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Anno llf»
Venerdì 94 febbi*alo 1^34. !V<> 11
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PKRXXO UMSK0CI4Z101ÌE
(.4 domicilio)
Torino, per un anno L. C,00 1 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | » 4,30
Per le provincie e l’eslero fruncd sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
AliGiuovTit ¿i èv iyént^
Seguendola verità nella carila
Epes. IV. -Id.
L UITìcin della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpetto al CafTè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso UlTicio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
Del Cattolicismo e patriottismo di alcuni Scrittori e pubblicisti Italiani. 1. — 11
Credo. — Un paese evangelico. — Statistica clericale. — Notizie religiose. —
Cronachetta politica.
DEI CATTOLICISMO E PATIIIOTTISJIO
DI AlCUM SCIUTTOUl E PlIUÌiJClSTI ITALIAXf.
I.
ÌNoi siamo già da lungo tempo abituati ad udire le recriminazioni quotidiane del clero cattolico contro tutti
coloro che con essolui non lianno
comuni le religiose credenze; esso ha
ormai da secoli esaurita tutta la ricchezza delle calunnie, delle maledizioni, delle vendetle di cui possa esser
capace 1’ odio umano , ed un cieco
fanatismo inteso ad onorar Dio con
atti che ne disgradano la bonlà non
solo, ma lo stesso divino concetto.
Quello però che ci reca sorpresa
è l’osservare come da molti scrittori
e pubblicisti si disconosca il beneficio
di quella liberìà.di coscienza, la quale
dopo molli secali di persecuzione e
di palili tormetìt/getta ora radice nei
popoli, ed in^flfiiincla a formar parte
del cosluraereligjBsodei tempi. Inter-
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roghinsi questi scrittori e pubblicisti
se essi sieno per il principio di libertà
0 per quello del privilegio, per la verità 0 per ripocrisia, per il progresso
0 per le doitrine della reazione, ed
essi risponderanno con molla asseveranza che ogni loro sforzo è diretto a
far trionfare il vero, che essi null’alIro vogliono che il regno del diritto
da cui possa provenirne larga copia
di beni e di lustro alla patria comune. Niuno esser di essi più tenero
delle tradizioni italiane, nè difensore
più sincero delle glorie nazionali, nè
conservatore più geloso di quella civile
sapienza che per illustre ordine di
rari intelletti si è fino a noi tramandata. Ma poi per una singolare allucinazione di spirilo (chè benignamenle
vogliam giudicare le loro opinioni ),
noi li udiamo con frequente lamento
deplorare la minacciata fede religiosa
e quella unità di credenze che sola
può ancora avvicinare le menti della
sventurata penisola, già Iroppo divise
sopra ogni altro civile e politico argomento. A noi riesce diflìcile l’intendere come quesla fede non abbia
fatte fin qui prove migliori; e come
possa portare buon frutto ora che è
debole e minacciata, se nulla produsse
di utile alla patria quando regnava
possente, credula e temuta. Ma lasciamo andare quesla ed altrettali obbiezioni, ed osserviamo piuttosto co
me que’ pubblicisti e scrittori rinneghino invece quella tradizione italiana
di cui sì mostrano ligii cotanto, e come
osteggino la ragione impugnando la
verità di certi principii elementari
che essi per un inesplicabile acciecamento sogliono travisare, combattere
e mutilare.
Il grande disegno che preoccupa la
mente della più gran parte degli scrittori italiani, la meta suprema cui mirano gli sforzi delle loro nobili intelligenze è la ristorazione delle sorti
d’Italia. De’ nostri giorni fu più che
mai vivamente agitata una tale questione, nè vi è alcuno de’suoi lati, sia
religioso, civile o politico che non sia
stato sottoposto ad esame severo, e
ad interpretazioni le più ingegnose
insieme ed opposte.
La grande serie dei pensatori italiani da Dante e da Macchiavelli fino
a Foscolo ed a Colletta fu costantemente avversa al papato; questo fatto
basterà affermarlo, nè ci occuperemo
ad addur prove di cosa a tutti conosciuta e palese. Senonchè fra la generazione ancor viva sorse una nuova
scuola, la quale mutata radicalmente
l’antica opinione riguardo al papato,
prese a considerarlo quale un elemento nalo dalle viscere del popolo,
e quindi favorevole per sua natura a
quella causa, che poscia si volle rialzare col prestigio rinnovellalodel di lui
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norao. Codesti neo-cattolici rinvangarono lutti i cavilli, tutte le distinzioni
delia scolastica e le riposero in voga,
onde dimostrare per esse e dare ad
intendere ai creduli che havvi al mondo un caltolicismo vero e distinto
dalla corte romana, un papato evangelico distinto dalla curia di Roma.
Gli abusi esistono, dicono essi, ma
che provano mai gli abusi se non il
pervertimento degli animi ? La Chiesa
romana è corrotta, è vero ; ma nella
sua corruzione essa è sempre sanla,
ed a richiamarla all’antico splendore,
a ridestare a novella vita il papato,
non altro occorre che raddoppiare di
fiducia e di benevolenza verso di esso,
onde nulla più abbia a temere de’suoi
fedeli, e possa quindi secondare tranquillo il pacato svolgimento de’ lumi
e della prosperità nazionale.
La rigenerazione dei papato, ecco
il nodo del problema ; ma è proprio
su questo punto capitale e decisivo
che noi li dichiariamo in errore, e ci
accingiamo a fornirne brevemente le
prove.
E prima di tutto chiediamo licenza
a questi pubblicisti e scrittori di rivolgere ad essi alcune domande, che per
fermo non potranno giudicare indiscrete 0 men giuste. In che conto tenete voi l’autorità del pontefice ? Lo
credete voi investito da Dio di tutti
que’ poteri di cui egli si vanta unico
e legittimo depositario ? Lo credele
voi il solo competente a decidere in
materia di fede e di costumi P Siete
voi pronti a chinare il capo e a rilrat^
larvi qualora egli uella sua ispirala
sapienza intendesse disapprovare le
vostre opinioni e condotta ? Vi credete voi obbligali a prestar obbedienza
alle leggi che egli emana e sancisce,
quindi a tutta la serie interminata
delle Bolle e delle Decretali? Infine
accettate voi il pontefice come egli
decide di poter agire per mandato
divino, 0 giudicale di poter derogare
a questo divino mandato spingendo il
Pontefice ad accettare le riforme da
voi giudicate opportune e conformi a
giustizia , ma da lui fino ad ora respinte in odio ai bisogni delle società
e dei tempi?
Nel primo caso vi proveremo ciò
che vi resta a sperare; nel secondo
potrete toccare con mano che siete o
eretici, o illusi, o di malafede.
Quando si tratta di una dottrina
si deve procedere colla ragione e con
prove positive, non con un vago sentimentalismo cui nulla può giustificare, e che anzi è condannabile se si
trova con quelle in opposizione.
Noi manteniamo pertanto che un
cattolico ad essere conseguente a se
stesso, anche senza accettare siccome
articolo di fede la infallibilità del papa,
abbia stretto dovere di uniformarsi ai
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comandi dell’ autorità ecclesiastica
senza che la sua obbedienza possa essere preceduta da dubbio e meno da
esame, poiché la chiesa docente o la
gerarchia è infallibile, e nulla può
dispensare un credente da una cieca
e compiuta sommessione. Se la facoltà di esame fosse accordata ai cattolici, certo che la società religiosa
di cui fanno parte cadrebbe in pronto
dissolvimento. L’autorità del dogma
importa e rende necessaria un’autorità legislativa, la quale emani leggi
e le sanzioni ; nè alcuno potrebbe levar pretesa a sottrarvisi per qualunque motivo senza insorgere contro di
esse, e dichiararsi in guerra aperta
con quello stesso dogma che egli falsamente sostiene di professare e difendere. In tal caso all’empietà della
ribellione, s’aggiungerebbe la viltà
della menzogna; poiché i principii
non ammettono via di mezzo, ed è
giocoforza o parteggiare per essi o
levarsi in armi contro essi ed oppugnarli.
Questi pubblicisti e scrittori italiani che si dicono cattolici e che si
spacciano difensori dell’unità della
fede, sono essi veramente sinceri e
sottomessi all’ impero delle leggi
della Chiesa romana i' Osserviamo.
Un primo torto di questi scrittori è di
fare professione di liberalismo; poiché noi inlendjanio bene come il Van
gelo il quale rigenera l’individuo e lo
pone libero davanti a Dio, sia anche
indirettamente un principio di li’oerlà
civile; raa non intendiamo come i
credenti nella Chiesa cattolica si possano ornare del nome di liberali senza
incorrere in una colpevole contraddizione colle dottrine dalla loro Chiesa
professate.
Uno degli errori alla Chiesa cattolica più funesti e da essi generalmente ammesso è il principio giuridico
della libertà di coscienza; egli è vero
che essi negheranno a se medesimi
come non accordata questa libertà;
ma tuttavolta riconoscendo la voce
di natura o meglio del naturale diritto, essi la reclameranno a vantaggio di quelli che professando altra
credenza vi avranno diritto come
cittadini cui spetta un’ eguaglianza
perfetta davanti la legge. Noi li ringraziamo di essere illogici ; ma questo non può togliere a noi di combatterli sul terreno della ragione e colle
armi oneste del vero.
Regola per un cattolico e criterio
unico in fatto di fede e di costume
dev’essere l’autorilà gerarchica ed il
comando del pontefice, il quale solo
può decidere e prescrivere quello che
a ciascuno sia lecito credere ed operare. Al potere ecclesiastico non puossi
sfuggire nè per la tangente della ragione, nè per quella dei fatti ; poiché
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non è alla ragione del fedele che
spetta il decidere se un principio sia
conforme od opposto alla dottrina,
se una azione sia virtuosa o colpevole.
La sua ragione ed i suoi atti sono
dipendenti da un volere a lui superiore che pensa e decide per esso, e
che gli prescrive tutte le regole di
condotta interiore dello spirilo e di
relaiione morale colla società. La
libertà di coscienza fu quindi non
solo non tollerata, ma proscritta dalla
Chiesa cattolica ; poiché se il fedele
possedè a suo giudizio la verità che
viene da Dio può egli legittimamente
dubitarne? E se il dubbio in lui non
è legittimo, potrà egli pretendere ad
una non necessaria, anzi pericolosa e
colpevole libertà d’esame ? E tolto il
libero esame come non si diniegherebbe ad ognuno per legge immutabile la liberlà di coscienza? La Chiesa
cattolica infatti, forte della sua pretesa infallibile autorità, la diniegò e
la diniega. Libertà di coscienza suona
per essa lo stesso che indiiferentismo
e sotto cotesto nome fu ripetutamente
dai pontefici fatta segno alla universale esecrazione. Gregorio XVl appella rindiiferentismo « quella feteatissima scaturigine da cui uscì
quella erronea sentenza, o piuttosto
deliramento, per cui a chiunque deesi
assicurare e mantenere la liberlà di
coscienza ». Né si dica che una tale
dottrina colpisca solo i cattolici, no:
la chiesa non riconosce che due classi
di persone nel mondo, i fedeli e gli
infedeli, ¡ credenti e gli eretici; e
chiunque non professa pienamente
le sue leggi, può bensì Qgurare nelle
statistiche dei caltolici, ma ha cessalo
d’esserlo in ispirilo; e si trova quindi
per suo fatto nel campo de’ nemici,
a cui essa non deve accordare nè
perdono , nè tregua. Di qui deriva
l’usanza per cui ad ogni vescovo nell’atto cbe viene Insignito della dignità
episcopale si fa con solenne giuramento promettere di perseguitare gli
eretici e tulti quanti dissentono dalle
dottrine della romana Chiesa.
Orribili sono i castighi con cui
ella colpisce questa libertà da essa
giudicata empia licenza; e se oggidì
le pubbliche piazze non sono più
contristale dal fumo dei roghi e delle
membra arse, ne dobbiamo saper
grado alla mite influenza di più onesto costume che vieppiù s’avvicina al
puro sentimento evangelico, non già
alle mutate intenzioni della Chiesa.
Se le persecuzioni inquisitorie non
si rinnovellano ancora , ciò proviene dacché i papi ed i vescovi sono
costretti a subire la legge onnipotente
della pubblica opinione assai più morale di essi, e quindi sì trovano ridotti a poter solamente rimpiangere
un passato che non è certo in loro
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potere di ritornare a vita novella.
Quindi Pio VII giudica che » in tempi così infelici, cosi umilianti per la
sposa di Cristo, siccome a lei non è
concesso, così neppure è espediente
ricordare queste sue santissime massime dì giusto rigore contro i nemici
e ¡ribelli della fede». Udite? Egli è
perchè l’empietà de¡ tempi non glielo
consente che essi non pongono mano
alle salutari torture ed ai giusti rigori del supplizio; del resto il desiderio di ritornare alla barbarie non
fu mai manifestato con parole più esplicite e pili concludenti. E dopo
queste prove luminose quei scrittori
osano dirsi cattolici ed insieme sostenere il diritto che ha ciascnn uomo alla libertà d¡ coscienza? No; ad
esser logici, ad esser vpri credenti
ess¡ dovrebbero invece proclamare
l’enormezza e l’ingiustizia di questo
fatale principio; dovrebbero uniformarsi alle leggi e dottrine della
Chiesa, al giuramento ed ai sentimenti di quell’autorità ecclesiastica
alla quale si dicono ironicamente obbedienti e soggetti.
(Continua)
Ili CREDO
Sotto questa parola intendiamo comunemente un formolario di articoli nei
quali è compresa la fede cristiana. La
parola viene dal latino credo, col quale
incomiucia l’antica professione di fede,
delta volgarmente ilcredo degli Apostoli.
Nella Chiesa d’Oriente fu chiamalo xa.jò>»
0 regola; imperciocché era la regola della
fede. Si chiamò iì'jlOyìiìx che vuol dire lezione, perciocché sul credo spiegato per
la Bibbia si ammaestravano i catecumeni.
SI chiamò pure Ypaip« scrittura ovvero
doltrina scritta: ma il vocabolo piìi usitato dalla Chiesa greca fu quel lo di ouu.po^o»
simbolo, col quale passò eziandio alla
Chiesa laliaa e a tutte le altre Chiese
deirOccìdenle.
Non vi è dubbio che il formolario o
simbolo più antico sia quello che va sotto
iluome degli Apostoli, composto secondo
Ituflìno dagli Apostoli stessi, i quali durante il loro soggiorno in Gerusalemme,
subito dopo l’ascensione di N. S., sarebbero convenuti per concertar questa
regola della lede. Baronie ed altri congetturarono invece che gli Apostoli non
lo componessero fino all’anno secondo di
Claudio, cioè poco innanzi alla loro dispersione.
Ma parecchie ragioni ci fanno dubitare
che gli Apostoli abbiano veramente composto siffatto cretio. 1° Nè S. Luca negli
Alti Apostolici, nè alcun altro scrittore
innanzi al quinto secolo nou fanno menzione di un’assemblea degli Apostoli ad
oggetto di comporre il credo. I Padri
dei primi tre secoli, disputando contro
gli eretici, si studiano di provare cbe la
dottrina contenuta in cotesto credo sia la
stessa di quella che insegnarono gliApoposloli, ma giammai non pretendono che
gli Apostoli lo avessero composto. Se lo
avessero creduto opera degli Aposloli, i
Padri del concilio Niceno lo avrebbero
citalo come tale nella questione contro
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Ario. 5° Se gli Apostoli lo avessero veramente composto, allora sarebbe slato
lo stesso ia tulle Chiese ed in tulli i
lerapi, e lulti gli autori lo avrebbero
citalo allo stesso modo. Ma il fallo è
diverso. Nel secondo e nel terzo secolo della Chiesa vi erano molli credo,
anzi uno stesso autore espone diflercnlemente il suo credo in diversi luoghi
delle sue opere. La quale cosa dimostra
evidentemente che non vi era allora alcun
credo riputalo opera degli apostoli. Nel
quarto secolo Rullino confronta insieme
i tre antichi credo delle Chiese di Aquileia, di Roma e di Oriente, i quali differiscono bene tra di loro non solo nelle
espressioni, ma eziandio negli articoli,
essendo tralasciato in uno, ciò cbe si
dice nell’allro — Lo discesa all'inferno,
la comunione de’sanli e la vila eterna.
Per la qual cosa si deve conchiudere che
colesto credo debba chiamarsi bene degli ,
Aposloli per le doitrine che esso contiene,
senza dire però che gli Apostoli ne siano
siali gli autori.
La sua antichità nella forma slessa che
noi lo abbiamo presentemeule, sembra rimontare almeno fino al terzo secolo, imperciocché noi lo troviamo tal quale nelleopere di S. Ambrogio. I primitivi cristiani non recitavano il credo pubblicamente che in occasione del ballefimo, il
quale aveva luogo due volte all’anno, la
Pasqua e la Pentecoste, fuori i casi di
necessità. La recita quotidiana fu introdotta in diverse Chiese sul finire del
quinto secolo, e Pietro Gnafio, vescovo di
Antiochia in quel tempo, ordinò che il
credo si recitasse ogni volta cbe si faceva
il servizio divino.
Oltre il credo apostolico vi è il credo
Niceno, ossia un formolario di articoli
stabiliti nel primo concilio generale di
Nicea. Ma quello che è presso noi sotto
queslo nome e che si recita dai preti nella
messa, è una redazione o compilazione
falta dal secondo concilio generale di Costantinopoli l’anno 381 ; per la qual cosa
più propriamente dovrebbe chiamarsi
credo costantinopofftano.
Il credo di S. Atanasio è attribuito da
alcuni a coleslo sanlo vescovo di Alessandria nel quarto secolo come una giustificazione della sua fede contro gli Ariani. La maggior parte però non lo
attribuiscono a lui. Sembra più probabile
che sia stalo composto da S. Ilario vescovo di Arles. Questo credo fu ricevuto
dalle Chiese della Gallia circa l’anno SSO,
e non prima del mille fu animesso in
Francia ed in Germania. Vi sono eziandio documenti per provare che nel decimo secolo si cantasse in Inghilterra alternativamente. In alcune parti d’Italia
fu accollo nel 960 e in Roma nel 1014,
La Chiesa greca ed allreChiese di Oriente
è questione se lo abbiano ricevuto offìcialmente. Le Chiese episcopali d’America lo hanno rigettalo.
Vi furono degli altri credo nell’antichità, come l’Epiiome della dottrina apostolica di Origene; i frammenti dt un
credo conservalo da Tertulliano, I resti
di un credo nelle opere di Cipriano; un
credo composto da Gregorio taumaturgo
per uso della sua Chiesa; il credo di Luciano martire; Il credo delle costituzioni
apostoliche; i credo delle Chiese di Gerusalemme, di Cesarea, di Antiochia ecc.
Dei tempi moderni abbiamo uu famoso
credo composto in Roma da papa Pio IV,
0 da chi per lui nel 15G4, vale a dire
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quindici secoli dopo gli Aposloli; il quale
credo non solamente si legge o si recita,
ma si deve confessare e giurare sforzatamente da chiunque vada a ricevere il presbiterato ed il vescovato, o una laurea
dottorale in teologia, in legge, in medicina od in chirurgia. Col giuramento di
questo credo si aprong le adunanze dei
concili, si prènde possesso delie dignilà
ecclesiastiche, si aprono i concorsi, gli
esami e persino le scuole annuali. Es.sio
è un sommario di diciassette articoli aggiunti al credo costnntinopolitano. fili
articoli sono i seguenti: 1“ 1/esistenza
delle (radizioni aposloliche ed ecclesiastiche ; 2° il diritto delle interpretazioni
della ScriUura appartenente alla sola
Chiesa romana; 3° i sette sacramenli;
4“ I rili dei medesimi; S" la dotirina del
concilio di Trento intorno al peccato originale; 6" la messa; 7 la presenza reale
di Gesù Cristo neli’Eucaristia ; 8" la transustanziazione; 9' la comunione sotto una
sola specie; 10“ il purgatorio; 11“ i suffragi; 12'’ il culto dei santi ; 13“ il culto
delle reliquie; 14“ il culto delle immagini; 15” le indulgenze; 16“ il primato
ed il magistero della Chiesa romana; 17“
il primato del Papa. Tutto ciò senza pregiudizio di quant’allro è stato ordinato dal
concìlio di Trento, condannando, rigettando, anatematizzando tutto quello che
la Chiesa romana condanna, rigetta, anatematizza. E qui è da osservare tra le
molle cose stupende, come quel Papa
prinw si occupa di stabilire la tradizione
e poi la Scrittura, e intorno alla tradizione e alle altre osservanze e costituzioni della Chiesa, comanda che fermissimamente si abbraccino e si ritengano :
la Scrittura poi basta semplicemente om
metterla, iale a dire, non rinnegarla.
Se ci si domandasse cosa noi pensiamo
intorno al credo, possiamo francamente
rispondere che i primi tre credo li ammettiamo perché interamente conformi
alla dottrina del Vangelo, anzi il credo
apostolico, non solo lo recitiamo nel servizio divino, ma ne facciamo il tema per
!e istruzioni dei nostri catecumeni. Ci
duole di non poter dire altrettanto del
credo di Pio IV, che per ogni buona ragione non possiamo ammettere, imperciotchè le sue dottrine non le troviamo
nella Bibbia, anzi le troviamo impugnate
in tutti i tempi dai cristiani i più fervorosi. Noi crediamo che il vero Crislianesimo non possa essere allro che (]uello
insegnato dagli Apostoli, e perciò, con
buona licenza di papa Pio IV, non crediamo potere ammeltere il suo credo.
Ll\ PAESE E\A.\GELICO.
Se si dà ascolto ai clericali, gli evangelici non insegnano che la immoralità.
Il buon costume, la carità non possono
esistere se non che presso i Caltolici. I
soli preti cattolici sono animati dal vero
amore di patria, dalla vera carità evangelica; i ministri evangelici non sono che
egoisti ^che si pappano pingui rendile
senza fa'- nulla. Non è per confutare simili calunnie, che non trovano più credilo
neppure fra ie donnicciuole, ma solo per
dare un’idea di quello che è la Religione
evangelica nella socielà, che noi pubblichiamo alcuni fatti che togliamo dalla Semaine religieuse del 18 ft-bbraio.
Lo spirilo religioso per varie cagioni,
che non è qui mestieri ricordare, si era
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alquanto rafTreddafo nel proUstantismo
germaoico. 1 nostri leltori evangelici si
rammeniano quanto giovasse a riaccenderlo r Assemlilea religiosa tenuta nel
18i8 in'Wiltemberga. Il dottor Wlchern
di Amburgo, reduce da quella Assenib'ea,
volle mettere mano a miglioriire le condizioni della sua patria. Kagunò quanti
più amici deirEvangelo gli fu possibile
trovare, ed in due pubbliche sedute espose la necessiià di badare serianrienle a'Ia
riforma dei coslumi, ed inviró tulli coloro i quali si sentivano animati da vero
spirito evangelico, di dare i loro nomi e
di unirsi a lui per metlere le mani all’opera. Sfttanta persone risposero all'appello, ed il giorno 10 novembre 1818,
anniversario della nascila di Lutero, si
rlLmirono e fondarono la grande opera
della missione inieriore che ha prodotto
cosi benefici effetti in Amburgo. L’opera
era divisa in dieci sezioni. Essa si occupa di tutti gli operai, sia cbe appartengano ai corpi di mestiere, secondo
l’uso alemanno, sia che non vi appartengano. Furono fondale alcune casse di risparmio in loro favore. Furono parimente
aperte delle sale per la loro coltura
spirituale, intellettuale e morale. Una sezione si occupava della visita dei poveri
e dei malati, e mentre una commissione
fondava le scuole, un’altra componeva e
propagava liliri popolari. 1 membri dell’Associazione che erano incaricali della
visita dei poveri decisero di dividere la
citlà in quartieri, e per ogni quartiere fu
slabiliio un comitato: ed affinchè l’opera
conservasse la sua unità, i presidenti di
tulle le commissioni ed i presidenti dei
comitali di quartiere, riunendosi ai membri del comitiito centrale formarono il comitato superiore generale.
Diciamo ora qualche parola sui mezzi
di cui si è servita questa socielà, e sui
risultati che ne ha ollenuli. La missione
inieriore incnminclò per istabilire nei varii qiisriieri numerose riunioni che aveano per iscopo la leltura e la spiegazione
i'amiliare della Bibbia. Tali riunioni cbe
si facevano la sera per II comodo degli
operai, avevano il doppio vantaggio di
metlere le verità e\angelii-he alla portala
di ognuno, locchè non si può fare facilmente colla predicazione, e di atiirare
molte persone, le quali, o per loro eslren'a povertà, o per altre cirroslanze aveano
vergogna di frequentare il pubblico rullo.
Nell’anno 1850 seicento servizi religiosi
eiano stali celebrati in tal modo, e si constatò che l’amore per le cose reliaose
aumenlò muliissimo nella popolazione.
Queste riunioni tenute in locali parlicolari produssero l’inirodiizione di nuovi
servizii nei templi, ed una chiesa è stata
mes.sa a disposizione della socielà, la
quale vi fa celebrare un cullo di sera.
Le visite nelle case specialmente le più
miseralMii sono in generale confidate a
cristiani esperti, siano ecclesiastici o laici
poco imporla, ma istruiti e preparati a
tali funzioni nello staliilimento eretto a
tal uopo dal dottor Vinhern. Questi uomini consacrali interamente alla carità,
sono testimonii oculari delle più orribili
miserie di ogni specie, miserie che non
si rivelano che alla diligente carità crisliana. Il più delle volte hanno la consolazione di portare rimedio a tali mali, e
ricondurre al bene degli esseri che sembravano condannati irreparabilmente al
disordine ed al vizio. Molli fanciulli sono
stati strappati alla tirannica influenza
del cattivo esempio, senza violeniare per
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nulla i geDitori. Tante famiglie di operai
ridoUe alla disperazione per mancanza di
lavoro, sono stale dalla carità crist<aDa
di questa pia società ricondotte all’antico
benessere, non con unaelimosinache presenta uo soccorso passaggero, ed il più
del'e volte demoralizia, ma con procurare lavoro, e far guadagnare a quelle
famiglie il pane sen*a il rossore del loro
volto. Nei giorni di solennità le signore
appartenenti alla missione fanno giungere
alle case dei poveri o dei dolci o dei
pialli delicati, acciò arci»’essi si ra'legrino colie loro famiglie senza sconcerto
della domestica economia.
L’edur.azione dei fanciulli è una delle
principali cure della missione inler'o.e.
Quei cristiani IliumiDati lianno in mira
non un bene passeggero, ma un bene stabile, la rigenerazione morale, civile e religiosa del paese; e sanno che tali beni
non sorgono come i funghi, ma che bisogna incominciare dall’educazione dei
fanciulli, acciò la nuova generazione sia
migliore. La missione interiore ha falto
degli stabilimenti per l’educazione dei fanciulli. In alcune famiglie troppo numerose, resta difficile al padre mantenere
lanii figli : allora la società prende alcuni
di quei fanciulli, e li colloca nei suoi stabilimenti, ove sono nudriti ed educati
con un’educazione di famiglia, assai diversa dall’educazioDe di collegio. Iu altre famiglie numerose i fanciulli sono ia
pericolo per la loro moralità, sia per la
ristrettezza dell’alloggio, sia per altre
ragioni ; ebbene la missione toglie alcuni
fanciulli e li colloca nei suoi asili. Per i
fanciulli che restano nelle loro case, la
niiasione ha aperto delle scuole, e dei
luoghi di riunione per divertirli e per
dargli una buona educazione fisica e morale e religiosa. Le signore appartenenti
alla missione, riuniscono nelle loro case
le fanciulle per insegnarle a cucire ed a
fare altri lavori donneschi. Le cure di
quesla, società per i fanciulli di ambo i
sessi non cessano quando i fanciulli sono
ammessi «IlaCena del Signore, cioè all’età
di 17 0 18 anni ; raa la società continua
ad avere cura di loro, e gli uomini della
missione riuniscono nelle loro case ciascuno un dato numero di giovani, almeno
una velia al mese; e lo stesso fanno le
signore colle giovaostte. Vi è un’allra
interessaatissimà fondazione, chiamata
Mariha Stifiung (fondazione di Marta),
nella quale si raccolgono le fanciulle che
si destinano ad essere domestiche, e là
s’insegna loro a far cucina, e le vivande
preparate in quello stabilimento sono
mandate giornalmente nelle case dei poveri e dei malati.
La missione interiore ha pensato ancora per i poveri operai forestieri, o che
non hanno famiglia. Le cattive compagnie e le osterie sono la ruina di questa
classe dì persone che non sanno come
passare le lunghe sere dell’inverno. Un
casino è stato aperto per questa classe di
persone. Il Feierabend (riposo della sera)
è un casino composto di più sale ben riscaldale ed illuminate, ove mediante una
leggerissima contribuzione, vanno a passare la sera gli operai cbe non hanno famiglia. In quelle sale vi è tutto l’occorrenie per scrivere, vi sono libri istruttivi
non solo in materia religiosa, ma in materia di arti e di storia, vi sono carte geografiche, e vi si danno delle lezioni adattate agli operai. Un operaio scelto in
ogni mese ha la sorveglianza dei casino.
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Si sta organizzaiido la foadagioDe di ud
simile casloo peri marinai.
La diffusione dei libri nelle famiglie è
UD’altra opera della misBione intcriore.
Varie liiblioteche sono state fondale in
varii punti della città, e sono state fornite abbondantemente di libri non solo
religiosi, ma dilettevoli, ed utili al popolo, ed alti a popolarizzare le cognizioni
ed a riformare il senlimento morale. 0gnuno ba il diritto di portare in casa dei
libri, e canibiarli quando li ha letti. La
esperienza ha dimostrato chela dilTusione
gratuita di tali libri, ha quasi distrutto
nella popolazione il costume di darsi alla
letlura di libri o cattivi od inutili, dei
quali spesso il popolo diviene la vittima.
Un altro beneficio che viene da tali biblioteche, è che gli operai attirati dalla
utilità e dal piacere di tali leltUie restano
la sera in casa colle loro famiglie, locchè
non è un piccolo beneficio.
Ecco le immoralità che insegnano i
protestanti I La vasta ciltà di Amburgo
sarà in pochi anni tutl’altro da quella che
era, e ciò per lo zelo e per la cristiana
carità di persone veramente evangeliche.
Che si paragoni l’opera della missione
interiore di Amburgo fatta dagli evangelici, coll’opera che fanno in altre cillà
gl’ignoranlelli ed i gesuiti, e si vedrà
quale sia preferibile.
STATISTICA CliERICAliE
Sotto questo titolo II Cittadino toglie
dall’ Auenir de Nice alcune cifre che
provano il numero dei vescovi e dei canonici essere assai maggiore in Piemonte
di quello che lo sia in Francia o nel
Belgio, regni cattolicissimi. Questa manifestazione è un buon principio ; ma se si
arresta qui non produrrà alcun buon effetto. lu questo secolo di analisi, diceva
un pubblicista, la vera eloquenza è nella
cifra. Sarebbe dunque desiderabile che il
popolo conoscesse esattamente il numero
dei preli, dei frati, delle monache e di
tutte quelle persone privilegiate chesono
nel suo seno sotto il nome di clero secolare e regolare. Difatli se il popolo conosce la cifra dei militari, e degli impiegali,
se in forza della nuova Legge sulla imposta mobiliare e personale e sulle professioni conoscerà in breve la cilra esalta di
tulle le diverse professioni, perchè non
dovrà conoscere la cifra del clero ?
Il Piemoaie non conta che 3,737,CC0
abilanli fra caltolici, evangelici ed israeliti; i| numero delle diocesi è di 26: per
cui vi è un vescovo per ogni Ho,679 abitanti.
La Savoia non ha che S84,083 abitanti:
quattro sono le diocesi di Savoia; per cui
UD vescovo per ogni 140,020 abitanti.
La più felice di tulti è la Sardegna, la
quale su 547,112 abitanti, ha la forluria
di avere undici diocesi-, e quindi un vescovo per ogni 40,757 abitanti.
Riassumendo questecifre, l'intero Stato
è diviso in 41 diocesi: la popolazione è
di 4,918,855, ed in conseguenza un vescovo per ogni 119,072 abitanti.
Allorché gì parla di ridurre le diocesi,
i clericali gridano alla irreligione, alla empietà : ebbene vediamo la cristianissima
Francia ed il cattolico Belgio se hanno più
0 meno vescovi di noi.
La popolazione della Francia ascende
a 35,781,628: e non ha che ottanta vescovi; in conseguenza ud vescovo per
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ogni 447,270 : vale a dire che noi abbiamo quailro vescovi per ogoi uno che ne
è in Francia. La popolazione del Bflgio
è di 4,409,380 e non ha che sei vescovi,
cioè un vescovo per ogni 734,750 abitanti;
e noi abbiamo sette volte più di vescovi
di quello che ne abbia il B' Igio.
Noi ci asteniamo da ogni sorla di riflessioni e lasciamo che parlino le cifre.
I canonici sono nella Chiesa una merce
di lusso anziché di vera necessità ; difatti
noi non ne troviamo vestigio nè nei tempi
apostolici, nè nei primi tre secoli della
Chiesa; ebbene anche di questi ve rie sono
assai pili in Piemonte che non ve ne sono
e nella Francia e nel Belgio. In Piemonte
abbiamo l.SSO canouici, mentre in Francia non ve ne sono che 850, e nel Belgio
non ve ne sono che 73 ; quindi noi abbiamo per ogni 3,173 abitanti un canonico; mentre i francesi ne hanno uno per
ogni 42,800, ed i belgi ne hanno uno per
ogni S8,791
Negli Stati Sardi abbiamo 4,334 parrocchie: tutte queste sono assistite almeno da un parroco ed un curato o vice
parroco: ed ecco altri 8,668 preti che aggiunti ai 1,5S0 canonici ed ai 41 vescovi,
formano uu totale di 10,259 preti.
Oltre i canonici, parroci e curali, vi
sono tanti altri preti che non sono nè
l’uno nèrallro; e questi sono la parte
maggiore del clero. In mancanza di cifre
sicure calcoleremo in ragione di tre soli
preti per parrocchia, che nelle 4,334
parrocchie darebbero altri 13,002 preti,
cbe aggiunti ai 10,239 danno un totale di
23,201 preti in una popolazione di meno
di 5 milioni.
Mi non abbiamo calcolato fino ad ora
che il clero secolare: se a questo aggiun
giamo i frati di lutti i colori, a quanto
ascenderà la cifra? Siccome dobbiamo andare per via di supposizioni per mancanza
di cifre ufficiali, supponiamo che il clero
regolare stia come uno a tre del clero secola>’e, ed avremo allora 7,733 frali, che
aggiunti ai preti danno una cifra totale di
31,0)4 individui appartenenti al clero ;
quasi un prete ogni cento persone !
Noi non abbiamo calcolali nè i chierici
dei seminarli, nè quelli che sono nelle
rispettive famiglie; noo abbiamo calcolate
le monache che ascendono p\ire ad un
numero considerevole, ed appartengono
al ceto ecclesiastico, e vivono coi beni ecclesiastici.
Noi crediamo di non avere esagerato ,
anzi di esserci tenuti molto al di sotto
del vero nelle nostre supposizioni; in
ogni caso desideriamo che la stampa di
ogni colore si occupi di questo calcolo
che interessa il paese e la religione. Nostro desiderio sarebbe che in questo secolo di lumi, si potesse giungere a sapere
la verità di questo mistero impenetrabile,
e che il paese sapesse quanti preti mantiene, siccome sa quanti sono gl’impiegati
civili e militari.
NOTIZIE RELIGIOSE
Torino. Disgraziatamente dobbiamo occuparci anche quest’oggi del celebre don
Bosco. Questo campione del Clericalismo
torinese pensa giorno e notte a noi; non
contento di avere messo in commedia
una discussione religiosa, egli va in molte
scuole di Torino a fare la cosi detta istruzione religiosa ai ragazzi ai quali, invece d'insegnare la religione, ii trattiene
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narrando loro menzogne e calunnie a
carico dei protestanti. Sabato scorso in
una di queste scuole il don Bosco raccontò ai ragazzi la seguente menzogna.
Egli disse che giorni sono nel nuovo
Tempio evangelico il Ministro dopo d;
avere esposto dal pulpito alcuni pass*
della Bibbia, disse all’assemblea che
chiunque si sentiva ispirato dallo Spirilo
Santo prendesse la parola. Molti , uno
dopo l’altro, corrisposero a tale invito, e
nella maniera la più goffa proferirono le
più orribili bestemmie contro Dio, contro la Vergine, contro i Santi. Un fanciullo catlolico , di circa dieci anni, era
presente a tali orrori ; il M'nistro dal
pulpito inviiò, anzi costrinse questo fanciullo a dire anch’ esso la sua. Questi
animato veramenie dallo Spirito Santo si
levò ed incominciò a rimproverare fortemente al protestantesimo la falsificazione che essi hanno fatto della Bibbia,
e parlò con tale forza che il Ministro confuso non .seppe più cosa rispondere.
Una persona presente nella scuola a
questo discorso di don Bosco ci ba narrato il fatto, siccome noi lo abbiamo raccontato, e ci ba detto che don Bosco si
propone di stampare questo falto pubblicando il nome del fanciullo doltore, e l’epoca precisa nella quale è accaduto. Tali
cose, per parte di un prele, mentre ci
fanno arrossire per l’avvilimento uel quale
egli cade, ci incoraggiscono da un altro
lato, vedendo che il campione dei clericali, è costretto a fare commedia, ed ininvenlare menzogne onde combatterci.
Intanto vedano i nostri lettori quale 6
l’istruzione religiosa che i clericali danno
ai fanciulli.
Valli valdesi.—Colla stessa cristiana
allegrezza degli anni scorsi venne festeggiato anche quest’anno in ciascuno dei
comuni valdesi, il 17 febbraio, anniversario della loro emancipazione. Un lodevole pensiero fu quello di far intervenire
officialmente a questa festa, come sentiamo chi; avvenne a Torre e crediamo anche
in altri comuni, i bambirii tutti del'e varie
scuole. Chi più di loro infatti ha motivo di
rallegrarsidi un tale avvenimento, il quale
gli ba schiuso la porla ad un avvenire
cosi diverso di quello riserboto ai loro
antenati ? Ma a chi, da un altro lato, è più
necessario che vengano ricordali i sagrifieii, che la verilà richiede dai suoi professori per conservorsi pura? A questo
doppio intenlo non fallirono i vari discorsi
cbe furono pronunciati, ed una bellissima
poesia del sig. Niccolini toscano, domicilialo nelle Valli.
BnuxKi.LES, Undici anni fa la Chiesa
evangelica diretta dal rev. Van Maasdyk
non si componeva che di venti individui,
ora la stessa Chiesa è composta di mille
persone quasi tutte uscite dalla Chiesa
romana.
Inghilterra. Dai difensori della confessione auricolare si fa gran chiasso per
alcune rarissime restituzioni che si fanno
per mezzo della confessione, e per gettare la polve sugli occhi, vi è chi dice
che tali restituzioni non hanno luogo che
nei paesi cattolici. Il seguente fatto cbe
leggiamo nella Semaine lìeligieuae dimostra che tali restituzioni si fanno, e forse
più coscienziosamente anche nei paesi
protestanti. Euco il fatto;
« Da molti anni a quesla parte non
passa un solo mese a Londra nel quale
non sieno versate nelle mani del Ministro
delle finanze somme più o meno oonsi-
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derevoli a litoio di restituzioni d’imposte;
tali versamenti si fanno da persone anonime, le quali si erano illegalmente sottratte dal pagamento dì qualche imposta.
Simili restilu2Ìoui cbiamate conscùnce
money (danaro di coscienza) sono montate nel 18S3 alla somma di 118,000 fr.
Osserviamo in quest’occasione cbe qui si
tratta sollanto di restituzioni falle al pubblico Tesoro; ora, avuto riguardo alle
massime che b.inno più corso ai nostri
tempi, egli « certo cbe le restituzioni ai
particolari più enereicamente reclamale
dalla voce della coscienza, devono essere
inGnitamente più numerose!»
Per quanlo ci rammentiamo, non ci
sembra di aver mai trovato nel bilancio
del Ministro delle fmanze piemontesi la
partita del conscience money.
— In una pubblica adunanza cristiana
tenuta ullimamente a Lione sir Ilarry
Verney si esprimeva in questi termiai a
proposito delle rodomontate che fanno i
clericali intorno alle conversioni al Cattolicismo che accadono in Inghilterra, ed
al prossimo Cattolicismo della nazione
inglese. « Gli organi del Cattolicismo romano pretendono che l’Itighillerra gli apparterrà di nuovo: nulla di più falso.
Tutta la nazione è determinata a restare
protestante; e ciò a chi si deve? si deve
in gran parte al Papa. Non vi è forse in
tutto il Regno chi abbia più della Regina esaminata la questione del papismo,
e non vi è persona che gli sia più contraria »
Irlanda. Si legge nel London Times:
« In cinquanl’anni l’Irlanda sarà protestante fino all’ultimo uomo. I cattolici romani dell’Irlanda e la razza che s’identifica col papismo abbandonano l’isola.
Seguendo le emigrazioni in questa guisa
(non meno di 200,000 persone per anno)
noi siamo in diritto di credere che i nostri tigli vedranno il lempo, nel quale
sarà tanto diiBcile di trovare l’antica
razza dei Celli in Irlanda, come è difficile trovare i Fenici nel contado di Cornouailles »
D’altronde le conversioni al Vangelo
continuano in gran numero, e sono tali
da stare almeno come cento ad uno per
riguardo di quei pochi puseiti che divengono cattolici in Inghilterra.
Ginevra. La compagnia dei Pastori
nella seduta del 17 febbraio ha eletto a
professore nella cattedra di esegesi vacante per ia dimissione del prof. Cellérier. Il pastore Oltramare.
Madera. Altri 60 evangelici han dovuto emigrare dalla loro patria in forza
della legge d’intolleranza religiosa promulgata ultimamente uel Portogallo. Sono
ancora riraasli nell’isola intorno a 200
evangelici, i quali si preparano anche
essi ad emigrare. L’inquisizioDe lì sorveglia notte e giorno, in guisa che gli è assolulameote impossibile di raunarsì attorno alla parola di Oio per edificarsi e
pregare ; ma ciò non basta, si vorrebbero
obbligare ad andare alla messa ed a confessarsi. Non possono maritarsi che secondo il rito della Chiesa romana. Non
possono mandare i loro figli che alle
scuole dei preti, ove sono insultati dai
compagni e dai maestri come erelici ed
anime dannate. Queste famiglie sono le
più povere deH’isola, ed avrebbero di già
emigrato se ne avessero avuti i mezzi :
ma da un’ìsola non si può partire a piedi.
Il dottore Ralley, che si è fissato in America per amore dei suoi cari neofiti di
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Madera colà rifugiali, ha indirizzato uo
invito alla carila cristiana degli amici del
Vangelo e della libertà di coscienza in favore di questi poveri cristiani perseguitati dai clericali soltanto perchè nou vogliono rÌDUDziare alle loro convinzioni
religiose.
Obiente , Armenia, Una letlera del
miss'oaario evangelico Cuthbert in data
del 3 gennaio, indirizzata all’Fmnffelical
Christendom dà i più consolanti dettagli
intorno ai progressi della missione evangelica fra gli Armeni. La Buona Novella
ba già dato dei ragguagli iolorno a quesla
missione fvedi n“ 6, 9 dicembre 18S5J,
ai quali aggiunge I seguenti recentissimi.
A Marasch, città al nord della Siria,
abitata da circa 10,000 Armeni, dopo
quella discussione di cui parlammo alla
pag. 93, il numero dei cristiani evangelici è aumentato considerabilmente, in
guisa che uel passalo settembre la comunità evangelica è stala formalmente e
legalmente riconosciuta, ed è stata anche stabilita una scuola. A Orfa, l’antica
Ur dei Caldei, l’opera evangelica fa grandi
progressi. Intanto la Socielà Americana
delle missioni ha maudato sei nuovi missionari a travagliare in quei paesi.
In un’escursione dei Curdi al nord della
Siria, questi ladroni s’impadronirono fra
le altre cose di una quantità di Bibbie e
Nuovi Testamenti io armeno. Alla divisione del bollino conobbero che quei libri, scritti io lingua a loro incognita, non
gli potevano essere di alcuna utilità ; ebbero dunque il buon pensiero di distribuirli agli Armeni loro vicini, i quali per
quel mezzo vennero in cognizione di quel
libro divino, e se ne sperano ottimi elTelti.
CRONACHETTA POLITICA
Genova, 20 febbraio. — La festa dell’
inaugurazione della ferrovia ebbe luogo
a norma del programma del sindaco ; il
Re e la R. Famiglia sono stati accolli con
vivissimi applausi dall’accalcato popolo o
dalla guardia nazionale; la Piazza Caricamento presentava un colpo d’occhio ed
uno spettacolo cbe si può più immaginare
che descrivere.
Un sole veramente splendido ha conIribuilo a rendere più bella e lieta la
festa.
Pahici, 22 febbraio.—Leggesi nel Moniteur :
Nella lotta d’Oriente, la Francia strettamente unila con l’Inghilterra, si è dichiarata a favore della causa d’Europa.
L’Auslria si pronunzia ciascun giorno
vieppiù per questa |iolitica. Senza dubbio
la Prussia vi uniformerà la sua ai voti ed
agli interessi di tutla l’Alemagna.
Il conflitto non presenterebbe alcun
pericolo se lo spirito rivoluzionario uon
cercasse di sconvolgere la Grecia e l’Italia. Il governo dichiara di non soffrire che
ove le bandiere francesi ed austriache
siano unite, si distraggano nella Grecia e
sulle Alpi.
L’Inghillerra ha proibito l’esportazione
delle armi, munizioni e macchine di pi*
rosea fi.
— Si dice che Tarmala di spedizione
ascenderà a -47,000 uomini, e si pretende
che sarà comandala dal principe Napoleone , e dai generali Pelissier e Canrobert.
— Si rinforza Tarmala d’occupaaione
di Roma.
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— La lettera di Napoleone all’imperatore di Russia è stata tirata ad un milione di copie ; sarà diffusa per tutta la
Francia, ed è già stata affissa in tutte le
caserme.
Si riferisce intorno a questa lettera che
ilcontediNesselrode avreiibe detto al signor di C'jstelbiijac, che il suo sovrano
era ¡ndisposto e non poteva riceverlo;
ma che egli ( conte di Nesselrode) era
autorizzalo a dirgli che la let tera di S. M.
l’imperatore ÌVapuleone dod cangiando
per nulla lo stato delle cose, lo czar non
credeva duvervisi fare risposta.
Londra. Ecco il brano piti rilevante
del discorso pronunciato da lord John Russe! alla Camera dei comuDi nella famosa
seduta dei 17 ;
« Se la pace, direva egli, è fatta incompatibile col dovere dell’Inghilterra,
col dover nostroverso l’Europa e II mondo
intero ; se le pretese di quella ennrine
potenza (la Russia) salirono tanto che la
sua stessa moderazione è più ambiziosa
delle ambizioni degli altri Stati; se la
Russia non può essere soddisfalla a prezzo
della conquista dell Impero Ottomano e
del possedimento di Costautinopuli ; se
tali sono le sue voglie, tale il suo scopo,
ebbene allora a noi più non rimane che
scendere io campo con forte cuore. E sia
Iddio per il buon diritto ».
Ghecia. L’insurrezione dei Greci nell’Albania fomentata dulia Russia, secondo
lettere di Curfù, sarebbe sul punto di
prorompere da un capo all’altro del paese.
Sessanta turchi sarebbero già periti in
un primo srontro, e la città di Aria sarebbe bloccata dagli insorti. La stampa
i tifluisce sommameute sull’ entusiasmo
delle greche popolazioni, ed il Governo
non ha alcun mezzo di frenarla coll’esislente liberlà della stampa.
Madrid. Il Governo è occupatissimo
per la congiura democratica testé scoperta; molti arresti ebbero luogo nelle
provincie in seguito a scoperte di carteggi
ed alle rivelazioni di alcuni detenuti. Alcune bande cavliste si fanno vedere sulle
montagne, principalmente della Spagna
centrale e meridionale,
Diretlore P. G. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TrovHsi presso la lIBREniA EVMGELICA
Trivier, esposto dei motivi per cui
l’autore ha abbandonato la Chiesa romana......» 0 SO
Addio al Papa.....» 1 »
Paleario, il benefìzio della morte
di Cristo......» 0 40
Tesoretto bibblico . . . . » 0 20
Compendio della dottrina cristiana .......il 0 30
Preghiere di famiglia . , w 0 23
Esercizii di pietà per la comunione .......» 0 20
Guida alla lettura della Bibbia » 0 20
La credulità degli increduli . » 0 20
I Sacri Salmi messi in rime volgari da
Giovanni Diodati. — Piccolo volumetto eleg. legalo in cartoncino L. 2 59
II libro della Genesi ed il Vangelo di
S. Luca tradotti da Giovanni Diodati. ....... L. — 40
TIP, SOC. DI A. POHS E COMP,