamo in questa pagina i dati statistici relativi alla popolazione residente e alla popolazione in età lavorativa suddivisi nelle diverse
categorie professionali dei Comuni che interessano più direttamente le
nostre comunità. Questo nel contesto delle discussioni che si sono tenuta
nelle riunioni quartierali delie singole comunità, affinché ciascuno che
ne è interessato possa controllare il discorso che si porta avanti, avendo
sotto mano aduni dati statistici estremamente significativi. Va detto subito che questi dati, come ogni dato statistico, non sono perfetti, e per
diversi comuni sarebbe necessario un ulteriore esame. Abbiamo pensato di suddividerli in quattro prospetti, due relativi alla Val Pellice,
due relativi alla Val Chisone e Germanasca ; si sono tralasciati i comuni
in cui la presenza valdese è ridotta ad un numero non rilevante di
famiglie. E questo non già per riportare il discorso alTinterno di un
gretto confessionalismo tanto più fuori luogo in questo contesto, ma
per evitare di dare uno spazio sproporzionato alle statistiche che, d'altro canto, rispecchiano la situazione globale delle vallate alpine, pur
nella loro parzialità.
Dagli echi ricevuti sino ad ora sembra che il discorso avviato nei
singoli quartieri sulla situazione socio-economica delle valli abbia suscitato interesse e partecipazione; è auspicabile che questo discorso non
si chiuda con l'incontro dell'8 dicembre a S. Germano Chisone in cui si
cercherà di tirare le somme delle discussioni. Al contrario, è augurabile
che questo incontro ormai vicinissimo segni l'avvio di una maggior coscienza e responsabilità come credenti e come cittadini nella realtà sociale e politica delle nostre valli.
ERMANNO GENRE
Prospetto della popolazione residente dal 1861 al 1971
Comuni 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1951 1961 1968 Variazione nel 1971 periodo 1961-71 N. %
INVERSO RINASCA 843 808 870 821 819 779 699 777 654 663 635 —18 — 2,75
MASSELLO 813 690 670 577 577 513 442 308 262 230 163 —99 —37,78
PEROSA ARGENTINA 2583 2635 2954 3040 3256 3296 3619 4741 4524 4520 4521 —i —0,066
PERRERO 3323 3036 3153 3048 2739 2767 2375 2153 1746 1504 1326 ^20 —24,05
RINASCA 3051 2936 3524 3469 3029 3412 2582 2698 2712 2740 2864 4-152 + 5,60
POMARETTO 934 754 757 717 807 758 1052 987 1026 1076 1256 -1-230 + 21,44
PRALI 1385 1335 1371 1155 1053 947 829 828 695 648 516 —179 —25,75
PRAMOLLO 1532 1385 1350 1472 1352 1167 1002 847 703 592 502 —201 —28,59
PRAROSTINO 1841 1724 1829 1662 1361 1389 1305 1142 1003 931 898 —105 —1,05
SALZA DI PINEROLO 470 368 421 419 340 317 291 330 299 245 140 —159 —53,17
SAN GERMANO CHISONE 1787 1791 1943 2077 1902 1965 2140 2171 1841 1788 1801 -40 —2,17
SAN SECONDO DI PINEROLO 1902 1974 2030 2100 2074 1951 1848 2073 1991 2012 2308 '+317 + 15,97
VILLAR PEROSA 1060 1135 1250 1392 1426 1887 2440 2852 3785 3899 4017 +232 + 6,11
PINEROLO 15801 18342 19250 19862 20469 2045922420 24595 27612 34882.37483 ^ +9871 +35,74
Prospetto della popolazione in età lavorativa
Comuni OS U B u bO < a 'H oj- 3 T3 <; ri 3 3 HH 196 1 0) •M O H Cd u S 'S .2 .3 • h‘> -Ö <B tì Cd h-1 197 1 (D Id 0 H
INVERSO RINASCA 61 218 30 309 26 191 31 248
MASSELLO 86 42 14 142 25 19 11 55
PEROSA ARGENTINA 79 1957 314 2350 32 1390 423 1845
PERRERO 224 459 119 802 51 285 137 473
RINASCA 118 1019 139 1276 47 820 189 1056
POMARETTO 41 369 89 499 24 351 151 526
PRALI 34 179 53 266 29 97 . 79 205
PRAMOLLO 114 191 45 350 38 126 25 189
PRAROSTINO 233 180 35 448 147 199 41 387
SALZA DI PINEROLO 4 68 7 79 3 38 5 46
S. GERMANO CHISONE 98 611 117 826 54 482 136 672
S. SECONDO DI PINER. 3’76 348 159 883 273 334 345 952
VILLAR PEROSA 72 1522 205 1799 20 1222 327 1569
In due sedute, la prima il
28 ottobre, la seconda TU
novembre, una serie di importanti delibere del
Fin dal 1895 nella frazione Bellonatti
del Comune di Luserna San Giovanni,
esiste l’Asilo dei vecchi, fondato dal
Pastore Antonio Gay, come opera della Comunità valdese locale. Per più di
settant'anni questo modesto istituto
ha dato una casa, un ambiente familiare e accogliente, una assistenza morale e materiale a decine di anziani di
San Giovanni, di altre Comunità delle
Valli e fuori di esse. Direttori, direttrici, Diaconesse o laiche, con le loro collaboratrici, si sono succedute per offrire agli anziani ospitati, nel limite
delle sempre ristrette risorse economiche, quanto era possibile per assicurare una esistenza serena, in una dimensione di umanità, ispirata all’Evangelo. Il compito di dare agli anziani
una assistenza che rispetti la loro personalità, la loro dignità umana, la loro libertà, senza escluderli, per quanto possibile, dal tessuto della vita attiva, evitandone l’isolamento materiale
e morale, è oggi più che mai attuale e
si presenta in termini nuovi e più urgenti. A questo fine, nel nuovo contesto sociale in cui viviamo, e sulla linea
di una rinnovata politica assistenziale
a favore degli anziani, le strutture del
nostro Istituto si rivelano sempre più
inadeguate. Già da alcuni anni il problema è stato discusso ed esaminato
e varie soluzioni sono state indicate.
Finalmente, il Comitato dell’Asilo ha
proposto un progetto di ampliamento
e ristrutturazione che tiene conto della situazione ambientale e sociale della
zona, e del discorso di fondo sull’assistenza agli anziani con le nuove proposte di servizi complementari o alternativi al ricovero.
Lo studio del problema (in sede di
Centro Diaconale in cui si è esaminata della documentazione specializzata,
si sono uditi resoconti di incontri e
Congressi in tema assistenziale, preso
conoscenza dei risultati di esperimentazioni in atto all’estero e da noi, come nella stessa Torre Pellice in cui si
sono creati alcuni servizi gestiti dal
Comune), l’esame della situazione concreta (sulla scorta dei risultati di una
inchiesta conoscitiva di base promossa dalle E.C.A, di Luserna S. Giov. in
collaborazione con il Servizio Sociale
del Cons. di Valle), il confronto con le
risórse esistenti e le iniziative già in
atto (in un incontro del Concistoro
con la CIOV e il Com. di Villa Olanda,
oltre che con rappresentanti dell’E.C.A.,
del Servizio Sociale del Cons. di Valle
e dell’A.A.I. di Torino) hanno posto le
premesse per l’elaborazione finale delle linee del nostro progetto, affidata
agli architetti Mattia e Mesturino di
Torino, consulenti presso TA.A.I. per i
problemi dell’edilizia per gli anziani. Il
progetto è stato approvato aH’unànimità tanto dal Concistoro che dalla
Assemblea di Chiesa.
IL PROGETTO
Lo scopo del progetto è quello di
creare un centro di convergenza e di
irradiazione di prestazioni e servizi
differenziati.
In particolare esso prevede:
a) un complesso ricettivo a stanze singole o a due letti con servizi per
un totale di una cinquantina di posti.
Un’ala di nuova costruzione ospiterà
una ventina di stanze, mentre una parte dell’attuale edificio, opportunamen
II
te ristrutturata, ne ospiterà sette. La
nuova costruzione sarà composta: da
un interrato con gli ambulatori per la
prevenzione e la riabilitazione sanitaria, la lavandera e altri locali di servizio; da un piano terreno da cui saranno ricavati vasti locali di soggiorno, divisibili cèn pareti mobili, oltre
a un certo numero di camere; da un
primo piano, con camere, due soggiorni di piano con cucinino a disposizione degli ospiti, bagni assistiti e servizi. Il tutto collegato con ascensore porta-lettighe. La nuova costruzione sarà
collegata alla vecchia con corridoi di
uso pratico e funzionale;
b) una serie di sei alloggetti (tinello-cucina, camere da letto e servizi)
per anziani indipendenti, con la possibilità di usufruire dei servizi offerti
dall’Istituto;
c) un centro di incontro, in grado
di offrire ad anziani residenti fuori dell’Istituto un pasto caldo, servizi ambulatoriali e di lavanderia, opportunità
di trascorrere la giornata in ambiente
sereno con possibilità di usare le attrezzature occupazionali previste per
il temno libero;
d) piccoli ateliers per attività artigianali, locali di incontro, un centro di
lettura, televisione, gioco di bocce ecc.;
e) l’istituzione, con personale qualificato, di servizi domiciliari infermieristici o di aiuto domestico;
f) un alloggetto completo e indipendente per la direzione e stanze c
locali di ritrovo per gli assistenti e il
personale;
g) vasti spazi aperti, alberati, con
viali e panchine.
L'ATTUAZIONE
Ci pare di poter rilevare tre elementi importanti in questo progetto;
a) rinserimento in un istituto di
tipo residenziale, di un centro aperto,
che consenta un maggior interscambio
tra gli ospiti ed elementi esterni, favorendo la socializzazione e diminuendo
il rischio dell’isolamento;
b) l’apertura dei servizi anche a
elementi non anziani, superando la ri
gida suddivisione in gruppi di età e i
condizionamenti psicologici che ne derivano;
c) rinserimento del progetto in un
discoi'so globale che pone, in prospettiva, l’esigenza di una programmazione coordinata a livello comunale e di
comprensorio di Valle, di servizi assistenziali per ogni categoria di persone, in reciproca collaborazione tra enti pubblici locali e iniziative private,
ad evitare interferenze, azioni concorrenziali, doppioni, ricercando e mettendo in evidenza le carenze e i biso
gni a cui non è ancora stata data risposta al fine di predisporre gli interventi adeguati.
LE FINANZE
Se una larga parte del finanziamento del progetto è assicurata, una parte non indifferente è affidata alla responsabilità e alla solidarietà della Comunità di San Giovanni a cui è richiesto lo sforzo maggiore. L’appello tuttavia è esteso a tutti quanti, sensibili
all’importanza del problema e convinti della validità del progetto, desiderano esprimere la loro solidarietà con
un atto di generosa e concreta partecipazione. Alberto Taccia
Consiglio ^Comunale di Angrogna
Pomaretto
Il comitato della scuola materna valdese dì
Pomaretto si è fatto promotore di un incontro
di genitori con la dott.ssa Danielle Giampiccoli
Rollier. La dott.ssa si occupa, per conto del Comune di Torino, di medicina scolastica e preventiva.
Dalla sua esposizione, chiara ed esauriente,
abbiamo capito come la salute sia un diritto dì
tutti e sia per tutti un dovere (in particolar
modo dei genitori) collaborare affinché strutture, attrezzature mediche e scolastiche, personale
qualificato diventino parte integrante e realtà
veramente operante nell'ambito della scuola.
La medicina diventa preventiva, non solo con
l'immunizzazione dei vaccini, ma creando per
il bambino un ambiente dì vita sano dal punto di vista morale, sociale e fisico nutrendolo
con un'alimentazione adatta, dalla quale sia, in
particolar modo, bandito i( vino, causa di insufficienze mentali gravi.
L'incontro, organizzato per la domenica 26
novembre, ha avuto un'affluenza numerosa, e i
genitori presentì (circa 60) si sono dichiarati
soddisfatti e desiderosi dì proseguire queste
riunioni.
PAOLA RIBET REVEL
Programma delle riunioni quartierali di dicembre :
Venerdì 1 - Perosa
Mercoledì 6 - Clot Inverso
Giovedì 7 - Pons
Venerdì 8 - Paiola
Martedì T2 - Masselli
Mercoledì 13 - Lausa
Giovedì 14 - Maurini
Primo Distretto
9 Venerdì 8 dicembre a S. Germano alle ore 14,30 pubblico dibattito
sul tema ; Le comunità valdesi nella
situazione socio-economica del Pinerolese.
0 Sabato 9 dicembre (e non domenica 10), nei locali della Chiesa Valdese di Pinerolo, alle ore 20,30 PEPPINO ORLANDO presenterà il suo libro : La Comunità di Oregina. Evangelo e Marxismo nel dissenso cattolico.
0 Domenica 10 dicembre a Pinerolo, Via dei Mille 1, alle ore 14,30 avrà
luogo un Convegno di Monitori delle
scuole domenicali per uno scambio di
idee sulle attività distrettuali con particolare riferimento alle Feste di Canto.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Giovanni Conte, Ermanno e
Raimondo Genre, Teofilo Pons, Elsa e Speranza Tron, Gianfranco Mathieu, Marco
Pontet.
Recentemente ad Angrogna il Consiglio Comunale si è riunito ben due volte a brevissima distanza di tempo, contrariamente alle sue abitudini, e questo ha senz’altro consentito una maggiore presa di coscienza dei problemi
del Comune da parte dei consiglieri e
di chi ha voluto seguirne i lavori.
Nella sua seduta del 28 ottobre il
Consiglio ha preso in considerazione il
problema del personale impiegato nei
servizi del Comune ed ha deliberato di
bandire un concorso per un posto di
applicata dattilografa, che si affianchi
all’attuale applicata Nelly Monnet in
Bertin, sovraccarica dì lavoro, mentre
è risultato ormai deciso, per richiesta
dell’interessato, il collocamento a riposo delTattuale messo-scrivano Alfredo Sappè, il quale verrà sostituito dal
1” dicembre, in seguilo a regolare concorso, dal giovane Cesare Rivoira, che
assumerà il compito di messo-guardia.
Circa TOspedale Valdese di Torre
Pellice, il Consiglio, ritenendo tuttora
validissimo il suo servizio per la popolazione locale, ha deliberato di appoggiare la richiesta della CIOV alla
Regione, affinché detto ospedale sia
classificato ospedale di zona per lungodegenti e convalescenti.
Circa il piano di fabbricazione, il
Consiglio ha deciso una revisione dello
stesso, affidandone il compito ad una
commissione, con lo scopo di impedire
facili speculazioni.
Oggetto di un’altra delibera è stato
il ripristino della strada Baussan-Giovo, resa pressoché impraticabile dai
lavori fatti nella sua sede per l’acquedotto comunale. In risposta alle numerose lamentele avanzate dalla popolazione interessata, il Consiglio ha deciso l’esecuzione dei lavori di sistemazione più urgenti prima dell’invemo, e
l’asfaltatura per la primavera 1973.
Accanto ad altre deliberazioni minori, il Consiglio ha ratificato alcune delibere della Giunta, fra le quali quella
per l’acquisto del terreno necessario
alla costruzione del nuovo edificio scolastico del Chio dl’Aiga e quella relativa al trasporto degli allievi della
Scuola Media obbligatoria, che quest’anno si svolge a- mezzo pulmino comunale da San Lorenzo a Torre e a
mezzo taxi da Pradeltorno e dalla Formaggia, sulla strada del Martel e Torre.
Rincresce che neanche quest’anno sia
stato attuato l’auspicato servizio per
gli allievi delle scuole elementari dal
Serre e dal Prassuit al Capoluogo, malgrado le strade asfaltate.
Nella sua seduta dell’ll novembre, il
Consiglio ha preso in esame il bilancio preventivo per l’anno 1973 ed ha
stanziato, tra l’altro, 6 milioni e mezzo di lire per la manutenzione delle
strade, comprendendo entro tale somma anche la realizzazione di un’adeguata segnaletica sulle strade asfaltate, che ne sono tuttora prive, con grave pericolo di tutti. Altro stanziamento da notare, perché mai compreso finora nel bilancio di questo Comune, è
la somma di 2 milioni di lire a favore
dei servizi per le persone anziane, che
per ora si concreteranno in due direzioni: nel servizio ambulatoriale che
sarà abbinato a quello già esistente nel
Comune di Torre Pellice e nel servizio
di visite a domicilio a cura di una persona scelta appositamente. Altri provvedimenti, come Quello già ventilato,
per l’attuazione di un Foyer per l’inverno, sono stati rimandati ad un futuro non molto lontano.
INCHIESTA ALLE PERSONE ANZIANE
Vale forse la pena di spendere alcune parole sull’inchiesta alle persone anziane, dato che l’argomento era già
stato affrontato su queste colonne,
mentre il lavoro era in fase di preparazione. Ad alcuni mesi dalla decisione di realizzare l’inchiesta, il lavoro
era pressoché compiuto ed i dati relativi erano stati raccolti in modo da
permettere una chiara visione della situazione. Su di una popolazione di 884
persone residenti stabilmente ad Angrogna, 220 sono persone anziane e 193
erano già state intervistate in data
30-9-72 con buona soddisfazione degli
intervistatori, che sono stati ben accolti da tutti (si è verificato un solo
rifiuto di rispondere alle domande poste). I dati ricavati rivelano che gli uomini anziani soli sono 19 e le donne
sole 18, le coppie di anziani soli 45,
gli anziani con figli celibi 40, mentre
i rimanenti sono componenti di nuclei
familiari vari. Dei 193 intervistati, in
latto di scolarità 116 hanno la 3" elementare, 68 la licenza elementare, 5 sono analfabeti; in fatto di strade di accesso, 60 le hanno disagevoli sempre,
92 disagevoli d’inverno, 42 agevoli sempre; in fatto di abitazioni, 88 le hanno
scadenti, 105 buone; in fatto di distanza dal Municipio, soltanto 26 abitano
fino ad un km. di distanza, mentre 80
sono distanti da 1 a 3 km., 42 da 3 a 5
km., 44 più di 5 km.; in fatto di acqua,
98 ce ¡’hanno in casa, 79 fuori, 16 lontano; in fatto di luce elettrica, 43 hanno erogazione sufficiente, 73 insufficienle, 79 non ce l’hanno; in fatto di servizi igienici, 28 li hanno in casa (e solo 23 hanno il bagno), gli altri 165 li
hanno fuori casa; in fatto di riscaldamento, quasi tutti ce l’hanno a legna
(188) e 19 non ne hanno a sufficienza;
in fatto di salute, 14 l’hanno buona,
108 discreta, 74 scadente. I servizi niù
richiesti sono: bollettino di informazione a domicilio (118), ambulatorio
geriatrico (94), riparazioni all’abitazione (90), vigilanza domiciliare (66 subito, 59 in futuro), aiuto domestico (56
subito. 58 in futuro), occhiali (58), prestito di libri e giornali (56), pacchi viveri a domicilio (44 subito, 44 in futuro), aiuto per spalare la neve (39 subito, 37 in futuro), la dentiera (35), soggiorno invernale al mare (24 subito, 28
in futuro), cure dentarie (19), apparecchio acustico (14), Foyer per l’inverno
(12 subito, 35 in futuro), servizio di lavanderia (16 subito, 46 in futuro).
In una situazione di questo genere
non sono molti i servizi deliberati dal
Consiglio Comunale, ma sono un segno tangibile della volontà di venire
incontro alle persone anziane per quanto riguarda la loro salute ed il loro
isolamento, e non è poco per un Comune povero come quello di Angrogna. Franca Coìsson
5
1« dicembre 1972 — N. 48
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
TACCUINO DI UN VIAGGIO NEL SUD
Incontro con i Valdesi di Foglia
alle prese con le difficoltà economiche e con l'emigrazione
Cerignola :
i braccianti, sempre gli ultimi
Foggia
Terra di antichi feudi, terra di brac,cianti, costretti a « baciar le mani a
-vossignoria » ogni sera, nella pubblica
piazza, mentre mendicano il lavoro
per il giorno dopo. Questo clima è assai mutato, perché migliaia di cerignolani sono emigrati pagando l'alto costo della separazione dalle famiglie,
-con comprensibili conseguenze morali.
Anche la chiesa ha subito di riflesso
una forte emorragia migratoria con
riduzione notevole degli effettivi della
■comunità.
I Eppure i superstiti non stanno meI glio di prima perché l’agricoltura, no
nostante lo strombazzare dei politici e
le promesse della Cassa del Mezzogiorno, è sempre in crisi. Domando al mio
antico catecumeno Giandonato S., superstite d’una grossa, fedelissima famiglia spostatasi a Milano, quali sono
stati i prezzi ultimi per l’uva ed il grano. Risposta: il grano è stato pagato
7000 lire al quintale, e si tratta di grano duro, con l’attesa d’una minuscola
integrazione che verrà dopo un anno
o due; per l’uva invece i prezzi sono
ancora più bassi: 3000 lire il quintale,
con la prospettiva d’un aumento del
vino che andrà a vantaggio dei mediatori che hanno pagato a un prezzo così basso l’uva. Stagione avversa, prezzi da fame recano sfiducia profonda.
In questo clima si muove la comunità, per esprimere una maggior vicinanza ai problemi, alle situazioni senza speranza. Infatti la Scuola Materna,
la Scuola Laboratorio in maglieria offrono un segno, una speranza per i
bambini e per un gruppo di giovanotte le quali altrimenti sarebbero costrette a partire. Un’inchiesta recente
pubblicata sui « Quaderni Calabresi »
, di giugno e riferita alla crisi delle magliaie casalinghe, denuncia la situazione pesante di tante ragazze costrette
a lavorare dalle 7 del mattino alle 10
di sera, con un guadagno misero di
250 o 300 lire al pezzo e spesso senza
regolari assunzioni né assicurazioni.
« La sera — dichiara una giovane in! tervistata — i piedi sono gonfi e non
' posso guardare niente per il male che
ho agli occhi ».
Il pastore Castiglione e la comunità
mi accompagnano nella visita all’edificio che accoglie la scuola materna e
il laboratorio: costruzione solida, eseguita dai fratelli Bellapianta, comprende anche l’alloggio pastorale, proprio
vicino alla chiesa. Il collega Castiglione e la signora consacrano molto tempo a quest’opera, sia per la ricerca di
fondi e perciò di amici, tra i quali si
notano nell’elenco un gruppo di fratelli e di sorelle della Germania, sia per
Taggiornamento tecnico è il rinnovo
del macchinario, sia per la collocazione del prodotto. Un gruppo di lavoranti guidate da Rosaria Scarano e la
schiera di tanti bambini guidati da Arcangelo Russo con collaboratori e collaboratrici formano un ambiente evangelico accogliente, tessuto di rispetto,
di uguaglianza pur nella diversità dei
compiti, con l’apporto decisivo della
meditazione della Parola del Signore.
Vivere Varnore di Cristo nelle nostre
opere senza la conoscenza della Parola, senza il clima della preghiera conI duce rapidamente aXVesaurimento di
I quei valori che si presume di possedere e di vivere; è il rischio per molte
delle nostre opere che, in polemica con
quelli che fanno ancora del « proselitismo », non annunziano più Gesù Cristo nel suo senso pieno.
Lieto di aver rivisto l’antica comunità in occasione del culto, invio a tutti
I un saluto affettuoso particolarmente
alla famiglia di Scarano Francesco,
provato nel lutto dalla perdita del figlio Antonio.
Corato
Con l’amico Pietrantonio Loffredo,
giudice autorevole alla pretura di Foggia, si analizza la situazione dell’evangelismo foggiano: nel dopoguerra
gruppi, comunità di Pentecostali ed
Apostolici sono sorti con estrema rapidità. Qualcosa manca ai nostri culti, alle nostre riunioni, al nostro vivere di credenti; me lo confessavano due
credenti della chiesa apostolica: l’uno
era stato nella chiesa metodista e l’aveva abbandonata perché il suo cuore
non aveva trovato una risposta nella
vita di quella comunità; un altro, dopo essere vissuto in ambiente salutista, aveva conosciuto in Foggia i Vaidesi ed era rimasto col vuoto nel cuore. Ed è vero: i nostri culti sono talvolta gelidi, senza comunicazione reciproca, senza partecipazione gioiosa,
senza preghiere spontanee. Inoltre tutti i fratelli immigrati, da Qrsara o da
altre zone, vivono alla « macchia »,
preoccupati del loro lavoro, della posizione raggiunta, della macchina... Ecco un grosso lavoro da farsi presso
queste frange della dispersione e che
potrebbe essere svolto per mezzo dei
nostri organismi giovaniU.
Col giudice si parla dei grossi problemi della Puglia, dell’emigrazione; da
qualche tempo egli si è dedicato alla
poesia, alle riflessioni spirituali; ha
scritto tra l’altro: Catene invisibili.
Orizzonte cristiano. Il dolore, Il divorzio e per ultimo II canto della vita, dove scopro una poesia sull’emigrante,
tessuta di delicatezza e di esperienza
vissuta: « Forestieri e pellegrini sulla
terra. Noi tutti eravamo erranti come
pecore », così il giudice Loffredo introduce il suo canto che dice: « Corre la
strada dell’emigrante nella tristezza
del prigioniero. L’Italia, bella e provvida madre, caccia i suoi figli in terre
straniere ove c’è gelo e manca il sole.
Lascia il paese lassù sui monti; lascia
la casa col focolare; lascia gli amici e
conoscenti; lascia la morte nel cuore
di mamma; lascia la sposa, vedova
bianca; lascia i figlioli senza papà. Qualunque cosa possa accadere, anche se
torna con molte lire, resta pur sempre
un gran deserto. Quante amarezze, sudore e lacrime; quante frustate d’ogni
dolore l’hanno ferito in fondo al cuore.
Carezze di mamma, bacio di spose, abbraccio di figli e sguardo di amici sono
le sole ricchezze del mondo. Il cuor si
spetra in gioia pura avendo sete di
tanto amore! ». L’amico giudice è lieto
di dare la sua testimonianza in ogni
circostanza e non abbandonando la comune raunanza domenicale. Il Signore
lo benedica nella sua vita di famiglia
c nella sua missione.
rea » si danno il cambio la notte e il
giorno per rinnovare l’aria e liberarla
da eventuali contaminazioni...
Casette ridenti e moderne fanno ormai corona al paese, mentre nel concentrico i vecchi ruderi sono riattati
e le strade appaiono linde; v’è un segno di prosperità, pagato col sudore
delle migliaia di emigranti: difatti, nel
giro di vent’anni sono partiti più di
quattromila abitanti, la metà del paese. Anche i simpatici « purcelli » che
popolavano le strade e le case sono in
numero ridotto e persino il « purcello »
di San Antonio, che un tempo era rispettato e nutrito dalla parrocchia per
alimentare poi le casse della chiesa
dell’arciprete, è scomparso. Qrsara è
paese di vecchi, dichiara con amarezza, il medico C., mentre scambia con
me qualche pensiero sul paese. Difatti
la fuga dei giovani verso Foggia incoraggia i superstiti a emigrare. Anche
qui il quadro agricolo è triste: sono le
quattro del mattino, è ancora buio e
già sento lo scalpiccio violento dei
muli superstiti che si mettono in marcia per raggiungere il ’’fondo” dopo
due ore di cammino. Guardo il volto
di quei contadini: sono faccie di ’’cristiani” di cinquanta, sessant’anni ormai legati al loro mulo fino alla morte.
L’annata è stata magra e anche qui
il mercato dei generi essenziali è fallimentare.
Trovare lavoro anche nella zona di
Foggia è difficile soprattutto per un
evangelico. Il mio antico catecumeno
Donato F. mi confida: « Ho fatto domanda per un posto; ero ormai sicuro
di averlo; poi bisognava produrre certe
carte, certi documenti, due dei quali
molto significativi: 1) certificato di
buona condotta civile e morale, 2) certificato di buona condotta del Parroco.
Sono due richieste sufficienti per prevedere l’esclusione, se si è iscritti ad
un certo partito di color rosso e se come aggravante si è ’’eretici” ».
C’è un clima di tristezza nel volto
dei fratelli; e lo si comprende: molti
di loro hanno passato molti anni lontano dalla famiglia e sono rientrati
ormai vecchi e stanciii. « Eppure, mi
dice l’amico e fratello Calvino M. dobbiamo guardare in alto, non scoraggiarci mai! ». Per questo qualche visita a questi fratelli della diaspora è
preziosa e incoraggiante. Ad Qrsara ho
incontrato Suor Arcangela Ferrara,
sempre sorridente, nonostante le prove negli affetti. La ricordano con affetto i malati dei nostri ospedali delle
Valli, particolarmente di Pomaretto,
per l’opera compiuta senza risparmio
di tempo con miserrima retribuzione.
Orsara
Pare che un tempo si chiamasse « Qr
sana ». cioè paese salubre; difatti due
venti ben noti « il favonio » e la « bo
Desidero inviare a tutti i fratelli e le
sorelle di queste comunità visitate il
mio affettuoso saluto e il vivo ringraziamento per l’accoglienza ricevuta.
Gustavo Bouchard
Opera di assistenza ai carcerati
Si giunge appena in tempo per il
Culto: un bel gruppo di fratelli e sorelle, comprese alcune famiglie di Frani, guidate dall’anziano Lops sono in
attesa; per qualche momento, la lunga
Separazione è cancellata e si rivive un
tempo di gioia ricordando quelli che
son rimasti fedeli, anche se emigrati
e quelli che hanno amato il presente
secolo...
Nonostante le partenze sono ancora
lì al culto, come un tempo, le famiglie
più note: Menduni, Marinelli, Loiodice,
Tarricone. Abbatista, Berardi, Anelli,
Di Biscegiie, Castiglione, Ferrara, Diaferia e altre ancora il cui nome mi
sfugge.
Anche a Corato l’economia è in crisi, un vuoto immenso s’è fatto nelle
file della comunità con l’emigrazione:
eppure non si disarma; c’è la speranza sempre viva d’una testimonianza
che consenta l’immissione di nuove
forze, di nuovi proseliti (mi perdonino
gli ecumenici e i politici dell’antiproselitismo), nella linea dell’antico colportaggio medioevale. L’entusiasmo e
la gioia dei presenti all’incontro è di
buon auspicio.
Dalla Relazione annua stralciamo le
seguenti notizie:
Un altro anno è passato ed il lavoro
continua come sempre, con la corrispondenza, invio di letture, di pacchi,
di aiuti in denaro (specialmente ad excarcerati).
Non sono mancate neppure quest’anno le delusioni, come ad esempio il caso di un ex-carcerato (quello stesso di
cui citavo la lettera nell’ultima circolare), al quale ho mandato una forte
somma, grazie all’aiuto speciale di alcuni amici, nella speranza che egli potesse impiantare un piccolo commercio di frutta e verdura e rifarsi così
una vita. Ma purtroppo tutto è finito
nel nulla, e non ne ho più avuto notizia.
Ma, grazie a Dio, non mancano neppure gli incoraggiamenti, come risulta
dalle seguenti lettere:
J.G. (Lecce): Sono più di 22 anni che
ci siamo scambiate le nostre notizie
e posso dirvi apertamente che questo
è stato l’unico conforto che mi ha acempagnato nella mia lunga sofferenza... Ricordate che nei primi tempi non
conoscevo affatto cosa era la fede; oggi, grazie al Signore ed alla vostra corrispondenza, ho potuto acquistare la
fede che è la maggior forza e ricchezza
nella vita ».
V.E.A. (dalla Germania:) «£ Dio che
vi ha mandato verso di me, ed io sento
di essere tutt’altro di quello che ero
nel 1966. Vi ricordate della mia prima
lettera? Grazie di essere venuta in mio
aiuto e di avermi risollevato il morale... Per pentirci bisogna anche conoscere la parola di Dio che ci riconduce
a Lui ».
Perché, se vi sono quelli (e sono i più
numerosi, naturalmente) che non cercano altro che aiuti materiali, e chiedono in continuazione, vi sono altri
che apprezzano anche una parola
amica,
M.G. (Potenza): « Vi supplico di non
spedirmi più soldi, perché non mi occorrono... Quello che mi occorre è ben
Sfidi dilli none, o dilli viti?
Pachino, 2 novembre 1972
Nella comunità evangelica di cui sono pastore v’è ancora l’uso di un culto
al cimitero, il 2 novembre, che si vuole
di testimonianza. Si finge che il 2 novembre sia Pasqua, e si predica la resurrezione. L’intenzione che si manifesta è evangelistica; ma probabilmente
nel subconscio si cerca un alibi per poter andare al cimitero come tutti gli
altri, nello stesso giorno in cui ci vanno tutti gli altri, a portar fiori come
tutti gli altri; ed è un po’ patetico, nella cornice festosa di sole, di fiori e di
folla (migliaia e migliaia di persone)
lo sparuto gruppo evangelico — 50 persone se ci sono — che canta inni un
po’ esotici e crede di far cose diverse
dagli altri proprio nel momento in cui
avvalla con il suo comportamento lo
stesso culto dei morti che a parole rifiuta.
La lettura del passo di E. Fischer
m’è stata proposta mentre facevo questi pensieri, e cercavo comunque una
impossibile possibilità di predicazione
in un contesto inadatto e assurdo. Fischer mi pare dica due cose importanti. Sottolineando la universalità delle aspirazioni all’immortalità, ci rende
attenti a non fare di queste aspirazioni in se stesse qualcosa di particolarmente cristiano, di già cristiano. Sottolineando il compito comune di rivolta contro l’attuale morire di massa,
contro l’idea insopportabile di una
morte dell’umanità, contro questo morire, Fischer dà un contenuto concreto alla lotta contro la morte, che può
e deve iniziare anche se come cristiani sappiamo che la morte sarà l’ultimo nemico ad essere abbattuto.
Mi pare tuttavia che la sfida cristiana vada oltre le proposte del Fischer.
Per Fischer non possiamo mutare la
morte, ma solo il morire; non serve
riflettere sulla morte, ma rivoltarci
contro questo morire. Noi crediamo
invece che in Cristo la morte è mutata, da forza vincente a forza vinta; e
riflettere sulla morte non è più allora
il diversivo di chi non sa e non vuole
rivoltarsi contro questo morire, ma è
una premessa realistica per camminare in novità di vita.
Questo parziale dissenso da Fischer
non è espresso per disincarnare ogni
proposta di lotta sotto pretesto di « spiritualizzare », come troppo spesso avviene in ambito ecclesiastico. Troppi
leggono tutti i passi sociali dell’Evangelo « spiritualizzandoli », e vorrebbero realismo per la resurrezione (specie per la loro); per quanto mi riguarda, intendo realisticamente tutto il
messaggio.
Le proposte concrete implicite nel
passo di Fischer mi sembrano pertanto acquistare forza se inserite in un
contesto di fede cristiana; e quella specie di « stoicismo personale » che il filosofo marxista esprimeva, in vita, dicendo: « Non ritengo insopportabile il
pensiero che il singolo deve morire, anche se questo individuo sono io », mi
pare più sereno e meno orgoglioso delia « libido resurrectionis » di tanti presuntuosi cristiani.
Sergio Ribet
Mofìzie da Torre PelHce
Il 29 ottobre la nostra Comunità ha ricordato la Riforma con un Culto con S. Cena
presieduto dal Pastore Sonelli. Troviamo il
testo della predicazione in Giov. 6: 27 : « Adoperatevi non per il cibo che perisce ma per
il cibo che dura in vita eterna che il Figliuolo
dell’uomo vi darà poiché in Lui Iddio ha posto il proprio suggello ». La Corale ha preso parte attiva con il canto di due inni.
Durante la seduta inaugurale della Corale,
il Vice Presidente Edgardo Paschetto, nel citare questa frase pubblicata sull’« Eco delle
Valli » del 1962 per la celebrazione del Cinquantenario della sua fondazione : « La Corale Valdese deve essere per mezzo del suo
canto, lo strumento positivo di una Chiesa vivente », ha detto: «Vorrei proprio che tutti
noi meditassimo, in questi momenti di particolare tiepidezza ed indifferenza, queste parole e ne facessimo veramente una ragione
di essere della nostra Corale ». Ha poi ringraziato il Prof. Ferruccio Corsani fedele e competente direttore che alla pazienza ed alla fatica della direzione tecnica sopporta non lievi
sacrifici personali per essere sempre presente
ed ha esortato i membri a frequentare regolarmente la Corale.
5.000; Pavarin Giacomo 10.000; Alda e Tullio Beux in mem. di Orazio-Emanuele e Dina
Beux 10.000; Annamaria Gino in mem. di
Dina Beux 5.000; Bounous Alice e Edda 20
mila; Clémence Gay 10.000; La Società di
cucito « Le Primtemps » 100.000.
Ringraziando vivamente e in attesa di altre
contribuzioni, segnaliamo il nostro numero di
conto corrente — 2/16947 — intestato « Asilo dei Vecchi » di Luserna San Giovanni.
Villar Penosa
altra cosa, e cioè una corrispondenza
spirituale e un colloquio di tanto in
tanto con alcuni dei miei fratelli in
Cristo: soltanto così si potrebbero alleviare un po’ le mie sofferenze terrene
credetemi, ho tanto bisogno di un conforto più morale che materiale ».
Ringrazio le persone che, dopo avermi chiesto dei nominativi, continuano
ad occuparsene con amore e perseveranza.
Ringrazio pure quanti mi hanno aiutata con i loro doni, sia in denaro che
in oggetti vari (indumenti di lana, oggetti di cancelleria, opuscoli, riviste,
ecc.). Tutti sono stati ringraziati personalmente; ma da queste colonne desidero inviare un pensiero riconoscente alle persone che non ho potuto ringraziare direttamente, perché nascoste
sotto il velo deH’anonimato, e cioè:
ALT, Pinerolo L. 15.000; BET, Torino
500: E.G., Sanremo 5.000.
Anche quest’anno i doni sono aumentati, e questo è per me di grande incoraggiamento ed un incentivo a proseguire in questo lavoro, anche se talvolta può sembrare inutile; nella fiducia
che il Signore può benedire i nostri deboli sforzi e farli fruttificare.
Certa che continuerete a sostenermi, non solo materialmente, ma anche
spiritualmente, vi ringrazio fin da ora,
augurandovi ogni benedizione del Signore.
Con fraterni saluti,
Selma Longo
10066 Torre Pellice (Torino)
iiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Personalia
Presso rUniversità di Torino la doti. Lea
Viimy, collaboratrice neH’Ospedale Valdese
della città, ha conseguito a pieni voti una
terza specializzazione, in chirurgia generale,
dopo quelle in ehirurgia plastica e in ginecologia-ostetricia, discutendo una tesi su « Possibilità e limiti del trattamento chirurgico
nella neurofihromatosi di von Recklinghau.sen ». Con i più vivi rallegramenti, un augurio cordiale per il suo servizio sanitario.
Il 12 novembre le Unioni Femminili della
nostra Chiesa si sono riunite con le sorelle
deirU.C.D.G. in occasione della Settimana
Universale di preghiera e di comunione fraterna per meditare insieme sul tema : « Impossibile, adesso non ho tempo ». Alcune morelle hanno presentato una meditazione sui
testi presentati dall’opuscolo dell’UCDG. Molto interessante e proficuo lo scambio di idee
sul mondo di oggi, la droga, la pornografia,
ecc. e sul modo di reagire a questo penoso
stato di cose ; non isolarsi ma dare una testimonianza evangelica in qualsiasi momento,
in qualsiasi ambiente con coraggio, con carità
e con convinzione profonda.
Dipartenza. — Il 4 novembre, dopo lunghe
sofferenze, ci ha lasciati per la patria celeste
la nostra cara sorella Celina Giuste! ved. Bare! di Piano Maurino. Essa aveva 78 anni e da
16 anni faceva parte della famiglia del Rifugio alla quale aveva dedicato le sue energie
prodigandosi in vari lavori.
Essa era rimasta affezionata alla sua chiesa e solo alcune settimane fa avevamo ricevuto una gentile lettera con la sua contribuzione. Le esequie hanno avuto luogo il 6
nov. Il Pastore Deodato ha presieduto il servizio al Civile e il Pastore di Villar quello nel
nostro tempio affollato. Tra i parenti abbiamo notato suor Susanna con una rappresentanza del Rifugio. Le spoglie sono state deposte alle Chenevières nella tomba di famiglia.
Al figlio, alla sorella e a tutti i congiunti,
rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia,
invocando su di loro le consolazioni del Si
gnore.
La Comunità valdese di Villar Perosa si dichiara estranea a quanto è stato pubblicato sulI'« Eco-Luce » n. 46, in grassetto, sotto il titolo
« Villar Perosa ». ENRICO GEYMET
Il 19 novembre hanno promesso di servire
il Signore e la sua Chiesa dinanzi alla Comunità per il Culto i tre nuovi membri del
Concistoro: Adriano Donini, Mario Sibille e
Roberto Tomasini. .Lina V^are.se
Pubblichiamo, facendo per altro notare che
si trattava di una notizia redazionale, per la
quale nessuna responsabilità veniva attribuita
alla Comunità valdese locale in quanto tale;
semplicemente, si trattava di un fatto accaduto
a Villar Perosa. ted.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
RINGRAZIAMENTO
I figli e i congiunti della compianta
(Ottobre 1972)
Bouchard Clementina
ved. Vìncon
Mamiela, Marcello, Claudio 20.000; E. A.
Bounous 10.000; Clelia Gaydou, in mem. della Mamma 10.000; Goss-Malan Violetta 1.000;
Gamba Graziano e Ivana 1.000: Malan Valdina in Barotto 1.000; Lina Anna Malanot, in
mem. di Gustavo Malanot 10.000; Germaine
falla, in mem. dei genitori e fratelli 2.000:
Revel-Danna Enrichetta in mem. del marito
10.000; Revel Ermanno e famiglia in mem.
di C. A. Balmas 10.000; Paschetto Anita ved.
Pasquet 2.000; fam. Rivoira-Giovinera 1.500;
Nora e Enrico Peyrot in mem. di Andrea
Enrico Peyrot 25.000; Danna Lina 5.000;
Bellion Luigi e Iolanda 5.000; Benech Giovanni 5.000; Malan Luigi e Rosa 10.000;
famiglia Ugon Daniele 10.000; MourgliaUgon Lena 10.000; Flora e René Pons in
mem. zia Rachele 10.000; Vanda e Giovanni
Peyrot 10.000; Liline Beux 10.000; Dino e
Clara Revel 10.000; Rostagno Edoardo e .Aline 10.000; Durand Dariò e Elda 1.000: Silvia
e Olga Cornelio 10.000; Lascito Pons Lidia
ved Buffa (già ricov. Asilo) 165.650; Celina
e Lamy Martinat, Prarostino 5.000; Amébe
Marchese-Rostan 30.000; Ivonne Roslan 10
mila; W. B. M. 200.000; W. B. M. in mem.
Pastore Carlo Lupo 100.000: W. B. M. in
mem. dr. René Revel 100.000; W. B. M. in
mem. dì Ottavio Prochel 100.000: in mem. di
Odin Maddalena ved. Bonnet, le figlie Bonnel
Enrichetta in Gay e Bonnet Maddalena ved.
Avondet 8.000: Cayrus-Malan Lidia 5.000:
Besson Alberto 5.000: Pavarin Domenica
commossi per la dimostrazione di affetto e simpatia tributata alla cara
mamma, ringraziano sentitamente tutte le gentili persone che hanno preso
parte al loro dolore. Un ringraziamerito particolare rivolgóno al Pastore Signor Conte, ai medici dott. De Clementi di S. Germano Chisone e dott.
Capella di Torino e ai vicini di casa
della Bagna.
S. Germano Chisone, 23 nov. 1972.
Frali - L'M Malzat
offre le camere con combinazioni a partire da Lit. 55.000 per
posto letto per l'intera stagione
invernale di 5 mesi (da Dicembre ad Aprile). Il « restaurant
shop » sostituirà il ristorante tradizionale. Rivolgersi : telefonicamente al (0121) 85.32 oppure
al (0121 ) 90.681 o in loco il sabato pomeriggio e la domenica.
i
6
pag. 6
N. 48 — lo dicembre 1972
I NOSTRI GIORNI
A Helsinki si è aperta, con i rappresentanti di 34 nazioni, la Conferenza
preparatoria sulla sicurezza in Europa. La vigorosa richiesta romena che tutti gli
Stati vi abbiano piena parità e indipendenza suscita Toppesizione russa.
A Roma si sono riuniti i ministri del lavoro dei 17 del Consiglio d'Europa, per
discutere il problema delle migrazioni. Secondo previsioni, nel 1980 oltre 11
milioni di europei vivranno fuori del loro paese. Nel VIETNAM del sud vi
sarebbero stati dissensi, con scontri armati, fra una fazione dell'esercito nordvietnamita partigiana della lotta fino all'ultimo, e l'ala disposta alle trattative,
appoggiata pure dai vietcong; i "moderati" hanno piegato gli estremisti. Si è
trattato di un riflesso, sul campo, di contrasti a Hanoi? Nello scontro
fra SIRIA e ISRAELE questo pare deciso a convincere, con la forza, l'avversario
( come già ha fatto con la Giordania e con il Libano ) delle gravi conseguenze
dell'appoggio e della "mano libera" ai fedayn per le loro operazioni di commandos; inoltre la massiccia distruzione di materiale bellico potrebbe scoragli PARERE « DIVERSO » DI UN VALDESE SUDAMERICANO
dazione della demecrazia in Uruguay
giare le forniture sovietiche. ^ In GIORDANIA re Hussein sfugge a un nuovo
complotto, finanziato dal governo libico (è rutilizzazione migliore dei redditi
petroliferi?). Dopo la censura, a forte maggioranza, deH'assemblea gene
rale delTONU contro la politica colonialista del PORTOGALLO, anche il Consi
glio di sicurezza chiede airunanimiti al governo di Lisbona di trattare con
movimenti di liberazione — Guinea>BÌssau, Angola e Mozambico — che l'orga
nizzazione degli Stati africani ha riconosciuto rappresentare le rispettive popo
lezioni. Lisbona ha risposto che l'ONU si immischia in questioni interne portoghesi. Sia il ministro degli esteri francese Giscard d'Estaing, che ha
partecipato a Brazzaville a una riunione dei membri della Banca delTAfrica cen
trale, sia soprattutto il presidente Pompidou in visita nelTALTO VOLTA e nel
TOGO, avvertono riserve africane, che incrinano la solidità dell'« area del franco ». Il presidente togolese, in particolare, ha chiesto che si proceda verso una
graduale parificazione del franco africano ( "garantito" da quello francese, ma
di valore assai inferiore). ^ Con la visita del premier irlandese Lynch a
Londra, nuovo gesto di avvicinamento fra i due governi; a Dublino il capo delTIRA "provisionai", McStiofaÌn tenta invano con un digiuno a effetto di ottenere
la propria liberazione. Il governo conservatore è messo in minoranza, ai Comuni
sul progetto di uniformare le leggi d'immigrazione britanniche a quelle dei
paesi della CEE. In ITALIA le elezioni amministrative tenutesi il 26 in numerosi Comuni hanno segnato un calo lieve di democristiani e liberali, un po'
più forte di missini e comunisti, e un aumento, proporzionalmente crescente, di
repubblicani, socialdemocratici e socialisti; nel complesso, una moderata accen-^
tuazione a sinistra. G. C.
Un lettore valdese residente a Colonia Vaidense, in Uruguay, ci ha inviato questo scritto, discutendo quanto avevamo pubblicato,'dopo il Sinodo, in riferimento alla situazione
uruguayana. Ricordiamo che si trattava, oltre
che del messaggio rivolto al Sinodo dal post.
Carlos Delmonte e al quale il Sinodo ha risposto con un ordine del giorno di solidarietà, di
una notizia del Soepi, il bollettino del Servizio stampa del CEC, che riferiva sui risultati
della visita compiuta in Uruguay da tre rappresentanti ecclesiastici statunitensi per conto
del CEC. I tre delegati avevano riportato la
convinzione che molti dei diritti dell’uomo
erano conculcati in quella Repubblica e che
la tortura era praticata nei confronti degli oppositori politici. Si veda in questo stesso
numero, in prima pagina, l’eco di un nuovo
intervento ufficiale della segreteria generale
del CEC presso il governo uruguayano.
red.
È interessante constatare che signori
dirigenti della Chiesa accusano l’Uruguay, paese mio e di migliaia di Valdesi, di essere retrogrado, conservatore,
reazionario e tiranneggiato da un governo dittatoriale che spietatamente
perseguita una parte del popolo, secondo il n. 39, pag. 4 de « Eco-La Luce »
del 23-9-’72.
Mosso dal solo desiderio di illuminare il lettore ignaro che, lontano da questo paese, non è al corrente di ciò che
realmente succede, mi permetto di dare alcuni dati e di fare alcune precisazioni, di cui mi faccio pienamente responsabile, disposto a risponderne,
ovunque se ne presenti l’occasione.
Il Governo dell’Uruguay non è una
dittatura, come costì è eiffermato. Venne eletto in elezioni libere e limpide,
sulle quali nessuno, neppure gli sconfitti hanno avanzato il minimo dubbio.
La sua vittoria-è basata sul voto di
1.350.446 cittadini che confermano il
sistema democratico repubblicano che
ci governa, contro 304.275 votanti del
« Fronte Amplio », costituito e diretto
dai comunisti, appoggiati dai democristiani, dai socialisti di sinistra e da alcune altre frazioni, alle quali senza
dubbio appartengono i signori che hanno informato il cronista e i membri
della delegazione C.E.C. menzionata.
Questo Governo agisce per espresso
mandato del Parlamento, che funziona
con tutte le garanzie costituzionali e
nella salvaguardia delle medesime, che
autqrizzò la sospensione delle Garanzie
individuali, procedendo in « stato di
guerra » contro la sedizione diretta dai
Tupamaros che minacciava, e poco
mancò, di conquistare il Governo. In
virtù di questa espressa autorizzazione
delle Camere, il movimento sedizioso è
stato distrutto, ed i loro dirigenti —
allenati a Cuba e nella Corea del Nord
— internati nelle prigioni militari (oltre 2.500 i componenti le loro forze, armati e preparati molto bene). L’Esercito scoprì più di 200 nascondigli nella
città e nella campagna, chiamati « tatuceras » (armadillo dasypus unicintus,
che vive nelle tane), due ospedali di
emergenza, la Centrale Aministrativa,
il Registro del movimento, i luoghi dove tenevano sequestrati, in condizioni
di vita « subumane », i loro prigionieri,
e riuscendo a liberare due di loro in
vita: il Dr. Pereira Reverbel, dell’Amministrazione dell’Elettricità, e l’ex
Ministro Frik Davies, i quali avevano
perso rispettivamente 30 e 20 kg. di
peso.
Questi signori pastori che si lagnano
per una ingiusta campagna contro certi cittadini, non si ricordano di protestare contro l’assassinio a man salva
di oltre 50 guardie civili e soldati, inclusi colonnelli e ufficiali di grado minore. N^pure menzionarono i dieci sequestri di persone innocenti e aliene
dallo steto di guerra interna di cui tutti soffriamo. Nulla dissero pure, quando i sediziosi assassinarono a sangue
freddo Dan Mitrione, perché non simpatizzavano con lui. Parrebbe che quei
signori Pastori e quei signori componenti la delegazione del C.E.C. fossero
d’accordo con quella « giustizia popolare » eseguita dalla Sedizione. In cambio si lagnano perché «migliaia di cittadini sono detenuti senza giudizio né
processo .cotnq .pure pastori e preti
sospetti di appartenere al « Fronte Amplio ».
Qui protesto energicamente! Sono
Stati perché accusati di avere
rappdSi coiliSvDltosi, e quelli che poterono provare di essere estranei a tali
rapporti, senio in libertà. Non tutti poleropo farlo, pertanto sono detenuti.
Klon dimentichiamo che siamo in « stato di ^erra con la sospensione delle
garanzie ». Nessuno affiliato al « Fronte
Amplio » ha avuto molestie, poiché è
un oartito politico che ha completa libertà d’azione nel paese. Ma succede
che tutti i detenuti fino ad oggi appartengono a partiti di sinistra.
Quanto alle « torture », nemmeno in
questo caso hanno detto la verità. La
hanno detta a metà, ciò che a volte è
peggiore della menzogna. È logico e
possibile che ci siano degli eccessi, e
una morte in carcere è stata ammessa. C'è stato un giudizio militare per
i colpevoli e stanno pagando la loro
colpa. Un Ministro s’è dimesso. Abbiamo una legislazione all’altezza delle
più avanzate. L’Esercito ha severi ordini di rispettare le leggi e le persone.
Ma nessuno e nulla potrà evitare che
qui, coinè in qualsiasi parte del mondo, ci siano rancori, eccessi di irresponsabili fra gli incaricati dei detenuti. In ogni parte del mondo si producono questi lamentevoli eccessi, questo però non dà diritto a nèssuno di
giudicare un paese per casi isolati che
spiacciono a tutti.
Rinforzo le mie affermazioni dicendo che ho un figlio detenuto, accusato
di « simpatizzare con la sedizione »,
questi mi assicura che non è mai stato forzato né minacciato, e che dai
suoi 40 compagni di prigionia non ha
mai udito una lagnanza.
Mi vergogno di constatare che persone che hanno spesso trattato il terna « non giudicate, affinché non siate
giudicati », ora, per convenienza, si
permettono di esprimere giudizi su tutto un paese in lotta mortale, se così
posso esprimermi, per conservare tm
sistema democratico, libertà di governo — che per me è un principio evangelico, adottato e proclamato dalla
Chiesa Valdese per la propria amministrazione — per non cadere nel caso
di Cuba, Russia, Cina e loro satelliti.
Ai signori Pastori che per breve tempo visitano un paese e ripartono cinti
dell’infula (presunta) di « Giudici suprerni », per dire al mondo ciò che videro coi loro occhiali (tutto dipende
dal colore del cristallo), mi permetto
suggerire che non è mai conveniente
adottare l’atteggiamento dei turisti
forniti di poco talento e di molti mezzi, che si credono autorizzati a criticare ciò che vedono e a loro non piace.
Sono inoltre convinto che non è il
modo di dare prestigio a nessuna Chiesa, prendere le posizioni politiche di
una delle grandi « linee del pensiero »
dell’ora attuale: infatti noi che ne dissentiamo, abbiamo il diritto di sostenere la nostra idea; allora la Chiesa
non sarà più una assemblea di fratelli,
sarà luogo di scandalo, poiché le due
tendenze sono inconciliabili.
Cinquanta anni fa, il Pastore Daniele Armand Ugon, patriarca e organizzatore della Chiesa Valdese nel Rio
della Piata, diceva: « Quando si vuole
distruggere la Chiesa, basta che la politica entri nel suo seno ». Fino ad oggi, convinti del pericolo, con molta cura ci siamo astenuti dal farvela entrare.
Adesso, sono proprio i Pastori della
Nuova Era che lo fanno. Liquidano la
Chiesa. In tutte le loro Relazioni si lagnano della scarsa frequentazione dei
culti. Non hanno mai pensato che ne
hanno essi stessi la colpa?
Cerchiamo di non dimenticare la
profezia del Signore: « Vengono a voi
travestiti da pecore, ma dentro sono
lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete ». Non viviamo già in quei
tempi?
Per non concludere con tanto pessimismo, aggiungo due note positive. Il
20 settembre inaugurammo una bella
statua in bronzo a Garibaldi, di m. 2,25
di altezza, in una delle vie principali
della città di Colonia; fu una magnifica festa della collettività italiana di
Colonia. La FIAT sta costruendo nei
dintorni una grande fabbrica di auto
e camion, che rivela la fiducia nella
stabilità del nostro paese, dove sono
rispettati i Diritti umani.
Humberto Perrachon
Ci pare che vadano distinte le due questioni: 1) la situazione che ha determinato lo
« stato di emergenza », e su questo punto l’intervento del nostro fratello di Colonia Vaidense va ascoltato e meditato; 2) la dissoluzione
della realtà democratica nella spirale involutiva di questo « stato di emergenza », e su
questo punto il nostro fratello dovrebbe, ci
pare, prestare ascolto ai pareri diversi dal
suo. red.
igi La NASA ha lanciato da Cape Kennedy
per conto del Governo canadese un razzo
« Thor-Delta », vettore del primo satellite cenadese per telecomunicazioni « Anik ». 11 lancio è avvenuto alla presenza del Ministro delle comunicazioni canadese, Robert Stanbury,
e di dodici giovani eschimesi giunti daUe località del nord che saranno servite dal satellite
« Anik » (in eschimese « Anik » significa
« Fratello »). Il satellite, del peso di circa trecento chili si è inserito su un’orbita geostazionaria 35.700 chilometri al di sopra dell’Equatore e del Pacifico orientale. Il satellite,
che entrerà in funzione nel gennaio prossimo, consentirà al Canadá la utilizzazione di
9.600 circuiti telefonici e di una decina di canali televisivi a colori.
m La Finlandia ha avviato colloqui con la
segreteria del COMECON — il mercato
comune dei paesi socialisti — per studiare la
possibilità di cooperare con quell’organismo :
è il primo paese non comunista d’Europa a
prendere questa iniziativa; dall’ultimo dopoguerra, comunque, là vita economica finlandese è strettamente legata a quella sovietica.
M II governo giapponese ha ridotto del 20
per cento i dazi doganali su 1.865 prodotti industriali e manufatturieri importati;
questi (fra cui radio, automobili, apparecchi
fotografici) riguardano il 68,6% delle importazioni complessive giapponesi. Il provvedi
mento rientra fra quelli volti a evitare una ulteriore rivalutazione dello yen; si prevede che
ili conseguenza di esso nei prossimi 12 mesi
le importazioni in Giappone aumenteranno di
300 milioni di dollari (oltre 180 miliardi di
lire).
ig I residenti stranieri a Malta dovranno
d’ora in poi giustificare la loro presenza
con un reddito annuo di 4.000 sterline e con
un capitale disponibile a Malta di almeno
20.000 steline. Saranno soggetti al fisco locale e non potranno possedere più di una abitazione. I detentori di un capitale di 100.000
sterline dovranno pagare imposte annue di
almeno 1.000 sterline. Tali misure non si applicano ai quattromila vecchi residenti nell’isola, in maggioranza britannici.
^ Il Dipartimento del commercio degli
U.S.A. ha comunicato che nel 1971 gli
investimenti americani all’estero hanno raggiunto la cifra di 86 miliardi di dollari, con
un aumento di sette miliardi e ottocento milioni rispetto all’anno precedente. Di detta
cifra, 27 miliardi e 700 milioni di dollari, circa. sono stati investiti in Europa; 24 miliardi
in Giappone; un miliardo e ottocento milioni in Australia; 4 miliardi e 800 milioni in
Nuova Zelanda e nel Sud Africa; 23 miliardi
e 340 milioni in Paesi in via di sviluppo,
quindici miliardi e 760 milioni dei quali nell’America Latina.
UN GIUDIZIO
SEVERO
•yà- Abbiamo riportato, nel n. precedente (24.11.1972)
di questo settimanale (« L"‘essere o '
non essere" dell’America »), parte di
un articolo di Raniero La Valle in cui
è posto il problema della contestazione
giovanile in America. Ivi il La Valle
parla d’un « nuovo sogno americano »
e cita la risposta dello scrittore americano Reich (contenuta nel libro « The
greening of America »), secondo il quale sta arrivando la « nuova rivoluzione: non come le rivoluzioni del passato, rivolte a un cambiamento traumatico delle strutture, ma come una rivoluzione che comincia da ciascuna persona, si realizza nella conversione del
suo rnodo di pensare e di vivere, non
ha bisogno di violenza per vincere né
può esser sconfitta dalla violenza, e
cambierà la struttura politica solo come risultato finale d'un mutamento
che avrà, prima, cambiato la coscienza
dell’America ».
Ma il La Valle non condivide il parere del Reich e continua il suo articolo come segue.
« Dunque è solo per questo, solo per
questo successo differito, che Nixon
può per ora dormire sonni tranquilli?
O non è anche perché questo cambiamento non è un vero cambiamento? Io
temo che questo sia il problema. La rivoluzione dei giovani mette in causa
profondamente l’ideologia americana,
ma ne è pur sempre figlia legittima, si
è allattata alle sue mammelle. Essa ne
rifiuta gli approdi, ma non l’individualismo, che ne è il fondamento, non la
fede nel fare da sé, e soprattutto nel
fare per sé (...) ». Che « il vivere semplicemente la propria vita in armonia
coi propri bisogni, sia un fatto liberante, in una società repressiva, è certo;
ma è altrettanto certo che ciò che la
nuova cultura, così teorizzata, esclude,
è l’amore, è l’essere per gli altri. I giovani cercano l’amore, ma non vogliono
restare prigionieri dell’amore. Per questo gVincontri sono frequenti, spontanei. intensi, liberi, generosi. Ma provvisori. Allora, anche questa rivoluzione, come la protesta contro la guerra
della maggioranza silenziosa, diventa
una rivoluzione egoista ».
Il La Valle riferisce un giudizio
espressogli personalmente dal prof.
Jacques Seeley, noto esponente della
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
contestazione americana: «“Nonostante
la riscoperta di una genuina fraternità,
non c’è nulla, né nel programma politico di questi giovani, né nel movimento religioso, che tocchi la questione del
Terzo Mondo. Così, anche se si avverasse il sogno di Reich, ed essi riuscissero a conquistare la coscienza della
America e a cambiarla completamente,
il solo effetto sul Terzo Mondo sarebbe una certa diminuzione dello sfruttamento, ma probabilmente solo per una
benigna negligenza, dato che non c’è
nel loro programma e nel loro pensiero
nessuna idea positiva su come il Terzo
Mondo sarebbe aiutato a svilupparsi
in dignità, così da diventare un mondo abitabile, per una così grande parte
di umanità. E la stessa cosa è a dirsi
del proletariato che vive negli USA.
Per questo le minoranze sfruttate che
hanno acquistato coscienza di sé in
questo paese, come i negri e i chicanos,
o gli asiatici che vivono nell’area di
San Francisco, osservano le cose che
questi ragazzi bianchi stanno facendo,
e le considerano, nel migliore dei casi,
come cose buone per loro stessi, ma
che non hanno niente a che fare con
la soluzione dei propri problemi. E allora dicono: — Voi state lottando per
avere il diritto di fumare la droga, fare
bei sogni e avere segrete visioni, noi
stiamo lottando perché i nostri figli
abbiano il diritto di avere il pane e un
lavoro —”.
Forse questo spiega, nonostante la
rivoluzione che sta avvenendo in America, il facile trionfo di Nixon».
(Da "L’Espresso”, inserto, del 5 novembre 1972).
ACCOGLIENZA PASTORALE
« Il buon pastore, cioè Paolo VI,
riceve oggi un eminente macellaio, cioè
l'indonesiano Suharto. Tra pastori e
macellai è naturale che intercorrano
buoni rapporti. Il primo pascola il
gregge, il secondo la sgozza.
Il buon pastore vorrà conoscere dei
particolari. Quanta gente fu macellata
nel 1965: mezzo milione o un milione
di uomini, di donne, di bambini? Quanti giorni ci vollero per questa carneficina? È vero che sui fiumi galleggiava
no a mucchi i cadaveri sgozzati, come
carogne di bue? E
di che colore è il
sangue in Indonesia, rosso porpora
come il manto dei
cardinali? È rosso
solo quello dei comunisti, o anche quello dei cattolici? E oggi, come procede
oggi l’utile strage?
Il macellaio sarà orgoglioso di rispondere a queste domande, che il capo della cristianità gli rivolgerà con paterna sollecitudine e sofferta partecipazione. Soprattutto spiegherà il valore mistico che assume, nel suo paese, la consuetudine di issare le teste
mozze degli oppositori su canne di
bambù, una versione asiatica della
crocefìssione.
E il demonio? Assistendo a questo
incontro di maestri^ si sentirà un dilettante, e tornerà all’inferno a respirare aria pulita ».
(Corsivo pubblicato sul "Manifesto”
del 25.11.’72).
Da "L’Espresso” del 26.11.’72 togliamo poi le seguenti notizie sul primo
anno di Suharto alla presidenza dell’Indonesia.
« Il 30 9.65 Suharto era il settimo
candidato alla morte per mano degli
ufficiali di sinistra fedeli a Sukarno:
ma una serie di coincidenze fortuite e
di segnalazioni dei servizi segreti statunitensi lo avevano tenuto lontano da
Giacarta (la capitale dell’Indonesia).
Quando la mattina del giorno seguente. LIO, Suharto prese il potere, per
prima cosa annunciò ai suoi collaboratori che, per ogni generale ucciso,
avrebbe fatto scorrere il sangue di centomila “comunisti". L’assurdo proposito ^ fu realizzato in pochi mesi: il
1.10.’66 Suharto festeggiò il primo anno della sua dittatura e, in quell’occa
sione, rese noto che 600.000 "comunisti" indonesiani erano stati uccisi ».
^ Rimandiamo il lettore interessato all’articolo « Una stretta di mano sporca
di sangue », sul citato n. deH’"Espresso”, per maggiori particolari e per sapere ciò che Suharto ha fatto dopo il
1966.
' Allusione ad un’omelia tenuta da Paolo
VI il 15/11 u. s., nella quale egli ha parlato
« d’un agente oscuro e nemico, il demonio ».
Ed ha precisato che « il male non e soltanto
una deficienza, ma un’efficienza, un es.sere
vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa ».
Il Movimento
“7 Novembre”
(segue da pag. 3)
I vari ministeri nella Chiesa, compreso l’episcopato, infatti hanno senso
solo nel e per il popolo di Dio e non
al di sopra di esso. La preoccupazione
di una liberazione dall’appesantimento
burocratico che svilisce il ministerio
cristiano appare evidente anche nel oaragrafo su «i preti» di cui si auspica
l’indipendenza economica, ideologica e
psicologico-esistenziale.
Le « tesi ecclesiologiche » (par. II)
denunziano con coraggio la crisi « sostanziale » della Chiesa dovuta ad
« inautenticità evangelica » che coinvolge, quanto alla responsabilità, tutto il
popolo di Dio: « laici, preti, vescovi »
e ribadiscono, « in una scelta fondamentale della classe degli oppressi e
degli sfruttati », l’impegno conc reto
nelle lotte per una totale liberazione
dell’uomo da tutte le sue alienazioni
personali, ecclesiali, sociali, culturali
e politiche, nonché l’impegno di « coscientizzazione » della chiesa istituzionale italiana sulla realtà conflittuale
esistente, ma ignorata per « comodo
irenismo », per indurla « ad una precisa scelta della classe degli oppressi ».
Permane purtroppo e non è stata
emendata come era auspicabile, una
presentazione un po’ semplificata del
problema delle implicazioni politiche
della fede, per cui il discorso rimane
nei limiti di una coerenza evangelica i
cui presupposti teologici però non appaiono evidenti con sufficiente chiarezza dai documenti programmatici del
« movimento », ma rimangono sottintesi. Ciò forse è da attribuirsi al fatto
che il tempo è mancato e che la necessità di formulare presto un testo che
potesse essere votato da tutti, ha influito negativamente.
Non sta a noi avanzare delle criliche
ad un documento sorto dal travaglio
di fede di tanti « fratelli in Cristo » ci
limitiamo a citare alcune frasi siiuiìficative udite negli interventi di ak iini
oratori: « manca un discorso proi ctico, una cristologia di base, in fondo il
destinatario di queste tesi non à il
popolo di Dio, ma una casta, prornio
per l’impostazione ecclesiologica non
cristologica. Perciò la comunità vi trova uno spazio abbastanza ristretto»
(Zerbinati); « v’è un taglio negativo che
non dice quello che dovrebbe dire. La
fede delle tesi pare essere il frutto della desolazione » (P. Antonini). Il Fenomeno cattolico, la cui realtà è essenzialmente teologica, appare analizzato
nel documento nei suoi aspetti di deformazione politica e di compromissione con il potere, mentre carente permane l’unica critica (a nostro avviso
radicale ed efficace), quella rigorosamente biblica e teologica che scaturisce della predicazione della croce di
Cristo. Ma, se si tiene conto delle riserve avanzate in sede di dibattito, si deve concludere che gli aderenti al « movimento » hanno mostrato una vigilanza critica ed evangelica per cui, al di
là della formulazione sempre provvisoria è lecito scorgere l’essenziale, cioè
quel processo di progressiva chiarificazione teologica e biblica che non
mancherà di portare frutti non appena
i principi programmatici saranno trasformati in azione, man mano che saranno attuate le « scelte operative »
esposte con concretezza di indicazioni
(par. Ili) e riguardanti sia la « attuale
situazione socio-politica » che la « situazione ecclesiale italiana ».
E’ con questa speranza che esprimiamo la nostra solidarietà di credenti in
Cristo agli aderenti al « 7 Novembre »
augurando che quanti in qualche modo
dissentono, sappiano almeno usare nei
loro confronti la saggezza del vecchio
Gamaliele (Atti 5: 38-39).
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiii
Il ping - pong
Non è solo l’Occidente capitalista ad appoggiare i colonnelli greci. Anzi, in un momento
ili cui si parla di un certo disimpegno statunitense nei confronti di Atene, è giunta nella
capitale greca una delegazione della Repubblica popolare cinese, per disporre, in seguilo all’instaurazione di rapporti normali con la
Grecia, l’apertura di una rappresentanza di
Pekino ad Atene. Il capo-delegazione, Sen
Si-vei, al momento dell’arrivo si è detto lieto
di « recare al popolo greco il saluto fraterno
dell’intero popolo cinese » e ha sottolinealo
ft Vimportanza dell’instaurazione di rapporti
diplomatici fra Pekino e Atene ». Segue, a
ruota, una squadra di ping-pong per una serie di incontri amichevoli con la nazionale
ellejiica.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina • Torre Pellice (Torino)