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ORMA
SETTIMANALE DELLE
Spedizione in a. p. 45% - art 2 com/rw 20/B legge 662/96 - Filiale di dorino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffiao PT Tonno CMP Nord
Anno Vili - numero 48-15 dicembre 2000
CUMENEHHHHHi ■■■■lAFGHANISTANI
I protestanti nella Creda ortodossa I campi dei rdmentkati
di SALVATORE RICCIARDI
di GÉRARD CARDONNE
BIBBIA E ATTUALITÀ■ I Si è chiuso COPI un difficile accordo il vertice dei capi di stato e di governo
ma locai"*!
ur/R. ueirw^
LA BETLEMME
DI OGGI
«Ma a te, o Betlemme, Sfrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà il dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni»
Michea 5, 1
Nel gergo americano esiste l’espressione «Texas Size» (misura
texana), usata di solito per indicare
cose smisuratamente grandi. L’ironia
di questa rivisitazione americana
dell’espressione inglese «King Size»
(misura regale) sta nella pretesa degli
abitanti del Texas di avere tutti gli
oggetti fuori misura, che si tratti di
bistecche o di grattacieli. L’equazione che mette in diretta correlazione
le dimensioni di una realtà con la
sua importanza è, quasi sempre, un
forte riflesso del desiderio di dominio e dunque di potere. Le dirette
conseguenze del potere sono la notorietà, l’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa, la possibilità
di imporre le proprie opinioni, i
propri modi di vivere e di pensare.
ALL’INIZIO del VII secolo a.C.,
nel Medio Oriente il potere si
identificava con l’Assiria, la superpotenza dell’epoca. Il profeta Michea
testimonia nei suoi oracoli la forza
bruta di questo impero che ha già
schiacciato il regno del Nord con la
sua capitale Samaria e che ora minaccia anche il regno di Giuda. Il
principale riferimento geografico del
profeta e il luogo della sua predicazione è la città di Gerusalemme. Paradossalmente, però, egli annuncia
che la rinascita del popolo inizierà da
Betlemme, da dove verrà colui il cui
potere è infinitamente più grande e
imparagonabile a quello dell’Assiria.
Alla grandezza militare dell’Assiria
non viene dunque contrapposta la
grandezza spirituale di Gerusalemme
ma la piccolezza di un insignificante
paese di provincia. La lettura cristiana del libro di Michea ha immediatamente collegato questa profezia di
carattere messianico alla nascita di
Gesù. Tuttavia, sia nelle parole del
profeta sia nella loro interpretazione
cristiana si nasconde una particolare
ironia di Dio che «sceglie le cose deboli del mondo per svergognare le
forti» (I Cor. 1, 27).
La Betlemme di oggi è tutt’altro
che una città sconosciuta. Non
solo per il suo legame con l’imminente festa di Natale. Betlemme (come Gerusalemme) è oggi il focolaio
di un conflitto che da diverse settimane sta di nuovo incendiando il
Medio Oriente, minacciando anche i
fragili equilibri della pace mondiale.
La sua notorietà non è dunque
l’opulenta notorietà di Roma che
ama le grandi assemblee convocate
per ascoltare e osannare un unico
pensiero, un’unica verità, come ama
pure l’aggressivo lusso di via dei
Condotti e l’odore di patatine esalato
dall’onnipresente McDonald’s. Sarebbe sicuramente più comodo per il
nostro odierno paradigma natalizio,
se il Verbo si fosse fatto carne a Roma e non a Betlemme. Tuttavia gli
spari e le esplosioni che, con molta
probabilità, si sentiranno a Betlemme anche nella prossimità di Natale
ricorderanno con tutta la loro drammaticità che Dio ha scelto «le cose
che non sono per ridurre a niente le
cose che sono» (I Cor. 1,28).
Pawel Gajewsky
È nato il Trattato di Nizza
Il vertice ha sancito la conclusione del primo ciclo della costruzione europea che
ora si aprirà all'Est Ma l'Europa sarà solo mercato o anche diritti e partecipazione?
UNA PAZZA
VERITÀ
lEAN-IACQUES PEYBONEl
D
ORO un parto molto travagliato
___ è nato, all’alba di lunedì 11 dicembre, il Trattato di Nizza. È stato
un vertice cruciale non solo perché
chiudeva il secolo che dopo due
guerre mondiali, ma in realtà intraeuropee, ha scommesso sulla costruzione di una nuova Europa, ma
anche perché ha aperto un nuovo
secolo in cui l’Europa non si fermerà
più alla Porta di Brandeburgo, ma
potenzialmente arriverà fino agli
Urali. Il caso ha voluto che questo
vertice fosse sotto la presidenza di
turno della Francia proprio nell’anno in cui è stato ricordato il cinquantesimo anniversario del vero atto di
nascita della Comunità europea,
quello del 9 maggio 1950 quando
l’allora ministro degli Esteri francese,
Robert Schuman, facendo propria
un’idea di Jean Monnet, propose la
creazione della «Comunità europea
del carbone e dell’acciaio» (Ceca) fra
Francia e Germania. Da lì nacque
quella che con il Trattato di Roma
del 1957 sarebbe diventata la Comunità europea dei 6, poi gradualmente
allargata ai 9, quindi ai 12 e infine ai
15 paesi membri delTatiuale Ue. In
quella dichiarazione storica, Schuman affermava tra l’altro: «L’Europa
non si farà in un colpo solo, né con
una costruzione d’insieme: si farà attraverso realizzazioni concrete,
creando prima di tutto una solidarietà di fatto. La riunione delle nazioni europee esige che l’opposizione
secolare della Francia e della Germania venga eliminata (...). La messa in
comune delle produzioni di carbone
e di acciaio assicurerà immediatamente la creazione di basi comuni di
sviluppo economico, prima tappa
della federazione europea».
Da allora, il processo di integrazione europea è stato trainato dalla locomotiva franco-tedesca e non è un
caso che il vertice di Nizza sia stato
dominato dalla disputa tra questi
due paesi. Il vertice infatti ha sancito
la conclusione del primo ciclo della
costruzione europea, quello dell’Europa occidentale, e ha aperto il ciclo
della nuova grande avventura dell’allargamento a Est, cioè ai paesi
che fino a undici anni fa erano stati
privati dei loro legami con l’altra
parte dell’Europa. E evidente che il
Segue a pag. 4
Pro alluvionati
Continua la
sottoscrizione
Prosegue la sottoscrizione promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) per gli
alluvionati di Liguria, Piemonte e
Valle d’Aosta. Sono stati raccolti finora 15 milioni di lire che sono stati
assegnati (10 milioni) alla Casa valdese di Vallecrosia, centro di incontri e vacanze, che è stata inondata
subendo gravi danni, e (5 milioni)
alla Casa di accoglienza per stranieri
di Intra, opera della locale Chiesa
metodista. Le offerte possono essere
inviate con conto corrente postale n.
38016002, intestato alla Fcei, via Firenze 38, 00184 Roma; oppure con
bonifico bancario sul conto n.
502060 intestato alla Fcei presso la
Banca Popolare Etica, ABI 05018,
CAB 12100. In ogni caso, specificare
nella causale: «prò alluvionati».
Sicilia, un appello
Cristiani contro
gli abusi edilizi
«Cristiani contro l’abusivismo» è il
titolo di un appello diffuso nelle
scorse settimane e firmato da rappresentanti valdesi, battisti e cattolici siciliani, con cui si invitano «i cittadini, indipendentemente dal loro
credo e dalla loro militanza politica,
a far udire la voce della Sicilia che si
oppone allo scempio edilizio». «Di
fronte al disastro deH’abusivismo
edilizio e alla recente proposta di
legge di sanatoria per le costruzioni
della fascia costiera avanzata dal governo regionale siciliano - si legge
nell’appello -, come cristiani che
con dolore portano ancora oggi il
peso del lungo silenzio istituzionale
di ieri nei confronti della mafia e dei
suoi delitti, non intendiamo contribuire ad altri colpevoli silenzi ma alziamo la nostra voce» (nev)
I Valli valdesi
Sciare a Prali
impianti aperti
Buon afflusso, a Prali, alle piste di
sci nel ponte dell’8 dicembre. Il dato
non era affatto scontato alla vigilia,
dal momento che in seguito all’alluvione di metà ottobre molte frane
avevano ripetutamente ostruito la
strada provinciale, dove in alcuni
tratti ancora si deve viaggiare a senso unico alternato in quanto i lavori
alla sede stradale non sono terminati: per consentire alle squadre di addetti di provvedere al ripristino delle
carreggiate e al loro consolidamento,
nella settimana gli impianti restano
chiusi. Nel frattempo la Comunità
montana valli Chisone e Germanasca ha ratificato il protocollo d’intesa
relativo alla nuova seggiovia biposto
che sostituirà l’impianto attuale.
Mentre a Buenos Aires era in corso,
attorno alla piramide del centro della
Plaza de Mayo, la ventesima marcia
«della resistenza» organizzata dalle
madri e dalle nonne dei desaparecidos,
a Roma nell’aula Bunker di Rebibbia i
generali Carlos Guillermo Suàrez Mason e Santiago Omar Riveros venivano
condannati all’ergastolo dalla II Corte
d’Assise. Si è concluso così, e con dtre
5 condanne a 24 anni per imputati minori, il primo atto italiano del processo
«per la verità e la memoria» sul dramma che ha sconvolto l’Argentina tra il
1976 e il 1983. «Non ci hanno vinto,
non ci hanno costretto a dimenticare,
non abbiamo perso la volontà di lottare e conoscere la verità su che cosa è
capitato ai nostri figli», ha detto a Roma, tra le lacrime, Lita Boitano, madre
di due desaparecidos. Le ha fatto eco da
Buenos Aires Taty Almeyda: «Nel giorno della marcia di 24 ore, è stato un regalo, un ossigeno puro, uno dei nostri
risultati: giustizia, la giustizia legale
che abbiamo sempre chiesto».
Verità, memoria, giustizia. Tre parole per capire l’ostinazione di alcune
centinaia di persone, che da ventiquattro anni chiedono di conoscere
perché 30.000 persone sono letteralmente sparite. Giovani che all’epoca
della dittatura militare in Argentina
erano considerati «sovversivi» perché
chiedevano più democrazia, più giustizia sociale, più solidarietà. I generali che avevano preso il potere questo
non lo potevano tollerare e hanno fatto sparire fisicamente le idee sovversive con i corpi di coloro che ne erano
portatori; non importa se erano donne incinte (le facevano partorire e affidavano i figli a coppie di militari sterili) o se erano ragazzi che avevano appena distribuito solo qualche volantino al liceo. Meglio se erano intellettuali, dirigenti sindacali, omosessuali
e ebrei; sarebbe stato più facile convincere tutti del loro sovversivismo. Li
si torturava con più... convinzione.
Sono stati in pochi, in Argentina e
nel mondo, a chiedere, durante quel
periodo, il rispetto dei diritti umani. Il
gioco delle complicità e delle connivenze, degli interessi nazionali ha
bloccato qualsiasi accertamento della
verità. Solo alcune madri, alcuni familiari hanno denunciato, hanno chiesto
ai potenti dell’epoca, all’opinione
pubblica, di mobilitarsi. Con scarsi e
sporadici risultati. La stessa cosa
quando la situazione politica argentina è tornata normale. Gli eccessi
c’erano stati, ma gli autori di quei crimini avevano obbedito a un ordine legittimo. C’è stata quindi la legge
dell’obbedienza dovuta e l’indulto. E
ancora una volta madri, padri, nonni
e nonne, i locos (pazzi) come li hanno
chiamati, hanno continuato a gridare
«vogliamo verità e giustizia».
1 diritti delTuomo, mai così proclamati e così abbandonati, non avevano e
non hanno tutela internazionale. L’ostinazione ha trovato ascolto nella Lega
per i diritti dei popoli, nell’azione di alcuni avvocati, tra cui Marcello Gentili e
Giancarlo Maniga, nelle chiese valdesi e
metodiste, che hanno deciso di attribuire parte dell’otto per mille a questa
causa. Così è stato possibile aprire un
processo in Italia. L’esito è una (tardiva) giustizia e racconta la verità sulla
scomparsa di otto persone; otto che ne
rappresentano idealmente 30.000. Ancora una volta le cose pazze del mondo
hanno svergognato i potenti.
A pag. 9 > Giorgio Gardiol
2
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PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15
DICEMBRJj
Benedetto sia
il Signore, l’Iddio
d’Israele, perché
ha visitato e
riscattato il suo
popolo, ci ha
suscitato un
potente salvatore
nella casa di
Davide suo servo,
°come aveva
promesso da
tempo per bocca
dei suoi profeti;
uno che ci
salverà dai nostri
nemici e dalle
mani di tutti
quelli che
ci odiano.
^^Egli usa così
misericordia
verso i nostri
padri e si ricorda
del suo santo
patto, ^^del
giuramento che
fece ad Abramo
nostro padre,
^*di concederci
che, liberati
dalla mano dei
nostri nemici,
lo serviamo
senza paura,
^Hn santità e
giustizia, alla sua
presenza tutti i
giorni della
nostra vita.
tu, bambino,
sarai chiamato
profeta
dell’Altissimo,
perché andrai
davanti al
Signore per
preparare le sue
vie, ^^per dare al
suo popolo
conoscenza della
salvezza
mediante il
perdono dei loro
peccati, ^^grazie
ai sentimenti
di misericordia
del nostro Dio;
per i quali
l’Aurora dall’alto
ci visiterà
^^per risplendere
su quelli che
giacciono in
tenebre e in
ombra di morte,
per guidarei
nostri passi verso
la via della pace»
(Luca 1,67-79)
IL NOME E L'IDENTITÀ
Zaccaria parla del proprio figlio Ciovanni in base all'identità di Gesù. L'identità
di ogni essere umano va ridefinita a partire dal manifestarsi di Dio in Gesù Cristo
LUCA BARATTO
UN commentatore americano ha paragonato la struttura dei primi due capitoli del
Vangelo di Luca a quella di un
musical, motivando l’accostamento in questo modo; come in
un film musicale gli attori sottolineano i momenti salienti della
vicenda abbandonandosi al
canto, così anche nel Vangelo
della nascita e dell’infanzia di
Gesù i personaggi esprimono le
loro riflessioni e i loro sentimenti con inni di gioia e di stupore.
sci andare in pace il tuo servo
(...) poiché gli occhi miei hanno
visto la tua salvezza. Le promesse di Dio si sono materializzate
davanti ai loro occhi, l’attesa
della loro speranza si è compiuta. Infine, canta anche Zaccaria.
La famiglia di Zaccaria
Come un musical
CANTANO gli angeli nella
notte di Natale, ma cantano
anche degli esseri umani presi
dalla gioia e dallo stupore di veder realizzate davanti le cose
che occhio non ha mai vedute e
orecchio mai udite e che non
sono mai salite nel cuore dell’uomo e che Dio ha preparato
per coloro che l’amano. Canta
Maria perché il Signore ha riguardato alla bassezza della sua
ancella e l’ha scelta come strumento del suo agire; e il suo è lo
stupore di chi constata che il Signore usa cose umili, che non
sono, per esprimere la sua vicinanza al mondo.
Cantano Simeone e Anna per
esprimere la loro gioia nel vedere Gesù portato al tempio dai
suoi genitori, ma anche per ringraziare Dio per aver loro concesso di vivere fino a quel momento: ora , o mio Signore, tu la
Preghiamo
Signore, tu hai incontrato il tuo popolo nel passato.
Attraverso il deserto hai guidato i tuoi figli;
quando si sono persi sei andato alla loro ricerca;
quando erano in esilio lì hai riportati a casa.
Per il tuo amore che ci accompagna, noi ti lodiamo.
Signore, tu incontri il tuo popolo nel presente;
nei nostri culti tu ci parli;
nel nostro cammino di vita tu ci accompagni;
quando noi cerchiamo una via,
noi la troviamo in Gesù.
Per il tuo amore che ci chiama a seguirti,
noi ti lodiamo.
Signore, tu incontrerai il tuo popolo nel futuro;
quando 1 tempi sono incerti
la tua promessa rimane salda;
il tuo regno verrà in terra e in cielo;
l’intera creazione sarà rinnovata.
Per il tuo amore che ci mantiene per sempre,
noi ti lodiamo.
(da J. Jarvis & D. Pickard, Companion to the revised
Common Lectionary, voL 3, Epworth Press, 1999)
CHI è Zaccaria? È un padre di
famiglia, il marito di Elisabetta e il genitore di Giovanni.
Zaccaria fa parte della famiglia le
cui vicende si intrecciano con
quella di Gesù: l’angelo del Signore annuncia tanto la nascita
di Gesù a Maria, quanto quella
di Giovanni ad Elisabetta; entrambe le donne sono al centro
di due nascite impossibili. Luna
vergine, l’altra sterile; così come,
da adulti, la predicazione di Giovanni si incrocerà con quella di
Gesù. La famiglia di Giovanni
rappresenta, nel racconto di Luca, tutto ciò che di più alto e nobile proviene dalla fede e dalla
speranza di Israele. Zaccaria è
un sacerdote del tempio. Elisabetta discende anch’essa da una
famiglia sacerdotale; entrambi
sono definiti giusti e irreprensibili nel cospetto di Dio. La stessa
nascita di Giovanni, le sue modalità, ci riportano a momenti
importanti della storia del popolo, richiamano la nascita dei figli
dei patriarchi, i figli della promessa che nascono da padri e
madri anziane e sterili. Proprio
in questa nascita miracolosa, nel
dono di un figlio desiderato,
Zaccaria ed Elisabetta sperimentano nella propria vita la fedeltà
del Signore, il quale mantiene le
sue promesse e ascolta la preghiera di chi si rivolge a lui.
Per questo la lode di Zaccaria
non inizia con il magnificare
Dio per aver ricevuto Giovanni,
ma perché il Signore ha visitato
e riscattato il suo popolo e ha
suscitato un potente salvatore,
cioè Gesù. Solo dopo parlerà anche di Giovanni e lo farà descrivendo la vita e l’identità del proprio figlio in relazione al molo e
alla figura di Gesù: sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché
andrai davanti alla faccia del Signore per preparare le sue vie.
berazione. Perché significa che
da ora in poi più nessuno sarà
prigioniero della propria identità, in quanto Gesù è venuto a
oftime una nuova.
Le promesse di Dio
Una nuova identità
La fedeltà di Dio
POICHÉ la storia di questa famiglia si intreccia con quella
di Gesù, Zaccaria si rende conto
che questa fedeltà va ben oltre
l’aver donato un figlio a una
coppia sterile. Anche un altro figlio è stato donato a loro e al
mondo, un figlio nel quale Iddio
porta a compimento il suo piano, si ricorda dei nostri padri e
del giuramento che fece ad
Abramo. È la fedeltà del Dio della promessa che Zaccaria celebra, fedeltà che realizza le speranza degli antichi e si intreccia
con le vicende degli uomini e
delle donne del mondo, con le
vicende della famiglia di Giovanni. Una piccola storia privata
si intreccia con una grande storia che parte da molto lontano.
E un po’ il destino di Giovanni
quello di essere sempre definito in relazione a Gesù: la sua
missione di profeta è quella di
precursore, uno che viene prima
ma che non è neppur degno di
sciogliere i legacci dei calzari di
chi viene dopo. Sembra che Giovanni non possa vivere di una
identità propria. Neppure Zaccaria, suo padre, sembra valutarlo in modo diverso. In effetti,
può sembrare triste, può sembrare la storia dell’eterno secondo, di colui il cui lavoro viene
sempre sminuito, qualcuno che
non può mai brillare di luce propria, ma al massimo essere una
stella di seconda grandezza.
Eppure ciò che fa Zaccaria,
cioè il definire Giovanni in base
all’identità di Gesù, non è affatto
una condanna, ma è la realizzazione di un tempo nuovo, tempo di liberazione e di cambiamenti. È il tempo in cui non soltanto l’identità di Giovanni può
trovare la sua definizione solo
riferendosi a Gesù, ma il tempo
in cui l’identità di ogni essere
umano verrà ridefinita in base a
quella di Gesù. Un tempo in cui
non solo Giovanni, per sapere
chi lui stesso è, dovrà riferirsi a Gesù; ma in cui ogni essere
umano, per trovare la verità
profonda su se stesso, dovrà
confrontarsi con Gesù.
Questa è una verità che Luca
vuole metterci davanti sin dall’inizio del suo Vangelo: la storia
particolare di ogni essere umano, con le sue aspirazioni e le
sue attese si intreccia con quella
delToperare nuovo e potente di
Dio; la speranza che viene dal
passato (da Abramo e dai padri)
si fa presente nell’attuale operare di Dio. E l’identità di ogni essere umano, di ogni persona, di
ogni uomo e di ogni donna, deve essere ridefinita a partire dal
manifestarsi di Dio in Gesù Cristo. E questa è una parola di li
SIGNIFICA che da ora in poi
ogni essere umano, nato come figlio e figlia desiderati dai
genitori, non deve mai sentirsi o
essere considerato semplicemente come il prodotto di altre
persone che lo inseriscono in un
cammino preciso e immutabile;
un essere umano non è soltanto
il risultato del proprio ambiente
o delle aspettative di altri, ma è
qualcuno che vive nell’orizzonte
ampio e libero delle promesse di
Dio. Sono queste promesse che
fondano l’identità più profonda
di una persona per far sì che
nessuno si senta prigioniero di
se stesso, del proprio ambiente,
del proprio stato sociale o culturale, di tutto ciò che lo determina e lo può marchiare a vita.
Per questo Gesù si avvicinerà
nella sua vita a persone sconvenienti e vivrà in comunione con
loro, perché egli porta ad ogni
essere umano una nuova identità. L’identità del pubblicano,
della prostituta, del peccatore,
dello zoppo, dello storpio, del
samaritano, dello straniero, dello schiavo non risiede nel loro
stato visibile, nella loro miseria
quotidiana, nella loro ingiustizia, nel loro vendersi o nel loro
comprare, nella loro irreligiosità, nella loro imprecisione teologica. Per parlare di loro e dire
chi sono realmente, devi parlare
di Cristo, perché egli è venuto
per donare a ogni creatura una
identità nuova e vitale, al di là di
ciò che ognuno è.
Avvento può forse essere anche questo: l’attesa di un nome
nuovo e di una nuova identità
che ci possa liberare da noi stessi e dal nostro ambiente. Davanti a Gesù non c’è più nulla che ci
determini così fortemente se
non le sue promesse. Non il nostro passato né la nostra famiglia, nemmeno padre e madre:
Zaccaria e Elisabetta non danno
un nome al figlio, glielo pone
Dio. La storia della famiglia di
Giovanni viene a raccontarci di
un mondo nuovo in cui il formarsi di una identità scaturisce
dall’incontro con il Signore e
con le sue promesse.
(prima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omileticlK
Vorrei indicare
percorsi da esplori
l’eventualità di
<lUij
rai
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mo è legato al d,,:
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zione qui a fianco *
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di Luca sembrano coi*
mare questa prassi I
che è proprio sul ;;
del bambino chen»
una disputa, racconta
in modo molto iroj
tra I parenti e i genjw
Normalmente èi|,
dre che pone il nomi,
figlio, ma nel nostro®
Zaccaria, reso muto pai
sua incredulità all'anii,
ciò della nascita di6ì
vanni (1, 5-25), non»,
farlo perché non può;»
' lare. Allora i parenti
ziano a chiamare il pi®
10 Zaccaria, perchéii
nome del padre, edEls
betta non riesce a comi
cerli che il suo vero»
me, non legato alla»
famiglia né al suoai
biente (v. 61) ma do«
da Dio, è Giovanni,(t
convincerli Zaccaria dii
scrivere su una tavol*
11 nome del figlio! Il fa»
che Giovanni riceva»
nome e un'identitàckeL
liberano da ogni vintol
che la successione potè*
offrirgli ma che lo api
alla promessa di Dioè»
condo me un dato da»
lorizzare e da presenta«
positivamente e anctieè
ampliare all'esperienzad
ogni credente. Scrivei
commentatore ameria
no; «Giovanni diventa»
modello per la chiesai
per i suoi membri ride«
tità dei quali, comeqni
la di Giovanni, non stai
una unicità isolata rnatd
loro ruolo di attori di
dramma divino dellaii
vezza. Le loro autotiie
grafie prendono ses
quando le loro storie e«
trano in relazione coni
storia di Dio».
Un altro tema ben pie
sente nel nostro testo!
quello della promesal
cantico di Zaccaria si in*
risce pienamente nel*
tradizione dei sairnivete
rotestamentari e, in d“*
sto senso, sa leggeee*
novità dell’agiredi^
nel presente alla luce#
la promessa fatta nelp*
sato. Se si volesse trov^
uno slogan per definì*
l’azione di Dio e la pel®
zione della sua azione»
parte dei protagonisti*
capitoli 1 e 2 di Ln#
potrebbe dire che
agisce nella discontin#
della grazia (il suo
sempre nuovo e impi ,
dibile) e nella contine ,
della promessa (la sue
deità che accornpeS»
ogni generazione), u
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: Dal 4 al 6 novembre si è svolto a Katherini il Sinodo della Chiesa evangelica greca
Essere protestanti nella Grecia ortodossa
La chiesa conto circo 5.000 membri ma solo un migliaio si considerano membri effettivi
l\lon accetta il pastorato femminile. I difficili rapporti con lo stato e con la Chiesa ortodossa
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salvatore RICCIARDI
DOPO una trattativa durata molto tempo, è stato
finalmente possibile per la
Cepple (Conferenza delle
chiese protestanti dei paesi
latini d’Europa) stabilire un
contatto con la Chiesa evangelica greca, rispondendo
all’invito a partecipare al Sinodo generale, che si riunisce ogni due anni. Ho trovato
di estremo interesse questa
visita, perché ho potuto constatare la vitalità e la cordialità di una piccola chiesa, che
ha riservato una bella accogliènza ai suoi ospiti e ha
messo in risalto la loro partecipazione ai lavori.
Dico subito che la Chiesa
greca conta circa 5.000 credenti, organizzati in una
trentina di chiese locali, senza contare quelle all’estero
(Albania, Turchia, Usa). Ma si
considerano (o sono considerati) membri di chiesa a tutti
gli effetti solo un migliaio di
persone, che si professano
«convertiti» o «cristiani consacrati», che si impegnano a
un’assidua frequentazione
alla vita della chiesa e all’osservanza di uno stile di vita
altróve desueto (banditi i
rapporti prerriatrimoniali,
condannata senza mezzi termini l’omosessualità, non
presa in considerazione l’ipotesi della convivenza senza
matrimonio e così ■via).
Strutturalmente, la penisola ellenica è suddivisa in
due distretti; Nord e Sud. Un
terzo distretto è costituito
dalle chiese che si trovano
negli Usa. Questi distretti
tengono Sinodi regionali tutti gli anni. Tanto i Sinodi regionali quanto il Sinodo generale somigliano un po’ alle
nostre assemblee di circuito,
perché sono assemblee di responsabili (pastori, anziani,
diaconi, membri di commissioni; non esistono deputazioni delle chiese elette dalle
assemblee rispettive). Neppure a dirlo, i 55 membri del
Sinodo generale con diritto
di voto erano rigorosamente
maschi; non sono presi in
considerazione i ministeri
femminili. Alla mia domanda: che cosa succederebbe se
una ragazza volesse fare il
pastore? mi è stato risposto:
perché dobbiamo porci problemi che non abbiamo?
Una chiesa nata nel 1829
La nascita della Chiesa evangelica greca, che è fra l’altro una delle fondatrici del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e membro dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm), si può far risalire al
1829, anno in cui un missionario americano rispondente
al nome di Joñas King tentò
un risveglio della Chiesa ortodossa riuscendo a costituire
una Chiesa evangelica. Nel
1858 vedeva la luce il primo
periodico evangelico, «Asteras
tes Anatoles» (Stella dell’Anatolia); a partire dal 1880 o poco più vi sono stati Sinodi regolari. I pastori sono tutti preparati nelle facoltà teologiche
degli Usa. Una commissione
eletta dal Sinodo li segue nei
loro studi e si accerta che non
seguano un indirizzo teologico troppo «liberal».
La responsabilità «gestionale» della chiesa è affidata a
un moderatore (che dura in
carica due anni ed è rieleggibile una sola volta), a un tesoriere e a un segretario generale. Il tesoriere ha presentato un bilancio attivo, grazie
alla generosità delle chiese (e
degli aiuti esteri). Il segretario
generale, Antonio Koulouris,
ha lasciato questo ministero
Un’immagine del Sinodo del 1996
dopo 24 anni di servizio ininterrotto, svolto accanto alla
sua professione di funzionario dei cantieri navali. Ha trovato il tempo di tradurre in
greco «L’Istituzione cristiana» di Calvino, e continua a
tradurre commentari biblici,
che vengono diffusi come dispense ciclostilate.
Il «malessere dei pastori»
Due momenti dei dibattiti
sinodali mi sembrano particolarmente da ricordare. Il
primo ricalcava un po’ discussioni che abbiamo fatto noi
alcuni anni fa sul «malessere
dei pastori», sulle loro frustrazioni, sulle loro solitudini, sui
loro problemi familiari e via
dicendo. È stata respinta,
malgrado le finanze lo permettessero, un aumento della
«base» dello stipendio (mentre si è operato un ritocco degli assegni familiari), perché
«non è dai soldi che il pastore
dev’essere incentivato». Si
pensa piuttosto a una valorizzazione dei doni specifici di
ciascuno, all’incoraggiare
partecipazioni a conferenze e
Sinodi esteri, a forme dì pastorato collegiale. Resta fermo
il principio che la preoccupazione primaria è quella del
benessere delle comunità,
perché «se a uno non piace la
svoltosi anch’esso a Katherini, nello stesso edificio
DAL MONDO CRISTIANO
1 Si terrà in Colombia dal 10 al 19 gennaio 2001
IV Assemblea generale del Consiglio
delle chiese deirAmerlca Latina (Clal)
BARRANQUILLA— Si svolgerà dal 10 al 19 gennaio 2001 a
Barranquilla (Colombia), la quarta Assemblea generale aei
Consiglio delle chiese dell’America Latina (Clai) e sara dedicata in particolare al tema della missione in un mondo sempre
più segnato dal processo di globalizzazione. Lo ha reso noto il
pastore Israel Batista, segretario generale del Clai, speciticando che si tratterà di «un grande sforzo alla ricerca di valOT di
etica e morali da contrapporre ai valori di un sistema conyefitivo e disumanizzante ormai prevalente in tutto il mondo>^
Del Clai, che ha sede a Quito (Ecuador), fanno parte oltre 15U
chiese evangeliche di 21 paesi latinoamericani. (nevj
1 No all'eliminazione dell'indicazione religiosa
Lanciata la campagna degli ortodossi
greci contro 11 progetto del governo
ATENE — È stata lanciata ufficialmente venerdì scorso in
Grecia una grande campagna promossa dalla Chiesa ortodossa per indire un referendum che blocchi il progetto governativo di togliere dalle carte d’identità dei cittadini ^eci
ogni riferimento alla loro fede religiosa. Secondo gli ortodossi si tratterebbe di uno «stupro culturale» commesso contro
la volontà di un popolo «che vuole mantenere la propria
identità religiosa»; secondo il governo l’iniziativa è frutto
delle preoccupazioni della chiesa ortodossa per la crescente
immigrazione di lavoratori musulmani. (nevleni)
Si è svolta ultimamente in Sud Africa
Conferenza mondiale deirAssoclazIone
del cappellani delle carceri
puzza delle pecore, non è obbligato e fare il pastore».
I rapporti con lo stato
Il secondo dibattito significativo era incentrato sui rapporti con lo stato, fortemente
condizionato dalla Chiesa ortodossa. La registrazione della confessione di appartenenza sulle carte di identità, vissuta dagli evangelici come
una discriminazione, si sperava sarebbe stata abolita col
varo della nuova Costituzione
(primi Anni 90). Non se n’è
fatto nulla. Non solo, ma chi
abbandonasse una chiesa per
iscriversi a un’altra, sarebbe
sempre considerato appartenente alla chiesa d’origine,
senza annotazione del cambiamento sulla carta di identità, a meno di una sua richiesta ufficiale e di un decreto del ministero dell’Interno.
Questa prassi vuole scoraggiare l’evangelizzazione, anche nel timore che un’azione
evangelistica possa aver successo fra soggetti socialmente
deboli: handicappati, poveri,
minorenni, nella presupposizione che siano facilmente
circuibili 0 convertiti con la
promessa di denaro.
In margine a questa problematica, si è riportato in Sinodo il caso di una chiesa locale
costituitasi a Larissa, la quale
ha dovuto affrontare ben due
gradi di giudizio (perdendo
nel primo, vincendo nel secondo) per vedersi riconoscere la qualifica di «ente religioso», anche senza affiliarsi ufficialmente alla Chiesa evangelica greca. Non che non volesse farlo (è anzi una chiesa che
fa parte integrante del Sinodo), ma voleva far valere un
diritto che pare sia possibile
affermare in sede locale.
Mi fermo qui. ,Mi pare che
queste note siano sufficienti a
darci il quadro di una realtà
contraddittoria e interessante, che vive una situazione
difficile e che forse anche per
questo tiene a mantenere degli «standard» morali che non
la espongano a facili critiche.
Ho l’impressione che tocchi
alle chiese del resto d’Europa
(perché non anche alla nostra?) cercare di intensificare i
contatti, gli inviti, gli scatiibi,
senza ovviamente investirsi
di responsabilità missionarie
nei confronti di nessuno. Noi,
piccola minoranza evangelica
in Italia, che ha conosciuto
tempi difficili di persecuzione
e di emarginazione, non siamo sopravvissuti anche grazie alle chiese di altri paesi
che ci hanno dato forza con la
loro solidarietà?
È stata ufficialmente costituita a Ginevra il 7 dicembre scorso
Nata l'Alleanza ecumenica per la giustizia
Dal 7 al 9 dicembre scorsi si è svolta, al
Centro ecumenico di Ginevra, la riunione costituente di una nuova organizzazione: l’«Al-leanza ecumenica per la difesa delle cause di
pace e di giustizia». Convinta che «su un pianeta in pieno processo di mondializzazione,
è più importante che mai che le chiese lavorino insieme per affrontare le cause profonde
della sofferenza umana», la riunione ha visto
la partecipazione di 45 rappresentanti di un
ampio ventaglio di organizzazioni legate alle
chiese: Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e le sue chiese membro, organizzazioni
cattoliche romane, associazioni e Consigli regionali di chiese, comunioni cristiane mondiali, organizzazioni ecumeniche intemazionali, agenzie e reti specializzate collegate alle
chiese. L’Alleanza ecumenica è stata ufficialmente inaugurata nel corso di questa riunione e sono stati individuati i temi di azione
prioritari che saranno oggetto degli sforzi comuni dei suoi membri negli anni a venire.
L’appello a creare un nuovo meccanismo
destinato a coordinare le iniziative di difesa
delle cause di pace e di giustizia a livello mondiale venne lanciato per la prima volta nel
1997 da agenzie legate alle chiese e da ministeri specializzati che avevano capito che
«l’aiuto allo sviluppo deve basarsi sul cambiamento delle strutture ingiuste». Questo appel
lo è stato incoraggiato dal successo della
Campagna internazionale per la proibizione
delle mine antiuomo e di «Jubilee 2000». Si
spera che tramite l’Alleanza ecumeiiica le
chiese e le loro organizzazioni saranno in grado di definire priorità di azione comune e di
mettere a punto strategie efficaci che portino
a riforme politiche positive a livello mondiale.
«Se le organizzazioni sono libere di cooperare
o meno a tali campagne - hanno fatto notare
gli organizzatori - speriamo che i rappresentanti dei membri dell’Alleanza sceglieranno
questioni così brucianti che la maggior parte
delle chiese e delle loro organizzazioni vorranno accapparrarsene».
Nella seduta di apertura della riunione oratori del Consiglio ecumenico, dell’Onu, di organizzazioni cattoliche romane e di un associazione regionale di chiese, hanno parlato
dell’azione comune delle chiese e della loro
capacità a influire sul corso degli eventi motidiali mobilitando i loro membri su determinate questioni. Sono intervenuti Konrad Raiser, segretario generale del Cec, Bertrand
Ramcharan, alto commissario aggiunto ai diritti dell’uomo dell’Onu, Celine Monteiro
dell’organizzazione «Franciscains International», Baffour Amoa, segretario generale
dell’Associazione dei Consigli cristiani e delle
chiese dell’Africa dell’Ovest. (Cec info)
KROONSTAD — L’Associazione interdenominazionale dei
cappellani delle carceri ha recentemente riunito delegati da
70 paesi per la sua IV conferenza mondiale in Sud Africa, a
Kroonstad. Il tema centrale della conferenza era «Tsèpo: la sfida alla disperazione per dare speranza»; tsèpo, in africaaii, significa speranza. Oltre ad affrontare i problemi comuni, i delegati hanno raccontato esperienze e progetti e due di questi,
in particolare, hanno focalizzato l’attenzione dei partecipanti.
La pastora metodista russa, Elena Stepanova, da otto anni
opera in un carcere misto di 3.500 persone e ha do'vuto lottare
in un ambiente degradato e degradante, contro il trattamento
disumano dei carcerati. Ha potuto mostrare un video girato
dagli stessi carcerati, che mostra i cambiamenti che si sono
verificati e il successo nel creare un luogo più dignitoso e vivibile. La Chiesa mennonita ha realizzato un progetto nel Caiiada che mira a dare assistenza medico-psichiatrica a chi ha
scontato una pena per reati sessuali. Un gruppo di lavoro di
6-8 esperti si prende cura di ogni rilasciato, lo segue fintanto
che non dia sufficiente affidamento, per il suo bene e per la sicurezza della comunità nella quale torna a inserirsi. Questo
programma di assistenza ha a'vuto uno straordinario successo
e verrà tentato da altri delegati nei propri paesi. (fcr)
Chiesa luterana ó\ Svezia
Sotto controllo le attività delle società
In cui la chiesa ha quote azionarle
STOCCOLMA — Un teologo, un economista e un mpager
controlleranno da ora in poi le attività delle società di cui la
Chiesa luterana svedese detiene quote azionarie. La Commissione è stata formata dopo che alcuni membri di chipa si sono accorti che una stazione televisiva, in parte proprietà della
chiesa, ogni sera manda in onda film pornografici, (nev/bip)
M Ha rifiutato l'offerta del Manchester United
Carlos Roa: «Dio vale molto
più che dieci milioni di dollari»
BUENOS AIRES — «Dio vale molto di più che dieci milioni
di dollari»: con queste parole il portiere della squadra nazionale di calcio argentina Carlos Roa ha rifiutato l’offerta d ingaggio prospettatagli dalla squadra inglese del Manchester
United. Roa, che è membro della Chiesa awentista, ha specificato che il contratto prevedeva la sua partecipazione a numerosi incontri da giocarsi al sabato, giorno che gli avventisti
dedicano al riposo settimanale e al culto. (nev/rapidas)
Inchiesta per conto di un settimanale evangelico
Per I tedeschi pregare «fa bene»
AMBURGO — Per due terzi della popolazione tedesca pregare «fa bene». È il sorprendente risultato di un’inchiesta
svolta dall’agenzia Emnid per il settimanale evangelico
«Charisma» di Amburgo. Ciononostante, sempre secoiido
l’inchiesta, tra la popolazione dell’ex Germania democratica,
solo un abitante su quattordici crede che la preghiera possa
avere una reale incidenza sui fatti della vita quotidiana (uno
su cinque nella ex Germania federale). (nev/icp)
h A Taineti, vicino alla capitale della Georgia
Scuse della polizia alla Chiesa battista
TAINETI — Scuse ufficiali della polizia alla chiesa battista
di Taineti, presso Tbilisi in Georgia, per l’irruzione compiuta
nel tempio durante un culto a fine agosto con relativo sequestro degli arredi della chiesa. Disarmante la motivazione: nel
restituire la Bibbia, gli innari e le sedie, il capo della polizia ha
dichiarato: «Credevamo foste Testimoni di Geova...». (nev/bt)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 15 dicembre* VENERDÌ
f
Una guida didattica di Giorgio Tourn soprattutto per chi non conosce i protestanti
Comunicare ('«alfabeto evangelico»
Si porte dalMfabeto» cattolico per esprimere i contenuti della fede degli evangelici Così
per le immagini: si porte dalla guotidianità più diffusa per giungere al pensiero protestante
MARCO FRATINI
COME spiegare in termini
semplici e chiari un concetto complesso come la resurrezione? O il battesimo, la
fede, la grazia? E come rendere questi termini immediatamente comprensibili mediante il linguaggio delle immagini afferenti alla cultura
contemporanea? Un tentativo possibile (e credo ben riuscito di quella difficile pratica
che chiamiamo divulgazione)
si è concretizzato nel recente
Alfabeto evangelico*, scritto
da Giorgio Tourn e pubblicato dalTeditrice Hapax di Torino in coedizione con la Claudiana è stato presentato il 2
dicembre scorso a Torre Pellice. Il libro nasce dall’esigenza di fornire materiale didattico nelTambito del Progetto
«Ebrei-valdesi» del Centro
culturale valdese, finanziato
dalla Regione Piemonte in
occasione del 150° anniversario delle Lettere Patenti di
Carlo Alberto.
Solitamente il dialogo con
un evangelico, anche da parte dei visitatori dei nostri musei, ha inizio con la percezione di un senso di diversità, di
alterità rispetto alla maggioranza dei cittadini del nostro
paese. Essere evangelici in
Italia significa (ancora) oggi
innanzitutto non essere cattolici. Da questa contrapposi-,
zione nascono domande del
tipo: perché non avete il papa, non celebrate l’Anno Santo, non credete nella vergine
Maria?. L’uso di tale visione
distorta della fede evangelica
la fa apparire agli occhi dei
più quasi come una fede «in
negativo». Comunicare i contenuti della fede evangelica ai
propri concittadini significa
allora partire necessariamente da un terreno in cui la contrapposizione viene utilizzata
in funzione dialettica (anche
se, ancora una volta, in un’ottica di minoranza).
Alla base del libro in oggetto vi è dunque il presupposto
di una conoscenza (dottrina)
di fondo (essenzialmente cattolica romana) che il lettore
cui esso è rivolto porta inevitabilmente con sé. Una serie
di concetti, nozioni, espressioni che gli sono familiari e
da cui può avere inizio il dialogo (è pur vero che esisteva
un’altra via, fare tabula rasa di
tutto e partire da zero, o meglio da Uno, cioè da Cristo e
basta; ma ciò avrebbe significato non tenere conto della
società in cui viviamo e della
formazione culturale degli interlocutori; avrebbe significato insomma, per così dire,
porsi «dal punto di vista di
Dio»). Di conseguenza sono
stati inseriti nell’Alfabeto (con
tutte le possibili forzature a
cui costringe tale struttura e
secondo un ordine evidentemente non dogmatico ma appunto alfabetico) concetti
estranei alla fede evangelica,
come ordini religiosi, inferno,
papa, reliquie, ecc.; in altri casi questi vengono utilizzati
per spiegare concetti evangelici: eucarestia (per illustrare
la santa cena), messa (per il
culto), sacerdote (per il sacerdozio universale dei credenti).
Ancora vi sono concetti e termini comuni che, presso gli
evangelici, hanno un significato differente: chiesa, pietà,
vergine (Maria). È stato infine
scelto l’inserimento di termini
evangelici generalmente poco
noti al lettore (cattolico), come per esempio Agàpe; in
fondo al volume compare
inoltre un utile glossario contermini più specifici: confermazione, Sinodo, pastore.
Un’attenzione particolare
va posta infine al rapporto
fi-a testo e immagine. In primo luogo va rilevata la difficoltà di utilizzare immagini
comprensibili per esprimere
concetti teologici ed ecclesiologici tutt’altro che semplici (pratica non comune
nella tradizione evangelica).
In secondo luogo, le imma
gini stesse sono qui utilizzate non tanto con la funzione di illustrare un testo,
quanto con quella di «icone»
a sé stanti; nei casi più riusciti, infatti, esse vivono di
vita propria. Si tratta, in sostanza, di due codici linguistici autonomi, paralleli ma
interdipendenti. In terzo
luogo, non compare alcuna
delle immagini che solitamente utilizziamo nei nostri
testi, in cui è riconoscibile la
stratificazione della tradizione storica del protestantesimo, sostanzialmente non familiare a un lettore «esterno», ma simboli che nella
maggior parte dei casi fanno
riferimento a oggetti o segni
del nostro quotidiano: il caso
più emblematico è quello
dell’immagine che illustra il
concetto evangelico di reliquia: una lattina di Coca-Cola accartocciata e inserita in
una cornice dorata.
Per concludere, un consiglio: leggere (ma anche guardare) questo libro, che ha fatto e farà discutere, sarà utile
a riflettere su modi e possibilità di comunicare oggi con
quei cittadini del nostro paese cbe evangelici non sono.
(*) Giorgio Tourn: Alfabeto
evangelico. Torino, Hapax-Claudiana-Centro culturale valdese,
2000, pp. 32, £ 10.000.
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Pedago
In un libro il pensiero di un sindacalista pinerolese di formazione cattolica
Carlo Borra e il travagliato mondo dell'officina
BRUNA PEYROT
Acinquant’anni dalla sua
prima pubblicazione, fidizione Lavoro propone uno
scritto di Carlo Borra (19151998)* cbe ne sintetizza il
pensiero di militante cattolico e sindacale. Personalità
molto conosciuta nel Pinerolese, Borra fu operaio alla Riv
di Villar Porosa poi, accettato
l’impegno sindacale a tempo
pieno, divenne segretario della Camera del Lavoro di Pinerolo nel 1945, poi nella Cgil e
infine nella Cisl dove sarà
eletto segretario. dell’Unione
di Torino negli Anni 50. Fu infine deputato per la Democrazia cristiana per due legislature con incarichi istituzionali e politici di rilievo.
Borra scrisse moltissimo,
con «scrittura personale, originale, che muta e si adegua
al trascorrere del tempo, alle
esperienze in prima persona,
che trae spunto dal proprio
percorso autobiografico e
dalla vita di ogni giorno», come scrive Marcella Filippa
nell’introduzione. Chi lo ha
conosciuto oggi lo ricorda
come punto di riferimento
imprescindibile per le lotte
sociali e come anello centrale di una rete di relazioni
che, fuori e dentro la fabbrica, superavano le diversità
politiche e sindacali. In lui,
sostiene ancora Filippa, affiora certamente il conflitto
ideologico, tipico di anni caratterizzati da forti contrapposizioni fra mondo cattolico e mondo comunista ma,
nello stesso tempo, amicizia
e stima verso gli avversari.
Operai cattolici e comunisti,
pur fronteggiandosi, condividevano una comune etica
del lavoro basata, fra l’altro,
sul mito dell’operaio demiurgo, in grado di piegare
la materia e orgogliosamente
in possesso di un mestiere.
Borra scrisse Luci e ombre
d'officina rivolgendo un lungo discorso, un discorso diretto, con un operaio come
interlocutore. Rivolgendosi a
lui con il «tu» creava una comunicazione confidenziale e
diretta utile alla meditazione
compartita. Così i titoli dei
capitoli cbe descrivono una
fabbrica immaginata, più che
immaginaria, con le sue brutalità, le sue umiliazioni e le
sue speranze di emancipazione, ripercorrono il ragionamento di Borra sulla condizione operaia, a sua volta
tipico di quel mondo cattolico che intende offrire a chi
occupa la scala inferiore della
gerarchie sociali conforto e
riconoscimenti oftenuti con
gradualità, senza l’impeto di
una scossa rivoluzionaria.
Fra i temi che proponiamo,
altri si imporrebbero, il paragone fra l’operaio e il Cristo
lavoratore, la persona del
quale «prima di piegarsi sotto
il carico della Croce, s’è curvata sotto il peso di massicce
travi» (p. 10) della bottega del
padre terreno.
Cristo, continua Borra, ha
operato una rivoluzione del
lavoro perché «non ha rivendicato sulla piazza i diritti degli operai, ma s’è fatto operaio lui stesso» (p. 13). Interessante inoltre il gioco, anche di parole, fra umiltà e
umiliazione, per descrivere
un ambiente operaio duro.
Borra usa parole forti per dirlo: «La tua tuta, il tuo grembiule, i tuoi vestiti portano
ampie e visive le sudice impronte caratteristiche del tuo
lavoro» (p. 17); «Le tue mani,
le lue braccia, le tue gambe, il
tuo corpo si piegano, si curvano, si agitano in movimenti strani, ridicoli, sgraziati» (p.
18); «Così tutto il tuo essere
resta legato a questo tuo ambiente materialista e con
l’aria viziata ne respiri l’essenza bruta che volente o nolente, incide profondamente
sul tuo carattere, sulla tua
mentalità» (p. 65).
Borra coglie con linguaggio
d’epoca, potremmo dire,
aspetti importanti della psicologia operaia, segno anche
della sua condivisione e dell’aver sperimentato su di sé
quella vita. Si preoccupa del
«realismo esagerato» (p. 55)
che lo contraddistingue, che
lo porta a sottovalutare e anche ad allontanarsi dalla dimensione spirituale. Costante sua sollecitudine sarà di
conseguenza quella di elevare la sua cultura. L’idea è
chiara: «Date la possibilità attraverso una vita meno grama di elevare la cultura e certe forme di dissipazione spariranno» (p. 51). Borra non
crede nelle rivoluzioni sociali
come propone il comunismo
che accetta perché non è più
la bestia nera di ieri, visto che
«è stato investito da un senso
d’umanità più alto».
Carlo Borra, tuttavia, è
convinto che l’interclassismo, le differenze sociali non
siano eliminabili perché ognuno in questa società ha
un posto suo e un dovere suo
da assolvere. Il problema è il
riconoscimento della reciproca importanza per il corpo sociale abitato; e se l’obbedienza è necessaria alla regolazione della vita insieme,
l’umiltà del servizio deve accompagnare qualsiasi ruolo.
Da uomo autenticamente
cattolico. Borra ripropone
dunque i valori della sua
chiesa misurati sull’esperienza quotidiana operaia.: un libro interessante per capire,
soprattutto nell’area piemontese, il modo di pensare di un
dirigente sindacale, poi parlamentare, impegnato nella
politica da cattolico. E sarebbe pure interessante riuscire
a compararlo con qualche
personalità dello stesso periodo, di area protestante,
per capire come nelle soggettività individuali si declinino i
valori della fede.
RIVISTE
MicroMeea Storia e memoria
L’ultimo numero (5/2000, £ 20.000) della rivista diretta da
Paolo Flores d’Arcais trova il proprio «piatto forte» nella se«
zione centrale dedicata al problema «Storia e memoria», e in
particolare all’accessibilità dei documenti vaticani: visi
espongono le risultanze della Commissione storica intemazionale rattolico-ebraica sul «Vaticano e
l’Olocausto», con commenti ulteriori degli
storici Luciano Canfora, Andrea Riccardi,
Pietro Scoppola e Michele Sarfatti del Centro di documentazione ebraica di Milano,
ma anche del pastore Giorgio Bouchard
che si rifà, tra l’altro, alla testimonianza di
Ernesto Buonaiuti. In una sezione dedicata alle favole viene presentato un testo poco conosciuto di Soren Kierkegaard.
TELEVISIONE
Protestantesimo
■c
~ I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa«
zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 24dicembre, alle ore 24, andrà in onda: «Parole di Natale: giustizia,
pace e salvaguardia del creato». La replica sarà trasmessa lunedì 25 dicembre alle ore e lunedì 1° gennaio alle 9,30 circa.
«Li
Friedrii
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È nato il Trattato di Nizza
(•) Carco Borra: Luci e ombre
di officina. Introduzione di Marcella Filippa. Roma, Edizioni Lavoro, 2000, £ 20.000.
centro di gravità di questa
nuova Europa non risiede più
a cavallo tra le due sponde
del Reno ma si è spostato nettamente più a est: il centro
geografico, ma forse anche
geopolitico, della grande Europa, comprendente Gran
Bretagna e Scandinavia, si
trova ora nei pressi di Varsavia, capitale europea non meno simbolica di Berlino. Chi
guiderà questa nuova Europa
quando sarà composta di 27 o
30 paesi? E quale volto avrà?
Quello degli «Stati Uniti d’Europa» auspicato da Schuman
e da Monnet o quello di un
vasto spazio di libero scambio economico e commerciale con oltre 480 milioni di
consumatori, come vorrebbe
il governo di Londra?
Al di là dell’accordo faticosamente raggiunto sul «peso»
dei diversi stati, che ha caratterizzato la maratona di Nizza, la questione dell’identità
giuridica e politica della Ue
continua a dominare il dibattito tra chi è favorevole a una
sempre maggiore sovranazionalità e chi invece non è
disposto a rinunciare alle
vecchie sovranità nazionali.
Perfino la proclamazione della Carta dei diritti fondamentali, che avrebbe dovuto essere il momento solenne del
vertice, è avvenuta in sordina, senza alcun discorso ufficiale, e ciò a causa delle pressioni esercitate dalla Gran
Bretagna e dalla Danimarca
che intendevano sminuire la
portata simbolica e politica
del documento. Eppure, nonostante i suoi limiti, come
tutti i documenti europei è
frutto di un compromesso fra
i diversi stati membri esi
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/IBReJ UFNERPÌ 15 dicembre 2000
PAG. 5 RIFORMA
Un convegno internazionale della Commissione intereuropea chiesa e scuola
L'Europa, sfida per la pedagogia religiosa
L'Iccs è un organismo ecumenico che si interesso di problemi legati all'insegnamento religioso
nelle scuole. Nei paesi europei la libertà di fede e di coscienza è esercitata in modi diversi
la Commissione intereuropea chiesa e scuola (Iccs), organismo ecumenico che da anni s’interessa di problemi collegati alla pedagogia religiosa e in particolare all’insegnamento religioso nelle scuole, ha tenuto il suo convegno triennale a
Trondheim, in Norvegia, sul tema: «La società pluralista eurooea Possibilità di collaborazione tra chiesa e scuola?». La relazione centrale, dal tìtolo «L’Europa, una sfida per la pedagogia
religiosa», è stata tenuta da Friedrich Schweitzer, professore di
Pedagogia della religione all’Università di Tübingen.
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Friedrich Schweitzer, professore di Pedagogia della religione all’Università di Tübingen - è garantita in tutti gli
stati dell’Europa ma è esercitata in modi diversi. Da alcuni è intesa come neutralità
positiva: lo stato non interferisce con alcuna religione,
permettendo ai cittadini di
realizzare i propri obiettivi
religiosi, anche nelle scuole,
purché non siano lesi i diritti
altrui. Da altri invece è interpretata come neutralità negativa: lo stato non collega in
alcun modo le sue azioni alle
confessioni religiose».
I diversi modi di intendere
la laicità si riflettono nell’insegnamento religioso a scuola. È difficile avere un quadro
completo delia situazione europea, tuttavia si può sostenere che esistono due modelli principali: l’insegnamento
confessionale e quello della
conoscenza delle religioni.
Oltre a questi c’è il sistema
francese che esclude qualsiasi
tipo di insegnamento religioso. Con l’insegnamento confessionale lo stato, nel rispetto della libertà religiosa personale, garantisce la propria
neutralità non interferendo
nei programmi e lasciando
piena autonomia alle chiese.
La pluralità di questo modello è particolarmente evidente
a esempio in Austria, dove le
varie proposte religiose trovano spazio in tutte le scuole.
Nell’insegnamento della
conoscenza delle religioni le
comunità religiose non sono
coinvolte. La diffusione più
ampia di questa impostazione
si registra in Inghilterra, Galles, Svezia, Norvegia e in alcune scuole olandesi. Esso si basa sulla conoscenza dei testi
biblici, delle religioni e delle
correnti di pensiero, sulla filosofia e pedagogia religiosa,
ma non sulla teologia. Un insegnamento che non deve essere «senza valori» ma neutrale nella concezione del mondo, per essere accettato da
tutte le confessioni religiose.
Anche in questo caso sono garantite la neutralità dello stato
e la libertà religiosa, ma in
maniera opposta al modello
confessionale. Lo studio delle
religioni fa parte di quell’insieme di conoscenze e di forinazione che lo stato nella sua
diretta responsabilità assicura
ai propri cittadini.
Quali di queste linee guida
prenderanno il sopravvento?
II Consiglio d’Europa in una
sua recente raccomandazione sull’insegnamento religioso, consigliando di educare
ai valori, di comparare la storia delle religioni, di studiare
la filosofia delle religioni e i
diritti umani, si schiera nettamente sul secondo modello. Parlando di pluralismo e
pluralità, Schweitzer ha sostenuto che quest’ultima è
una esperienza che appartiene al nostro tempo e con la
quale tutti dobbiamo imparare a vivere. Il comportamento degli stati europei di
fronte alla crescente pluralità
religiosa si articola in due posizioni: una sostiene che la
religione deve essere considerata un fatto puramente
privato e deve quindi restare
fuori da tutto il settore pubblico, non ultima la scuola.
L’altra invece ritiene che la
neutralità religiosa dello stato si raggiunge mediante la
comprensione delle diversità;
una scuola che prescinda da
questo perderebbe importanti occasioni formative.
Come si può imparare a
convivere con le differenze
religiose se queste nella scuola non devono essere visibili?
Nell’odierna realtà della società europea emergono sviluppi convergenti stato-chiesa-scuola originati dall’idea
che la democrazia può avere
un futuro solo se è la società
civile che la costruisce, se
cioè il pensiero democratico
si concretizza nella vita e nelle azioni dei cittadini. In tutta
Europa aumenta infatti il numero di istituzioni e associazioni civili che, agendo autonomamente, danno sussidiarietà allo stato. Il collegamento tra scuola e società civile si
realizza attraverso autonomia scolastica, decentramento e pluralità, trasferendo la
responsabilità pubblica sul
piano locale. La chiesa, in
questo contesto, assume un
nuovo significato diventando
«chiesa pubblica» o, secondo
la definizione di Bonhoeffer,
chiesa «per gli altri», contribuendo così alla crescita della società civile.
Chiesa, scuola e stato quindi possono operare nella
stessa direzione per raggiungere questo obiettivo. Si viene a creare un nuovo rapporto tra chiesa e scuola: chiesa
come partner, non più una
istituzione che condiziona.
Se la pedagogia religiosa è
corresponsabile nello sviluppo democratico e civile, il suo
modello non può più essere
né quello confessionale, né
solo quello della conoscenza
delle religioni. Rispetto al
modello confessionale si richiede una maggiore apertura e comprensione tra le diverse confessioni, religioni o
filosofie di pensiero. In una
Europa pluralista non ha più
senso e non è più convincente presentare alle nuove generazioni la tradizione di una
sola confessione.
L’insegnamento della conoscenza delle religioni, invece, che già tiene presente
la pluralità, dovrebbe sviluppare una nuova forma di collaborazione con le comunità
religiose in modo da creare
un apprendimento dialogico
con esse. La pedagogia religiosa dovrebbe far proprio il
tema europeo della democrazia fondata su una società civile, formando i suoi insegnanti anche su questi principi e contribuendo apertamente alla sua realizzazione.
Infine, per coinvolgere tutti i
paesi europei, la pedagogia
religiosa avrebbe bisogno di
avere una voce più forte e
rappresentativa in Europa. È
questo uno dei compiti che
l’Iccs potrebbe assumersi.
. , Un recente convegno tenuto a Napoli
Le regole della convivenza
nella società multiculturale
MARTA yAURIA
Il centro commerciale «Les Halles» di Parigi
IL Castel dell’Ovo, fortezza
che domina il golfo partenopeo, ha ospitato dal 9 al 10
novembre il convepo internazionale «Migrazioni e società multiculturale. Le regole della convivenza». Come
esplicitato nel titolo, la sessione di Napoli ha tentato di
affrontare la molteplicità dei
temi che declinano il concetto di società multiculturale e
di delineare regole di convivenza necessarie ad assicurare nuovi equilibri tra migranti e ambiente sociale e culturale nel paese di accoglienza.
Il programma è stato suddiviso in quattro momenti
che hanno approfondito i seguenti temi: la percezione e
la conoscenza reciproca tra
cittadini e immigrati; le dinamiche della presenza di irregolari e i percorsi di integrazione nella società; la cittadinanza multiculturale come
evoluzione delle società occidentali; la partecipazione politica e la rappresentanza nelle società ospitanti.
Nella rosa dei relatori, circa
20 esperti noti a livello nazionale e internazionale, si è distinta Leonie Sandercock,
docente di Pianificazione urbana alla facoltà di Architettura di Melbourne. La Sandercock, prima di entrare nel
vivo della sua relazione dedicata a «Il luogo della accoglienza: città e immigrazione», ha voluto soffermarsi sul
concetto di società multiculturale. «Tutti i paesi europei ha detto - si stanno trasformando in società multuculturali, intese come entità oggettive (in relazione cioè alle
percentuali demografiche).
Questo però non significa
che queste nazioni siano veramente delle società multiculturali; diventare una società multiculturale presuppone una presa di coscienza
da parte di ogni membro della società e richiede l’assunzione di diverse strategie». In
particolare la Sandercock ha
Uno spettacolo teatrale tratto dal celebre romanzo di Carmelo Samonà
Scena claustrofobica per due fratelli in ricerca dell'altro
PAOLO FABBRI
Dal romanzo Fratelli di
Carmelo Samonà, Michele Fiocchi, Remo Rostagno
e Antonio Viganò hanno tratto lo spettacolo teatrale omonimo, vivace, intenso, che dà
un suo innegabile contributo
etico e umano in una società
in cui l’individuo tende sempre più a essere alienato da
se stesso per proiettarsi in
una realtà virtuale che, assai
spesso, poco ha di umano e
soprattutto allontana dagli
esseri umani, con conseguenti difficoltà sempre crescenti a comprendere gli altri. Comprendere l’altro, entrare in comunicazione con
lui, vivere in relazione con lui
può essere definito il tema
centrale dello spettacolo, il
cui valore aumenta se si considera che è destinato principalmente ai ragazzi.
La vicenda è apparentemente molto semplice e si
svolge tutta in un appartamento in cui vivono due fratelli, in una condizione di evidente provvisorietà; tutto è
imballato, pronto per essere
portato via, salvo i lampadari
la cui luce, a volte soffusa a
volte intensa, sembra viva,
sembra seguire le varie fasi
della storia. Un fratello (Viganò) è sano di mente e di
corpo, l’altro è minorato di
mente. Il sano vuole con tutto
se stesso riuscire a interpreta
re i gesti, le parole sconclusionate del fratello e in questo tentativo profonde tutto
se stesso fino a ripetere con
lui gli stessi movimenti, a
pronunciare le stesse parole,
a emettere gli stesi suoni, fino
a una pantomima che da momenti di gioco degenera a
momenti di scontro, ma evidenzia comunque la forte
unione tra i due che, in qualche modo, vivono in una simbiosi che alterna la speranza
allo sconforto, una pantomi
ma che diventa metafora del
difficile contatto con l’altro.
Viene il momento in cui
scatta l’intuizione e i gesti, le
parole, i suoni del fratello minorato sembrano riconducibili a uno schema razionale,
interpretabile, e allora tutto
cambia nei gesti e nelle parole, per divenire nuovo enigma, dalla gioia allo sconforto.
Qui finisce lo spettacolo, con
l’implicito messaggio che la
ricerca dell’altro non finisce
mai. Noi credenti diremmo
che da Dio riceviamo l’amore
che ci spinge a continuare in
questo spinoso percorso. Lo
spettacolo presentato dal
Teatro della Ribalta è gradevole con una scenografia
semplice ma significativa e
una recitazione retta con
temperamento e autorità da
parte di Antonio Viganò e dignitosamente da Giovanni
Battista Storti, che dovrebbe
far entrare meglio il suo personaggio nella dimensione
allucinata che gli compete.
affermato che un paese deve
necessariamente scegliere tra
l’assimilazione e l’integrazione. La politica australiana,
che dagli Anni 40 è stata di
assimilazione dei migranti, è
completamente cambiata a
partire dagli Anni 70; i diritti,
dalle confessioni religiose alle usanze culinarie, sono stati
garantiti a tutti i cittadini e la
società è a poco a poco diventata multiculturale. «Credo - ha aggiunto la relatrice che i paesi europei non abbiano ben deciso se vogliono
diventare veramente società
multiculturali. È un processo
che richiede tempi lunghi, intere generazioni, perché l’essere società multiculturale è
un nuovo concetto culturale.
Anzi la multiculturalità può
essere considerata un nuovo
progetto culturale globale per
il XXI secolo». Questi pensieri
si devono poi tradurre nel
concreto. Per la relatrice il
progetto di multiculturalità
parte dalla costruzione di
nuove città, intese come l’insieme degli spazi (scuole, case, ospedali, bar, ecc.) in cui
matura una nuova e vera
convivenza.
La varietà e la competenza
degli interventi hanno ben
testimoniato la complessità
deRe tematiche affrontate e il
fatto che tali problematiche
interessino ormai mtti i paesi
europei. Va purtroppo registrata una scarsa partecipazione: in media nelle due
giornate vi è stata la presenza di un centinaio di persone. È questo il sintomo che la
gran parte della società non
è ancora consapevole delle
proporzioni del fenomeno e
dell’urgenza di trovare strategie comuni? O tali convegni internazionali costosi
(ogni relatore, ad esempio
era alloggiato in alberghi a 5
stelle) ma poco pubblicizzati
e certamente poco coinvolgenti a livello di base servono
solo a giustificare Resistenza
di commissioni e gruppi di
lavoro a tema e a spendere
stanziamenti plurimilionari?
Forse, semplicemente, le formule classiche (convegni, seminari e conferenze) non sono più adatte agli scopi che
si prefiggono. Ci vuole qualcosa di diverso che entri realmente nelle pieghe della società e sia capace di influenzarla ascoltandone, però,
istanze e bisogni.
A Ustica
Il pastore
confinato
Il n. 5 di Lettera, pubblicazione del Centro studi e documentazione Isola di Ustica,
dedica l’apertura e un ampio
articolo di Riccardo Albani alla figura di Liutprando Saccomani, pastore evangelico che
nell’isola siciliana fu confinato negli Anni 20, insieme a celebri oppositori al fascismo.
Rifacendosi in buona parte ai
testi di Giorgio Spini e Giorgio Rochat Albani, che insegna Storia della chiesa all’
Università di Firenze, ricostruisce un profilo di credente
impegnato e attivo nelle chiese battiste: l’ostilità del regime verso la sua attività dipendeva più dall’attività evangelizzatrice verso il popolo che
dalla militanza politica, (tei.
091-8449157 - e-mail: centrostudiustica@tin.it)
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Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
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PAG. 6 RIFORMA
Vita
Ingenti i danni provocati alla Casa valdese e alla cappella
Il dopo alluvione a Vallecrosia
Servono più di 200 milioni per ripristinare la struttura che riaprirà II
27 gennaio. Grazie ai volontari, ai lavoratori della Casa e agli amici
DANIELA BOUCHARD
COME molti di noi hanno
sperimentato in prima
persona, essere vittima di un
evento catastrofico come
un’alluvione mette davvero a
dura prova. Nel momento in
cui l’acqua entra dappertutto
ci si sente impotenti, vengono a galla non solo tutti gli
oggetti a cui si aveva dato una
sistemazione apparentemente stabile, ma anche tutti i limiti dei quali spesso non siamo consapevoli. Dopo aver
constatato che un torrente
«insignificante» è improvvisamente padrone di tutto, subentra l’angoscia di aver perduto il «proprio» mondo. 11
secondo giorno, con i gambali a bagno in una poltiglia di
acqua, fango e materiale da
buttare, con un black-out
ogni ora, non si sa nemmeno
a chi chiedere aiuto; al telefono, una voce distaccata risponde che ci sono emergenze prioritarie a cui far fronte.
Ascoltare i primi messaggi
in segreteria telefonica, di
chi, da Villasecca ad esempio, si è reso conto della gravità della situazione, e in
qualche modo cerca di infondere coraggio, è stato il primo momento di sollievo: un
raggio caldo nell’umidità che
senti anche neU’animo. Pensare che un ospite della Casa
(ma ospite è un termine riduttivo) si preoccupa della
tua situazione, è davvero toccante e dà la spinta per cercare di provare a ripartire.
Vuol dire che quello che cerchi di fare ha un senso, che lo
sconforto deve essere superato, che il tuo agire è atteso
e sostenuto da tanti che non
vogliono perdere questo luogo di incontro con tutte le
sue particolarità.
La solidarietà si è poi dimostrata anche attraverso le
persone che ci hanno dedicato il loro tempo, venendoci
ad aiutare fin dai primi giorni. Almeno 35, soprattutto
delle comunità locali di Bordighera e Sanremo e dalle
valli valdesi, sono le persone
che si sono avvicendate: ma
siamo già in contatto con altri che verranno a offrirci interventi mirati a lungo termine. Una componente, il volontariato che, anche se incerta e non pianificabile,
continua ad essere una forza
fondamentale per la Casa.
Un aspetto positivo che non
W . ...> .X.................. .:v#i
- • ».
A. »,
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Il gruppo dei volontari a Vallecrosia
può essere dato per scontato,
è stato il grande coinvolgimento di chi lavora alla Casa
che, rientrato in fretta dalle
ferie appena iniziate, ha lavorato instancabilmente senza
badare allo scorrere delle ore.
Passata la prima fase, rimane da affrontare la lunga stima dei danni che ammonta a
più di 200 milioni e la lista
delle priorità, che individui
delle azioni tempestive ma
non avventate, per garantire
la riapertura che slitterà al 27
gennaio 2001. Siamo grati alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia per averci incluso nella sottoscrizione
prò alluvionati e a quanti ci
stanno inviando piccole e
grandi somme di aiuto, tutte
ugualmente utili e apprezzate. Pur nella tragicità della situazione, si è messo in luce
più che mai il ruolo di punto
di riferimento che la Casa riveste per i molti che la sentono, non solo come posto di
vacanza, ma come luogo fondamentale della propria formazione e si impegnano perché la Casa continui a vivere
in buona salute.
CRONACHE DELLE CHIESE
CALTANISSETTA—1117 dicembre, nella sala della parrocchia
di San Giuseppe, si tiene una tavola rotonda sul tema
«Chiese in dialogo». Intervengono il past. Franco Giampiccoli, della Chiesa valdese di Palermo, e Angelino Rodante,
esponente del movimento dei Focolarini. Gli oratori esporranno il contributo delle chiese valdesi e metodiste e del
movimento all’impegno ecumenico concreto per un cammino comune tra le chiese, cammino che si individua soprattutto alla base delle chiese stesse, come frutto dell’ascolto della parola di Dio. In questo senso la tavola rotonda si colloca a conclusione del periodo di apertura della mostra della Bibbia, rimasta aperta per una decina di giorni.
PRAMOLLO — Ci rallegiamo con Gianni, Federica, Arianna
Long e Francesca Morero per la nascita di Alessandra.
COMMISSIONE ESECUTIVA DEL II DISTRETTO
Contrariamente a quanto deciso dall’atto 69/CD2/00, la
sede della Conferenza distrettuale 2001 non potrà essere Milano metodista per problemi legati all’accoglienza.
Dopo vari tentativi presso comunità e strutture sia in
Italia sia in Svizzera, effettuati allo scopo di mantenere
inalterata almeno la data tradizionale del secondo fine
settimana di giugno, ma andati a vuoto per carenza di
posti letto 0 per costi troppo elevati, la scelta è necessariamente caduta su Torre Pellice, anche se sarà possibile avere la disponibilità della Foresteria solo per il quarto
fine settimana di giugno. Informiamo pertanto che la
Conferenza del II distretto
si terrà a Torre Pellice dal venerdì 22 al 24 giugno 2001
Per godersi i privilegi della terza età
Mio padre è andato a
vivere da solo 99
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in piensione", io gli ho
proposto una soluzione residenziale.
Lui cercava un posto tranquillo, immerso nel verde,
io gli ho trovato una bella villa confortevole,
con un grande parco, facilmente ra^ungibile
dalla città.
Lui voleva mantenere la libertà delle sue abitudini e,
io ho provveduto ad assicurargli anche un servizio
qualincato e un’assistenza continua.
Insieme abbiamo .scelto La Residei^ e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
Mariarosa B.
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Le molteplici attività della Chiesa valdese di Villasecca
La «routine» che ci fa crescere ogni anno
Un anno in una chiesa delle Valli appare come un periodo trascorso tutto nel solco della routine: eppure resta
un anno ricco di esperienze e
alla fine si deve riconoscere
che ci è stato dato di crescere.
Abbiamo ammesso nel periodo pasquale come membri di
chiesa ben 7 catecumeni: sono stati battezzati Serena
Chiaramello, Fabio Clot Varizia, Consuelo Peyronel, Mara Peyronel; sono stati confermati Claudio Ferrerò, Daniel Peyronel, Alex Sfragaro.
A Pasqua abbiamo avuto anche il battesimo della piccola
Vanessa Chinnici.
Nel corso dell’estate abbiamo avuto le consuete riunioni all’aperto: praticamente
una ogni domenica. Abbiamo
così ricordato il pensiero di
Giovanni Miegge, nel cente
Rodoretto
I visitatori
del Museo
L’estate è stata come sempre il periodo delle attività regolari: culti e riunioni all’aperto. Ringraziamo per la loro
collaborazione Emanuele Fiume e Lucilla Peyrot che hanno
presieduto un culto ciascuno
rispettivamente a Rodoretto e
Fontane. Molto fraterno come
sempre l’incontro della riunione di Campo Clot, nella
quale il maestro Tron ci ha ricordato alcuni aspetti della
storia locale. Al Colle delle
Fontane un discreto gruppetto ha potuto ascoltare l’esposizione di Emanuele Fiume
sui salmi ugonotti.
Il museo allestito nei nostri
locali continua a suscitare
l’interesse e l’attenzione di
numerosi visitatori. Scrive il
maestro Enzo Tron che accompagna le visite: «L’affluenza, per essere Rodoretto
ai margini del mondo, è stata
buona con quasi 800 visitatori, comprese tre scolaresche.
A tutti, prima di salire al piano
di sopra, nella saletta ex aula
scolastica, si sono rivolti brevi
accenni sull’origine del nome
Rodoretto, sulla storia locale,
sulla parlata occitana, sull’origine del valdismo, sull’emigrazione verso la Calabria,
verso le Americhe».
Giornate di lutto hanno invece rattristato la nostra comunità con la dipartenza, dopo lunga malattia, della nostra sorella Emma Rostan ved.
Barai, deceduta a Perosa Argentina il 4 agosto all’età di 77
anni e con la morte improvvisa di Angiolina Peyronel Agù,
di 52 anni, avvenuta a Pinerolo il 3 dicembre. Rinnoviamo
alle famiglie l’espressione della nostra simpatia fraterna,
nell’attesa della risurrezione.
DIREHA EUROVISIONE
DEL CULTO DI NATALE
Il Culto sarà trasmesso dalla
chiesa protestante di Bruxelles - Cappella Reale, alle ore
IO, in onda su RAIDUE
Presiede il pastore Leon
Alexis Roeleur. Commento a cura di Robert Hostetler per la rubrica televisiva protestante Belga.
Durante il culto la Corale
Royale protestante di Bruxelles, diretta dal maestro Da-"
niel Burdet, eseguirà dei
brani tratti dall'oratorio di
Natale di J. S. Bach.
nario della sua nascita; ci sia-,
mo informati sulle nostre
chiese del Rio de la Piata e
sulla situazione in Eritrea.
Ringraziamo per la collaborazione gli amici, fratelli e sorelle, che sono venuti con noi.
Abbiamo avuto in agosto
nel tempio di Villasecca il
matrimonio di Luca Costantino e Silvia Ferro. Li ringraziamo per la loro scelta di venire
tra noi per questa giornata.
La comunità è stata colpita
recentemente da due lutti:
Elsa Giacomino Clot ci ha lasciato dopo lunghe sofferenze, all’età di 57 anni; improvvisamente è deceduta a 72
anni Nella Carlin ved. Giraud; il suo funerale ha avuto
luogo nella chiesa cattolica
dei Trossieri, ma i familiari
valdesi hanno espresso il desiderio che la parte al cimitero fosse svolta dal pastore.
Nei momenti di dolore l’ecumenismo diventa spontaneo
e autentico. Rinnoviamo alle
famiglie la nostra simpatia
nell’attesa del compimento
delle promesse del Signore.
La ripresa autunnale è avvenuta con la celebrazione
del culto nel tempio di Villasecca. Ha avuto qualche in
tralcio con l’alluvione di
ottobre, ma segna il fàt,“
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nuovo dell’unione delle"*'*
scuole domenicali di Petrg.
e Chiotti, con gli incontrici
avvengono a mesi alterni jd
le due sedi; in questo niodoi
numero dei partecipanti
trimenti ridotto a
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unità, diventa un po’ pidj^
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stretti ad avere un’unip=iL no; alcun
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zinne di catechismo dIub* j
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classe per tutti. Questo ci s|.
mola ad adottare un prò,
gramma un po’ diverso;m
primo ciclo è dedicato alh
storia della formazione delh
Bibbia, con letture scelte dj
vari periodi di composiziono
un Secondo ciclo sarà dedica,
to allo studio tematico dia!
cuni argomenti specifici, eoo
l’utilizzazione delle schedi
messe a punto nel l» circuito.
Vogliamo ringraziare fu'
ninne femminile di Pinerolo serbTdeì
per la visita alla nostra Unio. «erbia), 1
ne all’inizio di novembre,o ¿ei
Marianne Hintermùller chi skop
in quell’occasione ci haptfr j^gsi noi
sentato un filmato molto ij, sogni
teressante sul periodo tra- tralevar
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sovari e
scorso nel Rio de la Piata.
TAVOLA VALDESE
Commissione Internet
In attuazione del mandato sinodale di «terminare il censimento
dell'attuale presenza in Internet delle strutture della nostra chiesa a
tutti I livelli» (atto n.54 del Sinodo 2000) chiediamo a distretti, circuiti, chiese, organismi culturali, opere e qualsiasi altra struttura della
chiesa che abbiano realizzato un proprio sito internet (anche se già
conosciuto da tempo) di voler segnalare le seguenti informazioni:
■a- Indirizzo URL del sito,
ea- nome del responsabile,
indirizzo di posta elettronica,
i»' struttura rappresentata,
«a- frequenza di aggiornamento.
Le risposte dovranno essere inviate via e.mali, entro il 31 dicembre
2000 al seguente indirizzo: tavolavaldese@chiesavaldese.org
Borsa di studio
Rosina Pavarin
e Arnaldo Gardiol
La Tavola valdese indice un bando di concorso pel
l’assegnazione di tre borse di studio intestate a Rosina Pavarin e ad Arnaldo Gardiol, di lire 1 milione
Luna, nell’anno accademico 2000-2001.
Le borse saranno destinate prioritariamente a stu
denti o a studentesse di teologia provenienti dall*
valli valdesi, che frequentino la Facoltà valdese d
teologia. Le domande per le borse devono essere
debitamente motivate; bisognerà indicare le condì
zioni economiche personali e familiari, l’anno d
iscrizione alla Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si fruisce o si è fruito in passato di altre
borse di studio, se si è in regola con gli esami da sostenere, e quante altre notizie si ritenga possano essere utili per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare la richiesta agli
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2001. Farà fede la data de
timbro postale.
SCUOLA CRISTIANA
PER LA LINGUA FRANCESE
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I^E6D|I5DICEMBRE^
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Si è svolto in Macedonia un seminario interetnico promosso da «Semi di pace»
Ricostruire i ponti della comunicazione
Upntidnpue insegnanti, animatori e coordinatori di vari Centri comunitari hanno partecipato al
pfogetto educativo promosso, tra gli altri, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia
AGENDA
15 dicembre
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CATIA SANTONICO
rr RA il 19e.il 25 ottobre
I scorso la cittadina di Oh^ in Macedonia, accoglieva
‘ „’gruppo insolito di persone-alcuni di loro, per incontrarsi, avevano percorso molta strada nonostante vivano
di uni dagli altri a pochi chi
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^ lometri di distanza. Si tratta
® di 25 tra insegnanti-animatori e coordinatori dei centri
comunitari gestiti in Kosovo,
•elle di ggjjjia e Macedonia dal Consorzio italiano di solidarietà
(Ics), membri di diverse etnie
e di varia provenienza. Si sono riuniti, per partecipare a
un «workshop» interetnico su
temi educativi, albanesi kosovari e della Macedonia,
serbi del Kosovo e di Nis (in
Serbia), Rom, Haskalija e gerani del Kosovo e macedoni
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mesi non osavano né volevano sognare un tale incontro
tra le varie etnie.
Il seminario interetnico
può considerarsi l’apice e'il
momento di verifica del programma educativo che dall’aprile del 2000 la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la rivista
Confronti e l’associazione
«Amici italiani di Nevé Shalom-Wahat as Salam», promuovono in Kosovo (progetti «Semi di pace in Kosovo» e
«Reconciliation by education»). Il workshop di Ohrid,
promosso dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei è
parte del programma «Reconciliation by education»
(aprile 2000- aprile 2001), finanziato dalle chiese evangeliche svizzere (Heks).
Il seminario macedone è il
secondo degli appuntamenti
interetnici realizzati, per motivi di sicurezza, al di fuori
del territorio kosovaro (tra il
1“ e l’8 ottobre si è tenuto a
Roma e a Civago, nell’ambito
del progetto «Semi di pace in
Kosovo», un primo seminario
sui temi della gestione nonviolenta dei conflitti e il lavoro con i bambini) e conclude
una serie di appuntamenti
seminariali offerti in Kosovo,
parallelamente, alle varie comunità etniche. Ideato e condotto da Raffaele Mantegazza, pedagogista dell’Università di Milano «La Bicocca»,
il laboratorio dal titolo «Dietro il sipario: educazione e teatro» ha rappresentato una
occasione importante per riscoprire l’educazione nella
sua dimensione immanente,
quotidiana come intergenerazionale, quale fattore che
entra consapevolmente nell'organizzazione della vita
comunitaria. A partire quindi
dalle esperienze individuali si
è riflettuto sul ruolo che
l’educazione gioca nelle varie
fasi della vita e di come una
tale consapevolezza possa
trasformarsi in capacità di
organizzare uno «spazio» educativo efficace.
L’atmosfera generale è stata in ogni momento positiva
e rilassata e ha permesso ai
partecipanti di trarre dal
Workshop il maggior beneficio. Sia per la giocosità delle
prime attività del seminario
che servivano da «riscaldamento», sia per la peculiare
I eterogeneità del gruppo si è
avuta, da subito, la sensazione di trovarsi in una zona
franca, un luogo in cui ognuno ha percorso un proprio
personale cammino, ha giocato come non faceva da
tempo vivendo il presente
per il presente, senza particolari cautele e senza timore.
! La partecipazione è stata
sempre attiva e costruttiva.
Giocando su attività che pun
Un’immagine del periodo della guerra; profughi kosovari cercano
di raggiungere ia Macedonia (foto Acnur/Lemoyne)
tavano a stimolare e agevolare l’espressione indmduale, il
seminario ha posto ai partecipanti delle sfide sostanziali.
La più ardua è stata senza
dubbio quella di costruire situazioni e realizzare progetti
e lavori teatrali agendo sempre in gruppi interetnici,
un’attività che ha sondato la
loro capacità di portare a
convergenza le volontà, trovare strumenti per l’espressione di sensibilità diverse e
creare canali di comunicazione che garantissero un coin
volgimento di ognuno dei
componenti il gruppo, fatto
impensabile in questa regione, da molto tempo. La sfida
è stata vinta, nonostante il rischio che si creassero canali
di comunicazione privilegiata
fosse estremamente elevato,
dovuto alle barriere politiche,
alla storia dei singoli e dei
gruppi di appartenenza, alle
diverse condizioni di vita.
Praticamente nessuno dei
presenti aveva mai vissuto
un’esperienza di collaborazione interetnica come quel
la che aveva luogo a Ohrid. I
partecipanti non avevano
mai prima avuto occasione di
collaborare, in condizioni di
parità, alla gestione di problemi legati alla vita quotidiana o professionale; mancava una piena consapevolezza della situazione in cui
gli altri gruppi si trovavano.
Dei due serbi, di Nis, un giovane venticinquenne non
aveva mai prima di allora incontrato un albanese: la rnaggior parte degli albanesi dichiarava di non aver più visto
un serbo dalla fine della
guerra e qualcuno di loro ha
lasciato intendere di corisiderare macedoni e serbi alla
stessa stregua. I macedoni,
dal canto loro, guardavano ai
kosovari come a testimoni di
fatti e avvenimenti geograficamente vicini ma in realtà
lontani dal proprio mondo.
C’è chi ha utilizzato ogni
minuto, durante le serate e le
pause di relax, per fare domande e tentare di capire ed
è tornato a casa molto più
confuso di quanto non fosse
in principio. Altri, come i serbi di Mitrovica Nord, i Rom e
Askalija del campo provvisorio di accoglienza situato
nell’area di Pristina, hanno
goduto di una tregua momentanea al loro vivere ormai da molti mesi in spazi
troppo limitati per non essere chiamati prigioni. Altri, infine, hanno ritrovato amici e
conoscenti che non vedevano da tempo.
Il primo incontro dalla fine della guerra
SONDRIO — Alle 21, al Centro evangelico di cultura, Alberto
Corsani illustra il tema: «Gesù e il cinema».
16 dicembre
CALTANISSETTA — Alle 19,30, nella parrocchia di San Giuseppe (p. S. Giuseppe), nell’ambito dell’apertura della mostra della Società biblica, il sacerdote Calogero Mfiazzo parla
sul tema: «Essere chiesa come evento concreto della Parola».
CATANIA — A partire dalle 9,30, in via Cantarella 6, il past.
Ulrich Eckert introduce il tema: «Il Pentateuco e la predicazione» per il corso di aggiornamento per predicatori locali.
BOLOGNA —Alle 17,30, alla chiesa metodista (via Venezian
3), Concorso nazionale di composizione organistica.
MILANO —A partire dalle 10, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrarlo tiene l’ultimo
incontro dedicato a D. Bonhoeffer dal Centro culturale protestante, su: «Ma il mondo è davvero diventato adulto?». Alle
17, conferenza su: «Bonhoeffer tra teologia e biografia».
CINISELLO BALSAMO — Alle 18,30, al Centro culturale
evangelico «Jacopo Lombardlni» si terrà il culto di Natale seguito da agape fraterna.
17 dicembre
BASSIGNANA (Al) — Alle 15, alla chiesa metodista (\da Vittoria 5), il past. Maurizio Abbà introduce il tema «Gesù e Buddha: grandi affinità e profonde differenze di due messaggi».
18 dicembre
MILANO — Alle 18,15, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo di incontri su Legge e Grazia, il pastore Fulvio Ferrano
parla sul tema: «Legge e grazia in Lutero».
bari — Alle 20, nella chiesa di S. Scolastica al Porto (p. S.
Pietro, Borgo Antico), nell’incontro di Natale, il past. Martin
Ibarra commenta il 2 capitolo degli Atti degli Apostoli.
FIRENZE — Alle ore 17,30, al circolo «Fratelli Rosselli» (pi^za della Libertà 16), Ivo Biagianti, Gian Biagio Furiozzi, Ariane Landuyt e Valdo Spini discutono il libro di Francesco
Stolta «Il socialismo liberale del XXI secolo. Le nuove frontiere del socialismo rifondato sul principio di libertà» (P. Lacaita editore), alla presenza dell’autore.
22 dicembre
ALESSANDRIA — Alle 10, al Seminario interdiocesano (v.
Inviziati 1), il past. M. Abbà parla sul tema; «Origine e svilup
po dell’ecumenismo in Italia; la prospettiva protestante».
1 AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
Prima di colazione, scen
dendo gli ultimi gradini verso
la sala dove la seconda giornata del seminario sarebbe
iniziata solo un’ora e mezza
più tardi, pensavo di essere
sola. Invece Filippo (lo chiameremo così) era seduto al
bar di fronte alla prima di un
numero sbalorditivo giornaliero di tazze di cappuccino,
che si intiepidiva al rito dell’ennesima sigaretta. Filippo,
albanese, poco più che ventenne, è molto comunicativo,
ha un ottimo inglese: «I colleghi e amici albanesi mi hanno
parlato a lungo della loro
esperienza durante il seminario in Italia, sono molto contento di poter partecipare anch’io questa volta».
«Sai qual è stata la cosa per
me più stupefacente?». Era la
prima volta che incontravo
Filippo. Mi colpì la sua sincerità e lo spessore dei suoi
commenti. «Conosci Victor,
l’haskaljia, che vive al campo
provvisorio, vero? Da quando
i ragazzi sono tornati dall Italia, non fanno che parlare di
lui, di quanto sia simpatico e
allegro. Durante l’estate, noi
di Pristina abbiamo avuto
molte difficoltà a collaborare
con gli haskalija del campo. Il
problema più serio è sorto
durante un torneo di calcio.
Siamo stati costretti a cancellare la partita che avremmo
dovuto disputare nell’area del
campo e Victor ci ha accusato
di aver cercato un pretesto
per evitare di recarci a giocare da loro. Era furioso con
me, siamo quasi venuti alle
mani. Sai invece cosa è successo quanto l’ho incontrato
qui ieri? Mi ha messo un
braccio attorno alle spalle e
mi ha detto: “Non sei poi tanto male come ti ricordavo!”».
Quello che Filippo mi raccontava era una sorpresa anche per me. Poi si fece serio e
cambiò argomento: «Voglio
essere sincero, non mi piace
confessarlo ma è la prima
volta, dalla fine della guerra,
che incontro dei serbi. Eppu
re, sai chi è stata la prima persona che mi sono trovato davanti ieri, entrando nella sala
del seminario? Una signora
serba che vive a Mitrovica
Nord che conosco da tempo,
abitava nella mia città. Pristina, mio zio era il suo vicino di
casa, la conoscevo di vista ma
come me molti erano al corrente di quello che faceva e la
stimavano: lavorava al centro
di riabilitazione per handicappati mentali.
Tutti sanno che durante i
bombardamenti è rimasta al
centro con i bambini albanesi
che le famiglie (alcune avevano già lasciato Pristina) non
avevano ancora ripreso con
sé. Ieri mattina sono stato tra
gli ultimi a entrare nella stanza, e l’ho vista subito; ho notato che nella sala era rimasta
un’unica sedia vuota, proprio
accanto a lei. Ho esitato un
po’ prima di dirigermi nella
sua direzione, mi sentivo in
qualche modo colpevole: io
vivo ancora a Pristina, lei è
stata costretta ad andar via.
Avevo paura che vedendomi
andare verso di lei non mi
sorridesse. Invece lo ha fatto
e io ho preso il mio posto».
Che quella signora fosse
speciale lo sapevo bene. La
avevo incontrata in occasione
di due dei nostri appuntamenti seminariali. Ci aveva
colpito subito per la profondità dei suoi interventi. Schiva e cupa a un primo sguardo, ogni suo commento spalancava, a sorpresa, le porte
di un mondo molto speciale.
Anche lei aveva fatto in occasione del seminario in corso a
Ohrid un incontro importante; rivedeva dopo molti anni
una cara amica albanese, conosciuta ai tempi dell’università, 30 anni prima. Aveva definito rincontro «una
bomba», condividendo con il
gruppo la sua gioia. Quella
sera, dopo cena, sedevamo in
quattro attorno al tavolo: le
due amiche, l’altra parteci
pante al seminario proveniente da Mitrovica Nord, loro coetanea, e me. Eravamo
fuori dal tempo, in un luogo
speciale.
In un momento di rilassata
incoscienza ho commentato:
«Allora, come farete a rivedervi una volta tornate in Kosovo?». Mentre parlavo misuravo le conseguenze della mia
domanda. Il mio commento
colpiva al cuore e centrava, in
quel momento, ogni questione. L’amica albanese ritrovata prende al balzo l’occasione
per chiederle di tornare a Pristina: «Nessuno ti farà del
male, ci sono altri serbi che
vivono a Pristina, devi credermi». La signora in questione
tenta di spiegare, non può
tornare, è ancora presto, non
sarebbe al sicuro; lasciare Pristina non è stata una sua scelta, -vi è stata costretta; vorrebbe tanto, non c’è altro luogo
in cui vorrebbe vivere, ma
non può. Le veniamo in aiuto, la collega serba ed io; insieme la convinciamo che la
città di Pristina non è ancora
pronta al ritorno dei serbi.
È una storia molto triste: un
anno fa i suoi amici albanesi
di Pristina, per strada, le voltavano le spalle. «Forse lo
hanno fatto per proteggermi,
non so», mi confessa, lasciandomi senza parole. «Però dei
tuoi amici albanesi non hai
parlato», commento. «È vero,
non volevo rompere l’armo. nia del momento. Ritrovarsi
qui, insieme, dopo tanto tempo, è un dono grande che non
va sciupato», (c.s.)
■* in distribuzione il numero
C 1 73 (autunno 2000) di
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(Paolo Griot, Daniele Bouehard, Massimo Marottoli, Lula
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8
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 15 DICEMBRE 2000
USA, GOVERNO
«MINIMALISTA»
FRANCIS RIVERS
IL Collegio elettorale americano venne creato 200 anni fa
con lo scopo di aiutare a consolidare l’appena nata Repubblica
e a garantire che ogni stato, al
di là della grandezza e del benessere della popolazione, potesse far sentire la propria voce.
Alla fíne del 1^00 americani,
intimoriti dalla dominazione
politica della ricca Virginia e
dei suoi potenti proprietari terrieri (basta pensare che tre dei
primi quattro presidenti vennero proprio dalla Virginia), svilupparono il Collegio elettorale
per salvaguardarsi da questa
crescente potenza.
All’alba del ventunesimo secolo, l’economia _________
e il potere politico in America
rimangono concentrati nelle
mani di una piccola percentuale
di popolazione
che tuttavia non
può più essere
facilmente identificata con un
particolare stato
0 gruppo. Qui si cela il genio o
l’ironia sul ruolo del Collegio
elettorale in questa elezione.
Cinque settimane fa chi avrebbe
predetto che l’esito della competizione Bush-Gore sarebbe
stato decisa non a New York,
Washington o Los Angeles ma
lasciata, in una fase iniziale ma
drammatica, all’arbitrio di uno
sconosciuto giudice della corte
di giustizia di Tallahassee in
Florida? Infatti, se l’appello di
Gore alla Corte suprema della
Florida fosse stata respinto, sarebbe stato questo giudice a decidere il prossimo presidente.
I meccanismi del Collegio
elettorale di per sé non bastano
però a spiegare come mai quest’elezione sia stata così contestata. Il pareggio statistico tra
Bush e Gore in Florida serve a
sottolineare anche aspetti preoccupanti dell’attuale situazione
politica americana. Innanzitutto
è difficile descrivere il livello di
frustrazione e rabbia che otto
anni di amministrazione Clinton hanno prodotto tra i repubblicani. In particolare l’asprezza
con cui si sono scatenate e condotte le indagini di Kenneth
Starr e il rancore creatosi durante il processo d’accusa a Clinton,
hanno fortemente condizionato
l’ambiente politico in cui si sono
svolte queste elezioni.
Prima di tutto i vertici del
Partito repubblicano si sono appropriati di un candidato, cioè
Bush, capace di presentarsi nel
Elezioni americane:
dalla rabbia dei
repubblicani alla
popolazione senza
voce e vulnerabile
derato e quindi di competere
nella gara alla conquista del cosiddetto «centro», elemento essenziale per catturare la Casa
Bianca. Quale sarà il prezzo che
i sostenitori più a destra del
partito chiederanno in cambio
del loro silenzio durante la campagna elettorale non è ancora
chiaro. Secondo elemento della
rabbia presente tra i repubblicani è stato il sospetto che ha
accompagnato il conteggio manuale di voti in Florida. Giorno
dopo giorno, James Baker III, il
portavoce di Bush, ha insistito
che il conteggio manuale era
sbagliato non tanto perché introduceva la possibilità di errori
umani (una posizione difficile da
sostenere visto
che il conteggio
manuale è praticato in Texas) ma
perché molti degli addetti al conteggio erano democratici.
Intanto, con il
passare del tempo e quando i risultati delle elezioni sembravano aver dato Bush per vincitore,
è gradualmente emerso un nuovo elemento. Secondo i risultati
di un’indagine condotta dal Washington Post, un’alta percentuale (uno su tre) dei voti afroamericani, particolarmente quelli di persone che vivono nei
quartieri più poveri della Florida, non sono stati contati accuratamente a causa di macchine
obsolete e pratiche discriminatorie. A questo proposito è sceso in campo il Naacp (l’organizzazione di difesa dei diritti della
popolazione di colore) con il
proposito di spingere la signora
Janet Reno e il Dipartimento di
Giustizia ad approfondire le investigazioni sul caso.
Questa combinazione di un
Partito repubblicano deciso a
rivendicare il proprio turno al
governo e di una persistente disuguaglianza strutturale che lascia settori vulnerabili della popolazione senza voce presenta
uno degli aspetti più inquietante dell’elezione 2000. Se il vincitore di questo lungo processo
sarà Bush, come sembra probabile, il progetto repubblicano di
un governo «minimalista» (cioè
che riduca drasticamente, come
ha ripetuto continuamente Bush nella sua campagna elettorale, gli interventi governativi nella vita quotidiana degli americani) porterà a una libertà più
ampia o a un abbandono più
profondo della maggioranza
le vesti di un conservatore mo- della popolazione?
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pien/aldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn, COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Camnelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V. tSbis -t0t25Torino.
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IwlS tv sostenitore: L. 200.000.
Estero O
ordinario: L. 175.000; v. aerea: L. 200.000: semestrale: L 90.000;
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Tariffe inserzioni pubbiicitarle: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo dbn il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 47 del 8 dicembre 2000 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 dicembre 2000.
t998
AMoclatoalla
Union« «tampa
periodica Italiana
Il 13 (dicembre 1294 papa Celestino V rinunciò all'incarico
Un anniversario dimenticato
Voleva ridare alla chiesa l'anima evangelica che aveva perduto, ma
i cardinali gli furono ostili e, dopo di lui, nominarono Bonifacio Vili
PAOLO RICCA
SONO trascorsi oltre sette
secoli ma il fatto merita
ancora di essere ricordato,
anche perché è unico nella
storia della chiesa: non era
mai accaduto prima e non è
più accaduto dopo. Il 13 dicembre 1294 un papa di nome Celestino V, eletto il 5 luglio dello stesso anno, nella
grande sala dov’erano radunati i cardinali che l’avevano
eletto, rinunciò all’incarico,
dopo cinque mesi e nove
giorni di pontificato: depose
la tiara e le altre insegne e paramenti papali spogliandosi
fino al camice, si recò poi
nella sua cella per indossarvi
la tunica grigia della sua congregazione, tornò in sala e
andò a sedersi sull’ultimo
gradino del trono pontifico
ormai vacante. Era il primo
ed è rimasto fino a oggi l’unico papa dimissionario della
storia. Cinque mesi erano
troppo pochi per prendere in
mano le redini della chiesa e
ridarle l’anima evangelica
che aveva perduto, ma furono sufficienti a Celestino per
accorgersi che in quei tempi,
decadenti e turbolenti, funzione papale e integrità cristiana stavano tra loro in stridente contrasto. Occorreva
scegliere. E Celestino scelse.
Gli storici sostengono, con
varie sfumature, che Celestino si rivelò inadeguato al
compito affidatogli. In un
certo senso efi’ettivamente lo
fu. Non perché non ne fosse
all’altezza o non possedesse
le doti necessarie per svolger
lo. Ma perché la chiesa voluta
da Celestino non era quella
voluta dai cardinali. Chi era
infatti Celestino? Si chiamava
Pietro del Morrone, nato nel
Molise, probabilmente intorno al 1209-1210, da famiglia
contadina. Si fece monaco
benedettino, poi eremita, e
dopo varie peregrinazioni
scelse come campo d’azione
prima il monte Morrone
presso Sulmona, poi la Maiella e in particolare l’eremo
di Santo Spirito. Per il suo stile di vita ascetico e la sua spiritualità improntata a quella
dei Padri del deserto, Pietro
del Morrone incarnava il tipo
di «papa evangelico» che
molti, allora, aspettavano e
auspicavano. Quando fu eletto scelse il nome di Celestino
«certo per sottolineare il suo
particolare legame con le potenze celesti, ma forse anche
- scrive uno storico - per collegarsi a Celestino III» vissuto
cento anni prima e menzionato da Gioacchino da Fiore
in una delle sue opere principali. La chiesa voluta da Celestino V era appunto quella
vagheggiata e profetizzata da
Gioacchino che, in base a
calcoli basati sulle profezie
bibliche, avrebbe dovuto cominciare a prendere forma a
partire dall’anno 1260. In
quell’anno, secondo Gioacchino, sarebbe iniziata la terza e ultima età della storia
umana: quella dello Spirito.
La chiesa voluta da Celestino
era la chiesa dello Spirito,
non del diritto (di cui nulla
intendeva); della libertà, non
dei canoni; della verità, non
della diplomazia; della parola, non del potere; della povertà in spirito, non del calcolo politico; del perdono (o
«perdonanza» come amava
dire), non dell’indulgenza; la
chiesa disarmata in mezzo
alle guerre e alle faide dei potenti (come quelle tra le famiglie romane degli Orsini e dei
Colonna); la chiesa ingenua e
mansueta in mezzo alle macchinazioni degli astuti e alle
prepotenze dei violenti.
Dieci giorni appena dopo
l’abdicazione di Celestino,
salì sul trono pontifico Bonifacio Vili. Egli incarnava un
modello di papato e di chiesa
che era l’esatto contrario di
quello di Celestino. È altamente simbolico il fatto che
Bonifacio, tradendo i patti,
non consentì a Celestino di
tornare nella sua cella, lo pose agli arresti domiciliari (per
due volte Celestino fuggì, ma
fu ripreso), prima in Anagni e
poi nel castello di Fumone,
dove morì. Il 13 dicembre di
ogni anno vai la pena di ricordare questa vicenda, che
illustra bene quanto sia difficile, in ogni tempo, alla chiesa dello Spirito farsi strada
nella storia, anche e proprio
nella storia della chiesa!
È molto probabile che i
versi di Dante nella Divina
commedia «...vidi e conobbi
l’ombra di colui/ che fece per
viltà il gran rifiuto» (Inferno
III, 59) si riferisca a Celestino.
Se però così fosse, il sommo
Dante avrebbe preso un abbaglio. Il rifiuto di Celestino
infatti non avvenne «per
viltà» ma per fede.
M L'eidizione 2001 (del lezionario «Un giorno, una Parola»
Anche una Bibbia «in pillole» è utile
GIANNI LONG
HO letto l’articolo di Paolo Ricca relativa
all’edizione 2001 di Un giorno, una Parola e vorrei aggiungere qualche cosa, un po’
come editore (la raccolta è a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia) e
molto come utilizzatore del libretto. Ero,
qualche anno fa, perplesso sull’uso di raccolte
di questo tipo, che ritenevo non conformi alla
tradizione dei protestanti latini. La Bibbia va
letta regolarmente, va letta per intero .e le selezioni, la «Bibbia in pillole» possono essere
lasciate agli altri.
Ma è proprio vero? Quanti di noi leggono la
Bibbia regolarmente, tutti i giorni? E allora ci
è utile anche questa Bibbia «in pillole», questi
piccoli brani giornalieri. Chi ha carenze alimentari prende degli integratori per assumere
le vitamine o i sali che gli sono necessari. E la
parola di Dio ci è necessaria almeno come le
vitamine o i sali. Un giorno, una Parola è così
come la confezione tascabile dei medicinali.
che possiamo portare sempre con noi. Spesso
mi è capitato di definire Un giorno, una Parola come il nostro calendario: dei protestanti
italiani ma anche, nelle innumerevoli traduzioni delle Losungen originali, il calendario
dei protestanti di tutto il mondo. A ogni giorno non sono abbinati dei santi, ma dei versetti biblici: un tocco di diversità, una nota di
identità, un tentativo di assomigliare a quello
che un tempo era il «popolo della Bibbia».
Infine vorrei sottolineare che i brani biblici
sono estratti a sorte, come dice il titolo tedesco Losungen. Questo libretto è anche la nostra lotteria, il nostro Superenalotto. Non ci
dà soldi, ma ci arricchisce lo stesso: ci arricchisce di conforto quando siamo sofferenti,
di meditazione quando siamo distratti. Ma
anche di qualche salutare sorriso. Spesso,
molto spesso, i brani estratti a sorte si rivelano assolutamente adatti alla situazione del
giorno, anche con risvolti umoristici: «Iddio
m’ha dato di che ridere: chiunque l’udrà riderà con me» (Genesi 21,6).
UN medico napoletano,
minacciato di rapina
sulla sua stessa auto da un
giovane rapinatore di 19 anni, gli ha esploso contro sei
colpi di rivoltella, uccidendolo. Non poteva sapere, il medico, che l’arma impugnata
»•dal rapinatore era finta, un’
arma giocattolo imitata alla
perfezione. Il medico ha avuto paura di venire ucciso e
perciò ha usata la propria arma. Ora è agli arresti domiciliari, in attesa di giudizio, che
non sarà certo facile, fra
omicidio volontario e omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. L’opinione
pubblica a Napoli è fortemente divisa; c’è chi dice che
non si può sparare a un piccolo rapinatore: un’automobile o pochi soldi non valgono certo la vita di un uomo; e
c’è chi dice, viceversa, che ha
fatto bene il medico a reagire,
perché siamo stanchi in Italia
*ï * ' ««i
Giustizia «fai
PIERO bensì
di queste continue rapine,
per lo più impunite.
È troppo facile esprimere
giudizi in un senso o nell’altro stando fuori dalle circostanze. Si tratta di reazioni
istantanee, che possono essere giuste o sbagliate, sovente
incontrollabili. Lo sa in particolare il credente che si può
trovare in mezzo fra l’istinto
di autodifesa e la parola di
Gesù: «Non contrastate al
malvagio (...) anzi a chi vuol
litigar teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantel
lo». Molti di noi hanno vissuto questo dramma personale
durante la guerra: una decisione di pochi attimi poteva
significare vita o morte. Viviamo nel nostro paese una
guerra quotidiana sia contro
la criminalità organizzata
(droga, prostituzione, rapimenti, commercio di immigrati disperati), sia contro la
cosiddetta piccola criminalità
(furti, scippi, piccole rapine).
Il giovane ucciso a Napoli
non era un camorrista; era un
ladruncolo di mestiere.
SUI GIORNALI
la Repubblica
Responsabilità
Nelle pagine della cronaca cittadina (24 novembre)
il pastore Giuseppe Platone
di Torino viene interpellato
in merito al monito del
card. Poletto sulla limitazione di orario per le discoteche, e si dice più «possibilista e permissivo; “Questo
non significa - dice Platone
- non essere responsabili;
chi esce dalla discoteca
ubriaco e viaggia a folle velocità (...) commette un’ingiustizia’’». «L’etica protestante - dice l’articolo firmato Teofilo - preferisce
(...) mettere l’accento sulla
responsabilità individuale:
“Il messaggio più difficile
da trasmettere ai ragazzi di
oggi - prosegue il pastore è quello di mantenere una
capacità di analisi critica.
Oggi non è facile perché
siamo di fronte a un mondo
che tende ad omologarsi"».
Segue un invito ai ragazzi a
leggere i giornali e la carta
stampata, pur nell’era di
Internet. «Senza l’invenzione di Gutenberg - conclude
Teofilo -, la straordinaria
diffusione della Bibbia nella
Germania di Lutero non sarebbe stata possibile».
il manifesto
Come mangiava Lutero
Il teologo cattolico Massimo Salani ha espresso su
Avvenire (8 novembre) alcune idee che hanno innescato un aspro e a volte divertito dibattito sulle abitudini alimentari. Suo bersaglio la cultura del «fast
Food», alla cui base metteva
curiosamente «il rapporto
individualistico tra uomo e
Dio, instaurato da Lutero».
Antonio Sciotto (30 novembre) ritiene dunque di sentire la voce di un protestante, aspetto che è mancato
finora nella diatriba sui vari
quotidiani. 11 prof. Ermanno Genre ritiene che alcune
affermazioni di Salani
«...dimostrano scarsa conoscenza della storia e dei te'^
sti di Lutero». E poi che
«...la cultura della condivisione e della comunità so-^
no già nel codice genetico
dei protestanti». Nella casa
di Wittenberg del riformatore, infatti, «c’è una grande sala dove il pastore e sua
moglie, Katarina von Bora,
offrivano quotidianamente
da mangiare a studenti e
viandanti. Un’opera di Lutero si intitola Discorsi a Utvola: sarebbe difficile scriverli in un fast food». E soprattutto, riporta ancora
Sciotto; «Nella celebrazione
protestante dell’eucaristia
(sic), si attribuisce al pasto
un senso profondo di religiosità e condivisione».
L’appassionato appello di
Gesù è certamente un forte
richiamo a uno stile di vita
nonviolento, ma nello stesso
tempo un impegno ad adoperarci con l’educazione,
l’istruzione e con l’offerta di
lavoro affinché questi fatti
non debbano più accadere. *
una nostra responsabilità come cittadini: non il diritto di
farci giustizia, ma il dovere di
impegnarci perché tutti abbiano il diritto di vivere!®
propria vita senza bisogno di
infrangere la legge.
(Rubrica «Un fatto, un cOll>‘
mento» della trasmissione di H®diouno «Culto evangelico» delh^
Fcei di domenica 10 dicembre)
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venerdì 15 dicembre 2000
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Al Palaghiaccio di Pinerolo
Una tre giorni di curling
Tre giorni all’insegna del «curling» al Palaghiaccio di Pinerolo. Da venerdì a domenica, su iniziativa del 3S che già organizza corsi di pattinaggio artistico, due istruttori federali hanno
cercato di promuovere nel Pinerolese questa attività olimpica
nata in Scozia agli inizi dei 1500. È una sorta di gioco delle bocce su ghiaccio, con due squadre di quattro giocatori che hanno
ii compito di mandare il più possibile vicino a un bersaglio le
«stones», appunto pietre di 19 kg dotate di un manico di lancio.
A Pinerolo si sono visti una trentina di aspiranti giocatori, in
maggior parte provenienti dalla vai Pellice. Le «stone »utilizzate
per lo stage sono state lasciate alla società pineroiese nell’augurio che altri vogliano provare questa singolare disciplina.
Dopo l'iniziativa di una radio veneta
L'amicizia di San Donà
La recente aliuvione ha innescato moke occasioni di solidarietà. Queila che parte da San Donà di Piave ha origine con i
rapporti avviati da qualche tempo fra Radio San Donà, un’emittente comunitaria culturale della cittadina deila provincia di
Venezia, e Radio Beckwith. Così, saputo dei disastro, la radio
veneta ha deciso di avviare una raccolta di fondi a favore della
comunità torrese destinando i 6 milioni raccolti alla ricostruzione del tetto dell’asilo nido comunale di Torre Pellice. Una
delegazione da San Donà, guidata dall’assessore alla Cultura,
Giorgio Baldo, ha portato fisicamente il dono nello scorso fine
settimana in un incontro, molto amichevole, che potrebbe dar
luogo a successive collaborazioni e scambi fi-a le due cittadine.
Riforma
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Fondato nel 1848
Nelle giornate del «ponte» dell'S dicembre, malgrado le difficoltà sulla strada provinciale
In tanti a sciare sulle piste di Praii
Nelle zone interessate dalle recenti frane alcuni tratti sono percorribili solo a senso unico alternato
Intanto è stato firmato il protocollo d'intesa per la costruzione della nuova seggiovia biposto .
DAVIDE ROSSO
PER Praii, in alta vai
Germanasca, quello
appena passato non era
semplicemente un «lungo ponte dell’Immacolata» che apriva una stagione invernale come altre. C’era invece attesa
anche perché dopo l’alluvione di metà ottobre e
soprattutto dopo le numerose frane che hanno
in questo mese coinvolto
la strada provinciale, unico percorso possibile per
la stazione sciistica pralina, non tutti avrebbero
scommesso sull’apertura
degli impianti per T8 dicembre. Invece la cosa è
riuscita e anche l’afflusso
dei turisti, soprattutto
domenica, complice il bel
tempo, è stato più che incoraggiante.
«Sia sabato 9 che domenica 10 abbiamo staccato circa 600 biglietti
giornalieri - dice Carlo
Raviol, direttore delle
Seggiovie 13 laghi, società che gestisce degli
impianti sciistici di Praii
L’afflusso è stato buono anche se non eccezionale e questo nonostante
si viaggi ancora a traffico
alternato in tre brevi tratti della provinciale. 11 tutto ci fa ben sperare per il
futuro anche perché quest’anno la neve è caduta
presto e il manto nevoso
è buono». Nel corso della
settimana comunque-, dicono alle Seggiovie 13 laghi, gli impianti saranno
ancora chiusi, anche perché il traffico sulla strada
provinciale sarà nuovamente permesso solo per
due ore al mattino e due
ore af pomeriggio così da
consentire agli operai di
continuare i lavori di
consolidamento e rifacimento della carreggiata.
«Certo - dice ancora Raviol - la situazione di utilizzo a singhiozzo della
provinciale non è delle
migliori per chi opera a
Praii ma ben venga questo blocco parziale della
strada che dovrebbe portare a un suo ulteriore
miglioramento in termini
di percorribilità con benefici per tutti».
La speranza infatti a
Praii è che per Natale i
lavori sulla frana di Pomeifré, il primo arrivando da valle dei tre smottamenti che hanno intetessato la strada, siano
terminati o quanto meno
sia ripristinata la circolazione in entrambi i sensi
di marcia; tempi invece
più lunghi per il ripristino delle due corsie nel
tratto a monte del piazzale di fronte alla miniera Gianna e soprattutto
nel tratto prima dell’abitato di Praii dove è stato
piazzato ormai da tempo
un ponte bailey e dove
l’intervento di ripristino
si presenta sicuramente
più impegnativo.
Quella passata però
per Praii è stata anche la
settimana della ratifica
ufficiale da parte della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
del protocollo di intesa
per la nuova seggiovia
biposto che dovrà sostituire nei prossimi anni il
vecchio impianto in scadenza. Approvato l’indirizzo da parte del Consiglio della Comunità
montana però rimane da
chiarire la questione finanziamenti recentemente riaperta dalla Comunità europea. «Per fare il nuovo impianto - dice Marco Bourlot, assessore al Turismo della Comunità montana - occorrono circa 4,5 miliardi
di interventi di cui si dovrebbero far carico i Comuni di Praii (800 milioni) e Perrero (100 milioni), oltre alla Comunità
montana e alla Società
13 laghi. I finanziamenti
però prevedevano inizialmente un 50% di in
vestimenti a fondo perduto provenienti dalla
Comunità europea. Sono
proprio questi che ora
vengono messi in discussione, 0 meglio di cui ora
si chiede da parte europea la restituzione, anche se a tasso 0, in 5 anni. La cosa costringerebbe la Comunità montana
a un impegno di spesa di
quasi 500 milioni annui
che è chiaramente al di
sopra delle reali possibilità dell’ente».
Giovedì è previsto un
incontro in Regione per
discutere proprio di questa questione e la Comunità montana avanzerà
nuove proposte per cercare di sbloccare la situazione e di arrivare al più
presto al finanziamento
anche attraverso strade
diverse. La speranza in
valle è che sia decisiva, o
quantomeno «importante», la riunione di giovedì; per altro la Regione
ha già dimostrato più
volte la sua disponibilità
verso il progetto di Frali.
«Questa sarà ancora una
settimana di attesa e di
verifica - dice ancora
Bourlot - che però vede
le amministrazioni e la
Società 13 laghi impegnati fortemente nel tentativo di andare oltre
questa situazione di stallo che si è venuta a creare per poter partire con i
lavori e dare alla valle
una possibilità di sviluppo certa e concreta».
La Casa Barbero di Bibiana
Una struttura
per l'intera valle
«Casa Barbero? Una
struttura di valle». Parola
di Osvaldo Fornero, sindaco di Bibiana, che si
mostra ottimista sul futuro della Casa di riposo
di proprietà comunale, la
cui gestione è affidata alla Comunità montana
vai Pellice. La ristrutturazione, necessaria per l’adeguamento alle normative, è iniziata nell’ottobre dello scorso anno e
interessa due terzi dell’edificio con una spesa
di un miliardo: cifra interamente coperta dal Comune di Bibiana che ha
acceso un mutuo di 600
milioni e speso altri 400
milioni frutto della vendita di una proprietà in
terra francese. Ma il problema, come spesso accade, non è nei muri e
nelle nuove costruzioni:
infatti la vai Pellice sborserà nel 2000 ben 140 milioni per coprire i buchi
di bilancio della gestione. Una somma da suddividersi fra il numero di
abitanti della Valle, che
diventano, come per ogni spesa nel settore socio-assistenziale, l’indice
in base al quale i Comuni
si spartiscono l’impegno
economico. I 140 milioni
di deficit derivano dallo
spostamento in altri istituti di 7 ospiti sui 20 previsti: il personale non
può essere diminuito, i
costi rimangono, ma le
rette degli assenti vanno
ad arricchire casse altrui.
«Nel 2001 il bilancio
sarà in pareggio - promette Fornero -; già a
giugno saranno stati inseriti gradatamente 14 o
15 ospiti per arrivare a un
totale di 26». Con il pagamento delle rette e l’adeguamento delle stesse, la
struttura potrà finalmente mantenersi da sola.
L’esborso richiesto agli
ospiti, che devono necessariamente essere residenti in vai Pellice, passerà dall’attuale 1 milione.e 750.000 lire al mese
al 2 milioni, cifra «adeguata alle spese». Il contributo della Comunità
montana vai Pellice sarà
quindi ridimensionato e
ridotto a zero «quando,
già a metà del prossimo
anno, la struttura potrà
andare a regime».
ICONTRAPPUNTOI
IN CRISI
DI PARTECIPAZIONE
PIERVALDO ROSTAN
Un circuito delle valli
lancia l’Sos; pochi giorni fa
si doveva trovare un nuovo
sovrintendente ma trovare
una persona nuova che accettasse di entrare nel Consiglio non è stato possibile.
E d’altra parte la sovrintendente scadeva perché aveva
ultimato il suo settennio di
servizio e di conseguenza
non era più rieleggibile.
fra l’impegno nella chiesa e
quello nella società con la
prima che spesso è diventata una sorta di palestra di
democrazia, di coinvolgimento, di dialogo, allora
l’Sos dal circuito è una
preoccupazione che riflette
davvero il nostro essere società e chiesa insieme. Ogni
tanto si incontra qualcuno
illiillllillllllllll solito un
giovane op
Qualche tem- Lu dÌSpOnÌbÌlÌtà ÓSÌ pure un pen
po prima una ’ — " '
chiesa locale
é il dialogo
singoli è sempre
non era riusci- ., , ,
ta a trovare piU SCOiSO perctie
una persona
disponibile ad OHCOrO piU SCOrSO
essere eletta
quale anziano.
Senza drammatizzare si
tratta tuttavia di sintomi
preoccupanti; e non mi pare nemmeno sia una risposta adeguata proporre (è
già successo in passato in
altre chiese) o di cambiare i
regolamenti per consentire
ulteriori rielezioni e neppure far rientrare, trascorso un annetto, la stessa
persona al posto occupato
in precedenza. Questo, si
badi bene, non per sfiducia
o irriconoscenza verso chi
ha prestato il proprio servizio ma proprio per ampliare il più possibile la «rosa»
delle persone coinvolte più
direttamente nella gestione
della vita comunitaria.
Un problema analogo si
pone ormai da qualche anno nella vita ciìffie, amministrativa, nelle commissioni o nei gruppi di impegno. A molti succede di
sentirsi dire, durante una
riunione: «Con quale giacca parli?», a sottolineare
come i pochi che hanno accettato impegni fanno parte spesso del Consiglio di
chiesa e del Consiglio comunale, di un sindacato e
di un’associazione. Col risultato, a volte, di fare molte cose senza il necessario
entusiasmo e il giusto coinvolgimento.
In quanti Comuni, al
momento di predisporre le
liste per le elezioni, si è a
malapena stati capaci di
mettere insieme una sola
lista? E chi sono i consiglieri? Persone di capacità amministrativa, in grado di
assumersi le proprie responsabilità e di tutelare
realmente i propri concittadini oppure semplici uomini e donne di buona volontà ma con scarse possibilità di intervento?
Se è vero, e qui alle Valli
certamente lo è, che esiste
uno stretto collegamento
sionato) disponibile a
lasciarsi coinvolgere in
qualche comitato, a lavorare insieme ad altri.
Questa persona viene perciò quasi «catturata», investita di incarichi e responsabilità, coinvolta pienamente. È indubbiamente
un dono, una ricchezza per
tutti. Il giovane può avere
l’entusiasmo del noviziato, l’uomo o la donna che
stanno uscendo dal mondo
del lavoro vengono quasi
pedinati per aggiudicarli a
questa o quella causa. Col
rischio però di bruciare
una persona per inesperienza in un caso o di caricare qualcuno di pesi eccessivi nell’altro.
Forse anche per questo si
ha una così forte titubanza
ad accettare responsabilità.
E anche perché spesso ci si
sente inadeguati; ma l’inadeguatezza, ancorché possa
essere una sana virtù rappresentando la consapevolezza dei propri limiti, è anche frutto di una scarsa abitudine al dialogo, al confronto, ad affrontare insieme momenti di «formazione sul campo». Dove ci si
trova oggi per discutere? In
che modo gli amministratori locali fanno le loro
scelte? Dove incontrano i
cittadini e con essi provano
a governare i processi di
sviluppo? E soprattutto
quali persone partecipano
ai (rari) momenti di discussione? Sono interrogativi
che, credo, riguardano in
modo parallelo o speculare
sia il mondo ecclesiastico, le
assemblee come le riunioni
quartierali, sia la società civile, dall’associazionismo
volontario alle sedi più istituzionali. Anche da questa
mancanza di persone che
dialoghino formandosi, andando magari al di là dei rispettivi ambiti di lavoro,
nasce la successiva mancanza di uomini e donne disposte a impegnarsi per un
progetto 0 uno scopo.
10
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PAG. 10 RIFORMA
SEMINARIO PER RADIO EVANGELICHE — Durante lo scorso fine settimana due redattori di «Radio Beckwith evangelica» hanno partecipato a
un seminario organizzato dal Crei, (Coordinamento radio evangeliche italiane) svoltosi a
Rocca di Papa. Un’occasione di confronto e incontro con la potenzialità delle nuove tecnologie informatiche nella trasmissione radiofonica
che potrebbero portare in breve alla formazione
di una vera e propria rete di radio evangeliche.
Radio Beckwith ricorda l’appuntamento con
due nuove rubriche serali: ogni mercoledì alle
22 «Folkclub», trasmissione dedicata alla musica
dell’omonimo locale torinese, e domenica alle
21,30 «Chicken, il pollaio di Radio Beckwith»,
rubrica di curiosità, cucina e costume.
ARRESTO A PINEROLO — Ha appena compiuto 18
anni. Luca Asinari di Pinerolo, eppure già da
tempo taglieggiava con un complice i suoi compagni di scuola rubando loro braccialetti, telefonini, denaro e sigarette. Ma il suo piano non è
passato inosservato: venerdì 8 dicembre è stato
arrestato dai carabinieri.
TRENI AD ALTA FREQUENTAZIONE: INTERROGAZIONE DS — Quando entreranno in pieno
funzionamento i «treni ad alta frequentazione»?
È una delle domande poste da un’interrogazione Ds in consiglio regionale. Dovevano essere 10
i treni di questo tipo in grado di trasportare più
celermente un numero maggiore di passeggeri.
E invece ne circola uno solo (suUa Torino-Pinerolo) e presenta diversi inconvenienti. I consiglieri interroganti chiedono anche notizie sul ripristino del ponte sul Chisone e sulle stazioni di
Vinovo-Ippodromo e Riva di Pinerolo.
ELEZIONE DEL DIRETTIVO ALL’ECOMUSEO DI
PEROSA— Nella riunione di sabato 25 novembre l’assemblea dei soci dell’associazione Ecomuseo di Perosa ha eletto il direttivo del sodalizio per il prossimo anno. Alla presidenza è stato
confermato il presidente uscente, Alessandro
Calzavara, mentre il resto del direttivo è composto da Clara Pagano, vicepresidente. Bruno Vaiter, tesoriere e da Tiziana Percivati, segretaria.
ELEZIONI A PINEROLO. AN: «ANDIAMO DA SOLI»
— Spaccatura in seno alla Casa per le libertà in
vista delle elezioni di primavera per il sindaco di
Pinerolo. «Dopo quattro anni di intensi quanto
vani incontri», il circolo di Pinerolo di An chiude
con Forza Italia e decide di partecipare alle elezioni con un «proprio candidato di bandiera». 11
coordinatore locale di An, Davino Fazia, nell’annunciare la decisione sottolinea che «la designazione di candidati fantoccio o di aspiranti alla
delicata carica di sindaco già logorati da una
non esaltante attività amministrativa al servizio
della città (Camusso? Trombetto? ndr) è politicamente inopportuna e dannosa per Pinerolo;
l’arroganza e la supponenza che hanno caratterizzato l’attivismo politico del coordinatore cittadino di Fi non sono accettabili».
AGRITURISMO: INCONTRO ITALOFRANCESE —
Un gruppo di operatori agrituristici provenienti
dairisère e regione di Grenoble ha visitato la
scorsa settimana alcune aziende agrituristiche
del Pinerolese. L’incontro (uno analogo era avvenuto a parti invertite a febbraio) nel quadro di
un progetto Interreg promosso da Agriturismo
Piemonte in collaborazione con la Chambre de
l’Agriculture della Savoia, Provincia di Torino e
Adayg di Grenoble da titolo «Sviluppo trasfrontaliero del turismo pedagogico ambientale».
UN LIBRO PER NON VEDENTI — Mario Bongi, docente di diritto ed economia a Torino, presidente
dell’associazione Piemontese retinopatici e ipo
vedenti, sarà ospite a Torre Pellice sabato 16 dicembre, alle 17, quando nella biblioteca civica
presenterà «Non ti posso vedere», il primo libro
scritto dall’autore con l’uso del sintetizzatore vocale. Quella di Bongi, affetto dall’età di tre anni
da una forma degenerativa di retinite pigmentosa, che nell’arco di vent’anni lo ha portato alla
cecità completa, è una storia affascinante. Il suo
«Non ti posso vedere», è la storia di un’esperien
za coraggiosa, quella di chi conosce e assapora la
propria città, attraverso tutti i sensi, la percezione degli odori, i rumori, le voci, la musica.
— E Eco Delle Yaui moEsi
VENtKDl 15 DICEMBRE
rochet
rConsiglio della Comunità montana vai Pellice
Varato il Piano di sviluppo
MASSIMO GNONE
SEDUTA indolore per la Comunità
montana vai Pellice. La squadra del
presidente Claudio Bertalot porta a casa, con l’astensione dei-tre consiglieri
di minoranza presenti (Rossetto, Stefanetto Prochet e Zunino), il nuovo Piano di sviluppo socio-economico per gli
anni dal 2000 al 2004, che arriva 21 anni dopo il precedente.
Assente il consigliere di opposizione
Danilo Colomba, sempre pronto a contestare anche violentemente le politiche della maggioranza, quello di mercoledì 6 è stato un Consiglio breve e dai
toni quasi sommessi. Nel corso del dibattito, l’assessore Ezio Borgarello propone un organo di controllo che possa
affiancarsi al documento e verificarne
in tempo reale l’esecuzione. Da parte
sua il presidente Bertalot ricorda che il
Piano di sviluppo ha fatto suoi il Piano
di ecosviluppo e Agenda 21: attenzione
all’ambiente, quindi, ma soprattutto
progetti sostenibili. «Non nascondo ammette Bertalot - che la valle ha bisogno prima di tutto di alcune cose, ma
forse ne verranno finanziate altre».
Tra le priorità il presidente cita Villa
Olanda e il costruendo Istituto europeo
per la valorizzazione della pietra di Luserna. «L’opera - spiega - deve essere
assolutamente terminata: attualmente
è stato chiesto e ottenuto il corso sulla
lavorazione della pietra». La minoranza
lamenta l’assenza di un accenno al collegamento transffontaliero con la Francia. «Sono convinto - replica Bertalot che vadano studiati dei modi, ma non a
tutti i costi: bisogna tener conto dello
sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda il collegamento stradale, vorrei incontrarmi con Bobbio Pellice per cercare un accordo: poi ognuno si prenderà le sue responsabilità». Bertalot ha
scritto una lettera all’amministrazione
di Bobbio per chiedere le ragioni della
quarta assenza ingiustificata di due dei
suoi tre rappresentanti in Consiglio (il
sindaco Aldo Charbonnier ed Eric
Charbonnier). L’assessore Borgarello
chiude la partita del progetto cremagliera: «Nel periodo 2000-2004 al massimo si faranno gli studi relativi, non si
farà sicuramente la cremagliera».
All’ordine del giorno anche alcune
variazioni «di rito» del bilancio. Dalla
Regione sono arrivati oltre 242 milioni
per la sistemazione dell’area degradata
della Sea di Torre Pellice. 140 milioni
della Provincia serviranno invece a ripristinare l’area del sentiero naturalistico della Ghiandaia che ha subito forti danni nel corso dell’alluvione. A bilancio passano da 150 a 300 i milioni
che arrivano dai fondi del Bacino imbrifero montano, 75 dei quali serviranno con altri 20 alla redazione del Piano
di protezione civile, corhune a vai Pellice, valli Chisone e Germanasca e territorio della Comunità pedemontana.
Lo Stabile dell'ex colonia a Rorà ina
Nulla di nuovo periy^sp
il «Piccolo Tibet»
Nulla di nuovo per le
sorti della colonia «Piccolo Tibet» di Rorà, edificio che da qualche anno
è diventato di proprietà
comunale dopo essere
stato utilizzato, e da qui
il nome, come importante e conosciuto centro
per la pratica dello yoga
e delle culture di tradizione orientale. Nulla di
nuovo per una costruzione che da tempo aspetta
di essere riconvertita.
«Sul tappeto ci sono molte idee ma niente di definito - conferma il sindaco, Giorgio Odetto - le
proposte sono ancora
vaghe». Si parlerebbe di
una struttura recettiva,
forse un albergo o una
foresteria, oppure di una
casa per i giovani o per
anziani. Qualche settimana fa è stato organizzato anche un dibattito
alle Fucine, ma non sono
emersi progetti chiari e la
situazione ha i contorni
ancora molto sfumati. «I
muri sono buoni - so
■ San Germano
Impianti
sportivi
Risolta in estate dall’amministrazione comunale la questione della gestione, affidata fino
al giugno 2001 all’Unione sportiva sangermanese, il Palazzetto dello
sport di San Germano è
ormai in piena attività. L’
impianto ha per il momento solo il visto provvisorio e per questo l’afflusso e limitato a 99 persone alla volta. «I risultati
di pubblico finora ottenuti - dice Elvio Long,
dell’Unione sportiva sono confortanti anche
tenuto conto che non si è
ancora fatta una vera e
propria campagna promozionale». La politica
generale di contenimento dei prezzi favorisce
certamente l’afflusso degli sportivi su San Germano anche se, dicono
sempre all’Unione sportiva, «un primo bilancio
dell’operazione andrà
fatto solo nel momento
in cui si saprà con certezza la spesa di gestione».
Iniziative del «Sassolino bianco» per la Bielorussia
I primi aiuti portati a Raduti
DANIELA GRILL
DOPO il periodo di
I ■
soggiorno di cinque
settimane a Bobbio Pellice per 16 piccoli ospiti
bielorussi, terminato lo
scorso ottobre, è toccato
a una rappresentanza locale fare il viaggio inverso fino all’orfanotrofio di
Radun, cittadina della
Bielorussia ai confini con
la Polonia, colpita dal disastro di Cernobil e rimasta contaminata dalle
scorie radioattive fuoriuscite dal reattore.
Roberto Charbonnier,
Daniele Varese e Italo
Taddei hanno utilizzato
l’occasione del viaggio
soprattutto per andare a
verificare come stanno
procedendo i lavori per
le nuove docce all’interno dell’istituto: «Il progetto, finanziato anche
con le entrate dell’8 per
mille della Chiesa valdese, sembra finalmente
essere giunto a buon fine
- spiega Roberto Charbonnier entro brevissimo tempo, se non sorge
I pacchi con gli aiuti inviati dalle Valli
ranno nuovi problemi una ristrutturazione dei
burocratici, l’orfanotrofio potrà disporre di docce, lavandini nuovi e impianto per l’acqua calda;
gli ospiti dell’istituto non
saranno più costretti a
recarsi ai bagni pubblici
per potersi lavare. Inoltre una parte dell’area
femminile dell’istituto è
sprovvista di acqua calda, per problemi insorti
nell’impianto di riscaldamento».
Certo molti altri interventi sarebbero da fare
all’interno dell’orfanotrofio, come ad esempio
la cucina, con una ripavimentazione e con l’acquisto di elettrodomestici e nuovi fornelli oltre
all’unico esistente. Dalla
vai Pellice sono giunti a
Radun anche molti capi
di vestiario e lenzuola
per i ragazzi, ma sono
ancora tante le cose che
mancano per i 180 ragazzi ospiti dell’istituto, a
partire dal necessario per
l’igiene personale, ai farmaci di prima necessità,
al materiale scolastico e
didattico, oltre a tavoli,
sedie, mobili e letti.
Partecipazione e coinvolgimento alla serata bachiana di San Germano
Al concerto attenti come al culto
FERRUCCIO CORSANI
Nel tempio di San
Germano, la sera del
2 dicembre, sembrava di
assistere, più che a un
concerto, a un culto. L’atmosfera raccolta, il silenzio assoluto dei convenuti, il rapimento che si leggeva su parecchi volti davano conto da un lato che
quanto si udiva (musiche
di Bach, nel 250" della
morte del grande musici
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sta) era supremamente
bello; daU’altro, che l’impegno profuso con intelligenza e con gusto dagli
organizzatori e dagli esecutori raggiungeva risultati di eccellenza.
Opportunamente è stato richiesto di non interrompere e turbare con
applausi ripetuti la successione dei brani eseguiti; alcuni corali per organo (eseguiti ottimamente da Walter Gatti)
prima sull’organo a canne, che desidererebbe
qualche ritocco alla «trasmissione», poi sul piccolissimo ma efficacissimo
organo «portativo», dalla
timbrica schiettamente
bachiana. Poi alcuni corali «figurati» (con o senza accompagnamento di
organo) tratti da cantate
di Bach. Il programma si
è concluso, dopo un intervento illustrativo di al
cuni aspetti poco noti
della tecnica compositiva
di Bach, da parte del pastore Deodato, con l’esecuzione della Cantata
Bwv 4 Christ lag in Todesbanden (Cristo giaceva
nei legami della morte).
Il pubblico ha potuto
seguire su un foglio con
testo tedesco e italiano
l’esecuzione di questa
«cantata corale», nella
quale cioè, in ogni strofa
ritorna, in vari modi variata, la melodia del corale originario (su testo di
Lutero e melodia a lui
stesso attribuita). A dire il
vero, non si era troppo
proclivi a leggere il testo,
tale era l’attenzione che
molti porgevano alle note
dei solisti (efficaci e centrati stilisticamente il soprano Alena Dontcheva e
il tenore Giuseppe Maletto) e del coro, daH’equllibrio veramente notevole
e dall’impostazione vocale, curata con competenza e grande aderenza
allo stile bachiano dal direttore Riccardo Bertalmio, che ha inoltre sostenuto con austera sicurezza il ruolo di basso nella
quinta strofa.
Al termine, il lungo e
caloroso applauso ha
espresso il sincero appagamento dei presenti per
la bella serie di musiche e
per l’accuratezza delle
esecuzioni (notevole, fra
l’altro l’autorevolezza
dell’organista Walter Gatti nell’accompagnare i
brani della cantata con
l’organo portativo); ma
direi che tutti hanno percepito e apprezzato il forte impegno e lo studio rigoroso che erano a monte dell’esecuzione, impegno e studio in cui sono
apparsi accomunati il direttore e i suoi coristi.
stiene il sindaco - nial’e.
dificio deve essere con.
pletamente ristrutturati
e messo a norma; stare
mo a vedere, intantoln
futuro ci saranno altri
momenti di dibattito pet
un primo approccio al
destino dell’edificio, in,
contri naturalmente aperii a tutti i cittadini».
L’alluvione del 15 otto,
bre ha colpito Roràii
maniera minore rispetti
al rimanente territorii
della vai Pellice, ma è arrivata dopo che le piog^
avevano già devastatol
Comune qualche settimana prima. Le stime dd
danni parlano di 160 milioni per il primo intei“
vento e di un centinaio !
milioni per l’opera diricostruzione. «Abbiamo
tamponato i problemidice Odetto -; ora bisognerà agire sul territodl
per completare il lavoro
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fatto». A Rorà è stato eletto anche il nuovo Consiglio direttivo della Pro
Loco, con la conferma!
Sergio Rivoira che mantiene la carica di presidente, affiancato da alcuni giovani che vogliono
impegnarsi per il paese.
Bobbio Pellice
La vecchia
strada reale
Prima pietra per |
«Maison de la nature»!
Pistolas; un progetto cW
fa parte delle iniziati«
bilaterali organizzatela
Bobbio Pellice e il pa*
del Queyras. Con la cei
monia di sabato 9 diceili
bre, a Ristolas è iniziato^
recupero di una gran#
cascina con la realizzi
zinne di laboratori, auJ
didattiche, un salone®
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letto. La «Maisori»siit
serisce nel ripristino,?*
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dell’antica «Strada re^
di Francia», con la wM
ristrutturazione del «•'
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della Croce e la «Gas«
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Bobbio Pellice.
Alla cerimonia ham
partecipato i sindacj
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dell’Assemblea nazio^
francese e il consig i
regionale di Brichera
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11
tffMERDÌ 15 DICEMBRE 2000
i E ECO Delle Valli Valdesi
PAG. Il RIFORMA
Incontri e riunioni, feste «dell'albero», trattenimenti musicali e recite di piccoli e grandi per un tempo da vivere comunitariamente
er 1 Aspettando il Natale e la fine d'anno nelle chiese valdesi del I distretto
t ■ _ ________ „ I accì-z-a r>r>_ QAN nFRMANO—Ve- FRALI — Domenica
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paese,
CEVAA — Mercoledì 20
dicembre, nel salone delia Foresteria valdese di
Torre Pellice, alle 20,45,
«Serata Cevaa», con la
oartecipazione del coro
Fihavanana e del pastore
Charles Klagba, segretario esecutivo della Cevaa,
responsabile dello scambio di persone. Nel corso
della serata verrà presentato il progetto di visita
di una équipe Cevaa nelle valli valdesi nell’autunno del 2001. La serata
è organizzata dal gruppo
di preparazione della visita, dal Comitato italiano per la Cevaa e dalla
Ced del I distretto.
COORDINAMENTO
attività SCOUT — Il
gruppo dei piccoli di Pi
nerolo-Pomaretto si ri
troverà sabato 16 dicembre alle 16,30 a Pomaretto. I medi si ritrovano anche loro il 16 alle 16,30 a
Pinerolo.
CASA DIACONESSE —
Festa di Natale «Una slitta piena di regali per tutti», daini dicembre al 2
gennaio, mostra-mercato
dei lavori eseguiti dalle
ospiti della Casa. Venerdì
22 dicembre, alle 14,30,
festa, riflessione biblica,
a cura degli ospiti, «Cantiamo il Natale», recita,
a cura del personale, arrivo di Babbo Natale, tè e
panettone per tutti.
PRAMOLLO — Giovedì 14 dicembre, alle ore
20, riunione quartierale
ai Pellenchi (museo); sabato 16 dicembre gita
dei catecumeni. I prossimi culti saranno, domenica 24 dicembre ore 10,
nella sala delle attività al
presbiterio; lunedì 25 dicembre, ore 10, nel tempio; martedì 26 dicembre alle ore 14,45 festa di
Natale con le recite e i
canti dei bambini della
scuola domenicale e con
i catecumeni nella sala
delle attività al campanile; domenica 31, alle ore
10, culto di fine anno; domenica 7 gennaio, alle
ore 10, culto di inizio anno nella sala delle attività
al presbiterio. Riunioni
quartierali; martedì 12
14 dicembre, alle 20, al
museo dei Pellenchi.
ANGROGNA — I giovani visiteranno le persone
anziane della comunità
sabato 16 e domenica 17
dicembre. Tutti i bambini e i ragazzi parteciperanno alla festa di Natale
il 23 dicembre alle 15 alla
Sala unionista. Domenica 24 dicembre, alle 10,
culto al capoluogo, alle
20,45 culto a Pradeltomo
tenuto dalla corale (cena
del Signore). Il 25 dicembre, alle 10, culto al capoluogo, con la partecipazione di tutte le famiglie della comunità, con
celebrazione della cena
del Signore. Domenica
31 dicembre, unico culto
alle 20,45 al Serre, con
celebrazione della cena
del Signore, è annullato
il culto delle 10. La corale invita tutta la comunità a un pomeriggio di
canti (non solo natalizi)
alla Sala unionista sabato 6 gennaio, a partire
dalle ore 14,30 per la festa dell’Epifania.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 17 dicembre,
alle 10,30 nel tempio,
culto con la partecipazione dei bambini della
scuola domenicale e 1 ragazzi del precatechismo.
Alle 12,15, nella sala delle
attività, pranzo comunitario con la partecipazione della scuola domenicale, precatechismo, catechismo e comunità tutta. Giovedì 21 dicembre,
alle 20,45, «Il canto di
Natale», spettacolo teatrale natalizio presentato
dalla scuola domenicale.
Lunedì 25 dicembre culto nel tempio con santa
cena e partecipazione
della corale. Ricordiamo
che il culto viene anticipato alle 10. Domenica
31 dicembre, alle 10,30,
nella sala delle attività,
culto in francese.
MASSELLO — Il 20 dicembre, ore 14, riunione
quartierale al Roberso. Il
culto di Natale si terrà ai
Reynaud alle 11,15 a cura
del predicatore locale
Flavio Micol.
FERRERÒ-MANIGLIA
— Domenica 17, alle 10,
culto a Maniglia a cura
chismo. Lunedì 25 culto
unico a Ferrerò alle 10.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 17,
oltre ai culti agli Airali
(ore 9) e al centro (in
francese alle 10) segnaliamo il culto alle 10,30 a
Bricherasio, con santa cena. Sabato 23, ore 14,30,
festa di Natale all’Asilo;
alle 15 festa della scuola
domenicale ai Peyrot.
Domenica 24, alle 9 culto
agli Airali; alle 10 culto
con Festa dell’albero con
1 bambini delle scuole domenicali con pranzo al
sacco alla sala Beckwith.
Alle 21 culto della vigilia
al Ciabas. Lunedì 25 culti
alle 9 (Airali) e 10 (Centro) con santa cena. Domenica 31, culto,.alle 9,
agli Airali e alle 18 culto
di fine anno al tempio di
San Giovanni. Riunioni
quartierali; giovedì 14 dicembre, alle 20,30, a Fondo San Giovanni, venerdì
15, agli Airali, martedì 19
dicembre alle Vigne.
RORÀ— Giovedì 14 dicembre riunione quartierale alle Fucine con proiezione di diapositive del
Cile e della Patagonia.
Domenica 17 dicembre,
alle 14,45 alle Fucine, 1
bambini ci invitano alla
festa della scuola domenicale. Recita: «È arrivato
un mostro in paese
’6
estrazione lotteria, consegna doni natalizi, cioccolata calda, dolci. Venerdì 22 sera al Centro,
replica recita, canti; domenica 24 culto alla sala
Morel. A Natale, culto
con santa cena al tempio.
PINEROLO — Domenica 17, alle 10, culto tenuto dalla scuola domenicale e dal catechismo;
dopo il pranzo comunitario, pomeriggio di giochi. Giovedì 21, alle 15,
festa natalizia delTUnione femminile. Venerdì
22, alle 20,45, la corale
avrà un concerto a Candiolo. Domenica 24 culto
alle 10; lunedì 25 culto
alle 10 con celebrazione
della cena del Signore;
domenica 31, alle 10, culto di fine d’anno.
POMARETTO — Venerdì 15 dicembre, alle
16, culto al centro anziani. Sabato 16, alle 20,30,
al tempio il coretto di
Villar Pellice e 1 bambini
della scuola domenicale
presentano una serata
natalizia di canti e riflessioni. Domenica 24, ore
15, festa con bazar alla
scuola domenicale di Inverso; culto di Natale al
Centro anziani sabato
23, ore 16. Domenica 24,
ore 10, culto nel tempio.
Lunedì 25 culto, alle 9,
all’ospedale e, alle 10,
nel tempio: in entrambi i
casi ci sarà la corale e
verrà celebrata la santa
cena; alle 20 incontro ai
Cerisieri. Domenica 31,
alle 20,30, culto con santa cena nel tempio; a seguire un incontro fraterno all’Eicolo grando. Le
prossime riunioni quartierali saranno il 20, ore
20,30 a Pomaretto, il 22
ore 20,30 a Perosa, il 27,
ore 20,30 ai Maurini.
VILLASECCA — Domenica 24 dicembre, ore
10, culto nella sala ai
Chiotti; alle 20 culto nella scuola del Trussan.
Lunedì 25, ore 10, culto
nel tempio di Chiotti con
santa cena; partecipa la
corale. Martedì 26, ore
10, culto a Villasecca con
le scuole domenicali e
catechismo di Penero e
Villasecca; partecipa la
corale. Domenica 31, ore
10, culto nella sala di
Chiotti. Alle 20 culto di
fine anno a cui segue
agape fraterna. Riunioni
quartierali: il 20 dicembre, ore 14,30 ai Trossieri
e ore 20 alla Roccia; il 21,
ore 20, al Trussan.
PRAROSTINO — Domenica 17 alle 14,30, festa di Natale deH’Unione
femminile; Nellyjourdan
mostrerà diapositive sul
Sud America, intervengono le sorelle di Bricherasio. Domenica 24, alle
9, culto al Roc con santa
cena e con la corale; alle
10,30 culto a Pralarossa.
Lunedì 25, ore 10, culto
con santa cena nel tempio di San Bartolomeo;
partecipano la corale e i
bambini della scuola domenicale. Martedì 26,
ore 15, nel teatro festa
della scuola domenicale.
Sabato 30, ore 20,45 nel
tempio di San Bartolomeo, concerto della corale. Domenica 31, alle
10, culto con santa cena
e partecipazione della
corale; alle 20 nel teatro,
cena comunitaria.
SAN GERMANO — Venerdì 15, alle 15, culto
dell’Unione femminile
all’Asilo dei vecchi. Domenica 17, ore 15, nella
sala, festa dei bambini
della scuola domenicale;
mercoledì 20, ore 14,30,
nella sala attività, bazar
di Natale dell’Unione
femminile con ospiti le
sorelle di Villasecca e
Ferrerò. Venerdì 22, alle
ore 15, festa dell’albero
all’Asilo dei vecchi. Domenica 24, culto alle 10;
lunedì 25, alle 10, culto
con partecipazione della
corale e dei bambini della scuola domenicale; celebrazione della santa
cena. Domenica 31, alle
10, culto con santa cena.
SAN SECONDO — Domenica 17 dicembre, alle
10, culto presieduto dal
pastore battista Erminio
Podestà; al termine del
culto breve presentazione
del suo ultimo libro. Sabato 23 dicembre, nel
tempio si terrà un concerto organizzato dal Comune e dalla Pro Loco in
occasione del Natale. Domenica 24, alle 20,30, culto a cura della scuola domenicale, il culto della
mattina è sostituito dal
culto serale. Lunedì 25,
alle 10, culto di Natale
con santa cena e con la
partecipazione della corale. Domenica 31, alle
ore 10, culto liturgico con
santa cena di fine anno.
Annullato il culto serale.
VILLAR PEROSA —
Giovedì 14 dicembre, alle
14,30, riunione alle Chianaviere; alle 16,30, visita
agli ospiti della comunità
alloggio «La duo valadda» a Grange, con breve
culto e cena del Signore.
Prossimo incontro dell’Unione femminile, lunedì 18 dicembre, alle 15.
Domenica 17, alle 10, nel
tempio, culto condotto
dai bambini della scuola
domenicale; segue pranzo comunitario e pomeriggio con giochi. Domenica 24, alle 20,30, nella
scuola dei Vivian tradizionale veglia natalizia. Il
giorno di Natale, culto alle 10 nel tempio, con partecipazione della corale e
celebrazione della santa
cena. Domenica 31, culto, alle 10, nel tempio.
FRALI — Domenica
24, culto alle 10,30 e alle
20,30 con santa cena; lunedì 25 culto con la corale e celebrazione della
santa cena alle 10,30; domenica 31, alle 10,30 culto di Capodanno. Il 25 dicembre alle 20,30 nella
sala comunitaria festa
dell’albero della scuola
domenicale, partecipa la
corale. Giovedì 14, ore
14.30, festa dell’Unione
femminile. Le prossime
riunioni quartierali, alle
ore 20, saranno il 19 dicembre a Orgere e il 20 ai
Pomieri.
TORRE PELLICE —
Domenica 17, alle ore 15,
pomeriggio natalizio al
tempio cui segue incontro comunitario alla Foresteria. Sabato 23, ore
14.30, alla Foresteria, festa di Natale della scuola
domenicale. Sabato 23,
alle 20,45, nel tempio,
concerto delle corali di
Ferrerò e Torre Pellice e
del coretto. Domenica
24, oltre ai tradizionali
tre culti, quarto appuntamento alle 21 nel tempio
dei Coppieri con santa
cena e partecipazione
del coretto. Lunedì 25,
ore 10, culto nel tempio
del centro con la corale;
celebrazione della santa
cena. Domenica 31, oltre
ai tre culti mattutini, culto alle ore 18 al centro
con santa cena. Riunioni
quartierali il 19 dicembre
all’Inverso, il 20 ai Bouissaeil22 agli Appiotfi.
VILLAR PELLICE —
Venerdì 15 dicembre, alle 20,45, «Villar canta»,
concerto con la scuola
domenicale, il coretto e
la corale di Bobbio-Villar. Domenica 17, alle 10,
culto e festa dell’albero
con i bambini della scuola domenicale. Giovedì
21, alle 16,30, culto con
cena del Signore alla Miramonti. Sabato 23, ore
20,45, nel tempio, concerto del coro Valpellice
e della corale di BobbioVillar. Domenica 24, alle
10,30 culto nel tempio
presieduto dal pastore
Davlte. Lunedì 25, ore 10,
culto con santa cena.
Domenica 31, ore 10,30,
culto con santa cena presieduto dal moderatore
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12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli "\àldesi
VENERDÌ 15
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VENERDÌ
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APPUNTAMENTI
14 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE; Alle 15,30, nella biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, conferenza della prof.ssa Anna Maria Albani, su «L’arte e la cultura nel
Regno di Napoli (prima parte)».
15 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca della Casa valdese, per la Val
Lucerna, Alessandro Barbero parlerà su
«Carlo Magno».
PINEROLO: Al Centro sociale di via
Bravo, incontro su «Attori in scena».
PINEROLO: Alle 21, al Centro sociale
di via Bravo, incontro su «11 mondo ingiusto in cui viviamo», nell’ambito delle riflessioni sulla globalizzazione.
16 dicembre, sabato
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle
21,15, la compagnia «Isole comprese
teatro», presenta «Bunker», ingresso lire 15.000, ridotto 12.000, abbonamento
quattro spettacoli lire 40.000.
PRAGELATO: Nella sede del parco
naturale della vai Troncea, fino al 5
gennaio, mostra dei disegni del concorso delle elementari e medie «disegna un poster per gli amici del parco».
SAN GERMANO: Alle 15, nel parco comunale, apertura della mostra mercato
di oggetti artistici; alle 20, partenza della
fiaccolata in località Ciauvina; alle
20,45, arrivo delle fiaccole in piazza
Martiri; alle 21, concerto nell’anfiteatro
del parco della corale valdese, proseguimento verso il Centro incontro dove gli
alunni della scuola elementare presenteranno un programma di canti natalizi;
alle 21,30 distribuzione di dolci e vin
brulé sotto l’albero di p.a XX settembre.
BRICHERASIO: Alle 21, nella chiesa
di Santa Maria, concerto della filarmonica San Bernardino.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21,
nella chiesa di S. Giacomo, concerto dei
polifonici del marchesato di Saluzzo.
PEROSA ARGENTINA: Alle ore 21,
nel padiglione Pian de la Tour, concerto dell’orchestra «Fiati del Piemonte», a
cura dell’Avis.
TORRE PELLICE: Nella biblioteca
comunale, alle 17, Mario Bongi, presenta «Non ti posso vedere», edito dalla
collana Corpo 16, della Angolo Manzoni editore.
PINEROLO: Alle 20,45, nell’auditorium de! liceo scientifico, concerto di
Natale, con la filarmonica folcloristica
pinerolese e il gruppo vocale Alfa.
PINEROLO: Alle ore 17, alla libreria
Volare, Piera Egidi presenta il libro
«Sguardi di donne».
PINASCA: Al salone polivalente, alle
ore 21, proposte di danze eccitane, con
Silvio Peron e Gabriele Ferrerò.
17 dicembre, domenica
PEROSA ARGENTINA: Tutto il giorno per le vie di Perosa Alta, mercatino
dell’Avvento, con giocolieri. Babbo Natale e cornamuse.
TORRE PELLICE: Dalle 15,30, per le
vie cittadine, distribuzione di dolci con
Babbo Natale, accompagnato dal gruppo musicale «Li Deibladu».
SAN GERMANO CHISONE: Mostra
mercato dalle ore 10 alle 12,30 e dalle
15 alle 18, premiazione del concorso
«Aberi d’autore».
RINASCA: Ale 17, nel salone polivalente, concerto di Natale con l’Orchestra Suzuki di Torino (voci bianche e
orchestra).
PINEROLO: Dalle 15 alle 18, nel centro storico «Liberacittà», pomeriggio di
festa, con doni e attrazioni per bambini. Ale 18,15, nella chiesa di Santa Croce, concerto di organo di Walter Gatti,
musiche di Bach, Zipoli, Correa, Coreili, Scarlatti, Adovrandini. Ingr. libero.
PRAGELATO: Ale ore 21, nella sede
del parco vai Troncea, serata su «11 lupo: leggende e realtà».
BRICHERASIO: Dalle 14, alla stazione, festa per l’arrivo di Babbo Natale.
LUSERNA: Alle 15, nel convento di
casa Immacolata, a Luserna Ata, concerto con i «Cantus Ecclesiae».
18 dicembre, lunedì
PINEROLO: Festa di Natale all’auditorium di corso Piave, a partire dalle
17, con la scuola musicale di danza.
19 dicembre, martedì
PINEROLO: Alle 21, al centro sociale
di via Lequio, incontro «Storia e libertà: no alla censura», con Nicola
Tranfaglia, preside della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino, e Gianni Oliva, assessore all’istruzione della Provincia di Torino.
TORRE PELLICE: Ale 15, alla Casa
delle diaconesse, presentazione del libro «Sguardi di donne» di Piera Egidi.
20 dicembre, mercoledì
TORRE PELLICE: A cinema Trento,
alle 21, «Natale a zig zag», fantasie in
palcoscenico, con la Nuova compagnia
vecchio teatro, la scuola di danza Ginger, Simona, Roberto e Renato.
21 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Ale 15,30, nella biblioteca della Casa valdese, concerto di
pianoforte con gli allievi della maestra
Celesia (Edoardo Turbil, Heloise Garello, Giulia Beux ed Elena Proietti) che
proporranno musiche di Mozart,
Beethoven, Schubert.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Mercatino natalizio fino al 24 dicembre, dalle 9
alle 19, sotto i portici.
' A Villar Perosa per TAssociazione «Divertimento»
Musica del nostro tempo
Secondo appuntamento a Villar Perosa per la serie di concerti promossa
dal Comune e organizzata dall’associazione musicale Divertimento: venerdì
15 dicembre, alle 21,15, all’auditorium
del Consorzio interaziendale per la formazione professionale, via Nazionale
14, si esibirà il gruppo «Tme». Ingresso:
intero L. 15.000, ridotto 10.000.
Fondato nel 1996, Tme è un ensemble di 7 musicisti il cui progetto è quello di favorire la conoscenza della musica del nostro tempo, senza preclusioni di stili e di linguaggi, cercando di
ritrovare un dialogo con il pubblico
anche al di fuori degli spazi e del repertorio tradizionali. Per questo i programmi sono composti da brani classi
ci del ’900 affiancati a pezzi in cui le
influenze della musica popolare, del
jazz e del pop, sono più facilmente riconoscibili. L’inconsueto repertorio
dell’ensemble, che va dalla colonna
sonora dal vivo di film muti (Das Kabinet des Dr. Kaligari e la musica di Darius Milhaud per le comiche di Charlie
Chaplin) alla versione con coreografia
di Tierkreis di Stockhausen, ha consentito un contatto con il pubblico diverso da quello tradizionale.
Il programma prevede musiche di
Igor Stravinskij, Dusan Bogdanovic,
Dave Holland, Andrea Ayassot, Ivan
Fedele, Giacinto Scelsi, Valle, Claudio
Morbo, Frank Zappa, John Cage, Benjamin Britten, James MacMillan.
Prosegue la stagione teatrale a Pinerolo
«Aspettando Tinverno...»
Il 16 dicembre 2000 torna Aspettando
linverno... e oltre, la rassegna teatrale
organizzata da «Nonsoloteatfo» a Pinerolo, nel teatro di via Caprilli. Lo spettacolo è «Bunker» della compagnia
«Isole Comprese Teatro», spettacolo
che fa parte di un progetto sulla guerra
che la compagnia sta portando avanti
insieme ai ragazzi della comunità «Gaiceti di Prato». Allo spettacolo partecipano 4 ragazzi della quella comunità
terapeutica, che si occupa di prevenzione e riabilitazione nel campo della
tossicodipendenza.
L’intera azione scenica in tempo
unico si svolge all’interno di un luogo
buio che fa riferimento al bunker della
Cancelleria di Berlino dove i 10 perso
22 dicembre, venerdì
VILLAR PEROSA Nella chiesa di San
Pietro in Vincoli, alle 21,15, concerto di
Natale del coro polifonico «Cantica
Symphonia», direttore Giuseppe Maletto. Ingresso lire 15.000; ridotto 12.000.
TORRE PELLICE: Da piazza Santa
Margherita, con partenza alle 20,30,
grande fiaccolata di Natale, partecipano la banda cittadina, le majorettes, il
coro «La draia», il coro «Les harmonies»; a fine serata scambio di auguri
alla rotonda, con distribuzione di dolci,
vin brulé, cioccolata calda.
PINEROLO: Ale 20,30, nella chiesa di
San Giuseppe, «Natale a San Giuseppe», a cura degli allievi del Gorelli. Ale
21, all’ex Fenulli, si inaugurano «Il presepe del Grande fratello» e il «Presepe
ecologico». Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 12,
nella chiesa del Sacro Cuore, concerto
di musica antica di Cantus Ecclesiae e
del coro del maestro Marco Amoni.
TORRE PELLICE: Mercatino biologico e degli hobby, nelle vie centrali del
paese, per tutta la giornata e fino al 24
dicembre.
POMARETTO: Per le vie del paese,
dalle 20, folletti, banda musicale, recite
e canti.
VILLAR PEROSA: Mostra collettiva di
pittura, fino al 6 gennaio, ore 16-20,
nella sede del Consorzio interaziendale.
23 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
20,45, concerto natalizio, con la corale
di Torre Pellice, il coretto e la corale di
Perrero-Villasecca. Offerte a favore del
restauro dell’organo della chiesa di
Torre Pellice.
VILLAR PEROSA: Ale 21 nella chiesa
di Sant’Aniceto concerto di Natale con
il «Corpo musicale».
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di
Nostra Signora di Fatima, «Cantiamo
per amore», tradizionale concerto di
Natale con la corale «F. Prompicai», la
«Badia corale vai Chisone», «Gli amici di
Giù» e il «Bric Boucle». Ingresso libero.
In piazza Barbieri, dalle 10 alle 18, mercatino dell’artigianato, replica il 24.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 16,
in piazza Partigiani, festa per i bambini
con distribuzione di piccoli doni e Babbo Natale.
TORRE PELLICE: Dalle 15,30, sotto i
portici del municipio, Stefano gioca
con voi. Babbo Natale distribuisce i
doni, esibizione delle majorettes, alle
16,30 inaugurazione della mostra di
Attilio Revelli.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Mostra
sulle «Icone russe», fino al 6 gennaio,
inaugurazione alle 17, a San Francesco.
24 dicembre, domenica
FERRERÒ: Ale 22, presepio vivente.
Replica sabato 30, alle 21.
TORRE PELLICE: Dalle 15,30, nelle
strade, musiche e danze con i gruppi
«La meiro» e «Calbiolait», distribuzione
di vin brulé in piazza municipio.
SALZA DI PINEROLO: Alle 21, in
borgata Didiero, festa con Babbo Natale e rinfresco, a cura della Pro Loco.
25 dicembre, lunedì
BRICHERASIO: presepio vivente, a
cura del «Gmppo ricreativo Cappella»,
alle 18, a Cappella Moreri.
PINASCA: «C’era una volta il Natale», spettacoli, danze, canti, scenografie e dolci tradizionali, organizzati dal
gruppo «Costruire cantando», dalle 17
alle 19 nel centro storico di Dubbione.
29 dicembre, venerdì
PRAGELATO: Ale 21, nella sede del
parco della vai Troncea, in frazione
Ruà, serata a cura dei guardaparco, dedicata a «Sci alpinismo e sci fuori pista
in sicurezza».
30 dicembre, sabato
PRALI: Ale 19 fiaccolata di discesa e
fiaccolata dei bambini.
SESTRIERE: In serata fiaccolata dei
maestri di sci.
31 dicembre, domenica
PRALI: Ale 24, nel piazzale seggiovia,
bicchierata di buon augurio con falò.
PINEROLO: Capodanno in piazza,
con spettacolo pirotecnico di mezzanotte in piazza Vittorio, dalle 22, con
musica, panettone e bevande calde.
1“ gennaio, lunedì
PRALI: A campo baby di Ghigo serata
con la seconda «Ciasposciboblonga».
6 gennaio, sabato
SAN GERMANO CHISONE: Alle 15,
arrivo della Befana in piazza Turina,
concerto del gruppo «The color brass
quintet», cioccolata calda per tutti.
FERRERÒ: Ale ore 15, nei locali del
Centro culturale, spettacolo per grandi
e bambini con merenda.
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naggi si danno convegno. Il testo è
tratto da documenti e diari originali del
Terzo Reich, da un racconto di Dino
Ruzzati, dalla biografia di Èva Braun,
da articoli di giornale dell’epoca, brani
da «Amleto» di Sheakespeare, da «Tre
sorelle» di Anton Cechov, da «Giorni
felici» di Samuel Beckett e da una poesia di Julian Beck del Living Theatre.
Lo spettacolo rivela, all’interno di
uno spazio claustrofobico, le sofferenze
e i deliri di vite ormai demolite nel fisico
e nell’animo dalla cancrena della guerra
e dalla ideologia della morte. Il bunker
si trasforma così in uno spazio metaforico dove si riflettono i disagi e i travagli
dell’umanità di questo secolo ormai alla
fine. Inizio spettacolo ore 21,15.
HOCKEY GHIACCIO
Fine settimana negativo per l’hockey ghiaccio. Nella trasferta di Agordo con la capolista la squadra femminile del Valpellice è stata battuta ben due volte, sabato 9 per 10-0, e domenica per 10-2. A di là del punteggio nel secondo incontro si sono registrati sintomi
di miglioramento con il primo tempo chiuso in vantaggio per 1-0. Nella seconda parte del confronto le
agordine hanno accelerato ristabilendo le distanze
fra le formazioni. In rete sono andate Raffaella Canonico e Irene Rivoiro.
Nel confronto proibitivo con la capolista Dobbiaco ha perso anche l’under 19 della Al stars Piemonte
che schiera elementi del Valpellice, di Aosta e di Torino. La squadra di Da Rin nulla ha potuto contro gli
altoatesini; in rete i gemelli Montanari: Luca ha realizzato infatti su assistenza di Andrea. Prossimo impegno domenica prossima a Pinerolo con l’Appiano.
L’under 12 del Valpellice è stata battuta nella doppia
trasferta di Torino e Bormio: con i Draghi i valligiani
hanno perso per 9-1 (rete di Luca Rivoira) mentre il
giorno dopo la squadra di Torre Pellice ha perso in
Lombardia per 12-0.
VOLLEY
È andata male al Body Cisco la trasferta di Mondovì; i pinerolesi sono stati sconfitti per 3-1 dai monregalesi, terzi in classifica.
CALCIO
Pareggio a reti inviolate per il Pinerolo che sul proprio campo non ha saputo imporre il proprio gioco al
Giaveno Coazze. E tuttavia, grazie al contemporaneo
pareggio della seconda (Chieri) 1 biancoblù continuano a guidare la classifica del loro girone di Eccellenza
con quattro punti di vantaggio. Domenica prossima
derby a Cumiana.
TENNIS TAVOLO
Fermi i campionati fino al 13 gennaio, c’è spazio
per i recuperi nei vari tornei. Intanto nella categoria
ragazzi del Gran Prix di Torino tre giovani del vivaio
della Valpellice hanno superato le qualificazioni fermandosi poi nelle eliminazioni dirette; si tratta di Cristina Ghiri, Alessandro Bosio ed Enrico D’Alessandria. Nella categoria giovanissimi Paolo Geuna e Matteo Pontet hanno superato le qualificazioni con Geuna 5" assoluto. Infine fra gli juniores 5" e 9° posto per
Simone Odino e Mauro Cesano.
PREMIATO
IL GENEPY
DI POMARETTO
La ditta Bernard di Pomaretto ha ricevuto il
premio «Artigiano radioso», direttamente dal ministro dell’Agricoltura,
Alfonso Pecoraro Scanio,
nel corso del salone dei
Sapori a Milano lo scorso
fine settimana. Bernard,
noto per i suoi liquori a
base di erbe di montagna,
è stato premiato in particolare per la produzione
di «Genepy blanc».
BREVI
SORPRESE
D'INVERNO
A SAN GERMANO]
La manifestazione!»
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di «Sorprese d’inveii
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mostra mercato dip;
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artigiani e artisti loco
il concorso «Aberi d<
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POSTA
La mensa scolastica
Leggo su L'eco delle valli valdesi n. 41 del 27 o
un articolo, «Mangiare a scuola» di Daniela
Marco Rostan, nel quale si riferisce che,
cuni genitori, l’amministrazione comunale di ,
stino degli anni 1985-90 era poco sensibile aip
mi della mensa nelle scuole comunali mate
elementare.
Per anni gli amministratori si sono impegna
solvere il problema nel modo che si pensava nii^
anche con l’aiuto di esterni (ricordando per tu
. . ... •
ancne con i aiuio ai esierm uiL;uiurtnuu .
na Monnet, allora titolare della trattoria J
venne l’idea di un’associazione privata che ,
ra dalla burocrazia degli enti pubblici. Si P®” J
alle assunzioni del personale tramite
part-time non era possibile, la fornitura dei p J
con continue richieste di preventivi e pagam ^
calende greche. Cento incontri in Comune, u .
caienoe grecne. iberno mLunui m ^
lata e animata assemblea a scuola, presenti t ^
nitori, gli insegnanti, gli amministratori, „
siasmo, non poche perplessità, lo statuto, d n .
ricerca dei primi responsabili fra i lyj
fretta: i nuovi locali per la cucina, mobili, veti
tanto volontariato da parte di tutti. Questa e
per favore non falsifichiamola.
Valdo Plavan-V^^^
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13
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PAG. 13 RIFORMA
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legge REGIONALE 21/97
Fondo Regionale per lo sviluppo e la qualificazione dell'aitigianato
BENEFICIARI - Imprese Artigiane
OBIETTIVI - Introduzione nuovi prodotti o processi produttivi e miglioramento
qualitativo degli stessi - miglioramento compatibilità ambientale - certificazione
qualità, costituzione nuove imprese - incremento dell'occupazione.
LEGGE REGIONALE 28/99
Sviluppo e qualificazione del commercio
Le imprese commerciali possono presentare la domanda di agevolazione per l'ottenimento di un finanziamento a tasso agevolato.
LEGGE STATALE 449/97 in uscita nuovo bando
Incentivi fiscali per I settori del commercio e dei turismo
AGEVOLAZIONI - Credito d'impusta.
BENEFICIARI - PMI commerciali di vendita al dettaglio e di somministrazione al
pubblico di alimenti e bevande. Commercio all'Ingresso. Imprese turistiche.
OBIETTIVI - Acquisto di beni strumentali, di nuova fabbricazione, pertinenti
all'attività esercitata nell'unità locale cui sono destinati e oggetto di ammorta
INVESTIMENTI AMMISSIBILI - per alberghi, ristoranti, bar e attività affini: mobili
e arredamento, biancheria, attrezzatura, impianti generici, impianti specifici,
macchine d'ufficio elettromeccaniche ed elettroniche compresi computers e i
sistemi telefonici elettronici. - Per altre attività: impianti e mezzi di sollevamento, carico e scarico, pesatura, ecc.; macchinari, apparecchi e attrezzature varie;
stigliatura; arredamento; banconi blindati o con cristalli blindati; impianti di allarme, di ripresa fotografica, cinematografica e televisiva; impianti interni speciali di comunicazione e telesegnalazione; mobili e macchine ordinarie
d'ufficio, elettromeccaniche ed elettroniche.
IMPORTO FINANZIATO - L'ammontare dell'agevolazione non può superare i
200 milioni di lire nel triennio.
TASSI E MODALITÀ DELL'AGEVOLAZIONE - Il credito d'imposta è determinato
nella misura del 20% del costo ammissibile dei beni, che può essere fatto valere ai fini deirirpef e dell'Irpeg e dell'IVA, anche in compensazione. - Hanno
priorità le imprese che occupano fino a 20 dipendenti.
LEGGE STATALE 215/92 prossima uscita
Legge per i'imprenditorìa femminile
AGEVOLAZIONI - Contributo a fondo perduto (tra il 50% ed il 75% della spesa
ammissibile; per le imprese che acquistano servizi reali l'ammontare del contributo varia tra il 30% ed il 40% della spesa ammissibile), la cui intensità varia
in relazione alia localizzazione dell'Impresa e alle zone obiettivo UE.
BENEFICIARI - Piccole imprese costituite non antecendentemente ai 22 marzo
1992, aventi parametri dimensionali previsti dalla disciplina comunitaria in
materia di aiuti di Stato a favore delle piccole e medie Imprese organizzate come-. società cooperative costituite per non meno del 60% da donne; società di
persone costituite per non meno del 60% da donne; società di capitati le cui
quote o azioni appartengano per almeno i due terzi a donne ed i cui organi di
amministrazione siano costituiti per almeno due terzi da donne; ditte individuali gestite da donne.
OBIETTIVI - Agevolare azioni a favore deirimprenditorialità femminile.
INVESTIMENTI AMMISSIBILI - Avvio di nuove attività - acquisto di attività preesistenti - progetti aziendali innovativi - acquisizione di servizi reali.
LOCALIZZAZIONE: L'INTERO TERRITORIO NAZIONALE.
LEGGE REGIONALE 22/97 bando gennaio 2001
Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante
la promozione di nuove iniziative imprenditoriali e per
l'inserimento di soggetti svantaggiati in nuovi posti di lavoro
AGEVOLAZIONI - Contributo a fondo perduto - Finanziamento a tasso agevolato.
BENEFICIARI - Nuove imprese, costituite entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda, operanti con qualunque forma giuridica e in qualsiasi
settore produttivo formate prevalentemente da giovani tra 18 e 35 anni, donne, emigranti piemontesi oppure soggetti deboli del mercato del lavoro.
OBIETTIVI - Sostenere la creazione di nuove imprese.
INVESTIMENTI AMMISSIBILI - Spese di avvio dell'impresa: acquisto dei libri
contabili e fiscali; predisposizione dei progetto di impresa; parcella notarile;
contratti di aiiacciamento alle utenze; acquisto materie prime e semilavorati;
spese di pubblicità. * Spese per servizi di assistenza tecnica e gestionale nel
primo anno di esercizio (fatturate entro 12 mesi): studi di fattibilità e ricerche
di mercato; assistenza tecnico-gestionale; corsi di formazione. - Spese per acquisizione dì beni materiali e immateriali, anche usati (sostenute entro 24 mesi): macchinari ed attrezzature; automezzi; sistemi informatici; marchi, licenze
e brevetti. Adeguamento di locali ed impianti tecnici.
MASSIMALE DEL FINANZIAMENTO - Concessione di contributi relativi alle spese per ì servizi di assistenza e gestione nei primo anno di esercizio
dell'impresa, fino ad un massimo di lire 10 milioni e non oltre II 50% delia spesa ammissibile. - Concessione di contributi relativi alte spese per la predisposizione del progetto e la costituzione dell'impresa, fino ad un massimo di tire 25
milioni e non oltre il 50% delia spesa ammissibile. - Finanziamento a tasso
agevolato: 100% delle spese ammissìbili per l'acquisizione dei beni materiali e
immateriali, impianti e adeguamento locali, fino ad un importo massimo dì lire
200 milioni.
TASSI E MODALITÀ DELL'AGEVOLAZIONE - 50% fondi pubblici a tasso nullo (fino ad un massimo di 200 milioni) - 50% fondi bancari al tasso Euribor 6 mesi
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14
f
1
PAG. 14 RIFORMA
Una riflessione in prossimità del Natale
«lo sono venuto per salvare il mondo»
«Io sono venuto non per
essere servito ma per servire»; «Io sono venuto non per
giudicare il mondo ma perché il mondo sia salvato...», e
altre ancora. Spesso negli
Evangeli troviamo queste parole di Gesù con le quali ci
viene spiegato il perché della
sua venuta. In Giovanni (10,
10) egli dice: «Io sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano a esuberanza»; una vita
traboccante, esuberante, piena, felice. Specialmente in
questo tempo, in cui milioni
di uomini e donne vivono
nell’angoscia e nell’incertezza del presente e del futuro,
chi ce la può dare questa vita? «Io - dice Gesù - sono la
via, la verità e la vita». Che
cos’è questa vita traboccante
che Gesù è venuto a portarci?
come si manifesta? in che cosa consiste? È una vita di pace, di gioia, di amore.
Oggi noi viviamo in un
mondo di persone agitate dove la calma è rimasta solo
una parola e nient’altro; viviamo in un mondo pieno di
preoccupazioni, ansietà, invidie, guerre, atrocità di ogni
genere e di conseguenza la
pace è diventata molto rara.
Perciò il Signore che conosce
la natura dell’uomo è venuto
a portarci una vita di pace.
Essa non è frutto di un nostro
sforzo ma è un dono d’amore
del Signore. Gesù dice; «Io vi
do la mia pace, non quella
che il mondo vi dà». Non
l’uomo, non il denaro, i piaceri, la droga; la pace ce la dà
Gesù perdonandoci e riconciliandoci; a noi chiede una
sola cosa, la fede.
Teniamo però sempre presente che avere questa pace
non vuol dire essere esonerati dalle prove o dalle avversità; quella di Gesù è la calma
dell’anima anche in mezzo
alle difficoltà della vita. Quindi c’è una pace apparente
predicata dai ricchi e sopportata dai poveri, imposta dai
potenti e subita dagli oppressi, vissuta dagli indifferenti e
sbandierata dai violenti, ma
c’è anche la pace vera con
Cristo che ha dato la sua vita
per riappacificarci con Dio e
con il nostro prossimo, pace
vera perché frutto del dono
di sé agli altri, pace vera perché costruita sull’amore e
sulla giustizia di Dio fra gli
uomini.
Dio asserisce per mezzo del
profeta Isaia: «Voi siete stati
creati per la gioia» e l’apostolo
Paolo ribadisce nella Lettera
ai romani: «Siate allegri nel Signore». Il credente è una persona felice non perché crede
di valere piu degli altri o di conoscere tutto e saper fare tutto, ma perché in Cristo ha tutte le più preziose benedizioni
per l’anima, per la mente e
per il cuore. Oggi l’uomo si è
tanto chiuso in se stesso che
spesso ha perduto la capacità
di amare e questa è la causa di
tanti mali: eppure la soluzione di molti problemi che affliggono le famiglie, la società,
il mondo intero è quella
dell’amore. Scrive l’apostolo
Paolo: «Non essere vinto dal
male ma vinci il male con il
bene». Se noi crediamo in Ge
sù che per amore è morto sulla croce, i nostri cuori si aprono alle sue ricchezze spirituali
e il nostro amore si manifesta
in modo traboccante. Con la
religione dell’amore Gesù ci
ha portato la più rivoluzionaria concezione della vita.
L’amore è la potenza più
duratura che ci sia al mondo;
tutto passa ma l’apostolo
Paolo nel cap. 13 della I Corinzi afferma: «Or dunque tre
cose durano: fede, speranza
e amore ma la più grande di
esse è l’amore». Voglia il Signore dare a ciascuno di noi
il coraggio di aprirci con
amore agli altri; solo così
avremo una vita radiosa, vittoriosa, trionfante, sempre
salda nella fede in Cristo. «Io
sono venuto - dice Gesù - a
portarvi la vita, una vita traboccante di pace, di gioia, di
amore».
Marisa Inguanti - Milano
POSTA
Adozioni
internazionali
Leggo su Riforma del 10
novembre un articolo di Daniela Grill suH’adozione internazionale. Le informazioni
che compaiono nell’articolo
sono corrette, ma certamente
il problema è affrontato dall’ottica dei servizi sociali e dei
tribunali minorili. Dall’ottica
dei genitori adottivi e soprattutto degli aspiranti tali vorrei dire anche altre cose;
1) solo la metà delle domande di adozione internazionale viene accolta;
2) non è cosa neutra rifare
la domanda di adozione dopo essere stati considerati
non idonei, perché questa
«bocciatura» umana pesa
molto psicologicamente sulla
coppia che si fida del giudizio
negativo ricevuto;
3) l’adozione internazionale costa dai 20 ai 30 milioni e
poiché per adottare bisogna
non avere più di 40 anni di
differenza dal bambino,
spesso coppie giovani, se non
hanno una famiglia ricca alle
spalle non possono adottare.
Tra i costi dell’adozione an
che i soldi che si debbono dare
alle associazioni senza scopo di
lucro, che con quei soldi maptengono se stesse e fanno opere meritorie nei paesi di provenienza dei bambini ma come e
quando vogliono loro, acquisendo sempre maggior potere
all’estero e in Italia;
4) anche dopo che il tribunale ha decretato l’idoneità per
una coppia, se l’associazione
autorizzata dallo stato non
condivide il giudizio positivo
sulla coppia, l’ente non fa l’abbinamento tra coppia e bambino e può dire per lungo, lungbissimo tempo che non c’è un
bimbo «adatto» a quella famiglia. Così l’idoneità si deve in
realtà ottenere anche dall’ente
autorizzato. Non sempre, ma
spesso;
5) solo coppie sposate da almeno tre anni e relativamente
giovani (gli anni di differenza
dal bambino sono ancora 40)
possono adottare, come se una
mamma o un papà anche soli
non fossero migliori di un istituto! Naturalmente, non vogliamo dire che le adozioni devono essere fatte con faciloneria, vogliamo solo affermare
che dato il grandissimo numero di bimbi soli nei paesi pove
_________'^NEBDlìSDICagg' g,p|
Le chiese evangeliche tra benessere e nuove povertà
Gli italiani, un popolo di benestantn
Recentemente (18 novembre) ho letto, su
un quotidiano a larga diffusione, questa descrizione della società italiana: «Poche storie:
ci sono più soldi, più salute, più vacanze, forse persino più libertà. Le case sono più grandi e più accessoriate, le macchine più nuove,
i lavori (non tutti) meno scemi, le mogli più
belle e i mariti meno stracchi di fabbrica o di
piccone, si va a Parigi e sul Mar Rósso e a
sciare». La prima reazione istintiva è stata di
soddisfazione. Alleluia! I protestanti italiani
fanno parte di questa società, dunque anche
loro stanno meglio, anche la loro generosità
per la chiesa aumenterà nella stessa proporzione, e le finanze della Tavola valdese e dei
comitati avranno meno difficoltà.
Ma presto è subentrato un altro pensiero:
sarà poi vera questa descrizione? Qualche
mese fa una statistica diceva che la metà degli italiani rasenta la soglia della povertà.
Certo, non la povertà dei mendicanti o dei
barboni. Ci sono anche loro, ma sono più numerosi quelli che tirano sulle spese per arrivare in modo dignitoso alla fine del mese,
che non vanno né a Parigi né a sciare, né al
cinema né al ristorante. Non sarebbe esatto
chiamarli «poveri» (anche se lo faremo, tra
virgolette), ma non si possono identificare
con la descrizione giornalistica del benessere
degli italiani. Questo pensiero, più realistico,
mi conduce a porre due domande:
1) A quale di queste due categorie appartiene la gente delle nostre comunità? A quella
del «benessere» o a quella della «povertà» (sia
pure dignitosa)? Non so chi potrebbe u
dere, e in base a quali dati. Forse la risnl
diversa da comunità a comunità. E fot^
sognerebbe ancora distinguere, e dare duef
sposte differenziate, una per gli iscritti coi!i
membri di chiesa, l’altra per i partecipa
■ abituali al culto delia domenica: ci pos5
essere comunità in cui il culto è frequenti
dalla parte benestante e altre in cuiè.^
quentato dalla parte «povera» mentre gH^
la domenica vanno a sciare o vanno afj
re... Ma il culto dovrebbe essere il luogo dû.
contro degli uni e degli altri, facendo in uj
do da poter mangiare insieme l’agape fta»;
na e/o la Cena del Signore (I Corinzi li, 33) '
2) La seconda domanda riguarda il nosj»
linguaggio. Che lingua parliamo nei nosw'
sermoni o sulla stampa? Quella della gemi
comune o quella della gente descritta dalt
citazione fatta sopra? Al recente Sinodo vaidese qualcuno ha detto: «L’80% dei nuoü
ingressi sono persone che appartengono a},
alti livelli culturali, mentre persone proi'i
nienti da strati sociali più umili difficilmen'
si avvicinano al nostro mondo». Un altro in.
tervento sottolineava il problema del nosfif
linguaggio, «il quale spesso non arriva alla'
gente comune». Mi domando se anche noi
per caso vediamo gli uomini e le donne dell
nostro paese come li vedeva il giornalistaài
tato sopra, ignorando quelli che il vangeloJ
Matteo chiamava «1 piccoli» e «i mininiiil
(18,6.10.14:25,40). |'
Bruno Oorm
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Templei
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de la pi
fut Giof
Ba
ri, se ne dovrebbero adottare
di più e che l’adozione, praticata con prudenza e professionalità, andrebbe incrementata. Spesso gli enti autorizzati sono i primi a non volere incrementarla per non
inimicarsi i governi dei paesi
poveri, che lasciano i loro
bambini sulle strade, senza
riconoscimento anagrafico,
ma non vogliono darli all’estero, con la scusa di non
sradicarli (anche qui il problema esiste, ma si devono
valutare i singoli casi). Inoltre, le associazioni sono senza scopo di lucro e molti loro
membri spesso si occupano
di un lavoro importante e duro senza essere pagati per anni e già devono svolgere un
loro lavoro per vivere: non si
incrementerebbe l’adozione
creando degli addetti alle dipendenze delle varie regioni?
Cordiali saluti
Nel dialogo
ecumenico
la via è chiusa
Carla Forcolin - Venezia
presidente associazione «Le
gabbianella e altri animali»
Dopo avere tanto letto, anche su Riforma, della «Dominus lesus», mi sono procurato
il testo e, dopo averlo letto e
riletto, sono venuto a questa
conclusione: se le parole hanno un significato, la via del
dialogo è preclusa, noi evangelici siamo di intralcio alla
verità (cattolica). Ho anche
letto testi fondamentali dei
Testimoni di Geova che affermano «l’unicità» del loro culto, e anche di islamici che sostengono «l’unicità» della fede
coranica. Domanda: perché
continuare a cercare il dialogo
con chi pretende di possedere
l’unica e assoluta verità? Non
sarebbe più proficuo trasferire tutte le energie sull’evangelizzazione personale e sull’ecumenismo fra le chiese evangeliche? Naturalmente
con la porta sempre aperta a
chi voglia dialogare ecuiufli
camente, senza avere lapit
tesa di avere «la verità» ultii'
e assoluta; dialogo sì, maii
rispetto di chi ha una stona;
una tradizione teologica.
Ottorino ZoÉ
Luvigliano -Torreglia W
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abbonamenti
interno
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sostenitore
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Il peso
degli anatemi
La Dominus Jesus proclama il ruolo primario e superiore del cattolicesimo rispetto alle altre chiese cristiane perché è solo nella
Chiesa cattolica che la chiesa
di Cristo continua a esistere
pienamente.
La fede che noi protestanti
confessiamo è nata dal nostro
incontro con Cristo. Quello
che noi crediamo è la giustificazione per grazia mediante
la fede, cioè il Dio di Gesù riconosce e ama ogni uomo incondizionatamente, indipendentemente dalle sue opere.
È questa buona novella che
vogliamo condividere con le
donne e con gli uomini del
nostro tempo. Questa fede
non ci permette di giudicare
la verità delle altre chiese,
non ci permette di, gerarchizzarle, di operare una scelta
tra i credenti. Riconosciamo
che esistono altri modi di seguire Cristo e che nessuno dispone della verità assoluta e
ultima. D’altronde la diversità
di manifestazioni ecclesiali è
all’origine della fede cristiana. Le origini della chiesa non
sono state uniformi: quattro
Vangeli per lo stesso messaggio. L’unità che si basa sul
fondamento comune deve lasciare spazio alla diversità,
non bisogna avere il timore di
scoprire che Dio possa parlare in forme diversificate.
La Dominus Jesus afferma,
al n. 22, riguardo al dialogo,
che «la parità, che è presupposto del dialogo, si riferisce
alla pari dignità personale
delle parti, non ai contenuti
dottrinali». Quindi, per la Dominus Jesus, nel dialogo c’è
solo parità riferita alla dignità
personale e non alla dignità
ecclesiale degli interlocutori
del dialogo ecumenico.
All’interno del Sae di Reggio Calabria protestanti e cattolici hanno sempre partecipato al dialogo ecumenico
come esame di coscienza, come confronto di dottrine, come arricchimento di tutti,
non solo dell’altro. Nella Tertio millennio adveniente che
annunciava il Giubileo il papa sognava di giungere all’
anno 2000 con passi decisivi
e nuovi per l’unità delle chiese, avendo raggiunto «la piena comunione fra i cristiani». Nell’enciclica papale Ut
unum sint, la ricerca dell’unità dei cristiani è mandato
inalienabile della Chiesa di
Gesù Cristo, un impegno irreversibile; la Chiesa cattolica
confessa di essere in cammino e di avere bisogno di riforme e per questo il papa propone il dialogo sulla modalità
dell’esercizio del papato.
La Dominus Jesus spazza
via tutto questo per ribadire,
nell’anno giubilare, la supremazia della Chiesa cattolica,
per offendere gratuitamente,
nell’anno giubilare, le altre
chiese cristiane considerate
chiese di serie B e ferire,
nell’anno giubilare, i non
cristiani che al fine della salvezza sono in una «situazio
ne gravemente deficitan*
per schiacciare come un®
ro armato, nell’anno giu®
re, alcuni successi raggi®
in tanti anni in campo®
menico (la Dichiarazio*
congiunta luterano-catto»,
sulla Dottrina della gius#:
cazione per grazia mediai
la fede, le nuove norme®
regolano i matrimoni itf^
confessionali tra cattoMi
protestanti).
Quello che più impre»
na nella Dominus Jesus ,
tono della Dichiarazione»
peso degli anatemi prese
il clima di condannati?,
del secolo di Pio IX per i
senso definitivo e irrevoc
le richiesto a tutti i
frasi «i fedeli sono tenu
professare», «deve
mámente creduta» non
sono sottolineate, mani
te in maniera ossessiva.
Nonostante la Dornin^
sus, il dialogo ecumenic
ve continuare: è la
di Gesù Ut unum sim^
chiama tutti a questo 1 f
gno; la chiesa divisa di *
è motivo di estrema®
. fipt
renza, i semi
una pacificazione ù® .
separati, là dove si di
da uguale a uguale, a
gliendo la diversità .
confessioni cristiane^
un fatto positivo, hann. «
i loro frutti: interroWljJ
questo dialogo signip*^
zare le barriere tra cr
dello stesso kerygma
Verità
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15
venerdì 15 dicembre 2000
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
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In piazza
a Torino
In margine alla cronaca della celebrazione a Torino in
occasione della posa della targa in memoria del pastore
valdese Gioffredo Varaglia.
vorrei aggiungere una nota
che può essere sfuggita a molti dei presenti. Mi riferisco alla rappresentanza ufficiale,
oltre che della Città di Torino,
con i rispettivi gonfaloni, dei
Comuni di Busca e di Luserna
San Giovanni, accompagnato
quest'ultimo dal vicesindaco
valdese Paolo Gardiol.
Busca è infatti la città natale di Gioffredo Varaglia, e Luserna San Giovanni lo ha avuto per pastore, come riferisce
anche Teofilo Gay nel libro
Temples et pasteurs de la paroisse de Saint-Jean: «...le premier pasteur qui desservit le
tempie du Chabas, et en même temps le premier pasteur
de la paroisse de Saint Jean,
fut Gioffredo Varaglia».
Enrica Malan Benech
Luserna San Giovanni
mio, quando il papa avrà santificato tutti gli uomini e le
donne (passate, presenti e future) può cominciare con gli
animali (poverini). Secondo
me non dobbiamo muovere
alcuna contestazione riferita
a Pio IX, altrimenti potremmo
rischiare di fare il gioco della
Chiesa romana, come altre
volte è avvenuto.
Anna Maria Velluto
Taranto
IVIelantone
riformatore
federalista
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Basta con Pio IX
Credevo che la lunga polemica da parte protestante
circa la beatificazione di papa Pio IX fosse finalmente
terminata, e invece ancora
sul n. 44 del 17 novembre Ermanno Aimone (Torino) riapre l’argomento.
A me pare che si stia facendo tanto rumore solo perché
si tratta di Pio IX, mentre per
le altre centinaia di santi che
il papa di Roma continua a
elevare agli onori degli altari
sembra andare tutto bene.
Noi protestanti sappiamo bene che i santi secondo l’Evangelo sono ben altri e che il papa di Roma può beatificare e
santificare tutte le persone
che vuole; per noi hanno tutte lo stesso valore. Per conto
Filippo Melantone, umanista riformatore, è anche un
politico federalista. Lo segnala Giorgio Bouchard in un articolo sui Quaderni della rivista Il ponte. Nel suo magistrale commento al cap. 2 del
profeta Daniele, l’umanista
riformatore dichiara che i
piedi e le dita della celebre
statua danielica altro non sono se non le varie nazioni europee sorte dalla dissoluzione dell’impero romano, rappresentato dalle gambe di
ferro della statua.
Melantone ritiene che queste varie nazioni siano minacciate da due tirannie,
l’impero islamico dei turchi e
il papato: ambedue mescolano infatti perversamente l’ordine spirituale e l’ordine politico. Per far fronte a queste
due minacce non rimane che
una sola risorsa: le varie nazioni europee devono adottare uno strumento federale,
fondato su un governo collegiale, che permetta all’Europa di far fronte all’invasione
turca e alle guerre suscitate
dai «tiranni».
Una visione europea profetica che merita la nostra attenzione.
J. Alberto Sossin
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■
I molteplici aspetti deH'ebraismo dalle lontane orisini nel II millennio a.C. fino alla seconda rivolta contro Roma nel 132-134
d.C. Un quadro affascinante della vita reliSiosa dell'Israele d'epoca biblica, inserita
nel contesto del Vicino Oriente da cui è
stata influenzata.
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Verità e amore sorsono dall'Intimo della
natura di Dio, sono espressi nella vita di
Cristo e il popolo di Dio li deve incarnare
e manifestare. La verità è necessaria alla
chiesa per calcolare la rotta e l'amore
per far sonfiare le vele.
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Piccola biblioteca teologica
Descrive I problemi connessi alla ricerca
del Gesù storico e ne riassume la ricerca
dagli inizi ad oggi, tenendo conto delle recenti scoperte archeologiche fatte a Nag
Hammadi e Qumran che hanno gettato
nuova luce sul mondo in cui Gesù visse e
quindi sulla sua figura.
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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Le famiglie
dei malati
psichici
Alberto Cabella
Torre Pellice
Ho letto sul numero del 17
novembre l’articolo di Piero
Bensi sulla malattia mentale.
Non voglio con questa mia
lettera arrogarmi il diritto di
dare delle risposte, né tantomeno quello di fare delle proposte di soluzione: vorrei solo
che la gente potesse capire
che la legge Basaglia non ha
creato vittime esclusivamente
tra i malati mentali; le vittime
più numerose e assolutamente non tutelate sono proprio
quelle di cui non si parla mai,
quelle a cui nessuno rivolge
mai in nessun articolo neanche un piccolo pensiero di solidarietà, che finiscono in circoli viziosi di luminari della
psichiatria, di uffici, di disposizioni, di incomprensioni, di
porte chiuse e di telefoni occupati. Queste vittime sono i
familiari dei malati mentali.
Sono figlia di uno schizofrenico. Schizofrenia è una
parola che fa paura, significa
disgregazione della personalità, alterazione del pensiero,
del comportamento, dell’affettività; la persona affetta è
caratterizzata da autismo, disturbi della personalità, allucinazioni, manie persecutorie; la malattia insorge quasi
sempre in età giovanile e il
suo esordio può essere lento
e insidioso, lo schizofrenico
riesce quasi sempre a nascondere per lungo tempo la
sua malattia, è sempre una
persona con un quoziente intellettuale molto elevato e un
estraneo non riuscirà mai a
rendersi conto dell’agitazione, dell’eccitamento e degli
impulsi aggressivi che convivono dentro di lui.
Non ritengo corrette le cifre riportate nell’articolo; la
maggior parte dei 580.000
malati di cui si parla non
Il disprezzo dei corpi equivale a violare rimmagine di Dio
Bambini molestati e violentati
I cristiani
e la pedofilia
Ai primi di novembre scrissi una brevissima letter?i a Riforma sull’argomento della
pedofilia, lettera che terminava con la firase
seguente: «Non abbiamo proprio niente da
dire in proposito, particoiarmente dal punto
di vista deU’etica cristiana?». La lettera non è
stata pubblicata: in compenso (?) nel n. 45
del periodico trovo ì’articolo «Come combattere la pedofilia» di Elena Goccia, con
cappello redazionale.
Tale articolo è a carattere giuridico-sociologico e si potrebbe trovare su qualsiasi quotidiano, naia il niio interrogativo era ed è un
altro; in Un periodico evangelico non c’è
proprio nulla da dire su questo triste fenomeno dal punto di vista dell’etica cristiana?
Ora pessimisticamente mi aspetto che
qualcuno mi risponda che un’etica cristiana
non esiste, che è un falso problema, che noi
non abbiamo un magistero ecclesiastico, e
cosi via. O no?
Adriano Donini-Torre Pellice
Un peccato grave
Ci dispiace molto di avere dato l’impressione di volerci sottrarre al nostro dovere di
commentare con serietà e spirito cristiano
quanto è venuto a galla attraverso le tristi
cronache degli ultimi mesi sotto il fuorviante
nome di «pedofilia». Pedofilia, letteralmente
«amore per i bambini», non è un termine
corretto. L’insieme delle molestie sessuali e
della violenza carnale su bambini andrebbero più adeguatamente definite come pedomania ma, al di là della terminologia, il giudizio dei cristiani su comportamenti simili
non può che essere di ferma condanna.
Si tratta infatti di crimini, per una percentuale molto alta (si parla di circa T80%) con
sumati fra le pareti domestiche, tesi allo
sfruttamento del corpo infantile per fini di
un soddisfacimento sessuale che però utilizza subdolamente il bisogno dei bambirii stessi a essere considerati, ascoltati, amati e per
questo tende ù-rimediabilmente a confondere i loro sentimenti e a minare il loro equilibrio. Oggi, come l’articolo di Elena Coccia sul
n. 45 di questo giornale ha sottolineato, il fenomeno ha anche assunto connotazioni
nuove, come l’ampiezza del mercato del turismo sessuale e delTutUizzo della rete telematica a tali scopi hanno rivelato. Giggi più che
mai si teorizza e si pratica il principio che
tutto si può vendere e comprare, anche le
persone, anche i bambini, i loro còrpi o pezzi
del loro corpo. Questo disprezzo dei corpi
equivde a violare Timmagine di Dio, il tempio del suo Spirito, a porre inciampo alla crescita armoniosa di un bimbo o di una bimba,
di compromettere la sua salute, il suo equilibrio, il suo futuro, a spezzarne la speranza.
Per questo è peccato, peccato grave.
Ma i pedofìli; ci dicono gli studiosi del fenomeno, sono persone ossessionate da un
desiderio malato che a loro volta sono spesso state da piccoli vittime di simili violenze.
Questo, come cristiani, non dobbiamo sottovalutarlo. Dunque oltre alla repressione
del fenomeno in tutti i suoi inquietanti
aspetti, dovremmo contribuire a che tale catena di violenza sia spezzata una volta per
tutte. Come? Adoperandoci a che le strutture
sociali, sanitarie, e ove possibile le comunità
dei credenti si prendano veramente cura
delle piccole vittime perché il male ricevuto
non si sedimenti in loro fino a riprodurre in
seguito la violenza subita su altre piccole vittime innocenti.
E poi bisognerebbe prendersi cura anche
dei violenti e del loro possibile recupero
umano, psicologico, spirituale. Di un difficile tentativo in tal senso parleremo prossimamente dalle colonne del nostro giornale.
Anna Maffei
hanno trovato posto in fatiscenti strutture sanitarie, sono stati semplicemente scaricati sulle spalle dei familiari
che sono costretti ogni giorno dell’anno a far conto solo
sulle proprie forze; i centri
psichiatrici a cui ci si dovreb
NEÀNDER: chi era costui?
Chi ha qualche conoscenza scientifica ha indubbiamente sentito parlare dell’«uomo di Neanderthal», nostro
lontanissimo progenitore vissuto oltre 35.000 anni prima di
noi; il suo scheletro fu trovato
appunto nella Neanderthal
(valle di Neànder) in Germania; a questa valle era stato dato il nome di Neànder per onorare la memoria di un musicista tedesco (Joachim Neander); egli si chiamava in realtà
Neumann (letteralmente «nuovo uomo»), e come voleva la
moda dei suoi tempi (XVll secolo), egli diede al suo nome
tedesco una forma classicheggiante, tratta dal greco neòs
(nuovo) e anèr (uomo). La
stessa cosa avevano fatto altri
illustri studiosi e artisti tedeschi, come per esempio il noto
mineralogista Georg Bauer,
che si fece chiamare Georgius
Agricola (infatti la parola tedesca Bauer significa appunto
contadino).
Perché ci interessiamo di
questo musicista NeumannNeander? Perché nel nostro
Nuovo Innario (edizione 2000)
ci sono alcune melodie da lui
composte e che non di rado si
cantano nei nostri culti (erano
infatti presenti anche nell’edizione 1969). Per esempio il n.
302 Noi dobbiamo sulla terra...,
il n. 96 A Gerusalemme/ il Signor giungeva e altri. 1 suoi canti sacri, talvolta solistici, furono considerati d’avanguardia
come stile, quando vennero
pubblicati nel 1680.
be rivolgere nel momento in
cui si ha bisogno d’aiuto esistono solo di nome. Mio padre ha subito durante tutta la
trafila della sua malattia ben
dieci ricoveri in cliniche psichiatriche, nel 1968 (quindi
prima della legge Basaglia) è
stato dimesso in via sperimentale perché mia madre
ha assunto con tanto di firma
la sua tutela, visto che gli era
stata dichiarata l’interdizione
mentale; da allora sino al 28
agosto di quest’anno è stato
tutto un susseguirsi di alti e
bassi, di paure e di speranze,
ma in tutti questi anni mai
nessuno, né medico né assistente sociale né infermiere
si è mai occupato di informarsi neanche lontanamente
della nostra situazione.
Le terapie per queste malattie sono a base di neurolettici; mio padre li ha sempre
assunti regolarmente finché
quel tipo di pillola non è stata
tolta dal commercio e sostituita con altre terapie farmacologiche. Da quel momento
la sua malattia è tornata a
peggiorare fino a quando
(nonostante le nostre ripetute richieste di un internamento e di un aiuto da parte
del centro psichiatrico, che
se ne è completamente disinteressato) mio padre ha tentato il suicidio.
La mia situazione non è un
Troppo cotta
troppo cruda
Impugno la penna per toccare un argomento controverso e attuale: «C’è chi la vuole
troppo cotta e chi la vuole
troppo cruda». Troppo cotta
per i governi succedutisi da
qualche decennio e troppo
cruda per il cardinale Biffi. Ho
l’impressione che Riforma si
sia appiattita sul «troppo cotta», senza dare ascolto al sindaco di Torre Pellice che un
paio di anni fa sul giornale
scriveva (in parole povere):
«Cari amici, voi predicate accoglienza mentre io non ho
da dare né case né lavoro».
Ma il mio disappunto è
scattato quando ho letto su
Riforma, numero 42 del 3 novembre, la notizia in prima
pagina a proposito della moschea di Lodi, che alcuni non
vogliono si costruisca, commettendo atto di intolleranza. Per carità, siamo tutti (a
parole) contro tutte le intolleranze. Però il giornale mette
in quarta pagina la notizia
che in Sudan la repressione
islamica in 17 anni ha prodotto l’«olocausto» di due
milioni di cristiani. Troppo
zucchero fa venire il diabete.
Volto Di Gennaro
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caso raro, è la regola. Sono
migliaia le famiglie costrette
a vivere rischi e drammi grazie a leggi ingiuste che non
tutelano nessuno. Sono d’accordo con Piero Bensi quando dice che Gesù partecipava
alla sofferenza di questi ammalati, oso sperare che partecipi attivamente anche a
quella di chi ci convive. E come chiese cristiane credo che
dovremmo sforzarci di porre
un po’ più di attenzione a
tutta quanta la situazione,
non solo a ciò che può essere
visibile ai nostri occhi, ma
anche a ciò che visibile non
è, e può essere ascoltato solo
dal nostro cuore.
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PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 15 DICEMBRE 2ftx
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Il parere di Keith Jenkins, direttore della Commissione «Chiesa e società» della Kek
Aprire un vero dialogo con i paesi delKEst
/ rappresentanti della Kek e della Comece hanno incontrato il vice primo ministro svedese
il cui paese assumerà la presidenza di turno dell'Unione europeo nel primo semestre 2001
Diversi responsabili di chiesa hanno chiesto aH’Unione
europea (Ue) di mettersi maggiormente all’ascolto dei paesi che aspirano a diventare
membri, e'di avviare un «dibattito pubblico più ampio»
sugli obiettivi dell’integrazione europea. Essi sperano inoltre che la Svezia, che assumerà la presidenza della Ue a
partire dal 1“ gennaio 2001,
afironterà tre questioni essenziali: l’allargamento, l’occupazione e l’ambiente.
Keith Jenkins, direttore della Commissione «Chiesa e società» della Conferenza delle
chiese europee (Kek), che raggruppa la maggior parte delle
chiese anglicane, protestanti
e ortodosse in Europa, è stato
intervistato poco dopo avere
incontrato Lena Hjelm-Wallen, vice primo ministro di
Svezia, il 28 novembre scorso.
«L’ordine del giorno di ogni
presidenza deve essere quello
dell’Unione europea nel suo
complesso. Ma i tre problemi
sottolineati dagli svedesi sono
molto importanti per le chiese. Per cui questa presidenza
rappresenterà un’occasione»,
ha detto Jenkins.
Anche Noel Treanor, segretario generale della Commissione che raggruppa gli episcopati cattolici dell’Unione
europea (Comece), il responsabile della Chiesa di Svezia
(luterana), l’arcivescovo K. G.
Hammar, e il vescovo ausiliario cattolico romano di
Stoccolma, William Kenney,
hanno partecipato all’incontro, che faceva seguito a precedenti consultazioni tra
rappresentanti di chiese e
rappresentanti delle presidenze europee. «Noi affermiamo che, a questo punto,
è necessario un dibattito
pubblico più ampio sugli
obiettivi del processo di integrazione europea, e che esso
non deve includere soltanto
Una veduta di Budapest. L’Ungheria è uno dei paesi deii’Est che aspira a entrare neii’Unione europea
gli attuali membri della Ue sumere la forma di un effetti- essere prese in considerazio
vo dialogo, e non limitarsi
ma coloro che aspirano a diventare membri», ha dichiarato Keith Jenkins.
Cinque paesi postcomunisti, l’Ungheria, la Polonia, la
Repubblica ceca, la Slovenia
e l’Estonia, stanno negoziando la loro adesione alla Ue.
Per diventare membri, essi
devono rispondere a rigidi
criteri in materia di inflazione, di tassi di interesse, di deficit di bilancio e di obiettivi
monetari, e devono adattare
le loro regole e le loro procedure a quelle dell’Unione. I
rappresentanti della Kek e
della Comece hanno chiesto,
ha precisato Jenkins, che
l’eventuale decisione del vertice di Nizza di attuare il programma di allargamento sia
seguita da sforzi per associare
i futuri membri «il più strettamente possibile al processo
di presa di decisidhe. I negoziati sull’adesione devono as
, e non limitarsi a
un enunciato di quello che
deve essere accettato. Abbiamo raggiunto uno stadio nello sviluppo della Ue in cui è
necessario uno scambio più
ampio. È adesso che si deve
trovare U modo di farlo».
Un sondaggio pubblicato a
Bruxelles il 26 ottobre scorso
ha rivelato che il progetto di
allargamento è appoggiato
da circa due terzi delle persone interrogate in Svezia e in
Danimarca, ma da meno del
50% nella maggioranza degli
altri 13 altri stati membri.
Tuttavia, il membro della
Commissione europea responsabile dell’allargamento,
Gunther Verheugen, ha ammonito che un rinvio della
decisione di accettare nuovi
membri potrebbe avere «risultati catastrofici». A chi gli
chiedeva se le vedute delle
chiese europee potrebbero
ne, Keith Jenkins si è mostrato ottimista in quanto, ha
detto, sta progredendo la volontà di consultazione: «1
rapporti delle chiese con la
Ue non dipendono dalle varie presidenze, anche se talune possono essere più ricettive di altre. I nostri rapporti
non saranno probabilmente
mai iscritti in modo ufficiale.
Ma man mano che si svilupperà l’abitudine di consultarsi regolarmente, i nostri legami si rafforzeranno».
D’altra parte i rappresentanti della Kek e della Comece hanno chiesto alTUnione
europea di porre la questione dello statuto di Gerusalemme e della sorte dei profughi palestinesi al centro dei
negoziati di pace in Medio
Oriente e di garantire che le
relazioni della Ue con il resto
del mondo siano guidate dalla «solidarietà». (eni)
Si definisce «missionario di Lucifero»
Condannato a 42 anni
il piromane delle chiese Usa
A 9 anni dall'indipendenza dall'ex Urss
Un cittadino americano,
originario dell’Indiana, è stato
condannato a 42 anni di carcere per aver appiccato il fuoco a una ventina di chiese. Jay
Scott Ballinger, 38 anni, ha
confessato di aver incendiato
oltre 25 chiese in almeno otto
stati degli Usa, nel Sud e nel
Mldwest. Descrivendosi egli
stesso come il «missionario di
Lucifero», Jay Ballinger rischia
altre condanne per cinque incendi di chiese in Georgia. È
stato condannato il 14 novembre scorso. Dovrà inoltre
pagare 3,6 milioni di dollari
per risarcimenti.
Tali atti criminali risalgono
a metà e alla fine degli Anni
90, periodo durante il quale
una «epidemia incendiaria»,
spesso contro chiese di comunità nere, aveva provocato vive reazioni a livello nazionale. 11 Consiglio nazionale delle Chiese Usa (Ncc) aveva anche parlato di attentati
razzisti. Tutto ciò aveva suscitato un ampio dibattito in
tutto il paese, l’intervento del
presidente Clinton e la creazione di un gruppo di lavoro
nazionale incaricato di studiare il problema.
Jay Scott Ballinger ha incendiato senza distinzione
chiese di comunità nere e
bianche. Secpndo le autorità,
è stato lui ad appiccare il
maggior numero di incendi.
La sua amica. Angela Wood,
di 25 anni, è stata anch’essa
condannata, il 16 novembre,
a 17 anni di prigione per
complicità. In un primo tempo aveva detto che Ballinger
la picchiava e la costringeva
ad aiutarlo sotto la minaccia.
Rose Johnson-Mackey, direttrice delle ricerche e programmi del Gruppo interconfessionale coinvolto dal problema delle chiese incendiate, si è dichiarata soddisfatta
del lavoro delle autorità. Si
chiede però come Ballinger e
la sua amica abbiano potuto
appiccare questi incendi senza aiuto, data la distanza che
separa i loro bersagli. Infatti
le chiese incendiate si trovavano in diversi stati, dall’Indiana e TOhio al Kentucky, al
Tennessee, alTAlabama, alla
Carolina del Sud e alla California. Molte chiese, ha precisato, si trovavano in luoghi
lontani e isolati.
All’inizio le autorità avevano scartato ogni legame tra i
diversi incendi ma alla fine
hanno concluso che questi
erano stati commessi dalla
stessa persona. «Resta da sapere se vediamo soltanto la
parte emersa dell’iceberg», ha
fatto notare Rose JohnsonMackey. L’inchiesta condotta
dalla sua organizzazione ha
permesso di precisare che ci
sono stati 826 incendi di chiese negli Usa dal 1995 al 1997 e
circa 700 dal 1998. (eni)
Lettonia: un arcivescovo
luterano critica il governo
L’arcivescovo Janis Vanags,
responsabile della Chiesa
evangelica luterana della Lettonia, ha accusato i politici d
quel paese di tradire «le speranze e i sentimenti» nati nel
1991, quando la Lettonia diventò indipendente dalla
Unione Sovietica. L’arcivescovo, 42 anni, è stato intervistato dopo aver,partecipato
insieme ad altri ecclesiastici
(cattolici, ortodossi e battisti)
al boicottaggio parziale di un
servizio religioso celebrato il
18 novembre scorso per segnare l’accessione all’indipendenza nella cattedrale luterana di Riga, alla presenza
della presidente Vaira VikeFreiberga e del primo ministro. Gli ecclesiastici erano
presenti ma avevano deciso
di non partecipare al servizio,
lasciando a preti e pastori il
compito di tenere la predicazione e le preghiere.
L’arcivescovo ha dichiarato
che questa iniziativa era stata
presa per attirare l’attenzione
sulla impotenza del governo a
prendere «misure soddisfacenti» di fronte a una serie di
problemi che preoccupano le
chiese e ha citato, tra l’altro,
la corruzione negli ambienti
governativi, gli abusi contro
bambini, il progetto di liberalizzazione dell’aborto, e una
nuova tassa sulle imprese gestite dalle chiese che, secondo l’arcivescovo, minaccia di
M Viaggio nell'Afghanistan dei talebani
I campi dei dimenticati
GÉRARD CARDONNE
«rovinare» parrocchie rurali.
Secondo fonti religiose la
presidente, Vike-Freiberga, ha
«prima condannato» la protesta, poi ha ammesso che le
preoccupazioni della chiesa
erano «autentiche». L’arcivescovo ha detto di aver incontrato la presidente il 23 novembre e di averle parlato
delle preoccupazioni della
chiesa nel corso di una «conversazione molto cordiale».
«Ho anche espresso il suo appoggio agli sforzi che stiamo
facendo per combàttere i problemi del paese - ha detto -, e
le ho spiegato che non avevamo mai avuto l’intenzione di
opporci a lei, spero che misure saranno adottate ma se così
non fosse dovremmo pensare
ad altre forme di pressione.
Dieci anni fa, i lettoni erano
naturalmente portati dalla
speranza; oggi molte personalità non politiche sono disposte a raggiungerci e a dialogare con Parlamento e governo».
1 luterani rappresentano
circa il 55% della popolazione (2,56 milioni), i cattolici
romani il 24% e gli ortodossi
russi il 9%. Secondo 1 sondaggi, ha detto l’arcivescovo, le
chiese storiche vengono regolarmente citate come le
istituzioni più rispettate del
paese, però hanno sofferto di
restrizioni imposte dalla legge e di «rapporti quasi inesistenti» con lo stato. (eni)
Circa SOO.OOO disgraziati
sono parcheggiati nel
Panjshir in condizioni drammatiche: precarietà, miseria
totale e malnutrizione sono la
sorte di questi dimenticati. In
una valle montuosa sovrapopolata, Massoud fa quello che
può con quello che ha e con
quello che, in modo parsimonioso, gli forniscono gli aiuti
internazionali. Imboccando
la strada che costeggia il fiume, cosparsa dei resti della
guerra condotta con successo
contro i comunisti russi, visiteremo tre campi, in un disagio crescente. Si accede a Dachak attraverso un ponte costruito su due pilastri costituiti da blindati russi. 900 famiglie sono lì raggruppate in
monolocali di mattoni di terra secca. La scuola è pulita,
organizzata... in tende sotto
la canicola. E d’inverno? Su
pietre estratte dal Panjshir,
40 alunni in ogni tenda, senza quaderno, senza matita,
senza lavagna, seguono le lezioni della prima elementare,
nella miseria più assoluta. I
maestri, non pagati da oltre
un anno, trasmettono il loro
sapere attraverso il loro unico bagaglio: l’oralità.
Dalan SanJ, alle porte del
Panjshir, raccoglie oltre 500
famiglie sotto tende attaccate
a residui bellici. Il catenaccio
del Panjshir ha svolto la sua
parte; la terra incolta non offre alcuna possibilità di sussistenza, i profughi aspettano
quindi la distribuzione di vitto sempre insufficiente e
aleatorio. I bambini, belli come tutti i bambini del mondo, giocano a nascondino tra
i blindati e i pezzi di artiglieria russi. Giochi di morte per
sopravvissuti. Per quale vita?
I cannoni sono puntati in direzione della stretta del Panjshir attraverso le montagne.
Alle porte dell’inferno la minaccia è latente. Le parole
«talebani» e «pakistani» sono
i lupi mannari di questo fine
millennio, che massacrano i
bambini e incarcerano le
donne a vita.
Il campo di Anaba ci fa
piombare nell’inaccettabile.
Cocomeri di acqua con un
po’ di sale per accoglierci. La
convivialità nella miseria è
calorosa, commovente. Il capo del campo, un medico afghano, ci dice: «Grazie di avere lasciato la vostra vita agiata per affrontare la nostra disperazione e la nostra miseria: ciò che importa sono la
vostra presenza in questi luoghi di desolazione e le vostre
voci aH’esterno. Qui, tutto è
insufficiente: salute, alimentazione, ripari; e aspettiamo
altri rifugiati. Abbandonare
questa gente vuol dire non
assistere persone in pericolo
di morte. Siamo tutti responsabili di quello che sta succedendo in Afghanistan».
Oltre 1.000 famiglie, composte per la maggior parte di
donne, di vedove e di orfani,
si sono stabilite ad Anaba da
oltre un anno: hanno abbandonato la loro casa nella re
gione verde a nord di Kabul
sotto i bombardamenti ^
talebani. C’è un unico
di approvvigionamento d'jj.
qua; una clinica di «Médecins
sans frontières» è--
mattina per le cure urgenti
Su questi pendii sassosi, la si!
tuazione d’inverno è inde,
scrivibile: i rifugiati muoionj
di freddo sotto la sottile tela
della loro tenda. D
estatek
muoiono: qui la morte nojV
marcisce! La scuola ammuc,
chia classi di 80 alunni sotto
tenda: disordinati, scalzi e attenti: credono in un futuro,
Quale? Fuori sulla pista passa
una macchina del Cicr (agenzia umanitaria europea, tidt;
Il nostro rancore è manifeste
quello dei rifugiati è disin
cantato. Le Ong passano e ti
passano poi se ne vanno, ab
bandonando spesso per stra
da la loro opera.
e
Tuona il cannone
Nella notte di venerdì 30
giugno, un sordo brontolio
scuote il Panjshir. La salita al
fronte ingombra la pista di
veicoli militari di ogni speda
trasporti di mujaheddin entusiasti, camion lanciarazzi,
cannoni anticarro. L’atmosfera è di guerra: il portavoce del
governo, Yunes Khanuni,d
informa che le forze nemiche
hanno lanciato un’offensiva a
nord di Kabul, con circa 5.001)
uomini, fra cui 2.500 pakistani
e 800 uomini di Ben Laden,
L’attacco in cinque punti è
stato respinto: il nemico avrebbe lasciato oltre 350 ucdsi sul terreno, e circa 150 feriti. I mujaheddin avrebbero distrutto sette carri, catturato
altrettanti e fatto una trentina
di prigionieri. Partiamo in direzione della porta del Panjshir: la porta dell’inferno siè j
aperta per lasciare entrare)
l’ondata dei rifugiati che abbandonano la pianura di Shamali. Hanno camminato pei ■
tutta la notte, portandosi dietro lo stretto necessario.
Da parte mia, ho vissuto 1
la vergogna di Srebenicae
del Kosovo. Qui, sulla pista
del Panjshir, nel caldo opprimente, mi fa male sentire
quello stesso sfregamento
dei piedi nella polvere, sentì*
re quello stesso sguardo di
terrore e di disperazione di
quella gente che sfugge, stravolta dalla paura, sentire qu0
soffio che non ne può più di
quella donna con il «ciadri»
che, sotto il velo, porta una
forma di bebé. Mi fa maino
mi vergogno. Le porte dell inferno talebano si sono aperto
per scaricare il loro esubeW|
di sofferenze; al passaggi®'
della schiera di questi disgraziati, coloro che si ritengono,
meno sfortunati, i rifugiati'
dei campi, accorrono verso di
loro con acqua e tè con^,.
tozzo di pane; è tutto quello
che hanno. Danno la loro td;
tima ricchezza ai loro fratelli,
e alle loro sorelle nella disgrazia. Ci sono passati anche loro e sanno.
(da Firn Information n. 202,^
tobre-novembre 2000: traduco^
dal francese di J.J-.Peyromt
(2-conti
Lai
diM
egl
sut
SI I
COI
I
rri'
de
stc
ni'
ga
co
es;
co
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fo
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