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(Torino) TOIÌRE TELLICS
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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quaU avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVII - N. 39
Una' copia La 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per rinterno | Eco e La Luce: L. 1.®^ per Tintemo I Spedjz. abb. postale • II Gruppo
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TORRE PELLICE — 4 ottobre 1957
Ammin. Claudiana Torre PeBice - C.C.P. 2-17557
A Montecitorio si parla dei
rapporti fra Stato e Chiesa
Nel corso delle prime sedute della
Camera, dopo la ripresa che si è avviata molto fiacca (alla votazione sul
bilancio del Ministero degli Interni,
approvato con lievissima maggioranza, mancava il 20"/o dei deputati... cquamente distribuiti fra i vari partiti *. ) si è parlato dei rapporti fra Stato e Chiesa, per la prima volta nel
corso dell’attuale legislatura.
Due deputati repubblicani hanno
presentato due interpellanze, cui ha
poi risposto il ministro Tambroni. La
prima, presentata dall’on. Camangi,
ba illustrato un episodio locale, che
può però essere indicativo di quella
che è la « vita politica » in provincia,
almeno in molte provincie italiane.
E' il caso di Sora, una cittadina di
trentamila abitanti in provincia di
Fresinone. Il sindaco di questa ciita
dina, certo Petricca, dalla fedina penale non pulita, fu rifiutato dalla stessa lista democristiana, alla vigilia
delle elezioni 1956. Costituì un’altra
lista democristiana « personale », ed
inopinatamente ebbe l’appoggio del
vescovo, che, cambiata idea, abbandonò lo scudo crociato dei « puri ».
Pressioni vennero fatte da Roma, sia
dal prefetto, sia dalla centrale di
Piazza del Gesù; il vescovo con lettera pastorale minacciò di non partecipare alla processione in onore
della patrona; ma i « puri », per quanto in minoranza, resistettero, e fu eleUo sindaco, col concorso di tutti
gli altri partiti, il capolista dello «scudo crociato». Allora il vescovo lo.
interdisse dai sacramenti, con tatti
i consiglieri d. c.; trasferì da Sora
alcuni sacerdoti, pretese nulio il battesimo del figlio del «rib.lle» che
aveva dovuto esser celebrato da un
sacerdote di Roma, poiché il parroco
locale si era rifiutato...
Ü governo, pur cercando di minimizzare la cosa e di farne un caso
del tutto isolato, non ha potuto negarla. E innestandosi su questo
fatto concreto, ha assunto ancora
più peso la seconda interpellanza,
deH’on. La Malfa, di carattere più generale. Egli ha chiesto in sostanza
al Governo, se nell’attuale vita politica italiana il Concordato, che
era stato inteso come separazione delle sfere della Chiesa e dello Stato, è
ancora inteso in questo modo dal Governo e soprattutto dalla Chiesa,
Dubbio più che giustificato sia dai
casi quali quello di Sora, sia dalle recenti polemiche e dagli attacchi rinnovati contro Tilluminismo, U laicismo e il pensiero liberale. Pare che
continui a spirare la stessa aria che
quasi un secolo fa aveva ispirato il
Sillabo. Pericoloso, ha detto La Malfa, è l’identificare la causa della Chiesa con la politica di un partito, la
Democrazia cristiana. Anzitutto, poiché l’ultimo censimento ha indicato
che più del 99% della popolazione
italiana è cattolica, mentre la Democrazia Cristiana non raggiunge il 5U
per cento dei suffragi, che si deve
pensare? Sono cattolici quelli che votano d. c.? (Ricordiamo che l’Osser
vatore Romano ha affermato che
« per essere cattolici in pieno si deve
militare nella democrazia cristiana » )
allora l’Italia non è un paese a stragrande maggioranza cattolica! In caso contrario, in che situazione sono
i cattolici politicamente « dissidenti»
in seno alla loro Chiesa? Il «partito
di Chiesa» deve essere respinto anzitutto dalla democrazia cristiana
stessa, se non si vuole che la lotta
politica nei riguardi di un partito scivoli inevitabilmente nella lotta_ spirituale contro una chiesa politicizzata: la nostra storia italiana, fra clericalismo ed anticlericalismo, illustra
abbastanza chiaramente la cosa.
Le replica del ministro Tambroni
non è stata u^almente valutata;
mentre i democristiani vi hanno trm
vato Paffermazione chiara della libertà del partito nei riguardi deUa
Curia, per i repubblicani conferma
una acquiescenza alle inframmettenze religiose in campo politico.
Non si è giunti a nulla di concreto, nè era possibile; ed è già una cosa rallegrante che se ne sia parlato,
e apertamente, in Parlamento; soprattutto se questo dibattito è segno
di una maggiore serietà nel considerare, In Italia, la vocazione cristiana
nelle sue incidenze politiche.
Non possiamo però sottrarci alla
impressione che tanti discorsi sui
rapporti fra Chiesa e Stato, almeno
da noi, siano mossi da uno spirito
più giuridico che « ecclesiastico » ;
cioè da un riconoscimento di ciò che
é lo Stato, ma non altrettanto chiaramente di ciò che è la Chiesa, in
particolare la Chiesa Romana. E allora si verifica il dialogo fra sordi,
tanto deplorato. Ma è evidente che
per la Chiesa romana il Concordato
non è affatto la sanzione di una separazione fra Chiesa e Stato; è una
mossa politica che le permette di adeguare la sua azione alla nuova situar
zione determinatasi; ma mai, e per
sua natura, per la sua confessione di
fede, la Chiesa romana ammetterà la
separazione di ciò che è di Cesare e
di ciò che è di Dio. Il mondo è di
Cristo (ed in questo anche il protestante concorda pienamente, contro
tutti i «laicisti» e « separazionisti » ) :
quindi (e qui sta lo scivolamento fatale!) del Papa, o di chi per lui. Se
lo Stato accetta un Concordato come
quello del ’29, deve contare sulle necessarie conseguenze. g ,c.
ñmúimudt: £a Cma di Emmaa^
In seconda pagina vi invitiamo
a ripensate' il valore che ha per noi la Santa Cena
LA SCUOLA DEI NOSTRI FIGLI
Jn autunno i problemi scolàstici tori
nano alla ribalta e se ne discute anche in quelle famiglie che in genere
non se ne interessano troppo.
Pensiamo perciò che non sia del
tutto inutile se, approfittando di questo temporaneo interesse, intratterremo i genitori che leggono « L’Eco »
su alcuni aspetti di un problema scolastico di attualità, i nuovi programmi di studio per la scuola elementare.
Quei genitori che hanno la lodevole
abitudine di seguire da vicino la vita
scolastica dei loro piccoli, di tenersi
in contatto coi maestri ed anche di seguire sulla stampa le discussioni su
tali argomenti, ne avranno già certamente sentito parlare.
L’innovazione più appariscente è
quella della istituzione dei « cicli ».
L’intero, periodo ,delÌ2>bb1igo scolastico (dai 6 ai 14 anni) è stato diviso in
tre cicli : il primo comprenderà le classi prima e seconda, il secondo comprenderà le classi terza, quarta, quinta e il terzo ciclo, per quei ragazzi impossibilitati a proseguire gli studi o a
frequentare una scuola d’avviamento,
comprenderà la sesta, settima e ottava
classe, la cosiddetta post-elementare.
Il passaggio da un ciclo all’altro avverrà mediante esami scritti e orali da
svolgersi nelle solite sessioni estive e
autunnali; il passaggio invece da una
classe all’altra, nell’intemo di ogni
ciclo, avverrà per scrutinio unico, cioè
senza possibilità di riparazioni a settembre; questo in considerazione del
fatto che ben difficilmente un bambi
Per tutti quelli che hanno la bella e pesante responsabilità di educatori: genitori, insegnanti, pastori, monitori,
noi Ti preghiamo, Signore.
Per i fanciulli delle nostre scuole, per i piccoli che s’aprono alla vita
dell’intelletto e dello spirito, per gli adolescenti che cercano una speranza, per quelli che studiano lontano dalle loro famiglie, per gli orfanelli, gli abbandonati,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per l’onestà del nostro insegnamento, la lealtà della nostra testimonianza. lo spirito di umiltà delle nostre ricerche,
tun Ti preghiamo. Signore.
Per tutte le istituzioni educative, per la testimonianza delle scuole missionarie in terra pagana,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per tutti quelli che hanno qualche autorità su di noi, perchè possiamo
obbedir loro con consentimento interiore,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per la nostra presenza vigilante nel villaggio o nella città, per la nostra
azione ed orientamento di fronte ai problemi politici sociali ed internazionali,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per tutti i fanciulli del mondo, perchè possano crescere in un clima
di pace,
noi Ti preghiamo. Signore.
Che tutto il nostro essere, spirito, anima e corpo sia conservato puro
ed irreprensibile,
per il Tuo avvento. Signore.
no può. durante le vacanze, colmare
quelle deficenze che lo hanno fatto
giudicare, a giugno, ancora non maturo; d’altra parte per questo giudizio
(cioè, in parole povere, per la bocciatura) è richiesta all’insegnante una
dettagliata relazione scritta sulle insufficienze dell’alunno, onde evitare
di... fabbricare troppi ripetenti!
In relazione a questo nuovo ordinamento, sono stati alleggeriti i programmi di studio, specialmente quelli del
secondo ciclo, onde dar più tempo ai
bambini perchè possano assimilare ed
approfondire le varie materie di studio ed affrontare meglio le difficoltà;
al tempo stesso si dà all’insegnante
maggior respiro onde possa adattare
il suo insegnamento ai suoi alunni, alle loro singole forze e capacità, guidandoli e stimolandoli individualmente ma mai sforzandoli per farli giungere tutti insieme, allo stesso traguardo, nel medesimo tempo.
Anche alleggeriti e diversamente
impostati, dovrebbero risultare i ’’compiti di casa”, su cui tanto si è discusso in questi ultimi tempi : non più
lunghi estenuanti compiti, pagine e
pagine di analisi o numerazioni, regole grammaticali e definizioni da studiare a memoria, ma brevi compiti di
osservazione e ricerca, che rientrino
nelle reali possibilità dei ragazzi (anche di quelli sforniti di enciclopedia!).
Da parte loro i genitori cercheranno
anch’essi di stimolarli ad osservare, a
riflettere, a leggere, rispondendo con
pazienza ai loro perchè, interessandoli
al loro ambiente e al loro lavoro (non
c’è padre che non abbia una competenza e una esperienza specifica in
^qualche campo, sia pur limitato); potranno forse, in qualche gita, far loro
visitare fattorie, costruzioni, luoghi
storici; aiutarli ad iniziare collezioni
(di erbe, francobolli, minerali, insetti
ecc.) e comunqùe sempre incoraggiarli
ad allargare il cerchio delle loro cognizioni e non mai smorzare o soffocare il loro desiderio di conoscenza.
In questo modo affiancheranno validamente l’opera della scuola e l’aiuteranno nel suo compito che « non è
tanto di impartire un complesso di
nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia ed il gusto di imparare
e di fare da sè, perchè ne conservi l’abito oltre i confini della scuola, per
tutta la vita ». P
PASTORI E PABBOCCHIANI
Ci riconosciamo?
Si apprezza il parroco in quanto
uomo, per la sua intelligenza e la
sua partecipazione ai bisogni della
parrocchia. Perciò si richiede da
lui una devozione senza limiti e lo
SI luelte alla prova. Si valuta la sua
consacrazione mi.surandola alla precisione coll cui attua il suo ministerio.
Gli si ricaiedouo larghezza di vedute e iieLo stesso tempo molla
'souplesse” nell’applicare i suoi
principi. Si scivola così sul piano
umano o\ e la religione viene considerata eccedente per l’educazione dei
ragazzi e pel mantenimento delx’ordix.e. Si mandano volentieri i ragazzi
dal parroco e si mantengono con lui
i conlatii necessari per usufruire dei
suoi servizi: visita agli ammalati,
pratiche d’ufficio, raccomandazioni
organizzazione di gite, pellegrinaggi, riparazioni degli stabili, direzione della corale e della filodrammatica, distribuzione di sussidi e di
aiuti, giudizi clinici sugli ammalati prima della visita del medico
sempre costosa, lezioni di latino e
di matematica.
Gli elementi marginali del suo ministerio diventano così più importanti del ministerio stesso. I contadini
han perso il rispetto dovuto alla funzione sacra del pastore ma tanto più
volentieri ricorrono ai suoi servìzi
come a quelli di un assistente sociaie gratuito. Il parroco ideale è oggi
uomo servizievole, dinamico, gioviale, aperto, dalle molte conoscenze, in grado di scovare i fondi necessari alle sue iniziative e la cui
automobile è sempre a disposizione
di tutti.
Si apprezzano le sue capacità artistiche, letterarie, il suo « savoir
faire », il suo interessamento ai problemi economici e rurali della zona.
Ma si esige in modo particolare la
sua presenza per garantire una morte in pieno accordo con il mondo di
cui si sono goduti i beni e col cielo
di cui non si vogliono perdere i benefici. La parrocchia esige in fondo
che il suo curato sia l’uomo di tutti
ma non l’uomo di Dio. Non risvegli
le anime addormentate nel loro benessere, assetate di libertà personale
ma libere da ogni dovere religioso!
Si abitui a quella religione senza
scandali, nè follie, nè impelo, nè
santificazione, a quella religione di
uomini annoiati della croce che immaginano Dio come un vegliardo
pieno di indulgenza.
A questa condizione si parteciperà ai servizi religiosi, si sosterranno
le sue iniziative, se ne dirà gran
bene. E’ questo il patto di non aggressione che tacitamente gli si propone, patto sacrilego per salvare la
sua posizione sociale. Ma anche il
prete più accondiscendente si accorge un giorno o l’altro che tutte le sue
concessioni conducono alla catastrofe... Trad. G. T.
P. Schmitt - Eglin. Le mécanisme
de la déchristianisation.
I e que ¡e veux’i' Je veux sauver
• * • ^ vos âmes; et, pour les sauver, je veux vous arracher une espérance que le Diable n’a mise en vous
que pour tious empêcher de vous
convertir... Je viens à vous avec la
charité de Dieu dans le coeur, et
je n’en connais point d’autre! Je ne
viens pas rassurer le consciences, je
viens les troubler à salutl Je ne
viens pas canoniser ceux qui meurent, je viens sauver ceux qui vivent! Adolphe Monod
2
2 —
; .T r .
L'EGO DEU2 VALU VALOBSI
r-
LE LETTURE BIBLICHE Cl RICORDANO, QUESTA SETTIMANA
Slamo Invitati alla Mensa de! Signore
La prima Cena del Signore? 7 ' lii tablp iIp la l]pnp
J. ' O rappresenta, nella nostra vita cristiana, la Santa Cena? DllUlv HO lU OOllLi
---- Marco 6: 3044 ---
L’avvenimento della moltiplicazione dei pani e dei pesci deve avere
colpito profondamente i testimoni
oculari, imprimendone indelebilmente il ricordo nella loro memoria, se
no difficilmente tutti e tre i primi
evangelisti, non solo, ma anche Giovanni (6: 5-13) ne avrebbero raccontato l’episodio. Inoltre il miracolo è
raccontato una seconda volta da
Marco (8: 1-10) e da Matteo (15 : 32-39)
come moltiplicazione avvenuta per
quattromila persone.
Infine Marco accenna ancora una
volta (8: 19-20) ai due fatti. Ci è
dunque lecito dire che si tratta di
qualcosa che è realmente accaduto e
a cui è stato dato im grande significato nella comunità primitiva.
Pur non escludendo una certa influenza stilistica di un racconto dell’Antico Testamento (2 Re 4: 4244),
il racconto, cosi com’è esposto, non
ha nulla di leggendario; si svolge in
modo così naturale davanti ai nostri
occhi. I discepoli tornano dal loro
viaggio missionario; tutto il paese è
in agitazione, il popolo affluisce da
tutte le parti. Gesù vuol concedere
ai suoi un po’ di riposo e attraversa
il lago verso un luogo tranquillo. Il
popolo però accorre alla riva e giunge
perfino prima della barca. Gesù, mentre predica, si rivela alla moltitudine
come il Pastore delle loro anime. Come secondo atto, segue la moltiplicazione. Il Buon Pastore conduce le
turbe su verdi prati, anche in senso
materiale (...)
Il miracolo in sè non è descritto.
Nulla ci permette di intendere come
una specie di formula magica la benedizione di Gesù, egli non ha fatto
altro che quello che avrebbe fatto
ogni religioso padre di famiglia giudeo, pronunciando la preghiera del
pasto ; « Sii tu benedetto, o Signore
nostro Dio, Re del mondo che fai
crescere il nostro pane dalla terra ».
Ma, in fondo, che cosa è avvenuto?
Ad ogni modo,, un miracolo. Grandi
masse affamate sono state saziate
da Gesù con quasi nulla e questo
motivo toma con insistenza. Quindi non soffermiamoci sulla nota spiegazione, che l’entusiasmo per la parola di Gesù avrebbe preso il posto
deU’eflettiva mancanza di nutrimen
to e della fame della moltitudine.
Forse s’intehde meglio questo passo se lo si prende semplicemente nel
suo senso letterale. Gesù aiuta gli uomini nelle loro necessità corporali,
crea per loro il pane quotidiano.’La
moltiplicazione per i cinquemila mo
stra come sia legittima e necessaria
la quarta richiesta del Padre nostro;
ci dice che certo l’uomo non vive di
pane solo (Gesù ha appena finito
una predicazione), ma che l’uomo deve pure avere il suo parie e che Dio
è in stretto rapporto con la nostra
cruda realtà. La nostra realtà è che
dobbiamo mangiare, se vogliamo vivere, e qui ci è fatto sapere che non
riMitra nei piani di Dio che noi abbiamo fame. Gesù non è stato un riformatore sociale, non ha inventato
alcim sistema per rimediare radicalmente alla miseria fisica deg-i uomini; il racconto della moltiplicazione
dei pani ha un carattere del tutto occasionale; pure, per mezzo di essa
Gesù esige dalla cristianità che essa
si preoccupi che nessuno soffra per
la mancanza del necessario.
Mi sembra però che questa esegesi non basti, da sola, ad esaurire tutto il significato del miracolo. Questo
passo ha degli accenti meravigliosi,
che gli danno un’impronta tutta particolare. La pienezza dei tempi messianici viene presentata nel Nuovo
Testamento sotto l’immagine di im
convito (Mar. 14: 25; Matt. 8: 11).
Si potrebbe pensare che Gesù festeggi già ora, in anticipo, con le folle che
lo circondano, quel convito messianico. « Poiché egli è il Messia che viene,
questo pasto, senza che essi lo sappiano, diventa la prefigurazione del
pasto messianico. Col pezzo di pane
che egli fa distribuire ai suoi discepo
li, li consacra partecipanti al convito messianico che deve venire, e dà
loro la garanzia che essi, che furono
suoi compagni di tavola quand’era
ancora in incognito, lo saranno anche quando verrà nella sua gloria »
(Albert Schweitzer). Un’altra analoga spiegazione si ricollega alle parole di Gesù prima della distribuzione: il passo in cui è detto: «Spezzò
i pani e li dava ai discepoli »; ci richiama alla mente quello in cui è
descritta la distribuzione del pane
nella prima Santa Cena (14: 22). Il
pasto dei cinquemila sarebbe allora
la prima celebrazione della Santa
Cena, che dopo la risurrezione diventerà un ordinamento perpetuo nella
Chiesa di Gesù Cristo. Nel pieno della sua attività, Gesù annuncia la sua
morte è dà anche alla moltitudine
l’annuncio della redenzioné.
Guenther Dehn
(Il Figlio di Dio, Commentario all’Evangelo di Marco, pp. 104 ss.)
Che cosa rappresenta, nella nostra vita cristiana, la Santa Cena?
Ha un valore profondo, indispensabile, o il ” posto d’onore ” che le facciamo nei nostri culti delle ” solennità ” si riduce in realtà a relegcvla
in un cantuccio insignificante? Perchè la partecipazione ad essa si mantiene così bassa, più bassa ancora di quella ai culti? Senso di ” rispetto ”
falsamente inteso? indifferenza? insofferenza di forme esteriori in cui si
manifesti la fede personale? E’ biblicamente giustificabile il fatto che.
in generale, la celebriamo così raramente? o che questa celebrazione si
svolga per lo più in un’atmosfera piuttosto cupa, opprimente: commemoriamo un morto, o siamo a tavola con il Risorto, il Vivente, il
Redentore della nostra vita dal peccato e dalla morte? Ogni credente
ed ogni comunità deve sentire questi interrogativi, e rispondervi. Forse le pagine che riportiamo saranno di aiuto. Vogliono sottolineare che
la Cena del Signore è il pasto fraterno in cui, ricordando il sacrificio
del Cristo per noi, coronato dalla sua risurrezione, sianuy, tutti insieme,
rallegrati dalla presenza vittoriosa e portatrice di vita del Signore; e al
tempo stesso è già una primizia di quel banchetto messianico, con cui
la Scrittura ama rappresentare la gioia del Regno: al tavolo della Cena
la Chiesa rende grazie a Colui che si è dato per lei, adora Colui che è
presente col suo Spirito e la raccoglie in un corpo solo, attende Colui che
ha da venire a colmare l’ardente attesa della ” sposa ”: Vieni, Signor
Gesù.
LA COMUNIONE
La cc comunione »... attesta che
il Crocifisso del Golgota è anche il
Risorto ed il Vivente. Egli viene a
noi ,• si dà a noi, sotto - segni del
pane e del vino; noi ci avviciniamo
a Lui, riceviamo per fede i frutti
del suo sacrificio redentore, abbiamo « comunione » con Lui, che è
” il pane della vita, il pane che di
scende dal cielo, affinchè chi ite
mangia non muoia” (Giov. 6: 50).
La nostra «comunione» non è con
un cadavere inchiodato sul legno e
sepolto nella roccia, neppure con
un fantasma, ma con Colui che ha
vinto la morte e ha detto: « Non temere; io sono il primo e Fultimo,
il Vivente; e fui morto, ma ecco
son vivente per i secoli dei secoli »
(Ap. 1: 18).
Chi partecipa aUa Santa Cena si
nutre di Gesù Cristo, non in senso
materiale e carnale, ma per mezzo
della fede; « Io sono il pane della
vita; chi viene a me non avrà fame
e chi crede in me non avrà mai sete... e colui che vien a me io non
10 caccerò fuoriy> (Giov. 6: 35-37).
11 pane quotidiano è necessario alla
vita del nostro corpo mortale; ma
quel cibo non soddisfa i profondi
bisogni della nostra vita spirituale
non calma i conflitti e le amarezze
che si trovano in noi. La Santa Cena, in quanto « comunione col corpo e col sangue di Gesù Cristo »,
ci fa comprendere che abbiamo bisogno di Lui e del cibo che Egli ci
offre. Non ci basta la vita fisica ed
intellettuale; ci è necessaria la vera
vita, edificata sulla fede in Gesù Cristo, fortificata dalla comunione con
Lui. A questo riguardo S. Paolo
scriveva: « Non son più io che vivo,
ma è Cristo che vive in me; e la
vita che vivo ora nella carne, la
vivo nella fede nel Figliolo di Dio
i! quale mi ha amato e ha dato sè
stesso per me » (Gal. 2. 20).
Se la Santa Cena è il segno visibile della nostra comunione con
Gesù Cristo, possiamo noi parlare
di una « presenza » di Cristo nel
sacramento? E in qual senso ne possiamo parlare?
Non ci nascondiamo il fatto che,
proprio sulla « presenza » di Gesù
Cristo nel sacramento della Cena, i
cristiani sono divisi da varie ed opposte nterpretazioni. Noi crediamo,
tuttavia, in una « presenza » di Cristo nella « comunione » : non siamo
soli coi nostri pensieri, con le nostre emozioni più o meno durature
e non siamo neppure alla presenza
di un Dio sconosciuto. Gesù Cristo
è con noi; la Sua presenza è vera,
si concretizza nelle forme umili e
in apparenza contradditorie del pane e del vino, ed è attestata in noi
dallo Spirito Santo. Proprio lo Spirito Santo ci rende capaci di rico
Vt RICORDIAMO
E. ROSTAN — La Santa Cena,
Claudiana 1956, L. 260.
F. -J. LEENHARDT — Le saicrement de la Sainte Cène, NeuchâtelParis 1948.
F. J. LEENHARDT — Ceci est mon
corps — Explication de ces mots de
Jésus-Christ, Neuchâtel - Paris 1955,
fr. sv. 4.
Les • sacrements — Coll. « Protestantisme», Paris 1942.
noscere Gesù Cristo dietro i segni
del pane e del vino, preservandoci
al tempo stesso da facili illusioni
sentimentali o jia pericolose deviazoni materialistiche o pseudomisliche.
Si tratta certamente di una presenza particolare: non è più quella
di un tempo, quando Cristo viveva
in mezzo ai suoi, e non è ancora
quella dell’avvenire, quando il Figiol dell’Uomo apparirà con gran potenza e gloria. E’ «una presenza propria di quel tèmpo inconfondibile
che è il tempo dèlia Chiesa, il tempo
che sta fra il tempo del Servitore sofferente dell’Eterno e il tempo del Figlici deirUomò glorioso... Il banchetto in cui questa misteriosa presenza si rivela è un banchetto di
poveri uomini peccatori che partecipano a tutta la miseria e la pas
DA UN*ANTICA LITURGIA
Come le spighe prima sparse per le campagne
e come i grappoli prima dispersi sulle colline,
sono ora raccolti su questa tavola,
in questo pane ed in questo vino,
così. Signore, tutta la Tua Chiesa sìa presto,raccolta
dalle estremità della terra nel Tuo Regno;
poiché Tua è la gloria e la potenza
per mezzo di Gesù Cristo nei secoli.
sione di Colui che non aveva formai
nè bellezza da attirare gli sguardi!
e che era disprezzato da tutti...
Quel pezzo di pane e quel sorso
di vino sono il suo segno... Il pane
e il vino non sostituiscono il Signore : non si mangia Cristo, si mangia con Cristo. Quello che importa
è la presenza di Cristo, non la presenza del pane e del vino » (V. Sùbilia, Gesù, p. 178 s.)
La fede umile e sincera vede la
realtà, cioè Gesù Cristo nei segni visibili della « comunione », ma anche al di là di quei segni e delle parole pronunciale nella celebrazione
del sacramento. Bisogna « disccrnerc » con l’occhio della fede il corpo ed il sangue di Gesù Cristo crocifisso per noi. Per questa ragione
l’Evangelo accentua continuamente
l’importanza della fede: « Chi viene
a me non avrà mai fame e chi eredein me non avrà mai sete » (Giovanni 6: 35).
E’ forse necessario aggiungere
che la « comunione » con Gesù Cristo deve condurre ad una « comunione fraterna » più aperta, più
visibile nella vita della comunità
cristiana?
Dopo tutto, è naturale che ciò
avvenga; perchè, se non avviene,
non ci può essere una piena comunione col Salvatore.
Il Cristiano non può sentire il
vuoto attorno a sè, non deve isolarsi in una pretesa sufficienza spirituale o nella soddisfazione di sè.
Ha bisogno di vivere nell’atmosfera
dell’amore e del perdono. La S. Cena
gli ricorda che, nella Chiesa, come
al tempo degli apostoli, tutti sono
chiamati ad essere « perseveranti
nel rompere il pane e nella comunione fraterna » (Atti 2: 42).
Davanti alla sacra Mensa, le divisioni ed i contrasti umani debbono
scomparire per far posto alla comunione dei fratelli nella realtà della
riconciliazione. « Siccome v’è un
unico pane —- scrive S. Paolo —
noi, che siam molti, siamo un corpo unico, perchè partecipiamo tutti
a quell’unico pane ». Siamo in molli e siamo diversi gli uni dagli altri,
ma abbiamo un solo Signore, im solo Salvatore un’unica fede, una stessa speranza. Partecipando alla « comunione » con Gesù Cristo, Dio
vuole aiutarci a camminare nelle
vie dell’amore e del perdono fraterno. Ermanno Rostan
Trovate qui riprodotto in
parte un capitolo de La Santa
Cena, del past. Rostan; questa opera si articola nei seguenti capitoli: Il memoriale
— La comunione — La testimonianza —- Il pasto eucaristico — Il Corpo del Signore.
Mes Frères, représentez-vous un
homme qui, après s’être préparé
quelques jours, ou quelques semai
nés, à cette sainte Cérémonie (la
Cène), y apporte un coeur proportionné au travail qu’il a mis à s’y
disposer. Figurez-vous un honime
assis à cette Table, à laquelle viennent indifféremment ambitieux, im■purs, avares, viiulicatifs, orgueilleux, tous les membres de ce tronpenu. Figurez-vous cet homme se
disant à lui-même; Ce ne sont pas
seulement ces hommes qui me voient; ce sont les anges qui campent
à l’entour de ceux qui aiment Dieu;
c’est Jésus-Christ qui se trouve au
milieu de ceux qui .sont assemblés
en .son nom; c’est Dieu lui-même
qui voit tout et qui examine maintenant les dispositions que j’apporte
à sa Table. Ce ne sont pas seulement ces ministres qui m’invitent à
ce repas; c’est la souveraine Sapience
qui a dressé sa table, qui a préparé
.ses viandes, qui a mixtionné .son
fin (Prov. 9: 2) et qui crie; Vous
tous qui êtes altérés, venez aux eaux!
(Es. 55: 1 ). C’est Jésus-Christ mon
Sauveur qui me dit; J’ai grandement désiré de boire avec vous ce
fruit de ta vigne (Luc 18: 15 s.). Ce
n’est pa.s seulement un pain matériel que je vais recevoir; c es! le
symbole du Corps du Christ, de son
Sang, c’est son Corps et son Sang
mêmes que je reçois sous les voiles
du pain et du vin.
Ce ne sera jtas seulement (ptelipte
tianquillité dans ma conscience, (pie
je rapporterai de cette Table, .si je
entre dans L’esprit du Mystère (pii
m’est offert; ce seront des consolations dans mon Ht de mort, des
triomphes après la mort même, des
torrents de félicité et de. gloire. Ce
n’est pas seulement pour me fournir
aujourd’ hui T occasion de dotwun- an
spectacle de religion, que Dieu n ’a
conservé jusqu’à cet instant; c'est
pour m’ouvrir encore tous les trésors de sa patience et de sa longue
attente; c’est pour me faire réparer
tant de négligences passées, tant de
sabbats violés, tant, de communions
profanées, tant d’injustices commises, tant de serments faussés, tant
de blasphèmes vomis contre le ciel.
Je demande, mes frères, qu’est-ce
qu’un homme qui approche de la
Table de Jésus-Christ avec ces dispositions? Est-ce encore là un homme ordinaire? Véritablement, avec
les veux de la chair, je ne vois rien
qui le distingue de la foule: je vois
cet homme, confondu avec tous ceux
qu’une discipline relâchée laisse indifféremment participer à ce grand
Mystère, et recevoir avec des mains
impures et une bouche profanée, ce
qu’il y a de plus saint. Tout au plus,
je vois quelque agitation dans ses
sens, ffuelque étincelle qui brille
dans ses yeux, quelques regards poussés au ciel; mouvements que le voile de l’humilité dont ce fidèle .se
couvre ne peut cacher entièrement.
Mais, avec les yeux de l’esprit, je
vois un homme d’un ordre supérieur, je vois un homme placé dans
un jardin de délices, je vois un hom me nourri des plaisirs qui sont à la
dextre de Dieu; je vois un homme
(¡ui réjouit les Anges du ciel par sa
conversion. 7c vois un homme attaché au char de triomphe de JésusChrist, et qui fait la gloire de ce
triomphe. Je vois un homme qui a
le bienheureux art de faire descendre le Paradis dans son âme. Je vois,
au milieu des misères et des vanités
mondaines, un homme déjà justifié,
déjà glorifié, déjà assis aux lieux célestes avec Jésus-Christ (Eph. 2:
5-6). Je vois un homme montant an
ciel avec Jésus-Christ, au milieu des
choeurs de l’Eglise triomphante. Je
vois un homme qui contemple le
Seigneur à face découverte, et qui
est transformé, de gloire un gloire,
par son Esprit (Ps. 24: 7).
Jacques Saurin (1677-1731)
(da Les sacrements, p. 94 s.)
3
T:
L’ECO VAllJ VALDESI
— 8
'l!
s;
Í I
# GESUITI: POUTÊCAMTI O SERVÌ DI PRISTO 7
E’ un fatto che, nel parlar cotnune, l’appellativo di ” gesuita " dato
ad una persona non costituisce un complimento, ed è tacciato come ” gesuitico" un atteggiamento di politica sotterranea, di colpi a tradimento,
velati da sorrisi. Si può gridare alVingiustizia; e si tratta effettivamente
spesso di un parlcue tendenzioso, pieno di pregiudizi. D’altra parte, se
l’uso è nato, una ragione ci deve pure essere stata! In cerca di verità,
invitiamo i nostri lettori a seguirci un momento nella lettura di due opere (che anzi consigliamo vivamente di fare personalmente) che ci documentino un pò meglio di quel che non lo siamo in generale. Sono due
opere ben diverse, ma che appunto per questo ci permettono di farci
un’idea più completa della Compagnia di Gesù. La prima, dovuta alla
penrui di Pierre Dominique è dedicata q La politique des Jésuites
(Grasset, Paris 1955J ed esamina, da un punto di vista areligioso, l'opera
dell’Ordine nella sua costante incidenza sulla vita politica d’Europa e
del mondo. La seconda è invece L’énigme des Jésuites (Messeiller,
Neuchâtel 1956J, del pastore svizzero Jean Rilliet. Ed è straordinario
(ma forse non del tutto...) e rallegrante che fra l’agnostico che vede
nell'Ordine una iniziativa puramente umana, che ammira ed esalta per
la sua grandezza, ed il protestante che dice chiaro il NO dell'Evangelo
al compromesso di missione nel mondo e di potenza sul mondo, sia tuttavia quest'ultimo a saper discernere ciò che v'è di cristianamente valido
nell'opera gesuitica e, pur con tutte le debite riserve, dare un apprezzamento in parte positivo, lasciare una porta aperta alla speranza.
La politica dei Gesnitì
I Gesuiti a convegno
É riunita a Roma la sesta Congregazkme straordinaria della
Compagnia di (Jesh - I lavori si svolgono nel piu stretto riserbo
Qualcosa di nuovo fra i trentatremila di Sant’Ignavia,,?
Nel palazzo generalizio di Borgo
S. Spinto a Roma sono riuniti, dal 5
settembre, i 185 « professi », capi e
delegati delle provinole in cui la Compagnia di Gesù esercita la sua opera.
La Congregazione generale, sorta di
Sinodo della Compagnia che procede
però in linea rigidamente gerarchica,
viene riunita alla morte del preposho
« generale », per procedere all’elezione del nuovo capo di stato maggiore
della « milizia di Gesù ». E’ attualmente generale il belga Padre Jannssens, ventiseiesimo successore di Sant’igiiazio. La convocazione di una
Congregazione straordinaria;' qual’è
l’attuale, è invece un avvenimento veramente straordinario nella vita dell’Ordine: infatti è questa soltanto la
sesta volta, da che la Compagnia è
stala fondata, 417 anni fa.
E’ quindi comprensibile l’interesse
(o la curiosità...) con cui cattolici e
non cattolici attendono che il muro del
silenzio che difende i lavori dei Gesuiti sia, almeno in parte, abbattuto,
alla hne di questi. Voci hanno parlato
insistentemente di un tentativo di decentralizzare il governo dell’ordine, hnora rigidamente accentrato, come si
addice, appunto, ad un esercito; ma
la cosa pare troppo contraria alle Costituzioni ignaziane, deposito sacro per
l’Ordine. Fra gli altri problemi all’ordine del giorno pare vi sia pure un
tentativo di rendere più elastica la
pratica del voto di povertà (che è assoluta); di concedere più larga autonomia alle missioni; di rivedere le
circoscrizioni territoriali.
Ma queste questioni, pure importanti ed urgenti, non giustificherebbero una riunione generale complessa e
dispendiosa quale quella in corso : i
185 delegati vengono dalle provincie
e vice-provincie in ogni parte del mondo; anche i paesi di oltre cortina sono
rappresentati da membri giunti direttamente (Polonia) o residenti all’estero (Jugoslavia, Cina, Lituania, Ungheria); solo i seggi riservati ai delegati
della Boemia, della Slovacchia e della
Romania rimangono vuoti ; in quei
paesi la Compagnia è totalmente distrutta.
Se dunque si è venuti a questa congregazione straordinaria, è perchè
qualcosa si agita anche nella milizia
di Gesù, di giurata obbedienza papale. Si manifestano dei dissensi; e non
è da stupire, se si pensa a com’è numeroso quest’ordine, in cui sono rappresentati, invero senza pregiudizi razziali, paesi ed ambienti totalmente diversi per tradizione, civiltà, sviluppo
moderno; Ordine che ha campi di
missione ovunque; che, si può dire,
non conosce campo dell’attività umana in cui non sia impegnato; che controlla 37 Università in tutto il mondo,
ed un numero immenso di scuole; che
ha a suo attivo 1112 pubblicazioni periodiche, con una tiratura complessiva
di 150 milioni di copie, in cinquanta
lingue. Alcuni dati, a mo’ d’esempio.
Ma forse, più di questi dissensi dovuti a fattori esterni, ambientali, si
manifesta un dissenso più profondo e
più universale : pare che si parlerà, ad
esempio, del « Movimento per un
mondo migliore » dei padri gesuiti
Lombardi e Rotondi, che molta perplessità ha destato anche fra i cattolici, per certe pretese di cristianesimo
assai equivoche; e verrà probabilmente sul tappeto il contrasto d’idee fra
La Civiltà Cattolica, organo ufficiale
della Compagnia e la consorella francese Etudes religieuses, più libera e
più seriamente cristiana. Nicola Adelfi, sulla Nuova Stampa, riconduceva
questo dissesso alla polemica « fra coloro che vogliono un mondo effettivamente, sinceramente più cristiano e
coloro invece che si accontentano di
risultati apparenti ». Se tale è veramente l’alternativa dinanzi a cui sono
posti in questi giorni i Gesuiti nella
loro rocca, nè sospetti umani nè dissensi teologici ci impediranno di sperare che davvero qualcosa di nuovo
si manifesti nella Societas Jesu, e che
non sia schiacciata dall’ubbidienza a
Roma, all’uomo. Ricordandoci in pari tempo che di rinnovamento ha bisogno il Protestantesimo quanto il
Cattolicesimo.
red.
Come si è detto, l’Autore si vieta
espressamente ogni valutazione teologica e morale : è però più che legittimo chiedersi se una simile limitazione sia possibile; che resta della Compagnia e della sua opera se non si
tien conto del fatto che è un Ordine
di predicatori e di educatori, per programma? Ciò premesso — ed è essenziale — possiamo seguire il Dominique nell’indagare le grandi opere
alla luce del sole ed i meandri sotterranei dell’attività gesuitica, dagli inizi (la figura di Ignazio di Loyola, la
istituzione dell’Ordine, con Bolla di
Papa Paolo III, nel 1540) fino ad oggi. Possiamo solo deplorare che non
ci vengano citate le fonti della certo
vasta informazione. Potremo così assistere ai tempi « eroici » della Compagnia, guardata con sospetto da governi ed inquisitori, osteggiata (come
lo sarà sempre) dalla rivalità degli altri Ordini monastici. Vedremo la « milizia », giurata obbedienza al Generale, e, per mezzo suo, al Papa, stretta
in una disciplina rigidissima, ma animata da zelo missionario, partire alla
conquista (o riconquista) dell’Europa,
squassata dalla Riforma, della Cristianità scismatica orientale, del mondo intero. Fra i capitoli più avvincenti
sono quelli che riferiscono l’enorme
sforzo missionario “ compiuto dalla
Compagnia in ogni terra pagana d’Asia, d’Africa e d’America, quando ancora, invero, le Chiese Protestanti non
pensavano a questo compito. Il martirologio è lungo e vasto, e dà da pensare. Ma dà pure da pensare il metodo di missione, che consiste nell’adattarsi al massimo alla mentalità locale, evitare al massimo lo « scandalo »
della nuova fede; e viene da chiedersi
se tanti insuccessi non siano dovuti a
questa missione spesso più preoccupata di toccare le masse (magari « convertendo » i capi ed Í re...) più che di
penetrare profondamente nei cuori.
L’A. vede poi i Gesuiti come alleati, e
spesso antagonisti, dei colonizzatori
spagnoli e portoghesi... E si giunge all’esempio unico al mondo della Repubblica « gesuita » del Paraguay, in
cui fu attuata una forma larvata di
« comunismo ».
Intanto in Europa la Compagnia
combatteva, con tutti i mezzi, a sostegno del Papato, contro la minacciosa
Riforma. Dopo l’ondata di ritorno
della Controriforma, le posizioni sembrano acquisite, l’Europa spartita. E
qui il Dominique ammette che la
Compagnia è stata implicata nell’assassinio di Enrico IV di Francia, che
aveva concesso agli Ugonotti l’Editto
di tolleranza di Nantes; che essa ha
sinistramente collaborato all’annienta
mento della Polonia protestante.
La brama di dominio li porta, nel
secolo XVIII, a rendersi sempre più
invisi ai potenti ed al popolo, che si
vanno imbevendo di cifitura illuminista ed anticlericale; è l’epoca d’oro
della grande nemica, la Massoneria.
Viene la bancarotta del P. La Vallette, che aveva impiantato un fiorente
traffico alla Martinica, con tanto di
schiavi : scandalo che prelude al disastro che travolgerà, almeno per un
poco, anche la Compagnia : la Rivoluzione francese. Per qualche decennio,
anche dopo la Restaurazione, i Gesuiti sono cacciati e ricacciati da ogni
paese, dopo che anche il Papa, Clemente XIV, per quanto in seguito a
pressioni, li ha proscritti con la bolla
Dominus ac Redemptor » (1773).
Con pervicacia incredibile tornano e
ritornano. E sagacemente sanno riconoscere i tempi che vengono: sono
forse fra i primi ad intuire l’imminenza del crollo del potere temporale
dei Papi; e proprio alla vigilia della
presa di Roma, a qualche mese da
Porta Pia, riescono, con il loro peso
sul Concilio Vaticano (1870), a far
proclamare il dogma deH’infallibilità
papale; il grande sogno di Ignazio:
estendere l’organizzazione gesuitica a
tutto il mondo cattolico, e fame un
grande esercito nelle mani del solo generale, il Papa (ricordiamo che, a Roma, il « generale » è chiamato il « Papa nero ») non ha potuto attuarsi sul
piano materiale, ma è giunto a compi
mento su quello spirituale : Roma
docet.
I Gesuiti sarebbero all’origine del
< Sillabo » e della lotta antisocialista
della Curia; avrebbero avuto parte nell’a&re Dreyfus; avrebbero, con la loro infiuenza sugli Absburgo, in senso
anti^avo (aggressione della Serbia),
precipitato il primo conflitto mtmdiale. E sarebbero stati, più o meno segretamente, al fianco di Dollfuss, di
Salazar, di Alfonso XIII ed ora di
Franco; perseguitati da Hitler, sarebbero invece stati gli artefici del Concordato con Mussolini: e rappresenterebbero il centro motore degli attuali partiti democristiani. Difficile è
il controllo di tutte queste informazioni; ma crarto un influsso in questo
senso c’è stato e c’è. D Dominique termina con una grande alternativa; lo
autoritarismo (o il terrore!) rosso o
quello nero; Lenin-Stalin... (molti i
paralleli fra le due « ragion di stato »)
o il Papato di cui il « Gesù » è la spina
dorsale.
Rifiutiamo come mortale questa alternativa, per il mondo quanto per il
Cristianesimo, anche per il Cattolicesimo. Pur profondamente ansiosi per
la via su cui la Chiesa Romana pare
mettersi sempre più decisamente, non
vogliamo tuttavia ignorare i fermenti
genuinamente cristiani che animano
molti cattolici, i quali come noi negano che il fine giustifichi i mezzi. Del
rinnovamento della Chiesa, di tutta la
Chiesa, Uno solo è Signore.
I Gesuiti : un enigma
E' perciò che — pur apprezzando
l'informazione fornitaci dal Dominique — passiamo tuttavia con vero sollievo alla lettura deU’agile e succoso
volumetto del Rilliet. Questi ci fa riconoscere nella figura del fondatore,
Ignazio di Loyola, e di tutto l Ordine,
come una doppia personalità. "Una
parte dell’essere suo appartiene a Cristo, un’altra gli è chiaramente estranea”. Questo si manifesta nella attività personede di Ignazio; nelle Costituzioni dell’Ordine, negli Esercizi spirituali; nella attività molteplice ed instancabile della Compagnia. Ad un
sincero zelo missiotiario si unisce una
sconcertante mancanza di scrupoli;
della vocazione aH’insegnamento, che
tale fu veramente per l’Ordine, ed in
cui esso fece da pioniere nel mondo,
si abusò spesso indegnamente; cdcuni
innegabili moti di rinnovamento interno, nel corso dei secoli, edeune
messe in guardia contro l attivismo ad
PRO VALLI
Ospedale Valdese di Torino
Succede abbastanza spesso di udire alle Valli delle considerazioni inesatte sull’Ospedale Valdese di Torino; mi sembrano - perciò opportune
alcune prebisazioni specialmente per
quanto riguarda la situazione attua
le del nostro Ospedale verso le molte
Mutue che in questi ultimi anni sono
andate aumentando di numero e di
importanza fino a giungere ormai
all’assisfcenza medica ed espédaliera
della quasi totalità della popolazione.
L’Ospedale Valdese di Torino, d
proprietà della Chiesa Valdese di Togd amministrato da una Commissione di cinque membri del suo
Concistoro, da ormai più di un secolo svolge un’opera di assistenza a favore non solo dei valdssi e degli
evangelici di Torino ma anche e forse in ugual misura e favore dei vaidesi delle Valli. Quest’opera non è
solo svolta nei campo morale e religioso con un’assistenza quale certa
Lente i nostri malati non potrebb^
ro trovare in altri grandi ospedali
della città, ma anche nel campo m^
teriale con riduzioni ed abbuoni di
rette per i più bisognosi e questo rappresenta annualmente una cifra molto notevole. . . •
La capacità dei Sanitari che vi
prestano la loro opera e la moderna
attrezzatura di cui dispone fanno sì
che anche sul piano tecnico il nostro
Osnedale possa stare alla pari di altri* grandi complessi ospedalieri. E’
bene che tutti gli interessati sappia
no che qualunque malato può esservi
ricoverato e ricevervi le cure adatte
salvo casi specialissimi di alta chirurgia (interventi sul cuore o sul
cervello) e salvo i casi di malattie
infettive o psichiatriche. L’Ospedale
dispone di un reparto Radiologico
di prim’ordine e di un Laboratorio
analisi di cui è stata completata
l’attrezzatura in modo da poter rispondere ad ogni necessità. Tengano
pure presente i nostri malati ai quali da qualche Ente Mutualistico venisse proposto il ricovero in altri
ospedali di Torino, che l’Ospedale
Valdese è convenzionato con la Mutua INAM per medicina, chirurgia e
specialità, con la Mutua FIAT (M A
LF) per chirurgia ed è inoltre convenzionato con le Mutue ENPAS,
SIP, STIPEL ed altre minori ; ha già
ricoverato malati assistiti dalla Mutua Coltivatori Diretti con cui è in
corso la stipulazione d’una convenzione.
Saremo ben lieti di poter dare altre informazioni nel campo ospedar
liero a chi vorrà chiedercele.
Carlo Fons
On nous dit que nous sommes encore des enfants, dans la connaissance; mais nous ne sommes pas au début de l’histoire des Eglises., nous
sommes à sa fin; des vieux frappés
d’apoplexie et de mutisme.
Propos d’un laïque
XV Agosto
Ritengo doverosa una precisazione
circa la nota del redattore in cale2 al
mio articolo: se essa vuol essere un
invito aUa Pro-Valli a prendere parte all’organizzazione del pomeriggio
del prossimo 15 Agosto, son certo che
sarà senz’altro ben accetto. Questo
anno nessuna richiesta di collabora
zione era stata fatta ai membri della
Pro-Valli.
.^ssociaziitne iBSPgnanli crisliani Evangelici
Convegno d'autunno
Tutti i colleghi e gli amici sono
invitati al convegno d’autunno che
avrà luogo, D. v. a Bobbio Pellice la
domenica 20 'Ottobre col seguente
programma :
Mattino; Cvdto — Pranzo in c»mune.
Pomeriggio; Convegno alle ore
14,30 sul tema; «Il problema della
lettura nelle nostre classi e nelle nostre Valli ». Presenteranno le relazioni colleghi sigg. Dosio, Baridon e
Paschetto, prof. F. Malan. Dopo il
tè visita alla Latteria Sociale.
Per i partecipanti è previsto un
servizio speciale di corriera in partenza alle ore 10 dal piazzale della
stazione di Torre Pellice.
Il Seggio
oltranza e la mondmizzazione dei
mezzi e, a lungo andare, di certi fini,
non hanno impedito al corso della
storia della Compagnia, di presentare
veri e propri scandali che hanno dato
e dònno buon gioco ai nemici di Cristo.
"La maggior gloria di Dio (il fine
supremo dichiarato) esige un’irradiazione dell’uomo peccatore ad opera
del Cristo che lo santifica. Tutto il bene compiuto nel corso del ministero
quadricentenario dei Gesuiti — poiché accanto al male c’è stato del bene! — viene dalle ore privilegiate in
cui, prima di agire — in un collegio,
una predicazione, un confessionale —
il figlio d’IgnazJo ha passato la sua
azione al vaglio dell’Evangelo” (pag.
84 s).
Con questo spinto aperto, anche se
critico, il Rilliet scorre la dottrirui e
l’attività dei Gesuiti; e davanti cdle
colpe che addita, (die deviazioni che
riconosce, umilmente riconosce che
neppure il Protestartíesimo è senza peccato, emche nel campo dell’intolleranza e dell’imperMismo: "Il gesuitismo
travalica le frontiere del cattolicesimo”.
Viceversa, "gli storici cea tedici dovrebbero mostrarsi piu severi. La loro indulgenza non stupisce soltanto;
inquieta. Il dialogo ecumenico, così
auspicabile, segnerà il passo finché la
volontà di affermare l’infallibilità della Chiesa ccUtolica impedirà la piena
confessione delle colpe commesse. Di
fronte ai Gesuiti, la loro venerazione
di Ignazio che interdice una franca critica dei sucH errori mette in cuore cd
protestante un dubbio; l’abbandono di
certi metodi da parte delVOrdine è
completo e definitivo? l’uso della forza appartiene ad un passato revoluto
o i Gesuiti vi ricorrerebbero ancora se
se ne offrisse la possibilità? hcaino definitivamente liquidato la parte funesta ;g^l’astuzia ignaziana? La tolle-Ì0ésk francese e la intolleranza spagnola sono, nella loro opposizione, puramente fortuite?
Purifica il mio cuore e le mie labhffa, prega il prete sull’cdtare prima di
leggere l’Evangelo. Quanto più dobbiamo tutti, protestanti e cattolici, pregare così prima di parlare e di jere in
nome di Dio, affinchè morti e labbra
pure operino per^Je^più nobile delle
cause” (p.
% < g- c
4
...sT"
4
.G. MIEQOE
La sapienza di Dio
Brevi testi e letture
di Storia del Crlstianeslino
L. 430
Claudiana - Torre Pellice
d©lle Valli Valdesi
O. STEZNBERGER
Piccole luci
sulla via dei discepoli di Cristo
L. 400
Claudiana
’I
GUàRDmiVmCI ATTORCO
America Latina
La Chiesa cattolica comincia ad inquietarsi dei progressi del protestantesimo in
BRASILE. Recentmnente il vescovo Agnello Róssi, che conosce assai bene il protestantesimo, ha dichiarato die il Brasile,
I a che è il più vasto paese cattolico del mondo, Sara fra qualche decennio un grande
paese protesUnte ». Si è perciò lanciato a
tutti i cattolici l’appello a fare quanto sta
in loro per sbarrare la via all’a eresia » prò
testante. Nel 1954 c’erano in Brasile 2 mi
boni di protestanti; grazie al « preseli-tismo » oggi 4-5 milioni di Brasiliani si tro
vano direttamente o indirettamente sotto
l’influenza protestante. In nessun paese del
mondo il Protestantesimo ha conosciuto un
tale progre^ negli ultimi 20 anni. Dal Brasile si inviano pure missionari in Bolivia,
nel Paraguay e nel Portogallo. (U.P.E.)
E’ stato costituito a Montevideo un Isti
tuta Cattolico per l’emigrazione nell’VRV
GUAY. Gli obiettivi principali di questo
organismo sono i seguenti: incoraggiare e
promuovOTe iniziative cattoliche a favore
degli emigranti in Uruguay e coordinare
tali iniziative con quelle di altri paesi, per
mezzo della Commissione cattolica internazionale; creare fra i cattolici uruguayani il
senso di comprensione e fraternità verso i
cattolici di altri paesi; organizzare servizi
di collocamento e di assistenza per gli immigrati, procurando loro assistenza morale, sociale e religiosa. (A.N.S.A.)
Presa di posizione dei vescovi cattolici
nei confronti dei cristiani non cattolici in
COLOMBIA. — In conseguenza delle dichiarazioni del Comitato Centrale del Consiglio Eìcumenico, relative alla libertà di
coscienza in paesi cattolici, le autorità della Chiesa cattolico-romana in Colombia hanno dichiarato di « riconoscere », in questo
paese, « il diritto dei cristiani non cattolici
di praticare liberamente la loro religione »
ed hanno promesso che « non ordineranno,
non incoraggeranno e non approveranno
alcun atto di violenza verso i nostri fratelli
non cattolici ».
La dichiarazione continua affermando
che « le opposizioni religiose non sono che
un fattore accidentale nei casi in cui si scatenano le passioni, mentre i fattori politici
sono la causa essenziale, poiché i protestanti di Colombia hanno generalmente preso
partito per i liberali anti-clericali, ed in
provincia alcuni fra loro si sono uniti ai
« guerrilleros » che lottano contro il go
verno conservatore ». « In generale i cattolici colombiani, ed in particolare la gerar<diia ed i preti, amano tutti i cristiani non
cattolici di ogni paese e denominazione, e
li considerano come dei fratelli in Cristo,
benché siano separati da noi da dottrine
che professano, crediamo, in buona fede.
Ma alcune sette protestanti iiridono i dogmi
più preziosi dei cattolici, quali la fede nella Santa Eucarestia e la venerazione della
Santissima Madre di Dio. Gli abitanti della
Colombia sono cattolici, e generalmente
amano con fervore la loro religione; perciò
reagiscono con impetuosità, nel modo rude
degli oiperai e dei contadini. In tali momenti pietre, bombe di fortuna, ecc. entrano in gioco; ma è raro che si tiri o che si
abbiano dei feriti gravi » {senza commento...). (S.OE.P.I.)
americani diverranno «fraternal worfcers »
al servizio deUa Chiesa presbiteriana del
Cameroun. La Chiesa Evangelica, sorta dalla Missione francese, e la Chiesa Battista
del Cameroun sono già indipendenti dal
marzo scorso. (S.OE.P.I.)
Secondo le statistiche vi sono 2 milioni
di protestanti nel CONGO BELGA.
Nell’U. R. S. S.
Giovani Chiese
La Chiesa presbiteriana degli S. U. ha
messo il punto finale, dopo 130 anni, alla
sua attività missionaria in THAILANDIA
rimettendo tutti i suoi beni alla Chiesa di
Cristo in questo paese. Queste proprietà
comprendono chiese, importanti stabilimen
ti ospedalieri e scuole di agricoltura. I 69
missionari presbiteriani che sono nel paese
diverranno dei « fraternal workers » (collaboratori fraterni) sotto la direzione della
Chiesa Thai. La Chiesa Presbiteriana continuerà a versare una contribuzione annua
di 370.000 dollari alla Chiesa thai, ammonto del budget missionario attuale. E’ la
quinta volta in pochi anni che la Chiesa
Presbiteriana degli U.S.A. rimette tutto un
campo missionario ad una Chiesa indigena.
L’indipendenza della Chiesa presbiteria
na del CAMEROUN, che lavora soprattutto
nel sud di questo paese, sarà proclamata alla prima assemblea generale, convocata per
TU dicembre p. v. a Elat. Questa Chiesa è
nata dal lavoro missionario della Chiesa
presbiteriana degli S.U., che ha inviato i
suoi primi missionari nel Cameroun 100 anni fa. La Chiesa presbiteriana del Cameroun é oggi una delle più importanti del
paese: conta più di 80.000 membri attivi,
più di 80.000 bambini frequentano le sue
Scuole domenicali, e 40.000 catecumeni si
preparano alla confermazione. 82 pastori
lavorano in 180 parrocchie; la Chiesa pos
siede una Scuola di Teologia, una Scuola
normale e parecchi ospedali. In seguito al
la proclamazione d’indipendenza della Chie
sa, la stazione missionaria di Elat cesserà
di esistere, ed un centinaio di missionari
NOTIZIE VARIE
Angrogna (Serre)
Con la riunione del 15 settembre
al Bagnau e quella del 22 a Barfè sono terminati per quest’anno i culti
agli alpeggi, che hanno per lo piti
riunito buone assemblee, e che .sono
stati favoriti dal tempo, purtroppo
(è il caso di dirlo!) fin troppo costantemente bello. In attesa della ripresa
di tutte le attività, ì culti hanno ora
luogo di nuovo secondo l’orario normale: ore 10 Pradeltomo; ore 14,30
Serre.
Ringraziamo di cuore il sig. Renato Bonnet che ha presieduto il culto
al Serre il 22 ed a Pradeltomo il 29;
la comunità gli è molto grata dei suoi
messaggi.
Il 12 settembre è mancata la nostra
sorella Rivoira Susanna ved. Monnet
della Sarsa. Alla famiglia toccata dal
lutto diciamo ancora la nostra simpatia fraterna, e ricordiamo la parola
del Signore: «Non temerei Io sono
il primo e Tultimo, il Vivente; e tengo le chiavi del soggiorno dei morti».
A Bruno Besson ed a Livia Buffa,
che il 28 settembre si sono uniti in
matrimonio nel tempio del Serre, e
che si stabiliscono ai Boeri di S. Giovanni, rinnoviamo i nostri auguri più
cordiali per la vita in comune che
hanno iniziato, sotto lo sguardo del
Signore.
Il 29 u. s. i coniugi Enrico e Lody
Piston, con i padrini e le madrine fra
cui erano i sigg. Bertin gimiti in visita da Londra, hanno presentato al
battesimo i loro gemelli Tullio ed
Elena. Il Signore benedica questi piccoli agnelli che nella sua grazia ha
aggiunto alla sua greggia ed aiuti i
genitori e tutti noi a vegliare su loro in preghiera e con una vita cristianamente vissuta.
Itev. G. G. D’Anchise Ph. D.
Il 18 Agosto 1957, la simpatica figura di G. G. D’Anchise, così nota negli ambienti intellettuali ed evangelici d’Italia e d’America, è svanita per
sempre dai nostri sguardi terreni. E’
questa una crudele realtà che non
può accettare il nostro spirito che
continua a ricordare e a rivedere quel
viso amabile e intelligente e ad udire
quella voce calda e vibrante che, specialmente nell’intima conversazione,
aveva tanta eloquenza, fatta di sincerità, di nobile espressione e di fede
nell’avvenire terreno e d’oltre tomba!
Poeta, la sua poesia di forma naturalmente classica, si accendeva in
una fiamma essenzialmente evangelica in cui si eternavano al di sopra
delle rovine degli dèi pagani, la fede
cristiana, non solo nelle sue verità
teologiche ma ancora e sovrattutto in
quella fiducia che solo detta lo Spirito e in quella pace infinita che avanza l’intendimento.
Benedetta sia la sua memoria!
G. Tron
Circa 600 giovani cristiani, venuti a partecipare al Festival della Gioventù a Mosca,
sono stati ospiti del patriarcato di Mosca
nello storico monastero di Troiza, a Zagorsk, che data dal 14<> secolo ; vi fu celebrato Un culto in comune. Più tardi si ebbero animate conversazioni sulla vita religiosa in Russia ed altrove, e si pose la questione della compatibilità di cristianesimo
e marxismo. Gli studenti russi hanno insistito sulla loro piena i^esione alla fede
cristiana.
Studenti in teologia ed ecclesiastici venuti da tu. te le parti dell’Unione Sovietica
diedero ;nformazioni sulla vita della Chiesa
la. Ci sono nel paese 20.000 chiese ortodosse e 35.000 sacerdoti; 8.000 monaci vivono
ih circa 50 monasteri. Otto seminari e due
accademie formano i giovani sacerdoti, di
cui non c’è penuria, poiché le vocazioni sono numerose fra i giovani. La frequenza ai
culti è buona, e non è solo di persone d’età.
Al contrario, la maggioranza dei fedeli sono giovani uomini e donne, operai, contadini e intellettuali.
Da Akmolinsk in Siberia giunge notizia
che la Chiesa Luterana vi è ufficialmente
riconosciuta; ha celebrato, nel tempio costruito con fondi propri, un culto di azioni
di grazie, ammettendo pure dei giovani alla confermazione.
Molti Luterani di origine tedesca esiliati
nella Russia settentrionale, in Siberia ed
in Asia centrale hanno scritto per ringraziare gli amici che hanno inviato loro delle Bibbie e per domandare l’invio di altri
libri religiosi. Le lettere confermano che
migliaia di famiglie, prima viventi sulle
rive del Volga, del Mar Nero o nel Caucaso, sono rimaste fortemente attaccate alla loro fede, nei tempi delle più dure prove, quando furono cacciate dalle loro case.
L’amnistia russa del settembre 1955 ha reso loro i diritti civili e la libertà religiosa,
di modo che la « Chiesa delle catacombe »
ha avuto una maggiore espansione. Nuove
chiese sono state costruite. Tuttavia studi
biblici e culti sono per lo più presieduti da
predicatori laici. Npn è stato finora possibile ottenere che una delegazione, progettata dalla Federazione luterana mondiale,
fosse autorizzata a visitare quelle Clrese.
Secondo il segretario generale dell’t/mone battista nelPURSS esisterebbero in Russia 5.400 comunità battiste registrate, comprendenti mezzo milione di fedeli; le relazioni col patriarcato ortodosso sarebbero
buone e la collaborazione al « movimento
per la pace » continuerebbe regolarmente.
(A.N.S.A.)
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Redattore: Ermanno Rostan
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Qualche notizia
Una compagnia americana di televisione ha realizzato al Vaticano un
documentario sulla Guardia svizzera
del Papa.
« Impara ad osservare i Dieci Comandamneti! » si può leggere attualmente sul timbro postale di Ottawa
(Canada)...
Tu peux bien faire au Seigneur le
sacrifice de ta paresse, puisqu’il n
fait pour toi celui de la vie.
Quand lu es seul, songe à tes défauts, quand tu es en compagnie,
oublie ceux des autres.
A Vickesburg (Michigan) quattro
parrocchie protestanti hanno seguito
l’esempio dato già da alcuni anni dalla parrocchia metodista, e hanno celebrato il Natale in piena estate, per
evitare di partecipare al carattere
commerciale che accompagna la
grande festa.
Appena due anni dopo la posa della prima pietra, l’edificio a tre piani
dell’ospedale evangelico costruito a
Montevideo ha aperto le porte. Da 25
anni le Chiese evangeliche del paese
raccolgono i fondi necessari: l’ospedale è stato costruito senza aiuto
straniero.
Per la prima volta degli Evangelici e dei Cattolici tedeschi hanno avuto un’incontro, all’Accademia evangelica di Bad Tutzing, in cui hanno
discusso dell’interpretazione della
Bibbia.
Le famiglie Negrin - Fumagalli
hanno il dolore di annunziare la dipartenza del loro ca,ro
Giovanni^Negrin
avvenuta in Bobbio Pellice il 23 settembre 1957 all’età di anni 77.
Ringraziano quanti, in qualsiasi
modo, da vicino e da lontano parteciparono al loro grande dolore.
« Gesù disse : Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia vivrà; e chiunque vive e crede
in me non morrà mai ».
(Ev. di Giovanni 11: 25-26)
Una dichiarazione del Comitato
Centrale del Consiglio Ecumenico,
nella sua riunione di Yale, a proposito della libertà religiosa in paesi a
maggioranza cattolica, ha suscitato
« stupore ed inquietudine » in ambienti cattolici nordamericani.
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