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Anno 121 - n. 30
26 luglio 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bts/70
In caso dì mancato looapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre PeIBce
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L’ASSEMBLEA PRESBITERIANA IN USA CONTRO LA POLITICA IN CENTRO AMERICA
Moralmente sbagliata e ingiusta
Venerdì 19 luglio, poco dopo
mezzogiorno. Nella vai di Flemme (Tn) gli abitanti ed i turisti presenti a Stava si recano a
casa o in albergo per pranzare,
quando improvvisamente vengono investiti da trecentomila
metri cubi d’acqua che si riversano sul piccolo paese devastandolo. Il bilancio provvisorio
delle vittime a tre giorni di distanza parla di 194 morti, una
cinquantina di dispersi, una ventina di sopravvissuti, per due
dei quali però rimangono poche
speranze di salvezza.
Una nuova tragedia si è abbattuta sul nostro paese. Difficile, se non impossibile, sostenere
la tesi deH’accidentalità. Sembra piuttosto che alcuni segni
annunciatori dell’imminente pericolo siano stati completamente
ignorati.
Nel 1965 sopra il paese erano
stati costruiti due bacini di acqua adibiti al lavaggio del materiale usato per l’estrazione della
fluorite e per la puriflcazione
delle acque impiegate nella lavorazione, le quali prima di immettersi nel torrente sottostante, si autospurgavano. La Montedison, costruttrice dei bacini, in
un secondo momento li aveva rivenduti ad un’altra società, la
quale a sua volta li aveva rivenduti ad un’altra, in una specie di gioco di passaggi fino
all’attuale proprietaria dei bacini. In questi vent’anni ogni
società aveva ritenuto necessario sottoporre i due bacini a
continue modifiche ed i terrapieni, che ne costituivano i sostegni, erano stati di volta in
volta rafforzati, ma le piogge di
un lungo inverno e di una primavera poco favorevole avevano
accentuato il fenomeno delle infiltrazioni a cui solo ora si stava
cercando di porre rimedio.
Diverse le cause che hanno
concorso alla tragedia. Responsabilità dirette sulle quali la magistratura sta già indagando (le
comunicazioni giudiziarie che
hanno interessato i responsabili
della società che attualmente gestisce i bacini), ma anche quelle
indirette delle autorità locali e
regionali che avevano la responsabilità dei controlli. L’inchiesta
aperta si preanmmeia severa,
ma dal polverone ora suscitato
si arriverà poi ad appurare le
singole responsabilità?
Responsabilità indirette derivano anche dalla mancanza di
una legislazione nazionale sull’assetto Idrogeologico del nostro territorio. Inoltre bisogna
tener conto delle carenze di un
servizio regionale, che non sempre riesce a predisporre il controllo da parte di geolog^i delle
variazioni dell’assetto di un territorio come il nostro sottoposto a continue alterazioni; l’indifferenza 0 la poca coscienza
della gente che accetta di vivere,
di costruire la propria esistenza
accanto a quelle che sono sitate
definite ”le bombe geologiche”,
presenti a centinaia su tutto il
nostro paese.
Qualcuno fra gli scampati, intervistato, ha detto: « Ora non
ci rimane che pregare! ». Questa
rassegnazione, l’accettazione di
un destino inevitabile, aiuta il
permanere di situazioni di pericolo continuo per la popolazione
e non risolve i problemi.
. Mauro Pons
« La 197” Assemblea generale
(1985) dichiara al governo degli
Stati Uniti la nostra ferma convinzione che l’attuale politica in
America centrale è non solo
ideologicamente mal guidata,
politicamente errata, economicamente perdente e militarmente
rischiosa, ma anche moralmente
sbagliata e ingiusta ».
Con questa affermazione centrale i presbiteriani statunitensi,
riuniti in giugno in rappresentanza di 3 milioni di membri di
una delle maggiori chiese storiche degli USA, hanno preso una
posizione inequivocabilmente in
contrasto con un aspetto vitale
della politica del governo del loro paese. Tra i presbiteriani statunitensi non mancheranno quelli che sostengono che la chiesa
non deve far politica. E’ prevalsa
però di gran lunga la ferma convinzione che la chiesa debba non
"far politica", nel senso di allinearsi con una od altra parte
nel quadro di un contrasto di
interessi politici, bensì essere
nel campo politico la sentinella
che avverte profeticamente il popolo di un grave pericolo incombente di cui parla la Scrittura
(Ezechiele 33).
Vale la pena di vedere più da
vicino questo documento della
Chiesa Presbiteriana Unita negli
USA.
Il contesto
Anzitutto va rilevato come non
si tratti di un fulmine a ciel
sereno. La prima parte del documento richiama delibere delle
precedenti Assemblee annuali.
Viene quindi ricordato che « la
povertà, l’oppressione e l’ingiustizia sono le cause primarie dell’agitazione in America centrale »
che costituisce una forma di rivoluzione sociale inevitabile e
che atti terribili di brutalità e
disumanità perpetrati attraverso
un continuo aiuto economico e
militare a governi ohe non si
fanno scrupolo di usarli, vengono giustificati agitando lo spettro del comunismo e la possibilità di un’espansione delTinfluenza sovietica e cubana in Centro
America (1983). E ugualmente
viene ricordato il deciso appoggio dato dalTAssemblea presbiteriana all’azione a favore dei rifugiati dal Centro America promossa dalle chiese locali partecipi del movimento dei « santuari »
(1982, 1983), che è già sfociato in
una richiesta di cambiamento
nella politica statunitense nei
confronti deH’America centrale
(1984). Accanto ai principi generali di libertà di coscienza tradizionalmente affermati dai presbiteriani e alle posizioni assunte da
Militari honduregni addestrati
glieri in un’azione
numerosi enti quali la Conferenza dei vescovi cattolici, il Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane, il Consiglio Ecumenico
delle Chiese, l’introduzione del
documento menziona i numerosi
appelli rivolti dalle chiese del
Nicaragua alle chiese negli Stati
Uniti « per una forte e chiara
testimonianza contro l’attività
militare degli USA in Centro
LUCA?: 18-23
La risposta del Maestro
I discepoli di Giovanni gli riferirono tutte queste cose. Ed
egli, chiamati a sé due dei suoi discepoli, li mandò dal Signore a
dirgli: Sei tu colui che ha da venire o ne aspetteremo un altro?
(Quelli si presentarono a Gesù e gli dissero: Giovanni Battista ci
ha mandati da te a chiederti: Sei tu colui che ha da venire o ne
aspetteremo un altro?
In quella stessa ora Gesù guarì molti da malattie, da infermità
e da spiriti maligni, e a molti ciechi restituì la vista. Poi rispose
loro: Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito;
i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
risanati, i sordi odono, i morti risuscitano, il vangelo è annunziato
ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!
La logica degli uomini, generalmente parlando, esige che ad
una domanda rivolta oralmente
si dia una risposta espressa anche oralmente, e che ad un’azione si risponda con un’altra azione. Mi piace illustrare quanto
sopra affermato con un esempio
ipotetico.
Supponiamo che un maestro
di scuola si trovi davanti alla
porta d’ingresso di un’aula scolastica, in cui alcuni alunni stanno parlando tra di loro. Si presenta una persona mandata, putacaso, da un ispettore governativo e gli dice: « L'ispettore
governativo mi ha mandato per
chiederle se è lei il maestro di
questa classe oppure se devo
aspettare un altro ». Il maestro
subito risponde: « Sono io il
maestro di questa classe, non
deve aspettare un altro ».
Quella persona, ricevuta la risposta, va a riferirla a chi l’ha
mandata. E finisce tutto qui.
Sarebbe illogico o almeno as
sai insolito che il maestro, prima di rispondere alla persona
mandata, entrasse nell’aula, invitasse gli alunni a far silenzio,
iniziasse a spiegare un argomento di letteratura o di storia
o di altra materia, cominciasse
ad interrogare qualche alunno,
e, trascorso così un discreto lasso di tempo, rispondesse: «Torni dall’ispettore e gli riferisca
quello che ha veduto e udito ».
Ma la logica del Gesà-maestro,
talvolta, è diversa da quella dell’uomo-maestro.
I discepoli di Giovanni il Battezzatore, mandati da lui, vanno da Gesù per chiedergli se egli
è il Messia o se devono aspettare un altro (Luca 7: 18-23).
Gesù non risponde, ma in quello stesso momento opera: guarisce molti da malattie, libera
alcuni da spiriti maligni, restituisce la vista a diversi ciechi.
Dopo aver compiuto queste opere prodigiose, risponde ai messaggeri di Giovanni: « Tornate
da Giovanni e riferitegli quello
che avete visto e udito » (Luca
7: 22).
/ discepoli di Giovanni che cosa avevano visto? Essi erano stati testimoni oculari delle opere
taumaturgiche compiute da Gesù; avevano visto la realizzazione di alcune delle profezie riguardanti la venuta del Messia.
I messaggeri di Giovanni che
cosa avevano udito? Essi erano
stati testimoni auricolari delle
parole di Gesù, pronunziate da
Lui mentre compiva le opere miracolose; l’avevano sentito dire
nell’atto di guarire un malato:
« Coraggio, la tua fede ti ha salvato »; oppure nell’atto di liberare qualcuno da uno spirito
maligno: « Spirito, esci e non
tornare più: te lo ordino »; oppure nell’atto di restituire la vista ad un cieco: « Come hai creduto, così avvenga ». Ecco che
cosa avevano visto ed udito prima di ricevere fa risposta da
Gesù.
II Maestro Gesù dimostra di
essere il Messia operando dei
“segni”, compiendo cioè nella
sua persona quanto era stato
predetto per mezzo dei profeti.
Noi come mostriamo al nostro prossimo che siamo cristiani evangelici? con le opere? con
le parole? in nessun modo? Gesù, nostro Maestro, insegnaci la
tua “logica" per mezzo dello Spirito, il quale voglia illuminare
le nostre menti, fortificare i nostri animi, per essere coraggiosi
testimoni del tuo Evangelol
Bruno Ciccarelli
dagli USA alla ricerca di guerridi rastrellamento.
America ». L’introduzione si conclude con un chiaro riferimento
al «Dio di pace e di giustizia»
che è riconosciuto come unico
Signore, la fedeltà e lealtà verso
il quale « ci obbligano a dire la
verità così come la vediamo ».
Segni di cambiamento
AH’affermazione centrale rilortata in apertura, fa seguito
un appello al presidente e al Congresso degli USA a cambiare po;
litica e vengono richiesti segni
concreti di un tale cambiamento.
Per il Salvador viene richiesta
un’azione verso la cessazione delle ostilità e il negoziato, la cessazione di aiuti economici e militari se non viene posto con chiarezza un termine entro cui una
soluzione negoziata dev’essere
raggiunta, e un impegno di ricostruzione per il tempo successivo.
Per il Nicaragua viene richiesto un chiaro riconoscimento della sovranità e del diritto di autodeterminazione di quel popolo,
la rinuncia ad ogni tentativo di
destabilizzazione e a ogni minaccia nei confronti del governo nicaraguense e la ripresa degli aiu
Franco GiampiccoU
(continua a pag. 4)
SINODO
delle Chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto
disposto dalTAtto n. 82 della sessione sinodale europea
1984 è convocato per
DOMENICA 25 AGOSTO 1985
I membri del Sinodo sono
invitati a trovarsi nell’Aula
Sinodale della Casta Valdese
di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà
inizio alle ore 15.30 nel tempio di Torre Pellice, e sarà
presieduto dal past. Guido
Colucci.
Il Moderatore della
Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
2
2 vita delle chiese
1
26 luglio 1985
RIFORMATI INGLESI
Una chiesa impegnata
I rapporti fra la chiesa valdese e la United Reformed Church
che raggruppa circa 2000 chiese locali sorte dall’incontro delle chiese presbiteriane e congregazionaliste ed alcune chiese di
Cristo, si stanno facendo di anno in anno più consistenti. Dopo
le due prime visite organizzate in
Inghilterra nel 1982 e nel 1984 e
le successive visite alle Valli
fatte da membri di comunità inglesi neH’83 ed ’84, si è giunti
ora ad una nuova tappa di queste relazioni. Infatti, dal 28 giugno all’8 luglio un gruppo di 34
persone in maggioranza delle
Valli, ha dato corso ad un nuovo viaggio coronato da pieno
successo grazie all’organizzazione del sig. Costantino e alla cappellania svolta dal pastore Deodato. Ad attenderli e a guidarli
in loco in tutti i contatti avuti
c’erano i coniugi Cowhig che
già in più occasioni sono stati
graditi ospiti alle Valli.
relle Brente, note scrittrici inglesi.
Interessante la formula adottata di essere ospitati nei fine
settimana dalle famiglie; ciò ha
permesso di avere un quadro
dello stile di vita inglese e qui
si sono moltiplicate le esperienze: chi è stato accompagnato
nella visita di parchi o antiche
case, chi è andato a manifestazioni varie, chi ha fatto lo shopping nei grandi magazzini con
il « lunch » fuori casa.
Anche in questa occasione si
è trattato anzitutto di una visita a comunità o a strutture che
le chiese si sono date; il viaggio
ha pure offerto, nei ritagli, alcune occasioni di visite turistiche: il centro di Londra, le cittadine di York e Canterbury con
le rispettive cattedrali, il cottage
di Milton, l’abitazione delle so
Questo ha permesso di incrementare i contatti e di OTsaldare amicizie fra coloro ¿he si
erano conosciuti in precedenti
viaggi. Sempre calorosa l’accoglienza, ovimque. Dalla signorile
e tranquilla Sevenoaks, alla
chiesa multirazziale di New
Cross alla periferia sud-^est di
Londra; dalla piccola comunità
in trasformazione di Rosendale
alla più grande e strutturata di
Sale, nella zona industriale di
Manchester.
Durante il viaggio si sono susseguiti i momenti di commozione intensa, di incontri con
connazionali da molti anni all’estero, con persone che avevano già conosciuto le Valli, con
l’anziano pastore Dubois che
nella cappella degli Ugonotti di
Canterbury ci ha fatto un ra
pido ma efficace quadro della
storia e dell’apporto degli Ugonotti dopo l’Editto di Nantes e
dei rapporti di quella comunità
con i Valdesi.
Un detto inglese dice: « Ciò
che succede a Manchester oggi,
succederà all’Inghilterra domani ». In questa frase e nelle cose
che abbiamo visto pare esserci
una proiezione nel futuro di ciò
che potrebbe essere anche da
noi a distanza di qualche anno.
La crisi industriale e la recessione hanno imposto un cambiamento repentino che si riscontra pure sull’assetto del territorio. Nel giro di 25 anni sono
quasi totalmente scomparse le
ciminiere ed il lavoro che da
esse derivava, sugli stessi luoghi dove esse sorgevano vi sono
gli svincoli autostradali e la
gente è emigrata; ora chiese diverse hanno sentito l’esigenza di
raggrupparsi perché altrimenti
non avrebbero potuto sopravvivere. Si sono abbattuti o ridimensionati o adattati ad altri
usi templi ottocenteschi. Le comunità si sono impegnate anche nel campo civile e sociale
aprendo dei centri d’incontro
frequentati da una popolazione
cosmopolita e multirazziale, da
anni naturalizzata inglese e con
questa condividono ansie e speranze.
In questo quadro è stata particolarmente interessante la visita alla cappellania della città:
in quello che era stato il vecchio
centro di Manchester raso al
Suolo dai bombardamenti, si eleva un edificio di recente costruzione nel quale diverse denominazioni offrono un servizio alla
città, un punto di incontro, di
dibattito, di meditazione; all’occasione un servizio sociale, un
servizio di informazione a chi è
nuovo; sede di attività per giovani e anziani. Una chiesa senza
parrocchie costituite, un punto
di riferimento per chi sente la
necessità di cercare una speranza. Emblematica in questa situazione di necessità di costruzione di nuovi rapporti, la raccolta di fondi per l’Etiopia condotta in gran parte all’estemo,
per le strade.
Questo non può che farci riflettere; abbiamo visto dei tentativi di essere credenti in un
mondo in rapida trasformazione; un modo di « essere chiesa »
anziché la sicurezza di « avere
una chiesa » che all’occasione si
può occupare di noi. Tutte queste cose potrebbero essere uno
spunto, un riferimento per questo periodo di crisi generale in
cui ci dibattiamo e per le nostre comunità in trasformazione,
nella fiducia che Dio non abbandona chi si mette all’ascolto
della sua Parola.
Durante l’estate i contatti con
queste comunità ospitanti continueranno con la visita alle Valli
di giovani, studenti, inseganti e
lavoratori e la partecipazione
successiva ad un campo ad Agape. L. A.
XV AGOSTO 1985
L’incontro del 15 agosto avrà luogo a BOBBIO PELLICE, sotto la circonvallazione
tra la roccia dei Boschetti e
la borgata Costa.
PROGRAMMA
Ore 10
Culto, con predicazione del
past. Sergio Ribet.
Ore 11
Messaggi e comunicazioni:
G. Toum: La revoca dell’Editto di Nantes (1685) e le
conseguenze per la storia
valdese.
A. Ferrerò: Il progetto «Cultura della pace e protestanti nel pinerolese »; a che
punto siamo.
Ore 14
Le Valli e la crisi industriale degli anni 80. Interventi
di Giorgio Gardiol, Mauro
Gardiol, Piervaldo Kostan.
Ore 15
Le chiese evangeliche e i
lavoratori stranieri in Italia: iniziative e probiemi.
Con un intervento di Agostino Ntumba.
Indicazioni logistiche
Si prega di parcheggiare le
automobili sulla nuova circonvallazione. strada che ini-i
zia dal cimitero, prima di entrare nel centro di Bobbio.
Sarà allestito un buffet con
bibite, torte, panini, pane fatto in casa, carne alla griglia,
caffè, thè.
In caso di maltempo, l’in-.
contro si terrà nel tempio di
Bobbio.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Tempio aperto
TORRE PELLICE — Ha preso avvio, nell’ambito dell’iniziativa « Tempio aperto per voi »,
a cura della comunità di Torre Pellice, la serie di incontri previsti la domenica pomeriggio su temi di riflessione storicoteologici e di attualità, a cura di
un gruppo di pastori e laici.
L’incontro di domenica 7, affidato al pastore Sergio Ribet, ha
avuto come soggetto "Cattolici e
protestanti: l’ecumenismo oggi”.
Dopo una breve panoramica sui
momenti e sulle tappe storicamente più rilevanti che hanno segnato il difficile iter dell’ecumenismo, è stato rilevato come siano basilari alcuni punti di unione tra cristiani di differenti confessioni; come nel corso del tempo si siano susseguiti molteplici
tentativi, e a livelli diversi, di
trovare un terreno di lavoro comune: dai gruppi comuni di ri
flessione e lettura biblica, ai momenti comuni su problemi specifici (si veda per esempio la collaborazione tra pastorale diocesana e CED in occasione della chiusura degli stabilimenti FIAT di
Villar Perosa), alle settimane di
preghiera per Tunità dei cristiani, ai dibattiti da "addetti ai lavori”, teologi, sacerdoti, pastori
e storici.
Nell'analisi di tutte queste iniziative sono tuttavia emersi come necessari dei criteri da seguire per verificare la validità dei
tentativi: è importante, per
esempio, non correre il rischio di
costituire inconsapevolmente una
« terza chiesa » che si situi a metà strada tra la cattolica e il protestantesimo; non va poi trascurato come a volte il lavoro comune si trovi non a livello ufficiale,
ma di base, fra gruppi spontanei
e, magari, realtà giovanili impe
gnate in particolari settori (il cui
esempio più recente è senz’altro
quello dei movimenti pacifisti).
In ogni caso, anche in seguito
allo scambio di idee seguito alla
conversazione, tutti devono essere consapevoli del fatto che il
maggior avvicinamento non si
avrà cercando di ignorare obiettive differenze in nome deU’unità
a tutti i costi (magari per difendere inconsapevolmente le chiese dall’urgente pressione della
secolarizzazione), ma si avrà
piuttosto nel tentativo di avvicinarsi, insieme, maggiormente a
Cristo e al suo messaggio.
Visite gradite
evangelistica, con canti e distribuzione di volantini nei mercati di Pinerolo, Torre e Villar
Pellice. Hanno trovato molte
persone aperte e ben disposte
al colloquio. L’anno prossimo
vorrebbero tornare, ed essere
affiancati da giovani delle Valli.
• Il 14 luglio è stato celebrato
il funerale di Aldo Rochon, di
Inverso Pinasca.
• Molti auguri a Marillsa Bes^
sone e Danilo Salvai che si sono
sposati sabato 20 nel tempio di
Pinasca.
• Un ringraziamento alle persone che hanno collaborato durante l’assenza del pastore: il
past. Tom Noffke e i predicatori
Flavio Micol e Attilio Fornero
torrente di Dubbione. Era stato,
fino aU’anno scorso, ospite del
Convitto valdese di Pomaretto,
dove si trova ancora il fratello
Dino. Ai familiari ed alla famiglia del Convitto la Comunità
evangelica di Pomaretto esprime
la sua solidarietà.
Giornata comunitaria
PRAROSTINO - La tradizionale Giornata Comunitaria si svolgerà il 28 luglio p.v. Alle 10.30 si
terrà il culto a Roccapiatta, nei
tempio. Un denso programma
pomeridiano impegnerà i partecipanti.
ne.
VILLAR PEROSA — Partito il
gruppo di Woerth, il Convitto
ospita ora un altro gruppo di
giovani, proveniente da Bastede
(Germania).
• La Foresteria ha ospitato
un piccolo gruppo di evangelici
svizzeri, che durante la settU
mana hanno svolto un’attività
Disgrazia
POMARE’TTO — Profonda impressione ha destato la morte
del giovane Piero Buffa avvenuta
per disgrazia mentre con altri
giovani faceva il bagno in un
• Domenica 16 giugno è stato
battezzato Simone Godino di
Gianni e Anna della borgata Godina; domenica 7 luglio Simona
Cara di Doriano e Marina della
borgata Chiarvetto del quartiere
del Roc è stata a sua volta battezzata. Ai neonati l’augurio di
una lunga vita benedetta dal Signore.
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come il giocattolo non si sceglie a caso
3
26 luglio 1985
vita deUexhiese 3
Bentornato
" Mensajero
Vaidense” !
mensajero
VALDENSE
Organo de la Iglesia Evangelica Vaidense del Rio de la Piata
Diagramado e impreso en AS, Circunvalación Durango 383,
con un tiraje para esta edición de Junio de 1500 ejemplares
Dl a los
hijos de
Israel
que
marchen
(Exodo
14:15)
MESA VALDENSE Colonia Vaidense - Opto. Colonia • Uruguay
Año LVI, No. 1252 - Junio de 1985
Av. 8 de Octubre 3039 • Montevideo • Teléf. 80 10 93 • Uruguay
Come avevamo annunciato recentemente, il « Mensajero Vaidense » ha ripreso le pubblicazioni. Abbiamo
davanti a noi il primo numero del giugno 1985: otto
pagine, una presentazione modesta ma ben curata la
grafica, in prima pagina un pezzo del « Moderador »
Ricardo Ribeiro su « I Valdesi e la libertà », e a metà
pagina la riproduzione della pianta di Lione con la fa
mosa Rue Maudicte dove secondo la tradizione avrebbe abitato Valdo. Il giornale dà notizia delle celebrazioni per il 450° anniversario della Bibbia di Olivetano,
offre una rassegna sulla Bibbia e la stampa della Bibbia stessa, commemora i cinquanta anni della fondazione della Federazione Femminile Valdese nel Rio
de la Piata.
Ma lo sguardo non è verso il passato. Si dà ampio
rilievo alle problematiche del Consiglio Ecumenico
delle Chiese; un messaggio di Emilio Castro sulla Dichiarazione di Delhi, pubblicata in gennaio da sei capi
di stato (India, Tanzania, Messico, Argentina, Svezia e
Cìccia) contro le armi nucleari e la corsa al riarmo;
una vivace cronaca della Assemblea della Unità III,
Educazione e Rinnovamento, del Consiglio Ecumenico
delle Chiese tenutasi in Messico, in previsione della seduta del Comitato centrale del CEC che si terrà in
Buenos Aires a fine luglio. Ampio rilievo è dato anche
al Movimento dei « santuari ».
L’articolo più specificamente latinoamericano, anzi
rioplatense, è probabilmente quello intitolato « Crisi
che non sono casuali », una rifiessione biblica e politica sulla situazione di democrazia appena ricuperata
dai paesi del Piata. L’articolo è preceduto da una citazione da « La vuelta de Martin Fierro », di José Hernández, opera scritta nel 1879.
Martin Fierro è l’eroe romantico del Piata, il « gaucho » deirimmaginaiio poetico del « cono sud ». Ma
non pensiamo ad un pezzo di colore locale. La frase
citata introduce con pertinenza un’analisi economica
dell’indebitamento con l’estero dei paesi sudamericani,
e la politica neocoloniale di dividere i popoli latinoamericani per meglio dominarli: « I fratelli siano imiti/
perché questa è la legge prima: siano uniti veramente/
in qualsiasi tempo.
Perché se tra loro s’attaccano / li divorano quelli
di fuori ».
Soprattutto la spiesa militare viene contestata, citando le ultime prese di posizione del Sinodo rioplatense
del 1985, come crimine di « lesa umanità » in un continente come quello sudamericano, dove muoiono di fame
ogni giorno 2740 bambini.
Terminiamo questa breve rassegna con un cenno
alla festa che vi è stata, in Ombues de Lavalle, per il
cinquantenario della Federazione Femminile Valdese.
Dopo aver ricordato che fin dalla prima riunione la
signora Anna Armand Ugon non dimenticò di far stilare un regolare verbale, l’articolista scrive: « Un bel
mazzo di garofani, donato alla Federazione dalle donne
cattoliche di, Ombues, venne portato a Montevideo ad
adornare l’appartamento della signora Anna Armand
Ugon ved. Tron. Donna Anna lo ha ricevuto con gratitudine ed ha ascoltato con interesse la relazione della
nostra riunione, pensando forse che cinquant’anni, nella vita di una donna di 103, non sono neppure la metà... ».
S. R.
La colonna
del direttore
Dieci anni sono un periodo
(non indifferente) di tempo.
In questo tempo tutti i periodi che misuriamo con il calendario o l’orologio, sono relativi. Dieci anni nella vita di una persona,
sono un periodo importante. Dieci anni nella vita della Chiesa
Ortodossa, che comnirà mille anni di vita nel 1988, sono un sospiro. Dieci anni negli otto secoli di vita della chiesa valdese,
non sono molti. Ma dieci anni
di chiusura per il « Mensajero
Vaklense », sono lunghi.
Molte cose sono cambiate in
questi dieci anni. Progetti e speranze che sono stati definitivamente rinviati. Piani e realizzazioni che hanno preso altre
direzioni. Nell’andirivieni dei
giorni trascorsi qualcosa è rimasto: il senso della nostra testimonianza.
E’ confortante poter iniziare
questa nuova tappa del « Mensajero Vaidense », lo facciamo
con allegrezza e rinnovato entusiasmo. Siamo grati di poter avere di nuovo l’opportunità di entrare in contatto con i lettori.
Pensiamo che il nostro periodico sarà un vincolo utile per la
vita delle nostre famiglie e le
nostre comunità. Desideriamo
che tutti possano incontrare nel
giornale un mezzo di comunicazione del quale non si può fare
a meno. E anche se abbiamo coscienza dei nostri limiti e dei
molteplici ostacoli che si dovranno superare, abbiamo fiducia di
poterlo fare, uniti. La testimonian/.a della parola di Dio, la
sua attualità, rimane in eterno.
Perché la parola di Dio non è
incatenata.
La dignità del silenzio
In un numero del « Mensajero
Vaidense » del 1939 leggiamo
questa frase di Péguy: « La immagine più bella che un paese
possa dare di sé, nel disastro
generale, è la dignità di un popolo silenzioso ». Certamente esiste un silenzio dignitoso. Vi sono silenzi eloquenti. Vi è « un
tempo per parlare e un tempo
per tacere », come dice l’Ecclesiaste. Se è giunto per noi di
nuovo il tempo per parlare e comunicare per mezzo del « Mensajero Vaidense », facciamolo!
Dio, che ha tempo per preoccuparsi di noi, ci darà tempo per
parlare della sua opera e per
comprendere la sua parola di vita. Dio, che ha nelle sue mani
ciò che fu e ciò che sarà, ci
guiderà perché possiamo approfittare di questi tempi diversi
che stiamo vivendo. Gli chiediamo che non ci faccia dimenticare il passato, ma che ci dia la
libertà di analizzarlo senza arro
ganza, guardando a ciò che verrà, a ciò che siamo chiamati a
fare insieme. Che possiamo vivere di ricordi, ma non di nostalgie. Che possiamo essere fedeli,
senza essere rigidi. Conservare i
segni vivi della sua presenza e
della sua azione, senza mummificarlo totalmente in reliquie inutili. Che le nostre comunità si
popolino di voci, che siano abitazione di esseri che sono viven
ti, e mai musei di oggetti morti
che non ci parlano. Se per grazia di Dio abbiamo potuto essere dignitosi nel nostro silenzio,
che Dio ci aiuti ad essere dignitosi nella proclamazione della
nostra testimonianza.
Che ci sia dato di compiere
questo compito con speranza.
Che possiamo amarci senza reprimerci. Esprimerci senza ferirci. Desiderare senza forzare. Pro
porre senza imporre. Restare
sempre aperti a ciò che verrà,
senza angustiarci per ciò che
non avviene.
In una parola, che il nostro
proposito sia di amarci e di servirci nell’amore, rispettando e rispettandoci.
Il « Mensajero Valdense » ha
concluso il tempo del silenzio,
da noi ora dipende che possa
parlare. Carlos Delmonte
CORRISPONDENZE
Gioia, comunione e preghiera
Milano, 8 luglio 1985.
Al Direttore e alla Redazione del « Mensajero Vaidense » - Montevideo, Uruguay.
Care sorelle e fratelli,
è giunto qui da noi il primo
numero della nuova serie del
vostro giornale, uscito dopo il
lungo, forzato silenzio di questi ultimi dieci anni. Nella nostra ultima seduta abbiamo letto insieme la « Columna del Director ».
E’ stato per noi un momento
molto profondo e significativo:
grazie a questa lettura, la vostra sofferenza passata, la vostra gioia di oggi, l’impegno che
vi accingete ad affrontare, la
consapevolezza della vocazione
e la speranza che vi animano
sono stati presenti fra noi.
Abbiamo deciso di scrivervi
queste poche righe per comunicarvi la nostra vicinanza e manifestarvi, insieme al più fervido
augurio di un lavoro senza più
ostacoli, i sentimenti che la lettura del nuovo « Mensajero Vaidense » ha suscitato fra noi.
Innanzi tutto gioia, per la nuova fase che si apre per voi, per
la possibilità che vi è data di
riprendere un lavoro prezioso
sia per la vita delle comunità
sia per la testimonianza dell’Evangelo nel vostro paese che
cammina in avanti.
E poi il forte senso della nostra comunione. Nella parte della « Columna del Director » che
parla delle responsabilità cui
andate incontro, abbiamo riconosciuto le sfide di fronte a cui
anche noi ci troviamo. Camminare in avanti al servizio di una
Parola non incatenata; mantenere la memoria del passato
senza trasformare la chiesa nel
museo di una fede senza presente; essere comunità vive, po
polate di voci e sorrette da legami profondi ma anche capaci
di aprirsi... sono proprio i temi
di cui anche noi parliamo. In
questo vivere la stessa vocazione in realtà distanti e diverse,
riconosciamo il profondo legame che ci unisce.
Ed infine la nostra preghiera.
Che Dio vi accompagni anche
in questa nuova fase del vostro
cammino, che potremmo, forse
un po’ arditamente!, paragonare
al momento in cui Israele si avvicina alla sua terra. « Gestire »
la libertà e la pace non è meno
difficile che acquistarle. Per
questo Dio dice a Giosuè ; « Sii
forte e fatti animo : non ti spaventare e non ti sgomentare
perché io, il Signore, il tuo Dìo,
sarò con te dovunque tu andrai» (Gios. 1: 9).
« La grazia del Signore sia sopra voi; renda egli stabile l’opera delle vostre mani!» (Ps.
90: 17).
Un abbraccio fraterno.
Il Concistoro della Chiesa
Valdese di Milano
Confermazioni
CARRARA — « Noi siamo diversi, come lo erano i Parti, i
Medi, Elamiti etc. fcfr. Atti 2:
9-11), eppure per la grazia di
Dio, udiamo oggi la stessa Parola, che ci invita al perdono,
alla riconciliazione e alla testimonianza dell’Evangelo di Gesù
Cristo », con queste parole del
predicatore laico Paolo Forma,
spezzino di nascita e carrarino
di adozione, ora attivo nelle chiese di Luino e Como, una ottantina di membri di chiesa, simpatizzanti e amici, si sono ritrovati domenica 26 maggio, per il
culto di confermazione.
Dopo aver seguito il corso del
past. Thomas Soggin « Per capire la Bibbia», 7 sorelle e fratelli hanno confessato pubblicamente la loro fede in Gesù Cri-^
sto, impegnandosi altresì a contribuire regolarmente, secondo
le loro possibilità economiche.
Dora e Iris Santini della diaspora di Pietrasanta, Bruno Monda, Alessandro Del Monte, Ornella Fiaschi, Giuliana e Andrea
Ratti, persone adulte, in parte
cresciute nella comunità, ma
tutte « costrette » dall’amore di
Dio rivelato in Gesù Cristo, dopo una vita non sempre facile,
tra i 30 e i 40 anni, già coniugati con prole, hanno decìso di impegnarsi nella comunità al ser
vizio dell’Evangelo.
Alla fine del culto, a nome
della comunità, il candidato
Stretti, in sostituzione del past.
Briante impegnato a Pisa per le
confermazioni, ha consegnato ai
confermandi una copia della
Bibbia e il volume di Mastrogiovanni su Jacopo Lombardini.
Dello stesso volume, sono state omaggiate le famiglie Della
Latta, Del Monte e la nostra decana sorella Maria Rocca. Infatti, è grazie all’impegno costante
di questi fratelli che, nel periodo di vacanza pastorale, la chiesa di Carrara, seppure numericamente ridotta, ha potuto perseverare nella testimonianza
evangelica.
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 24 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pollice
col seguente o.d.g.:
1) esame di fede dei candidati Maria Bonafede, Giuseppe La
Torre, Lucilla Peyrot, Eugenio Stretti, Letizia Tomassone;
2) varie.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i
sermoni di prova verranno tenuti nei templi dei Coppieri e
del Ciabas alle ore 17 dello stesso giorno.
Tutti i membri delie Chiese valdesi, metodiste, libere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di
assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione
del sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
Il corpo pastorale sarà riunito fin dal pomeriggio di venerdì 23 agosto (ore 16) nella Biblioteca della Casa Valdese,
per udire e discutere la relazione della Commissione per la
Liturgia: relatori Bruno Rostagno e Aldo Sbaffi.
4
4 fede e cultura
2Ö luglio 1985
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 5
Desiderio di tenerezza
La lettura di I Corinzi 6: 12-20 propone al credente una vita sessuale
coerente ai progetti di Dio - Prioritaria la responsabilità verso gli altri
« Ogni cosa mi è lecita », ora
posso fare quello che mi pare.
E’ quello che pensano alcuni
membri della comimità di Corinto influenzati da una visione
gnostica: quello che conta è la
nostra conoscenza interiore di
Dio, la nostra spiritualità e questo ci colloca al di sopra del bene e del male.
Quello che conta è lo spirito,
tanto il corpo è destinato alla
corruzione ed alla morte. Oggi è
molto diffuso un certo gnosticismo di fatto: il nostro rapporto con Dio è una sovrastruttura
che riguarda l’intimo di ciascuno, mentre per il resto possiamo fare quello che riteniamo
più opportuno.
Paolo, in questa lettera, ribatte ai suoi avversari che non è
affatto vero che la libertà della
fede sia al di là del bene e del
male. Il frutto della grazia non
è il disordine. La loro concezione di libertà si risolve in una
nuova schiavitù. Come alternativa, egli non elabora un elenco
di ciò che è lecito e di ciò che
non è lecito ad un cristiano, ma
sviluppa un discorso pieno di
evangelo diretto all’intera persona e che rende concreto prendendo come esempio l’uso del
corpo e della sessualità.
Di fronte a Dio non siamo anima e corpo, spirito e materia,
ma un’unità. Dio non ama solo
un pezzo di noi, ma ci ama per
tutto quello che siamo. Non c’è
un pezzo spirituale da amare e
da salvare ed un pezzo materiale da affidare alle leggi della natura. Quando Paolo parla di
« corpo » non si riferisce a qualcosa di materiale che si contrappone all’anima. Il corpo non è
un involucro pesante e peccaminoso, il carcere dello spirito, come pensavano gli gnostici. Il
corpo sono io, è la mia persona
concreta. Il corpo siamo noi. E’
l’insieme della nostra vita concreta, niente di meno. Non è
qualcosa che uso, che sfrutto e
che butto via. Tu sei sempre il
tuo corpo, la tua persona è pienamente coinvolta in qualunque
esperienza tu tenti. Anche in una
relazione occasionale, come può
essere il rapporto con una prostituta, non è in gioco solo una
parte di te, ma tutta la tua persona, tutto vi è coinvolto. Il nostro corpo è il nostro modo di
essere in presenza degli altri e
di Dio. Lo straordinario è, come
ci dice Paolo, che Dio ha scelto
questo corpo, nella sua totalità
e complessità, come il luogo in
cui abitare, come il luogo in cui
realizzare il suo progetto nel
mondo e per arrivare a tanto ha
pagato un prezzo molto alto, la
croce di Gesù Cristo. Il nostro
corpo appartiene a Dio, lo ha
coinvolto nei suoi progetti. Per
questo ama tutto di te e non
solo un pezzo. Anche la tua sessualità.
E’ chiaro che in questo quadro anche la relazione con una
prostituta non è indifferente per
quanto riguarda la nostra posizione nei confronti dei progetti
di Dio. Paolo non esprime dei
giudizi né sulle prostitute né su
coloro che le frequentano, ma
intende porre il problema se
questo modo di usare il corpo
è il modo più corretto per essere l’immagine di Dio, l’abitazione di Dio, se stiamo collocando
l’uso del nostro corpo nella prospettiva del nuovo mondo di
Dio.
Anche sul piano dell’esperienza concreta sappiamo che il rapporto sessuale non è una cosa
neutrale. Spesso la sessualità
scatena delle reazioni affettive e
psicologiche imprevedibili in senso positivo e in senso negativo,
proprio perché è coinvolta l’intera persona e non solo gli organi genitali. Il problema che ci pone Paolo è di come gestire tutto
questo rispetto ai progetti di Dio.
La lettera di Paolo è indirizzata non a persone particolarmente disturbate o angosciate,
ma che sono influenzate dalla
filosofia gnostica. Paolo cerca di
far loro capire che se collocassero la loro persona, l’uso del
proprio corpo in una diversa
prospettiva, cioè in rapporto ai
progetti ed alla volontà di Dio,
non sarebbe loro richiesta una
vita ascetica come possono pensare, ma sarebbe anzi possibile
vivere una sessualità ben più
ricca.
Sappiamo o possiamo intuire
quale sia la premessa culturale
con la quale ci si avvicina ad
una prostituta o si è avvicinati.
Si legge sul documento della
commissione sinodale sulla sessualità: « Chi vende la sessualità offre una prestazione inadeguata, chi la compera ottiene
una relazione monca, meccanica,
spersonalizzata. Si vende ciò che
dovrebbe essere sostanza di dono, si compera ciò ché in realtà
non viene concesso ». Per la cultura corrente inoltre la pienezza della vita sessuale consiste
per lo più nel numero delle
esperienze che si fanno con persone diverse, esperienze tanto
più esaltanti quanto più raggiungono vette possibilmente inedi
EDIZIONI CLAUDIANA
ULRICO ZWINGLI
Scritti teologici
e politici
a cura di E. Genre, E. Campi - introduz. di P. Ricca
pp. 400, 19 ili. f.t., L. 19.000 («Testi della Riforma 13»)
Per la prima volta in italiano gli scritti fondamentali del
Riformatore-Umanista di Zurigo, il più vicino alla cultura ed
alla sensibilità latina, il cui apporto si rivela originale. L’opposizione alla guerra mercenaria; la chiarezza della Bibbia
data al popolo; l’esigenza di giustizia nella società come nella
chiesa; la questione degli ordini religiosi e delle riforme sociali; il problema del prestito ad interesse; la disputa sull’eucarestia; la sfida degli anabattisti — sono solo alcuni temi
affrontati con limpida chiarezza dal Riformatore di Zurigo.
Un pensiero originale che vale la pena di riscoprire.
CLAUDIANA EDITRICE,
Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino, c.c.p. n. 20780102
te. La pornografìa, i films a luce rossa, i sexy shops e quanto
altro un certo mercato offre fa
parte di questa cultura. La logica corrente è avere tutto, esperimentare tutto. Questo è il massimo della felicità. Possiamo definirla anche « cultura dell’effimero » che purtroppo, in molti
casi, si trasforma in cultura della sopraffazione e della violenza.
Una cultura che non si costruisce attorno ad un progetto positivo e che non aiuta le persone
a crescere come soggetti liberi,
responsabili e capaci di relazioni nuove e positive.
Non è per caso che fra i giovani si sente sempre più forte
l’esigenza di una nuova cultura
della sessualità. Un esempio concreto. Nella zona 11 di Milano
il Consiglio di zona ha distribuito un questionario sulla vita affettiva dei giovani. Hanno risposto 418 giovani fra i 13 e 19
anni. I risultati hanno riservato
una certa sorpresa. Il 65% sostiene che il rapporto sessuale
in sé non è determinante in un
rapporto affettivo fra adolescenti, mentre l’aspetto che più conta è il « rispetto reciproco ».
Nelle risposte viene posto l’accento sulla voglia di tenerezza,
di dialogo, sul valore delTincontro. E tutto ciò è molto eloquente oltre che sorprendente. I giovani che si trovano a misurarsi con una cultura della sopraffazione e della morte (droga,
emarginazione, esclusione dal
mondo del lavoro, uso violento
e mercificato della sessualità)
chiedono una nuova sessualità
non solo genitale, chiedono non
solo la rottura di certi tabù, ma
una sessualità che non scinda,
ma che anzi ricolleghi il corpo
ed i sentimenti, affettività e dialogo con l’eros.
Il discorso evangelico di Paolo si inserisce bene in questa
speranza. Usare il corpo, la ses
sualità nella prospettiva dei progetti di Dio per noi. Non si tratta di un nuovo principio etico
da applicare, di una nuova ricetta della felicità, ma di una
vocazione da vivere ogni giorno.
Anche il corpo, anche la sessualità è il luogo della risposta
alla nostra vocazione ad essere
testimoni di una nuova qualità
di vita secondo la volontà di Dio,
di un nuovo modo di porsi in
relazione con l’altro. Un uso « utile » del corpo cioè corrispondente al fine per cui Dio l’ha
creato: l’amore. Quel qualcosa
in più che possiamo godere, che
è oltre ciò che la natura ci offre, è un dono di Dio che va atteso giorno per giorno, con speranza. E questo può succedere
non in rapporti episodici con
una prostituta o con altre persone, ma in una relazione più
ampia, che dura tutta la vita,
vissuta e costruita attorno ad
un progetto. Non si tratta di
mantenere in piedi con ogni
mezzo una relazione che è fallita e che può provocare delle
sofferenze, ma di vivere una relazione come il luogo privilegiato in cui per due persone sia
possibile cogliere quelle occasioni che Dio fa succedere per vivere dei rapporti umani in una
nuova prospettiva, quella del
mondo nuovo che egli sta costruendo. In questo ambito la
sessualità non è un tabù, ma
non è neppure un dio o un diavolo, né si diventa schiavi di
ideali ascetici o mistici, né saremo gente frustrata perché non
riusciamo a soddisfare il desiderio di una sessualità fatta di
super-prestazioni come ce la configurano le immagini del mercato del sesso. Vivremo la ses
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 5 AGOSTO 1985
ore 23 circa - Rete 2
LA TERRA
DA CUI VIENE GESÙ’
Vengono rivisitati i luoghi
in cui è vissute Gesù, non in
un contesto archeologico, ma
presentati nell’attuale tessuto sociale del Paese.
sualità come un linguaggio di
ricerca di comunione, come un
momento del comune cammino.
Anche la sessualità è un’occasione preziosa da non sprecare.
Ci sono anche dei no da pronunciare (Paolo si riferisce alla
unione con una prostituta, Gesù
parla dell’adulterio), ma sono
dei no pronunciati non a livello
legalistico, ma di vocazione. Dei
no che non reprimono la nostra
libertà, ma che anzi ci aiutano
a vivere nella libertà e nella prospettiva dell’amore di Dio. La
libertà della fede e della grazia
non è disordine, ma la possibilità di collocare il nostro corpo,
tutto di noi, compresa la nostra
sessualità, in quella prospettiva,
piena di speranza, del progetto
di Dio che può fare de! nostro
corpo un segno della sua presenza.
Valdo Benecchi
TORRE PELLICE
Religione
e scuola
Giovedì 22 agosto si terrà a
Torre Pellice un convegno su
« La religione nei nuovi programmi della Scuola elementare ». La nuova normativa, non
completa e di non facile interpretazione, sarà discussa nel
convegno sulla scorta di due relazioni introduttive a cura di
Gianni Long, che la leggerà a
partire dalla sua conoscenza dei
procedimenti parlamentari, e di
Marco Armand Hugon che la
leggerà a partire dalla sua esperienza di direttore didattico. Sono invitati tutti coloro che si
interessano al problema e particolarmente operatori scolastici e genitori.
Il convegno, che si aprirà alle
15.45 nei locali della Casa unionista di via Beckwith, è organizzato dalla Commissione sull’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche nominata
dalla Tavola.
Moralmente sbagliata e ingiusta
(segue da pag. 1)
ti economici e del commercio
con il Nicaragua.
Viene richiesta una riduzione
dell’aiuto militare in Honduras
e il ritiro di personale militare,
la cessazione degli aiuti militari
al governo del Guatemala, l’appoggio al progetto di pace Contadora (elaborato nel settembre
dell’84 da Messico, Colombia,
Venezuela e Panama) e il riconoscimento di uno status di rifugiati politici provvisori per i rifugiati salvadoregni e guatemaltechi.
Un punto specifico è dedicato
al finanziamento dei « contras »,
i controrivoluzionari che soprattutto dall’Honduras conducono
una guerriglia contro il governo
nicaraguense. L’Assemblea esprime il proprio apprezzamento per
la cessazione degli aiuti diretti
decretata dal Congresso nell’ottobre ’84 e invita il Congresso a
non stanziare aiuti "umanitari"
o "non legali” ai contras che costituirebbero un finanziamento
indiretto (com’è noto recentemente il Congresso ha ceduto su
questo punto alla escalation della politica reaganiana); e a rendere definitiva la proibizione di
finanziamento della CIA per attività eversive in Nicaragua che
scade il 30 settembre ’85; e a
proibire per legge l’introduzione
in America centrale di forze armate statunitensi a scopo bellico senza previa consultazione
del Congresso.
Una parola a Reagan
Una parola molto precisa è rivolta anche al presidente Reagan
del quale è respinta la valutazione secondo cui « la politica e
l’azione del governo del Nicaragua costituiscono una minaccia
straordinaria e non comune per
la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti » tale
da costituire im’"emergenza nazionale”. Al presidente è chiesto
espressamente di revocare l’ordine esecutivo delTembargo economico verso il Nicaragua che dal
maggio ’85 rende tra l’altro più
difficile l’aiuto umanitario al popolo del Nicaragua promosso da
gruppi ecclesiastici statunitensi.
Né questi inviti sono a senso
unico: l’Assemblea nel suo documento esprime ferma opposizione all’escalation di intervento
militare nella regione centroamericana da parte degli USA,
delTURSS, di Cuba e di qualsiasi altra potenza estera.
Il documento termina con un
invito a continuare a studiare il
problema e a sostenere con la
preghiera e l’azione i popoli e
le chiese del Centro America e
con un deciso appoggio a tutti
quanti in coscienza si impegnano nella disubbidienza civile, nella resistenza e sono pronti a soffrirne le conseguenze. Vengono
menzionati in particolare coloro
che cercano di mettere a confronto la loro fede con la crisi
morale della vita della nazione
statunitense; coloro che si sono
impegnati nell’azione di « Patrocinio per l’America Centrale »;
coloro che con rischio personale
si sono impegnati nel movimento dei "santuari”; coloro che
hanno partecipato all’azione dei
"Testimoni della pace” lungo le
frontiere delTHonduras e del Nicaragua. Questi vari aspetti dell’impegno concreto vengono presentati e raccomandati alle chiese, ai presbiteri (circuiti) e ai
sinodi regionali in uno sforzo
comune che intende mobilitare
l’insieme della Chiesa Presbiteriana Unita.
Queste cose dette da qualsiasi
ente al di fuori degli Stati Uniti
verrebbero rapidamente liquidate come propaganda anti-americana di ispirazione, più o meno
diretta, sovietica. Dette da un’A.ssemblea che rappresenta milioni
di cittadini statunitensi che non
hanno da imparare da nessuno
l’attaccamento al proprio paese,
appartenendo ad una chiesa che
sta alla radice stessa della democrazia americana, non possono
essere liquidate altrettanto facilmente. Esse rappresentano così
un rilevante contributo dato dalla Chiesa Presbiteriana Unita in
USA alla causa della pace e della giustizia nel mondo intero.
Nel riferirne, conoscendo il contesto di un impegno che non si
limita certo alle parole, si prova
un sentimento di ammirazione
e di riconoscenza.
Franco Giampiccoli
5
26 luglio 1985
obiettivo aperto 5
RAPPORTO DEL SERVIZIO DI AZIONE SOCIALE DELLA FEDERAZIONE
Irpinia: radicamento nella realtà locale
Una svolta sostanziale, dal volontariato nell’emergenza, al lavoro e alla partecipazione locale - Verso una gestione
più collegiale e decentrata dell'intervento sociale della FCEI nel Mezzogiorno -1 diversi luoghi di presenza e di azione
Dando uno sguardo attento al
panorama del lavoro del SAS
possiamo affermare che, rispetto ad un anno e mezzo fa (data
della relazione precedente comparsa anche sull’Eco-Luce), si è
verificata una svolta sostanziale.
Mentre per i primi anni potevamo definire la nostra azione
come un intervento esterno (non
a caso avvenuto per una precisa
causa traumatica esterna: il terremoto), ora in ogni singola situazione viviamo una fase di radicamento della nostra presenza nella realtà locale che pone
tutta la nostra azione su di un
piano diverso.
II cammino in questo senso è
ancora lungo, ma la svolta è av-.
venuta, gradualmente, quasi impercettibilmente ed oggi può
essere evidenziata a diversi liveiìi:
1) gli operatori che portano
avanti le iniziative non son più
dei volontari della fase-emergenza. né dei « militanti » del mondo evangelico che con entusiasmo hanno dedicato uno o due
anni della propria vita al lavoi
ro nelle zone terremotate. Oggi
le persone che lavorano nelle
varie attività da noi promosse
sono tutti o locali (evangelici
o no) o persone che pur venendo da fuori hanno scelto di
trasferirsi in modo sostanzialmente definitivo, accettando di
condividere la realtà della zona
alla stregua di chi sul posto
è nato e cresciuto; attualmente
lavorano a pieno tempo 7 locali
più 3 trasferiti (forse può essere interessante notare che i 3
trasferiti vengono da regioni
dell’Italia centro meridionale),
A questi vanno aggiunti i numerosi collaboratori volontari del
posto e quei pochi legati al
gruppo dirigente del SAS che a
intervalli più o meno regolari
sono presenti nelle varie situazioni.
2) Il contributo locale in
questi ultimi tempi è andato oltre la partecipazione al lavoro
vero e proprio; possiamo contare oggi un po’ dovunque su
persone che condividono validamente con noi la fase dell’analisi e della programmazione delle iniziative e che si prestano
a curare i contatti di volta in
volta necessari con autorità locali o con chi ci può dare uno
specifico contributo teorico.
3) Infine possiamo dire di
avere tutta una schiera di « osservatori » benevoli o critici,
bendisposti o sulla difensiva,
che hanno preso atto della nostra presenza e che in qualche
modo si aspettano qualcosa da
noi. Stanno a guardare i nostri
progetti, vedono la fatica e la
tenacia che sono necessari per
portarli avanti e, quasi indipendentemente dal successo delle
imprese, sorpresi dalla capacità di resistenza per loro insolita, ci manifestano simpatia, stima e fiducia.
Questa « svolta » nella direzione di un maggior radicamento, se anche ci dà la piacevole
sensazione di aver conquistato
con tanti anni di lavoro un certo numero di interlocutori, ci
apre nello stesso tempo nuovi
problemi.
Da una parte, se questo è il
frutto di quella che potremmo
chiamare testimonianza implicita. è doveroso porsi il problema di passare ad una testimonianza più esplicita; dall’altra
la gestione stessa dei nostri progetti diventa un impegnativo
« banco di prova » della fiducia
e delle aspettative che la gente
ripone su di noi.
In realtà il fatto che la ge
stione delle varie iniziative sia
più collegiale e locale, non diminuisce le difficoltà reali che
incontriamo ogni giorno, significa solo che, se riusciremo ad
andare avanti o se saremo costretti ad arrenderci, il fallimento o il successo non saranno
più solo nostri ma saranno condivisi da altri « pazzi » che hanno puntato con noi in questa
scommessa.
I nostri progetti si caratterizzano sempre più come « interventi sociali nel mezzogiorno >i,
aventi ormai solo nella storia
delle loro origini il dato comune « terremoto ».
Monteforte
La storia particolare di questo
Centro, che ha portato all’acquisto del terreno e alla costruzione di un notevole numero di
edifici da gestire, richiede un
gruppo di lavoro di una certa
dimensione e professionalità,
mentre al contrario l’esiguità
della comunità evangelica della
zona e la difficoltà di reperire
all’esterno personale adatto,
hanno reso il lavoro di questi
anni frammentario anche se ricco di attività le più svariate.
Ad eccezione della Scuola Materna, le altre iniziative hanno
avuto animatori esterni che con
grande impegno e dedizione
hanno comunque permesso di
svolgere un programma, che se
anche non arriva per ora allo
utilizzo ottimale delle strutture
ha fatto fronte alle esigenze
primarie degli abitanti del villaggio ed ha permesso di far conoscere nel territorio il Centro
come punto di aggregazione per
attività di vario genere di cui
la zona deiravellinese è particolarmente carente.
Non soltanto nella Scuola Materna, ma anche nelle iniziative
sociali e culturali, persone di
Avellino e Monteforte hanno collaborato in prima persona e
sono disposte a continuare.
Il convegno organizzato dal
SAS nel marzo scorso sul tema
« Dalla ricostruzione alla trasformazione: il ruolo del villaggio nel futuro dell’avellinese » è
stato un po’ il simbolo di questo
ampliamento di interesse attorno alle nostre attività.
Un gruppo di cattolici ai margini della chiesa ufficiale (i meno giovani dei quali provengono da una comunità di base che
ha avuto vita ad Avellino a cavallo tra gli anni 60 e 70) ci ha
salutato come possibili catalizzatori per la formazione di un
gruppo di ricerca teologica e
di attività culturale.
Ma anche laici del mondo della sinistra ed esponenti del
mondo cattolico più istituzionalizzato hanno volentieri risposto
alla nostra richiesta di collaborazione per un’analisi accurata degli aspetti sociali e politici
del territorio in cui cause contingenti ci avevano spinti ad
operare.
L’avellinese ci è apparso, forse
per la prima volta, come una
realtà ricca e polivalente con
una identità culturale propria
che cerca tenacemente di sopravvivere e aggiornarsi malgrado i non pochi interventi prevaricatori e soffocanti.
« C’è voluto un terremoto perché ci si accorgesse che anche
in Irpinia nevica»... ha detto
efficacemente Augusto della Sala, presidente delle AGLI Irpine,
in un interessante intervento
sulla realtà cattolica. Mentre
Ugo Santinelli, sociologo marxista, formatosi nel 68, ha conclu
so una puntuale descrizione della situazione politica avellinese
sottolineando che « gli evangelici son stati gli unici che si sono
preoccupati di interrogarsi del
perché della loro presenza qui
a 4 anni dal terremoto ».
Anche qui lentamente si attenuano gli aspetti tipici da
« villaggio per terremotati ».
Una crescente mobilità degli abitanti lo trasforma gradualmente in area di parcheggio dove, se da un lato non mancheranno per lungo tempo famiglie
con urgente bisogno di sistemazione logistica, dall’altro questa
sistemazione viene sempre più
considerata provvisoria.
Questo ci costringe a raddrizzare un po’ il tiro verso un’attività più ampia nel territorio di
cui le famiglie residenti in loco
sono un elemento fluttuante, rispetto alla creazione del «villaggio modello », sogno forse un
po’ ingenuo di una parte di noi
nella fase di definizione del progetto.
Il Centro di Incontri, oltre ad
accogliere saltuariamente gruppi evangelici del napoletano, ha
continuato e intensificato il suo
programma estivo di campi di
lavoro internazionali con la
collaborazione dall’anno scorso
del Movimento Cristiano per la
Pace.
Questi campi hanno avuto tra
l’altro un peso determinante
neU’ampliamento dei rapporti
coi locali che in occasione della
presenza dei volontari stranieri
e italiani frequentavano il Centro sia per far conoscere la realtà sociale della zona sia per
godere di momenti ricreativi comunitari fuori dal comune.
La Scuola Materna sta chiudendo il suo terzo anno di attività. I risultati sono sempre più
incoraggianti: due maestre ricevono 35 bambini del villaggio e
della campagna circostante. A
conferma che quest’attività è
ben accolta dalla popolazione
sta l’alta frequenza dei genitori
alle assemblee mensili (25-30
persone in media).
Ponticelli
Napoli è l’unico tra i nostri 4
interventi dove esiste una variegata presenza evangelica. Lo
impegno con cui alcuni membri
delle nostre chiese hanno seguito e continuano a seguire le attività del Centro Socio-Culturale di Ponticelli dà i suoi frutti.
Il fatto stesso di potersi valere per il lavoro sociale di un
membro della locale chiesa metodista e residente da sempre
proprio nel quartiere di Ponticelli, ha evitato quel lungo periodo di inserimento che altri
collaboratori hanno vissuto.
La collocazione del villaggio
e del centro in un quartiere ad
alta densità di popolazione, le
strutture pubbliche che, anche
se non sempre funzionanti in
modo soddisfacente, comunque
esistono e in una certa misura
collaborano coi nostri operatori, la presenza più che decennale nel quartiere di una importante attività evangelica come
l'ospedale di Villa Betania e il
Centro Sociale « Casa Mia », il
prezioso lavoro di programmazione e propulsione di Emilio
Nitri, sono tutti elementi che a
distanza di anni ci fanno concludere che, pur avendo attraversato le peripezie più inattese in fase di costruzione, la
scelta del tipo di attività e la
sua collocazione è stata azzeccata.
Questo non significa che man
II villaggio di Monteforte: una piccola pattuglia evangelica ed un
grosso impegno di lavoro.
chino i problemi o che il lavoro
sia facile e senza difficoltà, ma
partire in condizioni favorevoli
è pur sempre un grande aiuto.
Le attività del Centro sono
varie.
Il lavoro di animazione coinvolge circa 25 bambini che si
radunano tre pomeriggi alla settimana. Sette-otto donne si riuniscono regolarmente da tempo per seguire un corso di taglio e cucito, tenuto da una di
loro.
La novità interessante è rappresentata dal fatto che grazie
a una collaborazione colla Circoscrizione il gruppo ha partecipato ad una mostra dell’artigianato locale.
L’attività sportiva coi ragazzi continua bisettimanalmente.
L’attività di consultorio procede ed è stata affiancata da incontri di educazione sanitaria
che hanno una presenza media
di 15-20 persone. Il Centro inoltre ha organizzato iniziative
culturali e ricreative (spettacoli, feste, dibattiti...).
Esiste anche un « gruppo ambiente» ed infine il regolare lavoro di assistenza alle famiglie condotto dalla nostra assistente sociale con un rapporto
sempre più stretto coi servizi
di assistenza della Circoscrizione.
Il 25 aprile di quest’anno è
stato organizzato dal nostro
Centro un Convegno sul tema
«Scuola e Mezzogiorno» con la
partecipazione di vari esponenti
della cultura napoletana; nel
corso di questo convegno è stato ricordato il fratello Emilio
Nitti al cui nome è stato intestato il Centro Culturale.
Ruvo del Monte
Nel corso dell’anno ’84 la
coop. « La Montana » ha subito
diversi cambiamenti.
Il tecnico-agronomo dopo due
anni di collaborazione sul posto
si è trasferito visitando però
ancora la coop. con periodicità
mensile. Poiché la preziosa collaborazione degli obiettori di
coscienza è pure cessata da diversi mesi, la gestione quotidiana della coop. è in mano a
personale locale. La costituzione di un consiglio di amministrazione responsabile e il cambio del presidente sono gli altri
elementi che hanno permesso il
passaggio della gestione ai diretti interessati, pur dovendo mantenere il SAS una presenza predominante nelle scelte programmatiche e operative.
Altre novità importanti sono
state l’acquisto da parte della
FCEI di un terreno di 10 ettari
e la realizzazione di unà serie
di lavori per dotare la stalla di
alcune strutture accessorie e
sistemarne il terreno circostante.
Malgrado l’introduzione di
questi elementi positivi il problema economico di fondo della
stalla permane. Come già ci avevano detto gli esperti della Basilicata, dell’Emilia e delle Valli
Valdesi, una stalla di 20-30 capi
è troppo piccola per avere un
bilancio in pareggio. E’ quindi
indispensabile espandere l’attività della coop. in altri settori
(raccolta e/o trasformazione del
latte, cooperativa di servizi ecc.).
Solo che per mettere la coop.
in grado di programmare una
espansione, considerate le condizioni di partenza e la situazione
in cui ci si muove, ci son voluti due anni di lavoro. Ora la
stalla funziona in modo razionale; l’acquisto del terreno calerà
i costi di foraggiamento delle
vacche; personale ed un Cons.
di Amministrazione efficiente è
stato trovato e messo in grado
di poter operare; l’analisi sulle
possibilità di finanziamenti pubblici è stata condotta; contatti
adeguati con tutti gli enti preposti all’agric'oltura sono stati
presi; la base sociale della coop.
è stata consolidata, ma per fare
tutto questo c’è voluto più tempo e più lavoro del previsto,
senza il quale però, nemmeno
ora saremmo in grado dì studiare ed eventualmente percorrere le vie di sviluppo della
cooperativa.
La scommessa continua e sotto un certo punto di vista diventa sempre più rischiosa, perché l’esperienza di questi anni
ci ha mostrato che il tessuto
sociale in cui si lavora è ancora
più problematico di quanto potesse sembrare, ed inoltre perché, avendo coinvolto persone
locali nell’impresa, un fallimento sarebbe doppiamente amaro.
D’altra parte anche qui il fallimento e il successo non riguardano più solo noi, così come le energie che si buttano
nella battaglia non son più solo le nostre.
Fermare questa macchina che
abbiamo messo in moto e che
avanza sospinta dallo slancio e
dagli entusiasmi di persone che
per la prima volta forse sentono
di combattere per qualcosa di
loro e di « giusto » è quasi impossibile.
Arrendersi al fatto che solo
chi intrallazza coi soldi pubblici
e froda il fìsco riesce a spuntarla sarebbe troppo duro; confermare che solo l’indolenza, la pigrizia e la rassegnazione sono
(continua a pag. S>
6
6 cronaca delle Valli
26 luglio 1985
TRASPORTI PUBBLICI PER TORINO
Le
prove
Quando in tanti ci si trova a
lavorare ad un progetto comune, con le sue scadenze e i suoi
vincoli, e le difficoltà che ne
conseguono, un curioso parametro, al tempo stesso di valutazione e di previsione si impone
con inconfondibile puntualità. Il
fermento e lo slancio aggregativi, che passano attraverso vari
aspetti (ricerca dei collaboratori esterni, sistemazioni logistiche,
pubblicità, prove di uno spettacolo teatrale), uniti allo strano
agitarsi di persone varie, con incombenze disparate, intorno alla Casa Unionista di Torre, all’approssimarsi della «Due giorni per la pace », hanno dato la
misura dell’impegno che un programma del genere ha richiesto,
indipendentemente dalla riuscita finale della manifestazione.
In una valutazione dei giorni
che l'hanno preceduta, vanno tenute presenti alcune distinzioni.
I tempi: la manifestazione si
esaurisce in due giorni, che già
sono lunghi e non presentano
un’ora di tregua, ma i preparativi consistono nel ritrovarsi a
scadenze fìsse per provare, per
cercare costumi o materiali per
il mercatino delle pulci, per dipingere una scenografia di due
metri per nove.
E poi il luogo: a questo proposito, incidentalmente, si impone
una prima notazione “folclorica"; chi si fosse trovato a passare per la Casa Unionista nei
giorni dell’immediata vigilia avrebbe trovato nel salone a sinistra dei soldati che spingevano via le brave madame che intendevano far la spesa, mentre
uno strano tipo con camice bianco girava con una piramide e
un icosaedro in tubi di plastica;
a destra e nel corridoio venivano accumulati, come in un bazar della casbah, tazzine giallo
ANAS, antinebbia, per servirsi
il caffè anche in mancanza di
luce, portalampade, oggetti in
porcellana dalla foggia hollywoodiana: ma si trattava solo
delle prove dello spettacolo e
del mercatino delle pulci. Più
interessante l’aspetto del seminterrato: uno scenografo riproduceva con l’accompagnamento fedéle di Radio Beckwith una
piazza su un lenzuolo. Ora, nel
corso di tutte queste strane attività, c’era chi ripeteva la parte
mezzo in costume e mezzo in
borghese, chi si esercitava nell’indurre un possibile acquirente a riconoscere le virtù nascoste di una rotella infilata su un
perno, che sembrava utile solo
ad appoggiarsi al terreno dovendo salire un’ardua salita; tra
i vari gruppi si è giocato a raffigurarsi a vicenda: lo spettacolo già cominciava fra di noi, e
coinvolgeva chi nel prato dava
spettacolo in altro modo: correndo dietro al pallone. Fra arredamenti eccentrici, ricostruzioni di piazze improbabili e amanti del pallone, a furia di frequentazioni reciproche si è avviato il
dialogo: si sapeva perché si era
lì. E allo stesso modo, parte della cittadinanza avrà potuto osservare tra ilarità e terrore, gli
individui che dal tetto di un
furgone sostenevano i mobili da
trasportare e salutavano gli
amici. Pochi imbonitori da circo avrebbero saputo annunciare con altrettanta efficacia e facoltà nersuasiva il loro spettacolo che andava a incominciare
nei giorni successivi. Speriamo,
ma va verificato, che non si sia
trattato solo di uno spettacolo
autoprodotto e gratificante per
i produttori stessi.
Alberto Corsani
Fermi all’Imbuto
di «Porta pazienza»
Il sindacato avanza proposte per viabilità e trasporti - Ostacoli tecnici e il mancato coordinamento delle aziende allontanano le soluzioni
« Il sindacato esce dalla fabbrica e diventa un soggetto politico che si articola sul territorio »: queste le conclusioni politiche del convegno che CGIL,
CISL, UIL hanno organizzato lunedì 15 luglio presso il comprensorio. Argomento in discussione
era il sistema di trasporto verso
Torino.
« Questo convegno è il primo
atto di una vertenza comprensoriale che vedrà impegnato il sindacato nel prossimo mese di settembre con rivendicazioni sul
piano dell’occupazione, della casa, della viabilità e del trasporto,
della difesa della salute », ha
detto introducendo il convegno
il sindacalista Pavan.
Se questo è il quadro politico
nel quale si è inserito il convegno, i problemi discussi alla presenza delle forze politiche (DC,
PCI, PRI, DP), delle amministrazioni locali (sindaco di Campiglione e assessore di Torre Pellice) e delia direzione compartimentale delle Ferrovie di Torino,
dei funzionari dell'Assessorato
Regionale ai Trasporti e dei rappresentanti di alcune compagnie
di trasporto su gomma, sono stati molto concreti.
Il coordinamento pendolari ha
posto tre questioni:
« Gli orari: così come sono
sono inadeguati al servizio. Biso-.
gna creare una corsa al mattino
in partenza da Pinerolo verso le
7.15 e con arrivo certo a Torino
alle 8. Da Torino occorre diversificare le corse tra le 17,30 e le
19,30 in modo che vi sia un treno
ogni mezz'ora e non come avviene ora con due treni nello spazio
di 13 minuti (partenza ore 18,38
e 18,51 j. Inoltre occorre che gli
orari vengano rispettati.
Stazione di Pinerolo: per eliminare i tempi lunghi di ingresso ed uscita (10 minuti) dalla
stazione occorre che la stessa diventi passante.
Passaggi a livello: occorre trovare una soluzione automatizzando il passaggio o altre più definitive. Abbassamento sede della
ferrovia ».
A queste richieste ha risposto,
con cortesia, il direttore del traffico delle Ferrovie: « Si studierà
la possibilità di variare gli orari. Ma non ci si deve fare illusioni. Porta Nuova è un imbuto in
cui può entrare ed uscire solo un treno ogni 5 minuti. Cosa
che avviene già adesso dalle 6,30
del mattino alle 9 e dalle 17 alle
20.30. Se un treno ritarda tutti
gli altri sono fermati ai semafori
di ingresso della stazione (in
gergo i ferrovieri chiamano questo semaforo «Porta pazienza.»).
I problemi di orario dei pendolari del pinerolese devono armonizzarsi con quelli di altre zone
del Piemonte ».
« E se facessimo fermare il treno al Lingotto e di qui con una
navetta andassimo a Porta Nuova? », ha chiesto un pendolare.
« Si può fare », ha risposto il
dirigente delie FFSS, « ma per la
navetta ferroviaria bisognerà attendere i lavori del passante
ferroviario di Torino (verso il
95) e per quella automobilistica
o tranviaria ci deve pensare
l’azienda dei trasporti urbani di
Torino ».
« Per ora non è nei programmi
immediati. Si attende la metropolitana » dicono i funzionari
della Regione.
Per il rispetto dell'orario?
« Fino a settembre a causa dei lavori di una stazione automatica
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di lavaggio delle vetture in costruzione a Porta Nuova non se
ne parla. Poi si vedrà ».
I pendolari hanno buona volontà, capiscono le difficoltà delle ferrovie. Queste però frappongono gli ostacoli tecnici alla soluzione dei problemi. Non c'è
quindi da farsi soverchie illusioni circa la possibilità di risolvere
in tempi brevi i loro problemi,
anche se qualcosa dovrebbe migliorare con settembre.
Dell'incontro rimane una impressione evidente: la mancanza
di coordinamento tra le varie
aziende e assessorati che si occupano dei problemi del trasporto. Gli autobus hanno orari loro
che non tengono conto del treno.
Non è quindi pensabile un
trasporto integrato treno-gomma,
con relativi biglietti integrati (è
una proposta dei pendolari).
Gli autobus poi, per ragioni tariffarie, non servono tutto Tinterland torinese. Si chiudono i rami
secchi, ma non si pensa ad un
riutilizzo del sedime ferroviario.
Se si potesse utilizzare il percorso ferroviario da Bricherasio a
Campiglione la distanza tra questi sarebbe di soli 2,8 km, contro
i quasi 8 attuali. Sarebbe possibile farli in bicicletta.
Si parla molto di contenimento dei consumi energetici, ma in
concreto cosa si fa per rendere
superfluo l'uso individuale del
mezzo di trasporto che intasa le
strade e le città?
I pendolari hanno posto un
problema urgente.
Giorgio Gardiol
Accordo alla
Talco e Grafite
FERRERÒ — L’il luglio scorso, nella sede sociale della Soc.
Talco e Grafite Val Chisone,
si sono incontrati i rappresentanti della Direzione della Società ed i Consigli di Fabbrica
assistiti dai sindacalisti Aldo
Peyran e Franco Agliodo per
esaminare il processo di ristrutturazione dell'Azienda. Si concorda sulla necessità per l’Azienda di ridurre in breve tempo i
costi di produzione, estrazione e
macinazione e di aumentare la
produttività in modo da ricuperare la competitività sui mercati nazionali e esteri.
Si è constatata Tattuazicne dei
lavori coimessi con l’apertura
di una nuova miniera a Crosetto e il graduale programma di
ammodernamenti degli stabilimenti di Malanaggio e S. Sebastiano.
Per le miniere l’Azienda intende procedere con la ripiena
cementata a ciclo continuo e
l’orario di mensa è stato fissato
dopo 5 ore e 45 minuti dall’inizio deH’orario di lavoro.
Per tutti i settori aziendali, si
concorda il ricorso alla mobilità degli addetti anche da uno
stabilimento all’altro e da miniera a miniera ed il ricorso alla flessibilità delTorario, come
previsto dal Contratto collettivo
nazionale di lavoro.
Sempre per incentivare un incremento di produzione, vengono concordati miglioramenti salariali riguardanti l’indennità di
sottosuolo e il premio di produzione. I dipendenti con qualifica
di « impiegati » riceveranno una
somma « una tantum » a titolo di
compenso per gli anni pregressi
e rivendicati dai dipendenti stessi, i quali si impegnano a ritirare la causa intentata all’Azienda
presso la Pretura di Pinerolo.
Questo accordo è valido fino
al 30 giugno 1988.
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7
26 luglio 1985
cronaca delle Valli 7
DIBATTITO
Perchè nella scuola
si boccia
L’ultimo rapporto CENSIS sulla situazione sociale italiana evidenzia un tasso di ripetenza in I
media del 12,2%; un tasso di
abbandono, sempre in I media,
del 4,4%; 130.000 abbandoni l’anno nella scuola dell’obbligo su
una leva di 900.000 ragazzi.
Un’indagine del Sindacato
CGIL-Scuola piemontese sulla
quasi totalità delle scuole medie
torinesi, svolta su due anni scolastici (83/84; 82/83) presenta
una situazione analoga: 14,4/
14,6% in prima media; 11,1% in
seconda media; 9,7/9,l% in terza
media. 4,3% il tasso di abbandono per mancata reiscrizione
(non sono quindi calcolati gli
abbandoni registrati durante lo
anno scolastico).
Consideriamo un attimo i risuìtati 84/85 nelle scuole del Pinerolese: classi prime; 9,78
per cento; prime, seconde, terze:
8.48“ 0. Siamo un tantino al di
sotto della media nazionale ed
anche di quella torinese, ma vai
la pena di riflettere soprattutto
su alcuni di quei dati.
Per alcune scuole il ’68 ed i discorsi antiselettivi sono lontani
anni-luce; la cosa non fa neanche più notizia; l’unica eccezione
nel pinerolese è costituita dal
dibattito suscitato dall’articolo
di G. Platone sull’Eco delle Valli.
Forse non sono tutte giuste e
condivisibili le cose che dice;
soprattutto non è giusto disinteressarsi della scuola, dei suoi
mali e delle sue esigenze, e svegliarsi per accusare solo quando
vengono esposti i tabelloni e certi risultati sono tali da evidenziare in modo drammatico il malessere del mondo della scuola;
ben venga comunque anche un
intervento del genere se ha il
merito di far rinascere la discussione.
Personalmente sono sempre
meno convinta che bocciare serva: non serve alla scuola, non
serve all’insegnante, tanto meno
serve all’allievo (tranne rarissime eccezioni); ma, se un’indagine ISTAT, contemporanea all’uscita del rapporto Censis, indica
in 6.000.000, ovvero il 13% della
popolazione adulta (1 adulto su
6), gli italiani totalmente o parzialmente analfabeti, il malessere cui accennavo in precedenza,
non è solo e non è tanto della
scuola, è il malessere dell’Italia
di oggi e di domani.
Significa allora che la vera
selezione non è costituita dalla
bocciatura, o per lo meno solo
dalla bocciatura; io seleziono, e
per la vita, quando non riesco
a tirar fuori da Oigni ragazzo le
sue potenzialità, quando non gli
do gli strumenti indispensabili
perché quelle potenzialità possano esprimersi. Non posso sentirmi «buono» perché promuovo, e tanto meno giudicare « cattivi » gli altri che bocciano.
# Hanno collaborato a questo
numero: Renaio Coisson, Alberto Corsani, Luigi Marchetti, Bruno Rostagno, Eugenio Stretti, Cipriano Tourn.
Certo, di fronte a certi risultati, e prima ancora, se devo
mettere in discussione la promozione di 10/15 bambini su 25/27,
e valutare se e quanto interrompere un ciclo, per una possibilità
di ripensamento, sia loro effettivamente utile, io insegnante, io
scuola devo considerare se nel
mio modo di insegnare, di rapportarmi al ragazzo, di indicargli percorsi formativi, di valutare il lavoro suo e mio, non ci
sia qualcosa da cambiare.
Porse è questa la prima cosa
da fare; mettersi in discussione,
riflettere seriamente, e comportarsi di conseguenza, sul fatto
che nessuno di noi detiene il possesso della « verità », della formula che tutto risolve e che può
mettere in pace la coscienza. La
seconda sta in una diversa organizzazione scolastica; che cosa
ho fatto per conoscere il mio
allievo, la sua personalità, l’ambiente in cui passa la maggior
parte della sua giornata, gli aspetti della sua preparazione, le
potenzialità che ha dentro, le
abilità che ancora non possiede
ma che gli sono indispensabili?
Ho utilizzato tutte le risorse,
interne ed esterne, che mi possono aiutare nel mio compito,
insegnanti precedenti, équipe di
territorio, familiari, ecc.? Ho
predisposto insieme con i miei
colleghi un piano didattico formativo per lui in particolare?
Ho attivato interventi di recupero, di appoggio, d’integrazione,
di approfondimento? Ho utilizzato fino in fondo le possibilità
offerte dalle riunioni collegiali
per lavorare di più e meglio, o
ero lì per puro adempimento
formale? Ho sollecitato e aiutato e lavorato per predisporre
una programmazione d’istituto
con obiettivi chiari, puntuali,
che siano punto di riferimento
e fulcro di coordinamento per
il lavoro degli insegnanti?
Quando potrò rispondere positivamente a questa serie di interrogativi e ad altri che facilmente si potrebbero aggiungere,
potrò forse sentirmi in pace con
la coscienza, ma il problema non
sarà risolto: tutto questo non
basta; non basta se, dopo una
girandola di supplenti, gli insegnanti « stabili » arrivano a fine
dicembre o a germaio; se i corsi
di aggiornamento richiesti dai
Collegi Docenti sono approvati
con ritardi di mesi e con fondi
drasticamente cambiati; se la
scuola non ha i mezzi necessari
per acquistare sussidi e attrezzature e materiale che possano
consentire interventi didattici
più rispondenti ai bisogni degli
allievi; se non ha neanche i locali per ospitare quei sussidi,
per allestire laboratori, per lavorare su piccoli gruppi, per seguire individualmente i ragazzi.
Gli insegnanti, le scuole, devono fare un esame di coscienza, ma con loro devono farlo
Enti Locali, provveditorato, ministeri vari, tutti quelli che devono dare una mano alla scuola
per renderla migliore.
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COSSIGA?
Signor Direttore,
l’entusiasmo con cui l’eiezione di
Cossiga è stata accolta da ambienti
valdesi (v. Eco-Luce) mi ha lasciato
moito perplesso.
La rapidità delToperazione (non c'è
stata l’esauriente campagna elettorale
che precede le elezioni dirette) ha
fatto sì che al pubblico il presidente
venisse illustrato dopo, ma il corpo
elettorale politico avrebbe ben dovuto ricordare; SÌFAR, omissis e missili.
Segni, Giorgiana Masi e Moro (ma
Reagan ha trattato), carcere preventivo e pentiti, e altro da Trabucchi e dai
tempi di De Lorenzo fino al Concordato, quel che abbiamo potuto rileggere
su qualche giornale, come il ‘Manifesto e Panorama. Il forte non sono gli
scandali finanziari. Si crede che il popolo sia voiage, ma ha anche una
memoria da elefante.
L’uomo pare pio e di buona volontà. Lo erano anche Carlo Borromeo e
certi protagonisti della Restaurazione,
PARTECIPAZIONI
PERSONALI
Alla cara memoria di Attilio Bouissa.
1 suoi amici dell’Unione dei Coppieri
raccolgono offerte per la ristrutturazione dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice.
Recapito: Siivio Martinat, via Bouissa 7, tei. 91333, Torre Pellice; Pasquet
Attilio, viale Dante 7, Torre Pellice.
Auguri e felicitazioni a Chiaretta
Coisson per ia sua meritata promozione agli Istituti di Susa. Con forza di
volontà esemplare hai portato avanti
studio e sofferenza. Chiaretta, ti seguirò col pensiero. Un tributo di affetto e
simpatia a chi con fede e amore mai
abbandona il tuo capezzale mentre un
incubo attanaglia ii cuore.
G. I.
VALDESI non vendete la terra dei
vostri padri. Essi hanno sofferto e
sono morti per riavere queste terre e
conservare ia ioro fede.
Una valdese
ognuno secondo i suoi tempi. Lo dicono estroverso: a me pare piuttosto
un introverso rovesciato. La sardità
non va presa come un amuieto. La divisione in tre sfere di religioso, civile e politico non persuade.
SI dirà: stiamo a vedere. In politica
è già una rinuncia: bisogna partecipare a fare. E intanto tallonare. E guardare i partiti che sono diventati come
delle ditte che antepongono la sopravvivenza alla bontà della merce, con la
giustificazione che fuori di loro non
c’è salvezza. Vale per una chiesa come per un pluralismo di chiese o di
partiti.
Il PCI ci ha abituati da Salerno. Al
tempK) stesso si profitta di un'aspirazione popolare legittima ma quasi idolatrica alla sicurezza (non è nostalgia
di fascismo, piuttosto di Mussolini).
Però, quanto conoscono il popolo? Sarà bene osservarlo nelle sue espressioni dirette come il voto, e non solo il voto.
La situazione è difficile e inoo'mbe
una grande stanchezza? Concludendo:
l’uomo Cossiga mi fa molta pena. Non
vorrei che mi facessero più pena i
cittadini italiani. Auguri.
Gustavo Malan, Torre Pellice
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Lotteria
Si comunicano i numeri della lotteria
estratti durante la Festa di solidarietà con il Nicaragua svoltasi venerdì
21 giugno.
2768 — 1593 — 659 — 988 — 1795 —
762 - 1126 — 2451 — 1252 — 2664 —
1071 — 1203 — 2902 — 2681 — 0031 —
1206 — 2411 — 2984 — 2520 — 1469 —
955 — 2680 — 907 — 1472 — 2799 —
899 — 1907 — 2133 — 553 — 1060 —
1414 — 2402 — 1129 — 371 — 1347 —
359 — 939 — 2806 — 1403 — 2147 —
373 — 2596.
Si comunica inoltre che i premi si
potranno ritirare telefonando al (0121)
73526 (ore pasti).
TORRE PELLICE — Un programma
autogestito dal Gruppo Amnesty in
formazione « Val Pellice » viene trasmesso da Radio Beckwith (Torre Peilioe) ogni 1” lunedì del mese alle
ore 18.45.
PIEDICAVALLO — Il culto in piemontese avrà luogo domenica 4 agosto alle ore 16. Tutti sono cordialmente invitati.
TORRE PELLICE — Sabato 27 luglio, ore 16, presso la Foresteria:
incontro dei partecipanti al viaggio in
Inghilterra e cena.
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dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice
In memòria Signora Luigia Vidossich
ved. Mathieu, Pinerolo
L. 500.000; Ida CoTsson Mathieu con
Mario, Renato e Annalisa, T.P.; Dipendenti Ospedale ed Amministrazione
CIOV, TjP.
L. 325.000: Amministratore e Condomini di C.SO Porporato n. 21/23/25/27,
Pinerolo.
L. 220.000; Personale medico e paramedico Osp. Cottolengo, Pinerolo.
L. 200.000: Geraldo e Anita Mathieu,
T.P.
L. 150.000: Attilio e Maria Avondetto, Pinerolo; Dorotea Bonnin, Pinerolo.
L. 143.000: Degenti in Ospedale, T.P.
L. 100.000; Elena e Ersilia Mathieu,
T.P.: Livio Gobello, Lus. S.G.; Claudio
e Marina Bertin, Ivrea.
In totale L. 17.338.081.
C.c. n. 25.733 presso Ist. Sane. Italiano, Torre Pellice; c.c. postale n.
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Si precisa che il dono di L. 500.000
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8 ecumenismo
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RIUNITO IN CAMERUN IL MESE SCORSO IL CONSIGLIO DELLA CEVAA
Africa: la gioia della fede >-a Chiesa valdese
rioplatense
membro della CEVAA
Un incontro fraterno con le chiese evangeliche del luogo - Necessità
enormi che richiedono soluzioni urgenti e la responsabilità di tutti
Pubblichiamo a parte le principali decisioni prese dal recente Consiglio della CEVAA, vogliamo qui aggiungere alcune
impressioni sul viaggio e sul
quadro in cui il Consiglio si è
svolto.
Le sedute del Consiglio sono
infatti anche l’occasione per l’incontro con una delle chiese
membro e per la presa di contatto con il paese in cui essa
cerca di rendere la propria testimonianza.
Quest’anno eravamo ospiti delrUnione delle Chiese Battiste in
Camerún (UEBC) che comprende 165 chiese con 40.000 membri
battezzati, 41 pastori e 80 evangelisti. Queste chiese sono sorte per l’opera delle missioni battiste tedesche, inglesi e francesi. Indipendenti dal 1957 sono
fra i membri fondatori della
CEVAA nel 1971. L’UEBC è ora
pienamente responsabile dell’opera di evangelizzazione, di insegnamento e di impegno sociale per lo sviluppo del paese. E’
presente nel sud e nel nord del
paese.
In un opuscolo di presentazione deirUEBC così sono delineate le principali preoccupazioni:
rendere responsabile ogni credente in materia di fede, di gestione e di vita della chiesa; rendere concreta e credibile l’unità
di tutte le componenti della
chiesa ; promuovere rincontro
fra Evangelo e cultura e fra cristianesimo e le altre religioni ;
formare i quadri; evangelizzare
con metodi appropriati ai contesti differenti «L’Evangelo per
tutti ed ogni dove » ; impegno
sociale con l’animazione delle
masse abbandonate e senza risorse ; dare spazio ai giovani,
alle donne ed ai laici.
L’UEBC fa parte della PEMEC,
la federazione delle chiese evangeliche. L’altra chiesa del Camerún membro della CEVAA è
la Chiesa Evangelica che ha 350
mila membri, 653 comunità, 250
pastori e 350 evangelisti. In questa chiesa Lucilla Tron ha lavorato per due anni lasciando un
ottimo ricordo.
I lavori del Consiglio si sono
svolti in un centro d’incontro
a Nkondjock, una zona di sviluppo agricolo voluta dal Governo a 200 km. da Duala nel pieno della foresta. In questo centro hanno lavorato per 20 mesi
i coniugi D’Isanto delle chiese
battiste italiane, ñno alla grave
malattia che ha colpito la signora e che li ha costretti ad un
ritorno precipitoso in Italia dove all’inizio del mese di luglio
purtroppo essa è deceduta. I coniugi D’Isanto hanno lasciato
molto rimpianto in tutta la zona in cui hanno svolto la loro attività. Vogliamo rivolgere un pensiero di solidarietà al
marito ed ai figli così duramente provati.
Nella ’’brousse”
Ho anche potuto incontrare
il pastore Ebenezer WounglyMassaga con la moglie Lucette,
ben conosciuti anche in Italia,
che sono ora pastori nella zona
di Lolodorf in piena « brousse »
a 300 km. da Duala nella Chiesa Protestante Africana, una
chiesa che vive indipendente da
qualsiasi missione occidentale
con gravi difficoltà economiche
tanto che nell’ultimo sinodo è
stato messo a punto un progetto di « campi comunitari » in
cui i pastori lavoreranno per un
30% del loro tempo per procu
rarsi il cibo per vivere. I dirigenti di questa chiesa sarebbero lieti di allacciare rapporti
con la nostra chiesa in Italia
perché la trovano molto simile
alla loro sia per la storia sia
per la lotta per l’indipendenza
e per l’impegno sociale.
L’incontro con le comunità e
con i credenti è stato sempre
pieno di gioia e di fraternità.
I culti, con grande partecipazione, dagli orari indefiniti, in
cui è difficile stabilire il momento d’inizio ed il momento finale
con gente che continua a cantare per delle ore intere, con
vari cori organizzati; delle donne, degli uomini, dei giovani,
dei bambini, con tamburi, campane ed altri strumenti ma con
grande attenzione nel momento
della predicazione pronti anche
a sottolineare con un applauso
i punti salienti del messaggio,
sono momenti che sarà difficile
dimenticare soprattutto tornando ai nostri templi semideserti
delle domeniche estive...!
Colpisce la gioia della fede che
esplode dal cuore di gente che
lotta per sopravvivere. Bicordo
una bambina che dirigeva un
piccolo coro di coetanei in piedi
davanti a tutti con un vestitino
un tempo bianco ed ora tutto
stracciato I
Pur non essendo il Camerún
uno dei paesi più poveri la maggioranza della popolazione vive
di un’economia di semplice sopravvivenza. Le distanze, la mancanza di strade (in genere semplici piste aperte nelle foreste).
i mezzi di comunicazione quasi
inesistenti (allucinante l’esperienza dei taxi-brousse ! - pulmini da 20 posti con 40-50 persone
a bordo oltre a polli e mercanzia varia), gli strumenti di lavoro abbastanza primitivi, la
quasi impossibilità di vendere
i prodotti, le famiglie molto numerose (l’età media della popolazione del Camerún è molto
bassa) sono tutti fattori che rendono la vita molto difficile e la
sopravvivenza problematica. Sono interessanti i piani di sviluppo agricolo del Governo : la
creazione di una trentina di villaggi con assegnazione di terreno a chi si vuole trasferire e con
il disboscamento di foreste secolari. Ma le necessità sono
enormi.
Rimangono negli occhi i volti
di quelle persone, anche loro
creature di Dio, segnati dalla
fatica del duro lavoro dei campi, sempre in lotta con il continuo rinascere della foresta, l’incedere solenne delle donne con
sulla testa il fagotto di legna e
il cesto con il raccolto della giornata (banane, ananas, tapioca
ecc.) ma soprattutto gli occhi
bianchi delle centinaia di bambini che si ammucchiavano sulla soglia delle loro capanne di
terra, tutti stracciati ma sorridenti (salut les blancsi). Quale
futuro per loro? E’ urgente che
i problemi dei paesi del terzo
mondo vengano affrontati con
serietà e con volontà di portare
delle soluzioni adeguate.
Renato Coisson
Irpinia
(segue da pag. 5)
premiate ci ripugna.
Lo stile di lavoro, l’etica del
rispetto umano, la forza di superare le difficoltà con energie
disinteressate è il segreto che
ci ha permesso di aggregare le
persone in cerca di alternativa
morale.
Mentre l’affetto, la stima, la
collaborazione sempre crescente di persone del posto è quello
che dà a noi la forza di continuare la battaglia, colla consapevolezza di sempre che la forza, l’arroganza e la violenza non
producono necessariamente vittoria.
Senerchia
Anche qui la scena è cambiata.
Il progetto di sviluppo della
coop. finanziato dalla regione
sta andando in porto. Prevede
il raddoppio della stalla, silos,
fienile, sala mungitura ecc. con
un investimento di circa L. 330
milioni. Il risultato sarà una
stalla moderna ed efficiente per
circa 100 capi. Nel progetto è
previsto anche il cambio del tipo
di razza delle mucche.
Come ormai si verifica dovunque, i tempi burocratici degli
enti preposti sono ben più lunghi di quanto era previsto. Il
risultato è che da un anno la
stalla si è trasformata in un
cantiere, e tutta l’attività della
coop. consiste nel seguire varie
pratiche burocratiche nei loro
infiniti viaggi al rallentatore.
La coop. di Senerchia è stata
fin dall’inizio gestita in collaborazione colla Lega delle Coop.
della Campania che ha caldeggiato ben presto la scelta del
notevole ingrandimento della
stalla per ovviare agli inconve
nienti del tipo di quelli che stiamo correndo a Ruvo. Il salto
è però così grosso e rischioso
che le ansie e le energie buttate
per il successo sono di notevole
portata.
Il lavoro del pastore di Senerchia non si esaurisce nel seguire il fedele gruppo di fratelli
senerchiesi e neU’cpera di evangelizzazione, ma trova ampio
terreno di esercizio nel curare i
rapporti umani coi soci e nel
mantener vivo lo spirito combattivo e unitario di tutti quelli
che sono coinvolti nell’impresa.
Anche qui come altrove possiamo dire che l’iniziativa è ampiamente nelle mani dei locali
anche se senza il sostegno della
FCEI sarebbe già fallita.
Il radicamento nel paese di
Senerchia dell’iniziativa della
Federazione, attivamente presente fin dai primi giorni dopo il
terremoto, apre ormai ampi
spazi anche per un lavoro culturale al di fuori della Cooperativa stessa.
Questo ha portato il SAS a
decidere di chiedere a un giovane evangelico di prestare il
suo servizio civile presso il Centro di Senerchia per occuparsi
in particolare del lavoro cultu
rale giovanile. La collaborazione
comincerà prevedibilmente quest’autunno, e potrebbe dare anche dei risultati positivi nel collegamento delle attività culturali degli altri centri, in particolare Montoro e Monteforte.
Un progetto finanziato dalla
Catena della Felicità ci ha permesso di provvedere a lavori di
sistemazione nella casa dove abita il pastore e dove si svolgono le attività della coop., oltre
che a trasformare un rustico situato nel giardino in una simpatica e funzionale sala per attività sociali e di culto.
Il Consiglio della Comunità
Evangelica di Azione Apostolica
(CEVAA) ha tenuto la sua sessione annuale a Nkondjock (Camerún) dal 17 al 27 giugno 1985
ospite dell’Unione delle Chiese
Battiste in Camerún (UEBC).
Queste le principali decisioni
prese :
— Sono state accolte nella
CEVAA la Chiesa Valdese del
Rio de La Piata, quale membro
a pieno diritto e la Chiesa Riformata dell’isola della Riunione quale membro associato. Con
la presenza della Chiesa Valdese del Rio de La piata la CEVAA si arricchisce di una nuova problematica ed i rapporti
Nord-Sud e Bianchi-Neri vengono ad avere una nuova prospettiva.
Le chiese membro della CEVAA sono ora 26 (13 in Europa - 10 in Africa - 2 in Oceania 1 in America Latina) e le chiese
associate 5.
— E’ stato affrontato il problema dell’informazione e della
comunicazione fra le chiese
membro. Si è auspicato che attraverso l’informazione si realizzi uno scambio di esperienze
nel campo dell’evangelizzazione
e della testimonianza nel mondo per dare vita ad una comunicazione viva che permetta una
crescita comune nel servizio al
Signore.
— E’ stata inviata una lettera
al Presidente della Repubblica
Francese a favore del popolo
kanako in cui viene sottolineata la possibile grave delusione
che colpirebbe il popolo kanako
se il processo di autodeterminazione in vista deH’indipendenza fosse accantonato; diverrebbe inoltre illusorio il messaggio
di riconciliazione e di giustizia
che la Chiesa Evangelica della
Nuova Caledonia porta con coraggio.
— Sono stati rinnovati per 4
anni i mandati del Segretario
Generale past. Samuel Ada e
del Segretario Associato Samuel
Aklé, con l’accordo delle loro
chiese di provenienza: la Chiesa
Evangelica del Togo e la Chiesa
Metodista del Bernn.
— E’ stato riconosciuto come
azione apostolica comune il servizio di cappellania a favore degli studenti universitari del terzo mondo a Losanna. Un’azione
apostolica comune è un’azione
di evangelizzazione proposta da
AGAPE
Sessualità
Il sesto convegno annuale degli
omosessuali credenti si è svolto
anche quest’anno ad Agape, dal
21 al 26 maggio. Più di cinquanta
i partecipanti, il tema è stato
« Identità e relazione ». Il tema
dell’incontro è stato affrontato
con diversi approcci: in piccoli
gruppi, in assemblea, con relazioni {di Ermanno Genre sulla paternità di Dio nella Bibbia, di
Claudio Poti e Roberto Merlo sugli aspetti psicologici), con la visione e la discussione del film
« Di amore si vive » di Silvano
Agosti, con momenti di meditazione biblica e di culto, e con momenti di festa, di gita, di tempo
libero.
Un gruppo è stato incaricato
di preparare il prossimo incontro, che avrà luogo probabilmente nel giugno dell’86, e si è già
incontrato una prima volta per
mettere a punto il programma.
una chiesa membro e fatta propria dall’insieme della Comunità sia per quello che riguarda
la riflessione e l’accompagnamento sia per l’aspetto finanziario. Questa azione apostolica comune si affianca a quelle di Kaputa (progetto di sviluppo agricolo nello Zambia), di Aulnay
(comunità interrazziale e interculturale alla periferia di Parigi) e di Roma (servizio per gli
immigrati francofoni dal terzo
mondo, di prossimo avvio),
— Sono stati inviati messaggi
di solidarietà alle Chiese della
Nuova Caledonia (travagliato
processo di indipendenza del
paese), del Mozambico (carestia
e guerra civile) e del Lesotho
( situazione politica molto critica).
— E’ stato affrontato il problema della Chiesa Evangelica
del Gabon, sospesa l’anno scorso dalla CEVAA per le gravi
divisioni che la travagliano. Si
è rinnovata la sospensione ma
si è deciso di intraprendere
nuovi passi per la riconciliazione delle parti.
— E’ stato esaminato il rapporto dell’incontro delle Facoltà Teologiche, tenutosi a Roma
presso la nostra Facoltà, sull’insegnamento e la formazione
teologica che ha permesso a
gente impegnata in un medesimo lavoro in contesti molto diversi (Europa - Africa - Oceania) di imparare a conoscersi
ed a confrontare le proprie esperienze.
— E’ stato deciso che le linee
di fondo deirottimo rapporto
del segretario generale siano
fatte oggetto di riflessione da
parte delle chiese. R. C.
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