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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 25 agosto 1995
ANNO 3 - NUMERO 31
ih" ■
:'L .
L'EMERGENZA DELL'OCCIDENTE
IL LAVORO
E LA POVERTÀ
DOMENICO MASELLI
I
Tra i tanti problemi che
assillano la nostrà società, quello che mi sembra
più grave è quello del lavoro.
La prima rivoluzione industriale, nel ’700, dopo un avvio difficile per la crisi degli
artigiani, provocò una forte
necessità di braccia da lavoro,
mettendo le basi per la riflessione di Marx e per la nascita
del movimento socialista. La
recente rivoluzione telematica ha ridotto al minimo il bisogno di braccia, sciogliendo
il binomio lavoro-produzione.
■ Così si ha il paradosso che,
uscite le grandi aziende dalla
, crisi, i posti di lavoro non aumentano, se non in misura insignificante, pur avendo le
stesse aziende superato la crisi con licenziamenti, cassa
integrazione, prepensionamenti, che hanno messo alla
fame tante famiglie, e portato
quasi al fallimento le casse
dello stato. Quest’ultimo, a
sua volta, è stato costretto dalla sua situazione deficitaria a
bloccare le assunzioni nei servizi pubblici, con la conseguenza disastrosa di rinviare
l’accesso al mondo del lavoro
di giovani, donne e uomini, al
Sud ma anche al Nord.
La possibilità di formare
una famiglia con prospettive
non catastrofiche è preclusa
ai giovani fino ad oltre la
trentina, e anche ammesso
che trovino un lavoro vi è poi
da cercare la casa e da combattere per procurarsi quelle
cose di cui ritengono di aver
bisogno. 11 sesso si separa così necessariamente sempre
più dal matrimonio, con le
conseguenze di degradazione
della nostra vita civile che sono sotto gli- occhi di tutti. Se i
nostri giovani sopravvivono
comunque discretamente per
l’appoggio delle famiglie, e
per lo sviluppo dell’associazionismo, stanno peggio, oltre il limite stesso della possibilità di sopravvivenza, altre
categorie come gli anziani
con pensioni che assicurano a
stento e non sempre il minimo vitale, gli handicappati,
sempre più esclusi, i drogati,
per non parlare dei malati di
Aids, molti dei quali per danno biologico, dovuto ai disservizi pubblici.
Di fronte alla valutazione
che, qualche anno fa, veniva
fatta delle nostre società affluenti, come società dei 2/3
in cui un terzo è emarginato,
stiamo avvicinandoci rapidamente al punto in cui metà
della popolazione sarà esclusa. Si tenga presente che a
questo quadro si deve aggiungere la forte pressione della
popolazione dei paesi in cui si
muore di fame e la popolazione deve cercare qualsiasi tipo
di lavoro nelle terre più fortunate. Possiamo, in quanto cristiani, accettare questa situazione, senza tentare almeno di
correggerla? IT piano Delors
fornisce una terapia d’urto,
consigliando che si facciano
lavori a difesa dell’ambiente,
che farebbero risparmiare
quanto ogni anno si spende
per le calamità naturali, creando nuovi posti di lavoro.
È inoltre necessario che gli
utili delle imprese, che non
forniscono più lavoro a migliaia di operai e impiegati,
vengano parzialmente investiti in quei lavori di cura che
sono sempre più indispensabili e a cui deve essere riconosciuta, pari dignità rispetto
a quelli produttivi. Come la
scuola anche l’assistenza sanitaria, il recupero dei tossicodipendenti, l’inserimento
degli handicappati devono essere servizi pubblici. I meccanismi di assistenza alle famiglie, come gli assegni famigliati, devono essere rafforzati e utilizzati per fornire ai
nuclei più numerosi e bisognosi una dignitosa tutela.
L’estendersi dell’indigenza,
in una società che si ubriaca
di rumori, di pseudodivertimenti e perfino di corruzione
e violenza, per non vedere e
non intervenire, impone una
coscienza nuova, un bisogno
di azione che per un cristiano
non è un’utile possibilità, ma
un imperativo categorico.
VIOLENZA SULLA DONNA,
LA TENEREZZA INFRANTA.
mm
Commissione Evangelizzazione.Chie^ Evangeliche Valdesi e Metodiste
Le componenti dell'evangelismo italiano sono il frutto della predicazione risvegliata
Lo Spirito di Dio agisce in noi e ci rinnova
CLAUDIO H. MARTELLI
«Siate ferventi nello spirito, servite il
Signore»
(Romani 12, 11)
Nella teologia e nella prassi delle
chiese metodiste in ogni angolo
della Terra, dall’epoca di John Wesley
fino ad oggi, la fede che rigenera e cambia la vita è stata al centro deH’esperienza personale della salvezza.
Per chi conosce almeno un po’ di storia del metodismo è noto che il pensiero
dell’apostolo Paolo, e in modo particolare la lettera ai Romani, ebbe molta importanza per Wesley che personalmente
conobbe l’esperienza della fede e l’azione dello Spirito Santo sulla sua vita. Il
colto e rigido ministro della Chiesa d’Inghilterra che quella sera del maggio
1738 entrò nella modesta saletta della libreria di Adersgate Street a Londra uscì
dall’esperienza della «conversione» trasformato in un instancabile araldo del
Vangelo dell’amore di Dio per ogni persona. L’intellettuale di Oxford, il canonico di S. Paul ricevette un calore e una
forza che gli consentì di superare ogni
ostacolo, in sé e attorno a sé, e di mettere in moto un grande processo di trasformazione, non solo nella sua chiesa ma
nella chiesa universale.
Prima di Wesley, e del grande movimento di Risveglio che vede al suo centro proprio il metodismo e l’evangelismo
le chiese riformate non erano andate, salvo rari casi, oltre la conoscenza teorica
del sacerdozio universale; dopo quel momento esse divennero ciò che ancora oggi le caratterizza con i carismi e i ministeri che conosciamo: i predicatori laici,
il pastorato femminile, le scuole domenicali, la predicazione fuori dalle chiese, le
società bibliche e per la diffusione della
letteratura cristiana, eccetera.
Non scrivo queste cose per dire quanto
sono stati bravi e belli i metodisti, ma
semplicemente perché non si dimentichi
che anche le nostre chiese italiane si sono formate ricevendo da queste radici la
linfa vitale dell’Evangelo di Cristo per
gli sforzi di chi venne da lontano o di
chi, pur vivendo lontano, in Inghilterra e
negli Stati Uniti, seppe accogliere gli italiani in ricerca di verità e di libertà.
L’evangelismo italiano dell’Ottocento,
per ciò che riguarda la nostra storia, per
le componenti che lo costituirono (liberi,
metodisti, valdesi, battisti. Fratelli) e
delle quali noi oggi siamo i figli, fu un
evangelismo «risvegliato» che pose la
questione dell’esperienza personale della fede come momento determinante per
l’intera vita del credente. Il rinnovamento della mente, la forza di opporsi alla
mentalità dominante, il Rifiuto di accettare acriticamente ogni proposta di questa nostra civiltà occidentale, non sono il
frutto della nostra conoscenza, il risultato della nostra’ intelligenza e capacità:
sono in massima parte il frutto della tra
sformazione che lo Spirito di Dio opera
in chi si apre e desidera una vita che
ponga -al suo centro la volontà (buona,
perfetta, accettabile) di Dio per noi e per
il mondo intero.
C’è un solo modo di fare esperienza...
facendola! Non faccia ridere questa frase; troppe persone, anche nelle nostre
chiese, non hanno una reale esperienza
di fede. Conoscono la teoria della fede,
talvolta fin da fanciulli, ma ne hanno
perso la gioiosa dimensione quotidiana,
quella che conta veramente. L’esperienza di fede produce presenza ai culti e
agli studi biblici, regolare e generoso sostegno economico alla chiesa, esercizio
di un ministero particolare, testimonianza ed evangelizzazione. E sul versante
della vita personale costanza nella preghiera, disponibilità all’ascolto e al servizio, lettura personale della Bibbia,
ospitalità, partecipazione alla vita della
città e del paese, laboriosità e onestà negli affari, nel lavoro e nello studio, amore e onore per la famiglia, rifiuto di accettare la visione di una società dove la
solidarietà scompare, la competizione è
regola, l’emarginazione è giustificata.
Desidero fare mia l’esortazione di
Paolo «Non siate pigri; siate ferventi
nello spirito, servite il Signore» (Romani 12, 11) nella consapevolezza che ci è
rivolta una vocazione specifica e che la
nostra risposta potrà essere molto più
adeguata se sapremo confidare nel Signore con tutto il cuore.
Torre Pel lice
tostile
dei protestanti
GIORGIO GARDIOL
Il'capitolo 15 del libro degli
Atti racconta il «concilio
di Gerusalemme» che aveva
come tema il problema se si
dovesse o meno circoncidere
i pagani e prescrivere loro
l’osservanza della legge di
Mosè. La cronaca di questo
«concilio» racconta di interventi appassionati, discussioni accese e, alla fine, della redazione di un documento,
scritto in obbedienza allo Spirito Santo, indirizzato alla
nuove comunità cristiane.
Nella settimana che va da
domenica 27 agosto alla domenica 3 settembre, un avvenimento simile a quello di
Gerusalemme si ripeterà.
Valdesi e metodisti prima da
soli, e poi insieme ai battisti
(a partire dal 1“ settembre) si
riuniranno per esaminare le
questioni della fede e della testimonianza cristiana nel nostro paese. Alcuni chiamano
questa riunione «Sinodo» e
altri «Assemblea». Certo le
differenze ci sono e anche di
questo si discuterà a Torre
Pellice. Vedremo quali conclusioni saranno assunte, ma
voglio sottolineare il fatto che
sia nel Sinodo che nell’Assemblea sono presenti tre elementi costitutivi della vita
delle chiese, che si riallacciano proprio a quel concilio di
quasi duemila anni fa:
- la discussione, cioè la libertà di espressione, di ascolto reciproco per l’edificazione comune della chiesa;
- la collegialità, cioè la
condivisione dell’autorità tra
i vari pastori, deputati e delegati delle chiese. Nelle chiese
protestanti storiche italiane
non c’è il potere di una persona, ma il potere è quello
dell’assemblea riunita;
- la decisione, cioè i testi
approvati dall’assemblea riunita, che sono parole di uomini e donne riuniti in un preciso momento e contesto, e che
è inviata sotto forma di lettera, di ordine del giorno alla
più vasta comunità cristiana.
Non è una legge definita per
sempre, ma una conclusione
provvisoria su un tema.
È questo il modo di vivere
la fede cristiana scelto dai
protestanti italiani.
.LE Chiese
Verso il Sinodo
e l’Assemblea
pagine 3-7
All’Ascolto
Della Parola
È lecito pagare
il tributo a Cesare?
pagina 8
2
~î-i
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Si è svolta dal 29 luglio al 6 agosto la XXXIII sessione di formazione ecumenica del Sae
Un confronto libero fra oltre 500 persone
TEODORO FARLO Y CORTES
Con oltre 520 partecipanti
dei quali un buon numero di giovani, si è conclusa il
6 agosto la sessione ’95 del
Sae, che ancora una volta si è
confermata come una strada
sicura e promettente per il
movimento ecumenico in Italia. Questo incontro si traduce
in un leale confronto teologico, sempre rispettoso dell’altro, senza che si possa confondere con un espediente tattico in nome della fratellanza.
Infatti, sebbene fra i corsisti ci
fossero vescovi, rabbini, pastori, sacerdoti e biblisti predominava un’atmosfera di
amicizia e cordialità a cui si
accompagnava il dialogo vivace, sincero e libero.
Questa sessione, con la sua
impostazione laica e interconfessionale, costituisce per noi
evangelici un momento di
grande stimolo; pur non essendo un numero rilevante
(una sessantina), abbiamo trovato uno spazio notevole e il
nostro contributo continua ad
essere molto apprezzato e incoraggiato; la stessa cosa possiamo dire per quanto riguarda la parte ortodossa. Caratteristica e significativa nel Sae
fin dalla sua fondazione è stata la presenza ebraica, punto
di partenza di ogni ecumenismo. Non sono mancate come
già da qualche anno le voci
islamiche, buddiste, induista,
che conferiscono ricchezza e
universalità e segnano l’inizio
del cammino interreligioso.
Il tema di questa sessione,
«Urgenze della storia e profezia ecumenica», dovrebbe costituire la conclusione del ciclo teologico aperto nel 1990
con «Parola e silenzio di
Dio», seguito da due temi cristologici: «Voi chi dite che io
sia?» e altri due sullo Spirito
Santo. In questo momento di
transizione e di ripensamento
si chiede al movimento ecumenico un coraggio più marcato per andare avanti e per
richiamare le chiese a intervenire con urgenza ed efficacia
nei grandi problemi della storia in questo terzo millennio
che è ormai alle porte. Si tratta di ricuperare la forza profetica dell’ecumenismo, particolarmente per quanto riguarda l’impegno etico e sociale
dei credenti. Le urgenze della
storia sono state evidenziate
dalle diverse relazioni che
con lungimiranza hanno richiamato la nostra attenzione
verso certi scenari storici di
conflitti politici, socio-culturali e religiosi, come l’ex Jugoslavia, il Medio Oriente e
altri punti caldi dell’Africa.
Proprio in quei giorni cadeva
il cinquantenario della bomba
di Hiroshima e Nagasaki.
Due momenti significativi sono stati le testimonianze «Per
non dimenticare», una del
■prof. Paolo Ricca evocante il
martirio del pastore Dietrich
Bonhoeffer e un’altra della
scrittrice ebrea Liana Millu,
testimone del l’orrore di Auschwitz-Birkenau.
La tensione spirituale della
sessione, che è sempre molto
alta, è sostenuta dai momenti
liturgici, il culto evangelico
con Santa Cena, seguito da
tutti i corsisti con interesse, è
uno dei momenti forti, insieme alle meditazioni del mattino (tre tenute da voci evangeliche) che costituiscono l’asse
portante della sessione e che
quest’anno hanno illuminato
il tema centrale partendo
dall’Apocalisse (Lettere alle
sette chiese, Apoc. 1, 3; 13,
22). Anche oggi lo Spirito
parla alle chiese sollecitando
e provocando i nostri cuori,
richiamandoci come credenti
La Mandola: anche un gruppo di giovani ha partecipato alla 33‘ sessione di formazione ecumenica
al ruolo profetico nelle vicende sempre tormentose della
nostra umanità. È chiaro che
il dialogo ecumenico ha il suo
centro nella parola di Dio, ed
è indiscutibile per tutti l’appello al primato di Dio, che in
Cristo converte e porta le
chiese a quella unità nella diversità riconciliata; tuttavia,
se la comunione tra le chiese
è lo scopo dell’ecumenismo,
occorre coinvolgere nel problema della comunione anche
e anzitutto i popoli, le etnie e
le culture diverse.
Come ilelle altre sessioni, il
lavoro nei gruppi (ben 15) si
è svolto con passione e vivacità; essi costituiscono Ja parte centrale del corso. -Questi
gruppi hanno la finalità di
portare il tema di fronte alla
concretezza e alla immediatezza dei corsisti. Ci sono dei
gruppi che ripetono i temi,
data la loro attualità e la loro
valenza ecumenica: il gruppo
sull’ebraismo che è sempre
molto numeroso, i temi sull’
etica, sui diritti umani, sulla
pace nella libertà e nella giustizia, sulla fede, Bibbia,
ecc... È quasi scontato dire
che nel corso dei dibattiti ci
sono stati ripetuti richiami alla recente enciclica Ut unum
sint. Nella sua riunione il
gruppo misto teologico del
Sae si è impegnato in Un lavoro collegiale sul «primato
romano», uno dei nodi cruciali nel cammino ecumenico.
Si tratta di una risposta al
pontefice romano che nella
citata enciclica, esprime la
piena disponibilità al «dialogo fraterno e paziente con i
responsabili ecclesiali e i loro
teologi» (n. 96). Inoltre «il
vescovo di Roma, è ben consapevole della sua debolezza
e del bisogno che egli ha di
conversione» (n. 4).
Come valutazione finale,
possiamo dire che la XXXIII
sessione del Sae, per il suo
spessore culturale, per l’autenticità del dialogo, per l’arricchimento spirituale e teologico che offre ad ogni partecipante, è ben riuscita. Concludo con una parola sincera
di ringraziamento e di incoraggiamento a Maria Vingiani, fondatrice di questo movimento, figura carismatica
nonché tenace animatrice e
instancabile organizzatrice,
anche di questa sessione.
Le mozioni approvate
La 33* sessione di formazione ecurhenica del Segretariato
attività ecumeniche, che ha avuto luogo a La Mendola dal
29 luglio al 6 agosto 1995, dedicata al tema «Urgenze della
storia e profezia ecurnenica», che ha riunito più di 500 partecipanti di tutte le confessioni cristiane, delle religioni
ebraica, islamica, buddista e induista, e persone che non si
riconoscono in alcuna confessione religiosa, chiede che il
programma del governo francese di esperimenti atomici
nell’atollo di Mururoa venga definitivamente cancellato.
Questa richiesta accoglie in primo luogo la sollecitazione
delle chiese cristiane del Pacifico e Id protesta delle popolazioni dell’area; e d’altra parte si inserisce in un clima di
universale indignazione. L’appello viene redatto a 50 anni
dall’esplosione su Hiroshima della prima bomba atomica.
I partecipanti alla sessione si impegnano positivamente
per la difesa dei grandi principi di libertà, giustizia, diritto,
a cui si ispira la Costituzione italiana. È richiamato all’attenzione dell’Assemblea del Sae l’appello lanciato dall’alta
coscienza di Giuseppe Dossetti per la difesa dei valori costituzionali. '
I partecipanti alla 33* sessione di formazione ecumenica
del Sae su «Urgenze della Storia e profezia ecumenica», di
fronte alle drammatiche notizie che ci giungono dai territori
dell’ex Jugoslavia e provocati da una riflessione sul testi
dell’Apocalisse che invitano le chiese a una radicale conversione, hanno condiviso questa preghiera e rivolto questo
appello:
«Alle chiese di Serbia, Croazia e Bosnia e alle chiese
d’Europa diciamo:
Gridate a tutti che la vita dei bambini, delle donne e degli
uomini è \m valore assoluto.
Gridate di non ascoltare l’interesse dei regimi armati, le
ambizioni espansionistiche e di potere.
Gridate contro rindifferenza.
Gridate contro il disprezzo. ,
Gridate contro/a
Le valutazioni di alcuni partecipanti e relatori su questa trentatreesima sessione di formazione ecumenica
Un luogo dove impariamo a rispettarci gli uni gli altri
EMMANUELE PASCHETTO
d alcuni delle parteci
panti alla sessione abbiamo posto tre domande:
1) Come è approdata al
Sae?
2) Che cos’è per lei l’ecumenismo?
3) Che cosa pensa di questa sessione?
Paola Mancinelii: teologa
cattolica, laica, docente di
«Sette e movimenti» all’Istituto superiore di Scienze religiose di Loreto (An).
«Ho conosciuto il Sae grazie ad un convegno di primavera svoltosi a Loreto nel
1992; da allora sono venuta
con continuità alla Mendola.
L’ecumenismo è per me
oggi più che mai un’urgenza,
sia per le chiese, sia per la
storia. Per le chiese perché
trovare quanto unisce, piuttosto che ciò che divide, rappresenta un modo fondamentale di ripensare la teologia e
la stessa istituzione delle
chiese a partire dal Vangelo e ■
per la storia in quanto, provocandoci, induce a una lettura
del reale a partire dall’uomo e
soprattutto da Cristo.
In particolare questa sessione mi sembra che apra ampi
spazi critici per una rilettura
del Kerygma a partire dal nodo fede e storia e sia un invito a un’autocritica che sia capacità di futuro per le chiese
e il cristianesimo».
Ilynka Vasilescu; comunità
ortodossa romena di Torino.
«Sono venuta la prima volta circa 10 anni fa, insieme a
padre Giorgio, mio marito,
invitato come esperto, e con
la mia famiglia. Siccome non
so stare con le mani in mano
ho preso subito a frequentare
i gruppi di studio per osservare, sentire e cercare di dare il
mio contributo.
Per me recumeni.smo è una
cosa bella. Fra la gente incontrata e che si impegna in questo lavoro si sente che le cose
funzionano; dobbiamo esser
più intraprendenti ed allargarlo di più. Da quando sono venuta qui ho sentito tante domande che non mi ero mai
posta, alle quali ho dovuto
dare prima una risposta a me
stessa o per le quali ho dovuto accettare risposte diverse.
Prima ero soddisfatta di quello che conoscevo e sapevo,
ora posso dire che mi sono
arricchita moltissimo'e continuo a imparare tantissime cose. Negli ultimi tre anni sono
stata nel gruppo che riflette
sui rapporti fra uomo e donna: comincio a specializzarmi
in questo campo. Quest’anno
è stato particolarmente bello:
si è discusso molto, con rispetto verso tutti, ognuno ha
avuto spazio per esprimersi e
ci sono state delle buone conclusioni. Inoltre apprezzo
sempre di più le meditazioni,
che prima mi erano un po’
pesanti. Posso dire che più si
partecipa, più si impara».
Manuela Sadun Paggi: Insegnante di matematica in
pensione, ebrea, segretaria
dell’amicizia ebraico-cristiana di Firenze.
«Nello stesso anno (1980)
in cui a Camaldoli venivano
istituiti i colloqui ebraico-cristiani ho cominciato a sentire
il desiderio di approfondire il
mio impegno non solo nel
settore degli incontri con i
cristiani ma anche a livello
interreligioso. Nell’Sl ho conosciuto delle persone che mi
hanno dato accesso al Sae: in
quell’anno sono stata al Congresso internazionale delle
Amicizie ebraico-cristiane e
sono venuta per la prima volta alla Mendola.
Per me l’ecumenismo non è
solo quello che si fa nelle sedi ufficiali; è qualcosa che ci
coinvolge nel quotidiano.
Inoltre io non mi sentirò mai
a posto con il mio prossimo
se non mi sento a posto a casa
mia. È scritto: Tu amerai il
Signore tuo Dio con tutto il
tuo cuore, la tua mente, le tue
forze e il tuo prossimo come
te stesso... dunque occorre
anche accettare se stessi per
poter accettare gli altri. Dobbiamo accettarci come individui all’interno dello stesso
gruppo; accettarci gli uni gli
altri nella stessa confessione
religiosa per poi allargare il
discorso alle diverse forme
religiose e culturali».
Il lavoro svolto
Con alcuni relatori e consulenti dei gruppi abbiamo
parlato del lavoro svolto.
Trajan Valdman; teologo,
arciprete della Chiesa ortodossa romena a Milano, professore all’Istituto ecumenico
San Bernardino di Venezia.
«Il nostro gruppo ha riflettuto sul tema “Convergenze e
divergenze nel dialogo interconfessionale”. Data l’importanza del tema i relatori erano
tre: il pastore valdese Renzo
Bertalot, il cattolico padre
Angelo Romita e io stesso,
ortodosso. Abbiamo preso atto che in questi ultimi 30 anni
circa le chiese hanno realizzato importanti convergenze per
quanto riguarda la nostra fede
comune, tuttavia notiamo che
si fa fatica a far calare nella
vita delle nostre chiese queste
convergenze, a farle penetrare
nella'realtà delle nostre comunità.
Si è partiti dalla comunione
trinitaria che tutti hanno evidenziato come fondamento
della comunione ecclesiale
che, come diciamo noi ortodossi, deve essere icona della
Trinità. Questa comunione
ecclesiale deve portare all’
unità nella “cattolicità” cioè
nell’universalità, deve essere
sinfonia e conciliarità. Siamo
stati d’accordo che la chiesa
deve essere come un concilio
all’interno del quale si confrontano le diverse compren
sioni della fede, e i diversi
modi di viverla.
È chiaro che uno dei punti
caldi che ancora non si è riusciti a superare è quello della
comunione eucaristica: dobbiamo ancora lavorare molto
per far sì che tutta la chiesa
possa giungere alla confessione comune di una identica fede, pur salvaguardando le differenze storiche, culturali e le
sensibilità particolari. Dobbiamo vivere ognuno nella
propria chiesa, ma sempre insieme ai cristiani delle altre
chiese. Abbiamo anche preso
in considerazione la questione del “primato petrino”, arrivando alla conclusione che si
potrebbe arrivare ad una comunione “cum Petro”, non
certo “sub Petro”, perché la
vera comunione non implica
una gerarchia di poteri ma richiede che ci si incontri insieme su un piano di uguaglianza. Solo così si può formare
lo stesso corpo di Cristo nello
Spirito Santo».
Paolo Ribet; pastore valdese a San Germano Chisone.
«Il primo gruppo di lavoro
verteva sul tema “La fonte
biblica dei diritti umani”. Prima ci siamo scontrati sul problema della fonte biblica, in
quanto la Bibbia da un lato
non si esprime esplicitamente
sui diritti umani, ma ne tratta
implicitamente. D’altra parte
la Bibbia è anche una fonte
contraddittoria, perché in essa leggiamo talvolta inviti a
guerre e stermini che non sono certo nella linea del rispet
II pastore Renzo Bertalot e padre Giorgio Vasllesku, ortodosso
to dei diritti umani. Abbiamo
comunque centrato la nostra
riflessione sostanzialmente
sul racconto della creazione:
che cosa significa che l’umanità è creata a immagine e
somiglianza di Dio? Abbiamo notato come nelle tradizioni ebraico-cristiane l’affermazione comune che 1’
umanità è creazione di Dio ci
impone il comandamento
dell’amore per Dio e per il
prossimo e su questo fondamento abbiamo costruito il
discorso dei diritti umani.
Abbiamo poi rilevato come
i diritti umani moderni siano
nati non dall’applicazione da
parte delle chiese di questi
principi, ma dal fatto che dopo le guerre di religione il
pensiero occidentale ha sentito la necessità di definire i diritti umani prescindendo da
Dio. Questo è un paradosso e
fonte di contraddizione per
tutte le chiese.
Sul doppio fondamento
dell’amore per Dio e per il
prossimo abbiamo quindi
analizzato il diritto umano, il
diritto degli stati, verificando
che le leggi spesso non sono
frutto di un pensiero fondato
sull’uomo, ma piuttosto di interessi di categorie di persone, espressione di potere.
Contemporaneamente però
abbiamo rilevato come i diritti umani a cui ci si riferisce
nei grandi documenti, come
la Carta dei diritti dell’uomo
dell’Onu, sono più avanzati
delle tradizioni di molte religioni. È un problema che investe anche le chiese cristiane, per cui abbiamo concluso
concordemente che tutte le
chiese devono impegnarsi per
l’attuazione al loro interno e
aH’estemo dei diritti umani, il
che non è facile. Ci siamo
chiesti, per esempio, per
quanto riguarda il problema
della donna, fino a che punto
si deve essere rispettosi delle
tradizioni culturali o religiose. In ogni caso riteniamo che
l’ecumenismo, inteso innanzitutto come incontro e confronto, possa aiutare a maturare le coscienze su questo
come su altri problemi».
3
venerdì 25 AGOSTO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Verso l'assise delle chiese battiste, metodiste e valdesi a Torre Pellice - 7
La discussione dei battisti ha convenuto che
njnione è anch^essa un dato ecclesiologico
RENATO MAIOCCHI
Nella serie di articoli pubblicati da Riforma in
preparazione deirimminente
Assemblea-Sinodo congiunti,
^ sono comparsi due contributi
battisti dei quali il primo
(quello del pastore Rapisarda)
' fortemente critico nei confronti del «sesto documento»,
e il secondo (quello del pastore Bensi) pieno di apprezzamenti che non riescono però a
nascondere un paio di affondi
(«piccolo golpe», «mentalità
centrista») contro gli orientamenti che finora hanno prevalso aH’interno dell’Ucebi.
. Mi sembra giusto fornire alV cune informazioni sul contesto nel quale queste critiche si
collocano, in modo da poterne valutare più correttamente
la portata.
Che il dibàttito tra battisti
sul tema dell’ecclesiologia sia
tuttora aperto è certamente
un’affermazione corretta, ma
non può essere usata per dimostrare che ancora non ci
Sono, in questo campo, alcuni
punti fermi ormai acquisiti
'■ anche se, ovviamente, sempre
ridiscutibili. Questi punti fermi ci sono e sono stati così
riassunti nella relazione del
Comitato esecutivo all’Assemblea generale del 1994
(pag. 14-15 della relazione a
stampa); «Il Convegno [del
1983 sull’ecclesiologia] fece
suoi alcuni punti fermi che,
sino a che non ne sarà dichiarata in maniera esplicita dalle
chiese la decadenza, rimangono alla base del nostro ope
Renato Malocchi, presidente dell’Llcebi
re insieme:
a) il riconoscimento della
Chiesa come evento, che si
verifica perché il Signore è
presente e raccoglie i suoi
(Matteo 18, 20); perciò nella
chiesa locale sono presenti
tutti i segni distintivi della
Chiesa;
b) la convinzione che l’Unione, riunita dalla chiamata
del Cristo, rappresenti anche
essa un dato ecclesiologico di
uguale dignità e di uguale riguardo;
c) la necessità che il corpo
comune si dia una confessione di fede e un ordinamento.
r.‘v
SESSIONE STRAORDINARIA
DEL SINODO DELLE CHIESE
VALDESI
E METODISTE
E DELL'ASSEMBLEA GENERALE
DELL'UNIONE CRISTIANA
EVANGELICA BATTISTA
Il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostari, e il
presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia,
Renato Maiocchi, hanno convocato rispettivamente il Sinodo delle chiese valdesi, e metodiste, in sessione straordinaria, e l’Assemblea generale dell’Ucebi, in sessione straordinaria, per il giorno
Venerdì 1" settembre 1995
a Torre Pellice
Il Sinodo e l’Assemblea generale si riuniranno, nel tempio valdese di Torre Pellice, in seduta congiunta fino a domenica 3 settembre col seguente ordine del giorno:
1) culto di apertura, litutgico, alle ore 17 nel tempio valdese
di Torre Pellice;
2) costituzione dell’Assemblea, verifica dei mandati ed elezione del Seggio definitivo;
3) approvazione del regolamento per i lavori della sessione
congiunta e dell’ordine dei lavori;
4) esame dei documenti preparatori della sessione congiunta;
5) discussione per gruppi. I temi della discussione nei gruppi saranno:
- riconoscimento reciproco
- evangelizzazione
- Claudiana
- «Riforma»
- Facoltà valdese di teologia e formazione pastorale;
6) discussione plenaria;
7) mozioni e deliberazioni finali;
8) culto finale con Santa Cena, presieduto da Maddalena
Giovenale Costabel e con predicazione del pastore Paolo
Spanu.
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice alle ore 15,30.
I membri dell’Assemblea delTUcebi sono invitati a ritrovarsi nel tempio valdese di Torre Pellice alle ore 1 1 per
l’inizio delTAssemblea delTUcebi.
sia pure con la chiara consapevolezza che esso sarà sempre di diritto umano e non divino».
Nel dibattito che ha fatto
seguito alla relazione, ci sono
stati a proposito del punto b)
un (uno) intervento di contestazione e un (uno) intervento
che affemlava trattarsi di questione da dibattere. Nessun
altro ha sollevato obiezioni.
Nella sua replica il presidente
Franco Scaramuccia ribadiva
che il convegno del 1983 non
è un feticcio, ma che l’attuale
Patto costitutivo dell’Unione
è figlio di quel convegno e lì
fu detto che l’Unione, come
le chiese, è un dato ecclesiologico. Subito dopo l’operato
del Comitato esecutivo fu approvato con 72 voti favorevoli e 11 contrari.
Certo, non si è trattato di un
atto formale e specifico di
adozione di quella formula,
ma sul piano politico il minimo che si può obiettivamente
dire è che non c’è stata alcuna sollevazione in Assemblea
contro un’interpretazione del
nostro cammino ecclesiologico come un cammino aperto,
ma certamente non privo di
acquisizioni ormai consolidate. Se poi contro queste acquisizioni esiste un’opposizione consistente che ha rinunciato a dar battaglia nell’
Assemblea del ’94, scegliendo altre sedi, e se deciderà di
manifestarsi alla imminente
Assemblea-Sinodo per tentare di rovesciare la linea seguita finora, ha lutto il diritto di
farlo ma non può affermare
che su questa linea non sono
ancora state compiute, con
tutto il carattere aperto e non
definitivo che le contraddistinguono, delle scelte di fondo che orientano il nostro attuale cammino.
Infine una considerazione
di metodo. Trovo decisamente
logoro l’uso di qualificare come «piccolo golpe», «mentalità centrista», «gabbia delle
burocrazie ecclesiastiche»,
tutto ciò che le chiese decidono insieme tramite i loro rappresentanti o tramite organismi legittimamente eletti, anziché ognuna per conto suo.
Ogni chiesa locale ha un ambito di decisioni che sono interamente e gelosamente a lei
riservate, e nessuno ha il diritto di interferire. Ci sono altri
ambiti che ogni chiesa, nel
momento in cui decide di aderire all’Unione e ne accetta gli
ordinamenti, sceglie liberamente di gestire in comunione
con le chiese sorelle. Attualmente, ciò avviene nel quadro
di un ordinamento sicuramente imperfetto ma altrettanto sicuramente ispirato ai criteri di
ogni moderna democrazia
rappresentativa, nella quale le
decisioni vengono adottate
sulla base delle maggioranze
e minoranze che di volta in
volta si manifestano. È questo
che fa problema?
Chiesa valdese di Livorno
Per una più stretta
collaborazione locale
URSEL KOENIGSMANN
La Chiesa valdese di Livorno si è riunita in assemblea domenica 23 luglio'
per avere un momento di dibattito sul documento preparatorio per l’Assemblea dell’
Ucebi e del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste
che si svolgeranno congiuntamente a Torre Pellice tra il
1° e il 3 settembre.
L’assemblea livornese,
preceduta da una riunione di
un gruppo di lavoro coordinato da Gabriele Lala, è iniziata con una introduzione
svolta dalla pastora Koenigsmann, che ha illustrato il
contenuto del documento
preparatorio e la proposta di
ordine del giorno contenuta
nel documento. Successivamente, si è avviata una fase
di vivace discussione.
In un momento come quello
presente, in cui la nostra società attraversà una fase di
profonda trasformazione in
quanto si avvia ad essere sempre più luogo di incontro tra
culture, religioni e mentalità
diverse, è necessario che gli
evangelici cerchino il più possibile di esprimere insieme la
propria testimonianza. Le trasformazioni in atto nella nostra società richiedono la
comprensione e il dialogo nel
rispetto della diversità: la collaborazione tra protestanti di
denominazioni diverse può
costituire un segnale forte della loro volontà di avviarsi verso una fase di convivenza nel
pluralismo. Non c’è stata in
passato una visibile tendenza
all’unità: oggi si chiede alle
chiese di trovare forme di
cammino e di testimonianza
comune. Così come l’integrazione tra chiese metodiste e
valdesi ha portato a un progressivo reciproco arricchimento, così potrà verificarsi
per il momento di avvicinamento tra battisti, metodisti e
Cinque anni dopo la prima assise battista, metodista e valdese
Riconosciamo il peccato
del mancato lavoro comune
SERGIO SPANU
Questa Assemblea-Sinodo
è vista da molti come
una bella occasione di incontro e confronto tra le nostre
chiese. Una bella occasione,
senz’altro valida, ma una occasione. Guardando a questo
incontro come una «occasione» si riduce di molto il senso che è necessario dare al
comune commino. L’equivoco sta forse nel fatto che il
sesto documento «bmv», oltre a fornire riferimenti normativi, ecclesiologici e storici dei due ordinamenti, non è
entrato nelle ragioni più
profonde che stanno alla base
di un incontro congiunto come quello che stiamo per
avere. La mia esperienza di
tanti anni di Fgei mi porta a
rifiutare la tesi per cui queste
occasioni abbiano un fine limitato all’evento stesso. E la
strada nel confronto delle
idee, è la condivisione della
comune missione nella predicazione e nell’annuncio dell’
Evangelo di Cristo.
Abbiamo con forza affermato, seppure nella diversità.
la nostra fratellanza e sorellanza, riconoscendo i doni di
ognuno come fonte di arricchimento delle nostre chiese.
Con questa Assemblea-Sinodo si chiede ora qualcos’altro:
tener conto dei regolamenti
dell’altro. Sono rimasto un
po’ perplesso di fronte a questa affermazione perché non
riesco a capire cosa in realtà
voglia dire «tenere conto» di
un regolamento altro dal proprio. Non mi basta sapere che
i punti dell’uno convergono
con l’altro perché l’uno è
«un» regolamento e l’altro
«l’altro» regolamento. Se «tener conto» significa omogeneizzare i due regolamenti in
un’unica «cosa» si può essere
più o meno d’accordo, ma comunque ha un significato (anche se prematuro); viceversa
se «tener conto» sta ha significare il riconoscimento di un
ordinamento altro dal proprio
non vedo in questo altro che
una sterile affermazione,
«aria fritta».
Non si può «tener conto di
un diverso ordinamento se
non nel definirlo “non” in
conflitto con il proprio,
«non» di ostacolo al comune
lavoro. Questo non dovrebbe
più essere un problema: il
«riconoscimento reciproco»,
affermato con l’assise di 5
anni fa, non era una semplice
petizione di principio, ma
una affermazione di comune
volontà; se questa volontà
non si è pienamente compiuta sta a noi che vi abbiamo
veramente creduto riaffermarla o, meglio, darlé un volto individuando quei luoghi
dove si deve manifestare.
Questa Assemblea-Sinodo
dovrebbe riconoscere il peccato di non essere riusciti à
vivere ovunque la volontà
guida delTavvenuto reciproco riconoscimento e da qui
continuare per la via intrapresa. Se riconosciamo il valore
di ciò che abbiamo fatto insieme e di ciò che potremo
fare non sarà certo il proprio
regolamento ad essere di
ostacolo al lavoro comune.
Non vorrei che il proprio modo di essere chiesa sia di
ostacolo perché questa è una
scusa: o è una scusa assai
meschina oppure è un gravissimo peccato.
valdesi che si sta concretizzando. Il fatto che l’avvicinamento «bmv» sia visto come
un momento significativo e
positivo, non elimina l’esistenza di problemi che si verificheranno anche a livello locale, e che, saranno tuttavia
secondari di fronte all’importanza di questo momento di
unità, il cui obiettivo è la predicazione e la testimonianza.
Alcune perplessità rimangono riguardo all’introduzione dell’obiezione di coscienza
nei confronti di deliberazioni
a livello centrale, in quanto le
decisioni delTAssemblea-Sinodo avrebbero per le due
componenti un ruolo diverso;
vincolante per la componente
valdese e metodista, non vincolante per quella battista. È
tuttavia opinione generale
dell’assemblea che il dialogo
«bmv» sia assolutamente da
incoraggiare e da approfondire: nel condividere le linee del
documento e della bozza di
ordine del giorno, l’assemblea
ha deciso di comunicare al Sinodo questo orientamento,
nonché di invitare le due comunità battiste livornesi a una
discussione comune sull’esito
delTAssemblea-Sinodo, per
elaborare una possibile linea
di collaborazione più stretta in
ambito locale.
27 e 28 agosto
Preghiera
per la pace
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha lanciato il
17 agosto da Ginevra un appello per due giorni di digiuno e preghiera, il 26 e 27 agosto, perché il governo francese revochi la decisione di riprendere, nel mese di settembre, i test nucleari nell’atollo
di Mururoa nel Pacifico.
L’appello del Cec è rivolto in
particolare alle 324 chiese
membro (protestanti, anglicane e ortodosse) di oltre cento
paesi del mondo, e raccoglie
l’invito alla solidarietà internazionale espresso recentemente dal Sinodo della Chiesa evangelica della Polinesia
francese e dalla Conferenza
delle chiese del Pacifico.
La Chiesa evangelica, che
conta in Polinesia francese
oltre 80.000 membri (pari al
46% della popolazione; i cattolici sono il 35%), mobiliterà
il 26 agosto le sue 66 parrocchie per una giornata di digiuno, preghiera e processioni pubbliche contro la ripresa
dei test. La Conferenza delle
chiese del Pacifico, un organismo ecumenico a cui aderiscono sia cattolici che protestanti, aveva già promosso
una prima giornata di mobilitazione contro gli esperimenti
il 16 luglio scorso.
Fin da giugno il Cec aveva
chiesto alla Francia di rinunciare alla ripresa dei test, con
una lettera del segretario generale, pastore Konrad Raiser,
al presidente francese Chirac.
«Il digiuno e la preghiera scrive il Cec - hanno una lunga tradizione in seno al cristianesimo; la nostra speranza
è che le chiese di tutto il mondo dimostrino in questo modo
la loro solidarietà con i popoli
e le chiese del Pacifico, e la
loro unanime opposizione a
ogni tentativo di continuare a
porre fiducia nella deterrenza
nucleare». (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Intervista con il moderatore, Gianni Rostan, sui temi del Sinodo 1995
Bìoetica e ecumenismo al centro del dibattito
LUCIANO DEODATO
Tra i problemi che la Tavola propone all’attenzione del Sinodo la priorità è
data quest’anno al tema dei
giovani. È una tematica molto vasta, che abbraccia numerosi aspetti. «Un primo livello riguarda la politica di investimenti - dice il moderatore, Gianni Rostan in questi
anni abbiamo investito molte
risorse nella diaconia; un
po’ meno nella cultura, e meno ancora sui giovani. Siamo
riusciti a dare delle risposte
alla fascia, diciamo così, elitaria delle nostre chiese e a
poche altre. Mentre ci siamo
poco preoccupati di quei giovani che non avevano grandi
interessi culturali ma che
cercavano spazi in cui creare
fraternità e aggregazione. In
questo senso riteniamo che
esperienze di tipo scoutistico
dovrebbero essere incoraggiate. Altra grossa questione
è quella del lavoro: la Tavola
ha perciò ritenuto giusto fare
una grossa scommessa, affidare cioè Villa Olanda a un
gruppo di giovani valligiani
che ha elaborato un progetto
polivalente per l’utilizzo di
quella struttura. Se il progetto va in porto si creerebbero
così in valle alcuni posti di
lavoro e l’imprenditorialità
giovanile ne risulterebbe incoraggiata. Ma il problema
giovani vuol anche dire riuscire a comunicare tra generazioni. I giovani esistono fisicamente, ma sono presenti
in misura molto relativa nella vita delle chiese».
Un altro tema, punto obbligato per tutti i Sinodi, è rappresentato dal campo di lavoro. «Gli anni che ci stanno
davanti vedranno - continua
il moderatore * un calo numerico dei pastori italiani,
dovuto al fatto che molti andranno in emeritazione senza
I moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan
che i vuoti siano colmati da
nuove immissioni. Parallelamente cresce là domanda da
parte di pastori stranieri,
particolarmente tedeschi, di
venire a lavorare per un periodo più o meno lungo da
noi. Che cosa fare? È un
problema dai risvolti culturali, teologici, ecclesiologici
e anche economici non indifferenti. Intanto il Sinodo dovrebbe indicare alla Tavola
quale potrebbe essere il tetto
massimo di “stranieri”, e le
chiese garantire la copertura
finanziaria. In genere i pastori stranieri hanno un’ottima preparazione teologica e
portano nelle nostre chiese
un’aria nuova. Sono dunque
un fattore di crescita e sviluppo e aiutano le nostre chiese
a confrontarsi anche con le
nuove idee. C’è però una pregiudiziale economica, perché
attualmente non siamo in
grado di pagare un organico
adeguato a quello che è il
nostro fabbisogno.
Secondo un primo calcolo
si è constatato che i contribuenti che hanno praticatola
“defiscalizzazione ” hanno
risparmiato complessivamente circa mezzo miliardo. Di
questa somma solo un 2% è
stato versato alla Tavola. Se
ci fosse stato un rientro maggiore.la Tavola non solo non
si presenterebbe quest’anno
al Sinodo con un deficit (sia
pure contenuto), ma avrebbe
potuto aumentare l’assegno
ai pastori».
E per quanto riguarda l’utilizzo dell’8 per mille? «Su
questo - dice ancora il moderatore Rostan - siamo ancora
liberi di discutere: il rapporto presentato dall’apposita
commissione di studio è
profondo e ben equilibrato.
Certamente si tratta di dare
una risposta ai problemi del
Terzo Mondo, della fame,
ecc. Il Sinodo dovrebbe però
valutare anche se non sarebbe opportuno utilizzare parte
della somma per saldare il
deficit di alcune opere che in
questi anni hanno provveduto a radicali lavori di ristrutturazione. Il Sinodo dovrebbe anche dire alla Tavola
quale cifra essa può destinare alla pubblicità».
E i problemi emergenti?
«Tra questi il Sinodo dovrà
discutere di almeno due
grosse questioni che sono sul
tappeto - continua il moderatore uno è il problema
dell’etica, anzi meglio, della
bioetica. Una commissione
ha elaborato un documento
che si presta molto bene ad
essere argomento di studio
nelle chiese. L’altro è il problema dell’ecumenismo, collegato quest’anno in particolare alla enciclica del papa
“Ut unum sint”. Su questo
tema specifico il Sinodo dovrebbe dare una risposta».
Da parte di una persona
che, come il moderatore, ne
ha una visione complessiva,
quale impressione si ricava
della vita delle chiese? «In
genere la Tavola viene chiamata solo quando ci sono
problemi da risolvere — conclude Gianni Rostan -. Mi
pare tuttavia che noi abbiamo dei Concistori e dei Consigli di chièsa formati da
gente di notevoli capacità.
La realtà delle chiese in genere è bella. Un mio caro
amico, quando assunsi la
moderatura, si congratulò
con me dicendomi: “Bravo!
E l’unico posto in cui vale la
pena di lavorare!” Aveva ragione. I problemi non mancano, ma si fa anche la meravigliosa esperienza della
comunione fraterna e dell’
aiuto da parte del Signore
che è fedele».
Quest'anno nessuna consacrazione di candidati italiani al ministero pastorale
In cinque dall'estero per servire nelle chiese
Quest’anno, nel corso del
culto di apertura del Sinodo,
non ci saranno nuove consacrazioni al ministero pastorale. Verrà così a mancare un
elemento importante per la vita delle chiese, caratteristico e
in parte anche folcloristico del
corteo sinodale. L’assenza di
nuovi pastori servirà però a
mettere in evidenza un fenomeno che, pur essendoci sempre
stato, è rimasto in parte nascosto, quello cioè della collaborazione che chiese sorelle ci
hanno dato con la presenza di
loro pastori che scelgono di
lavorare da noi per un certo
tempo. Quest’anno ne accogliamo con gioia ben cinque.
Ecco un loro breve proftio.
Dorothee Mack: È nata nel
1965 a Karlsruhe (Germania)
e ha studiato teologia a Heidelberg, Monaco e Roma,
laureandosi nel ’92. Durante
gli anni di studio ha avuto diversi contatti con le chiese
valdesi e metodiste, frequentando soprattutto i nostri centri giovanili e in particolare
Agape. Consacrata nella
Chiesa evangelica unita del
Öaden, ha lavorato come pastora dapprima a Radolfzell
(un paese sulle rive del lago
di Costanza) e poi a Walshut
(una cittadina della Foresta
Nera). Ha già iniziato a lavorare da noi, assumendo la responsabilità per un certo periodo della chiesa di Frali.
Quattro del nuovi pastori che verranno a esercitare il loro ministerio in Italia. Da sinistra Dorothee Mack,
Winfrid Pfannkuche, Robert J. Mollar e Anne Zeli
Dal 1 ° settembre sarà titolare
delle chiese di Colleferro e
Ferentino.
Avendo sposato un italiano
(Claudio Garrone), Dorothea
non ha posto limiti di tempo
al suo servizio in Italia. Oltre
al tedesco parla correntemente italiano, francese e inglese.
Winfrid Pfannkuche: Nato nel 1969 a Osnabrück
(Germania) ha svolto i suoi
studi a Gottinga, poi a Roma
(sia presso la Facoltà valdese
di teologia che l’università
Gregoriana) e infine a Lipsia.
Nel giugno scorso si è laureato in teologia. Ha già svolto
alcuni periodi di lavoro nelle
chiese valdesi, a Palermo prima e a Pinerolo poi.
La Tavola lo ha assegnato
alla chiesa di Pramollo a partire dal 1° settembre. Winfrid
Pfannkuche ha dato una disponibilità per tre anni.
Uwe Habenicht: Nato nel
1969 in Germania nel luglio
di quest’anno si è laureato in
teologia e ha chiesto di lavorare nelle nostre chiese dal luglio ’95 fino aH’aprite ’96,
prima di iniziare il suo periodo di vicariato in Germania.
Ha frequentato la Facoltà valdese di Roma nell’anno accademico ’91-92. Ha svolto un
breve periodo di lavoro pres.so la chiesa di Scicli.
La Tavola lo ha destinato
alla chiesa di Catania, dove
ha già cominciato a lavorare.
Robert J. Mollar: Si è laureato in teologia presso la Facoltà battista di Chicago; successivamente ila preso il
«Master of Sacred Theology»
pres.so la Facoltà metodista di
Boston e infine all’università
di Pasadena (California) ha
conseguito il «Master of
Arts». In Italia ha già lavora
to a più riprese: dal ’66 al ’68
a Milano curando la chiesa di
lingua inglese, nel ’76 a Firenze collaborando con Luigi
Santini, nel ’79 a Torino con
Carlo Gay, nell’86 a Trieste
con Claudio Martelli, nel ’93
a Riesi con Giuseppe Platone.
La Tavola lo ha destinato
alle chiese di Padova e Vicenza, dove ha già cominciato a lavorare.
Anne Zeli: Nata nel 1962 a
Norimberga (Germania), si è
laureata presso l’università di
Heidelberg. Alle dipendenze
della Chiesa evangelica del
Baden ha avuto la ctira pastorale prima della chiesa di Villingen e poi di quella di
Wertheim: oltre al tedesco e
all’italiano conosce anche il
francese e l’inglese.
La Tavola l’ha assegnata
alla chiesa di Pinerolo, dove
inizierà dal 1“ settembre.
Sempre di più i responsabili delie attività delle chiese evangeliche
iocali sono nati ali’estero
La sfida di «essere chiesa insieme)
Quando nei registri
entrano nomi stranieri
BRUNO TRON
Un vecchio proverbio dei
Cunama (popolo dell’
Eritrea occidentale) recita più
o meno così: «Quando ricevi
ospiti nella tua capanna, alcune cose dovranno cambiare
posto». Mi pare che questo si
applichi molto bene a «essere
chiesa insieme», il piccolo
slogan che indica la sfida della presenza di numerosi immigrati evangelici in Italia. È
una sfida rivolta alle nostre
comunità (tutte), ed è una
grande occasione per riconoscere e accogliere quello che
è un dono di Dio per la vita e
la crescita spirituale della
chiesa.
^Non tutte le nostre comu
nità si trovano a vivere questa nuova realtà, anche perché gli immigrati evangelici
non sono ovunque si trovino
delle comunità evangeliche.
Ma tutte hanno comunque la
possibilità di riflettere su che
cosa voglia dire accogliere
sorelle e fratelli dalla cultura
diversa, dalla spiritualità diversa e tutte hanno la possibilità di chiedersi se questa accoglienza abbia una qualche
attinenza con quella ricchezza e varietà dei doni dello
Spirito e con la dimensione
universale della chiesa, di cui
leggiamo nella Bibbia.
Cercando di rispondere a
questi interrogativi, che riguardano più propriamente la
fede e la vita delle chiese,
quasi sicuramente saremo
portati anche a mettere in
questione le idee correnti e
diffuse che vedono comunque e sempre gli immigrati
come un fastidio se non addirittura una minaccia per il nostro Paese e per l’Europa.
Ma torniamo alla nostra
«capanna». Tante comunità
hanno accettato la sfida, grazie a Dio, e hanno accolto sorelle e fratelli immigrati nella
vita della chiesa; spesso nei
registri dei membri comincia
no a apparire i nomi degli
Opoku e dei Miguel, delle
Marcia e delle Zauditù. Nei
culti si sentono canti nuovi e
forse (chissà!) qua e là si avverte già una vitalità diversa
della comunità. Certamente
tutto ciò ha le sue contraddizioni, suscita perplessità, magari delusione rispetto a ciò
che ci si aspettavà ma queste
ombre non sono, almeno in
parte, dovute al fatto che
spesso siamo partiti con
l’idea che l’inserimento degli
africani o degli asiatici potesse e dovesse avvenire lasciando immutate le nostre
consuetudini ecclesiastiche e
le nostre teologie? Se così è
vuole dire che noi vogliamo
V assimilazione di queste persone e non {’integrazione fra
noi e loro.
D’altronde sono convinto
che non si tratti di dire sempre soltanto dei sì in questo
processo verso l’essere chiesa insieme. Né si tratta di
svendere quello che è il nostro modo di vivere e di
esprimere la fede; questo sarebbe uno scimmiottare gli
africani e gli asiatici e non un
lasciarci arricchire dallo Spirito e dall’immensa varietà
dei suoi doni. È proprio in
questo equilibrio da una parte
di fraterna apertura verso il
«forestiero» i suoi doni, la
creatività, la sua identità spirituale e dall’altra parte di
rinnovato riconoscimento, in
un’ottica di condivisione, di
quelli che sono i nostri doni e
la nostra identità spirituale,
che tutti insieme potremo
percorrere la strada bella,
benché difficile, dell’essere
chiesa insieme.
Alla fine qualcosa nella capanna avrà cambiato posto o
sarà scomparsa, ma la capatina risulterà più bella, più viva e più umana. E se questo è
vero e possibile per le chiese,
di riflesso può diventarlo anche per la società di cui siamo parte... sale e luce.
5
\/ENERDÌ 25 AGOSTO 1995
PAG. 5 RIFORMA
Parte una nuova campagna di protesta civile per salvare l'area agricola del Servizio cristiano di Riesi
Fermiamo la cementificazione inutile delFuliveto
OIUSEPPE PLATONE
Molti ci chiedono: ma la
protesta di un anno fa
per salvare l’uliveto del Servizio cristiano non è servita?
Le oltre trentamila firme raccolte in Italia ed all’estero
non sono servite a nulla? Risposta: la protesta di un anno
fa, rivolta all’amministrazione comunale di Riesi, è stata
utilissima se non altro per il
fatto che il nuovo Piano regolatore generale di Riesi non
prevede più insediamenti abitativi nell’area del nostro uliveto. Ma il problema sta ora
nel fatto che il piano, frutto di
un intenso sforzo di analisi e
consultazioni condotte da architetti nisseni, non è stato
approvato. Se fosse stato approvato le cooperative edilizie che oggi hanno richiesto e
ottenuto l’area interessata del
Servizio cristiano avrebbero
dovuto accettare di costruire
le loro case su altre aree del
territorio riesino: queste ultime tra l’altro non mancano e
sono già urbanizzate, al contrario della nostra. Com’è noto, per timore di perdere i finanziamenti statali (circa due
miliardi) le cooperative hanno denunciato il Consiglio
comunale che ha accolto la richiesta assegnando, il 5 luglio
scorso, l’area in questione.
A questo punto non rimane
altra strada che rinnovare la
nostra protesta, chiedendo alle autorità regionali e al presidente del Consiglio comunale
l’immediata approvazione del
piano regolatore e la contestuale revoca delle delibere di
assegnazione dell’area. Nel
frattempo sono comunque
successi due avvenimenti importanti che, credo, possono
contribuire a risolvere positivamente il problema che da
oltre un anno travàglia non
poco la comunità del Servizio
cristiano.
Il primo riguarda il fatto
che, giorni fa, l’Assemblea
regionale siciliana ha modificato un articolo dell’ordinamento amministrativo degli
enti locali che facilita il compito ai membri dei Consigli
comunali di approvare strumenti di pianificazione urbanistica salvo osservare l’obbligo per gli stessi di astenersi quando sussistano «concreti interessi economici» o rapporti di parentela entro il
quarto grado con enti o imprese con cui vi siano rapporti di amministrazione. Si tratta di un dato importante perché l’interpretazione restrittiva della norma precedente
impedì al Consiglio comunale
di Riesi di approvare il nuovo
piano. Inoltre, il 9 agosto, si è
svolto in prefettura a Caltanissetta un incontro tra il prefetto Bozzi, il. sindaco di Riesi, Carrubba, e il direttore del
Servizio cristiano, durante il
quale è stato possibile illustrare esaurientemente tutta la
problematica.
Il prefetto, che tra l’altro ha
visitato recentemente il Servizio cristiano, ha ascoltato le
varie ragioni e ha condiviso
l’impostazione che vede nella
rapida approvazione del piano regolatore la soluzione del
problema. In quella stessa sede il sindaco ha dichiarato di
condividere in pieno le ragioni della protesta del Servizio
cristiano ma di fronte alla denuncia delle cooperative non
potè, legalmente, agire diversamente. Intanto, 1’ 11 agosto,
il prefetto ha inviato all’As
Alla festa del XV Agosto si firma per la salvezza dell’uliveto
sessorato regionale un messaggio in cui si chiede la nomina di un commissario «ad
acta» che possa approvare in
tempi brevi il nuovo strumento urbanistico che, tra le tante
cose nuove che propone, non
prevede insediamenti abitativi nell’area dell’uliveto. Il
prefetto Bozzi è rimasto impressionato dalle tante lettere
ricevute, anche da parte di
deputati, e ritiene che solo
una rapida approvazione del
prg potrà risolvere la questione tuttora aperta.
Il sindaco Carrubba ha dichiarato, nel corso dell’incontro, di essere «sulla nostra
stessa barricata». Il presidente del Consiglio comunale,
assente all’incontro, pare anch’egli condividere queste linee d’azione sicché grazie alla disponibilità del prefetto
l’atmosfera di questi ultimi
giorni tra l’amministrazione
comunale e il Servizio cristiano si è rasserenata e vogliamo
credere che questa volta il
problema si potrà risolvere
per il meglio. In ogni caso la
nostra protesta continua sino
a quando non avremo la certezza, documenti alla mano,
che non si costruiranno case
nell’area dell’uliveto.
Ci stiamo rivolgendo, in
questi giorni, con lettere, cartoline, telegrammi, raccolta di
firme ecc. alle seguenti autorità: presidente della Giunta
regionale siciliana, Palazzo
d’Orleans, piazza Indipendenza, 90100 Palermo; presidente dell’Assemblea regionale siciliana, piazza del Parlamento, 90100 Palermo; assessorato all’Ambiente e Territorio, IV commissione. Assemblea regionale siciliana,
piazza del Parlamento 1, 90
100 Palermo (fax 0916561840); prefetto di Caltanissetta, palazzo della Prefettura, 93100 Caltanissetta;
presidente del Consiglio comunale, palazzo del municipio, 93016 Riesi (Cl).
Alle autorità sopraccitate
esprimiamo la nostra protesta
contro le delibere n. 73, n.
74, n. 75 e n. 77 del 5.7.95
del Consiglio comunale di
Riesi che danneggiano il Servizio cristiano e chiediamo
l’immediata approvazione
del nuovo piano regolatore
generale di Riesi che tutela
l’habitat del Servizio cristiano da una cementificazione
assurda. Raccoglieremo firme anche al Sinodo, così come sono state già raccolte
nell’incontro popolare del
XV Agosto a Pomaretto nelle
valli valdesi e ovviamente a
Riesi e in tante comunità
evangeliche italiane. Chi ritiene importante questa protesta può condividerla e scrivere direttamente agli indirizzi sopra elencati, citando le
delibere e chiedendo l’approvazione del piano regolatore
generale.
Vincere questa battaglia di
salvaguardia del territorio è
un segnale di giustizia per
quella Riesi che ama il Servizio cristiano: salvare l’integrità della nostra azienda
agricola a indirizzo biologico
è il miglior augurio che possiamo formulare al nuovo
gruppo residente, guidato dalla pastora Erika Tomassone,
che si appresta da settembre a
percorrere questo cammino,
difficile ma affascinante, di
presenza e di testimonianza a
Riesi. Se vinceremo sarà anche grazie a tutti quelli che ci
stanno sostenendo in questo
impegno per salvare l’integrità del nostro Centro. Non
perché è nostro ma perché il
permettere questa ulteriore
cementificazione sarebbe un
atto di ingiustificata violenza
nei confronti del creato. Sono
certo che ce la faremo.
Enti ecclesiastici
Ci sono tre
possibilità
GIORGIO GARDIOL
Il sistema assistenziale e sanitario italiano è in continua evoluzione. I provvedimenti legislativi nazionali e
regionali si moltiplicano in
attesa di una riforma generale
(la legge «quadro» sull’assistenza ha 106 anni!). La diaconia delle chiese si trova a
confrontarsi con normative
spesso diverse tra loro e il
fatto che la titolarità «giuridica» di molte di esse sia della
Tavola valdese complica un
po’ la capacità di azione.
Per ovviare a questi problemi la Tavola ha chiesto alla
commissione per i rapporti
con lo stato uno studio per la
soluzione del problema degli
«enti ecclesiastici». Lo studio
prevede tre possibilità:
1) dotare le Commissioni
distrettuali (Ced) della capacità giuridica e la responsabilità fiscale e amministrativa
delle opere del distretto. Poiché le Ced non sono «enti patrimoniali» bisognerebbe
cambiare anche l’ordinamento ecclesiastico interno;
2) dotare ogni singola opera della personalità giuridica.
Questa è una soluzione più
coerente con l’ecclesiologia
valdese e metodista, ma in
questo modo si ridurrebbero
le capacità di molte opere,
specie in relazione alla mobilità del personale e delle risorse finanziarie;
3) creazione di diverse
Commissioni sinodali amministrative (Csa) già previste
dell’ordinamento valdese e
suddivise in ambiti operativi,
ospedali, assistenza, educazione ecc. Soluzione che presenta molti vantaggi operativi.
Documento degli istituti evangelici fiorentini in vista del dibattito sinodale sulla riorganizzazione della diaconia
L^autonomia delle opere^ la responsabilità delle chiese^ i controlli
I Comitati di gestione degli
istituti Ferretti, Gignoro e
Gould hanno approvato il 26
giugno scorso un documento
circa le ipotesi di ristrutturazione dell’organizzazione diaconale delle chiese valdesi e
metodiste (vedi articolo in questa stessa pagina) di cui riportiamo qui una sintesi.
Premessa
Dal modo in cui sono state
presentate le tre ipotesi, elaborate dalla sottocommissione della Commissione per i
rapporti stato-chiesa, è evidente una propensione della
stessa sottocommissione per
la terza di esse, che i comitati
hanno dunque voluto esaminare in modo particolare. (...)
Nel caso di un’adozione
nazionale di tale ipotesi, [i
comitati fanno rilevare] la necessità urgente di affrontare,
con Tavola e Csd, e poi in Sinodo, la specificità fiorentina
per la definizione di uno «status» particolare delle opere di
detta area. (...)
Problemi evidenziati
1) Perplessità sulla costituzione di più Commissioni sinodali amministrative (Csa)
composte da membri validi,
sui costi di una tale operazione e sulla funzionalità di tale
impostazione rispetto ài tempi e alle problematiche specifiche (e diverse territorialmente...) delle opere.
2) Sproporzione tra problemi risolti (coerenza gestionale, bilanciamento fiscale, mo
- bilità personale...) che potrebbero essere affrontati, almeno
in parte, anche attraverso
un’ipotesi di decentramento e
i problemi che invece tale
ipotesi creerebbe.
3) Impatto profondamente
negativo sui rapporti delle
opere con le chiese locali, insito in ogni accentramento sia
pure parziale (attaccamento e
partecipazione qJT andamento
dell’opera, pubBlicità e chiarezza dei bilanci, finalizzazione dei doni...).
4) Problemi nel rapporto
con gli enti locali. Almeno a
Firenze viene richiesto il bilancio delle opere-per stabilire la retta a carico del Comune (...). Inoltre tutte le problematiche del rapporto con gli
enti locali, (...) si collocano
comunque in un quadro regionale (...).
5) Problemi nella gestione
del personale, ove si sta cercando di corresponsabilizzare
chi lavora, a vario livello, circa l’andamento dell’opera, il
suo progetto globale, le varie
situazioni che si attraversano
anche dal punto di vista economico. Le ripercussioni dal
punto di vista della motivazione del personale potrebbero essere significative (...).
6) Difficoltà per le volture
delle autorizzazioni, concessioni e licenze (..,). *
7) Difficoltà di reperimento
e uniformità della documentazione utile per i vari adempimenti di legge alla determinata scadenza (...).
8) Indeterminatezza del
ruolo dei comitati, a cui resterebbe la programmazione della gestione (così almeno parrebbe), il che deve compren
dere la valutazione delle risorse disponibili e delle possibilità di investimento, mentre il bilancio consolidato o è
pura finzione (compatibile
con il nostro essere evangelici?) o inserisce un nuovo livello gestionale (...).
9) Complicazione di alcuni
problemi relativi alla legislazione, quando in essa si fa,riferimento alla dimensione
degli enti, al numero del personale, ecc. (per esempio
l’obbligo di ufficio amministrativo per il 730 del personale, assunzione invalidi. Ufficio di collocamento in genere e altri ancora).
La specificità
fiorentina
Tutte le opere hanno una
propria storia che ha fondato
la loro autonomia, i legami
particolari con alcune chiese
e realtà locali, il modo con
cui esse sono «sentite» al loro
esterno e al loro interno da
chi ci lavora. Tutto ciò costituisce una ricchezza che non
può andare perduta.
A Firenze questa storia è
anche, in buona parte, la storia di un rapporto tutto particolare tra le varie denominazioni evangeliche. Pur tra le
tante difficoltà che slamo
sempre pronti a crearci, riconosciamo in questo una precisa benedizione che ci è stata
concessa, che fortifica la nostra vocazione diaconale e che
viviamo come continua sfida,
sentendo la responsabilità di
far fruttare questo prezioso talento che ci è stato affidato.
Nei comitati delle opere
fiorentine, oltre a membri
della Chiesa valdese, ci sono
metodisti, battisti e Fratelli.
Nelle nostre opere lavorano
anche evangelici di altre denominazioni. Con alcune di
queste denominazioni la collaborazione è stata anche di
tipo economico ed ha portato
a dimensionare in un certo
modo alcuni degli istituti fiorentini.
L’ipotesi che stiamo esaminando ha forti connotati di
«accentramento», anche sul
piano giuridico, che turbano
fortemente la ricchezza e le
potenzialità della collaborazione fraterna. La stessa forma di «accentramento nazionale» per settori, già poco
coerente con l’ecclesiologia
valdese, è in totale contrapposizione con il' sentire di alcune di queste chiese, per le
quali esiste una forte accentuazione «locale» delTorga-,
nizzazione, del senso comunitario e della partecipazione
e condivisione fraterna. Del
resto, coerentemente con lo
spirito che ci anima, da anni
le nostre tre opere hanno rinsaldato la comunione fraterna, la reciproca consultazione, l’aiuto e la collaborazione
in diversi campi. Per fare
questo ci siamo dati spontaneamente dei luoghi e dei
momenti, come le riunioni
quindicinali tra presidenti e
direttori delle tre opere o come le riunioni eccezionali dei
tre comitati congiunti.
Questo cammino fatto insieme è per noi fonte di gioia
e ci ha spesso dato nuova for
za e serenità. Anche a livello
di rapporto fon gli enti locali
e, da un altro lato, con le chiese, la reciproca collaborazione
ha dato frutti positivi (...).
Appunti per una
diversa ipotesi
Come fondere dunque insieme le esigenze locali e le
preoccupazioni della Tavola?
(...). Ci sembra che per una
riduzione (...) delle responsabilità della Tavola, la strada
non possa essere che quella di
attribuire personalità giuridica a tutte le opere che abbiano capacità organizzative e
funzionali autonome. Per le
altre opere, e in particolare
per nuove iniziative che dovessero nascere, potrebbe essere pensabile la costituzione
di un ente, con personalità
giuridica e partita Iva, a carattere zonale.
Tra questo ente (che non
ovunque sarebbe necessario)
e le opere con personalità
giuridica, in ogni «zona» (regione) potrebbe sorgere un
«coordinamento zonale» senza personalità giuridica. Il
«coordinamento zonale» potrebbe facilitare i rapporti con
gli enti pubblici, promuovere
scambi e consulenze, lavorare aH’abbattimento di costi,
gestire iniziative comuni, ecc.
Riguardo al personale potrebbe essere gestita in quest’ambito una certa mobilità (prevedendo nei contratti alcune
possibilità, per esempio la
conservazione dell’anzianità
di servizio). Per quanto concerne il «mutuo soccorso» il
coordinamento potrebbe, magari dotandosi di una «associazione» propria, agire sulla
gestione delle donazioni o,
nei modi consentiti e limitati,
anche chiedere ad alcuni enti
operazioni sul bilancio commerciale.
I coordinamenti zonali sarebbero a loro volta agganciati ad una unica commissione
sinodale, senza personalità
giuridica, a carattere il più
possibile «federale». Questa
commissione, su delega della
Tavola, sarebbe responsabile
del controllo di tutte le opere
e dei «coordinamenti zonali».
Nominerebbe, secondo le
modalità dei vari statuti, i comitati. Nominerebbe inoltre
una parte dei membri dei
«coordinamenti zonali», mentre un’altra parte sarebbe costituita da membri dei comitati delle opere. Avrebbe uno
0 più rappresentanti nel
«coordinamento zonale» e nei
singoli comitati.
Spetterebbe alla commissione sinodale, in proprio e
tramite i «coordinamenti zonali», operare affinché si raggiunga una effettiva regolamentazione comune dal punto
di vista fiscale e dell’impostazione dei criteri gestionali,
oltre che un comune agire nel
campo dei contratti con il
personale, il tutto nella.salvaguardia delle specificità e
delle autonomie. Tutto ciò
andrebbe fatto fornendo consulenza e direttive comuni
nell’impostazione dei bilanci
e controllando con assiduità e
in profondità la situazione
delle opere (...).
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Si è svolto a Ecumene un importante convegno battista, metodista e valdese
Il futuro della presenza protestante in Italia
necessita di una forte iniziativa evangelistica
_________ERIC KOFFKE_________
Nei primi due giorni di luglio, a Ecumene, che come sempre ha offerto la sua
calda e piacevole ospitalità,
si è svolto un incontro organizzato congiuntamente dal
Dipartimento di evangelizzazione deirUnione cristiana
evangelica battista d’Italia e
dal Coordinamento per l’evangelizzazione delle chiese
metodiste e valdesi. Il tema;
l’evangelizzazione; il risultato: un successo, sia dal punto
di vista degli esiti che dal
punto di vista umano e spirituale: l’atmosfera di entusiasmo e voglia di agire ha dato
speranza e gioia a tutti i 40
partecipanti, delle tre denominazioni.
I lavori: quattro
realtà italiane
I lavori si sono aperti con
un breve culto tenuto dal pastore Valdo Benecchi, che ha
giustamente portato fin dall’
inizio l’attenzione di tutti all’appello urgente che le Scritture ci volgono in quanto cristiani; se siamo chiamati ad
essere il sale della terra, a
maggior ragione dobbiamo
divenire un lume posto in posizione ben visibile a chiunque. In particolare, a noi protestanti italiani è chiesto di
essere presenti nella nostra
società come una valida alternativa; attenzione, però: ogni
nostro agire deve nascere da
una fervente vita spirituale; in
mancanza di questa, ogni nostra opera è vuota e vana.
I lavori hanno preso il via
con una piega più tecnica;
quattro interventi hanno infatti focalizzato l’attenzione dei
presenti su quattro diverse
realtà italiane, dove verranno
organizzati specifici interventi di evangelizzazione: si tratta di Pescara, di Viterbo, dell’Isola d’Elba e di Perugia.
Quattro realtà ben dissimili
tra loro, illustrateci nelle loro
caratteristiche storiche e sociali con particolare attenzione alla descrizione dell’attuale presenza protestante e delje
prospettive per una sua nascita/crescita. Ogni intervento
ha presentato i dati con la
precisione necessaria a un’
opera di evangelizzazione.
Tecniche di
evangelizzazione
Alle quattro relazioni, e ad
esse strettamente legato, ha
fatto seguito un lavoro un po’
diverso e particolare: dalla
realtà concreta dei fatti siamo
infatti passati alla teoria, alla
metodologia. Il pastore Max
Perrow, dottore in Scienze
delle comunicazioni, ha delineato una proposta di metodo
per l’elaborazione di una
strategia di comunicazione da
utilizzarsi nell’opera di evangelizzazione.
Dopo una bre-ve introduzione si è passati Subito al lavoro, articolato su quattro
gruppi, uno per ognuna delle
quattro realtà esaminate in
questo incontro. Ai partecipanti è stato chiesto di elaborare un abbozzo (dato il limitato tempo a disposizione) di
strategia di comunicazione da
indirizzarsi a una ben precisa
realtà sociale presente
nell’ambito affidato a ciascun
gruppo (gli studenti, le giovani coppie, gli anziani...). Importante però una prima regola d’oro: ogni strategia vale
per un solo e specifico «destinatario». Lo scopo di questo
Poche ore dopo la breccia di Porta Pia due colportori evangelici entrano in Roma. È l'inizio deli’evangeiizzazione a Roma
metodo è molto semplice: aiutarci a entrare in contatto e
iniziare un dialogo con un
qualsiasi interlocutore; il tutto
finalizzato, nel nostro caso,
all’evangelizzazione.
Sette le tappe da percorrere: per prima cosa, a ciascun
gruppo è stato assegnato il
compito di individuare una
specifica target audience, ovvero un ben preciso destinatario a cui intendesse rivolgersi; solo se conosciamo nei
minimi dettagli il nostro interlocutore possiamo sperare
di interessarlo e coinvolgerlo
in un dialogo proficuo.
Il secondo passo nella strategia si occupa invece di definire il mittente, in questo caso noi stessi che, come chiesa, ci rivolgiamo al mondo.
Chi siamo? Soprattutto, come
appariamo àgli occhi degli altri? Una severa analisi della
nostra vita ecclesiastica, delle
nostre abitudini ci permetterà
di capire che cosa ci allontana
dagli altri che stanno «al di
fuori», che cosa dobbiamo
cambiare per renderci più
«attraenti» e interessanti.
La tappa successiva verte
sull’analisi dello scopo che ci
prefiggiamo: che cosa vogliamo ottenere dal nostro dialogo? Solo idee chiare portano
a un dialogo efficace.
Il quarto passo è costituito
dalla definizione del messaggio che si vuole comunicare:
fondamentali la sua concisione e chiarezza. Come sempre
ci sono delle difficoltà da superare; avere ben chiare quali
sono le barriere che ci separano dal nostro auspicato interlocutore è dunque necessario
per avviare un dialogo che
vuole arrivare al suo obiettivo. Naturalmente, una volta
che avremo ben chiaro quali
siano queste barriere, si tratterà di elaborare delle contromosse per superarle. Qui siamo al vero cuore della strategia, perché se non riusciamo
a superare con successo ciascuna delle barriere, ogni nostro intento sarà destinato a
naufragare.
L’ultimo punto da definire
riguarda i mezzi che utilizziamo per avviare la nostra comunicazione. Ogni destinatario richiederà dei mezzi appropriati, siano essi interpersonali o di massa. Su questa
base, che mi è parso opportuno esporre nei dettagli, ciascun gruppo ha elaborato una
sua linea di azione. L’eserci
tazione si è rivelata nel suo
insieme efficace e ha dimostrato la validità di un metodo
che permetterà di dare una
maggiore organizzazione all’
estro personale, piuttosto che
su tecniche e metodologie.
Si-tirano le file
La mattina della domenica
si è aperta anch’essa con un
arricchente culto presieduto
da Giovanna Gandolfo, a cui
ha fatto seguito un ulteriore
breve momento di lavoro nei
gruppi. Raccolte le idee, l’assemblea plenaria si è riunita
per ascoltare la presentazione
delle quattro strategie. Un’
esercitazione efficace, che ha
rivelato la validità del materiale proposto. Ora si tratterà
di fare una sperimentazione
direttamente sul campo e vedere come la metodologia
proposta possa essere arricchita e meglio adeguata al
contesto italiano. Un vivace
dibattito ha accompagnato e
seguito la presentazione delle
quattro strategie; un punto interessante, emerso purtroppo
solo alla fine della mattinata,
è stato quello del problema
del rapporto con le altre denominazioni protestanti eventualmente presenti sul campo
di un programma di e-vangelizzazione. Come agire nei loro confronti? Apertura, collaborazione, concorrenza? Il
problema è stato però solo
evidenziato, senza dare soluzioni; a futuri incontri più
specifici l’incarico di studiare
l’argomento con l’attenzione
che merita.
Un messaggio finale
Fin qui fatti e contenuti.
L’assemblea ha però anche
voluto elaborare una proposta
da discutere all’AssembleaSinodo che si terrà il 2-3 settembre. Ne è nato un documento in cui si traggono le file del dibattito e si avanzano
proposte precise in merito a
una maggiore attenzione delle
chiese sulla tematica dell’evangelizzazione.
Per prima cosa è necessario
che le nostre chiese recuperino quello slancio evangelizzatore che le ha caratterizzate fino a pochi decenni fa, del
quale siamo figli e nel quale
si giocherà il nostro destino
futuro. In questa prospettiva
si auspica una maggiore collaborazione degli organismi
preposti alla formazione dei
predicatori locali, con la pro
mozione di momenti di formazione all’evangelizzazione.
Anche la Facoltà valdese di
teologia è invitata a inserirsi
in quest’ottica e offrire alle
tecniche di evangelizzazione
uno spazio maggiore all’interno dei suoi programmi di formazione sia dei nuovi pastori,
sia di quanti sono iscritti al
programma di diploma. Si
propone infine la creazione di
una mappa dei mezzi umani e
materiali a disposizione, a livello locale e nazionale, di
ogni genere di iniziativa.
L’incontro si é rivelato utile ed edificante: a Ecumene
si è infatti chiaramente espresso e rafforzato un impellente desiderio di riprendere e dare nuovo slancio
all’opera di evangelizzazione. Non resta altro che sperare che le comunità sappiano
cogliere e fare proprio questo
appello a una vita cristiana di
predicazione dell’Evangelo:
su questo punto, tutti all’assemblea ne erano convinti, si
giocherà il futuro della nostra
presenza in Italia.
Battisti di Napoli e Pozzuoli
Una sola corale
Da più di un anno le chiese
battiste di Napoli-via Foria e
Pozzuoli-Monterusciello hanno instaurato un rapporto fraterno molto intenso favorito
in primo luogo, ma non solo,
dal fatto che i pastori della
chiesa di Napoli, Aprile e
Maffei, si sono resi disponibili a una regolare collaborazione con la chiesa di Pozzuoli,
attualmente senza pastore titolare. Il motore di questa bella e proficua frequentazione è
l’incontro e le perfomances
della corale che membri delle
due comunità animano insieme. Il gruppo, composto da
circa 35 persone che si incontrano ogni sabato, prepara con
la preziosa conduzione di
Carlo Leila un repertorio vario con prevalenza di pezzi
della tradizione africana e
afroamericana. Il canto unisce
e crea nelle due comunità aggregazione e nuove amicizie.
Varie sono state le occasioni che le chiese hanno vissuto
negli ultimi mesi condividendo impegno e emozioni. Segnaliamo quella di domenica
28 maggio quando un folto
gruppo della chiesa di Napoli
si è recata a Monterusciello
per un culto battesimale. Testimonianze sincere e sofferte
quelle di Luisa D’Isanto e
Luisa Volpe, due donne adulte, ciascuna con una storia
sofferta alle spalle ma con un
sincero desiderio di confessare la propria fede nel Signore
crocifisso e risorto che solo
può offrire a loro e a tutti pace e speranza. Le testimonianze bibliche contenute nella
lettera agli ebrei al capitolo
11 hanno fatto da sfondo al
culto imperniato sull’esortazione alla fedeltà e alla costanza.
La seconda occasione di comune testimonianza delle due
chiese è stato il concerto di
solidarietà tenuto nel pomeriggio di sabato 3 giugno nei
locali della chiesa di via Foria. In programma c’erano, oltre letture bibliche e preghiere, alcuni canti della corale e
alcuni altri a cura di un gruppo musicale più ristretto, un
sestetto dal nome sudafricano
«Iparadisi». I canti del sestetto, meravigliosamente eseguiti oltre che da Carlo Leila, che
ha diretto il concerto, da Paola Barbati, Ugo Barilà, Debo
Nella chiesa metodista di Intra
Il culto e i turisti
GIUSEPPE ANZIANI
Per evidenti e comprensibili motivi, le presenze al
culti domenicali nelle nostre
chiese metodiste e valdesi variano nei mesi estivi. Mentre
nelle grandi città (Milano,
Roma, Genova...) d’estate i
presenti diminuiscono sensibilmente, il contrario si verifica nelle piccole chiese di località turistiche di mare, montagna o di lago.
Così avviene per esempio a
Intra dove, nei mesi di luglio
e agosto, i partecipanti ai culti raddoppiano nei confronti
degli altri mesi dell’anno.
Questo non vuol dire che i
membri di chiesa di Intra
d’estate non vadano in vacanza, ma è dovuto al fatto
che le bellezze naturali del
Lago Maggiore e il clima mite richiamano numerosi turisti provenienti dalla vicina
Svizzera, dalla Germania,
dall’Olanda e dalla Francia.
Di tutti costoro non sono
pochi coloro che la domenica
mattina, attratti anche dalla
nostra artistica chiesa, entrano e si uniscono alla nostra
comunità, senza tener conto,
molte volte, della lingua. Ciò
avviene anche il sabato mattina, quando la pastora e alcuni volontari tengono aperta
la chiesa per fornire ai passanti, stranieri o italiani,
informazioni evangeliche
mentre l’armonium diffonde
melodie di inni. Anche questa può essere una testimonianza evangelica.
Inoltre è stata ricavata da
due locali della nostra comunità una graziosa «foresteria»
a disposizione di quanti desiderano fare una breve vacanza
sulla riva del magnifico Verbano dando un contributo alla
comunità. Tutte cose semplici
e modeste, ma che vanno nel
senso delle parole dell’apostolo: «Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate
ogni cosa nel nome del Signore Gesù rendendo grazie a
Dio Padre per mezzo di lui»
(Colossesi 3, 17).
Il direttore della corale, Carlo
Leila
rah, Marta e Rosario D’Auria
sono stati particolarmente apprezzati dai tanti presenti che
poi si sono trattenuti per
un’abbondante e ricca agape.
Il ricavato della serata, organizzata con l’impegno e la
collaborazione di tantissime
persone che qui non è possibile elencare, ha contribuito alla
raccolta che le comunità stanno svolgendo in solidarietà
con il piccolo Ruben Ramirez
che fra qualche mese sarà sottoposto a un delicato intervento in Svizzera.
Un altro momento di gioia
e condivisione è stato il culto
battesimale che si è svolto
nella chiesa di Napoli la domenica di Pentecoste. Mara
Carissimo, Tonino Carmignola e Daniele Pantella, persone
di età e trascorsi diversissimi,
hanno con semplicità e commozione dato pubblica testimonianza della loro fede davanti a una comunità gremita
che si è raccolta intorno a loro con affetto. La riflessione
del pastore Aprile sul testo
del rinnegamento di Pietro ha
offerto ai presenti la consapevolezza che il battesimo non
è impegno di fedeltà possibile
grazie alle nostre capacità,
ma un affidarsi alla grazia di
Dio che sola può essere alla
base e sostenere il nostro discepolato.
La partecipazione della corale alla seconda veglia in solidarietà con i «piccoli della
Terra», organizzata in concomitanza con r «incontro dei 7
grandi», il 24 giugno scorso
presso il Palazzetto dello
sport di Napoli dalla Fondazione Emmaus, ha offerto al
gruppo corale l’opportunità di
testimoniare davanti a centinaia di persone del senso del
proprio canto, che è essenzialmente preghiera, lode e
intercessione.
Il gruppo e le comunità di
appartenenza hanno sentito in
questo anno di attività quanto
la musica e il canto possano
divenire sempre di più fecondo veicolo di benedizione e di
annuncio della libertà e della
grazia di Cristo. Ci siamo augurati che nel prossimo ini'
portante appuntamento dell
Assemblea-Sinodo cresca la
consapevolezza dell’importanza che i ministeri della musica potrebbero, .se finalmente
valorizzati, rivestire sia per la
crescita stessa delle chiese e
della comunione fra loro, sia
per dare corpo a quei progetti
di evangelizzazione comune
che sempre più spesso potremo insieme elaborare.
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In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Più di mille persone hanno partecipato alla Festa del XV
Agosto, a Pomaretto. Il culto è stato tenuto dai pastori Tomas Noffke, Bruno Corsani (nella foto) e Lucilla Peyrot.
Poi le varie comunicazioni su Riesi, sulla Chiesa valdese
nel Rio de la Piata, la rievocazione storica della figura di
Dietrich Bonhoeffer, e infine un concerto d’organo nel tempio di Pomaretto.
):
V
À
LI mLDESI
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995 ANNO 131 - N. 31 LIRE 2000
Educare alla democrazia
attraverso il rispetto
dell’ambiente in modo autonomo e responsabile si può e
si deve sin dall’infanzia.
Questo in sintesi è il messaggio lanciato durante un dibattito in questi giorni d’estate
da chi ha compiuto e sta portando avanti esperienze significative con bambini e ragazzi. Vale allora la pena riflettere ancora una volta su questi temi non solo alla luce di
parole e teorie ma davanti ai
risultati pratici e concreti, ai
quali il più delle volte si è arrivati, come testimoniano i
diretti interessati, attraverso
la collaborazione di tutti, la
solidarietà e l’impegno.
Gli insegnanti e gli educatori, oltre che le famiglie, so
BAMBINI E ADULTI
EDUCARE
CARMELINA MAURIZIO
no in prima fila in questo
compito dove, come per
esempio a Barge o a Piossasco (ma esperienze simili ci
sono in molte altre parti
d’Italia), bambini e adulti
hanno lavorato insieme per
conoscere, tutelare e rispettare il territorio in cui vivono.
Il ruolo di ciascuno è ben
preciso, come lo sono gli
obiettivi: imparare a conoscere ciò che ci circonda, trovare
delle forme di tutela o salvare
quanto non funziona, adoperare le proprie competenze e
le proprie-idee, facendone
partecipe il maggior numero
possibile di persone.
Tutto ciò va fatto credendo
fermamente che j bambini e i
ragazzi sono portatori di entusiasmo, si coinvolgono e si
adoperano senza riserve, apprendono in fretta e difficilmente dimenticano. I pionieri
MH
Sanità - Usi 10
Per i manager
tutto da rifare
a dicembre
La sanità piemontese si arricchisce di un nuovo capitolo: infatti, in applicazione
della legge regionale n. 10
del 1995, le mansioni di Direttore generale facente funzioni delle Usi e delle aziende
ospedaliere piemontesi saranno temporaneamente svolte
dal più anziano in età tra il direttore amministrativo e il direttore sanitario attualmente
in carica in ogni ente.
In questo modo la giunta
regionale, durante la seduta
del 4 agosto scorso, ha dato
esecuzione alla sentenza del
Tar, che aveva annullato le
nomine dei direttori generali
decise alla fine dello scorso
anno dalla giunta presieduta
da Giampaolo Brizio; contro i
metodi e le scelte dell’esecutivo regionale avevano, come
è noto, presentato ricorso alcuni candidati non designati.
I nuovi amministratori rimarranno in carica per 105 giorni, con possibilità di proroga,
in attesa che il Consiglio di
Stato si pronunci sul ricorso
presentato dai manager rimossi.
La nomina del direttore più
anziano ha voluto assicurare
- secondo l’intento della
giunta regionale - una certa
continuità alla gestione delle
Usi e degli ospedali evitando
di decapitare, seppure temporaneamente, la sanità piemontese. Di fatto le iniziative e il
lavoro appena impostato dai
direttori nominati quest’inverno subiscono una inevitabile battuta d’arresto. La
giunta regionale dovrà ora
stabilire i criteri e le norme
per giungere, entro la fine
dell’anno, alla nomina definitiva dei nuovi direttori generali. Per quanto riguarda la
Usi 10 di Pinerolo (che comprende le ex Ussl 42, 43 e 44)
il nuovo amministratore è Attilio Balbinot, chiamato nel
team direttivo dell’Usl dal
dottor Giovanni Bissone.
PIERVALDO ROSTAN
L9 Asilo valdese di San
Giovanni si appresta a
festeggiare i suoi cento anni
di attività, un servizio rivolto
agli anziani (oggi sono 95 gli
ospiti dei quali l’85% non è
autosufficiente) che ha per altro assunto forme anche nuove nel corso degli anni. La
casa è infatti diventata un vero e proprio punto di riferimento per anziani non residenti che usufruiscono di
qualche servizio da parte
dell’Asilo. «Effettivamente dice il direttore, Livio Gobello - abbiamo messo in piedi
una rete di servizi rivolti verso l’esterno. In accordo con
la Comunità montana forniamo una ventina di pasti che
vengono portati a domicilio
da operatori dell’ente pubblico; altre dieci persone fruiscono di pasti all’interno della casa. Un altro servizio reso è quello di lavanderia: siamo l’unico istituto che offre
questo servizio, attualmente
per una decina di utenti. Da
un paio di anni abbiamo poi
istituito un servizio diurno
per persone che non possono
stare da .sole e che vengono
seguite da nostro personale
sul piano dell’igiene o
dell’assistenza sanitaria, pur
tornando a casa la sera».
Nel corso degli anni l’Asilo
ha registrato tutta una serie di
miglioramenti sia legati all’
entrata in vigore di nuove disposizioni di legge, sia per la
scelta di costruire accanto alla casa dei minialloggi dove
gli anziani autosufficienti
conducono una vita indipendente e nello stesso tempo tutelata. Altri interventi sono in
vista: «Le normative ^sembrano obbligarci a ulteriori adeguamenti delle strutture e del
personale - continua Gobelin
di fronte a determinate richieste della Regione noi ci
chiediamo ad esempio che
utilità e che senso possano
avere delle docce in un reparto per non autosufficienti.
Per quanto concerne le scelte
dell’Asilo possiamo anticipare che il prossimo anno verranno ancora ricavati dei
monolocali con servizi ih una
struttura adiacente la casa da
mettere a disposizione di persone autosufficienti, dopo di
che mi auguro che la struttura sia così completata».
Il 24 ottobre 1895, giovedì, alle ore
14, con un discorso inaugurale del pastore Antonio Gay, principale animatore
di tutta l’operazione, avveniva ufficialmente 1’«ouverture» del «Refuge» per
anziani di San Giovanni. A metà settembre l’Asilo festeggerà per l’appunto il
suo primo centenario, i cui inizi sono
raccontati, fra l’altro, da Bruno Bellion
in un articolo del numero 7 de «La Beidana» (1988).
L’idea di costruire un «refuge» per gli
anziani bisognosi di assistenza matura
negli ultimi decenni del secolo scorso e
viene registrata a verbale in una seduta
del Concistoro del 24 dicembre 1884.
Negli anni che seguono tale data si continuano a ricevere offerte per tale iniziativa: fra i maggiori donatori le Chevalier
Peyrot, il sig. Turin Boèr, Joseph Malan,
Charlotte Beckwith, Giovanni Servettaz,
Susanna Caterina Bérard ñata Caffarel.
Proprio quest’ultima, offrendo una rendita annua di 1.200 franchi svizzeri, stimo
ILFILO DEI GIORNI
UN «REFUGE»
PER ANZIANI
MARCO ROSTAN
la il Concistoro ad accelerare i tempi. La
rendita viene trasformata in un capitale
di 15.000 lire che consentono l’acquisto
di una casa nel centro del borgo di San
Giovanni (casa Goss) ritenuta conveniente sotto molti aspetti, fra cui «la facilità di sorveglianza e partecipazione da
parte del pastore». Si acquista la casa nel
novembre 1894 e si nomina una commissione direttiva: l’Asilo viene posto sotto
il patronato della Società di cucito per
ché provveda a preparare tutto il corredo
di biancheria necessario.
Abbiamo ricordato in apertura nel
1895: tenendo presente che la moglie di
Antonio Gay era figlia di quell’Antoine
Blanc che, nel 1825, dopo la visita di Félix Neff, aveva dato l’avvio al movimento del Risveglio, si può legittimamente
sostenere che l’Asilo dei vecchi di San
Giovanni nasce come prodotto di quella
spiritualità risvegliata che tanta parte ha
avuto nella formazione della Chiesa valdese e della sua opera diaconale.
Nato per i poveri della chiesa locale continua il racconto di Bellion - l’istituto
viene ben presto pensato perché possa
estendere il suo servizio alle chiese della
vai Penice. Finalmente il 15 novembre
1895 si giunge all’apertura della casa con
una persona «à peu près dans les conditions pour être admise», che funzionerà
come cuoca e l’accoglimento di tre domande, due a titolo gratuito e una con un
contributo di 20 franchi svizzeri mensili.
di esperienze di tutela
dell’ambiente da parte di scolaresche, o quanti hanno
creato forme di partecipazione di bambini e ragazzi alla
gestione e all’amministrazione di alcuni comuni ribadiscono l’importanza della presenza di adulti preparati, motivati e capaci di lavorare con
loro, rispettandoli e valorizzando la capacità progettuale
di ciascuno con fiducia.
L’auspicio è che nel nostro
territorio, piuttosto carente di
esperienze simili, queste possano diffondersi come forme
di educazione permanente e
di prevenzione del disagio.
Insomma, un nuovo modo di
considerare i bambini come
cittadini a tutti gli effetti e
partecipi alla vita collettiva.
La Casa di San Giovanni, che sta per compiere 100 anni, offre servizi agli ospiti ma anche all'esterno
Un Asilo per anziani aperto alle richieste del territorio
Una casa che eroga tutti
questi servizi e che deve rispondere agli standard regionali diventa anche un grosso
datore di lavoro. Attualmente,
fra persone a tempo pieno e a
tempo definito (4-6 ore giornaliere), ci sono 65 dipendenti che tuttavia, tenuto conto
della tipologia degli ospiti e
delle richieste sono ancora in
numero insufficiente. Gestire
questa casa dunque comporta
costi elevati; come si affrontano? Bastano le rette? «Abbiamo una convenzione con
l’Uslper 53 posti - spiega Livio Gobello ciò detto verifichiamo giorno dopo giorno
la nascita di nuove fasce di
povertà: attualmente per una
persona non autosufficiente,
non coperta da convenzione,
la retta è di 94.000 al giorno
e credo che poche famiglie
possano sostenere tale onere.
Ci sono così i casi di rette differenziate a seconda delle
possibilità, dopo di che per la
differenza interviene la diaconia della Casa stessa. Il problema dei non autosufficienti
fuori dalla convenzione viene
da noi posto da tempo: in sostanza crediamo che si dovrebbe riconoscere l’intervento pubblico come diritto individuale della persona, al di là
della convenzione».
La maggioranza degli ospiti
proviene dal territorio della
vai Pellice con qualche caso
di «esterni», ci sono liste d’attesa: di una decina di persone
nella lista formatasi presso i
servizi sociali pubblici e 35
domande presentate direttamente alla Casa. Ma c’è ancora spazio per ulteriori investimenti nella diaconia? «Indubbiamente si è investito molto
sulle case per anziani - conclude il direttore dell’Asilo
ci sarebbe probabilmente uno
spazio da studiare con più
fantasia: penso a forme come
i minialloggi tutelati, il day
hospital alternativo al ricovero; non è più pensabile di gestire strutture anche per autosufficienti senza alcuna tutela
sanitaria e infermieristica».
8
PAG. Il
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Esposizione agricoia dei 1895 a Pineroio
PINEROLO ORGANIZZA UN CONGRESSO MONDIALE DI ARCHEOLOGIA — Il Centro studi 6 museo d’arte
preistorica di Pineroio, che da 30 anni si occupa di^archeòlogia e antropologia con particolare riguardo all’arte rupestre preistorica, ha organizzato, nella sua qualità di rappresentante per l’Italia dell’Ifrao (International federation of
rock art organizations), il congresso mondiale di archeologia e arte rupestre che si svolgerà a Torino dal 30 agosto al
6 settembre nel Castello reale del Valentino, Facoltà di architettura del Politecnico di Torino. Il congresso ’95, che ha
l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, vedrà
riuniti 500 studiosi e costituirà la prima riunione dell’Ifrao
in Europa dopo che le precedenti si sono tenute in Sud Africa, India, Stati Uniti e Australia; sì tratta del più alto forum
intemazionale del settore che consente di mettere a confronto esperienze diverse nel mondo della ricerca nei particolari settori dell’arte rupestre, quali lo studio delle incisioni e delle pitture mpestri preistoriche e protostoriche.
DUE GIOVANI PINEROLESI ANNEGANO DURANTE
LE VACANZE — Triste estate per due famiglie pinerolesi
che hanno visto i loro figli perire in altrettanti incidenti in
acqua. E stata prima la volta di un giovane scout di Pineroio, Samuele Granerò, 13 anni, in vacanza in vai Vigezzo ma
anche capace di dare un senso particolare al proprio tempo
libero aiutando dei disabili ospiti di un soggiorno estivo. Il
ragazzo è scivolato su una roccia e da lì è caduto in un torrente da cui è stato a fatica tratto fuori: inutili per altro i tentativi di rianimarlo. Pochi giorni dopo, a Rimini, un giovane
24enne di Villar Pellice, Andrea Pascal, è morto a seguito
di un malore che lo ha colpito mentre era in mare; anche in
questo caso è stato inutile ogni tentativo di rianimazione.
L’ASILO VALDESE DI SAN GIOVANNI COMPIE
CENT’ANNI — Asilo valdese in festa il 17 settembre per
ricordare i 100 anni di attività; è perciò organizzata una
giornata comunitaria che inizierà alle 10 con un culto, al
termine del quale porterà il suo saluto il moderatore della
Tavola valdese; seguirà la proiezione di un video sulla vita
della casa, sarà allestita una mostra fotografica e sarà possibile consumare un pranzo (self Service). Alle 15 il pastore
Giorgio Toum parlerà su: «Il Risveglio e le opere sociali»;
alle 17 la giornata si concluderà con un concerto nel tempio
del Ciabas eseguito dall’orchestra e dal coro (già coro Rai)
diretti dal maestro Mario Lamberto.
BIBIANA CHIUDE AL TRAFFICO PESANTE — Dopo
lunghe polemiche, progetti e discussioni, il sindaco di Bibiana, Osvaldo Fornero, ha firmato nelle scorse settimane
un’ordinanza di chiusura del centro cittadino per il traffico
pesante; dal 28 agosto non potranno più transitare per le vie
Pineroio, Bagnolo, Roma i veicoli con peso totale a terra
superiore alle 3,5 tonnellate. Sono esclusi dal provvedimento i veicoli la cui attività si esplica sul territorio comunale.
Alla base del provvedimento il traffico pesante in continuo
aumento, l’instabilità di una parte della strada, i danni arrecati alle tubature di gas e acqua, l’inquinamento atmosferico e acustico, i pericoli per abitazioni e strutture esistenti
nel centro storico. Da tempo si parla, come alternativa al
traffico nel centro di Bibiana, di una seconda strada verso
Bagnolo sul sedime dell’ex ferrovia.
NUOVA IMPRENDITORIA A CONFRONTO — Di fronte
al declino del «posto fisso» non sempre si è preparati ad affrontare nuove scelte imprenditoriali. «In molti casi - dice
il presidente provinciale della Confederazione nazionale degli artigiani, Daniele Vaccarino - si parte sulla base di intuizioni non verificate a priori e si rischia di morire nel giro
di poco tempo: è importante costruire una nuova cultura
dell’impresa». Perciò è stato organizzato un incontro pubblico che si svolgerà a Pineroio alle 17 di mercoledì 30 agosto presso la sala del museo della Cavalleria sul tema:
«Dall’intuizione imprenditoriale all’impresa di successo».
PIÙ TEMPO PER LE NOMINE — Slitta per la Regione Piemonte il termine di applicazione della disciplina in materia
di nomine. La nuova legge regionale approvata nella primavera scorsa, infatti, prevedeva che il Consiglio regionale
eseguisse le nomine degli organi in scadenza 90 giorni dopo
la pre.sentazione delle autocandidature. Dal momento però
che il periodo coincide con la pausa estiva, si è deciso di sospendere il termine dei 90 giorni dal 1° agosto e di farlo riprendere dal 15 settembre. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la proposta di legge.
Si
apre il 26 agosto la diciannovesima edizione della Rassegna dell'artigianato
I mestieri di montagna arrivano afta Fenutfi
La 19“ edizione della Rassegna dell’artigianato pinerolese sarà inaugurata sabato 26
agosto alle 17 presso l’Expo
Fenulli per restare aperta fino
al 3 settembre. La manifestazione pinerolese, da tempo
appuntamento assai seguito
nell’ambito della nostra regione, ha ormai raggiunto valenze interregionali e intemaIzionali. Anche sul piano
espositivo, commerciale e
culturale la rassegna va ormai
oltre la tradizionale mostra
mercato che pure porta a Pineroio le nugliori espressioni
dell’artigianato tipico di altre
zone della regione offrendo a
turno la presenza di tutte le
regioni italiane (quest’anno in
mostra le tipicità abbruzzesi e
dell’Appennino modenese).
Ci saranno quaranta manifestazioni collaterali (mostre,
spettacoli, appuntamenti culturali e sportivi) tra cui il 1°
Festival del cinema di montagna, la rassegna di settore
proposta dalla Repubblica
slovacca (cristalli, ceramica,
legno, gastronomia), «Museinsieme» con i musei cittadini aperti anche di sera.
La principale novità di quest’anno è il «Festival dei mestieri di montagna», iniziativa
di portata intemazionale a cui
parteciperanno realtà dell’arco alpino europeo,- dalla Francia alla Slovenia, oltre ad enti
fc istituzioni italiane. Il Festival, organizzato dalla Provincia di Torino, dalla Regione,
dal Comune di Pineroio, dalla
Cecia di Torino e dall’Associazione Pineroio Sì, presenterà gli spunti dell’artigianato
tipico dei paesi partecipanti
ma soprattutto, dal 31 agosto
al 2 settembre, con una serie
di dibattiti e seminari affronterà il tema dell’occupazione
di frontiera nei massicci alpini con particolare attenzione
alle potenzialità offerte dai
mestieri tipici, tradizionali e
innovativi.
Saranno presenti sia nei di
Un immagine deii’edizione 1994
battiti’che nella rassegna
espositiva rappresentanze
francesi e di altri paesi affinché il discorso iniziato a
Chambéry lo scorso anno,
con la prima edizione del festival, raggiunga i fini che nel
1994 i promotori si erano
proposti, ovvero porre l’accento sulle diverse possibilità
di formazione, qualificazione
e rilancio delle attività tipiche
delle zone montane, in un’ottica di sviluppo locale inteso
come valorizzazione delle risorse locali, umane e materiali, che possono essere recuperate e attivate in modo sinergico ai fini dello sviluppo
economico dell’arco alpino
nel rispetto del suo ambiente.
La «professione montanaro»
sarà uno degli obiettivi principali affinché venga dato alla gente di montagna il riconoscimento di una professionalità nuova attraverso lo sviluppo di una pluriattività favorita da nuove regole.
La Provincia di Torino, la
Savoia, la Svizzera, la Slovenia e l’Austria presenteranno
una rassegna di attività tipiche
di montagna con la presenza
di operatori e rappresentanti
di enti, associazioni e organizzatori professionali per
fornire al pubblico tutte le
informazioni possibili. «Pineroio progetta Pineroio: archi
Dopo la bocciatura del Commissario
Legge sulla montagna
nuova approvazione
Il disegno di legge per lo
sviluppo socio-economico
delle zone montane era stato
presentato dalla giunta regionale il 5 luglio scorso ed è la
riproposizione della legge approvata al termine della precedente legislatura e poi respinta dal Commissario di
governo.
Il provvedimento, che conta 28 articoli, prevede tra i
punti più qualificanti l’istituzione di un fondo regionale
per la montagna (con il 20%
dei proventi dell’imposta sul
gas metano) e l’obbligo per le
Comunità montane di predisporre una carta d’uso del territorio.
Sono inoltre previsti incentivi per la ricollocazione di
attività compatibili in zona
montana e per la tutela dei
prodotti tipici. Ha illustrato la
legge in aula durante la seduta del 25 luglio Lido Riha,
presidente della III Commissione consiliare, per il quale
«il Piemonte fa da capofila
nell’iniziativa a tutela della
montagna, soprattutto con la
costituzione del fondo speciale grazie al quale le Comunità montane vedranno quadruplicato l’ammontare degli
interventi». Riha ha parlato
anche della «volontà di creare un’economia del legno» e
di «incrementare e migliorare le opportunità turistiche
delle zone montane».
L’assessore alla Montagna,
Roberto Vaglio, ha parlato di
«legge fondamentale, che andava ripresentata. La giunta,
facendola sua, ha compiuto
una precisa scelta politica e
questo provvedimento sarà
determinante per il futuro
sviluppo della montagna. Le
risorse per far camminare la
legge ci sono». A favore della legge si è espresso Francesco Toselli (Forza Italia), che
ha richiamato le peculiarità
del territorio montano piemontese: «Bisogna evitare ha detto - che i nostri piccoli
centri montani diventino soltanto dormitori». Toselli ha
poi concluso con un invito
«a tenere conto delle indicazioni che ci vengono dal territorio, per non fare una legge bella ma di modesta efficacia».
Voto favorevole del Pds è
stato espresso da Marco Bellion, che già nel dibattito consiliare sul programma della
giunta aveva sollecitato la
«rapida riapprovazione di
questa legge innovativa».
lettura e città tra pianura e
montagna, identità, progetti,
sviluppo» sarà inoltre il tema
di una tavola rotonda che avrà
luogo giovedì 31 agosto, alle
14, nel salone di rappresentanza del Comune di Pineroio.
Ricco il calendario delle
manifestazioni collaterali che
si svolgeranno sul palco interno all’Expo Fenulli.
Sabato 26, ore 21, si esibiranno i gruppi folcloristici di
Verica nel Frignano (Mo) e di
Vitàcnik (Slovacchia).
Domenica 27, ore 21, gran
varietà «A cor do Brasil
show» con le ragazze del
«Cacao meravigliao» e la cabarettista Viviana Porro.
Lunedì 28, ore 21, Gran
galà di danza, ginnastica artistica, aerobica.
Martedì 29, ore 21,
«Omaggio a Napoli» con
canzoni napoletane proposte
da Maria Rosa Zavaglia, Susy
Dardo, Marco Zaccaria e Silvano De Matteis.
Mercoledì 30, ore 21, serata giovane con il complesso
«Made in Italy».
Giovedì 31 , ore 21, serata
danzante con musiche eccitane proposte dal gruppo «Lou
magnaut».
Venerdì 1" settembre, ore
21, festa europea con la consegna della bandiera d’onore
della Cee alla città di Pinero
Un incontro a Frali
L'eredità degli
«escartons»
Il territorio della Comunità
montana delle valli Chisone e
Germanasca ha storicamente
legami di natura socio-economica, religiosa e culturale
con il versante francese; la
«Comunità degli escartons»,
costituita nel 1343, comprendeva infatti l’alta vai Chisone
fino a Porosa Argentina.
Aderendo ultimamente
all’associazione dei Paesi del
Monviso e al Gruppo europeo di interesse economico,
la Comunità montana ha confermato questa proiezione oltre frontiera. In particolare
con l’ufficio di Promozione
turistica del Queyras sono
stati realizzati degli itinerari
transfrontalieri «Giro del
Boucle» da percorrere a piedi, in bicicletta, a cavallo e
con gli sci. In questo contesto
le amministrazioni dei due
versanti hanno ritenuto di organizzare annualmente una
manifestazione italofrancese,
da tenersi ad anni alterni in
Italia e in Francia, per favorire rincontro di popolazioni,
la conoscenza reciproca fra
gruppi, associazioni, enti locali. Il terzo incontro avrà
luogo a Frali il 3 settembre, e
prevede competizioni sportive, incontri di amministratori, momenti di festa e di canto con la partecipazione del
coro Eiminal.
lo ed esibizioni del coro
«Bric Boucle», dei «Danzato- ,
ri di Bram» di Cavour e del
Trio musicale «Traunsteiner
Musikanten».
Sabato 2 settembre, ore
16,30, pomeriggio musicale
dedicato agli anziani con gli
«Alpen Bayern» di Gap e il
trio musicale «Traunsteiner
Musikanten» di Traunstein. '
Alle 21 concerto dei gruppi
«Alpen Bayern» e «Coro folk
Rio» di Rocca vivi (Abruzzo).
Domenica 3 settembre, alle ore 21, concerto di «Bandamania».
Molto teatro, soprattutto
dialettale, a Palazzo Vittone,
ogni sera alle 21,15.
Sabato 26, la compagnia
teatrale «E1 Fornel» di Racconigi, propone la commedia
brillante «Per mariese venta
fe bela figura».
Domenica 27, il gruppo
«Teatro 2000» di Torino presenta «Artù», (ovvero la sostenibilissima leggerezza
dell’essere).
Lunedì 28, il Gruppo Pro
Loco di Sinio d’Alba recita
«La domanda di matrimonio»
di Anton Cechov.
Martedì 29, il gruppo teatro «La moretta» di Alba,
presenta la commedia brillante «La collina».
Mercoledì 30, il gruppo
«Asta piccola ribalta» di Rivoli propone la commedia
brillante «Ogni pignata a l'ha
’1 so manoj».
Giovedì 31, il gruppo «1 rasatà» di Ceresole d’Alba presenta «La purga del bebé». ’
Venerdì 1“ settembre, il
gruppo «Mutuo soccorso» di
Orbassano propone la commedia brillante «Serenata al
vento».
Sabato 2, il gruppo «’L
ciabot» di Piossasco recita la
commedia brillante «Col’antriganta mare madona».
Domenica 3, la compagnia
«Siparietto di S. Matteo» di
Moncalieri presenta la commedia «Brav si! Ma pa Ibi».
Pomaretto
Basta con
il massacro
In relazione ai drammatici
eventi bosniaci, il Consiglio
comunale di Pomaretto all’
unanimità ha approvato, il 18
luglio scorso, la seguente mozione:
«Il Comune di Pomaretto,
memore delle atrocità vissute
nelle nostre zone durante la
guerra di Liberazione, di
fronte ai drammatici e sconvolgenti avvenimenti ed al
genocidio che si sta perpetrando nella Bosnia a danno
della popolazione musulmana, ricordando che anche queste valli furono teatro, a suo
tempo, di orribili massacri in
nome di una presunta diversità religiosa, invoca l’immediata cessazione di tali barbarie e la restituzione di dignità
umana a chi ne è stato privato
con la violenza».
Culto in diretta
Radio Beckwith evangelica (fm 91,200 e
96,500) trasmetterà in
diretta dal tempio valdese di Torre Pellice, domenica 27 agosto, con
inizio alle ore 15,25, il
culto di apertura del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste.
9
E EfiO ÖELLE ÌÀLLI mura
PAG. Ili
opposizIarYh al progetto sono frutto di equivoci sulle linee di gestione
Cè un parco nel futuro delPalta vai Pellìce?
HEBVALPO ROSTAN
C J è un parco nel futuro
della vai Petlice? Il
«sasso» è stato lanciato domenica 6 agosto durante la
festa de TUnità a Torre Penice,. Nella stessa giornata la
Conca del Pra in alta vai Pellice era stracolma di gente
convenuta per la corsa in
montagna «Tre rifugi», simbolo insieme di fachirismo
atletico offerto dai corridori e
di sovraffollamento come il
centro di una città nei giorni
(b shopping.
In assoluto l’idea di un parco non è nuova; in generale
ripotesi di costituire un parco
viene quasi sempre quando in
una determinata zona si teme
0 si deve far fronte a qualche
speculazione edilizia o qualche pesante intervento urbanistico 0 infrastrutturale (strade, trafori ecc.). Ma non sarebbe meglio, si potrebbe
' obiettare, far crescere una
diffusa sensibilità ambientale
che consenta di mantenere
paesaggio e natura intatte, valorizzandole senza offenderle
piuttosto che ottenere aree superprotette accanto ad altre
distrutte?
L’ipotesi illustrata a Torre
Pellice parte però da alcune
considerazioni di fondo: «La
proposta di parco - ha spiegato il coordinatore del periodico La quercia, Giovanni
Borgarello - vuole essere una
proposta di sviluppo del territorio della vai Pellice, creando
nuovi posti di lavoro avendo
cura del proprio ambiente.
Siamo consapevoli che molti
sono contrari all’idea di
un’area protetta ma sappiamo
anche che molti dissensi si basano su informazioni distorte
circa ciò che i parchi sono.
Vorremmo valutare seriamente le posizioni, i prò e i contro
Pubblico e partecipazione alle «Giornate)
Radio Beckwith
in piazza
f. Ancora una volta Radio
Beckwith evangelica ha voluto scendere in piazza, incontrare i suoi ascoltatori, gli
amici, confrontarsi con lord;
lo ha fatto nella consueta cornice dei giardini di piazza
Muston a Torre Pellice dal 10
al 13 agosto e la gente ha ri- sposto. La partecipazione è
stata infatti assai elevata, sia
ai dibattiti che ai momenti
più frivoli dei concerti o delle
cene; purtroppo a farla da padrone è stata una pioggia insistente che ha notevolmente
disturbato molti dei momenti
di cui era ricco il programma.
Così soltanto il culto della
: domenica mattina e il convepo su Jacopo Lombardini si
sono potuti svolgere regolarmente all’aperto e sono stati
momenti anche carichi di
pande tensione emotiva per
tutti i partecipanti: il culto è
stato condotto dallo studente
,in teologia Italo Pons, fra i
fondatori della radio, mentre
Lombardini è stato ricordato
con accenni appassionati da
Frida Malan, Paoluccio Favout e Ferruccio Maruffi, tre
persone che ebbero modo di
essergli accanto in momenti
diversi della vita fino alla
morte nel campo di concentramento.
La consueta cornice di associazioni di volontariato e
di impegno civile in vai Pellice hanno rappresentato una
volta di più, per questa festa,
un’occasione di arricchimento; la stessa scelta del Club
alcolisti in trattamento di
svolgere in piazza una sua
riunione è stato di per sé un
elemento positivo. 11 banco
libri-un’ulteriore occasione
di testimonianza e di evangelizzazione; per tutti sicuramente una festa,'per la radio
anche un’opportunità di autofinanziamento.
Associazioni, gruppi musicali, pubblico; per certi versi
si è trattato di tanti amici riuniti intorno all’emittente: fra
di loro anche il cantautore
valligiano Maurizio Volpe
che, sempre presente alle varie edizioni delle «Giornate di
Radio Beckwith», ha voluto
dedicare alla radio una sua
canzone: «R.B. è uguaglianza, R.B. è l’uno per l’altro,
R.B. è libertà».
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(già Borno)
, via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
di questa ipotesi. Teniamo
conto che la Comunità montana ha recentemente approvato
un piano di ecosviluppo che
vuole privilegiare l’integrazione armonica fra attività
economiche, cultura e qualità
della vita della popolazione
residente. Per far questo occórrono gli strumenti: il parco
può essere uno di questi».
Il dossier presentato alla festa de l’Unità analizza poi
vantaggi e svantaggi di un
parco, nei settori nevralgici
del territorio: urbanistica,
agricoltura, caccia, risorse per
la valle, posti di lavoro diretti
ed indiretti. Quale potrebbe
essere l’area interessata dal
parco? Tre le ipotesi avanzate. Ipotesi minima: coincidenza con l’attuale oasi di protezione faunistica del Barant;
ipotesi media: dal Colle della
Gianna al Bric Boucle comprendendo l’intera Conca del
Pra e la Comba dei Carbonieri; la terza ipotesi, definita
«massima e ideale»: il parco
va oltre il solo territorio comunale di Bobbio Pellice per
abbracciare quasi tutta la vai
Pellice, dalle cave di Rorà alla zona di Barma Mounastira
sopra Pradeltorno.
Se la proposta sia destinata
0 meno a fare strada lo si vedrà nei prossimi mesi: la Regione Piemonte deve redigere
il suo nuovo piano dei parchi,
il gruppo promotore ha avviato in vai Pellice una raccolta
di firme per chiedere alla
prossima giunta della Comunità montana di studiare le ricadute positive e negative di
un parco. Due anni fa l’allora
ministro dell’Ambiente, Valdo Spini, da noi intervistato,
si disse favorevole alla proposta di un parco delle valli
valdesi: che cosa ne pensano
oggi amministratori e popolazioni delle Valli?
Un libro di poesie di Sergio Charrier
«Il mìo mondo
tra le dita»
MILENA MARTINAT
Un vispo cagnolino dal
pelo biondo e lungo abbaia sulla soglia di una casa
nel vallone di Bourcet. È
Tom, che annuncia a Sergio
che ci sono amici, turisti o
curiosi in arrivo.
Ormai da moltissimi anni
Sergio Charrier è l’unico
«riabitatore» del vallone, gli
altri abitanti sono partiti poco
alla volta per il paese di
«Zoo», come Sergio chiama
la città nel suo libro II paese
dei Cri Cri. Unico riabitatore
e unico abitante ormai da 30
anni («Qualche volta - scrive
- mi sono trovato a parlare
con gli animali; a dare il benvenuto a chi arriva a primavera e a salutare chi parte nel
tardo autunno»). Una scelta
particolare, criticata e non capita da molti, apprezzata nei
suoi contenuti più profondi
solo da pochi.
Un’ora e un quarto di cammino prima attraverso il bellissimo orrido lungo il torrente
e poi su, verso il vallone che
si apre contornato dalle montagne amiche e ostili, un tempo abitate dai valdesi e poi rifugio di partigiani, ora meta di
qualche turista che in estate
toma come i «cri cri», i grilli;
altrimenti nulla, solo i suoni
della natura. Ed è fra questi
suoni e rumori, soprattutto nei
lunghi inverni, quando ancora
nevicava molto e fuori casa si
poteva fare ben poco, che Sergio Charrier leggeva da Engels a Catullo, da Sardinia
SERGIO CHARRIER
TVa le dita
Poesie e nforismi.
IIKismizioni di
MARIO BORGNA
CPHKPKA
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e iaboratorio:
via S. Secondo, 38 - « 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
In seguito al nuovo impiego dello stabile
Chiude il Comitato
prò Villa Olanda
______ROBERTO PEYBOT*_____
Come è noto a molti lettori, il comitato spontaneo «prò Villa Olanda» si
era costituito oltre cinque anni fa per cercare di mantenere l’attività dell’opera nell’
accogliefiza degli anziani
(una volta scongiurata la
vendita) sollevando nel contempo la Tavola dagli oneri
dei necessari restauri mediante la raccolta di fondi
che in breve tempo raggiunsero la cifra di 600 milioni,
certamente aumentabili in
modo sensibile qualora il
progetto fosse stato accolto
da Tavola e Sinodo.
Le trattative sono state
molto lunghe e complesse, e
si sono allargate anche a varie
denominazioni evangeliche
(in Italia e àll’estero) interessate alla cosa, senza che peraltro, come abbiamo indirettamente appreso, si sia potuti
giungere alla soluzione da noi
auspicata. La cosa ci ha tanto
più rammaricato, ben sapendo come la questione degli
anziani sia destinata ad acuirsi sempre di più, con l’invec
chiamento della popolazione.
Per contro, abbiamo contemporaneamente saputo (prima da una circolare del 3 luglio scorso e poi da un articolo su «L’eco delle valli valdesi» del 28 luglio scorso) della
costituzione dell’Associazione «Lou cialun» che, mediante un contratto di comodato
d’uso con la Tavola, proprietaria dell’immobile, che intende destinare il complesso a
centro polivalente, con le numerose attività descritte nel
succitato articolo.
In un successivo incontro
fissatoci dal moderatore il 31
luglio, egli ci ha confermato
l’esattezza di quanto sopra.
Di fronte a tale soluzione il
nostro comitato considera
concluso il suo operato e
provvede a sciogliersi. Allo
steso tempo restituisce ai numerosi aderenti le lettere di
impegno per eventuali versamenti, nonché gli importi già
versati, unitamente agli interessi maturati.
* portavoce del Comitato
spontaneo
«prò Villa Olanda»
ÎTA
Ruja alla Bibbia, e scriveva. È
così nato II paese dei Cri Cri,
pubblicato lo scorso anno.
Racconti indirizzati ai ragazzi
ma che molto hanno da narrare agli adulti, racconti nei quali l’autore, dopo aver per anni
osservato gli animali, presta
loro la propria voce.
Tra le dita è invece il titolo
del libro uscito pochi mesi fa,
e viene da chiedersi: «Che
cosà tra le dita?». Sulla copertina tutta bianca e azzurra,
con una grafica allegra e dolce, un’illustrazione di Mario
Borgna con alcuni versi che
dicono: «Mi sono trovato e
perso, poco a poco, goccia a
goccia, il mio mondo tra le
dita». La poesia richiede di
essere meditata più a lungo,
traspare meno immediata rispetto ai racconti del precedente libro. In comune i due
hanno il carattere sereno e il
prezzo di poco superiore al
costo di produzione (£ 5.000
e 12.000).
È scomparso
Mauro Barotto
Nel mondo musicale di Pinerolo e Valli si è spenta una
* luce; non è più fra noi il dr.
Mauro Barotto, medico pediatra e insieme valente musicista. Accanto alla carriera
medica che appariva assai
promettente sia per gli ottimi
titoli ,sia per il rigore professionale a cui si atteneva, voglio qui ricordare (dà amico
un po’ più avanti negli anni)
la grande passione, per la musica, in particolare per l’organo, al quale Mauro dedicò le
sue energie nel tempo libero,
applicandosi allo studio dei
classici dell’organo con lo
stesso metodo già rilevato per
la medicina.
Barotto arrivò a grandi risultati, lottando su vari fronti: le difficoltà intrinseche
nelle musiche e nello strumento prediletti; lo scarso
tempo lasciatogli dalla professione; le insidie della malattia; l’incompetenza e
rabulia dell’ambiente circostante, nei riguardi della musica d’organo, ritenuta dai
più semplicemente un complemento e una decorazione
delle funzioni sacre. In questo senso Barotto si adoperò
per riscuotere l’atmosfera
sonnolenta e suscitare interesse per la musica organistica
anche «laica», sinfonica, non
solo con concerti ma anche
riunendo attorno a sé il Gruppo amici dell’organo, che iniziò una discreta attività musicale, ora purtroppo priva del
suo animatore.
Ferruccio Corsani
Torre Pellice
ASSICURAZIONI
Giorgio Pons
massellino
genuino
Con la scomparsa di Giorgio Pons se ne va un «massellino doc». Infatti Giorgio Pons
aveva tutte le qualità di un
massellino genuino: semplicità di vita, amore sviscerato
per il proprio paese e il proprio linguaggio, attaccamento
alla famiglia e al lavoro.
In più c’era in lui un pizzico di poesia e una vena di
fantasia con cui «insaporiva»
il suo discorso, che non era
mai banale. Pur sapendo
quanto dura fosse la vita contadina, egli riusciva a coglierne l’aspetto seducente.
Durante la lunga, crudele
malattia Giorgio descriveva
coti gioia e dovizia di particolari i pendii di Souche
Noire, ricoperti di fiori smaglianti e frutti prelibati. Massello, nella sua farrtasia retrospettiva, era diventata una
specie di E1 Dorado, di para•diso terrestre. Quello però
che più commuoveva in
Giorgio Pons era la mitezza.
Dopo una notte insonne riusciva a dire, senza ribellione:
«Il dolore mi ha tenuto compagnia tutta la notte».
Ora che a Massello l’agricoltura è praticamente scomparsa, e conseguentemente
anche l’identità contadina, i
massellini dovranno crearsene un’altra, più moderna, senza però lasciarsi assorbire da
quanto la civiltà moderna ha
di peggiore: l’amore sfrenato
per il lucro e l'indifferenza.
una massellino
/Hlsëcurësi/ita
Agenzìa generale
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10
PAG. IV
E Eco Delle "\älli Aâldesi
ï
3.
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d'argilla
VALERIA FUSETTl
Ogni tipo di menta è ricco di principi attivi, e
tutte le mente hanno proprietà analoghe: rinfrescanti, digestive, antifermentative, antispasmodiche, leggermente analgesiche. Se
avete già raccolto e fatto
seccare la vostra provvista
annuale vi dò alcuni consigli per il suo uso erboristico, cosmetico e alimentare.
La menta
La menta è conosciuta da
alcune migliaia di anni e
molte leggende sono fiorite
su di lei. Per i greci era una
ninfa di nome Mintha che,
amata da Plutone, era stata
tarsformata in pianta dalla
gelosa Proserpina, moglie
del dio degli Inferi. Per gli
egizi, molto meno fantasiosi dei greci, era semplicemente sacra sia ad Iside che
a Thot, il dio della medicina. Nel tempio di Edfii le ricette alla cui base era la
menta erano scritte sulle pareti, e solo i sacerdoti potevano usarla per preparare
un unguento che, si diceva,
guariva tutti i mali. I cinesi
invece ne apprezzavano le
proprietà calmanti e antispasmodiche e tra i romani
Plinio ne vantava l’azione
analgesica.
Le ottime proprietà di
questa bella pianta sono state confermate in tempi moderni dalla ricerca di laboratorio. Un metodo molto
pratico per la sua conservazione è la «tintura». Essa
può essere usata sia per fa
vorire la digestione che per
calmare dolori intestinali e
bloccare la fermentazione
intestinale (dosi: 1-2 cucchiaini in mezzo bicchiere
d’acqua tiepida dolcificata).
Oppure, per uso esterno,
frizionare le parti rese indolenzite e doloranti dai reumatismi o dalle nevralgie.
La tintura
Servono gr. 20 di foglie e
sommità fiorite (anche solo
le foglie) messe a macerare
per 8 giorni in 100 mi di alcool a 70°. Dopo aver filtrato ed eliminato le foglie,
conservate le la vostra tintura in una boccetta di vetro
scuro. L’alcol che viene
usato è sempre quello per la
preparazione di liquori, che
è a 95°. Per ottenere il grado
alcolico più basso (in questo
caso 70°) dovete addizionarlo con acqua. Di seguito
vi dò la tabella che vi consiglio di ritagliare e mettere
da parte, in quanto ogni tipo
di erba, per le tinture, necessita di un grado alcolico diverso- la lavanda, per esempio, necessita di un grado
alcolico di 30°. Naturalmente le quantità sono indicate
per ottenere 1 litro di liquido, cioè 10 volte tanto quella data nella ricetta. Voi farete le proporzioni secondo
le vostre necessità.
Grado alcolico alcol a 95°
20° 210 mi
30° 310 mi
40° 410 mi
50° 510 mi
60° 615 mi
70° 720 mi
80° 830 mi
Scuola musicale della vai Pellice
Interpretare la
musica per organo
WALTER GATTI
Si è svolto con successo il
corso d’interpretazione
organizzato dall’associazione
musicale Divertimento, che
gestisce la Scuola musicale
della vai Pellice in collaborazione con la Comunità montana, sulla musica antica organistica italiana, che ha avuto luogo nella parrocchia di
San Giovanni a Lusema San
Giovanni.
Un caloroso e attento pubblico ha presenziato ai due
concerti che hanno aperto e
concluso il corso, rispettivamente il 31 luglio e il 5 agosto. Ad aprire la rassegna è
stata la docente Letizia Romiti, che si è prodotta in un programma di tutto rispetto che
spaziava dal Codice 117 óà
Faenza alla musica di netta
ispirazione operistica di Provesi ( 1770-1833). Il suo tocco
consapevole e filologico unito alla spiccata musicalità e
originalità ha consentito di
far gustare al pubblico un pe
Economici
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vari: tei 0121-40181.
riodo musicale troppo spesso
dimenticato e snobbato da
gran parte degli organisti.
Durante il corso gli allievi
hanno approfondito i contesti
storici che gravitavano intorno alla vita dei compositori e,
con particolare riguardo, si
sono verificate le metodologie delle diteggiature antiche,
diverse da scuola a scuola, il
problema della notazione con
riferimento alle edizioni originali e le fatture organarle
delle varie regioni d’Italia. Il
risultato è stato apprezzabile
nel concerto di chiusura, offerto dagli allievi, che pure
nella loro personale interpretazione, hanno dato segno di
maturazione del fitto programma di studio.
La perla del corso è stato lo
strumento, di cui non si conosce attualmente la paternità, anche se il periodo di
costruzione risale al periodo
che va da fine ’600 al 1730
(con restauro eseguito da
Giovanni Pietro Sonati nel
1770), gentilmente reso disponibile da don Michele
Mainerò, che è stato di una
discrezione veramente esemplare e che vogliamo qui ringraziare. Questo corso d’interpretazione ha rappresentato un primo tentativo net Pinerolese e, dato il successo,
sarà sicuramente ripetuto.
Un'atleta semplice
La Curatolo
si allena in
vai Chisone
______MILENA MARTIMAT____
Quanti in queste settimane
di luglio e agosto avranno notato correre, a un’andatura piuttosto elevata, in bassa Val Chisone una ragazza
minuta dai capelli lunghi e
neri e si saranno chiesti: chi
sarà questa ragazza che corre
così veloce e per distanze così lunghe, tanto che la si incontra a Villar, poi a Inverso
Pinasca e a San Germano, e
sembra sempre che sia partita
solo due km prima?
Si tratta di Maria Curatolo,
una maratoneta che arrivò ottava alle Olimpiadi di Seoul
nel 1988, seconda ai Campionati europei di Helsinki lo
scorso anno, e che ha vinto
ben 9 titoli italiani fra maratonine, campestri e 10.000
metri. Quest’anno ha compiuto parte della sua preparazione estiva in bassa vai Chisone dove abita il fidanzato.
«Allenarmi qui è più faticoso
- spiega Maria Curatolo perché le strade hanno più
saliscendi. Questo è importante per il tono muscolare,
ma in settembre tornerò ad
allenarmi in pianura per velocizzare la muscolatura in
vista della maratona di Carpi
in ottobre».
A vederla non si direbbe
una maratoneta: un metro e
44 di altezza per 39 chili. Maria Curatolo è nata a Torino
nell’ottobre del 1963 e ha iniziato tardi a correre. Faceva
la parrucchiera quando, a 15
anni, decise di iniziare a correre e fare gare per non dover
andare ogni domenica nella
casa di campagna con i genitori. L’anno dopo era già atleta, ma si fermò per alcuni anni, poi riprese con alcuni intervalli dovuti a degli acciacchi. Il più grave avvenne
quando nel 1990 fu investita
da un’auto mentre andava in
bicicletta. «Non sembrava un
incidente grave - spiega - invece si era formato un ematoma nel polpaccio che mi impedì di correre per due anni,
finché al mio allenatore. Renato Canova, venne in mente
di curarmi con i vecchi sistemi: stracci caldi e le stufe. In
un mese tomai a correre».
Maria racconta del trattamento molto diverso riservato
a concorrenti maschi e femmine nelle gare di corsa, sia
dalle riprese televisive che
dai relativi servizi e dagli
stessi premi: i maschi sono
sempre privilegiati. È sempre
allegra, anche se ha dovuto
ammettere di trovarsi in vai
Chisone anziché ai Mondiali
di Göteborg a causa di un
nuovo problemino. Fa una vita normale, ama «pastrocchiare» dolci, allenandosi due
volte al giorno per un totale
di circa 200 km la settimana:
«Allenarmi qui è più piacevole - conclude - perché molto
spesso il mio ragazzo mi segue in bicicletta». Una vita
normale, dunque; Maria, soprattutto nei momenti critici,
fa appello alla propria fede e
cerca aiuto in Dio.
L'Eco DeaE Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice. (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerofo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
24 agosto, giovedì — TORRE PELLICE: Alle ore 9, presso la biblioteca della Casa valdese, convegno in occasione del
centenario del Movimento cristiano studenti.
25 agosto, venerdì — BARGE: Alle 21,45, al Parco della
Vittoria, in via al Castello 1, concerto di «Little red & thè rooster’s» band ricca di un repertorio che va dal rock al blues.
25 agosto-3 settembre — TORRE PELLICE: Alla Galleria d’arte contemporanea, in via d’Azeglio, mostra fotografica
di Robi Janavel «Le meraviglie dello stambecco».
26 agosto, sabato — SESTRIERE: Per il 50° anniversario
della Liberazione manifestazione organizzata dal Comitato della Resistenza Colle del Sestriere, a partire dalle 10 con ritrovo
sul piazzale Agnelli; seguirà la deposizione della corona al monumento dei caduti e il saluto delle autorità alle 11,45.
26-27 agosto — PINEROLO; Sul tema «Dalla fede la forza
di dire no» si riunisce la Comunità cristiana di base di corso
Torino 288. Il programma prevede, alle 15,30 di sabato; «Donne e uomini che hanno detto di no, nelle scritture ebraiche e
cristiane. I no e i sì nella Bibbia», relazione di Franco Barbero
a cui seguiranno ricerca comunitaria e cena. Domenica 27, ore
9,30, eucarestia a cui segue la relazione; «Dire di no a noi stessi, agli altri, alle altre, al potere... ai propri figli»; ricerca di
gruppo, pranzo e conclusioni.
26-30 agosto — CAVOUR; A partire dalle 20 di sabato 26,
con l’inaugurazione della mostra sui trattori d’epoca, seguita
da una grande gimkana trattoriale notturna, con successiva serata danzante e cena, avrà il via una serie di iniziative nell’ambito della festa patronale. Domenica 27 sarà la volta della trebbiatura con mezzi d’epoca, alle 15,30, seguita da majorettes e
musica da ballo. Si ballerà ancora fino al termine della festa
mercoledì 30, quando tutte le manifestazioni si concluderanno
con l’elezione di miss modella ’95.
26 agosto, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21,15, in
piazza Muston, «Teatro in piazza» spettacolo di danza contemporanea: «Cantando con il sole» della compagnia «Le Ginestre».
27 agosto, domenica — RORÀ: 23“ edizione della marcia
alpina Rorà-Rifugio Valanza, a cura della Pro Loco.
31 agosto-2 settembre — TORRE PELLICE: Escursioni
di circa sei ore attraverso cinque secoli della storia valdese con
partenza da Torre Pellice, a cura dell’associazione «Mountagno
vivo». Informazioni presso la Pro Loco di Torre Pellice.
1" settembre, venerdì — TORRE PELLICE: Organizzata
da Radio Beckwith, nei giardini di piazza Muston, si svolgerà
una serata con il cantautore valdese Tullio Rapone; inizio ore
21. Durante la manifestazione verranno estratti i biglietti vincenti della sottoscrizione a premi di Radio Beckwith. In caso
di cattivo tempo il concerto si terrà nel tempio dei Coppieri.
1“ settembre, venerdì — PISCINA: Inizio delle manifestazioni di «Settembre piscinese» con serate danzanti, gare sportive, mostre, fino alla fine del mese. '
1° settembre, venerdì — PINEROLO: Alle 21, all’Expo
Fenulli in piazza Vittorio Veneto, avverrà la consegna della
Bandiera d’onore, conferita alla città di Pinerolo dall’Assemblea parlamentare e dal Consiglio d’Europa per l’attività svolta
nel divulgare lo spirito dell’unione e della comprensione dei
popoli. Saranno presenti i rappresentanti delle amministrazioni
comunali di Gap e Traunstein, gemellate con Pinerolo.
1“ settembre, venerdì — VILLAR PEROS A: Fino al 3
settembre XV raduno dei campeggiatori in vai Chisone al parco turistico, organizzato dall’Àcti. Per informazioni rivolgersi
a Franco Viano, 0121-568611.
2 settembre, sabato — ROURE: Fiera autunnale in frazione Villaretto, organizzata dal Comune.
2 settembre, sabato — TORRE PELLICE: Il Circolo Mûris organizza la «Mostra degli hobbies e collezioni» presso il
circolo Mûris, tel. 0121-932664.
2-3 settembre — TORRE PELLICE: A partire dalle 16 Festa dei volontari del soccorso, a cura della Croce Rossa. Alle
10 di domenica 3 bicilettata non competitiva, giochi a premi
nel pomeriggio dalle 14 e serata danzante in piazza Muston.
3 settembre, domenica — PEROS A ARGENTINA: Seconda edizione della rassegna cinofila a partire dalle 8 con le
iscrizioni e nel pomeriggio esibizione dei cani a cura dell’associazione Giochinpiazza.
3 settembre, domenica — FROSSASCO: Alle 20, presso
l’area polivalente, concerto di «Neal Big Daddy» e del trio
blues «Pattman», alle 22 concerto di «Africa Unite». Ingresso
lire 10.000, possibilità di grigliata.
3 settembre, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Giornata alle cave di gneiss, con ritrovo alle 8,45 in piazza Cañavero; alle 12 inizio della dimostrazione di lavorazione dei
blocchi di pietra alla cava a cura di Vincenzo Maccagno. Per
informazioni tei. 0121-909949.
3 settembre, domenica — PRAROSTINO: L’amministrazione comunale, la Pro Loco e la Cooperativa produttori agricoli prarostinesi organizzano il pranzo degli anziani e degli agricoltori, con pomeriggio di svago organizzato dagli agricoltori.
3 settembre, domenica — ANGROGNA: L’Associazione
nazionale partigiani commemora l’8 settembre 1943 al Bagnòou
dove, a partire dalle 10,30 presso la lapide di Jacopo Lombardini, ci sarà l’orazione ufficiale del sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, seguita da canti del gruppo Cantovivo di
Torino. Pranzo al sacco presso la vicina Cà d’ia pais.
3 settembre, domenica — TORRE PELLICE: Si conclude
presso il Centro culturale valdese la mostra su «Edoardo Rostan, medico, botanico, uomo di cultura».
4 settembre, lunedì — TORRE PELLICE: Fino al 6 settembre, presso la biblioteca valdese, convegno di studi organizzato dalla Società di studi valdesi sul tema «Storia ereticale e
antieretica nel Medio Evo. Nuove ricerche».
5 settembre, martedì — TORRE PELLICE: Al cinema
Trento si svolge una manifestazione con raccolta firme in appoggio alla proposta di legge volta ad ottenere che i beni dei
mafiosi e dei corrotti siano confiscati. Partecipa don Ciotti, del
Gruppo Abele; modera il magistrato Elvio Passone.
VALU '
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 27 AGOSTO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 27 AGOSTO
Bobbio Peiiice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programmazione giovedì 24 Asterix
conquista PAmerica (lungometraggio a disegni animati
che si rivolge al pubblico dei
più piccoli, ore 20,30) e Leon
(22,10); venerdì 25 Sostiene
Pereira (dal romanzo di Antonio Tabacchi, 20 e 22,10).
BARGE — IL cinema comunale propone venerdì 25
Viva San Isidro; sab. 26
Leon; domenica 27 Prima
dell’alba; lunedì 28 Lo specialista; martedì 29 Piccole
canaglie; mercoledì 30 Virus
letale. Tutti i giorni è previsto un solo spettacolo (ore
21,15) tranne martedì 29 (ore
20 e 21,30).
CALCIO: TERZO «MEMORIAL CIPO» — Si di
sputerà a Torre Pellice, domenica 27 agosto, presso il
campo del Collegio valdese,
il terzo torneo di calcio «Memorial Cipo»; quattro le
squadre partecipanti: Caffè
d’Italia, Adi, Collegio valdese e Green Devils di Lusema
San Giovanni. Inizio ore 9.
PINEROLO-PRALI DI
CICLISMO — Si disputerà
sabato 26 agosto, con partenza alle 14 da Villar Perosa, la
nona edizione (3° trofeo Piergiorgio Domard) della Pinerolo-Prali di ciclismo organizzata dal Gruppo ciclistico
villarese sulla distanza di 40
km. La premiazione avverrà
a Prali.
TORNEO DI TENNIS
TAVOLO — La Fidas, donatori di sangue di Villar e
Bobbio Pellice, organizza un
torneo di tennis tavolo a Bobbio Pellice sabato 26 e domenica 27 agosto; sabato, dalle
14,30, giocheranno gli under
14 e 18 maschili e femminili
mentre domenica, dalle 9,
sarà la volta degli amatori
maschili e femminili. Alle
14,30 toccherà agli assoluti
maschili e femminili.
11
^CVENERDÌ 25 AGOSTO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA*
’ Un anno di attività della Chiesa battista di Casorate Primo
^lla ricerca del Regno di Dio
CARMELO INGUANTI
I vari aspetti della vita di
una comunità sono eventi
ora lieti ora tristi, incontri di
preghiera e di ascolto della
. Parola, istruzione di piccoli e
di adulti, fiori d’arancio e corone sulle tombe e altre forme di attività. Due incontri
hanno avuto luogo nei primi
mesi dell’anno: uno a caratte. Te ecumenico, quando abbiamo pregato insieme nel nostro tempio con un folto numero di cattolici. L’altro incontro è avvenuto col pastore
Salvatore Rapi sarda, segretario del Dipartimento teologico deirUcebi, che la domenica 12 febbraio ha predicato su
«Cercate il regno di Dio e la
sua giustizia»; il giorno pri; ; ma, insieme al pastore In■ guanti, cinque canditati a pre, dicatori laici sono stati esaminati in storia, storia del cristianesimo e istoria d’Israele.
: • Domenica 26 marzo si è
tenuta l’assemblea di chiesa.
Dopo le varie relazioni relati■'^ve all’operato dell’anno 1994
si è passati all’elezione del
nuovo Consiglio di chiesa
che risulta composto da Sergio Bortolan, anziano; Grazia Rondinone, diacona,
Raffaele Scafuro e Antonio
■ Stella, diaconi. L’assemblea
. ha espresso il suo più vivo
ringraziàmento ai membri del
, Consiglio uscente: Franco
Aquila, Lucia Capolongo e
Antonio Spezzacatena che
hanno servito per più di 20
anni con grande fedeltà e con
spirito di fraterna collaborazione negli anni impegnativi
e costruttivi della comunità e
del tempio.
• Domenica 11 giugno è
stata dedicata alla gioventù e
., ai bambini della scuola domenicale: tutti durante l’anno,
: piccoli e adulti, hanno parte\ cipato ai corsi di istruzione
La comunità riunita in occasione dei matrimonio di Carmela Spezzacatene e Marco Gasoli
biblica. Canti gioiosi, preghiere, letture bibliche e particolare messaggio rivolto da
Grazia Rondinone hanno caratterizzato la speciale adunanza; alle due monitrici. Vittoria Roessinger e Franca
Rondinone, la comunità ha
manifestato il suo apprezzamento con un caloroso applauso e un omaggio floreale.
• Sabato 17 giugno è stato
celebrato il matrimonio della
giovane e fedele sorella Carmela Spezzacatena e di
Marco Casali in una cornice
di fiori e di esultanza, alla
presenza di una folla di partecipanti. Il pastore li ha uniti
civilmente e, dopo la predicazione nuziale, è stata invocata
la benedizione divina sulla
coppia.
• Due lutti hanno recato tristezza: la morte del giovane
Luca Pacini, i cui funerali sono stati celebrati nel nostro
tempio e al cimitero: alla presenza di molte famiglie amiche, parenti e conoscenti è
stata annunziata la Parola di
vita eterna, la sola che dà vera
consolazione, e ancora la dipartita del caro e fedele fratello Giuseppe Scafuro, che ha
colpito tutta la comunità. I fu
nerali sono stati tenuti martedì
27 giugno nel tempio, pieno
di fratelli, parenti e amici, segno dell’affetto di cui Giuseppe godeva. Il pastore: ha messo in luce la grande fedeltà di
questo fratello al Signore e alla chiesa che egli amava. La
morte non ha l’ultima parola,
ma ce l’ha Gesù Cristo risorto
e vivente, nel quale soltanto è
la vera consolazione. Alla famiglia va tutta la nostra fraterna simpatia.
• Durante questi primi sette
mesi dell’anno hanno collaborato col pastore nella predicazione varie volte i fratelli
Arturo Abbiati e Giuseppe
Pepe,’rivolgendo messaggi
edificanti, apprezzati dalla
comunità che li ringrazia di
cuore. In questi mesi abbiamo
avuto il piacere di avere con
noi durante i culti vari visitatori. Fedelissima alle adunanze, quando da Parigi viene a
Casorate per vedere le due figlie, nostre sorelle in fede, è
madame Aho, oriunda del
Benin. Nella nostra comunità
abbiamo un gruppo di fratelli
e sorelle provenienti anche
dall’Angola, dallo Zaire e Benin; tutti sono fedeli e amati
da tutta la fratellanza.
Ponticelli
Prevenire
i tumori
Una testimone fedele dell'Evangelo
Sara Gìolitto Gottardi
EDUARDO CACCIAPUOTI
SALVATORE CORTINI
La carenza di un servizio
di prevenzione delle
strutture sanitarie nazionali
nel quartiere di Ponticelli a
Napoli, che non è capace di
tutelare la salute dei cittadini,^
ci allarma e ci preoccupa.
L’allarme viene dal fatto che
la gente vive nel presente con
difficoltà e disagio economico e spesso non può sostenere
le spese necessarie per tutelare la propria salute.
Nell’ambito del programma
di medicina preventiva ’95 si
è svolta nell’ultima settimana
di giugno, presso il Centro
culturale «E. Nitri» di Ponticelli, in collaborazione con i
medici dell’ospedale evangelico Villa Betania, la giornata
della prevenzione del tumore
al seno. Trentadue donne del
quartiere sono state visitate
grazie ai dottori Guerra e
Barberis e per alcune di esse
è seguirà la mammografia
all’ospedale evangelico.
Questa attività di prevenzione è frutto di colloqui avuti
durante i mesi invernali, principalmente con le mamme dei
ragazzi ché frequentano il
Centro. Siamo ancora molto
lontani da una cultura della
prevenzione; c’è diffidenza e
molta paura di scoprirsi malate ma noi, per parte nostra,
pur essendo una piccola realtà, non restiamo con le mani
in mano. Intendiamo andare
avanti con il programma di
medicina preventiva, svolto
con il lavoro volontario, con
r obiettivo di contribuire ad
avvicinare di più i cittadini alla prevenzione. Restando convinti che la nostra azione sociale sul territorio deve essere
l’annuncio permanente di Gesù Cristo che ci ha insegnato a
dare con responsabilità senza
aspettarci profitti.
r#"'
li:
La testimonianza cristiana di Lucia Foligno Bensi
La fede nella prova e nel dolore
LUIGI SPURI
Il 31 luglio ha terminato la
propria esistenza terrena
Lucia Foligno, moglie del pastore Piero Bensi, avendo dovuto soffrire molto per giungere presso il padre: un morbo tremendo le ha tolto rulti-"'"
mo respiro. Domenica scorsa,
al posto della «nota» del pastore Bensi, dopo il «Culto
evangelico» di RadioUno delle 7.30 è stato trasmesso uno
spiritual cantato da Lucia, ed
è stato il modo migliore per
salutarsi.
Il 2 agosto ci siamo trovati
al cimitero degli Allori di Firenze, con tutti i parenti, tra i
quali i pastori Michele e
SINODO 1995
AVVISO
ALLE CORALI
La prova dei coristi
che parteciperanno al
culto di inizio del Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste avrà
luogo alle ore 15 di
domenica 27 agosto
alla Casa unionista di
Torre Pellice. I due inni che verranno cantati
sono il n. 135 dellTnnario cristiano e «A
chi la vita ti donò».
Gioele, fratelli di Lucia, e un
folto gruppo di amici e fratelli delle chiese di Firenze, che
si sono uniti alla famiglia
condividendo il suo dolore.
La Chiesa cristiana evangelica rendè gloria al Padre celeste che ci ha salvati in Cristo: questo è il caposaldo della nostra fede e questo affermiamo ancor oggi. Lucia è
già presso il Padre; abbiamo
portato l’immagine del terreno, così porteremo l’immagine dèi celeste. L’apostolo
Paolo affermava: noi siamo
salvati per grazia mediante la
fede, Dio ci ha vivificati e risuscitati in Cristo Gesù.
Conoscevo la sorella Lucia
da quasi 50 anni, e i contatti
non si erano mai interrotti; in
questi ultimi tempi era molto
crucciata per via della sua infermità; voleva una risposta,
magari tramite me, voleva
una risposta dal Signore sul
senso del suo patire. «Dio
mio, perché mi hai abbandonato» è la domanda di Gesù
sulla croce. E Paolo chiedeva
di essere guarito dalla sua infermità: gli fu risposto «La
mia grazia ti basta». Ecco,
nella grazia di Dio Lucia non
soffre più.
Di fronte al dolore non c’è
che una possibilità di offrire
la nostra amicizia, il libro di
Giobbe è la risposta di come
non deve essere il nostro atteggiamento verso coloro che
soffrono. Tutti i nostri discorsi fatti di sapienza umana non
recano sollievo; gli amici di
Giobbe, compreso il giovane
Elihu, non sanno uscire dai
loro confini angusti, non offrono amicizia ma giudizio.
Noi che eravamo al cimitero
quella mattina volevamo una
risposta che non ci sarebbe,
stata. Forse ci sarà detto che i
confini entro i quali offrire la
nostra amicizia devono dilatarsi sempre di più, perché i
confini del dolore sono molto
vasti. Quando saremo vicini
all’estremo confine troveremo Gesù che ci inviterà a un
altro passo.
È stato poi letto il testo di
Matteo 5, 20 («Poiché io vi
dico che se la vostra giustizia
non supera quella degli scribi
e dei farisei, voi non entrerete
nel regno dei cieli»). Gesù,
nel compiere l’antica Legge,
testimonia con la propria vita
quanto ha annunziato. Il Figliuol dell’uomo giudicherà
poi tutte le genti, al posto di
tanti giudici non autorizzati
né autentici. E noi rispondiamo con le parole di Paolo:
«Nessuno ci separerà dall’
amore di Dio, che è in Cristo
Gesù, nostro Signore».
Sono intervenuti anche Renato Maiocchi, presidente
dell’Ucebi, Domenico Tomasetto, presidente della Fcei, il
pastore Gino Conte della
Chiesa valdese di Firenze e
altri ancora. Al marito di Lucia, Piero Bensi, e alle figlie
rinnoviamo tutto l’affetto e la
speranza che viene dalla fede.
Orsara
Artigiani nella
sala valdese
INES MONTICELLI
Dopo varie iniziative ecumeniche molto ben riuscite avute nel corso dell’anno si è aperta a Orsara (Fg), il
15 luglio scorso nella saletta
della Chiesa valdese, la mostra mercato dell’artigianato
locale che si protrarrà per tutta l’estate. La mostra è stata
patrocinata dalle chiese cattolica e valdese unite in questa
opera di promozione sociale e
si è avvalsa per la parte organizzativa del lavoro dei volontari dell’associazione «Orsara soccorso» alla quale andrà il ricavato finalizzato
all’acquisto delle attrezzature
per l’ambulanza.
Scopo dichiarato della mostra è rilanciare lavorazioni
tradizionali dell’artigianato
locale, favorire il sorgere di
nuove attività artigianali e testimoniare la validità dell’
operare insieme. Gli espositori sono 45, in prevalenza donne. Accanto ai tradizionali
oggetti in legno, cesti di vimini o lavori di cucito, ricamo o all’uncinetto, sono
esposti moderni gioielli in rame, lavori di cartonage, specchi, ceramiche, magliette dipinte a mano, realizzazioni
con vetro colorato é piombo,
opere di bricolage. Una nota
a parte meritano i quadri dei
giovanissimi pittori orsaresi
che completano la rassegna
della creatività locale.
Il 6 agosto è mancata a Savona, dopo breve e crudele
malattia, Sara Giolitto Gottardi. La comunità metodista si
è stretta attorno a questa famiglia in lutto nei funerali di
martedì 8 agosto, invitando a
tenere lo sguardo fisso in Gesù e a correre decisamente la
corsa che Dio ci propone di
fronte a questa grande folla di
testimoni (Ebrei 12, 1-2).
Ricordare l’itinerario di fede di Sara Giolitto Gottardi è
un po’ ricordare là storia delle chiese evangeliche di Torino e anche oltre, in questo secolo che stiamo per lasciare
alle spalle: chiese che ha frequentato con assiduità e che
cercava, ogni volta che si
spostava in una nuova località, e dove trovava sempre
un conoscente, un parente,
un’amica con cui scambiare
un ricordo, un sentimento, un
incoraggi amento.
Se, da quando ha sposato
Sauro nel 1962, ha partecipato di più alla Chiesa valdese
di corso Principe Oddone e
poi a quella di Milano e infine a quella metodista di Savona, ha tuttavia portato con
sé, ben salda, la confessione
di fede fatta nella Chiesa dei
Fratelli in via Virle a Torino,
punto fermo della preparazione evangelica sua e della sua
famiglia. A Torino, nella gioventù, aveva partecipato, con
lo slancio suo caratteristico ai
gruppi giovanili, alle corali,
alle filodrammatiche, fino ad
approdare a un lungo impegno, negli anni ’60 e ’70,
nell’insegnamento nella scuola domenicale e nella direzione delle relative feste di canto
annuali, di cui è stata l’iniziatrice insieme a Sauro.
Approdata a Savona, da
pensionata, ha ripreso con 1’
insegnamento degli inni alla
Sara Giolitto Gottardi
scuola domenicale, accompagnando con la sua bella voce
il canto della chiesa, e ha
condotto anche la liturgia dei
culti domenicali in varie occasioni, con il dono particolare di condurre la comunità
nella preghiera spontanea.
Per anni ha portato in auto
ogni domenica i bambini di
Albisola alla scuola domenicale di Savona.
Sara ha avuto una sola figlia, Patrizia, adottata a 5 anni e deceduta a 20 anni in un
incidente stradale; tuttavia,
come la Sara biblica, ha avuto ugualmente una vasta discendenza di credenti negli
alunni della scuola domenicale e nei confratelli delle comunità come hanno dimostrato le folte partecipazioni ai
suoi funerali nelle chiese di
Savona e poi di Torre Pellice,
dove è stata sepolta.
La ricordiamo oggi così,
come una persona che ha suscitato grande simpatia attorno a sé, per la sua disponibilità e serenità e fiducia nel Signore, Iddio nostro e Padre
nostro. Ringraziamo il Signore per questo segno della sua
presenza che abbiamo intravisto nell’esistenza di Sara.
Cronache
PRAMOLLO — Ringraziamo il fratello Franco Siciliano e il
prof. Daniele Garrone per i vivi messaggi che ci hanno rivolto nel corso dei culti da loro presieduti nel mese di luglio. Un grazie anche al gruppo di ospiti dell’Asilo di San
Germano, che con il direttore e alcuni membri del personale
ci hanno preparato un culto un po’ diverso e molto apprezzato domenica 25 giugno, trascorrendo la giornata con noi.
• Il r luglio si sono sposati nel tempio di Ruata Elisa Beux
e Roberto Sappé. La comunità augura loro una vita felice e
sempre benedetta dal Signore.
• Ci ha lasciati, all’età di 95 anni, la sorella Lidia Travers
ved. Sappé, che è stata per noi tutti un esempio di fede e di
pazienza nel sopportare la malattia e la quasi infermità degli
ultimi anni. Alla famiglia in lutto giunga l’espressione della
fraterna solidarietà cristiana di tutta la comunità.
RORÀ — La comunità è stata allietata dalla nascita di Mattia
Toum, di Sergio e di Susy Morel. A loro e al piccolo Loris
giungano gli auguri per un futuro ricco di soddisfazione
nell’aiuto del Signore.
SAN GERMANO — Si sono sposati nel nostro tempio Walter Bianciotto e Cristina Roccia (il 1° luglio) e Marco
Remo Martinat e Isabella Massello (il 15 luglio). A queste due coppie di sposi auguriamo di cuore tanta serenità e
una vita lunga e abbondantemente benedetta dal Signore.
MASSELLO — Si sono svolti lunedì 24 luglio i funerali di
Giorgio Pons, noto cultore di musica e canti popolari ben
conosciuto in valle; alla sorella suor Ermellina i sentimenti
della cristiana simpatia.
PRAROSTINO — Domenica 23 luglio, nel corso del culto sono stati presentati e ufficialmente insediati i tre nuovi anziani Rita Avondet, Valdo Avondetto, Graziella Gallian.
Che Dio li sostenga in questo servizio nella chiesa; un affettuoso ringraziamento va a Amilda Gay Gardiol, che lascia
questo incarico.
• Lo stesso giorno, presso il presbiterio di San Bartolomeo,
ha avuto luogo un’agape fraterna con la quale si sono voluti
esprimere affetto e riconoscenza al pastore Klaus Langeneck e alla sua famiglia, in partenza per altro incarico. Li
accompagneranno i nostri fraterni auguri per un lavoro ricco di soddisfazioni e benedetto dal Signore.
• Domenica 16 luglio si sono uniti in matrimonio Giuliano
Pastre e Monica Bianciotto: auguri a questa nuova coppia.
• Il 5 luglio è stato celebrato il funerale di Hide Alessandro
Paschetto di 74 anni; alla sua famiglia va la cristiana simpatia della chiesa.
12
PAG. 8 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 25 AGOSTO 1995
«E LECITO PAGARE
IL TRIBUTO A CESARE?
»
PASQUALE CASTELLUCCIO
Ci siamo sempre chiesti e
continueremo a farlo:
«Qual è il ruolo della chiesa
nel nostro mondo?». Più precisamente: «Può la chiesa
sentirsi coinvolta in un compito politico o no?». Circa i
profeti, «partecipavano alla
vita politica del loro tempo?
Prendevano posizione? Erano interessati al destino del
loro paese?». I discorsi, le
domande circa il Messia, il
regno di Dio, il ristabilimento del regno in Israele, erano
principalmente di carattere
politico; soltanto più tardi il
tutto sarà spiritualizzato dagli evangelisti.
Molti (conservatori) pensano che Gesù fosse compietamente al di sopra del fatto
politico, mentre tanti (contemporanei) lo vedono terribilmente interessato, se non
coinvolto. In Israele non c’è
storia religiosa e storia politica ma è un tutt’uno, per cui
anche oggi, pensando al nostro rapporto con gli ebrei,
non possiamo separare la lettura del testo biblico da quelli
che sono gli eventi storicopolitici. Chi dice Gesù dice
storia d’Israele; chi dice Gesù dice ebraismo.
guono, e dall’altra i simpatizzanti di Gesù, forse già suoi
seguaci. Questi ultimi, nei
farisei e negli erodiani vedono essenzialmente dei pericolosi collaboratori dei romani. Pilato continua la sua
opera di oppressione e sfruttamento. La polizia del tempio, i legionari, sono sempre
presenti per scoraggiare ogni
tentativo di rivolta. I ribelli
finivano sistematicamente in
croce. Pilato ne aveva alle
spalle almeno 6.000 prima di
crocifiggere Gesù. Il popolo
ebreo sembra essersi da sempre abituato a «portare la
propria croce» !
Un tempo di rivolte
contro i romani
In questo contesto sempre
incandescente, dal tempo
dei maccabei, fino alla rivolta di Bar-Kochba c’erano
stati almeno 62 episodi di
guerre, tumulti, rivolte contro gli oppressori greci e romani. Gesù era ancora bambino all’epoca della rivolta di
Giuda Galileo contro il pagamento del tributo. Queste rivolte originavano quasi sempre in Galilea e i motivi alla
«Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nelle
sue parole. E mandarono i loro discepoli
con gli erodiani a dirgli: ^‘Maestro, noi
sappiamo che sei verace e insegni la via di
Dio secondo verità, e non ti curi di alcuno,
perché non guardi alVapparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? È egli
lecito pagare il tributo a Cesare, o no?”
Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: **Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: “Di
chi è questa effigie e questa iscrizione?”.
Gli risposero: “Di Cesare”. Allora egli disse loro: “Ridate dunque a Cesare quel che
è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”. Ed
essi, udito ciò, si meravigliarono; e lasciatolo, se ne andarono»
(Matteo 22,15-22)
Attualizzare Gesù
Ricondurre Gesù nel suo
contesto storico-religioso-politico significa attualizzarlo, riscoprire le sue origini, il suo background, liberarlo perfino da certe nostre interpretazioni moderne. Martin Lutero affermava: «Gli
ebrei hanno attinto alla fonte,
i greci a un ruscello, i latini a
una pozzanghera!». Il testo in
questione ci trasporta in un
momento, storico tutto particolare del tempo di Gesù.
Siamo nella Gerusalemme
dell’anno 30 d.C., la Gerusalemme degli ebrei, centro vivace e importantissimo per
capire Gesù; com,e le favelas
brasiliane e argentine per poter capire la teologia della liberazione.
Ingresso del tempio. Da
una parte ci sono i farisei, gli
erodiani (sadducei), gli amministratori del tempio che
vedono in Gesù un pericolo
per via delle folle che lo .se
base erano le tasse e i tributi
da pagare ai conquistatori.
Nel cortile del tempio vien
chiesto a Gesù: «Maestro, è
lecito pagare il tributo a Cesare, o no?». Ogni cittadino
ebreo sapeva di essere obbligato a pagare la tassa all’imperatore. Si trattava di una
imposta personale che, oltretutto, ricordava al cittadino il
suo stato di sottomissione.
Non era un’imposta fondiaria. Con il tributo, il conquistatore manifestava la sua
volontà di sfruttare spregiudicatamente il paese.
Lattanzio, nel suo «De mortibus persecutorum», descrive i metodi di dissanguamento del popolo che era obbligato a presentarsi ai vari censimenti con cui i romani imponevano la misurazione di
ogni zolla di terra, di ogni orticello, di ogni albero, e la
conta di ogni pecora. Con intimidazioni e torture costringevano la gente a dichiarare
anche cose che non possede
va. Luca ci riporta la cronaca
del censimento (2, 1) nella
quale si inserisce la nascita di
Gesù e che la tradizione descrive come «notte benigna,
notte tranquilla». Forse, per
gli ebrei, anche quella notte
deve aver avuto il sapore di
una «notte dei cristalli».
Il problema delle tasse
e dei tributi
Il problema delle tasse provocava così paura e terrore al popolo: «Maestro, è lecito...». «È lecito» era un’
espressione che quel tempo
rientrava in un linguaggio
puramente religioso, ricordava le regole e gli insegnamenti della Torah. Posta in
quel momento, la domanda
intendeva provocare una risposta negativa di Gesù.
Inoltre, il termine «tributo»
si riferiva esclusivamente al
tiranno romano. Il dialogo
avviene nelle vicinanze del
tempio, poco prima di Pasqua, festa che ricordava agli
ebrei la liberazione, è un
contesto talmente delicato
che lascia spazio ad ogni tipo
di previsione. Forse, la drammaticità del momento non è
mai stata sottolineata con la
dovuta attenzione.
Ponzio Pilato, per offendere maggiormente la religiosità degli ebrei, aveva fatto
coniare monete con l’effigie
dell’imperatore da una parte
e con la scritta «Pontifex
maximus» dall’altra, calpestando così il secondo comandamento. Se Gesù risponde: «No, non è lecito», i
romani lo considereranno un
ribelle e sarà facile eliminarlo per disubbidienza all’imperatore. Se risponde «Sì, è
lecito», il popolo lo annovererà fra coloro i quali collaborano, o almeno simpatizzano, coi romani, e non onorano la Torah.
La risposta dolce
e prudente di Gesù
Il Maestro risponde dolce
come una colomba ma
prudente come il serpente.
Gesù non possiede denaro,
altrimenti saprebbe di chi è
l’effigie e a chi si riferisce la
scritta; sembra anche chiedere: «A chi appartiene la moneta?». I farisei: «L’effigie è
dell’imperatore», cioè la moneta è privato possesso dell’
imperatore! Gesù: «Ridate,
riconsegnate a Cesare ciò che
gli appartiene; e a Dio ciò
che è di Dio».
«Ridate» è una chiara rottura con l’ordine costituito.
Visto che la moneta (non soltanto l’effigie) è dell’imperatore, «ridategliela». L’attento
ebreo comprende esattamente
il peso della risposta di Gesù,
noi cristiani forse un po’ meno. All’imperatore va riconsegnato il suo denaro peccaminoso, ma a Dio va riconosciuta la sua signoria sulla
creazione. Gesù è contro ogni
idolatria, contro ogni tirannide umana, non intende collaborare col pagano, è veramente un ebreo.
Per i romani la risposta di
Gesù è inattaccabile ma per
gli ebrei è l’invito a una presa di posizione, a una rottura
con la resistenza passiva, a
un invito a non usare e non
possedere monete romane...
Uno degli atti di accusa con
Gerusalemme: il muro del pianto
tro di lui più tardi sarà: «Sovvertiva la nostra nazione e
vietava di pagare il tributo a
Cesare» (Luca 23, 2).
L'episodio del pesce
e dello statere
Per inciso, un altro passo
che tratta di tasse va citato in questo contesto (Matteo
17, 24-27), l’episodio del pesce che ha inghiottito lo statere gettato in acqua da qualche turista superstizioso. Qui,
il centro del discorso con Simone è: «Meglio non provocarli, non scandalizzarli!».
Anche questo episodio conferma che Gesù non possiede
denaro. Il pesce però fornisce
soltanto la somma sufficiente
per il pedaggio di due persone, così che la posizione del
resto dei discepoli e il loro
atteggiamento verso il fisco
rimangono in ombra.
In pratica, gli evangelisti
definiscono Gesù come leale
contribuente da una parte e
come colui che rifiuta di pagare il tributo dall’altra. C’è
spazio quindi per ogni interpretazione circa la posizione
politica di Gesù, rimane soltanto un mistero il fatto che
lo statere era comunque fuori
corso da almeno duecento
anni al momento dell’episodio appena citato. Gli esattori
non avrebbero potuto riconoscere la moneta, e tanto meno
accettarla!
Tornando alla domanda iniziale: «È lecito...», Gesù avrà
anche pensato: «Il denaro volete possederlo, ma le tasse
non le volete pagare, ipocriti!». Lo stesso metodo lo
userà Gandhi, invitando i
suoi concittadini a non possedere né usare denaro britannico. Conclusione: moneta, immagine e scritta sono una triplice offesa all’etica biblica.
Triplice offesa
all'etica biblica
Gesù difende quest’etica
ricordando che è proprio
il termine immagine, effigie,
la parola chiave di tutto il discorso (Genesi 1, 27). Chi è
fatto a immagine di Dio non
può assolutamente sottomettersi ad altre immagini che
sono frutto di idolatria, e tantomeno diventarne schiavo.
L’immagine dell’imperatore
ridatela all’imperatore, ma
voi che siete immagine di Dio
dovete onorare questa soltanto... Gesù che scaccia i cambiavalute dal cortile del tempio, in realtà intende evitare
che le monete con l’effigie
dell’imperatore contaminino
il luogo sacro!
Per noi moderni, la risposta
di Gesù potrebbe significare
l’uguaglianza di doveri e di
obbedienza verso Dio e verso
lo stato, ma la risposta di Gesù sembra sufficiente a smontare qualunque dottrina dei
due regni. Non ci si può «arrangiare» fra trono e altare. I
legionari romani non rimangono sconvolti né eccitati dalla risposta di Gesù; per loro,
Dio e Cesare sono concetti
accettabili, identici: non però
per orecchie ebree alle quali
era ben noto più di un concetto di dipendenza da Dio tipo:
«Giacché tutto viene da te; e
noi ti abbiamo dato quello
che dalla tua mano abbiamo
ricevuto» (I Cron 29, 14).
Gesù non propone una passiva sottomissione all’imperialismo politico ed economico dei romani, né rassegnazione, ma chiede una rottura
nonviolenta e senza compromessi con l’ordine politico
costituito.
Signore, noi sappiamo
che tu vuoi un mondo migliore.
Percepiamo la tua volontà,
ma non sappiamo come realizzarla.
Aprici gli occhi
Dacci fantasia.
Donaci forza per agire senza paura.
Trasforma il mondo, servendoti di noi,
tuoi strumenti
Signore; noi crediamo,
soccorri la nostra incredulità.
(Jörg Zink, Come pregare, Claudiana, 1988, p* 61)
13
venerdì 25 AGOSTO 1995
m
PAG. 9 RIFORMA
■r
Gli atti del convegno di Firenze sulla scuola riuniti in un Quaderno di Diakonia
La laicità è un metodo e non unideologia
FRANCO GIAMPICCOLI
Il dibattito sulla scuola, che
finora su queste pagine si
*' è basato solo sul documento
conclusivo del convegno di
Firenze dello scorso marzo,
si potrà ora precisare e approfondire facendo riferimento agli atti del convegno,
tempestivamente pubblicati
nei Quaderni di Diakonia*.
Come spesso avviene, i materiali del convegno hanno qua
é là maggiore sistematicità
nella forma scritta e, pur non
pretendendo di dire una parola definitiva, rappresentano
un passaggio obbligato per la
costruzione di una nuova necessaria strategia in un campo che ci vede da sempre for'temente impegnati. Rileggendo le relazioni e gli interventi
di Firenze, si riceve conferma
di un’impressione riportata
durante il convegno. Due argomenti sono stati affrontati,
la laicità e la scuola privata,
ma solo il primo è stato trattato a fondo.
. Alcuni contributi trattano •
particolarmente della laicità;
in modo critico, sia pure da
angolature diverse, quelli di
Giorgio Bouchard e di Francesca Spano; in modo anche
propositivo quello di Paolo
Naso. Per Bouchard, che esamina l’evoluzione della posizione valdese (e poi valdesemetodista) sulla base degli atti sinodali del dopoguerra, la
laicità, che negli ultimi 20 an, ni ha significato esclusione di
qualsiasi forma di insegnamento religioso nella scuola,
è entrata in crisi. Potendo de, finirsi solo in negativo, essa
non è sufficiente a dettare una
valida strategia. Bouchard auspica un ripensamento nella
" linea delle costanti riscontrate
; in 50 anni di deliberazioni sinodali; «Libertà per tutte le
fedi e tutte le idee, centralità
della scuola statale, testimomanza delle scuole evangeli- che». Spano propone di ripensare in senso anche auto) critico la battaglia per la laicità, tenendo conto della ma
;-Sul nostro giornale
Il dibattito
sulla scuola
Il nostro giornale si è occupato quest’anno di scuola in
seguito al Convegno di Firenze (18-19 marzo) intitolato
Scuola statale e privata,
scuola di tutti (di cui abbiamo
pubblicato il documento finale nel numero del 24 marzo).
Sono seguiti gli interventi di
Giorgio Guelmani (28 aprile),
Sandra Medda Olivetti (19
maggio), Nicola Pagano (26
maggio), Michele Rostan (2
giugno), Eugenio Bernardini
(21 luglio).
Il convegno e il relativo dibattito avevano però un antecedente nel documento firmato da alcuni intellettuali italiani (fra i quali anche Mario
Miegge e Paolo Ricca), intitolato Per una nuova idea di
scuola , pubblicato il 19 agosto 1994 con commenti di
ilio Canale e Avernino Di
Croce, a cui erano seguiti gli
interventi di Gianfranco Hofer e del Coordinamento di
iniziativa democratica degli
insegnanti (Cidi, 9 settembre), di Nando Bacchi (16
settembre), Luciano Greci e
Gabriella Rustici (23 settembre), di un gruppo di deputati
della sinistra (30 settembre),
di Nicola Pagano e Giovanni
Gönnet (28 ottobre).
.. t
trice di uno dei due filoni della laicità, rilluminismo e la
Rivoluzione francese, e della
sua crisi collegata al problema della «disgregazione identitaria». Il pluralismo originato da questo sviluppo si traduce oggi in un arroccamento
di posizioni contrapposte o in
un relativismo in cui «tutto
vale tutto e niente» (tra parentesi osservo che la giusta
disamina critica del filone laicista illuminista potrà essere
approfondita con l’aiuto di un
bel libro di L. Newbigin,
L’Evangelo in una società
pluralista, pubblicato recentemente dalla Claudiana).
Naso riscontra i limiti della
laicità che si è espressa in una
serie di esclusioni che hanno
portato a una laicità «per sottrazione»; «La scuola era tanto più laica quanto meno presente e riconoscibile era l’elemento religioso». Dalla «strategia del no». Naso propone
di spostare l’accento sul pluralismo delle fedi (altra parentesi; Naso è il padre dell’
indovinata espressione «laicità per sottrazione» che riassume il diffuso sentimento
critico e autocritico del convegno, ma non della parallela
espressione «laicità per addizione» con cui il documento
finale del convegno ha inteso
sintetizzare l’esigenza di una
nuova valenza positiva della
laicità, in modo però piuttosto
infelice perché molti hanno
capito che al confessionalismo cattolico si intendano ora
addizionare altri confessionalismi tra cui il nostro protestante. Il che non credo sia
passato per la testa di nessun
convenuto a Firenze).
L’invito a un ripensamento
critico della laicità, posto in
modi diversi a Firenze, non
può che essere accolto e approfondito; non già nel senso
di un abbandono dell’esigenza di laicità, da tutti riconosciuta al convegno come un
elemento irrinunciabile della
nostra testimonianza, ma nel
senso di una più chiara e più
consapevole separazione tra
la laicità che deriva dal messaggio biblico e il laicismo
che è figlio dell’Illuminismo.
Più chiaramente e più consapevolmente dobbiamo qualificare la nostra laicità come
metodo e non come ideologia, come cornice e non come
contenuto, come assunzione
di responsabilità dell’umano
e non come antinomia del divino. Una laicità ridefinita
potrà allora non esaurirsi nella «strategia del no» e libererà spazi per un approccio
non confessionale al fatto religioso. Ma come?
Alcuni interventi del dibattito in corso puntano nella direzione teoricamente giusta
ma praticamente improbabile
che Michele Rostan ha sinte
tizzato nel «chiedere la fine
deirirc e l’inizio di un insegnamento non confessionale
che tratti il fatto religioso»
(Riforma 2-6-’95). Di quali
leve disporrebbe infatti questa
proposta per sperare di imporsi? Quali forze politiche sarebbero oggi disposte, a impegnarsi per rimettere in discussione il Concordato riformulato solo 11 anni fa? Chiedere
la fine dell’Ire e l’inizio di, un
insegnamento non confessionale del fatto religioso si risolverebbe in pratica in una
variante un po’ meno stretta
della «strategia del no».
Possiamo adottare questa
linea che ha grandi vantaggi
di coerenza aspettando tempi
migliori per la sua realizzazione e cogliendo nel frattempo ogni possibile occasione
per essere presenti a scuola
nel campo dello studio del
fatto religioso (ultima parentesi; con un limite ovvio,
quello di non essere in contraddizione con la linea portante della laicità, il rifiuto
cioè di un insegnamento confessionale nella scuola di tutti. Di tale limite mi pare non
tenga conto Eugenio Bernardini che propone, su Riforma
del 21-7-’95, di essere presenti comunque «anche, perché no?, nell’ora di religione
cattolica». Va bene tutto,
fuorché avallare l’Irc).
Oppure possiamo cercare
vie più rischiose ma maggiormente realizzabili. Per esempio chiedere di «aggiungere»
un insegnamento non confessionale all’Irc. Se questo fosse ottenibile nel quadro di
una riforma della scuola (con
tutti i complessi problemi di
formazione di insegnanti,
programmi, ecc.) l’Irc sarebbe inevitabilmente ricondotto
al contenitore confessionale
concordatario da cui è tracimato con pretese di ora di religione-etica non confessionale proprio per il monopolio
che detiene nella scuola in
campo religioso. Una linea di
questo genere potrebbe essere
una via lunga ma praticabile
per deconfessionalizzare lo
studio del fatto religioso nella,
scuola pubblica. Oltre a tutto,
un piccolo ma significativo
passo in questa direzione è
stato fatto con i nuovi programmi delle elementari in
cui accanto all’Ire esiste ora
un insegnamento potenzialmente «laico».
Riesumeremmo dunque il
«doppio binario»? Chi ha seguito la storia infinita dell’Irc
ricorderà che all’inizio degli
anni ’80 un gruppo di intellettuali cattolici, sostenuti da
una rivista cattolica d’avanguardia, Religione e scuola,
proposero che all’Ire per chi
lo voleva si affiancasse, per
tutti, un insegnamento curricolare di psicologia religiosa.
A quel tempo rifiutammo di
aderire e a quella presa di posizione non era evidentemente estranea quella «strategia.
del no» che avrebbe detto di
sì solo all’abrogazione del
Concordato. Oggi, dopo la revisione concordataria che ha
brutalmente tagliato le gambe
alle avanguardie cattoliche, e
dopo che la Corte costituzionale ha comunque delimitato
l’Irc con alcuni importanti
paletti, nella nostra ricerca di
una strategia più positiva che
sia coerente con la nostra impostazione di fondo, potremmo forse riprendere un discorso interrotto.
Con chi lo potremmo riprendere? Tra i firmatari del
documento «Una nuova idea
per la scuola», che rappresenta l’altro polo di interesse del
convegno di Firenze, figurano ailche Luciano Pazzaglia e
Pietro Scoppola, i due maggiori alfieri del «doppio binario» di una dozzina d’anni fa.
La proposta di un insegnamento non confessionale che
tratti il fatto religioso sarebbe
integrabile nell’abbozzo di
programma di riforma contenuto nel documento citato?
Ma qui il discorso si fa più
che mai ipotetico e ciò è dovuto al fatto che, come dicevo all’inizio, il convegno ha
solo iniziato un dibattito,
molto polarizzato, sulla «nuova idea per la scuola» che
ipotizza una partecipazione al
settore pubblico di scuole private che ottemperino a determinate condizioni. Si tratta di
uno schema di riforma realistico o di una proposta «europea» che trapiantata nel nostro terreno sarebbe soffocata
dallo strapotere cattolico?
È una proposta che mira
principalmente a riformare la
scuola o a dare uno sbocco
politico alla pressione per il
finanziamento della scuola
privata cattolica? Domande
per ora senza una risposta di
consenso. È significativo il
fatto che il documento finale
del convegno abbia sorvolato
su questo aspetto centrale del
dibattito. Così come è deplorevole il fatto che i due firmatari valdesi del documento
«Una nuova idea», Mario
Miegge e Paolo Ricca, non
siano intervenuti al convegno
neppure con uno scritto, per
non parlare del dibattito prima e dopo il convegno stesso.
Per quel che ci concerne, la
barca della «nuova idea per la
scuola» è dunque tuttora in alto mare. Per condurla al porto
della chiarezza sarà utile il
proseguimento del dibattito su
Riforma. E forse sarà necessario un secondo convegno.
(*) Scuola statale, scuola privata, scuola di tutti a cura della
Commissione di studio per la
diaconia. Quaderni di Diakonia,
Claudiana, 1995, Lire 10.000
Iniziativa di piccoli e medi produttori
Una rete europea
per cinema e video?
VALERIA SCHRADER
Come muteranno ìn Europa, da qui al 2000, gli
scenari dell’audiovisivo e del
«multimediale», settori in rapida espansione? E quale futuro per i piccoli e medi produttori indipendenti di cinema e televisione?
Per trovare una risposta, gli
addetti ai lavori di vari paesi
si riuniranno a Strasburgo a
settembre, in un incontro organizzato nella sede e con il
patrocinio de! Consiglio
d’Europa; «Stiamo lavorando
affinché a Strasburgo possa
nascere un’associazione intemazionale dei produttori indipendenti delle regioni, coloro che operano lontani dalle
capitali, ma con un’ottica europea, per trovare metodi di
lavoro comuni, e confrontarci
insieme con interlocutori quali l’Unione europea, le banche, le tv regionali che fuori
dall’Italia sono stratture molto sviluppate», spiega Alessandro Signetto dell’associazione Fert di Torino, che unisce produttori indipendenti e
altri professionisti del settore.
Nata con l’obiettivo di ristrutturare e trasformare in
centro di produzione ad alto
livello gli ex studi cinematografici Fert (Torino, in quegli
stabilimenti si affermava come la prima capitale cinematografica italiana), alla periferia di Torino, l’associazione è
anche impegnata in attività
formative. Significativamente
il primo passo in preparazione all’evento di Strasburgo è
stato fatto proprio nel capoluogo piemontese, con un in
contro tra produttori indipendenti di diversi paesi, avvenuto a margine della terza sessione del corso di formazione
del programma «Fave Regioni Alpi-Reno», che vede la
Fert tra gli organizzatori,
svoltosi nel giugno scorso.
Eave (Entrepreneurs de
l’audiovisuel européen) è
un’iniziativa del programma
«Media» dell’Unione europea, destinata ai produttori indipendenti. Dal 1988 Eave ha
formato circa 400 produttori
di cinema e televisione, contribuendo a creare una rete di
professionisti preparati alla
coproduzione intemazionale.
Il progranuna transfrontalierq
«Alpi-Reno» annovera 24
partecipanti provenienti da
Piemonte, dalle regioni francesi di Alsazia, Lorena e
Franca Contea e dal Saarland
tedesco. Il ciclo formativo è
strutturato in quattro sessioni,
tenute nei diversi paesi, ognuna delle quali affronta una fase dello sviluppo e della preproduzione di progetti per il
mercato europeo, sotto la guida di un’équipe intemazionale di esperti.
«La formazione ha sicuramente un molo molto importante per accrescere le capacità dei produttori - conclude
Signetto - e dopo questa
esperienza il nostro impegno
con Eave continuerà. Possiamo prevedere ad esempio
momenti formativi in settori
come quello della scrittura o
del Cd-Rom ma bisognerà
prima conoscere l’impostazione del nuovo piano “Media 2” dell’Unione europea,
che sta per essere varato».
Il primo libro in Italia sull'argomento
La sporca guerra
al popolo curdo
Tra i profughi che ogni notte cercano di sbarcare sulla riva italiana dell’Adriatico ci
sono centinaia di famiglie
curde; giovani e vecchi, donne, bambini e neonati che le
atrocità della guerra costringono a fuggire dalla Turchia;
l’esercito turco ha distratto le
loro città e i villaggi, ha bruciato il bestiame, ha incendiato campi, pascoli e foreste.
Di questa guerra tanto vicina non soltanto geograficamente ma anche politicamente (la Turchia fa parte della
Nato, del Consiglio d’Europa
e del Osee) ci giungono soltanto rare e frammentarie notizie. Il libro /<fuochi del Kurdistan* spezza. un silenzio
non casuale; a differenza di
Bosnia e Cecenia, la Turchia
è un ottimo partner commerciale per i governi dell’Unione europea e degli Usa, soprattutto nel settore più lucroso, quello degli armamenti.
I fuochi del Kurdistan è il
primo libro, e non soltanto in
Italia, che parla di quella che
negli ambienti internazionali
è definita la «sporca guerra»
perché la Turchia, non vincolata dalla convenzione di Ginevra, ne fa ricadere il peso
sui civili e si avvale degli
squadroni della morte per
stroncare l’opposizione democratica e pacifista. È anche
l’unico a fornire informazioni
di prima mano sul Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdi
stan, che da 11 anni tiene testa al secondo esercito della
Nato e nello stesso tempo
svolge fuori della Turchia
un’intensa attività diplomatica per arrivare a una soluzione pacifica della questione
curda.
L’autrice, giornalista e
scrittrice esperta di storia e
politica del Medio Oriente,
inquadra la questione curda;
la guerra turco-curda nella
storia millenaria e sconosciuta del Kurdistan che racconta
in pagine affascinanti, ricche
di citazioni (dalla Bibbia a
Marco Polo, da Senofonte al
poeta del Rinascimento curdo
Ahmadi Khani, allo storico
ottomano Celebi). L’esposizione degli eventi contemporanei è illuminata da una puntuale analisi politica, basata
su un’amplissima documentazione. Non c’è nulla di superfluo in questo breve saggio
storico-politico; sintesi e
chiarezza assicurano una veloce e coinvolgente lettura.
(*) Laura Schrader: I fuochi
del Kurdistan, Roma, Datanews, 1995, pp 124, £ 16.000.
. ;
l^aUtoà^entO
a
WÍ50RMA?
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 25 AGOSTO 199.t^
Agenda
TORRE PELLICE — In occasione del
centenario della Federazione mondiale degli
studenti cristiani si tiene un incontro degli
amici e delle amiche del movimento italiano. Relazioni di Mario Miegge, Francesca
Spano e Emidio Campi. Dalle ore 9 presso
la Biblioteca della Casa valdese in via Beckwith 2. Informazioni allo 0121-932675 oppure allo 0121-901586.
TORRE PELLICE — Si tiene l’annuale
Assemblea della Società di studi valdesi.
L’appuntamento è per le ore 16,30, nell’Aula sinodale in via Beckwith 2. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 0121-932179.
TORRE PELLICE — Si tiene la serata
culturale della Società di studi valdesi sul
tema «Tra storia e folclore delle valli valdesi. L’opera di Teofilo Pons nel centenario
della sua nascita». Interventi di Emanuele
Bosio, Abry Christian, Arturo Genre, Giorgio Tourn: ore 16,45, neU’Aula sinodale. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 0121-932179.
PIEDICAVALLO (Biella) — Nel quadro
delle manifestazioni per il centenario del
tempio dei «picapere» si tiene la «giornata
del centenario» con il culto alle ore 10,30 a
cui seguiranno «ricordi storici». Per ulteriori informazioni telefonare allo 015-590112.
ASSEMBLEA UCEBI: È convocata, per venerdì 1° settembre alle ore 11 preso il tempio di Torre Pellice, in sessione congiunta con il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste. Affronterà e delibererà su materie comuni alle chiese quali la collaborazione territoriale, il settimanale Riforma, e soprattutto affronterà il tema dell’ordinamento ecclesiologico delle tre denominazioni. Per informazioni:
Ucebi telefonare allo 06-6876127, fax 06-6876187.
SINODO VALDESE: Si aprirà a Torre Pellice con un culto, domenica 27 agosto alle 15,30, il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste. I lavori proseguiranno fino a venerdì 1“
settembre quando il Sinodo si riunirà in sessione congiunta
con l’Assemblea dell’Unione battista. L’assise di battisti
metodisti e valdesi si concluderà domenica 3 settembre.
STORIA ERETICALE E ANTIERETICA DEL MEDIOEVO: È il tema del XXXV convegno di- studi della
Società di studi valdesi. Il convegno, sotto la direzione
scientifica del prof. Grado G. Merlo, si terrà presso la Casa valdese di Torre Pellice dal 4 al 6 settembre. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Società di studi valdesi,
via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179.
CULTO EVANGELICO: Ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: Rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 8. Nel numero di domenica 27 agosto e (replica) lunedì 4 settembre: «Incontri e confronti nel
cristianesimo oggi; evangelici e democrazia».
AVVERTENZA: per questa rubrica inviare lettere o fax
con i programmi 15 giorni prima del venerdì di uscita.
Chiesa battista di Sant'Angelo in Villa
Una lettera chiede
«Chirac: ferma i test!»
La Chiesa evangelica battista
di Sant’Angelo in Villa (Prosinone), in seguito all’annunciata
decisione del Presidente francese Chirac di dar corso a
esperimenti nel Pacifico riguardanti nuove testate nucleari, ha redatto e inviato al Presidente stesso il testo che riportiamo qui di seguito.
«Signor Presidente,
Le chiediamo di recedere
dalla decisione di riprendere
le prove nucleari nelle isole
del Pacifico, Mururoa.
Siamo convinti che l’umanità non ha bisogno di ulteriori segnali di violenza e di morte e che la scelta del nucleare
quale deterrente di possibili
guerre, in realtà non provoca
in nessun popolo il timore necessario per evitare il rischio
di conflitti anche più vasti di
quelli cosiddetti locali.
L’esperienza dimostra co
me in questa fine di millennio
le guerre e le oppressioni sono ancora più tragiche e violente a causa della mancanza
di una cultura etica e politica
fondata sulla pace, e della
presenza sempre più acuta
della cultura fondata sul principio della liquidazione morale e fisica dell“avversario”.
Signor Presidente, in questa
società manichea, lo sviluppo
e la proliferazione di armi che
possono distruggere l’intero
pianeta è d’incitamento alla
deliberata volontà di distruzione del creato intero.
Le chiediamo dunque. Signor Presidente, a nome del
diritto nostro e delle generazioni a venire alla vita, di
ascoltare le nostre motivazioni contrarie all’uso di armi
nucleari come di qualsiasi altro strumento che semina la
morte».
Una preziosa esperienza di lavoro sul disagio minorile a Palermo
In tre^ ma con una stessa mente
MARCOJOURDAN
ROBERTO LOCCHI
GIANLUCA BARBANOTTI
La collaborazione a più livelli tra l’Istituto Gould
di Firenze e il Centro diaconale di Palermo ha evidenziato quante energie e risorse
possono essere reperite quando ci si apre al confronto e alla difficile sfida della coprogettualità. Dal settembre del
1994 è stato attivato un progetto di collaborazione fra
l’Istituto Gould e il Centro
diaconale «La Noce». Gli
obiettivi di servizio erano costituiti dalla messa in opera di
una comunità per minori e di
un servizio di educatori domiciliari; la comunità costituiva una risposta necessaria
in una regione dove il ricovero in istituto è ancora la risposta più diffusa al disagio
minorile, mentre i servizio
educativo domiciliare si proponeva come risposta del tutto innovativa nel contesto dei
servizi sociali cittadini.
Tappe del progetto
a) la selezione degli educatori: avvenuta a luglio ha
comportato la necessità di
presentarsi in modo limpido e
chiaro di fronte alle pressioni
di una società caratterizzata
da una dilagante disoccupazione intellettuale e dalla diffusione di metodi clientelari
di reclutamento tanto nel settore pubblico che in quello
privato. È stata quindi impostata una selezione per concorso che prevedeva prove
articolate e adeguate alla particolare figura dell’educatore;
b) la formazione svolta agli
inizi di settembre è stata indirizzata non solo alla crescita
professionale, ma anche alla
socializzazione con la dimensione del servizio diaconale e
protestante;
c) l’operatività: da settembre si sono attivati i due servizi che hanno cominciato ad
occuparsi rispettivamente di 6
minori (la comunità residenziale) e di 4 nuclei familiari
(il servizio educativo domiciliare);
d) la supervisione e la verifica: in un organigramma che
vedeva nella figura di Gaspare Cusimano il responsabile
della gestione dei due servizi,
si configurava una volta al
mese una supervisione del lavoro nel corso della quale
Gianluca Barbanotti (traitd’union Firenze-Palermo) verificava l’andamento del progetto tramite colloqui e momenti di formazione.
Attività pittoriche in comunità
La coprogettualità
Come fare a lavorare insieme? Come confrontarsi quando uno lavora in una realtà
come la Toscana e l’altro in
uno dei quartieri più disgregati di Palermo?
La massima cinese che dice
di non dare un pesce a uno
che ha .fame ma di insegnargli
piuttosto a pescarlo, sembra
indicare un percorso, nell’ambito dei rapporti di solidarietà
Nord-Sud, paesi ricchi-paesi
poveri, che possa superare le
logiche degli aiuti assistenziali caritativi. In realtà fra «sapere» e «avere» non c’è una
correlazione né diretta («chi
ha, per forza sa») né tantomeno inversa («chi non ha, sa»
come se il know-how fosse
slegato dalla possibilità di
sperimentare). La scelta che,
nel nostro piccolo, abbiamo
fatto, è invece quella della
collaborazione su di un progetto comune. Coprogettare
significa definire gli obiettivi,
confrontare le risorse a disposizione, tentare insieme delle
soluzioni nuove, ed è quello
che abbiamo tentato di fare.
Le modalità di lavoro vagliate in nuova realtà hanno
potuto essere scorporate di
tutti gli aspetti contestuali e
assumere quindi delle valenze
professionali più chiare e definite. Un esempio: se il progetto di educatori domiciliari
di Firenze prevedeva che
l’educatore dovesse, alla conclusione del progetto, «chiudere» l’intervento con un distacco definitivo dal minore,
la successiva esperienza di
Palermo ha portato a maturare
una metodologia del distacco
più articolata e flessibile che
può prevedere anche periodi
di monitoraggio e sostegno
Un momento di programmazione
P0T1 wiàtrl aequi9tl, per gli abbonamana al perloeHd evangelici
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delle situazioni. Tale impostazione, proprio perché sostenuta dalla dimensione professionale, non è valida solo per la
Sicilia ma può esserlo anche
per la Toscana o altrove. Non
si è trattato quindi di esperienze che da Firenze sono
state «trasferite» o «adattate»
a Palermo in una sorta di
viaggio a senso unico, ma di
un’occasione per un’ulteriore
elaborazione degli impianti
concettuali e metodologici
delle due strutture. La scelta è
stata quella di non limitare le
commistioni, ma di andare fino in fondo alla partecipazione («con chi ti chiede di fare
un miglio, fanne due»).
Come sempre succede in
questi percorsi difficili ma oltremodo affascinanti, abbiamo scoperto accanto alla ricchezza delle differenze molte
impostazioni comuni, una
cultura di riferimento legata
al senso della diaconia, del
servizio e del lavoro che ha
permesso l’utilizzo di un linguaggio unico e di un’unica
motivazione, ci auguriamo di
«un medesimo parlare» e
«una medesima mente».
"a
Rinviata l'esecuzione
di Mumia Abu jmal
Grazie alla pressione internazionale l’esecuzione di
Mumia Abu Jmal, giornalista
nero condannato a morte in
Pennsylvania, è stata rinviata
per consentire alla difesa di
chiedere una revisione del
processo. L’esecuzione era
prevista per il 17 agosto scorso. All’azione internazionale
per la salvezza di Mumia si
era associato anche il Dipartimento per l’evangelizzazione
deirUcebi e molti nostri lettori hanno scritto lettere di
sostegno alla richiesta di revisione del processo.
Gli avventisti ospitano
i bambini di Cernobil
Da giugno, come negli anni
passati, la Chiesa avventista
italiana ha ripreso il suo impegno in favore dei bambini
di Cernobil, vittime di una
tragedia consumata ormai
dieci anni fa ma i cui effetti
sono ancora oggi gravissimi.
Entro ottobre verranno ospitati, in strutture e centri avventisti, oltre 400 bambini
che avranno così la possibilità di usufruire di un soggiorno lontano da radiazioni nocive e di una alimentazione
adeguata.
PROP
«Internettisti» cercansi
Tutti coloro che sono in
possesso di indirizzi Internet
sono pregati di segnalarli alla
Tavola valdese, uffici di Roma (via Firenze 38, 00184
Roma) anche tramite fax (064743324).
Vi sono molti pastori negli
Stati Uniti che vorrebbero entrare in contatto con membri
di chiesa italiani e che hanno
chiesto di essere informati
sulla possibilità di usare questo sistema di comunicazione.
A breve forniremo agli interessati gli indirizzi Internet
disponibili di pastori Usa.
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale.
La durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata entro settembre su modulo fornito dalla segreteria. Si richiede la maturità o il diploma di scuola secondaria superiore. I/le candidati/e dovranno, contemporaneamente, iscriversi ad un corso universitario o ad una scuola di formazione
professionale, nell’ambito educativo, sociale, sanitario o
dell’accoglienza (per esempio: educatori/trici, assistenti sociali, infermieri/e, economia e gestione dei servizi di accoglienza). La segreteria può fornire informazioni ed orientamenti in tal senso.
Quota dì iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli/
le studenti/esse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del Centro. In questo caso possono usufruire di una
borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inoltre, a loro scelta, possono chiedere un
prestito, senza interesse, rimborsabile all’inizio della loro
attività lavorativa. La segreteria è a disposizione per informazioni più dettagliate.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Il corso di formazione diaconale inizierà il prossimo
ottobre. Il programma è disponibile in segreteria. Per Tini"
zio dei corsi o delle scuole di formazione professionale ciascuno/a dovrà seguire il calendario della scuola prescelta.
Per la formazione diaconale e quasi sempre anche per la
formazione professionale le iscrizioni sono a numero chiuso. Le ammissioni sono precedute da un colloquio. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è aperta sia in agosto che in settembre ed è a
disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie e
per risolvere dubbi anche di carattere personale. Rivolgersi a.
Segreteria del CFD - do Istituto Gould - via dei Serragli'
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15
venerdì 25 AGOSTO 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
Il giubileo
romano
Caro direttore,
imperatori, papi e governi
ogni tanto rifanno il volto di
Roma. Leggo su un giornale:
«La Commissione mista Italia-Santa Sede, organismo che
riunisce le istituzioni italiane
e vaticane coinvolte nella programmazione per l’Anno Santo, e di cui fanno parte il sindaco di Roma, Rutelli, e il
presidente della Regione Lazio, Badaloni, ha definito le
priorità con cui selezionare i
progetti. In sostanza la Commissione ha fatto proprie le
indicazióni contenute nel documento programmatico presentato dalla giunta comunale
capitolina nel maggio scorso,
privilegiando gli interventi sul
settore della mobilità. Le opere giudicate più urgenti da
realizzare sono la nuova linea
metropolitana per il centro
storico dal Colosseo a via Ottaviano, presso San Pietro; un
tunnel sotto il Lungotevere
davanti a Castel Sant’Angelo;
la costruzione di parcheggi.
A renderlo noto è il direttore della Sala stampa vaticana,
Joaquin Navarro-Valls, secondo il quale “la Santa Sede
è molto soddisfatta del clima
di collaborazione stabilito
aH’interno della Commissione”. E a conferma che la scelta per la nuova metro (sei fermate entro il Duemila, costo
circa 800 miliardi) è in testa
ai pensieri della giunta comunale, oggi sindaco e vicesindaco di Roma presenzieranno
all’inizio dei sondaggi del sottosuolo intorno al Colosseo.
“E il primo lavoro di verifica
tecnica del progetto, la cui
stesura preliminare di fattibilità - informa il Campidoglio
è già stata consegnata (...) al
presidente del Consiglio Lamberto Dini e a monsignor Sergio Sebastiani, responsabile
del Vaticano per il Giubileo».
Ma già prima: «È entrato in
vigore il decreto legge varato
dal Consiglio dei ministri del
28 giugno che prevede l’ingresso del ministero del Teso
DIBAHITO^
Sì al team per la crescita
»j
N. SERGIO TURTUUCI
L9 idea di Erika Tomassone sul team
pastorale và approfondita, come
lei chiede, non va lasciata cadere. Sto
preparando una tesina di teologia pratica
per la Facoltà valdese di teologia e le
cose che dice Erika le penso anch’io, ,ci<
sto lavorando su.
La scarsità di pastori può essere
un’occasione per le chiese evangeliche,
che per riprendere lena hanno necessità
di riscoprire il sacerdozio universale dei
credenti, non c’è altra strada. Il paese
che con più coerenza ha vissuto il sacerdozio universale sono stati gli Stati Uniti. I credenti che andavano coi carri dei
pionieri nei grandi spazi, pastori non ne
avevano: si rimboccavano le maniche,
facevano da soli, si inventavano predi
' catoni^ portavano aiuto. Queste nostre
società per molti versi in crisi, hanno acquisito che ci si impegna nelle cose che
coinvolgono gli spazi di autonomia, di
soggettività personale. C’è stata una dimensione oggettivante della teologia
, protestante che è prevalsa in Europa per
qualche decennio. Non era forse nelle intenzioni all’origine ma le scolastiche, si
sa, tendono sempre a cristallizzare. La
nuova teologia pratica toma a riscoprire
^ il ruolo attivo del soggetto credente, la
" dinamica del gruppo di credenti come
«soggetto del proprio agire». ... ì
lo credo al ruolo, al ministero dei laici
nella cura d’anime, nella diaconia, nella
relazione d’aiuto, forse ancora più che
nella predicazione. Qui va giocato un sacerdozio universale in forme moderne.
Predicatori, come dice il moderatore
Gianni Rostan, non ci si improvvisa (i
pionieri nel West vi erano costretti); portare aiuto ai fratelli dovrèbbe invece essere compito di ogni crìstmo, per quello
che può; e potrebbe esserci un aiuto, una
diaconia, una consulenza circolare, non
direttiva, come si dice nel linguaggio
della psicologia: vale a dire tra partner,
da apri a pari, non sacerdotale, arricchente per chi la dà e chi la riceve.
Le chiese, i gruppi all’interno delle
chiese sarà bene che imparino a fare lavoro pastorale. Il team pastorale, come
dice la Tomassone, potrà assumere altrettanto bene molti dei ministeri, dei carichi di lavoro che oggi gravano sul pastore, il pastore sarà libero di fare quello
che propriamente gli compete: la guida
spirituale della comunità. Sarà la crescita di tutta la chiesa ad a\ \ aniaggiarscne.
ro nell’azionariato dell’Agenzia per la preparazione del
Giubileo. L’ingresso del Tesoro avverrà attraverso la
Cassa depositi e prestiti. Gli
altri soci dell’Agenzia sono il
comune di Roma, la Regione
Lazio, la Provincia di Roma,
e la Camera di Commercio di
Roma. L’Agenzia avrà la responsabilità tecnica della stesura del piano generale degli
interventi, ne valuterà i costi
economico-finanziari, fornirà
precise indicazioni sulle diverse priorità, valuterà i tempi
di realizzazione nonché le interconnessioni progettuali
operative di ciascuna opera
con le altre, provvederà al
controllo sulla qualità e sulla
regolarità della loro esecuzione. Infine dovrà informare i
cittadini su tutte le iniziative».
Potrei continuare. Mi limito
a riportare ancora: «Dini ha
promesso, dice ancora Rutelli, che già nell’imminente anticipo della Finanziaria sarà
inserita una voce di spesa per
il finanziamento straordinario
al Giubileo».
Venire incontro, dare permessi e disponibilità può essere legittimo, necessario in
una valutazione dell’interesse
generale e dei diritti di tutti,
ma qui mi sembra che si vada
oltre su una strada politicoreligiosa, appoggiata dalle si
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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Partecipazioni: milllmetro/colonna£ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1‘ gennaio 1951, responsabile Franco Glampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 30 del 28 luglio 1995 è stato consegnato per l'Inoltro postale airufflcio CMP Nord,
via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 26 luglio 1995.
nistre o sedicenti tali, che ci
riporta al potere temporale
dei papi, con l’aggiunta che a
far le spese saranno tutti i cittadini italiani, compresi quelli
delle valli valdesi.
Raccomando la lettura della
novella di Abraham ebreo nel
Decamerone. Boccaccio parlava più chiaramente,
Gustavo Malan
Torre Pellice
PS - Da quando ho scritto
questa lettera l’impegno, finalmente a carico del contribuente, è stato indicato in undicimila miliardi. Il sindaco
di Roma ha precisato in Tv,
se ho ben capito, che solo tre
di questi proverrebbero da un
provvedimento speciale, gli
altri da fonti direi più ordinarie, cioè sempre da quelle tasse che lo stato italiano riscuote così male e insufficientemente, e impiega come si vede. Sono previsti anche 770
miliardi per solidarietà sociale, oggi parole salvatutto che
scivolosamente sostituiscono
la parola «diritti».
Lillina
un'amica
Un’amica recente, preziosa,
è stata Lillina Quattrini. Posso dire amica, nonostante la
differenza di età, che è un vero salto di generazione. Eppure amica nel senso preciso di
quella sua speciale attenzione, desta, vivace, partecipe
dei problemi tuoi, siano essi i
suoi oppure no, poco importa.
Questo non è un necrologio. Non l’ho conosciuta abbastanza, e nemmeno l’ho conosciuta nel lungo periodo in
cui, io so, ha svolto, magari
non sempre in vista, quell’infinità di grandi e piccole incombenze, di ruoli, di attività
gravose che sono il supporto
indispensabile, mai abbastanza riconosciuto, del più «visibile» lavoro nella chiesa.
Questo non è un necrologio, è un ricordo personalissimo e intimo, e francamente
un po’ imbarazzato. Ma credo
che sia giusto ricordare di lei
una qualità speciale quanto
rara: Lillina aveva (e ha saputo trasmettere) un’opinione
sobria di se stessa, «secondo
la misura della fede che Dio
ha assegnato a ciascuno»
(Ròmani 12, 3). Ed era questa
«misura» della fede, io credo,
che precisamente le permetteva di non credersi speciale, al
centro del mondo, qualunque
cosa le capitasse; e che le
permetteva invece di accorgersi degli altri, farsi carico
dei loro problemi. Di qui anche l’equilibrio straordinario,
la misura non supponente del
giudizio, l’ironia e, perché
no, l’autoironia. •
Ed è questo un patrimonio
prezioso, che una donna più
anziana ha trasmesso a una
donna più giovane, magari
secondo il suo stile, senza essersene neanche accorta.
Rosanna Ciappa - Napoli
Il tempo
è vicino
Da più di un secolo le chiese evangeliche europee sono
impegnate in un serrato confronto teologico-filosOfico per
tentare di legittimare, di fronte alle critiche illuministiche,
romantiche e marxiste. Fazione e l’importanza della chiesa
come istituzione essenziale
per lo sviluppo etico, sociale e
filosofico dell’Europa e del
mondo occidentàle. In particolare Troeltsch sosteneva
che la civiltà europea prodotta
dalla cultura protestante aveva raggiunto il culmine dello
sviluppo etico-culturale.
Pur non rinnegando la validità di questa analisi né la rivoluzione culturale rappresentata dalle conclusioni
dogmatiche, teologiche e politiche di Lutero e Calvino,
ritengo che, esaminando la
situazione attuale dell’Europa e del mondo occidentale,
ci si stia avviando verso
un’epoca di materialismo
esasperato e finalizzato, narcisisticamente, al mantenimento di queste condizioni,
frnché è possibile.
Pure le nostre chiese evangeliche annaspano nella ricerca di soluzioni che tendano ad
adeguare la loro azione e il loro culto alle nuove realtà di
povertà sociali e discriminazioni etniche prodotte dal sistema criticando, non sempre
in maniera netta e incisiva, le
classi dominanti. A me sembra che sia andata indebolendosi e affievolendosi la dimensione profetica, teologica
ed escatologica dell’agire cristiano, e che si vada delegando, per motivi ecumenici, alla
Chiesa cattolica, che le ha
deformate, queste dimensioni,
con il risultato che la Chiesa
cattolica assume un ruolo politico sempre più rilevante
sulla scena mondiale, cercando di assumere la leadership
in campo religioso.
Per tutti questi motivi non
possiamo trascurare di esaminare, alla luce della Scrittura,
l’evoluzione storica degli avvenimenti. Basterebbe citare
la grande attualità di Matteo
24 e Marco 13 per verificare
che «il tempo è vicino» e la
parusta di nostro Signore Gesù Cristo prossima, e come
sia tassativo l’annuncio del
Regno che viene con tutta
franchezza ed estrema chiarezza a tutti coloro che credono ancora a soluzioni umane
delle crisi esistenziali, economiche, politiche e sociali che
ci coinvolgono. Gesù diceva a
ragione «senza di me non potrete fare nulla» e i nostri
sforzi senza la sua guida sono
improduttivi e vani. L’impegno a ricercare la sua volontà
deve essere prioritario e quotidiano per poter sfuggire alla
crescente angoscia e al senso
di vuoto che coinvolge le nazioni. Gesù sta invitando ogni
uomo alla sua festa come insegna la parabola del gran
convito (Luca, 14), ma a causa delle occupazioni quotidiane rimangono esclusi proprio
gli eletti. Noi invece vogliamo essere fra coloro che come Paolo annunciano con
gioia al proprio prossimo «Sta
di buon cuore, il Signore è vicino» (Filippesi 4, 4-6). Forse
è proprio di questa gioia e di
questa speranza che i nostri
contemporaneTriianno bisogno. La sapremo esprimere?
Mario Alberione
Lusema San Giovanni
Lina proposta
al Smodo
Mi permetto di esprimere
un suggerimento al Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste: in sostituzione della normativa attuale che stabilisce il
rimborso ai pastori, da parte
della Tavola, delle spese sostenute per il riscaldamento e
il condominio, istituire un assegno integrativo, a copertura
delle suddette spese, da affiancare l’assegno. La proposta tende a snellire il lavoro
dei cassieri delle chiese alle
prese con i «sospesi di cassa»
e anche a ridurre il sovraccarico di contabilità per gli uffici
amministrativi della Tavola.
Vera Velluto - Taranto
«Riesame»?
La lettera scritta da un
gruppo di membri della Chiesa valdese di Sampierdarena
{Riforma n. 26), in risposta
all’articolo di Alfredo Berlendis dal titolo «Occorre un
profondo riesame» {Riforma
n. 16), trova delle ulteriori
adesioni, che ci sono state comunicate da Fabrizio Zerbini
(Felonica) e da Maria Fabro,
della stessa comunità di Sampierdarena.
Errata
Nell’articolo pubblicato
nello scorso numero 30, pag.
7, dal titolo «Per la nonviolenza» siamo incorsi in uno
spiacevole refuso. Anziché
leggere la «violenza non è innata» occorre leggere correttamente «la nonviolenza non
è innata». Ci scusiamo con
l’autrice e con i lettori.
Partecipazioni
«Tre volte ho gridato al Signore
perché mi liberasse;
ed egli mi ha detto:
la mia grazia ti basta»
Il Corinzi 12, 8
Dopo lunghi anni di continue e
acute sofferenze ha trovato riposo nel Signore
Lucia Foligno Bensì
Ne danno l'annuncio il marito
Piero, le figlie Laura, Sara e Silvia, i nipotini Massimiliano e Barbara, i fratelli e le sorelle.
I funerali si sono svolti al cimitero evangelico degli Allori, Firenze, il 2 agosto 1995.
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
Serenamente, all'età di 91 anni, circondato dall'affetto dei familiari e di tanti amici cari, è ritornato alla casa del Padre celeste
Ascanio Ferrara
Lo annunciano i figli Maria e
Nardino Casorio, i nipoti e i fratelli e le sorelle della comunità
valdese di Orsara di Puglia riconoscenti al Signore per i suoi doni e la disponibilità offerta incondizionatamente per lunghi anni.
Orsara di Puglia, 3 agosto 1995
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della cara
Arvatt Annita ved. Marchetti
riconoscente, ringrazia tutti coloro che con presenza, scritti e parole di conforto hanno preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Aimetti, al personale medico e infermieristico dell'Ospeale
valdese di Pomaretto, ai pastori
Vinti, Peyrot e Ribet, al personale
e agli ospiti dell'Asilo dei vecchi di
San Germano Chisone, alle Unioni delle madri di San Germano e
di Pomaretto.
Pomaretto, 26 luglio 1995
«Gesù le disse: Chiunque
crede in me, anche se muore,
vivrà in eterno»
Giov. 11,25
È mancata all'affetto dei suoi cari
Ada Mansuino
di anni 81
Ne danno il triste annuncio il
fratello Dino con la moglie Anna,
i nipoti Daniele, Andrea e Silvia e
i parenti tutti.
Sanremo, 17 luglio 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la luce del mondo,
chi mi segue non camminerà
nelle tenebre
ma avrà la luce della vitg»
Giovanni 8,12
I familiari di
Alma Tron ved. Pascal
sentitamente ringraziano tutte le
persone che, in svariati modi,
hanno manifestato solidarietà e
affetto nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento
vada alla pastora Lucilla Peyrot,
al personale della Guardia medica e dell'Ospedale valdese di
Pomaretto.
Pomaretto, 25 agosto 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?»
Salmo 121
La nuora e il nipote di
Lina Susanna Buffa
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alle amiche Bianca Buffa e Paola
Gaydou, alla nipote Carla Bonnet, al sig. Livio Gòbello e a tutto
il personale dell'Asilo valdese di
Luserna San Giovanni e al pastore Claudio Pasquet.
Luserna San Giovanni
25 agosto 1995
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RIFORMA
venerdì 25 AGOSTO 1995
Intervista ad Alberto Gabella, ex direttore dell'Istituto italiano di cultura di Parigi
Il senso dello stato degli italiani alle prese
con i nazionalismi presenti e del passato
Il conflitto fece tre milioni di vittime civili
Il Vietnam a 20 anni
dalla fine della guerra
_______AtBEBTO CORSANI______
Gli italiani non hanno coscienza di essere una nazione, ed è un male che sia
così: questa, almeno, è la tesi
del sociologo e politologo torinese Gian Enrico Rusconi,
che si è tradotta in un libro
assai discusso un anno e mezzo fa {Se cessiamo di essere
una nazione, ed. Il Mulino).
La polemica non è tardata,
ma il tema ha ripreso e riprende ciclicamente vigore,
ogni qualvolta una delle ormai numerose riviste di approfondimento politico sfiora
la tematica. È il caso di Liberal, che nel suo n. 4 (giugno
’95) dedica un intero dossier
alla questione, con interventi,
fra gli altri, di Giorgio Rumi,
Biagio De Giovanni e altri fra
storici e politologi. Dell’argomento abbiamo parlato con
Alberto Gabella, ex direttore
dell’Istituto italiano di cultura
di Parigi, che è tra i precursori del Movimento federalista
europeo, e che ha tenuto presso la facoltà di Scienze politiche deirUniversità di Torino
nei mesi scorsi un corso su
L’idea di Nazione e il nazionalismo nella storia europea,
destinato a essere riproposto
alla Facoltà valdese di teologia, chiedendogli innanzitutto
se la polemica sia giustificata.
«Si tratta di riflettere sul
tardivo processo di unificazione nazionale. Il Risorgimento, sosteneva Gobetti, è
stato una rivoluzione mancata
così come è accaduto con la
Un ufficiale del governo militare alleato distribuisce caramelle e cioccolata ai bambini dei «bassi» di Napoli
diale non è comune agli italiani: il Sud ha mantenuto
lealtà alla monarchia, che al
Sud si era trasferita, e ha conosciuto l’occupazione militare degli alleati come “liberazione”, mentre il Nord ha
dovuto affrontare una guerra
civile contro l’occupante tedesco e i resti del fascismo».
- Si parla anche di assenza, in Italia, di una vera e
propria «religione civile»:
che cosa si intende con il termine e perché mancò?
«L’idea è di origine rousseauiana e animò gli ideali
Se sapessi qualche cosa
che mi fosse utile ma che fosse pregiudizievole
alla mia famiglia,
la respingerei dalla mia mente.
Se sapessi qualche cosa utile alla mia famiglia
ma che non lo fosse alla mia patria,
cercherei di dimenticarla.
Se sapessi qualche cosa utile alla mia patria,
ma che fosse pregiudizievole all’Europa,
oppure che fosse utile all’Europa
ma pregiudizievole al genere umano,
la guarderei come un delitto.
Montesquieu (1689-1755)
Riforma, in quanto non seppe
coinvolgere le masse e fu
un’operazione essenzialmente
diplomatico-militare. Ora, nel
contesto del secondo ’800, le
due forze ideologiche, socialista e cattolica, ebbero rapporti difficili con lo stato. Per
il Partito socialista esso era
un nemico di classe, l’ideologia era internazionalista e faceva da contraltare a quella
borghese-nazionalista. I cattolici invece rimanevano fuori dalla politica per volontà
della Chiesa: vi entreranno
tardi, quando la Chiesa stessa
riterrà necessario contrastare
l’egemonia socialista sulle
masse. In ogni caso nel movimento cattolico prevalgono
valori universalistici e localistici, vi è diffidenza nei confronti del centralismo statale
(solo don Sturzo e poi De Gasperi avvieranno il partito a
una dimensione nazionale,
aperta all’Europa). Questo
può spiegare perché sia mancata una salda coscienza nazionale nel nostro paese.
D’altra parte la necessità di
recuperare una memoria storica per rinsaldare il .senso di
appartenenza nazionale non è
evidente in quanto l’esperienza della seconda guerra mon
della Rivoluzione francese.
Da noi lo stato nazionale nasceva “scomunicato” dalla
Chiesa, poiché quest’ultima
contrastava il Risorgimento.
Si trattò di una lacerazione
che Giolitti cercò per primo
di saldare; ma la conciliazione arriverà solo con il fascismo, sicché il “totalitarismo
dogmatico” della Chiesa si
affiancherà a quello politico
fascista. Non si realizzò quindi alcuna fusione tra una coscienza religiosa e una coscienza nazionale “democratica”: anzi, il connubio con
l’elemento nazionale si attua
con un’ideologia nazionalista
nel senso peggiore della retorica, dell’aggressività, del colonialismo, fino al legame
con Hitler e alla guerra».
- A proposito di fascismo,
quale modello di stato, quale
ideale intese proporre (o meglio imporre)?
«Ha ben osservato Norberto Bobbio sulla rivista Reset:
che il fascismo, anziché proporsi come continuazione del
Risorgimento (come intendeva Gentile), progressivamente
si “romanizzò”, e prese come
modello non il Risorgimento
(liberal-nazionale) ma l’impero romano, con tutte le av
venture che ne seguirono. Attualmente, c’è una tendenza
storiografica che interpreta
come una “degenerazione”
quello che portò il regime di
Mussolini all’imperialismo
totalitario, come se ci fosse
stato un “fascismo buono” e
dopo un “fascismo cattivo”.
Questa è una tesi buona solo
per Fini e Alleanza nazionale:
nella realtà il fascismo, per
affermarsi, prese da subito a
prestito l’ideologia nazionalista e antidemocratica di Corradini e del Partito nazionalista italiano, preesistente al fascismo stesso. La tesi di Corradini era che si dovesse sostituire laTotta fra nazioni alla
lotta fra classi: perciò il fascismo non eredita il nazionalismo democratico di Mazzini,
ma predicherà il nazionalismo totalitario».
- Ma oggi, dopo la caduta
di molti (non di tutti) i muri,
che senso ha l’idea di nazione in un contesto più ampio
come è quello europeo?
«C’è una serie di intellettuali seri e democratici i quali, ispirandosi al pensiero del
sociologo e filosofo Jiirgen
Habermas, si sono posti il
problema di “ripensare la nazione”. L’operazione mi sembra intellettualistica e soprattutto anacronistica, se si tiene
conto che stiamo assistendo
al trionfo dei nazionalismi e,
parallelamente, alla crisi scoperta, evidente, dello stato
nazionale. Gli stati nazionali,
in Europa, dispongono di una
sovranità reale sempre più ridotta, sia a livello militare sia
a livello politico-economico.
Dove si ricreano staterelli nazionali (come nell’ex Urss o
ex Jugoslavia) le prospettive
non sono certo quelle del pieno sviluppo della democrazia,
del pluralismo e della pace,
ràno addirittura di guerra civile. Ma anche il nazionalismo democratico è pernicioso: si pensi all’attuale situazione francese, in cui il giacobinismo ereditato dalla Rivoluzione (che fonda la nazione su una sovranità “inalienabile e indivisibile”) a destra come a sinistra, rischia di
fare fallire il progetto di una
comunità europea sovranazionale».
- Allora all’Italia serve
davvero rincorrere l’ideale di
nazione o non occorre piuttosto riscoprire il senso dello
.stato?
«In realtà sia Silvio Lanaro
che Gian Enrico Rusconi, nel
riaccendere la discussione
suiritalia come nazione, hanno reagito all’affermarsi della
Lega Nord, osservando che il
protezionismo etnico e localista è negazione dell’uguaglianza giuridica all’interno
di uno stato. Perciò, in assenza di organismi sovranazionali, essi ritengono che gli
stati nazionali servano a
mantenere saldi i fondamenti
costituzionali, facendosi garanti della solidarietà nazionale. Questo in parte è vero,
ma gli studiosi in questione
trascurano che il problema
centrale non è quello di reinventarsi un nazionalismo
buono ma quello di rifondare
uno stato serio al servizio dei
cittadini, con senso di giustizia, in grado di assolvere le
proprie responsabilità politiche ed economiche all’interno del processo europeo.
Gli stati nazionali non sono
stati peraltro quasi mai rispet-tosi delle minoranze e non
hanno saputo garantire una
convivenza pluralistica al loro interno. Questo vale, nel
nostro paese, per la discriminazione che per molti anni si
è verificata a danno dei tedeschi in Alto Adige; avviene in
Belgio (uno stato nazionale
artificioso, da poco ridiviso
nella comunità fiamminga e
vallona) e recentemente in
quella che era la Cecoslovacchia: qui gli slovacchi si sono
resi indipendenti, considerandosi non del tutto a torto una
minoranza negletta; ora essi
stessi stentano a riconoscere i
diritti della minoranza ungherese. L’esperienza dimostra
che solo gli stati federali “veri”, come la Svizzera in Europa (Urss e Jugoslavia non lo
erano), sono in grado di rispettare costituzionalmente il
pluralismo delle minoranze».
ROBERTO PEYROT
E dei giorni scorsi la notizia che a distanza di
vent’anni dalla cessazione
della guerra del Vietnam il
presidente Clinton ha annunciato la ripresa delle relazioni
diplomatiche con Hanoi. Il
conflitto ebbe infatti termine
nel 1975, con la vittoria del
regime comunista del Nord
sul Sud del paese, sostenuto
quest’ultimo dalle forze armate statunitensi.
Questa guerra, oltre ad aver
profondamente diviso l’opinione pubblica mondiale, costò la presidenza a Lyndon
Johnson e creò grossi problemi al suo successore Richard
Nixon, che alla fine decise il
ritiro delle truppe. Anche oggi le reazioni negli Usa sono
opposte: mentre da un lato
viene ritenuta opportuna una
normalizzazione dei rapporti,
dall’altro parecchi deputati
repubblicani (con qualche eccezione) bocciano la linea del
dialogo.
Anche in campo militare
questa decisione viene fortemente criticata. Il generale
Westmoreland, che fu il simbolo di quella guerra nonché
l’esecutore della teoria
deU’«espalation», parla di un
«insulto» ai circa 60.000 soldati americani ché non sono
più tornati indietro. E l’Associazione dei reduci ha manifestato la propria opposizione
ricordando la questione ancora aperta dei soldati dispersi,
di cui alcuni sarebbero ancora
prigionieri dei vietnamiti.
Tuttavia i 60.000 soldati
morti o scomparsi non sono
che una parte delle vittime
americane: si devono infatti
aggiungere altri 300.000 tra
feriti 0 mutilati, e poi ancora
ulteriori 300.000 ex militari
successivamente morti per
droga, per alcolismo o suicidi, nonché altre migliaia di
disadattati. Da parte vietnamita i dati sono assai più difficili da reperire. Il numero
delle vittime militari e soprattutto civili è elevatissimo e si
fa risalire a 3.000.000. Vittime bruciate o ridotte a relitti
umani dalle bombe al napalm, da quelle a frammentazione e dai vari pesticidi e
defolianti, che hanno trasformato vaste plaghe di quel
paese in un paesaggio lunare.
Anche i profughi sono stati
milioni, essendo stati distrutti, fra città e villaggi, 6.000
centri abitati.
Ma com’è il Vietnam oggi,
dopo l’unificazione avvenuta
un anno dopo la fine del conflitto, nel 1976? Va innanzitutto precisato che, pur trattandosi sempre di un regime
coniunista, l’attuale Co.stituzione ha rinunciato al marxismo-leninismo e tutela la proprietà privata: in pratica è stata una svolta «liberista» di
stampo cinese. Questa tutela
del capitale ha portato al conseguente sviluppo in tutti i
campi, richiamando diversi e
consistenti investimenti dall’estero, specie dal Giappone
e dall’Europa.
Un maggior benessere si
nota anche nelle città, dove le
automobili affollano le vie.
Nella sola città di Ho Chi
Minh (la ex Saigon), che conta 5 milioni di abitanti, circolano circa 500.000 motociclette giapponesi. Per contro
le biciclette, che costituivano
il tradizionale ipezzo di trasporto, stanno sparendo e
hanno ceduto il posto alle più
sofisticate mountain-bike. A
Hanoi, la capitale, il prodotto
nazionale lordo supera di
quattro volte quello dell’intero paese; la popolazione vietnamita, a differenza dell’Europa, è molto giovane (la
metà degli abitanti ha meno
di vent’anni), ed è notevolmente alfabetizzata.
Peraltro, secondo un’inchiesta condotta da Le Monde
diplomatique, la crescita galoppante e in parte incontrollata presenta anche dei risvolti allarmanti per l’ecologia: i
gas tossici della circolazione
stradale e delle fabbriche
hanno raggiunto livelli eccessivi mentre l’inquinamento di
tanti canali, vere e proprie fogne a cielo aperto ove vivono
centinaia di migliaia di persone senza risorse, è giudicato
irreversibile dai tecnici. È
grave anche la situazione abitativa: in certe zone urbane la
densità della popolazione raggiunge le 80.000 persone per
chilometro quadrato.
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, il crescente consumismo ha messo in crisi le
varie fedi. Il buddismo, secondo la citata inchiesta, tenta di sopravvivere sotto la
cappa di silenzio imposta dal
potere. I principali esponenti
hanno infatti finora rappresentato l’unica dissidenza con
la loro denuncia delle offese
ai diritti umani e alla libertà
d’espressione. Quanto alla
minoranza cattolica i dirigenti
assistono impotenti all’erosione del numero dei propri
fedeli.
In conclusione si può dire
che se da un lato la crescita
del paese è notevole, dall’altro manca un serio progetto di
società volto a riequilibrare i
grossi divari nati con l’urbanizzazione, a scapito della
parte più debole della popolazione rimasta nelle campagne.
Città Ho Chi Minh (ex Saigon); il quartiere cinese della città