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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
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Seguendo verità nella carità. — Efr». VI. 10.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE • LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Fer lo Stato [franco a destinazione]____ £. 3 00 J La Torino airUffizio del Oiornale, via del Prìncipe
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25 ( Tommaao dietro il Tempio Valdese.
Per P Inghilterra, id.................„ 5 50 ' Nelle Provjncib per mezzo di franco-òulU po
Per la Germania id................... „ 6 60 stali, che dovranno essere Inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di an anno. \ rettore della Bcona Novella.
AU eetero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meymeis, rue Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
L’episcopato cattolico del secolo XIX — Meditazione biblica, la potenza della preghiera —
Il servo fedele — Cronaca della quindicina.
L’EPISCOPATO CATTOLICO
D£L
SECOl^O WX
L’Episcopato cattolico, che ricevette con più che docile sommi.ssioue il domma deli’Immacolata concezione, e che uon ebbe utiu
parola di biasimo per una tale innovazione dell’evangelica, dottrina,
che ci fa ricordare i tempi funesti degli Arii e dei Novaziani, dei
Nestorii e dei Marcioni ; desso che non giudicò meritevoli di sue
censure le ecclesiastiche e civili autorità romane pel ratto del fanciullo Edgardo Mortara, nè si commosse aU’annunzio delle stragi
Feruggine, che pur furon tali da farci dimenticare quelle di Gedda;
desso che assiste impassibile agU scandali della corte papale ed alla
tirannide del suo governo, non che alla sistematica riluttanza del
romanesimo contro la cristiana civiltà del secolo, e le più legittime
¡\spirazioni di libertà e nazionale indipendenza della patria nostra,
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alza ora la voce, e manda un grido di straziante dolore, cui fa risuonare dairuno airaltro estremo d’Europa.
A tanto scalpore ai potrebbe domandare se il papa abbia definito
uu altro domma che faccia finalmente inorridire i vescovi cattolici ;
ma l’esperienza ci risponde che Eoma può sfucinar quanti dommi le
talentano, senza che l’episcopato contemporaneò abbia sillaba a proferire: si potrebbe domandare se il governo papale abbia consumato
qualche atto piii iniquo ancora di quello che attenta ai sacri diritti
della famiglia e dell’autorità paterna, e mette a soqquadro ogni principio di sociale economia; ma l’esperienza ancora ci ripete che Eoma
può superare la barbarie dei Vandali ed il fanatismo degl’islamiti,
senza che l’episcopato cattolico pur si commova: si potrebbe finalmente domandare se il mal governo dei papi, giunto aU’ultimo stadio
di demenza e tirannide, abbia una volta rivoltato anche la coscienza
dei vescovi cattolici, e li abbia costretti ad alzar la voce in difesa
dell’umanità conculcata e della rehgion vilipesa; ma l’esperienza ci
dice inesorabilmente che queste sonou topie ed illusioni. — Si grida
e si declama, s’impreca e si scomunica, perchè il papa corre il rischio
di essere ridotto alle sue semplici attribuzioni spirituali. — Si muove
terra e cielo, perchè i popoli delle Eomagne, stanchi del mal governo
dei preti, hanno dichiarato di volersi amministrare da loro, sotto
l’egida d’un principe leale e sinceramente italiano, quale si è il magnanimo Vittorio Emanuele II. — Si grida e si fulminano anatèmi
contro un popolo generoso che vuol godere anch’esso dei beneficii
della libertà civile e politica come tanti altri popoli cattolici. Piemontesi e Lombardi, Belgi e Francesi, Portoghesi e Spagnuoli. —
Ecco la grande sventura, cui bisogna scongiurare!
Ai tempi di san Bernardo, che pur non erano felicissimi pel Cri•stianesimo, una tale condotta deirepiscopato romano si sarebbe attirata la severa censura di quel campione illustre del cattolicismo; ma
ora, nel romanesimo anche i S. Bernardi non sono più di moda. La
più vile bassezza e la più pecorile sommessione si accoppiano ad una
tale pochezza di scienza, che fece giustamente dire al Gioberti che
ormai nel cattolicismo pochi sono quei vescovi, i quali sappiano
sostenere le religiose dottrine che professano.
Non ci reca dunque soltanto sorpresa, ma bensì vivissimo dolore
il vedere che coloro, che sono stati i^reposti alla custodia deirovile di
Cristo, si chiariscano pastori mercenarii, dappoiché tanto e così indegnamente si arrabattano per conservare e difendere ranticrietiana
signorìa dei papi, dimenticando e postergando i veri e vitali interessi
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del Cristiauesimo. Oh! si cessi una volta dal chiiiinare il jjtipato
previdenziale e necessario all’esistenza ed alla prosperità della Chiesa,
6 non si ripeta una sfida così impudentemente gittata al buon senso
ed alla pubblica coscienza!
E sarà dunque previdenziale la temporale dominazione del papa?
Ma se lo è ora che il Cristianesimo si è diiFuso c propagato su tutto
il globo, come noi fu al suo nascere, quando tutto cospirava ai suoi
danni, e sembrava che la superba filo.sofia pagana l’avrebbe soffocato
in culla? Il suo divino fondatore, che pure lo ha stabilito senza il
prestigio di regai diadema, o l’ansilio di temporale possanza, doveva
dunque imparare dal moderno episcopato cattolico ciò che meglio si
conveniva al vantaggio di sua Chiesa? Oh folli consigli, oh frenetici
consiglieri I
Che il papa adunque regni a Bologna cogli Austriaci e la legge
marziale, ecco ciò che agli occhi dei dignitarj della Chiesa romana
potrebbe solo costituire uno stato normale, regolare e vantaggioso al
Cristianesimo! Ecco l’ideale della prosperità della Chiesa! Che poi
gli abitanti delle Legazioni mantenghino l’ordine con trup{)e nazionali, si governino saggiamente ed amministrino la cosa pubblica con
giustizia, la è questa una tal cosa che vuoisi assolutamente chiamare
anarchìa, stato anormale ed intollerabile, cui i principi d’Europa
dovrebbero impegnarsi a far cessare pel bene e la sicurtà della Chiesa!
Una confessione così umiliante non nuoce forse piii alla religione,
che non gli possa apportar vantaggio il possesso, non diremo d’una
sola provincia, ma di cento regni ancora?
Questa singolare attitudine dell’episcopato contemporaneo ci sembra però interessantissima a studiarsi come sintomo manifesto della
profonda trasformazione che si operò nel seno della Chiesa cattolica.
Si rimonti al secolo XVII. — Crederebbe.5Ì che i vescovi si sarebbero
in allora dato alcun pensiero di un attentato alla temporale dominazione del papa? Luigi xiv stese le mani sul principato d’Avignone
che apparteneva al papa nella stessa guisa delle Legazioni, senza
che alcun vescovo avesse mai proferto sillaba intorno al tal fatto, e
senza che i prelati di Francia avessero cessato per un istante dall’esaltare il monarca, spogliatore e dichiarato nemico del papa, e dall’acclamarlo il baluardo della fede. — Si sarebbe certamente fatto
trasecolare il graude Bossuet, se gli si fosse detto che la dominazione
temporale del papa gli era necessaria all’esistenza, alla dignità e
prosperità della Chiesa. E ciò si spiega, perchè il papato avea in allora ben poca importanza per se medesimo. — La Chiesa cattolica
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avea consistenza sua propria, e la cieca confidenza delle popolazioni
era per e.ssa una garanzia sufficiente di solidità e durata. Ma oggi
die l’autorità morale ed il prestigio del clero sono stati scossi dal
progresso della ragione ed ecclissati dalla progrediente civiltà del
secolo, la Chiesa non trova più in se stessa la medesima confidenza,
e ciò che altre volte non era per lei che secondario, è oggi addivenuto
essenziale. — Il papa è stato identificato nella Chiesa; egli è l’architrave dell’edifizio, ed U clero teme che la caduta del potere temporale
del papa non conduca per contracolpo quella della sua autorità spirituale, e la Chiesa a sua volta non sia intieramente strascinata nella
sua ruina. — Di qui l’inquietezza sopravvenuta ai vescovi cattolici
tosto che ebbero contezza che le Legazioni si erano distaccate dall’obbedienza della Santa Sede. — Da queiristante non sanno più governarsi secondo ragione e prudenza, e si direbbe che abbiamo intieramente perduto il ben dell’intelletto, dappoiché non hanno che ingiurie e maledizioni da scagliare contro le popolazioni Romagnuole e il
Ee Vittorio Emanuele II, che stese su di esse la sua patema protezione. — Ecco le prove di cristiana carità e mansuetudine che principi e popoli si devono ripromettere dalla maggior parte dei vescovi
cattolici dei tempi nostri.
Tutto questo commuoversi però, lungi dall’esser prova di forza,
iuldimostra la debolezza del moderno cattolicismo, e rivela che la
sua prostrazione non può più trovare alcun riparo. Una volta bastava
la voce d’un fraticello per condensare Sull’Oriente migliaja e migliaja
di crociate falangi ai danni della mezzaluna, e il gran sepolcro per
liberar il Cristo; ma in oggi l’episcopato intiero innalza indarno la
voce in favore deH’integrità del potere temporale del papa. — Il papa
non vede sul suo orizzonte che migliaja e migliaja di pastorali, ludibrio del vento, vindice derisore, ma non iscorge un sol braccio che
si levi in sua difesa, se non assolda sicarii ed assassini.
Quale spettacolo differente non presenta il mondo protestante !
Colà la Chiesa si prova ogni giorno a caminare da se stessa, fondando la sua opera novella esclusivamente sulla spontanea attività
degl’individui. — Non solo essa non domanda nè dominio, nè temporale potere, nè privilegi di sorta, ma si sforza anzi di rendersi indipendente dallo Stato, e cammina già d’un passo, lento sì, ma misurato e sicuro alla realizzazione di questo mirabile detto di Pascal :
“ Felice è quello stato della Chiesa, in cui essa non è sorretta che
da Dio. ”
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MEDITAZIONE BIBLICA
LA POTENZA DELLA PREGHIERA
« Ed ogni cosa che voi avrete chiesta tei nome mio.
« questa farò; acciocché il Padre sia glorificato nel
K Figliuolo. » [Giov. XIV, 13)
0 Salvator mio amabilissimo, sei tu che hai dato al popol tuo uu
libero accesso al santuario della preghiera ! Senza di te, in qual guisa
mai avremmo noi potuto penetrarvi ? I tuoi meriti d’espiazione sono
quelli che primamente ce ne hanno aperto le porte, e si è la tua intercessione nel cielo, che ce le lascia ancor dischiuse. — Oh quanto
è grande l’estensione di questa promessa: Ed ogni cosa che voi avrete
chiesta ! Sì, è dessa la risposta anticipata per tutto ciò di cui può
aver bisogno un {)eccàtor tapino, e per tutto ciò ch’egli può ripromettersi da un Salvatore onnipossente ! Qual grande dispensatore
della grazia, Gesù sembra dire a ciascuno dei suoi figli fedeli:
“ Prendi questo viglietto; eccoti la mia firma; vi scrivi .sopra tutto
ciò che tu vorrai. ” Quindi egli verga a tergo d’ogni domanda queste
parole; Lo farò !
Che più ? Egli c’invita a domandare in suo ncme. Quale amore !
Colui che nel mondo sollecita un qualche fav'ore, si reputa felice, se
può fare assegnamento sul nome di un protettore influente; ebbene,
Gesù ci dà il suo nome siccome mezzo, col quale possiamo aprire sicuramente il cuor di Dio. In quella guisa che Davide amava il
povero impotente della casa di Saul, %>er amme di Oionata, così il
nostro Padre celeste, grazie ai nostri amicali rapporti col vero Gtoìiata, (dono deU’Eterno), si compiace d’accoi’darci infinitamente 'pin
di tutto quello che noi domandiamo e pensiamo.
Lettore, conosci tu l’immenso bene che havvi nel coniìdai-e al Salvatore ogni bisogno, ogni pena, ogni dolore ed ogni croce ? Egli
è VAmmirabile ed il Gonsigliero. La sua simpatìa, così squisita e così
tenera, può penetrare fino al più recondito segreto di tue pene. E
queste pene possono pure esser grandi, ma le braccia eterne di sua
misericordia ti avvinghiano e ti stringono. — Oh ! pensa a Lui in
quest’istante stesso siccome all’angelo deH’alleanza, che s’incarica di
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offrire al Padre suo e tuo l’incenso delle tue più fievoli aspirazioni,
e dei tuoi più mesti sospiri. La risposta alla tua prece potrebbe
ritardare ; le tue suppliche ti sembreranno forse svolazzare intorno al
trono di gi’azia, senza che desse possino pervenire a Lui, poiché il
Dio delle misericordie fa talvolta ritardare la sua risposta all’insistente
preghiera de’ suoi figli. Egli fa ciò per esperimentare la fede loro e
la loro perseveranza. Sembrerebbe ch’egli si compiaccia d’udire l’armonìa delle loro ferventi supplicazioni. Egli gode nel vederli sormontare ogni ostacolo, sperar contro speranza, e non lasciarsi sconfortare
per un’apparente noncuranza.— Ma Egli non tarderà guari a venire,
e farà per essi alfine zamjjillare la copiosa sorgente della sua grazia e
del suo amore. Egli farà loro intendere, nell’opportuno istante da
Lui prefisso, queste consolanti parole; Che ti sia fatto siccome tu
hai creduto.
Soldato di Cristo, non dimenticare nella tua armatura Ì&,preghiera.
È dessa che conserva a tutte le armi di Dio la loro forbitezza, e la loro
tempra. Nel volgere dell’oscura notte di questa terra, e mentre che tu
accampi ancora m paese nemico, accendi la tua face sull’altar della preghiera. Siccome Mosè tu devi intercedere sulla montagna, se tu vuoi,
qual Giosuè, trionfare nella pugna giornaliera di questo mondo. Elmetti
la tua causa al tuo Eedentore, nè temere di stancarlo colla tua importunità; una volta ancora io ti dico ch’egli si diletta ad ascoltarti,
e che il Padre suo ripone la sua gloria iu benedirti. — Queste memorabili parole, pronunciate in Betania, saranno unquemai vere ed
irrevocabili in ogni volgere di tempo: Io so che tu m esaudisci sempre.
Sì, Gesù è alla destra di Dio per essere il Principe ed il Salvatore,
che dona il pentimento ed il perdono dei peccati. Egli promette
sempre, intercede sempre, Egli vive sempre ed ama !
Io HO ATTESO l’eTEENO; l’ANIMA MIA LO ATTESE, ED IO HO RIPOSTA OGNI MIA SPEME IN SUA PAROLA.
IL SERVO FEDELE
Questo commovente racconto, testé pubblicato in francese dalla
benemerita Società di Tolosa, e della di cui autenticità ed esattezza
possiamo farci pienamente mallevadori, abbiamo stimato bene di
riprodurre, volto in italiano, nelle colonne della Buona Novella, così
per il bene che speriamo ne possa derivare a molti che lo leggeranno.
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come all’effetto tU rendere testimouianza, per quanto sta in noi, alla
sincera pietà di un caro fratello, che se fu di umile condizione innanzi agli uomini, fu ed è certamente di gran pregio agli occhi di
Dio. Red.
Lxiigi Vannncci nacque a Pratolino (Toscana), da genitori poveri e, tosto
che le sue forze glielo permisero, dovette, per guadagnare il pane, collocarsi
come servitore. Dotato d’amabile carattere e di grande probità, si attirò la
stima, l’amicizia e la confidenza di tutti coloro ch’egli ebbe a servire.
In capo a molti anni si maritò, e spesso, dopo questo avvenimento, formò
il progetto di lasciare il servizio; ma ogni volta la buona Provvidenza di
Dio vi pose ostacolo. Cotesto Dio d’amore gli serbava una felicità più reale
e più durevole di quella ch’avrebbe provato senza conoscere il Vangelo,
nel vivere indipendente a cui agognava.
La circostanza ohe l’obligò l’ultima volta a rientrare in servizio, unitamente
a sua moglie Uliva, è assai rimarchevole e merita che si narri. Entrambi
amavano le lor montagne più d’ogni cosa, e non trovavano genere di vita
paragonabile a quella dei campi. Avendo quindi raccolto i risparmi fatti,
risolsero di andar a vivere col padre di Luigi, ma, con grande rammarico,
ben presto scopersero che il genitore aveva grossi debiti e cho, per pagarli,
dovevano sacrificare tutto il loro tenue peculio. Ciò facero di buon grado,
senza lamenti, senza querele, come se avessero compiuto nn obbligo semplicissimo: indi, tornarono coraggiosamente al lavoro, onde poter educare i
figliuoli e sostenere i vecchi genitori, che morirono alcuni mesi prima di
Luigi.
Fa circa un anno dopo aver lasciato di nuovo le montagne che ambedue
si collocarono al servizio di due dame, che li conoscevano già e prendevano
per essi vivo intere.ssamento.
L’uno e l’altra appartenevano alla Chiesa romana quando entrarono
nella suddetta casa. Poco dopo, le verità del Vangelo furono loro annunziate. Luigi le ricevette subito coUa semplicità di un piccolo fanciullo; si
dissetò con gioja alle fonti pure e vivificanti che salgono sino alla vita
eterna; e da questo momento sino aUa morte, che arrivò sei anni più tardi,
egli procurò in tutto di glorificare il suo Dio e Salvatore.
Uliva ebbe maggior pena ad abbandonare le vecchie credenze; tuttavia,
benché la sua fede non sia cosi rimarchevole com’era quella del marito,
anch’essa, per la grazia di Dio, ò stata chiamata dalle tenebre alla maravigliosa luce; .siccome vive tuttora, è meglio null’altro aggiungere se non che
il Signore l’ha misericordiosamente sostenuta nella sua prova, e che la
sicurezza della felicità di cui gode il marito le toglie, com’ella stessa lo dice,
di essere, “ la più afflitta delle donne. "
Luigi non era di quelli che parl.nno molto, iieiiimcno delle loro impre.s-
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sioni religiose ; la sua vita era nascosa con Cristo in Dio ; ma era facile df
conoscere dai frutti il buon albero.
Prendeva piacere nella legge delVEtemo e la meditava notte e giomo.
Dopo la di lui morte fu scoperto che ogni sera, quando tutti erano a letto,
sedeva in cucina, per leggere la sua Bibbia, qualche volta fino alla mezza,
notte. Dairistante ch’ebbe la convinzione essere la Scrittura la rivelazione
di Dio, tutto U di lui contento era di farne il cibo dell’anima. Si levava di
buon mattino e si coricava tardi, onde avere più tempo di consacrare alle
.sue letture.
Quando gli si offrivano dei trattati religiosi, ordinariamente li rifiutava dicendo; “ Io sono troppo ignorante per poter leggere molto, e non mi stanco
mai della Bibbia ch’è per me di una grande chiarezza; ” si può dire ch’ella
era veramente una lampcula al suo piede, una luce al suo sentiero. Ei la
prendeva per guida di tutte le di lui azioni, e sua moglie racconta, che
appena ebbe abbracciata la verità, si pose a citarle di continuo i passi delle
Scritture concernenti i padroni ed i servitori, avendo sempre cura di
aggiungere che sperava che Dio li troverebbe in ogni cosa fedeli.
Questo bisogno di cibarsi deUa Parola di Dio non gli faceva negligentare
i proprj doveri; al contrario; si può dire che mai servitore non ricevette
migliore testimonianza di quella resagli, dopo morte, dalle di lui ultime padrone. Ecco in quali termini esprimonsi queste dame, in una lettera ad
amici; “ Noi perdemmo il serbatore il più fedele, n più affezionato di
« quanti n’ebbimo in qualsiasi paese. Mai rimproveri a fargli, sia come
« servo, sia come cristiano, durante quasi sette anni che rimase al nostro
« servizio. Egli era fedele così nelle piccole come nelle grandi cose, ordi« nato nel lavoro o nella persona, regolare nelle abitudini, d’un servizio
« aggradevole, atto a tutto fare, e (la qual cosa non è certo la meno preti ziosa) avente il più vivo interessamento per tutto quello che a noi
« spettava. ”
L’affezione di Luigi per le sue padrone era troppo profonda perchè fosse
esternata con molte parole; ma le sue lagrime che silenziosamente sgorgavano ogni volta ch’elle si assentavano, i fervidi voti ch’esprimeva al momento della partenza loro — “ che Iddio vi accompagni dovunque e vi riconduca senza disastri in mezzo a noi!, ” la di lui gioja al ritorno di esse
manifestantesi per mille piccole attenzioni delicate, — tutto ciò era senza
confronto più commovente dei più studiati discorsi.
La di lui scrupolosa fedeltà maravigliava le sue padrone ed eccitava
la loro ammirazione. Due esempj basteranno per farla conoscere al
lettore.
Dopo due anni di soggiorno in quella nuova casa. Luigi manifestò il
desiderio di avere a lui vicini i proprj figliuoli (li aveva lasciati a Firenze
ed era allora a Genova). Le padrone gli dissero che li riceverebbero volon-
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ticri in casa. La riconoscenza dei due sposi fu estrema, e proposero tosto
che uno di loro servirebbe senza percepire salario. Tale proposizione, s’intende, venne rifiutata, ma dopo la morte di Luigi, la moglie ha confessato
che quest'uomo eccellente, non potendo tollerare che le spese di casa fossero
troppe, non mancava mai di sottrarre dal conto della settimana la spesa dei
figli, quando i visitatori facevano aumentare i conti in modo sensibile.
Hanno l’abitudine gli stranieri, che passano l’inverno in Toscana, di dar
congedo ai servitori, finita la stagiono, allorché fanno ritorno ai lor paesi, e
li riprendono l’inverno successivo se trovansi in libertà. Nell’intervallo,
quei servi si collocano in generale ai bagni di Lucca o altrove.
Ma a Genova o a Nizza non hanno alcuna possibilità di collocarsi iu
questa maniera; quindi le dame inglesi presso le quali stavano Luigi ed
Uliva promisero di pagar loro i salarj o la spesa durante l’estate, ed una
dama in oltre permise ad essi la dimora nella sua villa, a patto che ne
avessero cura.
Al ritorno, le padrone dei due sposi furono ben sorprese della poca spesa
fatta; non poterono a meno di esclamare; « ma, in verità, voi avete dovuto
privarvi d’ogni cosa! » — Eglino si posero a ridere, rispondendo che non
avevano difettato di nulla.
Regolati i conti, Luigi depose suUa tavola una somma di danaio : « questa vi appartiene, diss’egli alle padrone. Io non potei, durante la vostra
assenza, risolvermi a mangiare il pane da infingardo, e mi sono stipendiato
a due franchi al giorno per lavorare la terra.
Cotesto procedere commosse profondamente le dame, e il raro servitore
fu rammaricato quand’elleno rifiutarono di appropriarsi il frutto delle oneste
di luì fatiche, cui aveva avuto cura di aggiungere una mancia ricevuta
dalla dama della quale avea custodito la villa.
In questo modo Luigi cercava l'utile delle padrone prima del suo. Può
dirsi di lui che quanto faceva, lo faceva di buon animo come per il Signore
e non per gli uumitii, in semplicità di cuore, temendo Iddio. (Colossesi m,
22,^ 23).
Sebbene questi particolari possano sembrare pueiili agli occhi degli uomini, noi sappiamo che non lo sono agli occhi di Dio ; imperciocché egli ha
detto; « Colui che è fedele nelle piccole cose è pur fedele nelle grandi. E altrove ; Cosi va bene, buono e fedele servitore, tu sei stato fedele in poche cose,
10 ti stabilirò sovra molte.ì)
Ma ora seguitiamo Luigi nella sua vita spirituale, e vediamo in qual maniera impiegasse il talento chc il suo Maestro gli avea confidato.
All’epoca della sua conversione egli era a Firenze, e quasi subito si sentì
spinto a far conoscere ai suoi simili la buona novella di salvezza che rendeva lui stesso così felice : ci credette, perciò ha parlato. Sua moglie, la di
cui fede uon eguagliò mai la sua, fu allarmata per la tema che fosse ben
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presto posto in prigione come gli sposi Madiai; imperciocché parlava di
Cristo con ardire e con zelo.
Cotesto spirito veramente missionario non si raffreddava mai in lui. Durante il suo soggiorno a Nizza, una famiglia francese abitava la stessa casa.
Ei non sapeva che poche parole ia francese ; ma ciò non impedì che facesse
ogni sforzo per indurre le cameriere a leggere il N. Testamento e andare
al culto evangelico. E quale non fu la di lui gioja quando, al momento
della partenza, elleno lo richiesero d’una Bibbia per loro, ed altra per la
padrona che avea cominciato a leggere ad esse il N, Testamento.
Un panattiere e la sua moglie, dopo molta fatica per parte di Luigi, furono altresì condotti da lui alla conoscenza della verità, e nxdla era più
commovente di vedere con quale interessamento, questo medesimo panattiere
gli prestasse le sue cure durante l'ultima di lui malattia.
Luigi non s’insuperbiva mai allorché gli sforzi suoi erano benedetti. Certo
mostravasi allegro nel raccontare con tutta semplicità che il Dio delle misericordie aveva colpito un cuore col di lui mezzo; ma soltanto al Padre
suo celeste ne attribuiva l’intera gloria,.
Diverso in ciò dalla più parte dei nuovi convertiti, ei non prendeva mai
la parola nelle fraterne assemblee.—Io sono troppo ignorante per insegnare,
dicea egli sovente, io vengo qui per imparare.
H segreto della di lui influenza presso i fratelli può attribuirsi in gran
parte alle maniere sue affettuose, alla serietà e sincerità del suo carattere
che guadagnavano tutti i cuori.
Il povero panattiere, ch’era stato condotto alla conoscenza di G. Cristo,
diceva poco tempo dopo la morte di lui; « Io acconsentii anzi tutto ad
ascoltare Luigi perchè era convinto della sua sincerità e disinteresse, mentre,
senza dubbio, non mi sarei indotto, se fosse stato un pastore, pel motivo che
avrei potuto crederlo interessato a farmi cangiare di religione. »
Il di lui amore per le anime non gli faceva punto obliare i bisogni temporali dei suoi simili; al contrario, egli era sempre pronto a dividere le sofferenze e le pene loro, senza distinsione di rango, di credenze o di nazione.
Dm-ante la dimora a Nizza, egli seppe che un giovane inglese, ü quale se
ne moriva d’etisìa, trovavasi quasi privo di mezzi; tosto Luigi si offerse di
prestargli le sue cure per quanto tempo gli fossero necessarie. Da quell’istante lo vegliò alternativamente con altri due italiani. Spesso rientrava
pallido e affaticato per le lunghe veglie ; ma quando gli si domandava se
non temeva di farsi danno, invariabilmente rispondeva; «No, no; in verità
è ben poca cosa! e, poiché Gesù Cristo ci ha amati, non dobbiamo noi
amarci gli uni gli altri? » — « Io sono sicuro che quando verrà la mia ora,
Iddio prenderà altresì cura di me, » alcuna volta aggiungeva. Egli non
s’ingannò nella sua aspettazione, che anzi si realizzò al di là di quello che
avea sperato.
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Luigi era sempre così pronto a soccorrere i poveri che fini per pregare
la moglie (li custodire il lor danaro, giacché non poteva negamo ad alcnno,
e pensava che fosse dover suo di serbare qualche cosa pei figli.
Di tempo in tempo le chiedeva cinque o dieci franchi, e seppesi dopo
morte, ohe tutte queste piccole somme erano da lui impiegate a sollievo dei
poveri.
Duo volte soltanto, dopo la conversione, il nemico delle anime cercò di
vincerlo, e lo assalì eon tentazioni violenti. Ne fu a principio turbato; ma
ricordandosi tosto che la forza non era in lui, si genuflesse e pregò fervidamente il Padre celeste di allontanare da lui quelle suggestioni dell’avversario, e Iddio, che esaudi-^ce le preghiere, subito liberoUo. Da questo
momento Luigi s’indirizzava a Lui in ogni circostanza ; quand’era tentato,
gli chiedeva delle forze; quand’era nella prosperità, gli rendeva continue
azioni di grazie; quand’era malato, ricorreva a Lui come al gran medico che
può guarire ed anima e corpo; e quando s’avanzò verso l’oscura valle dell’ombra della morte, potè dire col Salmista: « Io non temo alcun male, perchè tu sei con me; sono la tua bacchetta e il tuo pungolo che mi consolano. »
A cotesta comunione costante col Padre celeste, all’amor suo pel Salvatore e alla sua ferma confidenza ncUe promesse di Dio si può attribuire la
pace perfetta di cui godette in vita, e la forza ch’ebbe per camminare fedelmente fino al termine della sua carriera.
Nel mese d’aprile 1858 le padrone di Luigi cominciarono ad inquietarsi
della tosse violenta che aveva da qualche tempo, e l’obbligarono a curarsi;
ma egli non faceva che ridere di queste raccomandazioni, dicendo chc desiderava di tutto cuore ch’elleno fossero in così buona salute come la sua, e
che non essendo mai stato malato, la tosse se ne andrebbe da se. Tuttavia
elle vollero che un medico lo visitasse. Questi assicurò che i polmoni di
Luigi erano in buonissimo stato e che in pochi giorni di riposo guarirebbe
affatto.
Come la scienza umana è pur troppo soggetta ad errore ! l’indomani, fu
assalito da sbocchi di sangue e non si riebbe mai più.
Per la prima volta, alla vista del sangue, Luigi si credette in pericolo ;
sciamò, colle lagrime agli occhi, indirizzandosi alle padrone- « Ah! io non
potrò più servirvi! » Ma il suo coraggio non tardò a rinascere, e com’è
spesso il caso nelle malattie polmonari, egli s’illuse più o meno sullo stato
suo fino all’ultimo momento.
Le di lui padrone erano alla vigilia di recarsi in Inghilterra; ne ritardarono il viaggio d'un mese e non poterono decidersi a partire che quando il
medico assicuroUe che ogni pericolo era svanito. Tuttavia il cuor loro si
strinse nel lasciare il povero malato che, dal canto suo, provò la più viva
emozione. La sua calma e gajezza ordinarie l’abbandonarono completamente
e molto pianse.
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Ben presto allarmanti notizie fecero conoscere alle padrone che se desideravano rivedere Luigi, doveano sollecitare il ritorno in Italia, tanto più
che il povero malato desiderava vivamente la presenza loro, sebbene non
credesse il pericolo tanto imminente quanto era in realtà. Non poteva
più, scriveasi ad esse, udire leggere le lettere o i messaggi loro, talmente
n'era sensibile, e non cessava di ripetere con tristezza: «Io non le rivedrò
più......No, mai, mai!......»
CRONACA DELLA QUINDICINA
Brescia. — Un soldato evangelico. — Francia. — Un artista della mendicità. —
Scozia. — Il giorno della domenica. — Nuova-York. — Un’eco al movimento
Scozzese — ed un racconto edificante.
Un nostro fratello ci scrive dalle vicinanze di Brescia una lettera assai
edificante e di tale interesse che noi vorremmo pubblicarla per intiero, se
la ristrettezza del foglio noi divietasse. Tutta^aa ne accenneremo i tratti
principali, persuasi di far cosa gradita a coloro cui cale il trionfo di nostra
santissima religione. — Chi scrive è un nostro correligionario, il quale guerreggiò nell’ultinia campagna, e rimase superstite a tanti suoi commilitoni
che morirono sul campo della gloria, martiri di patria carità. — La fede nel
suo divin Salvatore lo sorresse nei terribili cimenti della mischia, ed avvalora
tuttora il suo spirito e lo convallida ad affrontare novelli perigli, se il pieno
riscatto della patria nostra glie li renderanno necessari!. — Possa il suo
esempio esserci sprone ad una vita sinceramente cristiana, e quale si addice
a’ veri soldati di Cristo.
« Chiari 1.3 Ottobre 1859.
« Pregiatissimo Signore.
« Dopo le tristi e calde giornate della scorsa state, e le fatiche, i disagi
« ed i pericoli della guerra, son pur venuti i giorni di riposo per ripigliar
« nuove forze, forse per i futuri eventi. — Abbandonammo non senza di« spiacere il bel soggiorno di Salò e le amene sponde del Garda, ove a cielo
« aperto tenevamo le nostre religiose adunanze, e ci univamo alla preghiera
« sotto l’azzurra volta del firmamento e a leggervi un qualche capo della
« Bibbia, che tanto ci confortò nei-giorni del pericolo. — Iddio ci fu sempre
« fedele e buono; egli ci fu misericordioso di abbondanti gi-azie, e noi lo
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« benediremo iucessautemcnte.— Qui a Chiaki, vedendo impossibile di
« continuare a cielo scoperto le nostre adunanze, e nella previsione dei
« maggiori incomodi della stagione chc si approssima, pensammo di procu« rarci una stanza por convenirvi alla preghiera cd alla lettura della santa
« Parola del Signore. — Una domenica, in sul finir dello scorso settembre,
« tutti i nostri fratelli vi si riunirono insieme per consacrarvi il nuovo luogo
« del nostro culto con cantici di benedizione al Signore, che nella sua mi« sericordia ci avea ancora serbati in vita, perchè lo.servissimo con maggior
« zelo ed amore. — In questa circostanza abbiamo letto la preghiera di
ft Salomone nel tempio di Gerusalemme, e meditammo sul secondo capo
« deH’epistola ai Filippesi; pregammo quindi il Signore di benedirci tutti
« e di convertirci a lui. — Risolvemmo di fare ogni domenica il nostro
« culto, prendendovi a meditare l'Evangelo di S. Marco, e di riunirci in
« ogni giovedì per farvi una preghiera in comune, e leggervi qualche parte
« del vecchio Testamento, che abbiaiuo in vero molto dimenticato. — Cin« que dei nostri fratelli, avendo dovuto dipartirsi da noi per andare nei
« nuovi reggimenti, s'ebbero il santo e fraterno commiato d ima caldissima
« preghiera d’addio: la loro partenza ci recò vivissimo dispiacere, special« mente perchè due di questi erano dei più assidui alle nostre riunioni, ed
« aveano il Signore per loro guida e bandiera. Che l’iddio delle miseri« cordie sia sempre con loro ! — Quel vivo dispiacere ci fu però tosto di« legnato da una lettera che ci rendeva inopinatamente avvertiti del pros« simo arrivo del sig Pastore Appia, il quale veniva a noi in comitiva di
« altri nostri correligionarii. — Quella lettera la considerammo come un
« favore singolare del Signore. — Ci preveniva che il sig. Appia si propo« neva di celebrare con noi tutti la santa Cena. Oh quanto questa notizia
« ci rallegrò! — Era da molto tempo che non avevamo avuto un tale con« forto. — Ne ringraziammo il Signore di tanta bontà, e lo pregammo di
« cuore di benedire il viaggio del suo ministro. — La domenica seguente
« fummo di buon mattino alla ferrovia per incontrarlo e trattenerci 'seco
« lui. — Allo quattro del pomeriggio la stazione era piena di fratelli ac« corsi dai paesi circonvicini, ove si trovavano in distaccamento. — Eglino
« ne erano stati da noi prevenuti per lettera. — Udimmo tutti con grande
« attenzione e raccoglimento la semplice spiegazione che il sig. pastore ci fece
« sul salmo 36. — Egli si era immaginata fedelmente la nostra condizione,
« ed i consigli che ci diede ci giimsero opportunissimi e sommamente van« taggiosi. — Partecipammo in seguito alla santa Cena del Signore. — Era
« la seconda volta che la celebravamo in campagna, poiché la prima volta fu
« da noi celebrata pochi giorni prima che gli Austriaci invadessero il Pie(( monte. — Tanto in questa che in quella occasione vi fu un grande rac« coglimento e molta devozione. — Sto però per dire che in questa seconda
« circostanza quel santo rito acquistasse un’importanza maggiore in eonsi-
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« derazione dei molti e gravi pericoli della guerra, da cui il Signore ci avea
« scampati.
« Che il misericordioso Signore benedica e protegga coloro tutti che
« vennero a recarci tanto conforto, e s’incaricarono di portare i nostri sa« luti ai nostri amici e congiunti! — La pace del Signore sia con lei »
La pace del Signore sia con lei, diceva pure un gesuita ad un banchiere
assai conosciuto a Marsiglia per lo sue ricchezze, la pace del Signore sia
eon lei, che appartiene ad un culto antico e venerabile, e al popolo che fu
eletto da Dio per essere il custode delle sue promesse. — Noi conosciamo
la di lei venerazione per i grandi personag^ di sua nazione, e nutriamo
speranza vorrà ajutarci nel progetto che abbiamo d’innalzare un monumento
alla gloria della Donna la più illustre della razza d'Israello. — H banchiere
comprese l’antifona gesuitica, fu lusingato dall’insinuante esordio del furbo e,
facendo una singolare eccezione alle sue abitudini, gli prodigò l’egregia
somma di 1,000 scudi. Lettore, non sono eglino i gesuiti persone di grande
abilità quando si tratta di questuar denaro? Non potrebbero dunque chiamarsi gli artisti della mendicità?
Mentre i gesuiti, che sono i moderni maestri del romanesimo, danno
saggio di così raf&nata intelligenza numismatica, gli abitanti di Edimburgo
provano con mirabile edificazione il loro progresso nella conoscenza del
Vangelo, che è pure quella sola moneta che abbia valore sulla banca dell’eterna giustizia.
La domenica religiosamente osservata a Londra da una parte della popolazione, lo è assai più rigorosamente e generalmente ad Edimburgo. In
quest’ultima città si può dire alla lettera che non v'ha un magazzeno aperto
in tal giorno : alcune persone si privano perfino del passeggio. — In ogni
chiesa vi sono due servizi, l’uno alle undici del mattino e l’altro alle due del
pomeriggio; in alcune havvene un terzo alla sera. — La maggior parte dei
fedeli interviene ai duo servizj, del giorno. — Il più delle volte lo stesso
pastore fa i due servizj e talvolta ancora il terzo; ogni servizio dura incirca
due ore.—Il carattere speciale della predicazione si è l’istruzione; i richiami alla coscienza vi sono rari e brevi. — Ciò ravvicina la predicazione
Scozzese a quella della Chiesa Anglicana, ma ne differisce in questo che essa
è più istruttiva e più vivente.
La domenica, chi percorre la città vede in diverse parti dei laici, che annunziano ai passaggieri la buona novella del regno di Dio.— H soggetto della
predicazione è sempre lo stesso: è Gesù, Gesù crocifisso, che vien presentato
agli uditori. — Sono richiami al pentimento e ad andare a Gesù per ottenere il perdono dei proprj peccati; si è la dichiarazione che Gesù è un potentissimo e perfetto Salvatore, e che bisogna darsi a Lui solo.
Questo movimento Scozzese manda un felice suono che gli risponde da
Nuova-York. Leggesi neH’BsPERAfiOB : « Da qualche tempo molti dei più
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distinti abitanti di Nnova-York adoperavano la loro influenza perchó gli
spacci da vino e liquori si tenessero chiusi in giorno di domenica.— La polizia assecondava questi cristiani intendimenti, e la cifra degli stabilimenti
che non s’aprono più in dì festivo oltrepassa di già i 4,000. Un giornale di
Nuova-York, I’Herald, il quale dapprima si era dimostrato molto avverso
a questo salutare movimento, finì per parteciparvi esso pure, ed in uno dei
suoi numeri si esprimeva in questi termini: « .Ieri quasi tutti gli stabilimenti, in cui si vendono dei liquori, aveano chiuse le porte. L’efiFetto ne fu
che non s’intese acconnarc alcun caso d’ubriachezza, nò arresto di sorte^
provocato per tal cagione. »
La stampa periodica di Nuova-York a questi fatti edificanti aggiunge un
racconto, in cui le madri di famiglia troveranno una norma di condotta nelle
possibili peripezie della vita.— Un celebre giureconsulto degli Stati-Uniti,
di cui vuoisi tacere il nome, avea una moglie che amava il suo Redentore,
e sforzavasi colla sua condotta di rendere onorevole quel Vangelo che essa
professava. Egli si abbandonava a detestevoli disordini, ed ignorava completamente che cosa fosse la domestica felicità. La moglie sua, che per altro
avea ben troppi motivi d’in-itarsi contro lui, od almeno di provargli colla sua
freddezza quanto l'affligcsse il suo tenor di vita, non gli attestava che dolce
mestizia e rassegnata afflizione, e gli si dimostrava pur sempre sollecita,
amorevole e paziente; ella non gli faceva mai rimproveri che lo avessero
potuto iri'itare, nò tampoco delle lagnanze che sarebbero state male accolte;
ella faceva risplendere innanzi a lui la luce di sua fede e delle sue domestiche
virtù, e pregava il Signore e s’afiidava in Lui. Ma tutto sembrava vano ed
inutile; suo marito era sempre quello di prima — Finalmente una sera, in
cui questo sventurato avea, secondo il consueto, abbandonato il domestico
tetto per unirsi a’ suoi compagni di disordine, gli vengono portate in casa
delle scritture di grave importanza, le quali richiedevano l'adempimento di
urgentissime formalità e dovevano esser pronte perla dimane di buonissimo
mattino. Che cosa fare ?......La risoluzione fu ben tosto prosa.— Malgrado
che il lavoro a compiere fosse grave e presentasse delle difficoltà, la povera
consorte entrò nel gabinetto di suo marito e, a forza di ricerche, riuscì a rivestire delle dovute formalità tutti quei numerosi documenti che le aveano
portato, e preparò il tutto in guisa, che suo marito non avesse altro a fare
che d’apporvi la sua firma. Verso le tre ore del mattino, terminato U suo
còmpito, e sopraffatta dalla fatica e dal sonno, s’addormentò appoggiando il
capo sullo scrittojo di suo marito. — Qualche istante dopo costui ritorna a
casa e, vedendo dai vetri delle finestre rischiarato il suo gabinetto, corre
precipitosamente ad aprirlo. — Quale spettacolo diverso da quello che si
attendeva non si ofiFre a’ suoi occhi ed alla sua coscienza! — Era là appunto
che la grazia del Signore lo attendeva. — Appena potè comprendere ciò
che sua moglie veniva di compiere, le si gittò ai piedi chiedendogli perdono
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(lei suoi trasijorsi — ed il perdono non fu tardo a consolarlo.— Da quel momento ü suo cuore fu cangiato, e la sua vita ancora : egli incominciò a cercare il Signore suo Salvatore, e lo trovò; egli domandò il suo santo Spirito,
e gli fu dato ; egli battè alla porta della misericordia divina, e questa porta
gli fu aperta.
Dalla vicina Ginevra ci giunse, quando stavamo per chiudere questa
nostra cronaca, l’acerba notizia della morte del sig. D'Espines, padi'e dell’illustre dottore di questo nome, persona che le ottime sue qualità ed i
molti servigli ch’egli avea resi e rendea all’avanzamento del regno di Dio,
rendevano caro a molti, ma segnatamente ai membri della Chiesa Valdese
che rinpiange in lui uno dei suoi più fervidi amici e benefattori. Nel nostro
prossimo numero daremo, piacendo a Dio, alcuni ragguagli sugli ultimi momenti di quel venerando fratello, che fin da ora non esitiamo a chiamare il
cristiano più amabile che ci sia stato fatto d’incontrare quaggiù.
Domenico Grosso gerente.
Al deposito di libri religiosi, via Principe Tommaso,
trovasi vendibile ;
Ili
PADRE CLEMENTE
OWEEO
IL GESUITA CONFESSOEE '
NOVELLA SCOZZESE
Un voi. in-16" di pag. 264 — Prezzo cinquanta cent.
TORINO — Tipografia CLAUDIANA, diretta da R. Trombetta,